Registrazione presso il Tribunale di Pavia n. 355 del 08.02.1989. Sped. in abb. postale - Comma 20/C 2 L. 662/96 - Fil. di Pavia - IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TASSA - REINVIARE ALL’UFFICIO PAVIA-FERROVIA 1/2014 a Infermiere P A V I A ISSN 1722-2214 “Il temporale era passato. Fuori dalla finestra i fiori luccicavano sotto un cielo senza nuvole. Era un giorno perfetto per scattare fotografie”. Vanessa Diffenbaugh, Il linguaggio segreto dei fiori DITORIALE E Infermiere a Pavia Potenziare i servizi sul territorio La medicina centrata sul paziente è usualmente legata ad un preciso concetto di pratica medica che dovrebbe distinguersi per la considerazione e il rispetto di bisogni desideri preferenze e valori dell’assistito. Su questo assunto molte ricerche hanno cercato di ampliare i siEnrico Frisone gnificati ad esso associato moltiplicandone le teorie e i modelli che ne descrivono gli interventi costitutivi. Ciò nonostante la ricerca in questo campo è ancora incapace di riflettere appieno l’esperienza dei “pazienti” nei luoghi di cura. Viene quindi spontanea la valutazione di ciò che rappresenti il reale contenuto legato all’esperienza stessa dei pazienti evitando così di cadere nel rischio di raccogliere dichiarazioni d’intenti che ridurrebbero il “ patient oriented” ad un’etichetta vuota senza potere applicativo dei risultati della ricerca. Negli ultimi trent’anni infatti, abbiamo assistito ad una pressione costante verso questo “modus medicus pensandi”, ma adesso cominciamo ad apprezzare il cambiamento di rotta grazie all’apporto della ricerca sulla pratica infermieristica. Infermiere a Pavia Rivista trimestrale del Collegio IP.AS.VI. di Pavia Anno XXVI n. 1/2014 gennaio marzo 2014 Editore Collegio Infermiere professionali, Assiatenti Sanitarie, Vigilatrici d’Infanzia della Provincia di Pavia Direttore Responsabile Enrico Frisone Direttore Editoriale Duilio Loi Segretaria di Redazione Emanuela Cattaneo Responsabili settori Sociale: Ruggero Rizzini Formazione, Ricerca e Aggiornamento: Paola Ripa Etico Deontologico: Anna Maria Tanzi Vita di Collegio: Giuseppe Braga e Gabriele Ciancio Redattori: Cinzia Ancarani, Giovanni Baccalini, Mauretta Cattanei, Gabriele Ciancio, Gianfranco Cucurachi, Luigi Curia, Davide Donatello, Claudia Fiore, Silvia Giudici, Nadia Granata, Rosangela Nicoletti, Emanuela Sacchi, Antonio Stallone, Maria Teresa Visconti Tosco Hanno collaborato Giancarlo Celeri Bellotti, Alvarez William Bernal, a questo numero: Daniela Cattani, Francesca Motta, Lina Fortunato, Rosangela Nicoletti, Simona Papatola, Mariarosa Perotti (traduzioni) Valerio Rendiniello, Benedetta Rotondi, Roberta Scarpa, Daniela Scherrer Bibliografie Michele Chieppi Immagine di copertina Giuseppe Calsamiglia Fondazione Salvatore Maugeri - Pavia Impianti e stampa Gemini Grafica sas - Melegnano (MI) Direzione, Redazione, Via A. Volta, 25 - 27100 Pavia Amministrazione Tel. 0382/525609, Fax 0382/528589 CCP n. 10816270 I punti di vista e le opinioni espressi negli articoli sono degli autori e non rispettano necessariamente quelli dell’Editore. Manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Registrazione presso il Tribunale di Pavia n. 355 del 08.02.1989. Spedizione. in abb. postale - Comma 20/C 2 L. 662/96 - Fil. di Pavia. La rivista è inviata gratuitamente agli iscritti al Collegio IP.AS.VI. di Pavia. Finito di stampare nel mese di marzo 2014 presso Gemini Grafica sas. Melegnano (MI) - www.geminigrafica.it Ed è proprio per avvicinare la teoria dell’esperienza reale delle persone verso i problemi di salute, abbiamo scelto di porre una serie di iniziative che consentano di superare quelle barriere comunicative strutturali che da sempre caratterizzano le professioni sanitarie. Gli infermieri lombardi grazie alla tenacia e alla volontà delle rappresentanze professionali, stanno sviluppando una serie di rapporti istituzionali con Regione Lombardia, che potranno dare luogo a una riforma del sistema socio sanitario lombardo con una visone prospettica della salute pubblica non più centrata esclusivamente sul concetto di malattia da curare, bensì sull’assistenza centrata sulla persona. Perché assistere è stare vicino, condividere e affrontare insieme le diverse esperienze che si susseguono nella vita dell’uomo. Confesso provocatoriamente che non sono d’accordo sull’utilizzo del concetto “mettere al centro”, in quanto la terminologia implica l’immagine di un movimento in cui l’uomo è costretto a cambiare ruolo e posizione verso un professionista che esercita la forza dello spostamento spaziale. Cercare di ridisegnare le strutture o i processi, investire sulla formazione del personale è chiaro che non può più essere sufficiente. Quello che deve essere fatto è invece trovare nuovi modi per accompagnare gli infermieri a rileggere la propria identità professionale posizionandosi in un’organizzazione e in una società che è in continua trasformazione e che deve muoversi verso l’utente e non viceversa. 3 PAGINA Numero 1/2014 L’approccio quindi deve essere di tipo collaborativo e paritetico dove il paziente, l’utente, la persona può e deve essere il determinante del proprio percorso di cura, per raggiungere i seguenti obiettivi: – prevenzione e promozione della salute in tutte le età – vera integrazione tra assistenza sociale e sanitaria – universalità nell’accesso ai servizi – potenziare i servizi sul territorio: distretti domiciliari, cure primarie, casa della salute, servizi di comunità. È soprattutto quest’ultimo punto la vera sfida. Il Master in Infermieristica di Comunità recentemente avviato a Pavia con l’egida di Regione Lombardia e della Presidenza della Federazione Nazio- nale IPASVI è la conferma della giusta strada intrapresa. Inoltre, la giornata internazionale dell’infermiere del 12 Maggio, diventa ormai un Happening settimanale; rappresenta per tutti una serie di eventi dove le persone possono conoscere convivere e relazionare con i promotori dell’assistenza infermieristica. Il ricco programma allegato nella rivista deve essere l’agenda che ognuno di noi trasmette per coinvolgerci nel confronto e nella festa . Via aspettiamo numerosi e partecipativi… A presto. Enrico Frisone Presidente IPASVI I n d i c e Luigi Curia, Roberta Scarpa - Assistenza al paziente sottoposto a fibrobroncoscopia Esperienza della Fondazione Salvatore Maugeri di Pavia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 Simona Papatola, Giancarlo Celeri Bellotti, Paola Ripa - Cronistoria di un’immagine: l’infermiere nel medical drama . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 Daniela Scherrer (a cura di) - Susanna Cellari, dal camice bianco alla difesa dei diritti dei colleghi: “Parlo la stessa lingua della controparte”. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 Dolore per ricominciare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13 Ciao Simona . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 Associazione Infermieri Nursing Sociale - Puoi pure non guardare ma non è possibile che non vedi . . . . . 17 Inserto: Vita di Collegio - Rendiconto finanziario 2013 - Bilancio di previsione 2014 Alvarez William Bernal, Daniela Cattani, Francesca Motta, Rosangela Nicoletti, Valerio Rendiniello Progettare insieme una nuova documentazione infermieristica per le terapie intensive . . . . . . . . . . . . . . . 25 Lina Fortunato, Benedetta Rotondi - Il Laboratorio di Teatro Sociale di “Casa Satellite”, ovvero... dei viaggi, dei sogni, delle rose e della bellezza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28 Anna Maria Tanzi (a cura di)- La psichiatria è di tutti… Il superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari… Infermieri in prima linea . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32 Corso di aggiornamento: “La gestione del lavoro assistenziale integrato fra infermieri e operatori socio sanitari” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38 4 PAGINA Infermiere a Pavia Assistenza al paziente sottoposto a fibrobroncoscopia Esperienza della Fondazione Salvatore Maugeri di Pavia Keyword: broncofibroscopia, nurse durante broncoscopia, disinfezione, sterilizazione. * Luigi Curia ** Roberta Scarpa RIASSUNTO La broncofibroscopia è un’indagine che consente la visualizzazione dell’albero bronchiale fino alle sue ramificazioni periferiche, bronchi segmentari e sub segmentari. Viene realizzata mediante l’utilizzo di uno strumento, il broncoscopio, che viene introdotto attraverso le vie aeree superiori. Il fibrobroncoscopio viene utilizzato quotidianamente dai medici pneumologi, si tratta di uno strumento cavo flessibile che viene introdotto in trachea attraverso il naso o la bocca e ne consente l’osservazione. (vedi fig. 1) SUMMARY The broncofibroscopia is a survey that allows the visualization of the bronchial tree up to its peripheral branches, segmental and sub-segmental bronchi. Is achieved by the use of a tool, the bronchoscope, which is introduced through the upper airway. The fiberoptic bronchoscope is used daily by respiratory physicians, it is a tool flexible cable that is introduced into the trachea through the nose or mouth and allows the observation. Figura. 1 Questo esame si rende necessario per la diagnosi di numerose malattie respiratorie e pertanto viene eseguito molto frequentemente, quasi sempre in regime ambulatoriale, senza anestesia generale. Lo scopo di questo esame è quello di poter ottenere una visione diretta delle vie aeree che non è possibile con nessun altro tipo di esame; questa ispezione dall’interno consente di individuare la maggior parte dei tumori bronchiali e di valutare malformazioni e gravi infiammazioni. (vedi fig. 2) Le indicazioni all’esame sono le seguenti: • • • • • • tumori polmonari e bronchiali atelettasie polmonari infezioni e TBC emorragie polmonari tosse persistente(dndd) dispnea in assenza d’asma, bronchite cronica, enfisema • rimozione di corpi estranei (situazione d’emergenza, specie in età pediatrica.) • drenaggio di secrezioni bronchiali altrimenti non rimovibili nelle malattie croniche (BPCO, bronchiettasie, malattie neuromuscolari, ecc.). • valutazione di tramiti fistolosi, lesioni da 5 PAGINA Numero 1/2014 Figura. 3 Figura. 1 • • • • decubito da tubo endotracheale, stenosi tracheale ausilio a diagnosi di malattie rare quali vasculiti, sarcoidosi, fibrosi polmonari. intubazioni difficoltose. per seguire prelievi colturali mirati (BAL; BRUSHING protetto) trattamenti Laser per neoplasie endobronchiali e tracheali (in questo casi vengono utilizzati strumenti rigidi, il paziente verrà sottoposto a narcosi). Controindicazioni alla procedura: Le principali controindicazioni sono le seguenti: • grave insufficienza cardiaca(se è possibile è opportuno ottenere un compenso emodinamico stabile) • extrasistolia ventricolare, per il pericolo di insorgenza di FV • gravi alterazioni della coagulazione • malattia asmatica; è necessario evitare l’esame durante una crisi ma, al di fuori, può essere effettuato attuando tutte le misure terapeutiche • grave insufficienza respiratoria (ipossiemia per ipoventilazione secondaria ad anestesia locale e conseguente ipercapnia). • iperpiressia elevata 40° C ASSISTENZA AL PAZIENTE SOTTOPOSTO A BRONCOSCOPIA La broncoscopia generalmente , non è un esame doloroso, ma può provocare un certo fastidio al paziente. Per rendere l’esame meno fastidioso si somministra al paziente un farmaco sedativo a livello locale, può rendersi necessaria anche la somministrazione di farmaci sedativi somministrati per via sistemica al fine di rilassare il paziente e facilitare l’esecuzioFigura. 2 ne dell’esame. L’anestesia generale viene effettuata solo in casi particolari. (inserire figura 3) tare e intervenire tempestivamente qualora ne fosse necessario. • posizionare catetere venoso periferico, nel nostro ente è preferita la posizione al braccio sinistro • somministrare pre-anestesia con aerosol: 5 ml di lidocaina al 2% secondo prescrizione medica oppure tramite spray con lidocaina sia nel cavo orale sia nelle coane nasali (l’effetto dell’anestetico è di circa un’ora). L’endoscopista si posizionerà dietro la testa del paziente o lateralmente davanti al paziente, la via di accesso varierà a seconda della conformazione strutturale e morfologica del paziente ( più difficoltoso il passaggio dal naso nel paziente con deviazione del setto o presenza di poliposi nasale). PREPARAZIONE DEL PAZIENTE Come prima cosa viene compilata la cartella infermieristica che ci fornirà informazioni circa: farmaci assunti nelle ultime ore, intolleranze e/o allergie a farmaci di cui è a conoscenza, positività a malattie trasmissibili (epatite, sieropositività per HIV, etc). • corretta informazione e rassicurazione al paziente in merito alla pratica che si dovrà svolgere. • il paziente dovrà essere assolutamente a digiuno da almeno 6 ore. • non deve essere portatore di deficit della coagulazione e/o delle piastrine. • esibire ogni documentazione clinica e radiologica in suo possesso. • aver eseguito un elettrocardiogramma recente (datato non più di due settimane). • rimuovere eventuali protesi dentaria mobili e occhiali. • aver letto e firmato il “consenso informato” in presenza del medico endoscopista. • favorire la postura adatta all’esecuzione dell’esame, preferibilmente posizione seduta, se non è possibile anche supino. • monitorare il paziente e controllo parametri vitali; il paziente rimane monitorato per tutto l’esame in modo da poter valu- PREPARAZIONE DEL MATERIALE • tavolino servitore • telino sterile • guanti sterili • siringhe da 5ml (3) con 2ml di lidocaina al 2% • 1fl di MIDAZOLAM diluita a 10 ml con fisiologica • 1fl di Ugurol • apribocca • posizionamento e controllo dell’aspiratore a parete, uno da collegare al broncoscopio, l’altro a disposizione per eventuale aspirazione attraverso la bocca. • pronto anche l’erogatore di ossigeno con occhialini per supporto durante l’esame. • contenitori sterili per bronco aspirato Il resto del materiale dipende dal tipo di procedure che il medico intende eseguire, quindi sarebbe opportuno esserne prima informati. Le procedure che si potrebbero effettuare ed i relativi materiali necessari sono: BAL (lavaggio bronco alveolare): 3 siringhe da 50ml con soluzione fisiologica tiepida e 3 provette per raccolta aspirato; se il liquido viene inviato in immunologia va conservato in ghiaccio fino al mo- 6 PAGINA mento della consegna che deve comunque avvenire nel più breve tempo possibile. BIOPSIA: Pinze bioptiche monouso o pluriuso sterilizzabili in autoclave; per la raccolta del materiale prelevato si utilizza una cartina tornasole su cui verrà posto il frammento prelevato e poi immerso nel barattolino contenente formalina, occorre tenere a disposizione anche un ago monouso per reperire il materiale. BRUSHING: Monouso o sterilizzato, protetto per prelievo microbiologico, nel caso in cui non abbia protezione viene estratto insieme lo strumento per evitare contaminazione nella fuoriuscita; il brushing viene spazzolato su appositi vetrini e fissato con spray citologico. AGO DI WANG Ago sterile con sistema di aspirazione ,protetto da una guaina, con guida rigida; anche per questo esame devono essere preparati i vetrini con fissativo. Durante la broncoscopia l’infermiera avrà cura di: • collaborare con il medico • assistere il paziente e tranquillizzarlo Spiegare al paziente come comportarsi in caso di tosse; questa sensazione può essere ridotta con respiri lenti e profondi attraverso il naso. • osservare il paziente durante l’esame e informare il medico tempestivamente in caso di: variazioni stato di coscienza, presenza agitazione psico-motoria, insorgenza di cianosi, alterazioni parametri vitali. • collaborare con il medico nell’esecuzione di manovre operative e nella raccolta del prelievo bioptico, nel brushing, bronco lavaggi e rimozione corpi estranei. Terminata la procedura il nursing sarà: • informare il paziente circa la possibilità dell’insorgenza di sintomi transitori e legati all’effettuazione della procedura. Tali sintomi possono essere la fuoriuscita di espettorato con striature ematiche, difficoltà respiratoria accompagnata anche da tosse ed un eventuale rialzo termico nelle ore successive; • al termine dell’esame il paziente viene tenuto in osservazione 30 minuti, durante i quali sono monitorati i parametri vitali e viene inoltre informato che per circa 2 ore successive al termine della procedura deve mantenere il digiuno. Per poter riposizionare eventuali protesi dentarie occorrerà attendere che ricompaia il riflesso alla deglutizione. Infermiere a Pavia L’infermiera si occuperà inoltre della corretta compilazione e archiviazione della cartella infermieristica inerente la procedura eseguita. MANUTENZIONE DELLO STRUMENTARIO PRELAVAGGIO È effettuato al termine dell’esame, per rimuovere i residui organici che potrebbero essere rimasti sulla guaina esterna. Il broncoscopio viene passato ,nel canale esterno, con una garza disinfettante ,inoltre viene aspirato ,attraverso il canale operativo, circa 100ml di liquido proteolitico. DECONTAMINAZIONE Lo strumento viene immerso in una vasca per circa 15’, rimuovendo le valvole (aspirazione, canale bioptico)con proteolitico e viene inserito il liquido proteolitico con una siringa attraverso i canali operativi. PULIZIA Passati i 15 minuti si procede alla pulizia interna con apposito scovolino monouso,il passaggio all’interno deve ripetersi almeno 3 volte e alla fine si procede con abbondante risciaquo sotto acqua corrente. DISINFEZIONE MANUALE In caso di disinfezione manuale lo strumento viene immerso nella vasca con collegato il test di tenuta per valutare la presenza di eventuali perdite, a pulizia avvenuta, viene immerso, insieme a valvole e accessori vari, in una soluzione di glutaraldeide alcalina attivata al 2% (ANIOXIDE). Tempo minimo di immersione 30 minuti. Al termine sciacquare abbondantemente tutto sotto acqua corrente. STOCCAGGIO DEGLI STRUMENTI Una volta disinfettati gli strumenti vengono appesi sull’apposito gancio in un armadio al riparo dalla polvere. SANIFICAZIONE SALA ENDOSCOPICA E PIANI DI APPOGGIO Al termine di ogni esame si procede al riordino del banco di lavoro,della pulizia di materiale pluriuso , apparecchi elettromedicali e il ripristino del materiale usato. Lasciare la sala pronta al prossimo uso. ALLONTANAMENTO E GESTIONE DEI DISINFETTANTI I disinfettanti se non gestiti in modo corretto possono causare danni sia all’operatore che al paziente, la soluzione di glutaraldeide viene versata in appositi bidoni e smaltita con i rifiuti speciali. DISINFEZIONE E STERILIZZAZIONE CON MACCHINA LAVAENDOSCOPI Lo strumento viene inserito nell’apposito cestello, una volta collegato il tester di tenuta, si sceglie il ciclo di lavaggio(nei pazienti con sospetta TBC o CANDIDA verrà impostato un programma lungo),si attende il funzionamento dell’apparecchio. VERIFICA DEL TEST DI TENUTA Se lo strumento viene disinfettato manualmente si procede a verifica del test, se disinfettato con lava strumenti il test viene eseguito dalla macchina. Bibliografia – Linee guida A.N.O.P.E. – Linee guida A.I.P.O Gli autori * Infermiera ** infermiera U.O. Pneumologia Riabilitativa Fondazione Salvatore Maugeri Pavia 7 PAGINA Numero 1/2014 Cronistoria di un’immagine: l’infermiere nel medical drama Keywords: Mass media and culture; Nurse on television; television series-history and criticism; stereotypes in mass media. * Simona Papatola ** Giancarlo Celeri Bellotti *** Paola Ripa SCOPO Lo scopo dello studio è quello di descrivere, avvalendosi della ricerca bibliografica e dell’analisi di serie televisive del genere medical drama, quale evoluzione abbia subito la trasposizione mediatica della figura dell’infermiere dagli esordi del medical drama ad oggi e di comprendere, in ultima analisi, quale immagine della categoria venga oggi proiettata e proposta dalle produzioni contemporanee. MATERIALI E METODI Ai fini dello studio è stata effettuata una revisione bibliografica della letteratura utilizzando quali banche dati Cinhall (all’interno della quale sono state inserite le me- SOMMARIO Il presente studio è figlio di una riflessione, determinata dalla constatazione di come, ancora oggi, in quella che è la nostra realtà nazionale, esista un divario importante tra quella che è l’immagine della professione infermieristica proposta dalla normativa vigente e giustificata, pertanto, per diritto e quella che è la percezione sociale della categoria. Si è pertanto voluto comprendere come un prodotto ad immagini, in un’era in cui le stesse dettano le mode, gli stili di vita, la formazione di coscienze più o meno strutturate, potesse fungere in qualche misura da collante tra le altre due. Lo studio è stato pertanto finalizzato all’individuazione delle tappe evolutive dell’immagine della professione all’interno dei medical drama prodotti dagli anni ‘50 ad oggi e, da ultimo, all’identificazione di quale immagine venga oggi proposta dalle più recenti serie televisive. Tale “viaggio nel tempo” ha portato così all’identificazione di tre momenti storici riconosciuti come altamente significativi ai fini dell’evoluzione dell’immagine infermieristica. L’analisi dei format, adeguatamente selezionati, ha consentito di rilevare così le caratteristiche preponderanti di ogni epoca e di tracciare uno “schizzo” dell’immagine infermieristica proposta. Da ultimo, l’analisi delle serie prodotte nel nuovo millennio, Nurse Jackie in primis, ha consentito, di tracciare l’identikit dell’immagine infermieristica interpretata e trasposta oggigiorno dalla realtà mediatica e di effettuare, così, le valutazioni più opportune in merito alla fedeltà di questa proiezione nel rispetto della realtà fattuale. shkeywords nurse or nurses; medical and drama; professional image), e Ilisi (utilizzando quali meshkeywords immagin* and profession*; Immagin and infermier*) . Si è altresì proceduto all’individuazione di tutti i medical drama prodotti dagli anni ‘50 ad oggi per complessivi 237 format. Una successiva selezione, mirata ad evidenziare i medical drama all’interno dei quali la figura dell’infermiere fosse di un qualche rilievo, ha fatto restringere il campo su 30 serie di matrice Europea ed Americana. All’uopo ci si è avvalsi dei motori di ricerca http://www.mymovies.it e http://www.movieplayer.it utilizzando quale filtro keywords quali infermiere/i, nurse/es, medicaldrama, medical fiction. ABSTRACT The present study is the son of a reflection, determined by the observation that , even today, in what is our national reality, there is a big gap between what is the image of the nursing profession proposed by law and justified, therefore, for right and what is the social perception of the category. It was therefore wanted to understand how a product images, in an era in which they dictate fashions, ways of life, the formation of consciences more or less structured, could serve to some extent as the glue between the other two. The study was therefore aimed at identifying the stages of evolution of the image of the profession within the medical drama produced from the 50s to today, and, most recently, the identification of which image is proposed today by the most recent television series. This “time travel” has led to the identification of three historical moments as well recognized as highly significant for the purposes of the evolution of the image of nursing. The analysis of the format, appropriately selected, allowed to detect as the predominant characteristics of each era and draw a “sketch” of the image nursing proposal. Finally, the analysis of series produced in the new millennium, Nurse Jackie in the first place, has made it possible to draw an identikit picture nursing interpreted and implemented today by the media reality and to carry out, so the feedback on the most appropriate fidelity of this projection in accordance with the factual reality. 8 PAGINA Infermiere a Pavia puntate sarebbe invece da ricercare nell’impossibilità, in prodotti del genere, di scrivere la parola fine alla serie degli eventi possibili. Eventi che iniziano, si sviluppano, terminano ma che, di fatto, non terminano mai. Il male è uno, la malattia, che come tale viene affrontata, fronteggiata, combattuta, spesso sconfitta. Sconfitta che si rivela essere però, in ultima analisi, una chimera. Il male ha, di fatto, il potere di risorgere e di assumere forme diverse, spesso più insidiose rispetto a quelle che lo avevano precedentemente contraddistinto. Gli stessi “poteri” in mano ai sanitari per fronteggiare il nemico, defibrillatore in primis, consentono la possibilità di resurrezione, una seconda chance, concedendo al racconto la possibilità di ripetersi infinite volte (6). Per formulare un giudizio oggettivo, il materiale selezionato è stato visionato. La visione delle serie ha consentito di restringere così ulteriormente il campo su 8 format di matrice americana, ritenuti essere utili, ai fini del presente studio, per la valenza che gli stessi hanno avuto nell’evoluzione del genere nonché nella rappresentazione della figura infermieristica. Le serie italiane, vagliate scrupolosamente, sono state invece scartate poiché risultanti ancora immature. I format nostrani proietterebbero, infatti, ancora l’immagine di un infermiere poco esperto, insicuro o, in ogni caso, strettamente dipendente dalle decisioni del medico. Professionista pertanto ben lungi dall’indipendenza ed autonomia mostrata dai colleghi d’oltreoceano nelle produzioni più recenti. INTRODUZIONE La professione infermieristica tra realtà, mercificazioni, stereotipizzazioni e spettacolarizzazioni ha da sempre visto l’interesse tributatole dalle realtà mediate, in particolare dalla televisione, che, dai suoi albori, ha giocato un ruolo fondamentale, anche se spesso ingannevole e non rispondente al vero, nella trasposizione di questa immagine sul piccolo schermo (1-2-3). La televisione, il più popolare tra i mezzi di comunicazione, ha, di fatto, da sempre provveduto alla produzione di serie televisive sul genere medical drama, serie di grande successo, che hanno, nel corso dei decenni, subito numerose inversioni di rotta, anche nel tentativo di restituire un’immagine il più fedele possibile della complessa realtà ospedaliera. Il medical drama, coacervo di vita, morte, amore, nonché di tutti gli intrecci possibili tra tutti gli “abitatori” dell’ospedale, avrà un inizio traballante già nel corso degli anni ‘50 per poi affermarsi inesorabilmente nel ‘61 con quello che viene, a tutti gli effetti, considerato il capostipite del genere, ovvero il dott. Kildare (4). Al di là di ogni critica che possa essere mossa al format, resta il fatto che, ad oggi, il medical drama rimanga indiscutibilmente un genere di grandissimo successo. Non a caso, congiuntamente a tribunali e commissariati, l’ospedale rientra a pieno titolo nell’olimpo delle produzioni televisive (5). Tuttavia, tra tutti i generi partoriti dalla serialità televisiva, l’hospital sembrerebbe essere quello che maggiormente evidenzierebbe una profonda visceralità con il mezzo televisivo. Il medical drama di fatto non esiste se discostato dalla televisione e, a riprova di questa circostanza, a differenza di quanto accade per altri generi, come il legal drama o il crime drama, non esistono in letteratura narrazioni seriali del genere (6). La motivazione più accertata di questa vocazione meramente visiva del prodotto, trarrebbe origine dal fatto che tutti gli eventi rappresentati si svolgano di fatto in ospedale, che diventa pertanto il luogo “magno”, l’unico contenitore delle vicende umane. L’occhio della telecamera che si spinge nella stanza della persona assistita e ne mostra il corpo nudo, la sofferenza fisica, il dolore, andando in tal modo a varcare ogni possibile legge sulla privacy, restituisce un grande servigio allo spettatore, andando a soddisfare una curiosità atavica dello stesso. La liason del format con la produzione a RISULTATI L’analisi delle serie televisive ha consentito di identificare i tre momenti storici riconosciuti come altamente significativi ai fini dell’evoluzione dell’immagine della professione infermieristica nel piccolo schermo. Il primo periodo identificato è rappresentato dal trentennio ‘50-‘70, periodo che vede la nascita del genere e che deve essere pertanto considerato un vero e proprio starter. Nonostante un inizio traballante abbia contraddistinto gli anni ‘50, il successo per l’hospital arriverà nel ’61, anno che vedrà la messa in onda di due serie televisive incentrate sulle vicende di giovani medici che prestano la loro attività professionale all’interno di ospedali cittadini. Le serie in questione sono rappresentate da Ben Casey e dal Dr Kildare. Paladini dei buoni sentimenti, sia Kildare che BenCasey, hanno dalla loro una sceneggiatura che prevede sempre l’happy end (4). All’interno di queste serie la professione infermieristica riveste un mero ruolo da comparsa, venendo dipinta come un orpello, una sorta di decoro, atto ad implementare la luce che si proietta con insistenza sul corpo medico. Tale scelta produttiva necessita, tuttavia, di una contestualizzazione. Questa risulta essere, di fatto, l’epoca indiscussa dell’AMA, acronimo che identifica l’American Medical Association, ovvero il comitato di revisione medico che, in cambio del patrocinio fornito alle serie, deteneva il diritto assoluto di veto sul materiale che veniva trasmesso. L’idea era che i personaggi centrali, ovvero il corpus medico, fossero emblema di altissima qualità. Nessuna possibilità di errore era pertanto contemplata. Nessun neo poteva macchiare l’immagine di questo professionista. Una sorta di grande fratello orwelliano che, in quanto tale, riscriveva la storia per quelli che erano i propri interessi. L’affrancamen- 9 PAGINA Numero 1/2014 to dal giogo di questa lobby si avrà soltanto alla fine degli anni ‘60 quando, ricalcando le orme delle ribellioni giovanili dell’epoca, che crearono un po’ di grinta, i produttori decisero di tagliare i ponti con il comitato, rinunciando in maniera del tutto definitiva al suo sigillo (7). Di più, negli anni ‘70, una nuova serie, di fatto più una comedy che non un drama in senso stretto, sconvolse inesorabilmente la tradizione, andando a dipingere, per la prima volta, in maniera del tutto irriverente il corpus medico, nella finalità di muovere allo stesso le medesime accuse rivolte al sistema governativo e militare americano. La serie in questione è rappresentata da M.A.S.H. È con questa serie che la professione infermieristica inizierà ad acquisire una prima visibilità. Infermiere che seppure dipinte spesso con falsi miti (le infermiere spesso sono avvenenti e suscitano pensieri impuri nel corpo militare e non) alzano finalmente la voce, andando a trovare un posto in prima fila a loro riservato. Impossibile non ricordare all’uopo la capo infermiera Houlian che, portandosi dall’episodio pilota sino al all’ultimo episodio dell’undicesima stagione, rientra a pieno titolo tra i protagonisti indiscussi della serie (7). Il secondo periodo identificato è rappresentato invece dal ventennio ’80-‘90, periodo nel quale le contestazioni delle altre professioni implicate nel processo sanitario, iniziano a veicolare su se stesse, l’interesse dei produttori che, finalmente, virano l’attenzione su questi vecchi ma all’occhio della telecamera nuovi mondi. Nel coacervo di produzioni dell’epoca, sono state selezionate ai fini del presente studio due serie in particolare, in quanto riconosciute come altamente significative e riassuntive di un ventennio di serie sul genere. Le serie in questione sono E.R. - medici in prima linea e China Beach. Serie diversissime tra di loro, ma che hanno la caratteristica comune di aver determinato un allontanamento, una separazione definitiva, netta da quel mondo mediatico finalizzato a dare al format una valenza monodimensionale. È proprio grazie a queste serie che la professione infermieristica inizierà a spartire la scena con il corpo medico, diventando così una parte fondamentale del format. È anche grazie a questi prodotti che verranno finalmente introdotti nuovi concetti, sino ad allora inespressi, quali quello di responsabilità professionale infermieristica, di consapevolezza della propria professionalità, di avanzamento della carriera ed, infine, di rottura del binomio infermiera-licenziosità (7-8-9). Il rapporto dell’infermiera con il corpo nudo della persona assistita non è infatti da questo momento in poi più proiettato con intenti maliziosi, rimanendo, in tal senso, una prerogativa del genere trash, genere che segue tuttavia al- tre dinamiche. L’ultimo periodo infine identificato è rappresentato dal nuovo millennio e dalle sfide e speranze che lo stesso si porta implicitamente appresso. Tra tutte le produzioni di questa nuova era si è determinato di concentrare l’attenzione sulle tre serie che in assoluto hanno rappresentato il superamento da quel mondo mediatico fissato, basato, sulla formula medico-centrica. Le serie in questione sono rappresentate da Nurse Jackie in primis, ed, in minor misura, dalle sue coeve ed oggi non più in produzione, Mercy e Hawthorne. È grazie all’avvento di questi prodotti che la telecamera si sposterà, finalmente ed in maniera del tutto univoca, su quel mondo sino ad allora trascurato o in ogni caso non congruamente valorizzato, rendendo l’infermiere il protagonista indiscusso del format. In particolare a Nurse Jackie si deve il merito assoluto di aver rappresentato in un modo del tutto nuovo le sfide del nursing moderno. Personaggio emblematico, dal fare sprezzante, freddo, intrappolato in quella che assume le connotazioni di una farmaco-dipendenza e attraversato da drammi interiori più o meno importanti, l’infermierà Jackie Payton (interpretata magistralmente da Edie Falco), si mostrerà al contempo un’ottima professionista, mostrando capacità spesso più elevate di quelle dei medici con i quali si ritrova a collaborare. La sua imperfezione come donna trova redenzione nelle sue alte capacità intellettive, rendendo sterile ogni accusa mossa alla protagonista (e di fatto Nurse Jackie ne ha raccolte molte) su una possibile trasmissione distorta dell’immagine della professione infermieristica. I difetti di Jackie come donna e non come professionista diventano al contrario il punto di forza del format, decretandone il successo di pubblico e di critica (10). Sorte diversa pertanto da quella delle sue contemporanee Mercy e Hawthorne che, in quanto eccessivamente votate all’idealizzazione della professione infermieristica, proprio nel tentativo di andare ad esorcizzare il demone di quel passato che aveva fornito un’immagine disturbata della categoria, andranno invece incontro ad un insuccesso, risultando, televisivamente parlando, soggetti poco interessanti. È ad ogni modo con queste tre serie, incentrate prioritariamente sul mondo infermieristico, che la professione cercherà e troverà una sorta di pareggio dei conti con quel passato prossimo avido e falsario. L’identificazione e l’analisi di questi tre momenti storici, riconosciuti come fondamentali per l’evoluzione dell’immagine della professione infermieristica sul piccolo schermo, ha fatto nascere la consapevolezza che ogni passaggio, perfettamente incastonato nell’epoca che lo ha generato, sia stato funzionale alla proiezione dell’attuale figura infermieristica operata dalle realtà mediate. Anche i tanto bistrattati stereotipi, nell’ottica della contestualizzazione storica, acquisirebbero una nuova luce, venendo identificati, non più come meramente negativi, ma come una sorta di breccia attraverso la quale passare per ottenere una prima, seppur distorta, visibilità. Stereotipi identificati pertanto come medioevo che non è già più sinonimo di età buia ma, innegabilmente, preludio di rinascimento, di illuminismo. Preludio del dopo. 10 PAGINA Infermiere a Pavia Bibliografia 1 CONCLUSIONI Il presente studio ha consentito, attraverso l’individuazione dei passaggi fondamentali e l’analisi delle serie televisive, l’identificazione delle caratteristiche peculiari dell’attuale immagine della professione infermieristica proposta dalle produzioni americane contemporanee. Questo professionista risulterebbe essere oggi così dipinto: è tendenzialmente donna, con un’età media di 30-40 anni, conscio delle proprie conoscenze e competenze, dotato di personalità, dedito in maniera appassionata alla sua professione, consapevole del proprio percorso formativo e interessato al miglioramento della sua professionalità. Un professionista a 360 gradi insomma. Le vicende personali (passioni, vizi, di- fetti, pregi) e il vissuto non inficerebbero in alcuna misura sull’agito professionale, risultando meri descrittori di variabili per l’appunto “personali”. Da quanto precede, si può pertanto concludere che le serie americane odierne si avvicinino in maniera decisamente importante alla descrizione di un’altra realtà, ovvero la realtà fattuale. Il presente studio vuole, infine, terminare il suo percorso con quello che assume le connotazioni di un auspicio: ovvero che i format italiani possano quanto prima attingere e trovare ispirazione, in maniera più penetrante, da questo prodotto d’oltreoceano, al fine di donare finalmente ai suoi spettatori prodotti di qualità che restituiscano, al contempo, il dovuto alla categoria professionale infermieristica. Lionetti R. L’immagine sociale dell’infermiere tra stereotipi e folklore. In: Atti del Convegno: l’immagine sociale dell’infermiere. Collegio Ipasvi Trieste. 2002:5. 2 Gelsi S. Lo schermo in camice bianco. In: Atti del Convegno: L’immagine sociale dell’infermiere. Collegio Ipasvi Trieste, 2002:11. 3 Gordon S. Nursing against the odds: how health care cost cutting, media, stereotypes and medical hubris undermine nurses and patient care. New York: ILR Press, Ithaca, 2005. 4 Gisotti R, Savini M. TV buona dottoressa? Roma: Rai Radiotelevisione Italiana, 2010. 5 Aprile M., De Fazio D. La serialità televisiva: Lingua e linguaggio nella fiction Italiana e straniera. Gelatina: Congedo Editore, 2010. 6 Lusuardi N. La rivoluzione seriale. Roma: Dino Audino Editore, 2010. 7 Turow J. Nurses and Doctors in prime time series: the dynamics of depicting professional power. Nursing Outlook. 2012 sep;60(5):S4-S11. 8 Berger E. From Dr Kildare to Grey’s Anatomy: TV physicians change real patient expectations. Annals of emergency Medicine. 2010 sep;56(3):21A3°. 9 Sperati M, Viti R. La figura dell’infermiere nei telefilm italiani e americani nel periodo tra il 1990 e il 2011. Infermiere Oggi. 2013;1(4):30-36. 10 McHugh K. Nurse Jackie and the politics of care. Nursing Outlook. 2012 Sep;60(5):S12-8. Gli autori * Infermiera libero professionista Medicasa Italia Spa Milano ** Coordinatore Infermieristico Tutor II anno di corso Docente MED/45 UNIMI sede Ospedale San Paolo Milano *** Criminologa forense coordinatore sez.corso di Laurea in Infermieristica Università degli Studi di Milano Ospedale San Giuseppe Milano 11 PAGINA Numero 1/2014 Susanna Cellari, dal camice bianco alla difesa dei diritti dei colleghi: “Parlo la stessa lingua della controparte” * Daniela Scherrer (a cura di) Sempre in trincea: da infermiera a sindacalista Da infermiera a sindacalista, con la convinzione che, in fondo, la “mission” non sia poi così diversa. “Prima davo assistenza ai malati, ora ai lavoratori”, sorride infatti Susanna Cellari è diventata delegata sindacale all’interno del San Matteo per una sigla sindacale che omettiamo per neutralità e componente del direttivo provinciale. Una donna con le idee molto chiare, che si è diplomata nel 1993 alla scuola infermieristica di suor Chiarina: cinque anni al Santa Margherita, altri cinque alla Maugeri e poi, nel dicembre 2003, il trasferimento al San Matteo, prima alla Rianimazione III e poi alla chirurgia pediatrica, in sala operatoria e al 118. E infine sindacalista a tempo pieno dalla fine del 2011. Una scelta radicale e convinta. Innanzitutto una curiosità: prima di diventare sindacalista si è collaudata in numerosi ambiti della professione infermieristica. È stato per forza o per scelta? Per scelta. Volevo vivere la professione R U B R I CA Infermieri oltre la clinica ...Come più volte in precedenza è avvenuto, a partire da questo numero, riprendiamo la rubrica che mette in evidenza iniziative riguardanti Colleghi che coltivano interessi complementari alla matrice professionale propriamente di natura Clinica, sia a livello hobbistico personale, sia a livello più estesamente Sociale, come ad esempio nei settori dell'Arte, Cultura, Sport, Sindacato, Politica. Invitiamo pertanto tutti gli Iscritti ad inviarci segnalazioni meritevoli di nota, che vanno in tali direzioni e saremmo lieti di pubblicarle. Duilio Loi Direttore Editoriale infermieristica a trecentosessanta gradi. Dopo avere acquisito determinate competenze, mi è sempre piaciuto cambiare per provare nuove esperienze. Ed è qualcosa che consiglio a tutti i miei colleghi, soprattutto ai più giovani: rimettetevi in gioco senza paura del cambiamento, perchè solo così si capisce veramente verso quale ambito della professione si è più portati. Se fossi rimasta infermiera io, ad esempio, avrei decisamente puntato sull’ambito delle emergenze. Ma questo l’ho capito solo dopo aver provato. Da infermiera a sindacalista... Com’è accaduta questa rivoluzione in lei? Mi sono avvicinata per caso all’attività sindacale. Prima avevo anch’io la stessa opinione che oggi contraddistingue la maggior parte degli infermieri: i sindacati non servono a nulla e portano acqua solo al loro mulino. Poi nell’ambito di un Master sul 118 ho conosciuto una persona che faceva attività sindacale e mi sono iscritta più che altro perchè era uno strumento vantaggioso per poter fruire dei corsi di formazione in maniera più agevole. Era la fine del 2007 e mi venne chiesto di candidarmi alle elezioni per le Rsu (Rappresentanze Sindacali Unitarie). Quasi costretta, ho accettato e sono stata eletta... da lì è iniziato tutto. Poi durante la specialistica in Infermieristica, che ho frequentato all’Università di Firenze, trovandomi a contatto con realtà poliedriche e sviluppate mi si è aperto un mondo: ho capito che la professione dell’infermiere può crescere molto e che, oltre naturalmente all’Ipasvi e ai Collegi Infermieristici, anche il sindacato può contribuire a questa crescita. Una volta laureata ho approfondito la legislazione in materia, ho studiato bene il contratto collettivo nazionale e all’inizio del 2011 ho avuto l’opportunità di entrare nella mia attuale sigla sindacale. Ed ora sono sindacalista in pianta stabile, delegata responsabile del San Matteo, insieme a Marco 12 PAGINA Infermiere a Pavia Grignani, e faccio anche parte del direttivo provinciale. Ritiene fondamentale, in questo suo ruolo attuale, essere stata infermiera? Sì. Le persone che hanno avuto sulle spalle pochi anni di “prima linea” difficilmente riescono a svolgere con competenza le loro mansioni, sia a livello dirigenziale che sindacale. Capire i turni, la divisione del lavoro sulle ventiquattro ore perchè l’hai vissuta sulla tua pelle, costituisce un’esperienza pregressa che mi dà la possibilità di essere una sindacalista in grado di parlare la stessa lingua della controparte. E questa ritengo sia un’arma importante per gli infermieri, anche nei tavoli delle trattative. Ecco perchè sono contenta, anche se guadagno meno di prima e non ho più tempo libero. Di problemi ne abbiamo, e tanti, ma credo che per risolvere la questione del riconoscimento professionale si debba anche combattere, come hanno fatto i medici. E se non sei dentro agli organismi politici e sindacali sei spacciato in partenza. Pensa che questo aspetto sia già chiaro agli infermieri oppure manchi ancora la consapevolezza ? Penso che l’infermiere sia un po’ fossilizzato nella sua routine del “tanto non cambierà mai niente”. È giunto il momento di combattere per il riconoscimento della professione, per capire che gli infermieri devono risolvere autonomamente i loro problemi buttandosi in politica e nei sindacati, altrimenti saremo sempre dimenticati sia a livello aziendale che nazionale. In Italia funziona così, purtroppo. Lei parla di combattere per la professione. Quando esercitava in prima linea le accadeva di sentirsi frustrata o poco considerata? Guardi, ho accettato di dedicarmi a tempo pieno all’attività sindacale anche perchè, onestamente, nell’ultimo tratto della mia professione infermieristica mi sentivo frustrata. Era una frustrazione che cresceva di pari passo con la mia formazione, man mano che capivo che cosa doveva essere l’infermiere nel sistema sanitario (e non era), qua in Italia... Non ho mai avuto, per fortuna, problemi irrisolvibili, però mi sono sempre più resa conto che non esiste la tanto decantata autonomia professionale dell’infermiere, sotto tutti i punti di vista. È innegabile che la gestione sanitaria nel nostro Paese sia medicocentrica e questo non stimola di certo l’infermiere. Però una volta che realizzi questo, credo debba subentrare l’orgoglio di non voler sentirsi più succubi di un sistema. dano realmente a valorizzare la professione sia in termini normativi che economici. L’infermiere deve poter crescere professionalmente e farlo con il giusto compenso. E una proposta che ritengo fondamentale è anche quella dell’inserimento, nelle varie aree delle competenze, della formazione. L’infermiere che insegna all’infermiere credo sia una condizione da cui non si possa più prescindere. Non voglio essere ripetitiva, ma ritengo che la strada per arrivare a dei risultati efficaci sia quella di avere maggior rappresentatività in ambito politico e sindacale. Prendiamo l’esempio della presidente nazionale Ipasvi, Annalisa Silvestro: non entro nel merito della sua scelta di entrare in politica, ma innegabilmente il fatto che ora faccia parte di quel mondo la porta ad avere più visibilità e, di conseguenza, a contare di più nei tavoli delle trattative. Perchè non ha scelto un sindacato di categoria infermieristica? A parte il fatto che noi, pur non essendo di categoria, abbiamo oltre cinquecento infermieri su novecento iscritti, credo che più della sigla sindacale conti la persona con il suo impegno concreto. E se devo essere sincera penso anche che a volte i sindacati di categoria possano avere nel loro estremismo un limite. Mi spiego: io devo ragionare a favore degli infermieri, ma nel contesto generale, senza calpestare i diritti di altre categorie. Una sindacalista donna molto attiva... non è così comune questa figura... Lei che dice in proposito? Che non è semplice, soprattutto se effettivamente ti vuoi impegnare in maniera attiva... Come in buona parte dei lavori e nella politica, anche l’ambiente sindacale è prettamente maschile, nonostante tutti i discorsi delle “quote rosa” che però sono teorici più che concreti. Diciamo che ci vuole un po’ di tempo per entrare a far parte degli ingranaggi, cercando di far vedere che sei brava ma non troppo... altrimenti un po’ dai fastidio ai colleghi maschi! Però io posso dire di essere stata accolta bene, ho ricevuto tantissimo ma sto anche impegnandomi al massimo. Anche perchè penso che per far bene l’attività sindacale devi per forza svolgerla a tempo pieno”. Quali sono le battaglie che, secondo lei, sono prioritarie da combattere a favore della professione infermieristica? Sicuramente il rinnovo del contratto con l’applicazione di quelle modifiche che va- Un’ultima domanda. La sua passione per la nuova professione di sindacalista è evidente e tangibile. Ma non le manca mai il suo “primo amore”, l’essere infermiera sul campo? Beh, ammetto che quando vedo passare l’automedica del 118 un po’ sì... Amavo particolarmente l’impegno nel 118, anzi diciamo pure che avevo lasciato un contratto a tempo indeterminato alla Maugeri per uno a tempo determinato al San Matteo solo per poter partecipare a un Master sul 118... Ma non posso dire di essere pentita della mia scelta. Mi sono sempre sentita portata per aiutare gli altri: l’ho fatto da infermiera, da volontaria della Croce Rossa e adesso lo sto ancora facendo da sindacalista. Perchè in fondo è questa la missione del vero sindacato, che è nato per tutelare i lavoratori e che a volte, purtroppo, ha perso nel tempo questo valore. L’autore * Giornalista Professionista de Il Ticino di Pavia 13 PAGINA Numero 1/2014 È arrivato in redazione questo articolo. Si differenzia da ciò che siamo soliti pubblicare, ma trattandosi di una storia vera e necessaria per riflettere sul tema della malattia, ci siamo sentiti di pubblicarla con nomi di fantasia. La nostra linea editoriale è anche questa. “Non sono solo ira e dolore… forza io sono di pietra pensosa, allegria di mani insieme allacciate. Infine sono libero entro gli esseri. Tra gli esseri, come l’aria vivo e dalla solitudine assediata esco verso il folto delle battaglie a conquistare gioie indomabili”. Pablo Neruda Dolore, per ricominciare Ore 8.00. La giornata sembra prospettarsi bene. Il cielo è luminoso, presagio di buon tempo. Dopo giorni di pioggia torrenziale, finalmente uno spiraglio di primavera, persino gli uccellini hanno voglia di cinguettare. E io, come mi sento? Non lo so proprio. Sono giorni che m’interrogo su ciò che sta accadendo e non capisco e quando non comprendo, divento ancora più cupa, silenziosa e sofferente del solito. Si perché io sono così. Sempre agli estremi dell’angoscia esistenziale. Sempre dannatamente infelice e triste. Tutto ha una logica, un ordine predefinito. Solo io sono in grado di soffrire; se ci fosse stata una materia scolastica o una disciplina accademica avrei preso sempre e solo massimi voti. Come al solito, mi alzo dal letto accumulando un ritardo che andrà via via crescendo trasformandosi da minuti ad ore fino a modificare l’umore che da leggermente infastidito cangia in “luna nera”. Del resto ho scelto la libertà e questo comporta che non ci sia nessuno ad aspettarmi al rientro a casa, in ufficio, per un aperitivo o per una serata a teatro. Single convinta, ogni tanto penitente. Sono una giornalista oppure una scrittrice a seconda degli avvenimenti della vita, in realtà a seconda di chi mi paga e oggi non avendo scadenze, decido che sarà la giornata della solidarietà. Contravvenendo alla mia vera essenza di “prima arrivo io e poi forse penso agli altri”, chiamo una mia cara amica che non sento da tempo. Mi sembrava addirittura che non stesse particolarmente bene. Il cellulare squilla libero ma non risponde; strano, da sempre il suo arto superiore termina non con la mano ma con il telefono. Faccio altro ma qualcosa in me s’insinua come un tarlo. Non riesco a non pensare a lei: dove sarà finita, come mai non risponde, soprattutto come mai non mi richiama. Dopo qualche ora di silenzio, chiamo una conoscente comune, al solo scopo di sapere dove sia finita lei. Stupore e senso di colpa mi travolgono; è ricoverata e con una diagnosi, ahimè infausta. Ma dov’ero stata tutto questo tempo? Come avevo potuto non accorgermi che fosse malata? Ripresa dallo shock e dal più totale nichilismo, raccolte tutte le informazioni, decido di andare a trovare Roberta, in Ospedale. Mi rendo conto di aver omesso fin qui il suo nome. Un amico, forse l’unico vero che ho, una volta mi disse che tendo a depersonificare, difficilmente racconto le mie conoscenze o amicizie chiamandole per nome. Lui, come me, sa che è uno dei miei tanti modi per creare il giusto spazio protettivo tra me e il mondo. Ma, ritornando a Roberta, avevo necessità di vederla, di prendere atto del fatto che effettivamente fosse malata; in cuor mio avevo speranza che il “tutto” fosse stato ingigantito come al solito avviene, nei passaparola. Mi avvio, potrei prendere i mezzi, invece desidero accorciare i tempi per cui opto per la macchina. C’è traffico. In questa città, qualsiasi cosa accada è pretesto per giustificare una viabilità da medioevo. I semafori, le rotonde, le biciclette, i pedoni, una miscela di automi che si muovono senza distinzione tra esseri umani e inanimati. Investita dai clacson, penso che la nostra sia un’epoca di pochezza e di solitudine. Arrivo finalmente a destinazione. L’ospedale è una scatola grigia, funerea, neutrale e agghiacciante. Faccio fatica a pensare che in quell’anonimato ci possano lavorare molte persone ma ancora di più che quello sia un luogo di cura e di speranza. Parcheggio e chiedo al punto informazioni le indicazioni del reparto in cui Roberta è ricoverata. Mi sento le spalle pesanti, la testa in pallone e il respiro affannato. Non vi è ombra di dubbio, sono in difficoltà. Non accetto la situazione; ma quale situazione? Ancora non la conosco; vorrei tornare indietro ma non posso e non voglio. Salgo le scale del padiglione, rallentando man mano che mi avvicino, supero l’in- 14 PAGINA gresso e guardo con tristezza i numeri delle stanze, ecco vedo il 13, mi dico: “Questo numero dovrebbe portare fortuna!” Riaccendo l’hope. Mi affaccio e la vedo. Seduta al tavolo, ha il vassoio intonso davanti a sé, deve aver tentato di alimentarsi. Occhi segnati e persi nella difficoltà digestiva o forse nell’intolleranza alla situazione. Non si è ancor accorta di me; per fortuna, ho ancora qualche secondo per riprendermi da questa fotografia, in verità non trovo il termine per descrivere il momento. È dimagrita, non di molto, ma il segno di un estraneo che si sia impossessato di lei è evidente, ha una postura innaturale. Immagino che sia dovuta al dolore. In questa metamorfosi di indebolimento del corpo e dello spirito, la trovo così bella, così desiderosa di poter esprimere tutta la sua estraneità alla malattia. Il suo pigiama è azzurro come il cielo, come il mare, come un orizzonte senza una fine, come lo specchio dell’acqua che ti consente di vivere tutte le tue emozioni, anche quelle più nascoste. È una donna incantevole, colta, forte, disponibile, capace di affrontare il mondo, le situazioni, il dolore, la malattia. E non lo dico perché ora la vedo fragile e indifesa; lei è sempre stata l’immagine della forza, della vitalità, della potenza, lo è sempre stata e ora, lo è ancora di più. Mi vede e mi accoglie con un risolino e un: “Finalmente sei arrivata”. Non è arrabbiata, anzi, ha solo voglia di rendermi partecipe della sua vicissitudine con una naturalezza e una semplicità a dir poco disarmanti. Mentre parla, non smette un attimo di sorridere, pondera nuovi progetti, pianifica i viaggi che farà, immagina il matrimonio del figlio, la laurea della figlia. Io la guardo, tra l’esterrefatto e il meravigliato, non riesco a proferire sillaba. Nella testa una sola domanda: “Ma come fa, a essere così serena?”. Il tempo scorre velocemente e Roberta ha bisogno di stendersi, è visibilmente affaticata, cerca sul comodino gli oggetti che le serviranno nelle prossime ore, li sistema in modo che siano facilmente accessibili, con cura, armonia e fede. Butta un’ultima occhiata al fiore che le ho portato e troppo stanca per continuare la conversazione mi congeda con affetto e riconoscenza... Nell’abbracciarla, prima di allontanarmi, capisco di aver stretto troppo, provocandole una fitta, che stupida mi dico, ma lei sempre con il sorriso e con un tono amorevole, mi ricorda che sono così, maldestra e aggressiva ma che in fondo con le mie incongruenze, sa che le voglio un gran bene. Sulla porta, un altro saluto; gli occhi di entrambe si dirigono verso il pavi- Infermiere a Pavia mento. È tempo che io vada. Esco, vorrei scappare, correre, respirare, urlare, invece resto ferma, non mi muovo. Appoggiata al muro di quell’edificio, sono sola con il mio vuoto, con la mia insensata vita deserta e infinitamente solitaria. Ho bisogno di pregare, non per me, per Lei. Menzogna pura. Ho una disperata necessità di sentirmi parte di un progetto, di potermi affidare a ciò che non vedo e non sento ma che percepisco come Entità superiore, capace di alleviare ogni sofferenza. Ma sono veramente io, questa donna, mi chiedo. Riprendo a respirare, a muovermi. Ho una nuova idea della mia vita. Voglio viverla, occuparmi di qualcuno, amare quel qualcuno, avvicinarmi agli altri senza la preoccupazione di essere ferita, voglio guardare l’umanità per comprendere il senso dell’amicizia, del donarsi e del ricevere, voglio… soprattutto ringraziare Roberta perché lei e la sua malattia mi hanno permesso di riflettere e di riprogettare la mia vita in un modo diverso. Il suo dolore e la sua sofferenza sono la dimensione di una rinascita, di un cambiamento ai quali, sono certa, non rinuncerò. A te, mia cara Amica, grazie di aver risvegliato un animo intorpidito, concesso alle lacrime di uscire allo scoperto, sviluppare una nuova strategia di vita, avvertire il lamento dello spirito. Come disse Italo Svevo, le lacrime non sono espresse dal dolore ma dalla sua storia. Io, avevo perso la mia. Michelle Decisi che Roberta avrebbe dovuto sapere che mi aveva trasformata, che grazie a lei avevo un nuovo “disegno”. Le inviai, una mail. Confesso che avevo un’ansia pazzesca per quello che avrebbe potuto immaginare, rispondermi. Invece, ancora una volta, riuscì a essere sorprendentemente oltre l’inimmaginabile. La sua risposta fu: “...non so cosa dirti; sono sola e le lacrime scorrono come un fiume in piena. Come Anna, Annina (nda: dovete sape- re che questo è il suo vero nome) o Roberta, come mi hai rinominata tu, ma il nome poco importa, a me verrebbe solo di abbracciarti forte forte e di dirti, esci, vai incontro al sole e fatti avvolgere dal suo tiepido calore. Tutto si supera, si affronta, anche questo, anche la morte! Non ho paura di morire, perché fa parte della vita... Vita e morte sono un tutt’uno! Sono un cammino, un inizio e una fine di un bellissimo periodo di vita. La mia, l’ho vissuta intensamente; con gioia e dolori, paure e spesso ansie ma e soprattutto con un amore intenso per la vita stessa. Amore per la mia famiglia, per Marco mio compagno da ben 32 anni. Ciò che abbiamo vissuto è un’alchimia di sogni, racconti, nascite dei nostri figli voluti per amore perché Marco è il Mio Amore ed il Mio Tutto. Amore per il buon giorno del mattino, amore per lo sguardo di tenerezza reciproca... Amore nel tirare su i nostri figli sapendo che non è così facile essere mamma, genitore e moglie. Amore per il grigio delle nuvole sapendo che dietro alla diversa tonalità dei grigi c’è sempre un azzurro che spunta. Quindi vivi al momento, pensando che esiste l’oggi, il qui e ora, ciò che ha la meglio su tutto è l’amore per la vita. Amore, per tante cose e verrebbe fuori un elenco infinito di Amore. I Sogni? Falli! Aiutano ad andare sempre avanti. Sappi che io non mi arrendo e anche se il mostro o l’alieno mi sta divorando e a volte anche con dolore, sto scrivendo a te cara Michelle e sto guardando l’azzurro del cieli e ti penso che corri capelli al vento sulla tua bicicletta. Sorrido felice perché amica mia hai un dono immenso: l’umiltà di riconoscere come sei ma anche la forza di non farti affossare dalla tua paura, di affrontare te stessa e gli altri! Ti voglio bene Michelle... sempre e per sempre con affetto e serenità. Perdonami se me ne impossesso”. Roberta 15 PAGINA Numero 1/2014 Ciao Simona . . . Se spesso siamo angeli che in silenzio compiono azioni degne di onorificenze, a volte riusciamo anche a essere freddi, cinici, impassibili davanti al dolore, quasi refrattari a qualsiasi emozione nel rispetto delle regole imparate. La nostra professione, lo dico da sempre, è la più contraddittoria che esista. Proprio per questo, abbiamo deciso di pubblicare questa lettera che vuole riportare ai nostri occhi ma soprattutto alle nostre menti, il ricordo della essenza della professione di Infermiere: “prendersi cura della persona che si assiste in logica olistica, considerando le sue relazioni sociali e il contesto ambientale. Il prendersi cura è agito attraverso la strutturazione di una relazione empatica e fiduciaria soprattutto quando l’assistito vive momenti difficili, diviene “più fragile” e perciò ancora più bisognoso di aiuto e sostegno”. Penso infine che non sia necessario scrivere altro per presentare il tema di questa lettera, ricca di emozione ma soprattutto di tristezza per un atto infermieristico dovuto e negato e che questa pubblicazione possa aiutare sia l’assistente che l’assistito. Grazie Enrico Frisone Ciao Simona Mah... io che di solito non ho grandi difficoltà a fissare su carta i miei pensieri vuoi anche per deformazione professionale - adesso invece ho grossi problemi. Dire addio per sempre alla cugina cui più di tutte volevo bene, per una lunga serie di ragioni, scoperchia una serie infinita di pensieri. Soprattutto se ti capita di avere scherzato con lei su facebook poche ore prima e poi in una sola giornata dover passare dal pronto soccorso alla rianimazione fino alla camera mortuaria. È qualcosa che davvero sconvolge e rivoluziona alcuni punti fermi. Non mi vergogno a dire che, nonostante la fede, nella sera della morte di Simona sono rimasta sul letto un’ora a pensare dove fosse andata. Avevo visto un corpo immobile, che fino a poche ore fa si muoveva normalmente, ho passato il tempo a chiedermi dove fosse ora ciò che dava vita al corpo. La sua anima, il suo pensiero, il suo sorriso... Dove sono adesso? Dove? Lassù in Paradiso, provo a dirmi sperando con tutta me stessa che sia così, ma se guardo in alto faccio fatica a pensare che ci sia lei, che mi stia guardando. E comunque mi sconvolge pensare che tutto d’un colpo termini ogni cosa che stavi portando avanti qui, sulla terra. Così, in un attimo. Quando stavo chiamando il 118, dopo aver constatato che stava male, mi sono quasi arrabbiata nel sentirla costantemente chiedermi se stava morendo. Ho pensato alle sue esagerazioni, a quel modo che aveva di ingrandire sempre un po’ i problemi, come tutti gli ipocondriaci. E lo dico da ipocondriaca. “Ma che cosa stai dicendo?”... “Ma dai, è una crisi di panico; con un bel tranquillante torni a casa in forma!”. Invece no, se ne è andata davvero, quasi senza che me ne rendessi conto. E l’unica cosa che spero è che non abbia avuto il tempo di rendersene conto neppure lei. La rabbia è che non lo posso sapere e non lo saprò mai. Perchè sono rimasta in ospedale per tutte le nove ore in cui è stata lei, ma avrò avuto modo di vederla solo per una mezz’oretta. Ecco, vorrei dire a quella figura ben poco umana che ho incontrato al triage del pronto soccorso che prima di sbattere fuori un accompagnatore così, tanto per sentirsi importante e superiore, farebbe meglio a guardare in volto la persona che accompagna. E se nei suoi occhi vede il terrore puro e magari chi l’accompagna lo prega in tutte le lingue di restare perchè Simona era un po’ così... un po’ più fragile... un po’ più sensibile... e con una tremenda paura addosso... la paura di chi forse capisce o sente inconsciamente che la vita sta volgendo al termine... ecco magari farebbe una figura migliore a rispondere che un quarto d’ora con lei può stare. Invece mi ha sbattuto fuori quasi fossi un’accattona... Sì, elemosinavo qualcosa, è vero... elemosinavo quelle che sarebbero state le ultime ore trascorse con mia cugina. E invece le ho vissute fuori, sentendola gridare dal dolore e dalla paura. E sentendomi poi dire da un medico che ogni volta che si riprendeva dal sedativo, chiamava Dany. Chiamava me. E io non c’ero lì con lei. C’ero ma ero su una sedia fuori. E lei non poteva saperlo. Ecco che cosa mi fa stare male. E nessuno dica che sono le regole. Perchè contemporaneamente a me c’era anche un giovane nomade che ha picchiato un pugno sullo sportello del triage talmente forte che per lui le porte si sono aperte immediatamente... Ecco quali sono le regole che valgono... 16 PAGINA E dico grazie, ma di tutto cuore, a Manuela, giovane medico dell’Areu che invece mi ha fatto entrare, mi ha sorriso, poi usciva periodicamente dal pronto soccorso per ragguagliarmi. Tutto puoi accettare in quei momenti di disperazione, ma non la mancanza di umanità e di sensibilità. Lei mi ha dato competenza ma anche umanità. Basta poco, a volte, ma devi arrivarci, devi avere dentro certe qualità. Altrimenti, forse, è meglio non fare né il medico né l’infermiere. Soprattutto in reparti critici come possono essere un pronto soccorso o una rianimazione. Mentre trasportavano Simona dal pronto soccorso alla Rianimazione I, è stata sempre Manuela a fermare la barella e a consentirmi di salutarla. Era ormai non molto lucida, ma ricordo perfettamente che mi ha detto “Ciao, cugina. Mi raccomando, pensa a Tom” (il suo gattone che ora, mentre scrivo, è qua vicino a me). Io non lo sapevo, ma sono state le ultime parole della sua vita. Se non fosse stato per Manuela, non le avrei neppure sentite. Il resto è stato un crollo progressivo... ore fuori dalla Rianimazione senza mai avere notizie, il silenzio assoluto rotto solo dai suoi lamenti, il buio che scendeva fuori e dentro di me, poi la mia disperata richiesta di sapere qualcosa e un medico che finalmente usciva per dirmi qualcosa. Qualcosa di poco bello. Embolia polmonare... Ancora una volta mi veniva negata la possibilità di un “ciao”... sono andata a casa demolita dentro dal non poterla vedere e poco prima delle due la telefonata. Fredda, di circostanza: “Mi dispiace, sua cugina è morta. Siccome abbiamo chiesto l’autopsia per capire meglio le ragioni ha due ore di tempo per venire a vederla, poi la portano via. Decida lei che cosa fare”. Proprio così. Lei per loro era un numero. Per me invece era mia cugina. La voce sembrava quasi quella di un nastro registrato. Una trafila da eseguire. Per me invece un pugno da ko nello stomaco. Certo che volevo vederla. Avrei preferito che qualcuno me lo chiedesse quando ancora era in vita e potevo stringerle la mano per farle capire che ero lì e che avevo mantenuto la mia promessa. Ho potuto invece salutarla lì, su un tavolo, sotto una coperta da cui usciva solo il volto quasi sorridente nonostante tutto ciò che aveva subito in quelle ore. Poi la firma immediata per l’espianto di cornee ed organi, mi piace pensare che qualcosa di lei ancora possa vivere e rendere felici altre persone. Lo voleva anche lei, tante volte ne avevamo parlato. Tutto il resto, purtroppo, è storia consequenziale... Ma quel tarlo ancora mi rode... Se avessi picchiato un pugno anch’io sarei Infermiere a Pavia probabilmente rimasta vicino a lei... Essere educati non sempre paga... Anzi probabilmente quasi mai. A te, a voi che mi avete lasciato lontana dalle ultime ore di vita di mia cugina vorrei dire solo una cosa: “Spero di cuore che se un giorno vi troverete nella mia stessa situazione, incontriate sulla vostra strada una Manuela e non qualcuno come voi... E spero anche che, qualora doveste leggere queste parole, vi possano servire per capire che dietro ogni ingresso in pronto soccorso c’è una storia, una vita, una persona che magari sta morendo e ha il diritto di farlo con qualcuno accanto”. Ciao Simona. Tu non mi hai visto, ma io ero là con te... ogni minuto... come ti avevo promesso... E ora lo sai... ovunque tu sia e spero di riuscire presto a convincermi anch’io che tu sei lassù, felice. Ora faccio ancora troppa fatica. Gruppo Facebook al San Matteo La Biblioteca di Infermieristica del Policlinico San Matteo da pochi giorni ha aperto un proprio Gruppo Facebook con il fine di rendersi utile ai professionisti e agli studenti afferenti al mondo dell'Infermieristica pavese. Condivisa l’idea con tutti i responsabili del settore, è sua missione fungere da collante per le segnalazioni periodiche di articoli e riviste on-line, eventi, congressi, master e alla pubblicazione di aggiornamenti (in particolar modo legati alla letteratura scientifica e al rapporto biblioteca-infermiere). Si prefigge inoltre di dar luce anche ad ampie pagine legate alla storia dell'Infermieristica in particolare di quella locale, foto edite ed inedite, ecc. La presenza nel Gruppo di esperti del settore, darà modo di sviluppare forum legati ad argomenti in particolare e ad approfondimenti. L’augurio è la massima partecipazione da parte degli studenti, degli infermieri e di tutte le figure sanitarie che abbiano interesse a partecipare o semplicemente ad informarsi. Michele Chieppi Biblioteca di Infermieristica Fondazione IRCCS Policlinico S. Matteo di Pavia Piazza Volontari del Sangue 3 - 27100 Pavia tel. 0382/502695 mail: [email protected] 17 PAGINA Numero 1/2014 Puoi pure non guardare ma non è possibile che non vedi * Associazione Infermieri Nursing Sociale “Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche questi possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrativa. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: ‘ Non c’è altro da vedere,’ sapeva che non era vero. La fine del viaggio è solo l’inizio di un altro. È necessario vedere quel che non si è visto, rivedere quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si era visto d’estate, vedere di giorno quel che si è visto di sera, col sole laddove la prima volta scendeva la pioggia, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. È necessario tornare sui passi già fatti, per ripeterli e per tracciarvi accanto nuovi cammini. È necessario ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore torna subito.” Josè Saramago VIAGGI da: “L’ultimo quaderno” (pagg. 82 - Serie Bianca Feltrinelli) E si, possiamo pure non guardare ma non è possibile non vedere ciò che ci succede intorno. Pezzi di fame, pezzi di immigrazione, pezzi di lacrime e pezzi di persone... la televisione, i giornali, ci danno questo e noi ce lo facciamo bastare. Cambiamo canale, voltiamo pagina e aggiungiamo altri pezzi di qualcosa per riempirci vuoti che ci costruiamo nell’indifferenza totale. Guai, però, ad ammetterlo! Basta teorie, basta improvvisati maestri, basta teorici del nulla che sanno vendere bene il loro sapere con la pretesa di formare, formare, formare…(guadagnare!!!!)… ma come si forma il formatore che non si sporca mai le mani, non prende mai un aereo, non entra nel fango sporcandosi le scarpe, non sa cosa significhi la fame e la miseria, non poterne più del dolore, della sofferenza, della merda che lo circonda? Basta parolai! Ciò di cui abbiamo bisogno, in questi tempi, sono testimoni credibili che con azioni concrete non stanno a guardare i tanti, troppi, esseri umani considerati esuberi, scarti della società. “lo sai qual è il più bel paese del mondo? l’italia. Spaghetti... cosa ridi la gente è felice...c’è il benessere, son felici... lo sai per far star bene tutta quella gente lì cosa ci vuole? centinaia di milioni che stanno male”. (Mario Tozzi (Diego Abatantuono) e Alex (Claudio Bisio) in Puerto Escondido di Gabriele Salvatores). Ma soprattutto “Io fino a tre mesi fa facevo una vita normale. Stavo inquadrato, in una società che ha delle regole, e rispettavo le regole: ero convinto che 18 PAGINA rispettando queste regole ci fossero dei tornaconti, ci fosse una regia occulta che mi muovesse, che mi facesse diventar vecchio in un certo modo, con più saggezza, con delle sicurezze... Invece non c’è un ca**o: divento vecchio come un imbecille e non so niente...” (Mario Tozzi (Diego Abatantuono) e Anita (Valeria Golino) e Alex (Claudio Bisio) in Puerto Escondido di Gabriele Salvatores). Premesso questo, durante una giornata di salute in Guatemala, nell’aldea di Chanrayo, organizzata dalla nostra associazione, abbiamo incontrato Santos Carrillo, infermiere in un piccolo ospedale pubblico a Città del Guatemala. Ecco cosa ci ha raccontato della sanità nel suo paese. “La situazione del nostro paese è sconcertante se parliamo dei servizi sociali perchè lo stato non è in grado di rispondere ai problemi della salute. Lo sviluppo non si ottiene con istanze solo a livello istituzionale ma si ottiene con il miglioramento delle condizioni del popolo e dei villaggi grazie ad ottime condizioni di educazione e salute. Salute, acqua, luce, una degna abitazione…la maggioranza delle persone non ha diritto a questi servizi. Quelli che soffrono più di tutti questa condizione sono: I bambini e gli anziani. La mortalità infantile è elevata e le malattie che prevalgono in Guatemala sono: le infezioni respiratorie acute e le infezioni gastro intestinali. In questi luoghi dove difficilmente la gente ha un accesso diretto alla salute, una complicazione materna potrebbe essere fatale perchè il centro di salute più vicino dista tre ore da qui. Per questo è importante venire fin qui, nei luoghi più remoti e arrivare ad ottenere un giorno il diritto alla salute per tutti. Infermiere a Pavia I bambini hanno bisogno di una alimentazione più bilanciata affinchè possano migliorare la propria salute e nutrizione. Questo è il metodo che abbiamo mantenuto fino ad ora in questo villaggio. Siamo qui perchè c’è necessità di visitare I bambini. Qui c’è una situazione molto difficile data dalla mancanza di alimenti e dei servizi basici per quanto riguarda la salute. Stiamo lavorando da diversi mesi in questo villaggio controllando periodicamente il peso dei bambini e oggi ci siamo accorti che sono ancora una volta diminuiti di peso. Tutto questo per la mancanza di alimenti e alla mancanza della possibilità di curarsi per le persone che vivono in queste aree.” ...poichè non sappiamo quando moriremo si è portati a credere che la vita sia un pozzo inesauribile... però tutto accade solo un certo numero di volte, un numero minimo di volte... quante volte vi ricorderete di un certo pomeriggio della vostra infanzia? un pomeriggio che è così profondamente parte di voi che senza, neanche riuscireste a concepire la vostra vita, forse altre quattro o cinque volte, forse nemmeno... quante altre volte guarderete levarsi la luna, forse venti... eppure, tutto sembra senza limite... Il tè nel deserto - Monologo finale ascoltando – Stjepan Hauser - Gabriel’s Oboe (The Mission) – Luka Sulic - Theme from Schindler’s List – Gli 8 Violoncelli - Bacalov - Il Postino – Chocolat Original Soundtracks. Infermiere P A V I A 1/2014 a Vita di collegio SOMMARIO Rendiconto finanziario entrate 2013 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 Situazione patrimoniale al 31-12-2013 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 Rendiconto finanziario uscite 2013 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 Preventivo finanziario gestionale 2014 - Entrate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 Preventivo finanziario gestionale 2014 - Uscite . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 2 PAGINA V I TA D I C O L L E G I O Infermiere a Pavia Collegio IP.AS.VI. di Pavia CONTO ECONOMICO ENTRATE DAL 01/01/2013 - 31/21/2013 ENTRATE di Comptenza TITOLO I € 264.883,46 ENTRATE di Cassa € 270.608,47 ENTRATE CORRENTI (E1) Entrate contributive a carico degli iscritti € 262.600,91 € 268.687,91 E1-1 E1 Quote iscritti 2012 (E1-1) € 255.000,91 € 261.087,91 E1-2 Quote nuovi iscritti 2012 (E1-2) € 7.600,00 € 7.600,00 E2 E2-1 E3 E3-1 E4 E4-1 (E2) Entrate da iniziative culturali e aggiornamenti professionali € – € – Corsi di aggiornamento (E2-1) € – € – (E3) Quote partecipazione iscritti all'onere part gest € – € – Tessere, distintivi e bolli (E3-1) € – € – (E4) Trasferimenti correnti da parte di stato-regioni-comuni € – € – Trasferimenti correnti (E4-1) € – € – (E5) Entrate derivate dalla vendita di beni e dalla prest di servizi € – € – E5-1 Vendita pubblicazioni (testo OSS, Enpapi) (E5-1) € – € – E5-2 Proventi attività commerciali (E5-2) € – € – E6 (E6) Redditi e proventi patrimoniali € 2.282,55 € 1.920,56 E6-1 Interessi attivi su depositi e conti correnti (E6-1) € 2.282,55 € 1.920,56 E7-1 Recupero e rimborsi (E7-1) € – € – E5 E8 E8-1 (E8) Entrate non classificabili in altre voci € – € – Commiss esame accertamento lingua ITA e norm. Profes. (E8-1) € – € – TITOLO II € – € – ENTRATE IN CONTO CAPITALE € – € – TITOLO III € – € – ENTRATE AVENTI NATURA DI PARTITE DI GIRO € – € – Altre € – € – Ritenute fiscali previdenziali € – € – Assicurazioni € – € – € 264.883,46 € 270.608,47 PARTITE DI GIRO TOTALE ENTRATE COMPLESSIVE SITUAZIONE PATRIMONIALE al 31/12/2013 ATTIVITÀ PASSIVITÀ Codice Descrizione 15 Disponibilità liquide Importo 1501 Depositi bancari e postali 287.678,98 150101 Banche c/c attivi 287.678,98 15010101 Banca regionale Europea 261.116,67 15010103 Banco Posta 1505 Denaro e valori in cassa 2.673,37 150501 Cassa e monete nazionali 2.673,37 TOTALE Codice Descrizione Importo 290.352,35 26.562,31 290.352,35 TOTALE 0,00 Utile 290,352,35 TOTALE A PAREGGIO 290.352,35 Numero 1/2014 3 V I TA D I C O L L E G I O PAGINA CONTO ECONOMICO USCITE DAL 01/01/2013 - 31/21/2013 USCITE di Comptenza U1 U1-1 U1-2 U1-3 U1-4 U1-5 U1-6 U1-7 U1-8 U1-9 U1-10 U2 U2-1 U2-2 U2-3 U2-4 U2-5 U2-6 U2-7 U2-8 U3 U3-1 U3-2 U3-3 U3-4 U4 U4-1 U4-2 U4-3 U4-4 U4-5 U4-6 U5 U5-1 U5-2 U5-3 U5-4 U5-5 U5-6 U6 U6-1 U6-2 U7 U7-1 U7-2 U8 U8-1 U8-2 TITOLO I - USCITE CORRENTI U1 SPESE GENERALI FUNZIONAMENTO SEDE Affitto e Condomio Spese telefoniche, Fax, Internet Luce, Pulizie, Approvvigionamenti Cancelleria, stampati, materiale computer Spese postali Spese conto corrente bancario e postale Imposte e tasse Spese trasporto e spostamento Assicurazione Spese varie U2 USCITE ACQUISTO BENI CONS E SERVIZI Acquisto libri, riviste, giornali ed altre pubblicazioni Bolli, tessere, distintivi Manutenzioni e riparazioni Spese ed oneri gestione MAV Consulenze legali Consulenze amministrative Consulenze informatiche Altre consulenze U3 ONERI PER PERSONALE IN ATTIVITÀ SERV Stipendi ed oneri riflessi Assicurazioni personale dipendente Corsi di formazione personale dipendente Fondo incentivazioni U4 USCITE PER PREST ISTITUZIONALI Aggiornamento Iscritti Rivista “Infermiere a Pavia” / “Vita di Collegio” Pubblicazione Albo Spese di rappresentanza Solidarietà Spese attività gruppi di lavoro/progetto/Ricerca (sito web- XII maggio- Formazione - Libera Professione) U5 SPESE ORGANI COLLEGIO Gettoni di presenza e indennità di funzione istituzionale Rimborso spese CD/CRC e di funzione istituzionale Aggiornamento Consiglieri e Revisori Assicurazione organi statutari Consiglio Nazionale Spese Elezioni U6 CONTRIBUTI DIVERSI Contributi diversi e varie Commissione esami accertamento conoscenza lingua italiana e normativa professionale U7 ACCANTONAMENTI Accantonamento TFR Fondo spese impreviste TITOLO II - USCITE IN CONTO CAPITALE U8 USCITE IN CONTO CAPITALE Programmi, attrezzature informatiche Mobili e arredi AMMORTAMENTI Ammortamento arredamenti Ammortamento programmi e attrezzature informatiche TITOLO III - PARTITE DI GIRO USCITE AVENTI NATURA DI PARTITE DI GIRO Ritenute e contributi Altre Assicurazione TOTALE USCITE COMPLESSIVE € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € 226.865,17 37.153,27 22.966,45 4.591,68 4.461,41 1.139,71 2.025,44 1.301,10 397,00 – 262,48 8,00 27.806,37 929,99 – 1.238,02 3.581,48 7.874,24 10.002,64 2.728,00 1.452,00 48.435,00 45.634,91 66,00 – 2.734,09 54.171,48 21.475,08 29.547,77 – 424,20 1.550,00 1.174,43 14.313,29 7.648,65 2.920,56 860,98 1.133,92 1.749,18 – 41.300,91 41.060,91 240,00 3.684,85 2.184,85 1.500,00 – 0,00 – – 3.071,07 302,55 2.768,52 – – – – – 229.936,24 USCITE di Cassa € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € 222.786,80 35.971,54 22.966,45 4.590,18 4.455,29 1.139,71 1.003,48 1.148,95 397,00 0,00 262,48 8,00 28.056,90 929,99 0,00 1.238,02 3.581,48 7.874,24 10.253,17 2.728,00 1.452,00 50.473,51 47.673,42 66,00 0,00 2.734,09 51.170,65 24.985,73 22.917,29 0,00 543,20 1.550,00 1.174,43 14.313,29 7.648,65 2.920,56 860,98 1.133,92 1.749,18 0,00 41.300,91 41.060,91 240,00 1.500,00 0,00 1.500,00 3.943,27 3.943,27 3.710,22 233,05 0,00 0,00 € 0,00 € 0,00 € 0,00 € 0,00 € 0,00 €226,730,007 4 V I TA D I C O L L E G I O PAGINA Infermiere a Pavia Collegio IP.AS.VI. di Pavia PREVENTIVO FINANZIARIO GESTIONALE 2014 - ENTRATE Cat. E1 Denominazione Ricavi ENTRATE CONTRIBUTIVE A CARICO DEGLI ISCRITTI E1/1 Quote iscrizioni € 260.346,00 E1/2 Quote nuovi iscritti € 6.500,00 E1/3 Quote anni precedenti TOTALE ENTRATE CONTRIBUTIVE A CARICO DEGLI ISCRITTI E2 E2/1 E3 Corsi di aggiornamento E4 Tessere distintivi bolli auto 500,00 500,00 € 15,00 € 15,00 € – € – TRASFERIMENTI CORRENTI DA PARTE DELLO STATO - REGIONI - COMUNI Trasferimenti correnti TOTALE TRASFERIMENTI CORRENTI DA PARTE DELLO STATO - REGIONI - COMUNI E5 € € QUOTE DI PARTECIPAZIONE DEGLI ISCRITTI ALL'ONERE DI PARTICOLARI GESTIONI TOTALE QUOTE DI PARTECIPAZIONE DEGLI ISCRITTI ALL'ONERE DI PARTICOLARI GESTIONI E4/1 19.252,00 286.098,00 ENTRATE PER INIZIATIVE CULTURALI ED AGGIORNAMENTI PROFESSIONALI TOTALE ENTRATE PER INIZIATIVE CULTURALI ED AGGIORNAMENTI PROFESSIONALI E3/1 € € ENTRATE DERIVATE DALLA VENDITA DI BENI E DALLA PRESTAZIONE DI SERVIZI E5/1 Vendita pubblicazioni (testo OSS, Enpapi) € – E5/2 Proventi attività commerciali € – € – € 500,00 € 500,00 € 120,00 € 120,00 € 300,00 € 300,00 TOTALE ENTRATE DERIVATE DALLA VENDITA DI BENI E DALLA PRESTAZIONE DI SERVIZI E6 REDDITI E PROVENTI PATRIMONIALI E6/1 Interessi attivi su depositi e conti correnti TOTALE REDDITI E PROVENTI PATRIMONIALI E7 E7/1 POSTE CORRETTIVE E COMPENSATIVE DI USCITE CORRENTI Recupero e rimborsi TOTALE POSTE CORRETTIVE E COMPENSATIVE DI USCITE CORRENTI E8 E8/1 ENTRATE NON CLASSIFICABILI IN ALTRE VOCI Commissione Esame accertamento lingua italiana e normativa professionale TOTALE ENTRATE NON CLASSIFICABILI IN ALTRE VOCI E9 ENTRATE AVENTI NATURA DI PARTITE DI GIRO E9/1 Altre € – E9/2 Ritenute fiscali previdenziali € – E9/3 Assicurazioni TOTALE ENTRATE PER PARTITE DI GIRO TOTALE ENTRATE COMPLESSIVE € – € – € 287.533,00 Utilizzo dell'avanzo di amministrazione € – Utilizzo dell'avanzo di cassa € – € 287.533,00 TOTALE GENERALE Numero 1/2014 V I TA D I C O L L E G I O 5 PAGINA PREVENTIVO FINANZIARIO GESTIONALE 2014 - USCITE Cat. U1 U1/1 U1/2 U1/3 U1/4 U1/5 U1/6 U1/7 U1/8 U1/9 U1/10 U2 U2/1 U2/2 U2/3 U2/4 U2/5 U2/6 U2/7 U2/8 U3 U3/1 U3/2 U3/3 U3/4 U4 U4/1 U4/2 U4/3 U4/4 U4/5 U4/6 U5 U5/1 U5/2 U5/3 U5/4 U5/5 U5/6 U6 U6/1 U6/2 U7 U7/1 U7/2 U8 U8/1 U8/2 U8/3 U9 U9/1 U9/2 U9/3 Denominazione SPESE GENERALI FUNZIONAMENTO SEDE Affitto e Condominio Spese telefoniche, Fax, Internet Luce, Pulizie, Approvvigionamenti Cancelleria, stampati, materiale computer Spese postali Spese conto corrente bancario e postale Imposte e tasse Spese trasporto e spostamento Assicurazione Spese varie TOTALE USCITE PER SPESE GENERALI FUNZIONAMENTO SEDE USCITE PER L'ACQUISTO DI BENI DI CONSUMO E DI SERVIZI Acquisto libri, riviste, giornali ed altre pubblicazioni Bolli, tessere, distintivi Manutenzioni e riparazioni Spese ed oneri gestione MAV Consulenze legali Consulenze amministrative Consulenze informatiche Altre consulenze TOTALE USCITE L'ACQUISTO DI BENI DI CONSUMO E DI SERVIZI ONERI PER IL PERSONALE IN ATTIVITA DI SERVIZIO Stipendi ed oneri riflessi Assicurazioni personale dipendente Corsi di formazione personale dipendente Fondo incentivazioni TOTALE SPESE PER IL PERSONALE IN ATTIVITÀ DI SERVIZIO USCITE PER PRESTAZIONI ISTITUZIONALI Aggiornamento Iscritti Rivista “Infermiere a Pavia” / “Vita di Collegio” Pubblicazione Albo Spese di rappresentanza Solidarietà Spese attività gruppi di lavoro/progetto/Ricerca (sito web- XII maggio- Formazione - Libera Professione) TOTALE USCITE PER ATTIVITÀ COLLEGIO SPESE ORGANI COLLEGIO Gettoni di presenza e indennità di funzione istituzionale Rimborso spese CD/CRC e di funzione istituzionale Aggiornamento Consiglieri e Revisori (200 €/cd-crc) Assicurazione organi statutari Consiglio Nazionale Spese Elezioni TOTALE USCITE PER SPESE ORGANI COLLEGIO CONTRIBUTI DIVERSI Contributi diversi e varie Commissione esami accertamento conoscenza lingua italiana e normativa professionale TOTALE USCITE PER CONTRIBUTI DIVERSI ACCANTONAMENTI Accantonamento TFR Fondo spese impreviste TOTALE ACCANTONAMENTI USCITE IN CONTO CAPITALE Programmi, attrezzature informatiche Mobili e arredi Immobili TOTALE USCITE IN C/CAPITALE USCITE AVENTI NATURA DI PARTITE DI GIRO Ritenute e contributi Altre Assicurazione TOTALE USCITE AVENTI NATURA DI PARTITE DI GIRO TOTALE USCITE COMPLESSIVE Avanzo di amministrazione presunto TOTALE GENERALE Spese € € € € € € € € € € € 28.000,00 7.000,00 6.000,00 1.500,00 1.300,00 1.100,00 500,00 150,00 280,00 50,00 45.880,00 € € € € € € € € € 1.300,00 300,00 1.500,00 4.000,00 8.000,00 11.500,00 1.700,00 2.500,00 30.800,00 € € € € € 45.500,00 100,00 200,00 2.734,09 48.534,09 € € € € € € € 25.700,00 29.000,00 10,00 1.000,00 2.550,00 6.000,00 64.260,00 € € € € € € € 8.500,00 6.000,00 3.400,00 1.300,00 4.000,00 4.000,00 27.200,00 € € € 45.000,00 300,00 45.300,00 € € € 2.400,00 8.625,99 11.025,99 € € € € 800,00 500,00 – 1.300,00 € € € € € € € – 13.232,92 – 13.232,92 287.533,00 – 287.533,00 IL COLLEGIO IP.AS.VI. (Infermieri Professionali, Assistenti Sanitarie, Vigilatrici d’Infanzia) della provincia di Pavia invita la cittadinanza alla SETTIMANA CELEBRATIVA 12 MAGGIO 2014 Giornata Internazionale dell’Infermiere NURSES’ SMILE L’infermiere portatore sano di sorrisi Programma 9/10/11 Maggio SEDE: Santa Maria Gualtieri - Piazza Vtttoria Ore 9.00 - 18.30 HAPPEN URS ING I COLORI DELLE EMOZIONI OPERATORI E UTENTI DIPARTIMENTO DI SALUTE MENTALE - A.O. PAVIA ACCADEMIA DELLE BELLE ARTI DI BRERA Il professionista della salute guida in modo graduale il cliente nei vari passaggi, consentendogli di seguire il proprio ritmo interno. L’artista terapista ... il soggetto Inaugurazione il 9 Maggio in Santa Maria Gualtieri con L’ORCHESTRA INVISIBILE (operatori e utenti di Cascina Rossago) Ore 16.30 11 Maggio SEDE: UNITÀ OPERATIVA PEDIATRIA c/o Policlinico San Matteo AULA BURGIO Spettacoli con MAGHI, CLOWN, TRUCCA BIMBI E ... MERENDA Ore 15.00 11 Maggio SEDE: CASA DI RIPOSO PERTUSATI Spettacolo: ROBERTO DURKOVIC e i Violinisti Zigani Facciamo merenda insieme Ore 15.30 12 Maggio SEDE: Teatro Volta Spettacolo: CORPO a cura di CASA SATELLITE - ANFFASS Ore 17.00 FESTA FINALE IPASVI I disegni sono di Samuela Dordoni 25 PAGINA Numero 1/2014 Progettare insieme una nuova documentazione infermieristica per le terapie intensive Nicoletti Rosangela * Alvarez William Bernal Daniela Cattani Francesca Motta Rosangela Nicoletti Valerio Rendiniello PREMESSA L’azienda dove lavoriamo ci ha chiesto di creare una documentazione infermieristica che contenesse requisiti necessari per l’accreditamento di Joint Commission International (JCI) e i requisiti della Regione Lombardia. La dirigenza infermieristica ha ritenuto opportuno che il documento venisse elaborato da chi lavora sul campo. Inoltre ha richiesto che il documento fosse unico e univoco su tutte e tre le terapie intensive. Così abbiamo intrapreso un lungo periodo di lavoro insieme, per quasi 2 anni (da luglio 2010 a febbraio 2012), senza comprendere cosa avremmo costruito poiché non avevamo un modello adatto al nostro contesto lavorativo in previsione di informatizzazione. Siamo partiti in nove componenti e siamo arrivati in cinque perché l’impegno ha richiesto molto lavoro al di fuori dell’orario lavorativo, ma ha permesso a ciascuno di RIASSUNTO All’humanitas Research Hospital la cartella infermieristica di Terapia Intensiva è stata elaborata in modo univoco sulle tre aree (terapia Intensiva generale, Terapia Intensiva cardiochirurgica, Unità di Cure Coronariche) per uniformare e facilitare la compilazione garantendo continuità assistenziale sia per il paziente che per l’operatore che opera su tutta l’area intensiva. Le politiche aziendali considerano l’infermiere come risorsa umana della struttura e non del singolo reparto, pertanto i professionisti, considerati per le loro competenze, risultano polivalenti su tutta l’area intensiva. L’obiettivo primario diventa la creazioni di modelli di documentazione che comprenda completezza, uniformità e facile interpretazione; non da ultimo la compilazione deve essere semplice e uguale per tutti, evitando in questo modo errori di compilazione ed omissione di dati. Questo progetto ha permesso di ridurre le diversità tra i reparti, dove gli obiettivi di cura sono differenti, ma l’assistenza infermieristica è pressoché simile. Il lavoro che ne è emerso si basa non sul singolo settore di pertinenza, né al tipo di patologia d’ingresso nel reparto di terapia intensiva, ma promuove e realizza un’assistenza centrata sulle reali esigenze del paziente. L’integrazione degli infermieri tra le tre realtà ha migliorato la comunicazione tra professionisti, ha facilitato il confronto tra loro e ha permesso un arricchimento personale e professionale. mettere in campo le proprie conoscenze, competenze e abilità personali. Il gruppo era composto da persone di diversa età, anzianità professionale, esperienze lavorative, livelli di istruzioni e nazionalità. Tutto questo ha permesso di darci un arricchimento personale e professionale, ma anche un’integrazione tra colleghi dove il lavoro di gruppo, finalizzato al raggiungimento di un obbiettivo difficile, ha favorito il superamento delle difficoltà. Il gruppo era composto nella maggior parte da infermieri che hanno conseguito una laurea infermieristica, con alcuni anni di esperienza lavorativa, ma anche infermieri con altri master universitari, conseguiti successivamente (es. master in ricerca ecc.) e Infermieri con diplomi infermieristici equipollenti e con una lunga esperienza lavorativa. Diverse anche le nazionalità da cui provenivano i colleghi. L’iniziativa di coinvolgere più infermieri con le diversità precedentemente accen- SUMMARY At the Humanitas Research Hospital the nursing report of the intensive care unit was elaborated evenly over the three areas (general intensive care, cardiac surgery intensive care, intensive coronary care) to standardize and facilitate its compilation, thereby ensuring continuity of care for both the patient and the operator who works on the whole intensive care unit (ICU). Corporate policy considers the nurses as human resources of the whole hospital and not of the single department so they are polyvalent on the whole ICU for their expertise. The primary goal is the creation of documentation templates that are complete, consistent and easy to interpret, not least easy to fill in and the same for everyone, avoiding errors and data omissions. This project has reduced the differences among departments in which the goals of care are different, but the nursing care is almost the same. The work is based not on a single disciplinary field, or on the pathology of ICU admittance, but promotes and implements assistance centered on the real needs of the patient. The integration of the nurses of the three units improved the communication among professionals, facilitated the discussion and led to a personal and professional enrichment. 26 PAGINA nate, ha permesso di raggiungere dei buoni risultati e un’opportunità di lavorare insieme per perseguirli. Inoltre ha velocizzato il processo d’integrazione tra le tre realtà operative che ancora ad oggi sono distanti. Il confronto con gli altri colleghi è stato difficoltoso inizialmente, ma come ogni processo di cambiamento e di modifica ha sempre bisogno di essere “metabolizzato” e quindi i fermenti e le discussioni tra le parti sono stati inevitabili. La documentazione infermieristica utilizzata nelle terapie intensive era differente all’interno delle tre aree, sia come formato, sia come contenuti e non rispecchiava le fasi del processo di assistenza infermieristica (raccolta dati, Identificazione del Problema, Formulazione degli obbiettivi, Pianificazione, Attuazione e Valutazione) pertanto il progetto è stato svolto ex novo senza avere un esempio di riferimento da cui partire. Il gruppo ha dovuto superare queste difficoltà motivati dal fatto che stava costruendo un documento che permetteva di descrivere il processo assistenziale in modo completo, uniformato, non ripetitivo e di facile interpretazione. Siamo convinti che documentare il nostro operato permetta di esprimere l’utilità e la distinzione della nostra professione, in un periodo dove il tema predominante sono le competenze degli infermieri, argomento in discussione in ambito politico professionale. Oggi la cartella è in uso da circa due anni e sono in corso continue modifiche e revisioni suggerite da parte di tutti gli infermieri che ogni giorno documentano il processo di assistenza. Grazie a una lenta accettazione da parte di tutti i colleghi, abbiamo ottenuto alcuni risultati: un maggior coinvolgimento da parte degli infermieri, un’uniformazione continuativa del piano assistenziale, una chiara e veloce lettura dei dati nel tempo. Infermiere a Pavia All’inizio non nascondiamo che sia stata dura far accettare il nuovo documento diverso da quelli precedenti, più completo ma anche dettagliato e più “impegnativo” nella compilazione. Le obiezioni principali sono emerse nel maggior tempo di compilazione previsto e nella maggiore indagine della raccolta dati di alcuni bisogni. Con il tempo è stato però compreso anche dai colleghi che era necessario, ai fini professionali e legali, avere un documento di questo tipo che potesse non solo tutelarci nel nostro operato, ma garantisse una continuità del piano assistenziale e quindi una migliore assistenza sul paziente. INTRODUZIONE Nella Delibera della Regione Lombardia (14-02-2009), vengono individuati 3 scopi principali della cartella infermieristica, completa in tutte le sue parti: • Condividere le informazioni utili a pianificare e realizzare le attività assistenziali • Mantenere la continuità assistenziale • Registrare e certificare quanto effettivamente effettuato. L’obiettivo era quello di creare una Cartella Infermieristica: • Comune alle Terapie Intensive • Che documentasse il processo assistenziale • Che garantisse completezza e uniformità nella Raccolta dei Dati e nella Valutazione del piano • Dove non ci fossero ridondanze di dati • Facile nell’interpretazione, nella compilazione e nel recupero dei dati nel tempo. La documentazione infermieristica prodotta dal lavoro è composta da: 1 Raccolta dati alla presa in carico della persona. Si compila all’accettazione del paziente proveniente dal Pronto Soccorso o da altre strutture. Le informazioni raccolte sono: alcuni dati anagrafici, dati clinici di primaria importanza per la descrizione dei bisogni assistenziali. Queste informazioni non sono ridondanti, quindi non ripetuti in cartella clinica. 2 Legenda di pianificazione. Si utilizza per poter pianificare gli obbiettivi e le azioni infermieristiche in modo rapido e standardizzato. Questa legenda deve essere utilizzata come guida per la pianificazione. I bisogni della persona possono essere descritti mediante tre diversi gradi di complessità assistenziale: alta, media e bassa; per complessità assistenziale si considera ogni singolo bisogno e non la patologia della persona. Per stabilire quale è il grado di complessità di ogni bisogno sono stati stabiliti dei criteri di inclusione per ogni bisogno e per ogni grado di complessità, sono stati formulati specifici obbiettivi e relative azioni infermieristiche. Questi fogli dove è illustrata la legenda sono dei fogli A4 tenuti separati dal resto della documentazione e si trovano in rete attraverso il computer del reparto, dove gli infermieri possono consultare liberamente durante la compilazione. I fogli sono successivamente allegati in dimissione del paziente in fase di archiviazione della cartella. 3 Valutazione e pianificazione giornaliera. In attesa di informatizzare la cartella clinica, il format è un tabellone formato A3: è composto da una raccolta dati e pianificazione. Per ogni bisogno su ogni turno lavorativo: raccogliendo i dati nelle apposite caselle si stabilisce il livello di assistenza infermieristica secondo i criteri di inclusione stabiliti nella legenda. L’informazione deve essere riportata in maniera corretta, cronologica, logica e obiettiva; l’altra facciata viene utilizzata per il diario infermieristico: qui vengono annotate le variazioni significative delle condizioni del paziente (variazioni cliniche, urgenza….) 4 Foglio di trasferimento. Descrive dettagliatamente, sempre suddivisa per bisogno, la condizione clinico assistenziale del paziente al momento della dimissione/trasferimento in altro reparto o struttura. 27 PAGINA Numero 1/2014 Bibliografia – Cantarelli M. Il modello delle prestazioni infermieristiche. Milano: Masson, 2003. – Carpenito-Moyset LJ. Diagnosi infermieristiche: applicazione alla pratica clinica. Milano: Casa Editrice Ambrosiana, 2010. – Carpenito-Moyset LJ. Piani di assistenza infermieristica e documentazione. 2. ed. Milano: Casa Editrice Ambrosiana, 2011. Joint Commission International. Gli Standard Joint Commission International per Accreditamento degli Ospedali. 4. ed. Milano: Progea, 2011. – NANDA International. Diagnosi infermieristiche: definizioni e classificazione. Calamandrei C. (Trad.) Milano: Casa Editrice Ambrosiana, 2009. – Regione Lombardia. Delibera di Giunta regionale VIII/9014 del 20702/2009: Determinazione in ordine al controllo delle prestazioni sanitarie ed i requisiti di accreditamento. METODI Il modello assistenziale di riferimento è stato “Il modello delle prestazioni infermieristiche” di Cantarelli (2003), approfondendo l’assessment e la pianificazione con il modello di Henderson e Carpenito (2010) e per quanto riguarda gli interventi infermieristici è stato fatto riferimento alla classificazione del gruppo NANDA, Nursing Intervention Classification (NIC) e Nursing Outcomes Classification (NOC) (2009). Le scale internazionali utilizzate per l’assessment sono: la scala RASS per la valutazione dello stato di agitazione e sedazione, la Glasgow Coma Scale per la valutazione dello stato neurologico, la scala per la valutazione dello stato funzionale, la scala Braden per la valutazione del rischio di lesioni da pressione, la scala del rischio cadute, le scale NRS, CPOT e Wong-Baker per la valutazione del dolore. Per quanto riguarda la procedura per la valutazione del rischio cadute, la procedura di isolamento e quella per la contenzione, si è fatto riferimento alle procedure interne già esistenti in istituto. La documentazione prodotta al termine del progetto è stata messa in prova da parte degli autori, su un numero ristretto di pazienti per un periodo di quindici giorni, allo scopo di poter rilevare possibili problematiche, incongruenze o mancanze e poter quindi in- tervenire con eventuali correzioni. La nuova documentazione infermieristica è stata presentata a tutti gli infermieri delle tre terapie Intensive da luglio a settembre 2011. Infine, dopo un periodo di circa sei mesi di utilizzo, tramite dei questionari sono state raccolte segnalazioni, suggerimenti difficoltà riscontrate da parte dei colleghi allo scopo di migliorare ulteriormente lo strumento. RISULTATI Il risultato è stato una cartella infermieristica unificata composta da una raccolta dati iniziale, compilata all’ingresso del paziente nell’ Unità Operativa; una valutazione di tutti i bisogni di assistenza infermieristica individuati da Cantarelli aggiungendo la valutazione relativa al dolore, una prima pianificazione del processo assistenziale. La pianificazione è stata standardizzata in base al grado di complessità riconosciuto al paziente in ciascuno dei bisogni analizzati. Per ciascun bisogno assistenziale infermieristico (BAI), in ognuno dei gradi di complessità, sono stati stabiliti obiettivi a cui sono stati assegnati una serie di interventi da attuare per il raggiungimento degli stessi. Dopo la prima raccolta dati e la prima pianificazione, al termine di ciascun turno è prevista una valutazione degli obiettivi già pianificati, tramite una raccolta dati guidata, per ogni singolo BAI e successivamente una nuova pianificazione. La nuova cartella è tuttora in uso. Per migliorare la capacità di documentare e di rispondere alle nuove esigenze di compilazione, il documento prevede ulteriori revisioni e sviluppi nella direzione dell’informatizzazione. Gli autori * Gruppo infermieri Terapie intensive Humanitas Research Hospital Rozzano 28 PAGINA Infermiere a Pavia Il Laboratorio di Teatro Sociale di “Casa Satellite”, ovvero... dei viaggi, dei sogni, delle rose e della bellezza * Lina Fortunato ** Benedetta Rotondi “Non nasce Teatro laddove la vita è piena, dove si è soddisfatti. Il Teatro nasce dove ci sono delle ferite, delle differenze, dei vuoti, ossia nella società frantumata, dispersa, ove la gente non ha più ideologie nè valori. In questa società il Teatro ha la funzione di creare l’ambiente in cui gli individui possano riconoscere dei bisogni a cui gli spettacoli possono dare delle risposte. Quindi ogni Teatro è pedagogia. E relazione.” Jacques Copeau “Casa Satellite” è un servizio e una scommessa, voluta da Anffas Pavia Onlus, puntata sulla crescita e sull’autonomia dei suoi giovani ospiti. “Casa Satellite” è un alloggio scuola nel quale persone con disabilità lieve o mediolieve vengono formate e preparate a gestire, a piccoli gruppi, l’alloggio e la loro giornata in modo autonomo. E allora perché parlare di Teatro? Perché fare un Laboratorio di Teatro Sociale, ormai da quattro anni? Il laboratorio teatrale è stato, fin dall’inizio (ottobre 2010) anzitutto il luogo dell’incontro, il luogo in cui è facile comunicare, trovare il proprio posto, esprimere qualcosa di sè, godendo del privilegio di uno spazio speciale e protetto, capace di connettere e mettere in relazione aree generalmente separate: corpo e mente, reale e immaginario, libertà e disciplina, individuo e gruppo. Il cambiamento che l’esperienza teatrale introduce nella percezione di sè, nella costruzione del ruolo sociale e di un sistema simbolico/immaginario è sempre anche un cambiamento della dimensione comunicativa. Anche se i destinatari principali dell’azione teatrale sono gli attori direttamente coinvolti dal laboratorio, la Comunità di cui fanno parte è sempre investita dal Teatro Sociale, sia come finalità implicita che esplicita: gli educatori, i familiari, i volontari, gli altri compagni, il quartiere, le associazioni partner di progetto. La finalità generale di un Progetto di Teatro Sociale riguarda quindi l’esperienza relazionale e simbolica delle persone che vi sono coinvolte. Si tratta di favorire processi di cambiamento delle identità personali nella dimensione della relazione con l’altro. Creare condizioni espressive efficaci, sollecitare capacità di ascolto, riconoscimento, visione. Il Teatro Sociale è quindi una azione orientata alla costruzione di comunità solidali, capaci di esperire e creare benessere. Soprattutto quando si lavora con gruppi e persone che vivono una condizione di disagio e marginalità sociale, il lavoro di Teatro Sociale parte dall’ascolto del bisogno di affermazione di sè e dalla volontà di un riconoscimento sociale. Si tratta allora di trovare, attraverso la dimensione del “come se” teatrale e della creatività artistica, le forme adeguate perchè anche dinamiche svalutative o conflittuali di un gruppo trovino una metafora simbolica efficace a esprimerli, contenerli e renderli comunicativi e trasformativi rispetto alla relazione di comunità. Questo è accaduto nel corso dell’esperienza con i nostri ragazzi di Casa Satellite che, da un inziale esordio ancora caratterizzato da diffidenze e conflitti, sono arrivati a formare un gruppo collaborativo e responsabile in funzione di un obiettivo condiviso: la performance finale. Il primo anno abbiamo viaggiato per le città ideali emerse dai desideri, dalla voglia di incontrarsi, conoscersi e comunicare, partendo dal corpo e da azioni semplici ma piene di significato: la preparazione al viaggio, il passaggio dalla realtà alla dimensione dell’incontro simbolico con qualcosa di sè e dell’altro, sperimentando il potenziale trasformativo del Teatro (“Viaggio per le città invisibili”). L’anno successivo (“John era uno di noi” maggio 2012) ci siamo rivolti alla nostra città, incoraggiati da quel variopinto e Foto 1 29 PAGINA Numero 1/2014 nutrito sottobosco di sognatori che hanno dato vita al Progetto “Imagine Pavia”. E in scena abbiamo mostrato, raccontato, urlato e danzato, su musica e parole di John Lennon, di libertà di amore e di sogno. (foto 1) Lo scorso anno (maggio 2013) siamo andati in scena con “Vogliamo le rose!”, una performance delicata e poetica, giocata su due nuclei tematici: le rose e il Circo. Le rose come simbolo della bellezza, della poesia, dei sentimenti, di tutto quel superfluo indispensabile per vivere, indispensabile per riconoscerci veramente come esseri umani. Il Circo... perchè esso stesso è il Teatro! È la cornice potentemente evocata dai nostri straordinari attori sociali, performer della vita, comici e tragici nello stesso tempo, fragili e forti, colmi d’amore e infinitamente soli. Il Circo viene evocato come un’ombra, come un doppio della condizione umana, fatta di persone che camminano sul filo della vita, affacciate sul vuoto, con la paura di cadere e non incontrare nessuna rete che le sostenga, nessun abbraccio che le accolga. (foto 2) METODOLOGIA E FINALITà DEL LABORATORIO DI TEATRO SOCIALE. Per Teatro Sociale si intende significare anzitutto un luogo che è socializzazione e trasformazione; è costruzione di un processo artistico che si compie con la creazione di un gruppo che aderisce a un progetto comune. È un Teatro che dà valore alla relazione, al senso di appartenenza, alla trasformazione come imprevisto, sorpresa (di chi lo Foto 2 fa, di chi lo vede). È frutto di un incontro. Spesso, parlando di Teatro Sociale si accompagna la parola terapia, che ha finalità, tempi e tecniche differenti. Certo, molti fra gli obiettivi del Teatro Sociale hanno un valore terapeutico o riabilitativo (socializzazione, maggiore consapevolezza corporea ecc.). Il Teatro non si esaurisce però in una serie di incontri di gruppo, ma ha bisogno del contatto con il pubblico: la comunità teatrale, al termine del proprio percorso di laboratorio, va a confrontarsi con l’esterno. Anche questo genera una trasformazione in chi guarda. Attraverso il palcoscenico ogni individuo, e soprattutto una persona disabile, può mostrarsi entro una cornice che consente di essere visti in un modo “altro”, consentendo di valorizzare o semplicemente vedere la “differenza”. Non si tratta solo di vedere ciò che una volta veniva negato o nascosto: il Teatro dà la possibilità della manifestazione di sè. È un riconoscimento a livello di identità. Al termine del percorso laboratoriale la performance finale è un momento molto importante per il gruppo degli “attori sociali”: nello spettacolo si offre la sintesi dei contenuti condivisi, del processo attraversato, è uno stare insieme in modo diverso, quello delle regole e della ritualità, del guardarsi, aiutarsi, ascoltarsi e ricordare quello che si deve fare. Durante lo spettacolo si entra in una condizione altra, si consuma un rito. Ci si lega alla collettività costruendo la possibilità di dare voce a chi, nella quotidianità, non viene ascoltato nè visto. E quale spiazzante sorpresa si genera, nel pubblico, quando le emozioni portate in scena e comunicate dai corpi, dalle azioni, dalle parole degli attori sono dolorosamente riconosciute anche come proprie? Un disabile in scena è un segno forte, un frammento di verità e di realtà che può finalmente comunicare ed esprimere la propria diversità senza doversi adeguare alle aspettative della “normalità”. Il Teatro lavora su corpi che possono raccontarsi in forma poetica. La bellezza della rappresentazione scenica sta nell’offrire un evento in cui, spettatori e attori, condividono il sentimento di essere una comunità raccolta attorno alla possibilità di trasformare la sofferenza in poesia, non solo 30 PAGINA rendendola tollerabile ma restituendole la sua dignità. In fondo, ogni portatore di disagio rappresenta il fallimento del progetto di perfezione umana, rinnovando l’inquetudine del mistero della natura umana. Il Teatro Sociale vuole interrogare e comunicare la disabilità di tutti, il lato oscuro di tutti, la paura di tutti, mettendoci di fronte a qualcosa che non vogliamo vedere, che è escluso. Per questo, il laboratorio di quest’anno è dedicato interamente al tema del “CORPO” (titolo della performance che andrà in scena al Teatro Cesare Volta di Pavia il 04 e l’11 maggio 2014): il corpo come veicolo di identità, come luogo reale e simbolico di conoscenze e passioni, come strumento di relazione e scoperta degli altri e del mondo. Quanto alla metodologia, il laboratorio è lo strumento di lavoro: un luogo separato dalla quotidianità al cui interno accade “qualcosa” durante un tempo, aperto e chiuso da rituali precisi. C’è un momento dell’accoglienza, del trovarsi o ritrovarsi che segna l’incontro, e un mo- Infermiere a Pavia mento dell’uscita, del lasciarsi, che segna il ritorno di ognuno alle attività consuete. E il lavoro consiste principalmente nella sperimentazione, nell’improvvisazione e nel training di un gruppo in un contesto di cura (nel senso di attenzione, “prendersi cura”) e di trasformazione di sè e delle relazioni. Sperimentazione perchè lo spazio di laboratorio è uno spazio-tempo sospeso, separato dalla norme quotidiane, nel quale si possono rigiocare significati, simboli e immagini in direzione di una autonomia creativa. Creatività non solo nel senso stretto di produzione artistica, estetica, ma anche nel senso di qualcosa che ha a 31 PAGINA Numero 1/2014 che fare con l’essere vivi, un atteggiamento creativo nei confronti della realtà. Per questo anche la conduzione del laboratorio deve essere capace di ascoltare e accogliere le risposte del gruppo e le differenti energie che mette in atto. L’aspetto relazionale è sempre centrale nel Teatro Sociale, e non si esaurisce certo nel rapporto tra conduttore e gruppo. La relazione tra i membri del gruppo è altrettanto fondamentale, soprattutto in considerazione di una esperienza “integrata” come quella dei Satelliti, in cui educatori, disabili e volontari lavorano insieme. Il laboratorio integrato è un grande stimolo con l’handicap, è un momento di possibilità di relazione altra dal quotidiano, una relazione tra pari, in quanto tutti i partecipanti usufruiscono dello stesso percorso e sono nello stesso luogo per fare la stessa attività. L’identità che ci assegna la società in parte viene a perdersi grazie al lavoro tea- trale, ma non sparisce, ci si deve fare i conti sempre, così come si deve fare i conti con quello che è scritto nei corpi. Gli educatori non perdono la loro funzione normativa e di guida, così come l’handicap fisico o mentale non spariscono. Si parte dall’esistente, lo si ascolta, ci si dialoga e si vanno a cercare altri spazi, altre possibilità oltre a quelle che sono già scritte. Nel gruppo integrato la relazione fra i singoli è fondata sulla conoscenza, sull’entrare in contatto e apprendere dall’altro e dalle sue differenze. E quando si attua un incontro, che parte dal lavoro sulla consapevolezza corporea e sulla relazione, si verifica un aiuto reciproco, nel senso che vengono messe a disposizione dell’altro le proprie conoscenze e risorse. Avviene un incontro. Un incontro tra esseri umani dentro regole teatrali che li conducono ad abitare gradualmente uno spazio scenico, a speri- mentare e poi ripetere un movimento, ad alternare silenzi e musica, movimento e immobilità, a stare di fronte ad altri che guardano, a stare con i propri compagni partecipando alla realizzazione di un progetto comune. Gli autori * Psicodrammatista esperta di Teatro Sociale e di conduzione di gruppi, si occupa da molti anni di formazione in campo sociale realizzando spettacoli, laboratori teatrali ed espressivi rivolti a bambini, adolescenti e adulti anche in situazione di grave difficoltà (disabilità fisica e mentale, emarginazione sociale, iperattività motoria, dipendenze, carcere). ** Psicologa coordinatrice educativa del servizio “Casa Satellite” di Anffas Pavia Onlus 32 PAGINA Infermiere a Pavia LA PSICHIATRIA È DI TUTTI… Il superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari… Infermieri in prima linea. * Anna Maria Tanzi (a cura di) RIASSUNTO Gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (meglio conosciuti come OPG ) nascono in Italia nel 1975, e saranno l’unica struttura di questo genere dopo la legge 180 del 13 Maggio1978 (inclusa nel Dicembre del medesimo anno nella Legge 833 di Riforma della Sanità) che mirava all’abolizione dei manicomi ed alla creazione di “servizi di diagnosi e cura” e di strutture ad hoc per ex degenti manicomiali o per nuovi utenti dei servizi psichiatrici. Gli OPG in Italia oggi sono 6 da Nord a Sud, e svolgono il duplice e a volte ambiguo ruolo di ospedale e di carcere. Sono strutture giudiziarie dipendenti dall´Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia. Al 30 giugno 2010 contenevano un totale di 1.547 detenuti. Uno dei recenti provvedimenti legislativi cosiddetta Legge Severino (conversione del D.L. 211/2011) aveva previsto nel giugno 2013 la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, tale data è stata prorogata al 1° Aprile 2014 … Il presenta articolo ha l’obiettivo di far conoscere agli infermieri la situazione attuale sul destino degli OPG e le linee di indirizzo di Regione Lombardia verso la realizzazione di nuove strutture, per ospitare i pazienti autori di reato e nelle quali sarà coinvolta la nostra professione principalmente. La scelta del tema che riguarda un fatto di grande rilevanza e impatto sociale, muove dal personale interesse per l’ambito psichiatrico e dal sentire la questione del superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) come un serio impegno civile e professionale affinchè si proceda verso una reale e adeguata applicazione della recente Legge Severino (conversione del D.L. 211/2011) che prevede la loro chiusura1 e la realizzazione di strutture che devono avere una funzione terapeutica e riabilitativa rivolta alle persone che hanno commesso reati gravi (delitti). SUMMARY The Judicial Psychiatric Hospitals (etter known as OPG) were born in Italy in 1975, and will be the only facility of its kind after the law 180 of 13 Maggio1978 (including in December of the same year in the Law 833 of Health Care Reform) which aimed to abolition of asylums and the creation of “services for diagnosis and treatment” and ad hoc structures for former patients of mental hospitals or for new users of psychiatric services. The OPG in Italy today are 6 from North to South, and held the dual and sometimes ambiguous role of hospital and prison. Judicial structures are employees by the Prison Administration of the Ministry of Justice. At 30 June 2010 contained a total of 1.547 inmates. One of the recent legislation so-called Law Severino (conversion of D.L. 211/2011) had predicted in June 2013 closing of the Judicial Psychiatric Hospitals, the date was proprogata to 1 April 2014... The present article aims to raise awareness of the current situation to the nurses on the fate of OPG and the guidelines of the Lombardy Region towards the construction of new facilities to accommodate patients offenders and what will be involved in our profession mainly. Una legge epocale, una legge di civiltà se si considera che in questi OPG che si possono definire “non luoghi”, sono residenti persone/pazienti malati e bisognosi di cura e persone non più malate (ergastoli bianchi) ma che rimangono all’interno degli OPG perché rifiutati dalla famiglia e abbandonati dalla società. È importante sottolineare che la problematica dell’OPG e del suo superamento poggia sulla storia e l’evoluzione delle istituzioni totali e quindi dagli studi/ricerche da Goffman, Foucault … Basaglia e tutto il movimento del non-restraint2 in psichiatria. Fenomeni sociali di questa portata hanno ricadute organizzative, gestionali, economiche e anche culturali verso tutti i partners istituzionali e sociali coinvolti, tuttavia rappresentano un civile impegno rivolto alla tutela della salute mentale delle persone ancora oggi internate e di cui in primis il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) deve farsi carico in ottemperanza all’Art. 32 della Costituzione Italiana sul diritto “sacrosanto” alla salute per chiunque se al centro del fare in sanità c’è la PERSONA, in qualunque situazione si trovi e soprattutto se detenuto e paziente psichiatrico (ultimo fra gli ultimi)! Si tratta di fatti che suscitano mobilitazioni a favore e contro del mondo più strettamente sanitario, di quello istituzionale, di una intera società (la popolazione sul territorio italiano), che possono generare con- 1 Gli OPG in Italia sono ubicati in Sicilia (Barcellona Pozzo di Gotto dal 1925), in Campania (Napoli dal 1922 e Aversa dal 1876), in Toscana (Montelupo Fiorentino dal 1886), in Emilia Romagna (Reggio Emilia dal 1892) e Mantova (Castiglione delle Stiviere) che rappresenta una eccezione perché struttura del Servizio Sanitario Nazionale SSN dal 1939 rispetto alle altre strutture che dipendono dall’Amministrazione Penitenziaria - Ministero di Giustizia. A Castiglione delle Stiviere c’è l’unica sezione femminile in Italia e non ha Agenti di Polizia Penitenziaria. A Castiglione delle Stiviere vi è anche una Comunità di Psichiatria Forense a Custodia Attenuata. 2 Trattamento che esclude l’uso dei mezzi coercitivi meccanici. 33 PAGINA Numero 1/2014 senso e al tempo stesso proteste e dissenso. Questa diversità di opinioni, parte nel dibattito politico per arrivare nel dibattito tra le persone comuni. Le realtà dei pazienti degli OPG sono spesso tristi e tragiche, ed è estremamente difficile che i soggetti rinchiusi vengano recuperati e rimessi in libertà. Alla ricerca del tempo perduto … La detenzione è di per sé un fattore di rischio. La persona detenuta è un adulto posto in una innaturale situazione di dipendenza, è come un bambino che ha bisogno e se ha bisogno urla e strilla. La comunicazione nel bambino diventa più evoluta quando struttura il tempo. Alla persona detenuta, manca il tempo, cioè la strutturazione del tempo. Sulla base di questi minimi presupposti andrebbe aperta una prospettiva che vada a lavorare su variabili di interesse. La storia si ripete… ricorreva l’anno 1978 La chiusura degli OPG è ancora una volta una sfida alla storia della salute mentale aperta con Franco Basaglia e orientata a nuovi orizzonti: dalla cura e riabilitazione delle persone che soffrono di un disturbo mentale (compresi coloro che si sono macchiati di reati gravi) al diritto di cittadinanza e rispetto della loro dignità personale e sociale. È sicuramente un’operazione complessa soprattutto se si considerano prima le difficoltà economiche generali in cui versa il nostro Paese e in secondo luogo, il processo di razionalizzazione delle risorse sanitarie (umane e materiali) che stanno determinando intoppi e ritardi nel passaggio di consegne dei pazienti in OPG (sono circa 1500) alle strutture sanitarie psichiatriche e quindi ai Dipartimenti di Salute Mentale di pertinenza che a loro volta, hanno l’obbligo della presa in carico di questi utenti e di un piano di trattamento terapeutico individuale. L’obiettivo è quello di riportare l’assistenza sul territorio e di superare il pregiudizio culturale della pericolosità sociale nella sofferenza mentale3. Ci sono altri risvolti da considerare e che riguarda la ri-collocazione lavorativa delle persone che prestano la loro attività negli OPG, dato di non poca importanza nello scenario politico ed economico italiano. 3 Superare il pregiudizio culturale potrebbe essere già un pezzo di strada. È doveroso far presente che sulle persone autori di reato e inserite negli OPG è sovrana la valutazione della Magistratura per quanto attiene la “pericolosità sociale”. Gli attori sociali… In tale contesto socio-politico-culturale, gli attori sociali sono sia individuali (individui che agiscono anche all’interno dei diversi gruppi sociali di cui fanno parte) sia collettivi e sono numerosi: – i pazienti/detenuti portatori di una sofferenza psichiatrica oltre che autori di reato, rappresentano l’anello debole su cui è attuato un controllo sociale e coercitivo senza una reale possibilità di cura e costretti a vivere in gravi condizioni in cinque OPG italiani a cui fa eccezione la struttura di Castiglione delle Stiviere in provincia di Mantova; – operatori sanitari e socio-sanitari: medici a vario titolo e ruolo interni all’OPG ed esterni (consulenti e/o in forza nei Dipartimenti di Salute Mentale del Sistema Sanitario Nazionale (SSN), Infermieri, Educatori, Psicologi, Assistenti Sociali, Personale di Supporto; – agenti di polizia penitenziaria e persone che ricoprono altri ruoli per il Ministero di Grazia e Giustizia; – personale addetto all’igiene degli ambienti (in questo caso si potrebbe trattare di cooperative o agenzie di lavoro appaltate come attualmente avviene nelle grandi istituzioni); – le ASL e le Aziende Ospedaliere; – i Dipartimenti di Salute Mentale con i loro servizi e strutture e quindi l’utenza che già li utilizza che potrebbe essere penalizzata nel processo di cura in termini di tempo e servizi dedicati; tutte le équipe multi professionali che ridotte sempre di più nei numeri si troveranno a fronteggiare nuove prese in carico e garantire la qualità delle prestazioni in un regime di contenimento delle spese; – il Governo e soprattutto i Ministeri che devono prendere le decisioni più importanti: Ministero della Salute, Ministero di Giustizia, Ministero degli Interni; – i Giudici e i Magistrati; – la Conferenza Stato-Regioni quale garante dell’attuazione degli obiettivi (programmi di dismissione graduali, personalizzati e condivisi dagli OPG); – la commissione di indagine sugli Ospedali Psichiatrici Giudiziari formata da Senatori del Governo Nazionale; – le società di psichiatria (SIP Società Italiana di Psichiatria - Società Italiana di Psichiatria Democratica etc.), il nucleo di medicina democratica, l’università sul territorio italiano, che entrano a tutto campo nella questione degli OPG puntando ad una risoluzione in termini di legge e per chiudere presto e bene questi terribili luoghi; – le Associazioni pro chiusura degli OPG ma anche i movimenti delle persone che sono contro la chiusura; eventualmente le associazioni dei familiari che hanno una voce significativa in ambito psichiatrico anche nei contesti delle politiche sanitarie regionali; – i mass media nazionali e locali; – la popolazione italiana; la cittadinanza potrebbe rappresentare la voce minore in questo contesto perché non ha potere decisionale ma in qualche modo deve “subire” una Legge dello Stato, tuttavia è un importante e significativo fattore sociale. …i fattori sociali La Legge Severino che rappresenta un cambiamento di prospettiva di grandi dimensioni e la sua applicazione condizionerà i comportamenti nel bene e nel male degli attori sociali coinvolti; – il dibattito culturale in corso tra gli attori sociali (non tutti quelli descritti perché l’anello più debole probabilmente non accederà al dibattito, i pazienti/detenuti i familiari presi singolarmente se ci sono e la cittadinanza); – la fitta rete di relazioni intra ed extra istituzionali che potrebbe anche coinvolgere la contrattazione con attori sociali non meno importanti (ingegneri edili, geometri, consulenti amministrativi ecc) per l’eventuale costruzione di strutture o l’appalto di strutture già esistenti che possono divenire utili all’obiettivo della dismissione dagli OPG; – la riorganizzazione dei servizi sanitari tra cura e custodia e quindi la convivenza tra operatori (sanitari, socio sanitari e penitenziari) che hanno mission e vision differenti; – la gestione dei conflitti che saranno inevitabili tra le parti sociali coinvolte; – l’informazione mediatica/la navigazione in rete che possono orientare i comportamenti (soprattutto della popolazione/cittadinanza e degli operatori coinvolti a vario titolo e ruolo)attraverso l’informazione corretta e/o distorta; – la popolazione, la cittadinanza che potrebbe pesantemente condizionare il miglior raggiungimento degli obiettivi con i processi di stigmatizzazione ed esclusione sociale nei confronti dei pazienti autori di reato, processo che ancor oggi, nonostante i progressi, caratterizza la psichiatria e il malato psichiatrico. XXI° Secolo… Ancora orrori e vergogne Correva l’anno 2010 quando la commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del servizio sanitario nazionale, presieduta da Ignazio Marino, si “imbatte” nei sei ospedali psichiatrici giudiziari ancora in uso. Luoghi dimenticati, sfuggiti agli interventi legislativi, legge Basaglia compresa. Ha luogo una denuncia … persone chiu- 34 PAGINA se in quegli orribili luoghi ben lungi dall’assolvere a funzioni terapeutiche e riabilitative e motivo di vergogna per il nostro Paese. Il velo, sulle condizioni disumane nelle quali vengono tenute le persone ivi recluse, è caduto definitivamente. Un contributo importante verso una realtà intollerabile che ha creato una vera e propria mobilitazione di massa4 sino alla adozione di misure idonee al superamento degli OPG all’interno della Legge Severino cosiddetta “svuotacarceri”. L’Inchiesta condotta dalla Commissione Parlamentare (istituita con deliberazione del Senato il 30 luglio 2008) nel 2011 è documentata con una RELAZIONE SULLE CONDIZIONI DI VITA E DI CURA ALL’INTERNO DEGLI OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI5 in cui si sottolinea la gravità e inaccettabilità delle condizioni igieniche e strutturali, la carenza di assistenza sociosanitaria rispetto alle necessità clinico-terapeutiche dei pazienti e l’utilizzo della coercizione con modalità lesive della dignità umana e per questo, sono dichiarati indifferibili interventi urgenti di completa sanitarizzazione dei luoghi deputati all’internamento dei folli autori di reato sino al loro superamento. Il documento reca relazioni dettagliate (condizioni in cui sono stati trovati i pazienti) e con dovizia di particolari rilevati negli OOPPGG in Sicilia, Campania, Toscana, Emilia Romagna e Lombardia. Castiglione delle Stiviere è l’esempio di migliori organizzazione e manutenzione, con piscina, palestra, sala pittura e altre attività ricreative a disposizione delle persone internate. Una differenza potrebbe risiedere nel fatto che sia un istituto essenzialmente sanitario e non penitenziario, sebbene non sia possibile giustificare trattamenti disumani neanche in regime solo penitenziario! Queste strutture nel tempo hanno cambiato nome: da “manicomi criminali” sono diventati prima “manicomi giudiziari” e poi “ospedali psichiatrici giudiziari” ma è evidente che non hanno mai cambiato i metodi di “lavoro”. L’urgenza giuridica è stata rispettata e anche in tempi brevi, sull’applicazione della Legge siamo gravemente in ritardo, il 2013 è andato e il 1° Aprile 2014 è… domani e l’urgenza ora è etica. Ci sono molte difficoltà soprattutto di natura economica ma anche di natura pregiudiziale: Regione Lombardia ha tracciato il percorso di superamento dell’OPG, ha pensato alla realizzazione di strutture sanitarie (Residenze per l’Esecuzione delle Mi5 5 Movimento “Stop OPG”, che coinvolge cittadini, associazioni attive, sindacati, politici, operatori sanitari e sociali. Atti Parlamentari del Senato della Repubblica – XVI Legislatura – Doc. XXII- bis n. 4. Infermiere a Pavia sura di Sicurezza - REMS) deputate a ospitare i pazienti autori di reato, ha individuato i luoghi ma sono cresciute di pari passo mobilitazioni cittadine contro la costruzione delle REMS. La memoria storica insegna … Analoghe dinamiche le abbiamo osservate all’indomani della Legge 180 del 1978 e d’altronde la psichiatria o meglio la follia ha una storia veramente singolare in quanto si è sempre avvalsa di “illuminati” (da Asclepiade a… Pinel, Chiarugi, Tuke, Connoly - vedi RIQUADRO… Per chi vuol saperne di più) che hanno creduto alla liberazione dei folli e hanno messo in campo azioni precise, buone pratiche terapeutiche sino a Franco Basaglia che ispira la Riforma Psichiatrica in Italia e che solo il nostro Paese può vantare rispetto al mondo intero. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo… e l’applicazione della legge è stata faticosa e a tutt’oggi, il percorso non è così agevole sebbene ci sia l’assoluta consapevolezza, soprattutto negli operatori della salute mentale, che la riforma è stata cosa buona e giusta e nessuno tornerebbe indietro! Attualmente si è delineata una revisione della Legge 180 con ampliamenti e adeguamenti a una società e un pensiero che mutano. La proposta di Legge 181 di iniziativa popolare (che vuole essere in continuità con la Legge 180) già sbarcata in Parlamento ne è un esempio, e da tempo è partita una raccolta firme che ha rianimato il dibattito sulla salute mentale. La proposta di Legge 181 intende promuovere la partecipazione attiva di utenti, familiari, operatori e cittadini nei Servizi di Salute Mentale, per favorire buone pratiche in tutta Italia, per responsabilizzare alla tutela della salute mentale tutti compresi gli utenti e i loro contesti di vita. Basaglia, lungimirante, avrebbe sicuramente portato avanti revisioni e aggiornamenti alla Legge 180 perché ha lavorato sulla funzione sociale della psichiatria e sul cambiamento di poteri tra curanti e curati con la valorizzazione della soggettività del paziente anteposta all’oggettivazione di cui è stato vittima per secoli. Foucault scrisse che “La scienza della malattie mentali per come si potrà sviluppare negli asili sarà sempre e solo classificazione e osservazione. Non sarà dialogo”. Franco Basaglia pose alla base del rapporto la reciprocità. Probabilmente anche il superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dovrà avere i suoi tempi sia dal punto di vista economico sia da un punto di vista squisitamente culturale, ci sono tuttavia motivi sufficienti per continuare a perseguire l’obiettivo. PER CHI VUOL SAPERNE DI PIÙ … Se facciamo un grosso passo indietro nel tempo: già anticamente Asclepiade di Bitinia (medico greco antico, attivo anche a Roma nel I secolo a.C.), e più tardi Sorano di Efeso (Medico greco della prima metà del 2º sec. d. C.), e Celio Aureliano (Medico famoso 5°sec. d.C.) raccomandavano un trattamento blando; Celso era invece partigiano dei vincoli, delle minacce e dei castighi. Sul principio del sec. XVIII A.M. Valsalva rimise in vigore a Bologna i precetti avversi alla coercizione, ma dopo la sua morte il sistema della dolcezza cadde in disuso. V. Chiarugi, a Firenze, tornò a sopprimere i mezzi più severi di coercizione nel 1779. Lo stesso fece J. Daquin a Chambéry circa alla stessa epoca. Un’eco più larga suscitò l’esempio di P. Pinel, che nel 1792 a Bicêtre e nel 1795 alla Salpêtrière soppresse l’uso delle catene. Nel 1796 W. Tuke aperse a York il Friends Retreat, piccolo istituto manicomiale nel quale la coercizione era totalmente soppressa. Il primo tentativo su larga scala di no-restraint assoluto fu fatto nel 1835 da Charlesworth e Gardiner Hill nel manicomio di Lincoln; nel 1839 J. Conolly applicò questo sistema nel manicomio di Hanwell popolato di ben 1000 malati. Da allora le simpatie per il no-restraint si sono divulgate dappertutto, trovando applicazioni più o meno estese, e più spesso relative che rigorose. Il percorso di superamento dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario della Regione Lombardia. A partire dall’autunno scorso, la Direzione Generale Salute - Regione Lombardia ha organizzato un percorso formativo, articolato in 5 edizioni, ciascuna della durata di 16 ore suddivise in 4 mezze giornate, invitando i Dipartimenti di Salute Mentale a individuare un numero preciso di operatori di diversa professionalità (hanno partecipato 125 operatori della salute mentale tra medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali e educatori o tecnici della riabilitazione psichiatrica) con l’obiettivo di acquisire e/o approfondire conoscenze giuridico/normative e sanitarie (psichiatriche e non solo), conoscenze su tecniche terapeutico-riabilitative e infine conoscenze sui processi dell’inclusione totale. La materia sul superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari impone linee di indirizzo che devono essere condivise tra Sanità, Tribunali di Sorveglianza e l’Ufficio U.E.P.E. (Ufficio Esecuzione Penale Esterna)6. 6 L’Ufficio U.E.P.E. gestisce le misure territoriali in caso di libertà vigilata e/o arresti domiciliari. 35 PAGINA Numero 1/2014 Titolo del corso di formazione: IL SUPERAMENTO DEGLI OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI E LA PRESA IN CARICO TERRITORIALE DEL PAZIENTE AUTORE DI REATO. All’interno del corso sono state illustrate (Giuseppe Biffi Direttore DSM A.O. San Carlo B. Milano) le tappe significative dell’evoluzione legislativa dal 1978 a oggi in materia di tutela della salute mentale correlata alla normativa penale e penitenziaria: 1 Legge 833/78 Riforma Sanitaria che si ispirò all’Articolo 32 della Costituzione Italiana7 e istituì il Servizio Sanitario Nazionale e recepisce la Legge 180 del 13 maggio 1978. 2 D. lgs 502/92 e successive modifiche sul “Riordino della Disciplina Sanitaria” a norma dell’art. 1, della Legge 23 ottobre 1992, n. 421 - Delega al Governo per la razionalizzazione e la revisione delle discipline in materia di sanità, di pubblico impiego, di previdenza e di finanza territoriale8. 3 D. lgs 230/99 recante norma per il riordino della medicina penitenziaria, a norma dell’art. 5 della legge 30 novembre 1998, n. 419 - Delega al Governo per la razionalizzazione del Servizio sanitario nazionale e per l’adozione di un testo unico in materia di organizzazione e funzionamento del Servizio sanitario nazionale. Modifiche al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 5029. 4 D.P.C.M. 1.4.2008 5 Accordi Conferenza Stato-Regioni 6 Legge 9/2012 7 D.M. 1.10.2012 8 Legge 25/2013. Il Decreto Presidenziale del Consiglio dei Ministri (D.P.C.M.) del 1° Aprile 2008 sancisce, sulla base dei Decreti Legislativi 502/92 (successive modifiche), 230/99 e Legge 24 dicembre 2007, n. 244, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008), modalità e criteri per il trasferimento al Servizio Sanitario Nazionale delle funzioni sanitarie, dei rapporti di lavoro, delle risorse finanziarie e delle attrezzature e beni strumentali in materia di Sanità Penitenziaria10. 7 8 9 10 Articolo 32 della Costituzione Italiana afferma: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. Gazzetta Ufficiale (G.U.) n.257 del 31-10-1992 - Suppl. Ordinario n. 118. G. U. n.286 del 7-12-1998 G. U. Serie Generale n. 126 del 30 maggio 2008. Il pensiero politico che sta alla base è quello di equiparare il diritto di salute del detenuto al pari di altri cittadini (riferimenti agli artt. 2 e 32 della Costituzione Italiana). Da questa breve premessa, la chiusura degli OPG voluta dalla Legge 9/2012 (art. 3 ter) ha un significativo antecedente nella chiusura degli Ospedali Psichiatrici (OP). Alcune sentenze della Corte Costituzionale11 sono state il vero inizio del processo di superamento degli OPG che hanno rotto l’automatismo dell’invio in essi, prevedendo la possibilità di applicare una misura di sicurezza (MdS) non detentiva in favore di soggetti già ritenuti in sentenza non imputabili. Sono state quindi presentate le caratteristiche dell’unico OPG in Italia, a Castiglione delle Stiviere (Mantova), come già descritto, strutturato con un modello integralmente sanitario, con personale sanitario multiprofessionale che ha funzioni di cura e custodia e che garantisce una “ricca” offerta riabilitativa e risocializzante. Proseguendo nell’evoluzione legislativa, un altro riferimento è rappresentato dall’Accordo Stato - Regioni (26.09.2009) che, in forza dell’articolo 5, comma 1, del D.P.C.M. del 2008 - Trasferimento alle Regioni delle funzioni sanitarie afferenti agli Ospedali Psichiatrici Giudiziari compresi i rapporti di lavoro e le risorse finanziarie, l’OPG di Castiglione è divenuto a tutti gli effetti presidio della Regione Lombardia, gestito dal 1939 dall’Azienda Ospedaliera Carlo Poma di Mantova. Questo passaggio che si può anche definire “civile e etico” ha avuto un peso determinante per i trattamenti. 11 Sentenze N° 253 del 18.07.2003 e N° 367 del 29.11.2004. La Lombardia, a seguito degli accordi assunti in sede di Conferenza Unificata Stato-Regioni del 26 novembre 2009, è divenuta Regione capofila del macro bacino di utenti di sesso maschile residenti in Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta. Negli ultimi anni sono cresciute le dimissioni e ridotto il tempo medio di permanenza in OPG grazie alla ricca rete di Presidi Territoriali. La Lombardia ha definito il Progetto OPG - Regione Lombardia, maggio 2010, con cui ha: – attivato, presso la Direzione Generale Sanità, un Gruppo di Approfondimento Tecnico (GAT-OPG) cui è stato affidato il compito di “considerare i programmi da realizzare per i pazienti lombardi dimissibili sia dall’OPG Castiglione delle Stiviere sia da quello di Reggio Emilia e dagli altri OPG; – dato mandato all’OPG di Castiglione delle Stiviere di coordinare i programmi relativi ai pazienti ricoverati; – previsto, con Delibera di Giunta 937/2010, la possibilità grazie a stanziamenti di fondi ad hoc di stipulare contratti per l’inserimento dei pazienti lombardi dimessi dagli OPG nelle RESIDENZE (CRA - CPA - CRM) ad alta intensità riabilitativa e assistenziale12. Ha infine, più recentemente, dato impulso al Gruppo di Approfondimento Tecnico (GAT-OPG) per licenziare un protocollo di collaborazione tra l’OPG di Castiglione delle Stiviere della AO. Poma di Mantova e 12 Deliberazione N. VIII/4221 DEL 28.2.2007 Oggetto: Riordino della residenzialità psichiatrica in attuazione della D.G.R. 17 MAGGIO 2004 N. VII/17513 “Piano Regionale Triennale per La Salute Mentale”. 36 PAGINA QUADRO NORMATIVO NAZIONALE E REGIONALE DI RIFERIMENTO • Costituzione della Repubblica Italiana art. 32 e 27,comma3 • Legge833del12Dicembre1978 • DPCM01.04.2008erelativiallegati • Legge17Febbraio2012,n°9art.3ter • AttiConferenzaStato-Regionidel28.11.200913.10.2011-28.02.2012 • Legge419/98:delegaperilriordinodelServizioSanitarioNazionale • TitoloVdellaCostituzione • D.P.R.230/2000-Regolamentodell’EsecuzionePenale • Patto per la Salute 2010 – 2012 approvato da ComitatoLEAil02.08.2011 • Progetto Obiettivo “Tutela della Salute Mentale 1998–2000”(GU274–22.11.1999) • LeggeRegionalen°31–11.07.1997 • PianoRegionaleTriennaleperlaSaluteMentale inattuazionedelPianoSocio-Sanitarioregionale2002- • 2004(DeliberazionedellaRegioneLombardian° 7/17del17.05.2004)esuccessiveintegrazioni • CodicePenaleeCodicediProceduraPenale • Decreto Legge n° 24 del 25.03.2013 (art. 1) convertitonellaLegge57del23.05.2013 • GRn°122del14.05.2013 le Aziende Sanitarie e Ospedaliere della Regione Lombardia per la presa in carico congiunta degli internati nell’OPG dall’ingresso alla dimissione. I contenuti del protocollo sono coerenti con le normative nazionali e regionali (D.P.C.M. 1 Aprile 2008 - allegato C) in cui si prevede che ciascuna Regione assuma la responsabilità della presa in carico della popolazione interessata attraverso programmi terapeutici e piani di cura individualizzati. L’Allegato C prevede azioni suddivise in tre fasi: 1a Fase: valutazione dei pazienti ammessi 2a Fase: il trattamento 3a Fase: il processo di dimissione con il riesame della pericolosità sociale per definire le Misure di Sicurezza (MdS) o la Libertà Vigilata. È stata prevista una SCALA DI VALUTAZIONE Scala per la Valutazione della Dimissibilità (VOSPED), il cui utilizzo non ha fatto registrare recidive dei reati più gravi contro la persona (omicidio e tentato omicidio) da parte di pazienti dimessi dall’OPG. La Legge 9 del 17 febbraio 2012 mette un punto fermo sui precedenti provvedimenti, stabilendo un termine per la chiusura degli OPG che però non ha visto in parallelo la creazione di strutture idonee gestite dal SSN per ospitare i pazienti autori di reato per un percorso assolutamente di cura. Questa prima scadenza è stata disattesa in quanto non è stato emanato il Decreto Infermiere a Pavia Decreto 1 ottobre 2012 Requisiti delle strutture residenziali (rems) per le persone ricoverate in ospedale psichiatrico giudiziario e assegnate a casa di cura e custodia Pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 270 del 19 novembre 2012 ALLEGATO A: Il Ministro della Salute di concerto con il Ministro della Giustizia decreta: REQUISITI STRUTTURALI, TECNOLOGICI E ORGANIZZATIVI DELLE STUTTURE RESIDENZIALI DESTINATE AD ACCOGLIERE LE PERSONE CUI SONO APPLICATE LE MISURE DI SICUREZZA DEL RICOVERO IN OPG E DELL’ASSEGNAZIONE A CASA DI CURA E CUSTODIA Area abitativa: L’areaabitativa,conunnumeromassimodi20 posti letto,siconfiguracomediseguito:èarticolataincameredestinateadunaoduepersone ecomunquefinoadunmassimodi quattroospiti neicasidiparticolariesigenzestrutturalioassistenziali;ilnumerodeipostilettocollocatiincameresingoleèpariadalmenoil10%deipostilettototali;èpresentealmenounbagnoin cameracondoccia,separatodallospaziodedicatoalpernottamento,ogni2posti,ocomunquefinoadunmassimodi4;lecameredalettodevonopossederestruttura,arredieattrezzaturetalida garantirelasicurezza,decoroecomfort;èpresentealmenounbagnopersoggetticondisabilitàmotoria;ladimensionedellecamereedeibagnièconformeaquantoprevistodallanormativavigente perl’ediliziasanitaria. Locali di servizio comune: Un locale cucina/dispensa; un locale lavanderia e guardaroba; locale soggiorno/pranzo; locale per attività lavorative; locale/spazio per deposito materiale pulito; locale/spazioperdepositomaterialesporcoematerialedipulizia;locale/spaziooarmadioperdepositomaterialed’uso,attrezzature,strumentazioni,asecondadellaquantità;localediservizioper ilpersonale; spogliatoioperilpersonale;serviziigieniciperilpersonale;locale/spazioattrezzatoperlacustodia temporaneadeglieffettipersonalideidegenti,effettichesonogestitidalpersonalepermotiviterapeutici,disicurezzaosalvaguardia;localeperlosvolgimentodeicolloquiconifamiliari,avvocati, magistrati;un’areaincuièpossibilefumare. Locali per le attività sanitarie: Localeperlevisitemediche;studiomedico/localeperriunionidi équipe;localeidoneoasvolgereprincipalmenteattivitàdigruppo,inrelazionealleattivitàspecifiche previste; locale per colloqui e consultazioni psicologico/psichiatriche. Locale per gestione degli aspettigiuridico-amministrativi. Requisiti tecnologici: Attrezzaturaperattivitàsanitarie,maanchepergarantirelasicurezza delpazienteedellastruttura:carrelloperl’emergenzacompletodifarmaci,defibrillatoreeunitàdiventilazionemanuale,disponibilitàdiscaledivalutazioneematerialetestisticoperlevalutazionipsicodiagnosticheelarilevazionedeibisogniassistenziali;appositeattrezzature,strumentazioniearredi,per losvolgimentodiattivitàditempolibero,educazionaleeriabilitativo.…disponibilitàdisistemidisicurezza…sistemidichiusuradelleporteinterneedesterne,sistemidiallarme,telecamere,nelrispettodellecaratteristichesanitarieedell’intensitàassistenziale. Personale: 12 infermieri a tempo pieno; 6 OSS a tempo pieno; 2 medici psichiatri a tempo pieno con reperibilità medico-psichiatrica notturna e festiva; 1 educatore o tecnico della riabilitazione psichiatrica a tempo pieno; 1 psicologo a tempo pieno; 1 assistente sociale per fasce orarie programmate; 1 amministrativo per fasce orarie programmate. Nelle ore notturne è garantita la presenza di almeno 1 infermiere e 1 OSS. La responsabilità della gestione all’interno della struttura è assunta da un medico dirigente psichiatra. Organizzazione del lavoro: (governanceclinico-assistenziale),inbaseaiqualileorganizzazionisanitariedevonoimpegnarsiperilmiglioramentocontinuodellaqualitàdeiserviziedelraggiungimentodistandardassistenzialielevati.Strumentidelgovernoclinicosonolelineeguidaprofessionalie ipercorsiassistenziali. ...Lestruttureresidenziali,nell’ambitodelledirettivedeiDipartimentidisalutementale,adottanolineeguidaeprocedurescrittediconsensoprofessionale.Leprocedurescrittesiriferisconoadiversetematiche. LeRegioniadottanounpianodiformazionedelperswonaledellestrutturesanitarieresidenzialioggettodelpresentedocumento,miratoadacquisireeamantenerecompetenzecliniche,medicolegaliegiuridiche,conparticolareattenzioneairapporticonlaMagistraturadisorveglianza,specificheperlagestionedeisoggettiaffettidadisturbomentaleautoridireato. Il Decreto Legge n° 24 del 25.03.2013 all’articolo 1 dispone la chiusura degli OPG dal giorno 01.04.2014, è stato convertito in Legge (23.05.2013 Legge n° 57). 37 PAGINA Numero 1/2014 Attuativo per la definizione di queste strutture e cioè le REMS. Regione Lombardia ha progettato attualmente otto REMS a esclusiva gestione sanitaria, con attività perimetrale di sicurezza e vigilanza interna, dove si entra e si esce con un provvedimento di autorità giudiziaria ma l’obiettivo è quello di garantire un adeguato accompagnamento delle persone accolte che consenta un percorso di effettivo recupero di salute e diritti fino al rientro nel territorio come liberi cittadini. Le REMS accoglieranno soggetti totalmente o parzialmente infermi di mente, mentre i soggetti in libertà vigilata non saranno inclusi nelle REMS. Per le dimissioni, è ineliminabile l’intervento del Magistrato di Sorveglianza (giudice monocratico) che decide in concerto con l’équipe sanitaria. In Lombardia ci sono due Tribunali di Sorveglianza a Milano e Brescia. La realizzazione delle REMS a alta, media e bassa intensità assistenziale riguarderà le località di Mariano Comense, Limbiate e Leno e altre di cui 3 ad alta intensità e 3 riabilitative a media intensità sono state previste a Castiglione delle Stiviere. (Fine prima parte) UNA INIZIATIVA … La Commissione Infermieri Area Salute Mentale Regione Lombardia, Infermieri della Mente (IDEM), ha progettato un convegno sul tema del superamento, chiusura, degli OPG per un iniziale confronto su quali potrebbero essere le eventuali ripercussioni nei Servizi Territoriali e la conseguente necessità di ridefinire i modelli assistenziali. Il convegno è interregionale, progettato con i colleghi della Liguria con cui siamo entrati in contatto, sarà svolto in tre edizioni, due a Castiglione delle Stiviere in data 16/5 e a Como il 26/9 e una in Li- guria il 20/6 dell’anno in corso. PER INFORMAZIONI: [email protected] RIFERIMENTI: Cesare Moro - Annamaria Tanzi, segreteria IDEM). Bibliografia – Materiali didattici del corso “IL SUPERAMENTO DEGLI OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI E LA PRESA IN CARICO TERRITORIALE DEL PAZIENTE AUTORE DI REATO” - EUPOLIS Scuola di Direzione in Sanità SDS - Regione Lombardia – 5 edizioni Novembre/Dicembre 2013 e Gennaio 2014. – Riflessioni a cura degli INFERMIERI DELLA MENTE (Gruppo di Lavoro Regionale): C. Moro (BG), V. Poli (CR), A. Tanzi (PV), B. Mazzoleni (BG), S. Radici (CO), M.G. Castoldi (MI), L. Bellini (MN), M. Riva (LC), G. Uboldi (SO). L’autore * Infermiera Dipartimento Salute Mentale A.O. Pavia Mandiamo Luisa al Giro Lulù una storia di forza coraggio, speranza. Una vita da Infermiera, un terribile incidente, una vita che cambia e non può essere più la stessa. Ma può, vuole e deve essere altro. Qualche mese fa l'abbiamo conosciuta al convegno “La mente e lo Specchio delle relazioni..” appena dimessa dall’ospedale, adesso la vediamo in tuta da atleta a provare una handbike (la handbike è un particolare tipo di bicicletta, che si muove tramite delle manovelle mosse grazie alle braccia umane). Abbiamo quindi pensato di associarci ai tanti colleghi e amici che vogliono aiutarla nell’impresa, segnalandovi il numero di CC Postale dove effettuare le donazioni che consentiranno di raggiungere la cifra necessaria all’acquisto del mezzo e delle relative modifiche. Bonifico su CC bancario IT 21 R0760111300001016292151 oppure versamento su CC 1016292151 intestato a PASINI LUISA. Ricordate di scrivere nella causale “UNA HANDBIKE PER LUISA” Grazie a tutti Per approfondire l’argomento: http://www.girohandbike.it Il Presidente Enrico Frisone 38 PAGINA Infermiere a Pavia CORSO DI AGGIORNAMENTO Provincia di Pavia “LA GESTIONE DEL LAVORO ASSISTENZIALE INTEGRATO FRA INFERMIERI E OPERATORI SOCIO SANITARI” Pavia, 16 Aprile 2014 “Collegio Volta” - Aula Magna - Via Ferrata, 17 - 27100 Pavia Introduzione PROGRAMMA Il corso si pone lo scopo di riflettere sul lavoro assistenziale in collaborazione con le figure di supporto. Verranno analizzate le fonti normative e discussa la loro evoluzione; si affronterà il tema della responsabilità nella pianificazione e nell'attuazione delle attività assistenziali; infine verranno presentati alcuni metodi e strumenti a supporto dell'integrazione e del lavoro di èquipe. 08,00-08,30 Registrazione dei partecipanti 08,30-09,00 Introduzione ai lavori e saluto delle Autorità Enrico Frisone, Presidente Collegio IPASVI Duilio Loi, Vicepresidente Collegio IPASVI Luigia Belotti, Consigliere Collegio IPASVI 9,00-9,30 Infermiere e OSS: la normativa e la prassi Lezione frontale con dibattito 9,30-10,00 La normativa nazionale e regionale Lezione frontale con dibattito 10,00-10,30 La responsabilità d'èquipe Lezione frontale con dibattito 10,30-11,00 La responsabilità della pianificazione e dell'attuazione delle attività assistenziali Flash di stimolo Confronto/dibattito Relatore unico Annalisa Pennini - Direttore Scientifico Format - Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche - Sociologa specializzata in Management dei Servizi Formativi - Docente ai Corsi di Laurea e ai Master Universitari Area Sanitaria L’evento formativo si propone i seguenti obiettivi • Analizzare la normativa dell'infermiere e dell'OSS e discutere la sua applicazione nella pratica • Individuare i principi della responsabilità d'èquipe • Identificare la responsabilità della pianificazione e dell'attuazione delle attività assistenziali • Riconoscere le attività attribuibili all'interno del processo assistenziale • Riflettere sui dubbi e le difficoltà della pratica quotidiana • Analizzare i principi e i criteri per stabilire “ove necessario” avvalersi dell'opera del personale di supporto • Individuare i modelli organizzativi che supportano il lavoro integrato • Presentare metodi e strumenti per l'integrazione. Contenuti Infermiere e OSS: la normativa e la prassi La normativa nazionale e regionale La responsabilità d'èquipe La responsabilità della pianificazione e dell'attuazione delle attività assistenziali Il governo del processo e le attività attribuibili Analisi di un caso/sentenza sulla gestione dei farmaci I dubbi e le difficoltà della pratica quotidiana Stabilire “ove necessario”: principi e criteri Analisi di un caso/sentenza sulla gestione di attività attribuibili I modelli organizzativi che supportano il lavoro integrato Metodi e strumenti per l'integrazione: piano di lavoro, piano di attività, piano assistenziale, procedure. 11,00-11,15 Pausa caffè 11,15-12,00 Il governo del processo e le attività attribuibili Lezione frontale con dibattito 12,00-13,00 Analisi di un caso/sentenza sulla gestione dei farmaci Analisi di casi e dibattito 13,00-14,00 Pausa pranzo 14,00-14,30 I dubbi e le difficoltà della pratica quotidiana Esercitazione individuale o a coppie 14,30-15,00 Stabilire “ove necessario”: principi e criteri Esercitazione individuale o a coppie 15,00-15,30 Analisi di un caso/sentenza sulla gestione di attività attribuibili Analisi di casi e dibattito 15,30-16,00 I modelli organizzativi che supportano il lavoro integrato Lezione frontale con dibattito 16,00-16,30 Metodi e strumenti per l'integrazione: piano di lavoro, piano di attività, piano assistenziale, procedure, etc. Flash di stimolo Lezione frontale con dibattito 16,30-17,00 Riflessioni conclusive, chiusura dei lavori, verifica di apprendimento Confronto/dibattito 39 PAGINA Numero 1/2014 Informazioni generali Data e luogo Mercoledì 16 Aprile 2014 “Collegio Volta”, Aula Magna Via Ferrata, 17 27100 Pavia Come arrivare In Auto: Autostrada A7 Milano-Genova (uscita Pavia Nord-Bereguardo): Dopo il casello, proseguire sul raccordo autostradale Bereguardo-Pavia per 9 km, imboccare la Tangenziale ovest di Pavia, in direzione Pavia Nord, quindi uscire a “Istituti Universitari”, svoltare a destra, superare il calvalcavia e proseguire diritto alla rotatoria seguendo le indicazioni. Autostrada A21 Torino-Piacenza (uscita Casteggio-Casatisma): Dopo il casello, prendere la Statale 35 dei Giovi direzione Milano; arrivati a San Martino Siccomario, imboccare la tangenziale di Pavia e proseguire secondo le indicazioni riportate al punto precedente. SS 35 da Milano: Entrando in città imboccare a destra la Tangenziale nord di Pavia e uscire a “Istituti Universitari”, svoltare a destra alla rotatoria e seguire le indicazioni. Il parcheggio è gratuito In Treno: La stazione di Pavia è sulla linea Milano-Genova; l’unica fermata è Pavia. Dalla Stazione, prendere l’autobus n. 3 in direzione Colombarone, scendere alla fermata “Fondazione Maugeri/Mondino”. Con il Servizio Pubblico Urbano e in Taxi: Si arriva con la linea urbana 7/3, scendere alla fermata “Fondazione Maugeri/Mondino” Iscrizione Iscrizione e Modalità di pagamento: Tutti i partecipanti ai lavori sono pregati di iscriversi tramite il ‘form on line’ che si trova sul sito web: www.bquadro-congressi.it ed effettuare il pagamento tramite bonifico bancario. Il numero dei partecipanti non potrà superare le 100 persone. L'iscrizione comprende: kit congressuale, attestato di partecipazione, certificato crediti ECM. L'iscrizione e il versamento della quota sono conditio sine qua non per la partecipazione al Congresso Nazionale. Istruzioni on-line e procedura di iscrizione per nuovi utenti: - compilando la tabella dei dati personali e la password si è registrati al sito Bquadro; una mail di conferma comprensiva di USERNAME e PASSWORD verrà generata in automatico dal sito e consentirà di passare al modulo successivo. - inserendo USERNAME e PASSWORD nell’area riservata in blu, si accede alla sezione “calendario eventi”. Selezionando il mese, l’evento desiderato, quindi “Iscrizione on line” in automatico verranno riproposti i dati personali. Si prega di confermarli selezionando invio. Una mail di effettua pre-ISCRIZIONE all’evento verrà generata in automatico dal sito. Per perfezionare l’iscrizione al convegno è necessario inviare a [email protected] o al fax 038227697 copia dell’avvenuto versamento della quota di partecipazione (al netto delle spese bancarie), effettuato tramite bonifico bancario intestato a: Bquadro Congressi s.r.l. IBAN: IT07 H 02008 11301 00010 2482 188 Nella causale indicare: nome, cognome e la dicitura “Iscrizione 14_PPR14”. Non saranno prese in considerazione iscrizioni prive degli elementi per il rilascio della fattura o accompagnate da quote errate. Non saranno accettate iscrizioni a mezzo telefono. Quote di iscrizione: - Iscritti al Collegio IPASVI di Pavia € 16,39 + iva al 22% (totale € 20,00) - NON iscritti al Collegio IPASVI di Pavia € 20,49 + iva al 22% (totale € 25,00) Esenzione IVA: Per averne diritto, è obbligatorio inviare una mail con la dichiarazione di esenzione da parte dell’AO, Ente di appartenenza. Nessun rimborso dell’IVA verrà effettuato a posteriori. Cancellazione e rimborsi: In caso di rinuncia alla partecipazione al Convegno, si prega di avvertire la Segreteria Bquadro tramite email all’indirizzo [email protected]. Nessun rimborso della quota di iscrizione è stato previsto. Accreditamento ECM: Tipologia di accreditamento evento: RES Sulla base del regolamento applicativo approvato dalla CNFC, il Provider Bquadro Congressi N. 1777, pre - assegna alla presente attività ECM (1777-………..): N. 7 crediti formativi L'evento è rivolto a: Infermieri - Infermieri Pediatrici Assistenti Sanitari L'attestazione dei crediti ottenuti è subordinata a: - partecipazione all'intera durata dei lavori - compilazione della scheda di valutazione dell'evento - superamento della della verifica di apprendimento (75% risposte corrette). I certificati dei crediti verranno erogati agli aventi diritto esclusivamente tramite portale www.bquadrocongressi.it, previo avviso all’indirizzo di posta elettronica digitato al momento della registrazione. N.B. nessun certificato verrà più inoltrato tramite e-mail o a mezzo posta ordinaria. Responsabili Scientifici Annalisa Pennini - Direttore Scientifico Format - Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche - Sociologa specializzata in Management dei Servizi Formativi - Docente ai Corsi di Laurea e ai Master Universitari Area Sanitaria Luigia Belotti: Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche - Docente ai Corsi di Laurea in Infermieristica e Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche e ostetriche Comitato organizzatore Luigia Belotti, Consigliere Collegio IPASVI - Rosanna Costa, Consigliere Collegio IPASVI - Roberta Bocchiola, Componente Gruppo Formazione - Emanuela Casarini, Componente Gruppo Formazione - Nadia Donati, Componente Gruppo Formazione - Patrizia Serra, Componente Gruppo Formazione Segreteria organizzativa Bquadro congressi srl Via San Giovanni in Borgo, 4 - 27100 PAVIA tel +39 0382 302859 - fax 0382 27697 e-mail [email protected] www.bquadro-congressi.it Azienda con Sistema Qualità certificato ISO 9001 Seminario di Studio “Sistema ECM: dalla gestione del portafoglio crediti al ruolo di Ordini e Collegi” 10 maggio 2014 – ore 9 Aula Congressi - Fondazione Maugeri - Pavia Presentazione Il Collegio IPASVI della provincia di Pavia, attraverso questo incontro di formazione, intende portare all’attenzione dei propri iscritti e delle istituzioni sanitarie interessate, le iniziative promosse dal Co.Ge.A.P.S., in merito alle innovazioni relative alla relazione esistente con il professionista sanitario, nella gestione dei crediti ECM. Il Co.Ge.A.P.S. secondo quanto stabilito dall’Accordo Stato Regioni del 5 Novembre 2009, è “l’organismo nazionale deputato alla gestione delle anagrafiche nazionali e territoriali, dei crediti ECM attribuiti ai professionisti che fanno capo agli Ordini, Collegi nonché le rispettive Federazioni nazionali e Associazioni professionali, consentendo a questi le relative funzioni di certificazione delle attività formative svolte”. Date le peculiarità dell’evento e lo spessore dei Relatori, il Collegio IPASVI della provincia di Pavia, promuove e sostiene l’iniziativa, auspicando la massima partecipazione. Obiettivi Fornire aggiornamento sulle innovazioni del sistema ECM Identificare ruolo e funzioni di Ordini e Collegi Saper gestire il portafoglio crediti Programma Ore 9.00 - apertura dei lavori Moderatore: Dott. Duilio Loi - Vice Presidente Collegio IPASVI - Pavia Il Governo della formazione ECM nelle Professioni Sanitarie, ruolo e attività degli Ordini e Collegi Dr. Sergio Bovenga - Presidente Co.Ge.A.P.S. L’Educazione Continua in Medicina, l’evoluzione del sistema, novità per i Professionisti Sanitari, struttura, potenzialità e servizi a supporto dei Collegi Dr. Enrico Frisone - Presidente Collegio IPASVI - Pavia Esemplificazioni pratiche per la Certificazione, Attestazioni, Calcolo crediti ECM del Professionista, Strumenti e operatività nel processo di certificazione dei Professionisti Sanitari Dr. Matteo Cestari - Responsabile Tecnico Informatico Co.Ge.A.P.S. Ore 11,30 - Dibattito Ore 12,00 - Chiusura dei lavori Assemblea Elettiva 1° Convocazione 9 maggio 2014 alle ore 23.00 in Via Volta,25 – Pavia - 2° convocazione Sabato 10 maggio 2014 - ore 12.00 Infermieri Professionali Assistenti Sanitari Vigilatrici d’Infanzia Centro Congressi Fondazione Maugeri Pavia della Provincia di Pavia ORDINE DEL GIORNO: RELAZIONE DEL PRESIDENTE; RELAZIONE DEL COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI; PROGETTO NUOVA SEDE Seguirà buffet Delega " Collegio Al termine del Seminario di Studio: “Sistema ECM: dalla gestione del portafoglio crediti al ruolo di Ordini e Collegi” (si ricorda che ciascun iscritto non può presentare più di due deleghe) Nome e Cognome del delegante ................................................................................. n° iscrizione all’Albo Professionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . data ................................................................................................................... firma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
© Copyright 2025 ExpyDoc