Catalogo opere - Provincia di Mantova

GIUSEPPE BRAVI
TRACCE e FRAMMENTI
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Sala Civica “G. Craffonara” - Riva del Garda (TN)
Libreria Galleria Einaudi - Mantova
1 - 17 dicembre 2013
8 febbraio - 20 marzo 2014
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La forma delle cose: riflessioni per Giuseppe Bravi
Mauro Corradini
Il breve testo “Credo dell’Artista”di Paul Klee, pubblicato nel 1920 sulla
“Tribuna dell’Arte” di Berlino, appare come una divagazione in cui l’arti-
su cui ha riversato, con materiali diversi e consueti, un mondo che si era
sedimentato nel suo animo, un mondo di visioni che rispondono a quel-
sta puntualizza una sua idea: “l’arte attraversa le cose, e porta ben al di là
del reale e della stessa immaginazione”; affermazione che arricchisce una
la scienza pittorica che esiste, anche se è di difficile codificazione. Dalle
recenti pagine pittate emergono due lunghi anni di silenzio esteriore e
diversa definizione che non molti anni prima, in una conferenza, il grande
pittore elvetico aveva indicato, chiarendo, in forme ancor oggi validissime,
di ricchezza interiore, in cui si assommano sogni e delusioni, speranze e
conturbanti amarezze, essendo l’arte il sensibile sismografo della realtà in-
la distanza e differenza tra impressionismo ed espressionismo: eravamo
nel 1912 e i due termini riassumevano e coagulavano il dibattito sull’arte
teriore, più che il fotografo del mondo che ci circonda. E il recente lavoro
di Bravi, una lunga primavera e una ancor più lunga estate, sono diventati
moderna, che, proprio dall’espressionismo, stava traendo e rendendo visibili i suoi straordinari e complessi esiti. L’espressionismo, per Klee, vive
il luogo fisico e materiale in cui, quasi di impeto e di getto, ha preso figura
un mondo interiore, pieno di contrasti, come è la vita, fissato attraver-
sull’istante successivo a quello dell’impressione, “per cui talvolta non è più
possibile dimostrare l’omogeneità, termine a termine, di quanto colto con
so una sequenza straordinaria che unisce la duplicità di ogni importante
opera di poesia: da una parte il bisogno di dire, di comunicare un mondo
l’impressione”; l’arte espressionista appare lontana dalla realtà; più ancora,
l’arte, e l’arte visiva in special modo, fa emergere, attraverso l’esercizio
espressivo che definisce la forma dell’immagine, le cose nell’attimo in cui
si svelano e si rivelano, per come le viviamo di-dentro, più ancora che per
quel che rappresentano o per come si palesano.
Con la citazione iniziale instauriamo un dialogo (quasi un “omaggio” privato) con il pittore bresciano Giuseppe Bravi, che a Klee si è accostato in
forme proprie, con un amore nato in tempi non sospetti, al giro di boa
del decennio sessanta, che è quello della sua formazione. Dopo una pausa
di riflessione che occupa un paio di anni, sul finire del primo decennio
del nuovo secolo, Bravi è tornato alla pittura, è tornato alle sue “carte”,
trattenuto e vissuto di dentro, le ferite e i sorrisi, gli stordimenti e le suggestioni, emersi in primo piano di colpo, come si sono affollati e affacciati
nello studio dello scrittore, chiedendo spazio per apparire, i personaggi di
Pirandello, nel celebre racconto; dall’altro lato la frenesia operativa che
alterna a momenti di effusioni liriche, contrastanti bisogni della coscienza
e voli lirici dell’immaginazione: in una parola quella bellezza dello stile
che rende alto il respiro, accosta tecniche e materiali, muta i supporti e le
carte, rispondendo esclusivamente a quella logica interiore che solo l’artista conosce e avverte.
Le forme dipinte nell’arte, come le parole, riconducono spesso alla realtà;
non mai alla realtà pura e semplice, ma a quella che ogni artista si co-
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struisce osservando sia il mondo che gli eventi dell’arte. Formatosi negli
anni sessanta, Beppe, dalle neo avanguardie, con quella lungimiranza che
appartiene all’arte vera, all’intuizione artistica, ad altre cose leggere e sognanti che non saprei definire, ha tratto la più logica delle conseguenze,
il bisogno di parlare per intuizioni, rifacendosi da subito al grande pittore
elvetico; una logica compositiva poco diffusa, allora, in cui viene dato
spazio al segno che traduce l’incanto cui fa da contrasto l’altro segno, o
il grumo, che ha il sapore della sconfitta. Che altro sono le macchie nere
che attraversano, spesso, troppo spesso, queste sue carte, se non il segno
di una tensione emotiva che lo fa urlare nel silenzio dell’opera? Come rispondere alle fantasticherie dell’immaginazione e ai sussulti della coscienza (perché è difficile vivere fuori dal tempo nostro, anche se l’arte ci porta
costantemente in un Altrove stellare), senza dar voce ai crucci che la quotidianità ci porta davanti agli occhi? Siamo sempre sul viale Karl Johan,
da cui avanzano verso il lettore, spettrali e assenti, gli uomini e le donne
di Munch che escono dal teatro; anche noi camminiamo come automi,
fantasmi assenti, apparentemente insensibili; ma dentro, dentro, quante
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cose abbiamo dentro, trattenute dalla vita ed emerse all’improvviso ogni
volta che abbandoniamo la mano che le descrive al respiro del cuore.
Sfogliare l’ampia, intrigante, pagina recente di Bravi conduce tutti, con
ogni segno, traccia, macchia, in quell’unicum che ogni foglio costituisce,
in quella straordinaria sintesi che ogni pagina rappresenta, in cui convivono e coesistono le esperienze migliori e le formidabili paure che attraversano la nostra sensibilità, non solo artistica. Il mondo fuori di noi e
quello dentro di noi coesistono: dai rilievi accennati con linee mosse e
accostate, che ci ricordano le tracce di aratura, e attraversano e disegnano
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le nostre colline, alle ondulazioni che rinviano al lento respiro del mare,
dai ricordi che emergono dal fondo iscurito, come una lama che solchi la
nostra memoria, alle vaste sedimentazioni che sanno di ricerca stilistica e
di privati turbamenti, e vivono nel contrasto con le forme e le figure, fino
ai neri, testimonianza di un sentire che si misura con gli oltraggi emotivi
dell’esistenza.
Difficile inseguire i termini di questa storia; meglio cogliere l’insieme,
respirare le verità che la mano “liberata” dell’artista versa sul foglio insieme all’intera vita, emozioni e dissapori, speranze e sorrisi. Ce lo dice Klee
- siamo nel 1912, ormai un secolo fa - che è operazione difficile: “non è
più possibile dimostrare l’omogeneità (tra il sentire di-dentro e l’esprimere con il segno), termine a termine, parola per parola, con il momento primitivo (l’incanto avvertito di fronte al mondo naturale)". E allora,
nella difficoltà, meglio abbandonarsi alle risposte istintive, prerazionali,
inconsce, meglio abbandonare per un attimo la razionalità che ci lega e
ci collega alla normalità del vivere, per respirare con l’artista quel mondo
scontroso e sconosciuto, costituito dai nostri abissi interiori. Non sempre
pericolosi e infidi, a volte, anzi, leggeri come le piume, o leggeri come le
nuvole, quelle che, ci ha ricordato Baudelaire, “passano là, … lontano, …
le nuvole meravigliose”: è questo il mondo in cui ci invita Beppe Bravi.
E lo fa con lo stesso incanto della musica, che non ha bisogno di racconti.
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Nessuno si stupisce mai se con la musica avvertiamo e comprendiamo
quel che non sappiamo esprimere razionalmente. E pure lo avvertiamo in
noi, vitale, emozionante, chiave inesprimibile che apre un mondo segreto
che esiste, ma che solo l’arte, nel suo straordinario sforzo verso la verità
dell’io segreto, rende visibile.
In questo viaggio nella mente di un artista che ha sognato di trattenere,
almeno per un istante, il momento epifanico della vita nello spazio di
un piccolo foglio, in questo viaggio poetico e leggero nelle sensazioni del
mondo, conviene piuttosto farsi guidare dalla spontaneità del bambino
che non dalla razionalità con cui giorno dopo giorno facciamo o dobbiamo fare i conti.
In fondo è comprensibile sia il bisogno di affondare il volto in una sorgente di acqua fresca, come il desiderio opposto di fuggire la sferzata di
fresco che ne verrà; dipende dal momento, dall’assuefazione, dai bisogni
del quotidiano sentire. Lasciamo solo per un istante i pensieri del vivere
reale; e affidiamoci al volo lieve del sogno poetico, che non è né fiori di
campo, né fiori di serra, ma aspri contrasti, ossimori, contraddittorie certezze; come la vita.
E cos’altro chiedere alla poesia se non quell’attimo in cui, comprendendo il mondo e i suoi dolori, le sue dolcezze e i suoi struggimenti, le sue
inebrianti scoperte e le quotidiane meschinità, riusciamo a guardarlo in
faccia, grazie alla tenerezza e alle armonie del parlato (o dello stile). Non
muta la realtà. Il poeta non è un artigiano che costruisce il mondo, e forse
nemmeno un demiurgo che ne elabora uno nuovo, ma solo un visionario
paziente che ci mostra l’invisibile; conoscenza che forse non serve a niente, ma di cui abbiamo bisogno.
Seguiamo il viaggio di Beppe, come uno rinnovato Aladino che con la
lampada incantata ci trascina sulle montagne che disegnano l’interno
della Sardegna o i colli che si inerpicano nelle prime pendici della Valle
Sabbia, ci trascina sulle rive del mar Tirreno, là sulle coste assolate della
Sardegna che trascolorano dal verde tardo primaverile all’arsura gialloro-
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sata dell’estate, e ci fanno sognare a volte paesaggi che non conosciamo,
ma cui possiamo aspirare con il volo dell’immaginazione. Con la consapevolezza che rimaniamo e rimarremo fermi in un luogo ristretto e a volte
faticoso, ma con l’altrettanto opposta certezza che il nostro volo sa e può
essere reale, esiste e non aspetta che noi se solo, per un attimo, riusciamo
a toglierci dal nero che ci aggredisce nel sonno e ci fa svegliare sudati e
impauriti.
Credere alla verità dell’animo non costituisce l’anticamera dell’evasione,
ma forse vuole solo essere la valvola che riequilibra quell’eterno contrasto
che ci circonda e in cui siamo immersi, il desiderio di gridare la nostra
impossibilità e il bisogno raccolto di viaggiare leggeri sulle ali di una libellula. La poesia, la scienza pitturale che attraverso le forme ci rappresenta
le cose così come sono davvero, prima di essere svelate e consumate dalla quotidianità dell’uso e della rappresentazione, sono il viatico alla riscoperta di un equilibrio interiore di cui abbiamo tutti, ma proprio tutti,
sommamente bisogno.
Gussago, autunno 2013
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CENNI BIOGRAFICI
Giuseppe Bravi nasce a Milano nel 1940 e vi rimane sino al 1949, anno in cui si trasferisce a Gardone Riviera con la famiglia, dove vive per circa dieci anni.
Sul Garda si manifestano e concretizzano le sue attitudini nel campo della pittura, trascorrendo parte di questo tempo nello studio di un pittore del luogo.
Questa esperienza gli conferisce una buona manualità e familiarità con le varie tecniche, oltre a contatti con altre forme d’espressione.
Dopo gli studi nel campo economico-commerciale, dal 1964 la pittura diventa parte essenziale del suo quotidiano; sceglie un’attività slegata dall’arte per potersi mantenere
ed essere libero da qualsiasi pressione o vincolo.
Nel 1967 Bravi si stacca dal figurativo: la molla è Kandinskij, ma è il mondo di Klee che lo incuriosisce. S’interessa all’incisione ed è attivo in altri campi quali la ceramica raku
e la scultura lignea. Conduce, da allora, ricerche su tecniche e materiali vari che va via via trasferendo nelle sue opere. E’ da questo periodo che
inizia un rapporto particolare con vari tipi di carta che utilizza come supporto.
Nel 1978 inizia una collaborazione con una Galleria svizzera e da allora realizzerà numerose mostre personali a Aigle, poi a Ginevra, Neuchatel , Losanna oltre a varie presenze
alla Fiera Internazionale d’Arte di Basilea.
Contemporaneamente altre esposizioni collettive e individuali vengono allestite in Italia, Austria, Giappone, Libano e Kuweit.
Nel 1987 viene chiamato a far parte del gruppo “Esprit de Finesse” con il quale espone le sue opere sino al 1999.
Giuseppe Bravi vive e lavora a Gavardo (Bs).
e-mail: [email protected] - cell. 348 7330316
mostre personali
1966 -
1967 -
1968 -
1969 -
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1970 -
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1972 -
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1973 -
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1976 -
1977 -
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1978 -
Galleria Abba, Brescia
Castello di Vallio, Vallio Terme (bs)
Galleria A.A.B, Brescia
Galleria del Bacchiglione, Vicenza
Galleria Fogolino, Trento
Palazzo del Capitano, Reggio Em.
Galleria I tre Laghi, Mantova
Piccola Galleria, Brescia
Libreria Galleria Mondadori,Brescia
Galleria Presenze, Genova
Galleria de Il Giorno, Milano
Centro d’Arte S.Dali’, Ivrea
Galleria Adel, La Spezia
Citybank, Milano
Galleria Il Salotto, Como
Galleria Caleidoscopio, Padova
Galleria La Tavolozza, Bergamo
Studio C , Brescia
Galleria Rossovera, Brescia
Citybank, Roma
Galleria Nove Colonne, Trento
Galerie Farel, Aigle (CH)
1979 - Galleria Lo Spazio, Brescia
- Galerie Contemporaine, Ginevra (CH)
1980 - Fondazione Caccia Ruska, Morcote (CH)
1981 - Galleria Lo Spazio, Brescia
- Galerie Contemporaine, Ginevra (CH)
1982 - Centro Steccata, Parma
- Galerie Contemporaine, Ginevra (CH)
- Atelier de Corcelettes, Grandson (CH)
1983 - Galerie Farel, Aigle (CH)
1984 - Galerie C.Planque, Lausanne (CH)
- Studio Toni De Rossi, Verona
- Galerie Contemporaine, Ginevra (CH)
1985 - Istituto Italiano di Cultura, Vienna (A)
- Galerie Atelier , Feldmeilen (CH)
1988 - Galerie Contemporaine, Ginevra (CH)
1989 - Studio Toni De Rossi, Verona
1990 - Galerie Contemporaine, Ginevra (CH)
1991 - Galerie Dougoud, Grandson (CH)
1992 - Libreria Galleria Einaudi, Mantova
- Studio Toni De Rossi, Verona
- Galerie Farel, Aigle (CH)
1996 - Galleria Cronos, Concesio (bs)
1997 -
-
1999 -
2000 -
2001 -
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2002 -
2003 -
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2004 -
2005 -
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2006 -
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2009 -
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2011 -
2013 -
2014 -
Galerie A.Mottier, Ginevra (CH)
Collegiata S.Maria, Lauro (av)
Galerie A.Mottier, Ginevra (CH)
Galerie A.Mottier, Ginevra (CH)
Libreria Il Labirinto, Alghero
Sala d’Arte Novaglio, Bovezzo (bs)
Villa Usignolo, Sarezzo (bs)
Galerie A.Mottier, Ginevra (CH)
Art 4 Art, Kuesnacht (CH)
Galerie Farel, Aigle (CH)
Centro Cult.”La Firma”,Riva del Garda
Galleria Aida Cherfan,Beirut (RL)
Libreria Tarantola, Brescia
Auditorium B.C.C., Ghedi (bs)
Libreria Galleria Einaudi, Mantova
Galerie A.-Mottier, Ginevra (CH)
Spazio Mostre , Gavardo (bs)
Galerie La Grande Fontaine, Sion (CH)
Libreria Galleria Einaudi, Mantova
Sala Civica “G.Craffonara,Riva d. Garda (tn)
Libreria Galleria Einaudi, Mantova
ELENCO OPERE
(N.B.: tutte le opere sono “tecniche miste” da intendersi come acrilico su stucco su cartoncino - o su legno per i numeri 14 e 24 - con l’aggiunta di grafite e/o di matite acquarellate)
1 - DIARIO
2013
cm. 22,7 x 45
10- TRACCE/FRAMMENTI 2013.08
2013
cm. 38,7 x 38,7
19- LA BUSTA RIGATA
2013
cm. 39,2 x 40
28- FRAMMENTI 2012.05
2012
cm. 21,5 x 28
2 - TRACCE 2013.12
2013
cm. 20 x 20
11- TRACCE/FRAMMENTI 2013.02
2013
cm. 25,8 x 38,8
20- TRACCE 2013.09
2013
cm. 39,5 x 40
29- TRACCE/FRAMMENTI 2013.03
2013
cm. 40 x 50
3 - TRACCE / FRAMMENTI 2013.07
2013
cm. 26,3 x 35
12- TRACCE/FRAMMENTI 2013.04
2013
cm. 40 x 50
21- TRACCE 2013.08
2013
cm. 20 x 20
30- TRACCE 2013.04
2013
cm. 16,2 x 20
4 - FRAMMENTI 2012.04
2012
cm. 30 x 40
13- FRAMMENTI 2013.10
2013
cm. 21,2 x 27,5
22- FRAMMENTI 2012.03
2012
cm. 38,7 x 38,7
31- FRAMMENTI 2012.06
2012
cm. 27 x 40
5 - TRACCE 2013.03
2013
cm. 19 x 19
14- TRACCE/FRAMMENTI 2009.01
2009
cm. 150 x 100
23- TRACCE 2013.02
2013
cm. 39,1 x 40
32- TRACCE/FRAMMENTI 2013.06
2013
cm. 26,5 x 35,2
6 - TRACCE 2013.07
2013
cm. 12,6 x 19,8
15- TRACCE 2013.11
2013
cm. 20 x 20
24- TRACCE 2009.01
2009
cm. 100 x 150
33- FRAMMENTI 2012.11
2012
cm. 27 x 26,8
7 - TRACCE /FRAMMENTI 2013.05
2013
cm. 12,5 x 20
16- TRACCE 2013.05
2013
cm. 19,3 x 19
25- SULLA SPIAGGIA
2013
cm. 12,5 x 2
34- TRACCE/FRAMMENTI 2012.06
2012
cm. 29,8 x 29,7
8 - TRACCE 2013.06
2013
cm. 23 x 23
17- TRACCE 2013.10
2013
cm. 20 x 20
26- FRAMMENTI 2013.08
2013
cm. 21,4 x 28,2
35- FRAMMENTI 2012.02
2012
cm. 38,7 x 38,7
9 - FRAMMENTI 2012.01
2012
cm. 38,7 x 38,7
18- FRAMMENTI 2013.09
2013
cm. 37,7 x 38,7
27- FRAMMENTI 2013.07
2013
cm. 21.5 x 27.5
Sala Civica “G. Craffonara” - Giardini di Porta Orientale - Riva del Garda (TN)
Inaugurazione 1 Dicembre 2013 ore 11 - orari: tutti i giorni 10,00-13,30 / 15,00-18,30
libreria galleria einaudi - C.so V. Emanuele II, 19 - MANTOVA tel. 0376 365854 e-mail: [email protected]
Inaugurazione 8 Febbraio 2014 ore 18 - orari: da martedì a sabato 9,30-13,00 / 15,30 - 19,30 / domenica su prenotazione