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Inaugurazione “Viale Degli Eroi” a Pian del Lago
Col. Roberto Trubiani
e
Ten.Col.
Angelo Intruglio
foto in basso
la Medaglia d’Oro
al Valor Militare
Ten. Col.
Gianfranco Paglia
e Ten. Col.
Alessandro Albamonte
Mercoledì 11 dicembre 2013, alla presenza delle Autorità locali e cittadini, il Sindaco del Comune di Monteriggioni ed il
Comandante del 186° reggimento paracadutisti Folgore, Colonnello Roberto Trubiani, a
margine di una attività aviolancistica, hanno inaugurato il Viale
degli Eroi, dedicato per il ricordo
ed in onore delle Medaglie d’Oro
del 186° Reggimento dalla Battaglia di El Alamein sino ai giorni
nostri, in località Pian del Lago,
area addestrativa dei paracadutisti
del 186° reggimento paracadutisti
Folgore di stanza in Siena.
Per onorare le Medaglie d’Oro,
alcuni sindaci della Provincia di
Siena, dei comuni di Castelnuovo
Berardenga, Rapolano Terme,
Asciano e Siena hanno voluto
partecipare aviolanciare assieme ai
paracadutisti della Folgore i loro
Gonfaloni. Alla sobria cerimonia
erano presenti anche la
M.O.V.M. Tenente Colonnello
Gianfranco Paglia ed il Tenente
Colonnello Alessandro Albamonte che hanno servito il 186° reggimento paracadutisti Folgore con
grande onore e che con la loro
presenza hanno voluto testimoniare il forte attaccamento al reggimento ed alle sue gloriose tradizioni. "Non mi stancherò mai
di ripetere - ha dichiarato la Medaglia d'Oro al Valor Militare
Ten. Col. Gianfranco Paglia - che bisogna ricordare sempre
coloro che sono caduti durante l'adempimento del proprio
dovere. Solo così non sarà vano il loro sacrificio. La cerimonia
di questa mattina, in particolare, ha assunto un valore ancora
più forte, in quanto è avvenuta alla presenza di numerose scolaresche ed è appunto alle nuove generazioni che bisogna far
comprendere i veri valori della vita come l' amor di patria, la
lealtà, l'onore ed il rispetto." Numerose le scolaresche presenti, tantissimi bambini accompagnati dai loro insegnanti, emozionati ed incuriositi dal lancio dei paracadutisti all’interno
della bella cornice dell’area di Pian del Lago. Una giornata,
questa, che rimarrà per sempre scolpita nella loro giovane
memoria.
“Siamo orgogliosi di ricevere dalla Folgore – afferma Roberto
Bozzi sindaco del comune di Castelnuovo Berardenga - questo
brevetto – simbolo del legame tra il nostro Comune e il 186°
Reggimento. In questi anni i paracadutisti di stanza a Siena ci
hanno affiancato in tante iniziative e hanno partecipato alla
buona riuscita di alcuni importanti appuntamenti promossi sul
territorio. Insieme alla Folgore inoltre il nostro Comune ha
lavorato e si è impegnato
sul fronte della cooperazione internazionale, accompagnando con azioni di
solidarietà le missioni del
reggimento nel mondo”.
Ed è stato proprio il comandante del 186° reggimento paracadutisti Folgore, Colonnello Roberto
Trubiani, a consegnare
nelle mani dei sindaci della
provincia di Siena, i loro
gonfaloni ora brevettati. Il
lancio del Gonfalone del
comune di Siena è stato
fatto dal comandante di
reggimento. Queste, le
parole rivolte ai presenti
dal Colonnello Trubiani:
“l’iniziativa suggella ancora
una volta la profonda e
disinteressata integrazione
tra il 186° reggimento
paracadutisti Folgore e la
cittadinanza del comune di
Monteriggioni in particolare e di tutti i comuni di
Siena e della provincia senese. Un’integrazione che perdura
ormai da tantissimi anni e che continua ad alimentarsi sempre
di più. L’aviolancio dei gonfaloni del Comune di Siena, di
Monteriggioni, di Castelnuovo Berardenga, di Rapolano Terme, di Asciano e della bandiera della VAB vuole significare
proprio questa comunione ideale che esiste tra i noi paracadutisti e le cittadinanze che ci accolgono con affetto. Un pensiero
infine voglio rivolgere ai paracadutisti del 186° reggimento,
schierati di fronte a voi. Rappresentano una delle realtà più
belle di questa nazione. Ogni giorno, nonostante tutto, affrontano con grande sacrificio ogni sfida sia in addestramento che in
operazioni ovunque siano chiamati dall’Autorità politica ad
operare per la Pace ed il Bene Comune sotto un’unica Bandiera. La Bandiera degli Italiani.
Una bellissima giornata è trascorsa all’insegna del legame tra le
istituzioni e tra queste ed i cittadini alla presenza dei giovani
che sapranno e dovranno raccogliere i frutti di queste belle
testimonianze, delle tradizioni e della nostra storia.
Ten. Col. Angelo Intruglio
“ LA FOLGORE RISPOLVERA UN
CLASSICO “LA MANGUSTA”
La pratica Afghanistan è stata almeno per il momento archiviata e
gli uomini con barba e turbante sono tornati ad essere lontani.
I nostri Lince non percorreranno più le distese del deserto persiano
malgrado le sue insidie e i suoi pericoli rimangano. La Folgore
attende, si prepara a nuovi scenari, nuovi contesti e nuove minacce.
Per questo è bene che torni ad addestrarsi riprendendo i fondamenti
delle tecniche delle unità d’assalto, per mantenere elevato lo standard dei suoi uomini da sempre generosi e coraggiosi. E la Mangusta
è lo strumento migliore.
Chiunque abbia indossato il basco amaranto se la ricorda bene questa esercitazione faticosa, esaltante, a tratti estenuante, il cui realismo confonde. La Mangusta 2013 ha visto impegnati per dieci giorni oltre 500 parà del 186° Reggimento Paracadutisti “FOLGORE”
di Siena, armati di tutto punto, rischierati su una vasta area boscosa
dell’alto grossetano.
Lo scenario di riferimento prevedeva la contrapposizione di due
stati confinanti in contesa per la supremazia regionale ed a seguito
dell’invasione di uno di essi, la comunità internazionale inviava un
contingente di forze per ristabilire l’ordine nell’area. In tale contesto le unità in campo hanno agito come attaccanti in territorio ostile
o come difensori dei punti sensibili.
Gli obiettivi sono stati attaccati da pattuglie da combattimento con
le tecniche del colpo di mano sugli obiettivi fissi e dell’imboscata
per neutralizzare quelli in movimento. In chiave difensiva invece, il
controllo dell’area di responsabilità è stato garantito con azioni di
rastrellamento diurno e con l’attivazione di posti di osservazione e
allarme durante le ore notturne. Le unità sul terreno sono state
coordinate da piccoli comandi d’area, anch’essi infiltrati con aviolancio al seguito delle unità d’assalto, sotto la supervisione del posto
comando di gruppo tattico dal quale il comando del 186° reggimento ha potuto impartire gli ordini alle unità sul terreno e mantenere i
collegamenti con il comando superiore. Le pattuglie sono piccole
unità d’assalto, molto mobili e specializzate che vengono immesse
in area con aviolancio con il compito di colpire di sorpresa ed in
profondità. L’elevata mobilità in tutti gli ambienti operativi è data
dall’equipaggiamento relativamente leggero di cui i parà sono dotati
e dalla pressoché totale mancanza di automezzi per i movimenti,
che i paracadutisti effettuano normalmente a piedi sfruttando l’occultamento delle zone boscose e portandosi tutto l’occorrente sulla
schiena, armi, radio e munizioni inclusi, che ripongono con cura
all’interno di un capiente zaino verde militare. Ciò rende le aviotruppe agili, versatili e adatte ad operare in tutti i terreni, anche i
più impervi e compartimentati.
Nella finzione addestrativa della Mangusta 2013 il reggimento di
Siena ha giocato il ruolo degli invasori “cattivi”…ma si sa, è finzione! E tutti i paracadutisti impegnati, sia quelli incaricati di neutralizzare gli obiettivi sia quelli posti a difesa dagli attacchi delle forze
della comunità internazionale, hanno saputo tenere alto il nome del
reggimento. Né il nemico – simulato - né il freddo della notte, la
fame e il sonno, piuttosto reali, nè i ritmi frenetici imposti all’attività, la fatica e il peso dello zaino hanno diminuito l’impegno famelico dei paracadutisti dell’186°, bramosi di primeggiare per la gioia
del Colonnello Roberto Trubiani, orgoglioso comandante di “quelli
di Siena”. L’esercitazione si è conclusa presso la caserma del 3°
Reggimento “Savoia Cavalleria” di Grosseto con un rapido debriefing, presieduto dal Comandante della Brigata Folgore, Generale di
Brigata Lorenzo D’Addario, già comandante del 186° reggimento,
seguito da una lunga doccia bollente! Ma alla fine chi ha vinto?
Secondo il Generale Comandante <<ha vinto l’addestramento..>>. Ma lui si sa, è super partes… Mentre dalle parti di Siena
sono tutti d’accordo: <<Si vince con l’addestramento...>> Per il
resto “FOLGORE”
Ten. Col. Stefano FANI’
RITORNO IN SOMALIA
mentoring, advising e addestramento
all’interno della
città di Mogadiscio.
Terminata
la
preparazione è
stato il tempo
delle ricognizioni e delle
scorte del personale EUTM e
EU sulle varie
location deputate ad accogliere l’attività
Il 24 Novembre 2013
sono rientrati gli
ultimi paracadutisti
del SSE 1, impegnati
a Mogadiscio, in
Somalia, da Maggio
dello stesso anno.
Fin dalla preparazione per la partenza i
paracadutisti della
14^
Compagnia
“PANTERE INDOMITE” hanno percepito
le aspettative del
Reggimento e provato il desiderio di
lavorare in un Teatro di Operazioni da
sempre
presente
nelle tradizioni e nei
ricordi degli anziani del 186° Reggimento. Il compito
dei paracadutisti è stato quello di garantire la sicurezza
della missione europea chiamata EUTM Som. Tale Missione è impegnata nell’addestramento dei soldati somali
per ricreare la struttura di un esercito organizzato che
riesca a contrastare nella vecchia colonia italiana la minaccia di Al Shabab, “longa manus” di Al Quaeda. Giunti nel MIA (Mogadishu International Airport) i ragazzi
della 14^ Compagnia hanno affrontato le sfide logistiche
e operative legate all’apertura di un nuovo Teatro di
Operazioni in una area tra le più pericolose al mondo.
Giunti come advanced party, infatti, a premessa delle
attività esterne, hanno stabilito la struttura logistica e
definito le procedure tecnico tattiche più adatti a portare a termine il compito assegnato dal Comando della
Missione. Nonostante l’assenza prettamente addestrativa della stessa, infatti, l’ambiente e la minaccia necessitavano, e necessitano tuttora, un approccio spiccatamente operativo al fine di garantire la sicurezza dei
convogli e del personale EUTM impegnato in meeting,
dei mentors ed
advisors
di
EUTM. Le attività sono state
sempre svolte
con gran professionalità, tanto
da portare ai
“parà italiani”
continui attestati di apprezzamento da parte
tanto dei colleghi militari stranieri,
quanto
del
personale
dell’Unione Europea e delle
Nazioni Unite
con i quali venivano via via a contatto. Durante tutte le attività effettuate si andava rafforzando nel personale italiano la
sensazione di un forte legame culturale con la popolazione locale. Molti Somali, infatti, ancora parlano o capiscono l’italiano, retaggio del periodo dell’Amministrazione Fiduciaria Italiana, che ha portato il paese del
Corno d’Africa verso l’indipendenza dal 1950 al 1960, e
dei buoni rapporti mantenuti fino agli anni ’90. La città,
inoltre, mostra ancora monumenti tipici del periodo
coloniale italiano tali da inorgoglire i ragazzi delle Pantere impegnati nelle ricognizioni proprio in quei quartieri. Dopo alcuni mesi di attività i parà ritornano al
termine del Hand Over/ Take Over con il SSE 2, anche
esso estratto dalle “Pantere Indomite”, avendo maturato
una esperienza di una Missione dai compiti molto diversi da quelli solitamente attribuiti loro, dimostrando,
quindi, una grande versatilità e capacità di adattamento, caratteristica tra le più importanti dei parà della
FOLGORE.
Cap. Lorenzo LULLI
Lunedì 16 dicembre 2013 presso la “Bandini” è
stato salutato il personale in procinto di lasciare
il servizio per essere collocato in congedo e
quello in uscita dai ranghi per trasferimento.
Il Comandante Col. R. Trubiani con partecipazione ha salutato il Primo Mar. Poeta Pasqualino e il pari grado Blancato Virgilio, ricordando
e commentando, visto la lunga permanenza nel
reparto, alcuni episodi legati alla loro persona.
I due Sottufficiali preso la parola, con emozione e tristezza nel cuore, hanno espresso il loro
ringraziamento a tutti i quadri presenti per il
supporto e la collaborazione ricevuta. A seguire
il Comandante ha salutato il personale che per
scelta delle S.A. o per scelta propria, si accingono a lasciare il Reggimento, augurando ad
ognuno di loro le migliori fortune e soddisfazioni. Il Magg. Di Bella Alberto, (non presente)
e il Cap. Pinto Rino, sono stati trasferiti presso
il Centro addestramento di paracadutismo in
Pisa; il Cap. Crescini Ivan, trasferito il presso il
C.do B. par. “Folgore” in Livorno.
Il Cap. med. Pieroni Simone trasferito presso il
Policlinico Militare del Celio in Roma; il Mar.
Ord. Stendardo Nicola, (non presente) destinato alla Scuola di Fanteria in Cesano di Roma; i
Sergenti Salcone e Pellerito, dopo aver vinto il
concorso, sono stati destinati alla Scuola Marescialli dell’Esercito in Viterbo, con la speranza,
al termine dei tre anni, di rientrare nei ranghi
col grado di Maresciallo.
Da ricordare il Caporal Maggiore Capo Scelto
Pupillo Giovanni che dopo quasi venti anni di
permanenza al reparto è stato trasferito anch’egli presso la Scuola Marescialli.
Questi movimenti, anche se avvenuti per motivi diversi, confermano la continua ricerca da
parte del personale di migliorarsi e l’Esercito
che, per trasferire esperienze e professionalità
laddove mancano o sono scarse, attua una propria mobilità.
1° Mar. Lgt. Franco Provenzale
A cura dell’ Avv. Monica GREGORIANO del foro di Lagonegro (PZ)
S.O.S. FEMMINICIDIO
I piccoli uomini compiono azioni violente sulle donne i Veri Uomini" capiranno il senso della frase
combattuta. Non è solo questo, in Italia c'è ancora un
fortissimo maschilismo; il nostro è quel Paese dove
solo nel 1981 è stato eliminato il reato di “Delitto
d'Onore”, prova ne è che solo nel 1996, la violenza
sessuale è stata inclusa tra i reati contro la persona;
prima di tale data la violenza sessuale era un reato contro la morale, perciò aveva un certo valore solo se la
donna era ancora vergine (avendo provocato un danno
irreparabile nei confronti del futuro marito), ma valeva ben poco se non lo era.
In questo quadro arretrato si inserisce il tema della
violenza sulle donne, fare informazione su questo non
è una scelta neutra: tocca tabù sociali, molto antichi,
ed alcuni, purtroppo, anche nuovi evidenti sui social
network e nei commenti ai siti che trattano di questo
Nell'ultimo convegno a cui ho partecipato sul femminicidio, uno degli spot che mi ha colpito di più è
questo: solo i piccoli uomini compiono azioni violente
sulle donne…. i "Veri Uomini" capiranno il senso della
frase! Uomini come i ragazzi della" Folgore" e come
lo sono tanti altri, militari e non, impegnati quotidianamente nella difesa dei più deboli, di uomini donne e
bambini senza discriminazione alcuna e che, ne sono
convinta, mai e poi mai potrebbero usare violenza su
un altro essere vivente, uomo o donna che sia.
Il fenomeno del femminicidio e della violenza contro
le donne in genere, si inserisce in questo contesto sociale di perdurante diseguaglianza e costituisce tuttora
una realtà, sia a livello mondiale che nel nostro Paese.
La parola femminicidio viene usata emotivamente per
descrivere questi fenomeni ed è una parola brutta! Il
femminicidio è di sicuro frutto di una discriminazione,
di una ineguaglianza. Come recita wikipedia
“femminicidio” è parola d’origine antica, in lingua inglese il termine "femicide" veniva usato già nel 1801 in
Inghilterra per indicare “l’uccisione di una donna”. Termine utilizzato dalla criminologa Diana Russell nel
1992, nel libro scritto insieme a Jill Radford Femicide:
" The Politics of woman killing”; in tale scritto la Russell
identificò nel femmicidio una categoria criminologica
vera e propria: una violenza estrema da parte dell’uomo contro la donna «perché donna».
Elina Chouvet, artista messicana, ha dato vita al progetto “zapatos rojos” cioè “scarpette rosse” ha esposto
nelle piazze principali, di molte città del mondo, migliaia di scarpe rosse a rappresentare le migliaia di
donne che ogni anno sono vittima di femminicidio.
Sono più di cento le donne uccise in Italia in meno di
un anno, questa è un'emergenza che come tale va
argomento.
Femminicidio: cosa prevede il nuovo Decreto Legge
14 agosto 2013 n° 93, convertito in Legge 15 ottobre
2013 n° 119: prevenire la violenza di genere, proteggere le vittime e punire severamente i colpevoli, sono
questi i tre obiettivi del decreto legge contro il femminicidio.
Sulla base delle indicazioni provenienti dalla Convenzione del Consiglio d'Europa, fatta ad Istambul l'11
maggio 2011, concernente la lotta contro la violenza
contro le donne e in ambito domestico, recentemente
ratificata dal Parlamento, il decreto mira a rendere più
incisivi gli strumenti della repressione penale dei fenomeni di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e
di atti persecutori (stalking).
Vengono quindi inasprite le pene quando:
- il delitto di maltrattamenti in famiglia è perpetrato
S.O.S. FEMMINICIDIO
Solo un piccolo uomo usa viiolenza sulle donne per sentirsi grande
Aut. Marinella Riccobene
in presenza di un minore degli anni diciotto;
- il delitto di violenza sessuale è consumato ai danni di
donne in stato di gravidanza;
- il fatto è consumato ai danni del coniuge, anche divorziato o separato, o dal partner.
Un secondo gruppo di interventi riguarda il delitto di
stalking:
- viene ampliato il raggio d'azione delle situazioni aggravanti che vengono estese anche ai fatti commessi dal
coniuge pure in costanza del vincolo matrimoniale,
nonché a quelli perpretati da chiunque con mezzi informatici o telematici; viene prevista l'irrevocabilità
della querela per il delitto di atti persecutori nei casi di
gravi minacce ripetute.
Sono previste poi una serie di norme riguardanti i maltrattamenti in famiglia:
- i reati di maltrattamenti ai danni di familiari o conviventi e di stalking sono inseriti tra i delitti per i quali la
vittima è ammessa al gratuito patrocinio anche in deroga ai limiti di reddito.
Inoltre, sempre in attuazione della Convenzione di
Istambul, si prevede il rilascio di un permesso di soggiorno per motivi di protezione (tutela vittime straniere di violenza domestica); ed infine, a completare il
pacchetto, si è provveduto a varare un piano straordinario di protezione delle vittime di violenza sessuale e
di genere, che prevede azioni di intervento multidisciplinari per prevenire il fenomeno, potenziare i centri
antiviolenza e i servizi di assistenza.
Nel 2006 l'ISTAT ha condotto la prima indagine nazionale sulla violenza sulle donne intervistando donne
di età compresa donne tra i 15 e i 70 anni Sono 6 milioni 743.000 le donne italiane che hanno subito alme-
no una violenza fisica o sessuale nel corso della vita.
Nel mondo, invece, sono oltre 600 milioni le donne
che subiscono violenze, 3 milioni 961.000 le donne
che sono state vittime di violenze fisiche (pugni,
schiaffi ecc.); 5 milioni hanno subito violenze sessuali;
le vittime e i loro aggressori appartengono a tutte le
classi e a tutti i ceti sociali. Le scarpe rosse rappresentano il sangue che ogni giorno le donne versano per mano dei loro mariti, padri, ex compagni o
fidanzati. Ogni paio rappresenta una donna e la traccia
della violenza dalle donne; donne di cui rimangono
solo le scarpe.
La violenza ha come autori uomini molto diversi, nessuna ricerca ha rilevato specifici fattori come indicatori
di rischio: né la razza, né l'età, né le condizioni socio-
economiche e culturali, né una specifica condizione
psico-patologica.
LA VIOLENZA SI PUO' FERMARE?
Difficile dare una risposta a tale domanda.
Credo che il femminicidio, come pure la violenza sulle
donne di cui costituisce l’aspetto estremo, sia una
dura realtà che vada combattuta aspramente da noi
tutti: istituzioni, cittadini e cittadine, maschi e femmine che siano. In Italia come nel resto del mondo, la
violenza si può fermare se scartiamo l’ipotesi infondata
di una connaturata malvagità del sesso maschile è così
che possiamo pensare, più ragionevolmente, che un
cambiamento, nel senso di relazioni più umane tra
uomini e donne, venga dalla cultura, dall’educazione,
dalle leggi, da una conoscenza di sé e dell’altro più
consapevole.
COME ERAVAMO
nati per il corso di Ju-Jitsu dovevano attaccare all’arma bianca
una postazione nella quale eravamo posizionati una ventina di
Ufficiali, compreso un Colonnello inviato del Comando del VI
Corpo d’Armata. L’esercitazione ebbe pieno successo. Ignoro,
essendo stato nel frattempo trasferito allo SME, se vi siano state
altre analoghe dimostrazioni.
Torrnato a Livorno quale Vice Comandante del 1° Reggimento
Paracadutisti, constatai che il Corso di Arti Marziali alla Folgore
era stato affidato ad altre persone non della Folgore. Ho assistito
a due lezioni e ho scritto in merito una relazione, decisamente
negativa, che ho consegnato direttamente al Comandante della
Brigat, Generale Gambarotta.
Lasciato il Servizio, non ho cercato notizie di cambiamenti
nell’organizzazione del reclutamento dell’Esercito: mi sono
Premetto che sono sempre state un mio pallino, fin da quando,
studente liceale a Terni e praticante a livello dilettantistico della
boxe, constatai con quale facilità un amico potesse atterrarmi,
nonostante il suo fisico fosse ben meno prestante del mio.Già
alla Scuola di Applicazione di Torino avevo espresso questa opinione al mio Comandante di Sezione, Capitano Faenza, che la
rappresentò al Comando della Scuola di Fanteria, ma con esito
nettamente negativo (il mio Comandante del Corso, Maggiore
Amour, mi chiamò e mi disse che avrei fatto meglio a studiare le
materie scientifiche, dove avevo troppe lacune!).
Giunto al Reggimento, avrei voluto frequentare un Corso di
Arti Marziali, ma gli impegni per un Subalterno, specialmente se
in servizio nella Capitale, non consentivano ulteriori attività.
Accantonai pertanto il progetto, in attesa di tempi migliori, anche perché, quando cercavo di tirare fuori l’idea, mi accorgevo
di non venire preso in considerazione. Solo a distanza di anni
(nel frattempo ero stato assegnato alle Aviotruppe), ebbi occasione di parlare dell’argomento con il Comandante della Brigata
Folgore, Generale Li Gobbi, che mi chiese di mostrargli gli
elaborati (erano praticamente semplici appunti da me stilati) che
gli consegnai. Dopo due giorni il Generale mi convocò, comunicandomi di aver approvato il suggerimento e ordinandomi nel
contempo di selezionare la migliore delle Arti Marziali ai fini
militari e successivamente reperire una palestra diretta da un
valido insegnante di Ju-Jitsu. Mi misi subito alla ricerca e dopo
20 giorni di accurate indagini, mi diressi decisamente sul ju-jitsu,
ritenendolo di gran lunga il più idoneo per i militari rispetto alle
discipline sportivo-agonistiche come judo e karate. Ricevuto
l’O.K. del mio Generale, cercai e individuai a Livorno una valida palestra di arti marziali diretta dal Maestro Avellino, Cintura
Nera 4° DAN. Riferii il tutto al Comandante della Folgore;
erano presenti i Tenenti Colonnelli Talluri e Parapini e il Maggiore Sagnelli. Il Generale mi ordinò di selezionare immediatamente 20 giovani Sottufficiali della Folgore con i quali organizzare un corso militare di Ju-Jitsu, del quale diventavo il responsabile. Iniziammo pertanto il Corso al quale, oltre a me, parteciparono anche i 3 Ufficiali Superiori citati. Dopo due anni, io
avevo raggiunto la qualifica di “Cintura Blu” e dei 20 allievi, 2
erano “Cintura Blu”, 10 erano “Cintura Verde” e 8 “Cintura
Arancione”! Da Tenente Colonnello, assunto il comando del 2°
Battaglione della Folgore, la direzione del Corso di Arti Marziali
fu attribuita al Capo Ufficio O.A.I.O del 1° Rgt. Par. Nel frattempo ebbi due occasioni per mettere in pratica entrambe le
attività di cui parlo ora. In una fase di scambio di Reparti
nell’ambito NATO, il Comandante della Compagnia Britannica
assegnata per le esercitazioni al mio Battaglione, si complimentò
per la preparazione al combattimento corpo a corpo dei miei
paracadutisti (erano i 20 Sottufficiali frequentatori del Corso di
ju-jitsu, assegnati per l’occasione al mio Reparto).
Sempre durante il periodo di comando del 2° Battaglione Par.
ricevetti l’ordine di predisporre nella zona di Carpegna un’esercitazione notturna nel corso della quale i 20 Sottufficiali selezio-
felicitato quando ho appreso che l’ormai anacronistica leva era
stata abolita. A mio parere la realizzazione poteva essere migliore ed essendo io diventato giornalista dopo il pensionamento,
mi sono espresso in tal senso in due articoli, pubblicati sul Sito
GSA Master News.
Per quanto riguarda il Ju-jitsu di cui ero stato promotore alla
Folgore, sono poi marginalmente venuto a conoscenza che l’addestramento era finito, non credo per decisione del Comando
della Brigata, dove mi risulta che l’iniziativa, almeno da parte di
alcuni, era stata chiaramente apprezzata.
Scrivo questi ricordi con profonda amarezza, ma anche con orgoglio, perché ritengo di aver fatto il mio dovere di Soldato, nella
piena e cosciente convinzione che l’Esercito Italiano sia sempre
stato una Istituzione di alto livello, efficiente, sana e capace, ma
che troppo spesso l’innato e doveroso senso del dovere e della
disciplina dei suoi Membri a tutti livelli non consentano al Militare di contestare gli errori. Al Soldato di ogni grado spetta
mantenere sempre alto il profilo della sua efficienza e correttezza, rappresentando ai Superiori ciò che ritiene errato, dopo di
che deve comunque eseguire, senza alcuna riserva, gli ordini
ricevuti. In questa circostanza ho ritenuto errati alcuni ordini
ricevuti. Da Comandante l’ho rappresentato disciplinatamente
nei dovuti modi, poi, da Soldato, li ho eseguiti. Fatto ciò, ora, a
distanza di tanti anni, ritengo doveroso rappresentare quanto ho
ritenuto errato. I motivi degli errori non spetta ricercarli al
vecchio Soldato, abituato ad ubbidire!
Però, attualmente, con mia massima soddisfazione, un altro
Granati, Cintura Nera 4° DAN di Ju-Jitsu (e anche lui Paracadutista) addestra i futuri Istruttori di Arti Marziali di un Reggimento della Folgore, palese segno che l’idea era valida.
Ho avuto il privilegio di essere stato invitato ad assistere recentemente alle qualificazioni dei nuovi Jujutsuka con le Stellette e
per me è stata la visione della realizzazione di un antico, amato
sogno, che vedevo realizzarsi. A me basta!
Generale di C.d’A. (R.O.) Umberto Granati
“Ah m’ arcord !!”.
Eh si! è proprio così!
volgi indietro lo sguardo e non uno ma tanti umori, tanti destini, tanti visi sfilano muti nei ricordi che ti
sei lasciato lungo il percorso terreno, tortuoso e difficile; accompagnato da tante fertilissime vite,
spente nelle più variegate vicissitudini: emblematiche figure, che non hanno mai abbandonato la tua
ispirazione, la tua forza, la tua ragione.
Così, ti avvolgi in questo scialle, dove, impresse su porcellane bianche, ci sono tante e tante foto che
guardano stupefatte le tensioni, come vigili "marcantoni" dalla statura spropositata.
Ed è proprio lì, che il tuo tempo rimane sospeso tra il vuoto e le cose; è proprio lì, che il dolore del tuo
corpo non è più solo il tuo dolore; ed è proprio lì, in quel momento, che la saggezza assimilata nei
ricordi, guida, muta, il tuo sentiero.
I suoni, gli odori e i sensi si assopiscono, e in gola batte un vuoto sopra un'anima spoglia.
Il ricordo inghiotte il sorriso, e quando la luce dell'alba illumina il continente della solitudine, in
quell'angolo di cielo, come bimbo invecchiato dal tempo, singhiozzi sulla favola bella che un tempo
t'illuse e che oggi t'illumina, sulla scia della sorte.
Una stilla di luce riempie il tuo giorno e un'aria fresca scende giù dal lago. Gli occhi si bagnano, e
nella luminosità delle pupille approdano naufraghe irrisolte chimere, dagli sguardi lascivi, che sanno
accendere il rosso bagliore dei tuoi occhi.
Piovono lacrime sulla coscienza e stelle di felicità cadono, nel trasmettere gli insegnamenti appresi.
Rifletti, taci, e ti accorgi che ogni volta che torni a cantare sopra i cinerei ricordi, il dolore aumenta.
Compri un fiore, e lo utilizzi per alleviare il peso dell'anima, ti guardi attorno, e ti accorgi che stai
respirando lentamente, sui dolci sussurri di un insieme sconnesso di fotogrammi.
Ti perdi, tra le pareti di un argenteo cuore, e guardi scorrere le parole come un fiume in piena, in un'aria grigia e sorda, dove muoiono tutti i rumori.
Ed è proprio lì, in quel momento, che stai vivendo i tuoi ricordi!
Si! proprio lì, stai vivendo la tua vita.
Ten. Col. P.De Laurentiis
L’ A N G O L O
DELLA SALUTE
IL TUMORE AL COLLO
D E L L’ U T E R O
Il tumore del collo dell’utero è stato per molto tempo il
più frequente tumore nel sesso femminile, associato ad
un’alta mortalità. Attualmente, nel mondo occidentale, si
assiste ad una continua diminuzione di incidenza e di mortalità, grazie soprattutto all’introduzione di uno strumento
estremamente efficacie di diagnosi precoce, il Pap-test.
Ogni anno in Italia vengono diagnosticati 3.500 nuovi tumori della cervice, con una media di un caso ogni 10.000
donne: una donna ogni 163 si ammala di questo tumore nel
corso della vita, ma meno dell’uno per mille ne muore. La
diagnosi sempre più precoce consente infatti di utilizzare
una terapia efficacie e spesso risolutiva.
Il cancro della cervice uterina è legato, nella maggior parte
dei casi, all’infezione da Papilloma virus (HPV) che si contrae per via sessuale: comportamenti che tendono a limitare le possibilità di infezione (quali l’uso del preservativo e
la vaccinazione contro HPV per le giovanissime) sono dunque protettivi. E’ importante ricordare che la maggior
parte delle donne che contrae l’infezione da HPV non per
forza svilupperà il tumore della cervice uterina, in quanto
la sua comparsa è connessa ad una serie di fattori (sia del
virus stesso che della persona che lo contrae). Oltre ad
HPV, ci sono una serie di fattori di rischio che possono
aumentare la probabilità di sviluppare il tumore: il fumo di
sigaretta, la presenza in famiglia di parenti strette con questo tumore (anche se la momento non sono ancora stati
identificati dei geni responsabili di aumentare la suscettibi-
lità), una dieta povera di frutta e verdura, l’obesità.
Nelle fasi iniziali, il tumore è spesso asintomatico oppure
presenta un sintomatologia subdola. Tra i sintomi che devono destare sospetto ci sono: le perdite anomale di sangue
(dopo rapporto sessuale, tra due cicli mestruali o in meno
pausa), perdite vaginali senza sangue oppure dolore durante i rapporti sessuali. La principale strategia “terapeutica”
oggi è rappresentata dalla diagnosi precoce, che si può attuare grazie all’esecuzione del Pap-test. Non si tratta di
una terapia, ma di un esame diagnostico che mira a identificare il tumore nelle fasi inziali di malattia e a mettere in
atto, eventualmente, delle strategie terapeutiche che possano essere più efficaci oltre che con minori effetti collaterali.
Il Pap-test è un esame semplice e di rapida esecuzione.
Consiste nell’effettuare un raschiamento della cervice uterina (manovra indolore) e nel prelevare le cellule raschiate.
Queste verranno successivamente analizzate per identificare l’eventuale presenza di elementi displastici o tumorali.
Il Pap-test viene offerto gratuitamente a tutte le donne di
età compresa tra i 25 e i 64 anni. L’invito avviene a mezzo
lettera da parte della propria Azienda Sanitaria locale ogni
3 anni. In ogni caso ci si può rivolgere al proprio medico
curante per valutare la possibilità di effettuare il test.
Per maggiori informazioni consultare il sito www.airc.it
Ten.med. G. Lucarelli
A cura del 1° C.le Magg. A. BARONE
C
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S
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I nostri più affettuosi Auguri
E’ nata Sofia figlia del Capitano Villa
E’ nata Denise figlia del C.M.C.S. Angeloni
E’ nata Aurora figlia del C.M.C. Capponi
E’ nato Marco figlio del C.M.S. De Cubellis
Il libro è un romanzo
epistolare, riporta le
lettere, una parte,
che mio padre Giovanni e mia madre
Paola si scambiarono
durante i lunghi anni
del loro rapporto, da
quando si conobbero
nel 1938, alla quasi
immediata separazione a causa della guerra, fino al ritorno di
lui dalla prigionia ai
primi del 1946. Ho
curato la scelta tra
migliaia di lettere,
collegando gli anni
che vanno appunto dal 1938 al 1945 con l’inquadramento
storico del momento, richiami alla quotidianità dell’epoca,
cercando di mettere in risalto e trasmettere a chi avrà voglia e
tempo di leggere, come era fatto e su cosa era basato un rapporto sentimentale in quei tempi, che non sono poi tanto
lontani, quando ci si scriveva in bella grafia anche due volte al
giorno, i telefoni erano cosa rara e non c’erano computer e
tablets. Il titolo “L’amore di carta” mi è venuto spontaneo fin
dal primo momento in cui pensai di fare questo lavoro, molti
anni fa, perché tra mio padre e mia madre furono molte di
più le parole scritte sulla carta di quelle dette a voce. Infine la
copertina del libro ha un suo significato: Giovanni e Paola
insieme, una rappresentazione della battaglia di El Alamein, il
filo spinato che rappresenta la prigionia di Giovanni, Paola da
sola.
Il libro è stato pubblicato come e-book, può essere acquistato al costo
Nelle foto
il
Serg. Magg.
Giovanni
Onano
con alcuni
Paracadutisti
della
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V° BTG
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varie librerie che lo hanno appena posto in vendita:
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del 1942
27amore+di+carta
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WFS/RCS-RCS_PhysicalShops-Site/it_IT/-/EUR/
ViewParametricSearch-SimpleOfferSearch?webformid=WFSimpleSearch&DefaultButton=findSimple&PageSize=12&Se
archCategoryUUID=3LisEWcWngkAAAEp_Z8fmqFz&WFSimpleSea
rch_NameOrID=l%27amore+di+carta
http://www.cubolibri.it/search?q=L%27amore+di+carta&c=&c
ategory=&id=&order=&type=
http://www.bookrepublic.it/search/?query=L%27amore+di+cart
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FESTA DI CARNEVALE
per i Bambini dei Paracadutisti
28 FEBBRAIO 2014 ore 17.00
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Le mamme possono preparare qualcosa di dolce o di salato da condividere.
IL P.A.S.F.A . offrirà un assaggio di porchetta.
Adesioni entro il 24 febbraio al seguente indirizzo e mail :
[email protected]
tel . 0577565212
RASSEGNA STAMPA
SOMMARIO
Inaugurazione Viale degli Eroi
2
D
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O
S
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M
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A
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I
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2
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M
La Folgore rispolvera un classico “ La Mangusta”
3
Ritorno in Somalia
4
S.O.S .Femminicidio
5/6
Che Satira Tira ed Eventi Lieti
11
Memo e Avvisi
12
Convenzioni
14
Note
17
1
3
N
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7
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Tratto da “L’AMORE DI CARTA” Lettera del Serg. Magg. G. ONANO -1942
“…L u l l y m i a !
Oggi
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è la
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e
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Ho
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peggiore che
già d
pieno con
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che che
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e
ho
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bianca e
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Ciancian.
che è
che è
pazzia,
Non
la
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ogni
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il
come una
e
canzone che
e
”
che ho
la
e
nel
da
incubo.
le
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che
il
già ho
i
e poi
i
io
la licenza
al
a
ai
che non
ho
piccola
ho
che
Come è
il
di
a
ho
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a
o
lo
loro
alla
io e alla
a
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belle
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in pena.
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Che
e
da
non
di
e
di
Non
come
e
alla
con
e
sono
di
Ciancian
e
…
In questo numero hanno collaborato:
Gen. di C.d’ A. U. Granati, Col. R. Trubiani,
Ten. Col. A. Intruglio, Ten. Col. S. Fanì,
Ten. Col. P. De Laurentiis, Ten. Med. G. Lucarelli,
Cap. Lorenzo Lulli, Avv. M. Gregoriano,
Cms F. Mastrolia, 1° C.le F. Barone
PER IDEE, PROPOSTE e COMUNICAZIONI D’INTERESSE COMUNE
CONTATTATARE LA REDAZIONE
Ten. Col. Angelo Intruglio e
Dott.ssa Giovanna Passeri
PRESSO UFFICIO MAGGIORITA’ E PERSONALE
AL SEGUENTE INDIRIZZO EMAIL:
[email protected]
Tel. 0577565200
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