Capitolo 1 Colloquio in cielo. Musiche paradisiache, cori di angeli e di cherubini. "Chi c'è in uscita oggi?" "Un tipo di montagna, in una frazione di montagna....Dovrebbe risultare uno dei nostri...Forse un sacerdote..." "Ok...". Capitolo 2 Colloquio negli inferi. "Che c'è in uscita per oggi?" "Contadino, razza bianca, figlio di un invalido di guerra..." "Pericoloso?" "Potrebbe...Prete, forse...". "Attenzione!...Rendetegli la vita difficile...E' un cerca-anime?" "Potrebbe...". "Occhio alla crisi di dannati". "Ok...". Grida, strepiti, fuochi, rumori di mani e di forconi. Capitolo 3 Così viene al mondo Elio, ancora non "don", già ricercato dal bene e dal male quarto di undici figli con poca terra e una discreta fame di cibo. Dentro Elio, la voglia di Dio, e un'altra fame, quella di grazia e di tonaca. Sua madre fa servizi a casa di altri, oltre a quelli che fa per la sua famiglia, e così "arrotonda" in qualche modo, le entrate. Suo padre è pensionato. Tutti maschi e femmine, lavorano ai campi. Anche il padre invalido all'avambraccio destro. Unica attività extracontadina in famiglia una piccola rivendita di sali e tabacchi che rende poco e strappa tanta fatica. Nella stalla, un asino da sfamare anche lui e da cavalcare per farci, oltre al resto, anche delle foto ricordo, con tutta la massa dei figli sopra la groppa, una capra da far partorire, qualche coniglio e quindici galline. Non manca però il maiale, che si sazia di rifiuti e di pastoni di granturco, e una volta l'anno viene immolato agli stomaci dei tanti abitanti della casa. Del maiale si sa non si butta niente e secondo regola tutto viene utilizzato, fino alla cotica che serve per ingrassare le scarpe respingendo l'umidità della neve copiosa quando è stagione di neve. Le salsicce si dividono ognuna in quattro parti, e sono il cibo prelibato dopo la minestra, finché durano. E si dividono proprio per farle durare di più. Ci sono anche proprietà "terriere". Tre piccole vigne da curare, zappando, potando, sistemando passoni e paletti, "stroppando", cioè togliendo via il vecchio dalla vite, "scacchiando", cioè sradicando i vitigni parassiti, e infine vendemmiando a epoca sua e "ranzocchiando", cioè raccogliendo l'uva superstite nella vigna vendemmiata, ricercandola con cura e attenzione da certosino o meglio da affamato abituato fin dall'infanzia ad utilizzare tutto. E si ricomincia subito, appena passati pochi mesi, "mendicando", cioè innaffiando di acqua ramata i tralci contro i parassiti e le loro pestifere aggressioni. Altra "proprietà terriera", due campi di patate, da seminare e raccogliere per mangiarle bollite, o ribollite con il grasso del maiale, o cotte sotto la cenere del camino. Insomma, grazie a Dio, non si va mai a letto a stomaco vuoto, anche se non a stomaco pieno, e ci si consola tra le mura di tre belle chiese: San Vito, San Nicola e San Giovanni, se si coltiva nell'animo la passione religiosa di guardare in alto, oltre l'altare e il tetto, verso il cielo, tra le cui nuvole, aspetta paziente Dio. Elio, la passione religiosa nell'animo ce l'ha e come! Si esalta di commozione e di eccitazione nelle funzioni religiose ben curate nelle chiese, studia il latino del servir messa, attento ad ogni dettaglio già da chierichetto, alla genuflessione, osservando e ripetendo i gesti liturgici. Guarda con "fame" spirituale la berretta da mettere o da togliere, il "Trepizzi", canta per quanto possibile il "gregoriano", ed è, fin dall'infanzia, così intensamente innamorato di Dio, da arrivare a mentire pur di raggiungerlo, servirlo e adorarlo in abito talare, tra la gente da assistere e aiutare. Capitolo 4 Giuseppe, il fratello maggiore di Elio, vuol farsi prete. Ma farsi prete costa, e il peso di un altro studente per il sacerdozio, la famiglia non può proprio permetterselo. Elio dovrebbe rinunciare, ma non rinuncia affatto. Ed ecco che nasce la cosiddetta menzogna a fin di bene e di passione appagata. Rifacendosi a tradizioni e notizie mistificate, Elio affronta segretamente e sommessamente suo fratello Giuseppe e gli sussurra una notizia tremenda: sulla scorta di quello che dicono i libri e racconti di ogni genere, i ragazzi che scelgono di farsi prete, vengono inesorabilmente "castrati", sia per farli cantare durante la messa, sia per preservarli da ogni possibile tentazione. Elio ha sparato giusto. Giuseppe, colpito al cuore dalla terribile notizia, e forse, nel segreto di se stesso, non tanto convinto della sua vocazione o almeno non convinto in maniera tale da accettare la soluzione definitiva e finale di rinunciare al sesso, da bravo ragazzo dei campi, rinuncia alla carriera ecclesiastica, e passa la "patata bollente" a Elio, al fratello minore che l'accetta con entusiasmo, con gratitudine e felicità. "Si, va bene...ma Elio è un gran lavoratore per tutta la famiglia...". E la famiglia gliela farà a sopravvivere senza la volontà e la tenacia di Elio? E poi: "Che figura faremo se saremo costretti a riportarci in casa un figlio affamato invece di un sacerdote, rivelando coram populo le nostre ambizioni sbagliate e la nostra indigenza...". Queste parole Elio, con la penna sapiente della sua maturità le scriverà a se stesso molti anni dopo, traducendo nel suo italiano limato dal dialetto locale e ripensando alle prove e alle fatiche sopportate dalla sua vocazione. Ma una vocazione piantata su una bugia clamorosa come la castrazione dei novizi, è pronta a resistere a qualsiasi tempesta di fame, di buie previsioni di parenti preoccupati e di rispetti umani. E Elio, che non teme evirazioni senza fondamenti reali, sa che l'evirazione in questo caso oltre ad essere soltanto una bugia, non è una immolazione sacrale come quella negli orti di Cibele, ma una più solenne e totale consacrazione a Dio. Va avanti per la sua strada, ostinato, fiducioso e sicuro del cammino che ha scelto per sé e per coloro che dovranno fare i conti con lui in nascita, in vita e in morte. Capitolo 5 L'educazione e la cultura, in quel tempo, scendevano come latte prelibato dalle mammelle di una capra, dalla bocca e dalle parole di un vecchio sacerdote, il parroco locale, che godeva del lascito di duecento messe l'anno, segnato in testamento da un benefattore in punto di morte. Era lui ad insegnare lettura, scrittura e far di conto, sarchiando via l'analfabetismo, e scardinandolo al punto che al contrario di tutti i paesi intorno, da queste parti non esisteva del tutto. Intorno alla chiesa infatti erano raccolte tutte le case, del paese, appollaiate con i loro rustici abitanti. Questo prima assai che intervenisse lo Stato, nominando e spedendo il loco un insegnante per la pluriclasse elementare (prima, seconda e terza) sistemata alla meglio e a rotazione nelle varie famiglie paesane, alle quali veniva pagato regolare anche se modestissimo affitto. Per di più, questo insegnante era una insegnante, una donna di mezza età cui venne affidata la mente avida di imparare di Elio. Unico personaggio di sesso femminile nell'orizzonte umano di Elio, servì molto a rendere più delicata l'educazione spirituale del giovane aspirante sacerdote. Capitolo 6 Bei ricordi, conservati con tenerezza fino ad oggi. Lo studente Elio era saggio e affascinato dalla cultura. Praticamente era il primo delle tre classi riunite nella Pluriclasse. Anche per questo i turbamenti naturali della infanzia non furono praticamente avvertiti, e le marachelle che per norma vanno messe nel conto dei giorni affogati nel gelo delle case mal riscaldate dai camini a legna o nel sole bruciante dei campi, furono non più significanti della traccia di un'unghia sulla pelle robusta del ragazzo. Nella mescolanza naturale un po’ animalesca, il sesso fu incontrato, guardato ma non scrutato con malizia o con troppa curiosità. E lo stesso accadde per ogni problema del cuore.... Il ritornello: "Tu devi farti prete!"...fortificò lo scolaro e il giovane contro ogni possibile tentazione. Diventò il suo imperativo interiore, nemmeno imposto, ma assorbito istintivamente, per l'altra scelta, la più profonda. Capitolo 7 La chiesa, la parrocchia, fu il centro e il luogo deputato alla crescita fisica e spirituale di Elio. La chiesa come unica occasione di aggregazione. Non soltanto la domenica, ma ogni sera, al tramonto. Elio fu inchiodato subito dalla sacralità delle funzioni, affascinato e convinto. Rosario e benedizione, luci gialle intense di candele, il profumo della cera che si scioglie tra le parole della liturgia, delle preghiere mormorate dal celebrante e ripetute in coro dai fedeli. E poi la "cotta" da chierichetto, il turibolo e la navicella dell'incenso dopo le litanie alla Vergine e, più stordente di ogni cosa, la particola, l'ostia, il Corpus Christi affermato ed esposto per la nuova alleanza con la gente povera e disperata del paese: donne e uomini onesti, ladri, qualche prostituta, corrotti e corruttori, anime semplici e purissime, bevitori, giocatori, ubriaconi, bugiardi, bigotte, bestemmiatori, fedeli e infedeli, farisei...tutti insieme, buoni e cattivi, peccatori e santi, in attesa della mano di chi può accompagnarli sulla strada terminale della condanna o dell'assoluzione e della gloria terminale. Questa fu la prima scoperta di Elio. Questa fu la prima consapevolezza sul perchè di una scelta, di una vocazione, ma soprattutto di una chiamata "fuori strada", fuori sentiero, nei campi dalla carità e della fede. La chiesa parrocchiale fu il luogo deputato della sua crescita. E non soltanto la domenica, nell'oratorio, ma ogni sera al tramonto. Ogni sera era festa per lui. Una festa particolare: l'incontro con i coetanei lungo il viale della chiesa, dopo la giornata di lavoro. La domenica era il punto di arrivo di una settimana vissuta nel Signore. Santificava i momenti trascorsi, tutti, e li sublimava nelle preghiere in latino, un pò storpiate nella pronuncia incerta di quella lingua che si sforzava di essere straniera; parole interpretate o imparate a memoria. E intorno, ancora il fumo profumato dell'incenso, il canto gregoriano, lo squillare dei campanelli all'elevazione. La Missa de Angelis, il "praefatio", rivelano la profondità della "chiamata", nell'emozione che domina e stringe la gola, secca le labbra, corre sulla pelle con i brividi che suscitano le prediche, specialmente quelle di don Luigi, un sacerdote talmente sacerdote da far mormorare segretamente a Elio: "Ecco, mi farò prete come lui, i capelli all'insù come lui, celebrerò la Messa come lui...." Capitolo 8 Nell'attesa, in casa, Elio crea altarini con immaginette di Santi, e dice messa per i fratelli e sorelle, con un asciugamano sulle spalle, ripetendo più o meno esattamente i gesti e le frasi di don Luigi. Capitolo 9 La decisione di Elio, sorprende e turba sua madre e suo padre. Torna il ritornello: "Che figura faremo se fossimo costretti a ritirarlo per mancanza di soldi?" "Se gli succedesse qualcosa, quale rimorso!". Nel dubbio sua madre va a trovare la maestra. Ma non per chiedere consiglio. La prega di lasciare aperta la possibilità di ripetere la classe, e quindi di dare a quel figlio aspirante prete, un anno in più per meditare e riconsiderare la sua decisione. La maestra acconsente, e malgrado ogni evidenza rimanda Elio ad ottobre. Capitolo 10 Per fortuna l'estate chiarisce tutto. Si svolgono lunghi colloqui con il parroco, interrogazioni soddisfacenti, esami non dichiarati di misticismo. Tutto Ok. Cancellato il rimando ad ottobre, e messo insieme un piccolo corredo, il 3 novembre, Elio è avviato al seminario di Norcia, un seminario vescovile, che comprendeva una cappella con affresco di santa Caterina d'Alessandria, e un intero corso interno di scuola media e ginnasio. Professori, tutti sacerdoti. Capitolo 11 In paese il 2 novembre, sera dedicata ai defunti. Dopo la funzione in Chiesa in suffragio e ricordo dei morti, Elio viene salutato in tutte le case del paese: baci, auguri, piccole offerte comprese tra i due soldi, i quattro, mezza lira e una lira. Totale: 30 lire. Niente male data l'epoca. La signora Olga Ruggeri confeziona la coperta bianca per il lettino del neo seminarista, tagliando una sua coperta a due piazze.... In questo modo qualcuno potrebbe argomentare che il nostro Elio praticamente dormì sotto la coperta di Olga. Una tentazione del Maligno? Non se ne parla neppure, data l'età e la solitudine psicologica nella camerata di Norcia... Capitolo 12 Arriva il 3 novembre mattina, data di partenza, di distacco e di decisioni finali. E' giorno di Fiera a Norcia, e la mulattiera tra Agriano e Norcia, è una processione di donne, uomini e animali. Tra questa gente e questi animali, Elio, sua madre, suo padre, suo fratello, e il loro asino sovraccarico di masserizie. Basto colmo per la "Fiera di Dio": materasso, coperta, sopraccoperta, biancheria in doppio cambio e pane e prosciutto per tutti, cioè merenda al seguito, dato che non c'erano soldi in giro per un'osteria.... Capitolo 13 "Perchè toccava ai miei tornare ogni settimana in seminario, facendo a piedi la solita mulattiera da Agriano, per ritirare la biancheria sporca e portare quella pulita..." risponde ovvio Elio. Insomma l'avventura comincia con un sacrificio ulteriore per fratelli e genitori. Sopportato, a dire la verità, addirittura con entusiasmo. Elio? Elio comincia ad essere scelto da Dio, e s'infila tranquillo nella sua nuova vita. Capitolo 14 Il refettorio è il primo posto di aggregazione del Seminario per Elio. Tre pasti al giorno con un cuoco ed un cameriere, novità squisite per lui. In un lato, un leggio con un "lettore". I pasti vengono consumati in silenzio. Il Rettore ha a disposizione un campanello scuotendo il quale a sua discrezione, qualche volta, a pasto inoltrato, concede "la parola". Capitolo 15 Elio è il più piccolo allievo del Seminario di Norcia. E' stato accolto eccezionalmente, per i buoni meriti scolastici ottenuti nelle prime tre classi elementari di Agriano, come hanno testimoniato insegnanti, parroco e paesani. Ha un maestro tutto per lui che lo accoglie ogni mattina per erudirlo nelle materie della quarta e quinta. Dimostra un buon orecchio musicale e a soli undici anni suona ogni sera durante la benedizione, e la domenica per la messa in cattedrale. Certo è piccolo. I più grandi si divertono a farlo correre a destra e a sinistra per ogni genere di servizi e a prenderlo in giro per la dizione infantile un po’ impastata. Lo soprannominano: "Un, due, e tle..", e lui risponde distinguendosi nello studio, tenace e paziente. Alla fine dei corsi scolastici, è tra i premiati: un bel diploma e qualche libro...di lettura edificante. Capitolo 16 Poi il Liceo classico ad Assisi, nel seminario regionale "Pio XI", unica strada, allora, per raggiungere gli studi di Teologia e il Sacerdozio. In Teologia si mescola a 250 alunni delle 14 diocesi umbre, con buona aggiunta di quella di Rieti, che appartiene al Lazio. Sono gli anni della formazione sotto la guida del Rettore, scelto dalla Congregazione per i Seminari, che indica gli indirizzi voluti dalla Chiesa, qualche volta senza tener conto delle realtà singole locali. Lo studio è serio, duro. Unico divago, lo sport nei cortili e nei campi da gioco. E' novità delle novità per Elio, un padre spirituale incaricato di confessarlo e farlo progredire sulla strada della fede. Cerbero del Seminario, l'economo, implacabile nella riscossione delle rette. Scrive, minaccia le famiglie, tiene sospesa sulle teste di madri e padri, la spada dell'espulsione per morosità. Si fanno concreti i motivi di ansia della famiglia di Elio. Ogni pochi mesi si rischia di fare quella famosa "brutta figura" tanto temuta: il ritorno ad Agriano con la coda tra le gambe. Gli sforzi perchè il "terribile" evento non accada, sono estenuanti. Ad essi contribuiscono concretamente e tenacemente, tutti i familiari: i risparmi dei genitori, e quelli di due fratelli e di una sorella che lavorano a Roma, orgogliosi di contribuire con i loro sacrifici all'invio sacro di Elio sulla strada che Dio ha scelto per lui. Dulcis in fundo, un sacerdote trasferitosi dalla diocesi in America, fa opera di assistenza tra gli emigranti italiani, e riesce a raccogliere qualche lira con la quale assiste tra altri seminaristi anche Elio, scelto in questo dalla Provvidenza. Capitolo 17 Oggi è tutto più semplice. A quei tempi, quasi mezzo secolo fa, l'Ordine sacro, cioè il sacerdozio, veniva preparato con la tonsura o chierica, alla fine del primo anno di teologia. Seguivano e si accompagnavano quattro ordini minori... Ostiariato. Lettorato. Accolitato. Esorcistato. Capitolo 18 Successivi, tre ordini maggiori: Suddiaconato.... Diaconato... Presbiterato o sacerdozio. Capitolo 19 A ventitré anni e sei mesi, Elio conclude gli studi. Non potrebbe indossare gli abiti sacri ed essere ordinato sacerdote prima dei ventiquattro anni, ma ottiene da Pio XII sei mesi di dispensa, e in agosto viene consacrato prete, come a lui piace dire. La cerimonia si svolge nella Chiesa di San Vito ad Agriano, suo paese di origine, dove celebra la prima messa, con conclusione a tavola per trecento persone, tra sacerdoti, seminaristi e parenti, scelti secondo l'uso, uno per famiglia, per focolare. Il pranzo si svolge nel salone di una delle famiglie eminenti del paese, al "Palazzo". Da sacerdote novello rimane per due mesi e mezzo ad Agriano poi viene inviato come Parroco ad occuparsi delle trecento anime riunite intorno a tre chiese di tre piccole frazioni. Niente strada rotabile, niente telefono, solo la spinta mistica verso i tre altari che, specie la domenica, raccolgono la quasi totalità della popolazione. E per quelle trecento anime, Elio deve provvedere ad ogni cibo spirituale: Liturgie, sacramenti, prime comunioni, rari battesimi, rarissimi matrimoni poiché queste cerimonie pubbliche, anche se private, questi giorni solenni da segnare nel calendario della vita, vengono spesso accumunati a spedizioni in un centro maggiore, una specie di viaggio di nozze povero, di un solo giorno, quello festoso del sacramento, cancellato subito dalla fatica della vita familiare, dei figli da concepire e partorire, dei lavori nei campi e con le bestie. Niente Maldive, Canarie o isole esotiche in quei tempi. Nemmeno Venezia o Napoli. Norcia sostituiva tutto, e un pranzo casalingo bastava e avanzava per rendere splendido il nuovo cammino di vita, per inciderlo con la classica fotografia in posa, nella memoria amorosa dei due sposi.. Molto più frequenti i funerali e le opere di carità, il trascorrere da una povera casa all'altra ad assistere infermi, consolare disperati, sostenere depressioni inconsapevoli, risolvere crisi. Il parroco allora era un po’ tutto: terapeuta, psicologo e psicanalista nel confessionale. Con la confessione aiutava infatti i fedeli a scaricare le loro frustrazioni, i loro malanni oscuri, spingendo a liberarsi dagli smarrimenti misteriosi, da quegli improvvisi sensi di vuoto e disperazione astratta, che potevano portarli a furori di vita, dal troppo bere al cercare la rissa e la morte. Con la benedizione sulla tomba sanava rimorsi, consolava vedovi, vedove e orfani, evitava all'origine possibili liti ereditarie, e affidava al Grande Reggitore dell'Universo, le anime che aveva condotto con confessione e comunione alla grande soglia. Il parroco in quel tempo era veramente l'autorità morale del paese, il consolatore, il sensale sei rapporti umani, il padre di tutti, anche quando l'età era giovane e l'esperienza di vita ancora poca.
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