Relazione di P. Celestino Muhatili

USMI REGIONE LAZIO
CONVEGNO SUPERIORE DI COMUNITÀ
21 -22 - 23 FEBBRAIO 2014
L'annunciazione Lc. 1,26-38 "Discernimento e conversione"
Padre Celestino Muhatili
Discernimento e conversione
1. L’annunciazione avviene lontano da Gerusalemme, a Nazareth (alla periferia del centro dei grandi
avvenimenti e manifestazioni. Un luogo sbagliato Natanaele risponderà a Fillippo: “da Nazareth può
venire qualcosa di buono?” Gv 1, 46). Proprio lì, fuori del grande tempio, in un luogo marginale,
l’Angelo di Dio annuncia la realizzazione del mistero dell’Incarnazione. Il Dio dell’impossibile
possibile, la trasforma in tempio dello Spirito Santo, perché il Signore è già con Lei (Cfr. v 28).
Riusciamo qualche volta a staccarci delle nostre tradizioni? Siamo aperti ai novi soffi dello Spirito
Santo? Siamo troppo attaccate alle nostre strutture, alle quattro mura delle nostre “ case
religiose” che poco o niente hanno di comunità?
Dio sceglie pure una persona sbagliata ( una ragazza promessa sposa, semplice, povera, senza nome
negli anagrafi del grande popolo d’Israele).
Con quali criteri costruiamo le nostre comunità? Evitiamo di costruirci confini ai nostri occhi, alla
nostra mente, e mentalità, ai nostri cuori, in modo da potere anche guardare con attenzione chi
non figura tra le mie preferenze e chi non ha un “ nome nell’Istituto o nella comunità?
2. Dio aspetta, dà la possibilità all’interlocutrice di usare la parola, di fate delle domande, di riflettere e
discernere. Dio non impone, dialoga, chiarisce, spiega ( tramite l’Angelo Gabriele) come avverrà la
concezione, non con alta cristologia ma con parole semplici e coinvolgenti; aspetta la risposta, il
consenso di Maria.
Abbiamo pazienza di aspettare? Ammettiamo domande, anche delle consorelle più giovani?
Fasciamo spesso il discernimento comunitario?
«Un’autorità operatrice di unità è quella che si preoccupa di creare il clima favorevole per la
condivisione e la corresponsabilità, che suscita l’apporto di tutti alle cose di tutti, che incoraggia i
fratelli ad assumersi le responsabilità e le sa rispettare, che “suscita l’obbedienza dei religiosi, nel
rispetto della persona umana”, che li ascolta volentieri, promuovendo la loro concorde collaborazione
per il bene dell’istituto e della Chiesa, che pratica il dialogo e offre opportuni momenti di incontro,
che sa infondere coraggio e speranza nei momenti difficile, che sa guardare avanti per indicare
nuovi orizzonti alla missione» (VFC, 50b).
3. È allora Maria, turbata all’inizio, da una risposta gioiosa, convinta, reverente ed obbediente. L’Angelo
non l’ha lasciata fin che non l’ha portata alla consapevolezza di una tale risposta.
Come ci comunichiamo con le nostre consorelle quando dobbiamo nominarle o inviarle per una
nuova missione? (Se sì, come?)