Laurea Magistrale Interateneo di Filosofia Università di Parma • Modena e Reggio Emilia • Ferrara ANNUARIO 2013-2014 «… la nottola di Minerva inizia il suo volo…» Sommario La giornata filosofica interateneo Programma Indirizzo di saluto Lectiones magistrales Workshop Le attività interateneo Eventi Unipr Eventi Unimore Eventi Unife p. 3 5 7 9 13 16 18 La ricerca interateneo Laureandi, dottorati, dottorandi Unipr Laureandi, dottorati, dottorandi Unimore Laureandi, dottorati, dottorandi Unife 2 21 32 34 La giornata filosofica interateneo Programma Laurea Magistrale Interateneo di Filosofia Università di Parma – Modena e Reggio ‒ Ferrara Giornata Filosofica Interateneo Le avventure della forma 12 giugno 2014, h. 10.00-18.00 Aula C, via Massimo D’Azeglio 85 Parma PROGRAMMA h. 10.00 Saluto di Maria Cristina Ossiprandi (Università di Parma) Prorettrice alla Didattica e ai Servizi agli Studenti h 10.15 Maddalena Mazzocut-Mis (Università di Milano) Dalla «scala» al «piano»: appunti per un’indagine interpretativa Chair: Annamaria Contini h 10.45 Salvatore Tedesco (Università di Palermo) Forma, materia, vincolo Chair: Andrea Gatti h. 11.15-11.30 Pausa h 11.30-12.30 Dibattito h 12.30- 13.30 Poster laureandi e dottorandi h. 13.00 Pranzo h. 14.00-18.00 Workshop: Forme estetiche, forme viventi. Riflessioni su testi di Diderot, Shaftesbury e Weizsäcker. A cura di Annamaria Contini, Andrea Gatti, Vallori Rasini h. 18.00 Conclusione dei lavori Comitato organizzatore: Annamaria Contini, Andrea Gatti, Rita Messori, Vallori Rasini 3 La giornata filosofica interateneo 4 La giornata filosofica interateneo Indirizzo di saluto • Prof. Mara Meletti Sta volgendo al termine il primo biennio dell’interateneo in Filosofia: nel prossimo mese di luglio avremo la prima sessione di tesi di laurea. Si conclude dunque la prima tappa del percorso e si può provare a redigere un pur provvisorio bilancio. Il progetto di costituire un Interateneo tra le tre Università di Parma, Modena-Reggio e Ferrara ha comportato un complesso lavoro organizzativo a diversi livelli che ha coinvolto ‒ e continua a coinvolgere – rettori, docenti e personale amministrativo delle tre sedi. Questo lavoro che si svolge dietro le quinte resta in gran parte sconosciuto allo studente, ma costituisce il presupposto necessario per poter mandare in scena i protagonisti principali della vita universitaria: la ricerca e la didattica. Due pilastri che io ritengo inscindibili. La sperimentazione di questa nuova forma di collaborazione tra più atenei ha coinciso con il cambiamento della legislazione universitaria, con la soppressione delle facoltà, la riorganizzazione dei dipartimenti e del personale amministrativo. Ci stiamo muovendo all’interno di un più generale cambiamento che investe l’Università intera e sollecita una necessaria riflessione sulla sua funzione in un mondo in convulso mutamento. Molto è stato fatto e molto resta da fare. Ci ha confortato in questo sforzo organizzativo il buon numero degli studenti immatricolati che hanno dato fiducia al progetto (46 nel 2012-13, e molto simili sono i numeri non ancora ufficiali del 2013-14). Lusinghieri sono pure i risultati della raccolta Opinioni-studenti, che hanno evidenziato un alto grado di soddisfazione complessiva per gli insegnamenti erogati e per l’azione didattica. Ora che la struttura interateneo è stata approntata, compete a noi docenti, con la collaborazione degli studenti, dare corpo e anima a questo progetto innovativo. In questa direzione si muove l’istituzione di questa Giornata filosofica interateneo, alla sua seconda edizione, che vede riuniti a Parma il 12 giugno 2014, docenti, studenti e dottorandi delle tre sedi. Lo sforzo comune è quello di far conoscere i rispettivi àmbiti di ricerca, scambiare e incrementare conoscenze e pratiche didattiche. Il tema che è stato scelto 5 La giornata filosofica interateneo Indirizzo di saluto • Prof. Mara Meletti «Le avventure della forma» è di quelli che si muovono nei territori di confine tra filosofia, estetica e scienze della vita. Nella mattinata daranno il loro contributo due esperti del settore quali Maddalena Mazzocut-Mis dell’Università di Milano e Salvatore Tedesco dell’Università di Palermo. Gli studenti sono stati orientati e sollecitati ad una partecipazione attiva, che li vede protagonisti nelle attività del pomeriggio. I dottorandi illustrano attraverso i poster la mappa delle loro ricerche in corso. Mi piace guardare a questa giornata come a un interessante laboratorio filosofico, in cui docenti e studenti di diversa provenienza sono chiamati a riflettere intorno ad un ambito unitario di problemi. Ringrazio, a nome di tutti, quanti hanno collaborato alla buona riuscita di questa giornata, in particolare la commissione organizzatrice composta dai docenti Rita Messori, Annamaria Contini, Vallori Rasini, Andrea Gatti, Matteo D’Alfonso, che si è prodigata in mille modi per riuscire a coordinare tutte le attività. Ringrazio il Rettore, che ci ha consentito di offrire la pausa pranzo a tutti i convenuti. Ringrazio infine per questa bella idea di redigere un Annuario che verrà consegnato a tutti i partecipanti e resterà una documentazione dei lavori svolti in questa giornata e, a più largo raggio, una documentazione delle diverse attività (seminari, workshop, convegni) che sono state offerte agli studenti durante questo anno. Trovo incoraggiante che un’istituzione giovane come il nostro interateneo voglia tenere memoria di ciò che è stato fatto; tutti quanti noi ci auguriamo che unendo le nostre forze si possa istituire e rafforzare una tradizione di collaborazione didattica e di ricerca, di cui l’Università del futuro avrà molto bisogno e di cui i nostri studenti avvertono l’esigenza. Presidente del Consiglio di Corso in Filosofia Interateneo Mara Meletti 6 La giornata filosofica interateneo Lectio magistralis • Prof. Maddalena Mazzocut-Mis Maddalena Mazzocut-Mis (Università di Milano) Dalla «scala» al «piano»: appunti per un’indagine interpretativa Chair: prof. Annamaria Contini È con l’occhio dell’anatomista e poi del teratologo, dello studioso delle anomalie e delle mostruosità, e infine del mineralogista che Etienne Geoffroy Saint-Hilaire esamina il ruolo delle forme, il loro apparire, il loro trasformarsi. La visibilità del vivente, a partire dall’analisi delle sue strutture, è certamente prioritaria rispetto alla fisiologia che viene soltanto inferita. Così, osservando le strutture costanti degli esseri viventi e basandosi sull’analogia, Etienne Geoffroy individua un piano unico di organizzazione, cioè un piano ideale, un’astrazione che fornisce lo schema di tutte le possibili trasformazioni di tutti gli esseri viventi. Esso, distaccandosi dalla scala degli esseri o dal tipo unico, sarà alla base del razionalismo morfologico strutturale, espresso dall’anatomia trascendente. Nelle sue indagini, Geoffroy utilizza i principi di una metodologia che volutamente chiama «nuova» e che consta di quattro momenti fondamentali: quello degli analoghi, delle connessioni, del bilanciamento degli organi e dell’attrazione di «soi pour soi». La chiave di volta del metodo di indagine è l’analogia. Così nel tentativo di rintracciare costanti universali, si radicalizza in Francia la distinzione tra una morfologia propriamente funzionalista (Cuvier) e una morfologia strutturalista (Geoffory). Non solo, la morfologia si sviluppa nel XIX secolo verso due direzioni differenti: da una parte lo studio delle strutture dell’organismo in base a principi funzionali o strutturali e, dall’altra, lo sviluppo degli studi ontogenetici che arricchiscono e completano gli studi fisiologici sul problema della generazione del secolo precedente. 7 La giornata filosofica interateneo Lectio magistralis • Prof. Salvatore Tedesco Salvatore Tedesco (Università di Palermo) Forma, materia, vincolo Chair: prof. Andrea Gatti La tradizione della morfologia goethiana informa potentemente di sé gli sviluppi del pensiero biologico della modernità, conducendo a risultati di grande interesse per una considerazione filosofica ed estetica della forma: se per un verso è giusto per il tramite dell’approccio morfologico che risulta possibile mettere pienamente in relazione costruzione e percezione/fruizione della forma, non meno significativo risulta poi – negli sviluppi cui l’approccio morfologico va incontro già a partire dal suo ripensamento da parte di Ernst Haeckel – l’intento di tenere insieme costruzione e trasmutazione della forma (per esempio: ontogenesi e filogenesi), innovazione formale e vincolo materiale. Ci si propone di indicare, in tutta brevità, il senso di alcuni sviluppi di questa tradizione mettendo in luce i concetti di «omologia» (Owen, Riedl, Müller), «confine» (Newman), «plasticità» (Malabou). 8 La giornata filosofica interateneo Workshop • Forme estetiche, forme viventi A cura di Annamaria Contini, Andrea Gatti, Rita Messori, Vallori Rasini Giuseppe Turchi (Università di Modena e Reggio Emilia) Il clavicembalo sensibile. L’uomo come macchina vivente Chair: Annamaria Contini La relazione si propone di affrontare alcuni dei punti più importanti all’interno del Rêve de d’Alembert di Denis Diderot inerenti alla questione della forma. Il testo si divide in due parti: nella prima viene proposta una contestualizzazione dell’opera per mostrare l’evoluzione del pensiero di Diderot e le varie influenze che lo caratterizzano; la seconda offre delle riflessioni circa la distinzione tra contiguità e continuità, focalizzando l’attenzione sulla visione organica della natura propria del philosophe. Se da un lato la continuità figura come caratteristica fondamentale di una natura che organizza le sue parti, dall’altro viene spesso limitata al mondo dell’organico riproponendo uno sbarramento tra inerte e vivente che contraddice il monismo professato da Diderot. Tale questione emerge dalle parole di uno dei protagonisti del Rêve, ovvero Madamoiselle de l’Espinasse, la quale è portata a immaginare l’uomo come una rete di fili sensibili continuamente sollecitata dall’universo intero. Ma se davvero è così, allora perché l’uomo non può sentire ciò che accade su Saturno? Diderot prova a rispondersi attraverso Bordeu, ma la risposta si rivela scomposta e lascia la questione aperta nella sua ambiguità. Nonostante questo problema, il filosofo si dimostra originale nell’innestare la sua filosofia biologica sul concetto di sensibilità, intendendo per sensibilità quella causa sperimentale che sola può spiegare il dinamismo della natura. Una natura vista sia come macchina cosmica sia come organismo che tesse relazioni tra le parti, quindi una macchina che nel continuo organizzare la materia produce da se stessa ogni forma senza l’aiuto di Dio. Da questa concezione dinamica seguono teorie importanti per quello che riguarda la scienza, vedi epigenesi e proto-evoluzionismo, e per le categorie estetiche di bello, genio e gusto. 9 La giornata filosofica interateneo Workshop • Forme estetiche, forme viventi A cura di Annamaria Contini, Andrea Gatti, Rita Messori, Vallori Rasini Maria Cecilia Barbi (Università di Ferrara) I linguaggi delle forme Chair: Andrea Gatti Il gentleman-philosopher Lord Shaftesbury s’inserisce in quel peculiare contesto dell’Età dei Lumi britannica entro il quale emersero e trionfarono valori quali la preminenza della ragione, la tolleranza, la fede illuminata, l’importanza del processo educativo; fu in primo luogo ad opera degli illuministi inglesi che l’età moderna vide la difesa dei valori procurati dall’arte, dall’ ironia, dalla politeness, dall’impegno individuale e collettivo: strumenti tramite i quali si conciliano aspetti antitetici quali l’otium e il negotium e che concorrono alla formazione di individualità sempre fortemente inserite in un contesto sociale. Nell’opera principale di Shaftesbury, I Moralisti (1709), giungono a maturazione vari temi, strettamente correlati, fra i quali assume un ruolo primario l’estetica. Muovendo dal concetto plotiniano secondo cui il bello è dato non dalla materia, ma dal disegno o dall’idea che la informa, e passando attraverso l’identificazione di pulchrum, verum e bonum, Shaftesbury lascia intravedere ‒ non sempre in maniera agevole ‒ come in definitiva proprio la “forma bella” sia il concetto intorno al quale ruota l’intera sua opera e come esso stia a fondamento delle sue concezioni morali, cosmologiche e teologiche. Nella celeberrima «gerarchia delle Forme» illustrata nella terza parte dell’opera (sez. II), Shaftesbury ordina in classi distinte le forme sensibili e intelligibili, distinguendo tre ordini, o gradi, di bellezza: le inerti Forme morte (Dead Forms); le Forme formatrici (Forming Forms), dotate di intelligenza e potere creativo; infine, il Terzo ordine di Bellezza (Third Order of Beauty), assoluta e incausata energia creatrice suprema alla quale ogni altra «forma» è intimamente connessa e deve la propria esistenza. Tale suddivisione aprì in maniera feconda un intenso dibattito in materia estetica, fra razionalismo e sentimentalismo, apportando un prezioso contributo alla riflessione filosofica del Settecento europeo; e sollecita oggi un approfondimento del concetto di «forma» non privo di intime contraddizioni, l’analisi delle quali rende talvolta ardua l’assunzione di posizioni critiche definite. 10 La giornata filosofica interateneo Workshop • Forme estetiche, forme viventi A cura di Annamaria Contini, Andrea Gatti, Rita Messori, Vallori Rasini Valentina Rovatti (Università di Parma) Forma e tempo in Weizsäcker Chair: Vallori Rasini L’obiettivo di Forma e tempo non è fornire una definizione del concetto di forma, bensì spiegare la sua «formazione» nell’ambito della biologia, la quale, proprio sotto le «insegne» di tale concetto cerca di liberarsi dalla tutela della fisica; evitando una sterile contrapposizione tra fisica e biologia, che di per sé è sempre insoddisfacente, Weizsäcker procede con una revisione del concetto di tempo, al fine di ottenere un ordine unitario del pensiero della scienza naturale, che si basi appunto sulla coappartenenza di forma e tempo. Se è impossibile pensare la vita senza alcun riferimento al tempo, costituisce tuttavia una difficoltà «universale» il tentativo di localizzare un evento biologico sull’asse temporale obiettivo, dal momento che il tempo biologico non coincide col tempo storico: le diverse prestazioni biologiche non sono funzioni del tempo, ma piuttosto determinano il tempo a seconda della loro forma. Il ritmo biologico, che per Weizsäcker altro non è che il ritorno di una forma, funge da «scala di misura» per i tratti temporali: non è quindi possibile dedurre dall’evento biologico un tempo oggettivo universalmente valido, poiché il tempo biologico è sostanzialmente differente dalla forma omogeneamente continuistica del tempo fisico. Usando come paragone una partita a scacchi, Weizsäcker spiega il tempo in termini di indeterminismo pratico e metodologico: come una partita a scacchi si realizza solo a condizione che non si conosca la prossima mossa dell’avversario, così, in biologia, vi è una costante indeterminatezza del futuro, sotto cui la vita scorre. Tale indeterminatezza, però, non infrange il principio di legalità, nella misura in cui il tempo biologico è presente che getta un ponte sul tempo, collegando un prima a un dopo; in questo modo, lo sviluppo adempie una legge. 11 Le attività interateneo 12 Le attività interateneo Eventi • Università di Parma Università di Parma Prof. Fabrizio Amerini, Storia della filosofia medievale Seminario Seminari di Storia della Filosofia Medievale con Riccardo Fedriga (Università di Bologna), Antonio Petagine (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano), Massimiliano Lenzi (Università di Roma «La Sapienza»), Silvana Vecchio (Università di Ferrara) Parma, Dip.to A.L.E.F., 19 novembre-13 dicembre 2013 * * * Prof. Beatrice Centi, Storia della filosofia Convegno Internazionale Dal commentario al manuale: Insegnamento della filosofia in età moderna Parma, 8-9 maggio 2014 Convegno Categoriale ed extracategoriale, percezioni e concetti. Prospettive di analisi per ripensare il mind/body problem Parma, Chiostro del Plesso di via D’Azeglio, 21-22 maggio 2014 * * * Prof. Rita Messori, Estetica Convegno Internazionale Estetica, etica e sapere enciclopedico. Attualità di Diderot Milano-Parma, 10-11 ottobre 2013 13 Le attività interateneo Eventi • Università di Parma Giornata di studi Verdi: il comico e il grottesco Parma, Casa della musica, 14 novembre 2013 Conferenza Cuore di tenebra di J. Conrad tra metafora e simbolo Con Giampiero Moretti (Università di Napoli L’Orientale) Parma, Plesso di via D’Azeglio, 29 novembre 2013 Seminario Metafore del vivente tra Diderot e Bordeu con Annamaria Contini (Università di Modena e Reggio Emilia) Parma, Palazzo della Pilotta, 27 febbraio 2014 Seminario L’immagine-testo: tensioni dell’Ekphrasis romantica Con Serena Baiesi (Università di Bologna) e Diego Saglia (Università di Parma) Parma, Dip.to L.A.S.S, 20 marzo 2014 * * * Prof. Italo Testa, Storia della filosofia politica Convegno internazionale Schleiermacher e l'individualismo moderno Parma, Dip.to A.L.E.F., 27 settembre 2013 Tavola rotonda La filosofia di fronte alla crisi economica. A partire da John Dewey con Ferruccio Andolfi (direttore rivista «La società degli individui»), Rosa Maria Calcaterra (Università di Roma III), Armando Massarenti, responsabile del supplemento culturale «Il Sole 24 Ore») Parma, Casa editrice Diabasis, 3 ottobre 2013 14 Le attività interateneo Eventi • Università di Parma Convegno internazionale Individuazione e emancipazione. Filosofia sociale e diagnosi del presente. II seminario italo-francese di Teoria Critica Parma, Plesso D’Azeglio, 14-15 ottobre 2013 15 Le attività interateneo Eventi • Università di Modena e Reggio Emilia Università di Modena e Reggio Emilia Prof. Annalisa Coliva, Filosofia del Linguaggio, Epistemologia delle Scienze Umane Workshop Workshop on Epistemology. A Junior-Senior Debate Modena, Dip.to di Giurisprudenza, 11 dicembre 2013 Seminario Wittgenstein e Davidson su ragioni e cause con Paolo Tripodi (Università di Torino) Modena, Sant'Eufemia, 6 maggio 2014, Seminario Winch, scienze sociali e relativismo con Raffaele Durante (Università di Torino) Modena, Sant'Eufemia, 7 maggio 2014 Visiting Professor François Recanati (Institut Jean Nicod. CNRS Paris) May20, 2014. The semantic/pragmatic distinction I May 21, 2014. The semantic/pragmatic distinction II May 27, 2014. Mental Files I May 28 2014. Mental Files II Modena, Dip.to di Studi Linguistici e Culturali Workshop Workshop in Honor of François Recanati Modena, Dip.to di Studi Linguistici e Culturali, 23 maggio 2014 * * * 16 Le attività interateneo Eventi • Università di Modena e Reggio Emilia Prof. Annamaria Contini, Filosofia delle Arti e dei Processi Simbolici Corso a distanza Metafora, significato, referenza Con Visiting Professor Marco Panza (CNRS Paris. Institut d’Hist. et de philos. des sciences et des techniques, Univ. Paris 1 Panthéon-Sorbonne) Modena, marzo-maggio 2014 Seminari Interateneo Nelson Goodman, la realtà e i linguaggi Con Marco Panza (CNRS Paris. Institut d’Histoire et de Philosophie des Sciences et des Techniques), Marco Santambrogio (Università di Parma), Wolfgang Huemer (Università di Parma) Reggio Emilia, Palazzo Univ. Dossetti, 8 Aprile e 15 maggio 2014 * * * Prof. Gianfrancesco Zanetti, Filosofia del diritto Seminario di Teoria del diritto e Filosofia pratica - XVIII ciclo Donne e diritti: nuovi femminismi, nuove legislazioni Modena, Dip.to di Girusprudenza, 3 marzo- 9 maggio 2014 17 Le attività interateneo Eventi • Università di Ferrara Università di Ferrara Prof. Marco Bresadola, Storia della Scienza Seminario (in collaborazione con Silvana Vecchio) La scrittura filosofico-scientifica tra medioevo ed età moderna con Chiara Crisciani (Università di Pavia), Maria Teresa Monti (Università del Piemonte Orientale) Ferrara, Dip.to di Studi Umanistici, 10 aprile 2014 * * * Prof. Marcello D’Agostino, Logica e Filosofia della scienza Conferenza I paradossi dell’infinito: temi classici e prospettive attuali con Paolo Mancosu (Berkeley, CA, University of California) Ferrara, Dip.to di Studi Umanistici, 10 aprile 2014 * * * Prof. Andrea Gatti, Estetica Workshop AuthentiCity-Reproducibility. Philosophy and Architecture con Silvia Catitti (International Studies Institute, Firenze) Ferrara, Polo degli Adelardi, 29 novembre 2013 * * * 18 Le attività interateneo Eventi • Università di Ferrara Prof. Silvana Vecchio, Storia della filosofia medievale Conferenza La dimostrazione dell’immortalità dell’anima nei Soliloquia e nel De immortalitate animae di Agostino con Giovanni Catapano (Università di Padova) Ferrara, Dip.to di Studi Umanistici, 13 marzo 2014 Conferenza Tommaso d'Aquino e Sigieri di Brabante sull'anima come forma del corpo con Fabrizio Amerini (Università di Parma) Ferrara, Dip.to di Studi Umanistici, 8 maggio 2014 * * * Prof. Paola Zanardi, Storia della filosofia Convegno Corruzione. Storia, individuo, società Ferrara, Dip.to di Studi Umanistici e Biblioteca Ariostea, 28 febbraio-1° marzo 2014 Seminario Illuminismo e religione nei Dialoghi di David Hume. In occasione della nuova edizione italiana dei Dialoghi sulla religione naturale (a c. di G. Paganini, Milano, Rizzoli, 2013) Con Gianni Paganini (Università del Piemonte Orientale), Emilio Mazza (IULM-Milano), Luigi Turco (Università di Bologna), Andrea Gatti (Università di Ferrara), Cristina Paoletti (Università di Ferrara) Ferrara, Dip.to di Studi Umanistici, 9 aprile 2014 19 La ricerca interateneo 20 La ricerca interateneo Laureandi, dottorati, dottorandi Unipr Alfonsina Acito (Università di Parma) Mente, libertà e responsabilità nell’epoca delle neuroscienze Tutor: prof. Fiorenza Toccafondi Mossa dalla convinzione che il confronto filosofico con le Neuroscienze sia reso urgente non solo dalla popolarità di queste ultime, ma anche in virtù delle radicali conseguenze a livello sia concettuale che pratico delle scoperte e delle interpretazioni neuroscientifiche, conduco un lavoro di ricerca che si impegna ad affrontare e analizzare tematiche e questioni di interesse filosofico, etico e neuroscientifico. In esso è possibile rilevare due linee discorsive, l’una “storica”, l’altra “neuroetica”. In primo luogo sarà operata una ricostruzione storica che descriverà e analizzerà i passaggi concettuali e gli aspetti teorici che hanno condotto alla nascita delle moderne neuroscienze, a partire dal sorgere del mind body problem, fatto risalire all’affermarsi del dualismo cartesiano. Essa passerà attraverso i contributi offerti da Franz Joseph Gall (1758-1828), Alexander Bain (1818-1903), Pierre Broca (1824-80), David Ferrier (18431928), e proseguirà fino all’affermarsi della Neuropsicologia cognitiva degli anni ’60 del secolo scorso, e agli attuali progressi neuroscientifici, prestando particolare attenzione all’attualissima disputa, potremmo dire, tra neuroentusiasti e neuroscettici. Lo sviluppo storico tracciato, nel suo intrecciarsi con questioni filosofiche ed epistemologiche, servirà come punto di partenza per una valutazione delle implicazioni, in termini concettuali, del successo neuroscientifico, in particolare rispetto alle nozioni di libero arbitrio e responsabilità, e dei rischi connessi ad un abuso delle neuroscienze e ad una strumentalizzazione dei risultati sperimentali, nonchè, per contrasto, ad una sottovalutazione dei dati provenienti da tale ambito di ricerca. Saranno inoltre sollevati dubbi non irrilevanti rispetto alla possibilità di poter esaurire la comprensione e la spiegazione del dato mentale in analisi di carattere neuroscientifico; ed infine si procederà con una discussione rispetto la leicità e ai significati sottesi all’utilizzo delle tecniche di brain imaging nell’àmbito dei processi penali. 21 La ricerca interateneo Laureandi, dottorati, dottorandi Unipr L’idea di base è che la complessità della situazione, della quale non è attualmente possibile prevedere gli esiti, implichi una viva e costante attenzione, un’analisi profonda ed onesta, dei dati e casi specifici un’interpretazione logica e non fuorviante che sottolinei come in natura non siano i fatti a cambiare, ma le idee che rispetto ad essi vengono sviluppate, e le interpretazioni che vengono di volta in volta proposte. Al filosofo spetta l’obbligo di riconoscere la rilevanza delle nuove questioni che questa epoca scientifica solleva, senza trascurare la possibilità che l’affermarsi delle neuroscienze possa produrre uno slittamento dei tanto cari scenari tradizionali. 22 La ricerca interateneo Laureandi, dottorati, dottorandi Unipr Alessandro Bonanini (Università di Parma) Analisi e sviluppo della Teoria del Riferimento di Keith Donnellan Tutor: prof. Roberto Pinzani, prof. Andrea Bianchi In virtù di cosa un nome proprio si riferisce a qualcuno? Per un certo periodo i filosofi hanno creduto di aver trovato una risposta soddisfacente nella teoria “descrittivista” del riferimento. All’inizio questa teoria ebbe un grande successo; tuttavia, nei primi anni Settanta, vennero sollevate diverse critiche volte a dimostrarne l’inadeguatezza, perlomeno se l’idea era di utilizzarla per spiegare il modo in cui i nomi propri si riferiscono ai loro portatori. Un filosofo che non solo ha svolto un ruolo fondamentale in questa fase destruens, ma che ha anche dato un contributo positivo elaborando una proposta alternativa è certamente Keith Donnellan. In «Reference and Definite Descriptions» (1966) egli osserva che talvolta possiamo riferirci a qualcuno usando una descrizione definita anche se l’individuo in questione non la soddisfa in modo univoco. Per spiegare questo fenomeno egli introduce la nozione di «uso referenziale» di una descrizione. Ciò che differenzia questo uso da quello «attributivo» è che nel primo caso il parlante ha in mente un preciso individuo come soggetto del suo discorso e usa l’espressione per portarlo all’attenzione del suo interlocutore; nel secondo, invece, il parlante vuole dire qualcosa di generale sul mondo, ovvero di chiunque sia l’individuo che soddisfa univocamente il predicato che occorre nella descrizione. Secondo Donnellan il meccanismo che regola il funzionamento di una descrizione referenziale è lo stesso che regola il funzionamento di un nome proprio, ed è il seguente: usando un nome “N” nel proferimento “N é G” mi riferisco all’individuo I se e solo se ho in mente I ed è il mio avere-I-in-mente ciò che spiega il mio uso di “N” in “N è G”. Ma cosa deve darsi affinché io possa avere I in mente? Una possibile risposta è questa: ho I in mente quando intrattengo un pensiero singolare a proposito di I. Questo accade, secondo alcuni, quando percepisco (oppure ho percepito) I. È però evidente che utilizziamo i nomi non solo per riferirci a individui che abbiamo percepito. L’interrogativo segue quindi immediatamente: possiamo intrattenere un pensiero singolare a proposito di I senza averlo mai percepito? La questione è molto complessa, ancora 23 La ricerca interateneo Laureandi, dottorati, dottorandi Unipr oggetto di dibattito tra i filosofi e di vitale importanza per la teoria di Donnellan. Alcuni tendono ad equiparare la relazione percettiva ad altre relazioni di contatto epistemico più “tenui”. Secondo loro, per intrattenere un pensiero singolare a proposito di I è sufficiente che qualcuno mi parli di I, magari proprio utilizzando “N”. Ma è veramente lecita questa equiparazione? Certi argomenti sembrano metterla in discussione, e se questi dovessero rivelarsi decisivi, come può la teoria cercare di risolvere il problema? In Referential Mechanics (2014) Joseph Almog dice che quella di Donnellan è la teoria che più si avvicina al cuore dell’idea di riferimento diretto: vale quindi la pena approfondire la questione ed eventualmente apportare le dovute modifiche alla teoria. 24 La ricerca interateneo Laureandi, dottorati, dottorandi Unipr Maria Luisa Bonometti (Università di Parma) La categoria del sublime in Adorno Tutor: prof. Rita Messori «L’opera restò, come complesso, un torso che accanto alla Dialettica negativa e a un progettato libro di filosofia morale doveva, secondo la volontà di Adorno, “esporre ciò che ho da gettare sulla bilancia”» (Postilla edit. a Teoria Estetica, trad. it a cura di F. Desideri e G. Matteucci, Einaudi, Torino 2009, p. 493]. Teoria Estetica viene così definita da G. Adorno e R. Tiedemann, che ne curano l’edizione tedesca pubblicata postuma nel 1970; seconda parte di una mancata trilogia che avrebbe dovuto sistematizzare l’intero orizzonte del pensiero adorniano, comprendendo e armonizzando tra loro etica ed estetica in una costruzione che sembra rimandare alle tre Critiche kantiane. Nonostante tale progetto sia rimasto incompiuto, si possono tuttavia ricostruirne percorso e categorie fondanti proprio attraverso Teoria Estetica, nel suo continuo dialogo con i temi di Minima Moralia e Dialettica Negativa. Entro tale contesto si deve leggere la rielaborazione di Adorno del sublime kantiano, traslato dalla natura all’arte quale unica categoria estetica sopravvissuta al fallimento della cultura che l’Olocausto ha rappresentato. Si tratta tuttavia di una rielaborazione, per così dire, negativa: se nell’esperienza sublime il soggetto trascendentale kantiano, pur sopraffatto dall’incommensurabilità della natura, si scopre superiore a essa in quanto dotato di ragione, Adorno si concentra invece sullo sgomento, lo shock (Erschütterung) in cui esso sperimenta la propria dissoluzione. Attraverso la commozione – da non confondersi con il piacere – che il sublime suscita, l’io si rende conto della propria finitezza aprendosi al nonidentico e all’esperienza della natura prima, non reificata; ciò che costituisce il contenuto di verità dell’opera autentica. Di fronte all’attestazione della propria caducità, l’io si ritira davanti all’oggetto revocando la propria autoposizione: e in questo senso Adorno può affermare che l’esperienza sublime «è un successo contro il soggetto» (Teoria estetica, cit., p. 329). A partire dal valore “corporeo” dell'Erschütterung, ipotesi che guida la mia ricerca è la concezione del sublime, in Adorno, come un'esperienza estetica che esprime fisiologicamente la costellazione di elementi legata alla negazione determinata (impossibilità del rappresentabile, povertà di esperienza, 25 La ricerca interateneo Laureandi, dottorati, dottorandi Unipr impossibilità della totalità), permettendo di schiudere una via alla conoscenza autentica.Inoltre, il sublime descrive assai bene un’arte “sospesa” in funzione del suo contenuto di verità, apparenza che non si esaurisce in se stessa (ivi, p. 263). Nel mondo amministrato, «le opere in cui la configurazione estetica, sotto la pressione del contenuto di verità, trascende se stessa, occupano il posto a cui si riferiva un tempo il concetto del sublime» (ivi, p. 264). L’arte sperimenta ancora una volta il proprio dissidio interiore: il suo nucleo di verità esperisce se stesso come qualcosa di non rappresentabile sensibilmente; mentre il materiale di cui è creata si esperisce come inconciliabile con l’idea di unità dell’opera. Le opere d’arte divengono tali producendo un di più, “rubato” alla natura, di cui tuttavia non sono il teatro, poiché la loro forma non è più sufficiente alla sua descrizione; l’immagine, il visibile, si fa apparizione di ciò che non è visibile e materiale, ma che può essere detto e perciò ascoltato solo attraverso una visibilità. La frammentazione della forma, e parallelamente, l'ammutolire dell'opera verso il silenzio diventano le cifre attraverso cui il sublime, nell'arte, può aprire gli occhi dell'uomo e indirizzarlo verso la traccia del non-identico nel tempo della signoria dell'identità. 26 La ricerca interateneo Laureandi, dottorati, dottorandi Unipr Sandra Manzi-Manzi (Università di Parma) Individuo e relazione nella filosofia di Spinoza Tutor: prof. Italo Testa La filosofia di Baruch Spinoza è attualmente presente nel dibattito contemporaneo che coinvolge sia le scienze cosiddette «dure», sia quelle umane e sociali. La ragione di questo interesse non risiede soltanto nel monismo che costituisce la cifra concettuale della produzione intellettuale del filosofo, ma soprattutto negli aspetti non riduzionistici della corrispettiva teoria. L’unione mente-corpo stabilita nell’Etica sotto forma di «identità» ha reso Spinoza un punto di riferimento per la neurobiologia di A. Damasio e ha richiamato l’attenzione degli studiosi dei diversi campi disciplinari. Parte di questa attrazione è il frutto di un lungo lavoro di scavo degli interpreti, che si sono confrontati con i testi del filosofo olandese, operando un progressivo “svecchiamento” dell’immagine invalsa fino alla metà del secolo scorso, quella di una filosofia della sostanza statica e immota o di un razionalismo assoluto che non lascia spazio all’esperienza. Il dinamismo della Substantia sive Deus si è reso esplicito nell’analisi dei concetti ontologici e del lessico «minore» spinoziano in relazione ad uno sviluppo complessivo della conoscenza del pensiero del Seicento, esplorato nel suo tessuto connettivo e in larga parte determinato dagli esiti della coeva rivoluzione scientifica. Procedendo da queste acquisizioni, la nostra attività di ricerca mira a ricollocare le indagini sul concetto di «individuo» nella progressiva elaborazione della strumentazione logico-concettuale del filosofo, dai primi scritti all’ultima opera rimasta incompiuta. Affrontando la questione dell’individualità, la letteratura secondaria ha concentrato i suoi sforzi nel definire la natura corporea dell’individuum, la cui essenza è data da un rapporto costante di comunicazione di movimento. Quanto, invece, è stato lasciato a margine, è il secondo aspetto che l’individuum relazionale spinoziano, mai atomo, ma sempre composto e costitutivamente segnato dallo scambio con gli altri corpi, segnala, ossia quello dell’identità o unione psicofisica: «la Mente e il Corpo sono un solo e stesso Individuo, che si concepisce ora sotto l’attributo del Pensiero, ora sotto quello dell’Estensione» (Etica II, proposizione XXI, scolio; trad. it. di E. Giancotti). Ripensando le nozioni di individuo e di identità a partire dall’individuazione dell’«unica sostanza», lo scopo della nostra ricerca è 27 La ricerca interateneo Laureandi, dottorati, dottorandi Unipr mostrare il ruolo che la produttività, l’esperienza intellettiva, la pratica di vita svolgono nel tracciare la soluzione spinoziana al legame tra substantia e individuum. In particolare, l’essere umano, che non è come un imperium in imperio, acquisisce la sua specificità, nella formazione dall’infanzia all’età adulta, operando in un regime interconnesso di autonomia (o determinazione di sé) e dipendenza, sulla falsa riga della relazione di causalità che sussiste tra la sostanza e il suo modo. 28 La ricerca interateneo Laureandi, dottorati, dottorandi Unipr Valentina Rovatti (Università di Parma) L’enigma del corpo nell’antropologia filosofica di Plessner e Merleau-Ponty Tutor: prof. Vallori Rasini Il progetto di tesi intende mettere in luce il pensiero di due filosofi del Novecento, che, pur provenendo da ambienti culturali differenti e seguendo vie teoretiche dissimili, raggiungono numerosi punti di contatto, particolarmente significativi dal punto di vista dell’antropologia filosofica. Helmuth Plessner e Maurice Merleau-Ponty, nelle loro opere fondamentali – rispettivamente I gradi dell’organico e l’uomo. Introduzione all’antropologia filosofica e Fenomenologia della percezione – affrontano la «questione dell’uomo», la quale rivela tutta la propria urgenza in un mondo le cui caratteristiche fondamentali sono la plurivocità e l’insondabilità. Entrambi i filosofi fondano la loro riflessione sul presupposto teorico del rifiuto del dualismo cartesiano mente-corpo, che si accompagna non solo alla riscoperta del valore dei sensi e della percezione, ma a una vera e propria rivalutazione del ruolo della corporeità e della carnalità. Plessner propugna l’indifferenza psico-fisica dell’uomo e, indagando e approfondendo le nozioni basilari di “duplicità d’aspetto” e “realizzazione del limite”, perviene a una definizione dell’uomo quale ente eccentrico. Merleau-Ponty, focalizzandosi sull’esperienza percettiva del corpo proprio, mette in evidenza il fatto che la conoscenza del mondo naturale, del mondo scientifico e del mondo intersoggettivo è possibile solo sulla base di una corporeità vissuta, vale a dire di una soggettività incarnata in un corpo vivente. Entrambi gli autori sono consci di confrontarsi con un vincolante «problema morale», che consiste nell’onere di dover indicare cosa significa e come è possibile essere un uomo: l’antropologia filosofica delineata da Plessner e da Merleau-Ponty rimette al centro di ogni speculazione l’uomo, in quanto oggetto e soggetto della propria vita 29 La ricerca interateneo Laureandi, dottorati, dottorandi Unimore Sara Salati (Università di Parma) Il materialismo in Inghilterra tra Seicento e Settecento: il dibattito intorno alla natura dell’anima Tutor: prof. Stefano Caroti Il mio progetto di ricerca si propone di esaminare l’affermarsi di concezioni materialiste nell’Inghilterra di fine Seicento e inizio Settecento intorno alla natura dell’anima umana. La problematica relativa alla mortalità dell’anima sorge infatti come una declinazione particolare di quello che è lo sviluppo del materialismo inglese dell’epoca, e prende sostanzialmente le mosse dalle riflessioni lockiane intorno alla questione della materia pensante contenute nell’Essay Concerning Human Understanding. Le considerazioni di Locke hanno fornito un primo impulso ad una diatriba che si è poi sviluppata autonomamente e che, coinvolgendo diverse personalità dell’epoca, ha portato alla produzione di un diverso numero di scritti eterogenei quanto alla concezione della natura e del destino dell’anima. La natura eterogenea di queste opere scritte intorno alla cruciale questione dell’anima umana, vista la loro reciproca correlazione, si presta tuttavia ad un’analisi organica sulla quale il presente progetto intende concentrarsi. Partendo quindi da un esame preliminare del testo di Locke e della questione della thinking matter, intendo procedere ad una delineazione di quello che si configura essere il background filosofico soggiacente allo sviluppo delle discussioni relative alla natura dell’anima. A questo scopo particolare attenzione sarà posta anche alla riflessione di Hobbes, le cui convinzioni relative all’anima e alla natura della materia contenute nel Leviathan e nel De Corpore, forniscono un contributo essenziale all’opzione mortalista. Sarà inoltre presa in considerazione la particolare dottrina della materia attiva elaborata nelle Letters to Serena di Toland, nonché le relative riflessioni dell’autore circa l’essenziale materialità e mortalità dell’anima. Lo studio preliminare di questi autori consente di mettere in luce una concezione essenzialmente corporea e materiale dell’anima che ritroveremo, seppure diversamente declinata, negli scritti dei successivi sostenitori della teoria mortalista. Dopo una delineazione essenziale di quello che è il background filosofico dal quale si sviluppano le riflessioni intorno alla natura dell’anima, è quindi mio intento concentrarmi sui due principali esponenti della posizione mortalista: Henry Layton e William 30 La ricerca interateneo Laureandi, dottorati, dottorandi Unipr Coward. In particolare uno studio approfondito verrà dedicato alle opere di Coward, la cui produzione si configura come il collegamento con il successivo sviluppo dei dibattiti sull’anima, ed identificabile essenzialmente nella controversia nata tra Collins e Clarke a proposito della specificità e delle peculiarità di anima e materia. Il coinvolgimento in tale disputa di due personalità maggiori dell’epoca, come sono il freethinker Collins e il newtoniano Clarke, permette di evidenziare l’importanza che la questione dell’anima riveste nell’Inghilterra a cavallo tra Seicento e Settecento. Il relativo progetto di ricerca, essendo il corso di dottorato a cui afferisco iniziato a gennaio 2014, si trova ancora agli stadi iniziali. Il primo passo della ricerca consiste in una organica ed esauriente delineazione di quella che è la questione della materia pensante come emerge innanzitutto nell’Essay lockiano, al fine di mettere in luce la posizione di Locke riguardo alla natura della materia e dell’anima. A tale scopo, il mio studio è iniziato dalla lettura e dall’analisi dei passi fondamentali relativi a tale questione presenti nell’Essay Concerning Human Understanding, nonché della relativa bibliografia critica a riguardo. Ho già prodotto un’analisi ed un commento relativi a tale problematica. Sto ora prendendo in esame le critiche rivolte alle considerazioni lockiane in merito alla possibilità della thinking matter. Tali critiche sono essenzialmente individuabili nella corrispondenza tra Locke ed il vescovo di Worcester Stillingfleet, nonché nei Nouveaux Essais sur l’Entendement di Leibniz. Il passo successivo consisterà nel prendere in esame la concezione della materia di Hobbes e di Toland, al fine di terminare al più presto la delineazione dello sfondo da cui prende le mosse la diatriba sulla natura dell’anima, e concentrarmi così in modo specifico su quelle che sono le peculiarità del dibattito mortalista, punto centrale del presente progetto di ricerca. 31 La ricerca interateneo Laureandi, dottorati, dottorandi Unimore Federica Castelli (Università di Modena e Reggio Emilia) Corpi in rivolta. Una ricognizione filosofica su conflitto e politica Tutor: prof. Annamaria Contini Questo lavoro di ricerca vuole proporre un'analisi filosofica del nesso tra Politica e Conflitto, a partire dalla presa in esame delle esperienze politiche di rivolta, rivoluzione, mobilitazione e protesta, ponendo al centro il corpo e la differenza sessuale come strumenti interpretativi. Tale posizionamento conduce la riflessione a interrogare le soggettività incarnate, così come la relazione individuale e collettiva con lo spazio urbano, le esperienze nella folla – tra potenziamento e terrore ‒ e, soprattutto, le differenti relazioni tra i sessi che si dispongono nello spazio collettivo di conflitto. Particolare attenzione verrà data al nesso che lega donne, rivolta, potere e violenza. Attraverso una messa a tema delle “grandi narrazioni” sul corpo, la violenza e il femminile, che costituiscono l'autorappresentazione del Potere all'interno della tradizione politica occidentale, questa ricerca adotta una prospettiva genealogica e decostruttiva, guardando al contempo a discorsi e rappresentazioni alternative, fuori dall'orizzonte del simbolico politico tradizionale. Si discuteranno posizioni e letture differenti dell'esperienza di rivolta e del processo rivoluzionario, alla ricerca di categorie utili a distinguerle concettualmente: tra queste, la categoria mezzi/fini, il rapporto con il tempo, il nesso tra libertà e violenza. Infine, strumento fondamentale di interpretazione e riflessione sarà le differenti posizioni femministe sulla violenza, sul conflitto e sulla logica rivoluzionaria contrapposta al gesto di rivolta. 32 La ricerca interateneo Laureandi, dottorati, dottorandi Unimore Alessio Cazzaniga (Università di Modena-Reggio Emilia) Modernità, Scienza e Impero: strategie di produzione del sapere scientifico sul Nuovo mondo nella Spagna dei Secoli d'oro Tutor: prof. Marco Cipolloni Partendo dall'analisi della situazione politica e scientifico-culturale della Spagna cinquecentesca e dell'impatto avuto su di essa dalla scoperta del Nuovo mondo, il lavoro presenta il quadro nel quale la novità della scoperta irrompe con la sua carica destabilizzante, portando con sé il bisogno di una ridefinizione degli schemi interpretativi della realtà. La crisi del principio di autorità, che serpeggiava nell'Europa del Cinquecento in ambito culturale, politico e religioso, nel panorama spagnolo successivo alla scoperta partecipa in modo decisivo alla vivificazione delle strategie conoscitive che si applicano alle cosas del Nuovo mondo. Nascono così in Spagna istituzioni incaricate dalla Corona di produrre la conoscenza sul Nuovo mondo. In questa situazione i percorsi di produzione del sapere vengono modificati radicalmente. Cambiano prima di tutto i soggetti coinvolti, che non sono più gli studiosi di stampo medievale ma capitani d'impresa, esploratori e funzionari della Corona; cambia anche il quadro gnoseologico sotteso a tale produzione, con un'evidente perdita di importanza del ruolo delle fonti classiche in favore dei risultati e delle verifiche dell'esperienza, valorizzata come indispensabile all'interno del processo conoscitivo. Il processo di istituzionalizzazione della conoscenza scientifica sul Nuovo mondo, portato avanti principalmente con il fine pratico di un migliore sfruttamento delle risorse americane, viene stimolato, controllato e finanziato dalla Corona e si configura in questo modo un intreccio di esigenze e interessi politici, scientifico-tecnologici e commerciali che disegna il percorso iniziale della Modernità. Un'analisi comparativa delle due maggiori Historias naturales cinquecentesche, scritte da Gonzalo Fernandez de Oviedo e da José de Acosta, consente di far emergere l'apporto del discorso spagnolo sulla natura americana nel processo di ridefinizione del rapporto tra esperienza, uso delle fonti classiche, ragione e immaginazione nel processo di acquisizione, formalizzazione e condivisione della conoscenza. 33 La ricerca interateneo Laureandi, dottorati, dottorandi Unife Nicola Alessandrini (Università di Ferrara) Il chiasma utopico. Naturalizzazione dell’uomo e umanizzazione della natura in Ernst Bloch Tutor: prof. Giuliano Sansonetti Il presente studio su Ernst Bloch è interamente dedicato al celebre chiasma della «naturalizzazione dell’uomo, umanizzazione della natura» che è stato formulato per la prima volta dal giovane Marx. Eppure è nella filosofia della speranza che tale espressione trova il suo più fertile terreno di coltura. Seguendo la fascinazione blochiana verso il chiasma marxiano, il presente lavoro si propone il triplice intento di 1) ripercorrere la storia filosofica del chiasma, fino alle sue origini aristoteliche. Un itinerario carsico che, nelle intermittenze storiche, ha reso possibile la dialettica uomo-natura finalmente sintetizzata dal giovane Marx. Per evidenziare le connessioni filosofiche, si procederà a ritroso, partendo dal chiasma stesso e scoprendone le più immediate anticipazioni, prima nella filosofia contemporanea, poi in quella moderna, rinascimentale, medievale e antica. 2) Passare in rassegna le molteplici accezioni in cui compare il chiasma nelle opere blochiane per evidenziarne la stratificazione e le sue possibili declinazioni. Sono stati individuati dodici significati fondamentali, tra loro intrecciati ma tutti dotati di una propria fisionomia: ontologico, gnoseologico, lavorativo, materialistico storico-dialettico, storico-filosofico, etico, teologico, ecologistico e geografico, artistico-pittorico, artisticomusicale, giuridico, linguistico. Fermo restando che le sfumature del discorso blochiano permetterebbero di individuare altre accezioni, quelle citate sono state selezionate in base alla ricchezza dei riferimenti bibliografici che ne confermano la ricorrenza e l’importanza nella produzione del filosofo. 3) Esaminare la funzione del chiasma nell’impianto iconoclastico dell’utopia concreta, evidenziando la posizione cardine che la «naturalizzazione dell’uomo e umanizzazione della natura» riveste nel «sistema aperto» di Bloch. A differenza delle utopie classiche che descrivono dettagliatamente il futuro, quella di Bloch nasce, piuttosto, come negazione di un presente alienato e come attenzione a tracce, indizi e frammenti di una speranza che preme nel reale per trasformarlo. In questa cornice iconoclastica, in cui il futuro non può essere prescritto, il chiasma marxiano offre a Bloch parole che violano il limite del dicibile, prefigurando la meta utopica. Nella «naturalizzazione dell’umo, umanizzazione della natura» Bloch individua il cuore pulsante della speranza e le parole ultime dell’utopia. 34 La ricerca interateneo Laureandi, dottorati, dottorandi Unife Salvatore Finistrella (Università di Ferrara) Natura e peccato nel pensiero medievale fra XII e XIII secolo Tutor: prof. Silvana Vecchio L’indagine prevede una ricostruzione della tradizione di pensiero, che nel corso del XIII secolo si consolida nella nozione di peccatum in naturalibus, presente nella speculazione tomista. Seguendo la linea diacronica della ricezione latina del Corpus Aristotelicum e degli esegeti orientali, si intende spiegare in che modo la nozione morale di peccatum venga estesa anche alle res naturales et artificiales dai maestri che precedono Tommaso; si tenterà, pertanto, di individuare, analizzare e comparare un insieme di testi, soprattutto commentari alle opere naturalistiche di Aristotele, che si riterranno formativi del retroterra epistemologico, sul quale si innesta il contributo dell’Aquinate. Le più antiche traduzioni della Fisica di Aristotele, circolanti a partire dalla seconda metà del XII secolo, veicolano per la prima volta l’uso del termine peccatum anche in rebus naturalibus et artificialibus (Phys.II,8); intorno agli anni trenta del XIII secolo, l’expositio di Averroè, presenta un’inedita interpretazione delle anomalie naturali, come peccata naturae. Ruggero Bacone e Alberto Magno sembrano i primi maestri latini ad accogliere in ambito fisico le novità semantiche di un lessico tipicamente morale, ma è Tommaso che, nel corso di tutta la sua produzione, perfeziona un criterio ermeneutico che gli permette di spiegare ogni “deviazione dalla norma”, naturale e non, come una forma di peccatum: tanto più l’inclinazione dell’atto singolare si discosta dalla perfezione di specie, tanto maggiore si rivela la portata disordinata di ogni tipologia di azione. Il teologo riesce in questo modo, non solo a dare ragione dell’ampia casistica degli atti umani, ma anche di alcuni “errori” dell’arte o di natura, come i paralogismi, i parti mostruosi, le deformità, e persino la differenziazione sessuale del feto maschile-femminile. 35 La ricerca interateneo Laureandi, dottorati, dottorandi Unife Daniele Oppo (Università di Ferrara) Un nuovo giornalismo scientifico per una diversa comunicazione della scienza Tutor: prof. Marco Bresadola L'obiettivo della ricerca è quello di identificare quali siano le competenze ulteriori che la nuova figura professionale del giornalista/comunicatore scientifico deve avere per produrre un'informazione di qualità, non fungibile, capace di muoversi in un contesto sociale sempre più esigente e nel quale riesca ad essere identificato facilmente come fonte affidabile per la comunicazione del, interazione nel, e partecipazione al, sapere scientifico. Il primo anno è dedicato alla ricerca bibliografica e di altro materiale utile per affrontare i temi della ricerca. In particolare, ci si rivolgerà alla questione dell'open data e dell'utilizzo dei social media nella comunicazione scientifica. A tal riguardo verrà sviluppato un modello di corso di fomazione online sul tema dell'utilizzo dei social media per il giornalismo scientifico, nell'ambito delle attività del Master in Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza dell'Università di Ferrara. Questo modello costituirà un primo aspetto applicativo della ricerca e quindi darà concretezza all'obiettivo generale di individuare nuove forme di giornalismo scientifico che rispondano alle mutate esigenze e modalità della comunicazione odierna 36 La ricerca interateneo Laureandi, dottorati, dottorandi Unife Caterina Simoncello (Università di Ferrara) Michel Henry, per una filosofia della vita Tutor: prof. Giuliano Sansonetti Il progetto di ricerca della dottoranda Caterina Simoncello ha preso forma nell’ultimo anno del suo percorso di filosofia specialistica nel quale si è imbattuta in uno dei più importanti filosofi francesi della seconda metà del Novecento, Michel Henry, al quale ha dedicato la sua tesi dal titolo Michel Henry, per una filosofia del Cristianesimo. L’obiettivo principale dal quale è partito il suo progetto è stato quindi quello di approfondire la propria tesi, cercando di indagare all’interno di un pensiero ad oggi ancora non del tutto svelato. Filosofo appartenente alla corrente della fenomenologia francese contemporanea, Henry si confronta fin da subito con coloro che saranno sempre i suoi diretti interlocutori: Descartes, Heidegger, Husserl, Meister Eckhart per citarne alcuni. Se è però dalla corrente fenomenologica che Henry inizia il suo cammino non è certo per abbracciarla in tutto e per tutto, ma, al contrario, per rovesciarne i presupposti e le stesse fondamenta. Ciò a cui infatti si assiste studiando la filosofia di Henry è un vero e proprio rovesciamento: egli fonda la trascendenza sull’immanenza, la sensibilità sull’affettività, il visibile sull’invisibile. Immanenza, affettività ed invisibile sono infatti i tratti caratteristici del fulcro centrale intorno al quale ruota e si sviluppa tutto il pensiero di Henry, la vita. Concepire la Vita come ipseità e parusia, come passività ed affettività e fondare su di essa una nuova fenomenologia significa porsi in ascolto di una sfera del conoscere finora rimasta inascoltata, un conoscere immediato, non intenzionale, un “abbraccio patico” che non può partire se non da un indagine sulla soggettività e su ciò in cui essa dimora: il nostro corpo soggettivo. È da Maine De Biran che Henry prende il concetto di corpo soggettivo ed è dalla concezione del tutto innovativa di tale corpo che questa ricerca parte per indagarne i risvolti non solo filosofici ma anche etici e religiosi. Strettamente legata a tale tematica appare infatti la questione delle nostre azioni: quale spazio e quale libertà possono avere se esse dimorano e nascono in una carne che è un sapere immediato che mai si distanzia da sé e che mai esce da se stesso? Possiamo in questo caso parlare di libertà nell’uomo e nelle sue azioni? Sono questi gli interrogativi 37 La ricerca interateneo Laureandi, dottorati, dottorandi Unife che devono essere posti, i nodi che devono essere sciolti se si vuole scandagliare fino in fondo il pensiero della vita come immanenza ed affettività. Non è infatti un corpo biologico ciò di cui si sta parlando, ma di un corps che è un je; indagare questo corpo soggettivo significa porsi dinanzi ad un nuovo concetto di azione, ad una particolare concezione di libertà e, di conseguenza, ad un’etica che compare come un’etica della vita. Etica che per Henry significa cultura, movimento stesso della vita che si sviluppa nell’estetica, nella morale e nella religione, sfere ormai da tempo bistrattate a scapito di un atteggiamento scientista e logicomatematico imperante ai nostri giorni. Riafferrare queste sfere dove la vita si compie e nelle quali mai smette di autogenerarsi significa riappropriarsi di se stessi e riconoscere in noi quella stessa vita, significa volgersi all’invisibile nel quale è assente ogni distanza fenomenologica e dove tutto è pathos ed immanenza, per ritrovare in noi stessi quel logos di cui ci parla il Vangelo di Giovanni ed arrivare così in quello stesso punto da dove era partita l’indagine, per testimoniare ancora una volta l’assoluta coerenza di un pensiero sempre presente a se stesso come quello di Michel Henry. 38
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