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Il sistema dei servizi sociali nella città di Messina
DOSSIER
“Il sistema dei servizi sociali
nella città di Messina”
3 febbraio 2014
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Il sistema dei servizi sociali nella città di Messina
L’analisi:
Alla luce di quanto è stato fatto ad oggi, in ambito di Servizi Sociali nella città di Messina,
possiamo affermare che occorre ancora dare piena applicazione al dettato normativo
introdotto da oltre un decennio dalla L. 328/00 e pertanto trasformare gli attuali interventi a
carattere prevalentemente “ripartivo” in un sistema articolato flessibile di protezione
attiva, capace di sostenere e valorizzare la responsabilità e le capacità delle persone e delle
famiglie, ridefinendo l’azione della nuova welfare community e favorendo una crescita
complessiva dell’intero territorio comunale.
Da qui l’esigenza di uno studio, condotto dalla Cisl di Messina, atto a determinare una nuova
piattaforma comunale per la ridefinizione dei Servizi Sociali.
Il Comune di Messina è suddiviso in sei Circoscrizioni che a loro volta comprendono diversi
villaggi; ogni circoscrizione appare come un’isola con conformazioni, tipologia abitativa,
problematiche, risorse ed esigenze diverse.
La I e la VI Circoscrizione sono poco attenzionate dai servizi sociali poiché ritenuti territorio
non a rischio. La II, III, IV e V Circoscrizione si caratterizzano per la presenza di villaggi che
soffrono di un isolamento socio-culturale-economico che le pone ai margini della città. Gli
indicatori di identità e di appartenenza comunitaria,evidenziano ciclica occupazione abusiva
di alloggi, morosità cronica nella corresponsione dei canoni d’affitto,vandalismo nelle aree
comuni e degrado ambientale.
L’attività professionale prevalente dei residenti, appartiene al settore terziario, commercio,
ambulantato. Una grande porzione della popolazione è vittima del lavoro nero e parecchi
minori sono costretti ad abbandonare il percorso di studi per aiutare la famiglia.
Il disagio sociale si presenta come un fenomeno trasversale che colpisce tutte le classi sociali
con un’alta presenza di nuclei familiari multiproblematici dove la presenza di “minori”
rappresenta un “rischio” più elevato.
Nel territorio si assiste ad un aumento crescente di famiglie monoparentali caratterizzate per
lo più da madri nubili o da “madri bambine”, fenomeno a cui non corrisponde un’adeguata
offerta di servizi di cura ed educazione dei figli.
I servizi, pubblici e privati, presenti sono molteplici e rappresentano una potenziale risorsa per
il territorio. Le Agenzie educative, oltre il loro mandato specifico, svolgono un importante
lavoro di prevenzione anche se, nella maggior parte dei casi, sono lasciate sole ad affrontare
problemi che diventano insormontabili proprio per l’assenza di strumenti con i quali
affrontarli. Le Parrocchie sono presenti e, spesso, suppliscono alla carenza di servizi di
ascolto, ma il loro intervento, il più delle volte, è affidato a volontari che, seppur animati da
ottime intenzioni, non sono personale qualificato e non possono in alcun modo sostituirsi al
professionista.
Manca l’integrazione tra i vari servizi ed un efficace ed efficiente lavoro di rete che sia
effettivamente rispondente ai bisogni sociali. Ciò causa frammentarietà dell’azione, con una
ricaduta negativa sulla possibilità di raggiungere gli obiettivi prefissati e con una spesa di
denaro pubblico non è razionale né, calibrata sulle vere esigenze sociali.
Vi sono parecchie associazioni, circoli, società sportive, ma le loro attività sono circoscritte ad
ambiti ristretti.
Le criticità in dettaglio:
Dalle rilevazioni effettuate e dagli studi condotti si evidenzia che, su tutto il territorio
comunale, i servizi ad oggi resi non rispondono al numero potenziale di utenza che il territorio
presenta, ad esempio, rispetto ai 900 utenti, a fronte di una popolazione over 65 di 47.280, che
fruiscono del SAD si ritiene che lo stesso sia esiguo e probabilmente gli stessi utenti fruiscono
in modo non consono e funzionale rispetto ai bisogni, delle varie prestazioni erogate.
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Valutando allo stesso modo anche gli altri servizi oggetto di studio, si ritiene che essi debbano
essere oggetto di una profonda revisione, attraverso l’elaborazione dei processi di governance
locale. Dall’analisi dei dati emerge che sino al 31/12/2013 l’utenza che fruiva dei servizi
sociali era pari a 1.700 unità, con una forza lavoro di 550 operatori a fronte degli 800 che
risultavano occupati sino a marzo 2013. Il calo dei livelli occupazionali è imputabile ai precari
affidamenti in proroga che si registrano da marzo 2013 ad oggi.
Rispetto ai servizi sociali erogati (Trasporto disabili, Assistenza Anziani, Assistenza alle
famiglie, Asili Nido, Assistenza disabili Don Orione, Casa Serena, Centri di Aggregazione)
emergono forti criticità che si registrano dalle gestioni pregresse sino a marzo del 2013, ove,
tra l’altro, alcune cooperative ancora oggi non hanno provveduto al pagamento delle spettanze
ai lavoratori relativi ai primi mesi del 2013. Cosa ancora più grave, malgrado i licenziamenti,
tutti i lavoratori ad oggi non hanno ricevuto le quote di TFR per i periodi di lavoro restanti
dagli anni 2004 – 2013, sapendo che l’INPS per la sua parte ha già liquidato il Trattamento di
Fine Rapporto, ma, soprattutto, per i periodi di accantonamento in azienda che, per alcuni,
vanno dal 2004 al 2007.
A questo va sommato il fatto che talune cooperative non sono più solvibili e non riescono a
regolarizzare le posizioni contributive e i debiti con l’erario, compromettendo di fatto la
possibilità a partecipare a gare o affidamenti di sorta. Comparando i passaggi di affidamento
dei servizi dal 2013 ad oggi emerge, quindi, una mutazione della gestione e degli attori che ha
comportato l’inserimento di nuove cooperative, provenienti anche da province diverse, che nel
tempo hanno messo radici nel territorio. Le stesse, in alcuni casi create solo ed esclusivamente
su input dei politici che negli anni hanno amministrato la città, risultano non organizzate ed
erogatrici di un servizio scadente.
Anche l’affidamento dei servizi stessi lascia non poche perplessità. Da un’attenta lettura dei
bandi di gara emessi dal comune si rilevano delle significative criticità in termini, sia di
mancato rispetto della normativa vigente in materia di affidamento dei servizi sociali, che di
programmazione del servizio stesso.
In particolare:
• Le gare vengono indette a “trattativa privata” ex art. 15 della legge regionale 4/96. A
seguito dell’avvenuta approvazione del “Testo del D. lgs 12 aprile 2006 n. 163,
coordinamento con le norme recate dalla legge regionale 12 luglio 2011 n. 12 con le
vigenti leggi e decreti legislativi nazionali di modifica, sostituzione ed integrazione in
materia”, anche in Sicilia, si applica, per l’affidamento dei servizi, il cosiddetto
“Codice dei Contratti”.
• Le modalità di aggiudicazione risultano quelle al “prezzo più basso”. Tale procedura è
errata, atteso che gli oneri per la gestione del servizio sono legati al costo del
personale, che è un onere incomprimibile. Pertanto, l’aggiudicazione deve
necessariamente essere effettuata ai sensi di quanto previsto dall’art. 83 dello stesso
codice, cioè con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa;
• In alcuni bandi l’onere di gestione per l’istituzione affidataria si aggira intorno al 25%
del costo del personale. Tale scelta gestionale sottrae notevoli risorse economiche a
discapito dell’economicità del servizio. L’utile per l’ente affidatario può benissimo
collocarsi tra il 3% ed il 15%;
• I bandi non prevedono alcuna clausola di garanzia, cosi come previsto dagli articoli 42
e 43 del codice e non prevedono verifica sulla qualità.
Analizzando la spesa del quadriennio 2009 – 2012 possiamo affermare che mediamente il
20,08% del costo complessiva non viene impegnato, la spesa per i servizi agli anziani
rappresenta mediamente 27,7% di tutta la spesa, posizionandosi al primo posto cosi come si
evince anche dal grafico 2, la voce immigrati invece rappresenta il fanalino di coda con
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l’0,005%. Così come si evince dal grafico 1, con i suoi 34.070.514,00 di euro di previsione il
2010 rappresenta l’anno dove si è investito di più, registriamo infatti un maggior incremento
di quasi quattro punti percentuali rispetto al 2012 con i suoi 28.348.943,91 €.
Grafico 1
Grafico 2
La proposta:
Dallo studio condotto dalla Cisl di Messina, al fine di determinare nel territorio comunale una
nuova piattaforma per la ridefinizione dei servizi sociali, atta a garantire, sia il principio del
buon andamento della P.A, che i processi di aggregazione e lotta alla marginalità sociale,
emerge con estrema chiarezza l’esigenza della promozione dello sviluppo di un Welfare che
può essere definito “plurale”, perché costituito e sorretto da responsabilità condivise, in una
logica di sistema allargato di governo che valorizzi il federalismo solidale. In questa logica:
- Il Comune, nell’ambito delle proprie competenze concorre a formulare, realizzare e
valutare le politiche sociali;
- Le organizzazioni sindacali partecipano alla formulazione degli obiettivi di benessere
sociale e ne valutano il raggiungimento;
- Le aggregazioni locali sono soggetti attivi delle politiche sociali e in quanto tali
svolgono un ruolo da protagonisti nella progettazione e nella realizzazione del
sistema;
- Le ONLUS, la cooperazione , il volontariato, le associazioni le IIPPAB, gli enti terzi
ecc. unitamente ai soggetti pubblici e privati provvedono all’offerta e alla gestione dei
servizi.
L’obiettivo del sistema del welfare municipale deve essere la realizzazione di una “Comunità
Solidale”, in cui la prima scelta deve essere quella di “mettere al centro” del nuovo sistema
degli interventi e dei servizi sociali, i diritti di cittadinanza e le responsabilità diffuse della
comunità locale.
La rete dei servizi essenziali deve affrontare i bisogni del territorio, prevedendo innanzitutto
un insieme di interventi volti a comprendere, sul territorio dei singoli quartieri, le ragioni del
disagio e a promuovere, in sito, l’ascolto delle persone, per poter consigliare e concertare
azioni di cambiamento.
Nel rispetto delle normativa vigente nazionale e regionale, nonché delle disposizioni
assessoriali, è necessaria un’inversione di tendenza che porti ad una radicale riorganizzazione
dei servizi erogati dal Comune, attraverso anche la riorganizzazione delle strutture
amministrative dell’Ente.
E’ necessario, pertanto, avviare dei tavoli di concertazione utili per:
1) rilevare il bisogno sul territorio;
2) concertare i servizi locali territoriali;
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3) monitorare le attività rese e favorire la partecipazione di tutti i soggetti pubblici e
privati che insistono sul territorio al fine di convergere alla creazione di un nuovo
sistema di gestione del Welfare che trovi nella sua comunità la propria ragione
d’essere: il Welfare Community;
Potrebbe essere auspicabile, così, una rimodulazione del Dipartimento Servizi Sociali del
Comune di Messina, al cui interno sia definita una “Carta dei Servizi”, che preveda, accanto
all’area amministrativa, una migliore organizzazione dell’Ufficio Sociale e la vera istituzione
del Segretariato Sociale e del Servizio Sociale Professionale.
La Carta dei servizi (L.328/00, art.13) non deve essere, com’è attualmente, una semplice
guida ai servizi, ma come patto fra pubblica amministrazione, erogatore dei servizi e i
cittadini, per garantire agli utenti determinati livelli di qualità dei servizi e, addirittura,
prevedere sanzioni l’eventuale venir meno di questi livelli quali-quantitativi di erogazione dei
servizi, per la cui erogazione il produttore si è impegnato.
L’istituzione del Segretariato Sociale Comunale, in tale contesto, deve rappresentare la porta
di accesso al Sistema dei Servizi Sociali, Socio-Educativi e Socio-Sanitari della città, come
previsto dalla Legge 328 e dalle disposizioni regionali, che prevedono tale servizio tra i livelli
essenziali di assistenza sociale, ritenendolo strategicamente fondamentale nella costruzione di
un sistema di welfare locale.
Il Segretariato Sociale, che deve essere realizzato in costante e stretto raccordo con i Servizi
Sociali Professionali, ha in primo luogo un importante compito di informazione e primo
orientamento ai cittadini sui servizi sociali ed assistenziali pubblici e privati disponibili sul
territorio cittadino.
Un efficace servizio di Segretariato Sociale che strutturi nel suo interno sia la classica
funzione di “sportello” che accoglie, informa ed orienta, sia una funzione più complessa di
ascolto, analisi, ricerca e monitoraggio.
Il Servizio Sociale Professionale, altresì, deve essere finalizzato ad assicurare prestazioni
necessarie a rimuovere e/o ridurre situazioni problematiche o di bisogno sociale dei cittadini.
A tal riguardo è da sottolineare la funzione della formazione degli Assistenti Sociali/Operatori
che deve prevedere un completamento con attività formative sui temi dell’accoglienza,
orientamento e lettura della domanda.
E’ necessario, infine, implementare azioni in grado di garantire l’integrazione tra le politiche
ordinarie e di sviluppo, promuovendo una progettazione locale coerente e sinergica con una
convergenza delle risorse provenienti dal “Fondo Coesione”, dal “Fondo nazionale Politiche
Sociali” e dai singoli Distretti, necessaria allo sviluppo delle politiche integrate.
Perciò è necessario promuovere un welfare delle famiglie, capace di intervenire a supporto
nelle diverse fasi della vita, con particolare riferimento all’infanzia, alla genitorialità, alle
difficoltà socio-economiche, alla disabilità; un welfare che riconosce e valorizza il ruolo attivo
dei soggetti del Terzo settore e dei soggetti privati, promuovendo la partecipazione attiva dei
cittadini, delle associazioni sociali e di tutela degli utenti nella programmazione regionale e
territoriale che si deve fondare con una azione politica in direzione della coesione sociale,
all’inclusione delle fasce deboli, alla tutela e garanzia dei diritti di cittadinanza.
Sono sicuramente da evitare incoerenze, duplicazioni, sprechi di risorse, perseguendo principi
di efficienza ed efficacia e, quindi, dare vita ad un’ integrazione socio-sanitaria, ma anche
socio-assistenziale, in una efficace rete di connessione ed interscambio con le politiche per la
formazione ed il lavoro, con le politiche della casa e dei lavori pubblici, con le politiche di
sviluppo regionale, con le politiche ambientali ed urbanistiche.
C’è la necessità di lavorare di più e meglio per realizzare, non solo una migliore coerenza fra
le diverse politiche regionali e locali della sfera sociale, ma anche una più efficace sinergia fra
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le misure adottate in ciascun settore per il raggiungimento di obiettivi di politica sociale
condivisi.
Bisogna perfezionare i meccanismi volti a realizzare i Piani di Zona, strumento
imprescindibile per l’attuazione delle politiche sociali e socio-sanitarie sul territorio regionale,
ad accelerare la spesa, a monitorare lo stato di attuazione dei servizi ed interventi e a sostenere
le realtà virtuose, mettendo al centro la persona.
Deve essere perseguito l’obiettivo strategico dell’integrazione del sistema delle cure
domiciliari attraverso l’attivazione del Punto Unico di Accesso del distretto socio-sanitario e
la costruzione di percorsi di integrazione tra prestazioni socio-assistenziali erogate dal
Comuni e le prestazioni sanitarie erogate dai servizi ADI di competenza delle Aziende
Sanitarie.
Ciò può essere perseguito attraverso l’integrazione delle funzioni svolte dal PUA sanitario con
quelle degli sportelli sociali Comunali, nonché lo stimolo della cultura dell’integrazione sociosanitaria a livello istituzionale, gestionale e professionale attraverso un piano di formazione
rivolto a tutti gli operatori del sistema delle cure domiciliari.
Riteniamo che l’integrazione Socio-Sanitaria rappresenti certamente un’opzione strategica
nell’attuale sistema pubblico, sia da un punto di vista istituzionale, che gestionale e
professionale, in quanto sola opzione in grado di promuovere risposte unitarie a bisogni
complessi del cittadino, che non possono essere adeguatamente affrontati da sistemi di
risposte separate dal punto di vista sanitario e sociale.
L’integrazione socio-sanitaria garantisce una ricaduta positiva anche nell’ambito del sistema
salute, in termini sia di uguaglianza e appropriatezza delle risposte, che di economicità. Il
potenziale valore aggiunto dell’integrazione con il sistema sociale, infatti, come è facilmente
comprensibile, consente l’implementazione della rete integrata di servizi evitando il ricorso
suppletivo a funzioni improprie. L’integrazione va attuata determinando una concreta sinergia
tra il sistema dei servizi sociali e sanitari, potenziando le politiche sociali del Comune e
promuovendo la riconversione graduale della spesa sanitaria a favore dei servizi territoriali (in
particolare nelle aree sociosanitarie ad elevata integrazione degli anziani, disabili, salute
mentale, ecc.).
Bisogna dare piena attuazione a quanto indicato nelle nuove linee guida 2013/2015, attivando
tavoli di concertazione distrettuale e favorendo la partecipazione di tutti i soggetti interessati,
nell’ambito distrettuale, anche attraverso la costituzione di laboratori tematici con funzione di
co-progettazione (relativi alle aree anziani, handicap, minori, famiglie, immigrati, ecc.) che
tengano conto delle esigenze prioritarie dei singoli territori.
Articolazioni necessarie proprio per colmare quelle criticità di natura istituzionale,
organizzativa e gestionale, che non hanno consentito in alcuni contesti di valorizzare appieno
le possibili economie derivanti dalla gestione associata di ambito territoriale perpetuando
posizioni che, spesso, ribadiscono la separazione tra i Comuni che, riducendo i vantaggi della
dimensione distrettuale, ha creato anche rallentamenti nella realizzazione dei servizi.
Il punto da cui si deve partire per ritessere la “rete sociale” di un nuovo welfare, è la
“dimensione locale”, l’unica che permette di cogliere i caratteri peculiari di un
luogo/territorio. Il locale è la dimensione adeguata per il protagonismo dei cittadini e, quindi,
dei loro bisogni; è il luogo del radicamento sociale; è la dimensione per valorizzare le reti
locali istituzionali e sviluppare le reti comunitarie partecipative.
Da tutto ciò si evidenzia che i processi della Welfare Community dovrebbero passare ad una
gestione “pubblico-privato” riconducibile a forme di gestione associata, quale ad esempio la
“Fondazione di Partecipazione”, istituto giuridico di diritto privato, senza scopo di lucro,
previsto dal Codice Civile, che costituisce il nuovo modello italiano di gestione di iniziative
nel campo culturale e non profit in genere. Una forma giuridica prevista che mette insieme
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l’istituto della fondazione tradizionale e quello dell’associazione, e un sistema in cui il
patrimonio da destinare allo scopo, individuato dai fondatori, è dato dall’insieme degli apporti
dei soci fondatori stessi: una sorta di “azionariato diffuso culturale”, ma non solo, che
garantisce diritti e stabilità.
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POPOLAZIONE
TOTALE
VI
CIRCOSCRIZIONE
V CIRCOSCRIZIONE
IV
CIRCOSCRIZIONE
III
CIRCOSCRIZIONE
I CIRCOSCRIZIONE
DESCRIZIONE
II CIRCOSCRIZIONE
Allegato 1
0-15
3.537
15%
5.271
16%
8.896
15%
6.017
12%
6.931
14%
4.314
14%
34.967
65-OLTRE
4.481
19%
5.635
17%
10.893
18%
11.097
23%
9.148
19%
6.025
19%
47.280
POPOLAZIONE
TOTALE RESIDENTE
STRANIERI
23.415
594
32.975
3%
487
59.156
1%
3.105
48.364
5%
4.262
48.926
9%
1.885
31.685
4%
1.707
LE CIRCOSCRIZIONI
SERVIZI ATTIVI
I CIRCOSCRIZIONE
Centro di Aggregazione Giovanile presso il plesso scolastico di Ponte Schiavo
SAD Anziani
SAD H
II CIRCOSCRIZIONE
Consultorio familiare sito nel rione CEP
Centro di Aggregazione Giovanile S. Lucia sopra Contesse
Centro di accoglienza per soggetti con problemi psichici “Agorà” sito in C/da Cirino
Zafferia
SAD Anziani
SAD H
Centri d’ascolto
III CIRCOSCRIZIONE
Centro di Aggregazione Giovanile presso Camaro
Centro di aggregazione Giovanile Bordonaro
SAD Anziani
SAD H
Comunità di recupero pe tossicodipendenti LELAT
Associazione 7000 Sportello famiglie
Casa di Ospitalità Collereale IPAB
Centro di aiuto alla vita Vittoria Quarenghi
Don Orione
Centro di Accoglienza per stranieri
Centro di riabilitazione “Don Orione”
244.521
5%
12.040
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IV CIRCOSCRIZIONE
Centro di Aggregazione Giovanile Gravitelli
CASA SERENA
SAD Anziani
SAD H
Istituto Cristo Re dei Padri Rogazionisti
Servizio mensa per il pranzo
Casa di Accogienza maschile “P.Annibale” – Servizio notturno
Casa di accoglienza femminile “P.Annibale”
Comunità per minori stranieri non accompagnati
Assistenza soggetti e famiglie in difficoltà
Servizio vestiario con distribuzione di biancheria
Servizio medico sanitario
Centro di ascolto
Sportello informativo
Comunità alloggio
Comunità “Villa Sorriso P: Annibale2
Tribunale per i minorenni di Messina
Comunità alloggio Spirito Santo “P. Annibale Maria di Francia”
V CIRCOSCRIZIONE
Centro d aggregazione giovanile Giostra – Villa Lina
SAD Anziani
SAD H
Comunità per minori
Centro diurno CAMELOT
UCIPEM Consultorio Familiare sito sul Viale Annunziata
VI CIRCOSCRIZIONE
UCIPEM consultorio familiare sito sul Viale Annunziata
SAD Anziani
SAD H
Centro di Solidarietà Sociale F.A.R.O.
Casa famiglia regina Elena
Anfass
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Allegato 2
L’ANALISI ECONOMICA
Analizzando la funzione 10 del bilancio del comune di Messina, del quadriennio 2009 –2012,
abbiamo posto l’accento su alcuni aspetti: la differenza fra previsione ed impegni, per anno e
per singola voce; l’andamento della spesa totale nel periodo analizzato, l’andamento della
spesa nel periodo oggetto di studio distinta per singola voce di spesa.
I grafici 1 e 2 si riferiscono all’anno 2009 è descrivono rispettivamente la previsione e gli
impegni totali della funzione 10 il primo e il dato percentuale, distinto per singola voce di
spesa, dell’impegnato sul previsto il secondo. Sottolineiamo come su una previsione di €
29.229.274,00 è stato impegnato solo 78,10% pari a € 22.829.134,96. Consideriamo, per
facilità di lettura, solo tre voci (grafico 2): Anziani, su una previsione di stanziamento di €
2.281.097,00 l’impegnato è stato € 2.281.097,00 pari al 100.00%.; Immigrati, su una
previsione di stanziamento di € 314.670,00 sono stati impegnati € 0,00 pari allo 0%; Famiglia,
su una previsione di stanziamento di € 1.856.000,00 sono stati impegnati € 1.035.000,00 pari
allo 55,77
Grafico 1
Grafico 2
Stesso identico lavoro è stato fatto per gli anni 2010 (Grafici 3 – 4), 2011 (Grafici 5 – 6), 2012
(Grafici 7 – 8). Possiamo affermare che mediamente, nel periodo preso a riferimento, il
20,08% non viene impegnato, la voce anziani rappresenta mediamente 27,7% della spesa
complessiva posizionandosi al primo posto cosi come si evince anche dal grafico 10, la voce
immigrati rappresenta il fanalino di coda con l’0,005% della spesa complessiva. Così come si
descritto dal grafico 9, nel 2010 registriamo un spesa maggiore di quasi quattro punti
percentuali rispetto sia al 2009 che al 2012.
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Grafico 3
Grafico 4
Grafico 5
Grafico 6
Grafico 7
Grafico 8
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Grafico 9
Grafico 10
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Allegato 3
PIANO DI AZION E E COESIONE
DISTRETTO SOCIO SANITARIO 26
Messina (Comune Capofila), Villafranca Tirrena, Rometta, Saponara, Roccalumera, Alì, Alì Terme,
Fiumedinisi, Furci Siculo, Itala, Mandanici, Nizza di Sicilia, Pagliara, Scaletta Zanclea.
PIANO DI INTERVENTO – PAC INFANZIA (approvato con delibera di G. C. n. 982/2013)
FINANZIAMENTO: €. 1.995.973,00
ANNUALITA’
2013/2014
2014/2015
RISORSE PROGRAMMATE
900.000,00
735.644,16
SERVIZI
Asilo nido Camaro
Servizio Nido San Licantro e Servizio nido di Camaro
“Suor Francesca Giannetto”
PIANO DI INTERVENTO – PAC ANZIANI (approvato con delibera di G. C. n. 981/2013)
FINANZIAMENTO: €. 2.588.507,00 di cui:
• €. 1.179.994,01 per il servizio ADI nel distretto in favore di n. 200 anziani over 65 in
situazione di non autosufficienza che richiedono un’assistenza continua di tipo sanitario e
socio-assistenziale;
• €. 1.358.248,99 per migliorare la presa in carico di n. 230 anziani, over 65 in situazione di
non autosufficienza, assistiti in ADA ed in SADH, attraverso la valutazione integrata del
bisogno assistenziale;
• €. 50.264,000 per investimenti in attrezzature informatiche e software per la messa in rete
degli uffici sociali dei Comuni e il PUA attivato dall’ASP.
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PROGETTI 328
I Progetti del Distretto D26, relativi a fondi di annualità pregresse, approvati con bandi in fase
di pubblicazione risultano essere i seguenti. Tali progetti dovrebbero recuperare anche la forza
lavoro licenziata nelle fasi di proroga e trattative private per l’affidamento dei servizi sociali
Elenco progetti da risorse pregresse Distretto 26
Messina e Comuni di Alì Terme, Alì, Fiumedinisi, Furci Siculo, Itala, Mandanici, Nizza di
Sicilia, Pagliara, Roccalumera, Rometta, Saponara, Scaletta Zanclea e Villafranca Tirrena,
Inclusione sociale e lavorativa
Pronto soccorso sociale
Assistenza domiciliare anziani
Centro socio educativo "Happy day”
Assistenza domiciliare portatori di handicap
Gruppi appartamento persone con problemi di salute mentale (n.4)
Servizio di trasporto disabili
Centro di aggregazione sociale (comuni zona tirrenica)
Educativa domiciliare e tutoring educativo
Affidamento familiare/Centro affidi distrettuale
Giovani sostanze e prevenzione
Prevenzione dipendenze e sostegno alla genitorialità
Accesso Territoriale integrato (Punto Unico di Accesso)
Turismo sociale per la popolazione anziana
Sportello di consulenza per donne in difficoltà
nell’arco del 2013.
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
505.401,55
895.634,68
5.872.671,57
2.810.808,48
2.497.857,93
364.053,24
1.400.444,07
774.366,51
763.710,48
41.768,63
395.949,06
227.032,48
86.070,40
423.472,03
196.423,55
17.255.664,66
durata
in
anno
2
3
3
3
3
2
3
3
1
3
2
2
1
1
1