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Modesign /
Fashion at Iuav
2014
1
Modesign /
Fashion at Iuav
2014
un progetto di
Università IUAV di Venezia
/ Dipartimento di Culture
del Progetto
- Corso di laurea triennale
in Design della moda
e Arti multimediali (BA)
- Corso di laurea magistrale
in Arti visive e Moda (MA)
con il patrocinio di
Città di Treviso
promosso da
Camera di Commercio di Treviso,
Treviso Glocal,
Ascom Confcommercio Treviso,
Coldiretti,
Confartigianato Marca Trevigiana,
Unindustria Treviso
Indice
con
MIBACT Ministero
dei beni e delle attività
culturali e del turismo
- Archivio di Stato di Treviso,
Associazione Progetto Marzotto,
ORIGIN,
Fiera di Vicenza,
Fondazione Cassamarca,
Comune di Schio - progetto
Archivi Vivi,
MISA Associazione Italiana
degli Studi di Moda,
Pitti Immagine Filati,
Ichinomiya Fashion Design Center
(Giappone)
main partner
Confindustria Vicenza,
Bonotto,
Lanificio Paoletti,
Maglificio Giordano’s,
Maglificio Ferdinanda,
Maglificio Innocenti,
Maglificio Leonello Spagnol,
Maglificio Miles,
Pier,
Shima Seiki Italia
partner tecnici
I Baldan Parrucchieri,
Aveda,
Attoprimo,
Treviso Dripping Taste,
Gruppo Ristoratori della Marca
Trevigiana,
Goppion Caffè,
DEE Group,
Magis,
Colortech
INTRO
NEWCOMERS
PROGETTI
SPECIALI
media partner
Corriere Innovazione,
Not Just A Label,
Vogue.it,
Pizza Digitale,
Frizzifrizzi
progetto grafico
Metodo
MOSTRE
IN SEDE
stampa
Grafiche Tintoretto,
Villorba TV
TALK
BA/
TRIENNALE
MA/
MAGISTRALE
promotori
A Portrait
in Black
4
5
6
8
Modesign
Fashion at IUAV
Eventi
Mappa
9
Newcomers
20
26
31
32
34
36
Storytelling Storymaking
Sulle tracce di Anita Pittoni
Fashion Circus
Accessorio Primario
Nord Est / Far East
MISA Fashion in Libraries
42
44
46
48
50
52
Elementi
CC
Bonotto Fabric Room
Vanity: Appunti per una mostra
Fashion Revolution
La finestra sul cortile
56
La felicità del made in Italy 2014
60
66
IUAV BA Graduation Show 2014 / Accessories Design
IUAV BA Graduation Show 2014 / Fashion Design
84
88
90
92
Comunicare la moda: La ricerca sul sé
Knit Gang
Other Voices
IUAV MA Graduation Show 2014 / Fashion Design
107
Foto di Mustafa Sabbagh
con
main partner
partner tecnici
media partner
2
3
Modesign
Fashion at Iuav
Modesign è una piattaforma creativa che vede
protagonisti l’Università IUAV di Venezia, le diverse
associazioni di categoria e il variegato tessuto
territoriale di una città importante come Treviso nella
geografia internazionale della moda e del design, in
una dimensione che non è solo quella dell’evento,
ma anche quella della restituzione di un complesso
lavoro nell’ambito della formazione e del rapporto
costruttivo con le imprese, che sta definendo un
modo di operare esemplare e unico in Italia.
Il design nelle sue varie articolazioni (della moda,
del prodotto e della comunicazione) ha trovato
infatti a Treviso un terreno particolarmente fertile
per la contemporanea presenza di alcuni fattori
che, nel loro insieme, sono risultati determinanti.
Il più importante è la partnership tra un sistema
istituzionale ed economico-produttivo tra i più
innovativi e sensibili e l’Università IUAV di Venezia.
Università che, a sua volta, ha fatto la scelta di aprirsi
al mondo esterno coinvolgendo nella didattica una
folta schiera di professionisti di livello internazionale.
Il ruolo del design, inteso nell’accezione articolata che
gli abbiamo dato, è stato ed è quello di contribuire
ai processi di innovazione del sistema economicoproduttivo e socio-culturale che hanno il loro fulcro
nel territorio di Treviso, e che collaborano con e
valorizzano in modo sinergico le eccellenze presenti
nella più ampia realtà del Nord Est, in modo da essere
ponte con le più interessanti realtà economiche e
culturali in Europa e nei nuovi mercati.
Fashion at IUAV è l’appuntamento che da sempre
racchiude gli eventi di fine anno dei corsi di laurea
in design della moda dell’Università IUAV di Venezia
con sede a Treviso. Per il secondo anno consecutivo
Fashion at IUAV si sviluppa su tre giornate,
da mercoledì 2 a venerdì 4 luglio, nell’ambito
di Modesign. Il Corso di laurea triennale in Design
della moda e Arti multimediali e il Corso di laurea
magistrale in Arti visive e Moda celebrano la
conclusione dell’anno accademico presentando
i risultati delle attività progettuali e di ricerca
svolte dai corsi di laurea che l’Università IUAV
di Venezia dedica alla moda: corsi di laurea unici
nel panorama italiano, perché improntati
all’eccellenza e definiti da una didattica
sperimentale, luoghi di incontro e di dialogo
tra specificità italiana e realtà internazionali,
concepiti per formare delle nuove figure
professionali capaci di confrontarsi con la
complessità e la velocità del fashion system
contemporaneo.
“Allo IUAV”, ricorda Maria Luisa Frisa, direttore
del corso di laurea in Design della moda e Arti
multimediali, “ insistiamo sulla forza del progetto
formativo nel suo insieme: siamo contro l’idea di
veloci, immediati, facili corsi brevi con etichette
appealing che occhieggiano le tendenze del
momento (oggi lo stylist e il blogger come ieri
il cool hunter). Le nuove direzioni del fashion
sono invece trattate come elementi che inseriamo
immediatamente nel percorso formativo inteso
come piattaforma mobile e articolata, dove i
laboratori di progettazione sono contenitori vivi nei
quali gli studenti sperimentano il fare e il pensare,
con un approccio vicino al critical design. Puntiamo
sul fornire ai nostri studenti strumenti precisi e nello
stesso tempo aperti, perché la realtà della moda lo
esige; puntiamo su una cultura progettuale fatta di
conoscenze transdisciplinari, che non si pone limiti,
si mette in discussione, agisce in modo complesso
e con attitudini curatoriali”.
Fashion at IUAV quindi non è solo una serie di mostre,
presentazioni, eventi, sfilate e performance, ma è
l’occasione per confrontarsi con uno specialissimo
modo di insegnare e di lavorare. È l’occasione per
conoscere una comunità compatta ma aperta e
permeabile a tutte le sollecitazioni, che vede docenti
e allievi lavorare insieme per ridefinire ogni giorno
cosa vuol dire insegnare e studiare moda oggi in Italia.
4
5
Modesign
Fashion at Iuav
Lunedì 30 Giugno
ore 18.00
La felicità del made
in Italy: Textile Hub
Talk condotto
da Giusi Ferré
con Sergio Tamborini,
Marzotto Group;
Giovanni Bonotto,
Bonotto; Paolo Paoletti,
Lanificio Paoletti, partner
di progetto delle ricerche
finanziate dal Fondo
Sociale Europeo Veneto
(FSE)
→ Auditorium del
Museo di Santa Caterina,
piazzetta Mario Botter 1
Mappa 02 ▲
Anteprima Modesign
Fashion at IUAV 2014
ore 18.00
Newcomers
I progetti dei migliori
neolaureati Iuav
a cura di Ethel Lotto
→ Un percorso fra vetrine
e gallerie della città
Mappa ●
ore 19.30
Other Voices
Mostra dei progetti dei
laureandi della magistrale
a cura di Cesare Fabbri
→ Spazio Paraggi,
via Pescatori 23
30 giugno – 6 luglio
Mappa 01 ▲
Mercoledì 2 Luglio
ore 17.00
Inaugurazione
Nord Est / Far East
Mostra sugli esiti della
collaborazione con
Ichinomiya Fashion
Design Center
a cura di Ilaria Cipriani
e Marta Franceschini
→ Auditorium del
Museo di Santa Caterina,
piazzetta Mario Botter 1
3 – 12 luglio
(mar-dom 9.00-12.30
e 14.30-18.00)
Mappa 02 ▲
Treviso, 2-4 luglio 2014
Giovedi 3 Luglio
ore 19.00
La felicità del made
in Italy: Visionari,
il futuro del territorio
Talk condotto
da Giusi Ferré
con Matteo Marzotto,
presidente di Fiera di
Vicenza e di Associazione
Progetto Marzotto;
Cristiano Seganfreddo,
direttore Associazione
Progetto Marzotto;
Marina Salamon,
imprenditrice, presidente
di Altana Spa;
Maria Luisa Frisa,
ore 19.30
direttore del corso
Inaugurazione
di laurea in Design della
Storytelling Storymaking moda e Arti multimediali,
Installazione con gli
Università IUAV di Venezia
esiti del workshop in
→ Riviera Santa
collaborazione con il
Margherita
Lanificio Paoletti nell’am- Mappa 04 ▲
bito della ricerca FSE
a cura di Martina Bernardi ore 20.00
(a seguire aperitivo)
Inaugurazione
→ Chiostro piccolo del
Sulle tracce di Anita
Museo di Santa Caterina, Pittoni: Maglieria e
piazzetta Mario Botter 1
avanguardia 1928-1948
3 – 12 luglio
Mostra a cura
(mar-dom 9.00-12.30
di Anna Fregolent
e 14.30-18.00)
→ Archivio di Stato,
Mappa 02 ▲
Sale espositive Centro
Scarpa, Riviera Santa
ore 20.30
Margherita 62
4 – 12 luglio
Inaugurazione
Fashion Circus
(lun-ven 8.15-19.15 /
Mostra di
sab 8.30-13.30)
Mappa 05 ▲
Francesco de Luca
a cura di Heads
Collective
→ Clinica Urbana,
via Emiliani 18
3 luglio – 11 luglio
(lun-ven 10.00-18.00)
Mappa 03 ▲
6
ore 20.00
Inaugurazione
Knit Gang: esperimenti
sul punto maglia
in un modulo 2x70
Mostra sugli esiti della
collaborazione fra il
laboratorio avanzato di
maglieria e Pitti Filati
a cura di
Maria Cristina Cerulli
→ Archivio di Stato,
Chiostro di Santa
Margherita, Riviera Santa
Margherita 62
4 – 12 luglio
(lun-ven 8.15-19.15 /
sab 8.30-13.30)
Mappa 05 ▲
ore 20.30
IUAV BA Graduation
Show / Accessories
Design
Performance di
presentazione degli
accessori realizzati dagli
studenti della triennale
in Design della moda nel
corso del laboratorio finale
condotto da Els Proost
4 – 5 luglio:
Mostra degli accessori
Venerdì 4 Luglio
ore 9.00
Fashion in Libraries:
Collecting Materials and
Documenting Stories
Convegno MISA
Associazione Italiana
degli Studi di Moda
a cura di
Alessandra Vaccari
Keynote address delle
biblioteche di MoMu Mode Museum di Anversa,
CSAC dell’Università
di Parma, BAI Max Mara
Bibilioteca e Archivio
d’Impresa, Lipperheide
Costume Library di Berlino
→ Auditorium del Museo
di Santa Caterina,
piazzetta Mario Botter 1
Mappa 02 ▲
ore 16.00
Inaugurazione
Elementi
Mostra a cura
di Mario Lupano
con l’inaugurazione
delle installazioni:
Bonotto Fabric Room,
Vanity: Appunti per
una mostra, Fashion
Revolution
→ Sede dei corsi
(a seguire)
di laurea IUAV Moda,
Accessorio Primario
via Achille Papa 1
Eating Event a cura di
Arabeschi di Latte con gli 5 – 11 luglio 2014,
studenti dei corsi di laurea (lun-sab 10.00-19.00,
IUAV in Design della Moda domenica chiuso)
Mappa 06 ▲
in collaborazione con
Treviso Dripping Taste
e Gruppo Ristoratori della
Marca Trevigiana
→ Archivio di Stato,
Chiostro di Santa
Margherita, Riviera Santa
Margherita 62
Mappa 05 ▲
ore 18.00
La felicità del made in
Italy: Ermanno Scervino
Talk condotto
da Giusi Ferré
con Ermanno Scervino
e Toni Scervino
→ Auditorium del Museo
di Santa Caterina,
piazzetta Mario Botter 1
Mappa 02 ▲
ore 20.00
IUAV BA Graduation
Show / Fashion Design
a cura di Arthur Arbesser
IUAV MA Graduation
Show / Fashion Design
a cura di Mario Lupano,
Cristina Zamagni
Sfilata con le collezioni
finali degli studenti della
laurea triennale in Design
della moda e della laurea
magistrale in Moda
→ Riviera Santa
Margherita
(seguirà un brindisi)
Mappa 04 ▲
ore 23.30
After Party
Fashion At Iuav 2014
→ Il Chiosco sulle Mura,
Bastione di Piazzale
Burchiellati
Mappa 07 ▲
7
Newcomers ●
Eventi ▲
Made in Iuav ■
P.ta SS. Quaranta
Installazioni in gallerie,
negozi e spazi commerciali
di Treviso
P.ta
Calvi
■
02
▲
06
●
21
S. Nicolò
P.ta Fra Giocondo
Duomo
●
● 18/19
20
■
01
Piazza
Pola
●
17
●
16
●
Giulia Geromel, BA
giulia.geromel@gmail.
com
→ Slash
via Filodrammatici 15
Mappa 08 ●
Marco Rambaldi, BA
[email protected]
→ Coin
Corso del Popolo 42
Mappa 02 ●
Andrea Renosto, BA
[email protected]
→ Slash
via Filodrammatici 15
Mappa 09 ●
Alberto Furlan, BA
furlan.alberto91@gmail.
com
→ Mazzoli
Corso del Popolo 89
Mappa 03 ●
Serena Novello, BA
s.n.serenanovello@
gmail.com
→ Marangon
e Giovannetti
via Martiri
della Libertà 78
Mappa 10 ●
Jlenia Salvato, BA
[email protected]
→ Al Duca D’Aosta
via Martiri della Libertà 12
Mappa 04 ●
●
14 S. Vito
Piazza
●
15
●
07
● ●
●
05
04 06
●
01
Piazza
dei Signori
03
●
02 ▲
01
Edoardo Gallorini, BA
edoardogallorini@
hotmail.it
→ Hotel Continental
via Roma 16
Mappa 01 ●
10 ●
● 11
●
▲
07
08/09
▲
05
13
▲
04
P.ta S. Tommaso
●
●
12
Nicole Bidoli, MA
nicoletta_mclaren@
hotmail.com
→ Spazio Bevacqua
Panigai
piazza S. Andrea 5/A
Mappa 05 ●
Piazza
del Grano
▲
02
▲
03
Sara Boatto, BA
[email protected]
→ Maré Beachwear
via Martiri della Libertà 14
Mappa 06 ●
P.ta C. Alberto
P.ta Piave
Michele Cadelano, BA
[email protected]
→ Ovs
via Indipendenza 12
Mappa 07 ●
Vitalia Aniskova, BA
[email protected]
→ Muchinsky
piazza San Leonardo 17
Mappa 11 ●
Luca Pravato, BA
[email protected]
→ Favaro Ottico
via Sant’Agostino 18
Mappa 12 ●
Angelica Mingardo, BA
angelicamingardo@
gmail.com
→ Rione Fontana
via Sant’Agostino 30
Mappa 13 ●
Marika Poli, BA
[email protected]
→ Basilico13
piazza San Vito 13
Mappa 14 ●
Teresa Tognazzi, BA
[email protected]
→ Berries
piazza Ancillotti 11
Mappa 15 ●
Dimitri Leu, BA
[email protected]
→ Apres Paris
via Barberia 34
Mappa 16 ●
Sara Golfetto, BA
[email protected]
→ Stella Zwieb
Via Pola 4
Mappa 17 ●
Andrea Chinellato, MA
andre.chinellato@
gmail.com
→ Spazio Lazzari
via Paris Bordone 14
Mappa 18 ●
Federico Cassani, BA
federicocassani90@
gmail.com
→ Lazzari
via Paris Bordone 14
Mappa 19 ●
Giulia D’Aquino, BA
daquino.giulia@gmail.
com
→ Beige Oliva Chiaro
Via Canoniche 8
Mappa 20 ●
Ljiljana Mitic, BA
[email protected]
→ Giardino Bistrot
viale Cesare Battisti 35
Mappa 21 ●
9
10
11
Montaggio Andrea Renosto
01 Edoardo Gallorini BA
[email protected]
Glam-a-girl
La collezione si concentra sul
concetto di uniforme come stile
personale. Al centro dell’indagine
Bianca Jagger e i suoi capi
maschili, mescolati a dettagli ed
elementi estremamente femminili
e sensuali. La silhouette base è
il completo giacca-pantalone,
trasformato ogni volta con i
materiali tipici dell’haute couture.
L’intenzione è quella di restituire
un’idea di glamour moderna,
fredda e pulita, spogliata di tutti
gli eccessi che normalmente
caratterizzano il termine,
che si collochi nell’ambito di
un prêt-à-porter di lusso.
01.
02 Marco Rambaldi BA
[email protected]
Giovani Avi
Il progetto nasce da una foto
della famiglia Rambaldi. Gli “avi”
diventano “giovani” attraverso un
cortocircuito fra la dimensione
epica della ribellione e quella
tranquillizzante della piccola
borghesia, e sono protagonisti
di atmosfere che hanno il
sapore di un’italianità distorta.
La collezione è sviluppata a
partire dai classici elementi
del guardaroba femminile, che
perdono di vista le proporzioni
originarie e si stratificano tra loro.
Stampe ricercate e stratificazioni
costringono le buone cose
di pessimo gusto a ritrovare
una rigorosa semplicità: una
dimensione altra, forse ancora
più perversa, del “perbene”.
La vetrina è un progetto speciale di
Coin con Università Iuav di Venezia,
per presentare la collezione Giovani
Avi realizzata da Marco Rambaldi,
neolaureato Iuav e vincitore del
concorso Next Generation 2014
indetto dalla Camera Nazionale
della Moda Italiana. L’Università
Iuav di Venezia ringrazia Coin
per la straordinaria opportunità.
02.
06.
03.
07.
03 Alberto Furlan BA
[email protected]
Wiggas
La collezione si ispira al gangsta
rap, nato nei ghetti della West
Coast. Volumi oversize del mondo
sportwear e rap si uniscono alla
sartorialità e all’eleganza dei
capi classici maschili, come a
simboleggiare la scalata sociale
e l’American Dream finalmente
realizzati. Emergono così un
equilibrio e un’armonia tra
forme e tessuti che affiancano la
‘’divisa’’ dei gangsta-rappers dei
bassifondi dei ghetti metropolitani
degli anni ‘80 al guardaroba
maschile sartoriale tradizionale.
Un’uniforme completamente nuova
quanto inaspettata, arricchita
da stampe e trattamenti tessili
con riferimenti allo streetwear.
04 Jlenia Salvato BA
[email protected]
6:40AM
Il progetto rilegge La Bella
Addormentata, che diventa
il contesto in cui collocare
la collezione, un’analisi critica
dell’atteggiamento di soggezione
della donna all’universo maschile.
La figura femminile mantiene una
femminilità adolescenziale, ma
al contempo esprime il desiderio
di autonomia e l’energia creativa.
La genesi progettuale manifestata
in maniera ludica e spontanea
tramite la tecnica del moulage,
è stata poi affiancata e integrata
con la tecnica del cartamodello.
05.
05 Nicole Bidoli MA
[email protected]
The Bottom Rung
La fierezza della Working Class
britannica la trasmigra nelle
vesti da lavoro con la quale si
identifica, elevandola al ruolo di
“divisa” con la quale rapportarsi
orgogliosamente alle altre
classi sociali contrapposte.
La collezione scaturisce dalla
sinergia costante tra simbolismo
precostituito delle divise, elevate
a uniforme sociale, ibridate
con il mondo sartoriale del
formalwear. L’utilizzo dei cotoni
rappresenta l’universo della
divisa da lavoro, mentre le lane
alludono ad una tradizione
sartoriale, ingentilita da
inserti e tagli cromaticamente
accesi che idealizzano la
cicatrice sociale rappresentata
dalla classe operaia.
06 Sara Boatto BA
[email protected]
Limbo
La semplificazione e l’eliminazione
dell’ornamento lasciano emergere
il volume come principale
protagonista, come fondamentale
ornamento del corpo. Tutti i
capi poggiano sulle spalle e non
sui fianchi, con minime parti
di tessuto a reggere gli ampi
volumi. Il retro diventa un punto
d’attenzione focale e permettere
lo sviluppo di volumi inaspettati,
in contrasto con la regolarità
del fronte. Colori come il rosa
e il blu oltremare allargano, senza
tradirla, la premessa giapponista
dell’immaginario. Limbo è il nome
per questo nuovo insieme, un
ideale galleggiamento nel vuoto.
04.
07 Michele Cadelano BA
[email protected]
In-Sane
Il paziente dell’ospedale
psichiatrico nell’immaginario
collettivo è associato alla camicia
di forza spesso logora e simile
a una bianca vestaglia, ma il
lavoro fotografico di Christopher
12
Payne “Asylum” presenta una
realtà radicalmente diversa: un
mondo colorato di tinte pastello.
Il progetto cerca di soverchiare
lo stereotipo sull’abbigliamento
dei pazienti, facendo perdere
valore a ogni elemento
repressivo, che mantiene
solo una valenza estetica.
13
08 Giulia Geromel BA
[email protected]
Quel che manca
La riflessione parte dal corpo
mutilato. Il focus è in quei punti che
creano disarmonia e scompenso:
l’obiettivo è ricreare i volumi
ricostruendoli per dare nuova
forza all’immagine stessa. Otto
uomini che per un attimo sembrano
essersi trasformati in principi,
con abiti che profumano di divise,
circondati e protetti da ovatta che
li gonfia, come se indossassero
delle armature. Una forte dialettica
tra il meno e il più, tra menomato
e potenziato, fenomeni agli
opposti, veste questi uominieroi, trasformandosi in “Quel che
manca”, in un terreno comune
capace di racchiuderli entrambi.
08.
12.
09.
13.
09 Andrea Renosto BA
[email protected]
Venus: Enséname a maullar
Tokyo, 1995. La biondissima Sailor
Venus, psichedelica guerriera
di videogames 3D, viene rapita
e catapultata a Beverly Hills.
Accompagnata dal suo fedele
gatto Artemis, l’eroina dovrà farsi
strada tra i patinati corridoi dei licei
californiani, pullulanti di svampite
e viziate cheerleaders pronte ad
additare la novellina. Una sola
domanda: chi brillerà di più al prom?
10 Serena Novello BA
[email protected]
XXY
La collezione affronta il tema A-Sex
unendo atteggiamenti, volumi e
caratteri ornamentali appartenenti
ad entrambi i sessi. All’interno del
progetto si pone un elemento di
disturbo, il “tappeto”, totalmente
estraneo al tema trattato. Grazie
a questo nuovo elemento, la
collezione muta e le silhouette
perdono parte originaria del capo,
non è più l’abito, la struttura, la
parte essenziale ma l’ornamento
che diventa punto focale di questa
nuova rielaborazione. Il disegno del
tappeto si trasforma in un gioco di
linee che si incontrano, incrociano e
sovrappongono.
13 Angelica Mingardo BA
[email protected]
Get Together
La collezione lavora sul concetto
di adolescenza come territorio
di mezzo, zona di confine e di
unione degli opposti: unire un
pantalone a una gonna, accorpare
in un unico capo una camicia
ed un bomber, sovrapporre e
fondere cartamodelli sono stati
fondamentali esercizi di studio dei
capi. Un gioco di materiali prende
vita grazie al quilting: un’arte che
combina disegno, tessuto, ricamo.
Un sistema particolare per cucire
diversi tessuti assieme, tagliati
seguendo una forma e una logica
che da origine a vere suggestioni
geometriche.
10.
11 Vitalia Aniskova BA
[email protected]
To strive, to seek, to find,
and not to yield
La riflessione progettuale insiste
sul concetto di tasca e sul rapporto
underwear/outerwear applicato
agli accessori. Il progetto racconta
il lavoro sul disegno, la struttura, la
modellistica, le scelte cromatiche,
ma anche lo scambio tra materiali
e superficie. Sulla tela risaltano
stampe artigianali realizzate con
la tecnica del linocut. Ispirate al
mondo della propaganda tessile,
nel contesto del progetto, queste
stampe perdono il significato
storico, comunicando solo un
aspetto estetico con un lontano
riferimento utopico alle stampe
della propaganda sovietica.
11.
14
12 Luca Pravato BA
[email protected]
Lato alla terza
L’idea di partenza è stata
quella di stravolgere la
dimensione bidimensionale
che normalmente si coglie
disegnando un figurino su carta,
e trasportare l’immaginazione
in maniera tridimensionale.
Volumi geometrici si torcono
e si deformano creando un
compromesso con la naturale
anatomia del corpo. Un progetto
nato da una forma di pensiero
“3D”, parallelepipedi di tessuto
diventano comodi abiti, che
cadono con naturalezza. La
tintura in RGB del tessuto muta la
naturale concezione di non colore
del nero, trasformandolo in una
nuance espressiva.
14.
14 Marika Poli BA
[email protected]
Fair Play
Nel progetto la durezza del gioco
di squadra e dell’aspetto delle
tenute dei giocatori si stempera
nelle immagini di delicatezza
e di ambiguità di un gruppo di
giovani ragazze. Alcune forme
dell’abbigliamento da hockey
sono associate a elementi delle
divise delle majorette, mentre i
colori primari delle divise sportive
sono sfumati in tonalità cangianti
e in materiali come organza, tulle
e chiffon. I volumi aggressivi e
virili degli indumenti degli sport
di squadra, tipici dei college
anglosassoni, diventano morbide
imbottiture di ovatta. Nella
collezione ci sono un portiere,
un quarterback, una cheerleader
e altri ruoli, per la giocare una
partita priva di pregiudizi.
15
15.
18.
unitarie.
19 Federico Cassani BA
[email protected]
Teen
Ingannevole è il cuore più di ogni
altra cosa, quando le vergini non
sono più suicide, ma vivono
liberamente la loro innocenza.
La collezione si sviluppa a partire
dal concetto di “pre-sesso”, quel
momento in cui la nostra identità
sessuale non è ancora definita,
dove si può essere ciò che
vogliamo. Un focus
sull’adolescenza. La collezione
intreccia capi maschili ed
elementi del femmineo come
lunghezze o colori. I tessuti sono
scelti per enfatizzare una rigorosa
pulizia nei tagli e nei volumi.
16.
19.
17.
20.
20 Giulia D’Aquino BA
[email protected]
Be-tween
Il progetto di collezione è nato
da temi come a-sex, uniforme,
androginia, adolescenza.
Gli spunti iniziali vengono dal
lavoro di Dorothea Lange,
fotografa americana che nei primi
decenni del ‘900 immortalava la
realtà di quartieri disagiati, e da
“The Last Childhood’s Summer”
un photoshooting fotografato da
Juergen Teller con styling di
Venetia Scott, che ritraeva
giovanissime modelle in pose
adolescenziali ma con espressività
intense, da donna. Ho lavorato sul
corpo, appiattendo le forme per
tornare a una fisicità ‘di mezzo’,
vestita da abiti costruiti su basi
maschili. Contribuisce a rafforzare
il contrasto una palette spezzata
da gradazioni di rosa per i capi più
maschili e gradazioni di azzurro
per i capi più femminili.
16 Dimitri Leu BA
[email protected]
Loupe Over
Uno studio che si basa
sull’alterazione di alcune parti
strutturali del vestito mediante
l’utilizzo di una lente di
ingrandimento. La lente si sposta e
si posiziona sui capi classici,
deformandoli. I volumi ottenuti sono
asimmetrici, e le costruzioni unisex.
I materiali sono di composizione
naturale, no season.
17 Sara Golfetto BA
[email protected]
Postcards from heartland
Due concetti principali stanno sullo
sfondo del processo-collezione:
il camp e il sublime, tendenze
estetiche che convergono allo scopo
di dare alla materia finale quel valore
armonico e quasi catartico, che le
conferisce la capacità di evocare
un racconto, o molti. Se ogni opera
rappresenta qualcosa e arriva a
realizzare un oggetto, questa parla
soprattutto di chi l’ha creata.
La collezione fa esattamente questo,
in maniera quasi didascalica, tanto
da poterla definire un manifesto.
18 Andrea Chinellato MA
[email protected]
PFAFFOFF
Ogni capo sorge da un’unica
superficie che si avviluppa attorno
al corpo, senza interruzioni
di continuità. Smontandone
la struttura, il pezzo si schiude,
tornando alla sua bidimensionalità,
come una pelle disgiunta dal corpo
a cui appartiene. Un principio
costruttivo che diviene regola
e sfida progettuale, stimolando
lo studio e la ricerca di soluzioni
tecniche innovative in ogni fase
della progettazione, dal
cartamodello all’abito finito.
Il risultato è una collezione di
pezzi unici in seta, lino e maglia;
quest’ultima è resa tridimensionale
attraverso la tecnologia
wholegarment, mentre nei capi in
tessuto i volumi sono ottenuti senza
cuciture, saldando i lati di superfici
21.
16
21 Ljiljana Mitic BA
[email protected]
4 Dolls
4 Dolls è un progetto di
illustrazione ispirato al film Dolls
di Takeshi Kitano. Il progetto
parte da una riflessione sui metodi
progettuali più comunemente
utilizzati nel processo creativo che
conduce al concepimento e alla
realizzazione di un progetto di
fashion design. Durante la prima
fase è stata realizzata una serie di
disegni con tecnica mista, raccolti
in quattro graphic novel; tali
disegni sublimano le suggestioni
visive e narrative offerte dalla
sinossi del film in una varietà
di motivi grafici, che sono stati
successivamente elaborati nella
creazione di tre pattern, nati
direttamente dalle atmosfere
del film: gli scenari offerti dal
susseguirsi delle stagioni, gli
oggetti simbolici e naturalmente
i personaggi, perennemente
fluttuanti, sospesi tra amore
e morte e alla continua ricerca
di ciò che hanno smarrito.
17
Illustrazioni Michele Cadelano
15 Teresa Tognazzi BA
[email protected]
M.E.
L’aspetto sensibile della
metamorfosi del Sé e la sua analisi
muovono questa collezione,
focalizzandosi sui movimenti
interiori che si innescano in
condizioni limite come quelle
delle istituzioni totali. Ho analizzato
quali principali derive prendono
i linguaggi non verbali dei “reclusi”
che cercano espressioni “altre”
e ho individuato la ricerca di
tattilità e colore come attività-tipo,
che è diventata materiale per la
progettazione di un intervento
sui miei abiti. Piccole differenze
del tessuto che portano stimoli
ed emozioni sensoriali che a loro
volta riportano a esperienze
passate e fantasiose realtà.
Progetti
STACCO
speciali
Storytelling Storymaking
Martina Bernardi
02▲
Mostra a cura
di Martina Bernardi
Chiostro Piccolo del Museo di
Santa Caterina
piazzetta Mario Botter 1
Treviso
3 – 12 luglio
orari: Martedì – Domenica
9.00-12.30 e 14.30-18.00
inaugurazione:
2 luglio, ore 19.30
↓
I anno magistrale,
progetti di
Daniele Bellonio
Martina Diotallevi
Monica Evola
Tonia Salomè
II anno triennale,
progetti di
Caterina Cesaretti
Dylan Colussi
Eleonora Corbanese
Xhefri Londo
Francesca Napoletano
Andrea Pandolfi
Anita Pierobon
Ilenia Pizzato
Michele Realini
Emanuela Roman
Valentina Tamiello
Sara Trame
Fotografie
Martina Bernardi
Caterina Cesaretti
Tonia Salomè
Ricerca d’archivio
Martina Bernardi
Andrea Paoletti
Paolo Paoletti
L’installazione raccoglie gli esiti di un workshop che
ha coinvolto gli studenti dei corsi di laurea triennale
e magistrale in Design della Moda dello IUAV,
nell’ambito delle attività della ricerca FSE “L’Archivio
come fonte di innovazione e sviluppo del potenziale
creativo ed economico nelle lavorazioni del tessile
laniero”, responsabile scientifico Alessandra Vaccari.
Il lanificio Paoletti di Follina ha aperto con entusiasmo
le porte ai giovani designer dell’Università Iuav di
Venezia, assecondando la curiosità nei confronti di
una realtà aziendale profondamente radicata in una
storia che inizia alla fine del XVIII secolo. L’intento
primario del workshop è stato quello di individuare
e rendere fruibili dei percorsi di narrazione della storia
del lanificio, attraverso l’analisi e la rielaborazione
dei manufatti registrati nel suo archivio.
Il titolo dichiara due livelli di esplorazione dell’archivio
Paoletti da parte degli studenti. La parte di
storytelling, a cura degli studenti della magistrale,
si concentra sull’elaborazione dell’esperienza
sensoriale ed emotiva di una giornata in lanificio
attraverso la scrittura, la rappresentazione grafica
e tridimensionale, come forme di comunicazione
sperimentali della realtà e della storia aziendale.
La parte di storymaking, a cura degli studenti
della triennale, è complementare e successiva allo
storytelling, che ha funzionato come bacino dal
quale assorbire alcune informazioni e impressioni,
producendone a sua volta di nuove, sotto la forma
di progetti di design della moda e del tessuto.
Lo storymaking è alimentato dai materiali presenti
nell’archivio aziendale, ma riesce a darne una lettura
contemporanea andando a costituire un documento
autonomo e in grado di esprimere la sensibilità di
questo tempo. I materiali prodotti dagli studenti
rispondono infatti non solo alla necessità del lanificio
di raccontare il proprio prodotto, ma anche di
innovarlo, proponendo una direzione nel percorso
di ricerca sul tessuto.
All’interno dell’installazione trovano spazio le diverse
dimensioni che hanno caratterizzato il workshop:
dalle fonti d’archivio costituite dai campionari e dai
libri mastro originali che contengono i tessuti storici
Paoletti, alle loro elaborazioni da parte degli studenti
in termini di racconto e di progetto. I materiali
d’archivio e i progetti comunicano costruendo attorno
ai quattro lati del chiostro piccolo dell’ex convento
di Santa Caterina un sistema di sguardi, veicolati
dai percorsi ortogonali che attraversano il giardino,
20
come in un sistema di trama e ordito. Per contiguità
e per specularità l’installazione, instaura un sistema
di rimandi ai punti di origine e ai punti di arrivo del
progetto toccando tutte le fasi di sviluppo
del workshop.
L’archivio
L’archivio storico Paoletti è una fonte di materiali
tanto ricca quanto multiforme, prima dell’inizio di
questo progetto di ricerca, orientarsi al suo interno
era competenza esclusiva dei titolari, gli unici ad aver
ricevuto di generazione in generazione le informazioni
necessarie a “identificare” e “trovare”, quando un
articolo storico interessa un cliente o può essere utile
a una nuova collezione. In gran parte nascosta e solo
in piccola parte in superficie, l’archivio aziendale
Paoletti è una creatura dormiente, da risvegliare.
Si ha la sensazione che in ogni baule o in qualsiasi
cassetto di una vecchia scrivania possa uscire la
tessera mancante per delineare la storia dell’azienda.
Una storia che manca di continuità, di cui molte
tracce sono rimaste sepolte sotto le macerie di
invasioni e guerre. Una storia che è soprattutto
la storia di un prodotto, che non smette di
sorprendere e di insegnare.
Dalle consistenze dei campionari e dei libri mastro
conservati in azienda a partire dalla fine XIX secolo,
sono state determinate alcune tipologie di tessuti che
costituiscono i classici della produzione del lanificio
e che meglio servono a descriverne le evoluzioni.
Nella selezione dei campioni storici da raccontare
ci si è focalizzati innanzitutto sui panni, sui quali
si è basata fin dalle origini la produzione tessile di
Follina, che deve il suo nome proprio all’attività di
follatura del pannolana, attraverso lo sfruttamento
dei corsi d’acqua, in principio utile a rifornire gli ordini
ecclesiastici dell’abbazia cittadina e non solo. Proprio
a causa della fiorente produzione dei panni il lanificio
è stato coinvolto nelle vicende storiche del secondo
conflitto mondiale, l’azienda è stata infatti impiegata
dal regime nella fabbricazione di coperte e tessuti
militari per l’esercito italiano e per l’alleato tedesco.
Un punto di scarto sorprendente nella produzione
aziendale è segnato alla fine degli anni ’30 da due
campionari attribuiti al disegnatore spagnolo Paloma,
che introduce un’armatura più aperta dando spazio
a superfici tridimensionali e a tinte vivaci, orientando
in maniera decisa il prodotto verso la laneria. Infine
sono stati presi in considerazione due temi trasversali
Istituzioni
Università IUAV di Venezia
Lanificio Paoletti
MTF srl
Museo di Santa Caterina
Mostra realizzata nell’ambito
della ricerca
L’archivio come fonte di
innovazione e sviluppo del
potenziale creativo ed economico
nelle lavorazioni del tessile laniero
Fondo Sociale Europeo Veneto
(FSE), 2007-2013
Responsabile scientifico
Alessandra Vaccari
Consulenza scientifica
Marta Sambin
Laura Stefanetto
Mario Tasca
Ringraziamenti
Claudiu Armeanu
Lorenzo Azzalini
Miranda Benincà
Ippolita Fiorenza Bortolini
Maria Elisabetta Gerhardinger
Maria Paola Lamarina
Emilio Lippi
Marco Paoletti
Doriano Todero
Natalina Zanon
21
Workshop fase n.1
Storytelling:
Una giornata in lanificio
La prima fase del workshop si
articola in cinque progetti di
storytelling ed è partita dalla
manipolazione dell’esperienza
del luogo dell’azienda e della sua
storia, trasformata in tante possibili
storie dai progetti degli studenti
del corso magistrale, che hanno
raccontato una giornata in lanificio.
nella storia della produzione del lanificio, il tweed
bottonato (knickerbocker) e lo shetland. I campioni
di questi tessuti, se accostati in ordine cronologico,
costituiscono una sorta di linea del tempo tattile,
che mostra chiaramente il passaggio del prodotto
dal piano bidimensionale del panno follato a
una serie di superfici sempre più differenziate
nel corso dei decenni.
Con l’intento di esplorare e rendere esplorabili
questi possibili percorsi di narrazione della storia
dei manufatti Paoletti, sono stati individuati e
riprodotti sei campioni dall’archivio storico
aziendale, realizzati in tagli da 5-10 metri e messi
a disposizione degli studenti di Design della moda
per la progettazione.
Il workshop
Il workshop è stato pensato come site specific e
organizzato in tre giornate sviluppate attorno a tre
temi, a partire dall’esplorazione di un luogo abitato
dalla lana, ma abitato anche da gesti del fare, dagli
strumenti e dalle competenze del personale, dai
movimenti ipnotici delle macchine e dalla storia,
concentrata nei racconti dei dipendenti e nei “libroni”
conservati nell’archivio, che occupa in maniera
rizomatica più edifici del conglomerato del lanificio.
Ciascuna fase del workshop ha costituito per gli
studenti un’immersione nella realtà aziendale, dal
racconto dei manufatti, alla progettazione con i
manufatti, fino alla progettazione dei manufatti stessi.
Le giornate di progettazione in lanificio hanno
interessato l’ex spaccio in disuso, che è diventato
per gli studenti un microcosmo, una capsula dentro
una realtà più grande, dove i materiali prelevati
dall’esterno sono stati studiati, analizzati ed elaborati,
per essere fatti propri e trasformati in qualcosa di
diverso. Il personale del lanificio ha interagito con
questo “corpo estraneo” scambiando competenze e
tecniche, esperienze lavorative e di vita, innescando
processi creativi. La libertà nella sperimentazione
di cui godono gli studenti è stata accompagnata dal
know how dei dipendenti del lanificio, raggiungendo
un compromesso che ha permesso a entrambe le
componenti di esprimersi al meglio nel progetto.
22
Pretino di Tonia Salomé
Tessuto: Panno marron per frati
Un fratino di nome Piero (ma dai
suoi confratelli denominato Frà
Pierino) che viveva nell’abbazia
di Monte Cassino e coltivava il
suo orticello. Era appassionato
di marmellate e confetture e
in particolare amava quella di
fragole, rossa e succosa. Tuttavia
il suo cruccio era non riuscire ad
ottenere la marmellata che più
desiderava e a cui ambiva con tutto
Storytelling 1:
se stesso, anche contravvenendo ai
DISEGNI TECNICI/FANTASTICI
precetti: la marmellata di arance.
di Martina Bernardi
La sognava di notte, la gustava, la
A partire da sei campioni
annusava e al mattino, quando si
dell’archivio storico aziendale è stata svegliava, gli sembrava di sentirne
costruita una collana di sei fascicoli, ancora la fragranza. Durante le
ognuno dei quali ricostruisce
preghiere cercava in tutti i modi di
arbitrariamente il percorso creativo
mandar via quel pensiero ma ogni
del disegnatore tessile ma a ritroso: volta gli era impossibile. Arrivava
per ciascun campione dato è stato
a tavola depresso, aspettando
costruito un disegno tecnico/
che le sue arance, calde e rotonde
fantastico che lo riconduce a un
come il sole, illuminassero la
possibile immaginario di partenza,
sua giornata dal vetro di un
dando vita a un racconto nuovo in
vasetto davanti al suo piatto.
cui dato storico e oggetto narrante
vengono reimmersi nel calderone
Paloma
creativo di chi vi entra in contatto,
di Tonia Salomè
generando una nuova storia.
tessuto: Tessuto armaturato
Paloma era fuggito dalla dittatura,
Il Soldatino di Piombo
si era creato una nuova vita in
di Daniele Bellonio
Italia. Aveva iniziato a lavorare
tessuto: Coperta da campo kaki
come cameriere in un’osteria nei
È destino che lui ricordi il calore
dintorni di Follina quando un giorno
delle persone importanti soltanto
aveva incontrato, seduta ad una dei
quando è lontano da casa. Ed
tanti tavoli del locale, una donna
è come se il tempo gli servisse
stupenda, dal fascino indescrivibile.
la sua vendetta: quel viaggio di
Era rimasto folgorato. Data la sua
ritorno, all’origine a ritroso, fatto
posizione, quella di cameriere, gli
di stazioni, luoghi e persone, volti.
era impossibile (e forse un pò se
Limbo maledetto. Sospira, ed è
ne vergognava) avvicinare la sua
lì che percepisce la mancanza
Musa. Ogni volta che la vedeva,
di quell’affetto soffocante che lo
nel suo breve permanere in città,
cullava la notte. Quel senso di
la guardava con occhi analitici
protezione pungente da cui avrebbe
per catturarne ogni piccola parte
voluto svegliarsi. È nell’infanzia
e custodirla nel suo cuore e nel
che si diventa soldatini di piombo.
suo cervello. La sera, nella sua
piccola stanzetta, non faceva
L’armadio
che recuperare quei frammenti
di Tonia Salomè
di ricordo e rimescolarsi per dare
tessuto: Panno grigio azzurro
sfogo ai suoi sogni tanto nascosti
L’aviazione tedesca aveva incaricato durante il giorno. Fu così, iniziando
il Lanificio Paoletti di produrre del
a pensare al corpo della Musa
panno per le divise dei suoi militari. Il amata, che ebbe l’idea: creare degli
giorno in cui i rotoli dovevano essere
abiti con cui vestire quel corpo
consegnati, avvenne il fattaccio: i
stupendo, accudire e ricoprire
rotoli erano spariti. Non c’erano più.
quella pelle sublime con un panno
Erano finiti nelle mani dei partigiani
che potesse parlare del fascino
che li avevano presi in segno di sfida di quella signora. La sua fantasia
agli invasori tedeschi. Il panno fu
più sfrenata ipotizzò e disegnò
custodito con perizia e cautela come tessuti e colori mai pensati prima
bottino di guerra in attesa che
di quel periodo. Tutto era diventato
il conflitto finisse. Alla fine
grigio. Lui pensava in rosa.
della guerra, il bottino fu ripescato
Il campo dal treno
ed usato come “scalpo” degli
di Martina Bernardi
invasori sconfitti, i partigiani
tessuto: Knickerbocker
regalarono il panno alle poche
Nel lungo viaggio in treno un
persone rimaste in paese che
decisero di farne dei cappottini
ragazzino osservava dal finestrino
per i bambini e di usarli per la
un immenso secco prato d’inverno
spruzzato di neve, con gli occhi
festa che ci sarebbe stata di lì
immaginava sbocciare la
a poco in onore della liberazione.
primavera in un attimo,
Fu così che il panno grigio azzurro,
e di allungare la manina
azzurro come il cielo e grigio
oltre il vetro, nel vento,
come le nuvole, finì negli armadi
e sfiorare l’erba e cogliere i fiori
tra le montagne e le stradine nei
di campo scaldati dal sole.
dintorni di Follina.
Spighe
di Monica Evola
tessuto: Shetland
In un caldo pomeriggio estivo,
protetta dalle grandi fronde d’ulivo,
uscivo dall’ombra della veranda.
Fuggivo dalla noia e dal gatto che
passava tra le mie gambe incurante
del caldo di una giornata tanto
soleggiata. Curiosa, cercavo tra
le scatole del trasloco un nuovo
gioco, un vecchio viaggio. Attratta
da un vecchio scatolone avvolto da
un grosso nastro marrone strappo
tutto e, nel cerca cerca, ecco
una coperta: un broccato rosso
e impolverato che nascondeva
un’altra scatola più piccola e
leggera, spiegato il mistico tessuto,
rispolverato l’involucro colorato...
Ecco! La meraviglia di un piccolo
oggetto spigato, scoperto sotto il
sole di un pomeriggio assolato.
Storytelling 2:
FILASTROCCHE
di Tonia Salomè
L’archivio storico di Paoletti è una
fonte piacevole a cui attingere. Al
tempo stesso è difficile incanalare
queste energie creative che ti
invadono quando le incontri. Un
esempio fra tutti è il catalogo
con l’elenco dei filati prodotti da
Paoletti e dei loro relativi colori,
esposti in sequenza cromatica
dall’alto verso il basso, in file
verticali, strabordano dalla carta
ingiallita e rubano un sorriso con
i loro nomi buffi ed improbabili,
quasi incomprensibili ad un
primo sguardo. Il susseguirsi di
questi nomi aveva in sé una certa
musicalità e per poterla descrivere
nel modo migliore si è scelto di
organizzare i nomi in modo da
ottenere delle filastrocche.
23
Storytelling 3:
LANIFICIO IN SCATOLA
di Daniele Bellonio
Il progetto di inscatolare il
ciclo produttivo dell’azienda
Paoletti nasce dal desiderio di
raccontare il panno di lana dalla
materia prima al tessuto finale.
Esattamente come una visita
nello stabilimento di Follina, le
quattro scatole raccontano la
sequenza che in azienda cadenza
la produzione: il tessuto definitivo,
il tessuto da rammendare, il
filato, la lana cardata, la lana
greggia compongono le fasi
di lavorazione del prodotto
differenziando percettibilmente
anche gli spazi aziendali. L’azienda
si è metaforicamente considerata
un contenitore, oggetto che
possa raccogliere e conservare
la memoria delle differenti fasi di
lavorazione, archiviate in scatole
sempre più piccole e pronte a
rievocare i diversi passaggi.
Storytelling 4:
PLANIMETRIA TATTILE
di Monica Evola
La planimetria tattile mostra
il Lanificio Paoletti non più come
una serie di spazi architettonici
ma come una scoperta tattile,
evocazione dell’attività che
quotidianamente l’azienda
svolge. Mappare un luogo in
base a ciò che esso genera è
tessere un legame indissolubile
tra l’origine fisica e il prodotto
definitivo, arricchendo il racconto
del prodotto. La legenda gioca
volutamente a rinominare i vari
spazi con i nomi tipici assegnati
dai lavoratori: sala della mista, lane
tinte, tessitura filo, etc. Il progetto
di Planimetria Tattile, infatti, volge
ad una maggiore consapevolezza
degli spazi specifici in cui il
lanificio opera, permettendo una
maggiore identificazione da parte
dei visitatori.
Storytelling 5:
PALETTE
di Martina Diotallevi
Progettare una palette di
colori di uno spazio significa
raccontare l’esperienza del suo
attraversamento da un punto di
vista visivo. L’album è costruito
da una serie di fotografie che
estraggono le tinte presenti
sulle superfici del lanificio, dalle
pareti ai macchinari, a tutti
quegli oggetti e strumenti che
identificano il luogo attraversato.
Questo metodo genera un
percorso diverso nell’osservazione
di un luogo, rendendone
percettivamente vivida la realtà.
Dalle disincrostazioni della pittura
sui muri ai verdi “arrugginiti” dei
macchinari nella sala tessitura,
possiamo così esplorare i colori del
lanificio Paoletti.
l’armatura a tela. La prima e la più
semplice di tutte le armature in
questo caso risulta meno visibile
a colpo d’occhio per la presenza
del filato ritorto in 2 colori. Questo
elemento è ripreso dalla torsione
presente nel capo, a definire le
tasche sui fianchi e un grande
revers, presentando il tessuto a
360 gradi.
Workshop fase n.2
Storymaking:
Campioni vecchi/tessuti nuovi
La progettazione con i tessuti
ricostruiti dall’archivio storico
Paoletti ha tenuto conto dei lavori
di storytelling concentrandosi
anche sulle caratteristiche tattili
e cromatiche dei materiali,
mettendole in evidenza mediante
contrasti ottenuti attraverso
spalmature e stampe, utilizzando
il taglio a vivo e lavorando su
ingrandimenti dell’armatura o del
disegno del tessuto.
45LL
di Andrea Pandolfi e Ilenia Pizzato
tessuto: Panno grigio azzurro
Nel progetto di un pantalone
convivono i riferimenti alle divise
dell’aviazione tedesca con il
tono leggero e festoso dello
storytelling. Il capo realizzato
presenta due ampie tasche
davanti, cavallo abbassato ed un
taglio semicircolare sul retro, tutte
caratteristiche che richiamano
i pantaloni delle divise. Lo stiro
piega sul davanti e sul retro
inoltre è diventato un taglio,
esagerando un carattere distintivo
dell’autorevolezza della divisa. In
contrasto con questi elementi si
è deciso di enfatizzare l’ampiezza
del pantalone e tagliarlo in sbieco
per rendere il capo in lana più
vaporoso e leggero.
Ritorto
di Sara Trame
tessuto: Tessuto armaturato
Il progetto si sviluppa attorno a
un’idea di close-up sul tessuto. La
tuta senza maniche e dal pantalone
corto è definita da 4 pezzi, 2 in
verticale e 2 in orizzontale che si
intrecciano tra loro rimandando
al modulo minimo di 2 fili in trama
e 2 in ordito che caratterizza
24
Verso casa
di Dylan Colussi
e Francesca Napoletano
tessuto: Coperta da campo kaki
Il protagonista di riferimento
per il progetto è un militare
che torna a casa rivisitando
stazione per stazione la sua vita
fino all’infanzia, ricordandosi di
quando si avvolgeva nella sua
coperta infantile, primo scudo
dal mondo. Il capo trasfigura
così la grigia e ruvida coperta
da campo in un segno ottenuto
riposizionando le tradizionali righe
bianche orizzontali del tessuto
nella forma di un mezzo abbraccio.
Un abbraccio rassicurante che
incoraggia la speranza del ritorno
“verso casa”, l’ultima meta del
milite.
Quella nuova
di Eleonora Corbanese
tessuto: Tessuto armaturato
Il progetto sfrutta ed esalta la
fluidità del tessuto disegnato
da Paloma negli anni trenta, e
la adatta a vestire la Femme
Fatale moderna. Si tratta di un
tailleur ottenuto drappeggiando il
tessuto su manichino, eliminando
la rigidità di questo austero
indumento femminile a favore
della morbidezza nel movimento
femminile. I pattern dei due pezzi
creano delle forme che ricordano
un fiore, come quelli disegnati
e suggeriti dallo storytelling
dedicato al tessuto Paloma.
Rampante #2
di Xhefri Londo e Anita Pierobon
tessuto: Knickerbocker
Il progetto lavora sull’effetto
leggerezza: il tessuto è sfilato
seguendo i motivi base di una
canotta rendendo il tessuto più
morbido al contatto con la pelle
anche attraverso trattamenti di
lavaggio a mano per rendere quasi
intimo un tessuto pesante. L’idea
è quella di mantenere un pezzo
con una singola cucitura in cui le
fasce non sono cucite ma stramate
direttamente sul tessuto.
Twill 39
di Caterina Cesaretti e Michele
Realinitessuto: Shetland Harrys
La lana Shetland è molto ruvida
al tatto, il progetto parte dalla
sensazione e dalla consistenza
della superficie intervenendo
su alcune parti del capo con la
stampa digitale e l’applicazione
di adesivi, mantenendo e
ingrandendo il disegno originale
dello spigato, enfatizzato nelle sue
dimensioni, nei colori e nella resa
tattile per creare un’interferenza
di texture tra il disegno del tessuto
originale ed uno trattato secondo
una sensibilità contemporanea.
Frà Parka
di Emanuela Roman
e Valentina Tamiello
tessuto: Panno marron per frati
Sfogliando il quaderno degli
ordini riservato esclusivamente
alle commesse ecclesiastiche, è
stato sorprendente la presenza,
nel tessuto originario, di righe
arancioni che costituivano un
disegno ortogonale. La riflessione
si è incentrata su una caratteristica
fondamentale della veste del frate:
l’utilizzo quotidiano. Secondo
una visione contemporanea la
tunica è stata trasformata in un
parka, capo della quotidianità del
giovane del ventunesimo secolo.
Giovani viaggiatori, alla continua
ricerca, come il frate durante la sua
preghiera. I tagli che si trovano nel
capo riprendono i dettagli tipici del
mondo sportivo. Il tessuto è stato
impermeabilizzato attraverso un
finissaggio a capo finito con cera
idrorepellente. Le righe, che
riprendono quelle presenti nel
campione dall’archivio storico
del lanificio, sono state dipinte
con tempera per tessuto a capo
piazzato.
Workshop fase n.3
Storymaking: Il fazzoletto
Tra i campioni dell’archivio
Paoletti quelli risultati più
sorprendenti a un primo spoglio
sono stati sicuramente quelli
contenuti in due campionari di fine
anni trenta, attribuiti nell’ambito
della ricerca al disegnatore
spagnolo Paloma. Sulla base di
uno dei campioni, del quale è
stato riprodotto il tessuto per la
prima fase di storymaking, gli
studenti hanno portato immagini e
oggetti con una superficie tattile,
andando a sviluppare cinque
temi per un ulteriore sviluppo
di quel campione. Ciò è stato
possibile attraverso lo studio di
un fazzoletto, che contiene tre
varianti per ciascuno dei temi
individuati. Sono intervenute le
disegnatrici Marta Sambin e Laura
Stefanetto che hanno raccontato
la loro esperienza passata e
presente presso il lanificio
Paoletti, mostrando alcuni dei loro
progetti più significativi, per poi
accompagnare gli studenti nella
scelta dei filati e delle armature
per ciascun tema, fino alla scrittura
vera e propria del fazzoletto.
Dall’intreccio ortogonale dei temi
scaturiscono commistioni e fusioni
non previste, per cui in ciascuna
porzione è leggibile uno sguardo
diverso sullo stesso campione di
partenza.
Rampante #1
di Xhefri Londo e Anita Pierobon
tessuto: Panno grigio azzurro
Il progetto è un indumento unisex,
per riprendere i capi inizialmente
utilizzati a fini militari e in un
secondo momento dalle donne
del paese reversibile come dallo
storytelling. Nel capo le cuciture
interne sono tutte tagliacucite e
successivamente termosaldate con
nastro trasparente, presentando
sul centro dietro un’etichetta
ingrandita del 500% che riprende
le etichette degli indumenti
militari progettati per l’aviazione
con i dati sulle modalità di utilizzo
e fabbricazione. L’etichetta
è applicata e fissata solo sul
lato superiore che va quindi a
ricoprire una gran parte del retro.
L’indumento diventa reversibile
nel momento in cui si hanno due
modalità di presentazione della
giacca: la prima pulita, la seconda
rough.
25
Sulle tracce di Anita Pittoni:
Maglieria e avanguardia 1928-1948
1
Anna Fregolent
05▲
Mostra a cura
di Anna Fregolent
Archivio di Stato di Treviso
Sale espositive Centro Carlo
Scarpa e sala del Capitolo
Riviera Santa Margherita 62
Inaugurazione
3 luglio, ore 20.00
4-12 luglio 2014
lun-ven 8.15-19.15 /
sab 8.30-13.30
↓
Progetti e ricerca d’archivio:
Anna Fregolent
Istituzioni:
Università IUAV di Venezia
In collaborazione con:
Biblioteca Civica
“A. Hortis” Trieste
Archivio Diplomantico
Fondi Archivistici
Responsabile Gabriella Norio
Archivio di Stato di Treviso
Direttore Franco Rossi
Dott.ssa Maria Pia Barzan
Archivio di Stato di Trieste
Direttore Claudia Salmini
Consulenza scientifica:
Mario Lupano
Alessandra Vaccari
Ringraziamenti:
Evitess
Filmade
Fintessile
Guricami
Tagliacuci
Vud La mostra riflette sulla designer e intellettuale Anita
Pittoni (Trieste 1901-1982) e si propone di rileggerne
la storia tra il 1928 e il 1948, analizzando il lavoro
artigianale sotto diversi punti di vista: progettuale,
attraverso la serie di tracciati che raccontano la
modellistica delle sue creazioni in maglia, e tecnicooperativi, legati al modello del suo studio d’arte
decorativa e del territorio. Al centro dello studio
c’è la proposta di Pittoni di una metodologia di lavoro
condivisa e trasmissibile agli altri ambiti della catena
tessile italiana, spiegata attraverso i materiali
d’archivio presi in esame.
L’analisi ruota principalmente attorno ai cartamodelli,
che sono anche la parte essenziale del lavoro
di Pittoni: modelli tracciati a penna stilografica
su carta quadrettata. Il disegno piatto del capo indica
cali, aumenti, numero di giri, misure, rifiniture,
bottoni: informazioni utili per le lavoranti di allora,
che diventano interessanti codici per chi li rilegge
con la sensibilità del designer contemporaneo.
Pittoni si propone, all’interno del panorama delle
avanguardie, con un lavoro incentrato sull’ideazione
artistica e sulla perfezione tecnica manuale,
utilizzando filature semplici e povere, mescolate
a materiali più pregiati, come seta e fili metallici
dorati. Il punto di forza del suo lavoro sta nell’alta
qualità dell’esecuzione tecnica, riconoscibile
nella confezione accurata, nell’assenza di cuciture,
nell’intreccio regolare delle filature, nei motivi
decorativi che si rifanno al costruttivismo, astrattismo
e al futurismo.
Il punto di vista di Anita Pittoni è ben rappresentato
dagli scritti presenti in mostra. Durante gli anni in
cui lavora, il contesto culturale della moda Italiana
si stava formando e le testimonianze, i testi
programmatici di Anita Pittoni sono fondamentali per
aggiungere un tassello alla storia della moda italiana.
Attraverso i suoi scritti si concentra sugli aspetti
e i rapporti conflittuali fra artigianato e industria,
dove emerge la necessità di estendere le sue
competenze per portarle anche verso altri settori
che riguardano non solo la produzione di manufatti,
ma anche di materie prime coinvolgendo tutta
la filiera produttiva. Evoluzioni e l’emancipazione
teorica che emerge dal lavoro di Anita Pittoni, sono
una delle chiavi di lettura per capire l’evoluzione
della moda italiana. L’importanza degli scritti
di Pittoni mette in luce la sua attività artistica
e imprenditoriale proponendo delle riflessioni critiche
26
1
Agnoldomenico Pica
→ Pose di Anita Pittoni con
scialle di sua creazione, modello
“Selvaggio”
Trieste 1938 -1940
Foto mm 145x102
Archivio Diplomatico e fondi
archivistici della biblioteca civica
Attilio Hortis
2
Anita Pittoni
Agosto 1944
→ Schema esecutivo blusetta
rigata con scollatura quadra
Lavorata in Fiocco, aghi n. 2,5
Cordini nella scollatura
dietro e ai lati davanti
Realizzato da Cassini
per Mafalda Precco
Supporto: china,
matita e pastello su carta
da pacco leggera
1 c.; mm 415x293 con
campione di filato
Archivio Diplomatico e fondi
archivistici della biblioteca civica
Attilio Hortis
Inv. R.P. MS MISC. 212/8/31/1
2
27
3
3
Anita Pittoni
Agosto 1943
→ Schemi esecutivi casacca
con collo diritto
Lavorato in filato di juta
e lana Borgosesia a 2 capi
a punto zoppo leggero,
uncinetto n. 3
Aperto sulle spalle
e lungo cordone in vita
Realizzato dalla lavorante
Bertrandi per Neera
Supporto: china, matita
e pastello su carta quadrettata
1 c.; mm 225x281 con
campione di filato
Archivio Diplomatico e fondi
archivistici della biblioteca
civica Attilio Hortis
Inv. R.P. MS MISC. 212/19/1/1
4
Anita Pittoni
Giugno 1939
→ Schema esecutivo costume
da bagno intero
Lavorato in filato di lana
a punto bagno, verde e marrone
brillante, aghi n.2,5
Realizzato dalla lavorante
Marcosini per Costantini
Supporto: china, matita
e pastello su carta quadrettata
1 c.; mm 605x337
Archivio Diplomatico e fondi
archivistici della biblioteca civica
Attilio Hortis
Inv. R.P. MS MISC. 212/27/10/1
sul suo operare. Attraverso la scrittura tali riflessioni
potevano essere diffuse e condivise con il settore
tessile-artigianale. È evidente come Pittoni fosse
autoconsapevole del progetto che stava sviluppando
e di come fosse importante saper raccontare e
proporre il proprio lavoro. I suoi testi più importanti,
oltre l’autobiografia e articoli vari scritti per le riviste
e giornali del tempo (Domus, Casabella, Il Piccolo),
sono le teorizzazioni che riguardano il suo progetto
nel laboratorio d’arte decorativa e gli articoli per la
rivista Lil, lavori in lana da lei diretta. I testi rendono
evidente l’identità di Anita Pittoni, testimoniano
il suo lavoro e fanno comprendere come il ruolo
del designer all’interno del sistema moda.
Tra i materiali analizzati troviamo anche una serie
di fotografie, che mostrano i protagonisti della vita
di Anita Pittoni, così come i momenti della sua vita
che hanno influenzato la ricerca sul corpo e i suoi
movimenti, altro tema centrale nello sviluppo
delle forme e dei volumi dei suoi capi in maglieria.
In mostra anche gli esiti del mio progetto di tesi
magistrale, una collezione direttamente derivata
dallo studio del lavoro di Pittoni: ho cercato di creare
qualcosa di più attento all’identità del luogo in cui
vivo, partendo dal piccolo, da ciò che mi circonda
ogni giorno. Il coinvolgimento e il lavoro sul territorio
sono i motori che muovono una nuova sensibilità,
legata a capi fatti a mano, con materiali
che raccontano una storia di artigianato e industria,
ambiti qui chiamati a convivere. Il progetto sfocia
in un’ideale attuazione del progetto di Pittoni: un’idea
di piccola attività indipendente nel campo della
moda, apparentemente utopica nel sistema attuale,
ma reale nella scala territoriale con cui mi sono
rapportata.
Il periodo tessile-artigianale di Pittoni, e le influenze
artistiche che l’hanno coinvolta durante gli anni venti
e trenta, sono il centro della capsule collection.
Un guardaroba essenziale, reale e intercambiabile,
sviluppato in un’atmosfera che ricorda gli esordi
professionali di Pittoni, con rimandi al suo modo
di progettare. Il concetto guida è la linearità,
esplorata attraverso la tecnica costruttiva e l’impiego
del ricamo. Nella capsule il monocromo dell’abito
è rotto dall’utilizzo della riga orizzontale ricamata.
L’uso della riga è un elemento costante in diversi capi
in maglia di Pittoni, solitamente righe di altezze
alternate, costanti e con varietà di colori. Il punto
di partenza è l’uso che Pittoni fa del colore, cercando
28
4
29
Fashion Circus
Maria Luisa Frisa
03▲
5
Autore anonimo
→ Anita Pittoni indossa
una sua creazione
Trieste intorno al 1942 - 1946
Foto
mm 135x83
Archivio Diplomatico e fondi
archivistici della biblioteca
civica Attilio Hortis
di reinterpretarlo e contestualizzarlo all’oggi
attraverso una grafica pulita e recintata da blocchi
colorati. I colori di riferimento sono il blu, l’azzurro,
il giallo, il rosso porpora, il rosa e il verde scuro ripresi
dai suoi quaderni di schizzi e rimescolati fra loro.
“Non esistono colori brutti”, scriveva Pittoni nel 1933.
“Ogni colore è bello in sé. Esistono brutte o belle
composizioni coloristiche. Il colore acquista il suo
valore quando è contenuto nella forma, intesa
anche come proporzione. Un colore che ‘stona’,
se artisticamente dosato può costituire la parte
più vivace della composizione”.
30
Francesco de Luca e Laura Bolzan, da ospiti discreti
dei corridoi della sede dei corsi di laurea in Design
della moda dell’Università Iuav di Venezia, sono
a poco a poco diventati due presenze fisse, parte
integrante della community: le loro immagini sono
testimonianza delle sfide e delle evoluzioni di una
realtà universitaria unica in Italia. Francesco coordina
anche il workshop di fotografia con gli studenti
del III anno, che ha assunto un’impostazione molto
precisa fin da subito: ha utilizzato la fotografia
di moda in una delle sue declinazioni più potenti,
quella del reportage. Penso a Mulas, Castaldi,
Scianna. Il racconto del progetto diventa storytelling
visivo. Storie raccontate attraverso sequenze di
immagini, innescate da materiali intimi, provenienti
da archivi privati, dalle pagine delle riviste, dalle
atmosfere e dalle poetiche che attraversano il fashion
design contemporaneo. Il tema del workshop
di quest’anno chiude l’esplorazione delle forme
del reportage: un’idea di circo, pedana spettacolare,
luogo della meraviglia, comunità nomade.
Che entra in cortocircuito con quell’interpretazione
del nostro lavoro in una scuola di moda che
mettiamo in scena quotidianamente.
Mostra a cura di
Heads Collective
Clinica Urbana,
via Emiliani 18, Treviso
Inaugurazione:
2 luglio, ore 20.30
3-11 luglio 2014
orario: lun-ven 10.00-18.00
↓
H15 / Francesco de Luca
e Laura Bolzan / Fashion Circus
è una pubblicazione
a cura di Heads Collective
Fashion Circus è una racconto
fotografico di Francesco de Luca
e Laura Bolzan iniziato nel 2011
che parte dalla ricognizione di
manifesti scoloriti lungo le strade,
passa attraverso incontri con
circensi e aspiranti tali e giunge
alle interpretazioni di figure legate
al mondo del circo da parte degli
studenti del corso di laurea in
design della moda dello IUAV.
31
Accessorio Primario
Francesca Sarti
[Arabeschi di Latte]
05▲
Eating event a cura
di Arabeschi di Latte
Archivio di Stato
Chiostro di Santa Margherita
Riviera Santa Margherita 62
Treviso
3 luglio, ore 21.30
↓
Workshop condotto da
Francesca Sarti
Progetti di
Daniele Bellonio
Milijana Bojovic
Mirò Chiariello
Eleonora Corbanese
Anika Collodel
Irene Pellarini
Claudio Piscopo
Filippo Soffiati
Zahra Zaker
In collaborazione con
Gruppo Ristoratori
della Marca Trevigiana
Treviso: Dripping Taste
L’Arte nel Piatto
Con gli chef
Giuseppe Agostini
Mirco Migotto
Diana Bertuola
Coordinamento
Mauro Zardetto
Silvia Zotti
Esiste una componente istintiva nel nostro modo
di alimentarci, ma è innegabile che numerosi altri
fattori, in modo più o meno consapevole, influenzano
l’assunzione del cibo. Alimentarsi è per ogni essere
umano una necessità, esattamente come per tutti
gli altri esseri viventi, ma l’uomo ha sviluppato una
serie di altri bisogni che non chiamano in causa
(o solo relativamente) la sfera istintiva. Il mangiare
assume in determinati contesti un significato
che lo proietta ben oltre la sua finalità organica,
fino a diventare elemento simbolico che si manifesta
come rituale o come oggetto edibile fascinatorio.
Su questa linea sottile tra primario e accessorio
il workshop ha visto al lavoro un gruppo di nove
studenti della triennale e della magistrale in moda
dello IUAV, in collaborazione con gli chef Giuseppe
Agostini, Diana Bertuola, Mirco Migotto, e con
Treviso Dripping Taste e il Gruppo Ristoratori della
Marca Trevigiana. Nell’arco di tre giorni di workshop
gli studenti hanno sperimentato l’idea di poter
utilizzare il cibo come strumento di progetto,
e come strumento di comunicazione e racconto,
per costruire – in vista della performance di
presentazione delle collezioni finali di accessori
della laurea triennale – delle piccole, ma preziose,
“storie edibili”. Le piccole storie culinarie che gli
studenti hanno costruito insieme agli chef sono
presentate in un display essenziale ma incisivo,
che dialoga con la suggestiva location del Chiostro
di Santa Margherita all’Archivio di Stato di Treviso.
Istituzioni
Università IUAV di Venezia
Archivio di Stato di Treviso
↓
Arabeschi di Latte è un collettivo
di food designer fondato
da Francesca Sarti nel 2001.
Sfumando i confini fra food
e design, e utilizzando
il cibo come strumento di
comunicazione, il collettivo
ha progettato e realizzato una
serie di eventi collegati al food,
come caffè pop up, installazioni
interattive, cene speciali e
workshop in tutto il mondo.
www.arabeschidilatte.org
32
33
Nord Est / Far East
1.
3.
02▲
Mostra a cura
di Ilaria Cipriani e
Marta Franceschini
Auditorium del
Museo di Santa Caterina,
piazzetta Botter 1
Treviso
3 – 12 luglio
orari: Martedì – Domenica
9.00-12.30 e 14.30-18.00
inaugurazione
2 luglio, ore 17.00
↓
Progetti
a.a. 2009-2010
Maria Cristina Cerulli
Niccolò Magrelli
a.a. 2010-2011
Silvia Nodari
a.a. 2011-2012
Magda Abdel Hafith
a.a. 2012-2013
Gianmarco Scilla
Serena Novello
a.a. 2013-2014
Gianmarco Barnes
Judith Borsetto
Roberta Colla
Serena Contarini
Sophia Crema
Davide Da Ros
Emanuele Farolfi
Claudia Favaretto
Marta Franceschini
Florentina Isac
Camilla Mazzon
Giovanni Nordio
Gregorio Nordio
Alma Ricci
Marco Salcini
Chiara Tiso
Daniele Tollot
Michael Zanuttini
Docenti coordinatori
Silvio Betterelli e Angelo Figus
(a.a. 2007-2008; a.a. 2008-2009)
Cesare Fabbri
(a.a. 2009-2010)
Renato Montagner
(a.a. 2010-2011)
Carlo Contrada
(a.a. 2011-2012; a.a. 2012-2013;
a.a. 2013-2014)
Nord Est/Far East è una mostra che riepiloga e
celebra i risultati degli otto anni di partnership
tra il corso di laurea triennale in Design della
moda dell’Università IUAV di Venezia e il Fashion
Design Center di Ichinomiya (Giappone). Allestita
nel monumentale auditorium del Museo di Santa
Caterina, presenta i lavori che gli studenti hanno
realizzato, nell’ambito della partnership, all’interno
dei laboratori di progettazione condotti dai docenti
Angelo Figus, Silvio Betterelli, Cesare Fabbri, Renato
Montagner, Carlo Contrada, dal 2007 a oggi.
La partnership tra il corso di laurea in Design
della moda e il Fashion Design Center di Ichinomya
prevede infatti che ogni anno gli studenti
confezionino un abito con un tessuto inviato
dal FDC e fornito dai produttori del distretto
di Ichinomiya. Gli autori dei due progetti giudicati
più interessanti, accompagnati da un docente,
vengono invitati per una settimana in Giappone,
per conoscere l’antichissima e rinomata tradizione
tessile locale. Un’esperienza unica per i partecipanti,
che contribuisce a rafforzare il rapporto tra
le due istituzioni, e offre agli studenti importanti
occasioni di crescita e confronto.
Gli studenti: Michela Basso, Massimo Cappello,
Serena Conti, Alberto D’Ambrosi, Martina Della Mora,
Valentina Donadel, Alice Facchinello (a.a. 200607); Erica Comin, Serena Conti, Alberto D’Ambrosi,
Martina Della Mora, Silvia De Marchi, Giovanni
Laudicina, Melissa Simionato (a.a. 2007-08); Luca
Fraccarollo, Federica Polo, Chiara Rigoni, Carlotta
Salmaso, Alessia Tonolo, Elisa Zanin (a.a. 2008-09);
Nicolò Artioli, Cinzia Atzori, Maria Letizia Carta,
Maria Cristina Cerulli, Gianmarco Giacometti, Kristian
Guerra, Dora Iuston, Niccolò Magrelli, Greta Riondato,
Valentina Sanna, Andrea Tramontan (a.a. 2009-10);
Francesca Bertini, Silvia Nodari (a.a. 2010-11); Magda
Abdel Hafith, Linda Turkovic (a.a. 2011-12); Serena
Novello, Gianmarco Scilla (a.a. 2012-13); Gianmarco
Barnes, Judith Borsetto, Roberta Colla, Serena
Contarini, Sophia Crema, Davide Da Ros, Emanuele
Farolfi, Claudia Favaretto, Marta Franceschini,
Florentina Isac, Camilla Mazzon, Giovanni Nordio,
Gregorio Nordio, Alma Ricci, Marco Salcini, Chiara
Tiso, Daniele Tollot, Michael Zanuttini (a.a. 2012-13).
I docenti coordinatori: Angelo Figus e Silvio Betterelli
(a.a. 2007-08; a.a. 2008-09), Cesare Fabbri (a.a.
2009-10), Renato Montagner (a.a. 2010-11) Carlo
Contrada (a.a. 2011-12; a.a. 2012-13; a.a. 2013-14).
34
Istituzioni
Università IUAV di Venezia
Ichinomiya Fashion Design Center
Museo di Santa Caterina
4.
5.
In collaborazione con
le aziende dell’Ichinomiya
Fashion Design Center
Chodai spa
Daisho Fashion Textile co. LTD
Ichiteki spa
Godai spa
Hayashi Jitsugyo spa
Miyata Keori
Kogyo spa
Partner tecnico
DEE Group
Ringraziamenti
Lisa Dal Busco
Maria Elisabetta Gerhardinger
Maria Paola Lamarina
Emilio Lippi
Kiyoshi Mashita
2.
1. Progetto di Emanuele Farolfi
a.a. 2013 / 2014
docente supervisore
Carlo Contrada
2. Progetto di Marco Salcini
a.a. 2013 / 2014
docente supervisore
Carlo Contrada
3. Progetto di Florentina Isac
a.a. 2013 / 2014
docente supervisore
Carlo Contrada
4. Progetto di Michael Zanuttini
a.a. 2013 / 2014
docente supervisore
Carlo Contrada
5. Progetto di Gianmarco Barnes
a.a. 2013 / 2014
docente supervisore
Carlo Contrada
35
MISA
Fashion in Libraries:
Collecting Materials
and Documenting Stories
02▲
A cura di
Alessandra Vaccari
Auditorium
del Museo di Santa Caterina,
piazzetta Mario Botter 1
Treviso
4 Luglio, ore 9.00
↓
Keynote speakers
Gloria Bianchino, CSAC
Università di Parma
Federica Fornaciari e
Laura Lusuardi, BAI Max Mara
Biblioteca e Archivio di Impresa
Adelheid Rasche,
Lipperheide Costume Library
di Berlino
Dieter Suls, MoMu di Anversa
Partecipano
Diana Barbetta
Federica Centulani
Alessandra Citti
Paola Colaiacomo
Daniela Degl’Innocenti
Maria Luisa Frisa
Bonizza Giordani Aragno
Mario Lupano
Bruna Niccoli
Chiara Squarcina
Anna Tonicello
Fashion in Libraries: Collecting Materials and
Documenting Stories affronta, per la prima volta
in Italia, il tema delle biblioteche di moda.
Il simposio, organizzato da MISA Associazione
Italiana degli Studi di Moda e curato da Alessandra
Vaccari, raduna bibliotecari, accademici e
professionisti con l’obiettivo di condividere idee,
incoraggiare la discussione interdisciplinare e
promuovere forme di ricerca collaborativa.
Il primo panel introduce il tema della moda attraverso
il confronto tra casi esemplari di biblioteche con
collezioni specialistiche, nate rispettivamente
nel contesto di musei, di aziende e di istituzioni
universitarie. Il secondo e il terzo panel sono
organizzati per tavole rotonde e affrontano,
rispettivamente, le questioni del fare rete e le
specificità delle biblioteche con contenuti visuali.
La prima tavola rotonda è dedicata appunto al “fare
rete”. Apparteniamo a varie istituzioni, che hanno
mission diverse, ma tutti lavoriamo in ambiti che
hanno a che fare con la moda, sia pure da diverse
prospettive. Ciascuna delle nostre istituzioni realizza
progetti ed è impegnata in attività che si occupano
di fashion studies o di moda. Quali sono i costi dovuti
alla mancata informazione sulle attività di altri, in
termini di duplicazione degli investimenti di tempo?
Ad esempio: riteniamo che sarebbe utile essere
informati quando altre biblioteche o musei pianificano
l’acquisto di una testata storica o di colmare lacune?
Se abbiamo fondi solo per una testata storica e
dobbiamo decidere tra due titoli, pensiamo che
conoscere gli acquisti di altre biblioteche potrebbe
essere utile? Pensiamo che sarebbe utile costituire
una rete? Riteniamo che MISA potrebbe aiutarci
a costituirla e come, se vogliamo crearla?
36
La seconda tavola rotonda considera invece
le specificità delle biblioteche di moda di fronte
alle nuove forme di materialità e immaterialità
dell’editoria specializzata e anche rispetto
a nuove forme di utenza. Le biblioteche
di moda hanno mezzi e strumenti per affrontare
le trasformazioni epocali della natura dei
documenti bibliografici e iconografici? L’ipotesi
di partenza è che la pratica dell’“iconautica” – tipica
dei fruitori di materiali iconografici interessati alla
costruzione di discorsi e progetti visuali – produca
nuovi comportamenti degli utenti di una biblioteca
di moda o, più in generale, di una biblioteca di
cultura visuale. Quali sono le modalità di fruizione
delle banche dati iconografiche e dei materiali
bibliografici? Come cambia di conseguenza l’utilizzo
degli spazi delle biblioteche e quali sono i problemi?
Su quali aspetti vale la pena coordinarci e condividere
progetti, in modo da affrontare più efficacemente
il cambiamento?
37
Programma
9.00
Saluti
10.50
Tavola rotonda 1
9.00-9.10
Saluti e introduzione
Maria Luisa Frisa
Presidente di MISA e Professore,
Università IUAV di Venezia
10.50-12.00 Fare rete
modera
Alessandra Citti
Direttore bibliotecario, Biblioteca
Centrale, Campus di Rimini,
Università di Bologna
9.10
Moda e biblioteche:
buone pratiche nel contesto
di musei, istituzioni accademiche
e aziende
9.10-9.25
Documentare la moda:
il caso della Biblioteca del MoMu
di Anversa
Dieter Suls
Direttore bibliotecario, MoMu
Fashion Museum di Anversa
9.25-9.45 La cultura della moda e
dell’abito: la Biblioteca del
costume Lipperheide a Berlino
Adelheid Rasche
Curatore della Lipperheide
Costume, Art Library, Musei di
stato di Berlino
9.45-10.00
La moda nel contesto più ampio
delle collezioni dello CSAC
Gloria Bianchino,
Professore e ricercatore,
Università di Parma
10.00-10.25
La biblioteca di moda Max Mara
Laura Lusuardi,
Fashion Coordinator,
Max Mara Group
Federica Fornaciari,
Curatore di BAI Max Mara
Biblioteca e Archivio d’Impresa
10.25-10.45
Q&A
modera
Alessandra Vaccari,
Professore associato,
Università IUAV di Venezia
38
12.00-12.30 Coffee Break
13.40-14.00
Q&A
modera
Bruna Niccoli
comitato direttivo MISA
e docente Università di Pisa
14.00-14.10
Considerazioni finali
e conclusioni
Paola Colaiacomo
Comitato direttivo MISA
e professore in pensione,
Università IUAV di Venezia
12.30
Tavola rotonda 2
12.30-13.40
Gli iconauti come fruitori
modera
Mario Lupano
Professore e referente per il
sistema bibliotecario, Università
IUAV di Venezia
Partecipanti alle tavole rotonde
(in ordine alfabetico)
Diana Barbetta
Biblioteca della Moda, Milano
Alessandra Citti
Biblioteca Centrale, Campus di
Rimini, Università di Bologna
Daniela Degl’Innocenti
Biblioteca del Museo del tessuto
di Prato
Bonizza Giordani Aragno
Biblioteca dell’Accademia
Costume e Moda, Roma
Mario Lupano,
Università IUAV di Venezia
Laura Lusuardi
e Federica Fornaciari
BAI Max Mara Biblioteca
e Archivio d’Impresa
Adelheid Rasche
Lipperheide Costume, Art Library,
Musei di stato di Berlino
Chiara Squarcina
e Federica Centulani
Palazzo Mocenigo Biblioteca
e Centro Studi di Storia
del Tessuto e del Costume,
Venezia
Dieter Suls
Biblioteca MoMu Fashion
Museum di Anversa
Anna Tonicello
Sistema bibliotecario e
documentale di ateneo,
Università IUAV di Venezia
39
STACCO
Mostre
in sede
Elementi
Mario Lupano
06▲
Mostra a cura di Mario Lupano
Sede dei corsi di laurea
IUAV Moda,
via Achille Papa 1, Treviso
5 – 11 luglio 2014
lun-sab 10.00-19.00,
domenica chiuso
Inaugurazione
4 luglio, ore 16.00
↓
Con
gli studenti del II anno del corso
di laurea triennale in Design
della moda e Arti multimediali
curriculum Moda
Selezione dei progetti realizzati
nell’ambito dei laboratori
del corso di laurea triennale
in Design della moda e
Arti multimediali, condotto
dai seguenti docenti:
Laboratorio di modellistica:
Anthony Knight
Laboratorio di design
del tessuto: Marta Sambin
Laboratorio di design
della moda 1:
Mariavittoria Sargentini
e Amanda Montanari
con Isotta Dardilli
Laboratorio di design
della moda 2:
Patrizia Fiorenza
e Samanta Fiorenza
Laboratorio di design
della moda 3:
Maria Bonifacic
e Ema Bonifacic
Laboratorio di design
della moda 4:
Carlo Contrada (abito
e Silvano Arnoldo (accessori)
Laboratorio di design
della moda 5:
Arthur Arbesser (abito)
e Els Proost (accessorio)
Workshop di fotografia:
Francesco de Luca
I principi da cui tutte le cose derivano (il fuoco, l’aria,
l’acqua, la terra). Le sostanze semplici di cui sono
formati i corpi (anche i corpi disciplinari). Ciascuna
delle parti che entrano in modo essenziale nella
costituzione di un meccanismo e di una costruzione.
Ciascuna parte di un discorso che si può isolare
dalle altre: gli elementi di una grammatica o di una
composizione. Le nozioni fondamentali di uno studio,
di una scienza, di un’arte. Le manualistiche delle
varie discipline – compresa la moda – enumerano
gli elementi, selezionano i principali. Quali e quanti
sono gli elementi che si possono enumerare nell’abito
del design della moda? Può essere utile analizzarli,
e riconsiderarli per osservare con un altro sguardo
gli oggetti realizzati nell’ambito dell’attività didattica
di una scuola? Elementi dell’abbigliamento?
Elementi del guardaroba? Elementi della moda?
Gli elementi si possono anche considerare in
relazione alle parti del corpo per sottolinearne
le connessioni e interdipendenze. Altri elementi
concernono la confezione e l’assemblaggio. Le parole
che nominano questi elementi compongono liste
vertiginose che descrivono tecniche, mutamenti e
interferenze con altri ambiti. L’esercizio è nato dal
confronto con la mostra Elements che con il suo
contenitore Fundamentals caratterizza la 14a Mostra
Internazionale di Architettura inaugurata da pochi
giorni e discussa con gli studenti di design della
moda. Non ci interessa l’accostamento fra “elementi”
e “fondamentali” perché ne discenderebbe un
equivoco normativo. Preferiamo l’esercizio delle
liste che rammemorano famigliarità concettuali di
alcuni termini e ne esaltano altri. Le parole possono
registrare mutazioni nella concezione e nei confini
stessi della disciplina. Per esempio ci possono
ricordare che la moda è una miscela complessa
di permanenze e cambiamenti vertiginosi.
Potremmo scoprire che nella scuola non si
insegnano le cose fondamentali, ma semplicemente
si apprende a parlare attraverso la moda.
e dei progetti realizzati
nell’ambito dei laboratori
del corso di laurea magistrale
in Design in moda,
condotto dai docenti:
Laboratorio avanzato
di design della moda:
Cesare Fabbri
Laboratorio avanzato
di design della moda maglieria:
Michel Bergamo
e Cristina Zamagni
Laboratorio avanzato
di design della moda
menswear:
Fabio Quaranta
42
43
Ringraziamenti
Alessandro Bianchini
Cristopher Campagnolo
Ethel Lotto
Marco Spadon
CC
Maria Bonifacic
Ema Bonifacic
06▲
mostra a cura di
Maria Bonifacic
ed Ema Bonifacic
Sede dei corsi di laurea
IUAV Moda,
via Achille Papa 1, Treviso
5 – 11 luglio 2014
lun-sab 10.00-19.00,
domenica chiuso
inaugurazione
4 luglio, ore 16.00
↓
con
gli studenti del Laboratorio
di Design della moda 3
Abbiamo lavorato su una collezione
collettiva. L’abbiamo fatta collettivamente
e creata per una collettività.
L’idea è stata quella di progettare insieme una
collezione di abiti e accessori per gli studenti
IUAV di Design della moda. Ci siamo dunque
posti delle domande. Chi siamo? Cosa e come
facciamo? Cosa indossiamo? Cosa ci distingue
e cosa ci accomuna? Cosa sogniamo?
Per cercare di capire ci siamo messi a fare ricerca.
A studiare come si vestono gli studenti dei
nostri corsi, riflettere sulle abitudini e i desideri,
analizzare lo stile di vita e di studio. Lo studente
di fashion design è un animale particolare.
questa istallazione e sotto forma di
cartamodelli che si possono liberamente
ricalcare, per realizzare poi i capi in autonomia.
Vi invitiamo con piacere a diventare
parte del progetto.
Questo lavoro si è rivelato una specie
di grande specchio in cui ritrovarsi tutti.
Speriamo che gli studenti di Design della
moda si riconoscano nel ritratto che abbiamo
cercato di fare e voluto regalare loro.
Ora vi proponiamo una collezione “risposta”
composta da alcuni capi chiave come la felpa,
la giacca da abito o da atelier, che crediamo essere
essenziali nel guardaroba quotidiano di questa
comunità, insieme a una ampia scelta di variazioni
sul tema di una delle icone dello stile contemporaneo,
la t-shirt. Il tutto completato da una selezione di
accessori ideati per rispondere allo stile di vita e
alle esigenze del mestiere di studente universitario
di moda. I capi chiave e gli accessori costituiscono
la base della collezione, frutto di uno sguardo
tipologico sulla nostra realtà, mirato a individuare
pratiche condivise. Mentre le t-shirt, caratterizzate
da lavorazioni manuali ispirate alle collezioni
individuali di ciascuno studente del laboratorio
(l’altro progetto del laboratorio), mettono l’accento
sul segno della creatività e della distinzione
individuale. La collezione cerca quindi di venire
incontro contemporaneamente al desiderio
sia di un’uniforme di appartenenza, sia di uno
stile personale che differenzia. Uniti ma unici.
Abbiamo lavorato come una famiglia e la famiglia
è una dimensione caratterizzata dalla condivisione.
Di giorni e notti, di emozioni, di spazi, di cose
e di saperi. Come noi abbiamo condiviso
questo progetto nel farlo, così desideriamo
condividerlo con tutti coloro che fanno parte
della nostra grande famiglia allargata.
Abbiamo scelto il format della mostra come modo
più consono per mettere in comune questa
esperienza. La nostra collezione non è in
vendita, ma è disponibile per tutti attraverso
44
45
Bonotto Fabric Room
Maria Cristina Cerulli
06▲
Installazione a cura di
Maria Cristina Cerulli
Sede dei corsi di laurea
IUAV Moda
via Achille Papa 1, Treviso
5-11 luglio 2014
orario: lunedì-sabato
10.00-19.00
Inaugurazione:
4 luglio, ore 16.00
↓
Fotografie
Maria Cristina Cerulli
Niccolò Magrelli
Istituzioni
Università IUAV
di Venezia
Azienda partner
Bonotto spa
Docenti supervisori
Arthur Arbesser
Cesare Fabbri
Fabio Quaranta
Progetto
coordinato da
Lorenzo Bonotto
Maria Cristina Cerulli
Patrizio Peterlini
Realizzato
nell’ambito del programma di
ricerca Textile and Fashion Hub:
Come estendere il ciclo di vita
di tessuti e altri materiali
della moda, Fondo Sociale
Europeo Veneto, 2007-2013
L’installazione presenta le nuove relazioni tra
azienda e studenti attraverso l’utilizzo degli scarti
pre-consumo dell’azienda tessile Bonotto spa
di Molvena (Vicenza). Fabric Room è un laboratorio
didattico attivo per la formazione dei futuri fashion
designer. Uno spazio creativo dove gli studenti
possono sviluppare i loro progetti avendo a
disposizione alcuni dei migliori tessuti Bonotto,
azienda di riferimento internazionale nel campo
della moda per la ricerca e la nascita dei trend.
Fabric Room è un progetto innovativo destinato
a creare nuove sinergie con le scuole di moda
di tutto il mondo. Il progetto Fabric Room prevede
la presenza dei campionari Bonotto presso la
sede IUAV di Design della moda: un campionario
dei tessuti della collezione appena conclusa e un
campionario dei tessuti fallati. Nella Fabric Room,
allestita presso la sede, sono raccolti i campioni
dei tessuti della collezione Bonotto in formato A4.
Gli studenti possono vedere da vicino e toccare
i tessuti disponibili, tagliarsi dei pezzetti e iniziare
ad affinare il loro progetto. L’attivazione del progetto
è avvenuta nell’aprile 2014 con la raccolta degli ordini
e la selezione dei tessuti da parte degli studenti
del terzo anno del corso di laurea triennale
e del primo e secondo anno del corso di laurea
magistrale. Tutti i capi realizzati con questi tessuti
sono accompagnati dall’etichetta Bonotto
e saranno presentati durante la sfilata conclusiva
di Fashion at IUAV 2014.
Responsabile scientifico
Alessandra Vaccari
Assegnista
Maria Cristina Cerulli
Ringraziamenti
Martina Bernardi
Giovanni Bonotto
Luigi Bonotto
Enrico Colla
Anita Costanzo
Ethel Lotto
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47
Vanity:
Appunti per una mostra
4
Maria Luisa Frisa
06▲
Display a cura di
Maria Luisa Frisa
Sede dei corsi di laurea
IUAV Moda
via Achille Papa 1, Treviso
5-11 luglio 2014
orario: lunedì-sabato
10.00-19.00
Inaugurazione:
4 luglio, ore 16.00
↓
Ringraziamenti
Barbara Dolce
Barbara Piccoli
Francesca Sardi
Anna Tonicello
1-2
illustrazioni di François Berthoud,
in Vanity, n. 22, novembredicembre 1986
3
illustrazione di François Berthoud,
copertina di Vanity, n. 22,
novembre-dicembre 1986
4
illustrazioni di Lorenzo Mattotti,
in Vanity, n. 22, novembredicembre 1986
1
La Biblioteca di Design della moda dell’Università
Iuav di Venezia si racconta con un display dedicato
a un’esperienza editoriale centrale per la storia
della moda italiana. Vanity è un mensile della Condé
Nast che nasce nel 1981 da un progetto di
Anna Piaggi, giornalista e fashion editor, icona
della moda internazionale. La rivista, pensata
come concept magazine, sperimenta un nuovo
linguaggio che recupera l’illustrazione e utilizza
pioneristicamente lo screenshot dai primi video
delle sfilate. Piaggi la dirige fino al 1984.
Su Vanity la moda diventa un cartoon visionario
e surrealista. La rivista evita accuratamente
le foto catalogo, ricorrendo al disusato disegno
e testimoniando le fasi attraverso cui una faccia,
un vestito, un accessorio diventano immagine.
Le sintesi xilografate di François Berthoud,
che combinano grafica e pittura fra pop art ed
espressionismo, diventano ideogrammi che fissano
icasticamente e ossessivamente i dettagli della moda,
le sovrapposizioni, le trasparenze, le silhouette.
Gli uomini che Antonio Lopez disegna per raccontare
la moda maschile sono possentemente realistici,
e paiono forzare la gabbia della pagina. Le atmosfere
ovattate dalla grana dei pastelli di Lorenzo Mattotti
trasfigurano il servizio fotografico in un viaggio
onirico, che enfatizza gli immaginari che circondano
la moda italiana e fa scoprire i mondi paralleli dove
prendono forma e colore le idee destinate a tradursi
in abiti e collezioni. E accade anche che su Vanity,
insieme a Mattotti ritroviamo Daniele Brolli,
Giorgio Carpinteri, Igort, Marcello Jori, quello
straordinario gruppo di autori che nel 1983 fonda
Valvoline e che, ispirandosi alle pratiche delle
avanguardie storiche, stravolge in modo visionario
le regole del fumetto d’avventura tradizionale.
La collezione di Vanity, periodico molto prezioso,
è parte di una recente donazione alla biblioteca
dell’università e testimonia il percorso verso
la costruzione di un patrimonio documentale
specifico per gli studi di moda che la Biblioteca
dell’Università IUAV di Venezia sta portando avanti.
Il display è anche un modo per lanciare il lavoro
che l’unità di ricerca IUAV “Il progetto nella moda”
intende portare avanti nel corso del prossimo
anno accademico, per esplorare, attraverso
questa rivista, il tema dell’illustrazione di moda.
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3
2
49
Fashion
Revolution
06▲
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Who Made Your Clothes?
Una domanda che mira a evidenziare la provenienza
‘umana’ degli abiti che acquistiamo e indossiamo;
che cerca di renderci più consapevoli, addirittura
provando ad instaurare un legame con chi si
trova, per così dire, dal lato opposto della catena
produttiva. L’associazione internazionale che risponde
al nome di Fashion Revolution ha questo come
obiettivo: rendere consapevoli i consumatori
sia del dove, ma soprattutto del chi.
Performance a cura di
Ema Bonifacic
Maria Bonifacic
Leonora Jakovljevic
Amanda Montanari
Alessandra Vaccari
Chi fa i nostri vestiti?
Il confronto con Fashion Revolution ci ha portato
a fare riflessioni ulteriori sul significato particolare
che questa domanda ha, se a porsela sono studenti
e docenti che si confrontano con il fashion design
come disciplina universitaria. Un’indagine che
viene condotta in positivo, che prende le distanze
dalla polemica politica mossa al fast fashion, per
sottolineare invece le manifatture locali e le storie
personali, di chi si muove nella dimensione del fare,
di chi studia il come si fa, ed è quindi conscio del
valore di un lavoro che è creativo per definizione.
Partendo da una domanda con una direzione precisa,
quella che Fashion Revolution ha reso suo manifesto,
si sviluppa una serie di domande collegate, in modo
più o meno diretto, poste da chi si confronta con la
moda a diversi livelli, dai progettisti ai consumatori.
Il risultato è una mappa mentale in continua crescita
che si dispiega nella sede dei corsi di laurea
in moda dello IUAV, un background per raccontare
e raccogliere delle storie, sul quale costruire
un’analisi che possa fungere da punto di partenza
per mettere in evidenza altre questioni relative
agli abiti che indossiamo. Per dare vita ad altri
dubbi, e innescare una rivoluzione che si serve
del racconto per esplicitare significati, per
complicare le interpretazioni. Per cambiare le cose.
↓
Con
gli studenti del I e II anno
del corso di laurea triennale
in Design della moda e Arti
multimediali curriculum Moda
Sede dei corsi di laurea
IUAV Moda
via Achille Papa 1, Treviso
Inaugurazione:
4 luglio, ore 16.00
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La finestra
sul cortile
Corso di laurea triennale
in Design della moda
e Arti multimediali
Laboratorio finale di
progettazione abito
supervisore
Maria Luisa Frisa
docente
Arthur Arbesser
con Veronika Allmayer-Beck
progetti di
1. Thomas Basso
2. Alice Battistin
3. Alessia Beraldin
4. Silvia Bonato
5. Serena De Bastiani
6. Silvia Pedri
7. Daniele Tollot
Ogni anno il cortile interno del secondo piano
della nostra sede diventa set per uno o più servizi
fotografici. Quelli che produciamo come università,
quelli che gli studenti realizzano per i loro lookbook,
quelli che fissano il backstage della vita quotidiana
di una scuola di moda. Quest’anno abbiamo scelto
il cortile e i suoi riconoscibilissimi muri délabré
per raccontare il laboratorio finale di fashion design
del corso di laurea triennale, condotto per la prima
volta dal designer Arthur Arbesser con Veronika
Allmayer-Beck. Questo è il cortile della nostra
community. Questi sono alcuni dei progetti
realizzati dai nostri studenti.
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Talk
mostra a cura di
Elda Danese
Università Iuav di Venezia
Design della moda
aula C
via Achille Papa 1, Treviso
inaugurazione:
4 luglio, ore 10.00
4-12 luglio 2013
orario: 9.00-19.00
workshop in collaborazione
con: Bottega Veneta, Centro di
Produttività Veneto, Scuola di Arti
e Mestieri di Vicenza, nell’ambito
del corso di laurea magistrale
in Design della moda
docenti del workshop:
Silvano Arnoldo, Elda Danese,
Nicoletta Fiorin, Mario Lupano
(responsabile scientifico),
Gabriele Monti, Ruggero
Negretto, Guendalina Trovò
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55
La felicità del made in Italy 2014
Uno spazio di confronto e dialogo
sul tema del rapporto fra moda,
industria e territorio. Per il
secondo anno consecutivo
Fashion at IUAV ripropone
La felicità del made in Italy, una
serie di talk condotti da Giusi
Ferré. Il primo talk, Textile Hub,
affronta l’eccellenza dell’industria
tessile nel territorio del Nord Est
attraverso i suoi protagonisti
Giovanni Bonotto, Paolo Paoletti
e Sergio Tamborini. Il secondo
talk, Visionari: Il futuro
del territorio, è l’occasione
per riflettere sui rapporti virtuosi
fra il ricco tessuto imprenditoriale
del Nord Est e l’università come
luogo della ricerca e della
formazione dei designer e dei
creativi che dovranno dare forma
alle visioni del futuro:
intervengono Maria Luisa Frisa,
Marina Salamon, Cristiano
Seganfreddo, Matteo Marzotto.
Il terzo talk è l’occasione
per affrontare la felicità del made
in Italy a partire da uno dei suoi
protagonisti, Ermanno Scervino,
che si racconta e riflette sulla sua
esperienza di designer e marchio
di moda italiano caratterizzato
da un successo internazionale.
1. Giusi Ferré
È una delle più apprezzate
giornaliste italiane. Comincia
la sua attività sulle pagine
di Epoca. Dopo aver scritto
per l’europeo e co-diretto Amica,
dal 2000 scrive per Il Corriere
della Sera, collaborando
alla rivista Io Donna, dove tiene
la rubrica fissa Buccia di Banana,
e al Corriere Economia
con la rubrica Fil di Ferré.
È stata opinionista di numerosi
programmi televisivi e radiofonici
e, dal 2010 per quattro edizioni,
ha condotto Io Donna.
Buccia di banana, sull’emittente
Lei Tv canale 127 di Sky.
Ha fatto parte della giuria
del programma Italia’s Next Top
Model. Nel 2012 ha raccolto
i suoi celebri giudizi e stroncature
nel libro Buccia di banana:
lo stile e l’eleganza dalla A alla Z!
(Rizzoli). Ha pubblicato il libro
Itinerario: Gianfranco Ferré
(Leonardo, 1999) e monografie
su Alberta Ferretti, Moncler
e Timberland. È stata guest
curator del libro-mostra
Lo Sguardo Italiano. Fotografie
di moda dal 1951 a oggi (Charta,
2005) Suoi saggi sono pubblicati
in numerosi libri e cataloghi
di mostre, tra cui Innatural
(Triennale di Milano, 2004),
Gianni/Versace: lo stilista dal
cuore elegante (Utopia, 2010),
Swatch Group Story (Egea, 2013),
Firenze Fashion Atlas (Marsilio,
2014). Sta preparando
per Marsilio Editori un libro
dedicato a Giorgio Armani.
2 luglio
La felicità del made in Italy:
Textile Hub
2. Giovanni Bonotto
Bonotto è una delle aziende
tessili più importanti in Italia
e più apprezzate in tutto il mondo.
Giovanni Bonotto si identifica,
come imprenditore, con la
Fabbrica Lenta: la qualità di
un prodotto sta nel tempo
che ci si impiega a produrlo.
Fortemente legato al valore
dell’artigianalità, crede nel
recupero della tecnologia
meccanica del dopoguerra come
metodo per far rivivere i mestieri,
temporaneamente sovrastati
dalla standardizzazione: nel 2007
decide quindi di sostituire
le macchine digitali con telai
meccanici degli anni cinquanta,
dedicando a ogni telaio un singolo
operaio, che in questo modo
diventa un maestro artigiano.
È da qui che nasce il progetto
Fabbrica Lenta: realizzare prodotti
unici, riportare l’arte nell’artigianato
e l’artigianato nella fabbrica.
3. Paolo Paoletti
Ricopre il ruolo di General
Manager e Responsabile
Marketing e Vendite presso
l’azienda di famiglia, il Lanificio
Paoletti fondato nel 1795.
Dopo la laurea in International
Business, conseguita nel 2002
presso la ESE di Vicenza, lavora
dal 2003 al 2007 a Londra presso
lo studio di Vivienne Westwood
Ltd., ricoprendo l’incarico
di Licenses & Marketing
Co-ordinator. Arricchito
dall’esperienza londinese, ritorna
a Follina, per lavorare con il padre
Andrea e il fratello Marco
nell’azienda di famiglia, mosso
dalla voglia di contaminare con
l’arte e il design una realtà così
fortemente legata alla tradizione
e al territorio.
4. Sergio Tamborini
È Chief Executive Officer (CEO)
e direttore di Marzotto Group
dal novembre 2007. Sempre
all’interno del Marzotto Group,
nel quale è attivo dal 2003,
ha ricoperto la carica di Direttore
Filati Lanerossi.
3 luglio
Le felicità del made in Italy:
Visionari: Il futuro del territorio
5. Maria Luisa Frisa
Critico e fashion curator,
è presidente di MISA,
Associazione Italiana degli Studi
di moda, e direttore del Corso
di laurea in Design della moda
e Arti multimediali all’Università
Iuav di Venezia, dove insegna
Pratiche curatoriali nella moda
alla Magistrale in Arti visive
e Moda. Dal 2012 è Visiting
Professor presso il London
56
College of Fashion, University
of the Arts London.
Critico e fashion curator
indipendente, fra le sue ultime
pubblicazioni: Una nuova moda
italiana (Marsilio, 2011);
Diana Vreeland After Diana
Vreeland (Marsilio, 2012);
Firenze Fashion Atlas (2014).
Fra le ultime mostre: (con Judith
Clark) Diana Vreeland After
Diana Vreeland (Venezia, 2012).
6. Matteo Marzotto
È Presidente di Fiera di Vicenza
da dicembre 2013, Presidente
di Associazione Progetto
Marzotto da ottobre 2012
e Presidente di Mittelmoda
Fashion Award da settembre
2008. Come imprenditore tra
gennaio 2009 e gennaio 2013
ha acquisito e successivamente
rilanciato Vionnet S.p.A.,
di cui è stato anche Presidente.
Dopo avere lavorato per quindici
anni nelle aziende collegate
agli interessi di famiglia,
maturando esperienze lungo
tutta la filiera del tessile/
abbigliamento, tra il 2003
e il 2008 è stato prima
Direttore Generale Operativo,
poi Presidente di Valentino S.p.A.
Come Civil Servant è stato
Presidente e Commissario
di Enit-Agenzia Nazionale
del Turismo, da agosto 2008 a
dicembre 2011. È tra i fondatori
(gennaio 1997) della Fondazione
per la Ricerca sulla Fibrosi
Cistica-Onlus e siede in diversi
consigli di amministrazione.
È uno sportivo attivo,
appassionato delle discipline
legate al volo.
7. Marina Salamon
È un’imprenditrice che opera
trasversalmente in più settori, da
quello del lusso a quelli della
comunicazione, della ricerca e
dello sviluppo. Nel 1982 fonda
Altana, azienda leader nella
produzione di abbigliamento per
bambini nel segmento luxury
fashion. Tra i brand prodotti
ricordiamo Gucci, Moncler, Pinko,
Jeckerson, Dondup. I suoi
interessi principali spaziano dalle
ricerche di mercato alla
comunicazione web, settori nei
quali opera attraverso Doxa e
Connexia, due associazioni di cui
è azionista di maggioranza. Ha
sempre sostenuto e continua a
sostenere varie associazioni
benefiche, legate ai temi
dell’immigrazione e a progetti di
microcredito, in Italia e nei paesi
in via di sviluppo.
4 luglio
La felicità del made in Italy:
Ermanno Scervino
9. Ermanno Scervino
Nasce come brand negli anni
novanta, fondato dalla
collaborazione tra il designer
Ermanno Scervino
e l’imprenditore Toni Scervino.
Caratterizzato da un’idea
di lusso iconoclastico,
emancipato, senza preconcetti
di fronte ad abbinamenti
inaspettati di materie e tagli,
il marchio si pregia di essere
‘made in Florence’: dal 2007
il maglificio, l’atelier,
la confezione, la prototipia
e i laboratori di ricerca sono
raggruppati nella nuova sede
in contatto continuo con
la concezione dello stile,
a vantaggio del modus operandi
di Ermanno Scervino, che ama
seguire in prima persona gli
sviluppi della sua ricerca,
rimanendo in stretto contatto
con i prodotti, mai standardizzati
e di altissima qualità.
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6
2
7
3
8
4
9
5
8. Cristiano Seganfreddo
Produttore culturale con eversiva
attenzione alla cultura
contemporanea e ai sistemi moda.
Direttore del Progetto Marzotto,
direttore scientifico Corriere
Innovazione Magazine, e altro.
57
IUAV BA Graduation Show 2014
/ Fashion Design
/ Accessories Design
Laurea triennale
in Design della moda / BA (Hons)
Fashion Design
a.a. 2013-2014
Direttore
Maria Luisa Frisa
Docenti
Arthur Arbesser
Emanuele Arielli
Silvano Arnoldo
Ema Bonifacic
Maria Bonifacic
Giovanni Cavagna
Massimiliano Ciammaichella
Mario Ciaramitaro
Carlo Contrada
Francesco de Luca
Milovan Farronato
Patrizia Fiorenza
Samantha Fiorenza
Maria Luisa Frisa
Paolo Garbolino
Vittorio Girotto
Carlo Grassi
Roberto Grossa
Marlene Klein
Leonora Jakovljevic
Anthony Knight
Michele Lazzarini
Mario Lupano
Stefano Mazzanti
Angela Mengoni
Amanda Montanari
Gabriele Monti
Riccardo Muratori
Marina Pellanda
Andrea Pertoldeo
Els Proost
Fabio Quaranta
Davide Rocchesso
Piercarlo Romagnoni
Marta Sambin
Mariavittoria Sargentini
Ludovica Scarpa
Camillo Trevisan
Alessandra Vaccari
Angela Vettese
Barbara Vielmo
Cristina Zamagni
Collaboratori alla didattica
Veronika Allmayer-Beck
Susanna Battistutto
Laura Bolzan
Michele Cadelano
Annaluisa Cavaliere
Maria Cristina Cerulli
Isotta Dardilli
Francesca Imoli
Ethel Lotto
Andrea Marsili
Dyfed Price
Cristina Turetta
Barbara Vitali
IUAV BA Graduation Show 2014
/ Accessories Design
IUAV BA Graduation Show 2014
/ Fashion Design
Riprese video
Angelo Teardo
Performance a cura di
Els Proost
Sfilata a cura di
Arthur Arbesser
Presentazione delle collezioni
di accessori del Laboratorio
finale
coordinato da
Maria Luisa Frisa
Presentazione delle collezioni
di abiti del Laboratorio finale
coordinato da
Maria Luisa Frisa
Streaming
Not Just A Label
Vogue.it
Segreteria didattica
Linda Marson
Assistente
Susanna Battistutto
Coordinamento didattico
Silvia Zotti
Studenti
Anna Bonato
Sofia Dall’Agnola
Luna Mazzolini
Giulia Piccolo
Matteo Pretto
Eleonora Zamprogno
Tecnici modellistica e sartoria
Catia Giacon
Maria Marin
Tecnico accessori in pelle
Eliseo Trolese
Tecnico informatico
Lorenzo Casagrande
Servizi bibliotecari
Barbara Dolce
Barbara Piccoli
Francesca Sardi
Accoglienza
Rossella Malachini
Oscar Marcon
Docente supervisore
Els Proost
Coordinamento
Silvia Zotti
con Ilaria Cipriani e Marta
Franceschini
Allestimento e luci
DEE Group
Hair & makeup
Attoprimo
Fotografo
Francesco de Luca
e Laura Bolzan
Riprese video
Angelo Teardo
Tecnico calzature
Eliseo Trolese
Tecnico informatico
Lorenzo Casagrande
Ringraziamenti
Maria Pia Barzan
Michele Bocchese
Carlo Magnani
Franco Rossi
Docente supervisore
Arthur Arbesser
Assistente
Veronika Allmayer-Beck
Studenti
Martina Anselmi
Gianmarco Barnes
Anna Carniel
Roberta Colla
Serena Contarini
Sophia Crema
e Alma Ricci
Davide Da Ros
Emanuele Farolfi
Scilla Gortan
Florentina Isac
Sofia Lucietto
Camilla Mazzon
Giovanni Nordio
e Gregorio Nordio
Marco Salcini
Elena Versano
Michael Zanuttini
Coordinamento
Silvia Zotti
con Ilaria Cipriani
e Marta Franceschini
Allestimento e luci
DEE Group
Hair & makeup
I Baldan Parruchieri,
Aveda
Fotografo
Francesco de Luca
e Laura Bolzan
Tecnico streaming
Michele Sapia
Tecnico sartoria
Maria Marin
Tecnico modellistica
Catia Giacon
Tecnico informatico
Lorenzo Casagrande
Ringraziamenti
Michele Bocchese
Enrica Cazzolato
Claudio Da Ros
Elisa Favretto
Lorenzo Luisi
Carlo Magnani
Marzia Narduzzi
Renzo Vidotto
Sofia Dall’Agnola
[email protected]
Spot
La collezione rielabora e trasfigura
le linee essenziali e dure
che caratterizzano i lavori di artisti
contemporanei come Esther
Stocker e Katharina Grosse.
Il colore, usato in modo libero
e giocoso, si contrappone
alla rigida geometria delle forme.
Ukai
La collezione esplora un’antica
tecnica di pesca cinese, per unire
la tradizione rurale orientale
all’estetica hi-tech. L’intelaiatura
delle imbarcazioni utilizzate,
il buio della notte contrapposto
alla luce artificiale creata
dai pescatori per illuminare
l’acqua, la ripetizione
del movimento e l’attesa: le onde
che si propagano sullo specchio
d’acqua si spostano sulla
superficie dei quadranti
delle borse. Materiali hi-tech
come il neoprene e il laccio
gommato si uniscono al camoscio
e al suede: una perfetta fusione
tra la tradizione artigianale
e le tecniche di realizzazione
contemporanee.
Progetto fotografico di Francesco de Luca e Laura Bolzan
Anna Bonato
[email protected]
60
61
Luna Mazzolini
[email protected]
Calorbianco
Calorbianco nasce dall’unione
della tecnica spray painting su
pellame con il cut out geometrico.
Le forme rivisitano linee nette
e squadrate creando
sovrapposizioni ammorbidite
da accenni di curve. Rettangolo
e triangolo vengono proposti
in tutta la loro gamma
di proporzioni e angolature,
per creare una percezione
di dinamica sinuosità. La texture
è progettata singolarmente
per ogni accessorio, al fine
di rispettarne ed enfatizzarne
le forze strutturali; i colori sono
carichi, nelle nuance del viola,
arancio, rosso e blu scuro,
che evocano un immaginario
lontano, legato alla festa
62
indiana di Lathmar Holi.
La vivacità dei toni si
staglia su un fondo uniforme
color bianco ghiaccio,
smorzato da piccoli accenni
di grigio e blu.
Giulia Piccolo
[email protected]
Morethings
La fusione dei corpi può essere
intesa come trasformazione
di due corpi in uno, come assenza
di distinzione tra colori e forme,
come illimitatezza del corpo
nello spazio, come unione
fisica e mentale e come messa
in discussione del concetto
di normalità e di realtà. L’unione,
la sovrapposizione, l’incastro
e l’intreccio definiscono i ritmi
di questa collezione; ciò che
unisce gli accessori è l’idea
di illimitatezza, di indistinzione
e di assenza di confine tra due
corpi o tra due materie diverse.
63
Matteo Pretto
[email protected]
Band-L
Geometria e rigore sono i concetti
chiave che descrivono
la collezione. Linee parallele
si intersecano per generare
una texture geometrica e sempre
diversa, che muove
costruttivamente ogni singolo
pezzo. La linea, nella sua
estrema pulizia, guida anche
la decorazione: si confondono
i confini tra ciò che è strutturale
e ciò che è ornamento.
Pelli morbide come le nappe
sono scelte in tonalità fresche
e vibranti: rosso, rosa, blu,
azzurro e bianco si intrecciano,
sottolineando la nitidezza
delle forme e il carattere
giocoso di tutti gli accessori.
64
Eleonora Zamprogno
[email protected]
Raku.Ware
L’antico procedimento artigianale
raku viene riproposto attraverso
l’utilizzo di materiali e modalità di
lavorazione legate ai giorni nostri.
A modificarne la percezione visiva
sono i trattamenti superficiali,
che caratterizzano le singole parti
di ogni accessorio: minuterie e
tacchi in legno che sembrano
di ceramica. La pelle Crack è
sottoposta a tiraggio in fase di
produzione per esaltarne le crepe.
I contrasti delle ceramiche Raku
ispirano la palette, che accoppia
il bianco al nero e al verde
militare, ma anche colori accesi
come vernici rosse e turchesi,
e colori tenui come il verde
pastello e il ghiaccio.
65
Shironeri
Il bianco è il colore più luminoso
di tutti, riflette ogni raggio di luce.
Shironeri è il procedimento usato
per togliere alla seta il naturale
tono giallastro. Il colore ottenuto
è shiro, che indica qualsiasi
gradazione di bianco. Il bianco
lucente della seta era considerato
sacro. Oggi diventa il codice
che trasforma la purezza spirituale
in pulizia delle linee.
Gianmarco Barnes
[email protected]
DRESSage
“Era la più grande sartoria di
Savile Row e anche le più costosa.
[…] Ricordo le macchine con
autista che si fermavano davanti
al n. 2, dove entravano gli uomini
più eleganti. [...] Un classico
taglio londinese, con giromanica
alto e spalle nette, la giacca
leggermente svasata e con vita
più definita, il tutto equilibrato
intorno al punto distintivo della
casa: il bottone unico.” Patrick
Murphy, head cutter.
Anni ‘30. Specializzata in abiti
da equitazione, la sartoria
di Huntsman ha l’orgoglio di
annoverare il Duca di Windsor
tra i suoi clienti. DRESSage si
basa su un heritage preciso per
stravolgerlo con i suoi stessi
codici, mantenendo misura e
controllo come parole chiave, ma
rivestendole di nuovi significati.
I pattern iconici del twill sono
riproposti come addensamenti
grafici vettoriali intagliati al laser:
tradizione sartoriale delle forme
e intervento digitale collaborano
nel definire un’eredità storica che
guarda al futuro.
Progetto fotografico di Francesco de Luca e Laura Bolzan
Martina Anselmi
[email protected]
66
67
Anna Carniel
[email protected]
Sapone
La storia vecchia di una famiglia
migrante, in una terra distante
e mitica, così lontana da
apparire inesistente. Il sogno
di un futuro che è già passato,
e il desiderio di ritornare, per
ricreare quell’atmosfera intima,
leggera e irriverente. Tappezzerie
immaginate, texture di nuvole,
iridescenza per forme stereotipate
e al contempo strane, come
ricordate a occhi chiusi dopo
un abbaglio.
68
Roberta Colla
[email protected]
Congedo
Tipologie vestimentarie prese
in prestito dal guardaroba
dell’aviatore: il cartamodello del
soprabito maschile si accorcia e si
dilata, diventando all’occorrenza
doppiopetto, giacca classica,
bomber. Tessuti resistenti e
impermeabili, abiti comodi
abbinati a residui di una classicità
rilassata. Griglie stampate a rilievo
diventano tracce che mappano
i capi, proiezioni urbane viste
dall’occhio lontano dell’aeroplano.
Questa collezione riguarda la
tregua che segue l’azione: è la
storia di un congedo, di un ritorno
alla casa dei nonni, del bisogno di
indossare maglioncini in cotone,
camiceria informale, abiti freschi
e assetati di colore.
69
Serena Contarini
[email protected]
Scuola primaria
Una ricerca sulle divise
scolastiche indossate dalla mia
famiglia dagli anni sessanta fino
a oggi. Foto in bianco e nero dei
miei parenti a scuola o in posa per
foto di gruppo. La storia della mia
famiglia è ricostruita visualmente
per arrivare fino a oggi, e ai miei
parenti che vivono in Ghana.
È dai dettagli di alcune divise
scolastiche dell’Africa, come
faldoni e plissé, che emerge
una divisa contemporanea,
che può essere utilizzata sia
da una donna, sia da un uomo.
70
Sophia Crema
Alma Ricci
[email protected]
[email protected]
Superski
Riflettere sull’universo sciistico,
ricercare un denominatore
comune tra le peculiarità del
tessuto tecnico d’alta quota e un
guardaroba sartoriale. Teflon,
termonastratura e gommatura
convivono con la lavorazione del
ricamo e con la lana all’interno
del progetto: la tuta da sci viene
smembrata e assume nel suo
guscio esterno le sembianze
del tailleur urbano. La giacca
sartoriale maschile si fonde alla
coperta “anti-freddo” indossata
all’esterno dei rifugi alpini. La
struttura dei pantaloni classici del
completo viene alterata seguendo
la linea dello scarpone.
71
Davide Da Ros
[email protected]
Play Up
Rilassati, seduti o distesi con
pose svenevoli, quasi femminili.
Così vengono ritratti i Blackburn
Rovers, squadra inglese di rugby,
dopo la vittoria nel 1883. Le fasce
indossate dopo la premiazione
sono ricche, precisamente
disordinate e si muovono sugli
indumenti, quasi conquistandoli.
Polo e camicie di lunghezze
invisibili giungono inaspettate,
mostrando le fisicità efebiche
tipiche degli studenti ai primi
anni di college. Il tema del gioco,
motore della collezione, muove
i colori decisi; le forme seriose
dell’abbigliamento maschile sono
contaminate da elementi estratti
da quello femminile.
72
Emanuele Farolfi
[email protected]
Leva sulla classe
La casualità dell’errore e le
relative conseguenze determinano
le linee di questo progetto. I
forti contrasti tra il mondo delle
tessiture nobili e delle finiture
sportive motivano una palette
rigorosa e austera, ma addolcita
dai dettagli. Le simmetrie nelle
strutture e nei volumi vengono
abolite, e la collezione, mai
unitaria, si rivela composta da
elementi interdipendenti, che
alludono a un’eleganza maschile
anni quaranta.
73
Scilla Gortan
[email protected]
Gràphein
Il progetto parte dall’analisi dei
tipi di font utilizzati per l’incisione.
Lettere, simboli e numeri ricoperti
di tessuto creano una nuova
dimensione sulle superfici
di capi e accessori. Le forme
e i volumi degli abiti rimandano ad
una silhouette anni venti.
Vite basse sottolineate da
importanti cinture bianche, ampi
soprabiti, t-shirt, pantaloni asciutti
e gonne a pieghe che si muovono
tra sete rigate. L’atmosfera della
collezione rievoca l’immaginario
di chi vive di riflessi del passato,
ricordi e tradizioni.
74
Florentina Isac
[email protected]
Nina
L’analisi sentimentale di due
mondi mai del tutto conosciuti
ma sempre presenti come
fantasmi: l’estetica austera
dell’Unione Sovietica che persiste
nell’abbigliamento contadino,
e il decorativismo folclorico
moldavo. La femminilità
netta, quasi pesante è frutto
del desiderio di una società
matriarcale in cui l’infermiera
è capo famiglia.
Un ritorno a un mondo
matriarcale. Il fiore, emblema
di questa femminilità manifesta,
diventa bidimensionale come
in un erbario, i petali chiazze
di colore astratte.
75
Sofia Lucietto
[email protected]
Mucio
Una raccolta di documenti
archiviati da una famiglia veneta,
che contengono memorie e
momenti di vita quotidiana.
L’accumulo di materiale si scioglie
in una serie ordinata di elementi
visivi: la precisione delle forme
geometriche si relaziona con
il disordine che caratterizza
il passare del tempo. Lane e
cotoni dal sapore classico, con
l’inserimento di maglieria come
elemento di connessione tra i due
mondi: le lavorazioni patchwork
danno un senso di artigianalità
disodinata a un tipico guardaroba
femminile. Geometria e disordine
costruiscono in modo sinergico
l’immaginario della collezione.
76
Camilla Mazzon
[email protected]
Excelsior
Il concetto di tailoring per una
collezione maschile che abita
in uno spazio ben definito,
i dintorni della spiaggia
dell’Hotel Excelsior al Lido
di Venezia. L’atmosfera sospesa
fra lo snob e l’aristocratico
si traduce nella tranquillità
di sapere di non essere mai fuori
luogo. Sartorialità ed eleganza
si concretizzano in volumi,
materiali e finiture propri
dell’eveningwear, che ereditano
elementi tipici di un abbigliamento
più morbido e rilassato.
77
Giovanni Nordio
Gregorio Nordio
[email protected]
[email protected]
Cipputi
In itinere dal 1971: le toppe delle
divise indossate da Gian Maria
Volonté in La classe operaia va
in paradiso, la tuta blu del Cipputi
di Altan, le straordinarie avventure
di Pentothal, ovvero il sogno-
incubo disegnato da Andrea
Pazienza nelle prime vignette
sul numero 8 di alteralter, i testi
di Giovanni Lindo Ferretti,
i cotoni pixelati e quelli lavati
di Bonotto, i caschetti bianchi
dei lavoratori di Porto Marghera.
78
Marco Salcini
[email protected]
<3
La Ecstasy Generation abita
i club e la vita notturna a cavallo
tra il vecchio e nuovo millennio.
Lo stile: un incontro occasionale
tra post grunge (tessuti
e stampe) e gabber (forme,
volumi e riferimenti sportswear).
Oggi il clubbing si fa sui social
network: <3, il cuore,
è l’espressione più rapida
per laikare, per raccontare,
per raccontarsi.
79
Elena Versano
[email protected]
Café Müller
Un corpo in movimento ricorda
Pina Bausch, che danzando
creava con corpo e tessuto forme
inedite. Il plissé come metafora
della dinamicità del corpo per
disegnare nuove consistenze
materiche. I quattro toni di colore
si mescolano e sovrappongono
per rivelare nuove sfumature,
insieme alle consistenze di
organza, voile, lino e crêpe che
si fondono fra loro, per una
collezione che reinterpreta le
forme della danza.
80
Michael Zanuttini
[email protected]
Saverio 1931
Esce di casa con il buio, vestito
con i colori del bosco; il cane
al guinzaglio e il fucile tassellato
a mano in spalla, niente di più.
Dopo ore nel silenzio, Il cacciatore
è riuscito a mettere in saccoccia
una beccaccia e altri volatili.
Ha addosso l’odore fresco della
morte; la moglie, che lo attende
a casa, conosce bene quell’odore,
che tra le sue mani diventerà
un profumo: di cibo, di casa.
Le figure si sovrappongono
divenendo un’unica cosa.
Le forme diventano esili, ma
strutturate dai dettagli degli
indumenti da caccia. Il grembiule
simbolo della massaia, che tiene
le redini della casa, diventa
una velleità, fantasma di una
femminilità leziosa mai scomparsa,
sempre simbolicamente presente
anche se non indossato, come il
vestitino buono della domenica.
81
IUAV MA Graduation Show 2014
/ Fashion Design
Laurea magistrale
in Arti visive e Moda
/ MA
Fashion Design
a.a. 2013-2014
Responsabile del
curriculum Moda
Alessandra Vaccari
Visiting professor
Caroline Evans
IUAV MA Graduation Show 2014
/ Fashion Design
Docenti
Emanuele Arielli
Michel Bergamo
Marco Bertozzi
Renato Bocchi
Raffaella Brunzin
Francesca Castellani
Monica Centanni
Marco De Michelis
Cesare Fabbri
Maria Luisa Frisa
Paolo Garbolino
Vittorio Girotto
Carlo Grassi
Anthony Knight
Mario Lupano
Stefano Mazzanti
Angela Mengoni
Gabriele Monti
Marina Pellanda
Fabio Quaranta
Davide Rocchesso
Simone Sbarbati
Giovanni Segre
Camillo Trevisan
Alessandra Vaccari
Angela Vettese
Cristina Zamagni
Segreteria didattica
Linda Marson
Sfilata a cura di
Mario Lupano
Cristina Zamagni
Coordinamento didattico
Silvia Zotti
Presentazione
delle collezioni finali
Tecnici modellistica e sartoria
Catia Giacon
Maria Marin
Tecnico maglieria
Maria Favaro
Tecnico informatico
Lorenzo Casagrande
Servizi bibliotecari
Barbara Dolce
Barbara Piccoli
Francesca Sardi
Accoglienza
Rossella Malachini
Oscar Marcon
Docenti supervisori
Michel Bergamo
Cesare Fabbri
Fabio Quaranta
Cristina Zamagni
Tecnico streaming
Michele Sapia
Studenti
Magda Abdel Hafith
Martina Bruna
Gianluca Ferracin
Mattia Gobbo
Ekaterina Karpenko
Irene Miele
Jie Shan
Tecnico modellistica
Catia Giacon
Coordinamento
Silvia Zotti
Aziende partner
Bonotto
Maglificio Ferdinanda
Maglificio Giordano’s
Maglificio Innocenti
Maglificio Leonello Spagnol
Maglificio Miles
Lanificio Paoletti
Shima Seiki Italia
Allestimento e luci
DEE Group
Hair & makeup
I Baldan Parruchieri
Aveda
Fotografo
Francesco de Luca
e Laura Bolzan
Riprese video
Angelo Teardo
Streaming
Not Just A Label
Vogue.it
Tecnico sartoria
Maria Marin
Tecnico maglieria
Maria Favaro
Tecnico informatico
Lorenzo Casagrande
Ringraziamenti
Michele Bocchese
Enrica Cazzolato
Claudio Da Ros
Elisa Favretto
Lorenzo Luisi
Carlo Magnani
Marzia Narduzzi
Renzo Vidotto
Comunicare la moda:
La ricerca sul sé
Simone Sbarbati
La comunicazione della moda oggi si svolge quasi
totalmente online. Se da una parte questo favorisce
uno scambio di informazioni e una produzione di
contenuti in tempi rapidissimi, dall’altra la stessa
velocità, unita alla facilità di accesso alla rete di
contatti un tempo esclusiva di pochi, ha portato
a un generalizzato appiattimento dei linguaggi
e delle forme di comunicazione.
In un mondo in cui siamo sommersi dalle informazioni
– il cosiddetto information overload di cui parlava
il futurologo Alvin Toffler – tutte le informazioni
acquistano la stessa importanza, innescando
un circolo vizioso che assomiglia alla ricerca
di un metaforico Sacro Graal della comunicazione:
la soluzione definitiva che permetta di massimizzare
la diffusione di un contenuto editoriale nel minor
tempo possibile. Tale ricerca – del tutto vana –
si porta dietro un inevitabile strascico: si finisce
per dimenticare il sé, le proprie specificità, elemento
fondamentale per una comunicazione efficace
di un prodotto commerciale o culturale come
un capo d’abbigliamento, una collezione,
un evento, una piattaforma, un libro, un articolo.
Quello che ritengo si possa fare, a livello didattico,
è accompagnare lo studente su due strade parallele,
e pure intimamente legate tra loro: imparare a
raccontare delle storie, e trovare la propria voce,
in un percorso di presa di coscienza del sé
attraverso la scrittura creativa.
di fantasia, cercandone i punti di forza e i punti
deboli, e provando a comunicarlo in base alle
tecniche e agli esercizi sperimentati, e con una
discussione finale rispetto al viaggio didattico,
che fungesse da feedback per il docente
e da ultima occasione di autoanalisi per lo studente.
L’approccio partecipativo è stato fondamentale
per intraprendere un percorso di questo tipo:
fornire l’input (un racconto personale, un esempio,
un problema) per poi arrivare insieme alla soluzione,
guidando il gruppo attraverso un percorso sì
precedentemente tracciato ma allo stesso tempo
aperto a ogni tipo di deviazione (purché coerente)
e a diversi punti di vista, favorendo in questo modo
il cosiddetto pensiero laterale o orizzontale secondo
Edward De Bono.
Durante il percorso è stato chiesto agli studenti
della magistrale di confrontarsi con lo storytelling,
e con le varie forme di scrittura creativa utili
alla ricerca e comprensione de sé, quali la scrittura
bidimensionale e tridimensionale, il cambio del punto
di vista, il racconto tramite indizi e la scrittura tattile.
Il workshop si è concluso con la creazione
di un’immaginaria collezione realizzata con
un materiale non convenzionale o addirittura
84
85
Martina Diotallevi
Giovanna Angeli
Esercitazione: Ho capito…
Ho visto una donna con le calze così gialle
che avrà letto tutti i libri di Sophie Kinsella.
Ho visto un panettone gigante. Non mi piace
il panettone. Nemmeno se costa due euro
e cinquanta.
Ho visto che è venerdì 13 ma Jason non l’ho visto.
Ho visto facce verdi dal freddo.
Ho visto Bulma con i capelli verdi. L’azzurro Tiffany
lo avevano finito tutto per colorare la gru.
Come quando usi troppo shampoo antigiallo
e i capelli ti vengono fuori azzurri.
Ho visto bar vuoti ma pieni di addobbi di Natale.
Non mi piace neanche il Natale.
Ho visto le giostre senza file di persone urlanti.
Ho visto cuscini in vendita a una fiera.
Le giostre fanno venire sonno.
Ho visto la macchina per lo zucchero filato.
In tre mesi non ho ancora imparato a usare la mia.
Ho visto il luna park. Non c’era scritto luna
park ma c’era il luna park. C’era scritto frittelle
ma non c’erano le frittelle. C’era scritto pop
corn ma non c’erano i pop corn.
Ho visto che posso usare tre parole diverse
per parlare della stessa cosa.
Ho visto tasche a filetto di produzione industriale
su una giacca di produzione industriale di un creativo
che non ha niente a che fare con un industriale.
Poi quando è a casa sua non so.
Ho visto zerbini a forma di tartaruga.
Esercitazione: Ho visto…
Ho visto una donna con le calze così gialle
che avrà letto tutti i libri di Sophie Kinsella.
Ho visto un panettone gigante. Non mi piace il
panettone. Nemmeno se costa due euro e cinquanta.
Ho visto che è venerdì 13 ma Jason non l’ho visto.
Ho visto facce verdi dal freddo.
Ho visto Bulma con i capelli verdi. L’azzurro Tiffany
lo avevano finito tutto per colorare la gru.
Come quando usi troppo shampoo antigiallo
e i capelli ti vengono fuori azzurri.
Ho visto bar vuoti ma pieni di addobbi di Natale.
Non mi piace neanche il Natale.
Ho visto le giostre senza file di persone urlanti.
Ho visto cuscini in vendita a una fiera.
Le giostre fanno venire sonno.
Ho visto la macchina per lo zucchero filato.
In tre mesi non ho ancora imparato a usare la mia.
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Ho visto il luna park. Non c’era scritto luna park
ma c’era il luna park. C’era scritto frittelle
ma non c’erano le frittelle. C’era scritto
pop corn ma non c’erano i pop corn.
Ho visto che posso usare tre parole diverse
per parlare della stessa cosa.
Ho visto tasche a filetto di produzione industriale
su una giacca di produzione industriale di un creativo
che non ha niente a che fare con un industriale.
Poi quando è a casa sua non so.
Ho visto zerbini a forma di tartaruga.
Esercitazione: Scrivimi una mail
Ciao Simone,
era buono il panino col salame?
O hai preferito la mortadella?
Non sono brava a parlare di me, non sono nemmeno
brava a vendermi, né tanto meno so vendere
il mio lavoro, ammesso che ne abbia uno! In effetti
pensavo di trasferirmi e fare il coltivatore diretto
in Australia (o sarebbe meglio dire la coltivatrice
diretta?), nel caso ti interesserebbe come storia
da narrare? Tipo “la fashion designer che cambia
vita e va a coltivare pomodori nella terra dei canguri”,
ci potrebbe stare? M’immagino già
il titolone, un pezzone alla Bello, onesto, emigrato
in Australia sposerebbe compaesana illibata.
Non ti scrivo per chiederti un’intervista e nemmeno
per promuovere il mio lavoro (che non ho) però,
pensavo, che magari la social media manager mi
riuscirebbe facile farla, che pensi? Poi se hai bisogno,
che tipo le reporter di Frizzifrizzi hanno tutte
il mal di testa e non riescono a star dietro alle notizie,
qualche post potrei anche provare a scriverlo eh.
Il mio problema è che mi perdo sempre sul finale,
tipo adesso, ad esempio, non so come concludere
la mail!
Grazie dell’attenzione e buon proseguimento?
Oppure “guarda, grazie per aver letto la mail, se non
mi risponderai capirò perfettamente il tuo silenzio
assenso”?
Non me ne vengono altri!
Vabbè, intanto ci penso, nel caso
ti riscrivo con il finale migliore!
87
Tonia Salomé
Knit Gang:
Esperimenti sul punto maglia
in un modulo 200x70
Maria Cristina Cerulli
05 ▲
mostra a cura
di Maria Cristina Cerulli
Archivio di Stato di Treviso
Sale espositive Centro Carlo
Scarpa e sala del Capitolo
Riviera Santa Margherita 62
Inaugurazione
3 luglio, ore 20.00
4-12 luglio 2014
lun-ven 8.15-19.15 /
sab 8.30-13.30
Knit Gang nasce da un progetto commissionato
da Pitti Immagine Filati ’74 per lo Spazio Ricerca,
realizzato dagli studenti del corso di laurea
magistrale in Design della Moda, e riletto
in chiave critica per questa installazione.
La ricerca è intesa come proposta di progetto.
Progetto che non comporta tanto la realizzazione
di un oggetto finito, quanto piuttosto la messa
in evidenza di un processo, dove la maglia diviene
strumento di analisi per veicolare stimoli.
Il parametro di riferimento è una mappa concettuale
fatta di parole chiave, collegamenti, immagini,
fili, dai quali lo studente ha ricavato una serie
di associazioni logiche, rielaborandole
e riconciliandole con la propria idea di maglia.
Lo scopo è mettere in ordine le informazioni presenti
nella mappa secondo logiche personali, di creare
una propria rete, di uscire dal caos realizzando una
struttura, un non-oggetto in maglia da presentare
in un modulo prestabilito di 200 cm x 70 cm.
La mappa è il vincolo comune che può trasformarsi
in opportunità grazie alla forza della semantica
che ci permette di associare le idee e far scorrere
il “filo” del discorso. Il filo rappresenta la sequenza
continua, un collegamento di dati e di eventi.
Se tiri il filo, tutto si smembra. Le relazioni sono
i nodi, le tensioni, gli spessori e la loro interazione,
e danno senso ai concetti e quindi alla mappa
nella sua globalità. L’installazione mette in scena
degli esperimenti realizzati in maglieria, con
lo scopo di raccontare una sorta di equilibrio
tra le intenzioni di chi progetta e i vincoli posti
dal rigore del filo continuo.
↓
Con i progetti realizzati
in occasione di
- PLAY_ Spazio Ricerca /
Pitti Immagine Filati 74
- PLAY _ lo Spazio Ricerca
a cura di Angelo Figus
con Nicola Miller
- Pitti immagine filati 74 SS 2015 22-24 gennaio 2014 /
Firenze, Fortezza da Basso
Progetti di
Magda Abdel Hafith
Nicole Bidoli
Elena Bilato
Maria Cristina Cerulli
Andrea Chinellato
Anna Fregolent
Mattia Gobbo
Ekaterina Karpenko
Niccolò Magrelli
Irene Miele
Tamara Moncilovic
Beatrice Zannini
Xiaoye Zhou
Fotografia
Francesco De Luca
Istituzioni
Università IUAV di Venezia
Pitti Immagine, Firenze
Archivio di Stato di Treviso
In collaborazione con
Maglificio Giordano’s
Shima Seiki Italia
Rigraziamenti speciali
Pitti Immagine
Pitti Immagine Filati
Supervisione di
Michel Bergamo
Maria Cristina Cerulli
Mario Lupano
Nicola Miller
Coordinamenteo di progetto
Cristina Zamagni
Ringraziamenti
Archivio di Stato di Treviso
Franco Rossi
Maria Pia Barzan,
Pitti Immagine
Ufficio Marketing & Sviluppo
Antonio Cristaudo,
Responsabile Area
Vanni Marchioni, Pitti Immagine
Filati - Modaprima
88
89
Other Voices
01▲
mostra a cura di
Cesare Fabbri
Università Iuav di Venezia
Dipartimento di Culture
del Progetto
Laurea magistrale
in Arti visive e Moda
in occasione di
Modesign /
Fashion at IUAV 2014
progetti dei laureandi
Monica Albergoni
Alessandro Bianchini
Elena Bilato
Giorgia Maceria
Mariaelena Stocchi
Ying Wang
Other Voices. Altre voci. Una mostra per raccontare
un frammento del lavoro svolto con gli studenti
della laurea magistrale in Arti visive e Moda
dell’Università Iuav di Venezia. Spazio Paraggi
a Treviso ospita una collettiva curata dal docente
e designer Cesare Fabbri, che ha condotto un modulo
specifico del Laboratorio avanzato di Design
della moda. Gli esiti di questo percorso progettuale
sono presentati in mostra, attraverso abiti
ed elementi che raccontano gli esercizi, la ricerca,
i processi di revisione e la scelta di temi, silhouette,
materiali, tappe fondamentali nel percorso che gli
studenti hanno intrapreso con Fabbri, verso la messa
a punto di un immaginario e la costruzione di una
collezione di abiti.
e degli studenti
Marta Busatto
Alberto Furlan
Ester Rigato
si ringraziano
Alessandro Bianchini
Marc Benozzo
Francesco Cazzaro
Lorenzo Fabbian
Ethel Lotto
Marco Spadon
90
91
Le Monde est à V
∕ Nous
Rapporto di coincidenza assoluta
fra corpo e geometria, e fra
geometria e corpo. I capi della
collezione individuano una
grammatica del classico ibridata
da tessuti tecnici che citano
lo sportswear. Cerniere gommate
imprimono linee nette sui capi
spalla. Il bianco assoluto
si combina con grigi e neri
attraverso l’ottanio e l’ocra.
Progetto fotografico di Mirò Chiariello e Andrea Chinellato
Magda Abdel Hafith
[email protected]
92
93
Martina Bruna
[email protected]
Terra di nessuno
La collezione si compone
di tuniche e pantaloni pensati
in versione over. La razionalità
delle forme, la vestibilità
S M L XL e il tessuto che reifica
lo spazio sono gli elementi
principali, utilizzati per dare
risalto a una verticalità quasi
monumentale, e mettono in
evidenza, nella loro ripetizione
seriale, un’unica ossessione
modulata su più livelli. Gli abiti
sono creati su corpi maschili
e trovano nuova vita su quelli
femminili, interrogando i confini
tra i generi.
94
95
Gianluca Ferracin
[email protected]
Farfalle nello stomaco
La perdita dell’amore, e, come
in un flashback, l’innamoramento.
Da abiti neri, solenni, quasi
funerei, iniziano a spuntare fiori,
come farfalle nello stomaco,
un sentimento che è il punto
nevralgico della collezione.
Abiti tipici del vestiario maschile
assumono tessuti, colori
e lavorazioni femminili per
eccellenza, per poi ritornare
all’uomo, ritrovando le forme
di Tadzio, efebica ispirazione
della collezione.
96
97
Mattia Gobbo
[email protected]
Non faccio giochi che
non posso vincere
Un progetto di collezione che
ricostruisce un immaginario
accostando due icone delle
sottoculture pop: la cheerleader
e il rude boy giamaicano.
Due universi sospesi fra falsa
ingenuità e durezza machista,
che condividono una spavalda
cura per l’immagine.
La grafica sportiva di memoria
costruttivista si riflette
sulla segnaletica del campo
da gioco e allo stesso
modo, curiosamente,
sulle scacchiere ska.
La collezione è un collage
che stratifica ed amalgama
personaggi e periodi.
E che asseconda ed esaspera
98
le aspirazioni narcisistiche
di personalità già altamente
stilizzate.
99
Ekaterina Karpenko
[email protected]
Tempo privato
Una collezione che indaga
la vestaglia maschile e la rilegge
a partire dalle immagini
recuperate nelle riviste dagli
anni trenta agli anni sessanta
del Novecento. Il presupposto
è che la vestaglia abbia
contribuito in modo rilevante
alla costruzione e alla
codificazione dell’abbigliamento
maschile, perché è in grado
di agire sui luoghi comuni
mettendo in discussione il
concetto stesso di maschile.
100
101
Irene Miele
[email protected]
L’apparenza inganna?
A una prima impressione l’occhio
pare distinguere forma e dettagli
dei capi. Distinguere inteso come
riconoscere. Conoscere un’altra
volta. La collezione maschile
lavora attorno all’idea delle
sovrapposizioni e dell’inganno
ottico: il dettaglio “segreto” che
si inserisce nella forma nota (una
tasca, una coulisse, una chiusura
inusuale, un inserto che dà una
connotazione nuova) a volte si
espone, altre volte si nasconde.
L’apparenza inganna anche
quando i materiali utilizzati, per
esempio il velluto, conservano
connotazioni cromatiche e
materiche ben precise, ma
vengono simultaneamente forzati
a dialogare con tessuti tecnici
102
che lo imitano, simulandone
la verticalità tridimensionale
delle coste con imbottiture o
lavorazioni in maglieria. L’inganno
dell’apparenza è anche una
richiesta di attenzione: solo chi
saprà guardare veramente, saprà
riconoscere la ricercata, ossessiva
qualità di capi e dettagli.
103
Jie Shan
[email protected]
He Looks Like Her
Il progetto si sviluppa a partire
dall’abbigliamento Boro. Boro:
capi di abbigliamento rattoppati
con piccoli pezzi di tessuto
sovrapposti e cuciti con piccoli
punti (sashiko). Imperfezione e
semplicità: il patchwork dei tessuti
indaco diventa metafora del
rapporto di coppia. Ai patchwork
in tessuto si aggiungono anche
delicati patchwork in maglieria
con filati in seta. Ne emerge così
una collezione per gli innamorati:
ogni coppia condivide lo stesso
tessuto e lo stesso patchwork.
104
105
A Portrait
in Black
Un saggio fotografico per raccontare i progetti
degli studenti della laurea magistrale in Arti visive
e Moda visti dal fotografo Mustafa Sabbagh.
Un racconto che attinge ai codici della ritrattistica
quattrocentesca di Piero della Francesca,
e reinterpreta i capi realizzati dagli studenti
nei laboratori avanzati di design della moda come
elementi che si innestano sul nero fetish attraverso
decise operazioni di styling, che superano
gli schemi del genere.
108
109
Progetti di
Mattia Gobbo
Progetti di
Alberto Furlan
110
111
Progetti di
Marco Bianchini,
Gianluca Ferracin,
Alberto Furlan,
Ekaterina Karpenko,
Elena Wang
Progetti di
Marco Bianchini,
Alberto Furlan,
Ekaterina Karpenko,
Elena Wang
112
113
Progetti di
Gianluca Ferracin,
Alberto Furlan,
Ekaterina Karpenko
Progetti di
Alberto Furlan,
Ekaterina Karpenko
114
115
Progetti di
Gianluca Ferracin,
Irene Miele,
Maria Elena Stocchi
Progetti di
Gianluca Ferracin,
Ester Rigato
116
117
Progetti di
Monica Albergoni,
Marco Bianchini,
Marta Busatto,
Gianluca Ferracin,
Mariaelena Stocchi
Progetti di
Martina Bruna,
Gianluca Ferracin,
Mattia Gobbo
118
119
Progetti di
Ester Rigato,
Tonia Salomé
Progetti di
Monica Albergoni,
Marco Bianchini,
Marta Busatto,
Gianluca Ferracin,
Mariaelena Stocchi
Finito di stampare presso
Grafiche Tintoretto,
nel mese di giugno 2014
120