SDP 461/462.indd - Pastorale di Santa Croce e Stroppari

ilSussidio
Veglia per ricordare
tutti i fedeli defunti
dell’anno pastorale
di Battista Borsato
• «La vita non è tolta, ma trasformata». Così ci fa pregare il primo Prefazio dei defunti, sottolineando la speranza dei cristiani nella risurrezione. Nella preghiera per i nostri cari defunti la Chiesa non solo
intende raccomandare a Dio i morti, ma anche sempre rinnovare e
testimoniare la fede nella risurrezione della carne e nella vita eterna.
• La veglia proposta può svolgersi o nella chiesa parrocchiale oppure in
una cappella che consenta maggiore intimità alle persone radunate.
La scelta dipende anche dal numero previsto dei partecipanti.
• Se il tempo lo permette, è consigliabile far precedere alla veglia una
breve processione partendo da un punto di raccolta. La processione
potrebbe iniziare con alcune acclamazioni e una breve lettura che inviti alla riflessione e alla preghiera.
• Sull’altare è posto il libro della parola di Dio, accanto a esso il cero pasquale e ai piedi dell’altare le foto delle persone scomparse durante
l’anno passato con accanto a ognuna un lumino che verrà acceso durante la celebrazione attingendo la luce dal cero pasquale.
36Sussidio
I.
Riti di introduzione
G. Siamo nei giorni in cui la Chiesa ricorda i fedeli defunti.
Vogliamo anche noi fare memoria di tutti i defunti e in modo particolare delle persone della nostra comunità che sono morte quest’anno, il cui ricordo ci è caro e per le quali la
preghiera è doverosa.
Iniziamo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito
Santo.
A. Amen.
L.Al Salmo 114 acclamiamo:
Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.
Amo il Signore, perché ascolta
il grido della mia preghiera.
Verso di me ha teso l’orecchio
nel giorno in cui lo invocavo.
Rit.
Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi,
ero preso da tristezza e angoscia.
Allora ho invocato il nome del Signore:
«Ti prego, liberami, Signore».
Rit.
Pietoso e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
Il Signore protegge i piccoli:
ero misero ed egli mi ha salvato.
Rit.
L. Fratelli, voi siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo
in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora
anche voi apparirete con lui nella gloria.
Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo
con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore
più; la morte non ha più potere su di lui.
(Col 3,3s.; Rm 6,8s.)
Veglia per ricordare i defunti
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L’entrata nella chiesa o nella cappella può essere accompagnata da un sottofondo musicale che inviti al raccoglimento, ma anche al senso di serenità e di
speranza, evitando ogni forma di sensazione lugubre perché la morte va annunciata e vissuta sì nella sofferenza, ma come ingresso nella pienezza della vita.
G. Il nostro celebrare vuole esternare tre convinti sentimenti: la gratitudine verso persone che hanno contribuito a far
crescere ciascuno di noi e la nostra comunità; non perdere
la memoria dei gesti e delle scelte da loro vissuti, pur nella
fragilità della nostra umanità, perché diventino spinta ad
uno stile di vita cristiano; accendere la speranza consapevoli che non è la morte l’ultima parola, ma la risurrezione.
Vogliamo ravvivare queste convinzioni con il canto: Noi
crediamo in te.
1.
Noi crediamo in te, o Signor,
noi speriamo in te, o Signor,
noi amiamo te, o Signor,
tu ci ascolti, o Signor.
2.
Noi cerchiamo te, o Signor,
noi preghiamo te, o Signor,
noi cantiamo a te, o Signor:
tu ci ascolti, o Signor.
3.
Sei con noi, Signor, sei con noi:
nella gioia tu sei con noi,
nel dolore tu sei con noi,
tu per sempre sei con noi.
G.
Ripetiamo insieme:
– Colui che ha risuscitato Gesù, risusciterà anche noi!
– L’anima mia ha sete del Dio vivente!
– Il tuo volto, Signore, io cerco!
38Sussidio
II.
Liturgia della Parola
L. Dal libro del profeta Isaia
25,6-9
Preparerà il Signore degli eserciti
per tutti i popoli, su questo monte,
un banchetto di grasse vivande,
un banchetto di vini eccellenti,
di cibi succulenti, di vini raffinati.
Egli strapperà su questo monte
il velo che copriva la faccia di tutti i popoli
e la coltre distesa su tutte le nazioni.
Eliminerà la morte per sempre;
il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto;
l’ignominia del suo popolo
farà scomparire da tutta la terra,
poiché il Signore ha parlato.
E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio;
in lui abbiamo sperato perché ci salvasse.
Questi è il Signore in cui abbiamo sperato;
rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza.
G. Questo sguardo al banchetto è riferito dal profeta agli esuli
di Babilonia. Lontano da Gerusalemme e dalla patria erano come morti. Vivevano in una terra d’esilio e di sofferenza. Il profeta annuncia il loro ritorno e la loro liberazione.
Non più fame, né morte, né vergogna: tutto ciò che spegne
e incupisce gli sguardi e scolora e sfigura tanti volti, svanirà
al sole di Dio. Gli invitati alla mensa del Signore sono i rifiuti della società, i miserabili (Mt 22,1-14), le vittime della
fame di pane, di verità, di perdono: Dio li sazierà.
Pure tutti noi uomini e donne spesso viviamo la vita come
un esilio. Sentiamo che il presente non ci basta. C’è in noi
l’anelito ad un più e un di più di umanità, di felicità, di amore. E Dio vuole soddisfare queste legittime esigenze: farà
un banchetto, segno di benessere e di comunione, eliminerà
la morte, il grande nemico di ogni creatura, ci darà la salvezza che è la liberazione da ciò che ci limita e ci impedisce
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di diventare pienamente noi stessi. E la vita eterna è intesa
come la pienezza della vita che già deve iniziare a manifestarsi nell’al di qua. Dio vuole che l’uomo sia felice nell’al
di qua. L’al di là sarà il compimento e la pienezza.
È un invito a vivere ed amare il Dio della liberazione.
Canto: Ascolta le mie parole, Signore.
CdP 491
G.Preghiamo.
O Dio, in te vivono i nostri morti e per te il nostro corpo
morendo non è distrutto, ma trasformato in una condizione
migliore: ti supplichiamo umilmente perché i nostri amici
siano accolti nel seno del patriarca Abramo tuo amico in
attesa della risurrezione nel giorno del grande giudizio; e se
dall’esistenza mortale è rimasta in loro qualche traccia di
peccato, purificali nella tua misericordia. Per Cristo nostro
Signore.
T. Amen.
Momento di silenzio e di meditazione personale.
L. Dal Vangelo secondo Marco
15,33-39
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò con voce forte: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?»,
che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo
questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò
Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si
trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».
G. La fede non è non sentire la violenza e la rottura che la
morte comporta. Non è un anestetico per non provare dolore, non è un farmaco per non piangere. La fede è vivere
drammi, anzi il credente è uno che soffre di più perché è
uno che non riesce a vedere Dio in questi drammi, anzi, la
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sua fede viene messa in discussione. Specialmente quando avviene la morte di una persona giovane ci si domanda:
«Dove sta la bontà di Dio? Dove sta il suo amore per l’uomo? Perché Dio lascia che avvengano questi fatti dolorosi?
Perché in una famiglia in cui tutto procede nel segno dell’amore, dell’apertura al sociale, della voglia di vivere e di far
vivere permette che si scateni la bufera e che il dolore la
schiacci sotto il peso enorme di una irreparabile ferita?».
Di fronte a questi tristi ed umani eventi il credente non ha
risposte, anche lui è dentro al non senso dell’esistenza. Pure
Gesù di fronte alla morte dell’amico Lazzaro ha pianto, e
di fronte alla propria morte ha emesso il grido: «Padre, perché mi hai abbandonato?».
Sì, è vero che Dio ha creato l’uomo libero, è vero che l’uomo è responsabile del suo futuro, è vero che Dio si nasconde perché l’uomo possa esprimere la sua autonomia, è vero
che è impotente di fronte alla libertà dell’uomo, però quando la morte arriva improvvisa, repentina, noi ci sentiamo
abbandonati anche da Dio. Non lo sentiamo più come Padre. Un senso di smarrimento ci afferra.
Pure Gesù non ha capito l’assenza del Padre nella sua angosciosa e dura sofferenza. E Gesù, pur non avendo capito,
affida il suo spirito a lui: «In te affido il mio spirito».
C’è qualcosa che ci supera, qualcosa che va oltre il nostro
capire, c’è qualcosa di positivo anche nel negativo. Anche i
fatti tristi che sarebbe giusto non avvenissero, avranno un
significato che non riusciamo a cogliere. Dio c’è anche in
questa morte, non sappiamo come, ma c’è.
Questa è la fede: non capire sempre il senso, ma affidarsi comunque ad una presenza che riesce a trasformare la
morte in aurora di vita.
«La fede è un affidamento, è una scommessa nei riguardi di
Dio di cui non conosciamo i pensieri, ma che senz’altro saranno a beneficio degli uomini. Le tue vie, Signore, non sono le nostre vie, i tuoi pensieri non sono i nostri pensieri, tu
sei Altro, non riusciamo a capirti, ma noi ci abbandoniamo
lo stesso a te».
Amen.
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Momento di meditazione personale.
G. Sorelle e fratelli carissimi, sia che viviamo, sia che moriamo,
noi siamo nelle mani del Signore. Rivolgiamo a lui la nostra
preghiera, perché di fronte al mistero della morte ci doni la
speranza della risurrezione. Preghiamo insieme e diciamo
ad ogni invocazione: Ascoltaci, o Signore!
1.
Ti ringraziamo, o Padre, per tutto ciò che hai fatto per i
nostri amici defunti dal primo istante della loro vita fino
all’ultimo. Ti ringraziamo per tutto quello che essi hanno
donato alla loro famiglia e alla nostra comunità. Fa’ che rimanga la loro memoria tra quelli che li hanno conosciuti e
amati. Noi ti preghiamo.
2. Rasserena, o Signore, il dolore nostro, dei presenti e degli
amici. La morte è una dura prova che mette spesso in crisi
anche la fede, ma tu, Signore, che ci hai detto: «Chi vive e
crede in me non morirà», ravviva in loro e in noi la speranza. Noi ti preghiamo.
3. Per coloro che soffrono, perché sentano sempre accanto a
sé la presenza del Signore attraverso i fratelli della comunità, e perché ogni vita sia nel nascere che nel suo concludersi
sia sempre accompagnata, difesa, amata. Noi ti preghiamo.
4. Signore, la morte è un evento triste. Ci porta separazione,
suscita dolore, provoca paura. Aiutaci a credere in te che
hai vinto la morte. Donaci la speranza che la vita risorge
e che ciò che in questo mondo abbiamo costruito non sarà
distrutto ma portato a compimento. Noi ti preghiamo.
G. O Padre, ascolta le nostre preghiere e accogli i nostri amici
tra le tue braccia e portali nella tua casa in attesa della risurrezione nel giorno in cui tutti ti vedremo faccia a faccia.
Per Cristo nostro Signore.
T. Amen.
Canto: Quando busserò alla tua porta.
CdP 602
G. Ascoltiamo ora il brano delle beatitudini tratto dal Vangelo di Matteo. Queste beatitudini in maniera conscia o in-
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conscia hanno formato il tessuto della vita e della fede dei
nostri amici e amiche che quest’anno ci hanno lasciati. Essi,
pur nella debolezza della natura umana, hanno cercato il
regno di Dio più che il loro benessere, hanno avuto fame e
sete di giustizia, hanno operato per la pace delle famiglie e
del mondo. In questo modo hanno contribuito alla crescita
del Regno. In questo modo hanno partecipato alla santità
di Dio, o meglio, all’amore di Dio per l’umanità.
L. Dal Vangelo secondo Matteo
5,1-12
Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere, gli si avvicinarono
i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto ,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo,
diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
Così infatti hanno perseguitato i profeti che furono prima di voi.
Veglia per ricordare i defunti
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III.
Ricordo dei fedeli defunti e professione di fede
G. Verranno ora letti i nomi delle persone morte quest’anno.
Un familiare della persona che ricordiamo attingerà luce
dal cero pasquale e accenderà il lumino posto alla sua persona cara defunta. Ogni persona che non è più con noi è
una luce che si è accesa nel mondo, il cui bagliore non cessa
mai di illuminarci.
Mentre si accende il lumino tutti dicono:
T. L’eterno riposo donagli(le), o Signore,
e splenda a lui (lei) la luce perpetua.
G. Alle affermazioni di fede che sono ora proclamate rispondiamo cantando: Sei il mio pastore, nulla mi mancherà.
1. Sii benedetto, Padre, per averci creato per l’eternità e per
averci dato, nella certezza di dover morire, la speranza più
certa ancora di una vita più bella presso di te. Tuo Figlio,
venuto fra noi, ha fatto della morte un gesto di obbedienza
e di abbandono nelle tue mani. A questo sacrificio ha unito
i suoi discepoli, affinché anch’essi potessero gustare la gioia
del suo trionfo.
2.
Sappiamo, Signore, che tu ora sei in mezzo a noi; lo crediamo perché non sei insensibile al dolore che ci causa la
morte di quelli che amiamo, tu che hai pianto sul tuo amico
Lazzaro e che hai condiviso l’afflizione di Marta e Maria
prima di cambiarla in gioia con un miracolo di risurrezione.
Per la comunione alla tua carne e al tuo sangue ispira in noi
la tua energia divina perché possiamo superare ogni dolore
e vivere più vicini a coloro che ci hanno lasciato.
3.
Ai nostri defunti, che oggi fiduciosi affidiamo alla tua misericordia, accorda l’immensità della felicità che tu hai preparato per loro da tanto tempo. Che insieme alla Vergine Ma-
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ria e a tutti i santi, possano essere riempiti della gioia del
tuo possesso.
G. Ora, insieme, proclamiamo il Credo. Con esso vogliamo affermare la nostra fede in Dio che cammina con noi e che
non ci lascia mai soli, neppure nella morte.
T. Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della
terra. Credo in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria
Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte;
salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là
verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo,
la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna.
Amen.
G. Rivolgiamoci ancora al Padre con la preghiera del Padre
nostro che ci lega gli uni agli altri.
T. Padre nostro …
G. O Dio, i cui giorni non conoscono tramonto e la cui misericordia è senza limiti, ricordaci sempre quanto sia breve la
nostra vita e incerta l’ora della nostra morte.
Il tuo Santo Spirito ci guidi in santità e giustizia per tutti i
giorni della nostra vita in questo mondo, perché dopo averti servito in comunione con la tua Chiesa, sorretti dalla certezza della fede, confortati dalla beata speranza, uniti con
tutti gli uomini in perfetta carità, possiamo giungere felicemente nel tuo regno. Per Cristo nostro Signore.
Se la guida è un presbitero, a questo punto può impartire la benedizione o altrimenti la guida può concludere con la formula: «Ci benedica Dio onnipotente,
Padre e Figlio e Spirito Santo».
L’assemblea prima di sciogliersi può rivolgersi alla Madre Maria con il canto
Santa Maria del Cammino (CdP 593).