A1a_Conoscere per conservare

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI
FACOLTA’ DI ARCHITETTURA
Corso di Laurea magistrale in Architettura_LM4
a.a. 2013-2014
Laboratorio integrato di Rilievo e Restauro
Modulo Restauro
LA FASE CONOSCITIVA PRELIMINARE AL PROGETTO DI RESTAURO
mod. A_prof. arch. Caterina Giannattasio
Il concetto di monumento
Concetto di monumento nel corso del tempo
1. Oggetto ‘estetico’, monumento in quanto ‘opera d’arte’,
capolavoro.
2. Anche l’oggetto dotato di valori storici presenti nelle antiche
espressioni edilizie.
3. Bene culturale, inteso come semplice ‘testimonianza materiale’
avente valore di civiltà.
Napoli - Il perimetro del P.R.G. del 1972 e dell’ultima variante
Le Carte del Restauro (1964-1987)
La Carta di Venezia (1964)
“La nozione di monumento storico comprende tanto la creazione
architettonica isolata quanto l’ambiente urbano e paesistico che
costituisce la testimonianza di una civiltà particolare, di
un’evoluzione significativa o di un avvenimento storico. Questa
nozione si applica non solo alle grandi opere, ma anche alle opere
modeste che, con il tempo, abbiano acquistato un significato
culturale” (Art. 1).
Si segna definitivamente il passaggio dall’idea di monumento
isolato a quella di insieme ambientale.
Carta europea del patrimonio architettonico e Dichiarazione di
Amsterdam_1975
Si puntualizza che “la conservazione del patrimonio architettonico
dipende largamente dalla sua integrazione nel quadro della vita
dei cittadini e dal suo ruolo nella pianificazione urbanistica e
territoriale”.
1. “Il patrimonio architettonico europeo non è formato solo dai
monumenti più importanti ma anche dagli insiemi che
costituiscono le nostre antiche città e i nostri tradizionali villaggi
nel loro ambiente naturale o costruito”.
2. Il patrimonio è “memoria degli uomini contemporanei e deve
essere trasmesso alle generazioni future nella sua autentica
ricchezza e nella sua diversità”.
3. “Il patrimonio architettonico è un capitale spirituale culturale
economico e sociale di insostituibile valore”.
Carta di Washington per la salvaguardia delle città storiche_1987
Valori di una città storica da preservare, in quanto segni delle
“civiltà tradizionali”:
- trama viaria
- relazioni tra i vari spazi
- forme e aspetto (sia interno che esterno) degli edifici
- rapporti tra costruito e ambiente circostante
Il tessuto edilizio diffuso
Iglesias
Orani
Alghero
Arbus
Porto Torres
Carloforte
San Gregorio
Porto Torres
Ingurtosu
Golfo Aranci
Stintino
Santa Cristina
Ingurtosu
Muros
Stintino
Il concetto di tutela
Il concetto di tutela
La nuova idea di monumento ha ampliato considerevolmente il
concetto di tutela, prima rivolto esclusivamente alle emergenze
architettoniche, estendendolo anche ai contesti urbani e ai nuclei
storici, e dunque rivedendo i “monumenti”, non solo per i propri valori
intrinseci, bensì come nodi di ancoraggio culturale e identitario
all’interno di contesti più ampi, di cui assumono un notevole significato
tutte le persistenze, incluse le trame e le tracce storiche (percorsi,
recinzioni, etc.).
A tale ampliamento, però, molto spesso, non è corrisposta
un’evoluzione delle prassi e dei mezzi necessari a garantire l’effettiva
conservazione del patrimonio edilizio, soprattutto quello cosiddetto
‘minore’, il più vulnerabile al processo di deterioramento, non solo per
la scarsità di risorse finanziarie, ma, a monte, per mancanza di
identificazione.
La conoscenza per la tutela del patrimonio edilizio
esistente
In tale ottica si ritiene indispensabile la sistematica e profonda analisi
dello stato dei luoghi, coadiuvata dalla caratterizzazione tecnologica e
cronologica delle strutture, propedeutica al riconoscimento dei significati
storico-culturali dell’architettura tradizionale, e dunque alla definizione di
idonee metodiche di conservazione.
L’obiettivo di un simile approccio conoscitivo è quello di ridurre
considerevolmente la percentuale delle stratificazioni sacrificate per
difetto di identificazione e di garantirne la conservazione attraverso
idonei strumenti di tutela.
Villamar, centro storico.
Strutture allo stato di rudere.
La conoscenza diretta e indiretta del patrimonio edilizio
storico alla scala urbana e architettonica
Indice
1 - La conoscenza diretta e indiretta del patrimonio edilizio
storico alla scala urbana e architettonica
a)
b)
c)
La conoscenza diretta
La conoscenza indiretta
Analisi stratigrafica e cronologia delle strutture. Criteri per la datazione delle
tessiture murarie
2 - Esempi
a) Evoluzione del tessuto edilizio e analisi del costruito del centro storico di
Villamassargia
b) L’analisi edilizia del centro storico di Muros
c) L’analisi delle tipologie murarie e la definizione cronologica delle strutture
dell’ex Caserma Sacchi in Falciano di Caserta
d) Le torri di difesa costiera della Sardegna. Tecniche costruttive murarie
La conoscenza diretta
Il censimento del patrimonio edilizio
Il censimento dell’abitato va condotto con l’esame sincronico degli edifici
per forma - tipologie edilizie, scale, composizione di facciate, linguaggio
decorativo, disegno di singoli elementi architettonici, quali portali, ornie
di balconi e finestre, serramenti, roste, elementi ornamentali - e per
materia, registrando i materiali utilizzati e le tecniche costruttive riferite
a coperture, volte e solai, scale, strutture verticali, finiture, infissi ,
nonché evidenziando il degrado materico e strutturale, oltre che le
alterazioni indotte da utilizzazioni incompatibili.
Elaborati grafici
- Numero di piani
- Sistema di coperture
- Analisi dei materiali
- Condizioni igienico-sanitarie
- Condizioni statiche delle strutture
- Analisi delle tipologie murarie
- Stato di conservazione degli intonaci
La conoscenza indiretta
Ricerca storica
Ricerca bibliografica
Ricerca archivistica
Ricerca iconografica (documentazione grafica retrospettiva)
Lettura e trascrizione di lapidi, epigrafi, stemmi e graffiti
Grafici di raffronto tra la documentazione retrospettiva (vecchi rilievi,
vedute, disegni antichi, catasti, etc.) e il rilevamento dello stato attuale
Ipotesi grafiche restitutive
Lettura storico-critica
Ricerca bibliografica - Ricerca archivistica
Archivi statali
Archivio centrale dello Stato
Archivi di Stato
Archivi degli organi centrali (Senato, Camera, Ministero della Difesa e degli Affari
esteri)
Archivi degli organi periferici (Soprintendenze)
Archivi notarili
Ufficio Tecnico Erariale
Gabinetti di disegni e stampe
Archivi di musei e biblioteche
Ricerca bibliografica - Ricerca archivistica
Archivi di enti pubblici
Archivi delle Regioni
Archivi delle Province
Archivi storici comunali
Archivi di enti e istituti a gestione autonoma (IACP)
Archivi di ordini professionali
Archivi di accademie, istituti culturali, fondazioni
Archivi di istituti bancari assicurativi e previdenziali
Archivi privati
Archivi gentilizi
Archivi di professionisti
Archivi di imprese di costruzione
Ricerca bibliografica - Ricerca archivistica
Archivi ecclesiastici pubblici
Archivio pontificio vaticano
Archivi diocesani
Archivi parrocchiali
Archivi ecclesiastici privati
Archivi
Archivi
Archivi
Archivi
Archivi
di capitoli cattedrali o collegiali
di ordini religiosi
di confraternite religiose
di opere pie
di istituti di assistenza e di beneficenza
La cartografia storica
Con specifico riferimento alla Sardegna, la cartografia storica, soprattutto per le
località di esigue dimensioni, non è abbondante, e consente di datare l’impianto
di una fabbrica a non prima degli anni quaranta dell’Ottocento.
In questo periodo, infatti, fu redatta una mappa geodetica ad opera di Carlo De
Candia, «al quale il governo aveva affidato il compito di definire su carta, con
valore quindi probatorio, i limiti territoriali dei singoli villaggi, fino ad allora
stabiliti nella tradizione orale della toponomastica dei luoghi».
Tale documento, di notevole pregio, non distingue, però, le aree costruite da
quelle libere, bensì evidenzia esclusivamente il sistema viario, e quindi gli
isolati. Ciò impone, di conseguenza, al fine di giungere a datazioni più certe e
precise, il supporto di valutazioni da effettuare in situ, le quali possono anche
consentire di arrivare a retrodatare le fabbriche.
Infatti, l’apprezzamento degli elementi formali, se opportunamente integrato da
altri dati, può offrire preziose indicazioni.
La cartografia storica
Oltre alla mappa del De Candia, con riferimento ai casi in questione di notevole
utilità sono risultati i catasti ottocenteschi.
Il più antico documento è rappresentato dalla prima catastale d’impianto,
redatta conseguentemente all’emanazione della legge n. 1192, del 15 aprile
1851, ove sono indicate le singole particelle accuratamente numerate.
Le catastali sono solitamente corredate da un registro, il cosiddetto
Sommarione, strumento di grande efficacia ai fini della conoscenza del
patrimonio edilizio tradizionale diffuso, poiché, con riferimento a ciascuna
particella immobiliare, indica il nome del proprietario - utile per ulteriori
approfondimenti archivistici - e l’eventuale presenza di corpi edilizi, di orti,
giardini, etc.
Va evidenziato che le planimetrie catastali, nonostante siano state redatte in
pieno Ottocento, mostrano spesso notevoli inesattezze, derivanti dal fatto che
gli operatori incaricati di redigere i nuovi elaborati non facevano altro che
aggiornare quelli precedenti, utilizzando la stessa base cartografica, in
particolare rifacendosi ai lotti riportati nelle tavolette del De Candia, ed
effettuando rilievi non geometrici, bensì a vista.
La ricostruzione delle piante storiche
Il percorso ricognitivo consiste nelle seguenti fasi:
1. interpretazione della documentazione, attraverso la sovrapposizione della
pianta catastale attuale con le carte storiche a disposizione;
2. elaborazione di carte restitutive riferite a XIX e XX secolo;
3. ricostruzione cronologica del sistema viario nel XIX e XX secolo.
Evoluzione del tessuto edilizio e analisi del costruito del
centro storico di Villamassargia
Stato Attuale dei luoghi
Analisi cartografica
De Candia - 1845
Inizi XX sec.
Primo impianto - 1870 ca.
1950 ca.
Ricostruzione cartografica
Cessato Catasto Terreni, Mappa De Candia,
Comune di Villamassargia, 1845, part.
I contorni rossi indicano la perimetrazione degli isolati.
I contorni neri evidenziano i percorsi stradali originari posti
in corrispondenza di aree al 1845 non ancora lottizzate.
Villamassargia. Restituzione planimetrica dello
stato dei luoghi al 1845.
Ricostruzione cartografica
Cessato Catasto Terreni, Mappa abitato, Comune di
Villamassargia, s.d. ( ma 1870 ca.), part.
Villamassargia.
Restituzione planimetrica dello stato dei luoghi al 1870 ca.
Ricostruzione cartografica
Comune di Villamassargia, planimetria catastale, 1950 ca.
Con le linee rosse sono indicate le suddivisioni
catastali presenti nella planimetria originale,
attualmente non più esistenti.
Villamassargia.
Restituzione planimetrica dello stato dei luoghi al 1950.
Ricostruzione della cartografia storica
De Candia - 1845
Inizi XX sec.
Primo impianto - 1870 ca.
1950 ca.
Pianta cronologica riassuntiva
Strutture edilizie
Ante XX sec.
1900-1950
1950-2007
Pianta cronologica riassuntiva
Sistema viario
Ante 1845
1845-1870
1870-1950
Post 1950
Analisi dello stato attuale
Rilievo Fotografico
Prospetto
Particolari
costruttivi
Elementi
costruttivi
Analisi dello stato attuale
1
2
3
Analisi
planuvolumetrica
Ladiri
Intonaco
Nuova edificazione
Pietra
Ladiri+pietra
Non rilevabile
Materiali
costruttivi
Gravità
Gravità
Gravità
Gravità
0
1
2
3
Condizioni
statiche
Gravità 0
Gravità 1
Gravità 2
Gravità 3
Mancanza totale
Faccia a vista
Rivestimento
Stato di
conservazione
degli intonaci
Analisi delle murature
Confronto tipologicodimensionale
basamenti in materiale
lapideo
Analisi delle murature
Confronto tipologico-dimensionale
strutture murarie in ladiri
Scheda di censimento delle
murature
Analisi delle murature
Rilievo dei campioni murari
Villamassargia. Via Mazzini, 18.
Muratura in terra cruda.
Analisi delle murature
Rilievo dei campioni murari
Muratura in terra cruda.
Analisi delle murature
Rilievo dei campioni murari
Muratura in pietre irregolari sbozzate.
Rilievo di un edificio
Rilievo architettonico
Rilievo materico
Rilievo del degrado
Analisi stratigrafica degli elevati
Tipologie Murarie
Unità Stratigrafiche
Fasi costruttive
USM (US muraria)
USR (US di rivestimento)
USN (US negativa o di taglio)
Indiretti
Diretti
Si lega a
Fase 3
Si appoggia a / copre
Taglia / rompe
Fase 2
Fase 1
L’analisi edilizia del centro storico di Muros
Il centro storico
Contraddistinto da un costruito organico e compatto, ricco di significati intrinseci e di secolari
stratificazioni, realizzato in una perfetta concordanza di volumi e materiali con il paesaggio, il quale
è riuscito a conservare il proprio carattere tradizionale.
Ciò, nonostante le incontrollate manomissioni provocate da:
- inopportuni incrementi di superfici e volumi;
- sostituzioni edilizie, specialmente in presenza dei rari episodi superstiti di architettura rurale,
non più rispondenti alle attuali esigenze funzionali;
- costruzione di quartieri di nuova espansione, del tutto estranei all’antico agglomerato urbano,
che accentuano, peraltro, un inorganico rapporto tra pieni e vuoti.
Il costruito storico
Caratterizzato da un tessuto edilizio
ascrivibile al tardo medioevo - come
testimonia la conformazione planimetrica
degli isolati - con stratificazioni più tarde,
databili al periodo compreso tra il XVI e il XIX
secolo.
Si tratta di episodi di alto valore culturale,
tale da imporre la definizione di idonee
misure di tutela.
Ciò soprattutto in presenza di esempi di
edilizia ‘minore’, solitamente i più vulnerabili
al processo di deterioramento per mancanza
di riconoscimento dei loro valori intrinseci.
Il percorso metodologico
1. Indagine bibliografica, cartografica, archivistica, toponomastica
2. Censimento del patrimonio edilizio
3. Visione degli strumenti urbanistici vigenti
4. Proposte operative
1. La ricerca archivistica
L’indagine archivistica ha dimostrato, ancora una volta, le sue potenzialità ai fini della
conoscenza, essendo in grado di concorrere efficacemente all’illustrazione della storia
della coralità edilizia in qualsiasi ambito geografico.
Piante storiche ottocentesche
Carta geodetica elaborata da Carlo De Candia (1843), «al quale il governo aveva
affidato il compito di definire su carta, con valore quindi probatorio, i limiti territoriali dei
singoli villaggi, fino ad allora stabiliti nella tradizione orale della toponomastica dei
luoghi».
Prima catastale d’impianto / Sommarione, ove sono indicati, con riferimento a
ciascuna particella, i nomi dei proprietari e la consistenza dei beni, basati su rilievi a
vista e non geometrici, distinguendo gli spazi liberi («vigneto», «pascolo», «aratorio»,
«oliveto», «improduttivo», «orto») dagli spazi edificati («casa», «casa rurale», «civile»)
al fine di conteggiare la tariffa d’estimo secondo quanto stabilito dalla Direzione del
Censimento prediale.
Grafico di aggiornamento della catastale, del 1885, dove sono evidenziate le
particelle collocate in aree di nuova espansione, ovvero posteriori al 1852.
La cartografia storica
1.
2.
3.
1. ASS, Cessato Catasto Terreni, Mappa de Candia, Comune di Muros, Tavoletta 4, 28 dicembre 1843, part.
2. ASS, Cessato Catasto Terreni, Comune di Muros, Mappa Abitato, Frazione G, s.d. (ma 1852 circa).
3. ASS, Cessato Catasto Terreni, Comune di Muros, Mappa Abitato, Frazione G, 1885.
La cronologia delle strutture
L’ipotesi cronologica avanzata è coerente
con le vicende che hanno investito la
cittadina:
risalente all’epoca dei Giudicati;
sotto il dominio aragonese dal XIV sec.;
sotto il marchesato dei Martinez di
Monte Muros a partire dalla metà del
Seicento.
Cronologia su base cartografica
● Ante 1843
● 1843-1852
● 1852-1885
● Fine XIX - Inizi XX sec.
● XX sec. e sostituzioni edilizie
Investigazione veste architettonica
Puntualizzazioni cronologiche più remote,
riferite al XVI-XVII secolo.
Definizione cronologica delle strutture
Il planovolumetrico
Tipologie edilizie
A. Cellule abitative, ad uso
residenziale, con uno o due piani in
elevazione, coperte con falde semplici
o doppie, e contraddistinte, di regola,
da un disegno di facciata semplice ed
essenziale che realizza un’autonoma
identità figurale.
B. Piccoli corpi con diversa funzione
(cantine, locali ad uso agricolo,
depositi, questi ultimi spesso
trasformati in garage), costituite dal
solo pianterreno, solitamente con tetto
ad una falda, eseguite con tecniche
costruttive tradizionali peculiari del
luogo.
Destinazioni d’uso e numero di piani
Il censimento dell’abitato
Il censimento dell’abitato è stato condotto con l’esame sincronico degli immobili:
per forma (tipologie edilizie, scale, composizione di facciate, linguaggio decorativo, disegno di
singoli elementi architettonici, quali portali, ornie di balconi e finestre, serramenti, roste, elementi
ornamentali);
per materia (materiali e tecniche costruttive adoperate per l’esecuzione di murature, volte, solai,
coperture, scale, oltre che di elementi di finitura).
Si sono poi effettuate:
mappatura del degrado (distinguendo il deterioramento fisiologico dalle alterazioni indotte da
utilizzazioni incompatibili);
catalogazione dei dati in schede riferite a ogni immobile, secondo il modello A-ICCD.
Il patrimonio edilizio (XVI-XVII sec.)
Le strutture edilizie più antiche sembrano quelle in:
● via Cesare Battisti 4, dove il disegno delle cornici in pietra delle finestre al primo piano
richiama modelli algheresi del XVI-XVII secolo.
● via Cavour 2, marcato da spessori murari consistenti, oltre che da un portale a tutto
sesto e dal cantonale ad angolo con via Roma, entrambi in bugnato. La lettura della
conformazione planimetrica dell’area, ed in particolare l’assenza di un sagrato antistante
la chiesa,fa supporre che essa sia anteriore all’ampliamento della stessa, avviato tra la
fine del XVI e gli inizi del XVII secolo.
Il patrimonio edilizio (XVIII-XIX sec.)
Numerosi, invece, sono gli episodi edilizi caratterizzati da un apparato decorativo di gusto setteottocentesco, spesso di fondazione riferibile ai primi del Novecento, con esiti formali di una certa
qualità, tramite l’uso di un linguaggio essenziale, ma raffinato, che definisce un apparato scultoreo
in pietra caratterizzante paraste, cantonali, cornici di balconi e finestre, portali, fasce marcapiano,
trabeazioni.
Significativi in tal senso sono i corpi in via Roma1, via Brigata Sassari 13, via Brigata Sassari 38 e
via Mannu 5.
In particolare, gli ultimi due casi mostrano, in facciata, segni di un precedente assetto, nel primo
evidenziato dai resti della fascia marcapiano e della trabeazione appartenenti all’attiguo edificio,
oggi non più esistente, nel secondo dall’evidente aggiunta di un piano, di recente fattura, attestata
dall’interruzione dei cantonali e dalla posizione dell’originaria trabeazione.
Il patrimonio edilizio (XVIII-XIX sec.)
via Roma 1
I
via Brigata Sassari 13
I
via Brigata Sassari 38
I
via Mannu, 5
Il patrimonio edilizio_XX sec.
Riconducibili con certezza al XX secolo sono alcune costruzioni non risultanti nelle
piante storiche di fine Ottocento, le quali testimoniano un apprezzabile impegno verso
la ricerca formale, con risultati di indubbio significato culturale, tra cui quelle in:
● via E. d’Arborea 8, dove, coerentemente con la maniera eclettica che contraddistingue
l’epoca, viene adoperato un linguaggio liberty.
● via Cesare Battisti 20, segnata da un apparato decorativo riproponente stilemi
settecenteschi, impiegati in corrispondenza delle cornici delle finestre e delle sottostanti
specchiature a rombi, della trabeazione a dentelli, etc.
Il patrimonio edilizio_XX sec.
Di più incerta datazione sono gli episodi di edilizia ‘diffusa’,
strutture molto essenziali ma di grande interesse, che
spesso conservano i tratti originari.
Molti di essi sono collocabili al periodo compreso tra gli
ultimi anni dell’Ottocento e i primi del Novecento, talvolta
utilizzando un carattere tradizionale, in altri casi
sperimentando un linguaggio innovativo.
via Brigata Sassari 54 I via Battisti 3 I via Brigata Sassari 22
via Roma 23 I via Brigata Sassari 29 I via Brigata Sassari 44
L’edilizia ad uso agricolo
Infine, si segnalano piccole fabbriche ad uso agricolo o adoperate
come cantine e depositi, che in taluni casi consentono di analizzare
le tecniche costruttive tradizionali locali.
via Brigata Sassari 16 I via Principe Umberto 14
via Cavour 4 I vicolo Ariosto I via IV Novembre I vicolo IV Novembre
L’edilizia di sostituzione
Le recenti espansioni urbane
Analisi stratigrafica e cronologia delle strutture.
Criteri per la datazione delle tessiture murarie
Lo stato dell’arte
Conseguentemente all’ampliamento della prospettiva storica, per effetto
dell’estensione di nozione di monumento dalle creazioni isolate, di notevole
interesse storico-artistico, ai contesti urbani tradizionali anche modesti (come
recita l’art. 1 della Carta di Venezia), «è stato più facile intendere, negli ultimi
decenni, che le stratificazioni costituiscono non circostanze occasionali e rare,
bensì la realtà stessa dell’architettura e che l’analisi della consistenza materica
è, quasi sempre, fondamentale per la loro individuazione e interpretazione» (G.
Fiengo in S. Della Torre).
Ciò ha condotto ad utilizzare metodi di lettura stratigrafica, già sperimentati con
successo dagli archeologi classici prima, e dai medievalisti poi, allo scopo della
definizione cronologica del patrimonio edilizio.
Lo stato dell’arte
Numerosi sono gli studi recentemente condotti, con riferimento a vari ambiti
geografici, quali quelli effettuati da:
- Tiziano Mannoni per le tecniche murarie in Liguria e per le valli del Ceresio;
- Donatella Fiorani per il Basso Lazio;
- Daniela Esposito per l’area romana;
- Giuseppe Fiengo e Luigi Guerriero per gli apparecchi murari di età moderna
dell’area napoletana e di Terra di Lavoro;
- Marina D’Aprile per le murature angioino-aragonesi in Terra di Lavoro.
Si ricordano, inoltre, gli apporti di R. Parenti, R. Francovich, G.P. Brogiolo per il
loro contributo alla lettura stratigrafica delle murature in contesti archeologici.
Tutti questi studi sulle tecniche costruttive tradizionali sono finalizzati alla
definizione di efficaci criteri di datazione delle murature, nella prospettiva di
ridurre considerevolmente la percentuale delle stratificazioni sacrificate per
difetto di identificazione, oltre che dell’assunzione di sistemi di consolidamento
rispettosi della loro consistenza materica.
Anticipazioni storiche del metodo stratigrafico
RUDERI ROMANI
L’utilizzo del metodo stratigrafico trova interessanti anticipazioni negli studi dei
trattatisti, che diffusero a partire nell’età dell’Illuminismo, la pratica di
commentare ed illustrare graficamente i principali apparecchi murari, seguendo
il modello vitruviano di suddivisione per tipologie.
Nell’Ottocento, poi, si cominciò a sviluppare un filone volto, da una parte, a
definire cronologicamente l’epoca di costruzione (e che aveva le sue radici
negli studi antiquari del XVII e XVIII secolo) e, dall’altra, a soffermarsi
sull’analisi tecnologica della struttura, considerando al contempo i due aspetti.
Nel Novecento, poi, prevale l’orientamento ‘tipologico’, che giunse ad un
coerente ed esaustivo sviluppo soprattutto con l’opera di Lugli (1957).
Anticipazioni storiche del metodo stratigrafico
ARCHITETTURA MEDIEVALE
L’analisi della tecnica costruttiva si sviluppò solo nel XIX secolo, quando si
condusse una nobilissima battaglia per accreditare culturalmente l’arte
medievale, come dimostra l’opera di E.E. Viollet-le-Duc, volta, da una parte,
alla comprensione delle strutture murarie e delle carpenterie di singoli
complessi architettonici, dall’altro a distinguere e caratterizzare i principali
elementi costruttivi. E non a caso, la voce più interessante del suo Dictionnaire
raisonné de l’architecture française du XIème au XVIème siècle è rappresentata
proprio dalla voce construction.
Un affinamento dei metodi di osservazione e di rilevamento venne perseguito in
Italia negli anni venti del Novecento, grazie all’opera di restauratori quali
d’Andrade, e dopo di lui Giovenale (1929), documentando con attenzione
‘archeologica’ le scoperte condotte in S. Maria in Cosmedin a Roma.
Anticipazioni storiche del metodo stratigrafico
Tale approccio è attestato altresì da A. Maiuri, il quale, a proposito degli scavi di
Pompei ed Ercolano, entrambe per la prima volta restituenti, grazie al loro
seppellimento, la coralità dei tessuti edilizi, forte delle esperienze condotte dai
suoi predecessori, fece prevalentemente ricorso alla lettura delle tessiture
murarie, ovvero dei materiali e dei magisteri e della loro messa in opera,
peraltro mostrando una spiccata sensibilità, avvertendo che la varietà delle
stesse rappresentava uno degli aspetti più importanti della realtà locale, in
quanto tale varietà esprime la storia edilizia della città attraverso più secoli di
vita.
Tra il 1945 e il 1955 si ricordano i contributi di Venanzi, Apollonj Ghetti, De
Angelis d’Ossat, riferiti però ad ambiti circoscritti.
Negli anni cinquanta-sessanta, poi, tali indagini si diffusero con maggior
consistenza, grazie a Perogalli, Sanpaolesi, Prandi, Pane, il quale osservava
che «solo registrando le variazioni avvenute attraverso i secoli, entro il tessuto
murario, si può pervenire ad una casistica abbastanza precisa da poterne trarre
una generica esperienza», sottolineando, dunque, la necessità di delineare un
percorso conoscitivo fondato su una vasta e sistematica catalogazione.
Metodologia dell’analisi stratigrafica
Partendo dal presupposto che il monumento è il vero documento di sé stesso,
l’analisi stratigrafica delle strutture diventa momento fondamentale come
premessa a qualsiasi operazione.
La ricerca deve attingere, innanzitutto, dalla cosiddetta ‘DOCUMENTAZIONE
INTRINSECA’, ovvero raccogliere tutti i dati desumibili attraverso l’indagine
diretta ed analitica dell’opera, estendendola a tutte le sue parti costitutive.
Tali dati andranno rappresentati graficamente, attraverso un accurato rilievo,
facendo emergere i caratteri peculiari della fabbrica, nella sua consistenza
fisica e nelle sue relazioni, evidenziando le eventuali anomalie costruttive, i
fuori piombo, i muri storti, gli angoli non retti, gli allineamenti irregolari, le
dimensioni diverse di parti apparentemente simili, l’individuazione di tracciati
geometrici modulari o di proporzionamento degli spazi, preordinati schemi
compositivi, etc. Di grande utilità sarà anche la riconduzione al sistema metrico
antico impiegato, rappresentante un rilevatore storico di grande importanza.
Si passerà poi all’analisi delle modalità specifiche di costruzione, adoperati per
l’esecuzione di murature, volte, solai, coperture, scale, nonché annotando la
presenza di epigrafi, date, segni particolari, stemmi, emblemi, oltre ad elementi
formali, quali ornie di balconi e finestre, portali, decorazioni, pitture murali.
Metodologia dell’analisi stratigrafica
Successivamente, o in contemporanea, si passerà ad indagare la
‘DOCUMENTAZIONE ESTRINSECA’, costituita da materiale cartaceo o
iconografico (ricerca bibliografica, ricerca iconografica, ricerca archivistica).
In alcuni casi, ovvero in assenza di documentazione, di grande importanza
diventa il confronto formale e strutturale con architetture geograficamente e
stilisticamente vicine.
Metodologia dell’analisi stratigrafica
La fase conoscitiva può essere accompagnata da:
- indagini strumentali (preferibilmente non distruttive);
- saggi (prelievo di materiali, come carotaggi e sezioni d’intonaco, messa in
luce di parti strutturali);
- scavi (ricerche archeologiche).
Tale percorso conoscitivo semplifica notevolmente la ricostruzione filologica e
la successione cronologica delle strutture, in modo da giungere ad una
possibile ‘cronologia relativa’, premessa indispensabile per ogni ‘cronologia
assoluta’ o ‘datazione delle fasi costruttive’.
La definizione cronologica delle strutture è facilitata dagli apporti di specifiche
metodologie non distruttive o microdistruttive, quali:
mensiocronologia delle murature;
dendrocronologia per le strutture lignee;
termoluminescenza per gli elementi in cotto.
L’analisi stratigrafica
Il metodo stratigrafico, volto ad indagare la successione degli interventi che si
sono stratificati sul manufatto edile, e che vede le tecniche costruttive come
elemento datante, risulta essere di grande utilità soprattutto per
l’approfondimento del costruito edilizio diffuso.
L’analisi delle caratteristiche delle tecniche costruttive consente di avere.
riscontri certi per aree geologicamente omogenee, con riferimento a determinati
periodi storici e contesti socio-economici, ma anche con accorgimenti comuni a
materiali e a contesti regionali differenziati.
Tipologie murarie
In generale, circa le differenti tipologie di murature, si può dire che quelle in
pietra da taglio e quelle in getto di calce erano ampiamente usate nell’età
classica.
Tutti gli altri tipi (in mattoni, in pietra e mattoni, etc.) hanno invece una
vastissima utilizzazione sia dal punto di vista cronologico che geografico, tanto
da essere i più diffusi nell’edilizia corrente. Si tratta di elementi lapidei non più
squadrati, ma sbozzati e apparecchiati regolarmente con il sussidio di
frammenti più piccoli e cementati con la malta.
Nelle strutture medievali, almeno fino al Duecento, erano utilizzate pietre di
ridotte dimensioni o grossi ciottoli di fiume, quasi sempre disposti su filari il più
possibile regolari e paralleli, derivazione dell’opus quadratum.
Nel Trecento si diffusero tecniche murarie in pietrame o miste apparecchiate
più irregolarmente.
Nel Quattrocento, grazie alla nuova attenzione per le tecniche costruttive
romane (Brunelleschi, Michelozzo, Alberti), si tornò a produrre malte di
eccellente qualità che, insieme a una più accurata selezione del materiale da
costruzione, consentirono di realizzare strutture di grande mole, mentre la
funzione estetica dell’opus era affidata al paramento lapideo esterno.
Dal Cinquecento in poi le tecniche costruttive tesero ad acquistare connotazioni
locali, tanto da rendere praticamente vano qualsiasi tentativo di classificazione.
Tipologia delle apparecchiature murarie – Materiali lapidei
1) A corsi sub-orizzontali, con
pietrame erratico
2) A corsi sub-orizzontali, grezzo con
zeppe in laterizio o pietra
3) Calcestruzzo, con aggregati
arrotondati o spezzati
4) A spina-pesce, con ciottoli,
pietrame o frammenti di laterizio
5) Irregolare senza corsi, a blocchi
spaccati, con o senza zeppe
6) Irregolare, a blocchi sfaldati, con o
senza zeppe
7) Irregolare, a bozze o blocchi
spaccati, con corsi di
orizzontamento ogni 40 - 60 cm
8) A corsi sub-orizzontali e paralleli,
con bozze sdoppiate, con o senza
zeppe
9) Senza corsi, con bozze o conci
squadrati, spesso con zeppe in
laterizio
10) A corsi orizzontali e paralleli
11) A corsi orizzontali sub-paralleli,
con bozze prevalentemente
verticali
12) A corsi orizzontali e paralleli con conci
riquadrati e spianati
13) A corsi ondulati, con o senza zeppe
14) A corsi paralleli e orizzontali, “araba”
15) A corsi paralleli orizzontali, con lastre,
“pseudoisodoma”
16) A conci paralleli orizzontali, con conci,
“isodoma
Tipologia delle apparecchiature murarie – Materiali misti
1)
2)
3)
4)
A corsi sub-orizzontali, con bozze o blocchi e zeppe
A ricorsi, con bozze e/o conci
A “cassetta”, con “pillori”
A ricorsi, con bozze o blocchi
Tipologia delle apparecchiature murarie – Materiali laterizi
1) Per fascia
2) Per testa
3) Per coltello
4) Per costa (in foglio)
5) Inglese a blocco
6) Inglese a croce
7) Olandese
8) Inglese per giardino
9) “Rap trap”
10) “Dearne”
11) Gotica o fiamminga
12) Senese
Tipologie murarie
Rocca S. Silvestro (Livorno).
Varietà di apparecchio delle tipologie
murarie.
La classificazione dei tipi murari
rappresenta un passaggio essenziale
per la comprensione filologica del
monumento e per l’individuazione
delle sue fasi costruttive.
L’analisi delle tessiture murarie
Per la ricognizione diretta dei complessi da indagare è opportuno approntare
una scheda di rilevamento calibrata sulle peculiarità storiche e costruttive dei
tessuti da analizzare.
Occorre partire dalla comprensione morfologica, spaziale, distributiva e
compositiva nel suo insieme, cercando di valutare altresì la successione
cronologica tra le parti costitutive, per poi passare ad indagare i singoli
paramenti.
Con riferimento ad essi, occorrerà definire:
la qualificazione geolitologica e la provenienza del materiale litico adoperato;
le caratteristiche morfologiche, volumetriche e metriche delle pezzature;
la lavorazione della faccia a vista e degli spigoli.
Vanno poi annotate:
le procedure esecutive, la dimensione, la geometria e la finitura dei giunti,
oltre che le proprietà macroscopiche della malta (qualità e colorazione, legante,
inerti, consistenza, granulometria);
gli eventuali strati di protezione e finitura;
i processi di alterazione delle varie parti.
L’analisi delle tessiture murarie
Per quanto concerne i materiali lapidei, essi possono essere classificati
attraverso:
la natura geolitologica;
la valutazione petrografia di massima (struttura, grana, tessitura);
l’idoneità all’impiego;
la geometria dei blocchi;
le dimensioni significative;
le tracce di lavorazione;
la presenza di eventuali segni distintivi (marchi di lapicidi e simili).
La malta, invece, può essere connotata attraverso:
la consistenza dell’impasto;
la natura del legante;
il tipo di inerti e la loro granulometria;
l’entità dei letti orizzontali e dei giunti verticali.
L’analisi delle tessiture murarie
Sarà infine utile riportare specifiche note, ed indicare l’eventuale presenza di
buche pontaie, altro rivelatore cronologico.
Risultati ancor più sorprendenti, poi, possono raggiungersi col supporto di
analisi di laboratorio, in specie riferite ai leganti.
Di qui l’importanza di un approccio interdisciplinare, che vede l’architettorestauratore come coordinatore del gruppo di ricerca, composto da storici
dell’architettura, archeologi, strutturisti, chimici, definendo un linguaggio
comune e confrontando di continuo strategie, metodi e risultati delle ricerche.
L’analisi delle tessiture murarie
In dettaglio, un corretto programma per indagare le tessiture murarie, al fine di
giungere alla loro definizione cronologica, può prevedere i seguenti momenti:
1. Disamina delle fonti bibliografiche inerenti:
- le indagini condotte (anche in aree geografiche diverse) per la conoscenza
delle tecniche tradizionali e delle metodologie per il rilevamento delle unità
stratigrafiche murarie;
- i materiali da costruzione dell’ambito geografico in questione;
- i trattati di architettura pratica di ambito regionale;
- le strutture filologicamente datate.
2. Esame delle fonti archivistiche, quali:
- statuti delle corporazioni dei maestri di muro;
- atti notarili per la costruzione di edifici religiosi o nobiliari.
L’analisi delle tessiture murarie
3. Scelta dell’areale geografico, con la ricostruzione delle sue origini storiche e
culturali ed il suo inquadramento geo-morfologico.
4. Individuazione degli edifici da indagare, partendo da quelli datati e
limitatamente manomessi.
5. Campagne di rilevamento sistematiche, con la catalogazione dei caratteri
morfologici, dimensionali e costruttivi dei componenti dell’edilizia tradizionale,
raccogliendo i dati in schede analitiche, corredate da rilievi metrici e fotografici.
Attraverso l’analisi dei dati morfologici e metrologici, raggruppandoli in modelli
e, successivamente, interrelandoli a fasi temporali precise, è possibile
pervenire alla determinazione delle classi mensiocronologiche.
L’analisi delle tipologie murarie e la definizione
cronologica delle strutture dell’ex Caserma Sacchi in
Falciano di Caserta
Ex Caserma Sacchi, Falciano (CE) - Cronologia delle strutture
Ex Caserma Sacchi, Falciano (CE) - Cronologia delle strutture
Planimetria di
riferimento con
l’individuazione dei
campioni murari
indagati per la
definizione
cronologica delle
strutture.
Ex Caserma Sacchi, Falciano (CE) - Cronologia delle strutture
Ex Caserma Sacchi, Falciano (CE) - Cronologia delle strutture
Ex Caserma Sacchi, Falciano (CE) - Cronologia delle strutture
Ex Caserma Sacchi, Falciano (CE) - Cronologia delle strutture
Le torri di difesa costiera della Sardegna.
Tecniche costruttive murarie
Le strutture investigate
Torri di difesa
• rappresentative del patrimonio architettonico mediterraneo;
• edifici ben documentati nelle fonti d’archivio, le quali definiscono puntualmente la loro
data di realizzazione;
• generalmente abbandonate, conservano la loro conformazione originaria;
• mezzo di grande efficacia per lo studio delle tecniche costruttive adottate in tale areale
geografico durante il periodo in questione (XVI-XVIII).
Metodologia di ricognizione
• strumento utile per datare strutture più complesse o minori.
La metodologia adottatta
1. Campionatura e classificazione dei tipi murari:
• annotazione morfologica e dimensionale delle strutture in materiale lapideo;
• analisi delle malte.
2. Disegno delle strutture, al fine di:
• comprendere le loro caratteristiche dimensionali e tecniche;
• evidenziare i loro caratteri distintivi.
Le torri costiere della provincia di Cagliari
Cagliari, Torre Sant’Elia (1282)
Cagliari, Torre su Persudemini (ante 1578)
Cagliari, Torre del Poetto (XVI-XVII)
Cagliari, Torre di Mezza Spiaggia (1578)
Cagliari, Torre di Calamosca (1638)
Cagliari, Torre della Scaffa (modificata 1898)
Cagliari, Torre di Calafighera (XVI-XVII, modificata
1940)
Capoterra, Torre su Loi (1584)
Castiadas, Torre di Cala Pira (XVII-XVIII)
Castiadas, Torre di Santa Giusta (1792)
Domusdemaria, Torre di Chia (XVI)
Domusdemaria, Torre di Pixinì (ante 1595)
Maracalagonis, Torre delle Stelle (ante 1584)
Muravera, Torre di Capo Ferrato (XVI)
Muravera, Torre de Is Dexi Quaddus (ante 1681)
Muravera, Torre Salinas (XVII, modificata 1990)
Pula, Torre dell’isola di S. Macario (1580)
Pula, Torre del Coltellazzo (1582)
Pula, Torre di Cala d’Ostia (1601)
Pula, Torre di Cala d’Ostia (1733)
Quartu Sant’Elena, Torre di Sant’Andrea (ante 1584)
Quartu Sant’Elena, Torre di Cala Regina (XVI-XIX)
Quartu Sant’Elena, Torre di Foxi (XVI-XVII)
Sarroch, Torre di Antigori (1578)
Sarroch, Torre del Diavolo (XVI-XVIII)
Sarroch, Torre Zavorra (demolita 1916)
Sinnai, Torre di Capo Boi (XVI-XIX)
Teulada, Torre di S. Isidoro (XVII ?)
Teulada, Torre di Porto Scudo (1598-1601)
Teulada, Torre del Budello (1601-1603)
Teulada, Torre di Calapiombo (XVI-XVII, modificata
1940)
Teulada, Torre di Capo Malfatano (XVI)
Villaputzu, Torre di Monte Rosso (ante 1639)
Villaputzu, Torre di Capo San Lorenzo (ante 1639)
Villaputzu, Torre Porto Corallo (modificata 1777)
Villasimius, Torre di Porto Giunco (XVI-XIX)
Villasimius, Torre dell’Isola Serpentara (XVII)
Villasimius, Torre della Fortezza Vecchia (modificata
1790)
Villasimius, Torre Cala Caterina (modificata 1854)
Villasimius, Torre dell’Isola dei Cavoli (modificata 1854)
Le torri costiere della provincia di Cagliari
5
1
1. Cagliari, Torre Sant’Elia (1282)
3
2. Cagliari, Torre su Persudemini (ante 1578)
2
3. Capoterra, Torre su Loi (1584)
4. Teulada, Torre di Capo Malfatano (XVI)
4
5. Villasimius, Torre di Porto Giunco (XVI-XIX)
Stato di conservazione delle strutture
Cagliari, Torre del Poetto
Sarroch, Torre del Diavolo
Stato di conservazione delle strutture
Cagliari, Torre Sant’Elia
Teulada, Torre di capo Malfatano
La tecnica
Materiale utilizzato
• Pietra locale, in tutte le sue forme e dimensioni (calcare,
trachite, granito, etc.).
Superfici
• Pietra lavorata solo in corrisoindenza delle superfici esterne ed
orizzontali;
• Altri lati appena sbozzati.
Disposizione
• Elementi in pietra disposti senza prestare attenzione allo
sfalsamento dei giunti verticali.
Tecnica
• Anche se apparentemente casuale, si trarra di una soluzione
arguta, condizionata da ragioni di economia, al fine di sfruttare
tutte le pezzature di materiale lapideo a disposizione;
• i letti di posa servono per garantire la stabilità della struttura.
La tecnica a cantieri
1. Cagliari, Torre Sant’Elia (1282)
2. Cagliari, Torre di Persudemini (ante 1578)
Dessins de M. Rassu, Le sentinelle del mare, Cagliari 2005.
3. Capoterra, Torre su Loi (1584)
4. Teulada, Torre di Capo Malfatano (XVI sec.)
5. Villasimius, Torre di Porto Giunco (XVI-XIX sec.)
Bibliografia
C. GIANNATTASIO, La conoscenza e la datazione dell’edilizia tradizionale, in G.G. ORTU, A. SANNA (a cura di),
Manuali del recupero dei centri storici della Sardegna. Atlante delle culture costruttive della Sardegna,
Approfondimenti, Dei Tipografia del Genio Civile, Roma 2009, vol. 0.2, pp. 57-100
C. GIANNATTASIO, Il centro storico di Muros: analisi edilizia e proposte d’intervento, in D.R. FIORINO (a cura
di), Territorio e Patrimonio. Conoscere per valorizzare (Atti del convegno, Muros, 4 giugno 2007), GGallery,
Genova 2007, pp. 43-51
CARAFA, C. GIANNATTASIO, G. SACCONE, La Caserma Sacchi già sede episcopale di Caserta. Analisi e
progetto di restauro, in “Arkos”, 3 (2009), pp. 8-27
C. GIANNATTASIO, S.M. GRILLO, Dating techniques through the characterization of materials. XVI century
South Sardinian Coast defense towers, in J.L. Ruvalcaba Sil, J. Reyes Trujeque, J.A. Arenas Alatorre, A.
Velázquez Castro (edited by), Proceedings of the 2nd Latin-American Symposium on Physical and Chemical
Methods in Archaeology, Art and Cultural Heritage Conservation. Selected papers archaeological and arts
issues in materials science - LASMAC & Archaeological and Arts Issues in Materials Science (Cancun,
Quintana Roo, Mexico, 16-20 agosto 2009), Universidad Nacional Autónoma de México, Universidad
Autónoma de Campeche, Instituto Nacional de Antropologìa e Historia, Mexico 2010, pp.146-152