Il Sostegno a Distanza che cambia la vita

)
Settembre
/14
anno 27” n.1 – Settembre 2014 – Editore: Gruppo Aleimar Onlus, via Curiel 21/D, 20066 Melzo (MI). Direttore responsabile: De Ponti Elena
Registrato il 24/02/2003 al n. 100 dell’Ufficio Stampa del Tribunale di Milano.
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, LO/MI
Il Sostegno
a Distanza
che cambia
la vita
Benin:
Congo:
Colombia:
storie
dal Benin
Chantal e i suoi
grandi occhi neri
un amore immenso
per il bene dell’altro
pag
4
pag
8
pag
10
Editoriale
D
ecidere oggi di aiutare un bambino contribuendo al suo sostegno a distanza è una
scelta di solidarietà ma è soprattutto un
gesto di speranza: la speranza che il vostro piccolo
o grande contributo serva a cambiare il destino di
un bambino. Quel bimbo entra nelle vostre vite e
diventa il vostro bambino lontano a cui decidete di
legarvi con il filo prezioso della solidarietà. Nei 31
anni di lavoro in tanti paesi del mondo, Aleimar ha
aiutato migliaia di bambini, accogliendoli nella sua
grande famiglia e seguendone le vite, le difficoltà e
i progressi. Non sempre è stato sufficiente decidere
di prendersi cura di un bambino per garantirne il
riscatto dalla malattia, dalla povertà e dall’emarginazione e tanti di noi sanno bene quanto siano
dolorosi gli insuccessi. Ma la nostra esperienza ci
dice anche che per ogni difficoltà incontrata e per
ogni storia interrotta, ci sono decine di bambini che
ce l’hanno fatta. Tanti bambini sostenuti in passato
sono ora degli adulti sereni e tanti altri bimbi ce
la faranno, grazie ad Aleimar, ad avere un futuro e
una vita dignitosa. Tutto questo è stato possibile
perché tanti sostenitori hanno dato il loro contri-
2
buto con fiducia ma anche perché tutti i nostri capi
progetto, referenti locali, volontari e collaboratori
hanno lavorato con tenacia giorno dopo giorno per
raggiungere questi obiettivi. Nelle pagine seguenti
vi raccontiamo alcune piccole storie e l’esperienze
che alcuni sostenitori hanno voluto raccontare.
Sono tutte testimonianze che ci fanno capire che
la solidarietà è spesso ricambiata da doni ancora
più grandi e che legandosi ad un bambino con un
sostegno a distanza è molto di più quello che si
riceve rispetto a quello che si dona..
Elena De Ponti
presidente Gruppo Aleimar onlus
Sottoscrizione
a premi Aleimar
di Natale
Insieme
ai bambini
per un futuro
migliore
2
euro
Con soli
potrai contribuire
a migliorare la vita
di un bambino
in difficoltà
Tu puoi vincere uno dei 90 premi in palio...
Un bambino bisognoso, la speranza in un futuro migliore
1°
2°
3°
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Estrazione
sabato 14 gennaio 2015
presso la sede Aleimar di Melzo (MI).
Benin
Vi raccontiamo alcune storie di SAD
che hanno cambiato la vita non solo ai
bambini ma anche a chi li ha sostenuti.
Landry
A
bbiamo conosciuto Landry a Cotonou nel
1999 attraverso madame Rosine, una collaboratrice della Caritas francescana. Landry
era un bambino poliomielitico orfano di padre e
dalla salute molto cagionevole. Un bambino sveglio ma che aveva difficoltà a scuola per le troppe
assenze. Abbiamo deciso di sostenerlo a distanza
perché ci rendevamo conto che la mamma da
sola non ce l’avrebbe fatta e il rischio che il piccolo
venisse emarginato per impossibilità di essere
seguito adeguatamente era altissimo. Ora ha 21
anni e sta studiando economia aziendale all’università. Il suo obiettivo è quello di trovare un buon
lavoro che gli permetta di raggiungere l’autonomia e di contribuire al benessere della sua famiglia
(che in Africa è sempre allargata). Con Landry,
ormai, siamo in contatto diretto tramite i più
moderni mezzi di comunicazione come Facebook:
ci scrive spesso, anche solo per un veloce “salut”
oppure “ca va?” e questo ci fa sentire ancora più
vicini. Nell’ultimo suo messaggio ci ha confermato
di aver superato anche l’ultimo esame previsto per prossimo anno. Bravo Landry! La tua forza di volontà
questa sessione. Ora si dedicherà a dare ripetizioni sia di esempio a tutti noi!
a studenti del suo quartiere per poter raccogliere
un po’ di soldi che gli serviranno per l’iscrizione del Christian
Era il lontano 1999 quando Monsignor Vieira
(vescovo di Djougou) e Suor Marta chiedono ad
Antonio, alle sue prime armi come capoprogetto, di
prendere in carico un bambino senza genitori che
aveva appena iniziato la scuola elementare. Il piccolo
viveva presso una signora che, nonostante i suoi cinque figli già grandi, aveva deciso di accoglierlo in casa
sua per aiutarlo con spirito di assoluta gratuità. Da
quel giorno lo abbiamo sostenuto nel suo percorso di
crescita fino a 17 anni, quando abbiamo trasformato
il classico sostegno a distanza in una borsa di studio.
Sì perché Christian, che ha sempre ottenuto risultati
eccellenti a scuola, ha deciso di iscriversi alla facoltà
di agraria per specializzarsi in un lavoro che l’avrebbe
portato all’indipendenza economica più rapidamente, potendo anche aiutare la sua anziana mamma
Il sad che
cambia
4
la vita!
adottiva e lo stesso gruppo Aleimar nei suo progetti
agricoli. Non è ancora laureato ma ha già prestato
fede alla sua parola: quest’estate, durante le vacanze,
si è recato a Toucountouna, dove stiamo costruendo
una fattoria all’interno del centro di accoglienza, per
conoscere i collaboratori e il progetto di persona, oltre
che per offrire la sua consulenza tecnica gratuitamente. Christian, nonostante le difficoltà che ha dovuto
affrontare fin dalla nascita, ha capito che il segreto di
una vita felice è la riconoscenza per ciò che si riceve e
l’amore per quello che si fa.
Fernando è un nostro amico di lunga data. Ha
conosciuto Aleimar tramite una nostra sostenitrice e si
è lasciato talmente coinvolgere dalle attività proposte
a favore dei bambini e delle loro comunità che ha
fatto con noi diversi viaggi in Brasile e in Benin, non
solo per incontrare i bambini che nel corso degli anni
ha sostenuto, ma anche per conoscere di persona le
famiglie, i collaboratori locali e in generale il contesto
in cui i bambini erano inseriti. Questo ha letteralmente cambiato il suo modo di intendere la vita, le
priorità e i bisogni e l’ha spinto a mettere in gioco il
suo spirito imprenditoriale anche in questi Paesi a lui
prima sconosciuti. In Brasile ci ha aiutati a costruire un
acquedotto con canalizzazioni nelle case del quartiere
con la collaborazione degli abitanti della comunità
del Lago do Aleixo (Manaus). In Benin ha visitato
con noi per diversi anni i progetti, offrendoci una
consulenza in ambito di costruzioni di edifici e di
avviamento di attività agricole.
Ma l’impegno più grande che si è preso è stato
quello di coinvolgere tante persone per sostenere
bambini e progetti, sfruttando ogni occasione di
contatto, creando momenti di incontro e di approfondimento e, soprattutto, dando lui l’esempio per
primo. Per quanto riguarda il centro di Abomey
(in Benin) il coinvolgimento è stato tale da volerci
assicurare la copertura di una buona percentuale
delle spese di gestione a prescindere dal fatto
di riuscire o meno a trovare altri sostenitori: in
mancanza di questi ultimi avrebbe sopperito lui.
E questo perché deciso di assumersi fino in fondo
la responsabilità di quei piccoli orfani che la vita
aveva già messo alla prova. Grazie Fernando, “zio
dal cuore pratico e generoso”!
Francesca Moratti
Responsabile per i progetti in Benin
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Congo
Un’immensa necessità
d’
L
affetto
e bambine che abbiamo alla Maison Laura sono purtroppo segnate da storie molto pesanti, che tuttavia riescono a essere
momentaneamente dimenticate durante la loro
permanenza nel centro: giocare, cantare, ballare,
pregare e andare a scuola insieme costituisce un
ottimo motivo di svago e impegno, che noi volontari constatiamo ogni volta che ci facciamo loro
visita.
La cosa che per prima si percepisce all’arrivo
dall’Italia è sempre una gioiosa festa di benvenuto;
poi, appena rotto il ghiaccio, una immensa necessità di affetto da chiunque sia disponibile.
È in questa “rete” che ho visto cadere tanti benefattori che sono venuti ad accompagnarci nei nostri
viaggi in Congo; ma una storia in particolare mi è
rimasta impressa e desidero raccontarla.
Nel paese in cui vivo molti amici e conoscenti si
sono sensibilizzati alla necessità di aiutare il Gruppo
Aleimar nel sostegno a distanza e hanno iniziato
a parlarne. È accaduto anche ad Adriano, uomo
tutto d’un pezzo, all’apparenza freddo e distaccato,
manager di una multinazionale: visitando Luciana,
sua cliente e benefattrice di Aleimar da vecchia
data, ha mostrato molta curiosità per la storia di
Danielle, in adozione da alcuni anni.Così, dopo
aver ascoltato la prima volta la storia della bimba,
aver visto le foto e poi gradualmente i progressi di
Danielle legati alla scuola e alla salute, Adriano ha
voluto conoscermi per capire come stessimo operando in Congo. E alla fine mi ha detto: “Mi piacerebbe venire in Congo, ma con il lavoro non so se
e quando potrò.”
Di lì a qualche mese, dopo uno dei nostri nuovi
incontri, questo manager che ha capito di poterci
aiutare nello sviluppo di un progetto improntato
all’eco sostenibilità in Congo, ci ha offerto ben cinque quintali di una semente per il grande campo
6
di Kafubu, vicino a Lubumbashi. Superate le difficoltà
dell’organizzazione e del reperimento dei fondi per il
trasporto, ho accettato l’offerta e si è potuto procedere.In Novembre, periodo di semina, Adriano è alla fine
venuto in viaggio con noi per visitare il progetto ma
anche per coordinare la semina.È così cominciata un
bella avventura che continua ancora oggi…
L’accoglienza delle bimbe e la permanenza alla Maison Laura con loro sono state davvero toccanti: vedevo Adriano sempre più coinvolto, in mezzo a loro ad
ascoltare musica, a parlare (nonostante la difficoltà con
la lingua), ad ammirarle danzare e perfino ad accompagnarle alla camera dormitorio per dar loro la buona
notte. Quanti piccoli doni ha comprato e distribuito a
ciascuna! Al nostro ritorno era talmente triste che si è
fatto una promessa: tornare ancora a passare il Natale
con loro!
ERRATA CORRIGE
CONGO: un modo
diverso di aiutarci.
Quella solidarietà che
ci ha permesso di fare
ancora di più.
A causa di un errore della redazione
nel numero precedente mancava
questo articolo. Ci scusiamo
con tutte le persone coinvolte.
D
E così è stato: sacrificando un po’ il lavoro è riuscito a
ritagliarsi dieci giorni tra Natale e Capodanno e, accompagnato dalla moglie, è tornato dalle bambine del
Centro. Ho visto poche foto ma dal suo racconto deve
essere stata una vacanza bellissima ed emozionante. Al
Centro ha provveduto a far preparare festeggiamenti
straordinari con addobbi nuovi, costumi, pranzi e regali
per tutte le bambine e le Suore. Quest’uomo, al suo
ritorno, mi ha confidato di non aver mai trascorso un
Natale così bello!
Adriano non ha perso l’abitudine al viaggio in Congo e ha continuato a visitare il nostro Progetto, ma da
subito ha voluto aiutarci anche attraverso l’adozione
di una bimba la cui storia drammatica lo ha intenerito:
questa bimba si chiama CHANTAL.
Francesco Moroni
responsabile progetti in R.D. Congo
all’anno scorso siamo entrati in una grande
sintonia anche con la Italdenim, azienda che
produce jeans per le più note marche internazionali. L’incontro con il titolare, il sig. Gigi Caccia, è
stato curioso: il nostro volontario Franco, taxista, l’ha
conosciuto, gli ha parlato di noi e l’ha coinvolto nelle
nostre iniziative. Come? La coincidenza ha voluto
che ci fosse in azienda un generatore di corrente
da 35 KW usato pochissimo da dismettere, così ci
è stato proposto. E sapete noi cosa siamo riusciti a
fare: l’abbiamo donato al più grande ospedale della
città di Lubumbashi, il don Bosco, in modo che non
avesse più problemi di interruzioni di corrente, vitali
per le sale operatorie e per i reparti di rianimazione e
neonatalità. Inoltre, per concorrere alle spese di trasporto, ci è stato messo a disposizione un container
con il viaggio pagato fino al porto di Dar es Salam.
La collaborazione è continuata attraverso una donazione importante e anche quella di tanti manufatti
in jeans che, attraverso il lavoro dei nostri volontari,
ci hanno permesso di raccogliere fondi da destinare
ancora ai nostri progetti.
Questi sono solo alcuni esempi che vi ho voluto raccontare ma ci sono altre realtà, come British Institute
di Cernusco e l’Auser Solidea di Torrazza Coste, che
con enormi sacrifici riescono a destinare un contributo per la nostra causa.
A tutti i benefattori che hanno creduto nei nostri
Progetti, nel nostro umile lavoro, alla nostra trasparenza, vanno i nostri più grandi ringraziamenti, ma
sopratutto quelli dei nostri beneficiari: le bambine, i
disabili, gli ammalati e .....quelli che forse sto dimenticando!.
Francesco Moroni
7
Chantal
Quei grandi occhi neri
che hanno visto troppo
sottili; quando non devo portare l’uniforme scolastica,
giro per il giardino di Casa Laura con un abitino blu scuro
e sul capo un cappellino bianco e rosso natalizio che mi
hanno portato i volontari dall’Italia. Non appena sento
il profumo di cibo provenire dalla cucina corro subito a
vedere cosa sta preparando di buono Suor Clotilde. Mi
piace tutto quello che cucina la nostra suora-cuoca, ma
ciò che preferisco mangiare più di ogni altra cosa sono :
le caramelle! Papà Francesco, Papà Franco e tutti gli altri
italiani, ci regalano tanti dolci quando arrivano a Lubumbashi e io spero sempre che portino anche i chupachupa
L
a prima volta che vidi Chantal rimasi completamente rapita dai suoi occhioni neri e dal
sorriso bianco che le illuminava quel volto
paffutello.
Come referente per le notizie, conoscevo già la
sua storia e la vicenda che Chantal fu costretta ad
assistere. Non credevo che l’animo umano fosse
in grado di scivolare così in basso ma, soprattutto,
non immaginavo la capacità che avesse un bambino di riuscire a nascondere dietro quel meraviglioso sguardo ricordi così intrisi di crudeltà e violenza.
Chantal parla solo swahili e un po’ di francese;
non ha ancora iniziato a scrivere, ma se potesse
raccontare la sua storia probabilmente userebbe
queste parole:
“ Ciao a tutti, mi chiamo Chantal sono nata in un
piccolo villaggio nei dintorni di Lubumbashi. Ho due
occhioni neri e i capelli arrotolati in treccine molto
8
Congo
alla fragola di cui sono ghiotta! Prima di arrivare in questo istituto vivevo con la mia famiglia, composta da papà,
mamma e due fratelli, uno più grande e uno più piccolo.
Abitavamo in una casetta di mattoni e fango in una zona
periferica della città: la nostra abitazione era molto umile,
forse un po’ troppo piccolina per ospitare ognuno di noi;
ricordo che aveva una sola stanzetta in cui si dormiva tutti
insieme. Durante la stagione delle piogge, capitava di frequente che la mattina ci si svegliasse inzuppati di acqua
e fango, a causa delle fessure che si erano aperte sul tetto.
I miei genitori non erano ricchi ei pochi soldi che mamma guadagnava al mercato, li spendeva per acquistare un
po’ di riso e manioca.
Spesso sentivo mamma che accusava papà di non
essere in grado di trovarsi un lavoro che ci potesse permettere di vivere una vita dignitosa, mentre papà sosteneva a
sua volta che la causa di tutte le nostre disgrazie era mio
fratello maggiore Simon. Era fermamente convinto che
Simon fosse posseduto da uno spirito maligno in grado
di modificare il nostro destino e farci cadere nella più nera
miseria. Dopo una serie di banalissime coincidenze che
videro coinvolto Simon, papà giunse alla conclusione che
l’unico modo possibile per porre fine alla nostra precaria
situazione economica era quella di ucciderlo.
Non riuscirò mai a dimenticare gli occhi di papà quando versò la pentola dell’acqua bollente sul corpo di mio
fratello: il passivo silenzio di mamma e le urla di Simon
riecheggiano ancora nella mia mente come se tutto
fosse appena accaduto.
Io ero troppo piccola per fermare la furia che si era
impossessata dei miei genitori, ma i miei occhi videro
ogni cosa e la memoria ancora oggi custodisce gelosamente ogni singolo istante. Simon morì qualche
giorno dopo rannicchiato sulla stuoia di casa.
Dopo alcuni giorni dall’accaduto i nostri vicini
iniziarono ad accorgersi che c’era qualcosa che non
andava, ed insospettitisi degli atteggiamenti assunti
da mamma e papà, chiamarono le forze dell’ordine.
Ora i miei genitori stanno scontando la pena per il
crimine di cui si sono macchiati, mentre il mio fratellino vive presso una famiglia di Lubumbashi che ha
deciso di prendersi cura di lui.
La mia fortuna invece è stata quella di essere accolta dalle suore salesiane: tutti mi vogliono bene e so che
qui non potrà mai accadermi nulla di male. Alcune volte penso ancora ai miei genitori: non so se un giorno li
rivedrò , ma se Dio mi darà la possibilità di incrociare
ancora per una volta il loro sguardo, scruterò a fondo
dentro il loro cuore, poiché sono sicura , che dietro a
tanta crudeltà, troverò uno spiraglio di luce in grado
di riaccendere tutto l’amore perduto!”
Therese Redaelli
9
Colombia
Paola, Gianluca, Giulia e Giorgia ci
raccontano la loro storia.
Dodici anni
con
Sebastian
A
biamo iniziato questa esperienza di sostegno
con il Gruppo Aleimar (conosciuto tramite
l’azienda dove lavoro) nel febbraio 2001. Ci
era sempre piaciuta l’idea di adottare a distanza un
bambino, ma eravamo sempre stati incerti per paura
di non trovare un’associazione seria che
facesse veramente arrivare gli aiuti ai
bambini.
Ricordo come se fosse ieri la prima
volta che abbiamo ricevuto la scheda e la
foto di Sebastian che all’epoca aveva solo
3 anni (il bimbo abita a Bogotà in Colombia): nella foto indossava una salopette
di jeans, una magliettina e degli stivaletti
di gomma rossi! Il primo pensiero che mi
è venuto in mente è stato“ adesso lo vado
a prendere!!!”
Periodicamente riceviamo le sue notizie, le sue
foto e da quando ha iniziato la scuola, anche le sue
pagelle, tutte informazioni attraverso le quali possiamo constatare la sua crescita e i suoi progressi.
In una letterina del 2007 Sebastian esprimeva il
desiderio di ricevere qualche foto degli zii, così in
vista del viaggio previsto a Bogotà del Presidente del
Gruppo Aleimar, Andrea Marchini, siamo riusciti a far
avere a Sebastian la foto della nostra famiglia (dove
all’epoca avevamo solo una bimba). Dopo quella foto
siamo riusciti a far recapitare a Sebastian altre foto, nel
2010 gli abbiamo inviato anche noi la foto di famiglia
“aggiornata”visto che nel frattempo era nata Giorgia,
quando poi abbiamo ricevuto la foto di Sebastian
che teneva in mano la foto che gli avevamo fatto
recapitare, è stata un’emozione unica e grandissima!
L’ultima foto che ha ricevuto da parte nostra è
stata quella di quest’anno, sempre in occasione del
viaggio di Andrea in Colombia dello scorso febbraio.
Leggendo nelle sue ultime notizie le difficoltà che
stava affrontando per aver cambiando la scuola e per
la nonna (che si occupa di lui) che non era stata
bene, questa volta abbiamo pensato di scriver-
10
gli una lettera per cercare di fornirgli anche un sostegno
morale e fargli sentire la nostra “vicinanza”. Insieme alla
lettera abbiamo allegato una foto e due disegni fatti dalle
nostre bimbe per lui.
A seguito della consegna, l’altro giorno abbiamo ricevuto un regalo grandissimo! Il CD del video
della consegna. E’ stata un’emozione fortissima, vedere Sebastian con in mano la nostra
foto e i disegni delle sue “sorelline” lontane,
mentre ascoltava con attenzione la referente
che gli leggeva la nostra lettera! La commozione più grande è stata quando Sebastian,
guardando la videocamera, ha detto che si
ricordava di noi perché aveva ancora con sé
le foto precedenti, dove le “niñas” (riferite a
Giulia e Giorgia) erano più piccole!
La possibilità di far arrivare anche le nostre foto e scrivergli è sicuramente un modo di farci sentire vicini, anche
se abitiamo molto lontani.
A Giulia (9 anni) e Giorgia (5 anni) abbiamo sempre
parlato di Sebastian raccontando loro la sua storia e considerandolo un fratellino lontano da aiutare, loro sono
sempre contente di vedere ogni volta le foto che arrivano
e che teniamo appese alla lavagna che abbiamo in cucina.
Nel frattempo nel 2011, in occasione del battesimo di
Giorgia, abbiamo deciso di adottare un altro/a bimbo/a
così siamo diventati gli zii anche di Felicia (del Benin in
Africa) che nel 2011 aveva 2 anni. Il nostro sostegno per
la bimba è durato un paio di anni poi essendo tornata a
stare con il suo papà e non avendo più bisogno di aiuto,
il Gruppo Aleimar ci ha proposto di proseguire aiutando
un altro bimbo, così siamo diventati gli zii di Pierre (di
6 anni) sempre del Benin, che sosteniamo attualmente
insieme a Sebastian.
Ora Sebastian è davvero grande ha ormai 16 anni, lo
sosteniamo da 13 e siamo orgogliosi di vedere i suoi progressi nello studio e nella crescita. Chissà forse un giorno
riusciremo ad incontrarci … per ora rimane ancora un
grandissimo sogno!
Gli zii Paola, Gianluca, Giulia e Giorgia
immenso
Un amore
L
per il bene dell’altro...
a nostra storia è questa...Io e mio marito volevamo
dare sostegno e affetto a un bimbo...non ci interessava che fosse maschio o femmina, né dove vivesse... abbiamo cercato di avere figli da anni e senza alcun
successo.
Avevo pensato molto a crescere
un piccolino diverso da quello che
la vita non ci donava, non importava
averlo fisicamente accanto, purché
avesse sostegno e si sentisse appoggiato e sicuro di avere una vita bella,
migliore.
Noi che eravamo più fortunati
potevamo, invece di sperperare soldi
per una cena fuori, farne a meno per
regalare sorrisi e un futuro migliore a
qualche bambino.
Ci abbiamo impiegato molto nel scegliere l’associazione.
Poi ho trovato voi leggendo, chiedendo, informandomi e ho agito subito.
Volevo tanto fare questo dono anche a mia mamma,
che purtroppo mi ha lasciata due anni fa, sarebbe stata
contenta di questo gesto e affetto per chi ha più bisogno
di noi. La commozione e lo slancio verso Nicole è stato
istintivo.
Ogni bimbo, anche quelli che le varie associazioni più
in vista reclamizzano alla tv ci apre il cuore e il pensiero
va al loro bene.
Così conosciuta Nicole ecco la notizia che diventiamo “genitori naturali” anche noi, di una bimba.
Questo nostro nuovo ruolo di genitori ha aggiunto una nuova consapevolezza: deve essere estremamente duro
vivere nell’impossibilità di dare tutto ciò
che speri ai tuoi figli, sperare per loro un
futuro migliore del tuo, un’ istruzione
adeguata, un avvenire di soddisfazioni
ma soprattutto di onestà.
Appena mi sarà possibile scriverò una
letterina alla piccola Nicole con la nostra
fotografia.
Siamo molto contenti dei suoi progressi, del fatto che le piaccia studiare e
che la sua famiglia si sia riunita serenamente.
Un saluto particolare ad Andrea, che mi ha portato
il video di Nicole e che mi ha donato il suo bellissimo
libro, l’ho letto tutto d’un fiato quando ero in gravidanza, è denso di commozione e forza.
Energia d’Amore , un amore immenso per il bene
dell’ altro: questi sono i valori che voglio trasmettere
alla nostra piccola Erika.
Un caro saluto e un grande abbraccio.
A presto Serena
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Eritrea
Pubblichiamo la testimonianza di Antonella Testa,
amica e zia da tanti anni di numerosi bambini
cuore
Volti di bambini che
rimangono
nel
A
ntonella si è
avvicinata a
noi aiutandoci a sostenere
un dispensario. I
racconti, e soprattutto i volti di tanti
bambini seguiti da
Aleimar, l’hanno però gradualmente portata
a diventare “la zia” di una piccola squadra di
angioletti africani di cui è diventata portavoce
tra parenti e conoscenti, anche grazie alle diverse iniziative promosse per raccogliere fondi a
loro favore.
12
Ecco cosa ci scrive:
“Perché Aleimar? Difficile da spiegare. È come
quando hai un problema di salute: ti fai visitare da
tanti medici, ma alla fine segui le indicazioni solo di
quello con il quale ti senti istintivamente al sicuro. Non
sai spiegarlo, semplicemente è così.
È questo che ho sentito quando ho conosciuto
Francesca e Antonio di Aleimar, ben 14 anni fa, dopo
aver vissuto esperienze fallimentari di adozione a
distanza con altre associazioni.
Il Benin è il primo paese con il quale sono venuta
virtualmente in contatto attraverso Dieudonné, di cui
ricordo due bellissimi occhi color carbone. Orfano di
entrambi i genitori, fin da piccolo sembrava un bambino difficile, schivo, insicuro e con difficoltà scolastiche originate soprattutto da problemi del linguaggio.
Dieudonné è stato curato e, oltre ad aver superato
questi suoi piccoli limiti, è diventato un bambino più
spensierato.
Dopo circa sei anni dall’inizio della sua adozione,
arriva una lettera. Dieudonné, ci dicono, ormai grandicello e autosufficiente, sarà accolto nella famiglia di
uno zio che potrà allevarlo insieme ai suoi figli. È stato
splendido pensare che finalmente anche lui avrebbe
avuto una famiglia, la sua famiglia. E sapere di averlo
accompagnato fino a lì.
Poi è stata la volta di Angelo. Il suo sguardo malinconico, la sua bocca all’ingiù e il suo nome mi hanno
convinto a scegliere lui tra tanti, lui per il regalo di
maturità di mia figlia Flaminia, che adora i bambini.
Ha significato, per me, offrire un angelo custode a
ciascuno dei due. Angelo cresce a vista d’occhio ma il
suo sguardo un po’ triste e pensieroso lo accompagna
sempre. Spero, prima o poi, di poter gioire di un suo
sorriso.
Dopo aver conosciuto Marina di Aleimar abbiamo
adottato anche Costina e Mical in Eritrea.
Costina, con il suo ovale perfetto e i capelli raccolti,
sembrava una piccola donna dalla prima foto che ho
visto. Mical, splendida anche lei, si nascondeva invece dietro l’atteggiamento da maschiaccio e i capelli
rasati. È difficile capire che è una bambina, ma è facile
immaginare la splendida ragazza che diventerà, così
come Costina, che è già una principessa.
Al rientro dai suoi viaggi, Marina mi racconta spesso di questi bambini: le sue parole mi fanno sentire
al sicuro, perché so che sono protetti da lei, da loro.
Ascoltarla non significa sentire i racconti di una semplice volontaria: significa sentire le parole di un’amorevole zia che è andata a trovare i suoi nipoti lontani.
Ora, al nostro “mini-team” si è aggiunto anche
Vincent, un piccolo cucciolo che avrà una vita più difficile degli altri perché è nato senza braccia, ma che sarà
certamente amato come e forse più di tutti. Nella foto
che lo ritrae, oltre al suo bellissimo viso, incorniciato
da un delicato vestito bianco, si vedono due grandi
braccia avvolgenti che lo stringono. Sono le braccia
di una delle Suore che lo hanno accolto teneramente.
E, d’ora in poi, saranno anche quelle di Vincent.”
Grazie Antonella! Il tuo amore per i bambini e
la tua passione nel sostenere i nostri progetti sono
espressione di grande umanità ed esempio di rara
generosità!
A cura della redazione
13
India
un filo conduttore
comune:
Angela ci racconta la sua esperienza
la solidarietà
C
ari lettori,
voglio raccontarvi come sono venuta
a conoscenza dell’esistenza di Aleimar e
del suo operato.
É successo nel 2005 quando, in un momento
non felice, stavo partendo sola per l’India e
alcuni amici che operavano in altre associazioni
di volontariato fecero il nome di Aleimar. Mi
raccontarono che quattro persone stavano partendo proprio per l’India, mi misi così in contatto con una di loro e così iniziò il mio cammino
14
con Aleimar.
In quel viaggio, oltre ad aver conosciuto persone
splendide, ho toccato con mano l’impegno e la
serietà di chi dedica il suo tempo al volontariato e a
questa “grande” associazione. Ho incontrato i bambini della Good Samaritan Mission e subito mi sono
resa conto di quanto il nostro sostegno fosse fondamentale. In quello stesso viaggio, a tre settimane
dallo Tsunami, abbiamo percorso le zone colpite da
quella tragedia naturale, percependo la voglia di
rinascita di questo popolo ma soprattutto l’impor-
che le ha procurato un danno irreversibile alla vista
e una disabilità motoria. La bambina infatti per leggere deve avvicinare il foglio, tenendolo a lato del
viso, perché il suo campo visivo è molto limitato.
Questi “deficit” non hanno impedito a Sumithra di
iniziare e poi continuare il suo percorso di studio
come tutti i suoi coetanei. Durante questi anni ha
dovuto più volte interrompere gli studi proprio a
causa della sua disabilità, ma soprattutto per colpa
delle barriere architettoniche. Grazie alla sua forza
d’animo e alla sua volontà non si è mai arresa e
ha sempre studiato, anche grazie al supporto del
progetto doposcuola della MTSSO, dove è seguita,
insieme ad altri circa 20 bambini di ogni età, da due
insegnanti.
tanza dei figli e dei bambini in una comunità già
perennemente colpita dall’analfebetizzazione,
dalla fame e dalle malattie.
In quel viaggio, in quelle zone, era nata l’idea
di costituire progetti di studio di taglio e cucito
e di informatica, al fine di rendere economicamente autonome persone con volontà e capacità. È stato bello per me vedere realizzarsi in
questi anni quelle che allora erano solo “idee”.
Oggi questi corsi funzionano benissimo e l’affluenza è molto alta.
Da tre anni sostengo una bambina che vive
negli slums di Mumbai, Geeta, e da Gennaio ho
deciso di sostenere anche Adytia, uno splendido bambino che ho incontrato durante il viaggio in India del 2013 alla GSM, un bambino con
la tristezza negli occhi.
Sono stati tanti i bambini incontrati, tanti
gli sguardi che mi hanno colpita, chi per la tristezza, chi per la gioia e la luce; tante le storie
vissute, tutte diverse tra loro ma con un obiettivo comune, i bambini, e un filo conduttore
comune: la solidarietà.
Tra i tanti bambini e ragazzi incontrati voglio
raccontare la storia di Sumithra, una ragazza
di ormai 16 anni, orfana di madre, affidata alle
cure, all’affetto e all’amore degli anziani nonni
poiché il padre non ha voluto prendersi cura
di lei dopo la morte della madre. Da piccola,
Sumithra è stata colpita da “febbre cerebrale”
Saltuariamente Sumithra viene sottoposta a
un check-up medico all’ospedale Aravind Eye di
Tirunelveli, in cui si trova il miglior reparto oftalmologico della zona. Per lei ci sarebbe stata la possibilità di un intervento chirurgico ma il rischio di una
cecità completa era troppo alto e i nonni non hanno
voluto rischiare. La nonna continua a coltivare la
speranza che la bambina possa un giorno recuperare la vista, nonostante i medici le ripetano che le
condizioni della ragazza non possano migliorare.
A Gennaio Sumithra ha ricevuto un riconoscimento per i suoi risultati scolastici e ha anche avuto
in premio un diploma per una poesia che ha scritto
e che è stata pubblicata su un giornale locale. Oltre
a ciò, proprio durante uno dei nostri viaggi, il nostro
referente locale Upalt ci aveva mostrato un foglio
di giornale su cui era riportato un articolo che raccontava la storia che Sumithra aveva scritto su di
sé; l’insegnante infatti l’aveva corretto e il 1° Luglio
2013 era stato pubblicato.
Durante le nostre visite non manca mai, da parte
della ragazza e della nonna, il ringraziamento ad
Aleimar e ai suoi sostenitori per averle permesso di
studiare e di poter essere curata.
Sumithra ci ha insegnato che, malgrado il destino
crudele e gli handicap, è possibile coltivare forza e
tenacia, voglia di emergere e di costruirsi un futuro,
impegnandosi a fondo e dimostrando il proprio
valore. Grazie alla sua bella personalità e grazie al
sostegno di Aleimar, Sumithra può vedere realizzarsi la possibilità di un inserimento nella società e nel
mondo del lavoro in un paese in cui le donne faticano moltissimo a emergere, soprattutto se portatrici
di disabilità invalidante.
Angela Brigatti
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IV
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(Sezione Provinciale di Milano) n. 2461 - sez A - Sociale
sede: Via Curiel 21/D, Melzo (MI) aperta da lun a ven: 9.00-13.00 e 14.00-18.30, sab 15.00-18.00
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