“Non si scrive perché si ha qualcosa da dire, ma perché si ha voglia di dire qualcosa” (Emile Cioran) il giornalino di Pagnacco SOS Squola Rivista delle classi 2^A, 2^C, 3^B, 3^C, 3^D, 2^D e a cura delle Prof. sse Coletti e Farnetti - A.s. 2013-2014 N°2 - Giugno Scuola secondaria di primo grado “G. B. Tiepolo” (Pagnacco - Udine) - Disponibile nell’atrio della scuola ed on line su ilpontedeicanais.com “A volte è difficile fare la scelta giusta perché o sei roso dai morsi della coscienza o da quelli della fame.” Totò “Giungla” è un adattamento per il teatro del famosissimo romanzo “Il libro della Giungla” di Kipling, che tutti voi conoscete grazie all’adattamento per il cinema di W. Disney. Ora il cucciolo d’uomo vive alla Stazione di Milano, giungla di cemento, acciaio e tanta indifferenza. Riuscirà a rompere il muro dell’insensibilità dei frettolosi passanti? Questi apriranno gli occhi sulle ingiustizie che vedono quotidianamente? Evviva l’Estate! Cari amici lettori, siamo arrivati al secondo ed ultimo numero di quest’anno scolastico. Continueremmo ad aprire la nostra rivista letteraria con dei riferimenti all’attualità, ma per questa volta abbiamo deciso di cambiare. Non portiamo alla vostra attenzione un fatto singolo di attualità, anche perché gli ultimi trattati possono essere davvero duri da digerire. Preferiamo ricordare ai compagni l’esperienza del teatro, vissuta quest’anno: “Giungla” di e con Roberto Anglisani. Ecco quindi il report di un nostro osservatore. Vi auguriamo buona lettura e speriamo che l’Estate porti consiglio. La Redazione “Giungla” Stazione Centrale di Milano, giorno d’oggi. Questa è la storia di Muli, un ragazzo che da piccolo fu comprato da Shirikahn, un vecchio zoppo che sfruttava i bambini facendo loro borseggiare i passanti e facendo loro rubare in generale. Muli era molto bravo a fare questo “mestiere”, ma a differenza di lui, la sua amica Nina era proprio incapace. Muli doveva raccogliere i soldi anche per lei, perché Shirikahn picchiava i bambini che non riuscivano a portare denaro. Un giorno Muli diede tutti i soldi a Nina e poi scappò. Venne inseguito dagli scagnozzi del vecchio, ma venne aiutato da Baloo, un barbone che lo nascose e gli diede un posto dove dormire. La mattina seguente il benefattore di Muli lo portò al mercato dove conobbe Baghera, una signora di colore grandissima. Baloo voleva che Baghera tenesse al sicuro Muli per un po’ di tempo e così fu. Il giovane era bravissimo a lavorare nella locanda di Baghera: faceva la spesa, serviva velocemente i piatti di minestra, sapeva riparare gli oggetti, dipingeva le sedie, puliva efficientemente ed era arrivato persino a cucinare. Un giorno, in pensiero per l’amica, decise di andare a salvarla. Riuscì nell’impresa, ma venne inseguito da Tabacco e Buldeo, i tirapiedi del loro sfruttatore, e da Shirikahn stesso. I due ragazzi corsero a perdifiato, ma si ritrovarono circondati dai nemici. Muli urlò alle persone che passavano in stazione e disse loro della loro condizione e delle pene sofferte dai bambini, ma soprattutto parlò della tirannia di Shirikahn. Le persone rimasero allibite e si gettarono contro il malvivente, che tirò fuori una pistola con la quale sparò a Muli. Nella confusione anche Shirikahn venne ferito e morì. Tabacco e Buldeo vennero arrestati. La ferita di Muli era troppo grave, per cui il giovane morì e chiuse gli occhi vedendo davanti a sé tutti i bambini sfruttati del mondo. Gli argomenti sui quali si ha dibattuto dopo lo spettacolo sono stati: lo sfruttamento minorile, perché Shirikahn sfruttava i bambini per arricchirsi ed è questo solo uno dei tanti modi nei quali i minori vengono sfruttati; l’amicizia, perché Muli aveva trattato Nina con amicizia ed era disposto a tutto pur di aiutarla; la forza di volontà, perché Muli era determinato e sicuro di sé; la gentilezza, perché Baloo e Baghera hanno aiutato Muli , offrendogli una casa; della cattiveria umana, perché Shirikahn picchiava bambini inermi. I messaggi che si possono recepire dalla storia sono che si deve combattere per i propri ideali come ha fatto Muli, che si è anche rivolto con coraggio ai passanti per chiedere aiuto; che bisogna essere determinati come Muli lo è stato nel salvare la sua amica. Il messaggio più importante è stato che si deve essere pronti a rischiare e a mettersi in gioco per gli altri, come ha fatto Muli che ha dato la vita per salvare molti bambini, anche più piccoli di lui. Le emozioni che ho provato sono state tristezza, molta tristezza, quando il protagonista è morto; sollievo, quando si era in principio messo al sicuro; stima nei confronti di Baloo e Baghera; odio nei confronti di Shirikahn; fastidio, perché la Tigre non si toglieva mai dai piedi; ed infine tensione. Un personaggio particolare su cui non si può tacere è la folla di passanti, prima indifferenti alle vicende dei bambini della stazione, che poi interviene al richiamo disperato di Muli. N. indice pag. 4 pag. 13 Mille storie... o quasi Enigmistica pag. 10 pag. 15 pag. 19 Recensioni per voi Pubblicare a puntate Ricettario pag. 12 pag. 16 pag. 21 Galleria fotografica Da leggere! Concorso e saluti 3 pag. 18 Cinema e tv Mille storie... o quasi... In questo numero troverai... testi di ogni genere... ... di fantasmi Incredibili, come esercizi di scrittura e sfide di creatività... ... umoristico Mescolare i generi è uno spasso... ... diari e lettere Fingere di essere qualcuno è utile per capire il punto di vista degli altri e le loro esperienze. ... d’attualità e personali Perché non occuparsi di ciò che ci circonda? I fatti che accadono possono essere uno spunto per riflettere su noi stessi, sul futuro, sulle nostre scelte... ... surreali La realtà non è sempre ciò che sembra... ... biografie misteriose Sfidiamo i lettori ancora una volta a scoprire i personaggi che parlano della propria vita! ... enigmistica Giochiamo con la lingua! No: non facciamo le boccacce... Alla ricerca di sinonimi, contrari, definizioni... ... concorso Correte a leggere in ultima pagina! Ora di esami! Già! Un altro anno scolastico è passato e la prova per i ragazzi e le ragazze delle terze si avvicina. Spero che non me ne vogliate, cari lettori, se mi rivolgo agli alunni che stanno per lasciare la Scuola Secondaria ed iniziare un nuovo percorso, tanto agognato, temuto, desiderato, sospirato... Spero, cari alunni e care alunne, che il giornalino sia stata un’opportunità per mettersi in gioco, per sperimentare, per scrivere non solo storie dalle mille sfumature, ma anche testi di altro genere. Certo che un giornale solo letterario e con qualche puntata nelle recensioni di film, romanzi, giochi e nelle ricette più sfiziose e nella formulazione dei giochi può essere solo che migliorato. Scrivere, come diceva Snoopy, “è un lavoro duro”, ma è anche gratificante vedere come i pensieri aggrovigliati si distendono, diventano più chiari ed è allora che la sfida è I testi sono tutti mescolati: divertitevi a riconoscerne il genere! E quest’estate, cosa farete? Potreste scrivere delle pagine di diario per ricordare i momenti più belli! 4 rendere le proprie idee e storie accattivanti e di facile lettura, ma non superficiali. La sfida, quella più difficile, è trovare lettori e sostenitori. Perché la lettura è così bistrattata? Anche quella - forse - delle storie scritte dai coetanei? Perché non c’è molta curiosità per ciò che fanno i nostri vicini di banco, di classe, di pulmino? Mah? Attendo le vostre risposte; soprattutto quelle delle alunne e degli alunni che cambieranno scuola e orizzonte: lo spazio per i suggerimenti c’è ed è quello dei commenti sul sito ilpontedeicanais.com oppure potete anche parlarmi di persona. Questa seconda soluzione è più gradita, perché il dialogo è più utile ed umano. Beh, chiudo sottolineando che è stato uno spasso cercare gli aforismi da mettere in copertina e la relativa immagine: qualcuno può spiegare le scelte fatte per la copertina di questo numero? Un saluto, Prof. Farnetti Caro diario... Caro diario, mi chiamo Malindi e vivo in Kenya. Ti scrivo per la prima volta, perché ho appena imparato a scrivere e a leggere. Mi piace molto! Ho già quattordici anni, ma solo da quest’anno ho compreso l’importanza della scuola e il sacrificio, che hanno fatto i miei genitori per potermici mandare. Il mio più grande sogno è quello di diventare medico in America: è solo un sogno, ma nessuno me lo porterà mai via, perché sognare è un mio diritto. La mia giornata inizia svegliandomi presto, andando a lavorare nei campi, insieme a mio padre. Un’ora dopo devo essere pronta per andare a scuola. Il tragitto è lungo e faticoso e a volte ho paura di non tornare più a casa. ventisei bambini e ragazze come me, siedo al mio banco. Non è una bellissima classe, ma ha tutto ciò che occorre ad uno studente. Tiro fuori dal mio vecchio e trasandato zaino, appartenuto a mio fratello più grande, i quaderni ed inizio a scrivere gli esercizi che assegna il maestro alla lavagna. Finita la mattinata, ci rechiamo alla mensa della scuola, dove ci servono piselli, fagioli e minestre di legumi, ogni giorno. La mensa è molto piccola e angusta; certe volte mi tocca finire il mio pasto per terra, ma non mi faccio problemi. Finito il pranzo, torniamo in classe, dove le lezioni continueranno fino alle sei dl pomeriggio. Esco dalla classe, quando fuori è già buio e rifaccio lo stesso percorso iniziale. Dopo un’ora e mezza sono finalmente a casa, vado a dormire per terra con una semplice coperta, che basta per farmi stare al caldino fino alla mattina seguente. Un giorno sarò medico e darò salute e sicurezza alle persone ed è con questo nel cuore che riesco ad affrontare ogni fatica e paura. A domani mattina... M. Di mattina mi alzo alle sei, mungo la capra e parto per andare a scuola. Prima di arrivarci, però devo attraversare delle zone pericolose ed ho sempre paura di chi avvicina troppo. Quando torno a casa, aiuto la mia famiglia come posso. Questa sera regna il panico, perché nelle strade inizia la pazzia: si litiga per qualche pezzo di pane. Qui tutti possiedono una pistola ed è facile farsi uccidere. Chi leggerà un giorno questo diario si chiederà perché non interviene la polizia. Rispondo: la polizia ha paura di entrare nella favela. Io non sopporto questa vita, ho cercato di scappare più volte, ma i miei genitori non mi permettono di andare via. Il mio sogno nel cassetto è scappare e andare a Rio e fare il calciatore. Può sembrare strano, ma per me è fattibile. Quando ho un po’ di tempo libero, lego degli stracci tra loro e tiro calci facendo rimbalzare la palla contro i muri. Alla sera mia mamma ci prepara una tazza di latte caldo con un po’ di pane. Questa è la mia cena. Poi mi aspettano un materasso e qualche straccio. Vedremo come andrà questa cosa dello scrivere ogni giorno... F. Per fortuna con me ci sono i miei amici, che riescono a divertirmi e ad aiutarmi. La strada per la scuola dura circa un’ora e mezza, fatta tutta a piedi, con delle infradito, che spesso mi fanno scivolare. Purtroppo non posso ancora permettermi delle scarpe chiuse più comode. Un giorno, quando sarò grande e sarò diventata un medico importante, ne avrò così tante che le regalerò ai poveri che faranno il tragitto per la scuola come me ora. Mi tengo sempre stretta alla mano di una mia amica, che mi aiuta a non cadere per il ripido sentiero che porta giù, in città. A metà viaggio ci tocca rimediare un passaggio, facendo l’autostop. Non è sempre sicuro, ma è l’unico metodo per noi per arrivare a scuola senza perdere la lezione. Una mia compagna, dopo esser salita da sola, in macchina con un uomo, non è più tornata a casa dalla sua famiglia, che ancora oggi spera di ritrovarla. Qualche volta ho paura di fare la sua stessa fine, poi penso che il mondo è pieno di pericoli e che va affrontato con coraggio e decisione e cerco di fare l’adulta, come mi incoraggia mio padre. A volte mi capita di pensare come può essere la vita adulta, poi mi rendo conto che a quattordici anni la sto già vivendo. Arrivata a scuola, entro nella mia classe con Caro diario, questa è la prima pagina che scrivo e forse l’ultima. Ho imparato a scrivere da poco; mi ha insegnato mio zio, che mi ha anche regalato questo quaderno. Non mi piace scrivere, ma lo faccio solo per lo zio, che per salvarmi ha sacrificato la sua vita. Ogni volta che penso a quel giorno, mi viene da piangere e vorrei tanto trovare il suo assassino e fargliela pagare. Forse è meglio se inizio di nuovo: sono Dominic e vivo con i miei genitori in una baracca malconcia nella Favela che circonda Rio de Janeiro. Le Favelas sono crudeli, paurose e se commetti un errore no hai più via di scampo. Mia madre non lavora, ma controlla che la capra che vive con noi non venga rubata, mentre mio papà è un ladro. Sembra bruttissimo, ma serve per sopravvivere. 5 Caro diario, vivo in Ghana con mia mamma e mio fratello. La mia scuola si torva a 5 km da casa mia ed io ogni mattina mi alzo alle 5:00, mangio qualcosa, mi lavo, mi vesto e parto, perché la mia scuola inizia alle 8:00. La mia giornata è molto faticosa, infatti quando finisco scuola devo tornare a casa velocemente per aiutare mia mamma o per controllare mio fratello, che ha solo quattro anni. A scuola vado a piedi, visto che non ho le condizioni economiche per permettermi un mezzo di trasporto. Vivo in una baracca e, quando sono a casa da solo, ho un po’ paura, perché ci sono molti animali selvaggi che potrebbero farmi del male. Nella mia classe ci sono ventotto alunni; le mie insegnanti sono brave ma severe, infatti, quando arrivo tardi, mi danno la bacchetta sulle mani per punizione. Oggi ho imparato i giorni della settimana in Inglese ed ho imparato a scrivere i numeri. Nella mia scuola c’è la mensa e a mezzogiorno pranziamo. Ovvi avevo molta fame ed ho preso due razioni di zuppa di fagioli e ceci. Ho molti amici con cui vado d’accordo e con loro mi diverto sempre. Il mio sogno sarebbe avere una condizione economica migliore per aiutare me e soprattutto mia mamma e mio fratello. Mia mamma Josefina lavora molto durante il giorno e io la ammiro tanto, visto che deve mantenere tutta la famiglia. Ora è meglio che smetta di scrivere: devo riposare per domani. Magari da grande potrò avere qualcosa di più: farò il pescatore e non so se inizierò presto a lavorare. A. Lettera di un soldato italiano Lettera di un soldato giapponese Cara Asako, non c’è giorno in cui non penso a te, ma più il tempo passa meno ci sarà la possibilità di rivederti. I bombardamenti da un mese a parte sono triplicati e gli americani, in costante crescita, stanno preparando una flotta che si avvicina sempre di più al Giappone: temo che saremo invasi. Dopo questa notizia, il comandante ci ha ordinato di preparare gli aerei per domani e di essere fedeli alla Patria. Sai cosa succederà domani? Noi soldati dovremo dare la nostra vita, serviremo la Nazione e vinceremo il nemico. Ormai i popoli del mondo sono logorati dalla guerra, che è uno spargimento inutile di sangue. Forse alla fine non si vince nulla. Questa, comunque, sarà l’ultima lettera; non ci vedremo più. Ricorda che, dopo quello che abbiamo passato, ti vorrò sempre bene. Un giorno ci rivedremo e passeremo pomeriggi assieme sotto gli alberi di ciliegio senza la preoccupazione della guerra. Il tuo caro fratello, 大輔 Daisuke M. Cara Monica, perdonami se la mia lettera arriverà in ritardo, ma non ho avuto tempo nemmeno per dormire. Nonostante io sia qui, a combattere fra la vita e la morte, non mi sono dimenticato del tuo compleanno. Le mie emozioni sono diventate incontrollabili ed a volte escono senza preavviso: a volte sono felice e piango nello stesso istante, ma quando penso a te mi calmo e mi sento tranquillo come a casa. Ti ricordi di Giorgio? Era diventato mio grande amico in questo maledetto buco. Ti parlo al passato, perché ieri un colpo di cannone lo ha colpito dritto in testa. Io ora mi sento vuoto, ma nello stesso tempo arrabbiato, perché lì, al suo posto, ci dovevo essere io. Io, non lui, il mio amico, che mi aveva fatto passare ogni forma di malinconia e mi rallegrava con le sue battute. Basta scrivere id fatti tristi; il generale ha comunicato che la guerra sta per finire e non vedo l’ora di riabbracciarti, salutare tutti i parenti, dormire in un letto comodo e mangiare la zuppa di pesce che odiavo tanto, quando me la preparavi. Ora, invece, la adoro e rimpiango di non averla gustata prima con te. Ti chiedo di perdonarmi di tutte le volte che ho criticato la tua cucina favolosa: ora la sogno ogni giorno che passa! La vita in trincea è difficilissima e ogni giorno non sappiamo se riusciremo a viverne un altro. Viviamo in luoghi umidi, malsani e, ogni volta, dobbiamo mangiare una zuppa disgustosa e tiepida. In tutto questo tempo non ho trovato nessun regalo per il tuo compleanno, ma ho trovato questa stella alpina, che ho messo nella busta: è il tuo fiore preferito. Ogni volta che sento il suo profumo, sento il tuo. Ritornerò presto, il tuo soldato. A. 6 Contatti inaspettati C’era una volta, tanto tempo fa, una vecchia casa di campagna abbandonata in un paesino di nome Mels. Quella era arroccata su una collina, circondata da una foresta oscura, che non lasciava intravedere nulla. Gli abitanti di Mels tendevano a stare lontani sia dalla foresta che da quella casa, poiché si diceva fosse infestato dai fantasmi di Francesco e Beatrice, due ragazzi morti il giorno prima del loro matrimonio, a causa di un incidente avvenuto durante la costruzione della stessa casa. Gli anziani dicevano che i corpi non erano stati trovati, come se si fossero smaterializzati. La famiglia Moretti, composta da Mario, il padre, Petra, la moglie, e Omar, il figlio, cercava casa nei dintorni e si rivolse ad un’agenzia locale. Quest’ultima offrì come opzione la vecchia casa e i Moretti, non consapevoli della storia, accettarono e si trasferirono lì. Cominciarono il trasloco. Appena si trovarono di fronte, ai piedi, un brivido freddo percorse loro la schiena. Mario allungò la mano per aprire la porta,ma questa si spalancò da sola. Dentro era tutto buio, allora Omar accese una candela che si trovava nell’ingresso. I Moretti rimasero sbalorditi: appariva ancora più ampia, era ricca di stanze buie e un’imponente calinata portava al piano superiore. Tutte le pareti erano tappezzate di quadri e i pavimenti erano coperti da tappeti rossi. Dopo un po’ di ore i tecnici riuscirono ad installare la corrente e i Moretti poterono esplorare il’abitazione e sistemare i bagagli nelle loro camere con più calma. Era ormai notte ed Omar si accingeva ad andare a letto. In camera sua c’era un enorme letto a baldacchino con un morbido piumino blu. Quella notte Omar non riuscì a dormire, perché sentiva strani rumori provenire dal balcone: sentiva dei lamenti e dei pianti di ragazza. Preso dalla paura, non andò a vedere cosa stesse accadendo e fece finta di dormire. Ad un certo punto le finestre si aprirono di colpo, la porta sbatté e il piumino volò via. Omar con la coda dell’occhio vide una ragazza fluorescente. Era una donna, bellissima donna dai capelli biondi e mossi, con gli occhi azzurri e indossava un vestito rosso e blu. Questa donna chiuse le finestre e la porta, poi prese il piumino e lo adagiò sopra Omar, gli diede un bacio sulla fronte e sparì. O. L. Miriam e Otto In un tempo ormai lontano, oltre le campagne, i prati, i fiumi, oltre gli alberi e i boschi, in una casetta dispersa nel verde era appena nata una bambina, Miriam, dai capelli neri e gli occhi verdi. Regnava la felicità: lì vivevano solo la bambina e i suoi genitori e un cucciolo di cane, nato nello stesso momento della bambina. Gli anni passavano e Miriam cresceva. Arrivò all’età di andare a scuola, ma il più vicino paese era troppo lontano, così la mamma le faceva da insegnante. Le insegnava tutto: la matematica, montare a cavallo, la geografia, il cucito,la cucina, l’orientamento, la botanica, la storia... Imparò molto velocemente e in ogni cosa era accompagnata da Otto. Quando diventò abbastanza grande da poter andare in giro da sola, non se lo fece ripetere due volte. Ogni giorno camminava per boschi e prati insieme ad Otto: era molto legata alla Natura. In una giornata serena Otto e Miriam erano in un bosco di larici, quando all’improvviso iniziò a piovere, a piovere tantissimo e loro erano troppo distanti da casa e dovevano trovare un riparo. Otto era agitatissimo e Miriam lo prese in braccio e corse. Non sapeva dove andava, non aveva più riferimenti. Ad un certo punto si trovò in una radura; in fondo alla radura c’era una casetta rosso mattone, ma Miriam non riusciva a vedere bene perché la pioggia era troppo fitta. Mentre correva per raggiungere la casa, inciampò, batté la testa e svenne. Otto rimase con lei. Nella casa abitava una donna, li vide, uscì e li portò dentro. Quando Miriam si svegliò, si trovò davanti a un camino, sotto una calda coperta; Otto dormiva accanto a lei. Miriam alzò la testa e vide una signora che scriveva su un diario, seduta ad un tavolino. Non pioveva più fuori, Miriam si sentiva bene. L’anziana signora disse: “Buongiorno, Miriam”. La bambina non seppe rispondere. La signora continuò: “Non mi conosci, io ti conosco. Sei qui perché è voluto. Io sono una strega, ma stai tranquilla, che sono una strega buona. Vedo il futuro e faccio accadere ciò che voglio, tutto secondo le regole della legge delle streghe del bosco. Noi siamo streghe, viviamo nei boschi e proteggiamo la Natura.” Miriam ascoltava attenta ed un po’ spaventata. “Tu sei una di noi. Vivrai con me e sarai addestrata, devi imparare a controllare i tuoi poteri. Non potrai tornare a casa, potresti essere pericolosa. Solo quando avrai imparato, potrai tornare dai tuoi genitori e proteggere il bosco. Dovrai tenerlo nascosto perché, se qualcuno lo venisse a sapere, non ci sarebbe più sicurezza per il bosco.” Per Miriam fu difficile accettarlo. Non poteva tornare a casa. Pensava che sua mamma e suo papà la stessero cercando. Così passarono i giorni e imparò a conoscere quella signora. Passarono i mesi e la sua strega le insegnava. Passarono gli anni e imparò ad usare i suoi poteri. Incontrò altre streghe, eccezionali. Miriam controllava il clima. Poteva far nevicare, piovere o grandinare; poteva far venire il sole ogni volta che voleva. 7 Apprese le regole delle streghe del bosco. Diventò una strega modello con Otto che la accompagnava ovunque. Anche Otto era speciale, faceva fiorire i fiori quando era felice. Anche lui imparò a controllarsi. Miriam scoprì che anche sua madre era un a strega buona e glielo disse la vecchia signora. Arrivò il giorno nel quale poteva tornare a casa, con le lacrime si svegliò. La signora era fuori in giardino, nel suo orto. Pensò che non aveva mai saputo il suo nome. Prima di partire voleva fare una passeggiata. Nel bosco dietro la casa trovò una strega, la avvicinò e le disse che doveva andarsene. Doveva salutare la sua strega. Miriam era triste. La strega le disse che era meglio andarsene in quel momento senza dirle addio, perché era meglio andarsene ricordando i momenti belli vissuti lì e non le lacrime dell’ultimo saluto. Aggiunse che probabilmente sarebbe tornata. La vecchia strega lo sapeva già, ciò che sarebbe successo in quel momento. Miriam la ringraziò e la salutò. Miriam, che aveva imparato a volare, prese in braccio Otto e si alzò in volo. Abbassò lo sguardo e vide la sua vecchia strega che la guardava. Questa le sorrise e se ne andò. V. Una bambina sfortunata La sventura Un bel giorno Lea, una bimba di dieci anni con delle trecce lunghe fino ai piedi, decide di chiedere alla nonna Lina di preparare una torta assieme. La nonna è d’accordo e la manda al frigo della cantina a prendere quattro uova. Lea apre il frigo e rimane impietrita: davanti a lei ci sono quattro pulcini di colore blu. “E voi, chi siete?” chiede loro. “Siamo nati dalle uova che la nonna ha lasciato nel frigo e siamo blu per il freddo!” Lea li prende in mano e corre stupita dalla nonna, che le dice di portarli nel pollaio e di prendere quattro uova là: “Fai però molta attenzione a non farle cadere!” Lea, però, quando arriva al pollaio, vede che ci sono sei uova, invece che quattro, e le prende tutte. Le tiene così strette che le si rompono in mano. Piangendo, corre dalla nonna che la consola, dicendole: “Non piangere! Prepariamo un budino! Prendi il secondo barattolo, quello dello zucchero e versa due cucchiai interi nella ciotola.” Lea, però, inizia a contare i barattoli dal fondo e prende il penultimo contenitore, quello del sale e il risultato è disastroso! Lea è disperatissima! “Non piangere, prepariamo una pizza!”, dice la nonna. Prendono la farina e la paziente nonnina suggerisce alla nipote: “Mettici un cubetto di lievito e inizia a impastare.” La bambina capisce di metterci un etto. La pasta lievita così tanto che invade tutta la cucina ed esce anche dalle finestre. In quel momento la nonna apre la porta della cucina e spinge la pasta fuori, nel cortile. Ora nel cortile c’è un’enorme massa di pasta e la nonna chiama tutti i bambini ad aiutare lei e Lea a fare una specie di pizza - trampolino gonfiabile per saltarci sopra. Per il giorno successivo tutto è pronto e i bambini del borgo si divertono così tanto che si mettono anche a mangiare la pasta, mentre saltano. Dopo parecchi giorni non rimane altro che il cortile vuoto della nonna Lina e di Lea. Ora sì che Lea è riuscita a non fare pasticci! Marco è un uomo molto fortunato e ricco e per di più ama il suo lavoro. Fa l’attore ed è molto in gamba: viene chiamato spesso da molti registi per delle parti importanti nei loro film. Un giorno lo convocano per interpretare l’antagonista in un film e Marco si sente sicuro, perché ha recitato più volte quella parte, così accetta subito. Prima di andare a girare le scene, Marco si ferma al bar a bere un caffè. Al tavolo prende un giornale ed inizia a leggerlo. In prima pagina c’è un titolo scritto a caratteri cubitali: “Probabili sventure!” Il giorno prima erano avvenuti un terremoto in Cina ed una frana in Italia e i giornalisti temevano che nei giorni successivi sarebbero avvenute delle sventure. Marco non ci crede a queste cose, così va al lavoro tranquillo. Una volta sul posto, Marco non si ricorda le battute, così lo licenziano. Rattristato, va a fare una partita di tennis con un suo amico,ma neanche quella va bene: infatti tutte le battute escono dal campo. Marco pensa: “E se fosse come dice il giornale?” Poi si risponde da solo: quello che c’era scritto nell’articolo non si sta avverando, perché nell’articolo si parlava di fatti gravi, non di sciocchezze simili. “Sarà solo una giornata sfortunata!” Nei giorni seguenti accadono fatti sempre più strani: lo derubano, gli spaccano i vetri dell’auto... Stufo, anzi esasperato, decide di cambiare nazione: magari lascerà la sfortuna nella sua vecchia città. Così si trasferisce a Londra, ma la sfortuna non finisce, anzi peggiora sempre più, talmente tanto che Marco non ce la fa più. Un giorno Marco è in macchina e ripensa a tutto quello che gli è successo e si distrae. Ha sprecato la sua vita a scappare da qualcosa che non esiste, o no? S. I. da 8 “L’Eco di Pagnacco” Il mistero del giornalino scomparso Continua la ricerca di uno spazio migliore per il giornalino scolastico “SosSquola”, che per due anni dopo “Extreme” e “il Geornale”, ha tenuto impegnati molti degli alunni della Scuola Secondaria di primo grado “Tiepolo”. Il giornalino, scomparso da poco nella sua versione cartacea, si pensa possa ricomparire il prossimo anno aggiornato come BLOG Ciò accadrebbe, sostengono le nostre fonti, per molti plausibili motivi: pubblicare di più spesso avere più spazio raggiungere più lettori espandere le nostre rubriche coinvolgere anche più classi... Invitiamo tutti i lettori che abbiano delle informazioni più precise a riferirle. La popolazione di Pagnacco e del mondo intero attende! Anonimo La patente L’anno scorso mia sorella Alessia prese la patente. Subito dopo aveva raccontato a tutta la famiglia che perfino il suo istruttore le aveva fatto i complimenti per come aveva guidato bene durante l’esame. Un vero successo! Pochi giorni dopo, con la sua patente nuova in tasca, mi invitò ad andare con lei a fare la spesa al supermercato in macchina. Io entusiasta accettai. Salimmo sul veicolo, lei mise in moto e, nemmeno partiti, il motore si spense, dopo dei “leggeri” sussulti, tali da farci andare a sbattere contro il palo della luce. L’unico delle vicinanze! “Cominciamo bene”, pensai, ma feci finta che non fosse successo nulla. Finalmente riuscimmo a partire. Durante il tragitto Alessia rischiò di investire una mamma e i suoi due bambini, carica di borse della spesa, che cercavano di attraversare la strada sulle strisce pedonali. Per fortuna non li prese, ma la donna impaurita rovesciò il contenuto delle borse sulla strada. Imbarazzati, accostammo la macchina al marciapiede, non senza andarci a sbattere, e scendemmo ad aiutarla a raccogliere tutti i cibi sparsi. Intanto, da un’altra macchina arrivavano le risa di scherno di bambini. Diventammo rossi paonazzi dalla vergogna e le gambe cominciarono a tremare. Salutata la donna e i suoi bambini, risalimmo in macchina, molto meno spavaldi che alla partenza. Volevamo andarcene il più velocemente possibile da quel luogo, tanto che Alessia non vide un semaforo rosso. Alcuni turisti che passeggiavano cominciarono a lanciarci imprecazioni, che non posso ripetere! Un signore, appena uscito da un negozio, le gridò: “Ma chi ti ha dato la patente?! Torna a scuola!” Mia sorella, viola in volto, proseguì accompagnata da un concerto di clacson di automobilisti che protestavano accanitamente. Finalmente arrivammo al supermercato. Alessia era sfinita ed io... forse di più! Con le gambe “molli” andammo a fare la spesa. Al ritorno trovammo un foglio sul vetro dell’auto. Era una multa di mille euro, che segnalava due gravi infrazioni del codice della strada: non essersi fermata per lasciare passare i pedoni sulle strisce pedonali; attraversamento di un semaforo quando era accesa la luce rossa. Ci guardammo senza riuscire a spiaccicare parola, le gambe ricominciarono a tremare. Alessia iniziò a giurare che non sarebbe più salita su una macchina, né come guidatrice né come passeggera e si incamminò verso casa. Io rimasi impietrito vicino alla macchina con le borse della spesa, ma, quando compresi che ero solo, la rincorsi e senza parlare proseguimmo il tragitto. Stanchi e impauriti arrivammo a destinazione. E adesso chi avrebbe raccontato ai nostri genitori cosa era successo? E della multa? Rimanemmo a guardarci a lungo, in silenzio. Ci veniva da piangere! Proprio quando Alessia decise di confessare l’accaduto a nostro padre, arrivò nostro fratello Tommy. Ci osservò, prima serio, poi divertito e iniziò a ridere, tanto da piegarsi in due. Non capimmo fino a quando ci confessò che ci aveva seguito durante il tragitto in macchina e aveva visto tutti gli errori commessi da nostra sorella. La multa era una sua idea per darle una lezione! Alessia dovette comunque raccontare tutto ai nostri genitori, che, dopo averle fatto una bella ramanzina, la mandarono a fare molte altre lezioni di guida... Alessia ancora oggi si rifiuta di guidare da sola! Per fortuna che l’istruttore le aveva fatto i complimenti per la sua bravura come pilota! T. Cara madre... Cara madre, sono ormai tre mesi che mi ritrovo in questo ospedale al fronte; ogni giorno che passa, spero sempre di non vedere altre tragedie, ma ciò non accade. Non mi sono ancora abituata a vedere arrivare i soldati sulle barelle impregnate di sangue, senza parti del corpo. Quando arrivano da noi sono in fin di vita, sono ricoperti di sangue, ma nei loro occhi c’è ancora una scintilla di speranza. Noi infermiere facciamo il possibile per salvarli, ma qualche volta non possiamo far altro che pregare, pensando alle migliaia di famiglie, che aspettano i loro parenti, ma non sanno che non li vedranno mai più. Mi mancate tutti assai, ma pensare che qua riesco a rendermi utile in qualche modo è un’emozione che non si può spiegare a parole. 9 Mi sento soddisfatta di ciò che sto facendo, ma allo stesso tempo vorrei che non ci fosse bisogno di questo tipo di lavoro e che ogni soldato che in questo momento sta tenendo in mano un’arma potesse essere a casa con la propria famiglia per godersi la domenica. Continuano ad arrivare soldati e le medicine stanno finendo e noi vediamo questa gente soffrire, ma non possiamo fare niente oltre che confortarle. Mi sento amareggiata e ogni giorno spero sia l’ultimo. Le condizioni igieniche sono pessime e ci sono continui bombardamenti che sembrano non finire mai; la notte non riesco a dormire, perché l’unica cosa a cui penso è lo sguardo di tutti questi soldati, che rischiano la vita per la patria. Questi pensieri mi fanno stare male, ma vado avanti, per renderti fiera della tua figliola. Ti voglio bene e ti scriverò presto. Saluta tutti e avvisa che sto bene, tienimi informata sulle condizioni di papà. La tua Anna. M. Recensione per voi! Per voi tre film ed un gioco! “Billy Elliot” “Billy Elliot” è un film ambientato in Inghilterra. Il protagonista è Billy, un ragazzo che, una volta a settimana, va ad allenamento di pugilato, ma non è per niente bravo. Nella stessa palestra in cui svolge gli allenamenti ci sono lezioni di danza e un giorno, andando a portare le chiavi, si fa tentare e prova a ballare, accorgendosi di essere bravo. Da quel momento, ogni settimana, danza di nascosto. Un giorno il padre lo scopre e diventa furioso perché crede che il figlio sia omosessuale! Il ragazzo prova a spiegargli che non c’è niente di male, ma il padre è testardo e non cambia opinione. La Miss, insegnante di danza, dopo esser venuta a conoscenza che il padre non lascia più Billy andare a lezione, svolge delle lezioni gratuite solo per lui. La Miss lo informa che avrebbe il talento per frequentare la famosissima scuola di ballo di Londra. Il padre prende una decisione: nonostante le difficoltà economiche, porta il figlio nella capitale per svolgere il provino. Le cose non vanno molto bene, perché Billy stende un altro ragazzino con un cazzotto ed i giudici devono tenere ciò in considerazione. Nonostante la penalità non indifferente Billy è ammesso alla scuola e diventa un ballerino provetto e, durante uno spettacolo, suo padre, suo fratello e il suo caro amico sono tra il pubblico! Il messaggio del film è che se desideri una cosa con tutto te stesso la avrai, nonostante le mille difficoltà. La scena più importante del film , secondo me, è quando Billy riceve la lettera che gli comunica che è stato ammesso alla scuola. Billy si chiude in salotto, apre la busta e si mette a piangere. Il padre entra nella stanza e Billy, singhiozzando, dice: “Ce l’ho fatta!” Il papà, colmo di gioia, corre in paese per diffondere la bella notizia. In quel momento ero felicissimo perché ho capito che finalmente il sogno di Billy si sarebbe avverato: sarebbe diventato un ballerino professionista. S. “La generazione rubata” Il film è stato girato nel 2002 da Philip Noyce ed è di genere drammatico. Racconta la storia vera e crudele di tre bambine australiane che vengono rapite, strappate dalla loro casa per colpa di uno stupido, insensato ordinamento razzista del governo australiano. Questo ordinamento vuole che tutte le bambine e ragazzine australiane mezzosangue siano strappate alle loro famiglie, alle loro case e ai loro cari per un motivo tutt’altro che positivo: eliminare per 10 sempre tutte le persone con i tratti razziali degli aborigeni australiani, facendo sposare tali mezzosangue con uomini bianchi e facendo far figli proprio con i bianchi. Queste bambine vengono portate in una specie di orfanotrofio. Ovviamente le tre piccole non vogliono stare lì, vogliono giustamente stare con i loro cari e vivere secondo le proprie tradizioni. Un giorno con coraggio ed astuzia decidono di scappare. Non hanno molte possibilità di sopravvivenza perché camminano per infinite ed interminabili miglia, con un caldo infernale e bestiale, nel deserto, inseguite come prede dagli uomini inviati per catturarle, per bruciare i loro diritti. In questo interminabile viaggio ci sono delle persone che aiutano le bambine, dando loro da mangiare; una tra queste fornisce le indicazioni su dove si trova un recinto anticonigli, che separa le terre dove stanno i conigli da quelle coltivate. La ragazzina più grande, quella che ha avuto l’idea di scappare e quella che è la guida, fa questo ragionamento: recinto anticonigli uguale casa. Quindi lo seguono lungo tantissime miglia e dopo tanti pericoli tornano a casa: premesso che, nel corso del viaggio, accade una cosa schifosa, ingiusta, disumana: camminando e camminando incontrano un uomo che dà da mangiare alle tre bambine e questo dice che la loro mamma le aspetta in una sperduta stazione ferroviaria. Lei, ovviamente, volendo rivedere la sua mamma, ci crede e va in stazione e viene rapita perché era una trappola. Non farà più ritorno a casa. Purtroppo ci riusciranno solo due delle tre piccole. Questo film spiega con musiche e varie riprese tutte le emozioni, i sentimenti e i pensieri che provano le bambine. In Australia hanno istituito il “Sorry Day”, un giorno nel quale il governo australiano chiede scusa per gli errori commessi verso queste persone innocenti. Giudico questa iniziativa come un’autodifesa da parte di chi ha fondato la legge che ha consentito queste atrocità, senza pensare che se questi provvedimenti fossero stati presi contro di loro di certo essi stessi sarebbero stati solo male. Mi viene in mente la frase: “Non fare agli altri quello che non vorresti che fosse fatto a te”. Ho provato tantissime emozioni vedendo questo film, ma principalmente mi ha colpito l’inizio: ho provato paura e agitazione, quando hanno rapito le bambine perché sono state strappate violentemente, forzatamente dalla loro casa contro la loro volontà. Poi, quando le bambine scappano da quella prigione, ho provato tensione, quando la guida si mette a cercarle perché rischia di trovarle. Mentre sono in viaggio, ho provato disgusto, tensione e paura, quando un uomo le imbroglia. Infine, almeno due bimbe tornano a casa e in quel momento la mia gioia è stata grande: le loro fatiche, i pericoli, le avventure sono giunte al termine e il traguardo di ritornare a casa dai propri cari è raggiunto. Purtroppo, però, la loro storia non si conclude così e non vi resta che vedere tutto il film! Il giovane, di nome Driss, cerca un posto dove sistemarsi e lavorare ed incontra Philippe al colloquio per la selezione del personale che dovrà assisterlo in tutto ogni giorno. Driss è assunto in prova e durante questo mese Philippe finalmente viene trattato come una persona normale. Tra i due si crea un legame e Driss aiuta il suo amico ad avere un contatto con la sua compagna di penna e finalmente si conoscono. Purtroppo Driss deve lasciare il lavoro per aiutare la sua famiglia e viene rimpiazzato da un incapace e disattento badante, che manda Philippe in depressione. Per fortuna Driss ritorna e i due amici vivono di nuovo delle belle esperienze assieme. Questo film mi ha colpito perché racconta una storia accaduta veramente e fa capire allo spettatore che non bisogna giudicare una persona per quello che sembra, ma per quello che è. Driss, infatti, sembra un giovano disadattato, insensibile, pericoloso... In realtà comprende bene come sta Philippe e sa come essergli vicino. G. “Call of duty: Ghosts” A. “Quasi amici” Questo film è nello stesso tempo comico e drammatico. Il film è ambientato in Francia a Parigi ai giorni nostri e racconta la storia di un uomo disabile, ricco e saggio, e di un giovane che ha problemi con la giustizia. Call of Duty: Ghosts è un videogioco del genere sparatutto in prima persona. Decimo capitolo della serie, sviluppato da Infinity Ward, Raven Software e Neversoft e pubblicato da Activision, è stato presentato con un teaser trailer il primo maggio 2013. È stato pubblicato il 5 novembre 2013 per PlayStation 3, XBox 360, Wii U e Microsoft Windows, mentre il 29 novembre sono state messe in commercio la versione per PlayStation 4 e quella per Xbox One. La campagna in single player ha dei personaggi, delle ambientazioni ed una trama completamente diversi da quanto visto nella serie di Call of Duty: Modern Warfare. La storia è ambientata negli Stati Uniti d'America, in un futuro molto vicino in cui la superpotenza mondiale è stata messa in ginocchio da un devastante ed avanzato attacco orbitale ad opera della "Federazione", una coalizione formata dai 11 vari Stati sudamericani. I territori colpiti vengono poi attaccati dall'avanzato esercito militare della Federazione e da esso definitivamente conquistati. I protagonisti sono i "Ghosts", un'unità speciale di quel che resta dell'apparato militare americano specializzata nell'agire nell'ombra e volta a sconfiggere la Federazione ed a riconquistare i propri territori. Nella squadra di “Ghosts” Logan Walker, il personaggio principale, sarà affiancato dal fratello David "Hesh" e da Riley, un cane da guerra. I loro obiettivi saranno quello di scongiurare la minaccia rappresentata dai satelliti militari armati costruiti dalla Federazione basandosi sul modello di "Odin", il satellite (americano, ma di cui la Federazione prese il controllo) che scagliò il devastante attacco orbitale sui territori statunitensi, e quello di fermare Rorke, ex - Ghost che ora guida le truppe della Federazione di stanza negli Stati Uniti. La storia, a differenza di quella di Call of Duty: Black Ops II, non ha né bivi narrativi né finali multipli, ed è quindi a sviluppo lineare. La modalità campagna offre al giocatore diciotto missioni in cui veste i panni di Logan insieme a suo fratello Hesh e suo padre. All'interno di ogni missione sono nascosti, in punti precisi, i file Rorke, utili per approfondire la storia nei dettagli; i file sono uno per livello. La modalità squadre permette al giocatore di creare una squadra personale e con la stessa disputare partite online contro altre squadre. La modalità multigiocatore comprende nuove armi, oggetti dinamici e parti modificabili delle mappe. Si possono personalizzare il soldato e le armi tramite l'utilizzo di punti squadra guadagnabili con aumento di livello o completamento di sfide. La modalità estinzione consiste nel piazzare una trivella contro gli alveari nemici e uccidere gli alieni, fino a quando non si arriva alla testata e si deve fuggire. Esistono inoltre specie aliene: i ricognitori, che sono il primo alieno che viene incontrato, possono essere abbattuti con due coltellate o pochi colpi d'arma. Gli alieni kamikaze non vi attaccheranno direttamente ma vi verranno vicino e esploderanno. I cercatori sono alieni abbastanza grossi e daranno molto fastidio a voi e alla trivella. I lebbrosi non vi attaccheranno e per essi c'è una sfida che vi regalerà un punto abilità. Gli scorpioni sono degli alieni che daranno molto fastidio e sputeranno l'acido che farà molto danno. I Rhino, infine, saranno difficili da abbattere. Sono inoltre disponibili oggetti da esaminare e oggetti in più. Ogni DLC pubblicato per Call of Duty: Ghosts solitamente contiene al suo interno quattro Mappe Multiplayer, una Mappa per la modalità Estinzione, un’arma bonus. O. & M. Galleria fotografica e musei “Genesi”: Salgado a Venezia Il primo febbraio si è aperta a Venezia, alla Casa dei Tre Oci (fondamenta delle Zitelle, 43 alla Giudecca), la grande mostra di Sebastiao Salgado. Fino all’11 maggio si è potuto visitare “Genesi”, un’esposizione di 240 fotografie in bianco e nero che il fotografo brasiliano, uno dei più apprezzati e famosi del nostro tempo, ha scattato negli ultimi otto anni di lavoro in tutto il mondo. Trentadue viaggi in cinque continenti per trovare e racchiudere nelle sue foto le parti ancora selvagge e isolate del pianeta. Quelle che ci ricordano com’è la natura prima che l’uomo la sfrutti e la distrugga: ghiacciai, foreste tropicali, montagne, scogliere, deserti, ma anche i popoli tribali che ci vivono e gli animali. Quello di Salgado è un ritratto della terra com’era alle origini. Si intitola “Genesi” perché da lì tutto ha inizio. E lì Salgado vuole riportarci per ricordarci che bisogna rispettarne l’equilibrio. Il fotografo, insieme a sua moglie Leila Wanick che condivide con lui ogni esperienza, è anche concretamente intervenuto con un progetto, chiamato “Terra”, grazie al quale ha piantato più di 2 milioni di alberi nella foresta Amazzonica. Piccola sfida: questa foto è stata scattata in uno dei più famosi musei del mondo. Dove? Rispondete nei commenti sul sito... 12 Enigmistica Il cruciverba della scuola a cura della Prof. Farnetti 1 4 5 2 3 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 Across Down 2. Base dell'apprendimento 8. Se non li hai, i fogli se ne vanno 9. Quella italiana è intitolata "Detto e fatto" 11. Descrizione della terra 12. Scrivere in inglese 13. Scienza e scienze... 15. Fanno tanta polvere 16. Virtù di insegnanti e alunni 19. Narrazione breve 22. Maturare 23. Proteggono i libri 25. Materiale scolastico 1. Insieme in tedesco 3. Scrivere in tedesco 4. Svolgerli è difficle ed anche correggerl! 5. Quelli ad anelli pesano 2 Kg 6. Porta quasi tutto 7. Arte e... 10. Là si svolgono i tornei tra le classi 14. Stecca 17. Sono colmi di penne, pennarelli, matite 18. Serve per ottenere la perfezione 20. Talvolta non ci sono 21. Sì in inglese 24. Sì in tedesco 13 La scuola che molti vorrebbero: Hogwarts! a cura della Prof. Farnetti 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 Across Down 7. La insegna Malocchio 9. Se la Farnetti insegnasse ad Hogwarts insegnerebbe... 10. I doni della... 11. Amico di Harry 12. Il calice di... 13. Qui funziona 14. Custode di Hogwarts 17. Uno della banda di Sirius 19. Protegge il dormitorio dei Grifondoro 20. Insegnante di Pozioni 21. Ha un occhio magico 1. Serve per ottenere la vita eterna 2. Per vedere nel futuro posso servire i fondi di... 3. Amica di Harry 4. Moglie di Harry 5. Succo a Hogwarts 6. Insegnante di Trasfigurazione 8. Viene portata dai gufi 13. Lo sono Cruciatus ed Imperius 14. I più coraggiosi e di cuore 15. In quelli dei maghi si rompono i pezzi 16. L'ordine della... 18. La fenice di Silente 14 Pubblicare a puntate In questo numero si conclude la storia a puntate “Delitto esotico”. Ricordo ai nostri lettori che nei vecchi numeri di SOS Squola e di Extreme trovate le lunghe anzi lunghissime storie a puntate dei nostri migliori narratori. Ovviamente sapete dove cercare: ilpontedeicanais.it nella sezione Secondaria - Italiano Continuano la galleria dedicata agli scrittori a puntate... Nella foto in basso a destra riconoscete la Rowling, la creatrice di Harry Potter. Delitto esotico/2 Terminata la pizza, mi recai in cucina e scambiai due parole con Yuko, amico d’infanzia di Kasuke. Gli chiesi il motivo del litigio e lui mi rispose che avevano avuto una discussione sugli affari andati male. Mi resi conto che Yuko non mi aveva detto tutto e me ne andai. Mentre pagavo il conto, il proprietario della pizzeria mi portò in ufficio e mi disse che Yuko in passato aveva avuto problemi di droga ed era stato in carcere per aver accoltellato un turista. La settimana successiva decisi di recarmi al distretto di polizia dove non c’erano novità sul colpevole. Andai dritto nell’ufficio di Stevenson, il capo della polizia di New York, e rimasi con lui per un’ora. Gli spiegai che, parlando con il proprietario del ristorante dove Yuko lavorava, il proprietario mi aveva assicurato Tutti voi sapete che i romanzi sul maghetto più amato da grandi e piccini non sono usciti a puntate, ma ogni volume è legato al successivo: si chiama SAGA!!! 15 che Yuko quel giorno era presente in cucina dalle 10:15 alle 10:45 e quindi non poteva essere lui il colpevole. Perciò gli raccontai che Thomas Johnson, l’organizzatore della manifestazione contro la vivisezione, mi aveva detto che la manifestazione era stata rinviata per mancanza di fondi dell’organizzazione. Inoltre, analizzando le piume e i peli della stanza del delitto, avevo notato che erano compatibili con gli animali di Mark, il quale, mentre puliva il pavimento del luogo del delitto, aveva fatto cadere dal suo giubbotto il pelo e le piume dei suoi preziosi animali che teneva sempre con sé. FINE M. Da leggere! qua senza di te. Ora non ho una nonna che mi vuole bene, ma ogni giorno che passa ti ricordiamo. Spero tanto che tu stia bene e che ci aiuti da lassù. La tua nipote M. Lettera personale che risveglia in chi la legge sicuramente dei ricordi... Cara Nonna, già dopo la tua morte volevo scriverti una lettera ed eccomi qui con una penna ed un foglio in mano. Tu sei stata una nonna molto dolce, simpatica e bella. I momenti belli, che ho passato con te, sono stati tanti, come quella volta che eravamo al mare e a mio cugino piaceva una ragazza e tu sei andata da lei e le hai chiesto il suo numero! Ricordi? Che divertimento!!! E come quella volta che stavamo tutti insieme e non ti abbiamo fatto dormire perché volevamo guardare l’alba insieme! Mi ricordo che quella notte ci facevi ridere come dei matti, perché imitavi il nonno... come russava e come sbadigliava; ma non solo! Ci imitavi e ballavi! Quei momenti sono stati molto divertenti, ma non ci sono stati solo quelli: in realtà tutti i giorni sono stati belli quando c’eri tu. Ora non ci sei e i nostri momenti belli non esistono quasi più e non c’è più NONNA + NIPOTE = DIVERTIMENTO, ma solo NIPOTE e basta. Nonna, tu mi illuminavi la giornata come non faceva e non fa nessuno. Adesso sei un angelo, anzi... sei l’angelo più bello del cielo e ricorda di insegnare agli altri angioletti come volersi bene e amarsi. Forse non verrò al cimitero a trovarti e questo non significa che non ti voglio bene, però rimarrai sempre nel mio cuore. Non mi sembra ancora vero e non mi sembrerà forse mai che sei morta. Non avrei mai pensato che andassi in cielo e mi lasciassi Crescere significa cambiare, prendere decisioni, essere responsabili ed anche litigare con i genitori per stabilire la propria indipendenza. Qual è la tua idea? Quali le tue esperienze? Man mano che si cresce ci si rende conto che la propria vita comincia ad essere sempre più importante, che ognuno ha le proprie responsabilità e che, crescendo, si cambia ogni giorno. Il salto più grande ed anche difficile da superare è quello tra l’infanzia e l’adolescenza, che si presenta inizialmente con il cambiamento del nostro corpo, ma spesso anche del nostro carattere. In alcuni adolescenti però, oserei dire molti, lo sviluppo psicologico ed emozionale procede più lentamente, o velocemente, dello sviluppo fisico. Tra l’infanzia e l’adolescenza, però, c’è un’ulteriore fase: la preadolescenza. Questa può essere rappresentata dai primi cambiamenti del fisico, ma anche dal modo di pensare e di vedere le cose. Tutto incomincia ad apparirci diverso ed ogni cosa la vediamo da un’altra prospettiva. Ci accorgiamo che stiamo crescendo, soprattutto psicologicamente; io, ad esempio, ora cerco di trovare una risposta a tutte le domande sulla vita che mi hanno sempre tormentata: “Cosa 16 succederà quando sarò più grande?”, “Chi sarò?”, “Come sarò?”... Mi basta mettermi davanti allo specchio e osservare i cambiamenti avvenuti nel tempo. Non solo sono diventata più alta,ma ho anche cominciato a prendermi cura di me stessa. Le ragazze adolescenti considerano la bellezza un fattore importante. Noi femmine siamo conosciute dai ragazzi come coloro che passano ben un quarto della giornata davanti allo specchio! Sì, lo ammetto: io sono una di quelle, ma sono anche state la voglia di truccarmi e l’idea di tagliarmi i capelli che mi hanno fatto capire che non ero più una piccola bambina, che voleva solo giocare con gli amici a prendersi o a nascondino, ma che ero diventata una ragazza interessata allo studio, capace di divertirsi con gli amici andando al cinema e poi a cena fuori. Tuttora è così: la mia vita ha cominciato a richiedere più responsabilità ed io ho cominciato a prendere alcune decisioni importanti. Una di queste è stata la scelta della scuola, ad esempio. Ho riflettuto a lungo e pensando con la mente da ragazza matura sono giunta a una conclusione, che secondo il mio parere è quella più giusta per me. L’adolescente diventa anche più autonomo e i genitori, che fino allora facevano tutto per noi figli, hanno un ruolo diverso: sono soltanto un appoggio, un punto di riferimento su cui poter contare nel momento del bisogno. Ogni adolescente vuole stabilire la propria indipendenza, ma il genitore fino a prova contraria è ancora colui che deve aiutarci a crescere, a confortarci, a sostenere le nostre scelte e le nostre decisioni e che deve badare a noi. I ragazzi adolescenti nei confronti dei genitori spesso disubbidiscono, forse anche per stabilire appunto la propria indipendenza. Un brano letto in classe fa risaltare ciò: “Le rabbie improvvise di Luca”. Luca è un adolescente al quale ogni minima cosa può far scatenare tutta la rabbia che ha dentro. Nell’adolescenza le amicizie si intensificano, anche tra ragazzo e ragazza. Ad esempio nel brano “Blanca si trasforma in una donna” si presentano due fattori importanti della crescita: la crescita diversa dei due ragazzi (Blanca è diventata un’adolescente, mentre Pablo, il suo grande amico, è rimasto piccolo e mingherlino) e il rapporto intimo tra i due (nel brano vengono narrati alcuni passatempi dei due ragazzi: giocavano ad essere sposati, si arrampicavano sugli alberi, rubavano il pane appena sfornato... ma imparano ad avere pudore l’uno di fronte all’altra). Un consiglio che do a tutti gli adolescenti, e quindi anche a me stessa, è di passare un’adolescenza piena di belle esperienze uniche ed indimenticabili. M. Cambiare, crescere e diventare diversi: questo è uno strano momento della nostra vita, un ponte dall’infanzia all’età adulta, chiamato adolescenza. In questo periodo si cambia, ma soprattutto ci si vede cambiare. A volte non si capisce il perché il proprio corpo diventa diverso. La trasformazione del mio è avvenuta un po’ prima del previsto ed è stata per me un problema. Nonostante tutti i miei amici mi trattassero come sempre, senza prendermi in giro o emarginarmi, io non stavo bene in quello che sarebbe stato il mio nuovo corpo. Cercavo di vestirmi con maglie larghe, che nascondessero le mie prime diversità che mi separavano dal mondo dell’infanzia. Con il passare del tempo però mi abituai e, non pensandoci molto, mi accorsi che anche i compagni che mi circondavano iniziavano le loro metamorfosi. Quando quest’anno abbiamo letto in classe il testo “Blanca si trasforma in una donna”, mi sono rivista in quella bambina che vede il suo corpo cambiare e non può fare niente per impedirlo. A differenza di Blanca, dalla quale il suo amico scappa, spaventato dai sui cambiamenti, a me i compagni e maestre sono stati molto vicini. Loro facevano finta di niente e, pensandoci, forse ero io che vedevo in me troppi aspetti che non mi piacevano, i quali diventavano in breve tempo dei veri e propri complessi. Cambiare e crescere, ma non solo fisicamente... scrivevo prima. Durante questo periodo anche il nostro modo di pensare e di vedere le cose matura. C’è chi matura prima, chi dopo e chi rimane con l’animo da bambino per sempre. A me piace l’idea di affrontare certe situazioni con serietà, ma quando si può, ridere e scherzare, guardando il mondo dal punto di vista del bambino che vive in noi, scoprendo e apprezzando ogni piccolo gesto. Pensare a modo dei bambini non vuol dire, però, non dimostrare di essere responsabili e non essere in grado di prendere delle decisioni autonomamente. Possiamo provarlo ogni giorno quando andiamo a scuola: abbiamo la responsabilità di portare i libri e siamo noi che dobbiamo scegliere se studiare o meno. Una grande decisione che deve essere presa quest’anno è quella della scuola che frequenteremo per i prossimi cinque anni e che ci aiuterà a trovare un lavoro nel mondo degli adulti. Bisogna scegliere seguendo le nostre passioni e basandoci sulle proprie capacità. Se abbiamo qualche dubbio possiamo sempre chiedere il parere dei genitori, dei fratelli, degli amici. Terzo punto che si trova sul ponte dell’adolescenza è il litigare con i propri genitori. Quando ne abbiamo parlato in classe, non ero certa che questo stesse succedendo anche a me, ma nei giorni seguenti ho potuto constatare il contrario. Certo è impossibile vivere senza litigare con le persone che ci stanno intorno, specialmente con i genitori. Non è neanche detto, però, che la vita in famiglia debba essere un continuo gridare e sgridare nel quale scoppiano pianti incessanti fino a quando la mamma si intenerisce e concede ai figli la libertà. A casa mia non è così: quando mia mamma ha un’idea , che riguardi me o mia sorella, nessuno può convincerla dell’opposto, a parte mio papà. Quindi, quando qualcosa non va come vorremmo, chiediamo a mio papà il suo parere e FORSE riusciamo a strapparle un: “Sì”. Comunque sia, quando dobbiamo prendere una decisione in famiglia, “regna” la democrazia, nel senso che votiamo e in base ai risultati decidiamo. In caso di pareggio ne discutiamo per arrivare ad una conclusione. Scrivo questo perché non mi è piaciuto il comportamento dei genitori nei confronti del figlio, nel racconto “Le rabbie 17 improvvise di Luca”, che abbiamo letto in classe, nel quale essi prendevano una decisione senza consultare Luca, il quale doveva soltanto seguire i loro voleri. In conclusione, vorrei aggiungere che per me l’adolescenza non è un periodo buio o di incertezze, come lo definiscono alcuni, ma solido e nel quale io e mia sorella siamo anche riuscite a diventare complici, rispetto ad alcuni anni fa, quando litigavamo spesso. Per me è molto importante avere una sorella su cui posso sempre contare e che mi aiuta quando non so più che direzione prendere. E. Si dice che crescere significa cambiare ed in effetti per me è vero, perché nell’adolescenza si cambia sia nel fisico che nella mente. Ciò si verifica intorno ai quattordici anni e si cambia praticamente tutto: la voce, il modo di fare le cose, il fisico e poi si matura. Si matura soprattutto nel comportamento: in genere si sa quello che si fa e dovremmo anche conoscere i pericoli ai quali andiamo incontro. Noi adolescenti diventiamo anche più responsabili; fino in quinta elementare ci dovevano essere sempre vicino a me i nonni o i genitori per andare da qualche parte o dagli amici, invece adesso ci si arrangia. Una volta, quando arrivavo a casa, c’era già il pranzo pronto, invece adesso mi faccio tutto da solo: preparo, pranzo e metto in ordine, così quando arrivano a casa la nonna o la mamma hanno meno da fare. Questi sono i lati positivi del crescere e ce ne sono molti altri negativi. Ad esempio si litiga con i genitori, perché pensi solo a te stesso e vuoi sempre avere ragione tu, ma anche perché vorresti uscire il sabato perché è il tuo giorno libero e magari i tuoi genitori non ti lasciano perché devi fare i compiti, perché la Domenica si deve andare via. Sinceramente io e mia madre siamo molto uniti e non litighiamo spesso: ciò accade raramente, nonostante il mio carattere difficile. Molti miei amici, però, litigano quasi sempre con i genitori, perché vorrebbero uscire o andare in discoteca e per farlo serve del denaro. Si litiga anche per la scuola, perché i genitori ci dicono di studiare e magari non abbiamo da studiare... Infine, secondo me, il detto che “crescendo si cambia” è vero, perché si matura, si diventa responsabili e si ha meno bisogno di qualcuno che ci controlli. S. Autobiografie di personaggi misteriosi Come siete quanto a curiosità? Chi sono i personaggi misteriosi di questo numero di SOS Squola? Cinema/attore Romanzo/personaggio Anime/personaggio Sono nato il 10 ottobre 1960 a Malaga, in Spagna. Subito dopo il conseguimento del diploma artistico, mi sono trasferito nella capitale madrilena dove ho vinto un concorso ottenendo un ruolo nella compagnia del Teatro Nazionale. Nel 1982 ho conosciuto il regista Pedro Almodovar. Durante gli anni Novanta sono diventato noto al pubblico e alla critica di tutto il mondo grazie ai film “Philadelphia” e a “Intervista col vampiro”. Conosce Melanie Griffith sul set e si sposano. L'anno successivo sono stato contattato per lavorare al fianco di Madonna nel musical "Evita". Ho partecipato a moltissimi film, ho doppiato anche il Gatto con gli stivali e spero che non mi conosciate solo perché ogni tanto sforno ottimi biscotti e parlo con le galline... “Se vuoi sapere com’è un uomo, guarda bene come tratta i suoi inferiori, non i suoi pari”. Questo è quello che sostengo sempre ed è per questo motivo che anche i miei familiari non mi ritengono più parte della loro vita. A dire il vero non mi piacciono poi tanto e, per fortuna, ho trovato nella famiglia del mio migliore amico un rifugio. Siamo cresciuti insieme ed insieme, con altri dal nostro stesso spirito, ne abbiamo combinate di tutti i colori! Purtroppo il mio migliore amico e sua moglie sono stati assassinati dal nostro acerrimo nemico ed io sono padrino di loro figlio. Sono certo che il mio caro figlioccio farà strada: ha la stoffa di suo padre e tanto coraggio da vendere! Sono il protagonista dei manga e degli anime nati dal mangaka Akira Toriyama. All'inizio ero un ingenuo bambino con una coda da animale, dalla forza sovrannaturale. Insieme ai miei compagni mi sono messo alla ricerca di magici artefatti e ho affrontato avversari sempre più forti che hanno minacciato la pace sulla Terra. Nello sviluppo della storia, inoltre, si è scoperto che appartengo al popolo guerriero che aveva come scopo... sto dicendo troppo! Sono l’eroe di grandi e piccini! 18 Ricettario F. Dopo la pizza e la torta di mele fragolosa preparate nello scantinato della scuola... non si poteva non immergerci di nuovo nei dolci... Per questo numero abbiamo un’ospite illustre! Leggete! Torta Kranz Ingredienti per il pan di Spagna 5 uova 180 g di zucchero 80 g di farina 1 bustina di lievito per dolci Si separa l’albume dal tuorlo; si fa montare l’albume con la metà dello zucchero e i tuorli con l’altra metà; si aggiunge la farina e il lievito e si mescola lentamente dal basso verso l’alto; si aggiunge 50 g di noci macinate e 2-3 cucchiai di cacao amaro. Si inforna a 180°per circa 30 minuti e si verifica la cottura con uno stuzzicadenti. Quando si raffredda, si toglie dalla teglia e si lascia per 8 ore coperta con un foglio di plastica. Dopo si macina col trittatutto, si mescola con la panna (si lascia un bicchiere del macinato per decorare) e si lascia anche una parte della panna per decorare a piacere. biscotti Oreo o Ringo bastoncini per lecca lecca cioccolato bianco Si taglia il Pan di Spagna a metà, si bagna con metà dello sciroppo (2 BICCHIERI D’ACQUA + 6 CUCCHIAI ZUCCHERO + 1 FIALA DI RUM). Si mette la crema, si aggiunge l’altra metà del pan di Spagna e si bagna. Si copre con la crema rimanente e si può decorare con la panna bianca rimasta e sui lati con le noci macinate. cristalli di zucchero fiorellini di zucchero codette di cioccolata granella di nocciole G. Ingredienti per la crema Macinare i biscotti, metterli in una terrina e aggiungere la Nutella. L’impasto deve risultare tipo pongo. Preparare delle palline; immergere per pochi secondi la punta di un bastoncino nel cioccolato bianco fuso. Infilare i bastoncini nelle palline e mettere in frigo per un’ora. Toglierle dal frigo ed immergere le palline nel cioccolato bianco e decorare a piacere. G 5 uova 300 g di zucchero 500 g noci 700 ml di panna montata In un tegame, meglio vecchio, si mette a sciogliere lo zucchero a fuoco basso finché diventa marrone, mescolando ogni tanto si aggiungono le noci intere e si mescola ancora sul fuoco per ancora 2-3 minuti. Si toglie dal fuoco, si rovescia su una carta da forno per raffreddare. Per decorare Pop Cakes Ingredienti Nutella 19 Separare gli albumi dai tuorli. Montare con la frusta elettrica gli albumi finché si rassodino un po’ e poi aggiungere lo zucchero a poco a poco. Montare fino a che il composto avrà questa consistenza... Il ricciolo è fondamentale! Brownie Ingredienti 200 g di cioccolato fondente 160 g di zucchero a velo 120 g di burro, meglio se salato 100 g di nocciole 70 g di farina 3 uova 1 cucchiaino di lievito per dolci Spezzettare il cioccolato e farlo fondere con un cucchiaio d’acqua in un pentolino a fuoco dolce. In una ciotola lavorare il burro e lo zucchero con una spatola fino a ottenere un composto liscio. Aggiungere le uova uno per volta, senza smettere di mescolare; versare la farina a pioggia e, continuando ad amalgamare, incorporare il cioccolato fuso, le nocciole e il lievito. Riempire uno stampo rettangolare foderato di carta forno e cuocere a 180° per 25 minuti. Togliere dal forno e lasciar raffreddare, poi tagliare i brownie a quadrati. G. Foderare una teglia con carta forno ed inserire il composto in un sac à poche e creare delle meringhette grandi come una noce. Se di questa grandezza, nel forno già caldo a 100°, cuoceranno in un’ora, un’ora e un quarto. In realtà non si cuociono, ma si asciugano. Resistere alla tentazione di mangiarle finché saranno fredde... A seconda del beccuccio del sac à poche, si possono ottenere varie forme. Se non lo avete, potete anche semplicemente adagiare con dei cucchiaini il composto sulla placca. tuorli: 2 uova: 2 amido: 100 g aromi: Q.B. Ingredienti per la guarnizione: Una confezione di fogli di colla di pesce (gelatina) Frutta fresca Preparazione: Pasta frolla Dopo aver pesato e preparato tutti gli ingredienti bisogna: - Impastare il burro con lo zucchero - Fare un buco nell'impasto e aggiungere i tuorli - Continuare ad impastare finché non si sono amalgamati i tuorli - Aggiungere la farina e continuare ad impastare - Stendere la pasta con un mattarello fino a un cm di spessore - Foderare uno stampo per torte con la pasta - Tagliare i bordi in eccesso - Bucherellare il fondo della torta - Far cuocere a 180 gradi per 30 minuti Crema pasticcera - Montare in una ciotola le uova e i tuorli con lo zucchero - Aggiungere l'amido, gli aromi e mescolare - Scaldare il latte nel pentolino e quando bolle aggiungerlo piano piano nella ciotola - Mescolare e mettere sul fuoco finché la crema diventa densa - Far raffreddare Guarnizione - Riempire la base della torta con la crema - Tagliare a pezzetti regolari della frutta fresca - Disporre sulla crema i pezzetti di frutta secondo la propria fantasia - Preparare la gelatina seguendo le istruzioni riportate sulla confezione - Far raffreddare la gelatina per qualche minuto - Spennellare la gelatina sulla frutta con un pennello da cucina. Meringhe della Prof. Foti Ingredienti per una teglia di meringhe piccole 2 albumi 125 g di zucchero Crostata di frutta Ingredienti per la pasta frolla: farina: 450 g zucchero: 200 g burro: 250 g aromi: Q.B. Ingredienti per la pasticcera: latte: 1 litro zucchero: 200 g 20 F. Ci raccomandiamo: fate un po’ di movimento! Concorso di scrittura di SOS Squola Ecco i due testi fantasy proposti: sceglierete voi lettori il vincitore, votando nei commenti sul sito entro il 15 Giugno! Una leggenda narra che un giorno gli gnomi e i folletti si allearono contro gli orchi... Questo è quello che tutti raccontano, ma la verità è un’altra ed io ve la svelerò. Vista la taglia degli orchi, i folletti non potevano vincere i loro acerrimi nemici e così chiesero di usare anche le tecniche di magia degli gnomi per diventare più grandi ed avere qualche possibilità contro gli orchi. Gli gnomi non accettarono, perché temevano che, una volta terminata la guerra, i folletti potessero attaccarli. Per difendere il bene comune, il capo dei folletti propose che alcuni di loro andassero a chiedere al drago Tropius la sua collana, che, a quanto sembrava, aveva poteri soprannaturali. I quattro prescelti erano i maestri dei quattro elementi: Zuzuna, il generale del Fulmine; Firane, l’arruolatrice del Fuoco; Mizar, il colonnello della Terra e Yamato, il padrone dell’Acqua. Il giorno della partenza Zuzuna, che era il più saggio, raccomandò agli altri di stare attenti, perché suo fratello era morto tentando la stessa missione e perché il cammino era pieno di insidie. Poco dopo, infatti, senza neanche accorgersene, i quattro si ritrovarono nello stesso luogo dov’erano stati mezz’ora prima e trovarono uno scheletro. Zuzuna lo riconobbe subito: era suo fratello. Lo scheletro non era tutto intero: mancavano due costole e la gamba sinistra era fratturata in tre punti. A quel punto Mizar era sicuro: erano finiti nel dedalo di Cortès. Era un luogo molto temuto, che aveva fatto molte vittime non solo perché il labirinto era intricatissimo, ma anche perché dentro si aggirava Cortès, che era un mostro con quattro braccia , forza brutale e appetito insaziabile. Firane poteva volare e cercare Cortès dall’alto e trovare la strada giusta. Firane ci pensò troppo tari: Cortès era già lì. Yamato propose a Zuzuma di combinare i loro poteri: Yamato avrebbe bagnato Cortès e così per Zuzima sarebbe stato più facile stenderlo. Ci provarono e ad un occhio inesperto sarebbe potuto sembrare di aver già vinto. Purtroppo non era così ed era necessaro che anche Mizar e Firane combinassero i loro poteri. Mizar gettò della a cura della 2^D terra su Cortès e Firane lo stese con una fiammata. Quella volta il mostro non si rialzò e Zuzuma si sentiva più sollevato: avevano vendicato suo fratello. Firane incendiò il labirinto e Mizar scavò un tunnel verso la direzione giusta. Finalmente arrivarono alla grotta di Tropius e gli chiesero in nome della loro antica amicizia la sua collana per qualche tempo. Tropius non ne voleva sapere di separarsi dal suo monile e voleva invece combattere. Propose quindi di combattere assieme a loro in cambio di una casa fatta su misura per lui. Tutti sapevano che i folletti erano i migliori costruttori di dimore incantate. I guerrieri accettarono e Tropius combatté in prima fila nell’assedio al villaggio degli orchi. Il villaggio venne saccheggiato e distrutto e, da allora, gli orchi sparirono e gnomi e folletti vissero in pace. M. Molti anni prima della Caduta, quando ancora la pace regnava nelle Terre Centrali, gli uomini conducevano un’esistenza semplice, dedita al lavoro e al rispetto della natura. Avevano costruito vari villaggi e vivevano felici e soddisfatti della vita che si erano creati. Veneravano le loro divinità e sceglievano saggi e profeti perché facessero loro da guide spirituali. L’armonia che si era creata nel corso degli anni sembrava indistruttibile, e gli uomini on sospettavano minimamente di non essere gli unici a popolare il reame di Goralm. Le Terre Orientali e quelle Occidentali erano in realtà abitate da creature magiche, che vegliavano sugli uomini, proteggendoli e 21 indicando loro, attraverso i profeti e i saggi, la retta via. Codeste creature erano i Folletti dell’Est e gli Gnomi dell’Ovest. I Folletti erano piccole creature luminescenti, alte su per giù come un bambino di sei o sette anni, vestite di foglie, corteccia e rugiada e dotate di straordinarie poteri. All’epoca della Creazione avevano costruito meravigliose fortezze fluttuanti, imponenti manieri argentei, che si poggiavano sulle nuvole, e avevano eletto un re giusto, di umili origini e benvoluto da tutti i Folletti. Popolavano l’aria e si libravano in essa liberi e sereni, brillando di luce propria. Gli Gnomi erano invece creature tozze, poco aggraziate, ma indubbiamente gentili e ospitali come nessun altro in tutto il reame. Avevano folti capelli, che si lasciavano crescere fin sotto alle spalle, sia i maschi che le femmine; i più imponenti raggiungevano la straordinaria altezza di un braccio e mezzo o due. Erano sempre gioviali e allegri ma soprattutto dei grandi lavoratori, nonostante i poteri magici di cui erano dotati: avevano costruito le grandiose miniere di Edsyra e vi estraevano ogni giorno grandi quantità di oro, rubini, zaffiri, smeraldi, diamanti e quella che loro chiamavano Pietra della Vita, ovvero una particolare pietra dal colorito latteo venato di viola intenso, che emetteva straordinariamente una potentissima luce indaco. Con questa pietra avevano fabbricato degli incredibili tessuti che proteggevano i combattenti in guerra, ma anche meravigliosi gioielli e ornamenti preziosi con cui avevano sapientemente decorato le case gnomiche rendendole uniche. Tutto sembrava perfettamente immerso nella pace più totale, ma un giorno, un terribile giorno, gli invasori occuparono le Terre Centrali. Gli Orchi del Nord avanzarono impetuosi fino a raggiungere i territori degli uomini. Ovunque andassero portavano morte e distruzione, bruciavano foreste e minacciavano i popoli. Non erano ancora arrivati ai villaggi, ma la paura si era velocemente diffusa tra tutti gli uomini. Presto avrebbero saccheggiato città, sterminato intere popolazioni e cancellato la storia che gli Uomini avevano lentamente scritto fino ad allora. Ma i Folletti e gli Gnomi non potevano assistere ulteriormente a quel raccapricciante spettacolo e, visto che non erano dei guerrafondai, non lo erano mai stati e non avevano intenzione di diventarlo, scelsero di provare a bloccare l’avanzata degli Orchi con un’alleanza. Fu così che una fredda mattinata d’inverno dell’anno 1601 della Seconda era, Leighorn, il Re dei Folletti, e Thrandolm, il Re degli Gnomi, si avviarono, a cavallo di meravigliosi e nobili destrieri, verso l’accampamento degli Orchi per informare il I due cavalli sfrecciavano solcando il suolo sabbioso delle lande desertiche a Nord-Ovest e fendendo la nebbia di quella giornata dal clima spesso e grave. Le due figure scure si allontanavano sempre di più da casa, rischiando un attacco degli Orchi, ma decisi più che mai a fare ciò che avevano stabilito. Dopo un giorno ed una notte di viaggio senza sosta si fermarono, a circa quaranta miglia dall’accampamento degli Orchi. Dormirono a lungo, ripresero le forze, stilarono una lista di clausole da inserire nell’accordo e si rimisero in viaggio. Dopo ore di viaggio raggiunsero l’accampamento. Non si poteva certo dire che fossero i benvenuti, ma gli Orchi che incontrarono lungo il tragitto si limitarono a lanciare loro occhiate cariche d’odio, o al massimo dissero degli incomprensibili insulti in quella loro lingua dai suoni complicati e sgradevoli. Quando finalmente, dopo un viaggio lungo, arduo, straziante, Leighorn e Thrandolm arrivarono alla tenda di Burck, non provarono una grande gioia. Quella che vivevano non era altro che una guerra e anche nella migliore delle ipotesi avrebbero perso qualcosa con le obiezioni che avrebbero pronunciato gli Orchi, sporchi e spregevoli esseri, dotati però di una straordinaria furbizia, e noti per essere abilissimi guerrieri. La trattativa andò per le lunghe, ma dopo molte ore riuscirono a fermare la guerra con un trattato: “TRATTATO PER L’ARMISTIZIO DELLE TERRE CENTRALI Io, Leighorn figlio di Largot, Re dei Folletti, stabilisco quest’oggi in questo patto con gli Orchi, di cedere a Burck, comandante dell’esercito degli Orchi ManoBianca del Nord, a Grahiter, Re degli Orchi, e a tutta la popolazione dei ManoBianca del Nord, spade magiche, lance e archi sapientemente forgiati da maestri fabbri folletti in quantità necessaria ad armare l’intero esercito in cambio della ritirata degli Orchi contro gli Uomini. Io, Thrandolm figlio di Threstor, Re degli Gnomi, stabilisco quest’oggi in questo patto con gli Orchi, di cedere a Burck, comandante dell’esercito degli Orchi ManoBianca del Nord, a Graither, Re degli Orchi, e a tutta la popolazione dei ManoBianca del Nord, armature in Pietra della Vita in quantità necessaria ad armare l’intero esercito in cambio della ritirata degli Orchi contro gli Uomini. Io, Burck, comandante dell’esercito degli Orchi ManoBianca del Nord, stabilisco oggi in questo patto con gli Gnomi e con i Folletti, di annunciare la ritirata delle mie truppe in cambio delle armature in Pietra della Vita create dagli Gnomi e delle armi forgiate dai Folletti. Anno 1601 della Seconda Era” Se il patto fosse stato infranto, Gnomi e Folletti avrebbero dichiarato, seppure controvoglia, guerra agli Orchi. Quel giorno sarebbe stato detto, d’ora in avanti, Caduta. Leighorn e Thrandolm vissero tutto il resto della loro vita felicemente, morirono da sovrani amati e non vennero mai dimenticati. Tutto sembrava essere tornato alla normalità, ma i due magnifici sovrani non avevano fatto altro che riparare una voragine con un cerotto. Avevano trovato un cerotto molto resistente, su questo non c’era alcun dubbio, ma prima o poi avrebbe ceduto. E quel giorno arrivò insieme al sole cocente di metà estate, nell’anno 1328 della Terza Era. Gli Orchi, stanchi di rispettare gli accordi presi migliaia di anni prima, avanzarono impetuosamente nelle Terre Centrali. Non si fermavano, ovunque andassero portavano distruzione e dopo aver raso al suolo tutte le foreste nella parte superiore delle Terre, cominciarono a bruciare i villaggi. L’unica arma di cui si fornivano era il fuoco. Intere popolazioni, intere cittadine, campi, allevamenti... Tutto ciò che era stato creato dall’uomo era ormai diventato cenere in un quinto delle Terre, per fortuna quello più arido e meno popoloso. L’avanzata dei ManoBianca del Nord durò una settimana. Poi arrivarono Folletti e Gnomi, pronti a ricordare i loro grandiosi Re che millenni prima avevano avuto una fermezza di spirito tale da salvare tutta la razza umana. Una insolita brezza si levava da Sud, e Gnomi e Folletti erano pronti a combattere. Nessun aiuto venne dagli Elfi Bruni dei Monti Terrosi a Sud - Ovest, né soccorsi arrivarono dai Nani delle Terre Fulve a Sud - Est. Gnomi e Folletti procedettero per vincere gli Orchi. La battaglia finale sarebbe avvenuta sul Colle Sempreverde, nelle Terre Centrali. I paladini del bene sfoggiavano le loro armature di Pietra della Vita, scintillanti e luminescenti, fatte dagli Gnomi, e le loro spade magiche forgiate dai Folletti. Erano pronti a battersi per la gloria. Il sole si levò all’orizzonte e le truppe si stavano schierando per la battaglia, capeggiate da Soldron, comandante dei Folletti, e da Galsroch, comandante degli Gnomi. Sangue innocente avrebbe solcato il colle, quel giorno. Ad un tratto la terra 22 cominciò a tremare. Delle piccole figure apparivano sempre più numerose all’orizzonte. Erano lontane almeno un miglio, perciò Galsroch ne approfittò per parlare ai suoi gnomi: “Valorosi soldati, oggi molti dei nostri fratelli moriranno. Ma moriranno per la gloria. Moriranno con onore. Moriranno sapendo di essere degli eroi. Perciò ora combattiamo e vinciamo, perché il nostro onore rimanga alto! Gnomi, siete con me?” Un forte “Sì!” si levò nell’aria. Galsroch proseguì: “Folletti, siete con me?” Un altro “Sì!” suonò forte e chiaro. “E ALLORA FACCIAMOLO!” Gnomi e Folletti cominciarono ad avanzare verso gli Orchi. L’eterna lotta tra male e bene stava per avere nuovamente luogo su quella splendida collina verdeggiante, quando un boato percosse la terra e si librò nell’aria. Dall’alto di una roccia proprio nel punto in cui sorgeva il sole, un possente uomo aveva sbattuto il suo bastone fermando così la guerra che stava per iniziare. Poi la misteriosa figura cominciò a parlare: “Il mio nome è Golmar. Potrebbe sembrarvi familiare, e non avreste tutti i torti. Ebbene, Golmar è l’anagramma di Goralm, il reame in cui tutti voi vivete. Io sono il Creatore. Sono uno spirito che appare a voi sottoforma di uomo, ma in realtà non ho forma. Posso essere e diventare ciò che voglio. Posso fare ciò che più mi aggrada e posso distruggere ciò che ho fatto qualora non mi vada più bene. Perciò ora esigo che la pace torni a regnare sovrana nel mio reame, o potrei distruggere tutto come l’ho creato. Orchi, tornate a Nord e non fatevi mai più vedere!” Gli Orchi, impauriti, fecero dietro front e se ne tornarono a Nord. La misteriosa figura che si era presentata come Creatore era scomparsa. Non si seppe mai la verità. Qualcuno dice che fosse stato veramente il Creatore, qualcun altro sostiene che fosse un semplice uomo molto abile a mentire. Non sapremo mai cosa successe veramente quel giorno, ma una cosa è certa: da allora la pace dimora in tutto il reame. M. Ringraziamo tutti i nostri lettori e i compagni e le compagne che hanno partecipato al concorso di scrittura! La Redazione
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