Green economy e urbanistica: contaminazioni Giuseppe Carta AMBIENTE ED ENERGIA Introduzione 1. Più della metà della popolazione mondiale oggi vive nelle città; entro il 2050 tale cifra salirà a due terzi. La maggior parte di questa crescita sarà nei paesi in via di sviluppo (in crescita di un ulteriore 1,3 miliardi di persone entro il 2030), rispetto a 100 milioni di europei nello stesso periodo. Mentre i tassi di crescita della popolazione sono stabilizzati in regioni che sono già prevalentemente urbane (come l'Europa, Nord, Sud e Centro America e Cina), le regioni con una maggiore proporzione della popolazione rurale (come l'Asia e l'Africa) hanno la probabilità di vedere una grande crescita nei prossimi anni. La maggior parte dell’urbanizzazione è probabile si verifichi in città relativamente impreparate ad accoglierla. Sebbene la percentuale di popolazione che vive nelle baraccopoli di tutto il mondo è diminuita, il numero assoluto di persone che vive in esse continua a crescere: oltre il 62% di tutti gli abitanti delle città nelle regioni sub-sahariane vive in baraccopoli; in Asia tale percentuale varia tra il 24 e il 43; in America Latina e nei Caraibi le baraccopoli sono in crescita del 27% sulla popolazione urbana. Secondo uno studio della Banca Mondiale, la crescita della popolazione urbana è suscettibile di provocare un innesto di aree non urbane per costruire. Sta diventando sempre più evidente che la fame nel mondo è in crescita e la popolazione si scontra con i limiti della capacità del pianeta di sostenere la vita umana. Se le città sono in equilibrio, devono sostenere la sfida di fornire l'accesso ininterrotto all’acqua, cibo e energia e migliorare la qualità della vita per tutti i cittadini. Molte amministrazioni del mondo in via di sviluppo vedono l’investimento in una economia verde come crescita economica e ambientale. La globalizzazione ha avuto un profondo impatto sul ruolo delle città nello sviluppo regionale, ha portato ad un aumento delle connessioni in tutto il mondo e a una crescente concorrenza economica tra regioni. Alcuni studi riconoscono il ruolo che l'innovazione, il capitale umano e l'esistenza della concorrenza sul mercato svolgono nello stabilire un 1 StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 3 - Novembre 2014 vantaggio. Lo stesso si potrebbe dire per la governance locale; la globalizzazione e l’apertura delle economie hanno originato una situazione in cui questi driver sono diventati ancora più importanti. Le economie di agglomerazione (vale a dire vantaggi che derivano dalla maggiore densità di attività economiche) svolgono un ruolo importante nel determinare il vantaggio competitivo. Una regione potrebbe ospitare servizi alle imprese e alle famiglie, ai consumatori, lavoratori e turisti. Una varietà di servizi disponibili per le imprese e le università possono creare ulteriori condizioni favorevoli per l'innovazione e sarebbe un vantaggio nella competizione e negli investimenti. 2. Clustering significa l'esistenza di un insieme di centri urbani, all'interno di una regione con un numero di distretti industriali concentrati. Vantaggi competitivi possono essere realizzati su una scala regionale, incoraggiando la cooperazione tra le città con aree di specializzazione. L’innovazione per lo sviluppo economico verde può essere incoraggiata attraverso il raggruppamento delle industrie e attraverso collaborazioni tra il governo, il settore privato e quello pubblico. Vantaggi che derivano da una maggiore densità di attività economica sono: - Decentramento e diffusione del potere. - Impianti strategici. Servizi quali porti, aeroporto, università e un centro finanziario rafforzano la competitività di una città-regione in tutta l'area. Un ambiente stabile è anche importante per le condizioni di crescita e competitività. Inoltre è importante garantire le sinergie perché la sinergia deve far parte di un generale piano di sviluppo. Pertanto il ruolo dei governi nazionali e provinciali può essere importante a prescindere di quanto siano efficaci le politiche locali. La localizzazione della crescita economica è la base per sviluppare un cluster. Le critiche a questo approccio da parte di alcuni affrontano l’applicazione del meccanismo senza un'adeguata comprensione dei suoi limiti. Mentre la concorrenza si è spostata dal livello dello stato-nazione alla città-regione, l'attenzione si è anche spostata verso la configurazione spaziale e collegamenti tra le città all'interno di una regione. Se queste attività sono impegnate in un livello di città-regione, possono bilanciare gli impatti negativi delle città in concorrenza tra loro per l’alto livello di servizi, industrie hi-tech, manodopera qualificata e un'immagine commerciale. 2 StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 3 - Novembre 2014 Infine il Clustering è un modo di fornire un quadro di sostegno mirato per le attività di innovazione e la creazione di vantaggi competitivi. I gruppi hanno bisogno di essere stimolati in attività per il verde: i principi di progettazione prevedono anche un quadro di governance attraverso il quale saranno sviluppate le capacità di tutte le imprese. La sicurezza delle risorse forestali, la protezione delle foreste, della biodiversità e la conservazione del suolo e dell'acqua fa di tutti i vincitori degli stakeholder. I limiti di un paesaggio, o delle sue componenti, dipendono dai segni che definiscono il cambiamento nei processi che lo caratterizzano, nel passaggio da una zona dominata da un processo a un'altra dominata da altri processi. La delimitazione può avere margini netti, oppure gradienti (ecotoni), o entrambi, e non sempre è formata da un elemento tangibile. Le delimitazioni possono esprimere anche un grado di barriera o di filtro per certe funzioni del paesaggio. La dinamica di trasformazione dei paesaggi sembra essere regolata almeno da quattro operatori principali: i processi evolutivi e geologici, che operano in tempi molto lunghi, i processi di colonizzazione e riproduzione, che operano in tempi da medi a corti, i processi cibernetici, di adattamento al flusso di informazioni, in tempi medio-brevi e i processi di disturbo locale, in tempi assai brevi. Alla scala dell’edificio la componente energetica e gli aspetti ambientali complessivi sono diventati estremamente importanti in vista della mitigazione del cambiamento climatico e del riscaldamento globale. Iniziative tecnologiche per creare un risparmio energetico e pratiche di edilizia sostenibile sono associate con gli sviluppi nelle abitazioni, in vista del fatto che gli edifici e il settore delle costruzioni contribuiscono all’effetto serra. Tecnologie costruttive tradizionali stanno guadagnando in importanza, perché l'uso di materiali come argilla e pietre rappresenta una risposta per l'efficienza energetica nel cambiamento climatico. Essi coinvolgono anche i metodi e le tecniche ad alta intensità di manodopera, fornendo così opportunità di lavoro. Tuttavia gran parte della legislazione, norme edilizie e codici ignorano materiali e tecnologie tradizionali. In alcuni paesi gli edifici costruiti con questi materiali sono considerati sistemi temporanei. Secondo alcune stime, i grandi centri urbani coprono meno del 2% della superficie del mondo, ma consumano il 75% dell'energia mondiale, sono responsabili di gran parte delle emissioni di gas serra (soprattutto CO2). Gli edifici usano il 30-40% dell'energia utilizzata in tutto il mondo. Vi sono tecnologie di mitigazione dove condividere informazioni rilevanti e imparare da 'iniziative verdi’. 3 StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 3 - Novembre 2014 Ecologia e paesaggio 3. Il paesaggio viene definito come "sistema complesso di ecosistemi", in cui si integrano gli eventi della natura e le azioni della cultura umana. L'International Association for Landscape Ecology (IALE) definisce l’ecologia del paesaggio come disciplina che si occupa dello studio della variazione spaziale del paesaggio a diversi livelli di scala. L'importanza della landscape ecology è accresciuta dal fatto che gli ecosistemi naturali e quelli antropici si integrano con pari dignità a scale spazio-temporali compatibili fra loro. Il concetto di “Ecologia del paesaggio” venne utilizzato per la prima volta nella letteratura scientifica dal geografo tedesco Carl Troll nel 1939, nell’interpretazione di foto aeree della savana dell’Africa orientale1. Egli intuì per primo alcune proprietà degli ecosistemi e la loro evoluzione verso bio-entità superiori che chiamò "paesaggi". In un primo tempo l'ecologia del paesaggio si sviluppa in Europa, come scienza applicata alla gestione delle risorse naturali. Verso la fine degli anni '80 in nord America si acquisisce una dignità scientifica, indirizzandosi in particolare verso lo studio dei grandi spazi naturali2. Per verificare il regime funzionale di base di un sistema è necessaria la distinzione tra l'habitat umano e quello naturale. Tuttavia, nelle macchie dominate dall'uomo è possibile trovare componenti naturali, come nei paesaggi naturali è possibile trovare elementi antropici. Ogni tipologia di paesaggio può essere riferita ad un modello (pattern) di base. L'ecologia del paesaggio si occupa appunto dei rapporti tra i pattern che appaiono in un determinato ambiente e i processi che li creano o semplicemente ne vengono influenzati. I pattern riguardano fondamentalmente gli aspetti strutturali, e possono assumere configurazioni semplici (patches, ecotopi, corridoi, matrici); o complessi (apparati, ecomosaici, tessuti paesistici). A livello gerarchicamente superiore si trova la matrice ambientale: essa è costituita dall’elemento - o dall’abbinamento di più elementi maggiormente rappresentativo dell’ambito spaziale esaminato. L’ecologia del paesaggio pertanto studia sia la struttura del paesaggio, costituita dalla distribuzione spaziale degli ecosistemi e dalle loro forme, che le funzioni e i flussi biotici, ovvero di specie e popolazioni, ed abiotici, cioè di materia ed energia, interni al mosaico ambientale, come le trasformazioni di entrambi gli aspetti nel tempo. La ecologia del paesaggio si rinnova con gli studi di 1 Carl Troll, 1899-1975, fu Presidente dell’International Geographical Union dal 1960 al 1964. Il termine Landschaftsökologie fu utilizzato nel mondo scientifico internazionale soltanto a partire dal 1982, con la fondazione della IALE (International Association for Landscape Ecology). Nel 1987 inoltre avvenne la pubblicazione della prima rivista sulla Landscape Ecology, diretta da Frank Golley. L'ecologia del paesaggio (landscape ecology) è una scienza applicata. 2 4 StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 3 - Novembre 2014 Ingegnoli nel 2011, nel senso di ‘bionomia del paesaggio’, proponendo nuovi concetti (ecotessuto, fittest vegetation, habitat standard), mettendo in evidenza inoltre nuovi processi biologici sia nell’ambiente naturale che nell’ambiente antropico, studiandone la formalizzazione matematica e il metodo di misura (per es. capacità biologico-territoriale della vegetazione, capacità portante del territorio). Pur riconoscendo la complessità dei sistemi, la ripetizione e l'incertezza delle ricerche stesse, i requisiti offrono un approccio al lavorare con la natura su scala regionale: questo approccio comporta l'identificazione e la valutazione di processi ecologici. La biodiversità è fondamentale per la resilienza di una città come sostiene il flusso di ecosistema a servizio della città-regione. Lavorare con la natura in un scala regionale crea una base per garantire l'integrità del sistema e per consentire la biodiversità. 4. Il Millennium Ecosystem Assessment ha definito le seguenti categorie di servizi ecosistemici: - Servizi di provisioning che ci forniscono cibo, acqua, materie prime, i biocarburanti e risorse medicinali. - Regolazione della qualità dell'aria, del suolo e dell'acqua contro le inondazioni e il controllo delle malattie, servizi contro i parassiti e prevenzione delle malattie. - Habitat o servizi di supporto forniscono spazi per piante o animali viventi, ma mantengono anche una diversità di razze, di piante e animali. - I servizi culturali includono benefici immateriali per contatto con gli ecosistemi, comprese opportunità spirituali, educative e benefici psicologici di salute pubblica. Queste sezioni possono essere utilizzate per classificare l’ambiente durante il processo di pianificazione. R. Forman ha precisato nei suoi scritti che il rapporto tra persone e queste aree determina il livello del degrado ambientale, mentre la natura ha un effetto positivo sulle persone e queste a volte hanno un effetto positivo sulla zona3. Le zone umide hanno vantaggi, come la ricreazione, la biodiversità, controllo delle inondazioni e l'assorbimento degli inquinamenti. La mappatura di esse consente ai pianificatori di proteggere gli ecosistemici e la biodiversità aumentando la resilienza verso alcuni disastri naturali. Un notevole contributo alla nascita dell’ecologia del paesaggio deriva dagli studi sulla vegetazione e dalla 3 Cfr.: R.T.T. Forman, M. Godron, Landscape Ecology, Wiley, New York 1986. R.T.T. Forman, Land Mosaic. The Ecology of Landscapes and Regions, Cambridge 1995. M.G. Turner, R. H. Gardner, Quantitative Methods in Landscape Ecology. The Analysis and Interpretation of Landscape Heterogeneity, Springer-Verlag, New York, 1994. 5 StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 3 - Novembre 2014 rappresentazione cartografica delle unità vegetazionali. Oggi l'ecologia del paesaggio presenta campi di applicazione sempre più vasti, che riguardano sia l'ambiente naturale che quello antropizzato. In particolare essa si articola in quattro indirizzi di pensiero principali: • geografico, che promuove lo studio del paesaggio come entità geografica nella quale si integrano le varie componenti; • percettivo, caratterizzato dallo studio dei processi spaziali validi a ogni livello di scala, dove il paesaggio è definito come 'mosaico', percepito in modo differente a seconda degli animali, ossia specie-specifico; • ecosistemico-matriciale, fondato sullo studio delle configurazioni di elementi componenti, che si distinguono in macchie e corridoi, su una base paesaggistica dominante, riconoscibile come matrice; • olistico-multifunzionale, che si occupa dell'insieme di subunità paesaggistiche definibili come 'ecotopi', naturali e antropici. Nello studio scientifico del particolare sistema ambientale considerato, l'ecologia del paesaggio utilizza dei modelli spaziali che possano riprodurne il funzionamento, tramite una serie di indici di controllo spesso provenienti dall'ecologia, ma applicati ai paesaggi. I dati utilizzati nel corso degli studi di ecologia del paesaggio provengono da fotografie aeree, telerilevamento satellitare, dati e censimenti pubblicati (per quei periodi storici in cui non sono disponibili foto aeree), cartografie tematiche, GIS, modelli di simulazione. Fonte di interesse per la disciplina sono soprattutto i fenomeni di erosione del suolo, le interrelazioni dell’acqua con il terreno e il primo strato di sottosuolo, i microclimi, climi locali e le interdipendenze di essi con le altre componenti del sistema ecologico complessivo considerato. Nello specifico i modelli di simulazione si basano sulla definizione del sistema ambientale come una combinazione di unità di paesaggio differenti per struttura e funzioni, caratterizzate da diversi gradi di connessione e poste fra loro in correlazione da scambi di energia, con processi evolutivi più o meno veloci. Lo studio va effettuato a diverse scale per registrare i sintomi di alterazione, collocare il territorio in oggetto nel suo sistema paesistico e individuare i limiti dell'unità di paesaggio in esame. Una volta rilevate le principali componenti di uso del suolo e distinte le caratteristiche ecologiche, si procede alla ricostruzione delle caratteristiche storiche dell'area. L'ecologo del paesaggio rappresenta oggi una figura professionale indispensabile per salvaguardare e migliorare l'ambiente secondo i principi della sostenibilità. 6 StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 3 - Novembre 2014 La ‘green economy’ 5. La Green Economy ha una storia recente e prende le mosse dai numerosi fallimenti delle conferenze ‘politiche’ dell’ONU sull’ambiente, che hanno fatto seguito al Summit della Terra, organizzato dall’UNCED (United Nations Conference on Environment and Development) a Rio de Janeiro nel giugno 1992. È la sfida dell’economia di mercato alla crisi dell’economia, alla sua insostenibilità, alla saturazione dei mercati occidentali e agli squilibri creati dalla crescita economica. Nel 2000 la creazione del Global Compact Network dell’ONU ha lanciato una rete di imprese finalizzata a promuovere importanti principi etici in tema di diritti umani, tutela dell’ambiente, diritti dei lavoratori e lotta alla corruzione; oggi sono più di 8000 le imprese, le associazioni, le Università e le ONG che hanno sottoscritto il codice etico volontario, in più di 130 Paesi4. Nel 2001 nel Consiglio europeo di Göteborg, i paesi dell’UE hanno approvato una strategia per lo sviluppo sostenibile e aggiunto una dimensione ambientale agli orientamenti politici di Lisbona 2000 per l’occupazione, le riforme economiche e la coesione sociale. Nel 2007 con il ‘World Economic Forum’ a Davos in Svizzera, per la prima volta la Organizzazione internazionale ha lanciato la sfida come ‘visione’ intorno cui orientare la crescita e lo sviluppo. Nel 2010 tale concezione dello sviluppo è stata declinata nel piano strategico di Europa 2020, in cui sono state definite misure di risposta alla crisi, attraverso azioni rivolte alla crescita intelligente, alla sostenibilità, alla inclusione sociale e che dovrebbero trovare una sintesi urbanistica nella diffusione delle smart regions e smart cities. Un tema chiave della Conferenza Rio+20 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, tenutosi ancora nel giugno 2012, è stato la promozione di una " green economy" - Terra Futura - un ambizioso programma di ricerca di 10 anni che fornirà le conoscenze di cui abbiamo bisogno per affrontare le sfide più urgenti del 21° secolo. La green economy è la soluzione alla crisi economica mondiale e un modo innovativo ed efficace di portare avanti l'agenda del cambiamento ambientale; nella transizione verso economie verdi è determinante come massimizzare il risultato entro limiti planetari, con l'obiettivo di rendere la stabilità economica e i mercati globali compatibili con lo sviluppo sostenibile. Le Economie verdi sono tenute a garantire il mantenimento dei servizi, la promozione del benessere umano e 4 Marco Bagliani, Alberto Crescimanno, Fiorenzo Ferlaino, Daniela Nipote, Green economy delle regioni italiane, EyesReg, Vol. 4, N. 2 – Marzo 2014. 7 StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 3 - Novembre 2014 dell'equità sociale: obiettivi facili o in conflitto con le questioni globali come la salute pubblica, la produzione alimentare, i biocarburanti, la silvicoltura, la conservazione della natura, gestione delle acque, il cambiamento climatico, conflitti umani e urbanizzazione. Secondo l’UNEP (2010 e 2011) la Green economy è un’economia che genera “un miglioramento del benessere umano e dell’equità sociale riducendo in maniera rilevante i rischi ambientali e le scarsità ecologiche”. È dunque un’economia a basso tenore di carbonio, efficiente nell’utilizzo delle risorse e inclusiva dal punto di vista sociale. L’OECD (2010) la definisce come un mezzo per perseguire crescita economica e sviluppo prevenendo il degrado ambientale. Qui la componente sociale è meno enfatizzata e ci si focalizza soprattutto sulla regolazione del mercato e sugli incentivi economici volti a stimolare la ‘green growth’ o ‘crescita verde’, cioè una crescita che garantisca il mantenimento del capitale naturale, le relative risorse e i servizi ambientali sui quali si basa il nostro benessere. Lo sviluppo economico verde comporta anche rischi e sfide, in particolare per i paesi in via di sviluppo; vi è un diffuso riconoscimento e l'interesse per l'adozione di strategie e politiche per superare le carenze e per consentire alle aziende di unire gli sforzi e le risorse con altre imprese, università, ricerca e organizzazioni. I cluster possono essere mezzi efficaci per la creazione di un ambiente dove l'innovazione può essere stimolata. Le Città trasformano l'ambiente biofisico. Esse modificano i modelli di scambio di energia, alterano i modelli idrologici (ad esempio, una riduzione della copertura vegetale porta a evaporazione, e un aumento della superficie di tenuta del deflusso superficiale comporta rischi e inondazioni). Il cambiamento climatico sta influenzando la biodiversità secondo il Millennium Ecosystem Assessment, 2005, e sarà probabilmente la principale causa di perdita di biodiversità entro la fine di questo secolo. Il Segretariato della Convenzione ha riassunto i principali risultati sulla biodiversità e sul clima: - Per ogni 1˚C di aumento della superficie media globale di temperatura, c'è un più elevato rischio di estinzione del 10 per cento delle specie. - Ecosistemi come le zone umide, mangrovie, barriere coralline, ecosistemi artici e foreste sono vulnerabili ai cambiamenti climatici. - Il cambiamento climatico avrà prevalentemente impatti negativi su servizi essenziali per la sopravvivenza umana. 8 StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 3 - Novembre 2014 - Variazioni di temperatura, variazione di frequenza delle precipitazioni, l'innalzamento del livello del mare sono tutti esempi di impatti, mentre sono aumentate le invasione di insetti e meduse. Al fine di sviluppare la mitigazione e le strategie di adattamento, i governi locali hanno bisogno di valutare la vulnerabilità. Allo stesso modo poichè le piante assorbono carbonio e rilasciano ossigeno, la conservazione delle foreste naturali è una importante strategia. La fornitura e la depurazione sono due servizi importanti eseguiti nei bacini, mentre i corsi d'acqua creano una rete in tutto il paesaggio e promuovono habitat per gli animali. Lo scarico di rifiuti nell'ambiente minaccia la biodiversità: un nuovo modo di pensare lo smaltimento dei rifiuti si tradurrà nella difesa di essi, poiché le città contengono la maggior parte della popolazione mondiale, e sono quindi più responsabili dei rifiuti che generano; i governi locali hanno un ruolo fondamentale nel cambiare le risorse per lo smaltimento. Lavorare con la natura in un scala regionale crea una base per garantire la l'integrità del sistema e per consentire di biodiversità. L’urbanizzazione recente 6. La pianificazione urbanistica è rilevante per tutti i settori dell'economia ed è importante per l'organizzazione e l'integrazione dei diversi settori e sistemi urbani. Le città con una lunga tradizione di pianificazione territoriale, trasporti pubblici e strategie di spazio verde sono tra le più sicure al mondo. L’abitare e la pianificazione una volta erano ben collegati per promuovere programmi in aree urbane e rurali, ma nel corso degli ultimi decenni queste relazioni sono stata sacrificate. La casa è diventata più dipendente dal mercato con una serie di effetti negativi in carenza di terreni per l'edilizia abitativa con mercato immobiliare squilibrato (carenza di alloggi e abbandono abitazioni in aree in declino, ecc…). Ma la pianificazione territoriale rimane uno strumento fondamentale per rafforzare la sostenibilità e fornirà un senso per lo sviluppo, la riqualificazione e l'ulteriore miglioramento delle città comprese le baraccopoli. Può migliorare la coesione sociale, le prestazioni ambientali ed energetiche, l’ efficienza dei progetti di edilizia abitativa, assistenza nella mitigazione e adattamento. Considerando le infrastrutture urbane come legame tra gli abitanti della città e le risorse naturali, si pensi come sistemi infrastrutturali possano essere concepiti diversamente, al fine 9 StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 3 - Novembre 2014 di aiutare tutti i residenti della città per conservare le risorse. La logica fondamentale per lo sviluppo è che nello sviluppo regionale non si può fornire una gamma completa delle funzioni economiche, strutture urbane o ambienti residenziali e commerciali: questo potrebbe essere raggiunto meglio attraverso la progettazione e il coordinamento dello sviluppo di strutture specializzate all'interno di una regione, creando sinergie tra i centri. I principi di progettazione fondamentali per lo sviluppo policentrico possono essere riassunti in: - Complementarietà: l'interazione fra domanda di servizi attraverso la differenziazione dei ruoli economici e funzionali. - Specializzazione funzionale: una specializzazione deve essere sviluppata sulla base delle sue competenze peculiari. - Differenziazione: le città devono essere differenziate in termini di funzioni o attività urbane. Due università sono complementari se offrono formazione accademica diversa, mentre allo stesso tempo reclutano studenti provenienti più o meno dalla stessa regione. E’ suggerito un approccio multi- livello alle varie dimensioni della governance, attraverso cui potrebbero essere incoraggiate creatività e innovazione. Al centro della mobilità urbana è il trasporto di massa, che è fondamentale per la crescita e lo sviluppo. Le città che stanno adottando soluzioni di trasporto di massa sono sempre più competitive e attraenti, riducendo i costi dei viaggi per gli utenti, riducendo la congestione e quindi diminuendo il tempo di viaggio; è troppo evidente che la mobilità urbana svolge un ruolo importante nel raggiungimento delle varie zone di lavoro5. Per descrivere le relazioni tra diverse morfologie urbane e la loro efficienza energetica - e quindi le interazioni tra gli edifici, gli spazi aperti e la griglia urbana - sono previsti temi di analisi chiamati ‘modello transetto’. L’ Energy Transect si sviluppa come sostegno alla progettazione per l'analisi delle aree urbane e la definizione di visioni sostenibili per gli insediamenti, applicabili a scala e contesti diversi. Cinque categorie di analisi - morfologia, uso del suolo, mobilità, aree naturali urbane e le caratteristiche energetiche del blocco - definiscono un primo insieme di strumenti per la lettura e la comprensione delle connessioni tra morfologie urbane e loro principali impatti in materia di energia. 5 Banca Mondiale, 2002 - Urban Transport Strategy Review, Banca Mondiale, Washington , DC. 10 StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 3 - Novembre 2014 Sull’architettura 7. Secondo l'educazione del 19° secolo di tipo Beaux – Arts, molti progettisti avevano lavorato sui problemi di progettazione grandi e complessi, ma vi erano rigide regole di composizione e stabiliti modi di fare le cose, soprattutto sotto il significato di densità e geometrie dei progetti. Nella migliore delle ipotesi si trattava di apprendimento piuttosto che di acquisizione esplicita e mirata di conoscenze. Quello studio sviluppava un ethos architettonico che era più interessato alle forme che se fosse edificabile. Gli studenti erano deliberatamente portati a considerare se stessi come artisti. Si dimenticava il detto latino: Ars sine sciencia - nihil est. Nel 1849 il RIBA aveva lanciato un appello ai suoi membri per le aspirazioni attuali per scoprire nuove forme architettoniche, sottolineando che queste potrebbe venire attraverso l'apprezzamento dello stato attuale della scienza e da una profonda conoscenza delle esigenze dei nostri giorni. Cesar Daly nel 1864 aveva sostenuto che "le forme architettoniche richiedono giustificazione razionale ed è quindi giustificato se derivano le loro leggi della scienza". Nel 1866 il RIBA aveva istituito un comitato permanente di Scienza costruttiva, che ha continuato a funzionare fino al 1939. Una Conferenza Generale degli Architetti fu tenuta a Londra nel 1871; un delegato osservava: "La scienza ha fatto tali progressi che, senza formazione teorica, il progetto è assolutamente incapace di tenere il passo e i cinque ordini non sono più sufficienti per i bisogni dell'architetto". Nella scuola del Bauhaus gli studenti furono incoraggiati a tornare ai principi, a ripensare nozioni preconcette e costruire i loro disegni su basi funzionali e materiali. Gropius, il prestigioso direttore, nel 1935 aveva sollecitato l'applicazione delle conoscenze scientifiche nella progettazione architettonica e l' intero ethos della scuola Bauhaus si basava sul riconoscimento della scienza e della tecnologia, cercando "l’umanizzazione attraverso la creatività". Il RIBA istituì poi un gruppo di Architectural Science nel 1939, in sostituzione del precedente Comitato e nel 1941 il numero di giugno del RIBA Journal fu quasi completamente dedicato alla prima relazione del suo comitato. Ricordiamo un paio di affermazioni: "Nella professione di architetto il Comitato ritiene che i problemi del futuro invitano a migliorare la vicinanza 11 StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 3 - Novembre 2014 con la scienza come era considerata in passato. L'attuale advocacy garantisce il riconoscimento all'interno della professione che la scienza è applicazione in architettura e nella costruzione….. La conoscenza della scienza deve essere adeguata e la natura del metodo scientifico deve essere compreso e utilizzato sia nello studio che nella pratica architettonica". Diciassette anni dopo, nel 1958, la conferenza di Oxford del RIBA rappresentava il picco di influenza scientifica sul pensiero architettonico e urbanistico. Llewellyn Davies presentava un documento con il titolo "La conoscenza più profonda è una migliore progettazione (…) la conoscenza è la materia prima del design". Cinquant'anni fa Jane Jacobs, nel suo libro Vita e morte delle grandi città, aveva respinto i problemi dell'esaurimento delle risorse come il prodotto di una economia stagnante; quel libro, scritto nel 1960, non potrebbe essere più rilevante oggi, nella nostra epoca con la perdita di posti di lavoro. Il libro consentiva la valutazione di come le esigenze abitative cambino e si sviluppino insieme al processo di realizzazione della nuova politica degli alloggi. Il libro Utopie On Trial di Alice Coleman (1985) dimostrava che molti dei risultati positivi che ci si aspettava nello spazio aperto in ambienti abitativi della Gran Bretagna, hanno prodotto squallore, atti di vandalismo e disgregazione sociale. M. Hough in Out of Place (1990) sostiene “che la maggior parte delle visioni delle città previste erano essenzialmente utopiche... la conseguenza di una convinzione profonda che la ricostruzione della città è il più importante passo nella trasformazione della società". Le osservazioni di Patrick Geddes, Lewis Mumford e Michael Hough sottolineavano che ha senso solo progettare con le forme culturali ed ecologiche e con i processi già in atto, piuttosto che forzare un piano preconcetto su un luogo fisico o una comunità sociale ideale. Ho letto di Jared Diamond: ‘Armi, acciaio e malattie’ a proposito dell’uso ragionevole delle fonti di energia da parte delle prime popolazioni insediatesi in Medio Oriente. Ancora a proposito dell’architettura, infine, alcuni contributi storici degli ultimi anni sono indicativi e le loro conclusioni dicono che il problema sta nella scienza urbana e nel suo insegnamento con una base scientifica sostenibile. Il concetto di riferimento è quello della "città come struttura ecosistemica", quello di ecologia della mente e della natura (Bateson 6) in relazione allo spazio e al tempo: una città / ambiente, una città come "campo delle 6 Gregory Bateson (1904 –1980) è stato un antropologo, sociologo e psicologo britannico, il cui lavoro ha toccato anche molti altri campi, quali semiotica, linguistica, cibernetica. Due delle sue opere più influenti sono Verso un'ecologia della Mente (Steps to an Ecology of Mind, 1972), e Mente e Natura (Mind and Nature, 1980). 12 StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 3 - Novembre 2014 relazioni" (naturale, sociale, antropico). Questo indica l' importanza della riscoperta in termini urbanistici del concetto di "contesto" che può quindi essere definito "Riscoprire il contesto attraverso il progetto". La critica è particolarmente insistente nella sfera di principi bioclimatici in architettura, dal momento che i recenti sviluppi delle conoscenze tecnologiche non sono ancora stati organizzati in modo sistematico (da manuale) per ottenere risultati chiari. Anche se vi è una continua evoluzione nell'utilizzo di materiali da costruzione, la variazione di utilizzo è rallentata e quei materiali che erano importanti 30 anni fa e più (esempio: calcestruzzo, acciaio, vetro e molti materiali plastici) non sono altrettanto importanti oggi. Molti materiali usati negli anni scorsi non avevano un valore costruttivo, ma ideologico o alla moda: vale a dire rispondevano alle ultime invenzioni del mercato e dell’uso moderno, invece che appropriato: esempio per tutti fu la copertura dello splendido piccolo teatro greco-romano di Eraclea Minoa nell’Agrigentino, che negli anni ’70 subì la copertura di tutta l’estensione dei gradini con plexiglas. Al di sotto il delicato e antico tufo calcareo cuoceva e si disgregava; solo negli ultimi anni tale materiale è stato rimosso e sostituito, il teatro restaurato con procedure e materiali più seri, la cavea e l’orchestra ventilate. Una progettazione bioclimatica può utilizzare i materiali tradizionali con nuovi obiettivi, in riferimento alle condizioni all'interno dell'edificio e al suo bilancio energetico. Molto recentemente il Centro Studi di Idraulica urbana dell’Università degli Studi di Brescia, insieme a molti altri Dipartimenti simili ed Enti privati, presentano studi e soluzioni anche minime di sistemazioni verdi controllate, come di terreni devastati da monitorare. Tuttavia, gli investimenti privati probabilmente rimangono una componente importante dello sviluppo delle infrastrutture nei prossimi anni e importante sarà incanalare l'iniziativa privata dove si ha la maggiore probabilità di successo, con aspettative realistiche per ciò che si può raggiungere. Alcuni dei problemi incontrati con partecipazione privata riflettono errori di base nella progettazione e realizzazione; esse non sono solo finanziamento, ma costruzione di capacità, trasferimento di tecnologie, innovazioni, rimozione di vincoli e controlli tecnici. 13 StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 3 - Novembre 2014 BIBLIOGRAFIA Bagliani M., Crescimanno A., Ferlaino F., Nepote D., (a cura di) (2013), La Green Economy in Piemonte. Rapporto 2013, Torino: IRES-Piemonte. Bartone, C, J. Bernstein, J. Leitmann & J. Eigen. 1994. Towards environmental strategies for cities, Washington, D.C: World Bank, 1994. Briceño-Garmendia C., A. Estache and N. Shafik (2004), Infrastructure Services in Developing Countries: Access, Quality, Costs and Policy Reform, Policy Research Working Paper 3468, World Bank, Washington D.C. Carta G. 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