Efficienza Energetica L'Italia è tradizionalmente uno dei Paesi dell’area OCSE a più elevata efficienza energetica: il consumo finale di energia per abitante, pari a 2,4 tonnellate equivalenti di petrolio/capita è, infatti, uno dei più bassi tra quelli dei Paesi a simile sviluppo industriale (2,7 tep/capita media UE) Anche in termini di intensità energetica primaria (che rappresenta la quantità di energia consumata per la produzione di una unità di prodotto interno lordo, nel 2010, è stata pari a 151,3 tep/M€00), l’Italia si colloca ai primi posti rispetto ai Paesi europei Mentre gli USA sono a circa 205 su 1000€, l’India supera i 550, la Cina i 520, mentre il Giappone è in linea con le performance italiane. Ricordiamoci poi che circa il 30% della nostra generazione è prodotta da fonti rinnovabili e il rendimento del nostro parco termoelettrico è approssimativamente 47-48% Nel complesso quindi possiamo considerare l’Italia una nazione all’avanguardia in termini di efficienza e di contenimento di emissioni e inquinamento Questo però, date le nostre particolari condizioni economiche e cioè il fatto che non disponiamo di materie prime in modo importante e abbiamo un parco di generazione che come sapete non prevede utilizzo di generazione nucleare, non è sufficiente a rendere i nostri costi energetici complessivi del tutto competitivi con quelli delle nazioni con le quali inevitabilmente siamo in concorrenza quando si parla di produzioni di beni e di lavorati che non abbiano un significativo valore aggiunto (sappiamo infatti di essere molto competitivi nel campo della moda, delle lavorazioni di estrema precisione o di estremo contenuto artistico,…) Ecco perché il segnale che emerge e la conclusione più logica è che, a parità di altre condizioni, per mantenere la nostra nazione competitiva serve lavorare ancora per ridurre il consumo di energia. Il tema dell’efficienza energetica ha assunto un’importanza sempre crescente nel dibattito e nelle politiche energetiche dei Paesi più industrializzati, poiché l’energia rappresenta un fattore di crescita economica, benessere e progresso tecnologico e sociale. L’evoluzione industriale e sociale, che negli ultimi cinquant’anni ha subito un’accelerazione rilevante, ha avuto un minimo comune denominatore: il ricorso sempre maggiore all’utilizzo di energia primaria, cresciuto a livello mondiale del 40% tra il 1980 e il 2010 e con una tendenza destinata a confermarsi anche nel ventennio che ci porterà al 2030 secondo le stime della IEA. Appare dunque evidente come sia di interesse primario, a livello comunitario e nazionale, impostare delle politiche garantiscano: sicurezza energetica, accesso all’energia a prezzi competitivi e sostenibilità ambientale degli usi energetici. Parallelamente l’evoluzione tecnologica offre oggi e offrirà sempre di più domani la possibilità di tele controllare una serie infinita di apparecchi che recitano un ruolo fondamentale nella nostra quotidianità e nel costruzione del nostro benessere. Queste opportunità saranno massimizzate attraverso l’utilizzo del vettore elettrico che è non solo il più pulito ma anche il più preciso, rapido e sicuro sistema di trasporto e utilizzo di energia necessario ad azionare i sistemi che rendono la nostra vita molto più confortevole di come era anche solo 50 anni fa. (si pensi ai condizionatori, all’evoluzione degli elettrodomestici, o alla nascita di nuove apparecchiature elettroniche in grado di cambiare le nostre abitudini di vita) Efficienza energetica non è quindi a mio avviso solo un metodo per perseguire il risparmio del consumo, ma in senso più lato invece una strategia che può aiutarci a trovare la sintesi ottima tra spesa energetica e benessere. Ma quali sono in sintesi i potenziali impatti sulla nostra realtà legati allo sviluppo di una rinnovata cultura dell’efficienza e della massimizzazione dell’utilizzo del vettore elettrico? 1. L’Italia è particolarmente ben posizionata per massimizzare benefici dell’efficienza energetica, per via, da un lato, dell’elevato costo dell’energia e della forte dipendenza energetica dall’import e dall’altro per l’esistenza di filiere e competenze nelle tecnologie a più alto potenziale 2. L’impatto sul sistema economico è potenzialmente rilevantissimo: esprimendo tutto il potenziale raggiungibile si potrebbe ottenere una crescita del PIL di circa il 2% [Fonte Studio Confindustria] 3. L’impatto occupazionale potrebbe arrivare a 1.600.000 nuovi posti di lavoro all’anno da qui al 2020, con una spinta alla ripresa dell’attività industriale e un effetto volano su tutta la filiera (a differenza di quanto avvenuto con le rinnovabili) [Fonte Confindustria Impatto Cumulato 2010-2020] 4. L’impatto sulla bilancia energetica potrebbe arrivare ad una riduzione fino a 86 Milioni di tonnellate equivalenti di petrolio all’anno dei consumi di energia primaria con un risparmio di importazioni per il Paese intorno ai 40 miliardi di euro [Fonte Confindustria Impatto Cumulato 2010-2020] 5. L’impatto ambientale sarebbe significativo sia in termini di contributo al riscaldamento global,e grazie ad un sensibile abbattimento delle emissioni di CO2, che in termini di miglioramento della qualità della vita urbana, con una forte riduzione delle emissioni inquinanti urbane (NOx, polveri, etc) soprattutto grazie alle tecnologie elettriche (con tecnologie elettriche azzeramento inquinanti locali e -50% emissioni di CO2) 6. L’ incentivazione non è il punto decisivo per lo sviluppo dell’EE, politiche esclusivamente basate su sussidi si sono dimostrate in passato inefficienti (es fotovoltaico). Non servono incentivi monetari ulteriori poichè già oggi rimuovendo gli ostacoli non economici si può puntare a realizzare un parte significativa del potenziale inespresso 7. Il vettore elettrico (e le sue applicazioni) risulta altamente efficiente dal punto di vista sia economico che ambientale, ed ha quindi un alto potenziale di sostituzione del gas e dell'olio combustibile (benzina inclusa), questo potenziale oggi è fortemente limitato dalla struttura progressiva della tariffa elettrica che però l’AEEG ha già definito verrà rivista in modo sostanziale quanto meno per le pompe di calore già a partire dal 2014. 8. La parte più rilevante del potenziale associato all’efficienza energetica si trova negli edifici, con particolare rilevanza di quelli residenziali ma molto può essere fatto anche a livello industriale , soprattutto in termini di efficientamento dei sistemi a supporto dei processi “core” di produzione (CED, aria compressa, lighting) 9. Il potenziale dell’efficienza energetica è stato sviluppato finora in maniera molto limitata per la presenza di barriere normative, finanziarie e culturali: affinché il nostro paese possa esprimere il potenziale di sviluppo legato all’efficienza energetica è necessario agire efficacemente sulle barriere che finora ne hanno ostacolato lo sviluppo 10. Un contributo significativo può arrivare anche dalle utilities energetiche che, grazie al loro rapporto stabile con il cliente, con le istituzioni, alle loro competenze e alle loro risorse possono accelerare il processo di diffusione dell’efficienza energetica Queste opportunità sarebbero già oggi disponibili, se venissero messe in campo politiche a conseguenti azioni efficaci e mirate a sviluppare questo potenziale. Sulla base delle nostre analisi queste sarebbero le azioni chiave su cui puntare: 1. Eliminare quanto prima la progressività della tariffa elettrica (unico caso tra i grandi paesi Europei) che oggi altera la competizione tra vettori energetici e successivamente agire per esentare dagli oneri di sistema (componenti A della tariffa elettrica) le tecnologie elettriche efficienti (e.g., pompe di calore e cucine a induzione) in progress da parte AEEG 2. Dare stabilità a strumenti quale le detrazioni fiscali (che svolgono un ruolo fondamentale nella lotta al sommerso) per massimizzare l’efficacia dello strumento stesso spesso oggi minata da un’eccessiva instabilità normativa (anche questa attività già avviata dal Governo) 3. Semplificare e sburocratizzare i processi per l’accesso agli strumenti incentivanti, sia detrazioni che altri meccanismi (e.g., rimuovendo l’obbligo di pagamento tramite bonifico per consentire il finanziamento diretto al cliente finale da parte del venditore) 4. Semplificare e sburocratizzare gli iter autorizzativi per i piccoli interventi di installazione di tecnologie efficienti sugli edifici domestici, come caldaie a condensazione e pompe di calore (già oggi esistono delle best practice in Italia come nel caso della regione Lombardia) questo è fondamentale per stimolare la crescita e allo stesso tempo contrastare il fenomeno dell’abusivismo e del nero (paradossale che servano 300€ di oneri amministrativi e 250 € di spese per consulenza tecnica in alcuni comuni italiani per installare un condizionatore senza rischi di infrazioni per abuso edilizio) 5. Favorire l’aumento di potenza di allaccio elettrico domestico, come avviene in altri Paesi europei; l’allaccio da 3 kW, oggi prevalente in Italia, non è compatibile con l’utilizzo di tecnologie efficienti elettriche 6. Superare il meccanismo dei Certificati Bianchi, che ha dato prova in questi anni di efficacia molto limitata, dirottando le risorse liberate su strumenti maggiormente efficaci quali le detrazioni fiscali 7. Le agevolazioni e gli strumenti di sostegno (quali le detrazioni fiscali) devono essere calibrate coerentemente con i benefici apportati dalle diverse tecnologie, prendendo adeguatamente in considerazione anche i benefici non strettamente economici, quali le riduzioni (o azzeramento) delle emissioni di inquinanti locali (polveri sottili, NOx,…) e benefici dal punto di vista della sicurezza domestica 8. Basare l’allocazione degli incentivi su un assesment approfondito, pubblico e condiviso basato su costi e prestazioni effettive, benefici impliciti ed espliciti e ricadute totali sul sistema 9. Spingere a livello di sistema per lo sviluppo di una forte filiera nazionale intorno ai prodotti a maggior potenziale può consentire di innescare un effetto moltiplicativo delle ricadute positive legate allo sviluppo dell’efficienza (PIL, occupazione, ma anche disponibilità di prodotti maggiormente competitivi e ulteriori diffusione delle tecnologie) 10. Favorire la diffusione di una cultura dell’efficienza energetica e dei relativi benefici attraverso campagne dedicate In generale quello che emerge chiaramente dai nostri calcoli è come l’efficienza energetica sia oggi una concreta opportunità di risparmio (la maggior parte delle tecnologie che utilizzano energia elettrica presentano potenziali di efficientamento a seguito di investimenti con periodi di ritorno che spesso è inferiore ai 4 anni su impianti che hanno vita utile almeno doppia se non tripla) e/o una opportunità per migliorare la propria vita. I numeri sembrano dimostrare che l’Italia abbia le carte in regola per puntare senza esitazioni sull’efficienza energetica, per garantirsi uno sviluppo sostenibile e ricadute economiche e occupazionali positive. L’efficienza energetica può inoltre rappresentare un trampolino per sviluppare e dare slancio, in un’ottica strategica di lungo periodo, a filiere industriali che possono rappresentare l’ossatura del Paese in un futuro a medio-lungo termine. Riteniamo però che il Paese debba esercitare uno sforzo congiunto, che parta dalle istituzioni – con il ruolo cruciale in tal senso del policy maker – e arrivi ai singoli cittadini, affinché l’efficienza energetica diventi un “pensar comune”, un tema di primaria importanza. Solo così sarà possibile sviluppare un approccio integrato al tema dell’efficienza energetica che potrà portare a effetti moltiplicativi sui benefici ottenibili. Certo serve un po’ più di sforzo per comprendere logiche che sono spesso un mix tra ingegneria ed economia. Tendenzialmente il mondo economico è mosso da economisti, e dalla finanza: ecco, quando si parla di investimenti in efficienza serve che il mondo della finanza diventi un po’ più ingegneristico o alternativamente serve che finanza e ingegneria si parlino un po’ di più o forse addirittura inizino a parlarsi, perché se è vero che comprendere le logiche che governano la curva di rendimento delle macchine è complesso, la cosa bella è che però tendenzialmente le macchine non mentono, non falsificano le loro prestazioni e soprattutto rispondono a leggi che non possono essere bypassate in alcun modo, se non affidandosi all’Altissimo, e cioè le leggi della fisica
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