download - hitechweb

hitechweb.info
hitechweb.info
Il nuovo sito all news.
Che fornisce in tempo reale
informazioni sul mercato
delle tecnologie, dell’entertainment
e dei suoi protagonisti.
IL QUOTIDIANO
DEL SETTORE
tecnologico
ECONOMIA E POLITICA DI CINEMA, WEB, TV
DIRETTORE RESPONSABILE: ANGELO FRIGERIO
PRIMO PIANO
Se il pescivendolo
diventa artista...
Comincia il processo per la truffa che vedeva l’Imaie finanziare progetti inesistenti a sedicenti musicisti e attori.
Massimo Ghini: “Bastava presentarsi a una web radio e poi pagare la quota Siae”.
Si è aperto nei giorni scorsi a Roma,
il processo relativo alla maxi-truffa
dell’Imaie, l’istituto che gestiva sino
al 2008 (prima dello scioglimento ordinato dal Prefetto della Capitale) l’equo
compenso destinato ad artisti, interpreti ed esecutori. A giudizio davanti alla
Nona Sezione del Tribunale di Roma
sono Maurizio D’Agapito e Antonio Iacopone, accusati riciclaggio (il sospetto
è che all’ente sia stato sottratto 1 milione e 600mila euro).
I due imputati sono stati rinviati a
giudizio nella prima tranche del processo. Altri sedici individui sono stati
citati per truffa aggravata, mentre sono
andati prosciolti per difetto di querela
coloro che vennero indicati tra il 2007 e
il 2008 come artisti pur non essendolo.
Ricordiamo infatti che il gup Massimo
Battistini su sollecitazione del pubblico
ministero ha assolto i finti artisti, malgrado abbiano percepito finanziamenti
Imaie. Come funzionava la truffa? Il
consiglio di amministrazione dell’Imaie aveva dato mandato a due funzionari, l’uno – Trasimenti – tra i sedici
rinviati a giudizio, l’altro – De Martini
– suicidatosi pochi mesi fa, di identificare i soggetti che in virtù della legge
93/192 avevano diritto a vedersi erogare finanziamenti per progetti musicali
o artistici, finalizzati alla promozione
dell’attività dell’Imaie. I due poterono
così distribuire le somme tra 205 finti
artisti.
Metà del denaro distratto sarebbe finito nelle mani degli imputati Iacopone
e D’Agapito, a loro volta incaricati della selezione dei progetti da finanziare.
Attraverso fatturazioni e operazioni
bancarie per 840mila euro, il capitale
è stato riciclato tramite società intestate ai due. Da quanto emerso, sembra
anche che D’Agapito fosse informato
puntualmente di tutto ciò che veni-
Massimo
Ghini
Alle pagine II e III
L’INTERVISTA
La prima volta
di MyMovies
Il portale di recensioni, che opera
anche come piattaforma di cinema
On Demand, ha distribuito in sala
il documentario Altman, presentato
alla Mostra del Cinema di Venezia.
Ne parliamo con il ceo Gianluca Guzzo.
IL CASO
PRIMO PIANO
Confiscata la società
della “cricca”
Il pasticciaccio brutto
della Commissione
Tra i beni sequestrati, anche le quote che
Angelo Balducci deteneva nella Edelweiss
Production. La storia di quando il funzionario
dei Lavori Pubblici, Diego Anemone e Gaetano
Blandini (oggi Siae) discutevano al cellulare...
Un ricorso al Tar del Lazio evidenzia le lacune
procedurali di Mibact e direzione Generale Cinema
nelle nomine di luglio. Nulla è cambiato da quando
si operava per chiamata diretta. E i curriculum
dei selezionati destano più di una perplessità.
Alle pagine II e III
A pagina IV
Segue a pagina II
FOCUS ON
ANEC LAZIO CONTRO
LE ANTEPRIME WEB
Gli esercenti minacciano di smontare il film di Tucker
‘Class Enemy’, che doveva passare su MyMoviesLive!.
E il portale rinuncia a programmarlo, replicando con una nota
all’iniziativa dell’associazione presieduta da Giorgio Ferrero.
“Per un pugno di spettatori”. Si
potrebbe titolare così la querelle nata
intorno alla decisione di Anec Lazio
di non montare il film Class Enemy,
diretto dal regista sloveno Rok Bicek,
in sala dal 9 ottobre. Ragione della
scelta? L’anteprima web programmata
da MyMoviesLive!, prenotata da 326
utenti. Un numero francamente esiguo
e una perdita potenziale di spettatori
al botteghino non così clamorosa. Ma
in Anec non la pensano così, e il braccio di ferro ha costretto MyMovies a
rinunciare all’anteprima, pur di non
pregiudicare l’esito in sala del film
prodotto da Tucker.
Con un comunicato rilasciato nella giornata del 7 ottobre, MyMovies.
it, per voce del proprio founder e ceo
Gianluca Guzzo, ha annunciato infatSegue a pagina II
I
va dibattuto e deciso nelle assemblee
dell’ente, al punto che venne informato tempestivamente dell’intenzione dell’allora direttore generale Maila
Sansaini di denunciare la truffa.
Dalle dichiarazioni a verbale della
Sansaini, ascoltata dagli inquirenti, le
informazioni relative all’assemblea in
questione sarebbero state registrate in
un file audio, poi fissato su supporto
vergine da un dipendente e consegnato all’allora vicepresidente dell’Imaie
Domenico Del Prete, che avrebbe poi
chiesto il rimborso relativo alle spese sostenute per la masterizzazione di
venti copie del suddetto Cd. E ora che
il processo è entrato nel vivo, fanno
scalpore le dichiarazioni di Massimo
Ghini (foto), che faceva parte del Cda
di Imaie. Proprio dalle denunce di Ghini
e Sansaini è partita l’indagine. (...)
ti di dover rinunciare alla proiezione
sulla propria piattaforma web, pena il
blocco dell’uscita in sala da parte degli esercenti. “Non distinguere più gli
amici dai nemici è un chiaro indice di
confusione e smarrimento, ma quando
si dichiara guerra ai propri alleati, vuol
dire che con grande probabilità ci si sta
avviando verso la sconfitta”, spiega
nella nota (intitolata emblematicamente “Cinema Enemy”) Guzzo.
“Da 15 anni MyMovies.it
è al servizio di produttori,
distributori ed esercenti cinema. (...)
ECONOMIA E POLITICA DI CINEMA, WEB, TV
N.10 - OTTOBRE 2014
L’INTERVISTA
segue dalla prima
Anec Lazio contro
le anteprime web
(...) A proprie spese promuove film, orienta e accompagna il pubblico al cinema e con l’impiego
delle più innovative tecnologie e il marketing più
di tendenza ricorda a oltre 400mila utenti unici
al giorno, raggiungibili su pc, mac, smartphone
e tablet, console, wearable e tv connesse, le grandi emozioni di una serata al cinema. Nel 2010
per andare incontro a quel cinema più bisognoso
di comunicazione e sostegno, con poco budget
ma di grande talento, abbiamo lanciato la piattaforma streaming MyMoviesLive!, con l’intento di sviluppare una promozione più penetrante
del cinema di qualità, di formare e mantenere un
“pubblico d’essai”, utilizzando delle Anteprime
Web riservate a un ristrettissimo pubblico online che permettevano di costruire attorno al film
una comunicazione da fare invidia ai più gettonati blockbuster”.
Vengono citati in tal senso i casi de La bocca
del Lupo, Departures, sino al recente Jimi, il
biopic su Jimi Hendrix passato sulla piattaforma pochi giorni dopo l’uscita in sala, a fronte di
una massiccia opera di comunicazione del titolo
da parte del portale. Un esempio di sinergia virtuosa tra diverse modalità distributive? Evidentemente gli esercenti
non la pensano così. La
decisione di non montare Class Enemy, secondo quanto riporta
lo stesso comunicato di
MyMovies, è maturata
all’interno dell’ultima assemblea di Anec
Lazio. E, aggiunge il
comunicato: “Potrebbe riguardare anche
altri film che decideranno di utilizzare il
programma MyMoviesLive! come modello di
promozione. Una posizione che riteniamo
Giorgio Ferrero più che infelice visto il
grande lavoro fatto per
il cinema di qualità in tutti questi anni e soprattutto per lo sforzo e i risultati ottenuti proprio
per quelle sale che ora sembrano ritorcersi contro di noi e il nostro pubblico”.
Per far luce sulla posizione di Anec Lazio abbiamo sentito via telefono il presidente dell’associazione, Giorgio Ferrero (foto), impegnato
a Mantova per le Giornate Fice del Cinema di
Qualità. “Quando un distributore decide di
fare un’anteprima web è giusto che l’esercente
sia informato”, esordisce Ferrero. “Se manca la
comunicazione del distributore, l’esercente a nostro parere ha il diritto di non montare il film.
Quel che lamentiamo è dunque il fatto di non
essere informati. Riconosciamo a MyMovies.it
un ruolo importante nella promozione e nella
valorizzazione del cinema. Attenzione però, perché anche una proiezione web a numero chiuso
impatta sull’attività di un singolo esercente che
ha deciso di programmare un film e se lo ritrova
su Internet nelle stesse serate in cui è in sala.
Penso al caso di Jimi, per cui abbiamo registrato
le lamentele di alcune sale romane. Invito anche
a ragionare sul numero di copie in cui esce un
film. Se si tratta di 20 copie, l’anteprima web ha
una sua incidenza negativa sensibile. E dunque
la nostra intenzione, anche per il futuro, è quella
di continuare a bloccare quei titoli che, senza che
sia stato annunciato all’esercente con il dovuto
anticipo, sfruttano il passaggio su una piattaforma Internet. Pur nella piena consapevolezza
che in quell’occasione, come per il resto della sua
attività, MyMovies fa un lavoro essenziale”.
Alberto Bellagente
La prima volta
di MyMovies
Il portale di recensioni cinematografiche, che opera anche come piattaforma
On Demand, ha distribuito al cinema il documentario ‘Altman’, presentato
alla Mostra del Cinema di Venezia. Ne parliamo con il ceo Gianluca Guzzo.
E’ iniziata il 16 ottobre la nuova avventura di MyMovies. La società che gestisce la guida on line ai film più
consultata dagli utenti web italiani ha distribuito, per
la prima volta in sala, il documentario Altman, diretto
da Ron Mann, presentato all’ultima Mostra del Cinema
all’interno della sezione “Venezia Classici”. Con Gianluca Guzzo, founder e ceo di MyMovies, parliamo di
questa prima esperienza di distribuzione nelle sale cinematografiche.
Come nasce l’idea di misurarsi con il canale distributivo tradizionale?
Nasce dall’esigenza di dare spazio a film - in questo
caso un documentario - di alta qualità e che però riescono a trovare poche opportunità per l’uscita in sala.
Abbiamo provato a ragionare sulle modalità con cui
colmare questa lacuna, partendo dalla constatazione
che il mercato della distribuzione sta radicalmente cambiando. Noi siamo nati sul web: tutti oggi guardano a
Internet per risolvere i problemi distributivi. Abbiamo
pensato allora di rovesciare quest’approccio, testando
la distribuzione tradizionale in sala. Avevamo già fatto
esperimenti di acquisizione di titoli solo per lo sfruttamento digital. In questo caso si tratta invece di un’acquisizione full rights del diritto relativo al territorio ita-
segue dalla prima
Se il pescivendolo
diventa artista...
(...) “Facevo parte della minoranza e tutte le volte che
ponevamo un problema ci scontravamo con il muro di
chi aveva i numeri dalla propria parte”, dice l’attore
romano. Che ha spiegato nel dettaglio come funzionava il raggiro: “L’artista in questione si presentava
ad una web radio che certificava di avere mandato
il pezzo, poi con quel certificato l’artista in questione andava alla Siae, pagava 100 euro e con la ricevuta
del pagamento, automaticamente otteneva l’iscrizione all’Imaie. Tra gli artisti veri che seguivano questa
procedura, ne abbiamo trovati tanti che lavoravano
come pescivendoli e giornalai”. Ghini riferisce di aver
ricevuto una serie di telefonate di minaccia, “in cui
mi veniva detto di smettere di mettere i bastoni tra le
ruote e che questa mia presa di posizione mi sarebbe
costata carissima”. A consentire la truffa era dunque
un sistema di controlli “a maglie larghe”, per usare un
eufemismo, che ha permesso a persone qualsiasi di
spacciarsi per musicisti e attori.
Resta da capire il meccanismo con cui poi i finanziamenti erogati finivano nelle mani dei due imputati. E non va dimenticato che a monte della truffa sta
un’altra questione: le attività di promozione erano
finanziate con i compensi non ridistribuiti agli aventi diritto, per impossibilità - o incapacità - di rintracciarli. Un’impossibilità che ha consentito negli anni di
cumulare il cosiddetto tesoretto (oltre 100 milioni di
euro). Ma un giorno, forse, la magistratura si occuperà
anche di questo...
A.D.
II
liano, effettuata dal distributore internazionale. Studio
Universal gestirà il passaggio Pay-Tv, Feltrinelli l’home
video, noi il theatrical e naturalmente il Vod.
Qual è il vostro obiettivo con quest’operazione?
Capire il canale distributivo più da vicino. Non vogliamo cambiare mistero. Quello che ci interessa è capire il
metodo distributivo per ottimizzare il lavoro che stiamo
facendo sul web. Il Vod resta per noi la cosa più importante. MyMovies nasce come guida ai film, e oggi siamo
in grado di aggiungere un tassello: non solo ti parliamo
di un film, ma te lo facciamo anche vedere. Vero, c’è anche l’idea di costruire un listino vero e proprio, con titoli
che magari faremo circuitare solo sulla piattaforma Vod
e altri che potremmo portare in sala grazie alla partnership con altri distributori. Ma il punto per noi è puntare
ad avere un vantaggio competitivo nello streaming, e
garantirci in quella fascia di sfruttamento un contenuto
esclusivo.
Uscire in sala oggi presenta molte incognite. Come
valuta a oggi l’esperienza che state facendo in tal senso?
Siamo indubbiamente contenti. Abbiamo presentato
Altman a Venezia con la vedova di Altman e il regista e
quel momento di forte visibilità si è riflesso sulla sala,
con anteprime che sono andate decisamente bene. Il 15
IL CASO
Tra i beni sequestrati, anche le quote
che Angelo Balducci deteneva
nella Edelweiss Production.
La storia di quando il funzionario
dei Lavori Pubblici, Diego Anemone
e Gaetano Blandini (oggi Siae)
discutevano al cellulare...
Tredici milioni di euro. È quanto vale il patrimonio di Angelo
Balducci, l’ex presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici al centro delle indagini incrociate delle Procure di Roma, Perugia
e Firenze per lo scandalo della cosiddetta “cricca degli appalti”,
che vedeva lo stesso Balducci agire di concerto con l’imprenditore
capitolino Diego Anemone e con altri alti funzionari statali, gravitanti nel mondo delle opere pubbliche e non solo. Il “tesoretto” è ora
stato posto sotto sequestro dalla Guardia di Finanza. La confisca
riguarda conti bancari, beni immobili, automobili e quote di società
detenute dallo stesso Balducci o dai suoi congiunti, secondo le
disposizioni del Tribunale di Roma - Sezione Misure di Prevenzione. Che, contestualmente, ha applicato all’ex funzionario statale
la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno a Roma per tre
anni, riconoscendone la pericolosità sociale, perché “dedito a traffici
delittuosi e abituato a vivere abitualmente con i proventi di attività
illecite”.
Ricordiamo infatti che la “cricca” a partire dal 1999 si era
assicurata, tra illeciti tributari che servivano a coprire le tangenti,
l’assegnazione di una serie di importanti appalti pubblici. Ma
Balducci era anche interessato alla produzione cinematografica e,
anche allo scopo di sostenere la carriera d’attore del figlio Lorenzo,
controllava quote del capitale della società di produzione cinematografica “Edelweiss Production srl”, che risulta aver beneficiato
ECONOMIA E POLITICA DI CINEMA, WEB, TV
N.10 - OTTOBRE 2014
Gianluca Guzzo
ottobre c’è stata dunque l’uscita theatrical, e
devo dire che Studio Universal ci sta supportando con grande impegno nel lancio. Come
primo esperimento di distribuzione in sala, il
bilancio sin qui è dunque certamente positivo.
Oggi d’altronde grazie al digitale significative
ragioni di costo sono abbattute. Restano, come
tutti sanno, alcune complessità burocratiche,
quelle che deve affrontare ogni distributore.
Perché avete scelto proprio questo titolo
per uscire in sala?
Io credo che la ragione prima della scelta di
questo documentario è la vicinanza di Altman
alla nostra maniera di intendere e vivere il cinema. É uno dei personaggi più eclettici che
hanno fatto la storia di questo mondo, e ci sentiamo molto nelle corde della sua maniera di
raccontare. Pensando ai suoi film, più volte mi
sono sorpreso a trovare delle forti convergenze del punto di vista, a pensare: “Anche noi lo
avremmo raccontato così”. Volevamo dunque
a tutti i costi che questo documentario avesse
distribuzione. Ed eravamo alla ricerca di un
film che parlasse di cinema, capace di rappresentare appieno cos’è MyMovies.
Il vostro lavoro, diceva prima, resta focalizzato sul Vod. Qual è la sua visione del tema
delle window tra sala e sfruttamenti successivi?
Quella delle window continua a essere una
questione complessa. Ci sono in gioco business ancora molto solidi, nodi che non è facile sciogliere. Io credo che si possano aprire
finestre intermedie a supporto della sala cinematografica. Meno facile è che si arrivi a una
contemporanea tra la sala e il Vod. Per restare
al caso di My Movies, l’esercente capisce che
lo stiamo aiutando col web. La differenza in
questo caso la fa l’esperienza. Posso fare il caso
di Jimi, il biopic su Hendrix. L’uscita in sala era
stata fissata al 18 settembre, noi il 21 lo abbiamo programmato su MyMoviesLive!, con una
proiezione a pagamento riservata a mille persone. Un numero che non toglie nulla alla sala.
E in compenso stiamo lavorando con tutte le
nostre forze a promuovere il titolo, on e off
line. Qualche anno avremmo avuto probabilmente delle resistenze. Oggi no, gli esercenti
dicono anzi apertamente di essere in grado di
portare il film in un numero maggiore di sale
proprio grazie a noi.
Netflix ha appena fatto il suo ingresso in
Francia, mentre l’Italia resta fuori a oggi dalla strategia d’espansione della società di Los
Gatos. Ci stiamo perdendo qualcosa?
Purtroppo il nodo del problema sta in un
numero: in Italia il giro d’affari del Vod vale 20
milioni di euro. In Francia il segmento sviluppa invece un valore di 250 milioni. Ci stiamo
perdendo qualcosa? Secondo me sì. Netflix conosce molto bene il suo lavoro, e non averla in
Italia è un limite. Lo dico anche se a qualcuno
potrà sembrare che per noi sia un competitor.
Ma il profilo di MyMovies resta essenzialmente quello di una guida. La chiave di tutto
per noi sono le recensioni. Quello che invece
è fondamentale è mantenere in questo momento storico l’appeal dell’industria cinematografica, e in questo senso realtà come Netflix
potrebbero dare anche in Italia un contributo
molto importante. Sono convinto che la sfida
non è tra società che concorrono nella distribuzione di cinema nelle diverse piattaforme,
ma tra il cinema e le altre forme di intrattenimento. E comunque a mio parere si tratta solo
di un’opportunità rimandata. Gli italiani sono
molto tecnologici sotto vari profili. Nell’audiovisivo c’è un ritardo da colmare, ma ce la faremo, coi nostri tempi. Decisive anche in questo
senso sono le experience che il pubblico potrà
provare. E poi, statene certi, arriveranno tutti.
Si aprirà allora un’altra questione, relativa allo
scenario distributivo, perché è chiaro che questo tipo di attori porta con sé il rischio di un
uniformarsi del gusto. Bisognerà allora pensare a mantenere salda la tutela dell’offerta di
cinema di qualità. Ma in questa fase, se operatori Svod entrano nel nostro mercato, possono
solo fare un bene a tutto il settore.
Andrea Dusio
Confiscata
la società della “cricca”
di finanziamenti da parte del già citato Anemone, nonché di altri
imprenditori aggiudicatari di appalti pubblici.
Tra le produzioni della Edelweiss compaiono due film interpretati
da Lorenzo Balducci, Il Sole Nero del regista polacco Zanussi, con
Valeria Golino, sostenuto da Umbria Film Commission (2007), e Io,
Don Giovanni di Carlos Saura, coprodotto da Andrea Occhipinti,
e beneficiario di un contributo del Mibact. Non è il solo film in
cui è coinvolto Lorenzo Balducci a essere stato oggetto del contributo stanziato dal ministero, allorché direttore generale Cinema
era l’attuale direttore generale Siae Gaetano Blandini, che è stato
rinviato a giudizio con l’accusa di corruzione con Balducci (Angelo)
e Anemone. Ricordiamo infatti che Blandini, quando ancora non si
occupava di fare shopping di smartphone in Costa Azzurra, era alla
guida delle commissioni che hanno stanziato i finanziamenti di Gas
(2005), Last Minute Marocco (2007), Ce n’è per tutti (2009),
Aspettando Godard (2009) e il già citato Io, Don Giovanni
(2009), tutti interpretati da Lorenzo Balducci.
Al momento dell’iscrizione nel registro degli indagati, il provvedimento emesso nei confronti dell’ex dg diceva: “In qualità di
dirigente del ministero dei Beni culturali” ha “concesso o fatto
concedere, in virtù della carica ricoperta, ripetuti finanziamenti
pubblici per 1,8 milioni di euro in favore di società di produzione
cinematografica per la realizzazione di film interpretati da Lorenzo
Balducci, figlio di Angelo”. A fronte di questi contributi, Blandini
avrebbe ottenuto alcuni lavori di ristrutturazione, svolti su richiesta
di Angelo Balducci da imprese di fiducia di Diego Anemone presso
la sua abitazione, e la cessione a prezzo di favore di un’autovettura
alla moglie: quelle che il Gip ha definito “ripetute utilità”.
Ricordiamo che “Bland” è finito anche nelle intercettazioni
relative alla Cricca. Si era trovato infatti a essere oggetto della
richiesta di Anemone di favorire il progetto di un amico, Patrizio
La Bella, attore ma soprattutto uomo di fiducia del costruttore, che
lo aveva sguinzagliato sulle tracce dell’inchiestista dell’Espresso
Fabrizio Gatti, che seguiva l’affaire-appalti alla Maddalena per il
G8. Un giorno di luglio, Anemone chiama Blandini e gli chiede
se è disponibile a un incontro: “Io non so come stai messo tu, ma
se domani mattina o dopodomani... fammi sapere tu; mi offri un
caffè al solito posto... comunque ho fatto quasi tutto”. Passano due
mesi e Anemone avvisa La Bella: “Ti chiamerà e ti devi sbrigare
quando ti chiama”. La settimana dopo Blandini chiama Anemone:
“Senti oggi abbiamo approvato... Sono stati bravi; si sono spicciati...
digli che adesso devono essere altrettanto bravi a spicciarsi con la
banca”. E Anemone subito dà il via libera al suo uomo: “Adesso vi
dovete sbrigare”. Ricordiamo inoltre che Rossana Thau, la moglie di
Balducci, ancor prima della Edelweiss, era socia della moglie di Anemone Vanessa Pascucci nella Erretifilm, e partecipava alla Italian
III
Dreams Factory, controllata per metà da Giulio Violati, l’ex marito
di Maria Grazia Cucinotta. Per inciso, Gas è uno dei film realizzati
da Massimo Ferrero, allorché il Viperetta faceva il produttore, Last
Minute Marocco è prodotto da Violati, Thau e Cucinotta, Ce n’è
per tutti (titolo che la dice lunga) e Aspettando Godard da Sauro
e Anna Falchi. Ma quello che nessuno ha mai scritto è che con lo
spostamento di Blandini in Siae le cose non sono cambiate: nel 2010
ancora Sauro e Anna Falchi si sono visti finanziare dal Mibact
Due vite per caso, con Lorenzo Balducci interprete e distribuzione
Lucky Red, e Violati e Cucinotta Viola di Mare, film alla cui prima,
ricordano i presenti, “sembrava di essere al 2 giugno, tale era la
sfilata di autorità”. Curioso, per un film che racconta di un amore
saffico all’epoca di Garibaldi in un isolotto al largo della Sicilia, e che
si rifà al libro Minchia di re. Che, non vuoi dare il contributo culturale a un film tratto da Minchia di re? E d’altronde, come spiegava
la Thau, anche lei intercettata: “Anche se i film vanno male non si
perde niente”. La morale della favola è questa. Che paghi lo Stato,
o qualche imprenditore in cerca di favore, quei titoli sono il simbolo
di un’epoca nera nella storia del cinema finanziato con risorse
pubbliche in Italia. Meglio ricordarsene sempre, quando si parla di
“riconoscimento culturale”: che qualcuno, per quel riconoscimento,
si è rifatto l’auto e la vasca da bagno...
Tommaso Stigliani
ECONOMIA E POLITICA DI CINEMA, WEB, TV
N.10 - OTTOBRE 2014
PRIMO PIANO
Il pasticciaccio brutto
della Commissione
Un ricorso al Tar del Lazio evidenzia le lacune procedurali di Mibact e direzione generale Cinema nelle nomine di luglio.
Nessun verbale, nessuna valutazione dei singoli candidati, nessun giudizio, nessun criterio.
Nulla è cambiato da quando si operava per chiamata diretta. E i curricula dei selezionati destano più di una perplessità.
Hanno appena cominciato a operare, ma le commissioni per la Cinematografia nominate il 25 luglio dal ministro dei Beni e delle attività culturali
Dario Franceschini (foto) sono nell’occhio del ciclone, per un ricorso al Tar inoltrato dall’avvocato
Adriano Tortora contro il Mibact e la direzione generale Cinema, e nei confronti dei componenti della sezione consultiva per i film della Commissione.
Tortora, per conto del proprio assistito, Michele Lo
Foco, chiede l’annullamento del Decreto ministeriale e di tutti gli atti a esso legati o conseguenti.
Dunque anche dei decreti pubblicati il 14 ottobre e
relativi ai contributi per la promozione delle attività cinematografiche in Italia e all’estero.
Come nasce il ricorso? Per la prima volta le commissioni sono state nominate non per chiamata diretta ma dopo esame dei curricula. Lo Foco, che a
maggio aveva inviato la sua candidatura, si è trovato, con sua sorpresa, a non essere tra i nominati.
E visto che nel suo background ci sono la presidenza di commissioni ministeriali, di Cinecittà Diritti,
la presenza in numerosi cda (da Rai Trade a Cinecittà Holding sino alla municipalizzata di Roma nel
settore cultura Zetema, ai Rai Net e alla Fondazione Cinema per Roma), le consulenze prestate alla
direzione generale Rai e così via, si è domandato
quali fossero i titoli dei nominati che lo avevano
sopravanzato. E il 31 luglio scorso ha chiesto di
aver accesso agli atti, chiedendo di poter visionare, mediante estrazione copia, la propria posizione
concorsuale e quella degli altri candidati, con riferimento in particolare a domande di partecipazione, curricula, verbali della commissione relativi
alla valutazione dei titoli e criteri di valutazione
adottati, sino alle schede di valutazione finale e al
decreto ministeriale conseguente. Come si legge
nel ricorso al Tar, la possibilità di poter visionare
gli atti è stata concessa solo il 25 settembre. A quel
punto il ricorrente ha potuto verificare che non vi
era “nessun verbale, nessuna valutazione dei singoli candidati, nessun giudizio, nessun criterio di
valutazione predeterminato, nessuna graduatoria,
in altre parole nessun elemento che possa far pensare a una selezione pubblica svoltasi in linea con i
principi costituzionali di imparzialità e buon andamento della Pubblica Amministrazione”.
Negli atti compaiono infatti esclusivamente le
istanze, i curricula dei componenti selezionati e il
Decreto del 25 luglio. Lo stesso direttore generale Nicola Borrelli, nella nota di accompagnamento
alla documentazione, scrive che si tratta dell’“unica documentazione agli atti”.
Ecco allora configurarsi secondo l’avvocato Tortora l’ipotesi di violazione dei principi di imparzialità dell’azione amministrativa, di difetto di
istruttoria e di eccesso di potere per disparità di
trattamento. “Quali esperienze curriculari hanno
fatto optare per la scelta dei membri della commissione? Quali competenze funzionali all’incarico
sono state considerate per comporre la nuova commissione? Quali ragioni hanno portato all’esclusione di candidati evidentemente più titolati?”, si
domanda il legale.
Dario Franceschini
Siamo andati allora a leggere gli estratti dei curricula dei nominati che vengono citati nel ricorso.
Partiamo dal giornalista e critico cinematografico
Boris Sollazzo. Ha lavorato nel casting del Grande
Fratello; è autore delle trasmissioni di Antonello
Piroso Niente di personale e Ma anche no. Ha cofondato il sito www.extranapoli.it; è direttore della
testata cinematografica mensile The Cinema Show,
primo periodico di cinema su iPad; consulente organizzativo e artistico del festival cinematografico
“La valigia dell’attore”; è collaboratore della rivista mensile nazionale Acqua e Sapone. Passiamo a
Graziella Bildesheim. Ha frequentato il corso di
laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università
di Roma La Sapienza con frequenza di esami regolarmente sostenuti sino al quinto anno; ha fondato
e dirige il Maia Workshop; docente del corso “La
scelta del progetto e il Pitching presso la Scuola Nazionale di Cinema di Roma”; ha fondato la società
di produzione Fabulafilm srl; tiene un ciclo di lezioni su struttura delle coproduzioni internazionali
presso la facoltà di Cinema e Televisione dell’Università di Tbilisi (Georgia).
Veniamo a Pasqualino Damiani. Ha fondato la
Lemon Communication; ha prodotto e diretto il
documentario Sulle tracce di Pasolini; ha diretto il
docu-film per Rai2 Il vento dell’Adriatico; è curatore
e conduttore di Agenda Cult su Radioies. Massimo
Galimberti è invece vicepresidente e responsabile
della programmazione e della direzione artistica
per il Kino; è docente titolare della cattedra del cor-
IV
so di “Storia del Cinema” e “Generi e Tecniche del
linguaggio cinematografico” presso l’Università
dell’Aquila, facoltà di Lettere e Filosofia; è stato relatore al convegno annuale della Consulta Universitaria Cinema; ha collaborato con il mensile Duel.
Tralasciamo il curriculum di Giandomenico Celata,
dal momento che nel ricorso è citato come “unico
membro ad avere almeno in parte un cv paragonabile a quello odierno del ricorrente”, e andiamo
a Giuseppe Citrigno, che è stato location manager
del film per la Rai Giuseppe Moscati e del film Vorrei vederti ballare, prodotto dalla Falco Production;
è stato direttore organizzativo della manifestazione
cinematografica “Cinquantesimo Anniversario del
cinema Citrigno”.
È poi il turno di Massimo Causo, che conosciamo
come uno dei migliori critici cinematografici italiani, e dunque a nostro parere figura a pieno titolo
nella commissione. Nel suo curriculum si dice che
fa parte del comitato di selezione del Torino Film
Festival; è stato membro della commissione di selezione della settimana della critica della Mostra
internazionale di arte cinematografica di Venezia;
collabora con le riviste Il Ragazzo Selvaggio, Marla, Sentieri Selvaggi, Panoramiche, Film, ed è critico
cinematografico del quotidiano Corriere del Giorno
di Taranto. E chiudiamo con Simona Nobile, che si
occupa di traduzioni, sceneggiatura e realizzazione
sottotitoli di film; supervisione doppiaggio tedesco
e sottotitoli in tedesco; è talent assistant del film
Third Person.
Tutti i curricula rimandano insomma a professionalità che hanno a che fare con il mondo del cinema. Nessuno, come è scritto nel ricorso “ha avuto
precedenti esperienze produttive e di distribuzione ovvero di valutazione dei piani finanziari e dei
budget dei film”. E questo è tanto più grave se si
considera che la commissione ha il compito di “determinare la linea editoriale del cinema italiano,
entrando profondamente nel profilo produttivo
dei film (come si sostengono, come si impegnano
i soldi, quali collaborazioni produttive assicurano,
etc.)”.
Ma soprattutto, l’assenza di verbali, schede, criteri di giudizio, rimanda a quanto scriviamo ormai
da anni: l’assoluta discrezionalità con cui opera il
direttore generale Cinema.
Discrezionalità che sarà tanto più pronunciata
se i membri della commissione nominata hanno
un curriculum che, a fronte delle loro esperienze
in singoli segmenti dell’attività che costituisce l’indotto del cinema, non consente loro di avere una
visione a trecentosessanta gradi sul prodotto. Il
risultato di queste nomine lo si può già misurare
nelle prime delibere relative alla promozione delle
attività cinematografiche in Italia e all’estero, pubblicate sul sito del Mibact il 14 ottobre.
E perfettamente in linea con il modus operandi di
quando le commissioni erano nominate per chiamata diretta. Caro Nicola Borrelli la musica non
è cambiata. Anche perché continui indisturbato a
cantartela e suonartela da solo.
Andrea Dusio