Organizzazione aziendale Lezione 14 – I modelli organizzativi – Cap. 7 Ing. Marco Greco [email protected] Tel.0776.299.3641 Open innovation • Termine coniato da Chesbrough (2003) “Open innovation: The new imperative for creating and profiting from technology” • Si contrappone alla “closed innovation” (origine interna dell’innovazione dell’azienda) • Presuppone l’interazione con soggetti esterni Marco Greco 28/10/2014 Open innovation • Inbound OI: importo innovazione da fuori (partners, customers, universities, research organizations) • Outbound OI: esporto la mia innovazione, vendendola ad altri (selling patents, direct licensing, …) • Coupled OI: collaboro con altri per sviluppare congiuntamente innovazione Marco Greco 28/10/2014 Open innovation External OI actions • A. Inbound actions: internal use of external knowledge • B. Outbound actions: external exploitation of internal knowledge • C. Coupled actions: collaboration by means of partnerships, collaborations, alliances, joint ventures Internal OI actions • D. Internal OI actions: actions promoted within a company in order to improve IP in an OI perspective Marco Greco 28/10/2014 Open innovation • Il confine tra l’organizzazione ed i soggetti esterni può essere immaginata come una membrana semipermeabile • La permeabilità può dipendere: – Dal tipo di conoscenza (più o meno agevolmente trasferibile) – Dalla natura della relazione (breve o lungo termine) – Dalle peculiarità dell’organizzazione – Dalla absorptive capacity Marco Greco 28/10/2014 Open innovation • Absorptive capacity – Apertura alle nuove idee – Capacità di apprendimento – Propensità al cambiamento – E’ considerata funzione della R&S interna Marco Greco 28/10/2014 H. Ford, il modello “T” e la fabbrica fordista • • • • Teorie di Taylor Management scientifico Catena di montaggio e standardizzazione dei prodotti Suddivisione tra progettazione, esecuzione e controllo Marco Greco 11/11/2013 H. Ford, il modello “T” e la fabbrica fordista • Il segreto che rendeva efficiente questa forza lavoro era la divisione del lavoro portata all’estremo, tale per cui l’operaio aveva un unico compito: infilare due dadi su due bulloni o magari fissare una ruota su ogni vettura, senza preoccuparsi di – ordinare i pezzi, – procurarsi gli attrezzi, – controllare la qualità del suo lavoro o – capire cosa stava facendo il suo vicino Marco Greco 11/11/2013 H. Ford, il modello “T” e la fabbrica fordista • Ford perfezionò il sistema in modo che si arrivasse all’intercambiabilità non soltanto del pezzo ma anche dell’operaio. • Nel 1915 nello stabilimento Ford di Detroit lavoravano 7000 addetti al montaggio, la maggior parte provenienti dalle campagne o immigrati negli Stati Uniti, che parlavano più di cinquanta lingue diverse e che sapevano a malapena l’inglese. Marco Greco 11/11/2013 H. Ford, il modello “T” e la fabbrica fordista Vantaggi: • Forti innovazioni anche nella gestione dei conflitti aziendali e nella gestione degli obiettivi dell’organizzazione: – considerava i suoi operai non solo come forza lavoro, ma come consumatori – corrispondeva ai suoi operai stipendi maggiori di quelli pagati dai suoi concorrenti • Da “produzione di massa” a “consumo di massa” • Economie di scala Marco Greco 11/11/2013 H. Ford, il modello “T” e la fabbrica fordista Svantaggi: • lavoro alienante • resistenza crescente da parte della forza lavoro • anti-economico qualsiasi rallentamento della produzione • per essere vantaggioso richiede una produzione costante al massimo delle sue capacità • riduzione della performance all’aumentare della turbolenza esterna: la centralizzazione delle informazioni ne rallenta le capacità decisionali e la produzione di grandi dimensioni ne rende lenti e complessi i cambiamenti. Marco Greco 11/11/2013 Ford vs General Motors (dal 1921 al 1940) FORD FORD (modello T): 55% Henry Ford: “ci vogliono circa 6 settimane perché un messaggio dell’uomo che vive nell’ultimo angolo in basso a sinistra dell’albero raggiunga il presidente” 1927-37: -200M$ Nel 1940: 16% GM GM (Cadillac, Buick, Oakland, Olds, Chevrolet): 11% Alfred Sloan CEO Riprogettazione dell’organizzazione interna 1927-37: +2B$ Nel 1940: 45% Sloan e la GM • Impossibile competere con la produzione Ford • La GM aveva vari marchi (Buick, Cadillac, Chevrolet, Oakland, Oldsmobile) in competizione tra loro, che, quindi, si trovavano ad operare sugli stessi segmenti di mercato • Separò nettamente i vari marchi, lasciando, però, al centro le funzioni strategiche: la finanza, gli acquisti, la Ricerca e Sviluppo • Comunicazioni dirette con la direzione per i trend strategici • Gestione della produzione con un modello di trasmissione delle informazioni mono-direzionale, simile a quello della Ford: tuttavia, il modello della GM era più veloce ed efficace di quello della concorrente, in quanto realizzato su unità più piccole e focalizzate di quelle della rivale Marco Greco 11/11/2013 Sloan e la GM Vantaggi • specifici segmenti di mercato per eliminare la competizione interna • concetto di “gamma di prodotto”, • “personalizzazione di massa”, introducendo nell’offerta GM una serie limitata e precisa di componenti standardizzate aggiuntive (ad esempio il tessuto degli interni, il modello di radio, il colore esterno) • la segmentazione e la customizzazione del prodotto Marco Greco 11/11/2013 Sloan e la GM Limiti • produzione di massa gestita tramite controllo centralizzato, che ne condiziona l’efficienza in presenza di mercati turbolenti • ipotesi di mercato illimitato e di una domanda ad espansione infinita, • riduzione dei costi si realizza principalmente tramite l’incremento della produzione e la conseguente ripartizione delle spese fisse su un numero di prodotti sempre crescente • la produzione viene gestita dall’alto ed è “spinta” dal fornitore verso il mercato finale Marco Greco 11/11/2013 Toyota • 1945: il numero di vetture prodotte in trent’anni di attività da Toyota era inferiore alla metà di quelle prodotte in un solo giorno dallo stabilimento di Rouge della sua rivale Ford (2.685 contro 7.000). • 1950: la sua produzione era circa lo 0,25% di quella GM e lo 0,50 di quella Ford; • agli inizi degli anni ‘80 la Toyota produceva 3,5 milioni di veicoli • numerosi problemi di sopravvivenza: quote di mercato marginali, capitali scarsi, linee di produzione obsolete ed inadeguate, spazi ristretti Marco Greco 11/11/2013 Toyota • • • • Ripensamento integrale della sua organizzazione fattore di stabilità del mercato meno realistico tempi maturi per un modello più dinamico piccole produzioni di serie differenziate che portano ad un nuovo limite l’intuizione di Sloan • flessibilità della produzione (piccoli lotti che seguano più strettamente l’andamento del mercato) • ottimizzazione dei costi • ridurre dei costi stoccaggio dei prodotti finiti e dei semi lavorati Marco Greco 11/11/2013 Toyota • • • L’eliminazione dei muri ( dal Giapponese: sovraccarichi ) La realizzazione del mura (dal Giapponese: la produzione senza intoppi), Il raggiungimento del muda (dal Giapponese: eliminazione degli sprechi). 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. la sovra-produzione; il movimento (di uomini o macchine); l’attesa (di uomini o macchine); i trasporti; il sovraprocesso (ossia l’inserimento di particolari inutili o l’utilizzo di risorse qualificate per processi semplici); gli inventari; le correzioni (rilavorazioni e scarti). Marco Greco 11/11/2013 Toyota • “Just in time” – Ogni anello della catena di produzione produce in funzione della domanda del processo successivo. – Ogni processo viene sincronizzato in maniera che il semilavorato sia disponibile, appunto, giusto in tempo per la lavorazione successiva. • tempi di produzione si abbreviano grazie alla sincronia tra i vari processi • le scorte si riducono • i rischi di sovra-produzione di qualche processo sono trascurabili, in quanto è proprio l’anello a valle, che li utilizzerà, a richiedere la produzione dei semilavorati a quelli a monte Marco Greco 11/11/2013 Toyota • indispensabile un modello di comunicazione delle informazioni molto efficiente • sistemi di comunicazione bidirezionale KANBAN (flusso di dati comunque gestito direttamente dal personale) • tempo di set-up ridottissimo • qualità del lavoro degli operai e loro specializzazione • condivisione di obiettivi e risultati, spirito di squadra e cultura della responsabilità e della comunità tipica del Giappone • qualità e motivazione delle risorse umane inarrivabile per i competitori occidentali di quel periodo Marco Greco 11/11/2013 Toyota I 6 zero di Ohno • innovazioni sul controllo della qualità • controllo qualitativo di tutto il processo produttivo: gli eventuali difetti, già molto ridotti, vengono eliminati nel momento stesso in cui si creano. – – – – – – zero scorte; zero difetti; zero conflitti; zero tempi morti; zero attesa per il cliente; zero burocrazia. • Realizza una produzione più efficiente, economica e di alta qualità • Fa fronte alle dinamiche del mercato ed alle richieste dei clienti, sempre più differenziate e complesse, con una flessibilità ed una rapidità sconosciute alla concorrenza. Toyota PROBLEMI RISPOSTA Nuovo modello di produzione Mancanza di capitali JIT Piccola scala Affidabilità Qualità scadente Manutenzione integrata con la produzione Incapacità di sfruttare il basso costo del lavoro Relazioni con i fornitori Flessibilità Brevi cicli di produzione Remunerazione sulle capacità Organizzazione aziendale Lezione 14 –Organizzazione e Incentivi– Cap. 8 Ing. Marco Greco [email protected] Tel.0776.299.3641 Stanza 1S-28 Il rapporto principale - agente • Un principale delega ad un agente lo svolgimento di un determinato compito • Il principale non riesce a stimare il comportamento o le caratteristiche dell’agente • Progetta uno schema di incentivi per fargli intraprendere comportamenti efficienti • Se la remunerazione è collegata al risultato conseguito, ma il risultato dipende da cause esterne, il rischio imprenditoriale viene scaricato sull’agente Marco Greco 11/11/2013 Il modello principale - agente • Il principale (P) incarica l’agente (A) dello svolgimento di una certa attività o mansione. • Lo sforzo (e) profuso dall’agente per lo svolgimento dell’attività costituisce un costo per quest’ultimo, ma accresce i benefici economici (y) derivanti che spettano al principale. • A desidera minimizzare e • P desidera massimizzare y Marco Greco 11/11/2013 Il modello principale - agente • L’azione compiuta da A non è osservabile da P, né verificabile da terzi • A quindi è libero di scegliere la soluzione migliore indipendentemente da y • Un sistema di incentivazione individua un meccanismo di retribuzione che renda per A conveniente agire nell’interesse di P • Poiché e non è osservabile, occorre basarsi sui risultati dello sforzo, per esempio sul valore osservato di y • Applicazioni possibili: capo/venditore (fatturato), capo/operaio (uso appropriato delle procedure), azionista/manager (dividendi) Marco Greco 11/11/2013 Il modello principale - agente • D’altronde il risultato può dipendere da fattori imprevisti o imprevedibili, da cui si ha y y e, • Con ε variabile casuale ignota a P • Quanto di y dipende da e? Quanto dalla fortuna? Marco Greco 11/11/2013 Avversione e propensione al rischio L’atteggiamento di un agente economico nei confronti del rischio ha influenza sulla sua funzione di utilità (U) ed è desumibile dalla sua preferenza fra un reddito certo di importo R ed uno stocastico di uguale valore atteso. • l’agente avverso al rischio preferisce ottenere con certezza il valore atteso di una quantità aleatoria, piuttosto che la quantità aleatoria stessa; U E R E U R • l’agente neutrale al rischio è indifferente tra il valore atteso di una quantità aleatoria e la quantità aleatoria stessa; U E R E U R • l’agente propenso al rischio preferisce una quantità aleatoria al suo valore atteso certo. U E R E U R Marco Greco 11/11/2013 Avversione e propensione al rischio Marco Greco 11/11/2013 Avversione e propensione al rischio • La funzione di utilità degli agenti avversi, neutrali o propensi al rischio risulta rispettivamente concava, lineare o convessa • Disuguaglianza di Jensen “data una funzione f(x) dove x è una variabile casuale, f(E(x))>E[f(x)] se e solo se f(x) è una funzione concava” • La somma che una persona è disposta a pagare per ottenere il reddito certo al posto di quello stocastico di pari valore atteso è il premio per il rischio () associato al reddito incerto. • Una volta pagato , l’ammontare residuo del reddito è chiamato equivalente certo (EC) del reddito stocastico, ovvero il valore monetario certo che l’individuo considera equivalente al reddito incerto. U EC U E R E U R Marco Greco 11/11/2013 L’equivalente certo 1 EC ( R ) R R r R V R 2 R E R rappresenta la media stocastica o valore atteso di R, V(R) rappresenta la varianza della variabile stocastica R, r R . è un parametro delle preferenze individuali dell’agente chiamato coefficiente di avversione assoluta al rischio per situazioni di incertezza con valore medio Nella formula dell’equivalente certo al valore medio del reddito viene sottratto il premio per il rischio che è proporzionale al coefficiente di avversione al rischio e alla varianza: Marco Greco 5/11/2013 R L’equivalente certo • se 𝑟 𝑅 = 0 l’individuo è neutrale verso il rischio, quindi non è disposto a pagare alcun premio per evitare di assumersi dei rischi; • se 𝑟 𝑅 > 0 l’individuo è avverso al rischioed 0è disponibile a pagare un premio per non dover sostenere l’incertezza del reddito stocastico; • se 𝑟 𝑅 < 0 l’individuo è propenso al rischio e deve essere compensato (𝜒 < 0) per accettare l’equivalente certo al posto del reddito aleatorio. Marco Greco 5/11/2013
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