Perché al Sud si fa più causa allo Stato? Le differenze territoriali nella domanda di giustizia amministrativa Maria Elena Camarda e Maria Rita Pierleoni CULTURA E SOCIETA’ 1. Una giustizia civile e amministrativa efficiente e di qualità, oltre a costituire una garanzia fondamentale per la tutela dei diritti e degli interessi legittimi dei cittadini, svolge una funzione di importanza primaria nella realizzazione di contesti favorevoli per la crescita economica e lo sviluppo. E’ proprio in ragione di questa considerazione che il suo mal funzionamento è diventato uno dei problemi cruciali sulla cui risoluzione il nostro paese decide del futuro del suo sviluppo. Una giustizia civile “inefficiente” ha molteplici conseguenze negative sull’economia: compromette la propensione all'investimento e alla creazione di impresa, all’allargamento del mercato, alla crescita dimensionale delle imprese, impedisce lo sviluppo dei mercati finanziari, distorce il mercato del credito e quello del prodotto, agisce sulla effettività dei contratti e, in generale, su tutti gli altri ambiti del diritto di rilievo per il sistema economico, comporta costi gravosi per le imprese. A tali effetti si sommano quelli derivanti dalle interrelazioni e integrazioni tra gli ordinamenti e sistemi di giustizia, indotte dai processi di globalizzazione, che estendono i confini delle richieste di tutela e, con essa, la scala su cui valutare le conseguenze economiche dell’inefficienza (cfr. Marchesi 2008) Sono molti e combinati i fattori che incidono sull’inefficienza della giustizia civile e amministrativa italiana, e che si manifestano in particolare nella lunga durata dei processi1. Tra i 1 I tempi della giustizia civile italiana sono ben lontani dalla “ragionevolezza” presentano un’alta variabilità territoriale: Un giudizio di cognizione ordinaria in Tribunale dura, in media, 762 giorni nel Nord, 954 giorni nel Centro, 1.069 giorni nelle Isole e 1.172 giorni nel Sud. Le divergenze aumentano nel processo del lavoro che registra una durata media nelle Isole di 914 giorni, nel Sud di 825 giorni, nel Centro di 555 giorni e di 411 giorni nel Nord. In materia di lavoro pubblico i processi durano nelle Isole 777 giorni, nel Sud 769 giorni, nel Centro 571 giorni e nel Nord 537 giorni. In materia di previdenza i procedimenti durano, in media, nelle Isole 830 giorni, nel Sud 918 giorni, nel Centro 544 giorni e nel Nord 477 giorni. 1 StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 3 - Novembre 2014 principali, indubbiamente, vi è la frequenza con cui gli italiani ricorrono al giudice per dirimere le controversie2. Nell’ultimo decennio l’accresciuta consapevolezza del peso esercitato dalla litigiosità sulle inefficienze della giustizia ha spinto a indagare con attenzione, in particolare, le dimensioni quantitative e qualitative della domanda di giustizia civile. Meno indagata risulta, invece, la litigiosità nelle materie di competenza del giudice amministrativo3. Eppure si tratta di un fattore non trascurabile perché una giustizia amministrativa intasata di contenzioso aumenta le difficoltà di funzionamento della pubblica amministrazione e rende ancor meno prevedibile e certa la sua azione, con conseguenze negative sulle attività economiche e sugli investimenti sia delle imprese nazionali che di quelle straniere. Inoltre, una più precisa definizione della domanda di giustizia amministrativa integrata alle conoscenze già disponibili sulla domanda di giustizia civile permette di approfondire la riflessione complessiva sulle determinanti anche di natura socio culturale della litigiosità. Vanno in questa direzione i dati di seguito presentati che riportano i risultati di una prima analisi della configurazione quantitativa e territoriale del contenzioso amministrativo. I dati sono relativi ai procedimenti amministrativi sopravvenuti presso i TAR4, negli anni 2007-2011, raccolti dall’Istat e ordinati per classi di procedimento5. Utilizzando come variabili la popolazione, il numero delle imprese e il numero degli addetti pubblici6 sono stati costruiti tre corrispondenti indici di litigiosità. L’analisi è stata svolta per macro area (Nord, Centro e Sud ) e per singola regione7. 2 Con riferimento al 2011, i procedimenti civili sopravvenuti presso gli Uffici giudiziari nel 2011 sono 4.439.510. Il numero complessivo di nuovi procedimenti avviati presso gli Uffici giudiziari è 72,80 per ogni 1000 abitanti. Il tasso di litigiosità dei procedimenti presso gli Uffici giudiziari è di 54,48 al Nord, al Centro 82,93 e 91,37 al Sud. (Cfr. Camarda et al. 2014). 3 Le materie di competenza del giudice amministrativo sono quelle indicate nell’art 133 del Codice del processo amministrativo e successive integrazioni. 4 L’art. 103 della Costituzione sancisce che la giurisdizione amministrativa spetta al Consiglio di Stato e agli altri organi di giustizia amministrativa, tra i quali, come giudici di primo grado con competenza generale, figurano i Tribunali Amministrativi Regionali (TAR), istituiti dalla l. 1034/1971. 5 Le classi di procedimento sono: 1) accesso ai documenti; 2) agricoltura e foreste; 3) ambiente; 4) antichità e belle arti; 5) appalti pubblici di lavori, servizi e forniture; 6) autorità indipendenti (attività, organizzazione); 7) autorizzazioni e concessioni; 8) caccia e pesca; 9) carabinieri; 10) cinematografia, teatro, spettacoli, sport, turismo; 11) cittadinanza; 12) commercio, artigianato; 13) comune e provincia; 14) demanio statale, regionale; 15) edilizia ed urbanistica; 16) elezioni; 17) enti pubblici in generale; 18) esecuzione del giudicato; 19) espropriazione per pubblica utilità; 20) farmacia; 21) forze armate; 22) industria; 23) inquinamento; 24) istruzione; 25) leva militare; 26) magistrati; 27) non classificabile/non riclassificato; 28) notai; 29) ordinanze contingibili e urgenti. 6 La letteratura economica che si è occupata di questo tema definisce convenzionalmente l’indice di litigiosità come rapporto tra i procedimenti sopravvenuti e la popolazione. Nell’analisi svolta, in considerazione delle materie oggetto 2 StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 3 - Novembre 2014 2. Come mostrato dalla tabella 1, e come peraltro già ampiamente riscontrato nell’analisi sulla domanda di giustizia civile, il tasso di litigiosità nelle materie riservate al Giudice amministrativo è caratterizzato, rispetto alla popolazione, da una variabilità territoriale molto ampia. Il Sud registra tassi di litigiosità di circa tre volte più elevati che al Nord. Tabella 1. Indice di litigiosità per macro area (calcolato come rapporto tra totale procedimenti amministrativi sopravvenuti e la popolazione) Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat Tale concentrazione territoriale è confermata anche nel caso in cui l’indice di litigiosità sia costruito utilizzando come variabile il numero delle imprese e il numero degli addetti pubblici (tabelle 2 e 3)8. della decisione del giudice amministrativo, si è ritenuto che il numero delle imprese e il numero degli addetti potessero costituire variabili socio-economiche rilevanti più specifiche per definire il grado relativo di litigiosità di un territorio. 7 Dall’analisi statistica presentata sono stati esclusi i dati relativi alla regione Lazio perché per le sue particolari caratteristiche rappresenta un outlier e quindi potrebbe determinare risultati distorti. Al Tar Lazio sono infatti assegnate numerose controversie in considerazione della rilevanza degli interessi coinvolti, ovvero del carattere generale e non frazionabile degli interessi stessi. Un elenco di tali controversie è contenuto nell’art. 135 del codice del processo amministrativo. 8 Rispetto a queste due variabili, addetti pubblici e numero di imprese o il tasso di litigiosità del Sud è superiore rispetto al Centro anche se si inseriscono nel calcolo statistico i procedimenti del Tar Lazio. 3 StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 3 - Novembre 2014 Tabella 2. Indice di litigiosità per macro area (calcolato come rapporto tra totale procedimenti amministrativi sopravvenuti e il numero di imprese) Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat Tabella 3. Indice di litigiosità per macro area (calcolato come rapporto tra totale procedimenti amministrativi sopravvenuti e il numero di addetti pubblici) Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat 4 StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 3 - Novembre 2014 Al fine di evidenziare le differenze esistenti all’interno di ciascuna macroarea è stata svolta un’analisi degli indici di litigiosità per singola regione9 (tabelle 4 e 5). Tabella 4. Indice di litigiosità per regione (calcolato come rapporto tra totale procedimenti amministrativi sopravvenuti e la popolazione) – anni 2007, 2009 e 2011 Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat 9 La rappresentazione grafica si riferisce ai dati relativi agli anni 2007, 2009 e 2011, rispettavamente il momento iniziale, intermedio e finale del periodo in esame. 5 StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 3 - Novembre 2014 Tabella 5. Indice di litigiosità per regione (calcolato come rapporto tra totale procedimenti amministrativi sopravvenuti e il numero di imprese) – anni 2007, 2009 e 2011 Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat La distribuzione regionale della litigiosità delinea per il Sud, pur in un quadro di alta litigiosità complessiva, l’alto tasso di litigiosità relativo della Regione Campania e di contro quello relativamente più basso della Regione Puglia. Evidenzia inoltre, come già notato nelle analisi riguardanti la domanda di giustizia civile e anche da altri studi sulle differenze regionali (Trigilia et al 2013), che la Sardegna presenta tassi di litigiosità e, in generale, comportamenti e orientamenti omogenei alle regioni del Nord. 6 StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 3 - Novembre 2014 Grafico 6. Indice di litigiosità per regione (calcolato come rapporto tra totale procedimenti amministrativi sopravvenuti e il numero di addetti pubblici) – anni 2007, 2009 e 2011 Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat 3. Le differenze territoriali risultano confermate anche se si guardano, più in particolare, alcune classi di procedimento che rappresentano, in modo esemplificativo, da un lato l’esercizio del potere autoritativo da parte della pubblica amministrazione (come nel caso di procedimenti in materia di autorizzazioni e concessioni, o di procedimenti in materia di edilizia e urbanistica) e, dall’altro, l’agire della pubblica amministrazione come soggetto economico, come nel caso dei procedimenti in materia di appalti pubblici di lavori, servizi e forniture. 7 StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 3 - Novembre 2014 Tabella 7. Indice di litigiosità per macroarea in materia di appalti pubblici di lavori, servizi e forniture (calcolato come rapporto tra totale procedimenti amministrativi sopravvenuti in materia e la popolazione) Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat Tabella 8. Indice di litigiosità per macroarea in materia di autorizzazioni e concessioni (calcolato come rapporto tra totale procedimenti amministrativi sopravvenuti in materia e la popolazione) Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat 8 StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 3 - Novembre 2014 Tabella 9. Indice di litigiosità per macroarea sulla materia edilizia urbanistica (calcolato come rapporto tra totale procedimenti amministrativi sopravvenuti in materia e la popolazione) Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat 4. Che cosa ci indicano i dati sul contenzioso amministrativo rispetto alla ricerca delle determinanti della litigiosità? Quali le ragioni per cui cittadini e imprese nel Mezzogiorno ricorrono più frequentemente al giudice per dirimere le loro controversie? Inutile dire che le risposte non sono né facili né univoche: la litigiosità è infatti un universo complesso sul quale incidono motivazioni diverse. Per avere un quadro esplicativo più definito occorrerebbero effettuare analisi più in profondità, anche di tipo qualitativo, delle motivazioni degli attori, che al momento non sono disponibili. Tuttavia, sulla base di dati quantitativi presentati, da leggere insieme a quelli relativi alla giustizia civile (Camarda et al 2014), si possono avanzare ipotesi e anche sollevare dei dubbi circa le linee interpretative sulle inefficienze del sistema della giustizia civile e amministrativa prevalenti nella discussione scientifica e nel dibattito politico. In primo luogo, i dati specifici sulla litigiosità amministrativa fanno pensare alle ben note differenze territoriali in termini di qualità ed efficienza dell’azione amministrativa e di grado di relazionalità della pubblica amministrazione. In altre parole una prima ipotesi potrebbe fare 9 StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 3 - Novembre 2014 riferimento alla tradizionale maggior debolezza delle amministrazioni pubbliche, che si esprimerebbe in più limitate capacità tecniche dei responsabili dei procedimenti e/o in una maggiore esposizione a condizionamenti politici. In entrambi i casi ne risulterebbero provvedimenti più esposti alle possibilità di ricorso e di contenzioso da parte dei soggetti interessati. Tuttavia, se si tiene conto dell’ampiezza del divario nel contezioso tra le diverse aree, non sembra sufficiente – almeno a livello di ipotesi – supporre che il maggior ricorso al giudice amministrativo sia spiegabile soltanto con fattori legati all’offerta, cioè alle caratteristiche della pubblica amministrazione, che è peraltro soggetta a procedure uniformi definite a livello nazionale. In altre parole, i dati sembrano porre degli interrogativi simili a quelli già emersi nella discussione dei dati di contenzioso relativi alla giustizia civile. Le interpretazioni prevalenti riconducono gli alti di litigiosità della giustizia civile ad una particolare combinazione di fattori interni al sistema della giustizia che incentivano o quanto meno non reprimono comportamenti opportunistici di tutte le parti in causa. Tra questi, occupa un posto di particolare rilievo l’effetto perverso indotto dalla durata stessa dei processi, ritenuta il fondamento attraverso cui le inefficienze della giustizia si trasferiscono nell’economia (Marchesi 2003). Infatti, con essa si intrecciano altri fattori come: la disciplina del tasso di interesse legale che è inferiore a quello di mercato e quindi comporta un vantaggio nel calcolo finale della somma da assegnare (per chi, ad esempio, ha un credito da rendere); le regole di ripartizione delle spese legali a beneficio della parte vincente, che crea un vantaggio per una delle parti in causa; gli effetti dei meccanismi procedurali che indirettamente aprono il varco al proliferare di udienze; le modalità di retribuzione dei difensori legali. Un altro fattore a cui viene attribuita importanza nella costruzione della dinamica della domanda è la facilità di accesso ai servizi legali. Un numero elevato di avvocati professionisti, determinando una maggiore pressione concorrenziale, può generare incentivi ad adottare strategie di “espansione della domanda” e a sfruttare l’asimmetria informativa del cliente; entrambi i meccanismi “generano domanda” perché favoriscono la promozione di azioni legali anche per controversie di scarso valore economico e/o in assenza di incertezza nell’attribuzione dei diritti (Carmignani e Giacomelli 2008). Inoltre, la concorrenza tra avvocati potrebbe comportare la riduzione del prezzo dei servizi e quindi la riduzione del costo delle cause e in questo modo favorire il ricorso al contenzioso. Tuttavia, le differenze territoriali sono però così marcate da lasciare spazio a dubbi non tanto sull’adeguatezza quanto sull’esclusività di ipotesi riferite solo a fattori interni al sistema anche in 10 StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 3 - Novembre 2014 considerazione del fatto che esse operano in modo omogeneo sul territorio nazionale. Non meno parziali risultano le ipotesi di spiegazione delle differenze territoriali incentrate su fattori esterni al sistema della giustizia ma pur sempre ricadenti nell’ambiente in cui essa opera, quali il basso costo dei servizi legali o i bassi costi di accesso alla giustizia. Per quanto si tratti di fattori certamente influenti, essi richiedono di essere collocati in un ordine socioculturale più ampio. Peraltro, le analisi sulla domanda di giustizia civile hanno richiamato l’attenzione su una dimensione socioculturale interveniente nella litigiosità con riferimento alla diffusione nelle regioni del Mezzogiorno di maggiore sfiducia, minore attitudine a esperire forme cooperative di soluzione delle controversie, maggiore propensione a comportamenti opportunistici. I dati sopra presentati confermando l’alta litigiosità del Mezzogiorno anche sulle materia di competenza del giudice amministrativo ripropongono la necessità di una lettura che integri le determinanti legate al funzionamento interno della giustizia con fattori socio culturali. Certo, non si può escludere che costi di accesso relativamente bassi o la portata degli interessi in gioco, specie in provvedimenti che hanno a che fare con appalti o con decisioni urbanistiche, possano alimentare comportamenti opportunistici che rallentano il processo decisionale e di attuazione dei provvedimenti. In ogni caso, questa logica d'azione non spiegherebbe di per sé le differenze territoriali ma aprirebbe, come già per il contenzioso civile, alla maggiore propensione a comportamenti opportunistici e quindi all’ impatto autonomo della dimensione socio-culturale. Invero, uno dei modi in cui la scarsità della dotazione di capitale sociale si manifesta, è proprio nella difficoltà dei singoli di collocare i propri interessi e le proprie pretese di giustizia e di leggerli all’interno di una cornice di interessi più generali. Non è del resto un caso che studi sulle differenze tra Nord e Sud in termini di orientamenti e comportamenti degli italiani rilevano che la disomogeneità dei comportamenti fra i residenti di diverse regioni è maggiore quando questi comportamenti sono influenzati fortemente dalle condizioni economiche e dall’azione pubblica. Mentre, per i comportamenti e orientamenti meno influenzati da questi profili, esiste fra i cittadini delle diverse regioni italiane maggiore omogeneità10. 10 Indagini sulla fiducia istituzionale, mostrano che emergono differenze significative fra aree del Paese e in particolare fra Centro-Nord e Sud in relazione alla fiducia riposta nelle istituzioni locali (comuni e regioni). La fiducia in alcuni dei pilastri dello Stato nel territorio, come la fiducia interpersonale, al Sud è molto più bassa che al Nord (Barca, Pavolini, Trigilia 2013). 11 StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 3 - Novembre 2014 Bibliografia F. Barca, E. Pavolini, C. Trigilia, Sulle tracce dell’identità italiana. Somiglianze e differenze tra le regioni, Enciclopedia Treccani, 2013. A. Carmignani e S. Giacomelli, La giustizia civile in Italia: i divari territoriali, in “Questioni di economia e finanza”, Banca d’Italia, 2008. M.E. Camarda, Alle origini di un altro divario: la domanda di giustizia del Sud, Working Paper Res, 1, 2010. M.E. Camarda, M.R. Pierleoni e A. Diotallevi, La “domanda” di giustizia civile: differenze fra nord e sud, in Collaborare per crescere a cura di Asso P.F. e Pavolini E., Fondazione RES, Cap. II, Donzelli Editore, 2014. D. Marchesi, L’enforcement delle regole. Problemi di efficienza della giustizia civile, riforme intraprese e riforme possibili, Temi dei rapporti Isae, giugno 2008. D. Marchesi, Litiganti, avvocati e magistrati, il Mulino, Bologna, 2003. S. Pellegrini, La litigiosità in Italia. Un’analisi sociologico-giuridica, Giuffrè, Milano 1997; Id., Il processo civile e la civile giustizia, Cedam, Padova 2005. Relazioni annuali al Parlamento del Ministro della giustizia 2010, 2011, 2012. 2013. Relazione annuale sullo stato della giustizia amministrativa 2014 12 StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 3 - Novembre 2014
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