38 Sei Periodico Settembre

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Giuseppe Plaitano
stabiae
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Non è sulle pagine di Sei Periodico che troverete un trattato
storico, politico o sociologico su Castellammare di Stabia.
Piuttosto l’idea è di regalarvi “pillole di storia” che raccontino
in diverse puntate, dalle origini ai giorni nostri, la nostra città e
la sua storia sin dalla notte dei tempi.
STABIAE:
la genesi
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In epoca primitiva il
territorio stabiese si
presentava come una
pianura verdeggiante
e fertile, circondata dal
mare e dominata dal
monte Faito, il
territorio di origine
vulcanica, ero ricco di
acque, attraversato dal
fiume Sarno il clima
anche allora era mite.
Vi abitavano gli Opici,
popolo di agricoltori
di origine latina.
A chiunque grato suona il santo nome di patria, a chiunque pregia il render amena visita alle
classiche città…..Stabia celebre antichissima città, fiorente assai prima che Roma fosse, sparsa
nel suo territorio di mille avanzi delle sue antichità, magnificata da Plinio, da Columella e da
Galeno e da molti altri antichi e moderni scrittori; frequentata da continua folla d’illustri cui il
grido della salutifera città sin da oltremonte richiama, ammirata per la dilettosa posizione nel
mediterraneo, Stabia che in ogni tempo tra le famose città dell’Italiana penisola vien noverata,
si presenta tra gli universali sospiri….. Così nel 1842 lo stabiese Catello Parisi inizia il suo
“Cenno storico-descrittivo della Città di Castellammare di Stabia”.
Le
origini di Castellammare di Stabia si perdono nella
notte dei tempi… fu osca, greca, etrusca, sannitica e
poi romana, con il nome di “Stabiae”, il rinvenimento di tombe dell’età del ferro ne documenta l’antica storia.
Per forza di cose questi luoghi dovettero attrarre gli uomini sin
dalle epoche più remote, quindi verosimilmente le origini della
città sono molte più antiche del VII sec. a.C., ma la storia si
compone di dati certi, non di ipotesi e quindi bisogna partire
38 Sei Periodico
Secondo una leggenda tramandata nei secoli, lo scoglio di Rovigliano è
abitato dal fantasma di donna Fulgida moglie del Conte Orso che nel III
Secolo d.c. provò a difendere inutilmente l’isolotto dall’assedio dei Longobardi, infatti fu ucciso. Sembra che lo spettro della donna ancora oggi invochi il
suo sposo e l’amato figlio e, durante le apparizioni, si faccia accompagnare
dalla danza dei gabbiani che le volano attorno.
dal VII sec. a.C. ed è da
ritenere che non esista un
fondatore né una data certa,
anche se alcuni ritrovamenti
documentano che la zona
era già abitata a partire dal
VII secolo a.C..
In mancanza di esplicite
fonti letterarie e tra le tante
leggende riguardanti la
fondazione della città, una
delle più avvincenti la
associa allo scoglio di
Rovigliano, il piccolo
“isolotto” alla foce del
Sarno. Questa leggenda è
legata alla figura mitologica
di Ercole. La tradizione vuole
che nel 1239 a.C. Ercole, di
ritorno dalla Spagna, dopo
aver compiuto la decima
delle leggendarie “dodici
fatiche”, approda in
Campania. Prima di fondare
le città di Ercolano e Stabiae,
staccò la sommità del Monte
Faito scagliandolo in mare,
formando così l’isolotto. Vi è
da dire peraltro che proprio
su quest’isolotto, chiamato
anche Petra Herculis,
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ricordata da Plinio, sorgeva
un tempietto dedicato ad
Ercole, si narra che fu
ritrovata, nel tardo 500, una
statua di bronzo di poco
meno di un metro che lo
raffigurava, di cui però non si
ebbe più notizia (all’epoca
qualsiasi statua in nudità
eroica veniva identificata
con l’eroe greco). Oggi
sull’isolotto, a testimonianza
della trascorsa epoca
romana è ancora visibile un
pezzo di muro (con trama a
forma di rete, formata da
blocchetti di tufo a base
quadrata) denominata
“opus reticulatum”.
Quest’aneddoto, tra storia e
leggenda una verità la
riporta : Rovigliano potrebbe
essere realmente la “cima
del Monte Faito”, di fatto,
come quest’ultima “la Petra
Herculis” è costituita da
rocce sedimentarie, calcari e
dolomie (chimicamente
carbonato doppio di calcio e
magnesio). Le leggende non
raccontano mai dei fatti
La leggenda racconta
che Stabiae vide la luce
grazie ad Ercole che,
nel 1239 A.C., di ritorno
dalla Spagna, al
termine della decima
delle dodici fatiche
assegnategli dal
cugino Euristeo, qui ai
piedi di Faito, afferrò
con le sue forti braccia
la cima del monte e la
scagliò in acqua,
dando vita ad un
isolotto che i romani
chiamarono appunto
“Petra Herculis” e che
abitarono erigendovi
sopra un tempio
dedicato all’eroe greco.
Dopo quest’impresa
egli fondò Ercolano e
Stabiae
puramente inventati ma
contengono sempre una
parte di verità che viene
trasformata in fantasia e con
il trascorrere del tempo,
trasformano un fatto vero in
un fatto sempre più
leggendario... e se fosse
tutto vero???