UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI FACOLTA’ DI ARCHITETTURA Corso di Laurea magistrale in Architettura_LM4 a.a. 2013-2014 Laboratorio integrato di Rilievo e Restauro Modulo Restauro LA FASE CONOSCITIVA PRELIMINARE AL PROGETTO DI RESTAURO mod. A_prof. arch. Caterina Giannattasio Il concetto di monumento Concetto di monumento nel corso del tempo 1. Oggetto ‘estetico’, monumento in quanto ‘opera d’arte’, capolavoro. 2. Anche l’oggetto dotato di valori storici presenti nelle antiche espressioni edilizie. 3. Bene culturale, inteso come semplice ‘testimonianza materiale’ avente valore di civiltà. Napoli - Il perimetro del P.R.G. del 1972 e dell’ultima variante Le Carte del Restauro (1964-1987) La Carta di Venezia (1964) “La nozione di monumento storico comprende tanto la creazione architettonica isolata quanto l’ambiente urbano e paesistico che costituisce la testimonianza di una civiltà particolare, di un’evoluzione significativa o di un avvenimento storico. Questa nozione si applica non solo alle grandi opere, ma anche alle opere modeste che, con il tempo, abbiano acquistato un significato culturale” (Art. 1). Si segna definitivamente il passaggio dall’idea di monumento isolato a quella di insieme ambientale. Carta europea del patrimonio architettonico e Dichiarazione di Amsterdam_1975 Si puntualizza che “la conservazione del patrimonio architettonico dipende largamente dalla sua integrazione nel quadro della vita dei cittadini e dal suo ruolo nella pianificazione urbanistica e territoriale”. 1. “Il patrimonio architettonico europeo non è formato solo dai monumenti più importanti ma anche dagli insiemi che costituiscono le nostre antiche città e i nostri tradizionali villaggi nel loro ambiente naturale o costruito”. 2. Il patrimonio è “memoria degli uomini contemporanei e deve essere trasmesso alle generazioni future nella sua autentica ricchezza e nella sua diversità”. 3. “Il patrimonio architettonico è un capitale spirituale culturale economico e sociale di insostituibile valore”. Carta di Washington per la salvaguardia delle città storiche_1987 Valori di una città storica da preservare, in quanto segni delle “civiltà tradizionali”: - trama viaria - relazioni tra i vari spazi - forme e aspetto (sia interno che esterno) degli edifici - rapporti tra costruito e ambiente circostante Il tessuto edilizio diffuso Iglesias Orani Alghero Arbus Porto Torres Carloforte San Gregorio Porto Torres Ingurtosu Golfo Aranci Stintino Santa Cristina Ingurtosu Muros Stintino Il concetto di tutela Il concetto di tutela La nuova idea di monumento ha ampliato considerevolmente il concetto di tutela, prima rivolto esclusivamente alle emergenze architettoniche, estendendolo anche ai contesti urbani e ai nuclei storici, e dunque rivedendo i “monumenti”, non solo per i propri valori intrinseci, bensì come nodi di ancoraggio culturale e identitario all’interno di contesti più ampi, di cui assumono un notevole significato tutte le persistenze, incluse le trame e le tracce storiche (percorsi, recinzioni, etc.). A tale ampliamento, però, molto spesso, non è corrisposta un’evoluzione delle prassi e dei mezzi necessari a garantire l’effettiva conservazione del patrimonio edilizio, soprattutto quello cosiddetto ‘minore’, il più vulnerabile al processo di deterioramento, non solo per la scarsità di risorse finanziarie, ma, a monte, per mancanza di identificazione. La conoscenza per la tutela del patrimonio edilizio esistente In tale ottica si ritiene indispensabile la sistematica e profonda analisi dello stato dei luoghi, coadiuvata dalla caratterizzazione tecnologica e cronologica delle strutture, propedeutica al riconoscimento dei significati storico-culturali dell’architettura tradizionale, e dunque alla definizione di idonee metodiche di conservazione. L’obiettivo di un simile approccio conoscitivo è quello di ridurre considerevolmente la percentuale delle stratificazioni sacrificate per difetto di identificazione e di garantirne la conservazione attraverso idonei strumenti di tutela. Villamar, centro storico. Strutture allo stato di rudere. La conoscenza diretta e indiretta del patrimonio edilizio storico alla scala urbana e architettonica Indice 1 - La conoscenza diretta e indiretta del patrimonio edilizio storico alla scala urbana e architettonica a) b) c) La conoscenza diretta La conoscenza indiretta Analisi stratigrafica e cronologia delle strutture. Criteri per la datazione delle tessiture murarie 2 - Esempi a) Evoluzione del tessuto edilizio e analisi del costruito del centro storico di Villamassargia b) L’analisi edilizia del centro storico di Muros c) L’analisi delle tipologie murarie e la definizione cronologica delle strutture dell’ex Caserma Sacchi in Falciano di Caserta d) Le torri di difesa costiera della Sardegna. Tecniche costruttive murarie La conoscenza diretta Il censimento del patrimonio edilizio Il censimento dell’abitato va condotto con l’esame sincronico degli edifici per forma - tipologie edilizie, scale, composizione di facciate, linguaggio decorativo, disegno di singoli elementi architettonici, quali portali, ornie di balconi e finestre, serramenti, roste, elementi ornamentali - e per materia, registrando i materiali utilizzati e le tecniche costruttive riferite a coperture, volte e solai, scale, strutture verticali, finiture, infissi , nonché evidenziando il degrado materico e strutturale, oltre che le alterazioni indotte da utilizzazioni incompatibili. Elaborati grafici - Numero di piani - Sistema di coperture - Analisi dei materiali - Condizioni igienico-sanitarie - Condizioni statiche delle strutture - Analisi delle tipologie murarie - Stato di conservazione degli intonaci La conoscenza indiretta Ricerca storica Ricerca bibliografica Ricerca archivistica Ricerca iconografica (documentazione grafica retrospettiva) Lettura e trascrizione di lapidi, epigrafi, stemmi e graffiti Grafici di raffronto tra la documentazione retrospettiva (vecchi rilievi, vedute, disegni antichi, catasti, etc.) e il rilevamento dello stato attuale Ipotesi grafiche restitutive Lettura storico-critica Ricerca bibliografica - Ricerca archivistica Archivi statali Archivio centrale dello Stato Archivi di Stato Archivi degli organi centrali (Senato, Camera, Ministero della Difesa e degli Affari esteri) Archivi degli organi periferici (Soprintendenze) Archivi notarili Ufficio Tecnico Erariale Gabinetti di disegni e stampe Archivi di musei e biblioteche Ricerca bibliografica - Ricerca archivistica Archivi di enti pubblici Archivi delle Regioni Archivi delle Province Archivi storici comunali Archivi di enti e istituti a gestione autonoma (IACP) Archivi di ordini professionali Archivi di accademie, istituti culturali, fondazioni Archivi di istituti bancari assicurativi e previdenziali Archivi privati Archivi gentilizi Archivi di professionisti Archivi di imprese di costruzione Ricerca bibliografica - Ricerca archivistica Archivi ecclesiastici pubblici Archivio pontificio vaticano Archivi diocesani Archivi parrocchiali Archivi ecclesiastici privati Archivi Archivi Archivi Archivi Archivi di capitoli cattedrali o collegiali di ordini religiosi di confraternite religiose di opere pie di istituti di assistenza e di beneficenza La cartografia storica Con specifico riferimento alla Sardegna, la cartografia storica, soprattutto per le località di esigue dimensioni, non è abbondante, e consente di datare l’impianto di una fabbrica a non prima degli anni quaranta dell’Ottocento. In questo periodo, infatti, fu redatta una mappa geodetica ad opera di Carlo De Candia, «al quale il governo aveva affidato il compito di definire su carta, con valore quindi probatorio, i limiti territoriali dei singoli villaggi, fino ad allora stabiliti nella tradizione orale della toponomastica dei luoghi». Tale documento, di notevole pregio, non distingue, però, le aree costruite da quelle libere, bensì evidenzia esclusivamente il sistema viario, e quindi gli isolati. Ciò impone, di conseguenza, al fine di giungere a datazioni più certe e precise, il supporto di valutazioni da effettuare in situ, le quali possono anche consentire di arrivare a retrodatare le fabbriche. Infatti, l’apprezzamento degli elementi formali, se opportunamente integrato da altri dati, può offrire preziose indicazioni. La cartografia storica Oltre alla mappa del De Candia, con riferimento ai casi in questione di notevole utilità sono risultati i catasti ottocenteschi. Il più antico documento è rappresentato dalla prima catastale d’impianto, redatta conseguentemente all’emanazione della legge n. 1192, del 15 aprile 1851, ove sono indicate le singole particelle accuratamente numerate. Le catastali sono solitamente corredate da un registro, il cosiddetto Sommarione, strumento di grande efficacia ai fini della conoscenza del patrimonio edilizio tradizionale diffuso, poiché, con riferimento a ciascuna particella immobiliare, indica il nome del proprietario - utile per ulteriori approfondimenti archivistici - e l’eventuale presenza di corpi edilizi, di orti, giardini, etc. Va evidenziato che le planimetrie catastali, nonostante siano state redatte in pieno Ottocento, mostrano spesso notevoli inesattezze, derivanti dal fatto che gli operatori incaricati di redigere i nuovi elaborati non facevano altro che aggiornare quelli precedenti, utilizzando la stessa base cartografica, in particolare rifacendosi ai lotti riportati nelle tavolette del De Candia, ed effettuando rilievi non geometrici, bensì a vista. La ricostruzione delle piante storiche Il percorso ricognitivo consiste nelle seguenti fasi: 1. interpretazione della documentazione, attraverso la sovrapposizione della pianta catastale attuale con le carte storiche a disposizione; 2. elaborazione di carte restitutive riferite a XIX e XX secolo; 3. ricostruzione cronologica del sistema viario nel XIX e XX secolo. Evoluzione del tessuto edilizio e analisi del costruito del centro storico di Villamassargia Stato Attuale dei luoghi Analisi cartografica De Candia - 1845 Inizi XX sec. Primo impianto - 1870 ca. 1950 ca. Ricostruzione cartografica Cessato Catasto Terreni, Mappa De Candia, Comune di Villamassargia, 1845, part. I contorni rossi indicano la perimetrazione degli isolati. I contorni neri evidenziano i percorsi stradali originari posti in corrispondenza di aree al 1845 non ancora lottizzate. Villamassargia. Restituzione planimetrica dello stato dei luoghi al 1845. Ricostruzione cartografica Cessato Catasto Terreni, Mappa abitato, Comune di Villamassargia, s.d. ( ma 1870 ca.), part. Villamassargia. Restituzione planimetrica dello stato dei luoghi al 1870 ca. Ricostruzione cartografica Comune di Villamassargia, planimetria catastale, 1950 ca. Con le linee rosse sono indicate le suddivisioni catastali presenti nella planimetria originale, attualmente non più esistenti. Villamassargia. Restituzione planimetrica dello stato dei luoghi al 1950. Ricostruzione della cartografia storica De Candia - 1845 Inizi XX sec. Primo impianto - 1870 ca. 1950 ca. Pianta cronologica riassuntiva Strutture edilizie Ante XX sec. 1900-1950 1950-2007 Pianta cronologica riassuntiva Sistema viario Ante 1845 1845-1870 1870-1950 Post 1950 Analisi dello stato attuale Rilievo Fotografico Prospetto Particolari costruttivi Elementi costruttivi Analisi dello stato attuale 1 2 3 Analisi planuvolumetrica Ladiri Intonaco Nuova edificazione Pietra Ladiri+pietra Non rilevabile Materiali costruttivi Gravità Gravità Gravità Gravità 0 1 2 3 Condizioni statiche Gravità 0 Gravità 1 Gravità 2 Gravità 3 Mancanza totale Faccia a vista Rivestimento Stato di conservazione degli intonaci Analisi delle murature Confronto tipologicodimensionale basamenti in materiale lapideo Analisi delle murature Confronto tipologico-dimensionale strutture murarie in ladiri Scheda di censimento delle murature Analisi delle murature Rilievo dei campioni murari Villamassargia. Via Mazzini, 18. Muratura in terra cruda. Analisi delle murature Rilievo dei campioni murari Muratura in terra cruda. Analisi delle murature Rilievo dei campioni murari Muratura in pietre irregolari sbozzate. Rilievo di un edificio Rilievo architettonico Rilievo materico Rilievo del degrado Analisi stratigrafica degli elevati Tipologie Murarie Unità Stratigrafiche Fasi costruttive USM (US muraria) USR (US di rivestimento) USN (US negativa o di taglio) Indiretti Diretti Si lega a Fase 3 Si appoggia a / copre Taglia / rompe Fase 2 Fase 1 L’analisi edilizia del centro storico di Muros Il centro storico Contraddistinto da un costruito organico e compatto, ricco di significati intrinseci e di secolari stratificazioni, realizzato in una perfetta concordanza di volumi e materiali con il paesaggio, il quale è riuscito a conservare il proprio carattere tradizionale. Ciò, nonostante le incontrollate manomissioni provocate da: - inopportuni incrementi di superfici e volumi; - sostituzioni edilizie, specialmente in presenza dei rari episodi superstiti di architettura rurale, non più rispondenti alle attuali esigenze funzionali; - costruzione di quartieri di nuova espansione, del tutto estranei all’antico agglomerato urbano, che accentuano, peraltro, un inorganico rapporto tra pieni e vuoti. Il costruito storico Caratterizzato da un tessuto edilizio ascrivibile al tardo medioevo - come testimonia la conformazione planimetrica degli isolati - con stratificazioni più tarde, databili al periodo compreso tra il XVI e il XIX secolo. Si tratta di episodi di alto valore culturale, tale da imporre la definizione di idonee misure di tutela. Ciò soprattutto in presenza di esempi di edilizia ‘minore’, solitamente i più vulnerabili al processo di deterioramento per mancanza di riconoscimento dei loro valori intrinseci. Il percorso metodologico 1. Indagine bibliografica, cartografica, archivistica, toponomastica 2. Censimento del patrimonio edilizio 3. Visione degli strumenti urbanistici vigenti 4. Proposte operative 1. La ricerca archivistica L’indagine archivistica ha dimostrato, ancora una volta, le sue potenzialità ai fini della conoscenza, essendo in grado di concorrere efficacemente all’illustrazione della storia della coralità edilizia in qualsiasi ambito geografico. Piante storiche ottocentesche Carta geodetica elaborata da Carlo De Candia (1843), «al quale il governo aveva affidato il compito di definire su carta, con valore quindi probatorio, i limiti territoriali dei singoli villaggi, fino ad allora stabiliti nella tradizione orale della toponomastica dei luoghi». Prima catastale d’impianto / Sommarione, ove sono indicati, con riferimento a ciascuna particella, i nomi dei proprietari e la consistenza dei beni, basati su rilievi a vista e non geometrici, distinguendo gli spazi liberi («vigneto», «pascolo», «aratorio», «oliveto», «improduttivo», «orto») dagli spazi edificati («casa», «casa rurale», «civile») al fine di conteggiare la tariffa d’estimo secondo quanto stabilito dalla Direzione del Censimento prediale. Grafico di aggiornamento della catastale, del 1885, dove sono evidenziate le particelle collocate in aree di nuova espansione, ovvero posteriori al 1852. La cartografia storica 1. 2. 3. 1. ASS, Cessato Catasto Terreni, Mappa de Candia, Comune di Muros, Tavoletta 4, 28 dicembre 1843, part. 2. ASS, Cessato Catasto Terreni, Comune di Muros, Mappa Abitato, Frazione G, s.d. (ma 1852 circa). 3. ASS, Cessato Catasto Terreni, Comune di Muros, Mappa Abitato, Frazione G, 1885. La cronologia delle strutture L’ipotesi cronologica avanzata è coerente con le vicende che hanno investito la cittadina: risalente all’epoca dei Giudicati; sotto il dominio aragonese dal XIV sec.; sotto il marchesato dei Martinez di Monte Muros a partire dalla metà del Seicento. Cronologia su base cartografica ● Ante 1843 ● 1843-1852 ● 1852-1885 ● Fine XIX - Inizi XX sec. ● XX sec. e sostituzioni edilizie Investigazione veste architettonica Puntualizzazioni cronologiche più remote, riferite al XVI-XVII secolo. Definizione cronologica delle strutture Il planovolumetrico Tipologie edilizie A. Cellule abitative, ad uso residenziale, con uno o due piani in elevazione, coperte con falde semplici o doppie, e contraddistinte, di regola, da un disegno di facciata semplice ed essenziale che realizza un’autonoma identità figurale. B. Piccoli corpi con diversa funzione (cantine, locali ad uso agricolo, depositi, questi ultimi spesso trasformati in garage), costituite dal solo pianterreno, solitamente con tetto ad una falda, eseguite con tecniche costruttive tradizionali peculiari del luogo. Destinazioni d’uso e numero di piani Il censimento dell’abitato Il censimento dell’abitato è stato condotto con l’esame sincronico degli immobili: per forma (tipologie edilizie, scale, composizione di facciate, linguaggio decorativo, disegno di singoli elementi architettonici, quali portali, ornie di balconi e finestre, serramenti, roste, elementi ornamentali); per materia (materiali e tecniche costruttive adoperate per l’esecuzione di murature, volte, solai, coperture, scale, oltre che di elementi di finitura). Si sono poi effettuate: mappatura del degrado (distinguendo il deterioramento fisiologico dalle alterazioni indotte da utilizzazioni incompatibili); catalogazione dei dati in schede riferite a ogni immobile, secondo il modello A-ICCD. Il patrimonio edilizio (XVI-XVII sec.) Le strutture edilizie più antiche sembrano quelle in: ● via Cesare Battisti 4, dove il disegno delle cornici in pietra delle finestre al primo piano richiama modelli algheresi del XVI-XVII secolo. ● via Cavour 2, marcato da spessori murari consistenti, oltre che da un portale a tutto sesto e dal cantonale ad angolo con via Roma, entrambi in bugnato. La lettura della conformazione planimetrica dell’area, ed in particolare l’assenza di un sagrato antistante la chiesa,fa supporre che essa sia anteriore all’ampliamento della stessa, avviato tra la fine del XVI e gli inizi del XVII secolo. Il patrimonio edilizio (XVIII-XIX sec.) Numerosi, invece, sono gli episodi edilizi caratterizzati da un apparato decorativo di gusto setteottocentesco, spesso di fondazione riferibile ai primi del Novecento, con esiti formali di una certa qualità, tramite l’uso di un linguaggio essenziale, ma raffinato, che definisce un apparato scultoreo in pietra caratterizzante paraste, cantonali, cornici di balconi e finestre, portali, fasce marcapiano, trabeazioni. Significativi in tal senso sono i corpi in via Roma1, via Brigata Sassari 13, via Brigata Sassari 38 e via Mannu 5. In particolare, gli ultimi due casi mostrano, in facciata, segni di un precedente assetto, nel primo evidenziato dai resti della fascia marcapiano e della trabeazione appartenenti all’attiguo edificio, oggi non più esistente, nel secondo dall’evidente aggiunta di un piano, di recente fattura, attestata dall’interruzione dei cantonali e dalla posizione dell’originaria trabeazione. Il patrimonio edilizio (XVIII-XIX sec.) via Roma 1 I via Brigata Sassari 13 I via Brigata Sassari 38 I via Mannu, 5 Il patrimonio edilizio_XX sec. Riconducibili con certezza al XX secolo sono alcune costruzioni non risultanti nelle piante storiche di fine Ottocento, le quali testimoniano un apprezzabile impegno verso la ricerca formale, con risultati di indubbio significato culturale, tra cui quelle in: ● via E. d’Arborea 8, dove, coerentemente con la maniera eclettica che contraddistingue l’epoca, viene adoperato un linguaggio liberty. ● via Cesare Battisti 20, segnata da un apparato decorativo riproponente stilemi settecenteschi, impiegati in corrispondenza delle cornici delle finestre e delle sottostanti specchiature a rombi, della trabeazione a dentelli, etc. Il patrimonio edilizio_XX sec. Di più incerta datazione sono gli episodi di edilizia ‘diffusa’, strutture molto essenziali ma di grande interesse, che spesso conservano i tratti originari. Molti di essi sono collocabili al periodo compreso tra gli ultimi anni dell’Ottocento e i primi del Novecento, talvolta utilizzando un carattere tradizionale, in altri casi sperimentando un linguaggio innovativo. via Brigata Sassari 54 I via Battisti 3 I via Brigata Sassari 22 via Roma 23 I via Brigata Sassari 29 I via Brigata Sassari 44 L’edilizia ad uso agricolo Infine, si segnalano piccole fabbriche ad uso agricolo o adoperate come cantine e depositi, che in taluni casi consentono di analizzare le tecniche costruttive tradizionali locali. via Brigata Sassari 16 I via Principe Umberto 14 via Cavour 4 I vicolo Ariosto I via IV Novembre I vicolo IV Novembre L’edilizia di sostituzione Le recenti espansioni urbane Analisi stratigrafica e cronologia delle strutture. Criteri per la datazione delle tessiture murarie Lo stato dell’arte Conseguentemente all’ampliamento della prospettiva storica, per effetto dell’estensione di nozione di monumento dalle creazioni isolate, di notevole interesse storico-artistico, ai contesti urbani tradizionali anche modesti (come recita l’art. 1 della Carta di Venezia), «è stato più facile intendere, negli ultimi decenni, che le stratificazioni costituiscono non circostanze occasionali e rare, bensì la realtà stessa dell’architettura e che l’analisi della consistenza materica è, quasi sempre, fondamentale per la loro individuazione e interpretazione» (G. Fiengo in S. Della Torre). Ciò ha condotto ad utilizzare metodi di lettura stratigrafica, già sperimentati con successo dagli archeologi classici prima, e dai medievalisti poi, allo scopo della definizione cronologica del patrimonio edilizio. Lo stato dell’arte Numerosi sono gli studi recentemente condotti, con riferimento a vari ambiti geografici, quali quelli effettuati da: - Tiziano Mannoni per le tecniche murarie in Liguria e per le valli del Ceresio; - Donatella Fiorani per il Basso Lazio; - Daniela Esposito per l’area romana; - Giuseppe Fiengo e Luigi Guerriero per gli apparecchi murari di età moderna dell’area napoletana e di Terra di Lavoro; - Marina D’Aprile per le murature angioino-aragonesi in Terra di Lavoro. Si ricordano, inoltre, gli apporti di R. Parenti, R. Francovich, G.P. Brogiolo per il loro contributo alla lettura stratigrafica delle murature in contesti archeologici. Tutti questi studi sulle tecniche costruttive tradizionali sono finalizzati alla definizione di efficaci criteri di datazione delle murature, nella prospettiva di ridurre considerevolmente la percentuale delle stratificazioni sacrificate per difetto di identificazione, oltre che dell’assunzione di sistemi di consolidamento rispettosi della loro consistenza materica. Anticipazioni storiche del metodo stratigrafico RUDERI ROMANI L’utilizzo del metodo stratigrafico trova interessanti anticipazioni negli studi dei trattatisti, che diffusero a partire nell’età dell’Illuminismo, la pratica di commentare ed illustrare graficamente i principali apparecchi murari, seguendo il modello vitruviano di suddivisione per tipologie. Nell’Ottocento, poi, si cominciò a sviluppare un filone volto, da una parte, a definire cronologicamente l’epoca di costruzione (e che aveva le sue radici negli studi antiquari del XVII e XVIII secolo) e, dall’altra, a soffermarsi sull’analisi tecnologica della struttura, considerando al contempo i due aspetti. Nel Novecento, poi, prevale l’orientamento ‘tipologico’, che giunse ad un coerente ed esaustivo sviluppo soprattutto con l’opera di Lugli (1957). Anticipazioni storiche del metodo stratigrafico ARCHITETTURA MEDIEVALE L’analisi della tecnica costruttiva si sviluppò solo nel XIX secolo, quando si condusse una nobilissima battaglia per accreditare culturalmente l’arte medievale, come dimostra l’opera di E.E. Viollet-le-Duc, volta, da una parte, alla comprensione delle strutture murarie e delle carpenterie di singoli complessi architettonici, dall’altro a distinguere e caratterizzare i principali elementi costruttivi. E non a caso, la voce più interessante del suo Dictionnaire raisonné de l’architecture française du XIème au XVIème siècle è rappresentata proprio dalla voce construction. Un affinamento dei metodi di osservazione e di rilevamento venne perseguito in Italia negli anni venti del Novecento, grazie all’opera di restauratori quali d’Andrade, e dopo di lui Giovenale (1929), documentando con attenzione ‘archeologica’ le scoperte condotte in S. Maria in Cosmedin a Roma. Anticipazioni storiche del metodo stratigrafico Tale approccio è attestato altresì da A. Maiuri, il quale, a proposito degli scavi di Pompei ed Ercolano, entrambe per la prima volta restituenti, grazie al loro seppellimento, la coralità dei tessuti edilizi, forte delle esperienze condotte dai suoi predecessori, fece prevalentemente ricorso alla lettura delle tessiture murarie, ovvero dei materiali e dei magisteri e della loro messa in opera, peraltro mostrando una spiccata sensibilità, avvertendo che la varietà delle stesse rappresentava uno degli aspetti più importanti della realtà locale, in quanto tale varietà esprime la storia edilizia della città attraverso più secoli di vita. Tra il 1945 e il 1955 si ricordano i contributi di Venanzi, Apollonj Ghetti, De Angelis d’Ossat, riferiti però ad ambiti circoscritti. Negli anni cinquanta-sessanta, poi, tali indagini si diffusero con maggior consistenza, grazie a Perogalli, Sanpaolesi, Prandi, Pane, il quale osservava che «solo registrando le variazioni avvenute attraverso i secoli, entro il tessuto murario, si può pervenire ad una casistica abbastanza precisa da poterne trarre una generica esperienza», sottolineando, dunque, la necessità di delineare un percorso conoscitivo fondato su una vasta e sistematica catalogazione. Metodologia dell’analisi stratigrafica Partendo dal presupposto che il monumento è il vero documento di sé stesso, l’analisi stratigrafica delle strutture diventa momento fondamentale come premessa a qualsiasi operazione. La ricerca deve attingere, innanzitutto, dalla cosiddetta ‘DOCUMENTAZIONE INTRINSECA’, ovvero raccogliere tutti i dati desumibili attraverso l’indagine diretta ed analitica dell’opera, estendendola a tutte le sue parti costitutive. Tali dati andranno rappresentati graficamente, attraverso un accurato rilievo, facendo emergere i caratteri peculiari della fabbrica, nella sua consistenza fisica e nelle sue relazioni, evidenziando le eventuali anomalie costruttive, i fuori piombo, i muri storti, gli angoli non retti, gli allineamenti irregolari, le dimensioni diverse di parti apparentemente simili, l’individuazione di tracciati geometrici modulari o di proporzionamento degli spazi, preordinati schemi compositivi, etc. Di grande utilità sarà anche la riconduzione al sistema metrico antico impiegato, rappresentante un rilevatore storico di grande importanza. Si passerà poi all’analisi delle modalità specifiche di costruzione, adoperati per l’esecuzione di murature, volte, solai, coperture, scale, nonché annotando la presenza di epigrafi, date, segni particolari, stemmi, emblemi, oltre ad elementi formali, quali ornie di balconi e finestre, portali, decorazioni, pitture murali. Metodologia dell’analisi stratigrafica Successivamente, o in contemporanea, si passerà ad indagare la ‘DOCUMENTAZIONE ESTRINSECA’, costituita da materiale cartaceo o iconografico (ricerca bibliografica, ricerca iconografica, ricerca archivistica). In alcuni casi, ovvero in assenza di documentazione, di grande importanza diventa il confronto formale e strutturale con architetture geograficamente e stilisticamente vicine. Metodologia dell’analisi stratigrafica La fase conoscitiva può essere accompagnata da: - indagini strumentali (preferibilmente non distruttive); - saggi (prelievo di materiali, come carotaggi e sezioni d’intonaco, messa in luce di parti strutturali); - scavi (ricerche archeologiche). Tale percorso conoscitivo semplifica notevolmente la ricostruzione filologica e la successione cronologica delle strutture, in modo da giungere ad una possibile ‘cronologia relativa’, premessa indispensabile per ogni ‘cronologia assoluta’ o ‘datazione delle fasi costruttive’. La definizione cronologica delle strutture è facilitata dagli apporti di specifiche metodologie non distruttive o microdistruttive, quali: mensiocronologia delle murature; dendrocronologia per le strutture lignee; termoluminescenza per gli elementi in cotto. L’analisi stratigrafica Il metodo stratigrafico, volto ad indagare la successione degli interventi che si sono stratificati sul manufatto edile, e che vede le tecniche costruttive come elemento datante, risulta essere di grande utilità soprattutto per l’approfondimento del costruito edilizio diffuso. L’analisi delle caratteristiche delle tecniche costruttive consente di avere. riscontri certi per aree geologicamente omogenee, con riferimento a determinati periodi storici e contesti socio-economici, ma anche con accorgimenti comuni a materiali e a contesti regionali differenziati. Tipologie murarie In generale, circa le differenti tipologie di murature, si può dire che quelle in pietra da taglio e quelle in getto di calce erano ampiamente usate nell’età classica. Tutti gli altri tipi (in mattoni, in pietra e mattoni, etc.) hanno invece una vastissima utilizzazione sia dal punto di vista cronologico che geografico, tanto da essere i più diffusi nell’edilizia corrente. Si tratta di elementi lapidei non più squadrati, ma sbozzati e apparecchiati regolarmente con il sussidio di frammenti più piccoli e cementati con la malta. Nelle strutture medievali, almeno fino al Duecento, erano utilizzate pietre di ridotte dimensioni o grossi ciottoli di fiume, quasi sempre disposti su filari il più possibile regolari e paralleli, derivazione dell’opus quadratum. Nel Trecento si diffusero tecniche murarie in pietrame o miste apparecchiate più irregolarmente. Nel Quattrocento, grazie alla nuova attenzione per le tecniche costruttive romane (Brunelleschi, Michelozzo, Alberti), si tornò a produrre malte di eccellente qualità che, insieme a una più accurata selezione del materiale da costruzione, consentirono di realizzare strutture di grande mole, mentre la funzione estetica dell’opus era affidata al paramento lapideo esterno. Dal Cinquecento in poi le tecniche costruttive tesero ad acquistare connotazioni locali, tanto da rendere praticamente vano qualsiasi tentativo di classificazione. Tipologia delle apparecchiature murarie – Materiali lapidei 1) A corsi sub-orizzontali, con pietrame erratico 2) A corsi sub-orizzontali, grezzo con zeppe in laterizio o pietra 3) Calcestruzzo, con aggregati arrotondati o spezzati 4) A spina-pesce, con ciottoli, pietrame o frammenti di laterizio 5) Irregolare senza corsi, a blocchi spaccati, con o senza zeppe 6) Irregolare, a blocchi sfaldati, con o senza zeppe 7) Irregolare, a bozze o blocchi spaccati, con corsi di orizzontamento ogni 40 - 60 cm 8) A corsi sub-orizzontali e paralleli, con bozze sdoppiate, con o senza zeppe 9) Senza corsi, con bozze o conci squadrati, spesso con zeppe in laterizio 10) A corsi orizzontali e paralleli 11) A corsi orizzontali sub-paralleli, con bozze prevalentemente verticali 12) A corsi orizzontali e paralleli con conci riquadrati e spianati 13) A corsi ondulati, con o senza zeppe 14) A corsi paralleli e orizzontali, “araba” 15) A corsi paralleli orizzontali, con lastre, “pseudoisodoma” 16) A conci paralleli orizzontali, con conci, “isodoma Tipologia delle apparecchiature murarie – Materiali misti 1) 2) 3) 4) A corsi sub-orizzontali, con bozze o blocchi e zeppe A ricorsi, con bozze e/o conci A “cassetta”, con “pillori” A ricorsi, con bozze o blocchi Tipologia delle apparecchiature murarie – Materiali laterizi 1) Per fascia 2) Per testa 3) Per coltello 4) Per costa (in foglio) 5) Inglese a blocco 6) Inglese a croce 7) Olandese 8) Inglese per giardino 9) “Rap trap” 10) “Dearne” 11) Gotica o fiamminga 12) Senese Tipologie murarie Rocca S. Silvestro (Livorno). Varietà di apparecchio delle tipologie murarie. La classificazione dei tipi murari rappresenta un passaggio essenziale per la comprensione filologica del monumento e per l’individuazione delle sue fasi costruttive. L’analisi delle tessiture murarie Per la ricognizione diretta dei complessi da indagare è opportuno approntare una scheda di rilevamento calibrata sulle peculiarità storiche e costruttive dei tessuti da analizzare. Occorre partire dalla comprensione morfologica, spaziale, distributiva e compositiva nel suo insieme, cercando di valutare altresì la successione cronologica tra le parti costitutive, per poi passare ad indagare i singoli paramenti. Con riferimento ad essi, occorrerà definire: la qualificazione geolitologica e la provenienza del materiale litico adoperato; le caratteristiche morfologiche, volumetriche e metriche delle pezzature; la lavorazione della faccia a vista e degli spigoli. Vanno poi annotate: le procedure esecutive, la dimensione, la geometria e la finitura dei giunti, oltre che le proprietà macroscopiche della malta (qualità e colorazione, legante, inerti, consistenza, granulometria); gli eventuali strati di protezione e finitura; i processi di alterazione delle varie parti. L’analisi delle tessiture murarie Per quanto concerne i materiali lapidei, essi possono essere classificati attraverso: la natura geolitologica; la valutazione petrografia di massima (struttura, grana, tessitura); l’idoneità all’impiego; la geometria dei blocchi; le dimensioni significative; le tracce di lavorazione; la presenza di eventuali segni distintivi (marchi di lapicidi e simili). La malta, invece, può essere connotata attraverso: la consistenza dell’impasto; la natura del legante; il tipo di inerti e la loro granulometria; l’entità dei letti orizzontali e dei giunti verticali. L’analisi delle tessiture murarie Sarà infine utile riportare specifiche note, ed indicare l’eventuale presenza di buche pontaie, altro rivelatore cronologico. Risultati ancor più sorprendenti, poi, possono raggiungersi col supporto di analisi di laboratorio, in specie riferite ai leganti. Di qui l’importanza di un approccio interdisciplinare, che vede l’architettorestauratore come coordinatore del gruppo di ricerca, composto da storici dell’architettura, archeologi, strutturisti, chimici, definendo un linguaggio comune e confrontando di continuo strategie, metodi e risultati delle ricerche. L’analisi delle tessiture murarie In dettaglio, un corretto programma per indagare le tessiture murarie, al fine di giungere alla loro definizione cronologica, può prevedere i seguenti momenti: 1. Disamina delle fonti bibliografiche inerenti: - le indagini condotte (anche in aree geografiche diverse) per la conoscenza delle tecniche tradizionali e delle metodologie per il rilevamento delle unità stratigrafiche murarie; - i materiali da costruzione dell’ambito geografico in questione; - i trattati di architettura pratica di ambito regionale; - le strutture filologicamente datate. 2. Esame delle fonti archivistiche, quali: - statuti delle corporazioni dei maestri di muro; - atti notarili per la costruzione di edifici religiosi o nobiliari. L’analisi delle tessiture murarie 3. Scelta dell’areale geografico, con la ricostruzione delle sue origini storiche e culturali ed il suo inquadramento geo-morfologico. 4. Individuazione degli edifici da indagare, partendo da quelli datati e limitatamente manomessi. 5. Campagne di rilevamento sistematiche, con la catalogazione dei caratteri morfologici, dimensionali e costruttivi dei componenti dell’edilizia tradizionale, raccogliendo i dati in schede analitiche, corredate da rilievi metrici e fotografici. Attraverso l’analisi dei dati morfologici e metrologici, raggruppandoli in modelli e, successivamente, interrelandoli a fasi temporali precise, è possibile pervenire alla determinazione delle classi mensiocronologiche. L’analisi delle tipologie murarie e la definizione cronologica delle strutture dell’ex Caserma Sacchi in Falciano di Caserta Ex Caserma Sacchi, Falciano (CE) - Cronologia delle strutture Ex Caserma Sacchi, Falciano (CE) - Cronologia delle strutture Planimetria di riferimento con l’individuazione dei campioni murari indagati per la definizione cronologica delle strutture. Ex Caserma Sacchi, Falciano (CE) - Cronologia delle strutture Ex Caserma Sacchi, Falciano (CE) - Cronologia delle strutture Ex Caserma Sacchi, Falciano (CE) - Cronologia delle strutture Ex Caserma Sacchi, Falciano (CE) - Cronologia delle strutture Le torri di difesa costiera della Sardegna. Tecniche costruttive murarie Le strutture investigate Torri di difesa • rappresentative del patrimonio architettonico mediterraneo; • edifici ben documentati nelle fonti d’archivio, le quali definiscono puntualmente la loro data di realizzazione; • generalmente abbandonate, conservano la loro conformazione originaria; • mezzo di grande efficacia per lo studio delle tecniche costruttive adottate in tale areale geografico durante il periodo in questione (XVI-XVIII). Metodologia di ricognizione • strumento utile per datare strutture più complesse o minori. La metodologia adottatta 1. Campionatura e classificazione dei tipi murari: • annotazione morfologica e dimensionale delle strutture in materiale lapideo; • analisi delle malte. 2. Disegno delle strutture, al fine di: • comprendere le loro caratteristiche dimensionali e tecniche; • evidenziare i loro caratteri distintivi. Le torri costiere della provincia di Cagliari Cagliari, Torre Sant’Elia (1282) Cagliari, Torre su Persudemini (ante 1578) Cagliari, Torre del Poetto (XVI-XVII) Cagliari, Torre di Mezza Spiaggia (1578) Cagliari, Torre di Calamosca (1638) Cagliari, Torre della Scaffa (modificata 1898) Cagliari, Torre di Calafighera (XVI-XVII, modificata 1940) Capoterra, Torre su Loi (1584) Castiadas, Torre di Cala Pira (XVII-XVIII) Castiadas, Torre di Santa Giusta (1792) Domusdemaria, Torre di Chia (XVI) Domusdemaria, Torre di Pixinì (ante 1595) Maracalagonis, Torre delle Stelle (ante 1584) Muravera, Torre di Capo Ferrato (XVI) Muravera, Torre de Is Dexi Quaddus (ante 1681) Muravera, Torre Salinas (XVII, modificata 1990) Pula, Torre dell’isola di S. Macario (1580) Pula, Torre del Coltellazzo (1582) Pula, Torre di Cala d’Ostia (1601) Pula, Torre di Cala d’Ostia (1733) Quartu Sant’Elena, Torre di Sant’Andrea (ante 1584) Quartu Sant’Elena, Torre di Cala Regina (XVI-XIX) Quartu Sant’Elena, Torre di Foxi (XVI-XVII) Sarroch, Torre di Antigori (1578) Sarroch, Torre del Diavolo (XVI-XVIII) Sarroch, Torre Zavorra (demolita 1916) Sinnai, Torre di Capo Boi (XVI-XIX) Teulada, Torre di S. Isidoro (XVII ?) Teulada, Torre di Porto Scudo (1598-1601) Teulada, Torre del Budello (1601-1603) Teulada, Torre di Calapiombo (XVI-XVII, modificata 1940) Teulada, Torre di Capo Malfatano (XVI) Villaputzu, Torre di Monte Rosso (ante 1639) Villaputzu, Torre di Capo San Lorenzo (ante 1639) Villaputzu, Torre Porto Corallo (modificata 1777) Villasimius, Torre di Porto Giunco (XVI-XIX) Villasimius, Torre dell’Isola Serpentara (XVII) Villasimius, Torre della Fortezza Vecchia (modificata 1790) Villasimius, Torre Cala Caterina (modificata 1854) Villasimius, Torre dell’Isola dei Cavoli (modificata 1854) Le torri costiere della provincia di Cagliari 5 1 1. Cagliari, Torre Sant’Elia (1282) 3 2. Cagliari, Torre su Persudemini (ante 1578) 2 3. Capoterra, Torre su Loi (1584) 4. Teulada, Torre di Capo Malfatano (XVI) 4 5. Villasimius, Torre di Porto Giunco (XVI-XIX) Stato di conservazione delle strutture Cagliari, Torre del Poetto Sarroch, Torre del Diavolo Stato di conservazione delle strutture Cagliari, Torre Sant’Elia Teulada, Torre di capo Malfatano La tecnica Materiale utilizzato • Pietra locale, in tutte le sue forme e dimensioni (calcare, trachite, granito, etc.). Superfici • Pietra lavorata solo in corrisoindenza delle superfici esterne ed orizzontali; • Altri lati appena sbozzati. Disposizione • Elementi in pietra disposti senza prestare attenzione allo sfalsamento dei giunti verticali. Tecnica • Anche se apparentemente casuale, si trarra di una soluzione arguta, condizionata da ragioni di economia, al fine di sfruttare tutte le pezzature di materiale lapideo a disposizione; • i letti di posa servono per garantire la stabilità della struttura. La tecnica a cantieri 1. Cagliari, Torre Sant’Elia (1282) 2. Cagliari, Torre di Persudemini (ante 1578) Dessins de M. Rassu, Le sentinelle del mare, Cagliari 2005. 3. Capoterra, Torre su Loi (1584) 4. Teulada, Torre di Capo Malfatano (XVI sec.) 5. Villasimius, Torre di Porto Giunco (XVI-XIX sec.) Bibliografia C. GIANNATTASIO, La conoscenza e la datazione dell’edilizia tradizionale, in G.G. ORTU, A. SANNA (a cura di), Manuali del recupero dei centri storici della Sardegna. Atlante delle culture costruttive della Sardegna, Approfondimenti, Dei Tipografia del Genio Civile, Roma 2009, vol. 0.2, pp. 57-100 C. GIANNATTASIO, Il centro storico di Muros: analisi edilizia e proposte d’intervento, in D.R. FIORINO (a cura di), Territorio e Patrimonio. Conoscere per valorizzare (Atti del convegno, Muros, 4 giugno 2007), GGallery, Genova 2007, pp. 43-51 CARAFA, C. GIANNATTASIO, G. SACCONE, La Caserma Sacchi già sede episcopale di Caserta. Analisi e progetto di restauro, in “Arkos”, 3 (2009), pp. 8-27 C. GIANNATTASIO, S.M. GRILLO, Dating techniques through the characterization of materials. XVI century South Sardinian Coast defense towers, in J.L. Ruvalcaba Sil, J. Reyes Trujeque, J.A. Arenas Alatorre, A. Velázquez Castro (edited by), Proceedings of the 2nd Latin-American Symposium on Physical and Chemical Methods in Archaeology, Art and Cultural Heritage Conservation. Selected papers archaeological and arts issues in materials science - LASMAC & Archaeological and Arts Issues in Materials Science (Cancun, Quintana Roo, Mexico, 16-20 agosto 2009), Universidad Nacional Autónoma de México, Universidad Autónoma de Campeche, Instituto Nacional de Antropologìa e Historia, Mexico 2010, pp.146-152
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