N° 1 del 2014 - Collegio IPASVI Pavia

Registrazione presso il Tribunale di Pavia n. 355 del 08.02.1989. Sped. in abb. postale - Comma 20/C 2 L. 662/96 - Fil. di Pavia - IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TASSA - REINVIARE ALL’UFFICIO PAVIA-FERROVIA
1/2014
a
Infermiere
P A V I A
ISSN 1722-2214
“Il temporale era passato.
Fuori dalla finestra i fiori luccicavano
sotto un cielo senza nuvole.
Era un giorno perfetto per scattare fotografie”.
Vanessa Diffenbaugh, Il linguaggio segreto dei fiori
DITORIALE
E
Infermiere a Pavia
Potenziare i servizi sul
territorio
La medicina centrata sul paziente è usualmente legata ad un
preciso concetto di pratica medica che dovrebbe distinguersi per
la considerazione e il rispetto di bisogni desideri preferenze e valori dell’assistito.
Su questo assunto molte ricerche hanno cercato di ampliare i siEnrico Frisone
gnificati ad esso associato moltiplicandone le teorie e i modelli che
ne descrivono gli interventi costitutivi. Ciò nonostante la ricerca in
questo campo è ancora incapace di riflettere appieno l’esperienza
dei “pazienti” nei luoghi di cura.
Viene quindi spontanea la valutazione di ciò che rappresenti il
reale contenuto legato all’esperienza stessa dei pazienti evitando così di
cadere nel rischio di raccogliere dichiarazioni d’intenti che ridurrebbero
il “ patient oriented” ad un’etichetta vuota senza potere applicativo dei risultati della ricerca. Negli ultimi trent’anni infatti, abbiamo assistito ad
una pressione costante verso questo “modus medicus pensandi”, ma
adesso cominciamo ad apprezzare il cambiamento di rotta grazie all’apporto della ricerca sulla pratica infermieristica.
Infermiere a Pavia
Rivista trimestrale del Collegio IP.AS.VI. di Pavia
Anno XXVI n. 1/2014 gennaio marzo 2014
Editore Collegio Infermiere professionali,
Assiatenti Sanitarie, Vigilatrici d’Infanzia
della Provincia di Pavia
Direttore Responsabile Enrico Frisone
Direttore Editoriale Duilio Loi
Segretaria di Redazione Emanuela Cattaneo
Responsabili settori
Sociale: Ruggero Rizzini
Formazione, Ricerca e
Aggiornamento: Paola Ripa
Etico Deontologico: Anna Maria Tanzi
Vita di Collegio: Giuseppe Braga e Gabriele Ciancio
Redattori: Cinzia Ancarani, Giovanni Baccalini,
Mauretta Cattanei, Gabriele Ciancio,
Gianfranco Cucurachi, Luigi Curia,
Davide Donatello, Claudia Fiore, Silvia Giudici,
Nadia Granata, Rosangela Nicoletti,
Emanuela Sacchi, Antonio Stallone,
Maria Teresa Visconti Tosco
Hanno collaborato Giancarlo Celeri Bellotti, Alvarez William Bernal,
a questo numero: Daniela Cattani, Francesca Motta,
Lina Fortunato, Rosangela Nicoletti,
Simona Papatola, Mariarosa Perotti (traduzioni)
Valerio Rendiniello, Benedetta Rotondi,
Roberta Scarpa, Daniela Scherrer
Bibliografie Michele Chieppi
Immagine di copertina Giuseppe Calsamiglia
Fondazione Salvatore Maugeri - Pavia
Impianti e stampa Gemini Grafica sas - Melegnano (MI)
Direzione, Redazione, Via A. Volta, 25 - 27100 Pavia
Amministrazione Tel. 0382/525609, Fax 0382/528589
CCP n. 10816270
I punti di vista e le opinioni espressi negli articoli sono degli
autori e non rispettano necessariamente quelli dell’Editore.
Manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati,
non saranno restituiti.
Registrazione presso il Tribunale di Pavia n. 355 del 08.02.1989.
Spedizione. in abb. postale - Comma 20/C 2 L. 662/96 - Fil. di Pavia.
La rivista è inviata gratuitamente agli iscritti al Collegio IP.AS.VI.
di Pavia. Finito di stampare nel mese di marzo 2014 presso
Gemini Grafica sas. Melegnano (MI) - www.geminigrafica.it
Ed è proprio per avvicinare la teoria dell’esperienza reale delle persone verso i problemi di salute, abbiamo scelto di porre una serie di iniziative che consentano di superare quelle barriere comunicative strutturali
che da sempre caratterizzano le professioni sanitarie.
Gli infermieri lombardi grazie alla tenacia e alla volontà delle rappresentanze professionali, stanno sviluppando una serie di rapporti istituzionali con Regione Lombardia, che potranno dare luogo a una riforma del
sistema socio sanitario lombardo con una visone prospettica della salute pubblica non più centrata esclusivamente sul concetto di malattia da
curare, bensì sull’assistenza centrata sulla persona.
Perché assistere è stare vicino, condividere e affrontare insieme le diverse esperienze che si susseguono nella vita dell’uomo.
Confesso provocatoriamente che non sono d’accordo sull’utilizzo del
concetto “mettere al centro”, in quanto la terminologia implica l’immagine di un movimento in cui l’uomo è costretto a cambiare ruolo e posizione verso un professionista che esercita la forza dello spostamento spaziale.
Cercare di ridisegnare le strutture o i processi, investire sulla formazione del personale è chiaro che non può più essere sufficiente. Quello che
deve essere fatto è invece trovare nuovi modi per accompagnare gli infermieri a rileggere la propria identità professionale posizionandosi in
un’organizzazione e in una società che è in continua trasformazione e
che deve muoversi verso l’utente e non viceversa.
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L’approccio quindi deve essere di tipo collaborativo e paritetico dove il paziente, l’utente, la persona
può e deve essere il determinante del proprio percorso di cura, per raggiungere i seguenti obiettivi:
– prevenzione e promozione della salute in tutte le
età
– vera integrazione tra assistenza sociale e sanitaria
– universalità nell’accesso ai servizi
– potenziare i servizi sul territorio: distretti domiciliari, cure primarie, casa della salute, servizi di comunità.
È soprattutto quest’ultimo punto la vera sfida.
Il Master in Infermieristica di Comunità recentemente avviato a Pavia con l’egida di Regione Lombardia e della Presidenza della Federazione Nazio-
nale IPASVI è la conferma della giusta strada intrapresa.
Inoltre, la giornata internazionale dell’infermiere
del 12 Maggio, diventa ormai un Happening settimanale; rappresenta per tutti una serie di eventi dove le
persone possono conoscere convivere e relazionare
con i promotori dell’assistenza infermieristica.
Il ricco programma allegato nella rivista deve essere l’agenda che ognuno di noi trasmette per coinvolgerci nel confronto e nella festa .
Via aspettiamo numerosi e partecipativi…
A presto.
Enrico Frisone
Presidente IPASVI
I
n
d
i
c
e
Luigi Curia, Roberta Scarpa - Assistenza al paziente sottoposto a fibrobroncoscopia
Esperienza della Fondazione Salvatore Maugeri di Pavia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
Simona Papatola, Giancarlo Celeri Bellotti, Paola Ripa - Cronistoria di un’immagine:
l’infermiere nel medical drama . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
Daniela Scherrer (a cura di) - Susanna Cellari, dal camice bianco alla difesa dei diritti dei colleghi:
“Parlo la stessa lingua della controparte”. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
Dolore per ricominciare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
Ciao Simona . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
Associazione Infermieri Nursing Sociale - Puoi pure non guardare ma non è possibile che non vedi . . . . . 17
Inserto: Vita di Collegio - Rendiconto finanziario 2013 - Bilancio di previsione 2014
Alvarez William Bernal, Daniela Cattani, Francesca Motta, Rosangela Nicoletti, Valerio Rendiniello Progettare insieme una nuova documentazione infermieristica per le terapie intensive . . . . . . . . . . . . . . . 25
Lina Fortunato, Benedetta Rotondi - Il Laboratorio di Teatro Sociale di “Casa Satellite”,
ovvero... dei viaggi, dei sogni, delle rose e della bellezza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
Anna Maria Tanzi (a cura di)- La psichiatria è di tutti… Il superamento degli Ospedali Psichiatrici
Giudiziari… Infermieri in prima linea . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32
Corso di aggiornamento: “La gestione del lavoro assistenziale integrato
fra infermieri e operatori socio sanitari” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38
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Infermiere a Pavia
Assistenza al paziente
sottoposto a
fibrobroncoscopia
Esperienza della Fondazione
Salvatore Maugeri di Pavia
Keyword: broncofibroscopia, nurse durante
broncoscopia, disinfezione, sterilizazione.
* Luigi Curia
** Roberta Scarpa
RIASSUNTO
La broncofibroscopia è un’indagine
che consente la visualizzazione dell’albero bronchiale fino alle sue ramificazioni periferiche, bronchi segmentari e
sub segmentari. Viene realizzata mediante l’utilizzo di uno strumento, il
broncoscopio, che viene introdotto attraverso le vie aeree superiori. Il fibrobroncoscopio viene utilizzato quotidianamente dai medici pneumologi, si
tratta di uno strumento cavo flessibile
che viene introdotto in trachea attraverso il naso o la bocca e ne consente
l’osservazione. (vedi fig. 1)
SUMMARY
The broncofibroscopia is a survey that
allows the visualization of the
bronchial tree up to its peripheral
branches, segmental and sub-segmental bronchi.
Is achieved by the use of a tool, the
bronchoscope, which is introduced
through the upper airway.
The fiberoptic bronchoscope is used
daily by respiratory physicians, it is a
tool flexible cable that is introduced into the trachea through the nose or
mouth and allows the observation.
Figura. 1
Questo esame si rende necessario per
la diagnosi di numerose malattie respiratorie e pertanto viene eseguito molto frequentemente, quasi sempre in regime ambulatoriale, senza anestesia generale. Lo
scopo di questo esame è quello di poter
ottenere una visione diretta delle vie aeree
che non è possibile con nessun altro tipo
di esame; questa ispezione dall’interno
consente di individuare la maggior parte
dei tumori bronchiali e di valutare malformazioni e gravi infiammazioni. (vedi fig. 2)
Le indicazioni all’esame sono le seguenti:
•
•
•
•
•
•
tumori polmonari e bronchiali
atelettasie polmonari
infezioni e TBC
emorragie polmonari
tosse persistente(dndd)
dispnea in assenza d’asma, bronchite
cronica, enfisema
• rimozione di corpi estranei (situazione
d’emergenza, specie in età pediatrica.)
• drenaggio di secrezioni bronchiali altrimenti non rimovibili nelle malattie croniche (BPCO, bronchiettasie, malattie
neuromuscolari, ecc.).
• valutazione di tramiti fistolosi, lesioni da
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Figura. 3
Figura. 1
•
•
•
•
decubito da tubo endotracheale, stenosi
tracheale
ausilio a diagnosi di malattie rare quali
vasculiti, sarcoidosi, fibrosi polmonari.
intubazioni difficoltose.
per seguire prelievi colturali mirati (BAL;
BRUSHING protetto)
trattamenti Laser per neoplasie endobronchiali e tracheali (in questo casi
vengono utilizzati strumenti rigidi, il paziente verrà sottoposto a narcosi).
Controindicazioni alla procedura:
Le principali controindicazioni sono le
seguenti:
• grave insufficienza cardiaca(se è possibile è opportuno ottenere un compenso
emodinamico stabile)
• extrasistolia ventricolare, per il pericolo
di insorgenza di FV
• gravi alterazioni della coagulazione
• malattia asmatica; è necessario evitare
l’esame durante una crisi ma, al di fuori,
può essere effettuato attuando tutte le
misure terapeutiche
• grave insufficienza respiratoria (ipossiemia per ipoventilazione secondaria ad
anestesia locale e conseguente ipercapnia).
• iperpiressia elevata 40° C
ASSISTENZA AL PAZIENTE
SOTTOPOSTO A BRONCOSCOPIA
La broncoscopia generalmente , non è un esame doloroso, ma può provocare un
certo fastidio al paziente. Per
rendere l’esame meno fastidioso si somministra al paziente un farmaco sedativo a
livello locale, può rendersi
necessaria anche la somministrazione di farmaci sedativi
somministrati per via sistemica al fine di rilassare il paziente e facilitare l’esecuzioFigura. 2
ne dell’esame. L’anestesia
generale viene effettuata solo
in casi particolari. (inserire figura 3)
tare e intervenire tempestivamente qualora ne fosse necessario.
• posizionare catetere venoso periferico,
nel nostro ente è preferita la posizione al
braccio sinistro
• somministrare pre-anestesia con aerosol: 5 ml di lidocaina al 2% secondo prescrizione medica oppure tramite spray
con lidocaina sia nel cavo orale sia nelle
coane nasali (l’effetto dell’anestetico è di
circa un’ora).
L’endoscopista si posizionerà dietro la
testa del paziente o lateralmente davanti al
paziente, la via di accesso varierà a seconda della conformazione strutturale e morfologica del paziente ( più difficoltoso il
passaggio dal naso nel paziente con deviazione del setto o presenza di poliposi
nasale).
PREPARAZIONE DEL PAZIENTE
Come prima cosa viene compilata la
cartella infermieristica che ci fornirà informazioni circa: farmaci assunti nelle ultime
ore, intolleranze e/o allergie a farmaci di
cui è a conoscenza, positività a malattie
trasmissibili (epatite, sieropositività per
HIV, etc).
• corretta informazione e rassicurazione al
paziente in merito alla pratica che si dovrà svolgere.
• il paziente dovrà essere assolutamente
a digiuno da almeno 6 ore.
• non deve essere portatore di deficit della coagulazione e/o delle piastrine.
• esibire ogni documentazione clinica e
radiologica in suo possesso.
• aver eseguito un elettrocardiogramma recente (datato non più di due settimane).
• rimuovere eventuali protesi dentaria mobili e occhiali.
• aver letto e firmato il “consenso informato” in presenza del medico endoscopista.
• favorire la postura adatta all’esecuzione
dell’esame, preferibilmente posizione
seduta, se non è possibile anche supino.
• monitorare il paziente e controllo parametri vitali; il paziente rimane monitorato
per tutto l’esame in modo da poter valu-
PREPARAZIONE DEL MATERIALE
• tavolino servitore
• telino sterile
• guanti sterili
• siringhe da 5ml (3) con 2ml di lidocaina
al 2%
• 1fl di MIDAZOLAM diluita a 10 ml con fisiologica
• 1fl di Ugurol
• apribocca
• posizionamento e controllo dell’aspiratore a parete, uno da collegare al broncoscopio, l’altro a disposizione per eventuale aspirazione attraverso la bocca.
• pronto anche l’erogatore di ossigeno
con occhialini per supporto durante
l’esame.
• contenitori sterili per bronco aspirato
Il resto del materiale dipende dal tipo di
procedure che il medico intende eseguire,
quindi sarebbe opportuno esserne prima
informati.
Le procedure che si potrebbero effettuare ed i relativi materiali necessari sono:
BAL (lavaggio bronco alveolare):
3 siringhe da 50ml con soluzione fisiologica tiepida e 3 provette per raccolta aspirato; se il liquido viene inviato in immunologia va conservato in ghiaccio fino al mo-
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mento della consegna che deve comunque avvenire nel più breve tempo possibile.
BIOPSIA:
Pinze bioptiche monouso o pluriuso sterilizzabili in autoclave; per la raccolta del
materiale prelevato si utilizza una cartina
tornasole su cui verrà posto il frammento
prelevato e poi immerso nel barattolino
contenente formalina, occorre tenere a disposizione anche un ago monouso per reperire il materiale.
BRUSHING:
Monouso o sterilizzato, protetto per prelievo microbiologico, nel caso in cui non
abbia protezione viene estratto insieme lo
strumento per evitare contaminazione nella fuoriuscita; il brushing viene spazzolato
su appositi vetrini e fissato con spray citologico.
AGO DI WANG
Ago sterile con sistema di aspirazione
,protetto da una guaina, con guida rigida;
anche per questo esame devono essere
preparati i vetrini con fissativo.
Durante la broncoscopia l’infermiera
avrà cura di:
• collaborare con il medico
• assistere il paziente e tranquillizzarlo
Spiegare al paziente come comportarsi
in caso di tosse; questa sensazione può
essere ridotta con respiri lenti e profondi
attraverso il naso.
• osservare il paziente durante l’esame e
informare il medico tempestivamente in
caso di: variazioni stato di coscienza,
presenza agitazione psico-motoria, insorgenza di cianosi, alterazioni parametri vitali.
• collaborare con il medico nell’esecuzione di manovre operative e nella raccolta
del prelievo bioptico, nel brushing, bronco lavaggi e rimozione corpi estranei.
Terminata la procedura il nursing sarà:
• informare il paziente circa la possibilità
dell’insorgenza di sintomi transitori e legati all’effettuazione della procedura. Tali sintomi possono essere la fuoriuscita
di espettorato con striature ematiche,
difficoltà respiratoria accompagnata anche da tosse ed un eventuale rialzo termico nelle ore successive;
• al termine dell’esame il paziente viene
tenuto in osservazione 30 minuti, durante i quali sono monitorati i parametri vitali e viene inoltre informato che per circa
2 ore successive al termine della procedura deve mantenere il digiuno. Per poter riposizionare eventuali protesi dentarie occorrerà attendere che ricompaia il
riflesso alla deglutizione.
Infermiere a Pavia
L’infermiera si occuperà inoltre della
corretta compilazione e archiviazione della
cartella infermieristica inerente la procedura eseguita.
MANUTENZIONE DELLO
STRUMENTARIO
PRELAVAGGIO
È effettuato al termine dell’esame, per rimuovere i residui organici che potrebbero
essere rimasti sulla guaina esterna.
Il broncoscopio viene passato ,nel canale esterno, con una garza disinfettante ,inoltre viene aspirato ,attraverso il canale operativo, circa 100ml di liquido proteolitico.
DECONTAMINAZIONE
Lo strumento viene immerso in una vasca per circa 15’, rimuovendo le valvole
(aspirazione, canale bioptico)con proteolitico e viene inserito il liquido proteolitico con
una siringa attraverso i canali operativi.
PULIZIA
Passati i 15 minuti si procede alla pulizia
interna con apposito scovolino monouso,il
passaggio all’interno deve ripetersi almeno 3 volte e alla fine si procede con abbondante risciaquo sotto acqua corrente.
DISINFEZIONE MANUALE
In caso di disinfezione manuale lo strumento viene immerso nella vasca con collegato il test di tenuta per valutare la presenza di eventuali perdite, a pulizia avvenuta, viene immerso, insieme a valvole e
accessori vari, in una soluzione di glutaraldeide alcalina attivata al 2% (ANIOXIDE).
Tempo minimo di immersione 30 minuti. Al
termine sciacquare abbondantemente tutto sotto acqua corrente.
STOCCAGGIO DEGLI STRUMENTI
Una volta disinfettati gli strumenti vengono appesi sull’apposito gancio in un armadio al riparo dalla polvere.
SANIFICAZIONE SALA ENDOSCOPICA
E PIANI DI APPOGGIO
Al termine di ogni esame si procede al
riordino del banco di lavoro,della pulizia di
materiale pluriuso , apparecchi elettromedicali e il ripristino del materiale usato. Lasciare la sala pronta al prossimo uso.
ALLONTANAMENTO E GESTIONE DEI DISINFETTANTI
I disinfettanti se non gestiti in modo corretto possono causare danni sia all’operatore che al paziente, la soluzione di glutaraldeide viene versata in appositi bidoni e
smaltita con i rifiuti speciali.
DISINFEZIONE E STERILIZZAZIONE CON
MACCHINA LAVAENDOSCOPI
Lo strumento viene inserito nell’apposito
cestello, una volta collegato il tester di tenuta, si sceglie il ciclo di lavaggio(nei pazienti con sospetta TBC o CANDIDA verrà
impostato un programma lungo),si attende il funzionamento dell’apparecchio.
VERIFICA DEL TEST DI TENUTA
Se lo strumento viene disinfettato manualmente si procede a verifica del test, se
disinfettato con lava strumenti il test viene
eseguito dalla macchina.
Bibliografia
– Linee guida A.N.O.P.E.
– Linee guida A.I.P.O
Gli autori
* Infermiera
** infermiera
U.O. Pneumologia Riabilitativa
Fondazione Salvatore Maugeri Pavia
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Cronistoria
di un’immagine:
l’infermiere
nel medical drama
Keywords: Mass media and culture; Nurse on television;
television series-history and criticism; stereotypes in
mass media.
* Simona Papatola
** Giancarlo Celeri Bellotti
*** Paola Ripa
SCOPO
Lo scopo dello studio è quello di descrivere, avvalendosi della ricerca bibliografica e dell’analisi di serie televisive del genere medical drama, quale evoluzione abbia
subito la trasposizione mediatica della figura dell’infermiere dagli esordi del medical drama ad oggi e di comprendere, in ultima analisi, quale immagine della categoria venga oggi proiettata e proposta dalle
produzioni contemporanee.
MATERIALI E METODI
Ai fini dello studio è stata effettuata una
revisione bibliografica della letteratura utilizzando quali banche dati Cinhall (all’interno della quale sono state inserite le me-
SOMMARIO
Il presente studio è figlio di una riflessione, determinata dalla
constatazione di come, ancora oggi, in quella che è la nostra
realtà nazionale, esista un divario importante tra quella che è
l’immagine della professione infermieristica proposta dalla
normativa vigente e giustificata, pertanto, per diritto e quella
che è la percezione sociale della categoria. Si è pertanto voluto comprendere come un prodotto ad immagini, in un’era in
cui le stesse dettano le mode, gli stili di vita, la formazione di
coscienze più o meno strutturate, potesse fungere in qualche
misura da collante tra le altre due. Lo studio è stato pertanto
finalizzato all’individuazione delle tappe evolutive dell’immagine della professione all’interno dei medical drama prodotti dagli anni ‘50 ad oggi e, da ultimo, all’identificazione di quale immagine venga oggi proposta dalle più recenti serie televisive.
Tale “viaggio nel tempo” ha portato così all’identificazione di
tre momenti storici riconosciuti come altamente significativi ai
fini dell’evoluzione dell’immagine infermieristica. L’analisi dei
format, adeguatamente selezionati, ha consentito di rilevare
così le caratteristiche preponderanti di ogni epoca e di tracciare uno “schizzo” dell’immagine infermieristica proposta.
Da ultimo, l’analisi delle serie prodotte nel nuovo millennio,
Nurse Jackie in primis, ha consentito, di tracciare l’identikit
dell’immagine infermieristica interpretata e trasposta oggigiorno dalla realtà mediatica e di effettuare, così, le valutazioni più opportune in merito alla fedeltà di questa proiezione nel
rispetto della realtà fattuale.
shkeywords nurse or nurses; medical and
drama; professional image), e Ilisi (utilizzando quali meshkeywords immagin* and
profession*; Immagin and infermier*) .
Si è altresì proceduto all’individuazione di
tutti i medical drama prodotti dagli anni ‘50
ad oggi per complessivi 237 format. Una
successiva selezione, mirata ad evidenziare i medical drama all’interno dei quali la figura dell’infermiere fosse di un qualche rilievo, ha fatto restringere il campo su 30 serie di matrice Europea ed Americana.
All’uopo ci si è avvalsi dei motori di ricerca http://www.mymovies.it e
http://www.movieplayer.it utilizzando quale
filtro keywords quali infermiere/i, nurse/es,
medicaldrama, medical fiction.
ABSTRACT
The present study is the son of a reflection, determined by the
observation that , even today, in what is our national reality,
there is a big gap between what is the image of the nursing
profession proposed by law and justified, therefore, for right
and what is the social perception of the category. It was therefore wanted to understand how a product images, in an era in
which they dictate fashions, ways of life, the formation of consciences more or less structured, could serve to some extent
as the glue between the other two. The study was therefore
aimed at identifying the stages of evolution of the image of the
profession within the medical drama produced from the 50s
to today, and, most recently, the identification of which image
is proposed today by the most recent television series.
This “time travel” has led to the identification of three historical moments as well recognized as highly significant for the
purposes of the evolution of the image of nursing. The analysis of the format, appropriately selected, allowed to detect as
the predominant characteristics of each era and draw a “sketch” of the image nursing proposal.
Finally, the analysis of series produced in the new millennium,
Nurse Jackie in the first place, has made it possible to draw
an identikit picture nursing interpreted and implemented today by the media reality and to carry out, so the feedback on
the most appropriate fidelity of this projection in accordance
with the factual reality.
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Infermiere a Pavia
puntate sarebbe invece da ricercare nell’impossibilità, in prodotti del genere, di
scrivere la parola fine alla serie degli eventi possibili. Eventi che iniziano, si sviluppano, terminano ma che, di fatto, non terminano mai. Il male è uno, la malattia, che
come tale viene affrontata, fronteggiata,
combattuta, spesso sconfitta. Sconfitta
che si rivela essere però, in ultima analisi,
una chimera. Il male ha, di fatto, il potere
di risorgere e di assumere forme diverse,
spesso più insidiose rispetto a quelle che
lo avevano precedentemente contraddistinto. Gli stessi “poteri” in mano ai sanitari per fronteggiare il nemico, defibrillatore
in primis, consentono la possibilità di resurrezione, una seconda chance, concedendo al racconto la possibilità di ripetersi
infinite volte (6).
Per formulare un giudizio oggettivo, il
materiale selezionato è stato visionato.
La visione delle serie ha consentito di restringere così ulteriormente il campo su 8
format di matrice americana, ritenuti essere utili, ai fini del presente studio, per la valenza che gli stessi hanno avuto nell’evoluzione del genere nonché nella rappresentazione della figura infermieristica.
Le serie italiane, vagliate scrupolosamente, sono state invece scartate poiché
risultanti ancora immature.
I format nostrani proietterebbero, infatti,
ancora l’immagine di un infermiere poco
esperto, insicuro o, in ogni caso, strettamente dipendente dalle decisioni del medico. Professionista pertanto ben lungi
dall’indipendenza ed autonomia mostrata
dai colleghi d’oltreoceano nelle produzioni
più recenti.
INTRODUZIONE
La professione infermieristica tra realtà,
mercificazioni, stereotipizzazioni e spettacolarizzazioni ha da sempre visto l’interesse tributatole dalle realtà mediate, in particolare dalla televisione, che, dai suoi albori, ha giocato un ruolo fondamentale, anche se spesso ingannevole e non rispondente al vero, nella trasposizione di questa
immagine sul piccolo schermo (1-2-3).
La televisione, il più popolare tra i mezzi
di comunicazione, ha, di fatto, da sempre
provveduto alla produzione di serie televisive sul genere medical drama, serie di
grande successo, che hanno, nel corso
dei decenni, subito numerose inversioni di
rotta, anche nel tentativo di restituire
un’immagine il più fedele possibile della
complessa realtà ospedaliera.
Il medical drama, coacervo di vita, morte, amore, nonché di tutti gli intrecci possibili tra tutti gli “abitatori” dell’ospedale,
avrà un inizio traballante già nel corso degli anni ‘50 per poi affermarsi inesorabilmente nel ‘61 con quello che viene, a tutti
gli effetti, considerato il capostipite del genere, ovvero il dott. Kildare (4).
Al di là di ogni critica che possa essere
mossa al format, resta il fatto che, ad oggi,
il medical drama rimanga indiscutibilmente
un genere di grandissimo successo. Non a
caso, congiuntamente a tribunali e commissariati, l’ospedale rientra a pieno titolo
nell’olimpo delle produzioni televisive (5).
Tuttavia, tra tutti i generi partoriti dalla serialità televisiva, l’hospital sembrerebbe essere quello che maggiormente evidenzierebbe una profonda visceralità con il mezzo
televisivo. Il medical drama di fatto non esiste se discostato dalla televisione e, a riprova di questa circostanza, a differenza di
quanto accade per altri generi, come il legal drama o il crime drama, non esistono in
letteratura narrazioni seriali del genere (6).
La motivazione più accertata di questa
vocazione meramente visiva del prodotto,
trarrebbe origine dal fatto che tutti gli eventi
rappresentati si svolgano di fatto in ospedale, che diventa pertanto il luogo “magno”,
l’unico contenitore delle vicende umane.
L’occhio della telecamera che si spinge
nella stanza della persona assistita e ne
mostra il corpo nudo, la sofferenza fisica, il
dolore, andando in tal modo a varcare
ogni possibile legge sulla privacy, restituisce un grande servigio allo spettatore, andando a soddisfare una curiosità atavica
dello stesso.
La liason del format con la produzione a
RISULTATI
L’analisi delle serie televisive ha consentito di identificare i tre momenti storici riconosciuti come altamente significativi ai fini
dell’evoluzione dell’immagine della professione infermieristica nel piccolo schermo.
Il primo periodo identificato è rappresentato dal trentennio ‘50-‘70, periodo che vede la nascita del genere e che deve essere pertanto considerato un vero e proprio
starter.
Nonostante un inizio traballante abbia
contraddistinto gli anni ‘50, il successo per
l’hospital arriverà nel ’61, anno che vedrà
la messa in onda di due serie televisive incentrate sulle vicende di giovani medici
che prestano la loro attività professionale
all’interno di ospedali cittadini. Le serie in
questione sono rappresentate da Ben Casey e dal Dr Kildare.
Paladini dei buoni sentimenti, sia Kildare
che BenCasey, hanno dalla loro una sceneggiatura che prevede sempre l’happy
end (4).
All’interno di queste serie la professione
infermieristica riveste un mero ruolo da
comparsa, venendo dipinta come un orpello, una sorta di decoro, atto ad implementare la luce che si proietta con insistenza sul corpo medico.
Tale scelta produttiva necessita, tuttavia,
di una contestualizzazione. Questa risulta
essere, di fatto, l’epoca indiscussa dell’AMA, acronimo che identifica l’American
Medical Association, ovvero il comitato di
revisione medico che, in cambio del patrocinio fornito alle serie, deteneva il diritto
assoluto di veto sul materiale che veniva
trasmesso. L’idea era che i personaggi
centrali, ovvero il corpus medico, fossero
emblema di altissima qualità. Nessuna
possibilità di errore era pertanto contemplata. Nessun neo poteva macchiare l’immagine di questo professionista. Una sorta di grande fratello orwelliano che, in
quanto tale, riscriveva la storia per quelli
che erano i propri interessi. L’affrancamen-
9
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to dal giogo di questa lobby si avrà soltanto alla fine degli anni ‘60 quando, ricalcando le orme delle ribellioni giovanili dell’epoca, che crearono un po’ di grinta, i
produttori decisero di tagliare i ponti con il
comitato, rinunciando in maniera del tutto
definitiva al suo sigillo (7).
Di più, negli anni ‘70, una nuova serie, di
fatto più una comedy che non un drama in
senso stretto, sconvolse inesorabilmente
la tradizione, andando a dipingere, per la
prima volta, in maniera del tutto irriverente
il corpus medico, nella finalità di muovere
allo stesso le medesime accuse rivolte al
sistema governativo e militare americano.
La serie in questione è rappresentata da
M.A.S.H.
È con questa serie che la professione infermieristica inizierà ad acquisire una prima visibilità. Infermiere che seppure dipinte spesso con falsi miti (le infermiere spesso sono avvenenti e suscitano pensieri impuri nel corpo militare e non) alzano finalmente la voce, andando a trovare un posto in prima fila a loro riservato. Impossibile non ricordare all’uopo la capo infermiera Houlian che, portandosi dall’episodio
pilota sino al all’ultimo episodio dell’undicesima stagione, rientra a pieno titolo tra i
protagonisti indiscussi della serie (7).
Il secondo periodo identificato è rappresentato invece dal ventennio ’80-‘90, periodo nel quale le contestazioni delle altre
professioni implicate nel processo sanitario, iniziano a veicolare su se stesse, l’interesse dei produttori che, finalmente, virano
l’attenzione su questi vecchi ma all’occhio
della telecamera nuovi mondi. Nel coacervo di produzioni dell’epoca, sono state selezionate ai fini del presente studio due serie in particolare, in quanto riconosciute
come altamente significative e riassuntive
di un ventennio di serie sul genere. Le serie in questione sono E.R. - medici in prima
linea e China Beach. Serie diversissime tra
di loro, ma che hanno la caratteristica comune di aver determinato un allontanamento, una separazione definitiva, netta
da quel mondo mediatico finalizzato a dare al format una valenza monodimensionale. È proprio grazie a queste serie che la
professione infermieristica inizierà a spartire la scena con il corpo medico, diventando così una parte fondamentale del format. È anche grazie a questi prodotti che
verranno finalmente introdotti nuovi concetti, sino ad allora inespressi, quali quello
di responsabilità professionale infermieristica, di consapevolezza della propria professionalità, di avanzamento della carriera
ed, infine, di rottura del binomio infermiera-licenziosità (7-8-9). Il rapporto dell’infermiera con il corpo nudo della persona assistita non è infatti da questo momento in
poi più proiettato con intenti maliziosi, rimanendo, in tal senso, una prerogativa del
genere trash, genere che segue tuttavia al-
tre dinamiche.
L’ultimo periodo infine identificato è rappresentato dal nuovo millennio e dalle sfide e speranze che lo stesso si porta implicitamente appresso. Tra tutte le produzioni
di questa nuova era si è determinato di
concentrare l’attenzione sulle tre serie che
in assoluto hanno rappresentato il superamento da quel mondo mediatico fissato,
basato, sulla formula medico-centrica. Le
serie in questione sono rappresentate da
Nurse Jackie in primis, ed, in minor misura,
dalle sue coeve ed oggi non più in produzione, Mercy e Hawthorne. È grazie all’avvento di questi prodotti che la telecamera
si sposterà, finalmente ed in maniera del
tutto univoca, su quel mondo sino ad allora trascurato o in ogni caso non congruamente valorizzato, rendendo l’infermiere il
protagonista indiscusso del format.
In particolare a Nurse Jackie si deve il
merito assoluto di aver rappresentato in un
modo del tutto nuovo le sfide del nursing
moderno. Personaggio emblematico, dal
fare sprezzante, freddo, intrappolato in
quella che assume le connotazioni di una
farmaco-dipendenza e attraversato da
drammi interiori più o meno importanti,
l’infermierà Jackie Payton (interpretata
magistralmente da Edie Falco), si mostrerà al contempo un’ottima professionista,
mostrando capacità spesso più elevate di
quelle dei medici con i quali si ritrova a collaborare. La sua imperfezione come donna trova redenzione nelle sue alte capacità intellettive, rendendo sterile ogni accusa
mossa alla protagonista (e di fatto Nurse
Jackie ne ha raccolte molte) su una possibile trasmissione distorta dell’immagine
della professione infermieristica. I difetti di
Jackie come donna e non come professionista diventano al contrario il punto di forza del format, decretandone il successo di
pubblico e di critica (10). Sorte diversa
pertanto da quella delle sue contemporanee Mercy e Hawthorne che, in quanto eccessivamente votate all’idealizzazione della professione infermieristica, proprio nel
tentativo di andare ad esorcizzare il demone di quel passato che aveva fornito un’immagine disturbata della categoria, andranno invece incontro ad un insuccesso, risultando, televisivamente parlando, soggetti
poco interessanti.
È ad ogni modo con queste tre serie, incentrate prioritariamente sul mondo infermieristico, che la professione cercherà e
troverà una sorta di pareggio dei conti con
quel passato prossimo avido e falsario.
L’identificazione e l’analisi di questi tre
momenti storici, riconosciuti come fondamentali per l’evoluzione dell’immagine della professione infermieristica sul piccolo
schermo, ha fatto nascere la consapevolezza che ogni passaggio, perfettamente
incastonato nell’epoca che lo ha generato,
sia stato funzionale alla proiezione dell’attuale figura infermieristica operata dalle realtà mediate. Anche i tanto bistrattati stereotipi, nell’ottica della contestualizzazione
storica, acquisirebbero una nuova luce, venendo identificati, non più come meramente negativi, ma come una sorta di breccia
attraverso la quale passare per ottenere
una prima, seppur distorta, visibilità. Stereotipi identificati pertanto come medioevo
che non è già più sinonimo di età buia ma,
innegabilmente, preludio di rinascimento,
di illuminismo. Preludio del dopo.
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Infermiere a Pavia
Bibliografia
1
CONCLUSIONI
Il presente studio ha consentito, attraverso l’individuazione dei passaggi fondamentali e l’analisi delle serie televisive,
l’identificazione delle caratteristiche peculiari dell’attuale immagine della professione infermieristica proposta dalle produzioni americane contemporanee.
Questo professionista risulterebbe essere oggi così dipinto: è tendenzialmente
donna, con un’età media di 30-40 anni,
conscio delle proprie conoscenze e competenze, dotato di personalità, dedito in
maniera appassionata alla sua professione, consapevole del proprio percorso formativo e interessato al miglioramento della sua professionalità.
Un professionista a 360 gradi insomma.
Le vicende personali (passioni, vizi, di-
fetti, pregi) e il vissuto non inficerebbero in
alcuna misura sull’agito professionale, risultando meri descrittori di variabili per
l’appunto “personali”.
Da quanto precede, si può pertanto concludere che le serie americane odierne si
avvicinino in maniera decisamente importante alla descrizione di un’altra realtà, ovvero la realtà fattuale.
Il presente studio vuole, infine, terminare
il suo percorso con quello che assume le
connotazioni di un auspicio: ovvero che i
format italiani possano quanto prima attingere e trovare ispirazione, in maniera più
penetrante, da questo prodotto d’oltreoceano, al fine di donare finalmente ai suoi
spettatori prodotti di qualità che restituiscano, al contempo, il dovuto alla categoria professionale infermieristica.
Lionetti R. L’immagine sociale dell’infermiere tra stereotipi e folklore. In: Atti del Convegno: l’immagine sociale
dell’infermiere. Collegio Ipasvi Trieste.
2002:5.
2 Gelsi S. Lo schermo in camice bianco.
In: Atti del Convegno: L’immagine sociale dell’infermiere. Collegio Ipasvi
Trieste, 2002:11.
3 Gordon S. Nursing against the odds:
how health care cost cutting, media,
stereotypes and medical hubris undermine nurses and patient care. New
York: ILR Press, Ithaca, 2005.
4 Gisotti R, Savini M. TV buona dottoressa? Roma: Rai Radiotelevisione Italiana, 2010.
5 Aprile M., De Fazio D. La serialità televisiva: Lingua e linguaggio nella fiction
Italiana e straniera. Gelatina: Congedo
Editore, 2010.
6 Lusuardi N. La rivoluzione seriale. Roma: Dino Audino Editore, 2010.
7 Turow J. Nurses and Doctors in prime
time series: the dynamics of depicting
professional power. Nursing Outlook.
2012 sep;60(5):S4-S11.
8 Berger E. From Dr Kildare to Grey’s
Anatomy: TV physicians change real
patient expectations. Annals of emergency Medicine. 2010 sep;56(3):21A3°.
9 Sperati M, Viti R. La figura dell’infermiere nei telefilm italiani e americani
nel periodo tra il 1990 e il 2011. Infermiere Oggi. 2013;1(4):30-36.
10 McHugh K. Nurse Jackie and the politics of care. Nursing Outlook. 2012
Sep;60(5):S12-8.
Gli autori
*
Infermiera
libero professionista
Medicasa Italia Spa Milano
** Coordinatore Infermieristico
Tutor II anno di corso
Docente MED/45 UNIMI
sede Ospedale San Paolo Milano
*** Criminologa forense
coordinatore sez.corso di Laurea in Infermieristica Università degli Studi di Milano Ospedale San Giuseppe Milano
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Susanna Cellari,
dal camice bianco alla
difesa dei diritti dei colleghi:
“Parlo la stessa lingua della
controparte”
* Daniela Scherrer
(a cura di)
Sempre in trincea: da infermiera a sindacalista
Da infermiera a sindacalista, con la convinzione che, in fondo, la “mission” non sia
poi così diversa. “Prima davo assistenza ai
malati, ora ai lavoratori”, sorride infatti Susanna Cellari è diventata delegata sindacale all’interno del San Matteo per una sigla sindacale che omettiamo per neutralità
e componente del direttivo provinciale.
Una donna con le idee molto chiare, che si
è diplomata nel 1993 alla scuola infermieristica di suor Chiarina: cinque anni al Santa Margherita, altri cinque alla Maugeri e
poi, nel dicembre 2003, il trasferimento al
San Matteo, prima alla Rianimazione III e
poi alla chirurgia pediatrica, in sala operatoria e al 118. E infine sindacalista a tempo
pieno dalla fine del 2011. Una scelta radicale e convinta.
Innanzitutto una curiosità: prima di diventare sindacalista si è collaudata in
numerosi ambiti della professione infermieristica. È stato per forza o per scelta?
Per scelta. Volevo vivere la professione
R U B R I CA
Infermieri oltre la clinica
...Come più volte in precedenza è avvenuto, a partire da questo numero, riprendiamo la rubrica che mette in evidenza iniziative riguardanti Colleghi che
coltivano interessi complementari alla matrice professionale propriamente di
natura Clinica, sia a livello hobbistico personale, sia a livello più estesamente Sociale, come ad esempio nei settori dell'Arte, Cultura, Sport, Sindacato,
Politica.
Invitiamo pertanto tutti gli Iscritti ad inviarci segnalazioni meritevoli di nota,
che vanno in tali direzioni e saremmo lieti di pubblicarle.
Duilio Loi
Direttore Editoriale
infermieristica a trecentosessanta gradi.
Dopo avere acquisito determinate competenze, mi è sempre piaciuto cambiare per
provare nuove esperienze. Ed è qualcosa
che consiglio a tutti i miei colleghi, soprattutto ai più giovani: rimettetevi in gioco
senza paura del cambiamento, perchè solo così si capisce veramente verso quale
ambito della professione si è più portati.
Se fossi rimasta infermiera io, ad esempio,
avrei decisamente puntato sull’ambito delle emergenze. Ma questo l’ho capito solo
dopo aver provato.
Da infermiera a sindacalista... Com’è
accaduta questa rivoluzione in lei?
Mi sono avvicinata per caso all’attività
sindacale. Prima avevo anch’io la stessa
opinione che oggi contraddistingue la
maggior parte degli infermieri: i sindacati
non servono a nulla e portano acqua solo
al loro mulino. Poi nell’ambito di un Master
sul 118 ho conosciuto una persona che faceva attività sindacale e mi sono iscritta
più che altro perchè era uno strumento
vantaggioso per poter fruire dei corsi di
formazione in maniera più agevole. Era la
fine del 2007 e mi venne chiesto di candidarmi alle elezioni per le Rsu (Rappresentanze Sindacali Unitarie). Quasi costretta,
ho accettato e sono stata eletta... da lì è
iniziato tutto. Poi durante la specialistica in
Infermieristica, che ho frequentato all’Università di Firenze, trovandomi a contatto
con realtà poliedriche e sviluppate mi si è
aperto un mondo: ho capito che la professione dell’infermiere può crescere molto e
che, oltre naturalmente all’Ipasvi e ai Collegi Infermieristici, anche il sindacato può
contribuire a questa crescita. Una volta
laureata ho approfondito la legislazione in
materia, ho studiato bene il contratto collettivo nazionale e all’inizio del 2011 ho
avuto l’opportunità di entrare nella mia attuale sigla sindacale. Ed ora sono sindacalista in pianta stabile, delegata responsabile del San Matteo, insieme a Marco
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Infermiere a Pavia
Grignani, e faccio anche parte del direttivo
provinciale.
Ritiene fondamentale, in questo suo
ruolo attuale, essere stata infermiera?
Sì. Le persone che hanno avuto sulle
spalle pochi anni di “prima linea” difficilmente riescono a svolgere con competenza le loro mansioni, sia a livello dirigenziale che sindacale. Capire i turni, la divisione
del lavoro sulle ventiquattro ore perchè l’hai vissuta sulla tua pelle, costituisce
un’esperienza pregressa che mi dà la possibilità di essere una sindacalista in grado
di parlare la stessa lingua della controparte. E questa ritengo sia un’arma importante per gli infermieri, anche nei tavoli delle
trattative. Ecco perchè sono contenta, anche se guadagno meno di prima e non ho
più tempo libero. Di problemi ne abbiamo,
e tanti, ma credo che per risolvere la questione del riconoscimento professionale si
debba anche combattere, come hanno fatto i medici. E se non sei dentro agli organismi politici e sindacali sei spacciato in
partenza.
Pensa che questo aspetto sia già
chiaro agli infermieri oppure manchi ancora la consapevolezza ?
Penso che l’infermiere sia un po’ fossilizzato nella sua routine del “tanto non cambierà mai niente”. È giunto il momento di
combattere per il riconoscimento della
professione, per capire che gli infermieri
devono risolvere autonomamente i loro
problemi buttandosi in politica e nei sindacati, altrimenti saremo sempre dimenticati
sia a livello aziendale che nazionale. In Italia funziona così, purtroppo.
Lei parla di combattere per la professione. Quando esercitava in prima linea
le accadeva di sentirsi frustrata o poco
considerata?
Guardi, ho accettato di dedicarmi a tempo pieno all’attività sindacale anche perchè, onestamente, nell’ultimo tratto della
mia professione infermieristica mi sentivo
frustrata. Era una frustrazione che cresceva di pari passo con la mia formazione,
man mano che capivo che cosa doveva
essere l’infermiere nel sistema sanitario (e
non era), qua in Italia... Non ho mai avuto,
per fortuna, problemi irrisolvibili, però mi
sono sempre più resa conto che non esiste la tanto decantata autonomia professionale dell’infermiere, sotto tutti i punti di
vista. È innegabile che la gestione sanitaria nel nostro Paese sia medicocentrica e
questo non stimola di certo l’infermiere.
Però una volta che realizzi questo, credo
debba subentrare l’orgoglio di non voler
sentirsi più succubi di un sistema.
dano realmente a valorizzare la professione sia in termini normativi che economici.
L’infermiere deve poter crescere professionalmente e farlo con il giusto compenso. E una proposta che ritengo fondamentale è anche quella dell’inserimento, nelle
varie aree delle competenze, della formazione. L’infermiere che insegna all’infermiere credo sia una condizione da cui non
si possa più prescindere. Non voglio essere ripetitiva, ma ritengo che la strada per
arrivare a dei risultati efficaci sia quella di
avere maggior rappresentatività in ambito
politico e sindacale. Prendiamo l’esempio
della presidente nazionale Ipasvi, Annalisa
Silvestro: non entro nel merito della sua
scelta di entrare in politica, ma innegabilmente il fatto che ora faccia parte di quel
mondo la porta ad avere più visibilità e, di
conseguenza, a contare di più nei tavoli
delle trattative.
Perchè non ha scelto un sindacato di
categoria infermieristica?
A parte il fatto che noi, pur non essendo
di categoria, abbiamo oltre cinquecento
infermieri su novecento iscritti, credo che
più della sigla sindacale conti la persona
con il suo impegno concreto. E se devo
essere sincera penso anche che a volte i
sindacati di categoria possano avere nel
loro estremismo un limite. Mi spiego: io
devo ragionare a favore degli infermieri,
ma nel contesto generale, senza calpestare i diritti di altre categorie.
Una sindacalista donna molto attiva...
non è così comune questa figura... Lei
che dice in proposito?
Che non è semplice, soprattutto se effettivamente ti vuoi impegnare in maniera attiva... Come in buona parte dei lavori e nella politica, anche l’ambiente sindacale è
prettamente maschile, nonostante tutti i discorsi delle “quote rosa” che però sono
teorici più che concreti. Diciamo che ci
vuole un po’ di tempo per entrare a far parte degli ingranaggi, cercando di far vedere
che sei brava ma non troppo... altrimenti
un po’ dai fastidio ai colleghi maschi! Però
io posso dire di essere stata accolta bene,
ho ricevuto tantissimo ma sto anche impegnandomi al massimo. Anche perchè penso che per far bene l’attività sindacale devi per forza svolgerla a tempo pieno”.
Quali sono le battaglie che, secondo
lei, sono prioritarie da combattere a favore della professione infermieristica?
Sicuramente il rinnovo del contratto con
l’applicazione di quelle modifiche che va-
Un’ultima domanda. La sua passione
per la nuova professione di sindacalista
è evidente e tangibile. Ma non le manca
mai il suo “primo amore”, l’essere infermiera sul campo?
Beh, ammetto che quando vedo passare l’automedica del 118 un po’ sì... Amavo
particolarmente l’impegno nel 118, anzi diciamo pure che avevo lasciato un contratto a tempo indeterminato alla Maugeri per
uno a tempo determinato al San Matteo
solo per poter partecipare a un Master sul
118... Ma non posso dire di essere pentita
della mia scelta. Mi sono sempre sentita
portata per aiutare gli altri: l’ho fatto da infermiera, da volontaria della Croce Rossa
e adesso lo sto ancora facendo da sindacalista. Perchè in fondo è questa la missione del vero sindacato, che è nato per tutelare i lavoratori e che a volte, purtroppo, ha
perso nel tempo questo valore.
L’autore
* Giornalista Professionista de Il Ticino di Pavia
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È arrivato in redazione questo articolo. Si differenzia da
ciò che siamo soliti pubblicare, ma trattandosi di una storia vera e necessaria per riflettere sul tema della malattia,
ci siamo sentiti di pubblicarla con nomi di fantasia. La nostra linea editoriale è anche questa.
“Non sono solo ira e dolore…
forza io sono di pietra pensosa, allegria di mani insieme
allacciate. Infine sono libero
entro gli esseri. Tra gli esseri,
come l’aria vivo e dalla solitudine assediata esco verso il
folto delle battaglie a conquistare gioie indomabili”.
Pablo Neruda
Dolore,
per ricominciare
Ore 8.00. La giornata sembra prospettarsi bene. Il cielo è luminoso, presagio di
buon tempo. Dopo giorni di pioggia torrenziale, finalmente uno spiraglio di primavera, persino gli uccellini hanno voglia di
cinguettare.
E io, come mi sento? Non lo so proprio.
Sono giorni che m’interrogo su ciò che sta
accadendo e non capisco e quando non
comprendo, divento ancora più cupa, silenziosa e sofferente del solito.
Si perché io sono così. Sempre agli
estremi dell’angoscia esistenziale. Sempre
dannatamente infelice e triste. Tutto ha
una logica, un ordine predefinito. Solo io
sono in grado di soffrire; se ci fosse stata
una materia scolastica o una disciplina accademica avrei preso sempre e solo massimi voti.
Come al solito, mi alzo dal letto accumulando un ritardo che andrà via via crescendo trasformandosi da minuti ad ore fino a
modificare l’umore che da leggermente infastidito cangia in “luna nera”. Del resto ho
scelto la libertà e questo comporta che
non ci sia nessuno ad aspettarmi al rientro
a casa, in ufficio, per un aperitivo o per una
serata a teatro. Single convinta, ogni tanto
penitente.
Sono una giornalista oppure una scrittrice a seconda degli avvenimenti della vita,
in realtà a seconda di chi mi paga e oggi
non avendo scadenze, decido che sarà la
giornata della solidarietà. Contravvenendo
alla mia vera essenza di “prima arrivo io e
poi forse penso agli altri”, chiamo una mia
cara amica che non sento da tempo. Mi
sembrava addirittura che non stesse particolarmente bene. Il cellulare squilla libero
ma non risponde;
strano, da sempre il suo arto superiore termina
non con la mano
ma con il telefono. Faccio altro
ma qualcosa in
me s’insinua come un tarlo. Non
riesco a non pensare a lei: dove
sarà finita, come
mai non risponde, soprattutto
come mai non mi
richiama.
Dopo qualche ora di silenzio, chiamo
una conoscente comune, al solo scopo di
sapere dove sia finita lei.
Stupore e senso di colpa mi travolgono;
è ricoverata e con una diagnosi, ahimè infausta.
Ma dov’ero stata tutto questo tempo?
Come avevo potuto non accorgermi che
fosse malata?
Ripresa dallo shock e dal più totale nichilismo, raccolte tutte le informazioni, decido di andare a trovare Roberta, in Ospedale. Mi rendo conto di aver omesso fin
qui il suo nome.
Un amico, forse l’unico vero che ho, una
volta mi disse che tendo a depersonificare,
difficilmente racconto le mie conoscenze o
amicizie chiamandole per nome. Lui, come me, sa che è uno dei miei tanti modi
per creare il giusto spazio protettivo tra me
e il mondo.
Ma, ritornando a Roberta, avevo necessità di vederla, di prendere atto del fatto
che effettivamente fosse malata; in cuor
mio avevo speranza che il “tutto” fosse
stato ingigantito come al solito avviene,
nei passaparola.
Mi avvio, potrei prendere i mezzi, invece
desidero accorciare i tempi per cui opto
per la macchina. C’è traffico. In questa città, qualsiasi cosa accada è pretesto per
giustificare una viabilità da medioevo.
I semafori, le rotonde, le biciclette, i pedoni, una miscela di automi che si muovono senza distinzione tra esseri umani e
inanimati. Investita dai clacson, penso che
la nostra sia un’epoca di pochezza e di solitudine.
Arrivo finalmente a destinazione. L’ospedale è una scatola grigia, funerea, neutrale e agghiacciante.
Faccio fatica a pensare che in quell’anonimato ci possano lavorare molte persone
ma ancora di più che quello sia un luogo
di cura e di speranza.
Parcheggio e chiedo al punto informazioni le indicazioni del reparto in cui Roberta è ricoverata.
Mi sento le spalle pesanti, la testa in pallone e il respiro affannato. Non vi è ombra
di dubbio, sono in difficoltà. Non accetto la
situazione; ma quale situazione? Ancora
non la conosco; vorrei tornare indietro ma
non posso e non voglio.
Salgo le scale del padiglione, rallentando man mano che mi avvicino, supero l’in-
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gresso e guardo con tristezza i numeri delle stanze, ecco vedo il 13, mi dico: “Questo numero dovrebbe portare fortuna!”
Riaccendo l’hope.
Mi affaccio e la vedo. Seduta al tavolo,
ha il vassoio intonso davanti a sé, deve
aver tentato di alimentarsi. Occhi segnati e
persi nella difficoltà digestiva o forse nell’intolleranza alla situazione. Non si è ancor accorta di me; per fortuna, ho ancora
qualche secondo per riprendermi da questa fotografia, in verità non trovo il termine
per descrivere il momento.
È dimagrita, non di molto, ma il segno di
un estraneo che si sia impossessato di lei
è evidente, ha una postura innaturale. Immagino che sia dovuta al dolore.
In questa metamorfosi di indebolimento
del corpo e dello spirito, la trovo così bella, così desiderosa di poter esprimere tutta la sua estraneità alla malattia. Il suo pigiama è azzurro come il cielo, come il mare, come un orizzonte senza una fine, come lo specchio dell’acqua che ti consente
di vivere tutte le tue emozioni, anche quelle più nascoste.
È una donna incantevole, colta, forte, disponibile, capace di affrontare il mondo, le
situazioni, il dolore, la malattia. E non lo dico perché ora la vedo fragile e indifesa; lei
è sempre stata l’immagine della forza, della vitalità, della potenza, lo è sempre stata
e ora, lo è ancora di più.
Mi vede e mi accoglie con un risolino e
un: “Finalmente sei arrivata”.
Non è arrabbiata, anzi, ha solo voglia di
rendermi partecipe della sua vicissitudine
con una naturalezza e una semplicità a dir
poco disarmanti.
Mentre parla, non smette un attimo di
sorridere, pondera nuovi progetti, pianifica
i viaggi che farà, immagina il matrimonio
del figlio, la laurea della figlia. Io la guardo,
tra l’esterrefatto e il meravigliato, non riesco a proferire sillaba. Nella testa una sola
domanda: “Ma come fa, a essere così serena?”.
Il tempo scorre velocemente e Roberta
ha bisogno di stendersi, è visibilmente affaticata, cerca sul comodino gli oggetti
che le serviranno nelle prossime ore, li sistema in modo che siano facilmente accessibili, con cura, armonia e fede. Butta
un’ultima occhiata al fiore che le ho portato e troppo stanca per continuare la conversazione mi congeda con affetto e riconoscenza...
Nell’abbracciarla, prima di allontanarmi,
capisco di aver stretto troppo, provocandole una fitta, che stupida mi dico, ma lei
sempre con il sorriso e con un tono amorevole, mi ricorda che sono così, maldestra e aggressiva ma che in fondo con le
mie incongruenze, sa che le voglio un
gran bene. Sulla porta, un altro saluto; gli
occhi di entrambe si dirigono verso il pavi-
Infermiere a Pavia
mento. È tempo che
io vada.
Esco, vorrei scappare, correre, respirare, urlare, invece
resto ferma, non mi
muovo.
Appoggiata al muro di quell’edificio,
sono sola con il mio
vuoto, con la mia insensata vita deserta
e infinitamente solitaria.
Ho bisogno di pregare, non per me,
per Lei.
Menzogna pura.
Ho una disperata necessità di sentirmi
parte di un progetto, di potermi affidare a
ciò che non vedo e non sento ma che percepisco come Entità superiore, capace di
alleviare ogni sofferenza.
Ma sono veramente io, questa donna,
mi chiedo.
Riprendo a respirare, a muovermi. Ho
una nuova idea della mia vita.
Voglio viverla, occuparmi di qualcuno,
amare quel qualcuno, avvicinarmi agli altri
senza la preoccupazione di essere ferita,
voglio guardare l’umanità per comprendere il senso dell’amicizia, del donarsi e del
ricevere, voglio… soprattutto ringraziare
Roberta perché lei e la sua malattia mi
hanno permesso di riflettere e di riprogettare la mia vita in un modo diverso.
Il suo dolore e la sua sofferenza sono la
dimensione di una rinascita, di un cambiamento ai quali, sono certa, non rinuncerò.
A te, mia cara Amica,
grazie di aver risvegliato
un animo intorpidito,
concesso alle lacrime di uscire allo
scoperto,
sviluppare una nuova strategia di vita,
avvertire il lamento dello spirito.
Come disse Italo Svevo, le lacrime
non sono espresse dal dolore ma
dalla sua storia.
Io, avevo perso la mia.
Michelle
Decisi che Roberta avrebbe dovuto sapere che mi aveva trasformata, che grazie
a lei avevo un nuovo “disegno”. Le inviai,
una mail. Confesso che avevo un’ansia
pazzesca per quello che avrebbe potuto
immaginare, rispondermi. Invece, ancora
una volta, riuscì a essere sorprendentemente oltre l’inimmaginabile.
La sua risposta fu: “...non so cosa dirti;
sono sola e le lacrime scorrono come un
fiume in piena.
Come Anna, Annina (nda: dovete sape-
re che questo è il suo vero nome) o Roberta, come mi hai rinominata tu, ma il nome
poco importa, a me verrebbe solo di abbracciarti forte forte e di dirti, esci, vai incontro al sole e fatti avvolgere dal suo tiepido calore. Tutto si supera, si affronta, anche questo, anche la morte!
Non ho paura di morire, perché fa parte
della vita... Vita e morte sono un tutt’uno!
Sono un cammino, un inizio e una fine di
un bellissimo periodo di vita. La mia, l’ho
vissuta intensamente; con gioia e dolori,
paure e spesso ansie ma e soprattutto con
un amore intenso per la vita stessa. Amore per la mia famiglia, per Marco mio compagno da ben 32 anni. Ciò che abbiamo
vissuto è un’alchimia di sogni, racconti,
nascite dei nostri figli voluti per amore perché Marco è il Mio Amore ed il Mio Tutto.
Amore per il buon giorno del mattino,
amore per lo sguardo di tenerezza reciproca... Amore nel tirare su i nostri figli sapendo che non è così facile essere mamma,
genitore e moglie. Amore per il grigio delle nuvole sapendo che dietro alla diversa
tonalità dei grigi c’è sempre un azzurro
che spunta. Quindi vivi al momento, pensando che esiste l’oggi, il qui e ora, ciò
che ha la meglio su tutto è l’amore per la
vita.
Amore, per tante cose e verrebbe fuori
un elenco infinito di Amore.
I Sogni? Falli! Aiutano ad andare sempre
avanti.
Sappi che io non mi arrendo e anche se
il mostro o l’alieno mi sta divorando e a
volte anche con dolore, sto scrivendo a te
cara Michelle e sto guardando l’azzurro
del cieli e ti penso che corri capelli al vento sulla tua bicicletta.
Sorrido felice perché amica mia hai un
dono immenso: l’umiltà di riconoscere come sei ma anche la forza di non farti affossare dalla tua paura, di affrontare te stessa
e gli altri! Ti voglio bene Michelle... sempre
e per sempre con affetto e serenità.
Perdonami se me ne impossesso”.
Roberta
15
PAGINA
Numero 1/2014
Ciao Simona . . .
Se spesso siamo angeli che in silenzio
compiono azioni degne di onorificenze, a
volte riusciamo anche a essere freddi, cinici, impassibili davanti al dolore, quasi refrattari a qualsiasi emozione nel rispetto
delle regole imparate.
La nostra professione, lo dico da sempre, è la più contraddittoria che esista.
Proprio per questo, abbiamo deciso di
pubblicare questa lettera che vuole riportare ai nostri occhi ma soprattutto alle nostre
menti, il ricordo della essenza della professione di Infermiere: “prendersi cura della
persona che si assiste in logica olistica,
considerando le sue relazioni sociali e il
contesto ambientale. Il prendersi cura è
agito attraverso la strutturazione di una relazione empatica e fiduciaria soprattutto
quando l’assistito vive momenti difficili, diviene “più fragile” e perciò ancora più bisognoso di aiuto e sostegno”.
Penso infine che non sia necessario scrivere altro per presentare il tema di questa
lettera, ricca di emozione ma soprattutto di
tristezza per un atto infermieristico dovuto
e negato e che questa pubblicazione possa aiutare sia l’assistente che l’assistito.
Grazie
Enrico Frisone
Ciao Simona
Mah... io che di solito non ho grandi difficoltà a fissare su carta i miei pensieri vuoi anche per deformazione professionale - adesso invece ho grossi problemi. Dire addio per sempre alla cugina cui più di
tutte volevo bene, per una lunga serie di
ragioni, scoperchia una serie infinita di
pensieri. Soprattutto se ti capita di avere
scherzato con lei su facebook poche ore
prima e poi in una sola giornata dover passare dal pronto soccorso alla rianimazione
fino alla camera mortuaria. È qualcosa che
davvero sconvolge e rivoluziona alcuni
punti fermi. Non mi vergogno a dire che,
nonostante la fede, nella sera della morte
di Simona sono rimasta sul letto un’ora a
pensare dove fosse andata. Avevo visto un
corpo immobile, che fino a poche ore fa si
muoveva normalmente, ho passato il tempo a chiedermi dove fosse ora ciò che dava vita al corpo. La sua anima, il suo pensiero, il suo sorriso... Dove sono adesso?
Dove? Lassù in Paradiso, provo a dirmi
sperando con tutta me stessa che sia così, ma se guardo in alto faccio fatica a pensare che ci sia lei, che mi stia guardando.
E comunque mi sconvolge pensare che
tutto d’un colpo termini ogni cosa che stavi portando avanti qui, sulla terra. Così, in
un attimo.
Quando stavo chiamando il 118, dopo
aver constatato che stava male, mi sono
quasi arrabbiata nel sentirla costantemente chiedermi se stava morendo. Ho pensato alle sue esagerazioni, a quel modo che
aveva di ingrandire sempre un po’ i problemi, come tutti gli ipocondriaci. E lo dico
da ipocondriaca. “Ma che cosa stai dicendo?”... “Ma dai, è una crisi di panico; con
un bel tranquillante torni a casa in forma!”.
Invece no, se ne è andata davvero, quasi
senza che me ne rendessi conto. E l’unica
cosa che spero è che non abbia avuto il
tempo di rendersene conto neppure lei.
La rabbia è che non lo posso sapere e
non lo saprò mai. Perchè sono rimasta in
ospedale per tutte le nove ore in cui è stata lei, ma avrò avuto modo di vederla solo
per una mezz’oretta. Ecco, vorrei dire a
quella figura ben poco umana che ho incontrato al triage del pronto soccorso che
prima di sbattere fuori un accompagnatore così, tanto per sentirsi importante e superiore, farebbe meglio a guardare in volto la persona che accompagna. E se nei
suoi occhi vede il terrore puro e magari chi
l’accompagna lo prega in tutte le lingue di
restare perchè Simona era un po’ così...
un po’ più fragile... un po’ più sensibile... e
con una tremenda paura addosso... la
paura di chi forse capisce o sente inconsciamente che la vita sta volgendo al termine... ecco magari farebbe una figura migliore a rispondere che un quarto d’ora
con lei può stare. Invece mi ha sbattuto
fuori quasi fossi un’accattona... Sì, elemosinavo qualcosa, è vero... elemosinavo
quelle che sarebbero state le ultime ore
trascorse con mia cugina.
E invece le ho vissute fuori, sentendola
gridare dal dolore e dalla paura. E sentendomi poi dire da un medico che ogni volta
che si riprendeva dal sedativo, chiamava
Dany. Chiamava me. E io non c’ero lì con
lei. C’ero ma ero su una sedia fuori. E lei
non poteva saperlo. Ecco che cosa mi fa
stare male. E nessuno dica che sono le regole. Perchè contemporaneamente a me
c’era anche un giovane nomade che ha
picchiato un pugno sullo sportello del triage talmente forte che per lui le porte si sono aperte immediatamente... Ecco quali
sono le regole che valgono...
16
PAGINA
E dico grazie, ma di tutto cuore, a Manuela, giovane medico dell’Areu che invece mi ha fatto entrare, mi ha sorriso, poi
usciva periodicamente dal pronto soccorso per ragguagliarmi. Tutto puoi accettare
in quei momenti di disperazione, ma non
la mancanza di umanità e di sensibilità. Lei
mi ha dato competenza ma anche umanità. Basta poco, a volte, ma devi arrivarci,
devi avere dentro certe qualità. Altrimenti,
forse, è meglio non fare né il medico né
l’infermiere. Soprattutto in reparti critici come possono essere un pronto soccorso o
una rianimazione.
Mentre trasportavano Simona dal pronto
soccorso alla Rianimazione I, è stata sempre Manuela a fermare la barella e a consentirmi di salutarla. Era ormai non molto
lucida, ma ricordo perfettamente che mi
ha detto “Ciao, cugina. Mi raccomando,
pensa a Tom” (il suo gattone che ora,
mentre scrivo, è qua vicino a me).
Io non lo sapevo, ma sono state le ultime parole della sua vita. Se non fosse stato per Manuela, non le avrei neppure sentite. Il resto è stato un crollo progressivo...
ore fuori dalla Rianimazione senza mai
avere notizie, il silenzio assoluto rotto solo
dai suoi lamenti, il buio che scendeva fuori e dentro di me, poi la mia disperata richiesta di sapere qualcosa e un medico
che finalmente usciva per dirmi qualcosa.
Qualcosa di poco bello. Embolia polmonare... Ancora una volta mi veniva negata la
possibilità di un “ciao”... sono andata a casa demolita dentro dal non poterla vedere
e poco prima delle due la telefonata. Fredda, di circostanza: “Mi dispiace, sua cugina è morta. Siccome abbiamo chiesto l’autopsia per capire meglio le ragioni ha due
ore di tempo per venire a vederla, poi la
portano via. Decida lei che cosa fare”.
Proprio così. Lei per loro era un numero.
Per me invece era mia cugina. La voce
sembrava quasi quella di un nastro registrato. Una trafila da eseguire. Per me invece un pugno da ko nello stomaco. Certo che volevo vederla. Avrei preferito che
qualcuno me lo chiedesse quando ancora
era in vita e potevo stringerle la mano per
farle capire che ero lì e che avevo mantenuto la mia promessa. Ho potuto invece
salutarla lì, su un tavolo, sotto una coperta
da cui usciva solo il volto quasi sorridente
nonostante tutto ciò che aveva subito in
quelle ore.
Poi la firma immediata per l’espianto di
cornee ed organi, mi piace pensare che
qualcosa di lei ancora possa vivere e rendere felici altre persone. Lo voleva anche
lei, tante volte ne avevamo parlato. Tutto il
resto, purtroppo, è storia consequenziale... Ma quel tarlo ancora mi rode... Se
avessi picchiato un pugno anch’io sarei
Infermiere a Pavia
probabilmente rimasta vicino a lei... Essere educati non sempre paga... Anzi probabilmente quasi mai. A te, a voi che mi avete lasciato lontana dalle ultime ore di vita di
mia cugina vorrei dire solo una cosa:
“Spero di cuore che se un giorno vi troverete nella mia stessa situazione, incontriate sulla vostra strada una Manuela e non
qualcuno come voi... E spero anche che,
qualora doveste leggere queste parole, vi
possano servire per capire che dietro ogni
ingresso in pronto soccorso c’è una storia,
una vita, una persona che magari sta morendo e ha il diritto di farlo con qualcuno
accanto”.
Ciao Simona. Tu non mi hai visto, ma io
ero là con te... ogni minuto... come ti avevo promesso... E ora lo sai... ovunque tu
sia e spero di riuscire presto a convincermi anch’io che tu sei lassù, felice. Ora faccio ancora troppa fatica.
Gruppo Facebook al San Matteo
La Biblioteca di Infermieristica del Policlinico San Matteo da pochi
giorni ha aperto un proprio Gruppo Facebook con il fine di rendersi
utile ai professionisti e agli studenti afferenti al mondo dell'Infermieristica pavese.
Condivisa l’idea con tutti i responsabili del settore, è sua missione
fungere da collante per le segnalazioni periodiche di articoli e riviste on-line,
eventi, congressi, master e alla pubblicazione di aggiornamenti (in particolar modo legati alla letteratura scientifica e al rapporto biblioteca-infermiere). Si prefigge inoltre di dar luce anche ad ampie pagine legate alla storia dell'Infermieristica
in particolare di quella locale, foto edite ed inedite, ecc. La presenza nel Gruppo
di esperti del settore, darà modo di sviluppare forum legati ad argomenti in particolare e ad approfondimenti.
L’augurio è la massima partecipazione da parte degli studenti, degli infermieri e
di tutte le figure sanitarie che abbiano interesse a partecipare o semplicemente
ad informarsi.
Michele Chieppi
Biblioteca di Infermieristica
Fondazione IRCCS Policlinico S. Matteo di Pavia
Piazza Volontari del Sangue 3 - 27100 Pavia
tel. 0382/502695
mail: [email protected]
17
PAGINA
Numero 1/2014
Puoi pure non guardare
ma non è possibile che non vedi
* Associazione Infermieri
Nursing Sociale
“Il viaggio non finisce mai.
Solo i viaggiatori finiscono.
E anche questi possono prolungarsi in
memoria, in ricordo, in narrativa.
Quando il viaggiatore si è seduto sulla
sabbia della spiaggia e ha detto:
‘ Non c’è altro da vedere,’
sapeva che non era vero.
La fine del viaggio
è solo l’inizio di un altro.
È necessario vedere quel che non si è
visto, rivedere quel che si è già visto,
vedere in primavera quel che si era
visto d’estate, vedere di giorno quel
che si è visto di sera, col sole laddove
la prima volta scendeva la pioggia,
vedere le messi verdi, il frutto maturo,
la pietra che ha cambiato posto,
l’ombra che non c’era.
È necessario tornare sui passi già fatti,
per ripeterli e per tracciarvi accanto
nuovi cammini.
È necessario ricominciare il viaggio.
Sempre.
Il viaggiatore torna subito.”
Josè Saramago
VIAGGI
da: “L’ultimo quaderno”
(pagg. 82 - Serie Bianca Feltrinelli)
E si, possiamo pure non guardare ma
non è possibile non vedere ciò che ci succede intorno.
Pezzi di fame, pezzi di immigrazione,
pezzi di lacrime e pezzi di persone... la televisione, i giornali, ci danno questo e noi
ce lo facciamo bastare. Cambiamo canale,
voltiamo pagina e
aggiungiamo altri
pezzi di qualcosa
per riempirci vuoti
che ci costruiamo
nell’indifferenza totale. Guai, però, ad
ammetterlo! Basta
teorie, basta improvvisati maestri, basta
teorici del nulla che
sanno vendere bene
il loro sapere con la
pretesa di formare,
formare,
formare…(guadagnare!!!!)… ma come si
forma il formatore che non si sporca mai le
mani, non prende mai un aereo, non entra
nel fango sporcandosi le scarpe, non sa
cosa significhi la fame e la miseria, non
poterne più del dolore, della sofferenza,
della merda che lo circonda? Basta parolai! Ciò di cui abbiamo bisogno, in questi
tempi, sono testimoni credibili che con
azioni concrete non stanno a guardare i
tanti, troppi, esseri umani considerati esuberi, scarti della società.
“lo sai qual è il più bel paese del
mondo? l’italia. Spaghetti... cosa ridi la
gente è felice...c’è il benessere, son
felici... lo sai per far star bene tutta
quella gente lì cosa ci vuole? centinaia
di milioni che stanno male”.
(Mario Tozzi (Diego Abatantuono) e
Alex (Claudio Bisio)
in Puerto Escondido
di Gabriele Salvatores).
Ma soprattutto
“Io fino a tre mesi fa facevo una vita
normale. Stavo inquadrato, in una
società che ha delle regole, e
rispettavo le regole: ero convinto che
18
PAGINA
rispettando queste regole ci fossero
dei tornaconti, ci fosse una regia
occulta che mi muovesse, che mi
facesse diventar vecchio in un certo
modo, con più saggezza, con delle
sicurezze... Invece non c’è un ca**o:
divento vecchio come un imbecille e
non so niente...”
(Mario Tozzi (Diego Abatantuono) e
Anita (Valeria Golino)
e Alex (Claudio Bisio)
in Puerto Escondido
di Gabriele Salvatores).
Premesso questo, durante una giornata
di salute in Guatemala, nell’aldea di Chanrayo, organizzata dalla nostra associazione, abbiamo incontrato Santos Carrillo,
infermiere in un piccolo ospedale pubblico a Città del Guatemala. Ecco cosa ci ha
raccontato della sanità nel suo paese.
“La situazione del nostro paese è sconcertante se parliamo dei servizi sociali perchè lo stato non è in grado di rispondere ai
problemi della salute. Lo sviluppo non si
ottiene con istanze solo a livello istituzionale ma si ottiene con il miglioramento delle
condizioni del popolo e dei villaggi grazie
ad ottime condizioni di educazione e salute. Salute, acqua, luce, una degna abitazione…la maggioranza delle persone non ha
diritto a questi servizi. Quelli che soffrono
più di tutti questa condizione sono: I bambini e gli anziani.
La mortalità infantile è elevata e le malattie che prevalgono in Guatemala sono: le
infezioni respiratorie acute e le infezioni gastro intestinali. In questi luoghi dove difficilmente la gente ha un accesso diretto alla
salute, una complicazione materna potrebbe essere fatale perchè il centro di salute
più vicino dista tre ore da qui. Per questo è
importante venire fin qui, nei luoghi più remoti e arrivare ad ottenere un giorno il diritto alla salute per tutti.
Infermiere a Pavia
I bambini hanno bisogno di una alimentazione più bilanciata affinchè possano migliorare la propria salute e nutrizione. Questo è il metodo che abbiamo mantenuto fino ad ora in questo villaggio. Siamo qui
perchè c’è necessità di visitare I bambini.
Qui c’è una situazione molto difficile data dalla mancanza di alimenti e dei servizi
basici per quanto riguarda la salute.
Stiamo lavorando da diversi mesi in questo villaggio controllando periodicamente il
peso dei bambini e oggi ci siamo accorti
che sono ancora una volta diminuiti di peso.
Tutto questo per la mancanza di alimenti
e alla mancanza della possibilità di curarsi
per le persone che vivono in queste aree.”
...poichè non sappiamo quando
moriremo si è portati a credere che la
vita sia un pozzo inesauribile... però
tutto accade solo un certo numero di
volte, un numero minimo di volte...
quante volte vi ricorderete di un certo
pomeriggio della vostra infanzia? un
pomeriggio che è così profondamente
parte di voi che senza, neanche
riuscireste a concepire la vostra vita,
forse altre quattro o cinque volte, forse
nemmeno... quante altre volte
guarderete levarsi la luna, forse venti...
eppure, tutto sembra senza limite...
Il tè nel deserto - Monologo finale
ascoltando
– Stjepan Hauser - Gabriel’s Oboe (The
Mission)
– Luka Sulic - Theme from Schindler’s List
– Gli 8 Violoncelli - Bacalov - Il Postino
– Chocolat Original Soundtracks.
Infermiere
P A V I A
1/2014
a
Vita di collegio
SOMMARIO
Rendiconto finanziario entrate 2013 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2
Situazione patrimoniale al 31-12-2013 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2
Rendiconto finanziario uscite 2013 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
Preventivo finanziario gestionale 2014 - Entrate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
Preventivo finanziario gestionale 2014 - Uscite . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
2
PAGINA
V I TA D I C O L L E G I O
Infermiere a Pavia
Collegio IP.AS.VI. di Pavia
CONTO ECONOMICO ENTRATE DAL 01/01/2013 - 31/21/2013
ENTRATE
di Comptenza
TITOLO I
€
264.883,46
ENTRATE
di Cassa
€
270.608,47
ENTRATE CORRENTI
(E1) Entrate contributive a carico degli iscritti
€
262.600,91
€
268.687,91
E1-1
E1
Quote iscritti 2012 (E1-1)
€
255.000,91
€
261.087,91
E1-2
Quote nuovi iscritti 2012 (E1-2)
€
7.600,00
€
7.600,00
E2
E2-1
E3
E3-1
E4
E4-1
(E2) Entrate da iniziative culturali e aggiornamenti professionali
€
–
€
–
Corsi di aggiornamento (E2-1)
€
–
€
–
(E3) Quote partecipazione iscritti all'onere part gest
€
–
€
–
Tessere, distintivi e bolli (E3-1)
€
–
€
–
(E4) Trasferimenti correnti da parte di stato-regioni-comuni
€
–
€
–
Trasferimenti correnti (E4-1)
€
–
€
–
(E5) Entrate derivate dalla vendita di beni e dalla prest di servizi
€
–
€
–
E5-1
Vendita pubblicazioni (testo OSS, Enpapi) (E5-1)
€
–
€
–
E5-2
Proventi attività commerciali (E5-2)
€
–
€
–
E6
(E6) Redditi e proventi patrimoniali
€
2.282,55
€
1.920,56
E6-1
Interessi attivi su depositi e conti correnti (E6-1)
€
2.282,55
€
1.920,56
E7-1
Recupero e rimborsi (E7-1)
€
–
€
–
E5
E8
E8-1
(E8) Entrate non classificabili in altre voci
€
–
€
–
Commiss esame accertamento lingua ITA e norm. Profes. (E8-1)
€
–
€
–
TITOLO II
€
–
€
–
ENTRATE IN CONTO CAPITALE
€
–
€
–
TITOLO III
€
–
€
–
ENTRATE AVENTI NATURA DI PARTITE DI GIRO
€
–
€
–
Altre
€
–
€
–
Ritenute fiscali previdenziali
€
–
€
–
Assicurazioni
€
–
€
–
€
264.883,46
€
270.608,47
PARTITE DI GIRO
TOTALE ENTRATE COMPLESSIVE
SITUAZIONE PATRIMONIALE al 31/12/2013
ATTIVITÀ
PASSIVITÀ
Codice
Descrizione
15
Disponibilità liquide
Importo
1501
Depositi bancari e postali
287.678,98
150101
Banche c/c attivi
287.678,98
15010101
Banca regionale Europea
261.116,67
15010103
Banco Posta
1505
Denaro e valori in cassa
2.673,37
150501
Cassa e monete nazionali
2.673,37
TOTALE
Codice
Descrizione
Importo
290.352,35
26.562,31
290.352,35
TOTALE
0,00
Utile
290,352,35
TOTALE A PAREGGIO
290.352,35
Numero 1/2014
3
V I TA D I C O L L E G I O
PAGINA
CONTO ECONOMICO USCITE DAL 01/01/2013 - 31/21/2013
USCITE
di Comptenza
U1
U1-1
U1-2
U1-3
U1-4
U1-5
U1-6
U1-7
U1-8
U1-9
U1-10
U2
U2-1
U2-2
U2-3
U2-4
U2-5
U2-6
U2-7
U2-8
U3
U3-1
U3-2
U3-3
U3-4
U4
U4-1
U4-2
U4-3
U4-4
U4-5
U4-6
U5
U5-1
U5-2
U5-3
U5-4
U5-5
U5-6
U6
U6-1
U6-2
U7
U7-1
U7-2
U8
U8-1
U8-2
TITOLO I - USCITE CORRENTI
U1 SPESE GENERALI FUNZIONAMENTO SEDE
Affitto e Condomio
Spese telefoniche, Fax, Internet
Luce, Pulizie, Approvvigionamenti
Cancelleria, stampati, materiale computer
Spese postali
Spese conto corrente bancario e postale
Imposte e tasse
Spese trasporto e spostamento
Assicurazione
Spese varie
U2 USCITE ACQUISTO BENI CONS E SERVIZI
Acquisto libri, riviste, giornali ed altre pubblicazioni
Bolli, tessere, distintivi
Manutenzioni e riparazioni
Spese ed oneri gestione MAV
Consulenze legali
Consulenze amministrative
Consulenze informatiche
Altre consulenze
U3 ONERI PER PERSONALE IN ATTIVITÀ SERV
Stipendi ed oneri riflessi
Assicurazioni personale dipendente
Corsi di formazione personale dipendente
Fondo incentivazioni
U4 USCITE PER PREST ISTITUZIONALI
Aggiornamento Iscritti
Rivista “Infermiere a Pavia” / “Vita di Collegio”
Pubblicazione Albo
Spese di rappresentanza
Solidarietà
Spese attività gruppi di lavoro/progetto/Ricerca (sito web- XII maggio- Formazione - Libera Professione)
U5 SPESE ORGANI COLLEGIO
Gettoni di presenza e indennità di funzione istituzionale
Rimborso spese CD/CRC e di funzione istituzionale
Aggiornamento Consiglieri e Revisori
Assicurazione organi statutari
Consiglio Nazionale
Spese Elezioni
U6 CONTRIBUTI DIVERSI
Contributi diversi e varie
Commissione esami accertamento conoscenza lingua italiana e normativa professionale
U7 ACCANTONAMENTI
Accantonamento TFR
Fondo spese impreviste
TITOLO II - USCITE IN CONTO CAPITALE
U8 USCITE IN CONTO CAPITALE
Programmi, attrezzature informatiche
Mobili e arredi
AMMORTAMENTI
Ammortamento arredamenti
Ammortamento programmi e attrezzature informatiche
TITOLO III - PARTITE DI GIRO
USCITE AVENTI NATURA DI PARTITE DI GIRO
Ritenute e contributi
Altre
Assicurazione
TOTALE USCITE COMPLESSIVE
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
226.865,17
37.153,27
22.966,45
4.591,68
4.461,41
1.139,71
2.025,44
1.301,10
397,00
–
262,48
8,00
27.806,37
929,99
–
1.238,02
3.581,48
7.874,24
10.002,64
2.728,00
1.452,00
48.435,00
45.634,91
66,00
–
2.734,09
54.171,48
21.475,08
29.547,77
–
424,20
1.550,00
1.174,43
14.313,29
7.648,65
2.920,56
860,98
1.133,92
1.749,18
–
41.300,91
41.060,91
240,00
3.684,85
2.184,85
1.500,00
–
0,00
–
–
3.071,07
302,55
2.768,52
–
–
–
–
–
229.936,24
USCITE
di Cassa
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
222.786,80
35.971,54
22.966,45
4.590,18
4.455,29
1.139,71
1.003,48
1.148,95
397,00
0,00
262,48
8,00
28.056,90
929,99
0,00
1.238,02
3.581,48
7.874,24
10.253,17
2.728,00
1.452,00
50.473,51
47.673,42
66,00
0,00
2.734,09
51.170,65
24.985,73
22.917,29
0,00
543,20
1.550,00
1.174,43
14.313,29
7.648,65
2.920,56
860,98
1.133,92
1.749,18
0,00
41.300,91
41.060,91
240,00
1.500,00
0,00
1.500,00
3.943,27
3.943,27
3.710,22
233,05
0,00
0,00
€
0,00
€
0,00
€
0,00
€
0,00
€
0,00
€226,730,007
4
V I TA D I C O L L E G I O
PAGINA
Infermiere a Pavia
Collegio IP.AS.VI. di Pavia
PREVENTIVO FINANZIARIO GESTIONALE 2014 - ENTRATE Cat.
E1
Denominazione
Ricavi
ENTRATE CONTRIBUTIVE A CARICO DEGLI ISCRITTI
E1/1
Quote iscrizioni
€
260.346,00
E1/2
Quote nuovi iscritti
€
6.500,00
E1/3
Quote anni precedenti
TOTALE ENTRATE CONTRIBUTIVE A CARICO DEGLI ISCRITTI
E2
E2/1
E3
Corsi di aggiornamento
E4
Tessere distintivi bolli auto
500,00
500,00
€
15,00
€
15,00
€
–
€
–
TRASFERIMENTI CORRENTI DA PARTE DELLO STATO - REGIONI - COMUNI
Trasferimenti correnti
TOTALE TRASFERIMENTI CORRENTI DA PARTE DELLO STATO - REGIONI - COMUNI
E5
€
€
QUOTE DI PARTECIPAZIONE DEGLI ISCRITTI ALL'ONERE DI PARTICOLARI GESTIONI
TOTALE QUOTE DI PARTECIPAZIONE DEGLI ISCRITTI ALL'ONERE DI PARTICOLARI GESTIONI
E4/1
19.252,00
286.098,00
ENTRATE PER INIZIATIVE CULTURALI ED AGGIORNAMENTI PROFESSIONALI
TOTALE ENTRATE PER INIZIATIVE CULTURALI ED AGGIORNAMENTI PROFESSIONALI
E3/1
€
€
ENTRATE DERIVATE DALLA VENDITA DI BENI E DALLA PRESTAZIONE DI SERVIZI
E5/1
Vendita pubblicazioni (testo OSS, Enpapi)
€
–
E5/2
Proventi attività commerciali
€
–
€
–
€
500,00
€
500,00
€
120,00
€
120,00
€
300,00
€
300,00
TOTALE ENTRATE DERIVATE DALLA VENDITA DI BENI E DALLA PRESTAZIONE DI SERVIZI
E6
REDDITI E PROVENTI PATRIMONIALI
E6/1
Interessi attivi su depositi e conti correnti
TOTALE REDDITI E PROVENTI PATRIMONIALI
E7
E7/1
POSTE CORRETTIVE E COMPENSATIVE DI USCITE CORRENTI
Recupero e rimborsi
TOTALE POSTE CORRETTIVE E COMPENSATIVE DI USCITE CORRENTI
E8
E8/1
ENTRATE NON CLASSIFICABILI IN ALTRE VOCI
Commissione Esame accertamento lingua italiana e normativa professionale
TOTALE ENTRATE NON CLASSIFICABILI IN ALTRE VOCI
E9
ENTRATE AVENTI NATURA DI PARTITE DI GIRO
E9/1
Altre
€
–
E9/2
Ritenute fiscali previdenziali
€
–
E9/3
Assicurazioni
TOTALE ENTRATE PER PARTITE DI GIRO
TOTALE ENTRATE COMPLESSIVE
€
–
€
–
€
287.533,00
Utilizzo dell'avanzo di amministrazione
€
–
Utilizzo dell'avanzo di cassa
€
–
€
287.533,00
TOTALE GENERALE
Numero 1/2014
V I TA D I C O L L E G I O
5
PAGINA
PREVENTIVO FINANZIARIO GESTIONALE 2014 - USCITE
Cat.
U1
U1/1
U1/2
U1/3
U1/4
U1/5
U1/6
U1/7
U1/8
U1/9
U1/10
U2
U2/1
U2/2
U2/3
U2/4
U2/5
U2/6
U2/7
U2/8
U3
U3/1
U3/2
U3/3
U3/4
U4
U4/1
U4/2
U4/3
U4/4
U4/5
U4/6
U5
U5/1
U5/2
U5/3
U5/4
U5/5
U5/6
U6
U6/1
U6/2
U7
U7/1
U7/2
U8
U8/1
U8/2
U8/3
U9
U9/1
U9/2
U9/3
Denominazione
SPESE GENERALI FUNZIONAMENTO SEDE
Affitto e Condominio
Spese telefoniche, Fax, Internet
Luce, Pulizie, Approvvigionamenti
Cancelleria, stampati, materiale computer
Spese postali
Spese conto corrente bancario e postale
Imposte e tasse
Spese trasporto e spostamento
Assicurazione
Spese varie
TOTALE USCITE PER SPESE GENERALI FUNZIONAMENTO SEDE
USCITE PER L'ACQUISTO DI BENI DI CONSUMO E DI SERVIZI
Acquisto libri, riviste, giornali ed altre pubblicazioni
Bolli, tessere, distintivi
Manutenzioni e riparazioni
Spese ed oneri gestione MAV
Consulenze legali
Consulenze amministrative
Consulenze informatiche
Altre consulenze
TOTALE USCITE L'ACQUISTO DI BENI DI CONSUMO E DI SERVIZI
ONERI PER IL PERSONALE IN ATTIVITA DI SERVIZIO
Stipendi ed oneri riflessi
Assicurazioni personale dipendente
Corsi di formazione personale dipendente
Fondo incentivazioni
TOTALE SPESE PER IL PERSONALE IN ATTIVITÀ DI SERVIZIO
USCITE PER PRESTAZIONI ISTITUZIONALI
Aggiornamento Iscritti
Rivista “Infermiere a Pavia” / “Vita di Collegio”
Pubblicazione Albo
Spese di rappresentanza
Solidarietà
Spese attività gruppi di lavoro/progetto/Ricerca (sito web- XII maggio- Formazione - Libera Professione)
TOTALE USCITE PER ATTIVITÀ COLLEGIO
SPESE ORGANI COLLEGIO
Gettoni di presenza e indennità di funzione istituzionale
Rimborso spese CD/CRC e di funzione istituzionale
Aggiornamento Consiglieri e Revisori (200 €/cd-crc)
Assicurazione organi statutari
Consiglio Nazionale
Spese Elezioni
TOTALE USCITE PER SPESE ORGANI COLLEGIO
CONTRIBUTI DIVERSI
Contributi diversi e varie
Commissione esami accertamento conoscenza lingua italiana e normativa professionale
TOTALE USCITE PER CONTRIBUTI DIVERSI
ACCANTONAMENTI
Accantonamento TFR
Fondo spese impreviste
TOTALE ACCANTONAMENTI
USCITE IN CONTO CAPITALE
Programmi, attrezzature informatiche
Mobili e arredi
Immobili
TOTALE USCITE IN C/CAPITALE
USCITE AVENTI NATURA DI PARTITE DI GIRO
Ritenute e contributi
Altre
Assicurazione
TOTALE USCITE AVENTI NATURA DI PARTITE DI GIRO
TOTALE USCITE COMPLESSIVE
Avanzo di amministrazione presunto
TOTALE GENERALE
Spese
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
28.000,00
7.000,00
6.000,00
1.500,00
1.300,00
1.100,00
500,00
150,00
280,00
50,00
45.880,00
€
€
€
€
€
€
€
€
€
1.300,00
300,00
1.500,00
4.000,00
8.000,00
11.500,00
1.700,00
2.500,00
30.800,00
€
€
€
€
€
45.500,00
100,00
200,00
2.734,09
48.534,09
€
€
€
€
€
€
€
25.700,00
29.000,00
10,00
1.000,00
2.550,00
6.000,00
64.260,00
€
€
€
€
€
€
€
8.500,00
6.000,00
3.400,00
1.300,00
4.000,00
4.000,00
27.200,00
€
€
€
45.000,00
300,00
45.300,00
€
€
€
2.400,00
8.625,99
11.025,99
€
€
€
€
800,00
500,00
–
1.300,00
€
€
€
€
€
€
€
–
13.232,92
–
13.232,92
287.533,00
–
287.533,00
IL COLLEGIO IP.AS.VI.
(Infermieri Professionali, Assistenti Sanitarie, Vigilatrici d’Infanzia)
della provincia di Pavia invita la cittadinanza alla
SETTIMANA CELEBRATIVA
12 MAGGIO 2014
Giornata Internazionale dell’Infermiere
NURSES’
SMILE
L’infermiere portatore sano di sorrisi
Programma
9/10/11 Maggio
SEDE: Santa Maria Gualtieri - Piazza Vtttoria
Ore 9.00 - 18.30
HAPPEN URS ING
I COLORI DELLE EMOZIONI
OPERATORI E UTENTI
DIPARTIMENTO DI SALUTE MENTALE - A.O. PAVIA
ACCADEMIA DELLE BELLE ARTI DI BRERA
Il professionista della salute guida in modo graduale il cliente
nei vari passaggi, consentendogli di seguire il proprio ritmo
interno.
L’artista terapista ... il soggetto
Inaugurazione il 9 Maggio in Santa Maria Gualtieri con
L’ORCHESTRA INVISIBILE
(operatori e utenti di Cascina Rossago)
Ore 16.30
11 Maggio
SEDE: UNITÀ OPERATIVA PEDIATRIA c/o Policlinico San Matteo
AULA BURGIO
Spettacoli con MAGHI, CLOWN, TRUCCA BIMBI E ... MERENDA
Ore 15.00
11 Maggio
SEDE: CASA DI RIPOSO PERTUSATI
Spettacolo:
ROBERTO DURKOVIC e i Violinisti Zigani
Facciamo merenda insieme
Ore 15.30
12 Maggio
SEDE: Teatro Volta
Spettacolo: CORPO
a cura di CASA SATELLITE - ANFFASS
Ore 17.00
FESTA FINALE IPASVI
I disegni sono di Samuela Dordoni
25
PAGINA
Numero 1/2014
Progettare insieme
una nuova documentazione
infermieristica
per le terapie intensive
Nicoletti Rosangela
* Alvarez William Bernal
Daniela Cattani
Francesca Motta
Rosangela Nicoletti
Valerio Rendiniello
PREMESSA
L’azienda dove lavoriamo ci ha chiesto
di creare una documentazione infermieristica che contenesse requisiti necessari
per l’accreditamento di Joint Commission
International (JCI) e i requisiti della Regione Lombardia. La dirigenza infermieristica
ha ritenuto opportuno che il documento
venisse elaborato da chi lavora sul campo.
Inoltre ha richiesto che il documento fosse
unico e univoco su tutte e tre le terapie intensive.
Così abbiamo intrapreso un lungo periodo di lavoro insieme, per quasi 2 anni (da
luglio 2010 a febbraio 2012), senza comprendere cosa avremmo costruito poiché
non avevamo un modello adatto al nostro
contesto lavorativo in previsione di informatizzazione.
Siamo partiti in nove componenti e siamo arrivati in cinque perché l’impegno ha
richiesto molto lavoro al di fuori dell’orario
lavorativo, ma ha permesso a ciascuno di
RIASSUNTO
All’humanitas Research Hospital la cartella infermieristica di Terapia Intensiva è stata elaborata in modo univoco sulle tre aree
(terapia Intensiva generale, Terapia Intensiva cardiochirurgica,
Unità di Cure Coronariche) per uniformare e facilitare la compilazione garantendo continuità assistenziale sia per il paziente che per l’operatore che opera su tutta l’area intensiva.
Le politiche aziendali considerano l’infermiere come risorsa
umana della struttura e non del singolo reparto, pertanto i professionisti, considerati per le loro competenze, risultano polivalenti su tutta l’area intensiva. L’obiettivo primario diventa la
creazioni di modelli di documentazione che comprenda completezza, uniformità e facile interpretazione; non da ultimo la
compilazione deve essere semplice e uguale per tutti, evitando
in questo modo errori di compilazione ed omissione di dati.
Questo progetto ha permesso di ridurre le diversità tra i reparti, dove gli obiettivi di cura sono differenti, ma l’assistenza infermieristica è pressoché simile.
Il lavoro che ne è emerso si basa non sul singolo settore di pertinenza, né al tipo di patologia d’ingresso nel reparto di terapia
intensiva, ma promuove e realizza un’assistenza centrata sulle
reali esigenze del paziente.
L’integrazione degli infermieri tra le tre realtà ha migliorato la
comunicazione tra professionisti, ha facilitato il confronto tra loro e ha permesso un arricchimento personale e professionale.
mettere in campo le proprie conoscenze,
competenze e abilità personali. Il gruppo
era composto da persone di diversa età,
anzianità professionale, esperienze lavorative, livelli di istruzioni e nazionalità. Tutto
questo ha permesso di darci un arricchimento personale e professionale, ma anche un’integrazione tra colleghi dove il lavoro di gruppo, finalizzato al raggiungimento di un obbiettivo difficile, ha favorito
il superamento delle difficoltà.
Il gruppo era composto nella maggior
parte da infermieri che hanno conseguito
una laurea infermieristica, con alcuni anni
di esperienza lavorativa, ma anche infermieri con altri master universitari, conseguiti successivamente (es. master in ricerca ecc.) e Infermieri con diplomi infermieristici equipollenti e con una lunga esperienza lavorativa. Diverse anche le nazionalità da cui provenivano i colleghi.
L’iniziativa di coinvolgere più infermieri
con le diversità precedentemente accen-
SUMMARY
At the Humanitas Research Hospital the nursing report of the
intensive care unit was elaborated evenly over the three areas
(general intensive care, cardiac surgery intensive care, intensive coronary care) to standardize and facilitate its compilation, thereby ensuring continuity of care for both the patient
and the operator who works on the whole intensive care unit
(ICU).
Corporate policy considers the nurses as human resources of
the whole hospital and not of the single department so they
are polyvalent on the whole ICU for their expertise.
The primary goal is the creation of documentation templates
that are complete, consistent and easy to interpret, not least
easy to fill in and the same for everyone, avoiding errors and
data omissions.
This project has reduced the differences among departments
in which the goals of care are different, but the nursing care
is almost the same.
The work is based not on a single disciplinary field, or on the
pathology of ICU admittance, but promotes and implements
assistance centered on the real needs of the patient.
The integration of the nurses of the three units improved the
communication among professionals, facilitated the discussion and led to a personal and professional enrichment.
26
PAGINA
nate, ha permesso di raggiungere dei buoni risultati e un’opportunità di lavorare insieme per perseguirli. Inoltre ha velocizzato il processo d’integrazione tra le tre realtà operative che ancora ad oggi sono distanti.
Il confronto con gli altri colleghi è stato
difficoltoso inizialmente, ma come ogni
processo di cambiamento e di modifica ha
sempre bisogno di essere “metabolizzato”
e quindi i fermenti e le discussioni tra le
parti sono stati inevitabili.
La documentazione infermieristica utilizzata nelle terapie intensive era differente
all’interno delle tre aree, sia come formato,
sia come contenuti e non rispecchiava le
fasi del processo di assistenza infermieristica (raccolta dati, Identificazione del Problema, Formulazione degli obbiettivi, Pianificazione, Attuazione e Valutazione) pertanto il progetto è stato svolto ex novo senza avere un esempio di riferimento da cui
partire.
Il gruppo ha dovuto superare queste difficoltà motivati dal fatto che stava costruendo un documento che permetteva di
descrivere il processo assistenziale in modo completo, uniformato, non ripetitivo e
di facile interpretazione. Siamo convinti
che documentare il nostro operato permetta di esprimere l’utilità e la distinzione
della nostra professione, in un periodo dove il tema predominante sono le competenze degli infermieri, argomento in discussione in ambito politico professionale.
Oggi la cartella è in uso da circa due anni e sono in corso continue modifiche e revisioni suggerite da parte di tutti gli infermieri che ogni giorno documentano il processo di assistenza. Grazie a una lenta accettazione da parte di tutti i colleghi, abbiamo ottenuto alcuni risultati: un maggior
coinvolgimento da parte degli infermieri,
un’uniformazione continuativa del piano
assistenziale, una chiara e veloce lettura
dei dati nel tempo.
Infermiere a Pavia
All’inizio non nascondiamo che sia stata dura far
accettare il nuovo documento diverso da quelli precedenti, più completo ma
anche dettagliato e più “impegnativo” nella compilazione. Le obiezioni principali sono emerse nel maggior
tempo di compilazione previsto e nella maggiore indagine della raccolta dati di alcuni bisogni. Con il tempo è
stato però compreso anche
dai colleghi che era necessario, ai fini professionali e
legali, avere un documento
di questo tipo che potesse
non solo tutelarci nel nostro
operato, ma garantisse una continuità del
piano assistenziale e quindi una migliore
assistenza sul paziente.
INTRODUZIONE
Nella Delibera della Regione Lombardia
(14-02-2009), vengono individuati 3 scopi
principali della cartella infermieristica,
completa in tutte le sue parti:
• Condividere le informazioni utili a pianificare e realizzare le attività assistenziali
• Mantenere la continuità assistenziale
• Registrare e certificare quanto effettivamente effettuato.
L’obiettivo era quello di creare una Cartella Infermieristica:
• Comune alle Terapie Intensive
• Che documentasse il processo assistenziale
• Che garantisse completezza e uniformità nella Raccolta dei Dati e nella Valutazione del piano
• Dove non ci fossero ridondanze di dati
• Facile nell’interpretazione, nella compilazione e nel recupero dei dati nel tempo.
La documentazione infermieristica prodotta dal lavoro è composta da:
1 Raccolta dati alla presa in carico della persona.
Si compila all’accettazione del paziente
proveniente dal Pronto Soccorso o da
altre strutture.
Le informazioni raccolte sono: alcuni
dati anagrafici, dati clinici di primaria
importanza per la descrizione dei bisogni assistenziali. Queste informazioni
non sono ridondanti, quindi non ripetuti in cartella clinica.
2 Legenda di pianificazione. Si utilizza
per poter pianificare gli obbiettivi e le
azioni infermieristiche in modo rapido e
standardizzato. Questa legenda deve
essere utilizzata come guida per la pianificazione. I bisogni della persona possono essere descritti mediante tre diversi gradi di complessità assistenziale:
alta, media e bassa; per complessità
assistenziale si considera ogni singolo
bisogno e non la patologia della persona. Per stabilire quale è il grado di complessità di ogni bisogno sono stati stabiliti dei criteri di inclusione per ogni bisogno e per ogni grado di complessità,
sono stati formulati specifici obbiettivi e
relative azioni infermieristiche.
Questi fogli dove è illustrata la legenda
sono dei fogli A4 tenuti separati dal resto della documentazione e si trovano
in rete attraverso il computer del reparto, dove gli infermieri possono consultare liberamente durante la compilazione. I fogli sono successivamente allegati in dimissione del paziente in fase di
archiviazione della cartella.
3 Valutazione e pianificazione giornaliera. In attesa di informatizzare la cartella clinica, il format è un tabellone formato A3: è composto da una raccolta
dati e pianificazione. Per ogni bisogno
su ogni turno lavorativo: raccogliendo i
dati nelle apposite caselle si stabilisce il
livello di assistenza infermieristica secondo i criteri di inclusione stabiliti nella legenda. L’informazione deve essere
riportata in maniera corretta, cronologica, logica e obiettiva; l’altra facciata viene utilizzata per il diario infermieristico:
qui vengono annotate le variazioni significative delle condizioni del paziente
(variazioni cliniche, urgenza….)
4 Foglio di trasferimento. Descrive dettagliatamente, sempre suddivisa per bisogno, la condizione clinico assistenziale del paziente al momento della dimissione/trasferimento in altro reparto o
struttura.
27
PAGINA
Numero 1/2014
Bibliografia
– Cantarelli M. Il modello delle prestazioni
infermieristiche. Milano: Masson, 2003.
– Carpenito-Moyset LJ. Diagnosi infermieristiche: applicazione alla pratica clinica. Milano: Casa Editrice Ambrosiana,
2010.
– Carpenito-Moyset LJ. Piani di assistenza infermieristica e documentazione. 2.
ed. Milano: Casa Editrice Ambrosiana,
2011.
Joint Commission International. Gli
Standard Joint Commission International per Accreditamento degli Ospedali.
4. ed. Milano: Progea, 2011.
– NANDA International. Diagnosi infermieristiche: definizioni e classificazione.
Calamandrei C. (Trad.) Milano: Casa
Editrice Ambrosiana, 2009.
– Regione Lombardia. Delibera di Giunta
regionale VIII/9014 del 20702/2009: Determinazione in ordine al controllo delle
prestazioni sanitarie ed i requisiti di accreditamento.
METODI
Il modello assistenziale di riferimento è
stato “Il modello delle prestazioni infermieristiche” di Cantarelli (2003), approfondendo l’assessment e la pianificazione con il
modello di Henderson e Carpenito (2010)
e per quanto riguarda gli interventi infermieristici è stato fatto riferimento alla classificazione del gruppo NANDA, Nursing Intervention Classification (NIC) e Nursing
Outcomes Classification (NOC) (2009).
Le scale internazionali utilizzate per l’assessment sono: la scala RASS per la valutazione dello stato di agitazione e sedazione, la Glasgow Coma Scale per la valutazione dello stato neurologico, la scala per
la valutazione dello stato funzionale, la
scala Braden per la valutazione del rischio
di lesioni da pressione, la scala del rischio
cadute, le scale NRS, CPOT e Wong-Baker per la valutazione del dolore.
Per quanto riguarda la procedura per la
valutazione del rischio cadute, la procedura di isolamento e quella per la contenzione, si è fatto riferimento alle procedure interne già esistenti in istituto.
La documentazione prodotta al termine del progetto è stata messa in prova da parte degli autori, su un numero
ristretto di pazienti per un periodo di
quindici giorni, allo scopo di poter rilevare possibili problematiche, incongruenze o mancanze e poter quindi in-
tervenire con eventuali correzioni.
La nuova documentazione infermieristica è stata presentata a tutti gli infermieri
delle tre terapie Intensive da luglio a settembre 2011.
Infine, dopo un periodo di circa sei mesi
di utilizzo, tramite dei questionari sono state raccolte segnalazioni, suggerimenti difficoltà riscontrate da parte dei colleghi allo
scopo di migliorare ulteriormente lo strumento.
RISULTATI
Il risultato è stato una cartella infermieristica unificata composta da una raccolta
dati iniziale, compilata all’ingresso del paziente nell’ Unità Operativa; una valutazione di tutti i bisogni di assistenza infermieristica individuati da Cantarelli aggiungendo
la valutazione relativa al dolore, una prima
pianificazione del processo assistenziale.
La pianificazione è stata standardizzata
in base al grado di complessità riconosciuto al paziente in ciascuno dei bisogni
analizzati. Per ciascun bisogno assistenziale infermieristico (BAI), in ognuno dei
gradi di complessità, sono stati stabiliti
obiettivi a cui sono stati assegnati una serie di interventi da attuare per il raggiungimento degli stessi.
Dopo la prima raccolta dati e la prima
pianificazione, al termine di ciascun turno
è prevista una valutazione degli obiettivi
già pianificati, tramite una raccolta dati guidata, per ogni singolo BAI e successivamente una nuova pianificazione.
La nuova cartella è tuttora in uso. Per migliorare la capacità di documentare e di rispondere alle nuove esigenze di compilazione, il documento prevede ulteriori revisioni e sviluppi nella direzione dell’informatizzazione.
Gli autori
* Gruppo infermieri
Terapie intensive
Humanitas Research Hospital Rozzano
28
PAGINA
Infermiere a Pavia
Il Laboratorio di Teatro Sociale
di “Casa Satellite”,
ovvero... dei viaggi, dei sogni, delle rose
e della bellezza
* Lina Fortunato
** Benedetta Rotondi
“Non nasce Teatro laddove la vita è
piena, dove si è soddisfatti.
Il Teatro nasce dove ci sono delle
ferite, delle differenze, dei vuoti, ossia
nella società frantumata, dispersa,
ove la gente non ha più ideologie nè
valori.
In questa società il Teatro ha la
funzione di creare l’ambiente in cui gli
individui possano riconoscere dei
bisogni a cui gli spettacoli possono
dare delle risposte.
Quindi ogni Teatro è pedagogia.
E relazione.”
Jacques Copeau
“Casa Satellite” è un servizio e una
scommessa, voluta da Anffas Pavia Onlus,
puntata sulla crescita e sull’autonomia dei
suoi giovani ospiti.
“Casa Satellite” è un alloggio scuola nel
quale persone con disabilità lieve o mediolieve vengono formate e preparate a gestire, a piccoli gruppi, l’alloggio e la loro giornata in modo autonomo.
E allora perché parlare di Teatro? Perché
fare un Laboratorio di Teatro Sociale, ormai da quattro anni?
Il laboratorio teatrale è stato, fin dall’inizio (ottobre 2010) anzitutto il luogo dell’incontro, il luogo in cui è facile comunicare,
trovare il proprio posto, esprimere qualcosa di sè, godendo del privilegio di uno
spazio speciale e protetto, capace di connettere e mettere in relazione aree generalmente separate: corpo e mente,
reale e immaginario, libertà e disciplina,
individuo e gruppo.
Il cambiamento che l’esperienza teatrale introduce nella percezione di sè, nella
costruzione del ruolo sociale e di un sistema simbolico/immaginario è sempre anche un cambiamento della dimensione
comunicativa. Anche se i destinatari principali dell’azione teatrale sono gli attori direttamente coinvolti dal laboratorio, la Comunità di cui fanno parte è sempre investita dal Teatro Sociale, sia come finalità implicita che esplicita: gli educatori, i familiari, i volontari, gli altri compagni, il quartiere, le associazioni partner di progetto.
La finalità generale di un Progetto di
Teatro Sociale riguarda quindi l’esperienza
relazionale e simbolica delle persone che
vi sono coinvolte. Si tratta di favorire processi di cambiamento delle identità personali nella dimensione della relazione con
l’altro.
Creare condizioni espressive efficaci,
sollecitare capacità di ascolto, riconoscimento, visione.
Il Teatro Sociale è quindi una azione
orientata alla costruzione di comunità solidali, capaci di esperire e creare benessere.
Soprattutto quando si lavora con gruppi
e persone che vivono una condizione di
disagio e marginalità sociale, il lavoro di
Teatro Sociale parte dall’ascolto del bisogno di affermazione di sè e dalla volontà di
un riconoscimento sociale. Si tratta allora
di trovare, attraverso la dimensione del
“come se” teatrale e della creatività artistica, le forme adeguate perchè anche dinamiche svalutative o conflittuali di un
gruppo trovino una metafora simbolica
efficace a esprimerli, contenerli e renderli comunicativi e trasformativi rispetto alla relazione di comunità.
Questo è accaduto nel corso dell’esperienza con i nostri ragazzi di Casa Satellite
che, da un inziale esordio ancora caratterizzato da diffidenze e conflitti, sono arrivati a formare un gruppo collaborativo e responsabile in funzione di un obiettivo condiviso: la performance finale.
Il primo anno abbiamo viaggiato per le
città ideali emerse dai desideri, dalla voglia di incontrarsi, conoscersi e comunicare, partendo dal corpo e da azioni semplici ma piene di significato: la preparazione
al viaggio, il passaggio dalla realtà alla dimensione dell’incontro simbolico con
qualcosa di sè e dell’altro, sperimentando
il potenziale trasformativo del Teatro
(“Viaggio per le città invisibili”).
L’anno successivo (“John era uno di
noi” maggio 2012) ci siamo rivolti alla nostra città, incoraggiati da quel variopinto e
Foto 1
29
PAGINA
Numero 1/2014
nutrito sottobosco di sognatori che hanno
dato vita al Progetto “Imagine Pavia”. E
in scena abbiamo mostrato, raccontato,
urlato e danzato, su musica e parole di
John Lennon, di libertà di amore e di sogno. (foto 1)
Lo scorso anno (maggio 2013) siamo
andati in scena con “Vogliamo le rose!”,
una performance delicata e poetica, giocata su due nuclei tematici: le rose e il Circo. Le rose come simbolo della bellezza,
della poesia, dei sentimenti, di tutto quel
superfluo indispensabile per vivere, indispensabile per riconoscerci veramente come esseri umani.
Il Circo... perchè esso stesso è il Teatro!
È la cornice potentemente evocata dai nostri straordinari attori sociali, performer
della vita, comici e tragici nello stesso tempo, fragili e forti, colmi d’amore e infinitamente soli. Il Circo viene evocato come
un’ombra, come un doppio della condizione umana, fatta di persone che camminano sul filo della vita, affacciate sul vuoto,
con la paura di cadere e non incontrare
nessuna rete che le sostenga, nessun abbraccio che le accolga. (foto 2)
METODOLOGIA E FINALITà DEL
LABORATORIO DI TEATRO SOCIALE.
Per Teatro Sociale si intende significare
anzitutto un luogo che è socializzazione e
trasformazione; è costruzione di un processo artistico che si compie con la creazione di un gruppo che aderisce a un progetto comune.
È un Teatro che dà valore alla relazione,
al senso di appartenenza, alla trasformazione come imprevisto, sorpresa (di chi lo
Foto 2
fa, di chi lo vede). È frutto di un incontro.
Spesso, parlando di Teatro Sociale si
accompagna la parola terapia, che ha finalità, tempi e tecniche differenti. Certo, molti fra gli obiettivi del Teatro Sociale hanno
un valore terapeutico o riabilitativo (socializzazione, maggiore consapevolezza corporea ecc.). Il Teatro non si esaurisce però
in una serie di incontri di gruppo, ma ha bisogno del contatto con il pubblico: la comunità teatrale, al termine del proprio percorso di laboratorio, va a confrontarsi con
l’esterno. Anche questo genera una trasformazione in chi guarda.
Attraverso il palcoscenico ogni individuo, e soprattutto una persona disabile,
può mostrarsi entro una cornice che consente di essere visti in un modo “altro”,
consentendo di valorizzare o semplicemente vedere la “differenza”.
Non si tratta solo di vedere ciò che una
volta veniva negato o nascosto: il Teatro
dà la possibilità della manifestazione di sè. È un riconoscimento a livello di identità.
Al termine del percorso laboratoriale la performance
finale è un momento molto
importante per il gruppo degli “attori sociali”: nello spettacolo si offre la sintesi dei
contenuti condivisi, del processo attraversato, è uno
stare insieme in modo diverso, quello delle regole e della ritualità, del guardarsi, aiutarsi, ascoltarsi e ricordare
quello che si deve fare. Durante lo spettacolo si entra in una condizione altra, si consuma un rito. Ci si lega alla collettività costruendo la possibilità di dare voce a chi, nella quotidianità, non viene ascoltato nè visto.
E quale spiazzante sorpresa si genera,
nel pubblico, quando le emozioni portate
in scena e comunicate dai corpi, dalle
azioni, dalle parole degli attori sono dolorosamente riconosciute anche come
proprie?
Un disabile in scena è un segno forte, un
frammento di verità e di realtà che può finalmente comunicare ed esprimere la propria diversità senza doversi adeguare alle
aspettative della “normalità”. Il Teatro lavora su corpi che possono raccontarsi
in forma poetica. La bellezza della rappresentazione scenica sta nell’offrire un
evento in cui, spettatori e attori, condividono il sentimento di essere una comunità
raccolta attorno alla possibilità di trasformare la sofferenza in poesia, non solo
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rendendola tollerabile ma restituendole la
sua dignità.
In fondo, ogni portatore di disagio rappresenta il fallimento del progetto di perfezione umana, rinnovando l’inquetudine del
mistero della natura umana. Il Teatro Sociale vuole interrogare e comunicare la
disabilità di tutti, il lato oscuro di tutti, la
paura di tutti, mettendoci
di fronte a qualcosa che
non vogliamo vedere, che
è escluso.
Per questo, il laboratorio
di quest’anno è dedicato
interamente al tema del
“CORPO” (titolo della performance che andrà in
scena al Teatro Cesare
Volta di Pavia il 04 e l’11
maggio 2014): il corpo come veicolo di identità, come luogo reale e simbolico di conoscenze e passioni, come strumento di
relazione e scoperta degli
altri e del mondo.
Quanto alla metodologia, il laboratorio è lo strumento di lavoro: un luogo
separato dalla quotidianità
al cui interno accade
“qualcosa” durante un
tempo, aperto e chiuso da
rituali precisi. C’è un momento dell’accoglienza,
del trovarsi o ritrovarsi che
segna l’incontro, e un mo-
Infermiere a Pavia
mento dell’uscita, del lasciarsi, che segna
il ritorno di ognuno alle attività consuete.
E il lavoro consiste principalmente nella
sperimentazione, nell’improvvisazione e
nel training di un gruppo in un contesto di
cura (nel senso di attenzione, “prendersi
cura”) e di trasformazione di sè e delle relazioni.
Sperimentazione perchè lo spazio di laboratorio è uno spazio-tempo sospeso, separato dalla norme quotidiane, nel quale si
possono rigiocare significati, simboli e immagini in direzione di una autonomia
creativa. Creatività non solo nel senso
stretto di produzione artistica, estetica, ma
anche nel senso di qualcosa che ha a
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che fare con l’essere vivi, un atteggiamento creativo nei confronti della realtà.
Per questo anche la conduzione del laboratorio deve essere capace di ascoltare
e accogliere le risposte del gruppo e le differenti energie che mette in atto. L’aspetto
relazionale è sempre centrale nel Teatro
Sociale, e non si esaurisce certo nel rapporto tra conduttore e gruppo.
La relazione tra i membri del gruppo è
altrettanto fondamentale, soprattutto in
considerazione di una esperienza “integrata” come quella dei Satelliti, in cui educatori, disabili e volontari lavorano insieme. Il laboratorio integrato è un grande stimolo con l’handicap, è un momento di
possibilità di relazione altra dal quotidiano,
una relazione tra pari, in quanto tutti i partecipanti usufruiscono dello stesso percorso e sono nello stesso luogo per fare la
stessa attività.
L’identità che ci assegna la società in
parte viene a perdersi grazie al lavoro tea-
trale, ma non sparisce, ci si deve fare i
conti sempre, così come si deve fare i conti con quello che è scritto nei corpi. Gli
educatori non perdono la loro funzione
normativa e di guida, così come l’handicap fisico o mentale non spariscono. Si
parte dall’esistente, lo si ascolta, ci si
dialoga e si vanno a cercare altri spazi,
altre possibilità oltre a quelle che sono
già scritte.
Nel gruppo integrato la relazione fra i
singoli è fondata sulla conoscenza, sull’entrare in contatto e apprendere dall’altro e dalle sue differenze. E quando si attua un incontro, che parte dal lavoro sulla
consapevolezza corporea e sulla relazione, si verifica un aiuto reciproco, nel senso che vengono messe a disposizione dell’altro le proprie conoscenze e risorse.
Avviene un incontro.
Un incontro tra esseri umani dentro regole teatrali che li conducono ad abitare
gradualmente uno spazio scenico, a speri-
mentare e poi ripetere un movimento, ad
alternare silenzi e musica, movimento e
immobilità, a stare di fronte ad altri che
guardano, a stare con i propri compagni
partecipando alla realizzazione di un progetto comune.
Gli autori
* Psicodrammatista
esperta di Teatro Sociale e di conduzione di
gruppi, si occupa da molti anni di formazione
in campo sociale realizzando spettacoli, laboratori teatrali ed espressivi rivolti a bambini,
adolescenti e adulti anche in situazione di
grave difficoltà (disabilità fisica e mentale,
emarginazione sociale, iperattività motoria,
dipendenze, carcere).
** Psicologa
coordinatrice educativa del servizio “Casa
Satellite” di Anffas Pavia Onlus
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Infermiere a Pavia
LA PSICHIATRIA È DI TUTTI…
Il superamento degli Ospedali Psichiatrici
Giudiziari…
Infermieri in prima linea.
* Anna Maria Tanzi
(a cura di)
RIASSUNTO
Gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (meglio conosciuti come OPG ) nascono
in Italia nel 1975, e saranno l’unica
struttura di questo genere dopo la legge 180 del 13 Maggio1978 (inclusa nel
Dicembre del medesimo anno nella
Legge 833 di Riforma della Sanità) che
mirava all’abolizione dei manicomi ed
alla creazione di “servizi di diagnosi e
cura” e di strutture ad hoc per ex degenti manicomiali o per nuovi utenti
dei servizi psichiatrici.
Gli OPG in Italia oggi sono 6 da Nord a
Sud, e svolgono il duplice e a volte
ambiguo ruolo di ospedale e di carcere. Sono strutture giudiziarie dipendenti dall´Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia. Al 30
giugno 2010 contenevano un totale di
1.547 detenuti.
Uno dei recenti provvedimenti legislativi cosiddetta Legge Severino (conversione del D.L. 211/2011) aveva previsto nel giugno 2013 la chiusura degli
Ospedali Psichiatrici Giudiziari, tale data è stata prorogata al 1° Aprile 2014 …
Il presenta articolo ha l’obiettivo di far
conoscere agli infermieri la situazione
attuale sul destino degli OPG e le linee
di indirizzo di Regione Lombardia verso la realizzazione di nuove strutture,
per ospitare i pazienti autori di reato e
nelle quali sarà coinvolta la nostra professione principalmente.
La scelta del tema che riguarda un fatto di grande rilevanza e impatto sociale,
muove dal personale interesse per l’ambito psichiatrico e dal sentire la questione
del superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) come un serio impegno civile e professionale affinchè si proceda verso una reale e adeguata applicazione della recente Legge Severino (conversione del D.L. 211/2011) che prevede la
loro chiusura1 e la realizzazione di strutture che devono avere una funzione terapeutica e riabilitativa rivolta alle persone
che hanno commesso reati gravi (delitti).
SUMMARY
The Judicial Psychiatric Hospitals (etter known as OPG) were born in Italy in
1975, and will be the only facility of its
kind after the law 180 of 13 Maggio1978 (including in December of the
same year in the Law 833 of Health
Care Reform) which aimed to abolition
of asylums and the creation of “services for diagnosis and treatment” and
ad hoc structures for former patients of
mental hospitals or for new users of
psychiatric services.
The OPG in Italy today are 6 from
North to South, and held the dual and
sometimes ambiguous role of hospital
and prison. Judicial structures are employees by the Prison Administration
of the Ministry of Justice. At 30 June
2010 contained a total of 1.547 inmates.
One of the recent legislation so-called
Law Severino (conversion of D.L.
211/2011) had predicted in June 2013
closing of the Judicial Psychiatric Hospitals, the date was proprogata to 1
April 2014...
The present article aims to raise
awareness of the current situation to
the nurses on the fate of OPG and the
guidelines of the Lombardy Region towards the construction of new facilities
to accommodate patients offenders
and what will be involved in our profession mainly.
Una legge epocale, una legge di civiltà
se si considera che in questi OPG che si
possono definire “non luoghi”, sono residenti persone/pazienti malati e bisognosi
di cura e persone non più malate (ergastoli bianchi) ma che rimangono all’interno
degli OPG perché rifiutati dalla famiglia e
abbandonati dalla società.
È importante sottolineare che la problematica dell’OPG e del suo superamento
poggia sulla storia e l’evoluzione delle istituzioni totali e quindi dagli studi/ricerche
da Goffman, Foucault … Basaglia e tutto il
movimento del non-restraint2 in psichiatria.
Fenomeni sociali di questa portata hanno ricadute organizzative, gestionali, economiche e anche culturali verso tutti i partners istituzionali e sociali coinvolti, tuttavia
rappresentano un civile impegno rivolto alla tutela della salute mentale delle persone
ancora oggi internate e di cui in primis il
Servizio Sanitario Nazionale (SSN) deve
farsi carico in ottemperanza all’Art. 32 della Costituzione Italiana sul diritto “sacrosanto” alla salute per chiunque se al centro del fare in sanità c’è la PERSONA, in
qualunque situazione si trovi e soprattutto
se detenuto e paziente psichiatrico (ultimo
fra gli ultimi)!
Si tratta di fatti che suscitano mobilitazioni a favore e contro del mondo più strettamente sanitario, di quello istituzionale, di
una intera società (la popolazione sul territorio italiano), che possono generare con-
1 Gli OPG in Italia sono ubicati in Sicilia (Barcellona Pozzo di Gotto dal 1925), in Campania
(Napoli dal 1922 e Aversa dal 1876), in Toscana (Montelupo Fiorentino dal 1886), in Emilia
Romagna (Reggio Emilia dal 1892) e Mantova (Castiglione delle Stiviere) che rappresenta una eccezione perché struttura del Servizio
Sanitario Nazionale SSN dal 1939 rispetto alle altre strutture che dipendono dall’Amministrazione Penitenziaria - Ministero di Giustizia.
A Castiglione delle Stiviere c’è l’unica sezione
femminile in Italia e non ha Agenti di Polizia
Penitenziaria. A Castiglione delle Stiviere vi è
anche una Comunità di Psichiatria Forense a
Custodia Attenuata.
2
Trattamento che esclude l’uso dei mezzi coercitivi meccanici.
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senso e al tempo stesso proteste e dissenso. Questa diversità di opinioni, parte nel
dibattito politico per arrivare nel dibattito
tra le persone comuni.
Le realtà dei pazienti degli OPG sono
spesso tristi e tragiche, ed è estremamente difficile che i soggetti rinchiusi vengano
recuperati e rimessi in libertà.
Alla ricerca del tempo perduto …
La detenzione è di per sé un fattore di rischio. La persona detenuta è un adulto
posto in una innaturale situazione di dipendenza, è come un bambino che ha bisogno e se ha bisogno urla e strilla. La comunicazione nel bambino diventa più evoluta quando struttura il tempo. Alla persona detenuta, manca il tempo, cioè la strutturazione del tempo. Sulla base di questi
minimi presupposti andrebbe aperta una
prospettiva che vada a lavorare su variabili di interesse.
La storia si ripete… ricorreva l’anno
1978
La chiusura degli OPG è ancora una volta una sfida alla storia della salute mentale
aperta con Franco Basaglia e orientata a
nuovi orizzonti: dalla cura e riabilitazione
delle persone che soffrono di un disturbo
mentale (compresi coloro che si sono
macchiati di reati gravi) al diritto di cittadinanza e rispetto della loro dignità personale e sociale.
È sicuramente un’operazione complessa soprattutto se si considerano prima le
difficoltà economiche generali in cui versa
il nostro Paese e in secondo luogo, il processo di razionalizzazione delle risorse sanitarie (umane e materiali) che stanno determinando intoppi e ritardi nel passaggio
di consegne dei pazienti in OPG (sono circa 1500) alle strutture sanitarie psichiatriche e quindi ai Dipartimenti di Salute Mentale di pertinenza che a loro volta, hanno
l’obbligo della presa in carico di questi
utenti e di un piano di trattamento terapeutico individuale.
L’obiettivo è quello di riportare l’assistenza sul territorio e di superare il pregiudizio culturale della pericolosità sociale
nella sofferenza mentale3.
Ci sono altri risvolti da considerare e che
riguarda la ri-collocazione lavorativa delle
persone che prestano la loro attività negli
OPG, dato di non poca importanza nello
scenario politico ed economico italiano.
3
Superare il pregiudizio culturale potrebbe essere già un pezzo di strada. È doveroso far
presente che sulle persone autori di reato e
inserite negli OPG è sovrana la valutazione
della Magistratura per quanto attiene la “pericolosità sociale”.
Gli attori sociali…
In tale contesto socio-politico-culturale,
gli attori sociali sono sia individuali (individui che agiscono anche all’interno dei diversi gruppi sociali di cui fanno parte) sia
collettivi e sono numerosi:
– i pazienti/detenuti portatori di una sofferenza psichiatrica oltre che autori di reato, rappresentano l’anello debole su cui
è attuato un controllo sociale e coercitivo senza una reale possibilità di cura e
costretti a vivere in gravi condizioni in
cinque OPG italiani a cui fa eccezione la
struttura di Castiglione delle Stiviere in
provincia di Mantova;
– operatori sanitari e socio-sanitari: medici
a vario titolo e ruolo interni all’OPG ed
esterni (consulenti e/o in forza nei Dipartimenti di Salute Mentale del Sistema
Sanitario Nazionale (SSN), Infermieri,
Educatori, Psicologi, Assistenti Sociali,
Personale di Supporto;
– agenti di polizia penitenziaria e persone
che ricoprono altri ruoli per il Ministero di
Grazia e Giustizia;
– personale addetto all’igiene degli ambienti (in questo caso si potrebbe trattare di cooperative o agenzie di lavoro appaltate come attualmente avviene nelle
grandi istituzioni);
– le ASL e le Aziende Ospedaliere;
– i Dipartimenti di Salute Mentale con i loro servizi e strutture e quindi l’utenza
che già li utilizza che potrebbe essere
penalizzata nel processo di cura in termini di tempo e servizi dedicati; tutte le
équipe multi professionali che ridotte
sempre di più nei numeri si troveranno a
fronteggiare nuove prese in carico e garantire la qualità delle prestazioni in un
regime di contenimento delle spese;
– il Governo e soprattutto i Ministeri che
devono prendere le decisioni più importanti: Ministero della Salute, Ministero di
Giustizia, Ministero degli Interni;
– i Giudici e i Magistrati;
– la Conferenza Stato-Regioni quale garante dell’attuazione degli obiettivi (programmi di dismissione graduali, personalizzati e condivisi dagli OPG);
– la commissione di indagine sugli Ospedali Psichiatrici Giudiziari formata da Senatori del Governo Nazionale;
– le società di psichiatria (SIP Società Italiana di Psichiatria - Società Italiana di
Psichiatria Democratica etc.), il nucleo di
medicina democratica, l’università sul
territorio italiano, che entrano a tutto
campo nella questione degli OPG puntando ad una risoluzione in termini di
legge e per chiudere presto e bene questi terribili luoghi;
– le Associazioni pro chiusura degli OPG
ma anche i movimenti delle persone che
sono contro la chiusura; eventualmente
le associazioni dei familiari che hanno
una voce significativa in ambito psichiatrico anche nei contesti delle politiche
sanitarie regionali;
– i mass media nazionali e locali;
– la popolazione italiana; la cittadinanza
potrebbe rappresentare la voce minore
in questo contesto perché non ha potere decisionale ma in qualche modo deve
“subire” una Legge dello Stato, tuttavia
è un importante e significativo fattore sociale.
…i fattori sociali
La Legge Severino che rappresenta un
cambiamento di prospettiva di grandi dimensioni e la sua applicazione condizionerà i comportamenti nel bene e nel male
degli attori sociali coinvolti;
– il dibattito culturale in corso tra gli attori
sociali (non tutti quelli descritti perché
l’anello più debole probabilmente non
accederà al dibattito, i pazienti/detenuti i familiari presi singolarmente se ci sono
e la cittadinanza);
– la fitta rete di relazioni intra ed extra istituzionali che potrebbe anche coinvolgere la contrattazione con attori sociali non
meno importanti (ingegneri edili, geometri, consulenti amministrativi ecc) per
l’eventuale costruzione di strutture o
l’appalto di strutture già esistenti che
possono divenire utili all’obiettivo della
dismissione dagli OPG;
– la riorganizzazione dei servizi sanitari
tra cura e custodia e quindi la convivenza tra operatori (sanitari, socio sanitari e penitenziari) che hanno mission e
vision differenti;
– la gestione dei conflitti che saranno inevitabili tra le parti sociali coinvolte;
– l’informazione mediatica/la navigazione
in rete che possono orientare i comportamenti (soprattutto della popolazione/cittadinanza e degli operatori coinvolti a vario titolo e ruolo)attraverso l’informazione
corretta e/o distorta;
– la popolazione, la cittadinanza che potrebbe pesantemente condizionare il miglior raggiungimento degli obiettivi con i
processi di stigmatizzazione ed esclusione sociale nei confronti dei pazienti
autori di reato, processo che ancor oggi,
nonostante i progressi, caratterizza la
psichiatria e il malato psichiatrico.
XXI° Secolo… Ancora orrori e vergogne
Correva l’anno 2010 quando la commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del servizio sanitario nazionale, presieduta da Ignazio Marino, si
“imbatte” nei sei ospedali psichiatrici giudiziari ancora in uso. Luoghi dimenticati,
sfuggiti agli interventi legislativi, legge Basaglia compresa.
Ha luogo una denuncia … persone chiu-
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se in quegli orribili luoghi ben lungi dall’assolvere a funzioni terapeutiche e riabilitative e motivo di vergogna per il nostro Paese. Il velo, sulle condizioni disumane nelle
quali vengono tenute le persone ivi recluse, è caduto definitivamente. Un contributo importante verso una realtà intollerabile
che ha creato una vera e propria mobilitazione di massa4 sino alla adozione di misure idonee al superamento degli OPG all’interno della Legge Severino cosiddetta
“svuotacarceri”.
L’Inchiesta condotta dalla Commissione
Parlamentare (istituita con deliberazione
del Senato il 30 luglio 2008) nel 2011 è documentata con una RELAZIONE SULLE
CONDIZIONI DI VITA E DI CURA ALL’INTERNO DEGLI OSPEDALI PSICHIATRICI
GIUDIZIARI5 in cui si sottolinea la gravità e
inaccettabilità delle condizioni igieniche e
strutturali, la carenza di assistenza sociosanitaria rispetto alle necessità clinico-terapeutiche dei pazienti e l’utilizzo della coercizione con modalità lesive della dignità
umana e per questo, sono dichiarati indifferibili interventi urgenti di completa sanitarizzazione dei luoghi deputati all’internamento dei folli autori di reato sino al loro
superamento.
Il documento reca relazioni dettagliate
(condizioni in cui sono stati trovati i pazienti) e con dovizia di particolari rilevati negli
OOPPGG in Sicilia, Campania, Toscana,
Emilia Romagna e Lombardia. Castiglione
delle Stiviere è l’esempio di migliori organizzazione e manutenzione, con piscina,
palestra, sala pittura e altre attività ricreative a disposizione delle persone internate.
Una differenza potrebbe risiedere nel fatto
che sia un istituto essenzialmente sanitario
e non penitenziario, sebbene non sia possibile giustificare trattamenti disumani neanche in regime solo penitenziario!
Queste strutture nel tempo hanno cambiato nome: da “manicomi criminali” sono
diventati prima “manicomi giudiziari” e poi
“ospedali psichiatrici giudiziari” ma è evidente che non hanno mai cambiato i metodi di “lavoro”.
L’urgenza giuridica è stata rispettata e
anche in tempi brevi, sull’applicazione
della Legge siamo gravemente in ritardo, il
2013 è andato e il 1° Aprile 2014 è… domani e l’urgenza ora è etica.
Ci sono molte difficoltà soprattutto di natura economica ma anche di natura pregiudiziale: Regione Lombardia ha tracciato il percorso di superamento dell’OPG, ha
pensato alla realizzazione di strutture sanitarie (Residenze per l’Esecuzione delle Mi5
5
Movimento “Stop OPG”, che coinvolge cittadini, associazioni attive, sindacati, politici,
operatori sanitari e sociali.
Atti Parlamentari del Senato della Repubblica
– XVI Legislatura – Doc. XXII- bis n. 4.
Infermiere a Pavia
sura di Sicurezza - REMS) deputate a ospitare i pazienti autori di reato, ha individuato i luoghi ma sono cresciute di pari passo
mobilitazioni cittadine contro la costruzione delle REMS.
La memoria storica insegna …
Analoghe dinamiche le abbiamo osservate all’indomani della Legge 180 del 1978
e d’altronde la psichiatria o meglio la follia
ha una storia veramente singolare in quanto si è sempre avvalsa di “illuminati” (da
Asclepiade a… Pinel, Chiarugi, Tuke, Connoly - vedi RIQUADRO… Per chi vuol saperne di più) che hanno creduto alla liberazione dei folli e hanno messo in campo
azioni precise, buone pratiche terapeutiche sino a Franco Basaglia che ispira la Riforma Psichiatrica in Italia e che solo il nostro Paese può vantare rispetto al mondo
intero.
Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo… e
l’applicazione della legge è stata faticosa e
a tutt’oggi, il percorso non è così agevole
sebbene ci sia l’assoluta consapevolezza,
soprattutto negli operatori della salute
mentale, che la riforma è stata cosa buona e giusta e nessuno tornerebbe indietro! Attualmente si è delineata una revisione della Legge 180 con ampliamenti e
adeguamenti a una società e un pensiero
che mutano. La proposta di Legge 181 di
iniziativa popolare (che vuole essere in
continuità con la Legge 180) già sbarcata
in Parlamento ne è un esempio, e da tempo è partita una raccolta firme che ha rianimato il dibattito sulla salute mentale. La
proposta di Legge 181 intende promuovere la partecipazione attiva di utenti, familiari, operatori e cittadini nei Servizi di Salute
Mentale, per favorire buone pratiche in tutta Italia, per responsabilizzare alla tutela
della salute mentale tutti compresi gli utenti e i loro contesti di vita.
Basaglia, lungimirante, avrebbe sicuramente portato avanti revisioni e aggiornamenti alla Legge 180 perché ha lavorato
sulla funzione sociale della psichiatria e
sul cambiamento di poteri tra curanti e curati con la valorizzazione della soggettività
del paziente anteposta all’oggettivazione
di cui è stato vittima per secoli. Foucault
scrisse che “La scienza della malattie mentali per come si potrà sviluppare negli asili
sarà sempre e solo classificazione e osservazione. Non sarà dialogo”. Franco Basaglia pose alla base del rapporto la reciprocità.
Probabilmente anche il superamento
degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dovrà
avere i suoi tempi sia dal punto di vista
economico sia da un punto di vista squisitamente culturale, ci sono tuttavia motivi
sufficienti per continuare a perseguire
l’obiettivo.
PER CHI VUOL SAPERNE DI PIÙ …
Se facciamo un grosso passo indietro nel tempo: già anticamente Asclepiade di Bitinia (medico greco antico,
attivo anche a Roma nel I secolo a.C.),
e più tardi Sorano di Efeso (Medico greco della prima metà del 2º sec. d. C.), e
Celio Aureliano (Medico famoso 5°sec.
d.C.) raccomandavano un trattamento
blando; Celso era invece partigiano dei
vincoli, delle minacce e dei castighi. Sul
principio del sec. XVIII A.M. Valsalva rimise in vigore a Bologna i precetti avversi alla coercizione, ma dopo la sua
morte il sistema della dolcezza cadde in
disuso. V. Chiarugi, a Firenze, tornò a
sopprimere i mezzi più severi di coercizione nel 1779. Lo stesso fece J. Daquin
a Chambéry circa alla stessa epoca.
Un’eco più larga suscitò l’esempio di P.
Pinel, che nel 1792 a Bicêtre e nel 1795
alla Salpêtrière soppresse l’uso delle
catene. Nel 1796 W. Tuke aperse a York
il Friends Retreat, piccolo istituto manicomiale nel quale la coercizione era totalmente soppressa.
Il primo tentativo su larga scala di no-restraint assoluto fu fatto nel 1835 da
Charlesworth e Gardiner Hill nel manicomio di Lincoln; nel 1839 J. Conolly
applicò questo sistema nel manicomio
di Hanwell popolato di ben 1000 malati.
Da allora le simpatie per il no-restraint si
sono divulgate dappertutto, trovando
applicazioni più o meno estese, e più
spesso relative che rigorose.
Il percorso di superamento dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario della Regione Lombardia.
A partire dall’autunno scorso, la Direzione Generale Salute - Regione Lombardia
ha organizzato un percorso formativo, articolato in 5 edizioni, ciascuna della durata
di 16 ore suddivise in 4 mezze giornate, invitando i Dipartimenti di Salute Mentale a
individuare un numero preciso di operatori
di diversa professionalità (hanno partecipato 125 operatori della salute mentale tra
medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali e educatori o tecnici della riabilitazione
psichiatrica) con l’obiettivo di acquisire e/o
approfondire conoscenze giuridico/normative e sanitarie (psichiatriche e non solo),
conoscenze su tecniche terapeutico-riabilitative e infine conoscenze sui processi dell’inclusione totale.
La materia sul superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari impone linee di
indirizzo che devono essere condivise tra
Sanità, Tribunali di Sorveglianza e l’Ufficio
U.E.P.E. (Ufficio Esecuzione Penale Esterna)6.
6
L’Ufficio U.E.P.E. gestisce le misure territoriali
in caso di libertà vigilata e/o arresti domiciliari.
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Numero 1/2014
Titolo del corso di formazione:
IL SUPERAMENTO DEGLI OSPEDALI
PSICHIATRICI GIUDIZIARI E LA PRESA
IN CARICO TERRITORIALE DEL PAZIENTE AUTORE DI REATO.
All’interno del corso sono state illustrate
(Giuseppe Biffi Direttore DSM A.O. San
Carlo B. Milano) le tappe significative dell’evoluzione legislativa dal 1978 a oggi in
materia di tutela della salute mentale correlata alla normativa penale e penitenziaria:
1 Legge 833/78 Riforma Sanitaria che si
ispirò all’Articolo 32 della Costituzione
Italiana7 e istituì il Servizio Sanitario Nazionale e recepisce la Legge 180 del 13
maggio 1978.
2 D. lgs 502/92 e successive modifiche
sul “Riordino della Disciplina Sanitaria”
a norma dell’art. 1, della Legge 23 ottobre 1992, n. 421 - Delega al Governo
per la razionalizzazione e la revisione
delle discipline in materia di sanità, di
pubblico impiego, di previdenza e di finanza territoriale8.
3 D. lgs 230/99 recante norma per il riordino della medicina penitenziaria, a norma dell’art. 5 della legge 30 novembre
1998, n. 419 - Delega al Governo per la
razionalizzazione del Servizio sanitario
nazionale e per l’adozione di un testo
unico in materia di organizzazione e
funzionamento del Servizio sanitario
nazionale. Modifiche al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 5029.
4 D.P.C.M. 1.4.2008
5 Accordi Conferenza Stato-Regioni
6 Legge 9/2012
7 D.M. 1.10.2012
8 Legge 25/2013.
Il Decreto Presidenziale del Consiglio
dei Ministri (D.P.C.M.) del 1° Aprile 2008
sancisce, sulla base dei Decreti Legislativi 502/92 (successive modifiche), 230/99 e
Legge 24 dicembre 2007, n. 244, recante
«Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008), modalità e criteri per
il trasferimento al Servizio Sanitario Nazionale delle funzioni sanitarie, dei rapporti di
lavoro, delle risorse finanziarie e delle attrezzature e beni strumentali in materia di
Sanità Penitenziaria10.
7
8
9
10
Articolo 32 della Costituzione Italiana afferma:
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della
collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto
della persona umana.
Gazzetta Ufficiale (G.U.) n.257 del 31-10-1992
- Suppl. Ordinario n. 118.
G. U. n.286 del 7-12-1998
G. U. Serie Generale n. 126 del 30 maggio
2008.
Il pensiero politico che sta alla base è
quello di equiparare il diritto di salute del
detenuto al pari di altri cittadini (riferimenti
agli artt. 2 e 32 della Costituzione Italiana).
Da questa breve premessa, la chiusura
degli OPG voluta dalla Legge 9/2012 (art.
3 ter) ha un significativo antecedente nella
chiusura degli Ospedali Psichiatrici (OP).
Alcune sentenze della Corte Costituzionale11 sono state il vero inizio del processo
di superamento degli OPG che hanno rotto l’automatismo dell’invio in essi, prevedendo la possibilità di applicare una misura di sicurezza (MdS) non detentiva in favore di soggetti già ritenuti in sentenza
non imputabili.
Sono state quindi presentate le caratteristiche dell’unico OPG in Italia, a Castiglione delle Stiviere (Mantova), come già descritto, strutturato con un modello integralmente sanitario, con personale sanitario
multiprofessionale che ha funzioni di cura e custodia e che garantisce una “ricca”
offerta riabilitativa e risocializzante.
Proseguendo nell’evoluzione legislativa,
un altro riferimento è rappresentato dall’Accordo Stato - Regioni (26.09.2009)
che, in forza dell’articolo 5, comma 1, del
D.P.C.M. del 2008 - Trasferimento alle Regioni delle funzioni sanitarie afferenti agli
Ospedali Psichiatrici Giudiziari compresi i
rapporti di lavoro e le risorse finanziarie,
l’OPG di Castiglione è divenuto a tutti
gli effetti presidio della Regione Lombardia, gestito dal 1939 dall’Azienda
Ospedaliera Carlo Poma di Mantova. Questo passaggio che si può anche definire
“civile e etico” ha avuto un peso determinante per i trattamenti.
11
Sentenze N° 253 del 18.07.2003 e N° 367 del
29.11.2004.
La Lombardia, a seguito degli accordi
assunti in sede di Conferenza Unificata
Stato-Regioni del 26 novembre 2009, è divenuta Regione capofila del macro bacino
di utenti di sesso maschile residenti in
Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta.
Negli ultimi anni sono cresciute le dimissioni e ridotto il tempo medio di permanenza in OPG grazie alla ricca rete di Presidi Territoriali.
La Lombardia ha definito il Progetto
OPG - Regione Lombardia, maggio 2010,
con cui ha:
– attivato, presso la Direzione Generale
Sanità, un Gruppo di Approfondimento
Tecnico (GAT-OPG) cui è stato affidato il
compito di “considerare i programmi da
realizzare per i pazienti lombardi dimissibili sia dall’OPG Castiglione delle Stiviere sia da quello di Reggio Emilia e dagli
altri OPG;
– dato mandato all’OPG di Castiglione
delle Stiviere di coordinare i programmi
relativi ai pazienti ricoverati;
– previsto, con Delibera di Giunta
937/2010, la possibilità grazie a stanziamenti di fondi ad hoc di stipulare contratti per l’inserimento dei pazienti
lombardi dimessi dagli OPG nelle RESIDENZE (CRA - CPA - CRM) ad alta
intensità riabilitativa e assistenziale12.
Ha infine, più recentemente, dato impulso al Gruppo di Approfondimento Tecnico
(GAT-OPG) per licenziare un protocollo di
collaborazione tra l’OPG di Castiglione
delle Stiviere della AO. Poma di Mantova e
12
Deliberazione N. VIII/4221 DEL 28.2.2007 Oggetto: Riordino della residenzialità psichiatrica in attuazione della D.G.R. 17 MAGGIO
2004 N. VII/17513 “Piano Regionale Triennale
per La Salute Mentale”.
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QUADRO NORMATIVO NAZIONALE
E REGIONALE DI RIFERIMENTO
• Costituzione della Repubblica Italiana art. 32 e
27,comma3
• Legge833del12Dicembre1978
• DPCM01.04.2008erelativiallegati
• Legge17Febbraio2012,n°9art.3ter
• AttiConferenzaStato-Regionidel28.11.200913.10.2011-28.02.2012
• Legge419/98:delegaperilriordinodelServizioSanitarioNazionale
• TitoloVdellaCostituzione
• D.P.R.230/2000-Regolamentodell’EsecuzionePenale
• Patto per la Salute 2010 – 2012 approvato da
ComitatoLEAil02.08.2011
• Progetto Obiettivo “Tutela della Salute Mentale
1998–2000”(GU274–22.11.1999)
• LeggeRegionalen°31–11.07.1997
• PianoRegionaleTriennaleperlaSaluteMentale
inattuazionedelPianoSocio-Sanitarioregionale2002-
• 2004(DeliberazionedellaRegioneLombardian°
7/17del17.05.2004)esuccessiveintegrazioni
• CodicePenaleeCodicediProceduraPenale
• Decreto Legge n° 24 del 25.03.2013 (art. 1)
convertitonellaLegge57del23.05.2013
• GRn°122del14.05.2013
le Aziende Sanitarie e Ospedaliere della
Regione Lombardia per la presa in carico
congiunta degli internati nell’OPG dall’ingresso alla dimissione.
I contenuti del protocollo sono coerenti
con le normative nazionali e regionali
(D.P.C.M. 1 Aprile 2008 - allegato C) in cui
si prevede che ciascuna Regione assuma
la responsabilità della presa in carico della popolazione interessata attraverso programmi terapeutici e piani di cura individualizzati.
L’Allegato C prevede azioni suddivise in
tre fasi:
1a Fase: valutazione dei pazienti ammessi
2a Fase: il trattamento
3a Fase: il processo di dimissione con il
riesame della pericolosità sociale per
definire le Misure di Sicurezza (MdS) o
la Libertà Vigilata.
È stata prevista una SCALA DI VALUTAZIONE Scala per la Valutazione della Dimissibilità (VOSPED), il cui utilizzo non ha
fatto registrare recidive dei reati più gravi
contro la persona (omicidio e tentato omicidio) da parte di pazienti dimessi dall’OPG.
La Legge 9 del 17 febbraio 2012 mette
un punto fermo sui precedenti provvedimenti, stabilendo un termine per la chiusura degli OPG che però non ha visto in parallelo la creazione di strutture idonee gestite
dal SSN per ospitare i pazienti autori di reato per un percorso assolutamente di cura.
Questa prima scadenza è stata disattesa
in quanto non è stato emanato il Decreto
Infermiere a Pavia
Decreto 1 ottobre 2012
Requisiti delle strutture residenziali (rems)
per le persone ricoverate in ospedale psichiatrico giudiziario e assegnate
a casa di cura e custodia
Pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 270 del 19 novembre 2012
ALLEGATO A: Il Ministro della Salute di concerto con il Ministro della Giustizia
decreta: REQUISITI STRUTTURALI, TECNOLOGICI E ORGANIZZATIVI DELLE
STUTTURE RESIDENZIALI DESTINATE AD ACCOGLIERE LE PERSONE CUI SONO
APPLICATE LE MISURE DI SICUREZZA DEL RICOVERO IN OPG E DELL’ASSEGNAZIONE A CASA DI CURA E CUSTODIA
Area abitativa: L’areaabitativa,conunnumeromassimodi20 posti letto,siconfiguracomediseguito:èarticolataincameredestinateadunaoduepersone ecomunquefinoadunmassimodi
quattroospiti neicasidiparticolariesigenzestrutturalioassistenziali;ilnumerodeipostilettocollocatiincameresingoleèpariadalmenoil10%deipostilettototali;èpresentealmenounbagnoin
cameracondoccia,separatodallospaziodedicatoalpernottamento,ogni2posti,ocomunquefinoadunmassimodi4;lecameredalettodevonopossederestruttura,arredieattrezzaturetalida
garantirelasicurezza,decoroecomfort;èpresentealmenounbagnopersoggetticondisabilitàmotoria;ladimensionedellecamereedeibagnièconformeaquantoprevistodallanormativavigente
perl’ediliziasanitaria.
Locali di servizio comune: Un locale cucina/dispensa; un locale lavanderia e guardaroba; locale
soggiorno/pranzo; locale per attività lavorative; locale/spazio per deposito materiale pulito;
locale/spazioperdepositomaterialesporcoematerialedipulizia;locale/spaziooarmadioperdepositomaterialed’uso,attrezzature,strumentazioni,asecondadellaquantità;localediservizioper
ilpersonale;
spogliatoioperilpersonale;serviziigieniciperilpersonale;locale/spazioattrezzatoperlacustodia
temporaneadeglieffettipersonalideidegenti,effettichesonogestitidalpersonalepermotiviterapeutici,disicurezzaosalvaguardia;localeperlosvolgimentodeicolloquiconifamiliari,avvocati,
magistrati;un’areaincuièpossibilefumare.
Locali per le attività sanitarie: Localeperlevisitemediche;studiomedico/localeperriunionidi
équipe;localeidoneoasvolgereprincipalmenteattivitàdigruppo,inrelazionealleattivitàspecifiche
previste; locale per colloqui e consultazioni psicologico/psichiatriche. Locale per gestione degli
aspettigiuridico-amministrativi.
Requisiti tecnologici: Attrezzaturaperattivitàsanitarie,maanchepergarantirelasicurezza delpazienteedellastruttura:carrelloperl’emergenzacompletodifarmaci,defibrillatoreeunitàdiventilazionemanuale,disponibilitàdiscaledivalutazioneematerialetestisticoperlevalutazionipsicodiagnosticheelarilevazionedeibisogniassistenziali;appositeattrezzature,strumentazioniearredi,per
losvolgimentodiattivitàditempolibero,educazionaleeriabilitativo.…disponibilitàdisistemidisicurezza…sistemidichiusuradelleporteinterneedesterne,sistemidiallarme,telecamere,nelrispettodellecaratteristichesanitarieedell’intensitàassistenziale.
Personale: 12 infermieri a tempo pieno; 6 OSS a tempo pieno; 2 medici psichiatri a tempo pieno con reperibilità medico-psichiatrica notturna e festiva; 1
educatore o tecnico della riabilitazione psichiatrica a tempo pieno; 1 psicologo a tempo pieno; 1 assistente sociale per fasce orarie programmate; 1 amministrativo per fasce orarie programmate. Nelle ore notturne è garantita la
presenza di almeno 1 infermiere e 1 OSS. La responsabilità della gestione all’interno della struttura è assunta da un medico dirigente psichiatra.
Organizzazione del lavoro: (governanceclinico-assistenziale),inbaseaiqualileorganizzazionisanitariedevonoimpegnarsiperilmiglioramentocontinuodellaqualitàdeiserviziedelraggiungimentodistandardassistenzialielevati.Strumentidelgovernoclinicosonolelineeguidaprofessionalie
ipercorsiassistenziali. ...Lestruttureresidenziali,nell’ambitodelledirettivedeiDipartimentidisalutementale,adottanolineeguidaeprocedurescrittediconsensoprofessionale.Leprocedurescrittesiriferisconoadiversetematiche.
LeRegioniadottanounpianodiformazionedelperswonaledellestrutturesanitarieresidenzialioggettodelpresentedocumento,miratoadacquisireeamantenerecompetenzecliniche,medicolegaliegiuridiche,conparticolareattenzioneairapporticonlaMagistraturadisorveglianza,specificheperlagestionedeisoggettiaffettidadisturbomentaleautoridireato.
Il Decreto Legge n° 24 del 25.03.2013 all’articolo 1 dispone la chiusura degli OPG dal giorno
01.04.2014, è stato convertito in Legge (23.05.2013 Legge n° 57).
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Numero 1/2014
Attuativo per la definizione di queste strutture e cioè le REMS.
Regione Lombardia ha progettato attualmente otto REMS a esclusiva gestione sanitaria, con attività perimetrale di sicurezza
e vigilanza interna, dove si entra e si esce
con un provvedimento di autorità giudiziaria ma l’obiettivo è quello di garantire un
adeguato accompagnamento delle persone accolte che consenta un percorso di effettivo recupero di salute e diritti fino al
rientro nel territorio come liberi cittadini.
Le REMS accoglieranno soggetti totalmente o parzialmente infermi di mente,
mentre i soggetti in libertà vigilata non saranno inclusi nelle REMS.
Per le dimissioni, è ineliminabile l’intervento del Magistrato di Sorveglianza (giudice monocratico) che decide in concerto con
l’équipe sanitaria. In Lombardia ci sono due
Tribunali di Sorveglianza a Milano e Brescia.
La realizzazione delle REMS a alta, media e
bassa intensità assistenziale riguarderà le
località di Mariano Comense, Limbiate e Leno e altre di cui 3 ad alta intensità e 3 riabilitative a media intensità sono state previste
a Castiglione delle Stiviere.
(Fine prima parte)
UNA INIZIATIVA …
La Commissione Infermieri Area Salute
Mentale Regione Lombardia, Infermieri
della Mente (IDEM), ha progettato un convegno sul tema del superamento, chiusura, degli OPG per un iniziale confronto su
quali potrebbero essere le eventuali ripercussioni nei Servizi Territoriali e la conseguente necessità di ridefinire i modelli assistenziali. Il convegno è interregionale,
progettato con i colleghi della Liguria con
cui siamo entrati in contatto, sarà svolto in
tre edizioni, due a Castiglione delle Stiviere in data 16/5 e a Como il 26/9 e una in Li-
guria il 20/6 dell’anno in corso.
PER INFORMAZIONI:
[email protected]
RIFERIMENTI: Cesare Moro - Annamaria
Tanzi, segreteria IDEM).
Bibliografia
– Materiali didattici del corso “IL SUPERAMENTO DEGLI OSPEDALI PSICHIATRICI
GIUDIZIARI E LA PRESA IN CARICO TERRITORIALE DEL PAZIENTE AUTORE DI
REATO” - EUPOLIS Scuola di Direzione in
Sanità SDS - Regione Lombardia – 5 edizioni Novembre/Dicembre 2013 e Gennaio
2014.
– Riflessioni a cura degli INFERMIERI DELLA
MENTE (Gruppo di Lavoro Regionale): C.
Moro (BG), V. Poli (CR), A. Tanzi (PV), B.
Mazzoleni (BG), S. Radici (CO), M.G. Castoldi (MI), L. Bellini (MN), M. Riva (LC), G. Uboldi (SO).
L’autore
* Infermiera
Dipartimento Salute Mentale A.O. Pavia
Mandiamo Luisa al Giro
Lulù una storia di forza coraggio, speranza.
Una vita da Infermiera, un terribile incidente, una vita che cambia e
non può essere più la stessa.
Ma può, vuole e deve essere altro.
Qualche mese fa l'abbiamo conosciuta al convegno “La mente e lo
Specchio delle relazioni..” appena dimessa dall’ospedale, adesso
la vediamo in tuta da atleta a provare una handbike (la handbike è
un particolare tipo di bicicletta, che si muove tramite delle manovelle mosse grazie alle braccia umane).
Abbiamo quindi pensato di associarci ai tanti colleghi e amici che
vogliono aiutarla nell’impresa, segnalandovi il numero di CC Postale dove effettuare le donazioni che consentiranno di raggiungere la
cifra necessaria all’acquisto del mezzo e delle relative modifiche.
Bonifico su CC bancario IT 21 R0760111300001016292151
oppure versamento su CC 1016292151 intestato a PASINI LUISA.
Ricordate di scrivere nella causale “UNA HANDBIKE PER LUISA”
Grazie a tutti
Per approfondire l’argomento: http://www.girohandbike.it
Il Presidente
Enrico Frisone
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Infermiere a Pavia
CORSO DI AGGIORNAMENTO
Provincia di Pavia
“LA GESTIONE DEL LAVORO ASSISTENZIALE INTEGRATO
FRA INFERMIERI E OPERATORI SOCIO SANITARI”
Pavia, 16 Aprile 2014
“Collegio Volta” - Aula Magna - Via Ferrata, 17 - 27100 Pavia
Introduzione
PROGRAMMA
Il corso si pone lo scopo di riflettere sul lavoro assistenziale in
collaborazione con le figure di supporto. Verranno analizzate
le fonti normative e discussa la loro evoluzione; si affronterà
il tema della responsabilità nella pianificazione e nell'attuazione delle attività assistenziali; infine verranno presentati alcuni
metodi e strumenti a supporto dell'integrazione e del lavoro di
èquipe.
08,00-08,30 Registrazione dei partecipanti
08,30-09,00 Introduzione ai lavori e saluto delle Autorità
Enrico Frisone, Presidente Collegio IPASVI
Duilio Loi, Vicepresidente Collegio IPASVI
Luigia Belotti, Consigliere Collegio IPASVI
9,00-9,30
Infermiere e OSS: la normativa e la prassi
Lezione frontale con dibattito
9,30-10,00 La normativa nazionale e regionale
Lezione frontale con dibattito
10,00-10,30 La responsabilità d'èquipe
Lezione frontale con dibattito
10,30-11,00 La responsabilità della pianificazione e dell'attuazione delle attività assistenziali
Flash di stimolo Confronto/dibattito
Relatore unico
Annalisa Pennini - Direttore Scientifico Format - Dottore
Magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche - Sociologa
specializzata in Management dei Servizi Formativi - Docente ai
Corsi di Laurea e ai Master Universitari Area Sanitaria
L’evento formativo si propone i seguenti obiettivi
• Analizzare la normativa dell'infermiere e dell'OSS e discutere la sua applicazione nella pratica
• Individuare i principi della responsabilità d'èquipe
• Identificare la responsabilità della pianificazione e dell'attuazione delle attività assistenziali
• Riconoscere le attività attribuibili all'interno del processo assistenziale
• Riflettere sui dubbi e le difficoltà della pratica quotidiana
• Analizzare i principi e i criteri per stabilire “ove necessario”
avvalersi dell'opera del personale di supporto
• Individuare i modelli organizzativi che supportano il lavoro
integrato
• Presentare metodi e strumenti per l'integrazione.
Contenuti
Infermiere e OSS: la normativa e la prassi
La normativa nazionale e regionale
La responsabilità d'èquipe
La responsabilità della pianificazione e dell'attuazione delle attività assistenziali
Il governo del processo e le attività attribuibili
Analisi di un caso/sentenza sulla gestione dei farmaci
I dubbi e le difficoltà della pratica quotidiana
Stabilire “ove necessario”: principi e criteri
Analisi di un caso/sentenza sulla gestione di attività attribuibili
I modelli organizzativi che supportano il lavoro integrato
Metodi e strumenti per l'integrazione: piano di lavoro, piano di
attività, piano assistenziale, procedure.
11,00-11,15 Pausa caffè
11,15-12,00 Il governo del processo e le attività attribuibili
Lezione frontale con dibattito
12,00-13,00 Analisi di un caso/sentenza sulla gestione dei
farmaci
Analisi di casi e dibattito
13,00-14,00 Pausa pranzo
14,00-14,30 I dubbi e le difficoltà della pratica quotidiana
Esercitazione individuale o a coppie
14,30-15,00 Stabilire “ove necessario”: principi e criteri
Esercitazione individuale o a coppie
15,00-15,30 Analisi di un caso/sentenza sulla gestione di attività attribuibili
Analisi di casi e dibattito
15,30-16,00 I modelli organizzativi che supportano il lavoro
integrato
Lezione frontale con dibattito
16,00-16,30 Metodi e strumenti per l'integrazione: piano di
lavoro, piano di attività, piano assistenziale, procedure, etc. Flash di stimolo
Lezione frontale con dibattito
16,30-17,00 Riflessioni conclusive, chiusura dei lavori, verifica di apprendimento
Confronto/dibattito
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Numero 1/2014
Informazioni generali
Data e luogo
Mercoledì 16 Aprile 2014
“Collegio Volta”, Aula Magna
Via Ferrata, 17
27100 Pavia
Come arrivare
In Auto: Autostrada A7 Milano-Genova (uscita Pavia Nord-Bereguardo): Dopo il casello, proseguire sul raccordo autostradale Bereguardo-Pavia per 9 km, imboccare la Tangenziale
ovest di Pavia, in direzione Pavia Nord, quindi uscire a “Istituti Universitari”, svoltare a destra, superare il calvalcavia e proseguire diritto alla rotatoria seguendo le indicazioni.
Autostrada A21 Torino-Piacenza (uscita Casteggio-Casatisma): Dopo il casello, prendere la Statale 35 dei Giovi direzione Milano; arrivati a San Martino Siccomario, imboccare la
tangenziale di Pavia e proseguire secondo le indicazioni riportate al punto precedente.
SS 35 da Milano: Entrando in città imboccare a destra la Tangenziale nord di Pavia e uscire a “Istituti Universitari”, svoltare a destra alla rotatoria e seguire le indicazioni.
Il parcheggio è gratuito
In Treno: La stazione di Pavia è sulla linea Milano-Genova;
l’unica fermata è Pavia. Dalla Stazione, prendere l’autobus n.
3 in direzione Colombarone, scendere alla fermata “Fondazione Maugeri/Mondino”.
Con il Servizio Pubblico Urbano e in Taxi: Si arriva con la linea
urbana 7/3, scendere alla fermata “Fondazione Maugeri/Mondino”
Iscrizione
Iscrizione e Modalità di pagamento: Tutti i partecipanti ai lavori sono pregati di iscriversi tramite il ‘form on line’ che si trova sul sito web: www.bquadro-congressi.it ed effettuare il pagamento tramite bonifico bancario.
Il numero dei partecipanti non potrà superare le 100 persone.
L'iscrizione comprende: kit congressuale, attestato di partecipazione, certificato crediti ECM. L'iscrizione e il versamento
della quota sono conditio sine qua non per la partecipazione
al Congresso Nazionale.
Istruzioni on-line e procedura di iscrizione per nuovi utenti:
- compilando la tabella dei dati personali e la password si è
registrati al sito Bquadro; una mail di conferma comprensiva
di USERNAME e PASSWORD verrà generata in automatico dal
sito e consentirà di passare al modulo successivo.
- inserendo USERNAME e PASSWORD nell’area riservata in
blu, si accede alla sezione “calendario eventi”. Selezionando il
mese, l’evento desiderato, quindi “Iscrizione on line” in automatico verranno riproposti i dati personali. Si prega di confermarli selezionando invio. Una mail di effettua pre-ISCRIZIONE
all’evento verrà generata in automatico dal sito.
Per perfezionare l’iscrizione al convegno è necessario inviare
a [email protected] o al fax 038227697 copia dell’avvenuto versamento della quota di partecipazione (al netto delle spese bancarie), effettuato tramite bonifico bancario intestato a:
Bquadro Congressi s.r.l.
IBAN: IT07 H 02008 11301 00010 2482 188
Nella causale indicare:
nome, cognome e la dicitura “Iscrizione 14_PPR14”.
Non saranno prese in considerazione iscrizioni prive degli elementi per il rilascio della fattura o accompagnate da quote errate. Non saranno accettate iscrizioni a mezzo telefono.
Quote di iscrizione:
- Iscritti al Collegio IPASVI di Pavia € 16,39 + iva al 22% (totale € 20,00)
- NON iscritti al Collegio IPASVI di Pavia € 20,49 + iva al 22%
(totale € 25,00)
Esenzione IVA: Per averne diritto, è obbligatorio inviare una
mail con la dichiarazione di esenzione da parte dell’AO, Ente
di appartenenza.
Nessun rimborso dell’IVA verrà effettuato a posteriori.
Cancellazione e rimborsi: In caso di rinuncia alla partecipazione al Convegno, si prega di avvertire la Segreteria Bquadro
tramite email all’indirizzo [email protected]. Nessun
rimborso della quota di iscrizione è stato previsto.
Accreditamento ECM: Tipologia di accreditamento
evento: RES
Sulla base del regolamento applicativo approvato dalla CNFC,
il Provider Bquadro Congressi N. 1777, pre - assegna alla presente attività ECM (1777-………..): N. 7 crediti formativi
L'evento è rivolto a: Infermieri - Infermieri Pediatrici Assistenti Sanitari
L'attestazione dei crediti ottenuti è subordinata a:
- partecipazione all'intera durata dei lavori
- compilazione della scheda di valutazione dell'evento
- superamento della della verifica di apprendimento (75% risposte corrette).
I certificati dei crediti verranno erogati agli aventi diritto esclusivamente tramite portale www.bquadrocongressi.it, previo
avviso all’indirizzo di posta elettronica digitato al momento
della registrazione.
N.B. nessun certificato verrà più inoltrato tramite e-mail o a
mezzo posta ordinaria.
Responsabili Scientifici
Annalisa Pennini - Direttore Scientifico Format - Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche - Sociologa specializzata in Management dei Servizi Formativi - Docente ai
Corsi di Laurea e ai Master Universitari Area Sanitaria
Luigia Belotti: Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche e
Ostetriche - Docente ai Corsi di Laurea in Infermieristica e
Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche e ostetriche
Comitato organizzatore
Luigia Belotti, Consigliere Collegio IPASVI - Rosanna Costa,
Consigliere Collegio IPASVI - Roberta Bocchiola, Componente
Gruppo Formazione - Emanuela Casarini, Componente Gruppo Formazione - Nadia Donati, Componente Gruppo Formazione - Patrizia Serra, Componente Gruppo Formazione
Segreteria organizzativa
Bquadro congressi srl
Via San Giovanni in Borgo, 4 - 27100 PAVIA
tel +39 0382 302859 - fax 0382 27697
e-mail [email protected]
www.bquadro-congressi.it
Azienda con Sistema Qualità certificato ISO 9001
Seminario di Studio
“Sistema ECM: dalla gestione del portafoglio
crediti al ruolo di Ordini e Collegi”
10 maggio 2014 – ore 9
Aula Congressi - Fondazione Maugeri - Pavia
Presentazione
Il Collegio IPASVI della provincia di Pavia, attraverso questo
incontro di formazione, intende portare all’attenzione dei propri iscritti e delle istituzioni sanitarie interessate, le iniziative
promosse dal Co.Ge.A.P.S., in merito alle innovazioni relative
alla relazione esistente con il professionista sanitario, nella
gestione dei crediti ECM.
Il Co.Ge.A.P.S. secondo quanto stabilito dall’Accordo Stato
Regioni del 5 Novembre 2009, è “l’organismo nazionale deputato alla gestione delle anagrafiche nazionali e territoriali,
dei crediti ECM attribuiti ai professionisti che fanno capo agli
Ordini, Collegi nonché le rispettive Federazioni nazionali e Associazioni professionali, consentendo a questi le relative funzioni di certificazione delle attività formative svolte”.
Date le peculiarità dell’evento e lo spessore dei Relatori, il
Collegio IPASVI della provincia di Pavia, promuove e sostiene l’iniziativa, auspicando la massima partecipazione.
Obiettivi
Fornire aggiornamento sulle innovazioni del sistema ECM
Identificare ruolo e funzioni di Ordini e Collegi
Saper gestire il portafoglio crediti
Programma
Ore 9.00 - apertura dei lavori
Moderatore: Dott. Duilio Loi - Vice Presidente Collegio IPASVI - Pavia
Il Governo della formazione ECM nelle Professioni Sanitarie,
ruolo e attività degli Ordini e Collegi
Dr. Sergio Bovenga - Presidente Co.Ge.A.P.S.
L’Educazione Continua in Medicina, l’evoluzione del sistema,
novità per i Professionisti Sanitari, struttura, potenzialità e servizi a supporto dei Collegi
Dr. Enrico Frisone - Presidente Collegio IPASVI - Pavia
Esemplificazioni pratiche per la Certificazione, Attestazioni,
Calcolo crediti ECM del Professionista, Strumenti e operatività nel processo di certificazione dei Professionisti Sanitari
Dr. Matteo Cestari - Responsabile Tecnico Informatico
Co.Ge.A.P.S.
Ore 11,30 - Dibattito
Ore 12,00 - Chiusura dei lavori
Assemblea Elettiva
1° Convocazione 9 maggio 2014 alle ore 23.00 in Via Volta,25 – Pavia -
2° convocazione
Sabato 10 maggio 2014 - ore 12.00
Infermieri Professionali
Assistenti Sanitari
Vigilatrici d’Infanzia
Centro Congressi Fondazione
Maugeri Pavia
della Provincia
di Pavia
ORDINE DEL GIORNO: RELAZIONE DEL PRESIDENTE;
RELAZIONE DEL COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI;
PROGETTO NUOVA SEDE
Seguirà buffet
Delega
"
Collegio
Al termine del Seminario di Studio: “Sistema ECM: dalla
gestione del portafoglio crediti al ruolo di Ordini e Collegi”
(si ricorda che ciascun iscritto non può presentare più di due deleghe)
Nome e Cognome del delegante
.................................................................................
n° iscrizione all’Albo Professionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
data
...................................................................................................................
firma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .