La leggenda della Vergine Guerriera Metabo, re dei Volsci, in una insurrezione popolare viene cacciato da Priverno ed è costretto a fuggire e a vagare per i monti con in braccio la piccola Camilla, che ha perduto la madre forse nel parto o durante i moti. I suoi nemici non cessano di dargli la caccia. Un giorno, vistosi assalito, fugge cercando scampo nel fiume Amaseno. Lo trova però ingrossato e tumultuoso per la piena e non si arrischia di passarlo a nuoto con la bimba al collo. Allora prende un'estrema decisione: avvolge la piccina in una scorza di sughero, che lega saldamente al centro della sua lunga e poderosa lancia e la scaglia al di là del fiume con tutte le sue forze. La lancia va a piantarsi nella riva opposta salvando la piccola. il padre presto la raggiunge a nuoto e fugge via su per i monti, lasciando dietro di se i suoi nemici, impotenti a inseguirlo oltre. E' salvo!. Nessuna città, però, accolse Metabo ed egli era troppo fiero perché chieda aiuto. Così Camilla visse con il padre nei boschi, tra animali selvaggi e pastori, nutrita di latte di cavalle selvagge. Camilla, diventata abile guerriera, prenderà poi parte con una valorosa schiera di cavalieri Volsci alla guerra contro Enea, condotta da Turno, re dei Rutuli, e cadrà in una mischia furiosa per mano di Arunte. Curiosità La Vergine Guerriera La vergine Camilla “di quell’umile Italia fia salute per cui morì la vergine Cammilla” Anche se personaggio puramente leggendario, Camilla è sicuramente la più degna rappresentante del popolo italico che lotta per la propria libertà e Dante Alighieri le rende onore nella Divina Commedia, ricordandola come la prima martire per la libertà della nostra patria. What Where Pisterzo: la perla degli Ausoni Famosissima è la “Sagra delle sette Minestre”. Un vero e proprio evento realizzato grazie all’impegno delle massaie locali che, in un’atmosfera festosa, si dilettano nella preparazione della classica zuppa di pane raffermo, condita con i prodotti tipici della tradizione lepina: fagioli, cotiche, cipolle, ceci, lenticchie, fave e broccoletti. Elaborato dalla classe 3F accoglienza turistica Ricerca storica: Cargnelutti Fabiana e Campacci Roberta Grafica: Rufo Alessandra e Fasolo Lorena When .filositerracina.it ISTITUTO PROFESSIONALE PER I SERVIZI COMMERCIALI, SOCIO-SANITARI, PER L’ENOGASTRONOMIA E L’OSPITALITA’ ALBERGHIERA “ALESSANDRO FILOSI” Via Roma, 125– 04019 Terracina (LT) Pisterzo Pisterzo, borgo medievale arroccato sui monti dai suoi 466 metri s.m.l. Il paesino sovrasta la valle dell’Amaseno. I piccolo agglomerato urbano si forma gradualmente tra il XI e XII secolo a Prossedi, ma in una posizione diversa rispetto a quella attuale, riconoscibile nella zona della “Torre di Pineis”. Il nome di Pisterzo ha una storia piuttosto controversa e nel tempo vi sono state associate diverse origini e significati. Da Bisterzo a Pistercio fino a Pistezzo. Quale strada da seguire? Il documento più antico lo riporta come “Prius Tertium”, tradotto letteralmente “il primo dei tre”. Si tratta forse del primo dei tre castelli fondati nella vallata dell’Amaseno. Nel paese in molti lo rimandano invece alla leggenda per cui, dopo ben due distruzioni, il paese fu ricostruito per la terza volta, proprio nella posizione attuale in cima alla montagna. Fiume Amaseno Fiume del Lazio meridionale (50km ca.); nasce dai Monti Ausoni e la valle omonima divide questi dai Monti Lepini. Si allarga in una conca presso Priverno, poi sbocca nella pianura pontina, presso Fossanova, dove è canalizzato e unito all’Ufente, sfocia nel Tirreno a Porto di Badino. Amaseno possiede molti tesori d'arte e una storia ricca di memorie religiose, feudali e civili. Il primo che si accinse a scrivere la storia di Amaseno e ad illustrare i suoi pregevoli monumenti fu Giuseppe Tomassetti, noto archeologo e storico di Roma (1848-1911). L'impresa non era certo facile, dovendo cominciare da zero. Esplorò vari archivi, principalmente l'archivio di Casa Colonna. Con pazienza certosina compulsò, decifrò, ricopiò le antiche carte lise e ingiallite dal tempo; poi con la sua conoscenza profonda della storia medievale dell'Italia centrale ordinò le notizie,chiarì i punti oscuri, sostituì alle inevitabili lacune e dopo alcuni anni di fatiche poté dare alle stampe il suo lavoro critico, ben documentato e illustrato, che vide la luce a Roma nell’anno 1897. Da allora sono passati molti anni e quell'edizione, limitata a poche copie, si è andata naturalmente esaurendo ed oggi è possibile consultarla solo nelle più importanti biblioteche nazionali. Prossedi L’antica denominazione di Prossedi era “Persei”, si narra che nel trascorrere dei secoli fu posseduta da sei nobili famiglie. Mentre nell’XI secolo era nominata “Castello di Berseus”. Prossedi fu prestigioso possedimento delle nobiliari famiglie dei conti di Ceccano, dei Chigi di Siena, dei Massimo, degli Altieri e dei Gabrielli. Particolare è l’iconografia dello stemma cittadino rappresentante un’orgogliosa aquila nera con ali spiegate. Prossedi è una cittadina davvero deliziosa grazie ai suoi luoghi che la rendono unica e proprio per tale ragione sembra giusto citarne alcuni tra i più interessanti per il loro valore storico-culurale e artistico. Si ricordi l’imponente palazzo baronale, ben visibile dalla piazza Umberto I.
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