DIOCESI DI ROMA

DIOCESI DI ROMA
VEGLIA DI PENTECOSTE
Sabato 7 Giugno 2014
Durante il Convegno Diocesano dello scorso giugno, il Cardinale
Vicario ha invitato i parroci a valorizzare la celebrazione della
Pentecoste. Queste le sue parole: «Affinché nella fede popolare cresca la
consapevolezza che la vita cristiana è vita nello Spirito Santo si dia
maggiore attenzione alla celebrazione della Pentecoste, come diamo
rilievo alla Veglia pasquale, sviluppando dal punto di vista catechetico e
liturgico la fede nello Spirito Santo».
La Veglia di Pentecoste, che si pone idealmente a sigillo dell’anno
pastorale in corso, vuole essere una tappa del cammino di riscoperta
dell’intimo legame che esiste tra lo Spirito Santo e la vita cristiana, e della
mistagogia come via della nuova evangelizzazione.
L’Ufficio Liturgico Diocesano mette a disposizione due schemi di
Veglia di Pentecoste. Il primo, più articolato, è adatto soprattutto alle
parrocchie e alle comunità numerose, nelle quali sono presenti anche
neo-battezzati e cresimandi. Il secondo forse può forse meglio
corrispondere alle esigenze delle chiese rettorie e delle comunità
religiose. Entrambi gli schemi prevedono la celebrazione dell’Eucaristia
con le orazioni e le letture previste dai libri liturgici.
Quanto alla scelta del numero di letture da proporre, i pastori
tengano conto dell’opportunità pastorale, ricordando però che il
carattere vigiliare di per sé ben si accompagna a un ascolto prolungato e
meditato della Parola di Dio.
Si curino particolarmente la proclamazione della Parola di Dio,
affidando il compito a lettori ben preparati, il canto dei salmi, i tempi di
silenzio, l’ornamento floreale dell’altare, dell’ambone e del cero
pasquale. Si prevedano anche ministranti in numero sufficiente, e che la
liturgia possa parlare con tutti i suoi segni: la croce, le candele,
l’incenso… L’aula liturgica sia luogo luminoso e accogliente; la fragranza
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dell’incenso indichi il buon profumo di Cristo alla cui sequela, con la
grazia dello Spirito, camminiamo andando incontro a Dio Padre.
Si può esporre in un luogo opportuno, ornata con i fiori e incensata
all’inizio della celebrazione, una icona della Santa Madre di Dio, prima
dei redenti e figura della Chiesa che accoglie il dono dello Spirito Santo.
PRIMO SCHEMA
La celebrazione è articolata in sei momenti peculiari che introducono al mistero
della Pentecoste come:
a) MEMORIA DEL BATTESIMO: compimento della redenzione (segno
dell’aspersione iniziale);
b) LITURGIA DELLA PAROLA: protratta nella piena forma vigiliare; l’ornamento
dell’ambone e i segni di luce posti intorno a esso;
c) PROFESSIONE DI FEDE E CELEBRAZIONE DELLA CONFERMAZIONE:
manifestazione dello Spirito Santo (possibilità di celebrare il sacramento della
Confermazione o memoria della Confermazione con le candele accese);
d) PREGHIERA UNIVERSALE E BENEDIZIONE DEI BAMBINI BATTEZZATI
NELL’ANNO: risposta di Dio all’offerta delle primizie (benedizione dei bambini
neo-battezzati, primizia della chiesa; offertorio con dono delle primizie da
destinare ai poveri);
e) GIUBILEO DELLA RICONCILIAZIONE:segno di pace;
f) MANDATO MISSIONARIO: nascita nella Chiesa; benedizione conclusiva e
mandato missionario).
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Prima della celebrazione si distribuiscono candeline spente a tutti i fedeli.
L’illuminazione della chiesa sia moderata, riservando al canto del Gloria
l’accensione di tutte le luci. Accanto all’ambone, come sempre nel tempo di
Pasqua, sarà il cero pasquale; intorno si disporranno tante lampade quante
saranno le letture e i rispettivi lettori.
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MEMORIA DEL BATTESIMO
La processione di ingresso si svolge come di consueto. Frattanto si esegue il
canto di introito. Dopo il saluto liturgico iniziale, ci si può recare al fonte
battesimale, dove il sacerdote benedice l’acqua con la formula del tempo
pasquale.
Il sacerdote invita il popolo alla preghiera:
Fratelli carissimi,
in questa santa notte di Pentecoste,
preghiamo umilmente Dio nostro Padre,
perché benedica quest’acqua con la quale saremo aspersi
in ricordo del nostro Battesimo,
quando nell’acqua e nello Spirito
siamo stati resi figli di Dio
e siamo stati conformati alla morte e risurrezione di Cristo Gesù.
Il Signore ci rinnovi interiormente,
perché siamo sempre fedeli allo Spirito
che ci è stato dato in dono.
Tutti pregano per qualche momento in silenzio. Quindi il sacerdote, a mani
giunte, così prosegue:
Dio onnipotente, ascolta le preghiere del tuo popolo,
che nel ricordo dell’opera ammirabile della nostra creazione,
e di quella ancor più ammirabile della nostra salvezza
a te si rivolge.
Degnati di benedire + quest'acqua,
che hai creato perché dia fertilità alla terra,
freschezza e sollievo ai nostri corpi.
Di questo dono della creazione
hai fatto un segno della tua bontà:
attraverso l'acqua del Mar Rosso
hai liberato il tuo popolo dalla schiavitù;
nel deserto hai fatto scaturire una sorgente
per saziare la sua sete;
con l'immagine dell'acqua viva
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i profeti hanno preannunziato la nuova alleanza
che tu intendevi offrire agli uomini;
infine nell'acqua del Giordano, santificata dal Cristo,
hai inaugurato il sacramento della rinascita,
che segna l'inizio dell'umanità nuova
libera dalla corruzione del peccato.
Ravviva in noi, Signore,
nel segno di quest'acqua benedetta,
il ricordo del nostro Battesimo,
perché possiamo unirci all'assemblea gioiosa di tutti i fratelli,
battezzati nella Pasqua di Cristo nostro Signore.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
R. Amen.
(Si può usare anche la preghiera riportata a p. 1035 del Messale Romano con
R/. Gloria a te, o Signore, che si può eseguire anche in canto). Quindi il
sacerdote attraversa l’intera aula ecclesiale aspergendo il popolo, mentre il coro e
l’assemblea esegue un canto (Vidi aquam o simile, a carattere pasquale e
battesimale). L’aspersione si conclude con l’orazione:
Dio onnipotente ci purifichi dai peccati,
e per questa celebrazione dell’Eucaristia
ci renda degni di partecipare alla mensa del suo regno.
R. Amen.
Segue subito la colletta (il Gloria viene cantato dopo la quarta lettura: Gl 3,1-5).
Preghiamo.
Dio onnipotente ed eterno,
che hai racchiuso la celebrazione della Pasqua
nel tempo sacro dei cinquanta giorni,
rinnova il prodigio della Pentecoste:
fa' che i popoli dispersi si raccolgono insieme
e le diverse lingue si uniscano a proclamare la gloria del tuo nome.
Per il nostro Signore.
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R. Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
Dopo la colletta i lettori, fatta la riverenza all’altare, salgono insieme in
presbiterio. Ciascuno accende una candela dal cero pasquale e, con essa, una
delle lampade posta intorno all’ambone. Il suono d’organo può accompagnare
questo gesto, che intende predisporre a un ascolto attento e orante della Parola di
Dio. Inizia subito dopo la proclamazione delle letture. Il Lezionario (domenicale
e festivo, anno A, pp. 285-295), propone quattro brani a scelta, con i rispettivi
salmi, per la prima lettura. Nella celebrazione vigiliare si possono proclamare
più brani, facendo seguire un breve silenzio tra il salmo responsoriale e la
proclamazione della pericope successiva.
Dopo l’ultima lettura veterotestamentaria l’assemblea si alza in piedi e si canta
il Gloria. Quindi il celebrante pronuncia un’orazione, sul modello della Veglia
pasquale. Si può prendere una delle due collette riportate nel Messale a p. 980.
Quindi tutti siedono e si proclama l’epistola.
L’acclamazione al Vangelo, la proclamazione del Vangelo e l’omelia si tengono
come di consueto.
PROFESSIONE DI FEDE E CELEBRAZIONE DELLA CONFERMAZIONE
Dopo l’omelia si può amministrare la Confermazione a un gruppo di cresimandi
(cf. RITUALE ROMANO, Rito della Confermazione, p. 41). In questo caso, la
professione di fede si fa rinnovando le promesse battesimali e tutti i fedeli si
uniscono ai cresimandi. Dopo il rito sacramentale, si fa la preghiera universale e
alcuni nuovi cresimati propongono le intenzioni (tranne quella per loro stessi,
da affidarsi opportunamente a un catechista).
Se non si celebrano le cresime, la professione di fede si fa con il Simbolo NicenoCostantinopolitano o con il Simbolo degli Apostoli, anche in canto se la
comunità è in grado. Per la preghiera universale, si suggerisce che il gruppo
liturgico prepari quattro o cinque intenzioni, che invitino a pregare per la
Chiesa, per i neofiti, per coloro che annunciano il Vangelo, per i sofferenti, per la
comunità locale.
PREGHIERA UNIVERSALE
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Il gruppo liturgico parrocchiale preparerà alcune intenzioni. Si preghi in
particolare per la Chiesa, per il nostro Vescovo, Papa Francesco, per i giovani
che ricevono i sacramenti dell’iniziazione, per le persone che sono nella
persecuzione, nella sofferenza e nella prova. L’ultima intenzione sia riservata ai
bambini.
BENEDIZIONE DEI BAMBINI BATTEZZATI NELL’ANNO
Dopo l’ultima intenzione della preghiera dei fedeli si invitano i genitori a portare
i loro piccoli, battezzati nell’anno, davanti ai gradini del presbiterio. Il sacerdote
li accoglie e pronuncia su di loro la preghiera di benedizione, che sostituisce
l’orazione conclusiva della preghiera dei fedeli.
Signore, Dio nostro,
che dalla bocca dei piccoli
fai scaturire la lode perfetta del tuo nome,
guarda con bontà questi bambini
che la fede della Chiesa
raccomanda al tuo cuore di Padre;
come il tuo Figlio, nato dalla Vergine,
accolse fra le sue braccia i bambini,
li benedisse e li propose a tutti
come modello del regno dei cieli,
così effondi, o Padre, sopra questi piccoli la tua benedizione,
perché in una crescita virtuosa e serena,
mediante la grazia del tuo Spirito,
diventino testimoni di Cristo
per diffondere e difendere nel mondo il dono della fede.
Per Cristo nostro Signore.
R. Amen.
PRESENTAZIONE DEI DONI
All’offertorio alcuni fedeli presentano all’altare il pane e il vino per la
celebrazione. Possono seguire altri frutti della terra (per la verità del segno si
abbia cura che siano davvero primizie della nostra terra e in quantità sufficiente
a costituire un vero dono). Questi altri doni vengono accolti dal sacerdote,
deposti su un’apposita credenza fuori del presbiterio (non ai piedi dell’altare) e
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verranno poi destinati alla carità. Si evitino doni “simbolici”. Una brevissima
monizione può precedere e introdurre l’offerta dei doni; durante la processione
però non si leggono commenti, ma si esegue il canto di offertorio.
COMUNIONE
Valutate le circostanze, si può distribuire la comunione a tutti i fedeli sotto le
due specie. Si prepari un numero sufficiente di calici e purificatoi, con la
presenza dei ministri necessari.
CONGEDO E MANDATO MISSIONARIO
Dopo la preghiera di post comunione, il diacono o lo stesso sacerdote accende
una candela dal cero pasquale e trasmette la luce ai piccoli ceri tenuti dai fedeli.
Il sacerdote dice:
Ricevete la luce di Cristo.
Con la vostra vita e la vostra testimonianza
siate luce nella Chiesa,
luce nella nostra città,
luce nei luoghi di vita e di lavoro.
Quindi il sacerdote impartisce la benedizione solenne (MR p. 434).
Il diacono, o lo stesso sacerdote congeda l’assemblea.
Al termine della celebrazione il sacerdote, se necessario aiutato da alcuni
ministranti, consegna ai fedeli un crocifisso o un altro segno del mistero
pasquale e del dono dello Spirito, che tutti possano indossare e portare
visibilmente.
Una brevissima monizione può spiegare il segno e invitare i fedeli a mostrare
con semplicità e sincerità la loro appartenenza a Cristo Risorto, che guida con il
suo Spirito la Chiesa lungo le vie della storia.
SECONDO SCHEMA
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Prima della celebrazione si distribuiscono candeline spente a tutti i fedeli.
L’illuminazione della chiesa sia moderata, riservando al lucernario l’accensione
di tutte le luci.
LUCERNARIO
La processione di ingresso si svolge come di consueto. Dopo il saluto liturgico
iniziale, il sacerdote che presiede introduce il lucernario.
Fratelli e sorelle,
lo Spirito del Signore riempie l’universo,
come l’aria ed il vento,
come l’acqua e il fuoco,
come la luce e la vita.
Siamo riuniti in preghiera,
come gli apostoli nel Cenacolo,
con Maria, la Madre di Gesù,
per chiedere al Padre
il suo altissimo e sempre rinnovato dono dello Spirito.
Alcuni fedeli si accostano al cero pasquale, accendono le loro candele e portano la
luce in chiesa accendendo le candele di tutti. Frattanto si accendono anche tutte
le luci della chiesa.
CANTO: O LUCE RADIOSA (Frisina)
Rit. O Luce radiosa che splendi nelle tenebre,
o fuoco che ardi in ogni cuore,
illumina la tua santa Chiesa.
Sapienza eterna che guidi nel mistero,
memoria santa di salvezza,
splendore che illumini le menti.
Consiglio purissimo,
rischiara i cuori
e guida coloro che confidano in te.
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Fortezza potente che reggi l’universo,
coraggio e sostegno nel cammino,
vittoria sicura nella prova.
Divino Intelletto,
raggio puro di grazia
che sveli il volto del Signore.
O Scienza infinita, o Spirito di Dio
che tutto abbracci e tutto penetri
donando alle menti la tua luce.
Preghiera dolcissima,
respiro di grazia,
pietà che riscaldi i nostri cuori.
Timore di Dio che susciti nei cuori
l’amore dei figli verso il Padre,
tu rendici eredi del tuo regno.
Alleluia, alleluia.
Oppure: Veni, creator, oppure un altro canto adatto.
Preghiamo.
O Padre, che nel mistero della Pentecoste santifichi la tua Chiesa in ogni
popolo e nazione, diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito
Santo, e continua oggi, nella comunità dei credenti, i prodigi che hai
operato agli inizi della predicazione del Vangelo. Per il nostro Signore.
Tutti spengono le candeline e siedono.
Segue la Liturgia della Parola, con i testi riportati dal Lezionario (Domenicale e
festivo, anno A, pp. 285-295). Il Lezionario propone quattro brani a scelta, con i
rispettivi salmi, per la prima lettura. Nella celebrazione vigiliare si possono
proclamare più brani, facendo seguire un breve silenzio tra il salmo
responsoriale e la proclamazione della pericope successiva.
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Il Gloria viene cantato dopo la quarta lettura (Gl 3,1-5).
Se la comunità è in grado, si può cantare la professione di fede.
Per la preghiera universale, si possono comporre intenzioni secondo le
indicazioni del primo schema.
CONGEDO E MANDATO MISSIONARIO
Dopo la preghiera di post comunione, il diacono o lo stesso sacerdote accende
una candela dal cero pasquale e trasmette la luce ai piccoli ceri tenuti dai fedeli.
Il sacerdote dice:
Ricevete la luce di Cristo.
Con la vostra vita e la vostra testimonianza
siate luce nella Chiesa,
luce nella nostra città,
luce nei luoghi di vita e di lavoro.
Quindi il sacerdote impartisce la benedizione solenne (MR p. 434).
Il diacono, o lo stesso sacerdote congeda l’assemblea.
Al termine della celebrazione il sacerdote, se necessario aiutato da alcuni
ministranti, consegna ai fedeli un crocifisso o un altro segno del mistero
pasquale e del dono dello Spirito, che tutti possano indossare e portare
visibilmente.
Una brevissima monizione può spiegare il segno e invitare i fedeli a mostrare
con semplicità e sincerità la loro appartenenza a Cristo Risorto, che guida con il
suo Spirito la Chiesa lungo le vie della storia.
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