Storie di libri e di lettori - Archivio

Storie di libri e di
lettori - Archivio
STORIE
Divry Sophie
La custode dei libri
Einaudi 2012
Una storia che narra il rapporto con i libri dal punto vista di un
addetto ai lavori. Protagonista è una bibliotecaria votata alla
classificazione Dewey, che fa dell'ordine e della conservazione i
punti di riferimento fondamentali per il suo lavoro e la sua vita.
Del lungo monologo della protagonista quello che interessa qui
mettere in evidenza è il suo rapporto con la lettura sia dal punto di
vista personale che professionale.
Lei afferma, in riferimento al privato: “Preferisco la compagnia dei
libri. Quando leggo, non sono più sola, converso con il libro. Può
essere molto intimo. Saprà di cosa sto parlando, forse. La sensazione di avere uno
scambio di idee con l'autore, di poterne seguire il percorso, di esserne
accompagnata per settimane intere. Quando leggo riesco a dimenticare tutto, a
volte non sento più nemmeno il telefono”.
La biblioteca è il luogo di incontro ideale tra lettori e libri ed il bibliotecario ha il
compito di favorire la scelta della giusta lettura: i volumi presenti in una biblioteca
dovrebbero essere tutti il risultato di una selezione e quindi l'attestazione di un
riconoscimento del loro valore culturale.
“I peggiori sono i libri espresso, quelli d'attualità: ordinati, scritti, stampati,
presentati in televisione, comprati, ritirati e mandati al macero in men che non si
dica”: Da questi volumi scadenti e 'a scadenza', prodotti in grande quantità e buoni
'solo per avvolgerci le sardine' bisogna difendersi operando delle scelte all'interno
della produzione editoriale che siano in grado di fornire un contributo culturale ai
lettori. “Bisogna resistere, moderare”.
Bisogna salvare il lettore sia dall'oppressione dell'Armata dei libri, sia dal trauma
dei libri inaccessibili, chiusi in archivi ai quali si arriva solo attraverso la
compilazione di apposite schedine. Tutto si gioca nei primi momenti di ingresso in
biblioteca: senza le dovute attenzioni, abbandonato all''invenzione perversa' della
Dewey, il lettore si perde e potrebbe allontanarsi per sempre.
La biblioteca deve essere un luogo piacevole che accoglie il lettore senza
intimidirlo ma che deve comunque farsi carico di un impegno culturale “la cultura è
uno sforzo permanente dell'essere per sfuggire alla propria vile condizione di
primate non civilizzato”.
Nessuna biblioteca può esistere senza lettori, ma non è tollerabile , secondo
l'autrice, che la biblioteca, già diventata mediateca, rinunci alla promozione della
lettura. Anche in una biblioteca 'piazza del sapere' l'incontro con il libro e le sue
storie non è un semplice pretesto ma deve restare l'essenza stessa del lavoro
quotidiano dei bibliotecari.
(Angela P.)
Schiavone Alberto
La libreria dell'armadillo
Rizzoli 2012
“Altissime colonne di zolfo reggevano pallidamente il crepuscolo di
quell'ultima estate. Irregolari cubi di polvere le case, mitragliate da
un'infinità di occhiaie cieche” Questo l'incipit di Randagio è l'eroe
di Giovanni Arpino che è il filo conduttore delle vicende narrate in
questo romanzo.
La storia comincia quando il libro è a casa di un vecchietto
smemorato che conserva al suo interno il biglietto vincente della
lotteria. Costretto a traslocare perchè non può più vivere da solo, il libro finisce
nelle mani di un libraio che acquista volumi usati. Il libraio, rendendosi conto che i
volume è fuori catalogo, decide di portarlo a casa per conservarlo. Qui lo ruberà un
giovane fattorino cinese desideroso di imparare a leggere, ma le peripezie del libro
'randagio' non termineranno qui. Lo ritroveremo alla fine della storia in un bar dove
sarà utilizzato come supporto per tenere in equilibrio un forno a microonde.
Nessuno forse si accorgerà mai della fortuna che il libro custodisce.
Pur tra i numerosi personaggi che si susseguono nella narrazione, il vero
protagonista della storia resta il libro: un oggetto che può passare inosservato di
mano in mano, ma anche il veicolo di pensieri, di idee e di storie. Con questi oggetti
lavora il libraio a cui si chiede la giusta sensibilità per proporre senza imporre, per
suggerire senza obbligare “Non sa cosa si perde. Ma rispetto la sua scelta. Ogni
libro e ogni scrittore hanno un loro percorso in ciascuno di noi”.
Il mestiere del librario richiede, quindi, alto senso di responsabilità: a lui compete
la scelta dei libri da esporre in evidenza sugli scaffali, la scelta di quelli da
collocare in vetrina che orienteranno i clienti: anche un libro che da tempo giace
senza che nessuno gli abbia mai dato un'occhiata potrebbe rinascere o addirittura
diventare un grande bestseller. “Basta un articolo su un giornale. Un passaggio
televisivo. E allora potrà tornare in vetrina, diventare un libro 'che si è venduto
bene'.
“Credo che in fondo il mio mestiere serva soltanto a rispondere a una domanda”
“Quale?”
“Mi può consigliare un buon libro?”.
Attraverso gli occhi del libraio si rappresentano anche i lettori ed il loro rapporto
con i libri.
Ci sono gli studenti con le loro liste di lettura fornite dagli insegnanti, ci sono gli
scrittori locali che entrano in libreria solo per controllare se sugli scaffali compare
la loro opera, ci sono i clienti che entrano solo per trovare un libro da regalare.
La sua è una libreria vecchio stile dove i libri non sono merci, ma spunti per
appassionate discussioni. Inutile dire che anche lui deve fare i conti con la
concorrenza spietata di supermercati e uffici postali, ma anche con la rivoluzione
tecnologica che ha reso realtà la lettura digitale.
La sua fiducia da 'armadillo' nel libro cartaceo è, però, incrollabile:
“Guarda gli spot dei reader, la posa innaturale dei protagonisti. Leggono in
spiaggia, sul divano, ma sono goffi come gli attori delle pubblicità di
elettrodomestici negli anni Sessanta. Abbiamo inventato l'oggetto ma non ci siamo
ancora abituati […] Ma sono convinto che il libro cartaceo continuerà ad esistere
ancora a lungo. Si è salvato dai roghi, resisterà anche a questo”.
(Angela P.)
Simoni Marcello
Il mercante dei libri maledetti
Newton Compton 2012
1205. Abbazia di San Michele della Chiusa in Val di Susa.
“ […] davanti all’uscio della sua cella, trovò ad attenderlo un
particolare inaspettato. Un pugnale a forma di croce era conficcato
sulla porta d’ingresso. Dall’elsa di bronzo pendeva un biglietto
arrotolato. Il monaco lo fissò per un istante, in preda a un terribile
presagio, finché non si fece coraggio e decise di leggerlo. Il
messaggio era breve e spaventoso. Vivїen de Narbonne, colpevole
di negromanzia. Sentenza emessa dal Tribunale Segreto della
Saint-Vehme. Ordine dei Franchi-Giudici. Vivїen cadde in ginocchio,
atterrito. La Saint-Vehme? I Veggenti? Come avevano fatto a
scovarlo in quel rifugio arroccato sulle Alpi?”
Così ha inizio il libro che si è aggiudicato il 60esimo Premio Bancarella ed il Premio
Emilio Salgari nel 2012.
Un libro, l'"Uter Ventorum" in grado di evocare gli angeli e carpirne la sapienza, è
l'elemento motore di tutta la storia. Si tratta di un libro che non è solo fonte di
sapere e di conoscenza, ma, come spesso accade nei thriller medievali, è anche
capace di dare potere a chi lo possiede. Questo rende il libro 'maledetto' e spiega
la pessima fama che accompagnava chi fosse in possesso di una sapere
alternativo rispetto a quello codificato dalla chiesa e dallo stato. Un misterioso
tribunale è deciso a farlo sparire ed è per questo che il monaco Vivїen de
Narbonne, che ne è il custode, decide di suddividerlo in quattro parti che
nasconde, ciascuna, in un luogo diverso.
Ignazio da Toledo, accompagnato dal giovane converso Uberto e dal fido Willalme
de Béziers, è il protagonista che affronterà il lungo viaggio alla ricerca del libro, da
Venezia, via mare e via terra, fino a Santiago di Compostela passando per Tolosa.
In un'atmosfera densa di misteri e talvolta cupa si snoda quest'avventura
medievale dai tratti piuttosto tradizionali: cavalieri mascherati, sette misteriose, un
oggetto mistico, il libro, conteso tra buoni e cattivi.
Opera d'esordio di un archeologo e bibliotecario, pubblicata prima in Spagna e poi
rivista e riproposta in Italia, Il mercante dei libri maledetti è il primo volume di una
trilogia che vedrà Ignazio da Toledo alle prese con altre avventure e misteri
sempre legati al valore esoterico dei libri nel periodo medievale.
Per quanti vogliano continuare a seguire le vicende di Ignazio da Toledo, è già
possibile leggere il secondo volume intitolato La biblioteca perduta dell'alchimista
le cui vicende ruotano intorno al "Turba Philosophorum", un altro libro 'maledetto'.
(Angela P.)
John Dunning
Il detective che ama i libri
Rusconilibri 2011
Il titolo originale di questa storia ("Booked to Die") è difficile da
tradurre in italiano. Allude a una relazione tra i libri e la morte: per i
libri si può morire ed anche uccidere. La prima edizione italiana del
1993 ("La morte sa leggere") citava nel titolo un libro famoso di
Ruth Rendall ("La morte non sa leggere") dove la protagonista
uccide affinché non si scopra che non sa leggere.
Questa nuova edizione mette in primo piano la bibliofilia del
protagonista, Cliff Janeway, un detective un po’ rude e con la
pericolosa tendenza ad agire al limite della legalità. Proprio per
questo a un certo punto del romanzo è costretto a lasciare la
polizia e, da collezionista di prime edizioni di Faulkner, decide di aprire una libreria
nella strada di Denver (Colorado) dove si concentra il mercato dei libri usati.
La prima vittima del romanzo è un cacciatore di libri, un uomo gentile e silenzioso
che, con talento e pazienza, sapeva scovare tra mucchi di libri privi di valore il
libro raro – una prima edizione introvabile, una copia firmata o annotata dall’autore
o da suoi critici di fama, una prima edizione con un particolare refuso tipografico –
da acquistare per pochi centesimi per poi rivendere a un prezzo cento o mille volte
più alto.
L’ex detective divenuto libraio continua a indagare su questa e su altre morti
sospette, si imbatte in una biblioteca privata contesa da eredi non proprio amanti
dei libri e conosce un’affascinate esperta di libri rari e preziosi – ex-bibliotecaria –
implicata, poi si saprà come, nella complicata vicenda.
(Rita B.)
Zivkovic Zoran
Sei biblioteche
Tea 2011
Davvero “impossibili” le sei biblioteche descritte in altrettanti
racconti dallo scrittore serbo.
La prima, La biblioteca di casa, cresce a dismisura, attraverso un
mistero che si ripete quotidianamente: nella cassetta della posta, in
genere vuota, ora compare ogni giorno un grosso tomo dal titolo
Letteratura mondiale, e così un giorno dopo l’altro, fino ad
occupare ogni angolo dell’appartamento del protagonista, con la
bellezza di ottomilatrecentocinque libri.
La biblioteca virtuale irrompe invece sul pc dello scrittore
protagonista, presentata da uno slogan apparentemente troppo
pretenzioso, “Noi abbiamo tutto”. In effetti hanno davvero tutto, compresi i libri che
lo scrittore deve ancora scrivere…
La biblioteca notturna funziona solo di notte, e contiene libri un po’ speciali, i libri
delle vite. Ogni vita è unica e preziosa, perciò merita di essere registrata. Quasi
tutti i frequentatori della biblioteca notturna scelgono per primo il libro su se
stessi, che in questo caso, trattandosi di viventi, non è ancora un vero libro, ma una
grande cartella piena di fogli.
La biblioteca infernale prevede una strana pena per gli ospiti, cioè la lettura come
obbligo. Ogni epoca ha l’inferno più adatto, e l’olio bollente è ritenuta una pena
troppo medievale. Obbligando alla lettura, invece, si dà modo agli ospiti di
rimuovere il principale motivo che li ha condotti lì.
Nella Biblioteca minima un venditore di libri usati vecchio e cieco vende al
protagonista un’edizione anonima di uno scrittore anonimo, con il titolo formato da
un'unica parola. La cosa ancora più strana, però, è che il titolo cambia ogni volta
che il libro viene aperto: prima è di una sola parola, poi di tre; e anche i titoli dei
capitoli, prima sono solo numeri, poi compaiono le parole; e la storia nel suo
insieme cambia. Finché il libro rimane aperto, l’opera rimane la stessa, ma se lo
chiudi e lo riapri, l’opera cambia. Così, in quella biblioteca davvero minima, in un
unico volume stanno molti libri.
Infine, nella Biblioteca raffinata, che contiene solo libri di pregio accuratamente
selezionati, fa la sua comparsa una edizione tascabile. Prontamente gettato con
sdegno nella pattumiera dal proprietario, il tascabile ricompare, e continua a
ricomparire sullo scaffale nonostante i vari tentativi di “suicidarlo”. Il titolo del
libro, non casuale, è Sei biblioteche.
Deborah Harkness
Il libro della vita e della morte
Piemme 2011
Il titolo originale del volume è A Discovery of Witches, e la scoperta da
cui parte la narrazione è quella di un libro, un libro che appare e poi
immediatamente scompare.
Diana Bishop, una strega che ha deciso di rinnegare la sua natura e di
vivere come una semplice umana, è una ricercatrice universitaria che
si occupa di storia dell'alchimia. In una consueta mattinata di studi alla
Bodleian Library di Oxford, durante le sue ricerche si imbatte in un
misterioso volume che, al tocco delle sue mani, svela il contenuto di
pagine inizialmente bianche.
"L’Ashmole 782 era un palinsesto, un manoscritto dentro un altro manoscritto.
Quando la pergamena scarseggiava, gli amanuensi lavavano via l’inchiostro dai
vecchi libri per riutilizzarne i fogli. Spesso, con il passare del tempo, l’antico testo
ricompariva come un fantasma, ma era leggibile solo con l’aiuto della luce
ultravioletta, in grado di far riemergere la scrittura sbiadita.[...] Oltretutto quello
non era un palinsesto qualsiasi: il testo non era stato cancellato, bensì nascosto
con qualche incantesimo".
Nell'atmosfera dello urban fantasy al libro è attribuito il ruolo di fonte di
conoscenza e di potere a cui tutti ambiscono: demoni, streghe e vampiri ( tra cui
l'affascinante Matthew Clearmont vampiro francese di 1500 anni e professore
universitario di biochimica, co-protagonista della storia) sono pronti a tutto pur di
appropriarsi del manoscritto.
Il mistero celatyo tra le sue pagine sarà svelato al termine della trilogia All Soul di
cui Il libro della vita e della morte è il primo volume, seguito da L'ombra della notte,
già pubblicati in Italia. In attesa dell'ultimo capitolo, la saga potrebbe presto
comparire su grande schermo: la Warner ha già acquistato i diritti per realizzare la
pellicola.
(Angela P.)
Queen, Blochman, Tomlinson, Woolrich,
Delitti in biblioteca
Filema 2008
Il primo cadavere (letterario) in una biblioteca è dello scrittore
americano Charles Dutton (Murder in a library, 1931), ma il più
famoso è senz’altro quello di Agatha Christie (C’è un cadavere in
biblioteca, 1948).
Il movente del delitto è spesso il furto di libri preziosi conservati
nelle biblioteche private (Lawrence G. Blochman, Il dramma
dell’in-folio aldino) mentre nelle biblioteche pubbliche i libri, più
che oggetti del desiderio, sono pretesti o strumenti di delitti di
varia natura. Norma Stuffing, bibliotecaria del Congresso a
Washington (Ellery Queen, Enigma alla biblioteca del congresso), è coinvolta in un
giro internazionale di droga e ha escogitato un complicato sistema di riferimenti
bibliografici per comunicare in biblioteca con il complice che si finge un comune
lettore.
A volte le bibliotecarie sono vittime: la bionda ventenne addetta ai cataloghi della
biblioteca pubblica di New York (Lawrence G. Blochman, La morte si aggira in
biblioteca) è assassinata con l’asta con cui si tengono a posto le schede nei
cataloghi. In questa biblioteca però accade anche di precipitare dalle numerose
scale a chiocciola che portano ai ballatoi delle sale di lettura.
Altra arma impropria – non letale per fortuna - sono i libri in prestito, ottimi
strumenti per architettare truffe e rapimenti. Elsie Ferguson (Gerald Tomlinson,
Libri in prestito) e Prudence Roberts (Cornell Woolrich, Un libro in prestito) fanno
parte della schiera delle bibliotecarie zitelle con il gusto per l’investigazione. La
prima ha affinato negli anni una capacità straordinaria nell’associare i lettori con i
rispettivi gusti letterari e ogni volta che un lettore prende a prestito libri non
coerenti con quei gusti Elsie si insospettisce e decide che la questione merita
qualche approfondimento. L’investigazione di Prudence invece prende avvio da
una copia di Via col vento restituita priva delle pagina 931-932 e con evidenti segni
di sottolineature a pagina 933.
Nei cinque gradevoli racconti di Delitti in biblioteca (Filema 2008) non mancano
certo gli stereotipi: le bibliotecarie sono generalmente avanti negli anni, non belle,
impiccione e incaute al punto da mettersi seriamente nei guai. In una bibliotecaria
la giovane età associata all’avvenenza fisica sono quasi sempre sospette al punto
da suggerire una sua certa inadeguatezza al ruolo di custode del tempio della
cultura.
(Rita B.)
Paley Grace
Desideri, in Enormi cambiamenti all’ultimo momento, a sua volta
compreso nella raccolta generale Piccoli contrattempi del vivere. Tutti
i racconti
Einaudi 2002
Restituire i libri ad una biblioteca pubblica, dopo un ritardo di
diciotto anni, può aiutare a sentirsi migliori? Così sembra pensarla
la protagonista di questo breve racconto dove si intrecciano una
conversazione tra la donna e l’ex marito, tutta all’insegna
dell’incomprensione e del rancore, e il breve scambio, pieno di
fiducia, tra la donna e la bibliotecaria (“Diedi alla bibliotecaria un
assegno di 32 dollari. Subito tornai a godere della sua fiducia:
dimenticò il passato, lo cancellò dalla mia scheda”). Con un’ultima
offesa (“io volevo una barca a vela… ma tu non volevi niente”), il
marito se ne va. La donna resta sola, ferita nel profondo, seduta sui
gradini, con i libri ripresi a prestito, subito dopo averli resi (La casa della gioia e I
ragazzi, di Edith Wharton). Eppure no. Non è vero che non vuole niente (“Voglio
essere una persona diversa. Voglio essere la donna che riporterà questi due libri
alla biblioteca tra due settimane”).
(Mirella T.)
François Annie
La lettrice. Biografia di una passione
Guanda 2000
Editor di saggistica da Seuil, sprofondata nei libri per lavoro e per
passione, l’esordiente ma non giovanissima Annie François si
racconta nel diario semi-serio della lettrice nevrotica. A differenza
del bibliofilo – altro bizzarro personaggio sul quale esiste
un’abbondante letteratura – il bibliomane non cerca l’edizione di
pregio. Ama i libri strapazzati e malconci, gonfi di ricordini e di
strani reperti: perciò insostituibili e, soprattutto, ‘suoi’. In brevi
capitoletti tematici l’autrice descrive con dovizia di particolari i
tratti di una dipendenza - non per caso assimilata al tabagismo –
che trova nello humour l’antidoto più efficace. Vorace e a un tempo
selettiva, la lettrice non ama le biblioteche, ignora prefazioni e
critiche, diserta i cerimoniali pubblici o, peggio, mediatici, a cui preferisce di gran
lunga il passaparola («alcuni commensali sono più efficaci di un battaglione di
uffici stampa»). E si permette il lusso di dimenticare titoli e autori da consigliare
agli amici ai quali, va da sé, presta malvolentieri ma non rinuncia a chiedere in
prestito tra mille sensi di colpa. Tutto in nome di una soggettività esibita e
allegramente rivendicata, di un rapporto con la pagina scritta a cui associare
qualità emotive e sensoriali, non senza qualche capriccio snobistico. Tra peripezie
domestiche e derive maniacali si insinua una sfumatura malinconica – più esplicita
sul tema lettura e malattia - e si delinea un itinerario del tutto personale, capace di
conferire ritualità e pienezza al gesto quotidiano di leggere.
(Cinzia P.)
Montanari Raul
Sei tu l’assassino. L’ultimo giallo possibile
Marcos Y Marcos 1997
Un piccolo giallo all’italiana ambientato nel mondo dell’editoria (e
fin qui niente di nuovo), che presuppone però un lettore edotto di
quel mondo e, in particolare, delle strategie di marketing che lo
infestano da oltre un decennio. Un lettore avvertito, quindi, meglio
ancora un bibliotecario in vena di autoironia. Perché l’assassino
non è, come ci si potrebbe aspettare, il libraio, l’editore, o il
giovane correttore di bozze, ma (e qui sta l’originalità del plot) una
figura inedita in un romanzo ma ben nota agli addetti ai lavori, il
“lettore/consumatore”. Si tratta del lettore generico, quello che
legge saltuariamente per svago, il segmento cui danno la caccia
case editrici e biblioteche, sul cui coinvolgimento scommettono le
loro iniziative promozionali più avanzate. Oggetto di un corteggiamento spietato,
proprio quando le strategie messe in campo riescono finalmente a conquistarlo, si
trasforma da oggetto passivo in soggetto attivo e fa la sua parte. Senza svelare
‘come’, basti sapere che la sua reazione (attiva, benché inconsapevole)
rappresenta la vendetta di chi legge davvero e sopporta con fastidio crescente
quel marketing della cultura che altro non è se non “disprezzo della cultura”. Ma il
messaggio è ancora più sottile, nel segno del meta-giallo: come suggerisce il titolo,
un giallo in cui l’assassino è il lettore può essere solo l’ultimo giallo possibile.
(Lorenzina L.)
Abraham Pearl
La lettrice di romanzi d’amore
Einaudi 1997
Rachel Benjamin è una grande lettrice, ma deve leggere di
nascosto, frequentare clandestinamente biblioteche e librerie e
tenere i libri ben nascosti sotto il cuscino. In realtà anche suo
padre, rabbino in una comunità di ebrei chassidim nello Stato di
New York, è un grande lettore; addirittura approfitta delle pause ai
semafori per leggere. Nella sinagoga, su ogni muro, ci sono pile e
pile di libri. Libri che sono stati tramandati di generazione in
generazione. Solo che le letture del rabbino appartengono tutte alla
tradizione: salmi, letteratura yiddish, libri che Rachel ha provato a
prendere in mano, ma che non la intrigano, libri che sfoglia
velocemente per vedere quanto manca alla fine. La biblioteca
pubblica è un mondo proibito. Ma è proprio lì che si trovano i libri che piacciono a
Rachel, libri che la madre considera intoccabili, al punto di proibirle di lavare i
piatti “con quelle mani che hanno toccato libri sporchi” e che Rachel ama perché
“parlano di una vita normale”, parlano, soprattutto, d’amore. Ma com’è diverso
l’amore secondo i libri rispetto all’amore di Israel, il marito imposto dalla famiglia…
Per un attimo le sembra sopportabile anche la convivenza con questo ragazzo
insulso, le sembra di poter sopportare che le rasino la testa, le impongano la
parrucca e il fazzoletto; in fondo nella sua nuova casa ci sono tanti libri. “Se posso
continuare a leggere tutto quello che voglio, che mi importa del fazzoletto?” Ma la
lettura non mette a tacere la voglia di libertà: la muove, la stuzzica. E forse andare
via forse si può, alla ricerca di ciò che hai conosciuto, fino a quel momento, solo nei
libri e nei sogni. “Dolcezza. Non ho mai sentito nessuno pronunciare quella parola.
L’ho soltanto vista nei libri”.
(Mirella T.)
Lodge David
E' crollato il British Museum
Bompiani 1992
“E’ difficile consentire l’ingresso libero e gratuito in una biblioteca
così vasta… il pericolo non sarebbe soltanto quello di perdere i
libri, ma anche i lettori” (Arundel Esdaile, ex segretario del British
Museum). E’ una delle citazioni che l’autore sceglie di mettere
all’inizio di ogni capitolo di questo romanzo, pubblicato nel 1965. E
un’altra: “Durante l’autunno e l’inverno la consegna di un libro non
di rado è impedita dall’oscurità e dalla nebbia” (Guida pratica alla
sala di lettura, 1924). Non sembrerebbe proprio un modello di
biblioteca amichevole. Nella silenziosa sala di lettura del British
Museum (che ancora conserva qualcosa dell’antica austerità), il
giovane Adam Applebay è impegnato a terminare una tesi di
dottorato, insieme a tanti altri studiosi. Il lavoro è ben lungi dall’essere concluso, la
borsa di studio sta per finire, ma non è facile restare concentrato: il ragazzo,
cattolico osservante, a ventisei anni ha già tre figli da mantenere e vive nel terrore
che uno sbaglio nei complicati calcoli della temperatura basale faccia crescere
ancora la famiglia. Lo studio (accademici curvi su pile di libri polverosi, restituiti
alle loro donne come “compagni silenziosi e distratti”) e la vita (che sembra
concretizzarsi in un quarto figlio in arrivo) si rincorrono in questo divertente
romanzo pieno di trovate, dove diversi stili si alternano, in forma di parodia di
alcuni dei romanzieri moderni che Adam sta studiando. Tra le più centrate la scena
kafkiana costruita attorno all’episodio del rinnovo della tessera di entrata e il finale
monologo di Barbara, la moglie di Adam, un vero flusso di coscienza attraverso il
quale la vita, con le sue incertezze e le sue passioni, riconquista la scena.
(Mirella T.)
Cavazzoni Ermanno
Le tentazioni di Girolamo
Bollati Boringhieri 1991
Quando si risveglia dal suo incubo notturno, il protagonista del
romanzo di Ermanno Cavazzoni Le tentazioni di Girolamo è
alquanto intontito e non ricorda neppure che giorno sia: della sua
ossessiva avventura ritrova solo un block-notes impolverato per
terra.
Uscito in strada la sera prima per cercare aspirina con cui domare
un fastidioso mal di denti, Girolamo è anche preoccupato per un
esame previsto il giorno dopo. Non a caso, quando vede l'insegna
Biblioteca di Pubblica lettura decide di approfittarne per andarvi a
cercare un testo informativo.
É l'inizio di una discesa agli inferi, costellata di situazioni e incontri
surreali. La biblioteca è descritta come una caotica Arca di Noé che funziona solo
di notte, in cui -tra scaffali cadenti e libri illeggibili- scorrazzano bibliotecari che
perseguitano lettori, bivaccano i più improbabili utenti e imperversa un esercito di
animali. In questo inferno, perciò, tutto è possibile tranne trovare l'agognato libro e
leggerlo in santa pace.
Nell'incontrollato bibliocaos, non mancano le figure inquietanti: dal capo
bibliotecario (Accetto) ai suoi sadici assistenti (Santoro e Fischetti), dall'ex
insegnante di greco con la parrucca (Albonea Bucato) allo storico della scienza in
crisi (Rasorio), fino all'incongrua figura del direttore Perbeni, intento a inventare...
invenzioni già note. Anche la bella assistente Iris finisce per rivelarsi come la
tentazione più minacciosa per Girolamo, capace di deviarlo dalla lettura.
Strutturato in 21 capitoli contrassegnati da lettere (dalla A alla Z), alternati da 9
Fogli su argomenti vari (Giganti del '900, Protofilosofie, Donne pelose...), il romanzo
assume la forma di narrazione onirica e favolistica tanto cara al Cavazzoni del più
noto l poema dei lunatici (Bollati Boringhieri 1987).
Il libro, tuttora godibilissimo, è un grido di dolore contro i rituali di una vita sociale
dispersiva, ben lontana dal benessere mentale consentito solo dalla lettura e dalla
scrittura. È stato lo stesso autore a chiarire che “il paradiso è fatto di attimi,
confusi in mezzo all'inferno, di assenze private, di sogni dentro ai sogni”, insidiato
da mille tentazioni. Come quelle di San Girolamo nel deserto.
SAGGI
Roberto Casati,
Contro il colonialismo digitale. Istruzioni per continuare a leggere
Laterza 2013
“La lettura è minacciata; ci viene rubata”: questo l'allarme che
Roberto Casati lancia nel suo volume di denuncia dei rischi che
accompagnano la diffusione della cultura digitale. Le rilevazioni
statistiche confermano che la lettura è in crisi, pochi sono i 'lettori
forti', mentre sembra che ci sia maggiore probabilità di interessare i
giovani alla lettura solo se in famiglia leggere è un'abitudine.
In questo panorama preoccupante l'autore minimizza, però, il ruolo
del libro digitale: l'ebook si è diffuso soprattutto grazie ai tablet
(l'Ipad in particolare) che sono pensati per essere sempre connessi alla rete e per
l'intrattenimento. L'ebook è solo una delle app disponibili e quindi la lettura è
destinata a disperdersi tra le varie funzioni che il tablet gestisce e nel mare delle
informazioni che la rete propone. Il libro digitale non solo non rappresenta una
rivoluzione, ma non è destinato ad ottenere alcun successo dal momento che,
secondo Casati, non risponde ad esigenze espresse dai lettori.
Il libro cartaceo resta il vero successo senza tempo: incarna il “formato cognitivo
perfetto”, permette una lettura attenta dei saggi, orienta in maniera lineare e
sequenziale tra i contenuti, non richiede mappe mentali, né scelte tra percorsi
differenti, è “un ottimo oggetto di scambio sociale” con un design ideale per
un'esperienza di lettura che arricchisce e coinvolge senza possibilità di distrazioni.
Se l'ebook non sembra costituire una minaccia reale per la lettura, Casati non può
fare a meno di riconoscere che le nuove tecnologie hanno, invece, di fatto
modificato le nostre abitudini culturali tanto da rendere necessario un
ripensamento dell'apprendimento e dell'educazione delle future generazioni per
rilanciare il piacere della lettura. Scuole e biblioteche, in primis, sono chiamate ad
affrontare questa nuova sfida: agli insegnanti si chiede di restituire valore alla
lettura trasformandola da attività marginale da compiere solo a casa in un'attività
istituzionale quotidiana. Ai bibliotecari si richiede spazio e capacità di creare
esperienze di lettura personalizzate per la fruizione dei libri. A entrambi si richiede
lo sforzo di riconoscere nelle nuove tecnologie dei mezzi di informazione da gestire
con consapevolezza, educando all'uso delle fonti secondo il principio
dell'autorevolezza e dell'affidabilità.
In conclusione questo il suggerimento che Casati lascia ai lettori del suo libro:
“Non abbiamo nessuna ragione di subire la novità tecnologica, e non abbiamo
nessuna ragione per rifiutarla a priori; possiamo sempre negoziare […]. La
tecnologia va studiata e va affrontata con pragmatismo e creatività, come fanno gli
hacker, nel senso buono della parola.” (Angela P.)
Woolf Virginia
Voltando pagina. Saggi 1904-1941
Il Saggiatore 2012
Autobiografia di una lettrice, titolo scelto da Liliana Rampello per
introdurre questa antologia, allude al più celebre The Common
Reader, con cui Virginia Woolf raccolse in due serie i suoi diari di
lettura. Il libro ospita saggi, recensioni, divagazioni letterarie
composti nell'arco di un quarantennio. E' diviso in due parti, con un
montaggio empatico e sperimentale che sottolinea il nesso tra
lettura e scrittura nell'esperienza della Woolf. Nella prima parte i
saggi si raccolgono intorno alle grandi prove narrative, mentre
nella seconda prevalgono scritti sparsi e idiosincratici. Benché
ponderosa, la selezione curata da Rampello è frutto di un grande lavoro di sintesi e
riduce a 600 le 4.000 pagine dell'edizione inglese in sei volumi (mancano, ad
esempio, testi famosi come Le tre ghinee e Una stanza tutta per sé, per lasciar
posto ad altri, inediti o meno conosciuti).
Lettrice tutt'altro che 'comune', appassionata e onnivora tanto da concedersi un
gusto irriverente “per i libri brutti”, la Woolf ama leggere almeno quanto scrivere.
L'alternarsi di questi due piaceri alimenta e scandisce le sue giornate, accanto
all'indefesso lavoro editoriale – 'fare', materialmente, i libri, nella piccola casa
editrice Hogarth Press fondata col marito Leonard -, non interrotto neppure dai
bombardamenti su Londra. Con altrettanta naturalezza, e dedizione quotidiana, la
sua scrittura trascorre fluida dal romanzo al saggio, dalla lettera confidenziale alla
pagina di diario sul filo di una curiosità senza limiti, perché “la vita è sempre e
invariabilmente più ricca di noi che tentiamo di esprimerla”. Virginia carica il verbo
'leggere', attività che considera un privilegio senza uguali, di un significato mobile,
rapsodico, vitalissimo. E, va da sé, rifugge da canoni e ricette. Nel breve saggio
Come dobbiamo leggere un libro? se la cava così: “il solo consiglio che si può dare
sulla lettura è quello di non seguire nessun consiglio”.
(Cinzia P.)
Foster Wallace David
Come diventare se stessi. David Foster Wallace si racconta
Minimum fax 2011
Le dichiarazioni di uno scrittore, tanto più se raccolte a ruota
libera durante un tour, possono anche essere opinabili. Ma se a
rilasciarle è David Foster Wallace – morto suicida nel 2008, a 46
anni -, assumono il valore di testimonianza postuma ancorché
frammentaria. Nel 1996 il giornalista di “Rolling Stone” David
Lipsky accompagna l'autore di Infinite Jest in un giro di
presentazioni e ne ricava una lunga intervista. Il dialogo in presa
diretta rivela un Foster Wallace a tratti polemico con gli scrittori
della sua generazione, troppo impegnati a “difendere il proprio ego
parlando sempre più fra di loro”, dimenticandosi dei lettori reali. Un rapporto,
quello fra scrittore e lettore, che Wallace descrive come una sorta di
conversazione intima: “se uno scrittore fa bene il suo lavoro, in pratica non fa altro
che ricordare al lettore quanto è intelligente -, il lettore, intendo. Cioè gli apre gli
occhi su qualcosa che il lettore sapeva già da prima”.
(Cinzia P.)
Cataluccio Francesco
Che fine faranno i libri?
Nottetempo 2010
Oggi al lettore si richiede molto di più. Non solo di richiamare in
campo vista e udito contemporaneamente, ma anche di imparare
ad orientarsi in un mercato editoriale complesso e alla ricerca di
nuovi punti di riferimento.
Nel 2010 i libri elettronici erano già un successo commerciale e
oggi cominciano a contendere quote di mercato significative ai
libri a stampa. La chiave di questa trasformazione, osserva
Francesco Cataluccio sta nella forma aperta del libro elettronico –
cioè un libro tecnicamente “mai finito” -, che apre scenari di
grandi cambiamenti nei processi di produzione e di distribuzione. Come
sopravvivrà l’editoria alla smaterializzazione del libro? Come evolveranno le
professioni tradizionali dei redattori, degli impaginatori, dei grafici? Se cambia lo
statuto del testo allora cambierà natura anche il rapporto tra autore e lettore e,
ancora, che ne sarà delle librerie e, soprattutto, delle biblioteche? Noi ora
possiamo solo immaginare che anche quando non ci saranno più libri sugli scaffali
esisteranno persone desiderose di incontrarsi per scambiare esperienze di lettura
e trovare guide competenti, non solo nello spazio virtuale.
(Rita B.)
Uzanne Octave
La fine dei libri
La Vita Felice 2009 (collana Liberilibri)
Il libro insidiato dai nuovi media: 1894, 2010
A oltre un secolo di distanza, due bibliofili di diversissimo
temperamento si pongono la stessa domanda: il libro a stampa
sopravvivrà al progresso tecnologico?
Nel 1894 i nuovi media erano il fonografo e il kinetografo, nel 2010 è
il digitale. Le previsioni di Octave Uzanne (prima edizione francese
1894) si sono realizzate in parte senza alcun danno per il libro. Il
protagonista del suo racconto descrive un processo di ampia
diffusione della lettura che, a partire dalla trasformazione del libro di carta in libro
“sonoro”, cambia profondamente la fisionomia delle biblioteche. Da buon bibliofilo
positivista è consapevole che un’invenzione ha buone possibilità di affermarsi solo
se sa assecondare la naturale inclinazione dell’uomo alla ricerca del comfort:
l’ascolto è certamente più piacevole della lettura gli occhi, non costringe il corpo in
posizioni scomode e richiede minore energia intellettuale. Perciò gli scrittori si
convertiranno all’oralità e, in alcuni casi, presteranno le loro narrazioni agli attori
più in voga; le biblioteche diventeranno fonografoteche o registroteche e dai loro
scaffali gli utenti prenderanno a prestito “il Dumas figlio di Eleonora Duse” o
“l’Hugo di Sarah Bernhard”. Le biblioteche si estenderanno fuori dalle mura: agli
incroci delle strade, nelle piazze, nei ristoranti, nelle sale d’attesa, ovunque
saranno allestiti totem che permetteranno, grazie a tubi flessibili e al costo di una
monetina, di ascoltare le ultime novità letterarie. Sulla falsariga del teatrofono – in
voga a quei tempi - i lettori più facoltosi disporranno di biblioteche automatiche a
domicilio. Decisamente qualcosa di questa utopia comincia a risuonarci familiare.
Franzen Jonathan
Come stare soli. Lo scrittore, il lettore e la cultura di massa
Einaudi 2003
Tredici saggi pubblicati tra il '94 e il 2001 su riviste come “Harper's”
o il “New Yorker” e percorsi da un filo coerente nell'eclettismo di
superficie. Si parla di talk show e sessuologia popolare, di privacy
e tabagismo, di carceri in Colorado e di uffici postali a Chicago, di
Alzheimer e declino del romanzo. Ma soprattutto di quel patto fra
scrittori e lettori alimentato “dal bisogno di solitudine, dalla ricerca
di essenzialità in un'epoca sempre più inconsistente; dalla spinta a
cercare dentro di sé, tramite la carta stampata, una via d'uscita
dall'isolamento”. Dove solitudine è evidentemente altra cosa da
isolamento, ed ha piuttosto a che fare con la cura di sé e l'habitare
secum della tradizione monastica. Se la scrittura (e la lettura) non possono
cambiare il mondo, possono però proteggerne la parte migliore. Ad esempio, “una
comunità di lettori e scrittori, i cui membri si riconoscono fra loro perché ritengono
che non esista niente di facile”.
(Cinzia P.)
Piégay-Gros Nathalie
Le lecteur
Flammarion 2002
Il personaggio ‘lettore’ compare in molti testi letterari, così come
l’atto del leggere viene rappresentato nelle sue svariate
manifestazioni: esperienza di comprensione di sé (Paolo e
Francesca) o autentica felicità (Bouvard e Pécuchet), strumento
di ascesa personale e sociale (Julien Sorel), alimento delle
nevrosi (Don Chisciotte, Emma Bovary, Louis Lambert), gusto
dell’erudizione (des Esseintes) e così via. Questo perché la lettura
sollecita emozione e intelligenza, memoria e piacere, sofferenza e
frustrazione. Senza dimenticare le condizioni materiali della
lettura che, come sottolinea Perec, è anche questione di corpo e
di tempo.
In questa antologia Proust, Benjamin, Sartre ed altri autori ricordano la loro
infanzia di lettori interrogandosi sulle peculiarità di questa esperienza. Anche
teorici e critici della letteratura accordano spazio crescente al lettore, dopo che
Sartre - nel considerare la lettura complemento essenziale della scrittura - lo ha
sottratto ad un ruolo passivo e secondario. Le riflessioni sul ruolo del lettore
approdano a un compromesso che lo vede non completamente libero ma neppure
del tutto condizionato dal testo. E la ‘buona’ lettura dovrà mantenere il giusto
equilibrio fra il soggetto e l’oggetto, fra il lettore e il testo.
(Rita B.)
Nisticò Renato
La biblioteca
Laterza 1999
Stereotipi e contro-stereotipi della biblioteca in letteratura in
un’agile rassegna propedeutica (nella collana «Alfabeto letterario»,
diretta da Remo Ceserani e Lidia De Federicis). All’autore,
bibliotecario alla Scuola Normale ma qui in veste di studioso, la
biblioteca non interessa tanto come luogo fisico, quanto come
«proiezione ideale di un’idea estetica o di uno spunto filosofico».
Pertanto prende in esame anche il genere peculiare dell’«elenco di
libri» che, a partire dal Myrobiblion del bizantino Fozio, godrà di
lunga tradizione, dando luogo alla figura retorica della mise en
abîme (libri che stanno dentro altri libri). Alcune celebri biblioteche
da romanzo sono trattate più diffusamente, ad esemplificare le
grandi stagioni della storia culturale. Da Cervantes e Swift fino a
Borges ed Eco, su tutte aleggia il minaccioso archetipo della «Biblioteca
Universale» e l’angoscia antropologica di un confronto perso in partenza. Ma,
accanto alla tradizionale partizione cronologica, queste biblioteche-modello si
prestano ad una classificazione concettuale in cui, principalmente, consiste la
scommessa interpretativa dell’autore. Che, nel dar conto della sua ipotesi di
ricerca e riconoscendone l’inevitabile provvisorietà, configura a sua volta un
abbozzo di biblioteca personale, i cui riferimenti vanno da Francesco Orlando a
Ernesto De Martino, da Sigmund Freud a Giovanni Macchia. Fitta di echi e di
rimandi, questa genealogia non si sofferma sulle biblioteche reali, la cui normalità
poco seduce gli scrittori, per indugiare piuttosto sui «meccanismi consci e
inconsci di elaborazione fantastica» che libri, biblioteche (e, in subordine,
bibliotecari) evocano in letteratura.
(Cinzia P.)
Quignard Pascal
Le lecteur : récit
Gallimard 1976
“Lesse molto. Mille vite morte, antiche e fittizie, che si erano presto
sostituite alla sua vita”. Il lettore, protagonista di questo libro, a un
tempo saggio, racconto e divagazione personale, “fu tutto quello
che lesse” ed ora è, presumibilmente, scomparso. Assenza appena
percepibile, perché “i lettori sono silenziosi”. Per giustificarne la
sparizione, sono prese in esame molte e autorevoli ipotesi: se
Claude de Marolles condanna la passione per la lettura, rischio
mortale di perdizione per l’anima, Ugo di San Vittore al contrario la
esalta, come viatico per l’ascesi attraverso il soliloquio e la
contemplazione. Silenzio e solitudine sono in ogni caso gli attributi
del lettore che, mentre vive la sua vita ordinaria, accede ad una
vita altra: vive per procura, ama e soffre attraverso il linguaggio, in un mondo
fittizio popolato di uomini fittizi. Ma poiché non ama e non vive veramente, il lettore
scompare, nell’assenza generata dalla sua stessa lettura. Perché, alla fine, i libri
“sono solo parole, sono solo frasi, non sono cose della terra”. Nessuna
responsabilità può essere imputata all’autore per questa sparizione?
Ma - si chiede Quignard -, che ne sarebbe di autori e lettori in un mondo senza libri?
Privi di immagini e di desideri, a quel punto sarebbero entrambi definitivamente
condannati al silenzio. Tanto vale, allora, che il lettore continui a leggere il suo libro
e l’autore a scrivere il suo: soli e reciprocamente indifferenti.
Questo testo presuppone un lettore disposto a seguire con pazienza il filo delle
riflessioni di Quignard, autore di altri quaranta tra saggi e romanzi e con al suo
attivo una lunga esperienza di lettore di professione presso la casa editrice
Gallimard, dove ha lavorato dal 1969 al 1994.
(Rita B.)
RAGAZZI
Masini Beatrice
Bambini nel bosco
Fanucci 2010
Costretti a vivere in una sorta di 'campo di concentramento', la
Base, dove sono organizzati in gruppi, i Grumi, i bambini sono
costantemente controllati dalle telecamere e dallo sguardo vigile
degli adulti.
In questa condizione, di orwelliana memoria, vivono gli Avanzi
(bambini abbandonati dai genitori alla nascita o i cui genitori sono
morti) ed i Dischiusi (bambini nati all'interno del campo da cellule
conservate in laboratorio).
I primi hanno ancora dei vaghi ricordi della vita passata, sono quelli
che loro definiscono 'cocci', mentre gli altri non hanno alcuna conoscenza del
mondo; tutti sono costretti all'oblio e alla pura ripetizione di semplici azioni
quotidiane(dormire e mangiare principalmente) perchè a tutti è somministrata la
Medicina che li rende incapaci di pensare.
In questa narrazione distopica, ambientata nel 'dopo bomba', un libro sarà motivo
di riscatto per il gruppo di ragazzi del Grumo 13. Tom trova casualmente il libro, ma
stranamente la sua mente, che è ormai una tabula rasa, ricorda come leggerlo.
Attraverso le narrazioni di Tom tracce del passato riaffioreranno anche nelle menti
degli altri compagni ed il gruppo tenterà la fuga dalla Base.
Esattamente come accade nelle fiabe i bambini decidono di fuggire nel bosco e da
qui ha inizio la loro 'storia'.
Attraverso la lettura i bambini compiono il loro viaggio nella memoria per
recuperare la propria identità e fuggono nel bosco alla ricerca della libertà.
In assenza di genitori che possano orientarli nella vita e coccolarli con una storia,
la lettura ad alta voce di Tom è l'atto che insegna loro ad associare le parole al
significato e crea condivisione di emozioni regalando sensazioni autentiche (per
es. il ricordo dell'abbraccio della mamma) anche se di breve durata.
La loro fame di sapere è tangibile:
“Quando ebbe sul palmo della mano la pasta biancastra, umida id saliva, si voltò
verso Tom: “Secondo te cos’è?” gli chiese.
“Carta, direi” disse Tom.
Entrambi si voltarono verso Dudu, che fece un passo indietro e si ritrasse,
aspettandosi una botta. Non ci fu bisogno di fare altre domande.
“Pe… pensavo che se ne mangiavo un po’ dopo le storie rimanevano con me e me
le potevo raccontare da solo quando volevo io” disse, d’un fiato.
“Ma le storie sono qui dentro” gli spiegò Hana, battendogli sulla testa con le
nocche.
“Io non ce le ho, qui dentro. Appena le ho sentite ci sono, ma poi mi scappano via”
ribatté Dudu, mogio” .
Al lettore resta la consapevolezza che leggere è un'ancora di salvezza: un libro
insegna a conoscere il mondo, permette di crescere, sviluppare capacità critiche
per tentare di sfuggire all'occhio vigile di un Grande Fratello.
(Angela P.)