Più turisti ma bassi profitti

Da L’Unione Sarda del 26 febbraio 2014
Le criticità emergono dall'indagine promossa da Banca di Credito Sardo
Più turisti ma bassi profitti
Il valore aggiunto del settore è inferiore alla media
Il sistema turistico sardo mostra qualche timido segnale di ripresa ma è ancora lontano
dall'esprimere tutte le sue potenzialità. L'aumento dei turisti stranieri e la presenza di strutture
ricettive di alta qualità non basta infatti a colmare il gap tra la Sardegna e altre regioni che
riescono a ottenere maggiori risultati e soprattutto ricadute economiche di tutto rispetto dal
settore. È questo il succo dell'analisi realizzata da Srm, il Centro studi sull'economia del
Mezzogiorno che fa capo al gruppo Intesa-SanPaolo, per conto di Banca di Credito Sardo su “Il
ruolo del turismo nello sviluppo economico della regione Sardegna” e illustrato a Cagliari nei
giorni scorsi nell'ambito degli incontri dedicati ai settori produttivi.
I NUMERI Nell'ultimo anno, i flussi turistici nell'Isola hanno fatto registrare una leggera
ripresa rispetto agli ultimi anni. Le presenze (11,85 milioni nell'arco del 2013) sono cresciute
del 13% rispetto all'anno precedente. A far ripartire il settore sono stati, così come nel resto
d'Italia, soprattutto gli stranieri con quasi «5 milioni di presenze e una crescita del 20%
rispetto al 2012», spiegano gli esperti di Srm. Oltre 38mila gli addetti occupati in Sardegna
negli alberghi e nella ristorazione, con un'incidenza del 6,3% del totale.
Il settore delle vacanze, dunque, produce in Sardegna un prodotto interno lordo che si aggira
intorno ai 2,3 miliardi di euro e rappresenta circa il 7,4% del totale. Anche qui a incidere è
soprattutto la spesa degli stranieri che lasciano nell'Isola circa 606 milioni di euro (la Sardegna
è al terzo posto nel Mezzogiorno in questa specialissima classifica, guidata dalla Campania con
1,4 miliardi di euro). Detto questo, va ricordato che gli stranieri, grazie anche ai poli turistici
del lusso che attirano sempre più arabi e russi, spendono in media più che nel resto del
Mezzogiorno e del Paese: 98 euro contro rispettivamente 70,3 e 92,2 euro. Peraltro non
potrebbe essere diversamente visto che la Sardegna è la prima regione italiana per
concentrazione della domanda alberghiera in strutture a quattro o cinque stelle (richieste dal
58,8% dei vacanzieri che sbarcano nella nostra isola).
I PUNTI DOLENTI Nonostante il Pil del turismo, rileva lo studio commissionato dal direttore
generale di Banca di Credito Sardo Pierluigi Monceri, valga il 7,4% del totale in Sardegna e
rappresenti il 13% sull'industria delle vacanze nell'intero Mezzogiorno, le potenzialità dell'Isola
appaiono ancora largamente inespresse. La conferma viene data dal fatto che in Sardegna, a
parità di spesa con le altre aree territoriali, ogni nuova presenza genera un valore aggiunto di
63,8 euro contro il 70,8 del Meridione e il 103,4 dell'intero Paese. Un dato negativo, spiegano
gli esperti del Centro studi di Intesa-SanPaolo: l'obiettivo che la Sardegna dovrebbe porsi, in
realtà, è di almeno 90,5 euro di valore aggiunto per ogni nuovo vacanziere che mette piede
nell'Isola. E il turismo enogastronomico potrebbe far raggiungere addirittura la quota record di
119 euro per ogni nuovo arrivo in Sardegna. Quindi le potenzialità inespresse per il turismo
sardo sono numerose e questa situazione discende anche dallo stato di salute delle strutture
ricettive sarde, non sempre al passo con i tempi e in linea con le richieste dei clienti.
«Occorrerebbe una consistente opera di riqualificazione», spiega Srm.
LE PROPOSTE I suggerimenti degli esperti del gruppo Intesa-SanPaolo partono proprio dal
miglioramento dell'offerta turistica, con la riqualificazione delle strutture, magari anche
accelerando i lavori avviati con il piano casa nell'Isola. Potrebbe essere il primo passo per
potenziare la presenza dell'offerta turistica sarda «nei mercati a più alto potenziale di
attrazione». Il ruolo dei privati, dunque, sarà strategico nello stimolare nuovi investimenti così
come nell'intercettare i potenziali flussi che possono atterrare nell'Isola nei prossimi anni.
Posto infatti che il turista non è più quello di un tempo, che aspetta la proposta del tour
operator per scegliere la vacanza, e che il costo dei trasporti (il caro-traghetti è ben lontano
dall'essere sconfitto) incide sulle scelte finali, bisogna essere coscienti che il vacanziere del
terzo millennio è un innovatore, è informato, è infedele (non sceglie sempre la stessa meta), è
interessato, impaziente e sempre più internazionale. Non si può che incidere dunque sul
miglioramento della qualità e sul contenimento dei prezzi. Insomma, si cerca una vacanza
sempre più su misura ma anche legata al territorio e in particolare alla filiera dell'agroindustria.
Il modo più diretto per far crescere il valore aggiunto del sistema turistico in Sardegna.
Giuseppe Deiana