Corriere della sera

MARTEDÌ 18 NOVEMBRE 2014
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FONDATO NEL 1876
Tanzania
Vaticano
L’emiro che va a caccia
fa spostare 80 mila Masai
Tornano allo Ior
i 23 milioni
bloccati dai giudici
di Michele Farina
a pagina 17
di Maria Antonietta
Calabrò a pagina 29
L’apatia tedesca, l’Europa spenta
MILANO SCONTRI E FERITI
Pietre sulla polizia
La battaglia
degli sgomberi
MAL COMUNE
NESSUN GAUDIO
di Lucrezia Reichlin
U
D
Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano
na trentina tra carabinieri e poliziotti. Devono sgomberare da un palazzo della periferia
milanese una trentenne italiana, madre di due
bimbi, abusiva da mesi. Presto arriva un gruppo
di ragazzi «antagonisti» a difenderla e volano
pietre, mattoni ed estintori. Gli agenti rispondono con lacrimogeni e cariche. Feriti e contusi.
alle pagine 2 e 3 Galli, Santucci, Sarzanini
● IL COMMENTO
FOTOGRAMMA / DUILIO PIAGGESI
opo la pubblicazione dei dati di
Eurostat sul Prodotto interno
lordo del terzo trimestre, s’è
discusso a lungo dell’ennesimo
risultato negativo italiano, ma i
numeri confermano, soprattutto, la
debolezza tedesca. La vera notizia non
è che l’Italia sia l’unico grande Paese
dell’eurozona ancora in recessione, ma che
tutte le economie dell’Unione stentino a
decollare e, in particolare, che la Germania
abbia crescita piatta. La differenza
tra il +0,07 tedesco e il -0,09 italiano è
marginale, quella tra il numero tedesco e il
+0,9 degli Stati Uniti, nello stesso trimestre, è
molto più significativa. La zona euro si
conferma in stagnazione mentre gli Stati
Uniti mostrano da tempo una robusta
ripresa. I dati recenti non fanno che
confermarlo.
Ma se questa è l’analisi, l’azione di
politica economica deve focalizzarsi
sull’Unione tutta e non concentrarsi sulla
debolezza di una sua parte. Da qui dipende
la sopravvivenza dell’euro come progetto
economico e politico. Il timone è in mano
alla Banca centrale europea, l’unica
istituzione federale che abbia capacità di
intervento. Dalla sua azione dipende la
tenuta del nostro sistema.
Poiché il male è oggi comune, il processo
decisionale dovrebbe essere più semplice
che nel 2011 quando si era di fronte alla
dicotomia tra Nord e Sud Europa. Perché,
quindi, questa esitazione? In particolare
perché la Bce esita a intervenire con massicci
acquisti di titoli di Stato (il cosiddetto
Quantitative Easing - QE), come hanno
fatto la Federal Reserve negli Stati Uniti, la
Banca d’Inghilterra e la Banca centrale del
Giappone?
Per alcuni il problema è tecnico. I tassi di
lungo periodo sono già molto bassi e una
loro ulteriore diminuzione come
conseguenza del QE, si dice, non avrebbe un
effetto decisivo sul costo del credito.
Inoltre, il sistema finanziario europeo è
basato sull’intermediazione bancaria e non
sulla raccolta diretta di fondi dal mercato:
una diminuzione dei tassi a lunga scadenza,
quindi, servirebbe a poco. Queste
osservazioni non sono convincenti.
Un’azione adeguata di QE avrebbe un effetto
sulle due variabili cruciali per il sostegno
della domanda: inflazione e tasso di cambio.
In particolare, la Banca centrale europea deve
evitare che si consolidino aspettative di
diminuzione dei prezzi destinate a far
aumentare il costo reale del credito: ed è
questo che conta per consumatori e imprese.
L’ANNUNCIO DI DELRIO
«Deroga
alla Stabilità
per i Comuni
alluvionati»
● GIANNELLI
n una periferia che grida vergogna per l’inerzia e l’abbandono di anni, la legalità è l’elmetto
con la visiera di un agente. Milano è una trincea.
di Paola D’Amico
a pagina 5
GIUSTIZIA
La zavorra
dei processi civili
Dieci anni
di arretrati
Nuovo testo. Il governo guidato
da Renzi, intanto, prepara un
emendamento al Jobs act relativo all’articolo 18 dello Statuto
dei lavoratori. Ncd si oppone.
da pagina 8 a pagina 11
con la Nota di Massimo Franco
e un’analisi di Dario Di Vico
di Giovanni Bianconi
a pagina 19
PARIGI, PROGETTO CONTESTATO
ANSA/ WWW-TOUR-TRIANGLE.COM
D
La Banca centrale europea è
pronta ad acquistare titoli di
Stato nel caso in cui l’inflazione
nella zona euro rimanga troppo
bassa ancora a lungo: a ribadirlo è stato ieri Mario Draghi.
Le urgenze. Il presidente dell’istituto di Francoforte, di fronte a una crescita debole e a una
disoccupazione «inaccettabile», ha sottolineato il «bisogno
urgente di impegni concreti a
breve termine per riforme strutturali negli Stati membri» dell’applicazione del patto di Stabilità e di «una strategia comune
sugli investimenti».
di Luigi Ferrarella
9 771120 498008
I
a pagina 26
Emendamento del governo alle norme sul lavoro, tensione tra il Pd e Alfano
Finge di dover spartire i soldi e propone alle aziende appalti per i padiglioni stranieri
41 1 1 8>
di Giangiacomo Schiavi
Draghi: fate poco, non si cresce
Expo 2015, il millantatore di tangenti
a pagina 18
LA TRINCEA DELLA LEGALITÀ
Economia e politica Le mosse della Bce per la ripresa. «Più impegno sulle riforme, pronti a comprare titoli di Stato»
continua a pagina 27
opo le tangenti, pure i millantatori di tangenti sugli
appalti di Expo: «Mi ha dato
questo elenco di progettisti e io
gli ho detto guarda che su Expo
io sono a provvigioni, facciamo
metà per uno», diceva del general manager di Expo 2015
l’intercettato procacciatore
d’affari di una multinazionale.
Ma non era vero, ne spendeva il
nome per avere più soldi da gestire. Ora patteggia per millantato credito.
ANNO 139 - N. 273
Verdi e destra
bocciano
la Torre di vetro
di Stefano Montefiori
A
nne Hidalgo, sindaca di Parigi, contro ecologisti e destra: il consiglio comunale ha
bocciato il progetto di un grattacielo, la «Torre triangolo».
a pagina 16
TERRORISMO
I tre boia dell’Isis
dal Galles
e dalla Francia
di Fabio Cavalera
N
on solo «Jihadi John», il
boia dell’Isis che ha lasciato l’Inghilterra per il Califfo. Tra
i 15 assassini a volto scoperto
dei soldati siriani spuntano un
ragazzo gallese e due francesi.
a pagina 14 Olimpio
Martedì 18 Novembre 2014 Corriere della Sera
2
Primo piano Le occupazioni
Milano: residenti, abusivi e antagonisti assaltano le forze dell’ordine
La reazione con il lancio di lacrimogeni. Otto i feriti e tre fermati
Sassi e estintori contro lo sgombero
«Ma lascia stare, mettiti in malattia.
Vattene...». L’operaio della ditta di traslochi
aziona l’autoscala nel cortile del civico 71 di
via Vespri Siciliani, al Giambellino, ex quartiere operaio: balconi pericolanti, appartamenti occupati anche da quindici anni e un
senso di appartenenza a un angolo storico
di Milano ormai affievolito, schiacciato dal
degrado, dalla rabbia, da un’integrazione
complicata. Una trentina tra carabinieri e
poliziotti sono qui per sgomberare da un
appartamento una 30enne, italiana, mamma di due bimbi, abusiva da mesi. Dalle finestre tre residenti vedono le forze dell’ordine entrare nel cortile in tenuta anti-sommossa. Scendono, corrono per le scale,
chiamano rinforzi. Ordinano all’operaio di
fermarsi. Partono gli insulti. È guerriglia.
Agli abitanti, in maggioranza regolari e
soprattutto donne, si aggiungono una ventina di ragazzi «antagonisti». Lanciano sassi,
pietre, mattoni, estintori. La risposta è affi-
MILANO
I casi
● L’11
novembre è
stata presa
d’assalto la
sede del circolo
Pd in via
Mompiani,
zona Corvetto,
periferia Sud di
Milano, da una
quindicina di
incappucciati
che hanno
spruzzato
vernice rossa
sulle pareti e
sulle porte e
hanno divelto
le librerie,
lanciando
fumogeni.
Nella sede era
in corso una
riunione tra
inquilini Aler e
sindacalisti del
Sunia Cgil
● Il 13
novembre in
via Salomone,
zona Sudest di
Milano, una
cinquantina tra
inquilini e
militanti dei
centri sociali
hanno cercato
di impedire lo
sgombero di
due alloggi
Aler, tentando
di sfondare il
cordone delle
forze
dell’ordine
Il racconto
di Andrea Galli
e Gianni Santucci
La «regina nera» della
Barona, dicono in quartiere,
abusa dell’autogestione della
quale è presidente e governa la
mappa degli appartamenti sfitti come un piccolo impero. La
«zarina» dello Stadera, scrivono i fascicoli dei commissariati
di polizia, batte tutti i record di
occupazioni e custodisce le armi della malavita. Le «furie»
del Corvetto, raccontano i verbali di perquisizione, in casa
avrebbero fatto sparire ogni
traccia dell’assalto squadrista,
una settimana fa, contro un circolo del Partito democratico affollato di anziani.
Soprannomi. Periferie. Cronache di battaglia. E donne.
Donne cattive. Oppure ribelli
come quelle, italiane, che ieri
sono scese in cortile per impedire lo sgombero di un’altra italiana, abusiva. Ma anche, in
maggioranza, donne vittime: il
racket si serve di loro e le spegne lentamente. Divelti i lastroni agli ingressi degli appartamenti sfitti, i primi inquilini
MILANO
La mappa degli scontri
A4
13 novembre
Via Salomone
Duomo
MILANO
A50
A51
17 novembre
11 novembre
Via Vespri
Siciliani
km
Via Mompiani
4
d’Arco
data alle cariche e a sei lacrimogeni. Alla fine sgombero effettuato, cinque carabinieri
e due poliziotti contusi, un manifestante
con ferite ampie sul capo («Mi hanno picchiato per tre volte con il manganello») e tre
residenti fermati.
Una mattinata di tensioni, difficile anche
per agenti e militari. Una vigilia minacciosa:
da oggi con la (probabile) firma del protocollo in Prefettura nascerà il «modello Milano» per l’emergenza delle case popolari. Coordinati dal prefetto Francesco Paolo Tronca, attorno al tavolo si rivedranno Comune,
Regione, Aler (l’Azienda lombarda per l’edilizia residenziale), il questore Luigi Savina e
il comandante provinciale dei carabinieri,
generale Maurizio Stefanizzi. A ieri sera
c’erano ancora due nodi da risolvere: ma sul
primo, la gestione della cabina di regia operativa, che verrà affidata alla polizia locale,
sembrano esserci marginali dubbi; più difficile colmare la distanza sul fronte dell’assi-
Sulle orme della «zarina»
Donne in prima fila
ad accendere la rivolta
Anche per il blitz nel circolo del Pd indagate due ragazze
che entrano per abitarci o per
«prenotare» lo spazio sono per
lo più mamme con figli, meglio
se piccoli.
E in tanti, troppi caseggiati ci
sono anziane vedove, sole, malate, a capo di comitati di inquilini, che inseguono abusivi, puliscono gli androni dagli escrementi umani, riparano lampadine, escono di notte, e che
chiedono nel silenzio e nel
vuoto: «Noi siamo delle belve,
noi ci buttiamo in cortile. Ma
non è giusto. Per quale motivo
dobbiamo farlo noi?».
In via Vespri Siciliani sono
state due donne, dopo aver
perso lo scontro con le forze
dell’ordine capaci di effettuare
lo sgombero, a uscire in strada,
sotto la pioggia. Per radunare
gente. Urlare. Partire. I poliziotti con gli scudi allineati e loro a
sputare veleno e insulti. Un dito medio. Un invito, una sfida:
«Sbirro togliti l’armatura».
Hanno puntato i binari dei
tram. E hanno bloccato la circolazione. Già che c’erano,
hanno bloccato la strada.
Se gli automobilisti protestavano, rimediavano minacce.
C’è però una domanda che fa
innervosire queste donne, che
le porta a spazientirsi: se l’abusiva fosse stata un’egiziana, una
rom romena, voi come vi sareste comportate? Giurano che
Le mamme usate
Del racket sono anche
vittime: spesso i primi
inquilini di case abusive
sono mamme con figli
qui non è una cosa di nazionalità. Che bianchi e neri è uguale. Qui, spiega una ragazza (il
piglio da dura, gli uomini accanto che non osano contraddirla), il problema è che «ci
hanno presi in giro». Al Giambellino «ci sono abusivi decennali che invano hanno chiesto
di venir regolarizzati e pagherebbero come gli altri».
Forse si fa fatica a scorgere la
linea, peraltro sottile, che separa l’illegalità dalla disperazione. Si fa fatica anche perché,
adesso, con una presenza e un
dinamismo rari, gli «antagonisti» soffiano sulla rabbia. Hanno alzato il livello come ha detto il procuratore aggiunto dell’Antiterrorismo Maurizio Romanelli, a capo dell’inchiesta
sull’assalto al circolo del Pd. Di
ieri la notizia delle «furie» in-
stenza sociale. Gli sgomberati, a maggior ragione quando ci sono minorenni, debbono
essere trasferiti in una struttura d’accoglienza. Il Comune avrebbe trovato figure e denaro per offrire una «copertura» adeguata che
però non basta.
Il «modello Milano» prevede naturalmente
anche gli sgomberi. Cinque, sei a settimana.
Non sarà l’unica strada. L’emergenza abitativa è complicata: 18 mila sfratti esecutivi, 22
mila in lista d’attesa per un alloggio dell’Aler, 7 mila alloggi sfitti. Poi, come documentato dall’inchiesta del Corriere, ci sono
le occupazioni: 1.500 negli ultimi due anni.
Senza scordare il dinamismo degli «antagonisti» che soffiano sul malessere. E senza
scordare che tra un anno e mezzo Milano
sceglierà il nuovo sindaco: nelle case popolari abitano e votano 100 mila persone.
A.Ga.
G.San.
40
Mila sono le
case popolari di
Milano gestite
dall’Aler,
l’Azienda lombarda edilizia
residenziale
Quelle del
Comune sono
invece 29 mila
22
Mila sono le
famiglie in lista
d’attesa
per una casa
popolare a
Milano. Secondo fonti sindacali, gli alloggi
popolari sfitti
sono 7 mila
© RIPRODUZIONE RISERVATA
dagate. Di 24 e 28 anni, hanno
precedenti per azioni eversive.
All’appello mancano tre, forse
quattro complici ai quali il Nucleo informativo dei carabinieri dà la caccia.
Le ragazze farebbero parte
della rete anarchica che molto
sta «investendo» sull’emergenza delle case popolari. Uno degli avvocati dice che nell’appartamento dell’assistita gli investigatori cercavano armi, vestiti
e vernici del blitz ma hanno
«trovato solo un computer».
Le due sarebbero però state
riconosciute da alcuni anziani
(abitano proprio al Corvetto) e
inquadrate dalle telecamere in
strada mentre fuggivano. Chi
sono i restanti componenti
della banda? Altre donne? Nelle periferie c’è un crescente e
drammatico fronte comune.
Autogestione. Autodifesa. In
via Vespri Siciliani nessuna
vuol svelare dove sia finita la
mamma allontanata da poliziotti e carabinieri. Eppure,
chissà se per caso oppure volutamente, trapelano certe sue
frasi, certe sue promesse. Si
cercherà un nuovo appartamento sfitto, fanno sapere.
Tanto nei quartieri ce ne sono
settemila, di alloggi vuoti. E
prima o poi, per sé e per i suoi
figli, se ne prenderà uno. Al buio, senza gabinetto, senz’acqua,
con le finestre murate. Ma suo.
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Corriere della Sera Martedì 18 Novembre 2014
Al cancello
Una delle
donne
che ieri hanno
affrontato
i carabinieri
schierati
durante
lo sgombero
di una famiglia
a Milano
(Fotogramma)
L’analisi
di Fiorenza Sarzanini
3
Il disagio degli agenti nelle piazze
«Noi bersagli di una rabbia cieca»
La richiesta dell’arresto differito dei manifestanti, come avviene per gli ultrà
ROMA Nel giorno della protesta
sociale, venerdì scorso, le manifestazioni sono state 105 in
tutta Italia, ma a Roma se ne
contano ormai almeno quattro
ogni giorno. Sit-in, piccoli cortei, grandi mobilitazioni per
esprimere un disagio che sempre più frequentemente si trasforma in un vero e proprio
scontro con le forze dell’ordine. E non c’è soltanto la crisi
economica a fomentare il malessere dei cittadini, perché or-
Dal cortile
Milano, un
automezzo
dotato di scala
per raggiungere
uno degli
appartamenti
di via Vespri
Siciliani dove
ieri le forze
dell’ordine
in assetto
antisommossa hanno
eseguito
degli sgomberi
(Photoviews)
PRIMO PIANO
mai da settimane agli scioperi
per la mancanza di lavoro, si
sommano le occupazioni abusive degli stabili e le dimostrazioni di intolleranza nei confronti degli stranieri in una miscela che rischia di diventare
esplosiva. E ormai coinvolge i
quartieri centrali così come le
periferie.
È soltanto l’inizio. Il timore
dei responsabili degli apparati
per la sicurezza è che la situazione possa peggiorare già nei
prossimi giorni, quando altre
contestazioni sono già state
fissate e la rabbia dei dimostranti potrebbe essere sfruttata nuovamente da antagonisti
e componenti dei centri sociali, ma anche da estremisti di
destra e tifosi. Proprio come
già accaduto a Tor Sapienza a
Roma, dopo il trasferimento
dei migranti nel centro di accoglienza, e come può ripetersi in altre zone della capitale e
di Milano, dove già si avverte la
crescita del malcontento.
I questori hanno deciso di
aumentare il numero di presidi fissi e delle vigilanze mobili,
però nella «base» cresce il malessere e si evidenzia, come fa
il segretario della Silp Cgil Daniele Tissone, «il meccanismo
perverso che costringe polizia
e carabinieri a supplire alle carenze della politica, fronteggiando la disperazione di chi
ha già perso tutto oppure lotta
per la sopravvivenza».
Ecco perché le forze di polizia tornano a chiedere strumenti più efficaci contro quelli
che definiscono i «professionisti del disordine». E in cima
alla lista inseriscono «l’arresto
differito dei manifestanti, proprio come già accade per gli ultrà, tenendo conto che la possibilità di bloccare chi causa
scontri e incidenti anche a 48
ore di distanza, può effettivamente trasformarsi in un deterrente forte».
Enzo Letizia, per anni segretario dell’Associazione funzionari e certamente esperto dei
problemi legati all’ordine pubblico, ha ben presente la differenza tra chi protesta, sia pur
in maniera esasperata, e i teppisti. Per questo sottolinea la
necessità di «avere norme adeguate in modo da bloccare
questa radicalizzazione del
conflitto che sta trasformando
polizia e carabinieri nei terminali dove scaricare violentemente rabbia e insoddisfazione».
Sono i numeri a dare conto
dell’emergenza. E a Roma dicono che a fronte di circa 500
uomini in servizio ogni giorno,
quando ci sono le manifestazioni più imponenti bisogna
I numeri
● Nel 2014,
e in particolare
dall’insediamento del
governo Renzi,
si sono svolte
in Italia 5.934
manifestazioni
di rilievo: la
maggioranza
ha avuto un
corso tranquillo
(dati aggiornati
al 31 ottobre
2014)
● 2.350
manifestazioni,
dunque quasi
la metà del
totale, hanno
avuto alla base
problematiche
sindacali e
occupazionali
● Soltanto
venerdì scorso
si sono svolte
in Italia 105
manifestazioni
in 45 province,
85 nell’ambito
di due scioperi
promossi
dai sindacati
di base e dai
movimenti
antagonisti
● Ai cortei di
venerdì hanno
partecipato
in 70 mila,
con 7.000
unità a tutela
dell’ordine
pubblico
schierarne il triplo e in questo
periodo di particolare tensione
si arriva a un migliaio almeno
tre volte a settimana proprio
per garantire il controllo del
territorio. Anche per questo il
Sap torna a chiedere una «revisione delle scorte e una razionalizzazione delle forze».
La denuncia di Felice Romano del Siulp è forte: «Siamo arrivati al paradosso di sentirci
chiedere di non reagire alle
provocazioni per non esaspe-
rare gli animi. E così a Tor Sapienza la polizia era schierata
davanti senza manganelli e i
carabinieri che li avevano sono
stati costretti a rimanere arretrati. Bisognerebbe sempre ricordare che togliere la dignità
alla funzione delle forze di polizia, vuol dire togliere dignità
alla funzione dello Stato».
A Milano nel 2014 è stato necessario aggregare oltre 15 mila uomini di rinforzo rispetto
all’anno precedente, con un
impiego che arriva a circa 70
mila persone. Proprio oggi comincia l’addestramento del
personale all’uso dello spray al
peperoncino, che nelle intenzioni dei vertici del Dipartimento servirà a «mantenere la
fascia di rispetto e quindi evitare lo scontro diretto» con i
manifestanti, come è specificato nella circolare tramessa
ieri a questure e prefetture.
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Martedì 18 Novembre 2014 Corriere della Sera
4
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Corriere della Sera Martedì 18 Novembre 2014
5
Primo piano Il maltempo
«Niente patto di Stabilità per le città colpite»
Il sottosegretario Delrio: eventi catastrofici, cadono i vincoli. Servono interventi immediati
«Stato di calamità per l’Alessandrino. Mutui a tasso zero per 3 miliardi e fondi sbloccati nel 2015»
Chi sono
● Graziano
Delrio (foto),
54 anni, è il
sottosegretario
alla Presidenza
del consiglio
● Delrio è stato
sindaco di
Reggio Emilia
dal 2004 al
2013. Poi è
stato nominato
ministro per gli
Affari regionali
nel governo di
Enrico Letta
● Franco
Gabrielli (foto),
54 anni, è il
capo
dipartimento
della
Protezione
civile dal 2010
● È stato
direttore del
Sisde, il servizio
segreto civile
italiano, e
dell’Aisi (com’è
stato chiamato
poi il Sisde)
Deroga al patto di Stabilità
per i Comuni che hanno subito
eventi catastrofici o drammatici come le alluvioni. Nel viaggio a tappe forzate attraverso le
regioni del Nord, Liguria, Piemonte e Lombardia, piegate
dalle calamità naturali, il sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio Graziano Delrio annuncia «minori vincoli di bilancio, dando così la possibilità
di mettere in sicurezza edifici e
strade», ma anche un piano
nazionale con investimenti per
9 miliardi nei prossimi 7 anni
per fare «tutto il possibile in un
territorio tanto fragile come il
nostro».
Delrio ricorda lo stanziamento nella legge di Stabilità
delle risorse per alimentare il
fondo emergenze e spiega che i
Comuni potranno «rinegoziare
i mutui esistenti a nuovi tassi e
accendere nuovi mutui a tasso
zero per tre miliardi».
Ci sono 25 stati di emergenza, ripete negli incontri con i
sindaci e i presidenti di provincia a Genova, Alessandria e, nel
pomeriggio, Milano, accompagnato dal capo della Protezione
civile Franco Gabrielli. E altre
procedure saranno aperte a
breve. «Ci troviamo a dover recuperare 30 anni di ritardo» ha
detto Delrio. «Il governo ha un
piano per il dissesto idrogeologico e chiederà alle Regioni di
presentare entro i primi giorni
di dicembre le loro nuove proposte per gli accordi di programma». E già il 4 dicembre,
per questo, saranno a Roma
Regione Lombardia, Provincia
e Comune di Milano, perché al
Seveso che ha messo in ginocchio la metropoli e fermato la
linea 2 del metrò, s’è aggiunto
il Lambro, le cui sponde sono
in parte crollate allagando interi quartieri della periferia est.
A Genova, dove in mattinata
erano riuniti i sindaci dell’area
metropolitana, era stato fatto
un quadro drammatico con i
«lavori di somma urgenza appena completati e già spazzati
via dalle nuove frane, le 300
strade interrotte, le frazioni
dell’entroterra isolate e le centinaia di famiglie evacuate, fasce di terra perfettamente coltivate comunque franate come
terreni abbandonati, Comuni
che hanno i soldi bloccati dal
patto di stabilità e altri senza
più un euro».
«Asciugate le lacrime dobbiamo agire con disciplina —
ha risposto Delrio -. Investiremo i miliardi previsti dall’accordo Ue per il dissesto idrogeologico, entro il 2015 sbloccheremo tutti i fondi bloccati per
gli interventi ma tutto questo
non ci salverà dall’emergenza.
Le alluvioni succedono anche
in Olanda, Germania, Svizzera
e in altri Paesi che hanno una
cultura del territorio e una cura
idraulica molto superiore alla
nostra. Per questo la Protezione civile deve avere un fondo
capiente».
Riconoscimenti dello stato
d’emergenza, svincolo per i Co-
muni colpiti dal patto di stabilità e risorse per le infrastrutture più urgenti erano state anche le richieste dei sindaci dell’Alessandrino: «In un mese
siamo andati a bagno tre volte
— hanno sottolineato il sindaco di Alessandria e di Novi —.
Tanaro e Bormida hanno retto,
i piccoli rii no». E Delrio ha
promesso che il prossimo Consiglio dei ministri deciderà lo
stato di calamità per la zona.
Il sottosegretario ha indicato
nel Piemonte un «modello da
seguire». Nonostante sia stato
colpito pesantemente, «ha retto perché è dotato di un siste-
110
Milioni
I fondi
necessari
per le cinque
vasche di
laminazione
del Seveso: 30
milioni messi
dagli enti locali,
gli altri 80
dal governo
400
Milioni
I danni che il
maltempo ha
provocato agli
artigiani e alle
imprese
secondo la
Confederazione nazionale
dell’artigianato
L’assicurazione
Si valuta l’ipotesi di
rendere obbligatoria
l’assicurazione contro i
disastri naturali
ma di protezione civile che può
essere da esempio per l’Italia».
Il governo «sta valutando l’ipotesi di introdurre l’assicurazione obbligatoria per soggetti
pubblici e privati contro le calamità naturali».
Infine, ribadendo il no ai
condoni il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, ha aggiunto: «Forse le responsabilità le abbiamo tutti: la classe politica, le istituzioni nazionali e
locali».
Paola D’Amico
Sott’acqua Uno dei campi allagati ieri dal fiume Po (foto Carabinieri/Ansa)
Argini controllati e corsi nelle scuole
Calenzano ora è il posto più sicuro
«Mai vantarsi in questi casi.
Ma, incrociando le dita, il nostro territorio si è salvato dalle
ultime burrasche». Alessio Biagioli, 43 anni, artigiano, è il
sindaco di Calenzano, il comune più sicuro d’Italia. Tra Prato
e Firenze, 17 mila abitanti, è in
cima alla classifica dell’ultimo
rapporto «Ecosistema Rischio», indagine su chi ha fatto
di più contro frane e alluvioni
realizzata da Legambiente con
la Protezione Civile. «Premiati
I 3 comuni più virtuosi
Monastero
Bormida
(Asti)
Calenzano
(Firenze)
Agnana Calabra
(Reggio Calabria)
Fonte: Ecosistema Rischio 2013
49%
i Comuni
dove i lavori
contro il dissesto
sono stati
almeno sufficienti
d’Arco
per il secondo anno consecutivo» puntualizza con orgoglio il
primo cittadino. Mappe alla
mano, sarebbe anche un Comune piuttosto complicato:
montuoso per due terzi, attraversato da quattro corsi d’acqua.
«Messi tutti in sicurezza, con
un piano avviato quindici anni
fa — spiega Biagioli —. Abbiamo realizzato quattro casse di
laminazione, ma non ci fermiamo qui. Sono in corso lavori di
riprofilatura degli argini e ovviamente la manutenzione costante». Opere portate a compimento (5 milioni di risorse
comunali, altri sette da fondi
nazionali, regionali e provinciali), ma non solo. «Il Piano di
protezione civile è stato redatto
una decina di anni fa, e viene
aggiornato periodicamente —
aggiunge il sindaco — Ma la
nostra vera ricchezza è il volontariato: dai vigili del fuoco, al
Vab (la Vigilanza antincendi
boschivi) ai gruppi di pubblica
assistenza e di pronto soccorso».
Oltre duecento persone
pronte ad attivarsi in caso di
emergenza, un numero unico
del Comune che si attiva quando il cielo si fa scuro o i bollettini indicano allerta. «In più l’in-
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formazione dei cittadini, o le
dimostrazioni di protezione civile nelle scuole, per far crescere la sensibilità di tutti».
Sembra facile, ma lo è solo in
apparenza. Precisa il sindaco
Biagioli: «La pianificazione
delle opere contro il dissesto,
quando non ci sono eventi
drammatici, non creano consenso. All’inizio nessuno ti fa i
complimenti, anzi ci sono
sempre quelli che obiettano
che le casse di laminazione erano inutili e non si riempiranno
mai. Ma quando, come in questi giorni, la gente ti ferma e ti
dice, per fortuna da noi non è
successo nulla, significa che
abbiamo fatto bene e la popolazione lo ha capito».
Riccardo Bruno
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Martedì 18 Novembre 2014 Corriere della Sera
6
#
Primo piano Il maltempo
I punti critici del Po ieri sera (dati in metri)
Gli abitanti evacuati
nelle aree golenali del Po
Livello III (massimo)
a rischio allagamento
O
Valore registrato
gli
nelle province di Piacenza,
o
x Evacuati
Mantova
Parma, Reggio Emilia
Cremona
e Ferrara
Casalmaggiore Borgoforte
Sermide
PO
5,6 6,78
7 8,32
9 9,55
Piacenza
PO
7 7,19
40 Fogarino di Luzzara
Polesella
Ghiarole 230
7,8 7,92
Boretto
Parma
6,5 7,95
Pa
na
ro
1.122
Sec
chia
Frane in Liguria, situazione critica nel Centro-Nord
I numeri
Arda
Oltre mille sfollati
per la piena del Po
Metrò fermo a Milano
Fonte: Protezione civile, Aipo - valori registrati alle 21.30 di ieri
La tregua dopo il diluvio. Il maltempo che si
sposta al Centro e al Sud. Una città, Milano, che
ieri ha dovuto fare ancora i conti con trasporti a
singhiozzo. Regioni come Piemonte e Liguria in
pieno allarme. E un fiume, il Po, che fa paura.
Tanto da aver fatto lasciare casa a 1.122 persone.
Sfollate in attesa dell’ondata di piena. Per sicurezza c’è chi prova ad affidarsi anche a Dio, come
don Evandro Gherardi, parroco di Brescello che
oggi guiderà una processione con il «Cristo parlante», la statua di legno — la stessa — che compare in uno dei film di Don Camillo e Peppone.
La maggior parte degli evacuati dalle aree go-
Il caso
di Erika Dellacasa
A Genova per indicare che
qualcosa era irraggiungibile gli
anziani usavano dire che era «a
Pentema»: Pentema è una piccola frazione del comune di
Torriglia, nel parco dell’Antola,
ad abitarla stabilmente sono rimasti in dodici, il più giovane
ha ottantadue anni il più anziano novantaquattro. I giapponesi di Pentema. Vecchietti irriducibili che da quel nucleo di case
in pietra, abbarbicate sul monte a più di 800 metri di altezza
dove fiorisce il bucaneve viola,
ci siano gelate, tempeste, frane, non se ne vogliono andare.
Con le due ultime alluvioni
che hanno colpito la Liguria sono rimasti isolati a causa di una
frana che ha interrotto l’unica
strada di accesso al paese. «Appena ho potuto li ho raggiunti a
piedi, l’unico modo possibile,
insieme con il corpo forestale
— racconta il sindaco di Torriglia Maurizio Beltrami —, siamo arrivati con i viveri e le medicine. Eravamo pronti a portare gli anziani al di là della frana,
a Torriglia, ma loro non ne
hanno voluto sapere. Ho parla-
lenali del Po è stata ospitata da parenti e amici,
altri sono stati alloggiati negli alberghi e nelle
strutture messe a disposizione dai Comuni. Il
fiume è sorvegliato speciale anche nelle province di Cremona e Mantova. In quest’ultima l’ordine di evacuazione ha riguardato 500 persone (in
24 centri abitati).
La situazione resta difficile in Liguria, in particolare nel Tigullio e nel Levante. Anche ieri si sono verificate frane, allagamenti, frazioni isolate e
persone che hanno dovuto lasciare l’abitazione.
Mentre si cercano ancora le 70 bare del cimitero
di Bolzaneto trascinate via dall’esondazione nel
torrente Polcevera. Così come Luciano Balestrero, disperso da sabato. A Genova (dove in serata
sono crollati due muraglioni) e dintorni il bilancio è di 320 persone isolate e 147 famiglie sfollate. In tutta la regione fino a ieri sera si contavano
300 strade interrotte.
In Piemonte continua l’emergenza anche nell’Alessandrino. Alcuni quartieri sono invasi da
acqua e fango: in tutta la provincia gli sfollati sono circa 200. Tra Novi e Ovada diversi Comuni
non hanno l’acqua potabile. Livelli record per il
lago Maggiore, mentre resta chiuso l’ospedale di
Omegna allagato dalle acque del lago d’Orta. An-
Corriere della Sera
cora una cinquantina le persone isolate in Valsesia. A Milano è stata un’altra giornata delicata
per chi ha dovuto viaggiare sulla linea 2 della
metropolitana: l’innalzamento della falda ha interrotto il tratto tra le stazioni di Garibaldi e Centrale. A Venezia è prevista l’acqua alta a 110 centimetri. Disagi e allagamenti ieri anche in Toscana
tra Firenze e Prato. Da oggi però al Nord torna il
sole. Andrà peggio al Centro, dove sono previsti
rovesci sparsi, e al Sud con precipitazioni anche
intense tra Campania e Calabria.
Leonard Berberi
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Isolato il paese degli ultraottantenni: stiamo qui
I dodici irriducibili di Pentema, il più giovane ha 82 anni. «Le nostre case sono queste»
❞
Il decano
Qui
vivevano i
miei nonni,
ci sono
sempre
stato e resto
Il sindaco
Li abbiamo
raggiunti
a piedi con
la Forestale
con cibo
e medicine
Il più anziano
Silvio
Traverso,
94 anni,
prima gestiva
un negozietto
nel paese,
poi ha deciso
di fare
il tassista
vive sola, autonoma e serena
come racconta la figlia Rosa
che gestisce la Locanda del Pettirosso: «Non si può vivere a
Pentema in inverno senza scorte — dice Rosa —, mia mamma
ha sempre la dispensa ben fornita e noi siamo in continuo
contatto. Tutta quella pioggia
l’ha preoccupata ma spaventar-
la è difficile: in ogni caso, lei
dalla sua casa non se ne andrà
mai». Il sindaco, i figli, i nipoti
hanno dovuto rispettare la volontà di resistenza dei dodici
grandi vecchi di Pentema.
Nel 2002 quando un’altra ondata di maltempo e l’ennesima
frana aveva isolato la frazione
— ricorda il presidente del par-
320
Le persone
che fino
a ieri sera
risultavano
isolate
a Genova
e dintorni.
In località
Brigna,
sopra Voltri,
si contano
158 persone
isolate.
Le rimanenti
162 sono
isolate in
Valpolcevera,
Valbisagno
e Pra’
co dell’Antola Roberto Costa —
il prefetto aveva tentato di evacuare il paese con un’ordinanza
ed era stato inviato un elicottero per portare via gli anziani:
l’elicottero tornò a Genova senza passeggeri. Non per nulla i
pentemini hanno scritto di se
stessi: «Siamo gente caparbia,
decisa e pronta a sacrifici e fatiche per mantenere in vita Pentema e le sue antiche tradizioni». E come ogni anno — nonostante le alluvioni — si stanno preparando a far rivivere il
presepe di Pentema.
«Anche questa volta ce la faremo e lasceremo i nostri vecchi nelle loro case — dice il sindaco — ma fino a quando resisteremo? Abbiamo bisogno di
mettere in sicurezza le strade
che collegano le frazioni, man-
I residenti
Siamo
caparbi,
decisi
e pronti
a sacrifici
e fatiche
L’evacuazione
Nel 2002 venne
emessa un’ordinanza
di evacuazione:
nessuno la rispettò
to con tutti, uno per uno, e tutti
mi hanno detto che loro non se
ne vanno». «Io ho vissuto sempre qui e qui voglio morire. Qui
vivevano i miei nonni. Quando
sarà la mia ora, seppellitemi a
Pentema» ha detto il decano,
Silvio Traverso, 94 anni, che
per anni ha avuto un negozietto nella zona, poi ha fatto il tassista nella vallata, prima di ritirarsi nella vecchia casa di famiglia con la moglie Bruna.
I Traverso e i Bevilacqua sono i due cognomi di Pentema:
il nonno di Silvio era un personaggio notissimo, soprannominato U’ Bana, suonava il
flauto: rivive nelle figurine in
resina che le figurinaie di Pentema continuano a modellare.
Ogni statuina si ispira a un
personaggio della storia del
paese. Non sarà il fango dell’alluvione a strappare Silvio Traverso dalle sue radici, e così è
per Rita Vita, 89 anni, anche lei
La figlia
Rosa Vita (nella
foto) gestisce
la locanda del
Pettirosso: la
madre Rita, 89
anni, vive a
Pentema da
sola. «Ha
sempre la
dispensa ben
fornita e non è
spaventata.
Neanche
adesso»
cano i fondi. Abbiamo avuto
danni per tre milioni di euro,
ho avviato lavori per un milione, i soldi per ora non ci sono
ma in qualche modo faremo. È
una battaglia continua ma se le
piccole frazioni venissero evacuate i paesi come Pentema,
che oggi sono comunità vive, in
poco tempo diventerebbero
paesi fantasma, il territorio sarebbe abbandonato. Aumenterebbero l’incuria e il dissesto.
Noi sindaci dell’entroterra siamo concordi sulla necessità di
difendere questi nuclei».
E se a Pentema vivono dodici
irriducibili nella frazione della
frazione, Pezza di Pentema, vivono in due: sono stati portati
in salvo in elicottero, nei giorni
scorsi, ma sono già tornati. In
tempo per restare tagliati fuori
dal mondo da un’altra frana,
sabato scorso. Sono fiduciosi,
la strada sarà liberata.
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Corriere della Sera Martedì 18 Novembre 2014
7
Il sostegno di Intesa Sanpaolo ai progetti degli Italiani.
NEL 2014 CONCESSI 20 MILIARDI A IMPRESE E FAMIGLIE.
Anche in questi anni Intesa Sanpaolo non ha mai smesso di offrire credito. Perché non ha mai smesso di
credere nel Paese e sostenerne la ripresa. Solo nei primi nove mesi del 2014, ad esempio, ha destinato
20 miliardi a imprese e famiglie.
IN ARRIVO ALTRI 12,5 MILIARDI CON IL CONTRIBUTO DELLA BCE.
Intesa Sanpaolo partecipa a TLTRO (Targeted Longer-Term Refinancing Operations). L’operazione della Banca
Centrale Europea che fornisce liquidità al sistema bancario per favorire la concessione del credito.
Questo ci consente di mettere a disposizione del Paese altri 12,5 miliardi a un tasso vantaggioso.
140 MILIARDI DI NUOVO CREDITO IN 4 ANNI.
Complessivamente, tra il 2014 e il 2017, il credito stanziato da Intesa Sanpaolo per famiglie e imprese sarà
di oltre 140 miliardi. Una cifra importante, il nostro modo di sostenere la ripresa economica del Paese.
Messaggio Pubblicitario. Fogli Informativi in Filiale e sul sito della Banca.
www.intesasanpaolo.com
Martedì 18 Novembre 2014 Corriere della Sera
8
#
Primo piano Europa e conti pubblici
«Acquisti di titoli di Stato per aiutare la crescita»
Allarme del presidente Bce, Draghi: «Senza riforme ripresa a rischio, disoccupazione inaccettabile»
«Italia e Spagna, più sforzi per controllare i rischi sistemici, LuxLeaks? Problema di armonizzazione fiscale»
●
Scenari
In Giappone
choc recessione
Abe in bilico
di Guido Santevecchi
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PECHINO Il Giappone
dell’Abenomics è in
recessione: nel terzo
trimestre il Prodotto
interno lordo è caduto
dell’1,6% rispetto a un anno
fa. Un altro duro colpo
dopo il crollo del 7,3% del
trimestre precedente,
dovuto all’aumento della
tassa sui consumi dal 5
all’8%, che aveva spinto i
giapponesi a tenersi gli yen
in tasca. Gli economisti non
se lo aspettavano, avevano
previsto una crescita del
2,2%.
Uno choc anche per i
mercati globalizzati, perché
tutti pensavano che la
Banca del Giappone avesse
la situazione sotto
controllo, dopo aver
annunciato due settimane
fa un rafforzamento della
politica di «quantitative
easing»; spinte dalla caduta
della terza potenza
economica del mondo le
borse in Europa hanno
vacillato, il prezzo del
petrolio è sceso ancora,
l’euro ha perso sul dollaro.
Quindi il Giappone è in
recessione. Il primo
ministro Shinzo Abe (foto)
si è convinto della necessità
di rinviare il nuovo
aumento dell’Iva dall’8 al
10% che dovrebbe scattare
nel 2015 e deprimerebbe
ulteriormente i consumi. Il
governo ha una via stretta:
deve trovare risorse per
ridurre un debito pubblico
che ha superato il 200% del
Pil, deve uscire da 15 anni di
deflazione resuscitando il
consumo interno, ma
tassando gli acquisti certo
non invita i giapponesi a
spendere. Ancora prima dei
dati pessimi sul calo del Pil,
a Tokyo circolavano voci
sulla prossima mossa di
Abe: annunciare il rinvio
dell’aumento dell’Iva e
sciogliere la Camera
chiamando i giapponesi
alle elezioni anticipate di
due anni, il 14 dicembre. Un
gioco d’azzardo, perché se è
vero che l’opposizione è
debole, il gradimento del
premier è scivolato e c’è un
40 per cento di giapponesi
che non hanno preferenze.
Le elezioni anticipate
suonano come un
referendum su Abe e
Abenomics, prima che i
consensi scendano ancora.
@guidosant
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La vicenda
● Sono varie le
misure che la
Bce ha
adottato per
aumentare la
liquidità in
Europa di circa
mille miliardi di
euro (da 2 a 3
miliardi in
totale): prima i
prestiti
agevolati alle
banche a un
tasso dello
0,15%, poi
l’acquisto di
titoli
cartolarizzati di
banche e
imprese
● Tra le misure
«non
convenzionali»
che la Bce può
utilizzare ci
sono gli
acquisti di titoli
di debito, sia
privati ma
soprattutto
pubblici, come i
Btp italiani. I
tedeschi e i
Paesi del Nord
Europa finora
sono stati
contrari perché
così la Bce
finanzierebbe
direttamente
gli Stati
● Covered
bond, l’istituto
di Francoforte
potrebbe
comprare
anche questi
prodotti
DAL NOSTRO INVIATO
L’Authority Il presidente
della Bce Mario Draghi
BRUXELLES La Banca centrale eu-
ropea è pronta a comprare titoli di Stato in caso di inflazione
bassa per molto tempo. Lo ha
ribadito il presidente della Bce
Mario Draghi nell’Europarlamento di Bruxelles, citando
esplicitamente «l’acquisto di
bond sovrani». Ha poi fatto intuire un superamento dell’opposizione a questo intervento
della componente tedesca della sua istituzione dichiarando
che «il Consiglio dei governatori è unanime nell’impegno a
usare strumenti non convenzionali» nell’ambito del mandato dell’istituzione di Francoforte.
Draghi non ha nascosto la
preoccupazione per i rischi di
revisione al ribasso della previsioni di ripresa già moderata.
«Lo slancio di crescita della zona euro si è indebolito durante
l’estate — ha ammesso —. La
ripresa è messa a rischio da disoccupazione alta, capacità
produttiva inutilizzata e necessari aggiustamenti di bilancio». Proprio la situazione del
mercato del lavoro gli fa chiedere «di fare di più per la crescita» perché nell’eurozona «il
tasso di disoccupazione è molto alto, soprattutto quello giovanile è a un livello socialmente inaccettabile».
Per il presidente della Bce
l’inflazione è prevista ancora
troppo sotto l’obiettivo del 2%.
Ma «al tempo stesso restano
valide le nostre aspettative per
una ripresa modesta nel 20152016». L’importante è che «il
2015 dovrà essere l’anno in cui
tutti gli attori dell’area euro,
dai governi alle istituzioni europee, dovranno avviare una
consistente strategia comune
per riportare le nostre economie in carreggiata» perché «la
politica monetaria non è in
grado di farlo da sola». Anche
se ritiene che gli interventi del-
La ricerca
di Dario Di Vico
Nello stesso giorno in cui il
professor Romano Prodi ha tirato una bordata al governo e
alla Ue («In Italia ci sono 142
tavoli di crisi, che va benissimo, ma se continuiamo la politica industriale con i tavoli di
crisi vuol dire che stiamo dichiarando la ritirata») il caso
ha voluto che a Bologna si presentasse una ricerca a campione sugli investimenti promossa da Confindustria Emilia Romagna. Le domande a cui l’indagine doveva dare
soddisfazione erano sostanzialmente due: a) gli imprenditori stanno o no migliorando le loro aziende per metterle
al passo della concorrenza? b)
ha ragione chi dice che ora,
specie dopo l’annunciato taglio di una parte dell’Irap, gli
industriali non hanno più alibi
e devono mettere mano al portafoglio? «Il primo dato che
emerge con chiarezza dalla ricerca — ha risposto il presidente Maurizio Marchesini —
è che le nostre imprese conti-
la sua Bce, fornendo ingente liquidità a basso costo alle banche, iniziano a produrre «effetti tangibili». Gli interventi da
attuare a livello governativo e a
Bruxelles sarebbero «investimenti» di stimolo della crescita, «riforme strutturali» e «una
ulteriore cessione di sovranità
che assicuri un sostenibile e
buon funzionamento dell’Ue».
Draghi non ha risposto alle
domande dell’eurodeputato
Marco Zanni del M5S sul coinvolgimento delle banche nello
scandalo LuxLeaks sull’elusione delle tasse tramite il Lussemburgo e altri paradisi fiscali. L’ha definito un problema
legato alla necessità di una
«armonizzazione fiscale». Né
ha commentato la critica di diverso trattamento nelle verifiche della Bce per una grande
banca tedesca con presunte
Il referendum
La Svizzera vota sull’oro,
il franco a quota 1,20
Il cambio euro/franco è sceso ieri a 1,2005, a un
passo millimetrico dalla soglia di 1,20 difesa
dalla banca centrale elvetica, su valori che non
si vedevano da 26 mesi. Continuano così le forti
pressioni al ribasso sul cambio eurosvizzero
(giù la moneta unica, su il franco), in vista del
referendum elvetico sull’aumento delle riserve
d’oro il 30 novembre. Una vittoria del «sì»
costringerebbe la banca centrale a detenere
almeno il 20% di attività in oro. La difesa della
soglia a 1,20 diventerebbe più difficoltosa
limitando i margini di intervento dell’Authority
sulle riserve valutarie. E potrebbe essere
necessaria una mossa sui tassi. Dal 2011 la banca
centrale si è impegnata a comprare valuta «in
quantità illimitata» contro il franco forte.
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Le imprese e la fatica di investire
Le rinunce? In media 1,1 milioni
Prodi: no alla «politica dei tavoli»
nuano a investire ed hanno voglia di farlo: più dell’80% ha realizzato investimenti nel 2013 e
prevede di realizzarne nel
2014. Non è un segnale da poco
perché lo si registra al sesto
anno di crisi e di prolungata
recessione e in uno scenario di
incertezza». Dal campione di
172 aziende prese in esame il
4% del fatturato è destinato ad
ammodernamenti che rispondono sostanzialmente a due
esigenze fondamentali, la ricerca di efficienza e lo sviluppo di conoscenza. Nel 2014 però risulta ridimensionata la
propensione ad investire nell’internazionalizzazione commerciale e produttiva. Naturalmente diminuendo la dimensione cala anche la tendenza
ad investire: una piccola impresa su quattro non lo ha fatto nel 2013 e non lo farà nel
2014, si tratta di aziende poco
strutturate e managerializzate,
con livelli di capitalizzazione
che impediscono l’accesso a risorse finanziarie per dar gam-
Gli investimenti nel cassetto
197
L’orizzonte temporale
milioni di euro
Il valore degli investimenti
(mancati) che gli imprenditori
avrebbero voluto fare nel 2014
oltre 3 anni
30,7%
3 anni
23,5
milioni di euro
2 anni
Il valore medio dell’investimento
per ogni azienda
1 anni
1,1
mega-esposizioni in speculazioni ad alto rischio sui derivati, rispetto a istituti italiani con
crediti difficili nell’attività tradizionale. Draghi ha garantito
che gli stress test sono stati rigorosi, anche se «non possiamo dire che in Europa esistono
condizioni completamente
eque e uniformi nel settore
bancario». L’ aumento di capitale della banca Mps, che non
ha passato gli stress test Bce,
l’ha definito in valutazione.
Condivide che l’attenzione sul
sistema bancario debba rimanere alta, pur in assenza di rischi sistemici. A Italia, Spagna,
Lussemburgo, Polonia e Romania ha sollecitato al più presto «più sforzi» per « migliorare l’efficacia della funzione
macroprudenziale».
Ivo Caizzi
Fonte: Confindustria Emilia Romagna su un campione di 172 imprese
be ai progetti.
L’indagine di Confindustria
Emilia-Romagna non si è limitata però solo al consuntivo
2014 ma ha voluto fornire al dibattito pubblico anche una
«chicca»: ha cercato di indagare gli investimenti rimasti nel
cassetto, quelli che si sarebbero voluti deliberare e invece
sono stati quantomeno rinviati all’anno prossimo. Ebbene il
47,5% delle imprese interpellate ha dichiarato di essersi trovata in questa condizione ovvero di aver in serbo «investi-
25,1
20,7
d’Arco
menti straordinari» che non si
sono riusciti a realizzare nell’anno in corso. Di che tipo di
investimenti stiamo parlando?
Per le piccole i sogni nel cassetto sono per lo più progetti
legati all’ammodernamento
del processo produttivo e al
miglioramento dei costi e dell’efficienza. Nel segmento delle medie imprese in stand by
ci sono investimenti per innovare processo e prodotto mentre per le grandi imprese si
parla in prevalenza di progetti
di internazionalizzazione. Se
poi però passiamo dalla conta
delle intenzioni alla quantificazione finanziaria dei progetti rimasti fermi i numeri non
sono poi così esaltanti: le 172
imprese del campione dichiarano di avere in mente e non
essere riuscite a realizzare investimenti per una somma totale di 197 milioni di euro.
Dunque la dimensione media
del «sogno incompiuto» è di
1,1 milioni (che salgono a 2,8
milioni se prendiamo in esame le sole grandi imprese). Per
avere un termine di raffronto
concreto, riferito alla sola ipotetica tipologia degli investimenti in beni strumentali, 1,1
milioni possono equivalere all’acquisto di 5 nuove macchine
o di un sistema integrato.
Ma come mai questi progetti non si sono potuti realizzare? La risposta che viene dall’Emilia è netta: per mancata
disponibilità di credito a medio-lungo termine. Ovvero le
banche ci hanno lasciati soli.
Da qui la necessità sottolineata
da Marchesini in chiusura «di
poter accedere a strumenti e
risorse anche extra-bancari
per accompagnare i progetti
straordinari».
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Corriere della Sera Martedì 18 Novembre 2014
PRIMO PIANO
9
#
La riforma
No a proroghe del servizio
Trasferimenti obbligati
Spiraglio per le assunzioni
Consulenze sì, ma gratis
La legge sulla pubblica amministrazione
varata dal governo Renzi prevede uscite
in anticipo per i dirigenti pubblici. Per la
precisione, i manager possono andare
in pensione con 4 anni di anticipo, cioé
a 62 anni anziché 66. Esclusi magistrati,
professori universitari e primari
Stop al trattenimento in servizio. Da
ottobre nella pubblica amministrazione
nessuno può essere trattenuto al lavoro
dopo aver raggiunto i requisiti per la
pensione. La regola vale anche per
i magistrati, anche se per loro lo stop
scatterà solo a inizio 2016
I dipendenti delle pubbliche
amministrazioni possono essere trasferiti
in sedi collocate nel territorio dello stesso
Comune o a distanza non superiore a 50
chilometri. Sono esclusi da tale obbligo i
dipendenti con figli minori di tre anni, che
hanno diritto al congedo parentale
Per garantire gli standard operativi e i livelli
di efficienza ed efficacia del corpo dei vigili
del fuoco, sono state autorizzate 1.030
assunzioni. Scorrimento più veloce delle
graduatorie anche per la Polizia.
In generale, per il quinquennio 2014-2018
il turnover diventa più flessibile
Esteso anche agli enti e alle società
partecipate il divieto di conferimento di
incarichi di studio e di consulenza a
qualsiasi persona in pensione, già
appartenente a quella o altra
amministrazione. Gli incarichi a titolo
gratuito sono invece consentiti
ILLUSTRAZIONI DI VINCENZO PROGIDA
Dirigenti in pensione
Statali, niente soldi per il contratto
Lite Camusso-Garante sullo sciopero
Su anche l’import: +3,3%
La sorpresa
dell’export:
balzo del 7,4%
a settembre
Madia: ma nella Pubblica amministrazione nessuno perderà il posto di lavoro
ROMA «Nessuno perderà il posto per effetto della
riorganizzazione della Pubblica amministrazione. Nessuno andrà a casa». È questo il «primo
impegno» che il ministro della Funzione pubblica, Marianna Madia, ha preso ieri con i sindacati
nell’incontro a Palazzo Chigi sul pubblico impiego. La seconda promessa è stata «l’assunzione
dei vincitori di concorso e dei precari della scuola». Ma il punto su cui i sindacati chiedevano risposte certe, la riapertura della contrattazione
nella parte economica, bloccata da sei anni, ha
avuto risposta negativa: il rinnovo dei contratti
non è possibile nel 2015 per mancanza di risorse
in bilancio ma sulla parte normativa il dialogo
riaprirà il prossimo anno. Si va così verso due
scioperi: uno generale il 5 dicembre, convocato
dalla Cgil, e uno unitario del pubblico impiego,
probabilmente a metà del prossimo mese.
Il primo, però, è stato giudicato «parzialmente illegittimo» dal Garante per gli scioperi:
l’astensione non può riguardare le ferrovie e, in
diverse province, il trasporto pubblico locale,
perché altre agitazioni sono già state proclamate
a meno di 10 giorni di distanza. «Se la Cgil decidesse di non adeguarsi alla nostra indicazione
Il caso
di Francesco Di Frischia
ROMA All’Atac, l’azienda di trasporto pubblico dei romani, lavorano oltre cento sindacalisti
che rappresentano 10 sigle a
tempo pieno: uno ogni 119 dipendenti, che in tutto sono
11.950. Costano complessivamente all’azienda circa 3 milioni e mezzo di euro l’anno, facendo una stima su uno stipendio medio di circa 34 mila euro
lordi.
Nel nuovo piano industriale
2015-2019, però, anche in virtù
del pauroso deficit (1,6 miliardi
negli ultimi 10 anni) l’azienda
prevede, tra l’altro, di razionalizzare le linee periferiche e aumentare le ore di lavoro degli
autisti.
Saranno anche più cari biglietti e abbonamenti ma a dover stringere la cinghia saranno
pure i sindacati: l’Atac vuole tagliare i loro permessi del 20%,
sull’esempio della circolare del
ministro per la Pubblica amministrazione, Marianna Madia,
che ha sforbiciato del 50%, a
partire dal 1° settembre, le as-
— spiega Roberto Alesse, presidente della commissione di Garanzia — l’Autorità dovrebbe
aprire il procedimento per valutare le sanzioni,
dai 2.500 ai 100 mila euro». «Siamo pronti a
spiegare al Garante che non c’è nessuna illegittimità» ha replicato Susanna Camusso.
Quanto ai dipendenti pubblici, il ministro
Madia ha spiegato che il governo, pur conoscendo «il problema» economico ha scelto di «concentrare le risorse su chi stava peggio». E che il
bonus di 80 euro andrà a un lavoratore pubblico
su quattro: circa 800 mila dipendenti. «Questo è
un incontro inteso come scambio di cortesia o è
un’apertura di una stagione differente?» ha incalzato Camusso: «La riforma della p.a. è essenziale per il Paese. Ci piacerebbe poterne discutere». Madia ha ribattuto: «Non so se è l’inizio di
Lo sconto
Il governo si impegna inoltre a
rivedere le norme sulle casse dei
professionisti: il prelievo scenderà
da 20 al 17 per cento
una nuova stagione. Vi chiedo però di partecipare a una discussione tra datori di lavoro e rappresentanza dei lavoratori sui contratti di lavoro».
Annamaria Furlan, segretario Cisl, ha chiesto
che il rinnovo del 2015 venga recuperato almeno
nella legge di Stabilità del prossimo anno. Il governo ha risposto picche e il leader Cisl ha proclamato lo stato di agitazione. «Qualche auspicio e nessuna risposta» ha sintetizzato Camusso.
«Non siamo per niente soddisfatti», c’è stata
«una chiusura sul merito» dice Carmelo Barbagallo, nuovo segretario della Uil. «Apprezziamo
lo sforzo del ministro» sulla riforma «ma è stato
altrettanto chiaro nel dire che su questa partita
per ora non ci mette un euro» ha detto Paolo Capone (Ugl). Ieri l’esecutivo ha anche dato disponibilità a finanziare con la legge di Stabilità ammortizzatori sociali fino a due miliardi, 400-500
milioni in più del previsto. Gli emendamenti più
importanti del governo dovrebbero arrivare domani, ma intanto emerge che il taglio ai patronati sarà dimezzato e che la tassazione sulle casse previdenziali dovrebbe passare dal 20% al 17%.
Antonella Baccaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ROMA Volano le esportazioni
3,05
milioni I
dipendenti a
tempo
indeterminato
nello Stato
280
mila circa I
dipendenti
pubblici assunti
a tempo
determinato
11,1
per cento La
spesa per
pubblico
impiego in
rapporto al Pil
Marino frena i sindacati nell’Atac
Il rilancio Cisl: taglia più permessi
1,6
miliardi
è il deficit
accumulato
dall’Atac negli
ultimi 10 anni
100
i sindacalisti
dell’Atac che
rappresentano
10 sigle
sindacali
3,5
milioni
di euro il loro
costo annuo su
uno stipendio
di 34 mila euro
senze sindacali in uffici centrali
e periferici della Pa.
La Fit Cisl, la più rappresentativa con i suoi 3 mila iscritti e
11 sindacalisti distaccati, non ci
pensa proprio a protestare e anzi rilancia: «Anche noi vogliamo fare la nostra parte — sottolinea Francesco Sorrentino, segretario generale della Fit Cisl
del Lazio — e neanche tanto
provocatoriamente diciamo
che il taglio dei permessi può
arrivare al 30%». In che modo?
«I distacchi vanno redistribuiti
in base al numero di iscritti —
fa notare Sorrentino — e alla
rappresentatività acquisita con
le votazioni delle Rsu. Servono
regole chiare e precise».
E se ne sono accorti anche i
vertici dell’Atac che i permessi
sindacali fino a oggi sono stati
distribuiti, di fatto, a pioggia: se
La società
L’Atac è
l’agenzia del
trasporto
autoferrotranvi
ario del Comune
di Roma
infatti la Fit Cisl ha 11 sindacalisti distaccati che rappresentano quasi il 30% di dipendenti, è
anche vero che ci sono organizzazioni, con poche decine di
iscritti, che vantano in percentuale molti rappresentanti.
Se si applicasse il metodo
proporzionale proposto dalla
Fit Cisl, l’azienda di trasporto
pubblico, che a Roma serve
un’area di 1.285 chilometri quadrati e garantisce con bus, tram
e metropolitane più di 4 milioni di spostamenti al giorno, potrebbe utilizzare a tempo pieno
circa 30 dipendenti in più, che
le costano comunque oltre un
milione di euro l’anno. Si tratta
ovviamente di un dato puramente indicativo: una rigida divisione dei distacchi sindacali
in base alla rappresentatività
potrebbe portare anche a dimezzare, senza fatica, il monteore complessivo attuale che assomiglia, in maniera imbarazzante, all’Everest. Ma di bello
non ha nulla.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
italiane. A settembre le vendite
all’estero sono aumentate
dell’1,5% rispetto al mese di
agosto e del 7,4% rispetto ad
un anno prima. Le
importazioni sono cresciute
dell’1,6% su agosto e del 3,3%
su base annuale, ed in
settembre il saldo della
bilancia commerciale si è
chiuso in attivo per 2 miliardi,
contro un surplus di 700
milioni un anno fa. Nei primi
nove mesi dell’anno l’attivo
degli scambi commerciali con
l’estero è così salito a 28,2
miliardi, contro i 19 dello
stesso periodo del 2013. Al
netto delle importazioni dei
prodotti energetici (che per
giunta crescono del 7,9%
annuo), a settembre si sarebbe
registrato un avanzo di 5,6
miliardi di euro, mentre nei
primi nove mesi l’attivo
sarebbe di ben 62 miliardi di
euro. Il forte aumento delle
esportazioni è sostenuto in
particolare dalle vendite nei
mercati extra europei (+4,1%),
mentre le vendite sui mercati
comunitari diminuiscono
dello 0,7%. La crescita
tendenziale delle esportazioni,
sottolinea l’Istat, è
particolarmente sostenuta
verso il Belgio (+29,9%), Paesi
Opec (+20,6%) e Usa (+13,3%),
soprattutto per quanto
riguarda mezzi di trasporto
diversi dalle autovetture
(+27,7%), prodotti chimici,
medicinali e farmaceutici
(+16,5%). Il Made in Italy,
sottolinea l’Ice, «si conferma
come un elemento trainante
della nostra economia.
Appena l’export subisce
un’accelerazione, sempre più è
in grado di permeare i mercati
più lontani».
La conferma di un clima
leggermente migliore
dell’attività economica arriva
dai dati del Tesoro sulle
entrate, che nei primi nove
mesi dell’anno mostrano nel
complesso un aumento dello
0,5% rispetto allo stesso
periodo del 2013. Crescono sia
il gettito tributario (+0,6%) che
le entrate contributive (+0,2%),
nonostante a partire da
quest’anno le imprese
beneficino della riduzione dei
premi assicurativi Inail.
Mario Sensini
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Martedì 18 Novembre 2014 Corriere della Sera
10
Politica
Emendamento al Jobs act
Scontro nella maggioranza
Al Senato
Italicum, la spinta
per il primo
traguardo
in dicembre
Ncd e le correzioni: testo diverso? Si aprirà un bel contenzioso
ROMA Parte oggi in
commissione al Senato la
«volata finale» della legge
elettorale che, nei piani del
presidente del Consiglio e
degli alleati della
maggioranza, dovrebbe essere
approvata dall’aula di Palazzo
Madama «entro il dicembre
del 2014» e «entro febbraio del
2015 alla Camera». Quindi
l’ordine di scuderia per il
Partito democratico è quello di
correre per evitare che Silvio
Berlusconi riesca nel suo
intento: assemblare un solo
«pacchetto», con l’Italicum e
l’elezione del nuovo presidente
della Repubblica. Ma sulla
tabella di marcia, il vero nodo
politico dell’Italicum, si
intravvedono acque agitate
anche all’interno del Pd.
Roberto Giachetti, ora
renziano di ferro ma da
sempre in prima linea sulla
legge elettorale, avverte: «Solo
se l’Italicum verrà approvato al
Senato entro dicembre non
(ri)farò lo sciopero della
fame». Non è questa la linea di
Gianni Cuperlo, uno dei leader
della minoranza: «Se come
dice Renzi, e io gli credo, la
legislatura deve durare fino al
2018, non si capisce perché
l’urgenza sia quella di fare
domani mattina la legge
elettorale. A meno che domani
mattina qualcuno non pensi
che quella legge serva per
andare a votare» prima.
Federico Gelli, deputato
toscano del Pd, ritiene che
queste parole di Cuperlo sulla
legge elettorale siano
«sorprendenti». E qui, nella
forte dialettica interna al Pd, si
innestano le preoccupazioni
del Ncd esternate dall’ex
ministro Maurizio Sacconi:
«La velocità di Renzi è la
nostra velocità. Il paradosso è
che siamo noi a trainare
perché il suo partito tira
indietro». Dunque si parte
oggi con la relazione della
presidente Anna Finocchiaro
(Pd) che illustrerà il testo
giunto dalla Camera a marzo e
per ora eviterà di dilungarsi
sulle modifiche concordate
dalla maggioranza: soglia
unica di accesso al 3%, soglia
alta per conquistare il premio
al 40%, premio di maggioranza
al partito e non alla coalizione,
capilista bloccati e preferenze
nei collegi che scenderanno da
120 a 100-75. Già oggi, con
l’audizione del ministro
dell’Interno Angelino Alfano,
potrebbe entrare nel vivo la
riflessione su temi caldi come
la soglia del 3% (irrinunciabile
per il Ncd, inaccettabile per
FI), il numero dei collegi (FI
non è disposta ad andare sotto
i 100), i capilista bloccati che
creerebbero uno squilibrio tra
il primo partito (240 eletti con
le preferenze e 100 bloccati) e
gli altri (tutti bloccati).
Seguiranno le audizioni (23
professori), poi il 26 novembre
partirà la discussione
generale. Ma i punti che
ballano sono molti. Uno, che
porterebbe lontano
dall’Italicum, lo segnala
Corrado Passera, fondatore
di Italia Unica: «L’Italia ha
bisogno di un sistema
elettorale maggioritario a
doppio turno di coalizione con
collegi uninominali».
Dino Martirano
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L’iter
● Il Jobs act, è
al momento al
vaglio della
commissione
Lavoro a
Montecitorio
● La Camera
ha approvato la
modifica al
calendario che
stabilisce
l’arrivo in Aula
del Jobs act per
il 21 novembre,
prima del ddl
Stabilità
● Il voto finale
è previsto per il
26. Il termine
per la
presentazione
degli
emendamenti
in Aula è fissato
per venerdì
ROMA Sul Jobs act, la riforma al-
l’esame della commissione Lavoro della Camera, quella di ieri è stata un’altra giornata ad alta tensione. Tutto comincia
con le parole del sottosegretario al Welfare, Teresa Bellanova, che annuncia per oggi l’arrivo a Montecitorio di un emendamento del governo sull’articolo 18, cioè sulle nuove regole
per i licenziamenti. Bellanova
dice che il documento sarà la
traduzione dell’accordo politico raggiunto la settimana scorsa con la minoranza del Pd. E
dunque che il reintegro nel posto di lavoro resterà possibile
non solo per i licenziamenti discriminatori (cioè per motivi
politici o religiosi) ma in alcuni
casi anche per quelli disciplinari, cioè legati al comportamento del dipendente.
Il sottosegretario, parlando
alla Camera, si addentra anche
in dettagli tecnici: dice che il
reintegro ci sarà solo quando il
licenziamento è stato deciso
sulla base di un fatto che poi si
dimostra falso davanti al tribunale. E riaccende lo scontro
con Ncd, che già nei giorni
scorsi aveva minacciato di non
far passare il provvedimento
non tanto alla Camera, dove il
Pd non ha problemi, ma al Senato, dove i centristi sono deci-
Dettagli
Il sottosegretario
Bellanova getta acqua
sul fuoco: i dettagli
nei decreti delegati
sivi per la tenuta del la maggioranza. Non a caso a intervenire
è Maurizio Sacconi, presidente
della commissione Lavoro del
Senato: «Se vedessimo un testo
diverso da quello che conosciamo ce ne andremmo dalla
commissione e si aprirebbe un
bel contenzioso». Più tardi è lo
stesso sottosegretario Bellanova a tentare di chiudere la vicenda: «I dettagli, come noto,
Appunti
Tra le note del
pd Roberto
Speranza, ieri,
durante il voto
sui tempi della
discussione sul
Jobs act si legge
«Nessun maxi
emendamento»
saranno specificati più avanti
con i decreti delegati. Davvero
non capisco le ragioni del pandemonio che si è creato in queste ore».
Ma lo strappo resta. E dall’opposizione Forza Italia si gode lo spettacolo: «Ncd prima
abbocca — scrive Renato Brunetta su Twitter — poi si accorge di essere stata presa in giro e
reagisce. Un bel vaffa, no? For-
za Maurizio Sacconi». Oltre a
quella sull’articolo 18, dal governo arriveranno altre modifiche che riprendono alcune
proposte sempre depositate
dal gruppo pd in commissione.
In particolare una sui controlli
a distanza, precisando che queste attività potranno riguardare
gli strumenti di lavoro (cellulare o computer) ma non direttamente il dipendente.
Ieri, intanto, è stato approvato un altro emendamento che
limita lo stop alla cassa integrazione: non arriverà più, come
stabilito nel testo approvato dal
Senato, in caso di semplice cessazione di attività ma solo in
caso di «cessazione definitiva
di attività». Gli assegni continueranno ad essere pagati, in
sostanza, se c’è la concreta possibilità di una riconversione
dell’impianto anche se la produzione è ferma ormai da tempo. Una volta finito l’esame in
commissione, il Jobs act arriverà in Aula entro il 21 novembre,
con il voto finale previsto per il
26. La presidente dell’aula di
Montecitorio, Laura Boldrini,
sottolinea che si tratta di una
«mediazione», visto che il governo aveva chiesto di fissare
una scadenza ancora più vicina. Cambia poco, però: quello
che voleva Matteo Renzi era
chiudere la partita alla Camera
prima di cominciare a votare
sulla legge di Stabilità. Ed è
questa la linea che è passata.
L. Sal.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
● Politica ed emozioni
«La sinistra non è un ferro vecchio»
Livia Turco in tv si commuove (ancora)
ROMA C’è stato un tempo in cui le lacrime di Livia Turco non facevano
notizia, tanto erano frequenti. Un giorno Piero Fassino chiuse così una
riunione dei Ds: «E adesso lasciamo che la Turco pianga». E Gian
Antonio Stella, sul Corriere, la descrisse come Nostra Signora Rossa dei
Dolori. Era l’agosto 2008 e lei sedeva sulla poltrona di ministro della
Salute. Negli anni le sue lacrime sono sprofondate nell’oblio, inghiottite
dal baule della rottamazione renziana. Per riapparire ieri in diretta tv, dal
piccolo schermo de L’aria che tira. «La sinistra è una grande storia, non
un ferro vecchio ed è questo che mi commuove». E giù singhiozzi: «La
sinistra è una grande sfida. E mi fa molto soffrire vedere tanti che non si
iscrivono più al Pd». Sfogo tutto politico, che si spiega con l’appello della
stessa Turco a Renzi: «Chiedo al segretario di avere considerazione per
queste persone, che vengono da una storia di sinistra, hanno dato tanto
al nostro Paese e ora sentono il Pd un po’ lontano». Persone come la
Turco, appunto.
M. Gu.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il caso
❞
Posizioni
Il carro
di Matteo
Renzi è
stracolmo
e io sono
l’unico che
ne è sceso
«Il carro di Renzi è stracolmo e io sono l’unico che ne
è sceso...». Con lo stesso balzo
con cui ha lasciato la maggioranza del Partito democratico
per sistemarsi all’opposizione,
Francesco Boccia è passato dal
ruolo di ala destra a quello di
«mister» dell’ala sinistra. La lealtà al governo, giura, non è in
discussione, ma il presidente
della commissione Bilancio lavora per mettere su un «carretto» nuovo. Una squadretta di
outsider della minoranza che
possa un giorno affrontare sul
campo la nazionale renziana.
Il sogno è ambizioso e Boccia lo sa. Ma poiché non gli sono sfuggiti i sondaggi che danno il premier in crisi, sente che
il momento è questo. Sull’Huffington Post ha lanciato un appello ai compagni spronandoli
a unire le forze in un «coordinamento dei non renziani».
Oggi il debutto: una conferenza
ROMA
Un coordinamento delle minoranze
L’invito di Boccia raccoglie consensi
stampa per presentare gli otto
emendamenti congiunti alla
legge di Stabilità scritti da Fassina e firmati, tra gli altri, da
Cuperlo, D’Attorre, Civati, Zoggia e dalla bindiana Margherita
Miotto. Quello sugli 80 euro
sembra studiato per agganciare Sinistra e libertà e, spera
Boccia, persino grillini e leghisti.
«Apriamo il cantiere della
nuova sinistra pd», sprona Barbara Pollastrini. «I gufi aprono
le ali...», è la sintesi di Civati. E
anche Rosy Bindi ricorre alla
metafora ornitologica cara al
premier: «Chi pone alcune
Un possibile leader
Tra i nomi di un
possibile leader spunta
quello del governatore
Nicola Zingaretti
questioni non è un gufo, è solo
più in sintonia con quella parte
di Paese reale che non si sente
accolta dal Pd». Quella parte di
Paese, Boccia la chiama sinistra. Proprio lui che — gli ricorda la moglie Nunzia De Girolamo quando ha voglia di
sfotterlo — «un tempo era la
destra del Pd e adesso, miracoli
di Renzi, si trova dalla parte opposta». Francesco ci ride su e
spiega il paradosso: «Non è
una cosa così strana, con il Pd
che si è messo a guardare a destra. Un partito che si rifiuta di
tassare le multinazionali del
web e che non va nelle periferie, né fisicamente, né con le
politiche redistributive di Fassina...». La convention di sabato a Milano ha segnato l’avvicinamento di Area riformista a
Renzi e la domanda che molti
si fanno è: da che parte sta Bersani? «Pier Luigi sa quanto gli
voglio bene, magari è entrato
Chi è
● Pugliese,
46 anni,
Francesco
Boccia, laurea
in Scienze
politiche a Bari,
eletto dal 2008
con il Pd alla
Camera dei
deputati, dove
presiede la
commissione
Bilancio e
Tesoro
in maggioranza a sua insaputa», risponde Boccia. «Battuta
affettuosa» per ricordare come
Cuperlo non sia stato invitato
dalla corrente che lo votò alle
primarie. «Sono passati con
Renzi, come i turchi di Orfini
— è la lettura di Boccia —. Io
non li critico, ma non pensino
che il nostro è un mondo frammentato e di solisti». Davide
Zoggia sogna in grande e vede
una «prateria» per quella sinistra che non ha voglia di cedere
alla «omologazione totale» e
che si prepara ad aprire il fronte del congresso anticipato. «È
indispensabile un momento di
confronto con le primarie», incalza D’Attorre. Certo, ci vorrebbe un leader... L’identikit di
Zoggia porta dritto a Nicola
Zingaretti, il quale avrebbe in
agenda diverse iniziative a carattere nazionale.
Monica Guerzoni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Martedì 18 Novembre 2014
POLITICA
11
#
● La Nota
di Massimo Franco
UNA MODIFICA
CHE INCRINA
MA NON ROMPE
L’ALLEANZA
L
a voglia di fare presto è tale che la
riforma del mercato del lavoro ha
scalzato la legge di Stabilità tra le
priorità del Parlamento. Dovrebbe
essere approvata entro otto giorni, ma
non è ancora chiaro su quale testo si voterà il 26
novembre. Esisteva una formulazione sulla
quale c’era l’accordo tra Palazzo Chigi e Ncd.
Ieri, invece, è spuntato un emendamento
sottoscritto dal Pd, che riguarda l’articolo 18 e il
reintegro nel caso di licenziamenti disciplinari.
È una modifica che ha il merito, agli occhi di
Matteo Renzi, di disarmare la minoranza
interna e tutta la sinistra che in queste
settimane ha gridato al tradimento del
premier. Ma agli occhi del partito di Angelino
Alfano il pregio diventa demerito e disdetta
delle intese che erano state raggiunte.
La novità inietta nuove tensioni nella
coalizione governativa. Maurizio Sacconi,
capogruppo dell’Ncd, avverte che
l’emendamento «non corrisponde a quanto
concordato. Se vedessimo un testo diverso da
quello che conosciamo ce ne andremmo dalla
Commissione». Insomma, il contenzioso è
aperto. La probabilità che sfoci in una rottura,
tuttavia, appare altamente improbabile. Il
percorso della riforma è ancora relativamente
lungo. E, per quanto vistoso, e magari
tendenzialmente aspro, lo scontro è destinato a
ridimensionarsi. Per i centristi di Alfano, il
problema non è solo il contenuto «di sinistra»
che le modifiche comportano.
Il timore è soprattutto di essere infilzato da
Forza Italia, pronta a sfruttare l’episodio per
raffigurare l’Ncd come prigioniero di Renzi e
del Pd. In un momento in cui ciò che rimane
del berlusconismo tenta di ricompattarsi,
l’incidente viene usato per chiedere ad Alfano
di abbandonare il governo. Ma non succederà:
tanto più per le manovre di avvicinamento tra
Le carte
Un Jobs act più di «sinistra»
per Renzi ha il merito di tacitare una
minoranza del Pd sulle barricate
Ma le carte finali restano coperte
FI e una Lega di Matteo Salvini considerata
dall’Ncd agli antipodi di qualunque cultura
moderata e di governo. A contare sono
soprattutto le preoccupazioni elettorali. E dal
momento che nell’ipotesi di riforma si parla di
una soglia di accesso in Parlamento al 3 per
cento, Alfano non può non essere grato al
premier.
Il compromesso raggiunto, anche se non
formalizzato, è tale da garantire la
sopravvivenza del suo partito. Sebbene le carte
rimangano coperte. Pur continuando a negare
il voto anticipato, nessuno lo esclude del tutto;
e nessuno è in grado di prevedere quali
saranno gli accordi sia per il Quirinale che per
il resto della legislatura. Renzi incassa il
riconoscimento della rivista statunitense
Foreign Affairs, che lo definisce « la migliore
speranza di fare uscire il Paese dalla peggiore
crisi economica dagli Anni 30»: un viatico
impegnativo di fronte ad un’Europa con
«l’encefalogramma piatto» nel giudizio dell’ex
presidente della Commissione, Romano Prodi.
Ma le divisioni degli avversari fanno miracoli.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Piano B per l’articolo 18: l’opzione spagnola
L’ipotesi per i licenziamenti disciplinari: l’azienda può pagare un indennizzo più alto al posto del reintegro
La partita decisiva non si giocherà in Aula ma in seguito, quando l’esecutivo dovrà varare i decreti attuativi
La scelta
● Matteo Renzi
è uno dei 100
«pensatori
globali» scelti
per il 2014
dalla rivista
Foreign Policy.
Unica altra
italiana, la
scrittrice Elena
Ferrante
● Il presidente
del Consiglio, in
classifica con
Angela Merkel
e il premier
indiano
Narendra Modi,
è nella sezione
dei «decision
makers». Il
leader italiano,
per Fp, «è
andato contro
la politica del
bunga-bunga»
ed è il
«rottamatore»
che prova a
cambiare la
«sclerotica»
politica italiana
con «efficienza
business
friendly»
● Le figure
selezionate da
Fp non sono
tutte positive.
Tra loro c’è,
per esempio,
il «califfo»
al Baghdadi per
aver
«brutalmente
ridefinito il
terrorismo del
21° secolo»
● Elena
Ferrante è
l’autrice, di cui
non si conosce
la vera identità,
di L’amore
molesto, assai
popolare anche
negli Usa
ROMA Il giallo dell’emendamento del governo sull’articolo
18 non è solo il classico caso di
tira e molla che accompagna
ogni trattativa. Ma una forma
di pressing preventivo, una
marcatura a uomo reciproca in
vista della partita decisiva che
si giocherà dopo l’approvazione del Jobs act, quando sarà la
volta dei decreti attuativi. Sui
licenziamenti disciplinari ingiustificati, cioé quelli motivati
con il comportamento del lavoratore ma poi bocciati dal giudice, la proposta del governo
dovrebbe dire che il reintegro
nel posto di lavoro resta possibile in alcune «specifiche fattispecie». Una sorta di via di
mezzo tra le due posizioni che
si sono scontrate per tutta la
giornata di ieri. E qui, per forza
di cose, bisogna stare attenti alle singole parole.
La minoranza pd chiedeva
che il governo si limitasse a riformulare l’emendamento già
presentato in commissione dal
gruppo. Un testo secondo il
480
emendamenti
sono stati
depositati per il
Jobs act,
all’esame della
commissione
Lavoro della
Camera
I nodi
quale il reintegro è possibile
«previa qualificazione specifica delle fattispecie». Nessun
paletto stretto, cioé, ma tutto
rimandato ai decreti attuativi.
Ncd, invece, voleva restringere
fin da ora il margine di discrezionalità della magistratura. E
per questo chiedeva al governo
un emendamento ex novo che,
parlasse di «limitate e specifiche fattispecie». Una formulazione molto più stretta.
Perché il governo sembra intenzionato a preferire la strada
indicata dalla minoranza pd?
Intanto perché in questo momento il Jobs act si trova nella
commissione Lavoro della Camera dove la sinistra pd è for-
tissima mentre Ncd è ininfluente. Per passare è con la sinistra dem che bisogna scendere a patti. Ma anche perché
le inversioni di rotta sono sempre possibili. Il Jobs act è un disegno di legge delega: si limita
a stabilire i principi della riforma che saranno poi dettagliati
nelle norme attuative. Il testo
che sarà approvato oggi, quindi, sarà ancora abbastanza vago
da poter essere sbandierato da
tutte e due le parti in causa e da
lasciare aperte molte ipotesi.
Per pareggiare i conti con
Ncd, il governo è pronto a giocarsi la carta del primo decreto
attuativo, che Renzi vuole portare in Consiglio dei ministri
Il diritto al reintegro
Limiti all’articolo 18
Controlli a distanza
1
2
3
Uno dei punti su cui insiste
la minoranza pd è che il
diritto al reintegro resti per
i licenziamenti disciplinari
ingiustificati
Ncd chiede che l’articolo
18 valga solo in limitati
casi per i licenziamenti
disciplinari (se accusati
di reati non commessi)
entro la fine dell’anno. In quel
testo si dovrà dire che quali sono le «specifiche fattispecie»
che danno diritto al reintegro.
Ed è in quell’occasione che potrebbe arrivare la stretta tanto
cara ad Ncd: il reintegro sarebbe possibile solo se il licenziamento viene annullato dal giudice perché l’azienda ha accusato il dipendente di un reato
che poi in giudizio si è dimostrato falso. Attenzione, ci deve
essere di mezzo un reato non
un semplice fatto, come invece
ha detto ieri il sottosegretario
al Welfare Teresa Bellanova, facendo infuriare Ncd, per poi
correggere poi il tiro. L’azienda
accusa il lavoratore di aver ru-
Polemiche anche sui
controlli a distanza:
potranno riguardare gli
strumenti (cellulare o pc)
non il dipendente
La visita a Sydney
SYDNEY Alla fine, dopo aver visitato cantieri di imprese italiane, incontrato la business community, parlato con gli studenti di una scuola bilingue che gli
hanno recitato Dante con accento australiano, prima di andare verso l’aeroporto Matteo
Renzi consegna il suo bilancio
della visita: «Quando mi cacciano vengo qui in vacanza».
A scanso di equivoci sottolinea serio che è solo una battuta, ma sarà la bella giornata di
primavera di Sydney, saranno
le polemiche italiane che ha
ignorato o quasi, dal maltempo
alle manifestazioni sociali, con
tanto di critiche per essere stato così distante, alla fine la battuta sembra tradire uno stato
d’animo: persino uno che della
volontà ferrea di andare avanti
ha fatto una sorta di mantra,
può lasciar trapelare un filo di
stanchezza. Di prima mattina,
nell’ultimo giorno della sua visita, il premier vede alcuni investitori australiani per convincerli a venire in Italia. Un incontro a porte chiuse durante il
quale spiega le riforme in cantiere o già avviate, il nuovo approccio con gli investimenti
esteri, dall’Alitalia finita agli
arabi ad un pezzo di reti andate
ai cinesi, insomma quel «grande lavoro» per «rilanciare»
l’Italia.
Le reazioni sarebbero state
positive, e alcuni segnali sono
incoraggianti: un grande gruppo di distribuzione, Westfield,
ha in programma per l’anno
prossimo di sbarcare in Italia
con un grande mall nei pressi
di Mondadori, tra Milano e Segrate: un investimento di 1,3
miliardi di euro capace di creare 27 mila posti nella fase di realizzazione per poi offrirne, a
regime, 17 mila, senza conside-
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A Palazzo Chigi
Il tour del premier
tra investitori e studenti
«Se mi buttano fuori
torno in Australia»
DAL NOSTRO INVIATO
bato, ad esempio, ma lui non
ha rubato. Il reintegro scatterebbe davvero in pochissimi
casi.
Non è detto che questa linea
passi: la sinistra del Pd è a conoscenza di questa strategia in
due tempi ed è pronta ad ostacolarla. Ma se le maglie del reintegro dovessero allargarsi di
nuovo il governo ha già pronto
il «piano B», che va sotto il nome di opzione aziendale: sul
modello della Spagna, l’azienda potrebbe scegliere di pagare
un indennizzo al lavoratore anche quando il giudice ne ha deciso il reintegro. Dovrebbe pagare di più ma di fatto il reintegro sarebbe cancellato per tutti
i licenziamenti disciplinari.
Anche per questo, però, bisogna aspettare i decreti attuativi.
Per il momento ci si marca a
uomo sui principi. Sempre che
non arrivi il voto di fiducia a fischiare la fine della partita.
Lorenzo Salvia
lorenzosalvia
La foto mancante
«Ed Enrico Letta?». È il
tweet del portavoce di
Susanna Camusso,
Massimo Gibelli. Che ha
postato una fotografia
dell’anticamera della sala
Verde di Palazzo Chigi: tra i
ritratti degli ex premier
manca proprio quello di
Enrico Letta. Nella foto, da
sinistra in alto, Andreotti,
Cossiga, Forlani, Spadolini,
Craxi, Goria, De Mita,
Amato, Ciampi, Berlusconi,
Dini, Prodi, D’Alema e —
ultimo a comparire, prima
di un appendiabiti — Mario
Monti.
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rare i 3 mila dell’indotto.
È la prima visita di un premier italiano a Sydney, nessuno era mai venuto fin qui. La
cosa non sfugge a chi lo ascolta, viene rimarcata dallo staff
del premier, che subito dopo
gli investitori visita una serie di
cantieri in cui le imprese italiane hanno un ruolo chiave. Il
messaggio è quello di altre volte, improntato all’orgoglio nazionale: «Forse gli italiani non
sanno fino in fondo quanto la
loro tecnologia a sia vista con
rispetto nel mondo. Se la smettiamo con i piagnistei il Paese
potrà essere leader: dobbiamo
crederci». Fra gli altri Renzi si
Il summit
● In Australia,
a Brisbane,
Renzi ha
partecipato al
G20, il summit
dei leader delle
venti più grandi
economie
del mondo:
crescita,
occupazione e
investimenti i
temi forti
scelti dalla
presidenza
australiana
ferma nei cantieri del progetto
Kellyville Station, un hub del
trasporto urbano di Sydney
della North West Rail Link, dove Impregilo-Salini è in prima
linea per costruire le infrastrutture. Il tour prosegue con un
sopralluogo ad un impianto
della Prysmian, realtà da 7 miliardi di fatturato, di cui il 10%
in Italia.
Nel pomeriggio infine la visita alla scuola bilingue, italiano e inglese, della città: «Mi
chiamo Matteo e lavoro in una
città che si chiama Roma...», si
presenta ai bambini che hanno
bisnonni, nonni o genitori nati
in Italia, o le cui famiglie hanno
deciso che l’italiano val bene
una seconda lingua straniera. Il
capo del governo fa il giro delle
classi, a quasi tutti regala una
copia della Costituzione. Poi
quella battuta che fa sorridere
anche i più piccoli: «Tornerò in
Australia con più calma. Appena mi butteranno fuori...».
Nel volo verso l’Italia c’è spazio per una tappa in Turkmenistan: l’aereo del presidente farà
rifornimento, nel frattempo lui
siglerà accordi nel settore dell’energia del valore, fa sapere
Palazzo Chigi, di un miliardo di
dollari.
Marco Galluzzo
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12
Martedì 18 Novembre 2014 Corriere della Sera
POLITICA
La carica dei non renziani
tra i candidati pd alle Regioni
E il leader va in minoranza
In campo con il centrosinistra
Data del voto:
23 novembre
primavera 2015
VENETO
Primarie il 30
novembre:
Alessandra
Moretti (Pd),
Simonetta
Rubinato (Pd),
Antonino
Pipitone (Idv)
Venerdì il premier in Calabria a sostegno del cuperliano Oliverio
Ci sono «vent’anni di
politiche regionali da rottamare», per quanto riguarda l’ambiente, anche «in alcune amministrazioni di centrosinistra». Ma il giorno dopo le parole di Matteo Renzi, e le
polemiche con i governatori,
sembra che la rottamazione,
nel partito della Regione, per il
momento possa attendere.
Quasi la metà delle Regioni
andrà al voto tra novembre
(Emilia-Romagna e Calabria) e
la primavera, ma per il momento in corsa tra le fila del Pd
non si vedono uomini di stretta
osservanza renziana. Bisognerà
attendere l’esito delle urne, e in
alcuni casi delle primarie, per
un quadro definitivo, ma basta
scorrere il primo elenco di candidature per vedere che in gioco non ci sono fedelissimi del
premier: non è la maggioranza
pd a prevalere. Fatta eccezione
per Emilia-Romagna e Veneto,
dove Stefano Bonaccini (che ha
vinto le primarie) e Alessandra
Moretti (che parte favorita nel
confronto con l’outsider pd Simonetta Rubinato e l’Idv Antonino Pipitone) rappresentano
due figure di conciliazione: seguaci del segretario dall’ultimo
congresso, dopo essere stati al
fianco di Bersani, pescano consensi sia tra la nuova maggio-
MILANO
L’attrice di «The Queen»
Helen Mirren
in Puglia
fa il tifo
per Stefàno (Sel)
Un video per sostenere la
candidatura di Dario Stefàno
alle primarie di centrosinistra
in Puglia: così l’attrice Helen
Mirren, Oscar per il film
The Queen, e il marito, il
regista Taylor Hackford (foto),
hanno sottolineato i progressi
della regione — loro buen
retiro — negli ultimi dieci
anni. «Credo che abbia fatto
un lavoro straordinario per
l’agricoltura e la promozione
dei prodotti locali», spiega
l’attrice parlando del senatore
di Sel, ex assessore regionale
proprio all’Agricoltura.
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Al voto
● Domenica
23 novembre,
dalle 7 alle 23,
si vota sia
in EmiliaRomagna sia in
Calabria per
eleggere
l’Assemblea
legislativa e il
presidente
della giunta
● L’elettore
dovrà
presentarsi al
seggio con un
documento di
identità valido
e la tessera
elettorale
● In EmiliaRomagna
voteranno
oltre 3,4 milioni
di elettori,
in Calabria
quasi 1,8
ranza pd che tra la «ditta».
Proprio ieri in Umbria è arrivato il nulla osta alla corsa di
Catiuscia Marini, presidente
uscente, esponente dell’area
dei Giovani turchi. A dire che
rappresenta la candidatura migliore è stato, nell’assemblea di
ieri con Lorenzo Guerini, il segretario regionale Giacomo Leonelli, lui sì renziano di ferro:
lo stesso che, dopo la sconfitta
alle Comunali di Perugia, aveva
messo in discussione la ricandidatura di Marini. E vorrebbe
correre per il terzo mandato
anche Gian Mario Spacca, che
governa le Marche dal 2005: a
chi nel partito pensa ad altri
nomi (tra cui quello di Alessia
Morani) ha replicato che bisogna smettere con la «sbornia di
cambiare tanto per cambiare».
Ha già avuto invece il benestare di Renzi la corsa di Enrico
Rossi in Toscana: «Naturale
che il candidato sia lui», ha
detto il premier del suo storico
rivale in casa, il governatore
che, per quanto si sia registrato
un riavvicinamento, resta certo
lontano dall’essere seguace del
segretario.
Così come di rito renziano
ortodosso non possono essere
definiti altri nomi in corsa che,
pur avendo incrociato il percorso del leader pd, hanno avu-
LIGURIA
Primarie
l’11 gennaio
(ancora aperte
le candidature):
Raffaella Paita (Pd),
Sergio Cofferati (Pd)
EMILIAROMAGNA
Stefano
Bonaccini
(vincitore
delle primarie
di settembre)
PUGLIA
Primarie il 30 novembre:
Michele Emiliano (Pd),
Guglielmo Minervini (Pd),
Dario Stefàno (Sel)
TOSCANA
Enrico Rossi
UMBRIA
Catiuscia
Marini
MARCHE
Gian Mario Spacca
(punta al rinnovo, ma le candidature
sono ancora da definire)
CAMPANIA
Primarie il 14 dicembre
(termine per le candidature 24 novembre):
Vincenzo De Luca (Pd), Andrea Cozzolino (Pd),
Angelica Saggese (Pd), Michele Di Salvo (Pd)
CALABRIA
Mario Oliverio
(vincitore
delle primarie
di ottobre)
Corriere della Sera
to con lui rapporti alterni, come Michele Emiliano e Vincenzo De Luca. Il primo affronta alle primarie in Puglia Dario
Stefàno (Sel) e il pd Guglielmo
Minervini. Mentre in Campania si profila una corsa a quattro: dove tutti sono del Pd, ma
nessuno sembra entusiasmare
il Nazareno.
Sarà il cuperliano Mario Oliverio a giocarsela alle Regionali
calabresi: ha sconfitto il renziano Callipo, ma in vista del voto
di domenica non è mancato
l’impegno del governo, da Lotti
a Boschi, e venerdì è atteso in
regione Renzi. Un candidato
dell’area di maggioranza potrebbe uscire dalle primarie liguri, dove Raffaelle Paita sfida
Sergio Cofferati. E dire che Paita è nella giunta di, ed è sostenuta da, Burlando, il governatore che ieri si è scontrato con
Renzi sulle politiche ambientali: e ha proprio la delega alla Difesa del suolo.
Renato Benedetto
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Corriere della Sera Martedì 18 Novembre 2014
Dietro
le quinte
POLITICA
L’intervista
di Paola Di Caro
Day hospital
per il Cavaliere
ma lui scalpita
Il fastidio all’occhio c’è
ancora ma la sconfitta
dell’uveite è più vicina e, da
ieri sera, Silvio Berlusconi è
tornato a dormire ad
Arcore. Con anticipo sulla
tabella di marcia scandita
dalle prime indiscrezioni,
che lo davano ricoverato
per una settimana al San
Raffaele, il Cavaliere ha
ottenuto dai medici il
permesso di tornare la sera
a casa. Con lui la compagna
Francesca Pascale. Il day
hospital durerà fino a
venerdì, ma le cure
potrebbero proseguire. Con
buona pace dell’ex premier
che, giura chi l’ha sentito, è
già concentrato «sulla
ricomposizione del
centrodestra» e «sulla
manifestazione contro le
tasse sulla casa».
(Tommaso Labate)
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Eva Klotz e l’addio
alla politica
per la famiglia
Addio al
consiglio
regionale di
Bolzano
dopo 31
anni. Eva
Klotz (foto),
pasionaria
altoatesina
che si è sempre spesa per il
diritto all’autodecisione dei
sudtirolesi e per la
riunificazione dell’Alto
Adige con l’Austria, ha
deciso di lasciare i palazzi
della politica. Il motivo
della scelta è privato: la
Klotz si dedicherà infatti ad
assistere il marito, malato
da tempo. L’esponente
altoatesina era stata eletta
nel 1980 per la prima volta
al consiglio comunale di
Bolzano, tre anni dopo era
entrata nel consiglio
regionale.
(E. Bu.)
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La Vigilanza Rai
in trasferta
a Saxa Rubra
Grande attesa a Saxa Rubra
per l’arrivo della Vigilanza
Rai, presieduta da Roberto
Fico. La cittadella
dell’informazione Rai, a
furia di comunicati e note,
ha ottenuto il confronto che
voleva. Una visita rara, nei
riti della tv pubblica. Di
solito è la Vigilanza che
convoca e «audisce» nella
sede di palazzo San Macuto.
Il nodo è il progetto di
riforma dell’informazione
fortemente voluto dal
direttore generale Luigi
Gubitosi nel nome dei
risparmi e della
ottimizzazione delle
risorse. Cioè la riduzione a
due grandi redazioni (News
Room, definite nel piano di
Gubitosi) dei tg. Sono
insorti il Tg3, il Tg1, il Tg2 e
il Giornale radio. Oggi dalle
14 la Vigilanza ascolterà, poi
valuterà. È un editore
particolare: non può
imporre ma «indirizzare»
sì. E non è poca cosa...
(Paolo Conti)
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13
«Patto sulla legge elettorale
per riunire il centrodestra»
Lupi: bene i segnali di Berlusconi, sulla leadership poi si vedrà
Salvini deve cambiare, impossibile allearsi a una Lega estremista
Chi è
● Maurizio
Lupi, milanese,
55 anni, è il
ministro delle
Infrastrutture e
dei Trasporti
del governo
Renzi
● Legato al
movimento di
Comunione e
liberazione,
inizia la carriera
politica nella
Dc. Consigliere
comunale a
Milano dal
1993, nel 1997
è assessore al
Territorio
● Nel 2001
viene eletto per
la prima volta
alla Camera
con Forza Italia.
Nel 2008 viene
eletto
vicepresidente
di Montecitorio.
Nel 2013 è
ministro alle
Infrastrutture
del governo
Letta
● Lo scorso
novembre
aderisce al
Nuovo
centrodestra.
Nel governo
Renzi viene
confermato ai
Trasporti.
Eletto in
Europa, opta
per il ministero
ROMA La soddisfazione per aver
portato FI dove in fondo volevano, a «partecipare alla responsabilità comune di portare il
Paese fuori da una grave crisi e
verso istituzioni più moderne»
è grande: «Allora non avevamo
sbagliato tutto noi di Ncd... Ci
hanno dato dei traditori, dei
reggicoda della sinistra: forse
avevamo ragione», sorride
Maurizio Lupi.
Berlusconi si appella all’unità del centrodestra, Toti
auspica un nuovo predellino
per lanciare il partito dei moderati. Cosa rispondete?
«Per prima cosa, va detto
che sono segnali apprezzabili.
Ma va anche aggiunto che sarebbe stato meglio mandarli
prima che si consumasse l’ennesima ferita per il popolo del
centrodestra. Domenica infatti
al voto in Emilia-Romagna e
Calabria ci si leccherà le ferite
per scelte molto ottuse di FI:
aver subito il diktat della Lega
che non voleva l’Ncd in alleanza, e aver tentato di farci fuori
per sottrarci voti e classe dirigente locale».
Berlusconi chiede di guardare avanti.
«E noi vogliamo guardare
avanti, ma nella chiarezza. Che
significa “nuovo predellino”?
Se è solo una sommatoria di liste non ci interessa, perché sarebbe un progetto sbagliato».
Che percorso immagina?
«Individuo due punti cruciali nella costruzione di un nuovo
soggetto politico. Il primo parte dalla legge elettorale: se si
accetta una legge che prevede
soglie basse e premio di lista, si
concede a tutte le forze politiche di scegliere se andare da
sole e fare mera testimonianza,
o se unirsi perché si crede davvero in un progetto comune alternativo al centrosinistra. Non
le si mette di fronte a un ricatto: “O venite con noi alle nostre
condizioni, o vi facciamo fuori”. Questo è l’unico punto di
partenza accettabile per co-
4,4
la percentuale
presa dall’Ncd
alle Europee
di maggio
struire insieme qualcosa».
Il secondo punto?
«È identitario: per stare assieme bisogna condividere
un’idea di Paese e la proposta
che si fa al Paese. E quindi non
si può, come ha fatto FI finora,
rincorrere Salvini, che in questo momento con le sue parole
d’ordine è quanto di più lontano c’è dall’idea di centrodestra
moderato che abbiamo noi».
La Lega dovrebbe essere
fuori dal nuovo partito?
«Questa Lega estremista e
populista, che vuole chiudere
Schengen, uscire dall’euro, che
sollecita con la paura e la rabbia la pancia del Paese, non
può essere parte trainante di
un nuovo progetto politico».
Ma dove va, quanto conta il
centrodestra senza la Lega?
«Io so che con questa Lega
L’inaugurazione dell’anno accademico
Boldrini e il messaggio agli studenti di Tor Vergata
Laura Boldrini in una foto di gruppo con il coro dell’Accademia europea sordi
ieri durante l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Tor
Vergata: «Gli obiettivi della vostra generazione sono quelli di portare l’Italia
fuori dalla crisi e fare il grande salto per compiere il grande sogno europeo»,
ha detto la presidente della Camera agli studenti.
(Luigi Mistrulli)
non si va da nessuna parte,
mentre si può andare lontano
se, partendo da un asse centrale moderato formato da forze
come FI, Ncd, Udc, parte di
Scelta civica e da tanti movimenti nella società civile e del
territorio, si pone Salvini di
fronte a una scelta: vuol essere
il leader di un partito che governa due Regioni e che aspira
a governare il Paese come quello rappresentato da Maroni e
Zaia, o il capo di un movimento
che fa della rabbia e della demonizzazione la sua ragion
d’essere, autoescludendosi dal
gioco politico e condannandosi all’isolamento?».
FI non vuole perdere il contatto con Salvini.
«Ma non è rincorrendoli che
si ottiene qualcosa. Primo, perché la Lega oggi non ha interesse a venire dalla nostra parte.
Secondo, perché se si perde
identità per seguirli non si ottiene niente: tra l’originale e le
copie, gli elettori scelgono
sempre l’originale».
In questo percorso, che
ruolo potrebbe avere Berlusconi?
«Il tema della leadership
non si pone oggi. È normale
che FI pensi a Berlusconi come
guida per questo processo, noi
come si sa abbiamo fatto scelte
diverse».
Ma partiti che sono su diverse barricate — voi in maggioranza e FI all’opposizione
— come possono unirsi in un
progetto comune?
«FI nel documento siglato
da Berlusconi e Renzi prende
atto che si può fare un percorso
per il bene del Paese con un’opposizione responsabile e la collaborazione sulle riforme. È un
terreno importante su cui costruire. Senza sottovalutare le
difficoltà che esistono ma
nemmeno dimenticare che milioni di elettori moderati hanno bisogno, e diritto, di essere
rappresentati».
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Marino resiste, Guerini lo incalza: un cambio vero
Multe e rimpasto, oggi il sindaco in Consiglio. E Bettini lo scarica: non l’ho scelto io
Pensava di cavarsela con
«poco»: il pagamento di quattro delle otto multe ricevute e
un «aggiustamento» alla sua
squadra. Ma, per allontanare i
venti di crisi che spirano sul
Campidoglio, è probabile che
Ignazio Marino dovrà fare molto di più: mettere mano pesantemente alla giunta, cambiare
assessori e deleghe, sconfinando in quel «Marino-bis» che finora il sindaco ha cercato in
tutti i modi di scongiurare. Il
Panda-gate (l’auto che, qualcuno, gli chiede di regalare in beneficenza) che ha investito il
primo cittadino della Capitale
è diventato un affare di politica
nazionale (e anche internazionale: ne scrive pure Le Figaro).
Tanto da «costringere» il vice
di Renzi, Lorenzo Guerini, ad
occuparsene in prima persona.
Alla vigilia di un consiglio
comunale che si annuncia tesissimo — con la manifestazione delle opposizioni che sfileranno verso il Campidoglio con
motorini e Panda rosse e le mozioni di sfiducia (di Ncd e Cin-
ROMA
que Stelle) da votare in aula —
il numero due del Pd telefona
al sindaco. Breve colloquio, domanda secca: «Come intendi
venir fuori da questa situazione?».
La risposta di Marino è stata
«minimalista»: «Dirò che ho
pagato le multe e che mi preparo a fare un paio di cambi, tra
giunta e staff». Indiziati principali, l’assessore al Sociale Rita
Cutini (che «paga» anche la vicenda Tor Sapienza) e il capo di
gabinetto Luigi Fucito, amico
del sindaco, che dovrebbe essere «dirottato» sulla Città metropolitana dopo il pasticcio
amministrativo su contravvenzioni e pass Ztl scaduto.
Il minimo sindacale, che
non basta né ai vertici nazionali
del Pd, né ai quadri locali, che
da giorni chiedono a Marino di
8
le multe
per l’accesso in
Ztl prese dal
sindaco di
Roma Marino
Gli abitanti del quartiere: basta strumentalizzarci
La 5 Stelle Taverna contestata a Tor Sapienza
Gli abitanti di Tor Sapienza hanno contestato
ieri Paola Taverna, in visita nel quartiere. «Non
vogliamo esponenti politici», ha detto un
cittadino. «Non sono venuta qui per fare
campagna elettorale», ha replicato la senatrice
M5S. Tra i più polemici verso la parlamentare
pentastellata, Sandra Zammataro, che, dopo la
querelle, è finita nel mirino del blog di Grillo.
«La signora Zammataro, guardacaso, è una
candidata del Pd in posizione 24 per il Comune
di Roma» si legge in un post.
( foto Benvegnù/Guaitoli)
«azzerare tutto» e «ripartire da
capo». Guerini, nel colloquio
telefonico, lo ha fatto presente
al sindaco: «Non bastano gli
interventi di maquillage. Serve
un’azione più energica». Muro
contro muro, insomma. Con
Marino che, al termine della telefonata, viene convocato al
Nazareno per un vertice (forse
anche con Renzi) programmato per domani. Non è mistero,
infatti, che il Pd voglia di più:
un vicesindaco politico (si fa il
nome di Walter Tocci), un paio
di assessori di «peso». Per Marino, equivarrebbe ad un
«commissariamento».
Il sindaco, così, giorno dopo
giorno si ritrova sempre più solo. Scaricato, adesso, anche dal
«guru» Goffredo Bettini, che
tanto spinse per la sua candidatura: «Non l’ho scelto io, ma
il gruppo dirigente nazionale»,
scrive ora l’eurodeputato su Facebook. Marino sembra all’angolo: o cambia, o si va ad elezioni anticipate.
Ernesto Menicucci
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Martedì 18 Novembre 2014 Corriere della Sera
14
Esteri
La vicenda
● L’ostaggio
americano
Peter Kassig,
26 anni, è stato
decapitato
dall’Isis. Il video
è stato diffuso
l’altro ieri
Identificati i boia stranieri dell’Isis
Tra loro un gallese e due francesi
Compaiono nel video della decapitazione di Kassig e dei quindici soldati siriani
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
«Porterò la carneficina
nelle strade del Regno Unito».
La minaccia che «Jihadi John»
lancia nel video della decapitazione di Peter Kassig costringe
David Cameron a riunire il comitato Cobra, i vertici dell’intelligence e della sicurezza interna, per monitorare lo stato
di allerta e per provare a identificare i macellai dell’Isis: sull’esempio dell’esecuzione a colpi di machete del soldato Lee
Rigby (22 maggio 2013) ci sarebbe un piano per ammazzare
in strada i poliziotti.
Nonostante le misure già
prese, il numero dei giovani raLONDRA
● Ex militare in
Iraq e poi
operatore
umanitario,
Kassig si era
convertito
all’Islam. E’ il 5°
occidentale
giustiziato
dopo i reporter
Usa James
Foley e Steven
Sotloff e i
volontari
inglesi David
Haines e Alan
Henning
Il filmato Nel video postato da Isis su YouTube compaiono Nasser Muthana, 20 anni, di Cardiff
(a sinistra), e il francese Maxime Hauchard, 22 anni: avrebbero partecipato alle esecuzioni (Ansa)
CHI HA DETTO CHE
LE JAGUAR SONO
IRRAGGIUNGIBILI?
dicalizzati dall’Isis è aumentato
e si sono moltiplicati gli account su Twitter dei militanti
britannici del Califfato: alcuni
sono partiti (26 morti), i fiancheggiatori sono rimasti in terra inglese e gallese.
L’ultima registrazione, quella della esecuzione dell’ostaggio statunitense e dei quindici
soldati siriani, è stata esaminata dai servizi segreti britannici
assieme ai colleghi americani
ed europei. I contenuti del video, al di là della teatrale ferocia, contengono alcuni nuovi
messaggi. Proselitismo e sfida.
A differenza delle precedenti
decapitazioni, viene dichiarato
dove l’Isis esegue queste condanne a morte: a Dabiq, una
piccola città nel nord della Siria
che ha un grande valore simbolico per il fanatismo islamico
perché è qui che avverrebbe,
secondo le parole Profeta, lo
scontro finale fra musulmani e
romani (gli infedeli). Poi, i boia, ad eccezione di «Jihadi
John», appaiono a viso scoperto. Un segnale di forza. Infine,
nello squadrone degli assassini
sono presenti jihadisti di diverse nazionalità. Come dire che la
guerra è globale. «Jihadi John»,
nel video, è in mezzo al gruppo, vestito di nero, il capo. L’in-
telligence sa chi è. I sospetti cadono sul rapper ventitreenne
Abdel Majer Abdel Mary, del
quale ieri è stato mandato in
onda il filmato che lo ritrae
mentre parla invasato, durante
le rivolte londinesi del 2011. Ma
attorno a «Jihadi John» chi sono gli altri quindici boia?
Il ministro dell’interno di Parigi conferma «con altissima
probabilità» che uno è il francese Maxime Hauchard, classe
1992, dell’Alta Normandia.
Fuggì nel 2012 in Mauritania e
da lì in Siria nel 2013, dove in-
Social network
Si moltiplicano
gli account su Twitter
dei militanti britannici:
almeno 26 sono morti
tervistato da Bfm Tv proclamò:
«L’obiettivo è il martirio».
Vicino a Maxime Hauchard
ci sono un secondo francese
(del quale non è stato fornito il
nome) e, forse, un giovane britannico. Il tabloid inglese Daily
Mail lo ha identificato in Nasser Muthana di Cardiff, ventenne studente di medicina. Suo
padre all’inizio ha confermato.
Più tardi ha smentito: «Mio figlio ha il naso diverso». E, ha
aggiunto alla Bbc, «Nasser meriterebbe di essere giustiziato,
se davvero fosse lui». Era già
comparso in un video di reclutamento. Poi il silenzio.
Fabio Cavalera
@fcavalera
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La donna in ostaggio
Un’americana di 26 anni
prigioniera senza nome
nelle mani del Califfo
Le italiane
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● Greta
Ramelli, 21
anni (in alto),
Vanessa
Marzullo, 20
anni, originarie
della
Lombardia,
sono state
rapite vicino ad
Aleppo, il 1°
agosto
● Arrivate in
Siria per
portare aiuti,
non è chiaro
quale gruppo le
abbia rapite
WASHINGTON E’ la prigioniera misteriosa. Di lei
conosciamo poco. Per volontà della famiglia e
dell’Isis che l’ha rapita nell’agosto 2013 in Siria.
Una pedina preziosa nelle mani del Califfo per
due ragioni: è una donna ed è americana. Nel
grande bazar degli ostaggi vale doppio e forse è
anche per questo che la proteggono con riserbo
totale.
Le poche informazioni raccontano di una ragazza della West Coast, molto impegnata nel sociale, pronta ad assistere i fuggiaschi della guerra e in particolare gli orfani, quei piccoli colpiti
più degli adulti dal conflitto. Ventisei anni,
membro di un’organizzazione umanitaria, la
prigioniera X è stata catturata da un commando
dell’Isis in circostanze poco chiare, quindi è svanita. Magari l’avranno portata a Raqqa, dove le
«sorelle» dei mujahedin possono sorvegliarla
togliendo i maschi islamisti dall’imbarazzo.
I terroristi non l’hanno mai mostrata in un video diffuso sul web, perché è peccato, è proibito. I loro «colleghi» del Sahel qualche volta lo
hanno fatto ma si sono preoccupati di oscurare,
in modo digitale, il volto comunque coperto dal
velo. Non si può però escludere che alla famiglia
della ragazza sia arrivato qualche messaggio
concreto, magari una lettera. E al tempo stesso,
secondo alcune voci non confermate, l’americana potrebbe condividere la sua prigionia con
un’altra occidentale, una neozelandese. Un sequestro tenuto segreto, sempre che l’informazione sia veritiera. In base alla contabilità dell’orrore l’Isis avrebbe «esaurito» gli ostaggi statunitensi, quindi potrebbe usare la donna per un baratto importante.
In cambio della sua liberazione hanno chiesto
6 milioni di dollari di riscatto e il rilascio di Aafia
Siddiqui, una pachistana laureatisi al Mit di Harvard, accusata di essere parte di al Qaeda e oggi
detenuta in un carcere statunitense. Ma, come è
noto, Washington non tratta e allora per la prigioniera misteriosa resta solo la speranza di un
miracolo, sempre difficile quando il tuo avversario ti considera solo come un oggetto da usare.
Guido Olimpio
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Corriere della Sera Martedì 18 Novembre 2014
ESTERI
15
Merkel: l’Ucraina è l’inizio, poi toccherà all’Est e ai Balcani
Mogherini al suo primo Consiglio degli esteri Ue: la Russia è parte della soluzione, sì al dialogo
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
4
L’Unione europea
vuole un «riassetto della nostra
relazione con la Russia», giacché se la stessa Russia «è parte
del problema, è anche parte
della possibile soluzione» della crisi in Ucraina. Lo dice Federica Mogherini al suo esordio
come capo della diplomazia
europea, nella riunione dei ministri degli esteri Ue. E indica le
tre vie da percorrere: sanzioni
(nella sua visione bastano però
quelle attuali, aumentarle come chiede qualcuno non porBRUXELLES
mila i morti
finora nel
conflitto
in corso
nell’Ucraina
orientale fra le
truppe regolari
di Kiev e gruppi
di ribelli filorussi. Putin è
accusato di
fornire loro
armi e uomini
Il dialogo
di Maria Serena Natale
terebbe a grandi effetti), diplomazia, e compimento delle riforme ucraine.
Ma la voce che si leva da Sydney, al termine del G20, ha un
diverso tono, più drammatico,
e parla di pericoli vicini nel
tempo, quasi immediati: «Conflitti regionali come quello che
divampa nell’Ucraina Orientale
– ammonisce in un’intervista la
cancelliera tedesca Angela Merkel — possono degenerare assai presto in roghi più grandi.
Non si tratta solo dell’Ucraina,
ma della Moldavia, della Georgia. Se continua così, ci si deve
Esordio
Federica
Mogherini,
capo della
diplomazia
europea, alla
riunione dei
ministri degli
esteri Ue
chiedere che cosa avverrà anche in Serbia, nei Paesi dei Balcani Occidentali…».
La risposta, indiretta ma altrettanto tesa, giunge subito
dal Cremlino, da Vladimir Putin che riafferma il suo sostegno ai separatisti filo-russi:
«Volete che le autorità centrali
ucraine annichiliscano chiunque laggiù, tutti i loro avversari
e oppositori politici? E’ questo
che volete? Noi certamente no.
E non lo permetteremo».
Quasi un preavviso di intervento diretto nello scontro regionale, che certo trova orec-
● Gli accordi
di Dayton
del novembre
1995 pongono
fine alla guerra
di Bosnia.
Ne emerge
uno Stato
diviso in due
entità etnicoreligiose: la
Republika
Srpska e la
Federazione
di Bosnia
croatomusulmana
In una lettera del 1920 lo
scrittore premio Nobel Ivo Andric definiva la Bosnia «il Paese
della paura e dell’odio», un
odio ancestrale e totale, impastato di furore e tenerezza.
«Odio sul quale poggiano le
montagne, come fosse un minerale, parte della nostra natura», dice Emir Kusturica ricordando quel testo di primo Novecento. Il regista di «Underground», «Gatto nero, gatto
bianco», «Papà è in viaggio
d’affari», cantore surreale e irriverente dell’anima balcanica,
ha presentato ieri a Milano
l’opera che dirigerà nel 2016
per il Teatro La Fenice di Venezia, rielaborazione lirica del romanzo di Ivo Andric pubblicato
CROAZIA
Prijedor
Bihac
Banja Luka
Bosanski
Brod
BOSNIA ERZEGOVINA
Zenica
Sarajevo
Republika Srpska
(entità serba)
Federazione di Bosnia
ed Erzegovina
(entità a maggioranza Mare
musulmana e croata) Adriatico
● Alta la
tensione tra
le comunità,
che si unisce al
disagio sociale
ed economico
come nei
recenti scontri
di Sarajevo.
Incidenti
interetnici
continuano
a verificarsi in
tutti i Balcani
Israele
Smentita l’ipotesi di
ritiro degli ambasciatori
europei da Israele:
«Non è in discussione»
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quel deserto descritto da Andric, il nulla sul quale edificare
un tempio di pace e cultura».
Dodik: «L’odio nei Balcani è
eterno. Finché un popolo pretenderà di insegnare a un altro
la differenza tra bene e male,
non ce ne libereremo».
Questo accade nella ex Ju-
goslavia? Quale futuro immagina per la sua Bosnia in costante pericolo di implosione?
Dodik: «Un futuro identico
al presente, forse l’integrazione
nella Ue. È quello il percorso
naturale di una nazione che appartiene all’Europa per storia e
A Milano Il regista serbo Emir Kusturica (sinistra) e il presidente Milorad Dodik (Ansa)
cultura. Purtroppo l’Europa
continua a considerarci una
minaccia».
Kusturica: «Non so se riusciremo mai ad entrare. Pur in
condizioni economiche molto
peggiori, Romania e Bulgaria
sono state ammesse prima di
noi. Forse dal punto di vista eu-
❞
Controllare
l’odio: l’arte
compie
questo
miracolo,
ci mostra
come dare
forma ai
sentimenti
L’ingresso
nella Ue
è il nostro
destino
Purtroppo
l’Europa ci
considera
una
minaccia
SERBIA
Srebrenica
Pale
Visegrad
Foca
MONTENEGRO
nel 1945, Il ponte sulla Drina. Il
ponte come immagine e sostanza del destino di queste
terre di frontiera condannate
alla lacerazione. Kusturica ne
parla con il Corriere insieme a
Milorad Dodik, presidente della Republika Srpska, l’entità
serba della Bosnia Erzegovina
disegnata dagli Accordi di
Dayton del 1995.
Dagli stadi alle stanze della
diplomazia: il match tra serbi
e albanesi sospeso al 40esimo
per il drone planato sul campo con la bandiera della
Grande Albania; vertici tra
leader regionali annullati;
violenze e tensioni che raccontano una frammentazione etnica mai ricomposta.
Aveva ragione Andric, l’odio è
una forza storica autonoma
che soffia sui Balcani?
Kusturica: «La nostra maledizione non è la passione ma
l’incapacità di elaborarla.
L’odio si annida nell’uomo, che
deve imparare a controllarlo. E
l’arte compie questo miracolo,
ci mostra come dare forma ai
sentimenti. La nostra terra è
verno. Così anche nelle discussioni sul nodo Israele-Palestina. Ieri, il giornale israeliano
Haaretz ha citato un presunto
documento in cui l’Ue si preparerebbe a ritirare i propri ambasciatori da Tel Aviv. Ma era
solo una bozza interna, ha spiegato Mogherini, «che risale al
mandato precedente al mio; in
ogni caso, era solo un’ipotesi di
lavoro tecnico e non era sul tavolo dei ministri oggi, non al
centro della discussione».
Luigi Offeddu
[email protected]
Un Ponte oltre l’odio
«Ma la nostra Bosnia
fa paura all’Europa»
Kusturica a Milano insieme al presidente Dodik
per presentare il nuovo progetto con la Fenice
Le tappe
chie attente anche a Bruxelles.
Federica Mogherini condivide
presumibilmente le preoccupazioni di Angela Merkel, ma
deve conciliare le politiche
estere di 28 diversi Paesi, è una
voce mediatrice che non esprime la posizione di un solo go-
C’è una
retorica
violenta
tra i
musulmani
di Bosnia
Come
ai tempi
della guerra
Questa
rivoluzione
tecnologica
ci porta
verso un
paganesimo
hi-tech
votato
all’idiozia
ro-atlantico il Mar Nero è più
strategico dell’Adriatico».
In un’ottica di contenimento anti-russo?
Dodik: «Nelle relazioni internazionali l’ostacolo non è
Mosca, ma l’Europa del pensiero unico che non ammette visioni alternative. Si è deciso
che la Russia è il male, chiunque osi dissentire è delegittimato con etichette come la nostra, “nazionalisti”».
Il suo partito, l’Alleanza dei
socialdemocratici indipendenti, ha una piattaforma
ideologica nazionalista.
Kusturica: «L’identità va preservata. Il problema è che senza
comprensione della complessità e delle contraddizioni della
Storia, le parole possono creare
distanze insormontabili. Sia io
che il presidente Dodik veniamo da famiglie di partigiani,
nella nuova Bosnia per la quale
vogliamo costruire la pace ci
chiamano fascisti. C’è una retorica molto violenta in giro, come vent’anni fa, come ai tempi
della guerra».
A chi attribuite la responsabilità?
Dodik: «Si registra una forte
radicalizzazione nella comunità musulmana. Una violenza
che arriva all’estremismo. Secondo l’intelligence 400 combattenti stranieri dello Stato
Islamico in Iraq e Siria vengono
dalla Bosnia. Altri 3.500 sarebbero in sonno, pronti a partire.
Tutto questo ci fa paura».
Il ponte sulla Drina è questo dialogo interrotto. L’opera si aprirà con quel grande
spazio vuoto...
Kusturica: «E al centro un Fitzcarraldo che si carica sulle
spalle tutto il peso di un ponte
che è la nostra legge, il nostro
Vecchio Testamento di pietra.
Tre chiese, una lunga Storia di
atrocità e paradossi, noi come
Gerusalemme».
La cultura troverà posto in
questo groviglio?
Kusturica: «Siamo dominati
dall’ideologia dell’intrattenimento, la rivoluzione tecnologica ci ha portato dove aveva
previsto George Orwell, in una
vita-reality show senza profondità, verso un paganesimo hitech votato all’idiozia. Non sono molto ottimista».
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Martedì 18 Novembre 2014 Corriere della Sera
ESTERI
La sindaca Hidalgo va allo scontro
per la «Torre Triangolo» di Parigi
Diplomazie
di Paolo Lepri
Se è un tedesco
a guidare
la Romania
Il consiglio comunale boccia il progetto ma lei impugna il voto per un cavillo
La vicenda
U
n tedesco per guidare
la Romania. Alla rete
politica ed
economica che la Germania
ha costruito ad est forse
non mancava che questo. E’
logico immaginare che
adesso Klaus Iohannis verrà
chiamato «l’amico di
Angela Merkel». Prima del
voto la cancelliera gli ha
infatti inviato una lettera in
cui elogiava la sua
candidatura. Un gesto di
sostegno esplicito,
motivato dalla comune
appartenenza alla famiglia
dei popolari europei. Ad
unirli, però, sarà qualcosa
di più. Il nuovo presidente,
che ha sorprendentemente
battuto il primo ministro
socialista Victor Ponta, è un
sassone romeno,
discendente degli uomini
chiamati in Transilvania dai
re d’Ungheria per
presidiare la regione contro
la minaccia turca. Sindaco
di Sibiu, si è imposto
promettendo efficienza e
moralità. In questi campi
ha dimostrato di saperci
fare, amministrando per
oltre un decennio la città
(che in tedesco si chiama
Hermannstadt), diventata
nel 2007 capitale europea
della cultura. Se lo hanno
● Anne
Hidalgo,
socialista di 55
anni molto
vicina a
Hollande, è
nipote e figlia di
esuli
repubblicani
spagnoli. E’ il
primo sindaco
donna di Parigi,
eletta nel
marzo scorso
● Il progetto
della Torre
Triangolo, cui
Hidalgo tiene
moltissimo,
sarebbe il
primo
grattacielo
costruito a
Parigi dal 1972
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI Nathalie Kosciusko-Morizet si è alzata in piedi durante
la seduta del consiglio comunale e ha sventolato con orgoglio la scheda gialla con scritto
«contre»: un appello alla rivolta verso la «Tour Triangle» giudicata costosa e inutile, e anche
una piccola vendetta nei confronti della sindaca socialista
Anne Hidalgo, che l’ha sconfitta nella corsa per Parigi di sette
mesi fa e che è la più risoluta
sostenitrice del progetto.
Il gesto della sarkozysta
«NKM» ha funzionato metà: la
costruzione della «Torre Triangolo» è stata in effetti bocciata
grazie ai no della destra e degli
ecologisti, ma una furibonda
Hidalgo ha annunciato che farà
annullare la votazione. Lo scrutinio era segreto, quelle schede
esibite in gesto di sfida sono
una violazione delle regole.
Quindi, la partita è ancora
aperta, e a deciderla sarà il tribunale amministrativo.
Al cuore della battaglia c’è
un grattacielo piramidale alto
180 metri di cui si parla dal
2008 — allora il sindaco era
Bertrand Delanoë — e del quale non è stato ancora posato
neppure un mattone. Il voto di
ieri avrebbe dovuto sbloccare
definitivamente i lavori, ma
quel palazzo di vetro è ormai
diventato una — sia pur colossale — pedina di un gioco più
Simbolo
Modernità o
ecomostro?
Parigi si divide
sulla Torre
progettata
dallo studio
Herzog et de
Meuron
500
milioni la cifra già stanziata da un
pool di investitori privati per il
progetto della Torre triangolo,
bocciato ieri dal consiglio di Parigi
180
metri l’altezza del grattacielo in
pietra e vetro che avrebbe dovuto
innalzarsi alla Porte de Versailles
e ospitare principalmente uffici
ampio: indebolire il sindaco di
sinistra e quindi la già zoppicante maggioranza al governo.
Hidalgo non si dà pace: «Siamo la sola città al mondo a rifiutare un investimento da 500
milioni di euro in un periodo
di depressione economica». In
effetti il costo sarebbe interamente a carico della società immobiliare Unibail-Rodamco,
che ha affidato la realizzazione
della torre — 88 mila metri
quadrati su 42 piani — ai celebri architetti svizzeri Jacques
Herzog e Thierry de Meuron. Il
sindaco pensa alle ricadute
concrete, per esempio sulla
creazione di posti di lavoro, e
anche simboliche: «Questo
edificio segnerà la storia architetturale di Parigi, trasmetterà
un’immagine moderna della
capitale all’estero».
La «Tour Triangle» sarebbe
alta quanto il Gherkin di Norman Foster a Londra, comunque 144 metri più bassa della
Tour Eiffel, che svetta su una
città da sempre orizzontale.
L’altro grattacielo risale ai primi anni Settanta, quando su
impulso del presidente George
Pompidou venne eretta la Tour
Montparnasse (210 metri). Precedente poco fortunato, perché
la Tour Montparnasse oggi è
nota per offrire la vista di Parigi
più bella: l’unica dove lei non
compare.
La «Tour Triangle» nascerebbe proprio ai confini interni
Scommessa
«Un progetto storico,
darà un aspetto più
moderno alla capitale»,
promettono i socialisti
rieletto per quattro mandati
consecutivi una ragione ci
sarà. «Ha tolto la spazzatura
dalle strade e la corruzione
dalla vita pubblica», dicono
di lui.
Non sarà comunque un
compito facile quello che lo
attende. E’ stato
sicuramente più semplice
togliere la J iniziale dal suo
cognome per renderlo più
familiare ai romeni. In
primo luogo perché si
prolunga la «coabitazione»
tra un presidente di centrodestra e una maggioranza
parlamentare di centrosinistra, il cui leader rimane
per il momento Ponta, che
era ancora sicuro di vincere
quando ha ricevuto a
Bucarest settimana scorsa
Matteo Renzi. Sono in
molti, inoltre, a chiedersi se
far parte di una minoranza
di 40.000 persone in una
nazione di 20 milioni di
abitanti non finirà per
essere un ostacolo
insuperabile. Detto questo,
non sembra che Iohannis si
voglia fare scoraggiare. La
sua volontà di moralizzare è
tra l’altro una medicina
necessaria in un Paese dove
la politica poco pulita ha
sempre dettato le regole. Se
c’è una determinazione
forte, non serve nemmeno
parlare tedesco. Infine
l’esperienza di sindaco gli
sarà certamente utile. Non
è, il suo, l’unico caso in
Europa.
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della città, nella zona del Parco
delle Esposizioni, una cerniera
ideale tra il centro e la periferia
destinati nei prossimi anni a
riunirsi in un unico «Grand Paris». I tempi sono cambiati, ma
Hidalgo e i socialisti vorrebbero poi riprendere almeno in
parte la grande tradizione presidenziale dei lavori pubblici
come impronta indelebile sulla
città (Pompidou affidò a Renzo
Piano il Centro con il suo nome, Giscard avviò il progetto
del Museo d’Orsay, Mitterrand
si scatenò con piramide del
Louvre, Opéra Bastille, Défense, Grande biblioteca). Neanche un mese fa Parigi ha fatto
parlare di sé con la spettacolare
Fondation Louis Vuitton costruita da Frank Gehry, ma
quell’opera resterà legata al patron Bernard Arnault, più che
agli amministratori pubblici.
La «Tour Triangle», senza
costare un soldo al contribuente, darebbe un altro salutare
scossone all’immagine un po’
bloccata di Parigi, meno dinamica rispetto alla rivale Londra. «Ma la Torre non serve a
nulla, in città ci sono già oltre
un milione di metri quadri di
uffici vuoti», insiste implacabile Nathalie Kosciusko-Morizet.
Secondo destra e verdi quel
progetto poi assomiglia a «un
gigante di plexiglas», è brutto.
Argomento a Parigi poco conclusivo, da quando a fine Ottocento i grandi nomi dell’epoca
(da Maupassant a Dumas a Verlaine) chiamarono la Tour Eiffel «odiosa colonna di latta imbullonata».
Stefano Montefiori
@Stef_Montefiori
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Corriere della Sera Martedì 18 Novembre 2014
La storia
di Michele Farina
I Masai contro Dubai, ultimo
atto: nel cuore dell’Africa, vicino al famoso parco nazionale
del Serengeti, gli emiri cacciatori del Golfo stanno per sfrattare i pastori guerrieri che abitano da sempre la savana e le
montagne.
Il governo della Tanzania ha
ordinato ai Masai di sloggiare
entro fine anno dalle terre intorno a Loliondo. Il motivo? Far
posto a una riserva di caccia da
1.500 chilometri quadrati che
servirà i principi degli Emirati e
i loro ospiti. Oggi i rappresentanti Masai incontreranno il
primo ministro Mizengo Pinda, che si è rimangiato una promessa fatta un anno fa. Il go-
ESTERI
All’emiro di Dubai piace la caccia
E ora i Masai rischiano lo sfratto
Terra ancestrale
Due Masai
nella savana
vicino al parco
nazionale del
Serengeti. Il
governo della
Tanzania intende
sottrarre ai Masai
una striscia di
terra intorno al
parco (Contrasto)
verno di Dar Es Salaam si era
impegnato a recedere dal piano che offriva i diritti sulla terra
(per un prezzo ignoto) all’agenzia turistica Ortelo Business
Corporation (Obc), compagnia
legata ai regnanti di Dubai che
organizza safari di lusso in una
delle aree faunistiche più ricche del continente.
Il piano è stato ripreso: il governo offre ai Masai sfrattati
meno di 500 mila euro di compensazione. Neanche in contanti, ma sotto forma di progetti di sviluppo. «Quella terra
non ha prezzo — dice al Guardian Samwel Nangiria, coordinatore della Ong locale Ngonett —. Gli avi dei Masai, le lo-
ro madri e le loro nonne, sono
sepolti là».
Avi e mucche da latte: l’allevamento del bestiame è la prima fonte di sostentamento della comunità. Lo sfratto, dicono
gli attivisti, sconvolgerebbe la
vita di 40-80 mila persone. Interi villaggi, quasi la metà del
territorio di Loliondo. Negli
anni scorsi le donne sono state
in prima linea nella protesta.
Cosa eccezionale, in una cultura in cui tradizionalmente primeggiano i maschi. Proprio a
Loliondo, dove la Obc è presente da vent’anni con i suoi safari
(a cui hanno partecipato altri
reali come il principe Andrea
d’Inghilterra), molti uomini
Area in cui vivono i Masai
Area da cui verranno
sfrattati 40.000 Masai
UGANDA
Lago
Vittoria
AFRICA
KENIA
Nairobi
Loliondo
Parco
nazionale
del Serengeti
km
400
Oceano
Indiano
TANZANIA
Corriere della Sera
17
Masai già lavoravano come addetti alla sicurezza in una tenuta di caccia più piccola già esistente. La vendita del latte è affidata soprattutto alle donne. E
sono state loro ad alzare la voce
contro l’esproprio di una intera
regione che corrisponde a un
quadrato di 40 km per 40: nell’aprile scorso le donne Masai
si tassarono per poter mandare
alcune rappresentanti nella capitale e difendere i loro diritti
ancestrali (che non figurano al
catasto).
La mobilitazione dal basso,
amplificata a livello mondiale
dalla campagna Web (due milioni di firme su Avaaz.org),
sembrava aver dato frutti.
Quello della Tanzania è stato
descritto come una storia di
successo, un caso da manuale
su come affrontare il land grabbing (grandi estensioni sottratte alle comunità locali a vantaggio di investitori esteri). «Ora ci
sentiamo traditi — accusa l’attivista Nangiria — Il governo
ha finto un passo indietro
aspettando che la pressione internazionale calasse. I Masai
perderanno la terra, gli emiri
verranno a cacciare elefanti».
Anche se molti Masai sono
cacciatori di frodo (per esempio in Kenia), il problema degli
elefanti in Africa (100.000 uccisi negli ultimi 3 anni) è il commercio illegale di avorio alimentato dal mercato asiatico.
A confronto gli emiri in cerca
di trofei possono considerarsi
dei conservazionisti. Se mettono a rischio la vita degli umani
il discorso cambia. Nel 1959 i
britannici cacciarono i Masai
da quello che sarebbe diventato il Parco Nazionale del Serengeti. Adesso si annuncia un
nuovo sfratto. La natura sarebbe forse meglio preservata. Ma
gli umani? Meglio una gazzella
in più o una mucca Masai?
@mikele_farina
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Martedì 18 Novembre 2014 Corriere della Sera
18
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Cronache
Expo, arrivano anche i tangentisti fasulli
Intercettato dai pm, il consulente di una multinazionale patteggia: vantava informazioni riservate
«Io a Paris gli ho detto:
“Guarda che su Expo io sono a
provvigioni, facciamo metà per
uno” (…). Lui mi ha dato questo elenco di chi sono i progettisti…Comunque Paris è a posto, gli ho detto: “Il 50% di quello che guadagno è tuo”». Con
intercettazioni come queste,
poteva davvero sembrare che
non solo le grandi opere di
Expo 2015, ma anche le costruzioni dei padiglioni dei vari paesi esteri che non sono in grado di edificarli da soli ma si rivolgono a fornitori italiani, fossero inquinate dalla
corruzione. E invece no: in un
interessante esempio di come
a volte anche le intercettazioni
possano essere svianti se sono
gli interlocutori a volersi appositamente sviare per propri
scopi nelle conversazioni casualmente intercettate, una in-
MILANO
I filoni
● Sono tre le
inchieste
principali su
Expo 2015:
una riguarda
alcuni appalti;
una è sui
servizi legali di
Infrastrutture
Lombarde; una
è sulla
«piastra»
● Finora sono
state arrestate
una dozzina di
persone
164
I giorni
che mancano
all’inizio
dell’Expo 2015,
l’Esposizione
universale che
sarà dedicata al
tema «Nutrire
il Pianeta,
Energia per la
Vita». Sono
previsti oltre
20 milioni
di visitatori e
oltre 130 Paesi
partecipanti
chiesta della Procura rovescia
le premesse, e si conclude con
un patteggiamento che svela
come sugli appalti Expo stiano
volando non soltanto i rapaci
delle bustarelle ma anche i millantatori delle tangenti.
E il 18 aprile 2014 – si comprende solo ora – quando il
Nucleo di Polizia Tributaria
della Guardia di Finanza di Milano consegna in Procura una
informativa su Mirco Benacchio, un consulente della Bilfinger Sielv Facility Management srl, multinazionale degli
impianti elettrici e radiotelevisivi e idrosanitari e di climatizzazione. Bilfinger è già dentro
Expo perché tramite la neoacquisita Sielv spa è nella cordata
della Mantovani spa aggiudicatasi l’appalto per la cosiddetta
«piastra», e ha anche l’affidamento della realizzazione dei
● La parola
MILLANTATO
CREDITO
Il millantato credito è un
reato previsto dall’articolo
346 del codice penale.
Punisce chi vanta
un’influenza su un pubblico
ufficiale (politici compresi)
«riceve, si fa dare o si fa
promettere per sé o altri
denaro o altre utilità come
prezzo per la propria
mediazione». L’articolo del
codice mira a proteggere il
prestigio della pubblica
amministrazione, la pena
prevista va da uno a cinque
anni.
«cluster» sui temi «Caffè, Frutta, Legumi». Ma nel gennaio
2014 Bilfinger è anche interessata ad allestire i padiglioni dei
Paesi stranieri che non siano in
grado di costruirseli da soli con
mezzi propri. Ed è qui che tenta
di inserirsi Benacchio: le intercettazioni lo captano mentre,
grazie a un documento interno
a Expo procuratogli da Paris
con l’indicazione dei progettisti dei singoli Paesi, garantisce
alla multinazionale la possibilità di conoscere e «raggiungere» in anticipo, dunque con
vantaggio sugli altri concorrenti, appunto i progettisti ai
quali proporre la Bilfinger quale realizzatrice delle opere, in
più lasciandola intendere
sponsorizzata da Expo 2015. Ai
dirigenti di Bilfinger, infatti,
Benacchio sceneggia quanto riferisce che Paris gli abbia assicurato: «Quando tu hai scelto il
nome del progettista, che ti sei
presentato, io telefono e dico
“guarda che la Bilfinger è accreditata con noi”».
Ma l’inchiesta dei pm Paolo
Filippini e Giovanni Polizzi,
tessera dopo tessera, ricostruisce un puzzle diverso. Il manager di Bilfinger appare uno che
si limita ad ascoltare le prospettazioni di Benacchio, la
multinazionale non è parte attiva di alcuna corruzione, e lo
stesso Benacchio non ha pagato tangenti a Paris (nel frattempo arrestato l’8 maggio davvero
per fatti di Expo 2015 valsigli
poi 30 mesi di patteggiamento). Benacchio ha avuto sì una
lista interna a Expo, ma non coperta da segreto in senso tecnico: un tabulato con i nomi dei
consoli dei vari Paesi e dei progettisti dei padiglioni. Lista
che, alla prova delle indagini,
non ha propiziato in concreto
alcun lavoro, nè è servita ad abboccamenti, nè è stata occasione di corruzione di Paris da
parte di Benacchio. Il quale,
messo alle strette dai pm, ammette che ne usava il nome so-
L’accordo inventato
«Io e Paris spartiamo a
metà» dice il manager
riferendosi ai lavori per
i padiglioni stranieri
lo per chiedere margini di
compenso più alti alle multinazionali per le quali procacciava
affari. Così, però, Benacchio ricade comunque nel reato di chi
si fa dare denaro vantando di
poter influire su un pubblico
ufficiale: «millantato credito»,
per il quale, al netto delle riduzioni legate al patteggiamento
e alle attenuanti, ora ha concordato con i pm una pena sospesa di 1 anno e 2 mesi.
Luigi Ferrarella
[email protected]
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Le motivazioni della sentenza
Il giudice: «Grazie al Mose
Galan ha lucrato
somme ingentissime»
La vicenda
● Giancarlo
Galan, 58 anni
(nella foto)
aveva
patteggiato
una pena di 2
anni e 10 mesi
più 2,6 milioni
di risarcimento
danni
● «Galan ha
lucrato somme
ingentissime
grazie al Mose»
si legge nelle
motivazioni
della sentenza
VENEZIA «È indubbio che Galan abbia lucrato, come prezzo del reato, somme notevolissime a
fronte di favori fatti al Consorzio Venezia Nuova...». Così il giudice veneziano Giuliana Galasso
ha motivato la sentenza di patteggiamento con
la quale il 16 ottobre scorso l’ex governatore del
Veneto ed ex ministro del governo Berlusconi
Giancarlo Galan ha firmato la resa all’indagine
Mose.
Il magistrato lagunare ha voluto anche in parte rispondere al «comune sentire» che considerava troppo bassa la pena: 2 anni e 10 mesi più
2,6 milioni di risarcimento danni. Secondo il
giudice si tratta di una misura adeguata per almeno tre ragioni: l’incensuratezza di Galan, il
fatto che non si sia dato alla fuga quando poteva,
attendendo in Italia l’autorizzazione a procedere
della Camera dei deputati, e perché la pena dev’essere comunque valutata all’interno dei confini stabiliti dalla legge, che prevede un minimo e
un massimo edittale per ogni fatto contestato.
La confisca dei 2 milioni e 600 mila euro rappresenterebbero poi il controvalore dei reati non
prescritti. Galan era infatti accusato di aver percepito, fra l’altro, da Giovanni Mazzacurati, allora presidente del Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico del governo per le opere di
salvaguardia della città lagunare, uno «stipendio» in nero di circa 1 milione di euro l’anno per
più di un lustro ma di queste somme la maggior
parte sarebbe rimasta impunita.
Galasso ha precisato poi che le accuse contro
Galan trovano riscontro soprattutto nelle intercettazioni del suo commercialista, Paolo Venuti,
dalle quali emerge il ruolo di prestanome di
quest’ultimo in vari investimenti finanziari.
C’è infine il capitolo «grandi accusatori»:
Mazzacurati e Piergiorgio Baita della Mantovani,
il gruppo pilastro del Consorzio Venezia Nuova.
Qui il giudice ritiene credibili entrambi, anche
perché Galan — scrive il magistrato — nel suo
memoriale difensivo non riesce a trovare un solo
buon motivo per il quale Mazzacurati e Baita
avrebbero dovuto calunniarlo.
A. P.
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Corriere della Sera Martedì 18 Novembre 2014
CRONACHE
Numero di processi aperti
Al 30 giugno 2013
20
4.
91
3
● Le novità
vogliono
«assicurare»
(con la
negoziazione
assistita dagli
avvocati) «il
dimezzamento
dell’arretrato di
cause civili
● Se il
processo è
ancora
pendente, le
parti possono
insieme
chiedere di
trasferire il
processo a
degli arbitri
Il ministro
Orlando
Diminuire
i processi
pendenti
necessario
a restituire
credibilità
al sistema
giustizia
● Il caso
Il fondo pro Auschwitz
L’Italia evita la figuraccia
di Paolo Conti
«Mi risulta che ci siano contatti tra la presidenza del
Consiglio e il governo polacco per risolvere la questione».
Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle comunità
ebraiche italiane , non dice di più. Ma la frase basta per
capire che l’Italia girerà una pagina nera: ritrovarsi, con la
Spagna, tra Paesi europei che ancora non hanno contribuito
al Fondo perpetuo per salvare Auschwitz organizzato dal
governo polacco nel 2009. El Pais giorni fa ha svelato che, a
poco più di due mesi dal settantesimo anniversario della
liberazione del lager da parte dell’Armata Rossa il 27 gennaio
1945, solo Spagna e Italia mancano all’appello dei 31 Paesi
europei che hanno raccolto 102 dei 120 milioni posti come
obiettivo. La Germania ha
versato 60 milioni di euro.
Il Vaticano ne ha stanziati
100 mila, la sola Parigi ha
superato i 300 mila,
l’Unione europea è
presente con 4 milioni.
Ma la polemica ha
svegliato gli uffici di
Palazzo Chigi.
Ha ragione Gattegna
quando sostiene che «la
nostra presenza è
indispensabile. L’Italia
fascista fu corresponsabile delle atrocità di Auschwitz
accanto all’alleata Germania nazista. Il Paese di oggi non ha
una responsabilità rispetto al passato ma è doveroso che
partecipi a un progetto per evitare che tutto cada nel
dimenticatoio. Quel capitolo di storia è una tappa
indispensabile nell’educazione delle nuove generazioni. Non
abbiamo alcuna motivazione legata al rancore o all’odio.
Vogliamo che la memoria resti viva, che i giovani sappiano,
che il luogo resti lì a dimostrare cosa è accaduto». Così come
ha ragione Marcello Pezzetti, direttore scientifico del futuro
museo della Shoah di Roma: «Verrebbe da dire: fatelo per
Primo Levi… L’Italia ha una responsabilità primaria nelle
deportazioni degli ebrei. Li ha arrestati, li ha radunati in
campi prima di concentramento provinciali, poi di transito
nazionali e infine li ha mandati a destinazione. Basterebbero
due milioni di euro». E la crisi economica non può stavolta
funzionare come scusa. Proprio no.
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84
.8
05
81
.2
56
80
.4
90
o
63
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92
63
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35
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ge dimensioni allarmanti. Anzi, il dato sulla produttività dei
giudici italiani nel settore civile
è tra i più alti in Europa. Secondo l’ultimo Rapporto sull’efficienza della giustizia della Comunità, l’Italia è al secondo posto per la «consistenza quantitativa annua di domanda di
giustizia» dopo la Russia, ma
secondi sono anche i nostri
magistrati nella classifica del
numero di procedimenti definiti, davanti a Francia e Spagna.
I dati dei procedimenti
iscritti e di quelli definiti riferiscono che nel 2011, a fronte di
4.475.419 nuovi fascicoli, ne sono stati chiusi 4.527.574; lo
stesso trend s’è avuto nel 2012,
finché nel 2013 sono stati definite 4.554.038 cause mentre
quelle sopravvenute si sono
fermate a 4.348.902. Cifre ancora da capogiro, ma che registrano come l’arretrato complessivo sia sceso, negli ultimi
tre anni, di quasi cinquecentomila processi.
Da questi numeri si deduce
che i giudici italiani sono in
grado di definire all’incirca 4,5
milioni di procedimenti all’anno, cioè in media 375.000 ogni
mese. Ciò significa che, immaginando un ipotetico quanto irrealistico periodo senza nuovi
a
cile: «Giustizia incivile, arretrato di 5,2 milioni di cause». È un
numero reale, dietro il quale si
nasconde però una realtà complessa e variegata, «che pur
nella sua indubbia gravità andrebbe spiegata e, almeno in
parte, ridimensionata».
Ecco perché il Dipartimento
dell’organizzazione giudiziaria
del ministero della Giustizia,
con uno studio del direttore
Mario Barbuto, ha pensato bene di scomporre quella cifra,
separare i numeri degli affari
pendenti per grado di giudizio,
materia e territorio, in modo da
offrire spunti per un’analisi utile a trovare soluzioni. Un «censimento selettivo» dell’arretrato civile che porta a conclusioni — seppure parziali — meno
drammatiche di quanto si possa immaginare.
L’introduzione della distinzione tra arretrato vero e proprio e «giacenza», ad esempio,
porta a dire che il primo è una
patologia che diventa emergenza quando raggiunge livelli
troppo alti, mentre la seconda
è la fisiologica disparità tra il
numero di nuovi fascicoli che
arrivano sulle scrivanie dei giudici e quelli che si riescono a
definire nello stesso periodo di
tempo; e di solito non raggiun-
Ro
m
● In Gazzetta
ufficiale è stato
pubblicato il
decreto sulla
giustizia civile
ROMA Lo slogan è fin troppo fa-
3.328.455
12
5.
51
2
11
3.
45
6
11
0.
68
6
Italia seconda (dopo la Russia) per litigiosità
La riforma
Totale
pendenze
17
5.
24
8
Un anno senza cause
Solo così finirebbero
i processi arretrati
Il bilancio della giustizia civile
Il calo
Variazione
sull’anno
precedente
6.000.000
5.738.673
5.488.102
-4,2%
5.500.000
5.257.693
5.000.000
Anno giudiziario
2010-2011
2011-2012
Fonte: relazione del dipartimento dell’Organizzazione giudiziaria
processi, per smaltire l’intero
arretrato civile sarebbero sufficienti 14 mesi, poco più di un
anno. «Ci sarebbe da essere
soddisfatti, anziché disperarsi», commenta Barbuto.
Immaginare un blocco delle
nuove cause per azzerare il pregresso accumulato negli anni è
tuttavia irrealistico. Ecco perché l’analisi del ministero si è
concentrata anche sulla «vetustà» dei processi arretrati, andando ad analizzare quali e
quante sono le pendenze più
antiche. Il risultato è che nei
2012-2013
19
sero di fare causa allo Stato per
la lungaggine dei processi.
Una «mina vagante», secondo il rapporto ministeriale, fatta di «cause vecchie e stagionate che i giudici italiani non riescono (e non sono riusciti) ad
eliminare. Finché vi sarà una
sola di tali pratiche vetuste, la
giustizia civile non potrà considerarsi degna di un Paese normale».
Ecco perché in queste situazioni dovrebbero intervenire i
capo degli uffici, i quali «hanno l’obbligo di legge di programmare gli interventi mirati
che garantiscano la rapida, se
non immediata, eliminazione
dell’arretrato, anche a costo di
ritardare temporaneamente la
trattazione degli affari più recenti. È preferibile infatti che
gli affari più recenti crescano
leggermente di durata, e anche
di numero, anziché tollerare
che negli armadi stazionino sine die affari risalenti nel tempo».
Secondo il ministro della
Il rapporto
Il numero dei fascicoli
in sospeso è però
calato di mezzo
milione in tre anni
d’Arco
tribunali ordinari risultano ancora aperti 86.022 procedimenti avviati prima dell’anno
2000, 122.611 iscritti a ruolo fra
il 2001 e il 2005, e ben 709.847
cominciati fra il 2006 e il 2010.
Ad essi vanno aggiunti circa
130.000 cause pendenti nelle
corti d’appello risalenti al periodo 2000-2010.
Il totale si attesta su un milione di processi e poco più,
che sono il vero arretrato della
giustizia civile italiana, a rischio risarcimento nei confronti dei cittadini che decides-
Giustizia Andrea Orlando,
«questo studio è un importante sostegno al percorso riformista intrapreso dal governo, impegnato per abbattere l’arretrato civile e restituire credibilità
al sistema; il pezzo di riforma
già approvato dal Parlamento
sarà presto integrato dalle norme della legge delega sul processo civile. Le nuove analisi ci
consentiranno di capire meglio dove incidere e come intervenire».
Giovanni Bianconi
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20
Martedì 18 Novembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 18 Novembre 2014
La storia
di Virginia Piccolillo
CRONACHE
«Si parlava di gay, il prof mi ha colpito
Ora ho paura di tornare a scuola»
Il 14enne che ha denunciato le percosse. Il docente: tra un anno di ruolo, mica sono matto
DALLA NOSTRA INVIATA
Famiglie
ASSISI (PERUGIA) «Sicuro? Certo.
Ero diventato blu. Per fortuna è
intervenuto il mio compagno e
il prof mi ha tolto le mani dal
collo». All’avvocato conferma
tutto il quattordicenne di Perugia che ha denunciato di essere
stato picchiato e insultato con
frasi omofobe dall’insegnante,
durante la lezione. Mentre il
docente insiste nel gridare la
sua innocenza: «Non sono né
omofobo, né picchiatore. Ho
insegnato nelle carceri, ho un
master nei disturbi dell’attenzione, sono stimato e amato
dai miei vecchi alunni. E ora,
dopo 13 anni di insegnamento
in prova, a un anno dal diventare professore di ruolo, mi sarei
messo a insultare e a menare
un ragazzino di 14 anni. E che
Quel «diritto»
evocato dal Papa
di Gian Guido Vecchi
Francesco dice che «i bimbi
hanno diritto di crescere in
una famiglia con un papà e
una mamma» e invita a non
cadere nella «trappola»
dell’ideologia: «Non si può
parlare di famiglia
conservatrice o
progressista». Niente
battaglie ideologiche. Il Papa
(nella foto Ap, al colloquio di
ieri sulla complementarietà
tra uomo e donna)
argomenta: la «cultura del
provvisorio» e la
«rivoluzione dei costumi»
hanno portato «una
devastazione morale» che
colpisce «i più vulnerabili».
E la «crisi del matrimonio» è
un problema di «ecologia
umana».
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Il ragazzo
«Ero diventato blu
per le mani al collo. Per
fortuna è intervenuto
il mio compagno»
so’ impazzito?».
Oggi, nell’istituto professionale di Assisi, dove 6 giorni fa
la lezione di Accoglienza alberghiera si è conclusa con una
denuncia penale per lesioni,
arriveranno gli ispettori del ministero, per interrogare l’insegnante, e il viceministro dell’istruzione, Davide Faraone,
per un colloquio privato con il
ragazzo.
Ma la mamma di Cristian, il
nome è di fantasia, lancia un
appello: «Mio figlio ha bisogno
di tranquillità e di serenità. Ieri
le telecamere lo hanno rincorso fuori dalla scuola. È un bambino di 14 anni, non può avere
questa pressione addosso». Ha
paura Cristian, spiega la mamma attraverso il suo avvocato,
Massimo Rolla. Ieri è tornato a
scuola ed è stato accolto bene
dai compagni e dai professori
dell’altra sezione dove è stato
spostato in attesa che la situazione venga chiarita. Ma teme
di diventare bersaglio di scherno. «Non è gay. Anche se non
ha nulla contro gli omosessua-
li. Ma il motivo principale per
cui abbiamo voluto denunciare
non sono quelle frasi, ma il fatto che sia stato picchiato all’interno di una classe, durante
l’orario scolastico. Qualsiasi cosa abbia detto o fatto, non poteva essere mandato dal preside
o buttato fuori dalla classe?
Perché quell’ematoma?» .
Il referto del pronto soccorso
dell’Ospedale di Perugia non
lascia spazio a simulazioni:
«Contusione sulla gamba destra», «5 giorni di prognosi».
«Lui non voleva neanche dirlo,
ma l’ho visto che zoppicava, ho
insistito e alla fine è scoppiato
a piangere e mi ha raccontato
tutto. Non ho motivo di credere
che non dica la verità», assicura la madre di Cristian. «Stavano svolgendo un esercizio in
classe — aggiunge l’avvocato
Rolla — lui era rimasto indietro e ha chiesto aiuto al compagno di banco. A quel punto il
ragazzo riferisce che il professore, seccato perché si distraeva, gli ha detto quelle frasi (“essere gay è una brutta malattia.
Trenitalia
Rimborsati i ritardi sopra i 30 minuti
Indennizzo (con bonus) anche per i ritardi di 30 minuti. Tempi
di erogazione dell’indennizzo più brevi, da 20 a 3 giorni.
Maggiore flessibilità nella determinazione del ritardo, con
l’aggiunta di tre minuti rispetto all’orario rilevato in alcune
stazioni principali. Introduzione del «biglietto globale» per
viaggi compiuti con due o più treni. Sono alcune delle iniziative
decise da Trenitalia nell’ambito di uno dei procedimenti
istruttori condotti dall’Autorità garante della concorrenza e del
mercato nei confronti della società di trasporto del Gruppo Fs
italiane. Un procedimento, questo condotto dall’Antitrust, che si
è chiuso senza sanzioni.
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Pontificia Università Lateranense
Un master per giornalisti digitali
Creare contenuti per tv, giornali, web e dispositivi mobili, gestire
un’eventuale start-up, risolvere i problemi legati al diritto
d’autore e alla libertà di stampa, imparare a elaborare un social
media planning. È il percorso pensato per la terza edizione del
master in di primo livello in Digital Journalism della Pontificia
Università Lateranense di Roma. Alla guida Emilio Carelli, già
direttore di SkyTG24, e Dario Edoardo Viganò, direttore del
Centro Televisivo Vaticano. Il master è aperto ad aspiranti
giornalisti e professionisti (35 gli ammessi). Per le iscrizioni il
termine è il 31 gennaio 2015.
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Tu ne sai qualcosa?”, ndr). Il ragazzo ha risposto a tono (”sì, da
quando conosco lei”, ndr). E il
docente gli ha dato due pugni
forti sulla spalla, due calci alla
gamba e poi gli ha stretto per
un attimo le mani attorno al
collo, tanto che il compagno di
banco del ragazzo è intervenuto dicendo: “Ma così lo strozza”. Sono stati proprio i ragazzi
a spingerlo a denunciare. Non
vorrei che venissero fuori altri
episodi».
«Ma per l’amor del cielo.
Posso alzare la voce, per farmi
sentire da chi è distratto, ma
mani al collo proprio no. So
che il ragazzo ha un ematoma.
Non so come se lo sia fatto. Io
non sono stato», assicura il
professore sotto accusa, che valuta controquerele.
Lui la racconta così: «Stavo
illustrando come si compila la
scheda del portiere d’albergo e
spiegavo l’importanza di tutelare la privacy dicendo che in
una stanza di hotel ci possono
venire persone di ogni genere.
Uno studente, per fare lo spiritoso, mi ha chiesto: “Ma ci vengono anche i gay?”. Io ho risposto: “Questo non ti deve interessare perché essere gay non è
mica una brutta malattia”. Siccome il ragazzo continuava a
chiacchierare l’ho chiamato e
gli ho detto: “A te non interessa?”. Lui mi ha dato del gay. Io
ho poggiato la mano sulla sua
spalla e l’ho scosso leggermente dicendogli di finirla e di mettere la gamba sotto il tavolo.
Chissà che cavolo ha capito. La
classe mi ha espresso solidarietà».
Sarà la magistratura ad accertare i dettagli di questa vicenda. Oltre ad alcuni compagni di classe del ragazzo, la polizia giudiziaria avrebbe sentito
anche il tecnico del laboratorio. Resta il monito del ministro Stefania Giannini: «Se accertato, sarebbe un fatto gravissimo».
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21
Il caso
● Martedì
scorso
nell’istituto
alberghiero di
Assisi, durante
la lezione di
«Accoglienza
turistica» ai
ragazzi di
prima, un
quattordicenne
sarebbe stato
picchiato e
insultato dal
professore
● Il referto
medico
conferma i
lividi, guaribili
in 5 giorni. Sulla
dinamica,
studenti e
insegnante
divergono
● Tre
compagni di
classe dello
studente
picchiato
confermano la
versione del
quattordicenne. Il prof gli
avrebbe anche
detto: «È brutto
essere gay e tu
ne sai
qualcosa».
L’insegnante
nega la
ricostruzione e
conferma di
aver dato solo
«un calcetto»
Martedì 18 Novembre 2014 Corriere della Sera
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MAGROL
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Corriere della Sera Martedì 18 Novembre 2014
CRONACHE
Sul set di Matera
Nella capitale della cultura il nuovo Ben Hur
Un presepe con 300 figuranti ricorda Pasolini
L’originale La celebre scena della corsa sulle bighe del film «Ben Hur» girato a Cinecittà nel ‘59 con Charlton Heston nel ruolo del protagonista (Afp)
Straordinaria parabola,
quella di Matera e dei suoi Sassi. Da «Vergogna nazionale»(titolo della Gazzetta del
Mezzogiorno il 9 aprile 1951
quando Alcide De Gasperi annunciò la legge speciale per il
risanamento urbanistico della
città) a brand culturale e internazionale dell’Italia del nostro
tempo.
La proclamazione di Matera
a capitale europea della Cultura per il 2019 di un mese fa ha
acceso i riflettori su una città in
fermento. A metà gennaio
sbarcherà in città la troupe della Metro Goldwyn Mayer per il
remake di «Ben Hur», il film
del 1959 di William Wyler. Gli
alberghi sono tutti prenotati,
sono previste 1.800 comparse e
uno staff guidato dal regista
Timur Bekmambetov («Wanted — Scegli il tuo destino» del
2007 con Angelina Jolie).
Sarà un kolossal, come conferma la presenza di un produttore esecutivo del calibro di
Enzo Sisti, responsabile dell’operazione «La Passione di
Cristo», la discussa e sanguinolenta pellicola girata da Mel
Gibson proprio tra i Sassi di
Il Vangelo tra i Sassi
Pier Paolo Pasolini a Matera, sul
set del film «Il Vangelo secondo
Matteo» girato nel 1964. Il
quartiere dei Sassi sembrò al
regista il luogo migliore per
evocare l’antica Galilea
La Passione di Gibson
Matera, scelta come set tra gli altri
anche da Lina Wertmüller per «I
basilischi», torna a ospitare le
riprese di un film nel 2004: questa
volta a girare è Mel Gibson con il
suo « La Passione di Cristo»
● La curiosità
La sfida tra ricchi orientali
che tiene vivo il mito di Napoleone
di Stefano Montefiori
cappello poggiava
Q uel
sulla augusta testa di
Napoleone Bonaparte, allora
primo console, durante la
battaglia di Marengo del
1800. Era stimato intorno ai
3-400 mila euro ma
domenica, nel corso di
un’asta a Fontainebleau (foto
Afp), il collezionista
sudcoreano Tka Lee se lo è
aggiudicato per un milione
884 mila euro, battendo la
concorrenza di un giovane
cinese. Un busto di
Napoleone scolpito dal
Canova è stato poi battuto
per 706 mila euro, e in due
giorni le case d’aste Osenat,
Binoche e Giquello hanno
raccolto oltre 10 milioni di
euro. L’anno prossimo sarà il
bicentenario della battaglia
di Waterloo e della sconfitta
definitiva di Napoleone, e
l’interesse per la figura del
soldato corso diventato
imperatore è in aumento. Ma
sono i non europei ad avere i
mezzi e la passione per
tenere accesa la fiamma del
mito napoleonico. Quei pezzi
provengono dalla collezione
del principe Alberto II di
Monaco: il ricavato dell’asta
andrà a finanziare il
memoriale per la madre,
Grace Kelly. Lo Stato francese
oggi non può permettersi di
partecipare ad aste di questo
tipo. Il cappello di Napoleone
finirà nella hall dell’azienda
del signor Lee, a Seul.
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Matera nel 2004.
Ancora mistero sul protagonista che prenderà il posto di
Charlton Heston. Certa la presenza di Morgan Freeman nel
ruolo di Ildarin, il campione
della biga. Tre mesi di riprese,
budget di dieci milioni di dollari. Cuore del film sarà la piazza di San Pietro Caveoso, col
masso roccioso del Monterrone che incombe e l’ impressionante affaccio sulla Murgia.
Tra poche settimane, altro
appuntamento spettacolare tra
i Sassi. Stavolta con radici loca-
li. Dal 2 al 5 gennaio 2015 Matera ospiterà la nuova edizione
del Presepe vivente per i cinquant’anni dal «Vangelo secondo Matteo» di Pier Paolo
Pasolini, film che per primo
svelò la bellezza dei Sassi.
Kolossal
Per il remake
sono attese 1.800
comparse, le riprese
dureranno tre mesi
23
Milano
Spiega l’organizzatore Luca
Prisco, operatore turistico e responsabile di un Comitato
promotore di cui fanno parte
Confindustria Basilicata, oltre
che il Comune di Matera con
provincia e regione Basilicata:
«Avremo trecento figuranti
che proporranno un ritorno alla Galilea di duemila anni fa.
Lo spettacolo verrà distribuito,
tra le strade, le piazze, i vicoli.
Lo slogan sarà “Segui la stella
cometa”. Daremo vita a una
scia luminosa di cinque chilometri per accompagnare i visitatori seguendo la suggestione
della cometa».
Il budget è di 150 mila euro,
quest’anno l’organizzazione
punta a superare le ventimila
presenze (l’anno scorso erano
già a quota 19 mila). Il biglietto
per il tour costerà 5 euro, ingresso gratuito per i bambini e
i portatori di handicap che
avranno un itinerario speciale
con accompagnatori. Per le vie
anche ottanta «legionari» del
Gruppo Storico Romano, che
da vent’anni ripropone ricostruzioni della Roma imperiale
seguendo le indicazioni di un
Comitato scientifico composto
da docenti dell’università di
Tor Vergata.
Intanto è attivissima la macchina in vista dell’appuntamento europeo del 2019. Proprio ieri il ministro per i Beni e
le attività culturali, Dario Franceschini, è stato a Matera: «Il
vostro è un lavoro che inizia
adesso, basato su una progettazione di grande qualità. L’occasione di Capitale europea è
una sfida per tutta l’Italia».
Matera sotto tanti riflettori.
E non solo grazie al vecchio,
caro Ben Hur.
Paolo Conti
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Un patto globale
per il Pianeta
Così gli scienziati
portano la pace
L’accesso all’acqua, le diversità
culturali, quelle religiose, il
controllo delle risorse, gli
interessi economici, i
monopoli su materie prime e
sul mercato delle armi, i
cartelli della droga e del
traffico degli uomini… Il
Pianeta sovraffollato vive da
anni in uno stato di pace
soltanto virtuale, nella realtà
percorso da guerre di ogni tipo
e per ogni motivo. Né i politici,
né le religioni, né le strategie
economiche sembrano
ottenere risultati. Nulla di tutto
ciò sembra poter raffreddare i
focolai. La scienza invece
avrebbe le carte in regola per
lavorare alla pace e per la pace.
È nel Dna degli scienziati,
basta che non vivano in una
torre d’avorio ma sappiano
osservare il mondo nel suo
divenire. Non possono quindi
sorprendere le conclusioni del
patto di Milano «Science for
Peace» arrivato al sesto
appuntamento, alla vigilia
dell’Expo, che si appella agli
scienziati di tutto il mondo per
un network planetario a favore
della pace. Il patto, nato da
un’idea di Umberto Veronesi
— un progetto della
Fondazione che porta il suo
nome in collaborazione con
l’università Bocconi, la
benedizione di Nobel e
dell’Onu — rilancerebbe sia
l’economia sia la perequazione
delle risorse.
Mario Pappagallo
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Martedì 18 Novembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 18 Novembre 2014
CRONACHE
La classifica
D’ARCO
Il grado di stress nei Paesi secondo l’ultima
ricerca europea (scala 0-5)
I segnali
● Ecco alcuni
sintomi di
stress
«negativo»
secondo Alt,
(associazione
per la lotta alle
malattie
cardiovascolari): se
ne avete più di
cinque, dovete
affrontare il
problema
● Sudorazione
eccessiva,
cuore che batte
in gola, bocca
asciutta, mal
di stomaco,
senso di
spossatezza e
mal di testa
sono segnali di
stress
● Anche il
bisogno di
andare in
bagno più
spesso del
normale è un
campanello
d’allarme,
come pure i
dolori diffusi,
forte desiderio
di fumare o di
bere, eccessivo
impegno nel
lavoro fino a
sfinirsi,
irritabilità
● Attenzione
alla voracità
per il cibo, alla
perdita
dell’appetito,
del senso
dell’umorismo
o dell’interesse
per il proprio
aspetto fisico, o
alla voglia di
piangere
25
● Tecnologie
La sfida di Facebook
a Linkedin
per garantire privacy
Danimarca
Svezia
Olanda
Svizzera
Portogallo
Slovenia
Belgio
Germania
Francia
Inghilterra
Estonia
Austria
Spagna
Rep. Ceca
ITALIA
Ungheria
Polonia
di Marta Serafini
3,5
4
4,5
5
Fonte: T. Lunau e altri (2013) – Università Heinriche-Heine di Dusseldorf
Oltre il nostro limite?
Quando ancora gareggiava,
Umberto Pelizzari ha stabilito
un record per ogni disciplina
dell’apnea. Sarà per questo che
ora non ha dubbi: «Senza il desiderio di superare i limiti, saremmo ancora a saltare da un
albero all’altro». Tutt’altra risposta ha dato domenica Lilli
Gruber, intervistata a Che tempo che fa, su Rai3: «Sto molto
bene, ho solo abusato un po’
troppo della mia forza fisica,
noi che amiamo il nostro lavoro amiamo strafare, noi donne
super woman... poi superiamo
i nostri limiti», ha spiegato con
un sorriso a Fabio Fazio che le
chiedeva della sua salute, dopo
il malore che l’ha tenuta lontana dallo schermo per alcune
settimane. «È stata anche una
bella lezione: ogni tanto bisogna darsi un po’ di tregua».
Colpisce che l’ammissione
esca dalla sua bocca: una professionista tostissima, che tanti
traguardi (e limiti) ha superato
nella sua carriera. Ci hanno
cresciuti con l’idea che «volere
e potere», che se la mente si
pone il giusto obiettivo, il corpo non può che seguire, che
comunque per fare carriera bisogna saper funzionare sotto
pressione. E se non fosse così?
A volte qualcosa fa cilecca, il
corpo si ribella e fa arrivare la
sua «lezione»: «È come inciampare: ci accorgiamo che
corriamo solo quando facciamo un passo falso — dice Lidia
Rota Vender, responsabile del
Centro di prevenzione cardiovascolare dell’istituto milanese
Le ambizioni in ufficio mascherano la fatica
Cosa succede se ignoriamo i segnali del corpo
Humanitas —. Invece è fondamentale ascoltare i segnali di
stress: il sonno disturbato, la
tendenza a scattare su cose banali, i disturbi dell’appetito. Se
non siamo noi a prenderci una
tregua è il corpo che ci costringe a farlo, ammalandosi».
Le donne sono quelle che
sanno farlo peggio: «Hanno
una maggiore capacità di tolleranza allo stress ripetuto, per-
ché sono allenate al multitasking e a gestire diversi fronti: lavoro, famiglia, impegni —
conferma Rota Vender —. Finiscono così per avere una soglia
più alta, una resistenza che poi
le tradisce: il crollo arriva all’improvviso».
L’illusione peggiore è proprio il successo: «Può diventare una trappola — avverte Luigi
Grassi, professore di Psichia-
I Clooney genitori
George e Amal adotteranno un bimbo
George e Amal Clooney vogliono adottare un bimbo: un
orfano di un Paese devastato dalla guerra per «porre
l’attenzione sui minori rimasti senza genitori in nazioni come
la Siria». Lo rivela la rivista Woman’s Day.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
tria all’università di Ferrara —:
spinge a voler raggiungere
obiettivi in maniera eccessiva e
a non accorgersi che si sta toccando la soglia ultima». La scalata diventa una vertigine infinita: un susseguirsi senza freni
di cose, attività, esperienze. A
volte anche la forma fisica diventa ossessione di prestazione. Come se coccolarsi, o prendersi cura di se stessi fosse una
forma di debolezza.
Invece è la radice di ogni genuino superare se stessi: «La
costanza e la determinazione
nel raggiungere nuovi obiettivi
funzionano solo se si tiene
conto dei propri bisogni, se attecchiscono nella vita emotiva
e nel piacere», avverte Claudio
Mencacci, psichiatra e direttore del dipartimento di Neuroscienze al Fatebenefratelli di
Milano. Il sacrifico, da solo,
non porta da nessuna parte. È
anche il segreto del campione
Pelizzari: «Tutti pensano che
per l’apnea le qualità fisiche
più importanti siano i muscoli
o i litri di capacità polmonare.
Invece è conoscere il proprio
corpo e riconoscere i suoi segnali : quando puoi andare
avanti e quando no».
Elena Tebano
❞
Psichiatra
Il successo è
anche una
trappola:
distrae dai
segnali
di stress
Cardiologa
È come
inciampare:
capiamo
di correre
grazie a un
passo falso
Un profilo da usare solo
per lavoro, ben distinto da
quello personale. Sarebbe
questo l’asso nella manica
di Mark Zuckerberg.
Secondo indiscrezioni del
Financial Times, a Menlo
Park tutto è pronto per il
lancio di «Facebook at
work». Obiettivo, sfidare
Linkedin, il social network
professionale che conta 332
milioni di utenti (Facebook
ne ha 1,3 miliardi). Ma
anche fare concorrenza a
Microsoft e Google e alle
loro applicazioni di posta e
messaggistica. «Il nostro
scopo è mettere in contatto
le persone», ha sempre
detto Zuckerberg. E se di
recente la sua piattaforma è
stata accusata di non
garantire la privacy dei suoi
utenti, questa potrebbe
essere l’occasione per
costruirsi una nuova
immagine e fare «un salto
culturale». Primo risultato
dell’operazione, ridare
fiducia a quelli che non
usano più Facebook per
paura di essere controllati
dal proprio datore di lavoro
(per il sito Mashable, il 55
per cento dei cacciatori di
teste usa i social per il
reclutamento). Secondo,
riportare Fb negli uffici
dopo che in molte aziende
l’uso dei social è stato
inibito per evitare
distrazioni. E non è finita:
per l’occasione Zuckerberg
avrebbe già stretto una
serie di accordi con alcune
aziende ampliando così il
suo raggio d’azione e i suoi
introiti. E se dalla Silicon
Valley la risposta al
Financial Times è un secco
«no comment», secondo i
ben informati i nuovi profili
consentiranno di chattare
tra colleghi oltre a mettere
in contatto professionisti e
favorire la collaborazione
sui documenti. Come
Linkedin «Facebook at
work» avrà la possibilità di
creare gruppi. Poi un canale
news e profili ad hoc. Allo
stesso tempo si parla di una
funzione di archiviazione
cloud, mail e chat simili a
quelle di Google e di
Microsoft Outlook. Tutto
rigorosamente separato da
foto di vacanze e serate con
gli amici.
@martaserafini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Martedì 18 Novembre 2014 Corriere della Sera
26
●
Occupazioni La casa è l’unità di misura delle nuove povertà:
se ieri la gente applaudiva allo sgombero di rom e clandestini,
oggi al quartiere Giambellino di Milano si rivolta perché capita
«a uno di noi». E la politica soffia sul fuoco da fronti opposti
ANALISI
& COMMENTI
I
● Il corsivo del giorno
di Paolo Di Stefano
Iva sugli ebook
L’Europa dimentica
che un libro
è sempre un libro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di Giangiacomo Schiavi
n una periferia che grida vergogna per l’inerzia e
l’abbandono di anni, la legalità è l’ elmetto con la
visiera di un agente in tenuta antisommossa.
Tutto quello che il buon senso, il rispetto, la legge civile prevede, non vale per chi occupa una casa nel formicaio frammentato e confuso che ristagna ai margini della grande città. Milano è una
trincea: da una parte polizia e carabinieri a supplire il lungo vuoto della politica, dall’altra il mix
sociale della disperazione che incrocia abusivi,
delinquenti, taglieggiatori, clandestini, dropout
metropolitani e anche gente comune. I sassi, gli
estintori e i pugni alzati contro lo sgombero di
un appartamento occupato da una mamma con
due bambini marcano il confine di un illecito che
si è dilatato nel tempo: lo stesso dei tanti abusivi
che rivendicano un diritto che non c’è.
Ordine e prepotenza si incrociano nella mattina violenta del Giambellino, ma da Baggio al
N
❞
Maggioranza silenziosa
Nessuna illegalità e nessuna violenza si
possono giustificare. La categoria della
delinquenza deve uscire dalle porte
degli alloggi popolari, per dare forza
alle ragioni dei cittadini onesti che
formano una maggioranza silenziosa
Su Corriere.it
Puoi
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analisi dei nostri
editorialisti e
commentatori:
le trovi su
www.corriere.it
Corvetto ci sono polveriere pronte a esplodere.
La casa è l’unità di misura delle nuove povertà: se
ieri la gente applaudiva allo sgombero di rom e
clandestini, oggi al Giambellino si rivolta perché
capita «a uno di noi». Abusiva, ma anche mamma. I centri sociali, messa in pausa la Tav, hanno
un nuovo campo di battaglia per mostrare la loro
faccia violenta. La politica soffia sul fuoco da
fronti opposti: dopo aver usato la casa, l’Aler e il
mercato degli alloggi come greppia per catturare
voti e consensi, cavalca scontento e qualunquismo. In assenza di un diritto, che è quello di
un’assegnazione regolare, la periferia di Milano
ritorna Far West.
Con ventimila famiglie in lista d’attesa e settemila case sfitte, cioè non assegnate perché sono
inagibili e l’Aler non ha i fondi per le ristrutturazioni, la deriva documentata dall’inchiesta del
Corriere era inevitabile. Nei quartieri più esposti,
gli anziani soli vivono nel terrore: allontanarsi da
casa o essere ricoverati in ospedale è l’anticamera
per diventare improvvisamente sfollati, espropriati di un diritto, privati dell’appartamento perché il racket ha cambiato la serratura della porta
e inserito un abusivo.
Non è tollerabile oggi e non lo era nemmeno
ieri, quando nel colpevole silenzio di ministri e
governi l’emergenza abitativa veniva denunciata:
morosità in aumento, abusivismo incontrollato,
carenza di alloggi popolari per le famiglie in difficoltà. Dov’era l’Aler e dov’era la politica quando
anziani soli e cittadini onesti vivevano barricati
nei casermoni di Calvairate o di San Siro, costretti a render conto a improponibili capibastone diventati i boss del mercato degli affitti? E dov’erano i vari presidenti dell’ente che a Milano si sono
succeduti negli anni, incapaci di dare risposte alle migliaia di richieste inevase e di evitare che
una casa liberata dagli occupanti abusivi restasse
vuota per anni? È tardivo, ma necessario, il ritorno al rispetto formale della legge, a quel modello
Milano che ogni tanto spunta fuori nelle riunioni
per l’ordine pubblico e la sicurezza. Un modello
spesso disatteso, che dovrebbe tener conto degli
stati di bisogno e mostrarsi esemplare per la moralità di chi lo applica. Non sempre è così. Nessuna illegalità e nessuna violenza si possono giustificare: l’operazione avviata da Comune, Regione
e prefettura non deve fermarsi davanti alle inti-
CONC
on si capisce perché
gli ebook debbano
essere considerati, ai
fini fiscali, più simili ai
videogiochi che ai libri
tradizionali, visto che non
sono altro che libri
trasferiti su supporti
digitali. Strumenti di
lettura, tutto qua.
Prendendo a prestito i
famosi versi di Gertrud
Stein sulla rosa, Marco
Polillo, presidente
dell’Associazione editori
italiani (Aie), fa notare
giustamente che «un libro è
un libro», sostenendo la
campagna che chiede di
abbassare al 4% l’Iva degli
ebook (l’aliquota, cioè,
degli altri libri). Niente da
fare: la burocrazia europea
si è divisa su questa misura
di banale buon senso e la
riduzione per gli ebook
rimane tra le buone
intenzioni manifestate
anche dal nostro ministro
della Cultura Dario
Franceschini, oltre che da
rappresentanti di altri
Paesi come la Francia.
Dunque, in Italia, il libro
elettronico deve sottostare
al 22% di Iva, come fosse
non un libro ma un
frigorifero o un’automobile.
In realtà un romanzo è un
romanzo, che sia letto su
carta o su tablet, cioè quello
che si chiama un «prodotto
dell’ingegno», un frutto
dell’immaginazione, della
fantasia, dell’empatia
eccetera. E un saggio è un
saggio: il risultato di una
riflessione teorica o di una
ricerca scientifica. Che
vengano trasmessi in modo
tradizionale o no, restano
comunque un romanzo o un
saggio. Dunque è comico
giustificarne l’aliquota
dichiarando — come hanno
fatto i giuristi della
Commissione europea —
che si tratta di prodotti
elettronici alla stregua dei
videogame. Senza sapere
che in realtà la lettura ha a
che fare con l’istruzione,
l’apprendimento, la
cultura: tutte cose che in
Europa soffrono di un
deficit gigantesco. Se poi
qualcuno ritenesse che tra
il libro di carta e l’ebook ci
sia già abbastanza
concorrenza sleale a
svantaggio del primo, si
rassereni: con tutti gli
annunci di apocalisse
imminente (per la carta),
l’ebook in Italia non supera
ancora quota 5 per cento
del mercato.
PERIFERIE, LA TRINCEA
DELLA LEGALITÀ
midazioni. La categoria della delinquenza deve
uscire dalle porte degli alloggi popolari, per dare
forza alle ragioni dei cittadini onesti che sono la
maggioranza. Una maggioranza silenziosa che in
via Vespri Siciliani, al Giambellino, prova disgusto e vergogna per lo stato d’abbandono di portoni, giardini e scantinati, per i topi e gli scarafaggi,
per le cassette postali divelte, per i gabinetti intasati, i campanelli bruciati, per gli ascensori guasti e i portieri sociali che non ci sono. C’è una tensione che sale, e si vede, tra polizia e carabinieri.
Tocca a loro difendere il baluardo della legalità in
una guerra che a volte è di disperazione. «Noi siamo delle belve, ci buttiamo giù in cortile», urlavano in strada le donne del Giambellino. Una novità e un segnale, nel quartiere che Gaber ha consegnato alla storia popolare con la ballata del Cerutti Gino. C‘era la teppa, allora. Ma anche
un’umana solidarietà. Gli amici di quel bar, però,
non ci sono più.
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
UNA SVOLTA NECESSARIA
L’INTERESSE GENERALE
IN ITALIA È UN’UTOPIA
di Alessandro Pansa
Storture In un Paese di
ricchezza recente, alcune
categorie detengono
privilegi a danno di altre
C
aro direttore, verso la fine del 1700, al
grande storico della caduta dell’impero
romano Edward Gibbon venne proposto di acquistare, per 1.500 sterline, un
seggio alla Camera dei Comuni. Nel
1761, trentasette membri del Parlamento inglese
furono incoraggiati dal governo di Sua Maestà a
comprarsi l’elezione, con la promessa di vedersela ripagata da adeguati contratti di concessione. Più o meno nello stesso periodo, affaristi di
dubbia moralità provenienti dall’India, i «nababbi», si accaparrarono un posto ai Comuni
per sfuggire alle inchieste giudiziarie. La classe
politica era convinta di avere «diritto di essere
mantenuta a spese dello Stato». Le cose sono rimaste sostanzialmente le stesse per molto tempo.
Lo racconta Lewis Namier nel suo studio sul
Parlamento britannico nel periodo in cui veniva
costruito il dominio inglese sul mondo, studio
discusso nell’acuto libro di Giuseppe Berta (Oligarchie, Il Mulino, 2014), che ci aiuta a gestire il
fastidio verso la debolezza strutturale della classe parlamentare italiana: la quale, diceva Gaetano Salvemini, «è per il 10 per cento migliore, per
il 10 per cento peggiore e per l’80 per cento uguale al Paese che governa».
Senonché gli inglesi si sono fatti un impero,
con quel Parlamento. È vero, duecento anni fa la
Perfida Albione non aveva avversari temibili, oggi la concorrenza tra sistemi e Paesi è spietata,
pure dentro le case comuni come l’Unione Europea. Ma non basta. La Gran Bretagna di allora
seppe definire l’«interesse nazionale» superando le ambizioni dei mercanti, l’ansia di impunità
dei nababbi e pure i dubbi di Gibbon. E noi?
L’Italia di oggi si dibatte in una crisi la cui gravità
dipende dalla sua estensione: economia, industria, scuola, giustizia, sanità, ambiente, pubblica amministrazione. Non bastano leggi e rifor-
Corriere della Sera Martedì 18 Novembre 2014
CLASSI DIRIGENTI
CATTOLICI IN POLITICA
UN NUOVO IMPEGNO
E UNA PLURALITÀ DI VOCI
di Mario Benotti
Ispirazioni Difficile
pensare di ricostruire un
partito sul modello del
Novecento, ma serve
studiare i testi di Paolo VI
C
aro direttore, una riflessione di Dario
Antiseri sul Corriere della Sera del 9 ottobre scorso ha riportato l’attenzione
sulla questione del partito dei cattolici.
Torna il nodo della fine del cattolicesimo politico italiano dopo le positive stagioni del
Novecento, da quella sturziana a quella degasperiana: sono modelli riproponibili? Sì e no. Occorre prendere atto di due punti di vista fra loro
opposti: uno dà per conclusa ogni possibile stagione del cattolicesimo politico, mentre per l’altro è necessaria la ricostruzione di un partito dei
cattolici. Un’impresa che appare davvero ardua,
quest’ultima, considerate le posizioni e i linguaggi così diversi dei tanti soggetti cattolici.
Tra le due posizioni se ne delinea tuttavia una
terza. E cioè una posizione che guarda sì alla politica, in certo senso, ma oltre essa. È la posizione che mette al proprio centro la riflessione sulla
necessità e sul modo di ricostruire una classe dirigente.
Una prima occasione per andare in questa direzione potrebbe essere proprio il tema dei fondamenti di un rinnovato umanesimo e insieme
quello della mutazione culturale e sociale, che
incide sempre più nella mentalità e nel costume,
sradicando a volte principi e valori fondamentali. Temi che per l’appunto saranno nel 2015 al
centro del convegno della Chiesa italiana a Firenze. Di fatto un’occasione per riflettere anche
circa la questione cruciale della democrazia.
Se oggi va registrata la scomparsa di tradizioni come il cattolicesimo liberale, di quello intransigente, popolare, o democratico, resta però
ben ferma la differenziazione, di matrice sturziana, tra conservatorismo cattolico e cristianesimo sociale. Così come vi sono differenze anche
sui modi di intendere lo stesso impegno politico. Da una parte, infatti, troviamo i sostenitori
della semplice testimonianza individuale, tra i
quali allignano la cultura del riformismo costituzionale e la convinzione dell’opportunità di
una democrazia governante nonché di partiti a
vocazione maggioritaria. Dall’altra, i promotori
me. Occorre altro. Serve la consapevolezza della
vastità del nostro dissesto da parte di una società
coesa, la sua disponibilità a condividere minori
benefici privati oggi in cambio di maggior benessere collettivo domani.
Ma il nostro è un Paese di ricchezza recente —
intrisa quindi del terrore di essere perduta — e
di privilegi consolidati, accumulati da diverse
categorie sociali non «insieme a» ma a «a scapito di» altri pezzi della società. Cosa accadrebbe
se, per stimolare davvero il mercato del lavoro
qualificato, venissero aboliti gli ordini professionali? Se, per incentivare la capitalizzazione delle
imprese, si limitasse la deducibilità fiscale degli
interessi passivi? Se, per ridurre il tasso di evasione, si ridefinissero i parametri di redditività
dei commercianti? In un Paese dove si ritiene di
non poter «contare che su se stessi» (Galli della
Loggia, Corriere della Sera, 12 novembre) la rivolta delle categorie a difesa del loro «particulare» sotterrerebbe l’interesse generale. La società
civile, ed in specie quella parte che si dovrebbe
definire «classe dirigente», non sembra più in
grado di declinare ed interpretare l’interesse del
Paese. Che poi è il nostro, di interesse.
Dove è carente la società esiste lo Stato, ci ricorda Hegel. Ed è solamente lo Stato, ed innanzitutto il governo, che dovrebbe restituire unità ad
una società sfilacciata. Ma bisogna essere coscienti di cosa si governa e poi sapere cosa si
vuole. Comprendere quanto la crisi sia intensa e
pervasiva e condividere questa consapevolezza
con i cittadini sarebbe un buon punto di partenza per scelte veramente incisive.
di un’azione tutta delineata secondo la dottrina
sociale della Chiesa (magari attraverso la costruzione di un partito favorevole al proporzionalismo). Altri, infine, puntano su una presenza prepartitica come strumento di analisi e come spazio di formazione per le nuove generazioni,
mentre non mancano, all’opposto, le derive di
un presenzialismo muscolare tipo Family Day.
In ogni caso nessuna traccia di cattolicesimo
politico. Ma qui un pur esile filo organizzativo
emerge. Su cattolicesimo politico e dintorni, infatti, si naviga sì a vista. Bisogna però, a mio giudizio, valorizzare questo momento storico e
puntare sulla riscoperta di Paolo VI (dall’enciclica Ecclesiam suam alla lettera Octogesima adveniens) come quadro di riferimento per la via di
un dialogo che sia davvero consapevole della responsabilità dei cattolici.
La questione basilare resta quella posta dal
Concilio: cosa rimane dell’apostolato dei laici
esercitato in forma associata? Una cosa infatti è
certa: sono i laici cattolici, non i vescovi o i sacerdoti, a doversi impegnare in politica per contribuire alla costruzione di una nuova classe dirigente e di linee guida per il futuro dell’Italia. Rinunciare a questo impegno, darne una declinazione individualistica o, peggio, clericalizzata,
significa perdere molto. Significa far rattrappire
la distinzione tra istituzioni religiose e non religiose, perdere la pluralità del popolo di Dio. Il
cantiere del convegno di Firenze è aperto e occorre contribuirvi in una logica che riguarda tutto il Paese. A partire dalle città, dimensione sociale privilegiata da papa Francesco.
Siamo un popolo che invecchia: permettendosi un’inerzia che dura da troppo tempo, arroccandosi in piccole rendite di posizione irrimediabilmente scosse dalle svolte di una storia che
certo non è sincronizzata sui nostri orologi.
Troppi si chiedono come entrare nel sistema e
non come cambiarlo in meglio. Il mondo cattolico, insomma, piuttosto che pensare a un nuovo
partito deve interrogarsi su come contribuire all’attuale momento di svolta e cambiamento, offrendo idee ed elaborazione politica per il rinnovamento della classe dirigente.
È questo il tema più grave e importante, di
fronte a élite che hanno finito per produrre un
pensiero unico, ingessando l’Italia in un conformismo mascherato di aggiornamento e di progresso. Bisogna invece operare per una riscoperta della Città e della politica che ci riporti a un
passaggio fondamentale dell’insegnamento di
Paolo VI. E proprio un nuovo percorso a partire
dalle Città potrebbe, chissà, aprire il cammino a
una nuova generazione di cattolici impegnati in
politica.
Docente di Giornalismo internazionale
all’Università La Sapienza, Roma
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il governo deve indirizzare una società incerta
e divisa, traducendo nei fatti ciò che è necessario
per il Paese. Semplifichiamo le alternative. Da
un parte, un sistema orientato al mercato: flessibilità del lavoro, privatizzazione di ciò che resta
di vendibile tra le aziende a controllo pubblico,
erogazione diretta del bonus a chi fa figli; nella
convinzione che si debba lasciare libera la gente
di produrre reddito e ricchezza, favorendo l’individualismo e il dinamismo rispetto alla coesione. Dall’altra, una società che privilegia equità e
solidarietà — lo fanno pensare gli 80 euro e gli
interventi sulla scuola — fondata sul principio
secondo cui le comunità che gestiscono ampi sistemi di welfare e processi di redistribuzione
della ricchezza sono più unite e resistenti alle
crisi.
Una scelta inevitabile, anche perché la leva fiscale, strumento fondamentale della politica, è
stata utilizzata oltre il dovuto e restano quindi
poche mediazioni possibili. Soprattutto, si deve
disporre di una «visione del mondo», di un sistema di idee. Diciamolo, di un’ideologia. Che
non è una brutta parola: se ben usata, infatti, definisce un’identità e rappresenta un requisito indispensabile per la gestione del potere in quanto
mezzo e non fine. E consentirebbe al governo —
ed alla società che ha la responsabilità di guidare
— di non ricadere nell’adagio di Montale, «Codesto solo oggi possiamo dirti, / ciò che non siamo, ciò che non vogliamo». Non sarebbe questo
l’interesse dell’Italia.
Manager
© RIPRODUZIONE RISERVATA
27
●L
INDIA, L’ORRORE IMMOTIVATO
DELLE STERILIZZAZIONI
COMMENTI
DAL MONDO
Usa, droni
anticrimine
E la privacy?
sono dei limiti all’uso
●
❞ Cidella
tecnologia per
contrastare il crimine? Il
dibattito si è acceso dopo
che la polizia in California ha
acquistato due droni.
Dovrebbero aiutare a
stanare banditi barricati o
che tengono in ostaggio
delle persone. Ma, spiega
Jim Newton del Los Angeles
Times, potrebbero anche
violare la privacy dei
cittadini. «Siamo tutti
preoccupati per la sicurezza
— si chiedono i californiani
— ma siamo pronti a
sacrificare la libertà?». Per
questo sono allo studio
normative per limitare l’uso
della tecnologia anticrimine.
Argentina,
crescono i rischi
per i reporter
proteggere
●
❞ «Dobbiamo
i giornalisti». L’editoriale
dell’argentino La Naciòn,
diretto da Bartolomé Mitre
III, sottolinea come negli
ultimi tempi siano
aumentate minacce ed
attacchi alla stampa. Al
punto da far intervenire la
Corte interamericana dei
Diritti umani per ribadire che
la professione giornalistica
non può essere svolta sotto
violenza. Ma l’aspetto più
inquietante, sottolinea La
Naciòn, è che molti crimini
contro i giornalisti restano
impuniti, causando una
sorta di autocensura che
impedisce la libera
circolazione delle idee.
a brutale politica delle
sterilizzazioni di massa delle donne in India
non è più tollerabile. È
tempo che il governo
di Delhi e quanti lo hanno sostenuto per anni su questa strada come la Gran Bretagna decidano di puntare su misure più
civili — ed efficaci — di contenimento delle nascite.
Un cambio di strategia invocato da più parti dopo le ultime
vittime di questa pratica barbara che viola 4,6 milioni di corpi
femminili l’anno: questo mese
13 donne sono morte dopo essersi sottoposte a legamento
delle tube nello Stato del
Chhattisgarh, uno dei più poveri del Subcontinente. Ma i
dati ufficiali, solitamente sotto
stimati, parlano di 12 morti al
mese tra il 2003 e il 2012: una
strage silenziosa.
L’India non ha una politica
ufficiale del figlio unico come
la Cina ma ha adottato la strategia della ricompensa (soldi,
«generazione
●
❞ La
rubata», i bimbi
aborigeni portati via alle
loro famiglie in Australia.
Una storia che non è finita.
Come scrive Jenna Prezzo
sul Sydney Morning Herald,
che ricorda come ci siano
ancora circa 14 mila minori
di origine aborigena dati in
affidamento a famiglie di
bianchi. Anche se dietro la
copertura giuridica
dell’adozione ci sono
episodi di rapimenti
addirittura già
dall’ospedale dove i bimbi
vengono alla luce. E si
moltiplicano i ricorsi ai
tribunali per riportare a
casa i bimbi.
a cura di Carlo Baroni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DIVIETO DI SATIRA SULLA TV
SE PRENDI IN GIRO LO SPONSOR
L
a vicenda sembra essersi ricomposta. Ma
nei giorni scorsi, nel
silenzio delle grandi
democrazie occidentali, una tv pubblica (Rtv) di uno
stato sovrano (San Marino) è
stata ignobilmente attaccata da
un blog satirico (Il Baracucco.com). I fatti.
Il 31 ottobre la televisione Rtv
(50% Rai-50% Repubblica di
San Marino) annuncia l’arrivo
di due grandi inserzionisti:
Scavolini e Unipol. Qualche
giorno dopo Il Baracucco (dal
nome del protagonista di una
leggenda del territorio) ci
scherza su: «il Tg verrà trasmesso da una cucina»; «se i
servizi non sono freschi c’è la
polizza assicurativa», e via così.
Nulla di particolarmente graffiante. Però è a quel punto che
si scatena il direttore generale
Carlo Romeo, 60 anni, curriculum sterminato con «book
fotografico» da lupo di mare
sul sito della tv, manager in
prestito dalla Rai che gli paga il
50% dello stipendio da 170 mila
euro. «Ho dato mandato ai nostri legali di procedere a San
Marino e in Italia contro “Il Baracucco”», tuona dalle colonne
di un giornale sammarinese.
«Mi scuso personalmente.
L’accoglienza sammarinese
non è certo quella di qualche
anonimo e frustrato imbecille
a grandi e prestigiose aziende
internazionali».
Il dg della tv di Stato denuncia i quattro ragazzotti del
blog? È questa la vera battuta,
scrive corrosivo il quotidiano
L’Informazione. Romeo replica. Il Baracucco ringrazia per la
pubblicità. Scavolini e Unipol
neanche sanno che esista Il Baracucco. Poi, ultima ora, il dg
suona la ritirata e disarma gli
avvocati (pagati con soldi pubblici, anche italiani). Alla fine,
dunque, il vile attacco alla tv di
Stato resterà impunito.
Mario Gerevini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
APATIA TEDESCA, UE SPENTA
MAL COMUNE, NESSUN GAUDIO
SEGUE DALLA PRIMA
Australia, il caso
della generazione
«rubata»
avanzamento di carriera) o della punizione per controllare la
popolazione negli Stati più poveri, dove il problema della sovrappopolazione è più sentito.
L’obiettivo è la crescita zero.
Ma ora il traguardo è all’orizzonte: il tasso di fertilità (il numero di figli per donna) in India, secondo la Banca mondiale, è sceso del 19% nell’ultimo
decennio ed è oggi scivolato al
2,4, vicino al tasso di ricambio
generazionale, del 2,1.
Il controllo demografico nel
Paese da 1,3 miliardi di abitanti
è stato per anni un’ossessione,
ma ora può essere affrontato
con maggiore serenità e lungimiranza. Innanzitutto con programmi di istruzione, soprattutto negli Stati più poveri: le
donne istruite (anche) in India
fanno meno figli: 2,2 contro
3,4. Quando le donne prendono il controllo della propria vita, tutto il Paese ne beneficia.
Alessandra Muglia
L’
esperienza di altri
Paesi dimostra che
quando il QE è legato al raggiungimento di un tasso di inflazione misurabile, chiaramente comunicato a mercati e
cittadini, gli effetti sul reddito
nominale sono significativi. È
l’esperienza recente del Giappone, Paese con un sistema finanziario basato sulle banche.
Ma credibilità e chiarezza dell’obiettivo che si persegue sono ingredienti necessari alla
riuscita dell’operazione. Per
questo il messaggio della Bce
dovrebbe essere deciso, compatto, inequivoco. Ancora una
volta l’esperienza del Giappone
fa da insegnamento. All’inizio
del millennio, un QE non accompagnato da adeguata comunicazione sull’obiettivo di
inflazione annullò l’efficacia di
quell’azione.
Ma se è così perché c’è tanta
esitazione tedesca? Il problema
in realtà è politico. Se la Bce
comprasse il debito degli Stati
membri finirebbe per mettere
in bilancio gran parte di titoli
di Stato dell’eurozona, in particolare titoli italiani. Ne consegue che, in caso di «fallimento» di un qualsiasi Paese dell’area, il rischio sarebbe interamente sulle spalle della Banca
centrale e questo finirebbe
quindi per rendere impossibile, anche in casi estremi, la ristrutturazione di un singolo
debito. Di fatto finirebbe per
crearsi una situazione in cui la
Bce assicura il settore privato
contro il rischio sovrano, eliminando ogni disciplina di
mercato.
Questa preoccupazione politica, non tecnica, è giustificata
ma ci paralizza perché ci lascia,
tutti, senza cartucce di fronte
alla minaccia di una stagnazione prolungata. Rivela che senza
un ulteriore passo verso l’integrazione economica, lo strumento più ovvio per curare il
problema non di una parte, ma
di tutta l’eurozona, non si può
usare.
Lucrezia Reichlin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Martedì 18 Novembre 2014 Corriere della Sera
28
ALITALIA AIRPORT S.P.A.
ANAS S.p.A.
IN AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIA N. 5/08
Si avvisano tutti i creditori della Procedura Alitalia Airport
S.p.A. in a.s. che, con provvedimento del 09/10/2014, il
Giudice Delegato Dott.ssa Luisa De Renzis ha ordinato il
deposito in Cancelleria del primo Piano di Riparto parziale
della Procedura.
Il suddetto Piano di Riparto è consultabile sul sito della
Procedura www.alitaliaamministrazionestraordinaria.it.
Si avvisano tutti i creditori che entro il termine perentorio di
15 giorni dalla ricezione della comunicazione ex art. 110 L.F.,
potranno proporre reclamo contro il progetto di ripartizione.
I Commissari Straordinari
Prof. Avv. Stefano Ambrosini
Prof. Avv. Gianluca Brancadoro
Prof. Dott. Giovanni Fiori
Ministero dello
Sviluppo Economico
AVVISO DI AGGIUDICAZIONE
L’Università degli Studi di Napoli Federico II ha aggiudicato la GARA 19/F/2013 - P.O.N. Ricerca e competitività
2007/2013 - Asse I - Sostegno ai mutamenti strutturali - Azione “interventi di rafforzamento strutturale” Avviso 254 del 18/05/2011 - Progetto Ce.S.M.A. (Centro Servizi Misure Avanzate). “Fornitura di apparecchiature scientifiche per l’Area Civile” in 3 lotti (CUP E61D11000250007) LOTTO 3 (5564004958) alla società
FAMAS SYSTEM S.P.A. per un ribasso offerto pari al 17,044% (costi specifici per la sicurezza inclusi nel prezzo
offerto: Euro 5.100,00) sull’importo del lotto a base di gara, corrispondente ad importo contrattuale pari ad
Euro 522.926,037, oltre oneri per la sicurezza non soggetti a ribasso pari ad euro 782,00, il tutto oltre IVA.
Napoli 14/10/2014.
F.to Il Dirigente della Ripartizione Attività Contrattuale e Relazioni con il Pubblico - Dott.ssa Carla Camerlingo
Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca
Ministero dello
Sviluppo Economico
AVVISO DI AGGIUDICAZIONE
L’Università degli Studi di Napoli Federico II ha aggiudicato la GARA 18/F/2013: P.O.N. Ricerca e competitività
2007/2013 - Asse I - Sostegno ai mutamenti strutturali - Azione “interventi di rafforzamento strutturale - Avviso 254 del 18/05/2011 - Progetto Ce.S.M.A. (Centro Servizi Misure Avanzate). Fornitura di apparecchiature
scientifiche per l’Area Industriale I in 3 lotti” (CUP E61D11000250007) LOTTO 1 (5558575931) alla società
HBM ITALIA S.R.L. per un ribasso percentuale offerto pari a 12.874% (costi specifici per la sicurezza inclusi
nel prezzo offerto: Euro zero) sull’importo del lotto a base di gara, corrispondente ad importo contrattuale pari
ad Euro 49.990,33 oltre IVA.
Napoli 10/10/2014
f. to Il Dirigente della Ripartizione Attività Contrattuale e Relazioni con il Pubblico - Dott.ssa Carla Camerlingo
Per la
pubblicità legale
e finanziaria
rivolgersi a:
Via Rizzoli, 8
20132 Milano
Tel. 02 2584 6665
Fax 02 2588 6114
Via Campania, 59 C
00187 Roma
Tel. 06 6882 8650
Fax 06 6882 8682
Vico II San Nicola
alla Dogana, 9
80133 Napoli
Tel. 081 49 777 11
Fax 081 49 777 12
C.so Vittorio
Emanuele II, 60
70122 Bari
Tel. 080 5760 111
Fax 080 5760 126
RCS MediaGroup S.p.A.
Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano
FONDAZIONE IRCCS
“Ca’ Granda - Ospedale Maggiore Policlinico”
Via F. Sforza, 28 - 20122 Milano
tel. 02/5503.8218 - fax 02/5830.6067
Responsabile del procedimento:
Dirigente U.O.C. Approvvigionamenti
E’ indetta procedura aperta, con supporto telematico, ai sensi
dell’art. 55 del d.l.vo n. 163/2006, con aggiudicazione a favore dell’offerta economicamente più vantaggiosa, come previsto dall’art. 83 del medesimo decreto, per aggiudicazione
fornitura di sistemi per ablazione dei tumori epatici a microonde ed a radiofrequenza, comprendente il noleggio delle apparecchiature ed il materiale di consumo, necessari alla
Fondazione IRCCS “Ca’ Granda - Ospedale Maggiore Policlinico” ed all’Azienda Ospedaliera S. Paolo di Milano, n. 3 lotti,
per 36 mesi (Determina a contrattare n. 2329 del 5.11.2014).
Importo complessivo, triennale, posto a base d’asta
€ 790.950,00.= IVA esclusa. Bando di gara, inviato alla GUCE
in data 11.11.2014. La documentazione di gara (bando integrale, capitolato speciale e disciplinare di gara) potrà essere
scaricata dal sito internet www.policlinico.mi.it (gare e concorsi/bandi di gara) oppure dal sito per le gare telematiche
www.centraleacquisti.regione.lombardia.it - area SINTEL.
IL DIRETTORE AMMINISTRATIVO - Dott. Osvaldo Basilico
IL DIRETTORE GENERALE - Dr. Luigi Macchi
PROVINCIA DI POTENZA
AVVISO DI GARA ESPERITA
PROCEDURA APERTA
La Provincia di Potenza rende noto, ai sensi
dell’art. 65 del D.Lgs. 163/06, che in data
03/07/2014, è stata esperita gara mediante
procedura aperta per l’appalto della FORNITURA DI CLORURO DI SODIO DA CAVA SALGEMMA PER IL DISGELO STRADALE - C.U.P.:
H39J11000040003 C.I.G.: 5766234ED0. Importo
dell’appalto pari al netto del ribasso del 12,941%
ad € 641.796,77. Impresa aggiudicataria: ITALKALI SOC ITALIANA SALI ALCALINI S.P.A. - VIA
SS. 87- 81020 CAPODRISE (CE) con il ribasso
del 12,941%. Offerte pervenute n. 1, offerte ammesse n. 1. Determinazione di aggiudicazione
definitiva n. 2993 del 24/10/2014. Responsabile
del procedimento: Sig. Michele BORRIELLO. Il
presente avviso è stato inviato alla G.U.C.E. in
data 29/10/2014 e pubblicato altresì sulla GURI
V Serie Speciale Contratti Pubblici 10/11/2014.
Il Dirigente - Dr.ssa Anna Maria Coppola
Azienda Regionale Emergenza Sanitaria
ARES 118
Via Portuense, 240 - 00149 Roma
e-mail: [email protected]
[email protected]
ARES 118 indice ai sensi del D.Lgvo 163/2006 e smi,
una procedura aperta a termini ridotti, per l’affidamento
della copertura assicurativa di RC derivante dalla circolazione veicoli a motore, per la durata anni tre, suddiviso in n. 2 lotti. Le offerte corredate dai documenti
indicati nel Bando e nel Disciplinare di gara, dovranno
pervenire entro le ore 10:00 del 10/12/2014. I documenti di gara possono essere visionati sul sito informativo: www.ares118.it sezione bandi di gara dove
possono essere scaricati e reperiti. Il Bando di gara
è stato inviato alla G.U.U.E. in data 07/11/2014 e
pubblicato sulla G.U.R.I. Serie Speciale n. 133 del
19/11/2014. Il Responsabile del Procedimento: Direttore UOC Provveditorato.
ll curatore del fallimento Finalba Store S.r.l. in liquidazione, dott Silvano Crescini, cede i seguenti rami
d’azienda:
1) Punto vendita di Antegnate (BG) centro commerciale “Antegnate Shopping Center” ad insegna US Fashion Store 399 mq; 2) Punto vendita di Busnago (MB) centro commerciale “Il Globo” ad insegna US
Fashion Store 416 mq; 3) Punto vendita di Casale Monferrato (AL) centro commerciale “La Cittadella”
ad insegna US Fashion Store 370 mq; 4) Punto vendita di Erbusco (BS) centro commerciale “Le Porte
Franche” ad insegna US Fashion Store 302 mq; 5) Punto vendita di Lonato (BS) centro commerciale “Il
Leone” ad insegna US Fashion Store 298 mq; 6) Punto vendita di Monza centro commerciale “Auchan”
ad insegna US Fashion Store 514 mq; 7) Punto vendita di Orio al Serio (BG) centro commerciale “Orio
Center” ad insegna US Fashion Store 873 mq; 8) Punto vendita di Seriate (BG) centro commerciale “Alle
Valli” ad insegna US Fashion Store 240 mq; 9) Punto vendita di Sesto San Giovanni (MI) centro commerciale “Sesto Sarca” ad insegna US Fashion Store 161 mq; 10) Punto vendita di Sesto San Giovanni
(MI) centro commerciale “Vulcano” ad insegna US Fashion Store 243 mq; 11) Punto vendita di Stezzano
(BG) centro commerciale “Le due Torri” ad insegna US Fashion Store 619 mq; 12) Punto vendita di Vicolungo (NO) factory outlet center “Vicolungo The Style Outlet Village” ad insegna Twin Outlet 136 mq;
13) Punto vendita di Bagnolo San Vito (MN) factory outlet center “Fashion District Mantova Outlet Village”
ad insegna Pop-Up Outlet 197 mq; 14) Punto vendita di Rodengo Saiano (BS) factory outlet center “Franciacorta Outlet Village” ad insegna Le Full Outlet 121 mq; 15) Punto vendita di Roma (RM) factory outlet
center “Castel Romano Designer Outlet” ad insegna Le Full Outlet 161 mq. Cessione con asta senza incanto avanti al curatore. Base d’asta l’offerta ricevuta di Euro 2.700.000,00 e imposte di legge oltre una
quota variabile in relazione alla performance commerciale e di fatturato del perimetro dei negozi oggetto
della cessione se il fatturato dell’esercizio 2015 supera Euro 12 milioni. Offerte migliorative con rilanci
minimi di 25.000 Euro, da inviarsi in busta chiusa presso lo studio del Curatore (Bergamo via G.Quarenghi
11 tel. 035/233313) entro 5 giorni dalla presente pubblicazione, come proposte irrevocabili di acquisto
debitamente cauzionate da assegno circolare intestato alla procedura pari al 10% della proposta. Offerte
soggette ad assenso delle proprietà dei centri commerciali o outlet. Per ulteriori informazioni contattare
il curatore.
ll curatore del fallimento Finalba Store S.r.l. in liquidazione, dott Silvano Crescini, cede il seguente ramo
d’azienda:
Punto vendita di Grugliasco (TO) centro commerciale “Le Gru” 67 mq. Cessione con asta senza incanto
avanti al curatore. Base d’asta l’offerta ricevuta di Euro 200.000,00 oltre imposte di legge. Offerte migliorative con rilanci minimi di 10.000 Euro, da inviarsi in busta chiusa presso lo studio del Curatore
(Bergamo via G.Quarenghi 11 tel 035/233313) entro 5 giorni dalla presente pubblicazione, come proposte
irrevocabili di acquisto debitamente cauzionate da assegno circolare intestato alla procedura pari al 10%
della proposta. Offerte soggette ad assenso della proprietà del centro commerciale. Per ulteriori informazioni contattare il curatore.
I.V.G. di MONZA S.r.l.
ISTITUTO VENDITE GIUDIZIARIE
20900 - MONZA - via Aspromonte, 15
Tel. 039-2842611 Fax 039-2842927
www.ivgmonza.it - www.astagiudiziaria.com
VENERDI’ 28 NOVEMBRE 2014 ALLE ORE 10,30
IN VAREDO VIA MONTE ROSA N. 22
ESITO DI GARA
Sul foglio inserzioni della Gazzetta Ufficiale n. 132 del 17 novembre 2014 è pubblicato l’esito
di gara relativo alla sotto indicata procedura aperta ai sensi dell’art. 55 del D.Lgs. n. 163/06
s.m.i., aggiudicata con il criterio del prezzo più basso mediante ribasso sull’elenco prezzi
posto a base di gara ai sensi degli artt. 81 e 82 comma 2 lett. a) del D.Lgs. 163/2006 s.m.i..
Oggetto: Tornata NALAV013-14 - GARA 14MS-14 e GARA 15MS-14
GARA 14MS-14 - S.S. 7 “Appia” - Interventi locali finalizzati al miglioramento delle condizioni
di sicurezza del viadotto “Dentecane” al km 289+170 - CIG5682814676”.
Importo a base d’appalto: € 691.119,89 (Euro seicentonovantunomila centodiciannove/89)
di cui € 657.212,85 (Euro seicentocinquantasettemila duecentododici/85) per lavori a misura
ed € 33.907,04 (Euro trentatremila novecentosette/04) per oneri della sicurezza non soggetti
a ribasso, al netto dell’ I.V.A..
Offerte pervenute: n. 130.
Aggiudicazione: prot. n.35653 del 09.09.2014.
Impresa Aggiudicataria: IRPINIA RICICLAGGI S.R.L., in avvalimento con F.LLI ALTAVILLA
S.N.C., con sede in Venticano (AV), Via G. Verdi, s.n.c..
Importo
di
aggiudicazione:
€ 440.261,75
(Euro
quattrocentoquarantamila
duecentosessantuno/75) di cui € 33.907,04 (Euro trentatremila novecentosette/04) per oneri
della sicurezza.
Ribasso di aggiudicazione: -38,170%.
Responsabile del Procedimento: Ing. Gioacchino Lucangeli.
Gara 15MS-14 - S.S. 7 “Appia” - Interventi locali finalizzati al miglioramento delle condizioni
di sicurezza del viadotto “Candida” al km 311+259 - CIG 5683010834”.
Importo
a
base
d’appalto:
€ 533.624,05
(Euro
cinquecentotrentatremila
seicentoventiquattro/05) di cui € 461.698,72 (Euro quattrocentosessantunomila
seicentonovantotto/72) per lavori a misura ed € 71.925,33 (Euro settantunomila
novecentoventicinque/33) per oneri della sicurezza non soggetti a ribasso, al netto
dell’I.V.A..
Offerte pervenute: n. 139.
Aggiudicazione: prot. n.35656 del 09.09.2014.
Impresa Aggiudicataria: SPI.CAR. S.r.L. con sede in Nocera Superiore (SA), Via San
Clemente, 106.
Importo di aggiudicazione: € 357.398,28 (Euro trecentocinquantasettemila
trecentonovantotto/28) di cui € 71.925,33 (Euro settantunomila novecentoventicinque/33)
per oneri della sicurezza.
Ribasso di aggiudicazione: -38,169%.
Responsabile del Procedimento: Ing. Gioacchino Lucangeli.
IL DIRIGENTE DELL’AREA AMMINISTRATIVA
Avv. Massimo Siano
VIALE KENNEDY, 25 - 80125 NAPOLI
Tel. 081/7356111 - Fax 081/621411 • sito internet www.stradeanas.it
ANAS S.p.A.
Compartimento della viabilità
per il Molise
AVVISO DI GARA
Gara CB LAV 16/2014: Lavori di Manutenzione ordinaria delle opere d’arte, ripristino della
pavimentazione stradale, pertinenze, pendici, opere idrauliche e di pronto intervento. S.S.
6 Dir - 17 - 17 var. A - 85 - 85 var. - 87 - 158 - 650 - 652 - 710 - 711-Centro A - ( Es. 2015)
- Codice CIG: 5989423437. Modalità di scelta del contraente: procedura aperta ai sensi
del’art. 55 del D. Lgs. n. 163/2006 e ss.mm.ii. Prezzo più basso ai sensi dell’art. 82, comma
2 lett. a), del D.Lgs 163/2006, con esclusione automatica delle offerte anormalmente basse,
ai sensi degli artt. 86, comma 1 e 122, comma 9 del D.Lgs n. 163/2006. Luogo di esecuzione:
Provincia di CAMPOBASSO e ISERNIA. Importo complessivo dell’appalto: € 980.000,00
IVA esclusa, di cui € 17.200,00 per oneri relativi alla sicurezza non soggetti a ribasso.
Responsabile del Procedimento: Ing. Paolo Lalli. Il bando integrale, depositato presso l’albo
del Compartimento della Viabilità per il Molise, è pubblicato sulla GURI n. 132 del 17/11/2014 e
sul sito internet all’indirizzo www.stradeanas.it. Termine per la presentazione delle domande
di partecipazione: ore 12:00 del giorno 12/12/2014. Le domande dovranno pervenire al
protocollo generale del Compartimento della Viabilità per il Molise in Via Genova n. 54- 86100
Campobasso. Campobasso lì 18/11/2014
IL DIRIGENTE AMMINISTRATIVO
Avv. Annamaria Perrella
VIA GENOVA, 54 - 86100 CAMPOBASSO
Tel. 0874/430234 - Fax 0874/96794 • sito internet www.stradeanas.it
ANAS S.p.A.
Compartimento della viabilità
per la Campania
F.TO N. 204/14 “CENTODUCATI SPA IN LIQUIDAZIONE”
Giudice Delegato: Dr.Mirko Buratti
Curatore: Rag. Emanuele Zampieri
LOTTO N. 1- ATTREZZATURE ED APPARECCHIATURE MECCANICHE BASE D’ASTA: € 42.900,00 (Oltre ad IVA del 22%)
LOTTO N. 2 - ATTREZZATURE ED APPARECCHIATURE MECCANICHE BASE D’ASTA: € 79.555,00 (Oltre ad IVA del 22%)
LOTTO N. 3 - ATTREZZATURE ED APPARECCHIATURE MECCANICHE BASE D’ASTA: € 42.270,00 (Oltre ad IVA del 22%)
LOTTO N. 4 - ARREDAMENTO PROFESSIONALE PER UFFICIO
BASE D’ASTA: € 21.000,00 (Oltre ad IVA del 22%)
PER I LOTTI N. 1, 2, 3, 4 NECESSARIA PRESENTAZIONE DELLE OFFERTE IN BUSTA CHIUSA - LE OFFERTE
IRREVOCABILI DI ACQUISTO DOVRANNO ESSERE
DEPOSITATE PRESSO LA SEDE I.V.G. ENTRO E NON
OLTRE LE ORE 18.00 DEL 27/11/2014
LOTTO N.5 - ARREDAMENTO PROFESSIONALE PER UFFICIO
BASE D’ASTA: € 2.000,00 (Oltre ad IVA del 22%)
LOTTO N. 6 - CARRELLI ELEVATORE ED AUTOMEZZI BASE
D’ASTA: € 14.000,00 (Oltre ad IVA del 22%)
VISIONE DEI BENI ENTRO LE ORE 13,00
DEL GIORNO 27 NOVEMBRE PREVIO APPUNTAMENTO
TELEFONICO ALLO 039/2842611
ESITO DI GARA
Sul foglio inserzioni della Gazzetta Ufficiale n. 132 del 17 novembre 2014 sarà pubblicato
l’esito di gara relativo alla sotto indicata procedura aperta ai sensi dell’art. 55 del D.Lgs. n.
163/06 s.m.i., aggiudicata con il criterio del prezzo più basso mediante ribasso sull’elenco
prezzi posto a base di gara ai sensi degli artt. 81 e 82 comma 2 lett. a) del D.Lgs. 163/2006
s.m.i..
Oggetto: BANDO NALAV014-14 - Gara 16MS-14 - S.S. 87 - Lavori di manutenzione
straordinaria per il rafforzamento ed il risanamento strutturale del viadotto “s.n.” al Km.
105+350 - CIG 5683072B5D.
Importo a base d’appalto: € 920.000,00 (Euro novecentoventimila/00) di cui € 803.478,34
Euro ottocentotremilaquattrocentosettantotto/34) per lavori a misura ed € 116.521,66 (Euro
centosedicimilacinquecentoventuno/66) per oneri della sicurezza non soggetti a ribasso, al
netto dell’ I.V.A..
Offerte pervenute: n.53. Aggiudicazione: prot. n.36636 del 16.09.2014. Impresa
Aggiudicataria: PEL.CAR. S.R.L. con sede in Cancello ed Arnone (CE), Via Roma, 79.
Importo di aggiudicazione: € 613.328,39 (Euro seicentotredicimilatrecentoventotto/39) di
cui € 116.521,66 (Euro centosedicimilacinquecentoventuno/66) per oneri della sicurezza.
Ribasso di aggiudicazione: -38,168%.
Responsabile del Procedimento: Ing. Nicola Picariello.
IL DIRIGENTE DELL’AREA AMMINISTRATIVA
Avv. Massimo Siano
VIALE KENNEDY, 25 - 80125 NAPOLI
Tel. 081/7356111 - Fax 081/621411 • sito internet www.stradeanas.it
Ministero dell’Interno
DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
DIREZIONE CENTRALE DEI SERVIZI TECNICO-LOGISTICI E DELLA GESTIONE PATRIMONIALE
Ufficio Attività Contrattuale per l’Informatica, gli Impianti Tecnici e le Telecomunicazioni
AVVISO DI AFFIDAMENTO TRAMITE GARA D’APPALTO
DETERMINA A CONTRARRE PROT. NR. 600/C/TLC/752.PR.376.013.00A IN DATA 18/02/2014
Si informa che la Gara d’appalto, ai sensi del D. Lgs. 163 del 12 aprile 2006, con procedura ristretta (art. 54 e 55 punto 6) e accelerata (art. 70, punto 11 lettere a-b), per la fornitura di sistemi
hardware, software e relativi servizi necessari all’aggiornamento dell’infrastruttura di sicurezza
del Dipartimento della P.S. - CIG n. 5665317F78, è stata affidata in data 22/08/2014 alla Società
“TELECOM Italia S.p.A.” con sede legale in Milano, piazza degli Affari, 2, al prezzo di
€ 528.457,94 oltre IVA al 22%, per aver presentato l’offerta economicamente più vantaggiosa
per l’Amministrazione. Il ricorso alla cennata procedura trova motivazione nelle urgenti esigenze
connesse con attività di pubblica sicurezza.
Roma lì, 13/11/2014
IL RESPONSABILE UNICO DEL PROCEDIMENTO - Tommaso Tafuri
Via Mario Carucci 131, 00143 Roma
Avviso ai partecipanti al fondo comune di
investimento immobiliare chiuso denominato
UNICREDITO IMMOBILIARE UNO
Si comunica che il Consiglio di Amministrazione di
TORRE SGR riunitosi il 14/11/2014 ha approvato il
Resoconto intermedio di gestione al 30/09/2014 del
Fondo.
Il Resoconto è stato depositato presso la Sede della
Società di Gestione e presso Borsa Italiana S.p.A.
ed è inoltre a disposizione di tutti i partecipanti che
ne facciano richiesta, oltre che disponibile sul sito
internet www.torresgr.com.
publiKare
Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca
Compartimento della viabilità
per la Campania
Corriere della Sera Martedì 18 Novembre 2014
29
Economia
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Ior, rientrano in Vaticano 23 milioni
Si sbloccano i fondi congelati al Credito Valtellinese per l’inchiesta anti-riciclaggio
La svolta dopo la rivelazione dei nomi dei beneficiari delle transazioni
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La Lente
di Francesca Basso
Finanza islamica:
un’opportunità
Ma con regole Ue
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i conclude oggi a
Torino la due giorni
dedicata all’economia
islamica, evento che ha
portato in Piemonte, con la
collaborazione di Intesa
Sanpaolo, i maggiori attori
della finanza dei Paesi
arabo-islamici. Come ha
sottolineato Dario
Speranza, vicepresidente
Affari istituzionali di Eni, i
fondi sovrani di Paesi arabi
con grandi disponibilità di
risorse naturali hanno «un
ruolo crescente, con
investimenti che arrivano al
cuore del mercato globale».
Tra i presenti anche
Maurizio Tamagnini, ceo
del Fondo strategico
italiano, che partecipa a
una joint venture con Qatar
Holding, IQ Made in Italy
Investment Company. Per
Tamagnini la finanza
islamica «è un catalizzatore
di investimenti non
speculativi». «Il momento è
favorevole», osserva
Pierfrancesco Gaggi
dell’Abi, ma alle banche
«servono regole chiare e
trasparenti a livello Ue».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Dopo quattro anni, stanno per rientrare Oltretevere i 23
milioni di euro all’origine del
lo scandalo che ha travolto lo
Ior, la banca vaticana. La somma era stata posta sotto sequestro nel settembre 2010 sul
conto dello Ior presso il Credito
Valtellinese (ex Artigiano) per
ordine della Procura di Roma
(con indagine nei confronti
dell’allora presidente Ettore
Gotti Tedeschi, totalmente prosciolto a inizio 2014, e di Paolo
Cipriani e Massimo Tulli allora
direttore generale e vice direttore generale dell’Istituto).
Lo Ior, oggi presieduto da
Jean-Baptiste de Franssu, ha
chiesto al Credito Valtellinese
di far rientrare oltre le Mura Leonine i soldi, in modo da aprire
in seguito un vero e proprio
conto bancario di corrispondenza, aderente alla legge antiriciclaggio italiana e alla nuova
legge antiriciclaggio vaticana
dell’ottobre 2013. Per sanare
quella che è stata, per motivi
storici, un’anomalia tutta italiana (lo Ior agiva in Italia come
cliente, ma al tempo stesso per
i suoi clienti, cosiddetti conti
misti). La situazione si è sbloccata dopo che in una lettera al
Credito Valtellinese, l’Istituto,
«su base spontanea», ha voluto
ROMA
La vicenda
● L’inchiesta
sull’antiriciclaggio della
procura di
Roma aveva
messo sotto
sequestro, nel
settembre
2010, 23
milioni della
banca vaticana
rivelare i beneficiari di 36 transazioni avvenute sul quel conto
prive di quegli «elementi che
possano avere reso poco chiara
l’origine, la titolarità o la destinazione dei fondi». Si tratta di
una rimessa (2008) di 15 milioni da parte della Conferenza
episcopale italiana (Cei). Poi,
due operazioni (2 milioni e 300
mila euro e un milione e 495
mila euro dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò, maggio 2009),
poco più di un milione del-
l’«Ass. Aiuto alla Chiesa che
soffre». Tutte le altre sono di
importi molto inferiori. Niente
nomi né di politici né di clienti
cosiddetti “laici”. Il consigliere
italiano dello Ior, Carlo Salvatori, è stato parte molto attiva nei
colloqui e tutto si è svolto sotto
l’occhio vigile dell’Uif della
Banca d’Italia e dell’Aif vaticana, diretta dallo svizzero René
Brülhart.
M.Antonietta Calabrò
Chi è
● JeanBaptiste de
Franssu,
presidente
dello Ior
consistenti anche in Ei towers. Poi
c’è un rendimento garantito tra il 4 e
il 5%. In pratica, gli americani in
Italia cercano più un dividendo
sicuro che una storia di crescita. Lo
sapevano i coordinatori Banca Imi e
Mediobanca ma soprattutto Credit
Suisse. La banca guidata da Federico
Imbert ha richiamato i fondi che
hanno visto in Rai Way una storia di
consolidamento che replicherà
quella di American Tower e
Crowncastle. In vendita ci sono
infatti le torri Wind e sul mercato
finiranno anche quelle di Telecom.
Daniela Polizzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Allergan vende
Il Botox ad Actavis
per 66 miliardi
Actavis vince la battaglia per
conquistare il Botox. Il
gruppo americano
acquisterà la rivale Allergan,
produttrice del noto
composto usato come
antirughe, per 66 miliardi di
dollari in contanti e azioni.
L’offerta ha messo fuori
gioco la rivale candese
Valeant. Dall’unione nascerà
uno dei primi 10 gruppi
farmaceutici del mondo
Rai Way, da Amber a BlackRock la carica dei fondi Usa
Stefano Ciccotti
Ceo di Rai Way
torri del segnale tv. Ma è chiaro che
gli anglosassoni hanno fatto la parte
del leone con 55,5 milioni di azioni,
il doppio rispetto alla richiesta degli
investitori in Italia (27,6 milioni) su
un’offerta globale di 95 milioni di
titoli, greenshoe inclusa. Infatti
sono 27 gli investitori in Italia e 42
all’estero. Destinati a pesare ancora
di più. Visto che la richesta è stata
pari a 2,1 volte l’offerta. Americani e
inglesi compreranno ancora sul
mercato.
Perché tanto interesse tra Londra e
New York? Rai way è candidata ad
aggregazioni. Non per caso
Blackrock e Amber hanno quote
Il Santander
da Siena a Genova
Carige vola
a Piazza Affari
Banco Santander avrebbe
aperto un dossier su Carige,
scrive il sito economico
spagnolo El Confidential
citando una fonte riservata che
definisce «muy barato», molto
conveniente, il prezzo con cui
gli spagnoli potrebbero
acquisire la banca genovese
«già risanata, con una quota di
mercato interessante e con un
enorme potenziale di
riduzione di costi». Il tutto,
arriva a dire il sito, sarebbe
disponibile «al prezzo di
saldo» di 700 milioni, tanto
che la bocciatura di Carige agli
stress test della Bce viene
definita «non un problema ma
una benedizione». Incaricata
quale advisor da Carige è
Mediobanca. Al di là delle
fonti più o meno informate, il
ceo di Santander Javier Marin
alla domanda su un possibile
interesse del Banco su Carige
non ha confermato nè
smentito di fatto alimentando
i rumors, ha invece dichiarato
di non aver avviato alcun
contatto con Mps.
Per il momento le notizie
spagnole hanno avuto una
ripercussione in Borsa
portando il titolo di Carige a
un allungo vicino al 2% (+1,88%
in chiusura). Dopo la
valutazione Bce che ha chiesto
a Carige mezzi freschi per 813
milioni le voci intorno alla
banca genovese si sono
moltiplicate. Fra i possibili
partner ha già fatto un passo
indietro Credit Agricole e
anche l’ipotesi di un’alleanza
con Bpm (la più accreditata
fino a una settimana fa) si è
andata raffreddando.
Erika Dellacasa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La privatizzazione
In prima fila, ci sarà BlackRock, il
fondo Usa che a colpi del 5% ha già
investito in Unicredit, Telecom e
Generali. E che adesso potrebbe
risultare primo socio di Rai Way
dopo la Rai. A ruota si è posizionato
Henderson, sede a Londra, 98
miliardi di sterline di masse gestite,
che ha già puntato su Anima. Non
mancherà l’hedge fund Usa Amber
che l’Italia la conosce bene. A testa
avranno quote corpose, ben sopra il
2%, della controllata Rai che domani
approderà a Piazza Affari.
La conta finale si farà solo mercoledì
quando inizierà la negoziazione dei
titoli della società che gestisce le
Le indiscrezioni di Borsa
30
Martedì 18 Novembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 18 Novembre 2014
ECONOMIA
31
Dopo l’uscita di UnipolSai
Galateri: le Generali restano in Ania
Il piano dopo i test Bce
La filiale svizzera e i diamanti
Viola: Montepaschi, serve un socio strategico Hsbc, indagine in Belgio per evasione fiscale
Generali non intende uscire dall’Ania. Lo ha detto ieri il presidente del
Leone, Gabriele Galateri, a chi gli ha chiesto se, dopo l’annuncio
dell’uscita di UnipolSai dall’associazione delle compagnie , sia
prevedibile un effetto-domino. «Non per quanto riguarda Generali»,
ha risposto Galateri, «Siamo nell’Ania, non mi risulta ci siano
atteggiamenti diversi. Le associazioni sono utili. Naturalmente
devono essere efficienti, rappresentano i diversi mondi dei settori».
«La mancanza di investitori strategici di lungo periodo rende
difficile» il percorso da fare. Per questo servono soci che abbiano
«una view di lungo periodo». Parole di Fabrizio Viola, amministratore
delegato di Mps che in un convegno a Piazza Affari ha parlato
dell’istituto di credito senese e del lavoro dei prossimi giorni. «Gli
advisor stanno lavorando - ha detto Viola -, non c’è una tempistica.
Quando ci saranno delle cose concrete le comunicheremo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Nuova inchiesta su Hsbc in Belgio per evasione fiscale. La divisione
svizzera di private banking del colosso britannico è accusata di
«seria e organizzata» frode fiscale, riciclaggio e offerta di servizi
illegali, dal 2003 a oggi, per centinaia di milioni di euro. Hsbc avrebbe
aiutato un migliaio di ricchi belgi — soprattutto attivi nel commercio
di diamanti — a spostare i conti dalla Svizzera a Panama e nelle Isole
Vergini britanniche. A giugno Hsbc era già stata accusata di aver
aiutato clienti belgi ad aprire conti non dichiarati in Svizzera.
Google, editori all’attacco
«Pubblicità senza trasparenza»
Investindustrial
Noleggio low cost,
Bonomi
compra l’80%
di Goldcar Spain
Fieg: raccoglie un miliardo, metà del sistema tv. Ricorso al Tar con l’Agcom
La vicenda
● La Fieg ha
depositato ieri
un intervento
presso il Tar del
Lazio nel
giudizio che
vede
contrapposta
Google
all’Autorità per
le garanzie
nelle
comunicazioni
sull’obbligo di
rendere
pubblici i dati
del fatturato
pubblicitario
italiano
MILANO Nel
1995, a un anno dal
lancio del primo browser Internet, Netscape, e mentre sul
mercato compariva Explorer, la
raccolta pubblicitaria totale in
Italia era pari a 4,4 miliardi di
euro, dati Nielsen. Oggi la stessa cifra è stata raccolta nei primi nove mesi dell’anno (4,36
miliardi). È vero, manca un trimestre. Ma considerando che
nel frattempo è esploso il web
— e anche al netto della innegabile crisi — c’è qualcosa che
non torna. Ed è su questo qualcosa che non torna che ieri la
Fieg, la Federazione Italiana
Editori Giornali, presieduta da
Maurizio Costa, ieri è andata all’attacco depositando un intervento nel giudizio al Tar del Lazio che vede contrapposti Google all’Autorità per le Garanzie
nelle Comunicazioni sull’obbligo di rendere pubblici i dati del
fatturato pubblicitario realizzato in Italia. L’obiettivo: «Rendere esplicito quello che finora risulta oscuro, superando il paradosso della Rete tra traspa-
renza dichiarata e opacità
praticata da Google».
Lo scontro tra Google ed editori non è una novità in Europa.
Scambi all’arma bianca si sono
già consumati in Francia e in
Germania. A giudizio degli editori italiani «appare assurda la
pretesa di Google di non essere
inclusa tra i soggetti obbligati a
comunicare i propri ricavi pubblicitari all’autorità di settore,
sottraendosi così al complesso
delle regole poste dal legislatore nazionale e comunitario a
tutela della concorrenza e a
● Per ciascuno
è stato fatto il
confronto tra lo
stipendio del
2004 e quello
del 2013. La
distanza in
busta paga si è
ridotta in modo
evidente a tutti
i livelli. Nel caso
dei manager
le retribuzioni
in Cina e
Brasile oggi
superano già
quelle italiane
Tv
Online*
Gen-set 2014
4,3 miliardi
2,4 miliardi
327 milioni
Gen-set 2013
4,5 miliardi
2,4 miliardi
326 milioni
Fonte: Nielsen
* esclusa Google
d’Arco
«Casa, in 3 anni da 9 a 25 miliardi di tasse»
Le tasse sugli immobili sono
passate dai 9 miliardi di euro
del 2011 ai quasi 25 del 2014,
«colpendo fortemente un
settore già in crisi da alcuni
anni. Si potrebbe dire che il
prelievo immobiliare sia una
vera patrimoniale, utile per
compensare i tagli statali agli
enti locali». È quanto emerge
da una ricerca di Assoimpredil
Ance sull’incidenza della
fiscalità nel processo di
trasformazione immobiliare.
presidio del pluralismo informativo». La società famosa per
l’algoritmo di ricerca non rientra in effetti nemmeno nel Sic,
il sistema integrato di misurazione, pur essendo non solo un
soggetto importante ma anche
di grande peso. La Fieg stima
— ma d’altra parte è il consensus del mercato — che il motore di ricerca che in Europa detiene il 90% delle ricerche online raccolga in Italia «oltre un
miliardo». Le ragioni dell’opacità sono note: la società californiana non paga le tasse in
loco.
Ma tanto per intendersi: senza Google il mercato online vale nei nove mesi, sempre per
Nielsen che raccoglie i dati di
Fcp-Assointernet, 327 milioni,
in apparente staticità sullo
stesso periodo del 2013. Mentre è probabile che, inglobando
i numeri Google, in grande crescita, il mercato online apparirebbe ben diverso.
Massimo Sideri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I manager cinesi e brasiliani
hanno buste paga più ricche
L’Italia superata dai Bric
● Mercer ha
considerato
5 categorie
professionali
(operai
specializzati,
impiegati,
senior
manager ed
executive) in
quattro Paesi:
Italia, India,
Cina
(Shanghai) e
Brasile.
Totale
La ricerca Assoimpredil Ance
Confronto sugli stipendi
Il rapporto
La pubblicità in Italia
MILANO In Italia le retribuzioni sono più basse
che in Brasile. E segnano il passo anche rispetto
alla Cina. Cronache da un domani lontano anni
luce? Non proprio. Il futuro sembra essere già arrivato. Almeno per quanto riguarda i livelli professionali elevati. E’ quanto mostra un’indagine
sul costo del lavoro svolta per il Corriere da Mercer, società internazionale di consulenza per lo
sviluppo del capitale umano.
Oggi un manager italiano senior con una busta paga da 100 mila euro lordi l’anno per lo stesso lavoro in Brasile guadagnerebbe di più: 105
mila euro. Dieci anni fa le cose erano diverse. Lo
stesso manager in Italia guadagnava 70 mila euro mentre il collega parigrado brasiliano non arrivava a 50 mila. «Non c’è dubbio, gli ultimi dieci
anni hanno cambiato le cose. Ai livelli dirigenziali le retribuzioni italiane sono state superate
da quelle brasiliane. In alcuni casi anche dalle cinesi. La cosa ha sorpreso anche noi», commenta
Elena Oriani, responsabile banche dati per le politiche delle risorse umane di Mercer Italia.
Il fenomeno diventa ancora più evidente ai livelli manageriali più alti, quelli dei cosiddetti
executive. Nel 2004 gli italiani guadagnavano 105
mila euro lordi l’anno contro gli 88 dei brasiliani, gli 84 dei cinesi e i 69 degli indiani. Insomma,
avevamo diverse migliaia di euro di distacco. Oggi i supermanager tricolori hanno toccato quota
145 mila euro lordi l’anno. Ma sono stati superati
sia dai cinesi (192 mila) che dai brasiliani (197
mila). Solo gli indiani sono ancora dietro di noi
con 79 mila euro lordi l’anno.
Se si osservano le qualifiche più basse il divario in questi anni si è ridotto in modo non trascurabile. Nel 2004 un impiegato indiano guadagnava il 12,6% di un italiano, oggi si parla del
22%. Il colletto bianco cinese è passato dal 33 al
40% della nostra busta paga. Il brasiliano dal 45
al 68%. Più difficile la risalita per gli operai specializzati. Passati dall’11 al 16% delle nostre buste
paga in India, dal 25 al 27,6 in Cina e dal 34 al
45% in Brasile.
Rita Querzé
@rquerze
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Chi è
● Maurizio
Costa, 66 anni,
è presidente
della Fieg ,
Federazione
italiana editori
di giornali dal
luglio scorso.
● È stato Ceo
di Mondadori
per 16 anni, dal
‘97 al 2013
Andrea Bonomi investe nel
noleggio auto low cost.
Investindustrial, operatore di
private equity che fa capo
proprio alla famiglia Bonomi,
ha acquisito l’80% del capitale
di Goldcar Spain, società del
noleggio auto con una
rilevante quota di mercato in
Spagna e una presenza
significativa in Italia,
Portogallo e Malta. Il restante
20% del capitale resterà di
proprietà dei fondatori e
attuali proprietari. Non è la
prima volta che
Investindustrial punta al
settore del tempo libero e
dell’automotive, con i passati
investimenti in Gardaland
e in Ducati e Aston Martin.
I termini dell’operazione
Goldcar Spain non sono stati
resi noti ma la società di
noleggio auto, che gestisce
una flotta di oltre 32.000
veicoli, prevede di chiudere il
2014 con vendite per circa 225
milioni di euro e un margine
operativo loro di oltre 100
milioni.
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Martedì 18 Novembre 2014 Corriere della Sera
32
@LucaSghedoni
Ceo Kerakoll
Corriere della Sera Martedì 18 Novembre 2014
Trovolavoro
ECONOMIA
33
L’Ordine dei giornalisti della Lombardia e Manpower
Lavoro durante l’Expo, corsi gratuiti per reporter
Nuove opportunità di lavoro, durante l’Expo, per
chi si occupa d’informazione. L’Ordine dei
giornalisti della Lombardia e Manpower, partner di
Expo Milano 2015 per la gestione delle risorse
umane, hanno siglato un accordo per l’avvio di
corsi di formazione gratuiti, finalizzati a trovare
un’occupazione durante il periodo di Expo.
Un’opportunità di ricollocazione professionale per,
in una prima tranche, 28 giornalisti lombardi che
saranno scelti tra precari e disoccupati. Gli
interessati devono presentare domanda entro
novembre sul sito www.odg.mi.it. ManpowerGroup
vaglierà le richieste. A dicembre il primo corso di 5
giorni. Poi altre iniziative.
Anna Maria Catano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ristorazione, oltre 650 offerte
● Giovani all’estero
Giovanni, 25 anni e un curriculum
Progetti e aperture delle catene del buon cibo, con locali propri o in franchising tra Londra e la Colombia
di Enzo Riboni
Catene della ristorazione in
crescita. E in particolare quelle
che si focalizzano su materie
prime di qualità. A partire per
esempio da Obicà, realtà made
in Italy fondata da Silvio Ursini,
che basa la propria proposta
gastronomica sulla mozzarella
di bufala campana «dop» e che
ha intenzione di aprire 8 nuovi
ristoranti in giro per il mondo
tra il 2015 e il 2016 e di essere in
cerca di nuovo personale. E,
dato che per ogni locale di
grandezza “media” sono necessari circa 30 profili, sono circa
240 le figure che verranno inserite nella catena. «Attualmente
stiamo cercando le location
adatte e poi selezioneremo il
personale. Il nostro format ha
ispirato numerosi ristoranti in
tutto il mondo», spiega Domenico Mazzeo, amministratore
delegato di Obicà Group.
Un’altra catena in espansione è quella di Roadhouse Grill,
steakhouse del gruppo Cremonini. Sono circa una dozzina i
punti vendita che verranno
aperti nel 2015, in Lombardia,
Piemonte, Toscana e Palermo.
I vertici
Il fondatore di
Obicà Silvio
Ursini e a
destra il «chief
executive
officer»
Domenico
Mazzeo
Locali per i quali ci sarà bisogno di 300 persone circa
(www.roadhousegrill.it/job).
Sempre nel settore della ristorazione è in espansione anche
Rossopomodoro, specializzata
nella pizza. La società opera sul
territorio nazionale con locali
sia propri sia in franchising.
Entro la fine del 2014 inaugurerà quattro ristoranti. Generalmente per ognuno di questi
punti vendita sono richieste
quattro persone per la sala e
quattro per la pizzeria, un manager e un assistente. Serviran-
Openjobmetis
I 4 mila lavori
del Natale
(i.co.) Sono 4 mila le
opportunità di lavoro che offre
per il Natale 2014 e i successivi
saldi la Openjobmetis. In
particolare sono ricercati
addetti alla vendita, cassieri,
scaffalisti, salumieri, pasticceri
e panettieri nella Gdo e figure
per boutique del caffè, librerie.
no quindi una quarantina di
profili.
Mentre offre prevalentemente cappuccino e caffè, ma
anche dolci, zuppe, insalate e
piatti unici Ca’puccino, catena
di dieci locali in Italia e quattro
a Londra di Giacomo Moncalvo. Nei primi otto mesi di quest’anno l’azienda ha assunto 97
persone, baristi, camerieri, addetti alla preparazione in cucina, staff manageriale e caporeparto per la sala, il bar e la cucina e per il prossimo anno vorrebbe inserire un altro
centinaio di figure dello stesso
tipo con ottima conoscenza
dell’inglese.
Infine Eataly prevede di aprire diversi ristoranti nei prossimi anni, a Verona, Trieste, Forlì
e, all’estero, a Londra, Parigi,
Monaco di Baviera, Mosca,
New York e San Paolo del Brasile, per i quali prevede assunzioni contestualmente ai tempi
delle aperture e alle loro «location».
Irene Consigliere
IreConsigliere
Giovanni
Scarascia
Mugnozza,
25 anni
erto, il mio obiettivo ultimo è di
ritornare in Italia, ma per ora il gap
retributivo e di occasioni
manageriali è ancora troppo ampio».
Giovanni Scarascia Mugnozza è barese, ha 25
anni e da gennaio è Project manager alla Gm
Financial di Londra, con un contratto a tempo
indeterminato. Giovanni, dopo la laurea
triennale alla Bocconi in Economia aziendale,
è andato alla Copenhagen business school a
frequentare il master in «Economics». Prima
del diploma ha però avuto ulteriori esperienze
estere: tre mesi in Colombia per un progetto
di cooperazione internazionale seguito da un
semestre in Francia con Erasmus, all’Ecole
superieure du commerce di Rennes. «Ho
vinto poi la borsa di studio Schuman e così,
nel 2013, ho lavorato a Bruxelles presso il
parlamento europeo e poi per una società di
consulenza». Ma Giovanni puntava a più
stabilità e così da maggio a novembre ha
inviato una media di 5-6 domande di lavoro al
giorno, fino alla risposta positiva di Gm.
«Prima di assumermi mi hanno sottoposto a
quattro round di selezione, prima
telefonicamente, poi via Pc con un test di
matematica, logica e lingue e, infine, due
colloqui vis-à-vis a Londra».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I colloqui
Le occasioni della settimana
La meccanica hi-tech
cerca più di 150 talenti
Nella meccanica di precisione lavorano giovani curiosi,
esigenti e sempre aggiornati. E
in azienda chi è “al comando”
convive con la nuova generazione. O con la vecchia. Come
Gervasoni Group. E’ passata
dalla minuteria per contachilometri e calcolatrici prodotta
negli anni ’60 in una cantina, a
uno stabilimento dove regnano
esperti al controllo numerico
che producono 300 mila componenti al giorno. «Per l’automotive, in primis — spiega
l’amministratore delegato Graziano Gervasoni —. E abbiamo
30enni come responsabili produzione/logistica/uffici tecnico-acquisti. Oggi, poi, grazie al
«C
know how dei nostri addetti,
siamo spesso partner oltre che
fornitori dei clienti». Nei prossimi 18 mesi è previsto il recruiting di 30 ingegneri/periti.
Poi, Zannini, un gruppo di
famiglia in crescita. Che conosce il lavoro non stop. La seconda generazione è venuta su trascorrendo le estati in officina
durante le scuole medie e le superiori. Su commessa cliente,
realizza componenti per automotive/elettrodomestici. Cerca 20 periti/ingegneri (per le
sedi Italia/estero) abili con gli
strumenti di misura.
In Puglia, invece, O.M.P. recluta 10 profili. Produce valvole
a sfera per oleodotti e impianti
eolici. Lo sviluppo dell’azienda
è spiegato dal fondatore Gildo
Carlone: «Abbiamo sempre investito in impianti e formazione. Oggi, però, ho bisogno di
tecnici capaci di dialogare in
inglese/tedesco coi committenti oltralpe: giovani consapevoli che la flessibilità negli orari e negli spostamenti sono diventati prerequisiti».
A sua volta Tesmec progetta
e produce componenti e soluzioni per linee ferroviarie e
macchine da cantiere. Le job
openings previste sono una
sessantina: laureati junior e senior per area business/ inge-
I profili
Periti e ingegneri per le
aziende. C’è il tedesco
tra le lingue straniere
più richieste
gneria del prodotto/R&D/
planning. Specie per le filiali
estere. E’ richiesta padronanza
di due lingue, disponibilità alle
trasferte, forte motivazione.
Un altro brand del settore è
quello di CPM Bearings. E’ specializzato nei cuscinetti a sfere
ed ha in budget 20-25 posizioni per figure tecniche. «I giovani sono attratti dal nostro settore dove, con macchine e sistemi automatici, si coniugano
abilità e precisione — nota
l’amministratore delegato Giovanni Degrà —. E c’è anche il
fattore retribuzione: è più alto
rispetto alla media della meccanica in genere».
In Emilia Romagna, infine,
Ma.Bo. chiude il 2014 con il segno «più» e nel 2015 inserirà 6
talenti. Produce minuteria
meccanica anche per il biomedicale.
Laura Bonani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Dal marketing alla consulenza,
le opportunità delle multinazionali
Filippo Sirotti,
ceo di
Direct&Quixa
Italy
Nestlé
18 ricerche
Nestlé ha aperte 18 ricerche di selezione, 2 per
posizioni: key account case di riposo (contratto
a termine) e «merchandiseur» per la Francia, e
16 per opportunità di stage (area marketing,
commerciale comunicazione esterna, customer
service). I tirocini, compensati e con buone
possibilità di conferma, fanno del progetto
internazionale «Nestlé needs YOU» che prevede
di inserire entro il 2016, 10.000 giovani di meno
di 30 anni in diverse funzioni aziendali.
Quixa
10 consulenti
Quixa sta per inserire 10 consulenti laureati che
seguiranno i clienti. I neoinseriti, che si
preferisce abbiano già sviluppato una
esperienza di lavoro, parteciperanno a un
percorso di formazione.
a cura di Luisa Adani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
34
ANNUNCI DI RICERCA DI PERSONALE E DI FORMAZIONE
Martedì 18 Novembre 2014 Corriere della Sera
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COLLABORATORI/COLLABORATRICI
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determinazione a perseguire importanti compensi
e disponibilità a muoversi nella propria città.
Gli interessati, ambosessi, potranno inserire dettagliato c.v. nel Job Alert Rif. 1117 e/o inviarlo a:
[email protected]. Si invita a leggere l’informativa Privacy sul sito www.agiliumhr.com.
Non sono richiesti particolari titoli di studio
o precedenti esperienze lavorative.
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industriale, ricerca:
Stage formativi si terranno nei capoluoghi di regione.
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che svolga, nell’ambito della Ricerca & Sviluppo, le fasi del progetto di nuovi prodotti, comprendendo
la modellazione 3D dei particolari e degli assiemi, la prototipazione e la preparazione dei disegni 2D
esecutivi. Cerchiamo una persona dotata di entusiasmo, capace di fare propria la sfida progettuale.
Si richiede: diploma di perito meccanico o laurea triennale in ingegneria meccanica, positiva esperienza nel disegno tecnico di particolari complessi, conoscenza della lingua inglese.
Inviare CV digitando il codice 6429 nel campo “cosa” del motore di ricerca sulla homepage di Trovolavoro.it
Il presente annuncio si rivolge a candidati di ambo i sessi (L. 903/77). I dati saranno trattati ai sensi dell'art. 13 D.lgs. 196/03.
Per maggiori informazioni scrivere a:
[email protected] allegando curriculum
o note informative sulla propria persona.
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della città di Lecce. Durata dell’incarico un anno con eventuale proroga di un ulteriore anno. Compenso annuale
lordo di €. 60.000,00 oltre IVA e CAP e al netto di ritenute come per legge. Scadenza per la presentazione
delle candidature 11/12/2014. Per ulteriori informazioni consultare il sito www.sgmlecce.it.
S.G.M. SpA Società Gestione Multipla – S.P. Lecce-Vernole Km 1,5 – P.IVA 03500970755
Contatto: Dott. Ugo Guacci tel 0832.340898, cell. 3346246080
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di consolidare e sviluppare qualificate relazioni presso le industrie, seleziona:
GIOVANE INGEGNERE
da inserire nel proprio organico Tecnico-Commerciale.
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Il presente annuncio si rivolge a candidati di ambo i sessi (L. 903/77). I dati saranno trattati ai sensi dell'art. 13 D.lgs. 196/03.
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SPECIALISTA AMMINISTRAZIONE DEL PERSONALE JUNIOR
Il candidato dovrà garantire la gestione dell’elaborazione dei cedolini, il corretto versamento dei contributi previdenziali, l’adempimento degli aspetti fiscali relativi all’amministrazione del personale, e
si occuperà anche della predisposizione della reportistica e del controllo e analisi del costo del lavoro.
Requisiti: Laurea in discipline economiche o giuridiche; esperienza di 2-3 anni nella gestione diretta
del payroll e/o nell'elaborazione dei costi del Personale, sviluppata all’interno di aziende modernamente strutturate oppure presso studi professionali.
Sede di lavoro: Vimodrone (MI)
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Trovolavoro ricerca per uno storico Gruppo italiano che opera nel settore metalmeccanico, un:
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Il candidato, a diretto riporto del Responsabile dell’ufficio, dovrà occuparsi di presidiare il processo di gestione
della qualità secondo le direttive aziendali, gestire i reclami dei Clienti ed utilizzare gli strumenti di controllo meccanici e distruttivi per misurare la qualità dei prodotti. Requisiti: Diploma di Perito Meccanico, 2-3 anni nel ruolo
presso aziende produttive del settore metalmeccanico. Sede di lavoro: Provincia di Varese
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GIOVANE PROGETTISTA MECCANICO
perito industriale, da inserire nel proprio Ufficio Tecnico.
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da inserire nella propria organizzazione italiana di Ambulatori di Dialisi dislocati in Campania e Puglia.
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Oppure all’indirizzo e-mail : [email protected]
La ricerca è rivolta a uomini e donne (L.903/77). Garantiti i diritti di cui all’art. 7 del Dlgs. 196/03
Corriere della Sera Martedì 18 Novembre 2014
Trovolavoro
ECONOMIA
Luiss
Un concorso per l’ambiente e contro gli sprechi
Si aprono il primo dicembre le iscrizioni al bando di
concorso del premio «Non sprecare 2015»
(http://www.nonsprecare.it/premio), che si terrà
all’università Luiss di Roma a febbraio. Intanto il 26
novembre nell’ateneo capitolino verrà assegnato il
premio di quest’anno, primo appuntamento della
giornata dedicata al futuro dell’ambiente e allo
sviluppo di un nuovo modello di “economia
35
Dal 20 al 22 novembre
A Verona la fiera Job&Orienta
circolare”. Il riconoscimento è nato per
promuovere progetti e buone pratiche per
combattere lo spreco e le sue contraddizioni e si
rivolge a persone, aziende, istituzioni, associazioni
e scuole che abbiano portato avanti iniziative
antispreco. Prevista una sezione per under 30.
Irene Consigliere
(a.m.c.) Dal 20 al 22 novembre Job&Orienta, il
salone nazionale su orientamento, scuola,
formazione e lavoro, accoglie alla Fiera di Verona
giovani alla ricerca di occupazione o di opportunità
formative. In calendario workshop, presentazioni
aziendali, simulazioni, incontri con imprenditori,
orientatori, esperti. Iscrizioni: www.joborienta.info.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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I dirigenti? In Italia merce rara
Cambi di poltrona
Hazan sale in Fiditalia
La vicenda
● Quando i
licenziamenti
fioccano, chi ha
ancora il
coraggio di
osare ad
andare oltre la
gestione della
routine? Per
Paolo Iacci,
vicepresidente
Aidp, «c’è
un’emergenza
manageriale,
nel senso che
una classe
dirigente
aziendale
impaurita
genera una
minore qualità
del proprio
lavoro. Così ne
soffre il
sistema»
Quasi 70 mila dirigenti licenziati dal 2008 al 2013, con
l’anno in corso che promette di
falcidiarne in tutto più di 10 mila. E ciò solo nel settore privato,
agricoltura esclusa. Altri dirigenti sono stati nominati nel
frattempo, ma i nuovi ingressi
non hanno compensato le perdite. Secondo gli ultimi dati
Inps disponibili, rielaborati dal
sindacato dei dirigenti e quadri
del terziario Manageritalia, tra
il 2008 e il 2012 il numero dei
dirigenti è sceso del 2,5% (2.919
unità) a quota 116.200. Troppo
pochi secondo Manageritalia
(dati Eurostat), almeno rispetto alla media europea che conta 4,7 dirigenti (pubblici più
privati) ogni 100 dipendenti,
mentre l’Italia è ferma a quota
1,3, distanziata da Spagna (2,9)
e surclassata da Germania
(3,4), Francia (6,9) e Uk (9,8).
In questo contesto c’è chi
solleva un problema: quando i
licenziamenti fioccano, chi ha
ancora il coraggio di osare ad
andare oltre la gestione della
routine? E’ quanto sostiene Paolo Iacci che, come vicepresidente dell’associazione per la
direzione del personale Aidp,
ha il polso dell’umore di molti
ILLUSTRAZIONE DI XAVIER POIRET
Sono solo l’1,3% del totale dei dipendenti, meno di tutti gli altri grandi Paesi dell’Ue Candiani in Microsoft
dirigenti: «C’è un’emergenza
manageriale, nel senso che una
classe dirigente aziendale impaurita genera una minore
qualità del proprio lavoro. Così
ne soffre il sistema produttivo». Iacci fa questa analisi in un
libro appena uscito con un titolo curioso: Il teorema del caffè
(Guerini). «In un bar del centro
— spiega — alla mattina c’è
una folla di clienti che chiede
decine di diverse varianti del
caffè. Sembra un’orgia consumistica, eppure rispetto a prima della crisi si consuma il 5%
in meno di caffè ma si è sempre
più esigenti nella richiesta di
un prodotto personalizzato. Insomma si consuma di meno e
si pretende di più e chi vende si
deve adeguare per non soccombere alla concorrenza». E’
una metafora di ciò che si chie-
de oggi alle aziende: prezzi più
bassi e qualità più alta, offerta
più ricca e margini più alti.
Così al “povero” manager
viene imposto di gestire il paradosso. «Esigendo — continua Iacci — contemporaneamente drastica riduzione dei
costi e incremento della qualità, standardizzazione e più vicinanza al cliente. Di qui il disorientamento».
Tanto più che nelle aziende
si tende a sminuire la professionalità dei dirigenti spesso
sostituendoli con i quadri.
Mentre infatti, come già visto,
dal 2008 al 2012 il numero dei
dirigenti è calato del 2,5%, nello stesso periodo quello dei
quadri è aumentato del 10%. «E’
un forte passo indietro — commenta il presidente di Manageritalia Guido Carella — perché
un quadro non può sostituire
un dirigente, salvo si retroceda
un dirigente a quadro, fatto
che, purtroppo, oggi avviene».
Un declassamento che, secondo i dati Manageritalia, interessa ogni anno il 10% dei dirigenti, che diventano quadri o consulenti esterni.
Enzo Riboni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Angelo Zanotti
e, nella foto
sotto, Alain
Hazan
Alain Hazan, 55 anni, è
diventato amministratore
delegato di Fiditalia, società di
credito al consumo. Ha
lavorato in Citifin, Citibank e
Fortis.
Angelo Zanotti, 49 anni, in
azienda dal 1990, ha ricevuto
l’incarico di amministratore
delegato per le attività sales &
service di Om Still.
Silvia Candiani, 43 anni, è
stata nominata general
manager consumer channel
group per Europa Centrale e
dell’Est di Microsoft. Ha
maturato esperienze in
Vodafone, McKinsey e San
Paolo Imi.
Tomas Hruska, ceco, 39 anni,
nella multinazionale della
cosmesi dal 1999, ha assunto il
ruolo di direttore generale
divisione prodotti grande
pubblico di L’Oréal Italia.
Mauro Montagnini, 56 anni, è
il nuovo chief property &
casualty officer di Generali.
Alessandro Mancino, 40 anni,
è stato posto a capo della
divisione wind power and
renewables di Siemens Italia.
a cura di Felice Fava
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© RIPRODUZIONE RISERVATA
Martedì 18 Novembre 2014 Corriere della Sera
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4,591
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22,108
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Invictus Global Bond Fd
Invictus Macro Fd
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Azimut Reddito Euro
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Azimut Scudo
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Azimut Solidity
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Azimut Trend Italia
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AZ F. Active Selection DIS
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AZ F. Active Strategy
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AZ F. Asia Absolute
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AZ F. Asset Plus
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AZ F. Best Bond
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AZ F. Best Cedola ACC
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AZ F. Best Cedola DIS
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AZ F. Best Equity
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AZ F. Bond Target 2015 ACC
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AZ F. Bond Target 2015 DIS
EUR
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AZ F. Bond Target 2016 ACC
EUR
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AZ F. Bond Target 2016 DIS
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AZ F. Bond Target 2017 Eq Op ACC
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AZ F. Bond Target 2017 Eq Op DIS
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AZ F. Bond Target 2018 Eq Op ACC
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AZ F. Bond Target 2018 Eq Op CLD DIS 13/11
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AZ F. Bond Target 2018 Eq Op DIS
EUR
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AZ F. Bond Target Giugno 2016 ACC
EUR
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AZ F. Bond Target Giugno 2016 DIS
EUR
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AZ F. Bond TargetSettem.2016 ACC
EUR
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AZ F. Bond TargetSettem.2016 DIS
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AZ F. Cash 12 Mesi
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AZ F. Cash Overnight
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11,277
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10,437
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6,595
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10,506
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107,560
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Corriere della Sera Martedì 18 Novembre 2014
37
ECONOMIA/MERCATI FINANZIARI
● Piazza Affari
Sussurri & Grida
Basta scandali, Fed manda in pensione il Libor
di Giacomo Ferrari
(f.mas.) I mercati provano a inventarsi un’alternativa al Libor, il tasso interbancario fiaccato
nella sua credibilità dallo scandalo delle manipolazioni da parte delle maggiori banche mondiali. Visto che un tasso — cioè un prezzo al quale le banche si prestano reciprocamente il denaro — ci vuole, e serve che sia corretto, le autorità
stanno correndo ai ripari. Così ieri è stata la Federal Reserve ad avviare le danze, incontrando a
New York i rappresentanti di colossi come Bank
of America, Goldman Sachs, Hsbc e delle banche centrali d’Europa, Gran Bretagna e Giappone
per discutere del processo di sviluppo di un’alternativa priva di rischi al Libor, da usare nei derivati in dollari e in altri contratti finanziari. Per
la Fed l’incontro rappresenta «un importante
passo verso l’applicazione delle raccomandazioni del Financial Stability Board» di luglio. «I tassi
di riferimento sono tra le fondamenta del sistema finanziario», ha detto Jerome Powell, membro del board della Fed. «È nell’interesse di tutti,
da chi detiene mutui agli istituti finanziari che
fanno affidamento su questi, che siano integri,
ben costruiti e resistenti alle manipolazioni».
World Duty Free corre sui conti
In frenata Autogrill
D
opo un avvio incerto, le Borse europee
hanno cambiato direzione nel
pomeriggio per l’intervento di Mario
Draghi a Bruxelles. A galvanizzare gli
operatori la conferma che la Bce è pronta ad
acquistare sul mercato anche titoli sovrani. A
Piazza Affari si sono impennati i bancari, da
Ubi (+3,41%) a Bper (+3,38%), da Unicredit
(+3,24%) a Mps (+3,05%), determinando così
il rialzo del Ftse-Mib (+1,33%). La migliore
performance fra le blue-chips è stata però di
World Duty Free (+5,13%), spinta dal
giudizio positivo di Kepler Cheuvreux dopo
la trimestrale e la conferma dei target. Bene
anche Yoox (+3,63%) e, nel segmento Star,
Gefran (+8,26%). Giù invece Autogrill (2,51%) ed Enel Green Power (-1,46%).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Xk@±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®
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XÎk ׬ K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®
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bˆk¬±‰Âk˜äk±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®¯
kbkÅ K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®¯
kxxk K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®¯
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Carney: i bond per
pagare i banchieri
(giu.fer.) Non solo il bonus ma
anche il salario fisso dei banchieri potrebbe finire sotto la
lente dei regolatori, in modo che possa essere
recuperato in caso di malefatte o illeciti. Pochi
giorni dopo la mega multa da 4,3 miliardi di dollari inflitta a un gruppo di banche per lo scandalo sul Forex, il governatore della Bank of England, Mark Carney (nella foto), chiede di intervenire per limitare l’azzardo morale dei banchieri. Negli ultimi anni le economie avanzate hanno
realizzato una serie di riforme per regolamentare i bonus nel settore finanziario, per differire il
momento del pagamento ma anche per costringere il beneficiario a restituirli in caso di cattiva
condotta o di rischi eccessivi. In risposta molte
banche hanno aumentato la parte fissa del salario, riducendo quella variabile, ha ricordato Carney. E, perciò ha sollecitato «nuove regole per
mettere a rischio la parte salariale fissa». Secondo Carney, una proposta «degna di considera-
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© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le Fs tedesche per gli autobus
di Torino, sfida con Trenitalia
(c.d.c.) Dopo le nozze Fs Ataf (azienda di trasporto pubblico di Firenze) e l’interesse mostrato dal Ceo di Fs, Michele Elia per Atac e Atm, ora
tocca ai tedeschi. «Arriva Italia», gruppo inglese
che nel 2010 è stato acquisito dalla tedesca Deutsche Bahn, leader in Europa nel mercato del trasporto passeggeri, ha presentato al Comune di
Torino una lettera di manifestazione di interesse a partecipare alla gara per il 49% del gruppo
Gtt, gruppo torinese trasporti. E in ballo c’è pure
Trenitalia. Nei prossimi giorni si saprà quali
manifestazioni saranno ritenute valide, poi entro metà gennaio dovranno arrivare le offerte
vincolanti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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!kb‰N@˜X@±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!¯ Ê`pÕz
!kb‰@˜×“ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!¯ z`ÐÕz
!k‰b‰k±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!¯ æ`晙
!‰b ˜b×ÅÎÂà @¬±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!
¯
r
!‰ÎÎk ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!1¯ ¤`Õ|æ
!kŏ‰˜k K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!/¯ ¤`æÊÉ
!!kb ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!!¯ æ`|z¤
!˜Xk ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!$"
¯ ¤¤`ՙæ
!˜b@bÂ‰±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!"¯ æ`Êzz
!˜b 1Ý K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!18¯ ¤`ÊÊz
!˜Â‰x ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!$"¯ æ`ՙÉ
!˜Îk ,@ÅX†‰ /‰±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!,/¯ æ`ʙÐ
!Ý‰k“@ß±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!!¯ æ`æÐz
!×Î׉˜‰˜k K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!$¯ |`ÉÐæ
" "‰Xk K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®"
¯ Õ`ÉÕæ
"k“@‰xk ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®"$¯ |`ÉÉæ
"k“@‰xk ¤z Þ@ ±±±±±±±±±±±±±±±±®9"$¤z¯
r
"Ý@Âk±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®".¯ æ`pææ
$ $‰b@Î@ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®$¯ æ`ÐÐz
, ,@˜@‰@~׬ K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,"¯ ¤`¤™z
,@“@@Î ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,1¯ Õ`|æ|
,@“@@Î ¤zÞ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®9,1¤z¯ ¤`ЙÉ
,‰@~~‰ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,¯ Õ`ÕÊ|
,‰kÂÂk ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,.¯ æ`Êpæ
,‰kÂÂk ¤ÕÞ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®9,.¤Õ¯
r
,‰˜‰˜x@‰˜@ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,"¯ Õ`™™p
,‰¶×@b±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,-¯ ¤`zÐÊ
,‰Âk‰ G ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,
¯ ¤æ`Épæ
,‰Âk‰ G ± ˜X±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,
,¯ ™`Êzæ
,‰~± /±@×ÅΉ˜ K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,/¯ z`zpz
,‰~Â@x‰X‰ b‰ÎÂ‰@k±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,$¯ æ`ÕÕÕ
,Âk‰Å±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,./¯ æ`Õ|™
,Âk“×b@ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,.¯ æ`ÕÕÕ
,‰“@ ˜b×ÅΉk K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,.¯ ¤Ð`zÐæ
,Âàœ‰@˜±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,.;¯ ¤|`æÊæ
. .± k !kb‰X‰ K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®.!¯ æ`ÕÊÕ
.@ÎΉ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®.1¯ Õ`zæp
.
/ !kb‰@~׬ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®.
/¯ æ`pp|
.kXÂb@Ή kß K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®.
¯ ¤Ð`Êzæ
.k¬à K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®.;¯ zÊ`æææ
.kÎk‰Î±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1¯ æ`z|æ
.‰Å@˜@“k˜Î±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®."¯ æ`æp™
.ÅÅÅ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®.$/¯ ¤`Õ|æ
/ /@N@x /±¬±@± K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/¯ ¤¤`™ææ
/@kÅ K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/¯ Ê`z¤æ
/@kŠ˜X K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/.¯ z`zÊz
/@x‰ ׬±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/¯ ™`Õææ
/@‰¬k“±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/,!¯ ¤Ð`¤Õæ
/@‰¬k“ ‰Ŭ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/,!.¯
r
/@‰˜‰ “¬Âk~‰ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/¯ Õ`Êpæ
/@‰˜‰ “¬Âk~‰ ˜X ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/.¯ ™`™Õæ
/@Â@Å ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/./¯ æ`əp
/@α±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/1¯ ¤|`æææ
/@Ýk ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/8¯ ¤Õ`pææ
/XÂkk˜ /kÂ݉Xk ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®//¯
r
/k@Î ,±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,¯ æ`ææ¤
/k@Î , ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,.¯ ¤`æææ
/kÂÝ‰ä‰ Î@‰@ K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/.¯ |`æÉæ
/kÂÝ‰ä‰ Î@‰@ ¤z Þ@ K ±±±±±±±±±±±®9/.¤z¯ æ`ՙæ
/kÅ@ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®//¯ ¤Õ`Ðææ
//±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®//¯ É`ÊÕæ
/‰˜Îkʼn ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/¯ æ`æz¤
/˜@‰±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/"¯ ¤`Õz™
/˜@“ @Å ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/.¯ |`æ™æ
/~kx‰ K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/$¯ ¤`™™z
/ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/$¯ Ê`|Ðæ
/Â‰˜ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/."¯ ¤`ÉÐÊ
/¬@Xk ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/,¯ ™`p¤z
/¬@Xk Þ@ÂÂ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®9/,¯
r
/Îkx@˜k K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/1¯ æ`Ðæ|
/Îkx@˜k ‰Ŭ K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/1.¯
r
/1!‰XkkXα±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/1!¯ z`ʙz
1 1@“N׉ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1,¯ Õ`|ææ
1@“N׉ ¤ÐÞ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®91,¤z¯ æ`|pæ
1/±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1/¯ æ`||p
1kkX“ 1 ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®11¯ æ`™¤Õ
1kkX“ 1 !kb‰@±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1!¯ æ`p|æ
1kkX“ 1 !kb‰@ ˜X ±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1!.¯ æ`z||
1kkX“ 1 ˜X ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®11.¯ æ`ɤÐ
1k˜@‰Š±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1"¯ ¤|`zpæ
1k˜@±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1."¯ Ð`p¤Õ
1k˜‰˜kÂ~‰@ K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1.¯ ¤`zÕÉ
1kœkX K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1/¯ æ`ÊÐz
1‰ÅX@‰±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1/¯ æ`æ|æ
1‰ÅX@‰ ¤|Þ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®91/¤|¯
r
1bÁű±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1$¯ ÊÊ`pzæ
1Âk݉ ‰˜±˜b±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1¯ Õ`ÉÐp
1:1 kˆÅ×Ή˜ K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1:1¯ É`Êææ
3 3 @˜X@±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®3¯ z`ÉÊz
3˜‰XÂkb‰Î±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®3
¯ z`|Õz
3˜‰XÂkb‰Î ‰Ŭ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®3
.¯ É`ÉÕæ
3˜‰¬±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®3"¯ Ð`pææ
3˜‰¬ ¬Âݱ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®3",¯ Ð`zÐp
3˜‰¬/@‰ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®3/¯ Õ`ÕÕp
3˜‰¬/@‰ ‰Ŭ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®3/.¯ ÕÐp`Êææ
3˜‰¬/@‰ ‰Ŭ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®3/.¯ Õ`¤™æ
8 8@Å‰@±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®8/¯ ¤Ð`Ézæ
8‰@˜‰˜‰ ˜b×ÅΉ@ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®8"¯ ¤`ÕÕæ
8‰@˜‰˜‰ @ݝ‰±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®8¯ z`æÐæ
8‰ÎΝ‰@ Åű K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®8/¯ p`zÊæ
9 9Âb ×Îà Âkk ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®9¯ Ê`™Êz
; ;ß K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®;$$:¯ ¤Ê`zÊæ
> >‰~˜@~ 8kΝ K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®>8¯ z`ÕÊz
>×XX†‰±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®>3
¯ æ`æzæ
>×XX†‰ ¤| Þ@±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®9>3
¤|¯ æ`æææ
>×XX†‰ ˜X±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®>3
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zione» è quella suggerita dal presidente della
Fed di New York, William Dudley, di introdurre
per i banchieri senior «performance bond», obbligazioni legate alla performance.
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Martedì 18 Novembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 18 Novembre 2014
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& Spettacoli
Addii
Serge Moscovici
psicologo sociale
Serge Moscovici, una delle figure
più rilevanti nel campo della
psicologia sociale europea, è
scomparso l’altro ieri. Romeno
naturalizzato francese, era nato
a Braila nel 1925 da una famiglia
ebraica. Negli anni Cinquanta
presentò la sua «Teoria delle
Rappresentazioni sociali»,
secondo la quale la
rappresentazione della realtà è
«costruita semanticamente e
condivisa socialmente». Nel
2003 fu insignito del Premio
Moscovici (14
giugno 1925 –
16 novembre
2014)
Balzan con questa motivazione:
«I lavori di Moscovici hanno
ribaltato i paradigmi canonici
della disciplina e creato una
tradizione europea in psicologia
sociale. Nelle scienze dell’uomo
e della società Moscovici occupa
il posto eminente che, fino alla
fine degli anni Sessanta, fu di
Jean Piaget».
Romanzo Torna «Per i sentieri dove cresce l’erba» (Fazi), il diario dell’internamento forzato per motivi politici
di Pierluigi Battista
O
ramai quasi novantenne, Knut Hamsun fu
costretto a girare tra
manicomi e ospizi,
sottoposto ad atroci soprusi da
parte di carcerieri che non nutrivano soggezione alcuna per
uno scrittore che pure nel 1929
era stato insignito del premio
Nobel per la letteratura. Il romanzo che lo aveva reso famoso, Pan, era del 1894, Fame del
1900, lo stesso anno dell’Interpretazione dei sogni di Sigmund Freud. Thomas Mann,
Bertolt Brecht e Gottfried Benn
riconoscevano nei suoi romanzi una delle vette della narrativa
europea.
Ma dopo il 1945 questo gigante della cultura norvegese
ed europea venne «umiliato in
modi anche gratuiti», come ha
scritto Filippo La Porta. Privato
della lettura di libri e giornali,
escluso dal prestito della biblioteca dell’ospizio (ed era pure quasi cieco), divenne vittima
di «incredibili perizie psichiatriche» e, è ancora La Porta che
scrive, fu «costretto a pescare la
corrispondenza nel lago di minestra e caffé che si formava nel
suo vassoio». Come mai questo
trattamento crudele per uno
scrittore tanto prestigioso? Perché si era infatuato così spudoratamente del nazismo da fare
omaggio a Goebbels della sua
medaglia del Nobel. Perché
aveva vergato un servile panegirico all’Hitler trionfante. Perché
aveva «tradito la Patria norvegese», accodandosi al governo
fantoccio filonazista di Quisling. Perché aveva frequentato
il Male assoluto. Perché aveva
radicalizzato così furiosamente
la sua protesta contro la modernità, la città, l’industria senz’anima che schiaccia gli individui, e aveva così idealizzato un
culto per la Natura incontaminata e «autentica», da vedere
nel nazismo e nel suo Führer il
compimento di un eroico destino. Perciò doveva essere punito. E nelle forme più spietate.
In questi giorni l’editore Fazi
ripubblica opportunamente un
grande documento della condizione spirituale degli intel-
Hamsun, il premio Nobel
che pagò le colpe di Hitler
La storia non fa sconti alla destra: da Pound a Céline. Alla sinistra sì
Scrittori
Sopra, dall’alto:
Louis Aragon
(1897-1982),
Pablo Neruda
(1904-1973)
ed Ezra Pound
(1885-1972)
lettuali nell’epoca dei totalitarismi: Per i sentieri dove cresce
l’erba. È il resoconto dettagliato della punizione che Knut
Hamsun dovette scontare per
aver fornito idee, suggestioni,
atmosfere, oggi si direbbe
«narrazione», alla causa demoniaca del nazismo. Non si poteva tollerare che intellettuali
prestigiosi avessero messo la
loro penna o le loro tele al servizio di una causa dannata. Perciò la vicenda di Hamsun risulta ancora oggi conturbante. Le
idee e le persone che le incarnavano vennero caricate di una
responsabilità storica in una
misura inedita nella storia moderna. Tra le parole e le cose la
distanza fu abolita. Il fiancheggiamento ideologico dell’orrore venne equiparato all’orrore
stesso. Non poteva esserci differenza tra uno scrittore e un
aguzzino di Auschwitz. Un
grande giurista che servì senza
riserve ogni atto del nazismo,
Carl Schmitt, venne messo in
prigione per un anno e mezzo e
portato alla sbarra a Norimberga come «maggior criminale
dal punto di vista morale». Le
pagine del suo Ex captivitate
salus (tradotto e pubblicato in
Italia da Adelphi) assomigliano
in modo impressionante a
quelle di Hamsun in Nei sentieri dove cresce l’erba. Affiora in
entrambi lo sconcerto per
qualcosa di inaudito: l’equiparazione «dal punto di vista morale» dell’adesione intellettua-
Due pesi due misure
Louis Aragon ha
inneggiato alla polizia
segreta sovietica
senza ripercussioni
le a un regime rispetto alle nefandezze da esso compiuto.
Portare argomenti intellettuali
a un regime che si è macchiato
di crimini contro l’umanità diventò esso stesso un crimine
contro l’umanità.
Per questo l’«epurazione»
post-nazista non ha risparmiato gli scrittori e i filosofi coinvolti con il Male. In Francia Robert Brasillach, il più celebre
dei cantori del collaborazionismo con i nazisti (assieme a
Pierre Drieu La Rochelle, suicida nella temperie della sconfitta), era stato condannato a
morte. Louis-Ferdinand Céline
conobbe l’esilio. Martin Heidegger, raccontano i suoi biografi, visse quegli anni nell’incubo «d’essere privato della sua
biblioteca» e, allontanato dall’accademia, recluso nel suo
«rifugio» nella Foresta Nera, riceveva i libri recapitati regolar-
Lezioni di volo (e di migrazione) da una cicogna
Guido Conti racconta e illustra una vicenda di amore e generosità
di Vivian Lamarque
I
l volo felice della cicogna Nilou, di Guido Conti (Rizzoli, pp. 190, € 14), sembra
scritto da una cicogna in persona, con
cuore che batte e con lunga magra elegante zampa che disegna. L’imparare a volare
delle prime pagine, per esempio, pare
scritto da uno che s’intende di vertigini, sa
bene di cosa si tratta... «Aveva visto il vuoto
sotto di sé. Tremava tutta. Il giorno dopo
fece un altro salto, sbatté più volte le ali e
restò appesa nell’aria, come se un filo invisibile la tenesse sospesa tra la terra e il cielo. Si guardò le zampe lunghe a penzoloni...». Cicogna, basta pronunciare la parola
che all’istante una favola si mette in moto.
Con non molti altri animali il nostro immaginario risponde così velocemente.
Qui l’alata protagonista si chiama Nilou
(anche se a metà Ottocento, Andersen
scrisse che secondo la credenza popolare
tutte le cicogne si chiamano Peter). Nilou
vive con la madre, il giorno della sua nascita il padre era scomparso, lei non l’ha mai
conosciuto. Cresce spaurita, timida, bellissima. («Sei una regina? No, sono nata sopra una ciminiera»).
Nel «bianco latte delle nuvole» sfila una
delicata storia d’amore («voglio fare il nido
con te»), anzi d’amori al plurale (materno,
filiale, coniugale, amicale); storia di generosità e di doni («la catena dei doni è sacra
e non la devi spezzare»); e storia di migrazione. Non avevamo mai prima d’ora volato, migrato? A fine libro potremo dire che
Protagonista
Un animale speciale che subito
mette in moto una favola
sì, per una volta abbiamo anche noi volato
e migrato («segui le stelle più brillanti e
tieni la luna al tuo fianco»), abbiamo patito i venti più freddi e una stanchezza infinita, siamo sfuggiti ai coccodrilli, all’uomo, a pericolose malinconie.
Infine: che piacere quando su un libro
leggiamo «illustrazioni dell’autore»; non
succede spesso ed è un vero dono aggiunto. Il caso del Piccolo Principe è tra i più felici. Saint-Exupéry non sapeva disegnare,
ma disegnare la sua storia sì (quel mantello, quella sciarpa, quegli stivaletti). Vero
artista, altro esempio, Danilo (con l’accento tonico sulla a) Mainardi: gli animali che
tratteggia sulle sue pagine sono di altissima qualità. E ora questa sorpresa da Guido
Conti: e non soltanto voli e voli di cicogne,
anche il falco reale Salim, il fringuello Hadì, alberi, cieli, deserti. E anche il mare,
che Nilou chiama «il deserto blu».
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mente con le pagine strappate
con cura dai sorveglianti. Ed è
nota la sorte di Ezra Pound, il
grande poeta americano che
non negò i suoi servigi al regime mussoliniano e che venne
trattato come un traditore, prima rinchiuso in una «gabbia
per gorilla» nel campo di Coltano vicino a Pisa, e poi segregato
per dodici anni nel manicomio
criminale di St. Elizabeths a
Washington. Una sequenza ancor più impressionante se si
pensa alla distanza assoluta tra
le parole e le cose, tra il limbo
d’innocenza in cui sono stati
protetti gli intellettuali che si
sono consacrati ad altre cause
portatrici di morte e massacri e
la storia «effettuale» scaturita
da quelle idee.
Chi ha potuto far notare a
Louis Aragon la vergogna di
aver intonato un inno imbarazzante ai carnefici della Gpu, la
polizia segreta sovietica, o al
poeta Pablo Neruda quella di
aver dato manforte agli assassini del poeta Mandel’štam? E le
legioni di intellettuali occidentali che hanno osannato la Rivoluzione culturale di Mao
malgrado i campi di concentramento e le esecuzioni di massa? E i sostenitori dell’aguzzino
Pol Pot che fece strage in tre anni di un terzo della popolazione cambogiana? Per un inno a
Stalin, mentre il Gulag raggiungeva vertici di spaventosa
crudeltà, non si è mai avuta
condanna e anzi la reputazione
degli adulatori non ha mai subìto alterazioni. Per uno a Hitler, Hamsun venne rinchiuso
in manicomio criminale sulla
soglia dei novant’anni, e con lui
Pound, Heidegger e Céline.
Può darsi che questo duplice
esito fosse inevitabile. Ma certo
non si può negare che in quello
scorcio tragico della storia le
«idee» non hanno goduto del
privilegio solitamente loro accordato dai princìpi della libertà d’opinione. In quell’apocalisse non si potevano implorare
sconti e la spietatezza dei tempi non poteva risparmiare un
vegliardo come Knut Hamsun?
Può darsi, ma Per i sentieri dove cresce l’erba è un documento eloquente di quella tragedia.
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L’autore
● Knut
Hamsun
(1859-1952)
fu uno scrittore
norvegese di
grande fama e
successo,
autore di
romanzi come
Misteri (1892),
Pan (1894),
Fame (1900),
Vagabondi
(1904). Nel
1920 ricevette
il Nobel per la
Letteratura con
Germogli della
terra (1917). La
complicità con
gli invasori
nazisti gli
causò, dopo la
Seconda
guerra
mondiale,
l’internamento
e un processo
● Per i sentieri
dove cresce
l’erba (Fazi,
trad. Maria
Valeria D’Avino,
pp 200, 16 ) è
il diario
dell’autore
internato in
manicomio per
collaborazionismo con i
nazisti.
Biblioteca
Nella foto
grande, Knut
Hamsun
fotografato
nella sua
biblioteca
nel 1929
40
Martedì 18 Novembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 18 Novembre 2014
Negli Usa
«Purity» in cerca del padre
Arriverà a settembre
il nuovo romanzo di Franzen
CULTURA
Arriverà nelle librerie d’America
nel settembre 2015 (dopo due
anni di lavoro interrotto soltanto
dalla pubblicazione di una
traduzione dei saggi del tedesco
Karl Kraus) e si intitolerà Purity: il
nuovo romanzo di Jonathan
Franzen (1959, nella foto), di cui
sempre nel 2015 uscirà una
biografia autorizzata firmata da
Manifesto della XXI Triennale
Superare il Design
per ritornare
al progetto artistico
Segna
libro
Philip Weinstein, è stato
annunciato ufficialmente al
«New York Times» da Jonathan
Galassi, presidente della casa
editrice Farrar Strauss & Giraux
(in Italia i romanzi di Franzen
sono pubblicati da Einaudi). La
storia è quella di Purity Tyler,
detta Pip, giovane donna alla
ricerca del padre, una storia —
N
G
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Il personalissimo
cartellino di Rino
Tommasi. Pugile
più forte di tutti i
tempi: Sugar Ray
Robinson.
Secondo posto:
Joe Louis. Terzo:
Muhammad Ali.
Ma se si stila la
classifica dei più
grandi atleti della
storia, Ali balza al
primo posto,
davanti a Jesse
Owens e Diego
Maradona. Le
motivazioni in
Muhammad Ali,
l’ultimo
campione, il più
grande?
(Gargoyle, pp.
162, € 40).
Condivisibile il
giudizio finale: ciò
che «ci rimane in
mano dopo
l’uscita di scena
di Ali è una cosa
soltanto: un trono
senza eredi».
a cura di
Claudio
Colombo
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Napolitano ricorda Spadolini
«L’avrei votato per il Quirinale»
di Antonio Carioti
Da Cassius Clay a
Muhammad Ali:
due nomi, una
leggenda. A 40
anni dallo storico
match di
Kinshasa, nel
quale Ali
riconquistò il
titolo mondiale
dei pesi massimi
battendo George
Foreman, un
giusto risveglio
editoriale premia
il più grande,
popolare e
mediatico pugile
di tutti i tempi. In
Ali, il libro ufficiale
(traduzione di
Stefano Acetelli,
Ultrasport,
pp. 362, € 47),
Nancy J. Hajeski
ne ripercorre la
mirabolante vita.
Foto, curiosità e
memoria
dell’uomo che
volava come una
farfalla e pungeva
come un’ape.
vedrà un hacker». Lo stile
di Purity, che arriva dopo
i successi dei precedenti
Le correzioni e Libertà
(un milione di copie ciascuno) si
distacca da quello degli altri
romanzi. E per il suo autore
sembra essere arrivato il tempo
delle conferme. (m. be.)
L’omaggio della Bocconi e del «Corriere» a vent’anni dalla morte
di Vittorio Gregotti
ei giorni scorsi è stato presentato il
manifesto programmatico per la XXI
Triennale di Milano 2016. Forse si tratta, in qualche modo, di un ritorno alla
tradizione dei propri eventi triennali che l’hanno caratterizzata fin dai suoi inizi, tradizione
oggi sotto assedio di molte manifestazioni non
solo europee e, in particolare, stretta in Italia tra
la Biennale di Architettura veneziana e Salone
del mobile milanese.
Nel caso della Triennale di Milano lo slogan
unificante dovrebbe essere «design after design». La parola «design» è un vocabolo, però,
che ha progressivamente mutato di significato a
partire dagli Anni 50 del XX secolo, quando si è
cominciato ad affermare che la forma non
avrebbe dovuto più rappresentare la funzione
ma il mercato, confermando apertamente la sua
dipendenza da quell’ideologia. Il significato del
design si è quindi progressivamente spostato
sempre più lontano dall’idea di progetto che dal
1919 l’aveva connesso idealmente, ma anche
metodologicamente, con quello di architettura
a tutte le scale, sino al disegno urbano e territoriale. Si tratta di due questioni che si presentano anche oggi assai più centrali di quella del
disegno della produzione degli oggetti, e sempre più problematiche non solo in quanto fondamenti della nostra pratica artistica ma anche
nella loro relazione con una società più giusta.
Quindi per sottrarsi all’ambiguità e alle pretese
dei molti significati attuali della parola «design» si deve parlare del destino del «progetto
dopo il progetto».
Si dovrebbe, per la XXI Triennale (come hanno spiegato in una breve ma efficace introduzione i professori Micelli e Nicolin) centrare il
discorso sul ben noto fenomeno della costituzione di microimprese insieme artigianali e
digitali, che proprio i progressi del digitale
stanno diffondendo e, quindi, di far assumere
alla parola «design» nuovi contenuti. È ciò che
qualcuno definisce «terza rivoluzione industriale» (dopo quella in corso ormai da vent’anni del
capitalismo finanziario globale e neocoloniale,
e della visibilità mercantile come comunicazione) sino alla, sia pure utopica, coincidenza tra
produttore e consumatore. Di qui il tema del
ruolo del progetto in tutta la sua estensione,
forse però troppo ampia da poter comprendere
le specificità dell’architettura e del disegno
urbano e territoriale.
Tutti temi di grande interesse per un dibattito e per ogni ricerca di possibile senso futuro
della nozione stessa di progetto, ma certo molto
difficili per una esposizione come la Triennale
(dove lo stesso Razionalismo ha impiegato più
di dieci anni per imporsi) e per la sua attuale
ambizione di investire, con le sue esposizioni,
l’intera città. Si tratta di interrogativi che vorrebbero anche superare, con la futura Triennale, le attuali incerte connessioni tra l’idea di
progetto (forse anche di architettura oltre che
di arti applicate) e quelle di arti visive, mediatiche e persino pubblicitarie, pur con tutto il loro
stato di profondo smarrimento che ne caratterizza la produzione specie negli ultimi quarant’anni. Anni durante i quali i valori della provvisorietà, della bizzarria e l’estensione a tutte le
attività mercantili dell’idea di creatività hanno
avuto il sopravvento e assunto la definitiva funzione di rispecchiamento positivo dei poteri e
di un futuro concepito solo come progresso
tecnologico quale unico valore (ma anche quale
mistificazione) di mezzi che divengono fini.
Si tratterebbe dunque, in questo caso, di
mostrare fino in fondo il dannoso attuale modo
di concepire la creatività per mezzo del processo di liquefazione delle diverse discipline che,
sotto la pressione del mercato della visibilità,
elimina ogni valore al prezioso scambio tra le
specificità delle diverse pratiche artistiche che
proprio l’estensione dell’ambigua idea di «design» propone di fronte ai pochi progetti fondati,
invece, su un qualche frammento di verità che
muova le nostre pratiche al di là del difficile
presente.
come l’ha definita Galassi —
«non strettamente realistica, in
bilico tra favola e mito, un’epica
americana multigenerazionale
che copre decenni e continenti»
che si sposta dagli Stati Uniti di
oggi al Sud America fino alla
Germania dell’Est prima del
crollo del Muro. E che tra i
protagonisti, accanto a Pip,
41
iovanni Spadolini e
Giorgio Napolitano:
itinerari politici diversi, ma con tratti essenziali condivisi. «Ci univa un nucleo di convinzioni comuni,
per cui il senso delle istituzioni
è il perno attorno a cui far ruotare ogni impegno civile». Così
ieri mattina il capo dello Stato
ha ricordato la figura di Spadolini (1925-1994) dal Quirinale,
in collegamento video con Milano, nel corso della manifestazione commemorativa, presso
l’Aula Magna dell’Università
Bocconi, organizzata dall’ateneo stesso e dalla Fondazione
Corriere della Sera a vent’anni
dalla scomparsa dello statista
repubblicano.
L’incontro ha toccato i vari
aspetti dell’opera di Spadolini:
le ricerche di storico precoce e
brillante; la direzione del «Corriere della Sera» (1968-72); la
presidenza della Bocconi dal
1976 fino alla scomparsa; ovviamente l’attività politica che
lo vide più volte ministro, segretario del Pri, capo del governo (1981-82), presidente del Senato (1987-1994). Nel 1992 era
stata ipotizzata la candidatura
di Spadolini al Quirinale e Napolitano, ha riferito ieri, si era
schierato a suo favore nella direzione del Pds. Ma tra i postcomunisti aveva prevalso invece l’opzione favorevole a
Oscar Luigi Scalfaro, che fu
eletto capo dello Stato. A subentrargli come presidente
della Camera fu allora Napolitano, che si trovò così al fianco
di Spadolini, che presiedeva il
Senato. Insieme, ha sottolineato il presidente della Repubblica, presero le difese del Parlamento e della sua piena legitti-
Sintonia
Qui sopra: il
capo dello Stato
Giorgio
Napolitano.
A fianco:
Giovanni
Spadolini
direttore del
«Corriere»
(a destra) con
Eugenio Montale
mazione a legiferare e soprattutto a introdurre riforme
istituzionali nei momenti aspri
di Mani pulite. Un’esigenza ancora non onorata.
D’altronde anche nell’attività
scientifica di Spadolini, ha rilevato lo storico Angelo Varni,
costante era l’assillo per la fragilità dell’assetto statuale uscito dal Risorgimento, che lo aveva portato a studiare con attenzione le correnti che lo avevano
contestato. Mentre a via Solferino, ha ricordato il direttore
del «Corriere» Ferruccio de
Bortoli, Spadolini si era caratterizzato per la coraggiosa e
lungimirante denuncia degli
Il Capo dello Stato
«Difendemmo insieme
la legittimazione delle
Camere a riformare
l‘assetto istituzionale»
anche quando si trattava di
rapporti tra le istituzioni culturali. Il vicepresidente della Bocconi Luigi Guatri, a lungo rettore, ha rievocato la sua cortese
insistenza per un’intesa con
l’Università di Leningrado, che
doveva servire anche ad «aiutare Gorbaciov».
Sembrano vicende remote,
forse lo sono apparse ai giovani
che affollavano il pubblico, nel
quale erano presenti anche il
presidente del Senato Pietro
Grasso e il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. Ma c’è
un «pregiudizio da rimuovere», ha osservato Napolitano,
nell’idea che quel passato si
possa ridurre a mera «archeologia». Al contrario, ha sostenuto il presidente della Fondazione Corriere della Sera Piergaetano Marchetti, «la memoria storica è un grande deposito
di energie rinnovabili» cui attingere per costruire il futuro.
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IL NUOVO LIBRO DI
La rassegna
A Parma riecco Minimondi
con oltre cento appuntamenti
R
Il logo di
Minimondi. La
rassegna si
svolge a
Parma dal 22
novembre
all’8 dicembre
opposti estremismi: «Già in un
editoriale del 5 maggio 1968
mostrava di aver intuito la deriva violenta di movimenti accomunati dal rifiuto delle istituzioni rappresentative».
Un altro «riferimento costante» per Spadolini, ha affermato il presidente della Bocconi Mario Monti, era l’Europa.
Era convinto che il nostro Paese dovesse mantenere saldo
l’aggancio al processo d’integrazione. E c’è da domandarsi,
ha soggiunto Monti, «come reagirebbe di fronte alla situazione attuale, che vede l’Unione ridotta quasi a luogo di allenamento pugilistico per dispute
rivolte a un orizzonte elettorale
interno di breve periodo».
Europa per Spadolini significava anche apertura internazionale della Bocconi, come ha
ricordato l’attuale rettore dell’università, Andrea Sironi. Eppure il politico, anzi il diplomatico di razza, affiorava in lui
iparte Minimondi. L’edizione numero 14
del Festival di letteratura e illustrazione
per ragazzi organizzato dalla omonima
associazione, insieme a «Libri e Formiche» e
con il Comune, si svolge a Parma dal 22
novembre all’8 dicembre. Più di cento
appuntamenti tra laboratori, narrazioni e
incontri, rivolti a bambini, ragazzi, adulti e
insegnanti. E poi spettacoli teatrali, mostre e
concerti. Moltissimi gli autori e gli illustratori
presenti, da Beatrice Masini a Giovanni Nucci,
da Bruno Tognolini a Carola Susani, da Mirco
Maselli a Gionata Bernasconi. Nella mostra
Dove abiti tu? di Gaia Stella, si possono vedere
le tavole tratte da Et toi où habites-tu? edito da
La Joie De Lire mentre Giovanni Nucci e gli
artisti di Teatro Due si confrontano sulle opere
di Aristofane e sulle poesie di Ghiannis Ritsos
nello spettacolo «Il Mito: dialogo tra
letteratura e teatro». Minimondi coinvolge
spazi cittadini dove si intrecciano le arti. Oltre
al Bookshop, cuore della manifestazione in
pieno centro storico, che propone titoli da
tutto il mondo, il Festival si svolge nei Giardini
di San Paolo, nella Pinacoteca Stuard dell’ex
Monastero di San Paolo; nella Galleria San
Ludovico e in molti altri luoghi. (c. br.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
VITTORIO SGARBI
GLI ANNI
DELLE
MERAVIGLIE
DA PIERO DELLA FRANCESCA A PONTORMO
2
EDIZIONI
IL SECONDO VOLUME DI
IL TESORO D’ITALIA
LA LUNGA AVVENTURA
DELL’ARTE ITALIANA
IN LIBRERIA E IN EBOOK
42
Martedì 18 Novembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 18 Novembre 2014
SPETTACOLI
La campagna
La nuova provocazione di Miley Cyrus (foto) è
indossare i collant. Anche color carne. Se la
strategia era modernizzare la calze velata, la scelta
di Golden Lady di puntare sulla popstar come
testimonial potrebbe rivelarsi vincente. Le
immagini della campagna (video e foto) firmata da
Armando Testa con Terry Richardson alla regia,
hanno già fatto il giro del mondo. Nel film, girato in
stile videoclip in due giorni di riprese a Los
Angeles, nei Siren Studios di Sunset boulevard, si
Miley Cyrus testimonial
degli spot italiani
per rilanciare i collant
vede la cantante muoversi con fare ammiccante
con indosso dei collant (a volte solo quelli). Le
musiche (sue) sono state scelte direttamente dalla
popstar che è di colpo riuscita a rendere di
tendenza anche il collant «color carne». Una delle
immagini della campagna punta proprio su questa
tonalità: la Cyrus la porta però sotto un paio di
pantaloncini neri cortissimi che sbottona
strategicamente per dimostrare che questo nuovo
tipo di calza «non ha cuciture».
Voce
Bono (54 anni),
nome d’arte
di Paul David
Hewson,
frontman degli
U2, in una foto
scattata nel
2010 a Sidney,
in Australia,
in occasione
della Giornata
mondiale contro
l’Aids. Il cantante
della rock band
irlandese
si è ferito
a un braccio
cadendo
dalla bicicletta a
New York,
mentre era
a Central Park.
Gli U2 erano
negli States per
partecipare al
programma
televisivo
della Nbc «The
Tonight Show»
I tormenti di Bono
Accuse sul disco-regalo, poi l’aereo in avaria
Ieri l’ultimo guaio: cade in bici, braccio rotto
M
anco fosse Calimero. Capitano
tutte a Bono. Il
cantante degli U2
ha vissuto momenti migliori. L’ultima disavventura domenica. Una caduta
in bici durante un giro a Central Park, il cuore verde di
Manhattan.
Risultato: braccio rotto.
«Siamo un uomo in meno»,
hanno annunciato gli altri tre
in un messaggio su u2.com, il
sito della band. Nel messaggio
si scusavano per la cancellazione della loro settimana come
resident band del Jimmy Fallon
Show, talk in onda sulla rete
americana Nbc.
«Bono ha bisogno anche di
un intervento chirurgico per sistemare tutto. Siamo certi che
si riprenderà in fretta e quindi
torneremo», si legge nel messaggio. Mercoledì scorso la
rockstar se l’era vista ancora
più brutta. Bono era in volo. Jet
privato, ovviamente, un Learjet
60 D-CGEO diretto da Dublino
a Berlino. Nella capitale tedesca Bono, che viaggiava con alcuni amici, era atteso per giovedì con gli U2: avrebbero dovuto ritirare un premio ed esibirsi alla serata dei Bambi
International Music awards.
Il leader del quartetto irlandese aveva deciso di anticipare
il viaggio, e di mettersi in volo
da Dublino con quattro amici e
non con i compagni della
band, per le sue missioni politico-benefiche: in agenda
c’erano incontri col ministro
della Cooperazione economica
e dello sviluppo Gerd Mueller e
con il delegato del ministero
degli Esteri alla crisi Ebola Walter Lindner.
Appena il Learjet è arrivato
sui cieli tedeschi si è staccato il
portellone della stiva, che ha
danneggiato la fusoliera. Sono
Il cd
● «Songs of
Innocence» è il
tredicesimo
album degli U2.
È arrivato al
numero 1 in
Italia
● In copertina
il batterista
Larry Mullen jr
abbraccia il
figlio
volate vie anche un paio di valigie. Agenda pienissima quella
di Bono. Dopo la trasferta tedesca, sabato era a Londra per registrare la nuova versione di
«Do They Know It’s Christmas?», la canzone benefica
che 30 anni fa aprì la stagione
di Live Aid e che viene riproposta ora per raccogliere fondi
per l’emergenza Ebola.
A tirare le fila ancora Bob
Geldof e Midge Ure. Unico superstite del cast originario Bono. Si è riservato la stessa parte
di allora, ma con un testo leggermente modificato. Fra le altre voci che hanno partecipato
gli One Direction (che cantano
la prima strofa), Chris Martin
dei Coldplay, Ed Sheeran, Sam
Smith, Rita Ora, Roger Taylor
dei Queen, Sinead O’Connor,
Ellie Goulding, Emeli Sandé,
Olly Murs, i Bastille e altri ancora. Disponibile da ieri, il brano
è già al numero 1 delle classifi-
che di iTunes in 21 Paesi, Italia
compresa.
Un braccio rotto e un thriller
ad alta quota. Troppo per pensare a un’operazione simpatia.
Di cui il Bono-Calimero e gli U2
potrebbero avere bisogno. La
campagna kolossal per il lancio
del nuovo album «Songs of Innocence» ha portato molte antipatie al gruppo irlandese. Per
qualche esperto di comunicazione è stata addirittura un
boomerang. I quattro rocker si
sono trovati nella scomoda posizione di doversi giustificare
per aver fatto un regalo. «Una
goccia di megalomania», ha riconosciuto Bono.
Il 9 settembre Apple ha regalato l’album a 500 milioni di account iTunes per celebrare il
lancio del nuovo iPhone. E fino
a qui tutto bene. Le canzoni,
però, sono state inserite automaticamente, senza chiedere
permessi o autorizzazione agli
utenti, nelle librerie musicali.
Anche chi non voleva gli U2 se
li è ritrovati su iPhone e iPad.
«Pensavamo di mettere una
bottiglia di latte sulla porta di
tutti — si è scusato il leader —,
invece abbiamo finito per mettere il latte nella tazza anche di
chi è allergico».
Andrea Laffranchi
alaffranchi
43
❞
Siamo stati
dei megalomani
a donare
l’album a
500 milioni
di persone
Abbiamo
cancellato
gli impegni
alla tv Usa,
ma Vox si
riprenderà
in fretta
● La recensione
«Torquato Tasso»
il melodramma
astruso di Donizetti
di Enrico Girardi
È
così ampio il barile
delle cose donizettiane
ancora da valorizzare, che
si potrebbe farne un
Festival permanente.
Naturale dunque che ad
ogni edizione il Bergamo
Musica Festival tiri fuori da
tal barile qualcosa
d’estremo interesse. Tra
quelle di quest’anno c’è
un’ampia aria da opera
buffa recentemente
acquisita dalla Fondazione
Donizetti. E c’è la rarità
Torquato Tasso,
melodramma di molto
successo un tempo, oggi
finito nel dimenticatoio.
Benché rechi la firma
prestigiosa di Jacopo
Ferretti, il fantastico
librettista per la
Cenerentola di Rossini, il
plot è astruso e non poco,
un melodrammone
infarcito di inserti comici
un po’ stantii. Ma la
partitura vanta pagine
ispirate. E quando Donizetti
è ispirato, il godimento è
senza fine. Ma non basta.
Un’opera è niente finché
non va in scena come si
deve. E l’esecuzione delude.
Il direttore Sebastiano Rolli
la infarcisce di «fermate».
In certi numeri non
passano più di due o tre
battute senza quell’odiosa
abitudine che fa male alla
musica, al pubblico e anche
ai cantanti che dovrebbero
giovarsene. È un vizio
inestirpabile, come leggere
un romanzo a singhiozzo. Il
godimento si tramuta in
fatica. Né peraltro il cast
bergamasco è tale da
indurre ad abbandonare il
tutto, la musica, per
dedicarsi a una parte, il
canto. Capeggiato da Leo
An, che interpreta la figura
di quel genio di poeta, è
semplicemente un cast
discreto. Trascurabile poi la
regia di Federico Bertolani.
Applausi generosi, però.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Chamberlain: di nuovo prete sul palco di Broadway
Il celebre padre Ralph in scena a 80 anni. «Ho fatto il sacerdote ovunque, è il mio destino»
La serie tv
● Chamberlain
è padre Ralph
nella serie tv
«Uccelli di
rovo» del 1983
● In Italia,
su Canale 5,
ottenne picchi
di 13 milioni
di spettatori
Q
uindici anni dopo il suo
ultimo debutto a Broadway (in 1998 The sound
of music) e a più di trenta dal
fascinoso padre Ralph de Bricassart di «Uccelli di Rovo», la
miniserie tv del 1983 che lo
proiettò nell’Olimpo dei belli
di Hollywood, Richard Chamberlain torna a Broadway. In
abito talare.
A 80 anni suonati (ma con il
viso levigato di un giovanotto:
merito, dice lui, «di tanta ginnastica facciale e buoni geni:
ma niente ritocchi!»), l’ex prete
pazzo di Rachel Ward nella serie che sbancò gli ascolti (con
picchi di oltre 13 milioni di telespettatori) rimette la tonaca
in Sticks and Bones, dramma
del 1971 di David Rabe che racconta il ritorno a casa dal Vietnam di un giovanissimo reduce
di guerra. Nessuno sa come
prenderlo. Nè i genitori (Bill
Pullman e Holly Hunter) né padre Donald, il prete di famiglia.
Chamberlain, appunto. Che del
sul personaggio dice: «È un bigotto. Non lo vorrei come mio
sacerdote».
Eppure l’abito da religioso
sembra una costante nella carriera della star che, oggi, «si
gode la vita alle Hawaii» (parole sue) con il compagno, il produttore e regista Martin Rabbett. Chamberlain ha rivelato
di essere omosessuale all’età di
In poltrona
Richard
Chamberlain,
80 anni, a teatro
nel dramma
«Sticks and
Bones»
69 anni, «quando ormai non
ero più un sex symbol, un eroe
romantico» ha scritto nella sua
autobiografia Shattered Dreams (2003). «Sono cresciuto in
anni in cui essere gay semplicemente non era un’opzione»
ha confessato. Finendo così, ha
dichiarato dopo il coming out,
«per passare gran parte della
mia vita fingendo di essere
qualcuno che non ero. Non è
stato facile».
In ogni caso l’orientamento
sessuale non ha influito sui
ruoli che gli sono stati affidati
al cinema, in tv e a teatro. Tra i
quali, in almeno cinque occasioni, c’è stato appunto quello
del sacerdote. «Sono stato prete a destra e a manca — ha detto l’attore a Theatermania.com
—. L’ultimo, padre Ferrin, nell’Esorcista diretto due anni fa
da John Doyle alla Geffen
Playhouse di Los Angeles. I sacerdoti, del resto — ha sottoli-
neato —, sono esseri umani
come tutti gli altri».
Sarà, ma il «re delle miniserie tv», come era stato soprannominato dopo il successo di
«Dottor Kildare» (1961-1966) —
al medico le fan indirizzavano
qualcosa come 12 mila lettere
alla settimana — e «Shogun»
(1980) — in cui interpretava un
samurai —, deve soprattutto a
padre Ralph di «Uccelli di Rovo» fama e successo. Non è
stanco di indossare l’abito talare? «Più che il ruolo, a stancarmi è l’età. Avere 80 anni è diverso da averne 70. In una delle ultime interviste, Paul Newman
alla domanda “Perché non sta
lavorando?” rispose: “Colpa
della memoria”. Per me è lo
stesso. Ricordo ancora le battute, ma devo lavorarci di più».
Laura Zangarini
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44
Martedì 18 Novembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 18 Novembre 2014
SPETTACOLI
L’autore
Battisti rivisitato in chiave rock. Padrino dell’operazione è
Mogol. «Se Lucio fosse ancora vivo, questo disco lo avrebbe
fatto lui», commenta l’autore che ha prodotto il disco al Cet,
la scuola musicale da lui fondata, con una band che
annovera alcuni ex allievi. «Le canzoni di Mogol Battisti in
versione rock new era» contiene 12 fra i brani più famosi
firmati da Mogol e Battisti (assieme nella foto). «L’idea è
nata pensando a come siano ancora validi e abbiano
resistito al tempo. Ma il mondo si evolve e io volevo dar loro
una nuova vita, farli conoscere ai giovani».
Mogol: le canzoni
di Lucio Battisti
in versione rock
«Simon Boccanegra»
Scala, revocato lo sciopero della Cgil
La Cgil ha deciso di sospendere lo sciopero che aveva
indetto alla Scala per domani: non salterà quindi l’ultima
recita del Simon Boccanegra con Placido Domingo. La
sospensione è arrivata dopo diversi incontri con i vertici del
teatro e con il sovrintendente Alexander Pereira. Spiega la
sindacalista Paola Bentivegna: «C’è stata una sospensione
e non una revoca perché un punto non ci soddisfa
completamente, quello sui serali».
❞
De Niro e il papà gay:
vorrei interpretarlo
in un film di Scorsese
Una volta
andai a
Parigi a
salvarlo,
era nei guai
Avevo
20 anni e
di colpo ero
diventato
il suo
genitore
Documentario del divo. «Artista incompreso»
ROMA Prima o poi si fanno i
conti con i propri genitori, e
per Robert De Niro è arrivato il
momento. «Mio padre era un
vero artista, ma non posso stabilirlo io. L’unica cosa che posso fare è che venga apprezzato
e ricordato», dice il grande attore. Suo padre, scomparso nel
1993 il giorno in cui compiva 71
anni, è stato un pittore figurativo, influenzato da astrattismo e
espressionismo. Era cresciuto
a New York accanto a Pollock e
Rothko, che lo trattavano come
suo pari. Ma lui, cercando un
suo stile, non ebbe lo stesso
successo. Fu spiazzato dal movimento pop di Andy Warhol,
che lui riteneva una moda.
Tutto questo si racconta nel
documentario di Perri Peltz e
Geeta Gandbhir Remembering
The Artist Robert De Niro, Sr,
che si potrà vedere il 28 dicembre su Sky Arte. Padre e figlio
Nuovi ciak
● Robert De
Niro e Jennifer
Lawrence (24):
hanno lavorato
insieme in «Il
lato positivo»
(2012)
● De Niro
ritroverà
Lawrence sul
set di «Joy» del
regista David
O. Russell
hanno lo stesso nome, lo stesso
modo di camminare, lo stesso
sguardo, la stessa ritrosia. Il figlio ha avuto quel successo e
quel riconoscimento che il padre non ha avuto. «Non so se
un giorno interpreterò mio padre in un film su di lui. Quale
regista mi piacerebbe avere?
Martin Scorsese, suppongo».
Ha passato due giorni nella
Capitale, ospite della Fondazione Cinema per Roma, per presentare in prima europea il filmato, in origine destinato nei
confini della famiglia De Niro,
perché figli e nipoti potessero
conoscere meglio quell’uomo
solitario. «Roma è una città
fantastica, qui ho girato dei
film, quale posto migliore se
non questo?».
Al ricevimento all’ambasciata americana c’era anche Ben
Stiller, il quale ha chiesto se il
documentario fosse un risarci-
Non mi ha
mai parlato
della sua
omosessualità, lui l’ha
vissuta
in modo
conflittuale
Si sentiva
rifiutato da
mio nonno
In arrivo su Sky De Niro (71 anni) accanto a una foto del padre (morto nel 1993)
mento. De Niro, che si racconta
con una certa vulnerabilità nell’incontro col pubblico moderato da Mario Sesti, dice «da
piccolo non ero interessato ai
suoi quadri, con gli anni ho capito meglio chi era e cosa faceva mio padre, si creava delle os-
45
sessioni sulle cose che non andavano. Non lo vedevo spesso, i
miei divorziarono che avevo 12
anni. Era orgoglioso del mio
successo. Questo film è un dovere nei confronti della famiglia. Non ho sensi di colpa».
Però aggiunge che avrebbe do-
vuto scuotere il padre dalla negligenza con cui si curò il tumore: «Era terrorizzato dalla
malattia».
De Niro senior era omosessuale, lo annotò nel suo diario,
di cui il figlio legge alcuni brani. Scrive: «Se Dio non vuole
che sia omosessuale, mi farà
trovare una donna». L’attore
dice che «non me ne ha mai
parlato, non ne sapevo nulla,
l’ho scoperto da adulto. L’ha
vissuto in modo conflittuale.
Era diverso, non solo come artista. Si sentiva rifiutato da suo
padre, mio nonno, un italoamericano vecchio stile».
Il retaggio artistico è ancora
da definire. Aveva consapevolezza del suo talento; amava la
Francia, che non lo ricambiò.
Una volta, a Parigi, era nei guai.
«E io, che avevo 20 anni, andai
a salvarlo. Ero diventato il genitore di mio padre. I suoi quadri
sono a casa mia, o nei ristoranti
e alberghi, in modo tale che
possano essere visti e conosciuti dalla gente».
Robert De Niro ha tre figli da
tre donne diverse, altri sono venuti con la fecondazione eterologa, di questo non vuol parlare, «una questione troppo personale»: anche questo film lo
è. Vuole puntare il riflettore su
suo padre, intrecciando aspetti
umani e psicologici ad aspetti
artistici. Così l’attore più riservato del mondo ha aperto una
finestra sulla sua famiglia.
Valerio Cappelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Martedì 18 Novembre 2014 Corriere della Sera
46
Eventi
La guida
Spettacolo in mini atti
con sessanta attori
E sabato la maratona
Al Teatro Argentina, da oggi al 22 novembre, lo
spettacolo-maratona Ritratto di una Capitale Ventiquattro scene di una giornata a Roma, un
progetto di Antonio Calbi e Fabrizio Arcuri. È una
produzione Teatro di Roma, in collaborazione con
S.I.A.E. La colonna sonora è composta ed eseguita
dal vivo dal gruppo romano Mokadelic, mentre la
cornice scenografica è realizzata dal progetto
video curato da Luca Brinchi, Roberta Zanardo (dei
Santasangre) e Daniele Spanò. «Ritratto di una
Capitale - Ventiquattro scene di una giornata a
Roma» è il cuore di Prospettiva Roma, la linea
che attraversa l’intera stagione del Teatro di Roma
dedicata alla Capitale. Sarà offerto alla città in due
giorni, dodici mini atti per sera: stasera e domani,
dalle 18 con replica secondo le stesse modalità
giovedì 20 e venerdì 21. Sabato 22 le tessere del
mosaico si comporranno in una lunga maratona
teatrale dalle 15 alle 3 di domenica 23 novembre.
Informazioni sul sito www.teatrodiroma.net
L’appuntamento Da oggi al 22 al teatro Argentina il progetto che racconta
la capitale in ventiquattro scene, come le ore di una giornata. E mentre l’Urbe
ribolle di conflitti e polemiche, la cultura prova a rimarginare le ferite sociali
ROMA, CITTÀ
(RI)APERTA
N
La storia
di Emanuele Trevi
egli ultimi anni,
ogni volta che passo di fronte a Pasquino, la più famosa «statua parlante» di Roma e
forse di tutto il mondo, volto lo
sguardo per non venire assalito
dalla malinconia. La storia è nota: fin dal Cinquecento, su quel
torso molto rovinato di un guerriero di stile ellenistico, risalente forse al III secolo avanti Cristo, venivano affissi sberleffi e
proteste di ogni sorta, la maggior parte in versi dalle rime facili e memorabili. Le vittime di
Pasquino andavano dalla vicina
di casa impicciona all’ordine costituito dei Papi e dei re. I componimenti venivano attaccati al
collo della statua, col favore delle tenebre, e in tal modo attribuiti a lui, come fossero la nuvoletta di un fumetto. Le antologie di pasquinate sono un documento inestimabile di lingua e
di mentalità popolare.
Alle spalle di piazza Navona,
una specie di Carnevale perpetuo raccontava, di secolo in secolo, la storia non ufficiale della
città, con tutta l’ironia e il cinismo che i suoi abitanti sono in
grado di spremere da se stessi,
come preziosi elisir contro le
amarezze della vita. Sono innumerevoli i Papi, i re, i responsabili dell’ordine pubblico che
hanno cercato di tappare con
tutti i mezzi la bocca a Pasquino. Ma anche Adolf Hitler, durante la sua sciagurata visita a
Roma del 1938, si beccò la sua
insolente quartina. Ebbene, la
storia recente di Pasquino è la
dimostrazione di un fatto scon-
UNA DICHIARAZIONE D’AMORE E DI RABBIA
PER UN LUOGO CHE DISSIPA IL SUO SPLENDORE
Emanuele Trevi
(1964)
è scrittore
e critico
letterario.
È arrivato
secondo al
Premio Strega
2012 con
«Qualcosa di
scritto» (Ponte
alle Grazie»).
Tra gli altri suoi
libri, «Il viaggio
iniziatico»
(Laterza 2013).
Trevi ha scritto
uno dei testi
del progetto:
«Opinione di
una zanzara
tigre a Roma»,
in scena il 19
e 21 novembre
certante del mondo contemporaneo: un’amministrazione democratica, con tutte le sue buone intenzioni, è più efficace nella repressione dei più
suscettibili e polizieschi monarchi. Da qualche anno, infatti,
questo luogo di libertà è transennato, proibito, mortificato.
Può più una delibera che la
minaccia della gogna e della
frusta. È vero, c’è anche, accanto
alla povera statua mandata in
pensione, una tristissima lavagnetta, per chi vuole lasciare un
suo messaggio: ma il gioco non
funziona più, perché solo attaccando al corpo di Pasquino un
sonetto o un epigramma si poteva dare l’impressione che ne
fosse lui stesso l’autore. Teniamo sepolte nei magazzini, per
eccesso di abbondanza, statue
infinitamente più preziose del
vecchio e malconcio Pasquino,
ma l’amministratore che ha deciso di interrompere questa tradizione secolare era spronato
da un altro tipo di smania: quella del decoro. La stessa smania
che induce a cacciare i finti centurioni e le bancarelle di bibite e
❞
Il decoro che reprime
Vietando di attaccare alla
statua del Pasquino i
pensieri satirici del
popolo la città si fa triste
souvenir dai pressi del Colosseo, come se gli antichi Romani, al Colosseo, andassero a fare
e vedere cose molto serie e dignitose, tipo convegni di filosofia e audizioni di musica dodecafonica... È così che una città
diventa triste e prevedibile:
quando chiunque sia investito
da una responsabilità, per lasciare il suo segno, vieta qualcosa di spontaneo sostituendolo
con il nuovo comma di un regolamento potenzialmente infinito. A prendere il posto della vita,
in questo modo, rimane solo un
calendario di «eventi», maledetta parola che ha il potere di
trasformare i cittadini in un
pubblico, come se l’unica cosa
che ci può essere concessa fosse
quella di fare la fila, consumare
e tornarsene a casa.
Spesso si ripete che il racconto che gli artisti fanno di una
città è un modo per combatterne il degrado. Io non ho mai
creduto in tali pompieristiche
petizioni di principio. Semmai,
una rappresentazione di Roma
realmente illuminante e liberatoria è sempre stata quella capa-
Profumi, caos e antica gloria
Polifonia del tempo presente
«H
o scritto una letterina a Roma,
dicendole che non vorrei fosse la
capitale di questo Paese in crisi e
disastrato. E lei mi ha risposto
che è d’accordo. Amo troppo questa città con
una storia incredibile, che non ha nessuno al
mondo. Per Roma essere una capitale è una limitazione». La dichiarazione d’amore è della milanese Franca Valeri che, con il suo testo L’insaziabile imperatrice, sarà uno degli autori-attori rappresentati in «Ritratto di una Capitale: ventiquattro scene di una giornata a Roma», al Teatro
Argentina da stasera al 22 novembre. Un complesso progetto scenico ideato dal direttore dello Stabile capitolino Antonio Calbi, con la regia
di Fabrizio Arcuri e il contributo della Siae: 26
autori e oltre 60 attori per comporre una sinfonia di voci e di storie quotidiane, per raccontare
le diverse e contrastanti anime della Città Eterna.
Partendo da un luogo e da un’ora precisi, prendono vita sul palcoscenico ciascuno dei venti-
quattro tasselli (le 24 ore della giornata) di un
grande mosaico, un polittico teatrale del tempo
presente, fra invettive di rabbia, gioie, amarezze,
brutture, ma anche bellezza e poesia. «Un modo
per riportare il Teatro al centro della Città e della
Nazione» sottolinea Calbi. Da La Capitale mancata di e con Corrado Augias, che descrive una
città «senza ordine, senza simmetrie, senza strade pulite» al degrado delle baby squillo analizzato da Ascanio Celestini in Kiss me (protagonisti
Danilo Nigrelli e Federica Zacchia); dall’acida
violenza della periferia balorda di Bello come un
dio di Giancarlo De Cataldo (con Lorenzo Lavia)
alla Flaminia bloccata di Fausto Paravidino (con
Lucia Mascino), ovvero la romanità a confronto
con un vero «pasticciaccio»; dal Ghetto. Monolo-
Il direttore dello Stabile
Calbi: «Se l’esperimento riesce,
la prossima volta lo spettacolo sarà
sull’Europa e poi sui 5 continenti:
Roma come scena del mondo»
© RIPRODUZIONE RISERVATA
● Danneggiata
da smog e
incuria, la
statua è stata
restaurata alla
fine del 2009 e
inaugurata, con
una nuova
recinzione, il 10
marzo 2010.
Attualmente
non è più
possibile
collocare le
«pasquinate»
direttamente
sulla statua
o sul suo
basamento,
come vuole
la tradizione,
ma si possono
appendere
a una bacheca
ai piedi di
Pasquino
Gioco di
squadra
Gli autori dei
testi di «Ritratto
di una
Capitale»
con il direttore
dello Stabile
Antonio Calbi
(in ginocchio)
Ritratto inedito: il Teatro di Roma coinvolge 26 autori
di Emilia Costantini
ce di mettere in luce come il degrado e il decoro siano le due
facce della stessa medaglia, due
divinità gemelle che concorrono alla corrosione e alla nullificazione della realtà. L’ultimo
politico romano che se ne è reso
pienamente conto è stato Renato Nicolini: ma era un uomo di
un’altra razza e di un altro tempo, inutile rimpiangerlo. Più di
ogni altra città, Roma produce
continuamente un discorso ufficiale su se stessa, vuoto e pretenzioso come tutti i discorsi
ufficiali che sono emanazione
di un potere: politico, religioso,
culturale. E mentre i margini
geografici e sociali sprofondano nella violenza e nel fatalismo
della disperazione, il centro risuona di una retorica che significa solo se stessa, e non parla
né ai sentimenti né all’intelligenza di nessuno. C’è solo da
sperare che lo spirito di Pasquino, evaso da tutti i divieti, vagando tra un bar e un teatro o
chissà dove, torni a mostrare,
dal cuore della Città Eterna, il
lato ridicolo di ogni eternità.
● Risalente al
III secolo, la
statua di
Pasquino (foto
a sinistra), in
piazza Navona
a Roma, è un
frammento di
un’opera in
stile ellenistico.
La più celebre
delle «statue
parlanti» della
capitale, fra il
XVI ed il XIX
secolo era
punto di
riferimento per
tutte le critiche
(spesso in
forma di rima)
nei confronti
del potere. I
componimenti,
o «pasquinate»
esprimevano
il malumore
popolare
go con fantasmi di Anna Foa (con Giovanna Bozzolo), dove l’autrice ripercorre l’occupazione nazista, alle Opinioni di una zanzara tigre a Roma
di Emanuele Trevi, in cui l’insetto si lamenta che
«il sangue, ormai pieno di droghe, psicofarmaci
e alcol, non è più quello di una volta».
E poi Milena Vukotic, in L’arcispedale quando
si fa l’alba di Valerio Magrelli, nei panni di una
settantenne molto curata, alle prese con un tossico trentenne dalla parlata romanesca, nell’astanteria dell’Ospedale Santo Spirito. Leo Gullotta, protagonista di Elegia per due sconosciuti
di Francesco Suriano, narra invece la storia di
due gemelli che muoiono nelle acque del Tevere: «Escator e Edepol — spiega l’attore — erano
ballerini di Los Angeles, vennero a Roma per dare una svolta alla loro vita, ma finirono nelle acque del fiume nel 1991». E non manca un omaggio a Pier Paolo Pasolini con gli Scritti Corsarivera di e con Andrea Rivera. Insomma, una scor-
ribanda di testi e attori che si avvicenderanno da
pomeriggio a sera con maratona finale sabato fino a notte inoltrata, restituendo al pubblico l’immagine sfaccettata della Capitale. «L’identità di
Roma è nell’essere priva di omogeneità», osserva il presidente dello Stabile, Marino Sinibaldi.
E Calbi, che anni fa aveva realizzato un analogo progetto a Milano, aggiunge: «È la fotografia
polifonica di ciò che rende Roma un posto unico
per storia e bellezza, senza negare i problemi di
una comunità complessa. Questa creazione inedita, ambiziosa e necessaria, cui tutti hanno generosamente aderito in cambio di un compenso
irrisorio, scaturisce dal bisogno di restituire il
Teatro alla città come agorà sociale e politica. Se
l’esperimento riesce — conclude — il prossimo
anno sarà il turno dell’Europa e nel 2017 di uno
spettacolo sui cinque continenti, per fare di Roma il Teatro del mondo».
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Corriere della Sera Martedì 18 Novembre 2014
EVENTI
Protagonisti
Da sinistra, il direttore del Teatro
di Roma, Antonio Calbi; Franca
Valeri (22/11 con «L’insaziabile
imperatrice»); Maddalena Crippa
(19 e 21/11 con «Roma – Trastevere»
di Lidia Ravera ); Corrado Augias
(18, 20 e 22/11 con «La Capitale
mancata»); Ascanio Celestini
(18, 20 e 22/11 con «Kiss me»)
Scarica
l’«app»
Eventi
Eventi
47
Informazione,
approfondimenti, gallery
fotografiche e la mappa
degli appuntamenti più
importanti in Italia.
È disponibile sull’App Store
di Apple la nuova
applicazione culturale del
«Corriere della Sera Eventi».
È gratis per 7 giorni.
Il personaggio
La scena di Gullotta
che non conosce relax
di Maurizio Porro
L
eopoldo Gullotta, fa strano
a dirlo col nome intero, è un
attore sempre in cerca di
autore, incapace di
accomodarsi sugli applausi:
quelli dello scanzonatissimo
cabaret che per anni hanno
trasmesso in tv la sua
immagine truccata folk, ma
anche quelli pirandelliani che
l’hanno accompagnato per
stagioni (nella foto BenvegnùGuaitoli nelle prove di Elegia
per due sconosciuti). Vuole
parlare col pubblico, guardarli
in faccia uno per uno,
trasformarsi a vista. Il ricordo
del Bagaglino e delle Bucce di
banana gli va stretto. Meglio
ricordare le sue eccellenti
partecipazioni nel cinema di
Tornatore dove il suo volto ha
trovato un senso, una costanza.
Prima del silenzio la commedia
di Patroni Griffi che recita da
tre anni, da solo in scena con
un giovane sfidante, contiene
la gara di trasmettere qualcosa
con l’arte di recitare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
● Il commento
Molecole impazzite
e santità da recuperare
di Goffredo Buccini
N
on è come la pensiamo, Roma.
Quasi mai è come la raccontiamo:
racchiusa nel GRAV, il grande
raccordo anulare della visibilità. E quando
ce ne accorgiamo, a volte è troppo tardi,
come a Tor Sapienza o a Corcolle,
all’Infernetto o a «Torbella», la Tor Bella
Monaca dove ti sparano per due vani con
bagno e cucina: Roma abusiva, Roma
lazzarona, dove un coperchio salta sopra
una pentola troppo sotto pressione. Dove i
politici, tutti, ti ricordano solo come elettore
e due giorni prima — solo in quei due giorni
— fingono di sentirti e ti riempiono di
promesse, tante, che viene voglia di bruciare
la scheda, accidenti a loro. Roma — Roma
nostra, oggi — è piena di queste pieghe di
periferia, non più bordi ramazzottiani,
proprio pieghe, fatte per nascondere, che a
sollevarle svelano un lumpenproletariat
scisso in molecole multicolori che
s’azzuffano come un arcobaleno ammattito.
Non più i santi coatti di Pasolini: il Riccetto
ha perso la strada di quaggiù e s’è infilato
nelle schiere dei salvati, magari col mutuo,
«ha fatto i sordi», magari con una casa Ater
che non gli occupano quando esce per fare la
spesa. No, le molecole impazzite adesso
sono certi sommersi che l’eroina fa
sessantenni a trent’anni, quelli che dicono:
«annamo a assalta’ i negri pe’ facce’ vede!».
Vedere, da chi? Da noi, dai visibili, dai
salvati, dai borghesi che Pasolini avrebbe
schifato, da chi cambia canale. Quelli che
con una bomba carta contro un profugo
siriano ci dicono: puliteci i cassonetti e
rimetteteci le lampadine. Eppure questa
febbre può pure aiutarci a guarire, c’è un
altro modo di vedere Roma, non soltanto
scannandoci, che parte da dentro, come una
preghiera, come un monologo.
Come questi ventiquattro monologhi in
scena al Teatro Argentina, visioni d’autore,
dal termine dell’anima e della notte, dalla
città morta oltre le macerie, invenzioni che ci
restituiscono la santità di Roma nostra, e ci
dicono che il bello è anche buono, si sa, tutti
lo sanno, e un giorno lo diremo pure fuori
dal GRAV.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intervista
di Valerio Cappelli
U
na delle attrici di maggiore talento, Anna
Bonaiuto, interpreta
OdioRoma di Mariolina Venezia. Un titolo definitivo,
di effetto, forse provocatorio.
Di che cosa parla?
«Una donna al primo colloquio con uno psicoanalista. È a
disagio nei confronti della città
in cui vive da tempo. I monumenti, le rovine, l’antichità la
turbano. Non è la sindrome di
Stendhal. Si scoprirà che quel
malessere non è legato alle pietre ma è dentro di sé».
La protagonista si è stabilita a Roma, come lei.
«La gente pensa che io sia
del Sud, forse perché ho lavorato con Toni Servillo, ho girato
L’amore molesto di Mario Martone. Napoli è il mio teatro. Ma
ho anche recitato Goldoni in
veneto. Sono di padre napoletano, ma la mia città natale è
Latisana, una cittadina in provincia di Udine dove non c’era
nulla. Ho vissuto e studiato in
Friuli. A Roma andai negli Anni
70 per fare l’Accademia d’Arte
Drammatica».
Era una Roma cupa e in fermento.
«Io ricordo il fermento, le
piazze piene di giovani, i mille
cineclub, a teatro si andava a
vedere Carmelo Bene. Roma
l’ho vista modificarsi brutalmente, penso a Trastevere, dove abitavo, diventata ostaggio
dei turisti».
Non è avvenuto lo stesso
nelle grandi città europee?
«No, mentre su Roma hanno
pesato le tre dominazioni (Vaticano, Savoia e Duce), Londra e
Parigi sono nate capitali, non
sono città che si sono trasformate a misura per i turisti.
L’immagine che ho di Roma è
quella dei pullman di turisti
Bonaiuto: troppi turisti, la bellezza
qui si ritrova camminando da soli
che guardano e non vedono
nulla. La città, prima della tua
casa, è il quartiere in cui vivi, è
un luogo di relazioni umane.
Nelle piazze non vedi più ragazzi, solo turisti. Roma dà il
meglio di sé dalle due di notte
all’alba, è lì che te la puoi rein-
Passeggiate
«Ho trovato meraviglie
come la santa Cecilia
del Maderno con la
guida del Touring»
Tor Sapienza
«I penultimi contro
gli ultimi. Roma non
è razzista, ma si fa
in modo che lo diventi»
ventare come vuoi».
Tor Sapienza oggi: i poveri
contro i più poveri.
«I penultimi contro gli ultimi. Roma non è razzista, si fa in
modo che lo diventi perché alle
amministrazioni, di destra o di
sinistra, delle periferie non importa nulla. Tutto nasce dalle
speculazioni edilizie».
Quale risposta si sente di
dare ai conflitti sociali che sono scoppiati?
«Non abito lì e non mi permetto di distribuire ragioni e
torti. Bisogna capire i problemi
di tutti e affrontarli senza ideologia. Se una persona anziana o
una ragazza hanno problemi a
uscire... D’altra parte un Paese
civile deve essere pronto all’accoglienza».
Il centro storico è una vetrina sporca.
«Sì. E poi in centro c’è il problema della malavita che mette
L’artista
Anna Bonaiuto
(1950) ha
lavorato al
cinema con
registi come
Sorrentino,
Cavani e
Martone. A
teatro, tra
l’altro, ha
lavorato con
Toni Servillo
Lo spettacolo
Oggi e il 20
novembre
(dalle 20.20),
Bonaiuto
interpreta
«OdioRoma»,
pièce scritta
da Mariolina
Venezia. Il 22
partecipa alla
«maratona»
La foto
Accanto, una
foto di Martin
Parr, fotografo
famoso per
i suoi scatti
sul turismo di
massa. La foto
è stata esposta
alla mostra
«Urban Storyteller» nel 2013
le mani nei ristoranti delle
piazze più belle, e il fatto che
non si trovino più case, sono
tutti bed & breakfast».
La crisi della cultura, dal
teatro Eliseo all’Opera.
«Direi che è una crisi italiana. Sono appena tornata da Parigi, la testa ancora mi rimbomba delle mostre che ho visto. Dietro c’è l’intervento della
politica. Che non fa chiudere i
cinema, come accade a Roma.
Tutto si fa perché si veda quello
che la città offre».
Per sfuggire alla depressione che ha abbattuto il suo
personaggio, diciamo le cose
che funzionano, le grandi
bellezze...
«L’Auditorium, un direttore
come Pappano, la riapertura
del teatro India, la restituzione
del Valle, che è la più bella sala
della città...E poi Roma è bella
di suo, e puoi trascorrere una
giornata intera su una strada».
Lei che cosa ha scoperto?
«Io prendo la guida del Touring Club, quella grande con la
copertina rossa, e me ne vado
in giro. Ho scoperto la chiesa di
Santa Costanza ho scoperto
l’Estasi della Beata Albertoni
del Bernini nella chiesa di San
Francesco a Ripa. E sempre a
Trastevere la scultura di Santa
Cecilia, opera cinquecentesca
del Maderno, nell’omonima
chiesa: lo scultore la ritrae così
come il corpo della santa martirizzata riapparve, quando fu
ritrovato nella cripta, mummificato, intatto».
Una copia si trova in una
catacomba, grazie a un’americana, nell’800. Non si è mai
saputo il perché del suo gesto.
«Non finisci mai di scoprire
Roma».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
48
Martedì 18 Novembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 18 Novembre 2014
49
●
Risponde Sergio Romano
COME LA CITTÀ DI KANT
DIVENNE BASE SOVIETICA
Caro Romano, conosco e parlo
l’inglese abbastanza bene. Ho
però una lacuna: i giornali e le
tv parlano spesso di Job act, a
volte Jobs act, altre Job acts.
Qual è la più corretta?
Silvano Soldaini
[email protected]
Né l’una né l’altra. Sono frasi
piuttosto brutte e inutili, adottate per dare un tocco di modernità a una norma che poteva
essere chiamata, più semplicemente, «legge per il lavoro e
l’occupazione». Questa non è
politica: è marketing.
Ci può dire qualcosa di più di Kaliningrad,
l’enclave russa sul mar Baltico, di cui si è
parlato in un articolo del Corriere? A quanto
pare si tratterebbe di territorio russo che, però,
non confina con la Russia, ma con Paesi della
Unione Europea.
Monica Alessandri
[email protected]
Le lettere firmate con
nome, cognome e
città, vanno inviate a
«Lettere al Corriere»
Corriere della Sera
via Solferino, 28
20121 Milano
Fax: 02-62827579
@
[email protected]
www.corriere.it
[email protected]
È la prima volta che abbiamo
la visita del presidente del
Consiglio in Australia,
malgrado la massiccia
presenza italiana in questo
Paese che, tra prima, seconda
e terza generazione, ammonta
a circa un milione. Renzi è
venuto per il G20 a Brisbane,
ma è poi arrivato a Sydney
dove ha incontrato la
comunità italo-australiana,
visitando industrie per accordi
bilaterali e la scuola bilingue.
Speriamo di rafforzare sempre
più i rapporti tra I nostri due
Paesi, e che l’Australia possa
aiutare la nostra amata Italia
in questi momenti difficili.
Franca Arena, Sydney
FUTURI PENSIONATI
I dati Istat sui contributi
La lunga recessione toccherà
anche i prossimi pensionati se
il governo non interverrà con
urgenza per la ripresa
economica. L’Istat ha infatti
comunicato che il tasso di
rivalutazione del montante
contributivo versato dai
dipendenti prossimi alla
Cara Signora,
aliningrad è il nome che Mosca dette alla città di Königsberg, dopo la fine della
Seconda guerra mondiale, per onorare
la memoria di un militante bolscevico,
Michail Kalinin, presidente del Presidium del
Soviet Supremo (una carica equivalente a quella
di capo dello Stato) sino al suo ritiro dalla vita
pubblica nel 1946. In teoria il possesso sovietico
di questa città della Prussia orientale era provvisorio e destinato a durare soltanto sino al giorno in cui una conferenza della pace avrebbe formalmente definito i confini dell’Urss con i suoi
vicini occidentali. Ma la rottura del fronte alleato e la Guerra fredda rinviarono il trattato di pace alle calende greche e il problema dei confini
fu risolto con la firma dell’Atto di Helsinki nell’agosto del 1975: un documento che formalizzava i mutamenti di frontiera avvenuti alla fine
della Seconda guerra mondiale ed evitava, in linea di principio, qualsiasi futura contestazione
territoriale.
Ma l’Urss, nel frattempo, non aveva atteso
l’Atto di Helsinki per trasformare il possesso in
proprietà. L’operazione fu facilitata dalle condizioni di Königsberg alla fine del conflitto. La città era stata interamente distrutta, le tracce del
K
La tua
opinione su
sonar.corriere.it
AUSTRALIA
Il soggiorno di Renzi
Il leader
progressista
radicale greco
Alexis Tsipras:
l’austerity non
è la soluzione
ma il problema
per l’Europa?
Giusto?
SUL WEB
Risposte
alle 19 di ieri
Sì
80%
20%
No
La domanda
di oggi
Il presidente
della Bce Mario
Draghi parla di
ripresa a
rischio per
l’area euro.
Secondo voi le
riforme sono
state
insufficienti?
pensione è negativo, sulla base
dell’andamento del Pil
nominale dell’ultimo
quinquennio. I pensionandi
sono stati allertati ?
Antonio Iadicicco, Roma
suo passato teutonico e prussiano erano scomparse, la popolazione era fuggita. I sovietici costruirono una città nuova, la popolarono con
immigrati provenienti da altre regioni del loro
sterminato Paese (fra cui un gruppo di tedeschi
del Volga, arrivati in Russia all’epoca della Grande Caterina), costruirono una sontuosa cattedrale ortodossa, sostituirono la toponomastica
tedesca con una toponomastica slava, fecero del
porto una delle principali basi d’appoggio per la
flotta russa del Baltico.
Più recentemente la città ha attraversato due
fasi distinte e potenzialmente contraddittorie.
Nell’agosto del 2005 Vladimir Putin sembrò desideroso di valorizzare il grande passato della
città e festeggiò il 750° anniversario della sua
fondazione invitando a Svetlogorsk (il nuovo
nome di Rauschen, una Rapallo del Nord molto
amata da Thomas Mann) il presidente francese
Chirac e il cancelliere tedesco Schröder. Nel
frattempo erano cominciati i restauri della
grande cattedrale luterana e l’università era stata intitolata al nome del più noto e ammirato
cittadino di Königsberg: il grande filosofo Immanuel Kant. Ma in tempi più recenti Königsberg-Kaliningrad è tornata alle cronache come
base militare. È accaduto quando Dmitrij Medvedev, allora presidente della Repubblica russa, ha dichiarato che se gli Stati Uniti avessero
installato basi missilistiche in Paesi un tempo
membri del Patto di Varsavia, la Russia avrebbe
installato i suoi missili a Kaliningrad. Sono state
le prime avvisaglie di quella che rischia di essere, soprattutto dopo le vicende ucraine, una
nuova Guerra fredda.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
contare sui nostri risparmi e
finché ci sarà risparmio, per la
politica ci sarà vita. Quando
l’apparato politico sarà
ridimensionato?
periodo di crisi lavorativa
senza precedenti, sia sbagliato
nei confronti di chi è senza
occupazione?
Emma Andreetta
[email protected]
Federica Uboldi
[email protected]
ITALIANI IN CRISI
Risparmi a rischio
Per la prima volta in vita mia
ho dovuto attingere ai
risparmi per pagare alcune
incombenze fiscali. Credo
capiti anche ad altri italiani di
doversi privare dei soldi messi
da parte con tanti sacrifici e
rinunce. Lo Stato sa che può
SINDACATI
Quegli scioperi
Tra meno di un mese è stato
programmato uno sciopero
generale. Sono l’unica a
ritenere che, da parte dei
sindacati, insistere
nell’indicare lo sciopero come
modalità di protesta in un
RECESSIONE
Strana lungimiranza
Il governo sostiene che la
recessione del terzo trimestre
era prevista. Finalmente
abbiamo alla guida del Paese
uomini politici ben dotati di
lungimiranza...
Giovanni Papandrea
Reggio Calabria
INTERVENTI E REPLICHE
Il governo e la semplificazione normativa
Vorrei aggiungere all’articolo di Sergio Rizzo
sulle semplificazioni (Corriere di ieri) alcuni
elementi di riflessione su ciò che sta facendo il
governo. In sintesi, servono meno leggi, scritte
più chiaramente e attuate. 1) Servono meno
leggi. È vero in Italia esiste un numero di leggi e
normative insostenibile. Credo che il tasso di
riformismo di un governo non stia nel numero di
leggi che approva. Il percorso che il governo ha
intrapreso, da questo punto di vista, è quello dei
testi unici. In questo modo migliaia di norme
approvate in tempi e modi diversi si
trasformano in raccolte normative coerenti e
chiare. Ciò sta avvenendo concretamente in
settori strategici come lavoro, appalti pubblici,
servizi pubblici locali, società partecipate,
pubblico impiego.
2) Servono leggi più chiare, scritte meglio,
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
DIRETTORE RESPONSABILE
PRESIDENTE Angelo Provasoli
Ferruccio de Bortoli
VICE PRESIDENTE Roland Berger
CONDIRETTORE
AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane
VICEDIRETTORI
Antonio Macaluso
Daniele Manca
Giangiacomo Schiavi
Barbara Stefanelli
CONSIGLIERI
Fulvio Conti, Teresa Cremisi, Luca Garavoglia,
Attilio Guarneri, Piergaetano Marchetti,
Laura Mengoni
DIRETTORE GENERALE DIVISIONE MEDIA
Alessandro Bompieri
Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano
Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962
Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli
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Q
ueste sentenze che si contraddicono
pesantemente ci dicono qualcosa
sulla guerra in corso all’interno della
magistratura. Condannare e poi, in un
secondo tempo, dire che «il fatto non
sussiste», è una contraddizione che
sconcerta l’opinione pubblica. Se i secondi
giudici dicono che i primi hanno
condannato per una colpa inesistente, non
sarà come dare dell’incompetente ai primi?
Chi sarà a dire il vero, chi l’onesto e obiettivo
giudice? Se il secondo giudizio viene dato
come migliore del primo, non sarebbe
meglio mandare a casa i primi giudici
incapaci e affidarci decisamente ai secondi?
I due giudizi su Cucchi costituiscono
l’esempio più grave e doloroso. Certo, i
cittadini non conoscono i dettagli, ma
hanno visto le fotografie di un giovane che
entra vivo in una istituzione tenuta a
proteggerlo e ne esce morto, con il corpo
coperto di lividi. Si è arrivati a dire che quei
lividi se li era fatti da solo. Questo, in termini
popolari, si chiama arrampicarsi sugli
specchi. E certamente non aiuta ad avere
fiducia in una giustizia che ha assolto chi l’ha
picchiato.
E che dire del caso delle rassicurazioni date
alla popolazione dell’Aquila preoccupata per
le continue scosse, con la condanna degli
scienziati seguita poi dalla loro assoluzione?
Dobbiamo pensare che i primi giudici
fossero incompetenti, prevenuti, accecati
dalla voglia di vendetta, irrispettosi verso la
scienza? I cittadini dell’Aquila ricordano che
agli scienziati, nel terrore delle continue
scosse, era stato chiesto proprio questo: ma
corriamo rischi seri? Dobbiamo uscire di
casa, trovare rifugio altrove? E la risposta che
era arrivata loro era stata: No, state
tranquilli. Cosa dovevano fare? Sono andati a
dormire: e sono morti in centinaia.
Certo le case erano costruite male, con
operazioni di speculazione edilizia, senza le
garanzie antisismiche. Ma se ai cittadini non
fosse stata assicurata l’impossibilità di una
scossa devastante, non sarebbero certo
andati a dormire fiduciosi. Sarebbe bastato
dire loro: «Nessuno può prevedere con
certezza quando un terremoto diventa
mortale, ma nel dubbio mettetevi in salvo».
Poi si è detto che la stessa Protezione civile
aveva chiesto agli esperti la rassicurazione.
La responsabilità, però, rimane. In tutti e
due i casi citati, ci troviamo di fronte a una
tragedia per il Paese. La fiducia nella
giustizia diminuisce ogni giorno e questo dà
pace e sicurezza ai malandrini, di tutte le
specie.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
comprensibili da tutti i cittadini. È qualcosa che
credo proprio non si possa ottenere «per legge»
ma attraverso un cambio di mentalità. Occorre
una sorta di «moral suasion» dei ministri nei
confronti degli uffici legislativi che scrivono
tecnicamente le norme, e dei gruppi
parlamentari nei confronti dei deputati
impegnati nel processo legislativo. Una legge
scritta male è più difficile da capire e dunque da
rispettare.
3) Serve che le leggi siano attuate. Il problema
dell’attuazione è quello più importante.
«Semplificare, semplificare, semplificare», come
scrive Rizzo, non ha finora funzionato anche e
soprattutto perché le semplificazioni, approvate
per iniziativa dei miei predecessori, sono spesso
rimaste lettera morta. Per diverse ragioni:
perché mancavano da parte del governo i
decreti attuativi — e infatti questo governo apre
© 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI
FONDATO NEL 1876
Luciano Fontana
di Dacia Maraini
L’Aquila e il caso Cucchi
Giustizia incomprensibile
LETTERE
AL CORRIERE
OCCUPAZIONE
La legge sul lavoro
● Il sale sulla coda
ogni Consiglio dei ministri con lo stato dell’arte
dell’attuazione — e perché si bloccavano nei
livelli di governo territoriali. Vi era, da parte della
politica, una «irresponsabilità» dell’attuazione
che coinvolgeva tutti. Fatta la norma se ne
dimenticava l’implementazione. Vogliamo
cambiare prospettiva. Per questo abbiamo fatto
un accordo triennale, chiamato «Repubblica
semplice», con le Regioni e i Comuni per
realizzare concretamente una serie di importanti
semplificazioni: dalla cittadinanza digitale
(strumento trasversale a tutti i settori), al Fisco,
all’edilizia, al welfare, all’impresa. Crediamo sia
questa la strada giusta per trasformare la
semplificazione in un vero miglioramento della
vita dei cittadini e delle imprese.
Marianna Madia, ministro
Nidasio
per la Semplificazione
e la Pubblica amministrazione
EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • RCS Produzioni Padova S.p.A. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l.
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Martedì 18 Novembre 2014 Corriere della Sera
50
Sport
Under 21
Azzurrini battuti
in amichevole
dalla Danimarca
Un avvertimento: arrivare tra le prime quattro al prossimo Europeo
under 21 e qualificarsi così per l’Olimpiade di Rio 2016 non sarà uno
scherzo. Davanti a 7.500 spettatori, a Matera, l’under 21 di Gigi Di
Biagio è stata sconfitta in amichevole per 1-0 dalla Danimarca,
un’altra delle otto finaliste per la fase finale in Repubblica Ceca (a
giugno). Dopo aver sfiorato più volte il vantaggio — di Berardi e
Trotta le occasioni più clamorose — gli azzurrini sono stati infilati da
un contropiede finalizzato da Brock-Madsen all’82’. Piccola
consolazione per l’interista Federico Bonazzoli, entrato nel finale: a
17 anni e 6 mesi è il più giovane ad aver giocato nell’Under 21.
Italia
Il c.t. sa di avere
i campioni
contati, cerca
talenti sui quali
ricostruire
La premessa è la soddisfazione per la classifica del girone verso Euro 2016: «Dieci
punti nelle prime quattro partite non sono né pochi né scontati». Il consiglio, invece, «è
non farsi prendere dallo sconforto e lavorare per far crescere
i giovani». Antonio Conte ha la
ricetta contro il pessimismo. Il
progetto è semplice e si articola in tre punti: 1) Qualificarci
per l’Europeo, 2) Arruolare
nuovo talenti 3) Elevare la classe media per rimodellare e potenziare una Nazionale il cui
impoverimento tecnico è sotto
gli occhi di tutti. La fase tre è
quella più delicata e cruciale.
Ma Conte è sicuro di riuscire a
marcare la differenza, cioè
«plasmare un gruppo che possa esaltare le qualità dei singoli. Voglio rendere i giocatori più
forti. L’ho già fatto in passato,
ci riuscirò anche stavolta».
Il c.t. si sta arrabattando. Domenica sera a San Siro è partito
con il classico 3-5-2, passando
poi al 4-4-2 e finendo con il 45-1. Sempre, però, nei momenti buoni e in quelli meno buoni
della partita, l’Italia ci ha messo
«anima e core», forza e passione, restando corta, attenta, lucida. «Una squadra». Ed è il
punto di partenza.
La Croazia ha dimostrato di
essere più avanti di noi, ma
Conte è ottimista lo stesso:
«Perché rispetto a loro abbiamo maggiori margini di miglioramento», dice per combattere il logorìo della vita moderna e per dare un calcio al
pessimismo. Certo, la crisi tecnica ha assunto contorni inquietanti. Non siamo mai stati
così modesti in tutta la nostra
storia. C’è voglia, grinta, dedizione, ma non il talento necessario a fare il salto di qualità. E,
come diceva Prandelli, se non
ci possiamo aggrappare alle
qualità del singolo, dobbiamo
costruire un impianto di gioco
che funzioni. Conte condivide,
anzi, estremizza il concetto. La
Nazionale, dopo la sfida di stasera con l’Albania, andrà in letargo sino alla fine di marzo,
ma l’allenatore raddoppierà gli
sforzi a caccia di volti nuovi. Il
problema è che i campioni in-
MILANO
❞
De Silvestri
Vorremmo
portare una
serata di
normalità
e di festa
in una città
ferita. La
chiamata
di tanti
giocatori
è un vanto
per Genova
❞
Antonelli
Ci sono
state
giornate
bruttissime
ma i
genovesi
non
mollano
mai, si
rialzeranno
anche
questa volta
❞
Conte
Voglio
rendere
i giocatori
più forti.
Dobbiamo
aspettare
i vari
Immobile,
Zaza,
Soriano,
Bertolacci
e Bonaventura (foto)
L’ora della classe media
Stasera a Genova contro l’Albania una Nazionale sperimentale, senza certezze
Conte al lavoro per il rilancio: «Valorizziamo i ragazzi senza perdere fiducia»
Genova, ore 20.45
Italia
Albania
4-4-2
4-5-1
1 Berisha
1 Perin
4 Hysaj
2 De Silvestri
5 Cana
19 Bonucci
15 Mavraj
3 Moretti
7 Agolli
13 Antonelli
2 Lila
11 Cerci
22 Abrashi
18 Parolo
13 Kukeli
23 Sturaro
14 Memushaj
8 Bonaventura
3 Lenjani
22 Destro
16 Cikalleshi
10 Giovinco
Arbitro: Harkam (Austria)
Tv ore 20.45, Raiuno
vecchiano e i ragazzi non crescono. «Dobbiamo aspettare i
vari Immobile, Zaza, Soriano,
Bertolacci e Bonaventura». E
avere fiducia. E pazienza. E,
magari, aspettarsi qualche rovescio (il c.t. può incrociare le
dita). La strada è lunga e impervia ma «il tempo dà sempre
ragione a chi lavora», la certezza del nostro allenatore. Di sicuro, nei prossimi mesi, Conte
intensificherà i rapporti con i
suoi colleghi. Sotto traccia sono già molte le società di serie
A che si lamentano per gli infortuni (l’ultimo quello di Pasqual che la Fiorentina perderà
per circa un mese). L’accusa è
che gli allenamenti sono troppo intensi, ma proprio l’intensità è quella che l’ex bianconero va cercando. Il discorso è
sempre il solito: la Nazionale,
fuori da Europei e Mondiali, è
più un peso che un vanto.
Gli esperimenti cominciano
stasera a Marassi dentro una
partita che è una gara di solidarietà per gli alluvionati (le leghe di A e Dilettanti hanno raccolto 350 mila euro, la Federazione devolverà una quota dei
diritti tv della partita per la ricostruzione degli impianti
danneggiati) ma che forse per
motivi di opportunità andava
cancellata. Quella contro l’Albania sarà per forza di cose una
Nazionale sperimentale, considerando che i 14 in campo con
la Croazia sono già tornati a casa. Conte deciderà soltanto
La bella favola
Acerbi: dal tumore
alla maglia azzurra.
I club preoccupati
per i molti infortunati
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L'Albania vuole darci una lezione
«In Italia troppi videogiochi»
MILANO Non è il mondo alla rovescia. È il calcio che cambia
molto velocemente. Quando
mai un commissario tecnico
dell’Albania prima di una partita in casa dell’Italia avrebbe
detto quello che ha detto ieri a
Milano Gianni De Biasi? «Cercheremo di fare una partita intelligente, cercando di non
strafare, anzi, cercando di essere umili e di non montarci la testa in caso di risultato magari
insperato...».
Eppure è così: l’Albania è
una Nazionale emergente, ha
appena pareggiato 1-1, sempre
in amichevole, con la Francia di
Pogba a Rennes, andando pure
in vantaggio. La squadra di De
Biasi nel girone di qualificazione all’Europeo ha battuto in
trasferta il Portogallo e pareggiato con la Danimarca. La
sconfitta a tavolino condivisa
con la Serbia per gli incidenti a
Belgrado dello scorso 14 ottobre ha frenato un po’ la parten-
za sprint. Ma i laziali Cana (capitano) e Berisha (il portiere)
guidano un gruppo con un
motto ben preciso: «Io ci credo».
Il c.t. di Sarmede, il Paese
delle favole in provincia di Treviso, dopo aver allenato per
quasi vent’anni da noi, da Modena a Brescia, da Torino a Udine, ha scoperto un mondo nuovo. O forse «vecchio»: «L’ho capito a Tirana: a noi italiani
manca la fame dei nostri padri,
questa mattina la formazione,
ma l’idea è di affidarsi al 4-4-2 e
premiare, almeno all’inizio, i
giocatori che hanno lavorato a
Coverciano. Otto i potenziali
debuttanti, tre sono candidati a
giocare dall’inizio: Perin (favorito su Sirigu), Moretti e Sturaro (favorito su Aquilani). Bonucci guiderà la difesa, gli
esterni a centrocampo dovrebbero essere Cerci e Bonaventura, in attacco avanti con Destro
e Giovinco. C’è una storia dentro la storia, quella di Francesco Acerbi che ha combattuto e
vinto un avversario malvagio e
subdolo: il tumore. Il difensore
è tornato, passando dal buio all’azzurro. Stasera esordirà a
partita in corso e indipendentemente dal risultato è già una
straordinaria notizia e un gran
bel messaggio.
Alessandro Bocci
C.t.Gianni De
Biasi, 58 anni, ex
calciatore, già
allenatore di
Torino e Udinese,
siede sulla
panchina
dell’Albania dal
14 dicembre
2011. Nel
2013 ha
rinnovato il
contratto per altri
due anni (Afp)
10
i punti ottenuti
da Conte nelle
prime quattro
partite
14
i nazionali che
hanno giocato
contro la
Croazia già
rientrati a casa
8
i convocati di
Sampdoria e
Genoa per
l’amichevole a
Marassi
quelli che pensavano a dare un
futuro ai figli. Ora il nostro calcio non ha più il talento di una
volta. Ci siamo adagiati sulla
ricchezza: troppi videogiochi e
poco calcio in strada».
L’inquietudine per l’Albania,
in un’amichevole inedita, potrebbe sembrare fuori luogo,
ma queste sono le classiche
partite trappola, che fanno notizia solo se l’Italia perde. Senza
contare che i dubbi della vigilia
vanno oltre il risultato: a Genova sono attesi 10 mila albanesi,
in arrivo anche da Francia,
Svizzera e Germania. La partita
non è considerata a rischio, ma
la questura non si fida: lo stadio sarà presidiato da circa 300
poliziotti e carabinieri.
Paolo Tomaselli
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Corriere della Sera Martedì 18 Novembre 2014
SPORT
A San Siro
Sedici ultrà croati arrestati (tra i 19 e i 31
anni) per violenza, minacce e lancio di
oggetti, tra cui i fumogeni che, domenica
sera, allo stadio San Siro di Milano, hanno
interrotto per dieci minuti la partita ItaliaCroazia (1-1), valida per qualificarsi a Euro
2016. Rischiano dai tre ai 15 anni di carcere.
Questo il bilancio — che conta anche un
17enne denunciato — dei disordini il giorno
dopo un altro brutto capitolo per il mondo
Fumogeni e violenza
Arrestati sedici
ultrà della Croazia
L’intervista
del pallone: «Queste cose succedono solo
nel calcio — ha detto il presidente del Coni,
Giovanni Malagò —. La responsabilità della
federazione croata è palese, ma bisogna
capire come sia stato possibile lanciare razzi
in campo». Un concetto rimarcato anche
dall’ex ct Marcello Lippi («Come hanno fatto
a entrare con tutta quella roba?»). Il questore
Luigi Savina, ieri, è intervenuto in difesa dei
suoi agenti segnalando «l’impossibilità di
51
perquisire migliaia di tifosi», nonostante le
segnalazioni arrivate dai colleghi croati al
seguito degli ultrà che avevano indicato un
gruppetto di «irriducibili» con l’intento di far
interrompere il match. Gli ospiti hanno subìto
una carica della polizia in secondo anello,
prima degli scontri fuori dallo stadio, anche
tra gli stessi croati, divisi in fazioni interne.
g. valt.
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«Pippo aveva già la testa da allenatore
Mancio riesce a farti sentire importante»
Il derby secondo Crespo, compagno di Inzaghi al Milan e giocatore di Mancini all’Inter
L’uomo che ha segnato
due gol in una finale di Coppa
dei Campioni con la maglia del
Milan e poi ha conquistato tre
scudetti con la casacca dell’Inter, che ha sgomitato con Inzaghi per un posto da titolare, e
ha bussato allo stanzino di mister Mancini per chiedere spiegazioni per qualche esclusione, ora sussurra ai cavalli e insegna calcio ai ragazzini. «Sto
dando una mano a mia moglie
MILANO
❞
Il pregio
Inzaghi studia ogni
dettaglio e ci crede
sempre, anche quando
non parte ad armi pari
per il torneo internazionale
equestre che sta organizzando,
il Jumping Parma» racconta
Hernan Crespo, Mister Derby
degli anni Duemila.
«Ho avuto la fortuna di giocare sulla sponda giusta al momento giusto. Ho segnato un
solo gol — da interista — il 28
ottobre del 2006 nel fantastico
4-3: avremmo potuto vincere
con un risultato più largo se
Materazzi non si fosse fatto
espellere».
Inzaghi ha appena detto:
«Spero che Torres si sblocchi
a novembre come fece Crespo
al Milan».
«Era il 2004, appena arrivato
dal Chelsea in prestito. Non
stavo bene fisicamente. Ero il
quarto attaccante dopo Shevchenko, Inzaghi e Tomasson.
Mi sbloccai in Coppa Italia a
metà novembre: a fine anno
misi a segno in totale 18 gol,
compresa la doppietta nella finale maledetta di Istanbul con
il Liverpool».
Con Inzaghi c’era concorrenza sleale?
«Ma no, abbiamo sgomitato
di più sui banchi di Coverciano.
Quell’anno Pippo giocò poco
perché aveva un infortunio alla
caviglia».
Si aspettava che potesse diventare allenatore?
«È sempre stato meticoloso
nella cura del fisico. Poi studiava gli avversari così da evidenziarne in campo le loro lacune».
Il suo pregio maggiore?
«Ci crede sempre anche se
non parte ad armi pari. Ha creato una carriera da paura con
piedi normali».
Il ricordo più bello che la
lega a Mancini?
«Il primo scudetto vinto sul
campo con tutta la famiglia
Moratti che festeggiava. Era un
traguardo che io e l’Inter inseguivamo da tempo».
La qualità di Mancini?
«Sa far star bene i giocatori,
li fa sentire importanti».
Mai avuto discussioni con
lui?
«Normali mugugni quando
venivo escluso. Andavo a chiedere spiegazioni nella sua camera».
È vero che è stato vicino al
ritorno al Milan ma in altra
veste?
«Sì, quando Ancelotti mi
propose il ruolo di vice al Real
Madrid ma la società preferì Zidane. Fu allora che Seedorf mi
chiamò per entrare nel suo
staff. Avevo dato la disponibilità ma sapete com‘è andata».
Ora allena la Primavera del
Parma: una tappa per il grande salto?
❞
Il ricordo
Indimenticabile il primo
scudetto con Mancini, in
campo a festeggiare c’era
tutta la famiglia Moratti
Allenatori Roberto Mancini, 49 anni e, in alto, Pippo
Inzaghi, 41 (Getty Images, LaPresse)
«Sì, non voglio fare il settore
giovanile tutta la vita».
Radiomercato la indica come indiziato numero uno alla
successione di Donadoni.
«Auguro a Roberto di salvare
il Parma e di restare sino a fine
stagione. Poi so di essere in pole position per raccogliere a
giugno la sua eredità. Ma se la
società durante l’anno mi chiedesse aiuto non mi tirerei indietro. Sono pronto, non mi
spaventa nemmeno la situazione economica in cui versa il
club: sono qui da anni e conosco tutto di questo ambiente».
Monica Colombo
Bomber
● Hernan
Crespo, nato a
Florida
(Argentina) 39
anni fa, ha
giocato nel
River Plate,
Parma, Lazio,
Inter, Chelsea,
Milan e Genoa
● Attaccante,
in carriera ha
segnato 273
gol in partite
ufficiali
● Con la
nazionale
argentina ha
collezionato 64
presenze e
realizzato 35
reti
● Attualmente
allena la
Primavera
del Parma
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Totti, talento e battute: «Ho vinto poco, ma sono felice»
Al capitano della Roma il premio Facchetti nella giornata dedicata alla nuova Gazzetta dello Sport
MILANO «Li ho riuniti tutti, sono
un po’ impanicato». I «tutti»,
che se la ridacchiano, sono i
nomi più importanti del calcio
italiano, venuti a Milano, nella
Sala Buzzati all’interno della
sede della Gazzetta dello Sport
e del Corriere della Sera, per la
consegna a Francesco Totti del
Premio Facchetti 2014 e per il
«Gazza day», la giornata in cui
il quotidiano sportivo ha aperto le sue porte ad appassionati,
campioni e lettori per festeggiare l’uscita del giornale rosa
con una nuova veste grafica.
Solo il capitano della Roma e
pochi altri potevano riunire il
presidente della Figc Carlo Tavecchio, quello della Lega di serie A Maurizio Beretta e di B
Andrea Abodi, il c.t. azzurro
campione del mondo Marcello
Lippi, l’a.d. del Milan Adriano
Galliani e quello della Juventus
Giuseppe Marotta, il d.g. dell’Inter Marco Fassone, ovviamente il direttore sportivo della Roma Walter Sabatini e meno ovviamente il presidente
della Lazio Claudio Lotito. Che
ha stupito non solo per avere
contenuto il suo intervento entro i 3 minuti, ma anche per la
La gaffe
● Premio
Facchetti: a
rappresentare
l’Inter c’era il
d.g. Fassone,
quello della
maglietta
«Meglio un
anno senza
tituli che una
vita da ridiculi».
Su Calciopoli
ognuno è libero
di pensarla
come vuole,
ma la scelta
interista
nel giorno di
Facchetti
riassume
il senso di una
società senza
memoria
prontezza di riflessi con cui ha
replicato al video storico su
Totti, in cui non poteva non
comparire la storica maglietta
«Vi ho purgato ancora» esposta dopo un gol alla Lazio: «Se
capiterà di nuovo? Sto comprando diverse farmacie a Roma per adeguarmi».
Verrebbe da dire 1-1 e palla al
centro se non fosse che il festeggiato era Totti, premiato
dalla giuria composta da Gianfelice Facchetti, figlio di Giacinto, dal presidente del Coni
Giovanni Malagò e da Andrea
Monti, il direttore della Gazzetta che ha istituito il premio insieme alla famiglia della leggenda dell’Inter e della Nazionale, scomparsa nel settembre
2006. Il capitano della Roma è
apparso parecchio in forma,
orgoglioso il giusto per il premio, motivato ovviamente da
una carriera grandiosa e sempre con la stessa maglia, proprio come Giacinto Facchetti:
«Ho vinto poco ma sono contento lo stesso, anzi di più». E
ironico altrettanto, a conferma
che la fama di buon battutista
Campione Gianfelice Facchetti, figlio del grande Giacinto, premia Totti (Newpress)
ha fondamento reale e non è
solo marketing. A chi gli fa notare che la sua media gol è cresciuta da quando ha abbandonato la Nazionale, cioè dal 2006
a oggi che teoricamente sarebbero gli anni della vecchiaia,
Totti replica al volo: «Se lo sapevo, smettevo prima…».
Quando gli chiedono cosa stava pensando nella celebre foto
della festa mondiale a Berlino,
in cui guardava la Coppa del
Mondo come se fosse una sfera
di cristallo lui spiega che fino a
quel momento «l’avevo vista
sempre finta, ce l’avevo al Subbuteo». Infine, al videomessaggio di Carlo Verdone che
sembra rinnovargli un invito a
cena a casa sua, replica «quello
è un para…vento, l’invito non
c’era mai stato».
Insomma, Francesco smista
il gioco con la stessa sicurezza
di quando fa girare la Roma intorno a sé. Anche quando rivela: «Ogni tanto i miei figli mi
dicono “ho paura, non vengo
allo stadio”». Lui per primo,
però, sa che su questo non c’è
niente da ridere.
Tommaso Pellizzari
© RIPRODUZIONE RISERVATA
❞
Da quando
ho lasciato
la Nazionale
segno
di più? Se lo
sapevo,
smettevo
prima
La Coppa
del mondo
prima di
vincerla
l’avevo
vista solo
nel
Subbuteo
La novità
Pellegrini valuta
se e come
tornare all’Inter
per aiutare Thohir
MILANO Sono giorni di grande
fermento per l’Inter. E non
soltanto per il ritorno di
Mancini che, dopo l’esonero di
Mazzarri, lavora su un nuovo
progetto di squadra. Sta per
tornare a Milano Erick Thohir
e non soltanto per assistere al
derby di domenica sera. Lo
aspetta l’assemblea degli
azionisti (venerdì), che dovrà
ratificare la nomina dei tre
nuovi membri del Consiglio di
amministrazione designati da
Massimo Moratti, dopo l’uscita
della famiglia, di Ghelfi e di
Manzonetto (rientrerà),
ufficializzata il 23 ottobre con
un comunicato mai apparso
sul sito perché non gradito ai
dirigenti. In questi giorni è
molto attivo Ernesto Pellegrini,
presidente dell’Inter dal marzo
1984 all’aprile 1995. Da tempo è
in rapporti con Thohir, come
da lui stesso spiegato il 6
febbraio: «L’ho incontrato una
prima volta, insieme ad altre
persone; poi è stato lui a
chiamarmi e ci siamo visti con
mio genero. Mi ha chiesto
alcuni consigli disinteressati e
ho capito che ha grandi idee,
molta voglia di lavorare e di
investire, una notevole
passione». Adesso Pellegrini
vuole capire se esistono le
condizioni per dar vita a una
cordata di imprenditori, da lui
guidata, che possa migliorare
la situazione economicofinanziaria del club, alle prese
con i prestiti bancari, un
aumento di capitale
(obbligatorio), nuove
scadenze, le regole del fair play
Uefa. Per decifrare meglio la
situazione (e anche per parlare
delle nuove frontiere della
ristorazione collettiva),
Pellegrini dovrebbe incontrare
in tempi brevi Thohir, fermo
restando che il contratto
siglato nel 2013 prevede per
qualsiasi operazione un diritto
di prelazione da parte di
Moratti, che ha conservato il
29,5% delle azioni. È evidente
che non tutto in società sta
funzionando come lo stesso
Thohir aveva prospettato al
momento di acquistare il club.
Il ritorno di Mancini è il primo
segnale della volontà di
investire da parte della
proprietà. Il 2 agosto 2013,
Pellegrini, in un’intervista ad
Alberto Cerruti della Gazzetta
dello Sport, aveva spiegato di
aver offerto a Moratti un aiuto
perché l’Inter restasse italiana,
ma l’allora presidente aveva
scelto la soluzione
indonesiana. Adesso Pellegrini
medita di riprovarci.
f. mo.
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Martedì 18 Novembre 2014 Corriere della Sera
52
Elio e Floria Fiorucci partecipano con grande affetto al dolore della famiglia per la perdita del carissimo e speciale amico
Paolo Giuggioli
- Milano, 17 novembre 2014.
Gigi Giuliano e Augusto Moretti con le famiglie
e i collaboratori sono addolorati per la scomparsa
improvvisa dell’amico e Maestro
Avv. Paolo Giuggioli
La fiducia e la forza che ci hai dato per sostenere
la fatica quotidiana dell’essere avvocati ci accompagneranno per sempre.- Un abbraccio alla famiglia Giuggioli. - Milano, 17 novembre 2014.
Fabrizio Criscuolo è vicino all’amico Pier Filippo
nel dolore per la perdita del papà
Avv. Paolo Giuggioli
Il presidente Francesco Abiosi, i consiglieri Piergiorgio Resta e Marco Bertoldin ed i soci tutti della
Cooperativa Edilizia La Cerchia sono vicini ai famigliari del consocio
avv. Paolo Giuggioli
Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Milano,
che fortemente volle e sostenne la cooperativa e
l’iniziativa immobiliare in corso a beneficio degli
avvocati di Milano.
- Milano, 17 novembre 2014.
Paolo Giuggioli
Partecipano al lutto:
– FIMAA Milano Monza & Brianza.
– Beatrice Zanolini.
– Vincenzo Albanese.
– La Dirigenza di FIMAA Milano Monza & Brianza.
- Roma, 16 novembre 2014.
Alba e Vittorio abbracciano affettuosamente
Danda Giovanni Maria Paola nel ricordo del papà
Gli avvocati Giorgio Damascelli, Stefano Salvetti,
Laura Salvetti, Benedetto Tusa sono vicini alla moglie e collega Antonia Negri e figli in questo triste
momento per l’improvvisa scomparsa del marito
- Milano, 17 novembre 2014.
Avv. Paolo Giuggioli
Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Milano.
- Milano, 18 novembre 2014.
Il Presidente, il Consiglio Direttivo, i Probiviri e i
soci tutti dell’A.L.A.P. - Associazione Lombarda Avvocati in Pensione, partecipano commossi al grave
lutto che ha colpito la moglie ed i figli per la prematura scomparsa dell’
Avv. Paolo Giuggioli
Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Milano.
- Milano, 15 novembre 2014.
Lo Studio Legale Tributario Avvocato Antonella
Pirro partecipa con profondo dolore alla scomparsa dell’
Avv. Paolo Giuggioli
Andrea Bazzani
La famiglia Boschiero è fraternamente vicina a
Maria Alessandra e fratelli nel dolore per la scomparsa del loro caro papà
Ing. Andrea Bazzani
- Milano, 17 novembre 2014.
Andrea
sei stato un amico grande in tutto per sessant’anni
condividendo tanti progetti.- Riposa in pace nella
tua grande fede.- Tuo Giancesare con Carla e figli.
- Milano, 17 novembre 2014.
Lo Studio Orrick Herrington & Sutcliffe, porge le
più sentite condoglianze all’Avvocato Alessandra
Bazzani per l’improvvisa scomparsa del papà
Andrea Bazzani
- Milano, 17 novembre 2014.
- Milano, 17 novembre 2014.
Il Presidente Piero Amos Nannini a nome della
Società Umanitaria in tutte le sue consociate, esprime l’affettuosa vicinanza e solidarietà al lutto della
famiglia per l’improvvisa scomparsa dell’
Avv. Paolo Giuggioli
- Milano, 17 novembre 2014.
Il Presidente e tutti i Consiglieri del Consiglio
dell’Ordine degli Avvocati di Busto Arsizio, colpiti
dall’improvvisa scomparsa dell’
Avv. Paolo Giuggioli
Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati
di Milano e dell’Unione Lombarda degli Ordini Forensi, ne ricordano le specchiate qualità professionali e morali e la passione e l’impegno profusi per
la tutela dell’avvocatura.
- Milano, 15 novembre 2014.
L’Ordine degli Avvocati di Bari si associa al dolore dei familiari e degli Avvocati di Milano per la
scomparsa del caro Presidente
Avv. Paolo Giuggioli
- Bari, 15 novembre 2014.
Gli avvocati Monica e Ivano Fazio, i collaboratori
dello Studio Legale Fazio e la Dottoressa Angela
Turiano, sono vicini alla famiglia dell’
Avv. Paolo Giuggioli
- Gallarate, 17 novembre 2014.
Avv. Paolo Giuggioli
Andrea Natale, Laura Natale, Marco Pola, Mauro
Mercadante e lo Studio NPA sono vicini a Filippo e
famiglia in questo momento di dolore.
- Milano, 17 novembre 2014.
AIGLI, Associazione Internazionale Giuristi di
Lingua Italiana, ricorda il suo Presidente Onorario
Avv. Paolo Giuggioli
- Milano, 18 novembre 2014.
Andrea Bazzani
Partecipano al lutto:
– Marco Mazzarelli.
– Riccardo Villata.
Maurizio abbraccia forte Francesco in questo
momento di dolore e saluta la cara amica
Sandra
- Milano, 17 novembre 2014.
Maria Rendina De Laurentiis
Cara mamma, i tuoi 98 anni sono stati vissuti in
maniera esemplare illuminando sempre il nostro
cammino.- Il tuo candore, la tua riservatezza, il tuo
pudore hanno impresso in tutti noi i grandi valori
della vita.- Una cosa è certa: noi non ti dimenticheremo mai.- Le esequie avranno luogo il giorno
mercoledì 19 novembre alle ore 11 presso la Basilica di Santa Maria del Popolo Roma, piazza del
Popolo, 12.- Aurelio, Jacqueline, Luigi, Edoardo,
Valentina, John, Brooke, Isabel e Luca.
- Roma, 17 novembre 2014.
Aurelio caro, amico di una vita, ti stringo forte e
mi unisco al tuo immenso dolore per la scomparsa
della tua cara mamma.- Quanti ricordi davanti ai
miei occhi nei momenti più importanti e sinceri del
nostro cammino.- Signora
Maria De Laurentiis
Maria Rendina De Laurentiis
Il Dottore Marco Briganti e i collaboratori dello
studio sono vicini alla famiglia per la scomparsa
del caro
Maria Rendina De Laurentiis
e sono vicini a tutta la famiglia in questo doloroso
momento. - Roma, 17 novembre 2014.
Richard Borg e tutta Universal Pictures partecipano con affetto al dolore dell’amico Aurelio per
la perdita della cara mamma, la signora
Maria Rendina De Laurentiis
- Roma, 17 novembre 2014.
Il presidente di Publitalia, Giuliano Adreani, il vicepresidente Niccolò Querci, gli amministratori delegati Fulvio Pravadelli e Stefano Sala, i consiglieri
di amministrazione, i dirigenti, i funzionari e tutti i
collaboratori della società partecipano al lutto di
Aurelio per la perdita dell’amata mamma
Maria
- Milano Due, 17 novembre 2014.
Giuliano e Cicci Adreani, addolorati, si stringono
forte con affetto ad Aurelio per la perdita dell’amata mamma
Maria
- Milano Due, 17 novembre 2014.
Luigi Abete, Presidente di Italian Entertainment
Group, insieme ai componenti del Consiglio di Amministrazione, del Collegio Sindacale, dei dirigenti
del gruppo, nonché dei membri degli organi sociali
delle controllate Cinecittà Entertainment, Cinecittà
Parchi e Cinecittà Studios partecipa con profonda
commozione al dolore di Aurelio De Laurentiis, autorevole azionista e consigliere della società, per la
scomparsa della cara mamma
Maria Rendina De Laurentiis
Partecipano al lutto:
– Marina e Giuseppe Vallino.
e si stringe ai familiari tutti in questo momento di
tristezza e di memoria.
- Roma, 17 novembre 2014.
La società Bolton Manitoba con tutto il suo personale partecipa al dolore del Direttore Generale,
Claudio Ciavattini e dei suoi familiari, per la scomparsa del suo amato padre
Marisa, Elena e Lea annunciano con grande dolore la scomparsa di
Mario
Salvatore Giuffrida
Luigi e Désirée si stringono con affetto all’amico
Aurelio per la scomparsa dell’amatissima mamma
Pier Giuseppe Biandrino e Giovanni Brianza partecipano al lutto dell’avvocato Francesco Perli per
la prematura scomparsa della moglie
- Milano, 18 novembre 2014.
Prof.ssa Luciana Lupi
- Milano, 17 novembre 2014.
- Roma, 18 novembre 2014.
Il Consiglio di Amministrazione, i dirigenti e tutto
il personale del Gruppo Bolton partecipano al dolore di Claudio Ciavattini per la scomparsa del padre
Profondamente addolorata Biancamaria Franciosini partecipa vivamente al grave lutto che ha
colpito l’amica Carla Vittoria per la perdita
dell’amata sorella
- Napoli, 17 novembre 2014.
- Milano, 17 novembre 2014.
Mario Ciavattini
amica di una vita. - Milano, 14 novembre 2014.
Gabriele De Luca con Annabella e Alessandra
sono vicini a Caterina e famiglia con tanto affetto
per la perdita del caro papà
Maria
- Milano, 18 novembre 2014.
Luciana Lupi
Gianni e Geppina Punzo abbracciano affettuosamente l’amico Aurelio e la famiglia tutta per la
perdita della cara madre
Alessandra Longini Perli
Alessandra Longini Perli
Sandra con Giulia e Antonio piange
- Rimini, 17 novembre 2014.
Il Presidente Barbara Salabè, il Direttore Generale Nicola Maccanico e tutta Warner Bros Entertainment Italia, esprimono il proprio cordoglio e
sentimento di vicinanza ad Aurelio De Laurentiis,
per la scomparsa della madre
- Milano, 17 novembre 2014.
Prof.ssa Luciana Lupi
la ricorderò nelle mie preghiere.- Massimo Boldi
con famiglia. - Milano, 17 novembre 2014.
Maurizio Scazzina, Paola Bertazzi, Daniele Ponte, Giovanni Panico e tutti i collaboratori dello studio partecipano al lutto dell’Avvocato Francesco
Perli per la perdita della moglie
Alessandra Longini Perli
È improvvisamente mancata la
Ne dà il triste annuncio la sorella Carla Vittoria affranta per l’incolmabile perdita.- Il feretro sarà fatto partire mercoledì 19 novembre alle ore 10.15
dall’Ospedale Fatebenefratelli di Milano per la
Certosa di Bologna dove saranno celebrate le esequie. - Milano, 14 novembre 2014.
Vittorio Korach
piangendo la sua morte, lontano da quella Milano
che ha amato tanto, e celebrando con chi gli ha
voluto bene la sua vita, lunga e felice.
- Canouan, 16 novembre 2014.
Partecipano al lutto:
– Enrica.
– Flavia con Lello e Margherita.
– Carlo con Meri e Giovanni.
– Fabio con Manuela.
– Carlo con Daniela.
Rag. Salvatore Giuffrida
- Milano, 17 novembre 2014.
Il Collegio Sindacale della società Cimi SpA è vicino ai famigliari per la scomparsa del
Rag. Salvatore Giuffrida
- Milano, 17 novembre 2014.
Giuseppe e Federica Addamiano, con le assistenti di studio e i collaboratori Angelo e Luca,
piangono la scomparsa del caro amico e collega
Cristina Anna Paola Belenchia
- Milano, 17 novembre 2014.
Tutto il personale della Cardiologia dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano è affettuosamente
vicino a Martina per la perdita del marito
Dott. Giovanni Delzanno
- Milano, 17 novembre 2014.
Il Presidente Davide Corritore, il Direttore Generale Stefano Cetti, il Consiglio d’Amministrazione,
i Dirigenti e i dipendenti tutti di Metropolitana Milanese SpA sono vicini ai piccoli Alice e Giorgio e
a tutti i familiari per la tragica perdita del caro
Paolo Cassanmagnago
da lungo tempo collaboratore della società.- La vita l’aveva già sottoposto a dure prove ma non ha
mai smesso di svolgere con passione il suo lavoro,
stimato da tutti i colleghi.
- Milano, 17 novembre 2014.
"Cristo è risorto!- È veramente risorto!".
È entrato nel riposo di Dio il
Enrico Martini
e si uniscono al dolore della famiglia.
- Roma, 17 novembre 2014.
La ditta Mazzotti & C. si unisce al dolore e al
cordoglio della famiglia e dei collaboratori per la
perdita dell’indimenticabile
Enrico Martini
Vittorio Mazzotti, Vincenzo Terzi, Gabriele Sudati,
Giuliano Di Benedetto, Fulvio Lazzarini, Roland
Barsotti, Liliana Conti, Paola Gallaverna, Giorgio
Mazzotti, Natale Aimoni.
- Milano, 17 novembre 2014.
- Milano, 17 novembre 2014.
Il Primario e tutti i medici della Chirurgia Pediatrica dell’Ospedale Vittore Buzzi di Milano sono vicini al dottore Giorgio Fava per la perdita del caro
padre
Sebastiano Fava
- Milano, 16 novembre 2014.
Angelo Abbate
ci ha lasciato.- Il Consiglio Direttivo e i soci di Art
Directors Club Italiano, partecipano commossi al
dolore di Chiara e Alessandro per la perdita del
caro Angelo. - Milano, 17 novembre 2014.
Adriano Donati
Ciao Adriano, ti immaginiamo da lassù a seguire
ancora la "tua" Juve.- Tutti gli amici del bar da Antonio di via Volta, Milano.
- Milano, 17 novembre 2014.
Prof. Domenico Adorno
Nella luce della fede ne danno l’annuncio la moglie Eliana Picozza, il fratello Gaspare con la moglie Antonietta e le figlie Rossella e Francesca, i
familiari tutti.- La liturgia sarà celebrata nella parrocchia di Sant’Agnese fuori le Mura via di
Sant’Agnese, 3 alle ore 11.30 di oggi martedì 18
novembre. - Roma, 18 novembre 2014.
Il Presidente Paolo Plotini, i Consiglieri e i collaboratori di ASAL Assoallestimenti, sono vicini alla
famiglia del caro
Andrea Masserdotti
La dirigenza ed il personale di Cefetra SpA partecipano sentitamente la scomparsa dell’amico
L’Ordine degli Avvocati di Milano sentitamente
partecipa al lutto dei familiari per la scomparsa
dell’
Avvocato
Dott. Giovanni Delzanno
per la sua scomparsa.- Lo ricorderemo sempre come uomo appassionato ed eccellente imprenditore, e gli saremo sempre grati per il contributo apportato al nostro settore durante tutta la sua
instancabile attività.
- Milano, 17 novembre 2014.
È mancata all’affetto dei suoi cari
Giuseppe (Pino) Manzato
Ciao Pino, ci mancheranno il tuo sorriso e la tua
bontà.- Ti abbiamo voluto tutti bene.- Carmen Nico e tutte le famiglie Manzato, Pedrazzini, Gallerani, Pasqualin. - Milano, 17 novembre 2014.
I soci del network di Deloitte in Italia partecipano
con sincero cordoglio al dolore di Franco e famiglia
per la scomparsa del papà
Mario Orsogna
- Milano, 17 novembre 2014.
Famiglia Canins partecipa al dolore di Claudio,
Claudia e Margherita per la perdita della loro amatissima
Maria Valli Bonivento
Maria Carmela Cadenazzi
ved. Rossi
- Milano, 17 novembre 2014.
Costernati ne danno l’annuncio: la sorella Gabriella e i nipoti.- I funerali avranno luogo martedì 18
novembre alle ore 14.45 direttamente nella parrocchia della SS. Trinità indi la cara salma verrà
tumulata in tomba di famiglia nel cimitero di Greco. - Milano, 16 novembre 2014.
È serenamente mancata all’affetto dei suoi cari
Luciana Carrone ved. Crestetto
Lo annunciano la figlia, il genero e la nipote.
- Milano, 17 novembre 2014.
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Corriere della Sera Martedì 18 Novembre 2014
MotoGp
Il bilancio di Rossi
«Straordinario 2014
era un anno chiave
Ora il decimo titolo»
SPORT
Il grande comunicatore ormai ha
deciso che è meglio il monologo: così
Valentino Rossi (foto) ha preferito
affidare all’ufficio stampa Yamaha il
compito di intervistarlo per stilare il
bilancio del suo straordinario 2014.
Rossi racconta che questa era «la
stagione chiave per decidere il mio
futuro». Dopo l’altalenante 2013 —
anno del ritorno a Iwata dopo il
biennio in Ducati — il campione si
era «messo seriamente in
discussione»: continuare o no?
Buona la prima. È venuto fuori un
secondo posto nel Mondiale MotoGp
dietro Marquez, con 12 podi e 2
vittorie. «Una grandissima
soddisfazione, sia come pilota sia
come uomo». Tra tanta gioia, pure un
piccolo motivo di rimpianto: l’alto
livello di competitività della Yamaha
M1 è arrivato tardi. «Un peccato,
Mondiale: «Io ci credo, l’ho sempre
detto». Infine, Rossi racconta la
genesi del clic dopo anni di difficoltà:
«Il segreto sta nel capire se vuoi
ancora fare parte del gioco. Devi
dimenticare tutte le vittorie ottenute
in passato. La domanda da porsi è
“perché si corre?”. Io corro perché mi
piace. Le motivazioni sono ancora
altissime anche dopo tanti anni».
perché nelle prime gare abbiamo
accumulato un gap troppo grande.
Sarebbe stato bello iniziare la
stagione con il potenziale attuale».
Resta l’indicazione positiva per il
futuro: «Ciò che importa è che siamo
cresciuti e che ora la moto è
competitiva. Anche i test a Valencia
sono stati positivi. È interessante ora
pensare alla prossima stagione».
L’obiettivo sarà puntare al decimo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Coppia
Fernando
Alonso,
33 anni,
alla guida
della Ferrari,
un’accoppiata
destinata
a sciogliersi
senza
che sia arrivato
il titolo
mondiale.
L’ultima gara
assieme sarà
quella
di domenica
23 novembre
ad Abu Dhabi
(Afp)
La storia
La pratica di divorzio è in dirittura d’arrivo. Fernando Alonso e la Ferrari si separano dopo
cinque anni di acuti, illusioni,
sfortune e polemiche. Un conto alla rovescia che dura da
tempo. Le tappe? Eccole, caratterizzate da crescenti insofferenze. Abbastanza da trasformare un matrimonio clamoroso in una separazione discussa
e comunque amara.
Novembre 2010: a causa di
un clamoroso errore di strategia Alonso perde ad Abu Dhabi
un titolo che sembrava già vinto. La delusione è amarissima,
ma resta la fiducia nella squadra.
Inverno 2011: sin dal primo
test è chiaro che la Ferrari non
è competitiva. Alonso comincia a dubitare della reattività
dei tecnici.
Maggio 2011: prima del Gp
di Spagna, Fernando rinnova il
contratto con la Ferrari fino al
2016, segno che la fiducia è comunque forte. Il presidente Luca di Montezemolo allontana il
d.t. Aldo Costa dopo la corsa
spagnola terminata con le Ferrari doppiate. Non era stato
Alonso a chiedere la sua testa,
ma non fa nulla per difenderlo.
Inverno 2012: il distacco dalla Red Bull appare ancora enorme, Alonso si trova a cominciare un’altra stagione in salita.
Luglio 2012: contrariamente
alle aspettative, la Ferrari migliora e riduce di oltre la metà il
gap. In Germania, Alonso vince
il suo terzo Gp e guida il Mondiale con 44 punti di vantaggio
su Vettel (che vincerà il titolo).
Settembre 2012: a Singapore si capisce che l’ultimo pacchetto di sviluppi non funziona. Alonso, oltre al vantaggio,
comincia a perdere le speranze
e lo esterna con dichiarazioni
sempre più polemiche. «Sono
quattro anni che la Red Bull ci
dà 1’’ a giro»; «Dalla Corea al
Giappone la Ferrari ha portato
zero aggiornamenti». Briatore
comincia a minare la credibilità di Domenicali presso Montezemolo.
Ottobre 2012: prima del Gp
di Corea sul sito della Ferrari il
progettista Nick Tombazis annuncia altre novità sulla macchina. Commento di Alonso:
«Gli sviluppi? Dobbiamo vederli in pista, le parole non servono». Nelle qualifiche del Gp
dell’India, Alonso ottiene un 5°
posto. Sul comunicato Ferrari il
d.t. Pat Fry spiega che «avevamo il potenziale per la seconda
fila». Lo spagnolo si sente attaccato.
Marzo 2013: al via della stagione la Ferrari è la macchina
più veloce in pista. Alonso vin-
53
Alonso-Ferrari, il diario verità
Tutte le tappe del divorzio più amaro
La vicenda
● Il 30
settembre
2009 la Ferrari
annuncia di
aver ingaggiato
Fernando
Alonso per
sostituire Kimi
Raikkonen
● La stagione
2010 inizia con
la vittoria in
Bahrein. In
cinque anni
con la Rossa
lo spagnolo
vince 11 Gp,
conquista 4
pole, sale 45
volte sul podio
e arriva per tre
volte (nel 2010,
2012 e 2013)
secondo
nel Mondiale,
dietro
alla Red Bull
di Sebastian
Vettel
● Nei prossimi
giorni Alonso
e la Ferrari
annunceranno
il divorzio:
lo spagnolo
ha firmato con
la McLarenHonda, mentre
la Ferrari ha già
messo sotto
contratto
Sebastian
Vettel
ce due delle prime cinque gare.
Giugno/Luglio 2013: scoppia la battaglia sulle gomme
che Red Bull e Mercedes vogliono modificare. In Germania Alonso fa una dichiarazione polemica contro la Pirelli e
viene ripreso da Stefano Domenicali. Dopo Silverstone (e gli
scoppi di diversi pneumatici) il
cambiamento viene ratificato.
La Ferrari non riesce a imporsi
NASO
O
sul piano politico e a reagire su
quello tecnico. La delusione di
Alonso cresce. Lo spagnolo
spinge per l’ingaggio dell’ex
d.t. Renault Pat Symonds (protagonista del crashgate di Singapore 2008): Domenicali dice
no.
Luglio/Agosto 2013: lo spagnolo, spinto dai consigli di
Flavio Briatore e del padre, si
convince di poter passare alla
Red Bull. Chris Horner, che
non è intenzionato a ingaggiare Alonso si confida con Ecclestone, il quale informa la Ferrari. Al Gp d’Ungheria il manager
di Alonso, Luis Garcia, viene visto parlare con Horner. Poche
ore prima Alonso aveva dichiarato: «Che regalo vorrei per il
mio compleanno? La macchina
blu». I rapporti sono compromessi: Luca di Montezemolo
ORECCHIE
CHIE
Protagonisti
● Stefano
Domenicali
È l’ex team
principal della
Ferrari ad aver
voluto Alonso,
ma negli anni
il rapporto
si è logorato
● Luca di
Montezemolo
Nell’estate
2013
il presidente
bacchetta
pubblicamente
lo spagnolo
OCC
CHI
IN
NTESTINO
O
● Flavio
Briatore
Il manager
quest’estate
tenta
il clamoroso
scambio
AlonsoHamilton
Il benessere si sente,
si vede, si prova, si vive
insieme
Tennis
bacchetta Fernando. «Certi sfoghi non giovano a nessuno».
Luglio/Settembre 2013:
Domenicali, deluso e incerto
sulle intenzioni di Fernando,
porta avanti la trattativa con
Raikkonen che si era già offerto
a fine 2012. Alla vigilia di Monza, Alonso decide di continuare con la Ferrari. Durante le
prove, viene trasmessa in tv la
celebre comunicazione radio:
«Siete scemi» o «Siete geni»
(non lo sapremo mai). Il ritorno di Raikkonen viene annunciato dopo il Gp d’Italia.
Inverno 2014: la rivoluzione
dei motori non viene sfruttata
da Maranello. La Ferrari appare
subito molto indietro rispetto
alla Mercedes.
Aprile 2014: Domenicali se
ne va, arriva Marco Mattiacci,
viene licenziato il responsabile
del reparto motori Luca Marmorini. Alonso guarda con diffidenza al nuovo corso, non ha
più riferimenti.
Estate 2014: Alonso chiede
garanzie tecniche e un incremento dell’ingaggio, più la certezza di lavorare con alcuni uomini di fiducia. La Ferrari non
accetta le sue condizioni e porta avanti il rapporto con Vettel.
Briatore tenta lo scambio Hamilton-Alonso.
Settembre 2014: il contrasto
tra Marchionne e Montezemolo porta a un avvicendamento
alla presidenza.
Ottobre 2014: la Ferrari e
Alonso decidono di separarsi.
Vettel firma con la Rossa, Alonso, saltata l’opzione Mercedes,
è «costretto» ad accordarsi con
la McLaren. Non è chiaro se la
fine dell’avventura-Alonso così
come l’ingaggio di Vettel siano
da attribuire alla vecchia o alla
nuova presidenza Ferrari.
Arianna Ravelli
Giorgio Terruzzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Doping
Wawrinka litiga con Federer
per colpa della moglie Mirka
Il sogno Davis della Svizzera traballa: colpa della
schiena di Federer e della lite tra Roger e
Wawrinka dopo la semifinale del Masters.
Wawrinka, infatti, più volte si è lamentato
con il team di Federer, soprattutto con la moglie
Mirka e il padre Robbie, per l’eccessivo tifo.
I due svizzeri poi avrebbero firmato una tregua.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Blitz negli spogliatoi dell’Nfl
a caccia di antidolorifici
Il football americano trema. Agenti federali
dell’antidroga hanno condotto ispezioni a
sorpresa nell’Nfl per sospetta distribuzione
illegale di farmaci tra i giocatori. I blitz sono
stati effettuati presso i San Francisco 49ers,
Seattle Seahawks e Tampa Bay Buccaneers:
nel mirino la distribuzione di antidolorifici.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Martedì 18 Novembre 2014 Corriere della Sera
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di Maria Volpe
Mike Tyson
racconta
le sue verità
U
n grande campione,
una carriera
controversa. La storia di
Mike Tyson (foto) è quella
di un atleta dalla potenza
fisica straordinaria che,
non sempre, ha saputo
indirizzare al meglio. Lo
racconta lui stesso nel
docufilm diretto da Spike
Lee: il pugile ripercorrere la
sua vita, dalla gioventù
travagliata fino ai successi e
ai momenti bui (nel 1991 il
carcere, nel 1997 il morso
all’orecchio di Evander
Holyfield). Amato od
odiato, Tyson ha il merito
di aver dato popolarità
universale alla boxe.
Mike Tyson: Tutta la verità
Sky Cinema Cult, ore 21
Retroscena e magie
della Champions
P
rotagonista di questa
puntata è la Champions
League: attraverso filmati e
interviste inedite si farà un
viaggio nei momenti che
hanno segnato la storia
delle squadre italiane nella
prestigiosa competizione.
Tra le interviste, ne andrà in
onda una ad Hernan
Crespo, che, a proposito
della finale 2005 di Istanbul
del suo Milan contro il
Liverpool, dichiara: «A fine
primo tempo nello
spogliatoio mi tremavano
le gambe: avevo fatto una
doppietta in finale e
vincevamo 3 a 0. Non ci
potevo credere e cominciai
a pregare che non
succedesse nulla nei
restanti 45 minuti di
gioco...».
Heroes – Lo sport nel cuore
Canale5, ore 23.15
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Corriere della Sera Martedì 18 Novembre 2014
55
Sul web
Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso
Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv
A FIL DI RETE di Aldo Grasso
Se Baldini riappare in tv per fare il giudice a «Domenica In»
Vincitori e vinti
D
opo aver letto la lunga intervista che
Marco Baldini ha rilasciato al Corriere
della Sera, mai e poi mai mi sarei aspettato di vederlo fare il giudice a «Domenica In», il contenitore condotto da Pino
Insegno e Paola Perego.
Avevo capito, apprezzandone il coraggio, che
avesse bisogno non solo di soldi per pagare i debiti
ma anche di un momento di riflessione. Com’è noto, Baldini ha lasciato il programma che conduceva
con Fiorello su Radio1 perché non era più in grado
di «sostenere un ruolo impegnativo» e aveva paura
«di mettere a rischio le persone». Decisione sofferta, un gesto di riconoscenza nei confronti di chi l’ha
ITALIA - CROAZIA
Antonio Conte
L’Italia di Antonio Conte in
campo su Rai1: per
10.065.000 spettatori,
36,4% di share
COME UN URAGANO
Richard Gere
Gere star su Canale5:
gli spettatori per
«l’uragano» sono
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esodati, per gli anziani, quelli che ho visto qui a Roma cercare gli avanzi dai fruttaroli».
A quel punto è intervenuta Jo Squillo proponendo una serata di beneficenza: «Salviamo Baldini».
Ma Baldini chiedeva solo un’opportunità di lavoro,
magari anche come autore. Soprattutto, fra le righe, chiedeva di uscire dallo smarrimento in cui si
trova. È necessario andare in tv per chiarire i problemi? È necessario mettersi a nudo davanti alle telecamere per risolverli? Poi, a «Domenica In», arriva Fausto Bertinotti a raccontare favolisticamente il
suo 1969 e si capisce come il vero problema di molti
sia durare nell’effimero.
sempre aiutato. Baldini dice che è uscito dal vizio
del gioco già da tempo e attualmente sta solo continuando a pagare vecchi debiti di gioco. Immaginavo, sbagliando, che volesse meditare un po’ di più
sulla strada da intraprendere, che avesse bisogno di
fare un po’ di silenzio attorno a sé.
E invece appare subito in tv, a fare il giudice di
una competizione canora e a farsi intervistare da
Paola Perego in Presta: «Mi accusano di piangermi
addosso, ma io sono solo venuto a chiarire. Anche
se ho bisogno di soldi, ho rifiutato di recente una
cosa molto bella, una fondazione per darmi una
mano. Ma ho detto che non è giusto: perché se vogliono fare una cosa del genere, la facciano per gli
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LA SOLUZIONE DI IERI
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Come si gioca
Bisogna riempire la
griglia in modo che ogni
riga, colonna e riquadro
contengano una sola
volta i numeri da 1 a 9
Altri giochi su www.corriere.it
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Martedì 18 Novembre 2014 Corriere della Sera