hitechweb.info hitechweb.info Il nuovo sito all news. Che fornisce in tempo reale informazioni sul mercato delle tecnologie, dell’entertainment e dei suoi protagonisti. IL QUOTIDIANO DEL SETTORE tecnologico ECONOMIA E POLITICA DI CINEMA, WEB, TV DIRETTORE RESPONSABILE: ANGELO FRIGERIO PRIMO PIANO Se il pescivendolo diventa artista... Comincia il processo per la truffa che vedeva l’Imaie finanziare progetti inesistenti a sedicenti musicisti e attori. Massimo Ghini: “Bastava presentarsi a una web radio e poi pagare la quota Siae”. Si è aperto nei giorni scorsi a Roma, il processo relativo alla maxi-truffa dell’Imaie, l’istituto che gestiva sino al 2008 (prima dello scioglimento ordinato dal Prefetto della Capitale) l’equo compenso destinato ad artisti, interpreti ed esecutori. A giudizio davanti alla Nona Sezione del Tribunale di Roma sono Maurizio D’Agapito e Antonio Iacopone, accusati riciclaggio (il sospetto è che all’ente sia stato sottratto 1 milione e 600mila euro). I due imputati sono stati rinviati a giudizio nella prima tranche del processo. Altri sedici individui sono stati citati per truffa aggravata, mentre sono andati prosciolti per difetto di querela coloro che vennero indicati tra il 2007 e il 2008 come artisti pur non essendolo. Ricordiamo infatti che il gup Massimo Battistini su sollecitazione del pubblico ministero ha assolto i finti artisti, malgrado abbiano percepito finanziamenti Imaie. Come funzionava la truffa? Il consiglio di amministrazione dell’Imaie aveva dato mandato a due funzionari, l’uno – Trasimenti – tra i sedici rinviati a giudizio, l’altro – De Martini – suicidatosi pochi mesi fa, di identificare i soggetti che in virtù della legge 93/192 avevano diritto a vedersi erogare finanziamenti per progetti musicali o artistici, finalizzati alla promozione dell’attività dell’Imaie. I due poterono così distribuire le somme tra 205 finti artisti. Metà del denaro distratto sarebbe finito nelle mani degli imputati Iacopone e D’Agapito, a loro volta incaricati della selezione dei progetti da finanziare. Attraverso fatturazioni e operazioni bancarie per 840mila euro, il capitale è stato riciclato tramite società intestate ai due. Da quanto emerso, sembra anche che D’Agapito fosse informato puntualmente di tutto ciò che veni- Massimo Ghini Alle pagine II e III L’INTERVISTA La prima volta di MyMovies Il portale di recensioni, che opera anche come piattaforma di cinema On Demand, ha distribuito in sala il documentario Altman, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia. Ne parliamo con il ceo Gianluca Guzzo. IL CASO PRIMO PIANO Confiscata la società della “cricca” Il pasticciaccio brutto della Commissione Tra i beni sequestrati, anche le quote che Angelo Balducci deteneva nella Edelweiss Production. La storia di quando il funzionario dei Lavori Pubblici, Diego Anemone e Gaetano Blandini (oggi Siae) discutevano al cellulare... Un ricorso al Tar del Lazio evidenzia le lacune procedurali di Mibact e direzione Generale Cinema nelle nomine di luglio. Nulla è cambiato da quando si operava per chiamata diretta. E i curriculum dei selezionati destano più di una perplessità. Alle pagine II e III A pagina IV Segue a pagina II FOCUS ON ANEC LAZIO CONTRO LE ANTEPRIME WEB Gli esercenti minacciano di smontare il film di Tucker ‘Class Enemy’, che doveva passare su MyMoviesLive!. E il portale rinuncia a programmarlo, replicando con una nota all’iniziativa dell’associazione presieduta da Giorgio Ferrero. “Per un pugno di spettatori”. Si potrebbe titolare così la querelle nata intorno alla decisione di Anec Lazio di non montare il film Class Enemy, diretto dal regista sloveno Rok Bicek, in sala dal 9 ottobre. Ragione della scelta? L’anteprima web programmata da MyMoviesLive!, prenotata da 326 utenti. Un numero francamente esiguo e una perdita potenziale di spettatori al botteghino non così clamorosa. Ma in Anec non la pensano così, e il braccio di ferro ha costretto MyMovies a rinunciare all’anteprima, pur di non pregiudicare l’esito in sala del film prodotto da Tucker. Con un comunicato rilasciato nella giornata del 7 ottobre, MyMovies. it, per voce del proprio founder e ceo Gianluca Guzzo, ha annunciato infatSegue a pagina II I va dibattuto e deciso nelle assemblee dell’ente, al punto che venne informato tempestivamente dell’intenzione dell’allora direttore generale Maila Sansaini di denunciare la truffa. Dalle dichiarazioni a verbale della Sansaini, ascoltata dagli inquirenti, le informazioni relative all’assemblea in questione sarebbero state registrate in un file audio, poi fissato su supporto vergine da un dipendente e consegnato all’allora vicepresidente dell’Imaie Domenico Del Prete, che avrebbe poi chiesto il rimborso relativo alle spese sostenute per la masterizzazione di venti copie del suddetto Cd. E ora che il processo è entrato nel vivo, fanno scalpore le dichiarazioni di Massimo Ghini (foto), che faceva parte del Cda di Imaie. Proprio dalle denunce di Ghini e Sansaini è partita l’indagine. (...) ti di dover rinunciare alla proiezione sulla propria piattaforma web, pena il blocco dell’uscita in sala da parte degli esercenti. “Non distinguere più gli amici dai nemici è un chiaro indice di confusione e smarrimento, ma quando si dichiara guerra ai propri alleati, vuol dire che con grande probabilità ci si sta avviando verso la sconfitta”, spiega nella nota (intitolata emblematicamente “Cinema Enemy”) Guzzo. “Da 15 anni MyMovies.it è al servizio di produttori, distributori ed esercenti cinema. (...) ECONOMIA E POLITICA DI CINEMA, WEB, TV N.10 - OTTOBRE 2014 L’INTERVISTA segue dalla prima Anec Lazio contro le anteprime web (...) A proprie spese promuove film, orienta e accompagna il pubblico al cinema e con l’impiego delle più innovative tecnologie e il marketing più di tendenza ricorda a oltre 400mila utenti unici al giorno, raggiungibili su pc, mac, smartphone e tablet, console, wearable e tv connesse, le grandi emozioni di una serata al cinema. Nel 2010 per andare incontro a quel cinema più bisognoso di comunicazione e sostegno, con poco budget ma di grande talento, abbiamo lanciato la piattaforma streaming MyMoviesLive!, con l’intento di sviluppare una promozione più penetrante del cinema di qualità, di formare e mantenere un “pubblico d’essai”, utilizzando delle Anteprime Web riservate a un ristrettissimo pubblico online che permettevano di costruire attorno al film una comunicazione da fare invidia ai più gettonati blockbuster”. Vengono citati in tal senso i casi de La bocca del Lupo, Departures, sino al recente Jimi, il biopic su Jimi Hendrix passato sulla piattaforma pochi giorni dopo l’uscita in sala, a fronte di una massiccia opera di comunicazione del titolo da parte del portale. Un esempio di sinergia virtuosa tra diverse modalità distributive? Evidentemente gli esercenti non la pensano così. La decisione di non montare Class Enemy, secondo quanto riporta lo stesso comunicato di MyMovies, è maturata all’interno dell’ultima assemblea di Anec Lazio. E, aggiunge il comunicato: “Potrebbe riguardare anche altri film che decideranno di utilizzare il programma MyMoviesLive! come modello di promozione. Una posizione che riteniamo Giorgio Ferrero più che infelice visto il grande lavoro fatto per il cinema di qualità in tutti questi anni e soprattutto per lo sforzo e i risultati ottenuti proprio per quelle sale che ora sembrano ritorcersi contro di noi e il nostro pubblico”. Per far luce sulla posizione di Anec Lazio abbiamo sentito via telefono il presidente dell’associazione, Giorgio Ferrero (foto), impegnato a Mantova per le Giornate Fice del Cinema di Qualità. “Quando un distributore decide di fare un’anteprima web è giusto che l’esercente sia informato”, esordisce Ferrero. “Se manca la comunicazione del distributore, l’esercente a nostro parere ha il diritto di non montare il film. Quel che lamentiamo è dunque il fatto di non essere informati. Riconosciamo a MyMovies.it un ruolo importante nella promozione e nella valorizzazione del cinema. Attenzione però, perché anche una proiezione web a numero chiuso impatta sull’attività di un singolo esercente che ha deciso di programmare un film e se lo ritrova su Internet nelle stesse serate in cui è in sala. Penso al caso di Jimi, per cui abbiamo registrato le lamentele di alcune sale romane. Invito anche a ragionare sul numero di copie in cui esce un film. Se si tratta di 20 copie, l’anteprima web ha una sua incidenza negativa sensibile. E dunque la nostra intenzione, anche per il futuro, è quella di continuare a bloccare quei titoli che, senza che sia stato annunciato all’esercente con il dovuto anticipo, sfruttano il passaggio su una piattaforma Internet. Pur nella piena consapevolezza che in quell’occasione, come per il resto della sua attività, MyMovies fa un lavoro essenziale”. Alberto Bellagente La prima volta di MyMovies Il portale di recensioni cinematografiche, che opera anche come piattaforma On Demand, ha distribuito al cinema il documentario ‘Altman’, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia. Ne parliamo con il ceo Gianluca Guzzo. E’ iniziata il 16 ottobre la nuova avventura di MyMovies. La società che gestisce la guida on line ai film più consultata dagli utenti web italiani ha distribuito, per la prima volta in sala, il documentario Altman, diretto da Ron Mann, presentato all’ultima Mostra del Cinema all’interno della sezione “Venezia Classici”. Con Gianluca Guzzo, founder e ceo di MyMovies, parliamo di questa prima esperienza di distribuzione nelle sale cinematografiche. Come nasce l’idea di misurarsi con il canale distributivo tradizionale? Nasce dall’esigenza di dare spazio a film - in questo caso un documentario - di alta qualità e che però riescono a trovare poche opportunità per l’uscita in sala. Abbiamo provato a ragionare sulle modalità con cui colmare questa lacuna, partendo dalla constatazione che il mercato della distribuzione sta radicalmente cambiando. Noi siamo nati sul web: tutti oggi guardano a Internet per risolvere i problemi distributivi. Abbiamo pensato allora di rovesciare quest’approccio, testando la distribuzione tradizionale in sala. Avevamo già fatto esperimenti di acquisizione di titoli solo per lo sfruttamento digital. In questo caso si tratta invece di un’acquisizione full rights del diritto relativo al territorio ita- segue dalla prima Se il pescivendolo diventa artista... (...) “Facevo parte della minoranza e tutte le volte che ponevamo un problema ci scontravamo con il muro di chi aveva i numeri dalla propria parte”, dice l’attore romano. Che ha spiegato nel dettaglio come funzionava il raggiro: “L’artista in questione si presentava ad una web radio che certificava di avere mandato il pezzo, poi con quel certificato l’artista in questione andava alla Siae, pagava 100 euro e con la ricevuta del pagamento, automaticamente otteneva l’iscrizione all’Imaie. Tra gli artisti veri che seguivano questa procedura, ne abbiamo trovati tanti che lavoravano come pescivendoli e giornalai”. Ghini riferisce di aver ricevuto una serie di telefonate di minaccia, “in cui mi veniva detto di smettere di mettere i bastoni tra le ruote e che questa mia presa di posizione mi sarebbe costata carissima”. A consentire la truffa era dunque un sistema di controlli “a maglie larghe”, per usare un eufemismo, che ha permesso a persone qualsiasi di spacciarsi per musicisti e attori. Resta da capire il meccanismo con cui poi i finanziamenti erogati finivano nelle mani dei due imputati. E non va dimenticato che a monte della truffa sta un’altra questione: le attività di promozione erano finanziate con i compensi non ridistribuiti agli aventi diritto, per impossibilità - o incapacità - di rintracciarli. Un’impossibilità che ha consentito negli anni di cumulare il cosiddetto tesoretto (oltre 100 milioni di euro). Ma un giorno, forse, la magistratura si occuperà anche di questo... A.D. II liano, effettuata dal distributore internazionale. Studio Universal gestirà il passaggio Pay-Tv, Feltrinelli l’home video, noi il theatrical e naturalmente il Vod. Qual è il vostro obiettivo con quest’operazione? Capire il canale distributivo più da vicino. Non vogliamo cambiare mistero. Quello che ci interessa è capire il metodo distributivo per ottimizzare il lavoro che stiamo facendo sul web. Il Vod resta per noi la cosa più importante. MyMovies nasce come guida ai film, e oggi siamo in grado di aggiungere un tassello: non solo ti parliamo di un film, ma te lo facciamo anche vedere. Vero, c’è anche l’idea di costruire un listino vero e proprio, con titoli che magari faremo circuitare solo sulla piattaforma Vod e altri che potremmo portare in sala grazie alla partnership con altri distributori. Ma il punto per noi è puntare ad avere un vantaggio competitivo nello streaming, e garantirci in quella fascia di sfruttamento un contenuto esclusivo. Uscire in sala oggi presenta molte incognite. Come valuta a oggi l’esperienza che state facendo in tal senso? Siamo indubbiamente contenti. Abbiamo presentato Altman a Venezia con la vedova di Altman e il regista e quel momento di forte visibilità si è riflesso sulla sala, con anteprime che sono andate decisamente bene. Il 15 IL CASO Tra i beni sequestrati, anche le quote che Angelo Balducci deteneva nella Edelweiss Production. La storia di quando il funzionario dei Lavori Pubblici, Diego Anemone e Gaetano Blandini (oggi Siae) discutevano al cellulare... Tredici milioni di euro. È quanto vale il patrimonio di Angelo Balducci, l’ex presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici al centro delle indagini incrociate delle Procure di Roma, Perugia e Firenze per lo scandalo della cosiddetta “cricca degli appalti”, che vedeva lo stesso Balducci agire di concerto con l’imprenditore capitolino Diego Anemone e con altri alti funzionari statali, gravitanti nel mondo delle opere pubbliche e non solo. Il “tesoretto” è ora stato posto sotto sequestro dalla Guardia di Finanza. La confisca riguarda conti bancari, beni immobili, automobili e quote di società detenute dallo stesso Balducci o dai suoi congiunti, secondo le disposizioni del Tribunale di Roma - Sezione Misure di Prevenzione. Che, contestualmente, ha applicato all’ex funzionario statale la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno a Roma per tre anni, riconoscendone la pericolosità sociale, perché “dedito a traffici delittuosi e abituato a vivere abitualmente con i proventi di attività illecite”. Ricordiamo infatti che la “cricca” a partire dal 1999 si era assicurata, tra illeciti tributari che servivano a coprire le tangenti, l’assegnazione di una serie di importanti appalti pubblici. Ma Balducci era anche interessato alla produzione cinematografica e, anche allo scopo di sostenere la carriera d’attore del figlio Lorenzo, controllava quote del capitale della società di produzione cinematografica “Edelweiss Production srl”, che risulta aver beneficiato ECONOMIA E POLITICA DI CINEMA, WEB, TV N.10 - OTTOBRE 2014 Gianluca Guzzo ottobre c’è stata dunque l’uscita theatrical, e devo dire che Studio Universal ci sta supportando con grande impegno nel lancio. Come primo esperimento di distribuzione in sala, il bilancio sin qui è dunque certamente positivo. Oggi d’altronde grazie al digitale significative ragioni di costo sono abbattute. Restano, come tutti sanno, alcune complessità burocratiche, quelle che deve affrontare ogni distributore. Perché avete scelto proprio questo titolo per uscire in sala? Io credo che la ragione prima della scelta di questo documentario è la vicinanza di Altman alla nostra maniera di intendere e vivere il cinema. É uno dei personaggi più eclettici che hanno fatto la storia di questo mondo, e ci sentiamo molto nelle corde della sua maniera di raccontare. Pensando ai suoi film, più volte mi sono sorpreso a trovare delle forti convergenze del punto di vista, a pensare: “Anche noi lo avremmo raccontato così”. Volevamo dunque a tutti i costi che questo documentario avesse distribuzione. Ed eravamo alla ricerca di un film che parlasse di cinema, capace di rappresentare appieno cos’è MyMovies. Il vostro lavoro, diceva prima, resta focalizzato sul Vod. Qual è la sua visione del tema delle window tra sala e sfruttamenti successivi? Quella delle window continua a essere una questione complessa. Ci sono in gioco business ancora molto solidi, nodi che non è facile sciogliere. Io credo che si possano aprire finestre intermedie a supporto della sala cinematografica. Meno facile è che si arrivi a una contemporanea tra la sala e il Vod. Per restare al caso di My Movies, l’esercente capisce che lo stiamo aiutando col web. La differenza in questo caso la fa l’esperienza. Posso fare il caso di Jimi, il biopic su Hendrix. L’uscita in sala era stata fissata al 18 settembre, noi il 21 lo abbiamo programmato su MyMoviesLive!, con una proiezione a pagamento riservata a mille persone. Un numero che non toglie nulla alla sala. E in compenso stiamo lavorando con tutte le nostre forze a promuovere il titolo, on e off line. Qualche anno avremmo avuto probabilmente delle resistenze. Oggi no, gli esercenti dicono anzi apertamente di essere in grado di portare il film in un numero maggiore di sale proprio grazie a noi. Netflix ha appena fatto il suo ingresso in Francia, mentre l’Italia resta fuori a oggi dalla strategia d’espansione della società di Los Gatos. Ci stiamo perdendo qualcosa? Purtroppo il nodo del problema sta in un numero: in Italia il giro d’affari del Vod vale 20 milioni di euro. In Francia il segmento sviluppa invece un valore di 250 milioni. Ci stiamo perdendo qualcosa? Secondo me sì. Netflix conosce molto bene il suo lavoro, e non averla in Italia è un limite. Lo dico anche se a qualcuno potrà sembrare che per noi sia un competitor. Ma il profilo di MyMovies resta essenzialmente quello di una guida. La chiave di tutto per noi sono le recensioni. Quello che invece è fondamentale è mantenere in questo momento storico l’appeal dell’industria cinematografica, e in questo senso realtà come Netflix potrebbero dare anche in Italia un contributo molto importante. Sono convinto che la sfida non è tra società che concorrono nella distribuzione di cinema nelle diverse piattaforme, ma tra il cinema e le altre forme di intrattenimento. E comunque a mio parere si tratta solo di un’opportunità rimandata. Gli italiani sono molto tecnologici sotto vari profili. Nell’audiovisivo c’è un ritardo da colmare, ma ce la faremo, coi nostri tempi. Decisive anche in questo senso sono le experience che il pubblico potrà provare. E poi, statene certi, arriveranno tutti. Si aprirà allora un’altra questione, relativa allo scenario distributivo, perché è chiaro che questo tipo di attori porta con sé il rischio di un uniformarsi del gusto. Bisognerà allora pensare a mantenere salda la tutela dell’offerta di cinema di qualità. Ma in questa fase, se operatori Svod entrano nel nostro mercato, possono solo fare un bene a tutto il settore. Andrea Dusio Confiscata la società della “cricca” di finanziamenti da parte del già citato Anemone, nonché di altri imprenditori aggiudicatari di appalti pubblici. Tra le produzioni della Edelweiss compaiono due film interpretati da Lorenzo Balducci, Il Sole Nero del regista polacco Zanussi, con Valeria Golino, sostenuto da Umbria Film Commission (2007), e Io, Don Giovanni di Carlos Saura, coprodotto da Andrea Occhipinti, e beneficiario di un contributo del Mibact. Non è il solo film in cui è coinvolto Lorenzo Balducci a essere stato oggetto del contributo stanziato dal ministero, allorché direttore generale Cinema era l’attuale direttore generale Siae Gaetano Blandini, che è stato rinviato a giudizio con l’accusa di corruzione con Balducci (Angelo) e Anemone. Ricordiamo infatti che Blandini, quando ancora non si occupava di fare shopping di smartphone in Costa Azzurra, era alla guida delle commissioni che hanno stanziato i finanziamenti di Gas (2005), Last Minute Marocco (2007), Ce n’è per tutti (2009), Aspettando Godard (2009) e il già citato Io, Don Giovanni (2009), tutti interpretati da Lorenzo Balducci. Al momento dell’iscrizione nel registro degli indagati, il provvedimento emesso nei confronti dell’ex dg diceva: “In qualità di dirigente del ministero dei Beni culturali” ha “concesso o fatto concedere, in virtù della carica ricoperta, ripetuti finanziamenti pubblici per 1,8 milioni di euro in favore di società di produzione cinematografica per la realizzazione di film interpretati da Lorenzo Balducci, figlio di Angelo”. A fronte di questi contributi, Blandini avrebbe ottenuto alcuni lavori di ristrutturazione, svolti su richiesta di Angelo Balducci da imprese di fiducia di Diego Anemone presso la sua abitazione, e la cessione a prezzo di favore di un’autovettura alla moglie: quelle che il Gip ha definito “ripetute utilità”. Ricordiamo che “Bland” è finito anche nelle intercettazioni relative alla Cricca. Si era trovato infatti a essere oggetto della richiesta di Anemone di favorire il progetto di un amico, Patrizio La Bella, attore ma soprattutto uomo di fiducia del costruttore, che lo aveva sguinzagliato sulle tracce dell’inchiestista dell’Espresso Fabrizio Gatti, che seguiva l’affaire-appalti alla Maddalena per il G8. Un giorno di luglio, Anemone chiama Blandini e gli chiede se è disponibile a un incontro: “Io non so come stai messo tu, ma se domani mattina o dopodomani... fammi sapere tu; mi offri un caffè al solito posto... comunque ho fatto quasi tutto”. Passano due mesi e Anemone avvisa La Bella: “Ti chiamerà e ti devi sbrigare quando ti chiama”. La settimana dopo Blandini chiama Anemone: “Senti oggi abbiamo approvato... Sono stati bravi; si sono spicciati... digli che adesso devono essere altrettanto bravi a spicciarsi con la banca”. E Anemone subito dà il via libera al suo uomo: “Adesso vi dovete sbrigare”. Ricordiamo inoltre che Rossana Thau, la moglie di Balducci, ancor prima della Edelweiss, era socia della moglie di Anemone Vanessa Pascucci nella Erretifilm, e partecipava alla Italian III Dreams Factory, controllata per metà da Giulio Violati, l’ex marito di Maria Grazia Cucinotta. Per inciso, Gas è uno dei film realizzati da Massimo Ferrero, allorché il Viperetta faceva il produttore, Last Minute Marocco è prodotto da Violati, Thau e Cucinotta, Ce n’è per tutti (titolo che la dice lunga) e Aspettando Godard da Sauro e Anna Falchi. Ma quello che nessuno ha mai scritto è che con lo spostamento di Blandini in Siae le cose non sono cambiate: nel 2010 ancora Sauro e Anna Falchi si sono visti finanziare dal Mibact Due vite per caso, con Lorenzo Balducci interprete e distribuzione Lucky Red, e Violati e Cucinotta Viola di Mare, film alla cui prima, ricordano i presenti, “sembrava di essere al 2 giugno, tale era la sfilata di autorità”. Curioso, per un film che racconta di un amore saffico all’epoca di Garibaldi in un isolotto al largo della Sicilia, e che si rifà al libro Minchia di re. Che, non vuoi dare il contributo culturale a un film tratto da Minchia di re? E d’altronde, come spiegava la Thau, anche lei intercettata: “Anche se i film vanno male non si perde niente”. La morale della favola è questa. Che paghi lo Stato, o qualche imprenditore in cerca di favore, quei titoli sono il simbolo di un’epoca nera nella storia del cinema finanziato con risorse pubbliche in Italia. Meglio ricordarsene sempre, quando si parla di “riconoscimento culturale”: che qualcuno, per quel riconoscimento, si è rifatto l’auto e la vasca da bagno... Tommaso Stigliani ECONOMIA E POLITICA DI CINEMA, WEB, TV N.10 - OTTOBRE 2014 PRIMO PIANO Il pasticciaccio brutto della Commissione Un ricorso al Tar del Lazio evidenzia le lacune procedurali di Mibact e direzione generale Cinema nelle nomine di luglio. Nessun verbale, nessuna valutazione dei singoli candidati, nessun giudizio, nessun criterio. Nulla è cambiato da quando si operava per chiamata diretta. E i curricula dei selezionati destano più di una perplessità. Hanno appena cominciato a operare, ma le commissioni per la Cinematografia nominate il 25 luglio dal ministro dei Beni e delle attività culturali Dario Franceschini (foto) sono nell’occhio del ciclone, per un ricorso al Tar inoltrato dall’avvocato Adriano Tortora contro il Mibact e la direzione generale Cinema, e nei confronti dei componenti della sezione consultiva per i film della Commissione. Tortora, per conto del proprio assistito, Michele Lo Foco, chiede l’annullamento del Decreto ministeriale e di tutti gli atti a esso legati o conseguenti. Dunque anche dei decreti pubblicati il 14 ottobre e relativi ai contributi per la promozione delle attività cinematografiche in Italia e all’estero. Come nasce il ricorso? Per la prima volta le commissioni sono state nominate non per chiamata diretta ma dopo esame dei curricula. Lo Foco, che a maggio aveva inviato la sua candidatura, si è trovato, con sua sorpresa, a non essere tra i nominati. E visto che nel suo background ci sono la presidenza di commissioni ministeriali, di Cinecittà Diritti, la presenza in numerosi cda (da Rai Trade a Cinecittà Holding sino alla municipalizzata di Roma nel settore cultura Zetema, ai Rai Net e alla Fondazione Cinema per Roma), le consulenze prestate alla direzione generale Rai e così via, si è domandato quali fossero i titoli dei nominati che lo avevano sopravanzato. E il 31 luglio scorso ha chiesto di aver accesso agli atti, chiedendo di poter visionare, mediante estrazione copia, la propria posizione concorsuale e quella degli altri candidati, con riferimento in particolare a domande di partecipazione, curricula, verbali della commissione relativi alla valutazione dei titoli e criteri di valutazione adottati, sino alle schede di valutazione finale e al decreto ministeriale conseguente. Come si legge nel ricorso al Tar, la possibilità di poter visionare gli atti è stata concessa solo il 25 settembre. A quel punto il ricorrente ha potuto verificare che non vi era “nessun verbale, nessuna valutazione dei singoli candidati, nessun giudizio, nessun criterio di valutazione predeterminato, nessuna graduatoria, in altre parole nessun elemento che possa far pensare a una selezione pubblica svoltasi in linea con i principi costituzionali di imparzialità e buon andamento della Pubblica Amministrazione”. Negli atti compaiono infatti esclusivamente le istanze, i curricula dei componenti selezionati e il Decreto del 25 luglio. Lo stesso direttore generale Nicola Borrelli, nella nota di accompagnamento alla documentazione, scrive che si tratta dell’“unica documentazione agli atti”. Ecco allora configurarsi secondo l’avvocato Tortora l’ipotesi di violazione dei principi di imparzialità dell’azione amministrativa, di difetto di istruttoria e di eccesso di potere per disparità di trattamento. “Quali esperienze curriculari hanno fatto optare per la scelta dei membri della commissione? Quali competenze funzionali all’incarico sono state considerate per comporre la nuova commissione? Quali ragioni hanno portato all’esclusione di candidati evidentemente più titolati?”, si domanda il legale. Dario Franceschini Siamo andati allora a leggere gli estratti dei curricula dei nominati che vengono citati nel ricorso. Partiamo dal giornalista e critico cinematografico Boris Sollazzo. Ha lavorato nel casting del Grande Fratello; è autore delle trasmissioni di Antonello Piroso Niente di personale e Ma anche no. Ha cofondato il sito www.extranapoli.it; è direttore della testata cinematografica mensile The Cinema Show, primo periodico di cinema su iPad; consulente organizzativo e artistico del festival cinematografico “La valigia dell’attore”; è collaboratore della rivista mensile nazionale Acqua e Sapone. Passiamo a Graziella Bildesheim. Ha frequentato il corso di laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Roma La Sapienza con frequenza di esami regolarmente sostenuti sino al quinto anno; ha fondato e dirige il Maia Workshop; docente del corso “La scelta del progetto e il Pitching presso la Scuola Nazionale di Cinema di Roma”; ha fondato la società di produzione Fabulafilm srl; tiene un ciclo di lezioni su struttura delle coproduzioni internazionali presso la facoltà di Cinema e Televisione dell’Università di Tbilisi (Georgia). Veniamo a Pasqualino Damiani. Ha fondato la Lemon Communication; ha prodotto e diretto il documentario Sulle tracce di Pasolini; ha diretto il docu-film per Rai2 Il vento dell’Adriatico; è curatore e conduttore di Agenda Cult su Radioies. Massimo Galimberti è invece vicepresidente e responsabile della programmazione e della direzione artistica per il Kino; è docente titolare della cattedra del cor- IV so di “Storia del Cinema” e “Generi e Tecniche del linguaggio cinematografico” presso l’Università dell’Aquila, facoltà di Lettere e Filosofia; è stato relatore al convegno annuale della Consulta Universitaria Cinema; ha collaborato con il mensile Duel. Tralasciamo il curriculum di Giandomenico Celata, dal momento che nel ricorso è citato come “unico membro ad avere almeno in parte un cv paragonabile a quello odierno del ricorrente”, e andiamo a Giuseppe Citrigno, che è stato location manager del film per la Rai Giuseppe Moscati e del film Vorrei vederti ballare, prodotto dalla Falco Production; è stato direttore organizzativo della manifestazione cinematografica “Cinquantesimo Anniversario del cinema Citrigno”. È poi il turno di Massimo Causo, che conosciamo come uno dei migliori critici cinematografici italiani, e dunque a nostro parere figura a pieno titolo nella commissione. Nel suo curriculum si dice che fa parte del comitato di selezione del Torino Film Festival; è stato membro della commissione di selezione della settimana della critica della Mostra internazionale di arte cinematografica di Venezia; collabora con le riviste Il Ragazzo Selvaggio, Marla, Sentieri Selvaggi, Panoramiche, Film, ed è critico cinematografico del quotidiano Corriere del Giorno di Taranto. E chiudiamo con Simona Nobile, che si occupa di traduzioni, sceneggiatura e realizzazione sottotitoli di film; supervisione doppiaggio tedesco e sottotitoli in tedesco; è talent assistant del film Third Person. Tutti i curricula rimandano insomma a professionalità che hanno a che fare con il mondo del cinema. Nessuno, come è scritto nel ricorso “ha avuto precedenti esperienze produttive e di distribuzione ovvero di valutazione dei piani finanziari e dei budget dei film”. E questo è tanto più grave se si considera che la commissione ha il compito di “determinare la linea editoriale del cinema italiano, entrando profondamente nel profilo produttivo dei film (come si sostengono, come si impegnano i soldi, quali collaborazioni produttive assicurano, etc.)”. Ma soprattutto, l’assenza di verbali, schede, criteri di giudizio, rimanda a quanto scriviamo ormai da anni: l’assoluta discrezionalità con cui opera il direttore generale Cinema. Discrezionalità che sarà tanto più pronunciata se i membri della commissione nominata hanno un curriculum che, a fronte delle loro esperienze in singoli segmenti dell’attività che costituisce l’indotto del cinema, non consente loro di avere una visione a trecentosessanta gradi sul prodotto. Il risultato di queste nomine lo si può già misurare nelle prime delibere relative alla promozione delle attività cinematografiche in Italia e all’estero, pubblicate sul sito del Mibact il 14 ottobre. E perfettamente in linea con il modus operandi di quando le commissioni erano nominate per chiamata diretta. Caro Nicola Borrelli la musica non è cambiata. Anche perché continui indisturbato a cantartela e suonartela da solo. Andrea Dusio
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