Modesign / Fashion at Iuav 2014 1 Modesign / Fashion at Iuav 2014 un progetto di Università IUAV di Venezia / Dipartimento di Culture del Progetto - Corso di laurea triennale in Design della moda e Arti multimediali (BA) - Corso di laurea magistrale in Arti visive e Moda (MA) con il patrocinio di Città di Treviso promosso da Camera di Commercio di Treviso, Treviso Glocal, Ascom Confcommercio Treviso, Coldiretti, Confartigianato Marca Trevigiana, Unindustria Treviso Indice con MIBACT Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo - Archivio di Stato di Treviso, Associazione Progetto Marzotto, ORIGIN, Fiera di Vicenza, Fondazione Cassamarca, Comune di Schio - progetto Archivi Vivi, MISA Associazione Italiana degli Studi di Moda, Pitti Immagine Filati, Ichinomiya Fashion Design Center (Giappone) main partner Confindustria Vicenza, Bonotto, Lanificio Paoletti, Maglificio Giordano’s, Maglificio Ferdinanda, Maglificio Innocenti, Maglificio Leonello Spagnol, Maglificio Miles, Pier, Shima Seiki Italia partner tecnici I Baldan Parrucchieri, Aveda, Attoprimo, Treviso Dripping Taste, Gruppo Ristoratori della Marca Trevigiana, Goppion Caffè, DEE Group, Magis, Colortech INTRO NEWCOMERS PROGETTI SPECIALI media partner Corriere Innovazione, Not Just A Label, Vogue.it, Pizza Digitale, Frizzifrizzi progetto grafico Metodo MOSTRE IN SEDE stampa Grafiche Tintoretto, Villorba TV TALK BA/ TRIENNALE MA/ MAGISTRALE promotori A Portrait in Black 4 5 6 8 Modesign Fashion at IUAV Eventi Mappa 9 Newcomers 20 26 31 32 34 36 Storytelling Storymaking Sulle tracce di Anita Pittoni Fashion Circus Accessorio Primario Nord Est / Far East MISA Fashion in Libraries 42 44 46 48 50 52 Elementi CC Bonotto Fabric Room Vanity: Appunti per una mostra Fashion Revolution La finestra sul cortile 56 La felicità del made in Italy 2014 60 66 IUAV BA Graduation Show 2014 / Accessories Design IUAV BA Graduation Show 2014 / Fashion Design 84 88 90 92 Comunicare la moda: La ricerca sul sé Knit Gang Other Voices IUAV MA Graduation Show 2014 / Fashion Design 107 Foto di Mustafa Sabbagh con main partner partner tecnici media partner 2 3 Modesign Fashion at Iuav Modesign è una piattaforma creativa che vede protagonisti l’Università IUAV di Venezia, le diverse associazioni di categoria e il variegato tessuto territoriale di una città importante come Treviso nella geografia internazionale della moda e del design, in una dimensione che non è solo quella dell’evento, ma anche quella della restituzione di un complesso lavoro nell’ambito della formazione e del rapporto costruttivo con le imprese, che sta definendo un modo di operare esemplare e unico in Italia. Il design nelle sue varie articolazioni (della moda, del prodotto e della comunicazione) ha trovato infatti a Treviso un terreno particolarmente fertile per la contemporanea presenza di alcuni fattori che, nel loro insieme, sono risultati determinanti. Il più importante è la partnership tra un sistema istituzionale ed economico-produttivo tra i più innovativi e sensibili e l’Università IUAV di Venezia. Università che, a sua volta, ha fatto la scelta di aprirsi al mondo esterno coinvolgendo nella didattica una folta schiera di professionisti di livello internazionale. Il ruolo del design, inteso nell’accezione articolata che gli abbiamo dato, è stato ed è quello di contribuire ai processi di innovazione del sistema economicoproduttivo e socio-culturale che hanno il loro fulcro nel territorio di Treviso, e che collaborano con e valorizzano in modo sinergico le eccellenze presenti nella più ampia realtà del Nord Est, in modo da essere ponte con le più interessanti realtà economiche e culturali in Europa e nei nuovi mercati. Fashion at IUAV è l’appuntamento che da sempre racchiude gli eventi di fine anno dei corsi di laurea in design della moda dell’Università IUAV di Venezia con sede a Treviso. Per il secondo anno consecutivo Fashion at IUAV si sviluppa su tre giornate, da mercoledì 2 a venerdì 4 luglio, nell’ambito di Modesign. Il Corso di laurea triennale in Design della moda e Arti multimediali e il Corso di laurea magistrale in Arti visive e Moda celebrano la conclusione dell’anno accademico presentando i risultati delle attività progettuali e di ricerca svolte dai corsi di laurea che l’Università IUAV di Venezia dedica alla moda: corsi di laurea unici nel panorama italiano, perché improntati all’eccellenza e definiti da una didattica sperimentale, luoghi di incontro e di dialogo tra specificità italiana e realtà internazionali, concepiti per formare delle nuove figure professionali capaci di confrontarsi con la complessità e la velocità del fashion system contemporaneo. “Allo IUAV”, ricorda Maria Luisa Frisa, direttore del corso di laurea in Design della moda e Arti multimediali, “ insistiamo sulla forza del progetto formativo nel suo insieme: siamo contro l’idea di veloci, immediati, facili corsi brevi con etichette appealing che occhieggiano le tendenze del momento (oggi lo stylist e il blogger come ieri il cool hunter). Le nuove direzioni del fashion sono invece trattate come elementi che inseriamo immediatamente nel percorso formativo inteso come piattaforma mobile e articolata, dove i laboratori di progettazione sono contenitori vivi nei quali gli studenti sperimentano il fare e il pensare, con un approccio vicino al critical design. Puntiamo sul fornire ai nostri studenti strumenti precisi e nello stesso tempo aperti, perché la realtà della moda lo esige; puntiamo su una cultura progettuale fatta di conoscenze transdisciplinari, che non si pone limiti, si mette in discussione, agisce in modo complesso e con attitudini curatoriali”. Fashion at IUAV quindi non è solo una serie di mostre, presentazioni, eventi, sfilate e performance, ma è l’occasione per confrontarsi con uno specialissimo modo di insegnare e di lavorare. È l’occasione per conoscere una comunità compatta ma aperta e permeabile a tutte le sollecitazioni, che vede docenti e allievi lavorare insieme per ridefinire ogni giorno cosa vuol dire insegnare e studiare moda oggi in Italia. 4 5 Modesign Fashion at Iuav Lunedì 30 Giugno ore 18.00 La felicità del made in Italy: Textile Hub Talk condotto da Giusi Ferré con Sergio Tamborini, Marzotto Group; Giovanni Bonotto, Bonotto; Paolo Paoletti, Lanificio Paoletti, partner di progetto delle ricerche finanziate dal Fondo Sociale Europeo Veneto (FSE) → Auditorium del Museo di Santa Caterina, piazzetta Mario Botter 1 Mappa 02 ▲ Anteprima Modesign Fashion at IUAV 2014 ore 18.00 Newcomers I progetti dei migliori neolaureati Iuav a cura di Ethel Lotto → Un percorso fra vetrine e gallerie della città Mappa ● ore 19.30 Other Voices Mostra dei progetti dei laureandi della magistrale a cura di Cesare Fabbri → Spazio Paraggi, via Pescatori 23 30 giugno – 6 luglio Mappa 01 ▲ Mercoledì 2 Luglio ore 17.00 Inaugurazione Nord Est / Far East Mostra sugli esiti della collaborazione con Ichinomiya Fashion Design Center a cura di Ilaria Cipriani e Marta Franceschini → Auditorium del Museo di Santa Caterina, piazzetta Mario Botter 1 3 – 12 luglio (mar-dom 9.00-12.30 e 14.30-18.00) Mappa 02 ▲ Treviso, 2-4 luglio 2014 Giovedi 3 Luglio ore 19.00 La felicità del made in Italy: Visionari, il futuro del territorio Talk condotto da Giusi Ferré con Matteo Marzotto, presidente di Fiera di Vicenza e di Associazione Progetto Marzotto; Cristiano Seganfreddo, direttore Associazione Progetto Marzotto; Marina Salamon, imprenditrice, presidente di Altana Spa; Maria Luisa Frisa, ore 19.30 direttore del corso Inaugurazione di laurea in Design della Storytelling Storymaking moda e Arti multimediali, Installazione con gli Università IUAV di Venezia esiti del workshop in → Riviera Santa collaborazione con il Margherita Lanificio Paoletti nell’am- Mappa 04 ▲ bito della ricerca FSE a cura di Martina Bernardi ore 20.00 (a seguire aperitivo) Inaugurazione → Chiostro piccolo del Sulle tracce di Anita Museo di Santa Caterina, Pittoni: Maglieria e piazzetta Mario Botter 1 avanguardia 1928-1948 3 – 12 luglio Mostra a cura (mar-dom 9.00-12.30 di Anna Fregolent e 14.30-18.00) → Archivio di Stato, Mappa 02 ▲ Sale espositive Centro Scarpa, Riviera Santa ore 20.30 Margherita 62 4 – 12 luglio Inaugurazione Fashion Circus (lun-ven 8.15-19.15 / Mostra di sab 8.30-13.30) Mappa 05 ▲ Francesco de Luca a cura di Heads Collective → Clinica Urbana, via Emiliani 18 3 luglio – 11 luglio (lun-ven 10.00-18.00) Mappa 03 ▲ 6 ore 20.00 Inaugurazione Knit Gang: esperimenti sul punto maglia in un modulo 2x70 Mostra sugli esiti della collaborazione fra il laboratorio avanzato di maglieria e Pitti Filati a cura di Maria Cristina Cerulli → Archivio di Stato, Chiostro di Santa Margherita, Riviera Santa Margherita 62 4 – 12 luglio (lun-ven 8.15-19.15 / sab 8.30-13.30) Mappa 05 ▲ ore 20.30 IUAV BA Graduation Show / Accessories Design Performance di presentazione degli accessori realizzati dagli studenti della triennale in Design della moda nel corso del laboratorio finale condotto da Els Proost 4 – 5 luglio: Mostra degli accessori Venerdì 4 Luglio ore 9.00 Fashion in Libraries: Collecting Materials and Documenting Stories Convegno MISA Associazione Italiana degli Studi di Moda a cura di Alessandra Vaccari Keynote address delle biblioteche di MoMu Mode Museum di Anversa, CSAC dell’Università di Parma, BAI Max Mara Bibilioteca e Archivio d’Impresa, Lipperheide Costume Library di Berlino → Auditorium del Museo di Santa Caterina, piazzetta Mario Botter 1 Mappa 02 ▲ ore 16.00 Inaugurazione Elementi Mostra a cura di Mario Lupano con l’inaugurazione delle installazioni: Bonotto Fabric Room, Vanity: Appunti per una mostra, Fashion Revolution → Sede dei corsi (a seguire) di laurea IUAV Moda, Accessorio Primario via Achille Papa 1 Eating Event a cura di Arabeschi di Latte con gli 5 – 11 luglio 2014, studenti dei corsi di laurea (lun-sab 10.00-19.00, IUAV in Design della Moda domenica chiuso) Mappa 06 ▲ in collaborazione con Treviso Dripping Taste e Gruppo Ristoratori della Marca Trevigiana → Archivio di Stato, Chiostro di Santa Margherita, Riviera Santa Margherita 62 Mappa 05 ▲ ore 18.00 La felicità del made in Italy: Ermanno Scervino Talk condotto da Giusi Ferré con Ermanno Scervino e Toni Scervino → Auditorium del Museo di Santa Caterina, piazzetta Mario Botter 1 Mappa 02 ▲ ore 20.00 IUAV BA Graduation Show / Fashion Design a cura di Arthur Arbesser IUAV MA Graduation Show / Fashion Design a cura di Mario Lupano, Cristina Zamagni Sfilata con le collezioni finali degli studenti della laurea triennale in Design della moda e della laurea magistrale in Moda → Riviera Santa Margherita (seguirà un brindisi) Mappa 04 ▲ ore 23.30 After Party Fashion At Iuav 2014 → Il Chiosco sulle Mura, Bastione di Piazzale Burchiellati Mappa 07 ▲ 7 Newcomers ● Eventi ▲ Made in Iuav ■ P.ta SS. Quaranta Installazioni in gallerie, negozi e spazi commerciali di Treviso P.ta Calvi ■ 02 ▲ 06 ● 21 S. Nicolò P.ta Fra Giocondo Duomo ● ● 18/19 20 ■ 01 Piazza Pola ● 17 ● 16 ● Giulia Geromel, BA giulia.geromel@gmail. com → Slash via Filodrammatici 15 Mappa 08 ● Marco Rambaldi, BA [email protected] → Coin Corso del Popolo 42 Mappa 02 ● Andrea Renosto, BA [email protected] → Slash via Filodrammatici 15 Mappa 09 ● Alberto Furlan, BA furlan.alberto91@gmail. com → Mazzoli Corso del Popolo 89 Mappa 03 ● Serena Novello, BA s.n.serenanovello@ gmail.com → Marangon e Giovannetti via Martiri della Libertà 78 Mappa 10 ● Jlenia Salvato, BA [email protected] → Al Duca D’Aosta via Martiri della Libertà 12 Mappa 04 ● ● 14 S. Vito Piazza ● 15 ● 07 ● ● ● 05 04 06 ● 01 Piazza dei Signori 03 ● 02 ▲ 01 Edoardo Gallorini, BA edoardogallorini@ hotmail.it → Hotel Continental via Roma 16 Mappa 01 ● 10 ● ● 11 ● ▲ 07 08/09 ▲ 05 13 ▲ 04 P.ta S. Tommaso ● ● 12 Nicole Bidoli, MA nicoletta_mclaren@ hotmail.com → Spazio Bevacqua Panigai piazza S. Andrea 5/A Mappa 05 ● Piazza del Grano ▲ 02 ▲ 03 Sara Boatto, BA [email protected] → Maré Beachwear via Martiri della Libertà 14 Mappa 06 ● P.ta C. Alberto P.ta Piave Michele Cadelano, BA [email protected] → Ovs via Indipendenza 12 Mappa 07 ● Vitalia Aniskova, BA [email protected] → Muchinsky piazza San Leonardo 17 Mappa 11 ● Luca Pravato, BA [email protected] → Favaro Ottico via Sant’Agostino 18 Mappa 12 ● Angelica Mingardo, BA angelicamingardo@ gmail.com → Rione Fontana via Sant’Agostino 30 Mappa 13 ● Marika Poli, BA [email protected] → Basilico13 piazza San Vito 13 Mappa 14 ● Teresa Tognazzi, BA [email protected] → Berries piazza Ancillotti 11 Mappa 15 ● Dimitri Leu, BA [email protected] → Apres Paris via Barberia 34 Mappa 16 ● Sara Golfetto, BA [email protected] → Stella Zwieb Via Pola 4 Mappa 17 ● Andrea Chinellato, MA andre.chinellato@ gmail.com → Spazio Lazzari via Paris Bordone 14 Mappa 18 ● Federico Cassani, BA federicocassani90@ gmail.com → Lazzari via Paris Bordone 14 Mappa 19 ● Giulia D’Aquino, BA daquino.giulia@gmail. com → Beige Oliva Chiaro Via Canoniche 8 Mappa 20 ● Ljiljana Mitic, BA [email protected] → Giardino Bistrot viale Cesare Battisti 35 Mappa 21 ● 9 10 11 Montaggio Andrea Renosto 01 Edoardo Gallorini BA [email protected] Glam-a-girl La collezione si concentra sul concetto di uniforme come stile personale. Al centro dell’indagine Bianca Jagger e i suoi capi maschili, mescolati a dettagli ed elementi estremamente femminili e sensuali. La silhouette base è il completo giacca-pantalone, trasformato ogni volta con i materiali tipici dell’haute couture. L’intenzione è quella di restituire un’idea di glamour moderna, fredda e pulita, spogliata di tutti gli eccessi che normalmente caratterizzano il termine, che si collochi nell’ambito di un prêt-à-porter di lusso. 01. 02 Marco Rambaldi BA [email protected] Giovani Avi Il progetto nasce da una foto della famiglia Rambaldi. Gli “avi” diventano “giovani” attraverso un cortocircuito fra la dimensione epica della ribellione e quella tranquillizzante della piccola borghesia, e sono protagonisti di atmosfere che hanno il sapore di un’italianità distorta. La collezione è sviluppata a partire dai classici elementi del guardaroba femminile, che perdono di vista le proporzioni originarie e si stratificano tra loro. Stampe ricercate e stratificazioni costringono le buone cose di pessimo gusto a ritrovare una rigorosa semplicità: una dimensione altra, forse ancora più perversa, del “perbene”. La vetrina è un progetto speciale di Coin con Università Iuav di Venezia, per presentare la collezione Giovani Avi realizzata da Marco Rambaldi, neolaureato Iuav e vincitore del concorso Next Generation 2014 indetto dalla Camera Nazionale della Moda Italiana. L’Università Iuav di Venezia ringrazia Coin per la straordinaria opportunità. 02. 06. 03. 07. 03 Alberto Furlan BA [email protected] Wiggas La collezione si ispira al gangsta rap, nato nei ghetti della West Coast. Volumi oversize del mondo sportwear e rap si uniscono alla sartorialità e all’eleganza dei capi classici maschili, come a simboleggiare la scalata sociale e l’American Dream finalmente realizzati. Emergono così un equilibrio e un’armonia tra forme e tessuti che affiancano la ‘’divisa’’ dei gangsta-rappers dei bassifondi dei ghetti metropolitani degli anni ‘80 al guardaroba maschile sartoriale tradizionale. Un’uniforme completamente nuova quanto inaspettata, arricchita da stampe e trattamenti tessili con riferimenti allo streetwear. 04 Jlenia Salvato BA [email protected] 6:40AM Il progetto rilegge La Bella Addormentata, che diventa il contesto in cui collocare la collezione, un’analisi critica dell’atteggiamento di soggezione della donna all’universo maschile. La figura femminile mantiene una femminilità adolescenziale, ma al contempo esprime il desiderio di autonomia e l’energia creativa. La genesi progettuale manifestata in maniera ludica e spontanea tramite la tecnica del moulage, è stata poi affiancata e integrata con la tecnica del cartamodello. 05. 05 Nicole Bidoli MA [email protected] The Bottom Rung La fierezza della Working Class britannica la trasmigra nelle vesti da lavoro con la quale si identifica, elevandola al ruolo di “divisa” con la quale rapportarsi orgogliosamente alle altre classi sociali contrapposte. La collezione scaturisce dalla sinergia costante tra simbolismo precostituito delle divise, elevate a uniforme sociale, ibridate con il mondo sartoriale del formalwear. L’utilizzo dei cotoni rappresenta l’universo della divisa da lavoro, mentre le lane alludono ad una tradizione sartoriale, ingentilita da inserti e tagli cromaticamente accesi che idealizzano la cicatrice sociale rappresentata dalla classe operaia. 06 Sara Boatto BA [email protected] Limbo La semplificazione e l’eliminazione dell’ornamento lasciano emergere il volume come principale protagonista, come fondamentale ornamento del corpo. Tutti i capi poggiano sulle spalle e non sui fianchi, con minime parti di tessuto a reggere gli ampi volumi. Il retro diventa un punto d’attenzione focale e permettere lo sviluppo di volumi inaspettati, in contrasto con la regolarità del fronte. Colori come il rosa e il blu oltremare allargano, senza tradirla, la premessa giapponista dell’immaginario. Limbo è il nome per questo nuovo insieme, un ideale galleggiamento nel vuoto. 04. 07 Michele Cadelano BA [email protected] In-Sane Il paziente dell’ospedale psichiatrico nell’immaginario collettivo è associato alla camicia di forza spesso logora e simile a una bianca vestaglia, ma il lavoro fotografico di Christopher 12 Payne “Asylum” presenta una realtà radicalmente diversa: un mondo colorato di tinte pastello. Il progetto cerca di soverchiare lo stereotipo sull’abbigliamento dei pazienti, facendo perdere valore a ogni elemento repressivo, che mantiene solo una valenza estetica. 13 08 Giulia Geromel BA [email protected] Quel che manca La riflessione parte dal corpo mutilato. Il focus è in quei punti che creano disarmonia e scompenso: l’obiettivo è ricreare i volumi ricostruendoli per dare nuova forza all’immagine stessa. Otto uomini che per un attimo sembrano essersi trasformati in principi, con abiti che profumano di divise, circondati e protetti da ovatta che li gonfia, come se indossassero delle armature. Una forte dialettica tra il meno e il più, tra menomato e potenziato, fenomeni agli opposti, veste questi uominieroi, trasformandosi in “Quel che manca”, in un terreno comune capace di racchiuderli entrambi. 08. 12. 09. 13. 09 Andrea Renosto BA [email protected] Venus: Enséname a maullar Tokyo, 1995. La biondissima Sailor Venus, psichedelica guerriera di videogames 3D, viene rapita e catapultata a Beverly Hills. Accompagnata dal suo fedele gatto Artemis, l’eroina dovrà farsi strada tra i patinati corridoi dei licei californiani, pullulanti di svampite e viziate cheerleaders pronte ad additare la novellina. Una sola domanda: chi brillerà di più al prom? 10 Serena Novello BA [email protected] XXY La collezione affronta il tema A-Sex unendo atteggiamenti, volumi e caratteri ornamentali appartenenti ad entrambi i sessi. All’interno del progetto si pone un elemento di disturbo, il “tappeto”, totalmente estraneo al tema trattato. Grazie a questo nuovo elemento, la collezione muta e le silhouette perdono parte originaria del capo, non è più l’abito, la struttura, la parte essenziale ma l’ornamento che diventa punto focale di questa nuova rielaborazione. Il disegno del tappeto si trasforma in un gioco di linee che si incontrano, incrociano e sovrappongono. 13 Angelica Mingardo BA [email protected] Get Together La collezione lavora sul concetto di adolescenza come territorio di mezzo, zona di confine e di unione degli opposti: unire un pantalone a una gonna, accorpare in un unico capo una camicia ed un bomber, sovrapporre e fondere cartamodelli sono stati fondamentali esercizi di studio dei capi. Un gioco di materiali prende vita grazie al quilting: un’arte che combina disegno, tessuto, ricamo. Un sistema particolare per cucire diversi tessuti assieme, tagliati seguendo una forma e una logica che da origine a vere suggestioni geometriche. 10. 11 Vitalia Aniskova BA [email protected] To strive, to seek, to find, and not to yield La riflessione progettuale insiste sul concetto di tasca e sul rapporto underwear/outerwear applicato agli accessori. Il progetto racconta il lavoro sul disegno, la struttura, la modellistica, le scelte cromatiche, ma anche lo scambio tra materiali e superficie. Sulla tela risaltano stampe artigianali realizzate con la tecnica del linocut. Ispirate al mondo della propaganda tessile, nel contesto del progetto, queste stampe perdono il significato storico, comunicando solo un aspetto estetico con un lontano riferimento utopico alle stampe della propaganda sovietica. 11. 14 12 Luca Pravato BA [email protected] Lato alla terza L’idea di partenza è stata quella di stravolgere la dimensione bidimensionale che normalmente si coglie disegnando un figurino su carta, e trasportare l’immaginazione in maniera tridimensionale. Volumi geometrici si torcono e si deformano creando un compromesso con la naturale anatomia del corpo. Un progetto nato da una forma di pensiero “3D”, parallelepipedi di tessuto diventano comodi abiti, che cadono con naturalezza. La tintura in RGB del tessuto muta la naturale concezione di non colore del nero, trasformandolo in una nuance espressiva. 14. 14 Marika Poli BA [email protected] Fair Play Nel progetto la durezza del gioco di squadra e dell’aspetto delle tenute dei giocatori si stempera nelle immagini di delicatezza e di ambiguità di un gruppo di giovani ragazze. Alcune forme dell’abbigliamento da hockey sono associate a elementi delle divise delle majorette, mentre i colori primari delle divise sportive sono sfumati in tonalità cangianti e in materiali come organza, tulle e chiffon. I volumi aggressivi e virili degli indumenti degli sport di squadra, tipici dei college anglosassoni, diventano morbide imbottiture di ovatta. Nella collezione ci sono un portiere, un quarterback, una cheerleader e altri ruoli, per la giocare una partita priva di pregiudizi. 15 15. 18. unitarie. 19 Federico Cassani BA [email protected] Teen Ingannevole è il cuore più di ogni altra cosa, quando le vergini non sono più suicide, ma vivono liberamente la loro innocenza. La collezione si sviluppa a partire dal concetto di “pre-sesso”, quel momento in cui la nostra identità sessuale non è ancora definita, dove si può essere ciò che vogliamo. Un focus sull’adolescenza. La collezione intreccia capi maschili ed elementi del femmineo come lunghezze o colori. I tessuti sono scelti per enfatizzare una rigorosa pulizia nei tagli e nei volumi. 16. 19. 17. 20. 20 Giulia D’Aquino BA [email protected] Be-tween Il progetto di collezione è nato da temi come a-sex, uniforme, androginia, adolescenza. Gli spunti iniziali vengono dal lavoro di Dorothea Lange, fotografa americana che nei primi decenni del ‘900 immortalava la realtà di quartieri disagiati, e da “The Last Childhood’s Summer” un photoshooting fotografato da Juergen Teller con styling di Venetia Scott, che ritraeva giovanissime modelle in pose adolescenziali ma con espressività intense, da donna. Ho lavorato sul corpo, appiattendo le forme per tornare a una fisicità ‘di mezzo’, vestita da abiti costruiti su basi maschili. Contribuisce a rafforzare il contrasto una palette spezzata da gradazioni di rosa per i capi più maschili e gradazioni di azzurro per i capi più femminili. 16 Dimitri Leu BA [email protected] Loupe Over Uno studio che si basa sull’alterazione di alcune parti strutturali del vestito mediante l’utilizzo di una lente di ingrandimento. La lente si sposta e si posiziona sui capi classici, deformandoli. I volumi ottenuti sono asimmetrici, e le costruzioni unisex. I materiali sono di composizione naturale, no season. 17 Sara Golfetto BA [email protected] Postcards from heartland Due concetti principali stanno sullo sfondo del processo-collezione: il camp e il sublime, tendenze estetiche che convergono allo scopo di dare alla materia finale quel valore armonico e quasi catartico, che le conferisce la capacità di evocare un racconto, o molti. Se ogni opera rappresenta qualcosa e arriva a realizzare un oggetto, questa parla soprattutto di chi l’ha creata. La collezione fa esattamente questo, in maniera quasi didascalica, tanto da poterla definire un manifesto. 18 Andrea Chinellato MA [email protected] PFAFFOFF Ogni capo sorge da un’unica superficie che si avviluppa attorno al corpo, senza interruzioni di continuità. Smontandone la struttura, il pezzo si schiude, tornando alla sua bidimensionalità, come una pelle disgiunta dal corpo a cui appartiene. Un principio costruttivo che diviene regola e sfida progettuale, stimolando lo studio e la ricerca di soluzioni tecniche innovative in ogni fase della progettazione, dal cartamodello all’abito finito. Il risultato è una collezione di pezzi unici in seta, lino e maglia; quest’ultima è resa tridimensionale attraverso la tecnologia wholegarment, mentre nei capi in tessuto i volumi sono ottenuti senza cuciture, saldando i lati di superfici 21. 16 21 Ljiljana Mitic BA [email protected] 4 Dolls 4 Dolls è un progetto di illustrazione ispirato al film Dolls di Takeshi Kitano. Il progetto parte da una riflessione sui metodi progettuali più comunemente utilizzati nel processo creativo che conduce al concepimento e alla realizzazione di un progetto di fashion design. Durante la prima fase è stata realizzata una serie di disegni con tecnica mista, raccolti in quattro graphic novel; tali disegni sublimano le suggestioni visive e narrative offerte dalla sinossi del film in una varietà di motivi grafici, che sono stati successivamente elaborati nella creazione di tre pattern, nati direttamente dalle atmosfere del film: gli scenari offerti dal susseguirsi delle stagioni, gli oggetti simbolici e naturalmente i personaggi, perennemente fluttuanti, sospesi tra amore e morte e alla continua ricerca di ciò che hanno smarrito. 17 Illustrazioni Michele Cadelano 15 Teresa Tognazzi BA [email protected] M.E. L’aspetto sensibile della metamorfosi del Sé e la sua analisi muovono questa collezione, focalizzandosi sui movimenti interiori che si innescano in condizioni limite come quelle delle istituzioni totali. Ho analizzato quali principali derive prendono i linguaggi non verbali dei “reclusi” che cercano espressioni “altre” e ho individuato la ricerca di tattilità e colore come attività-tipo, che è diventata materiale per la progettazione di un intervento sui miei abiti. Piccole differenze del tessuto che portano stimoli ed emozioni sensoriali che a loro volta riportano a esperienze passate e fantasiose realtà. Progetti STACCO speciali Storytelling Storymaking Martina Bernardi 02▲ Mostra a cura di Martina Bernardi Chiostro Piccolo del Museo di Santa Caterina piazzetta Mario Botter 1 Treviso 3 – 12 luglio orari: Martedì – Domenica 9.00-12.30 e 14.30-18.00 inaugurazione: 2 luglio, ore 19.30 ↓ I anno magistrale, progetti di Daniele Bellonio Martina Diotallevi Monica Evola Tonia Salomè II anno triennale, progetti di Caterina Cesaretti Dylan Colussi Eleonora Corbanese Xhefri Londo Francesca Napoletano Andrea Pandolfi Anita Pierobon Ilenia Pizzato Michele Realini Emanuela Roman Valentina Tamiello Sara Trame Fotografie Martina Bernardi Caterina Cesaretti Tonia Salomè Ricerca d’archivio Martina Bernardi Andrea Paoletti Paolo Paoletti L’installazione raccoglie gli esiti di un workshop che ha coinvolto gli studenti dei corsi di laurea triennale e magistrale in Design della Moda dello IUAV, nell’ambito delle attività della ricerca FSE “L’Archivio come fonte di innovazione e sviluppo del potenziale creativo ed economico nelle lavorazioni del tessile laniero”, responsabile scientifico Alessandra Vaccari. Il lanificio Paoletti di Follina ha aperto con entusiasmo le porte ai giovani designer dell’Università Iuav di Venezia, assecondando la curiosità nei confronti di una realtà aziendale profondamente radicata in una storia che inizia alla fine del XVIII secolo. L’intento primario del workshop è stato quello di individuare e rendere fruibili dei percorsi di narrazione della storia del lanificio, attraverso l’analisi e la rielaborazione dei manufatti registrati nel suo archivio. Il titolo dichiara due livelli di esplorazione dell’archivio Paoletti da parte degli studenti. La parte di storytelling, a cura degli studenti della magistrale, si concentra sull’elaborazione dell’esperienza sensoriale ed emotiva di una giornata in lanificio attraverso la scrittura, la rappresentazione grafica e tridimensionale, come forme di comunicazione sperimentali della realtà e della storia aziendale. La parte di storymaking, a cura degli studenti della triennale, è complementare e successiva allo storytelling, che ha funzionato come bacino dal quale assorbire alcune informazioni e impressioni, producendone a sua volta di nuove, sotto la forma di progetti di design della moda e del tessuto. Lo storymaking è alimentato dai materiali presenti nell’archivio aziendale, ma riesce a darne una lettura contemporanea andando a costituire un documento autonomo e in grado di esprimere la sensibilità di questo tempo. I materiali prodotti dagli studenti rispondono infatti non solo alla necessità del lanificio di raccontare il proprio prodotto, ma anche di innovarlo, proponendo una direzione nel percorso di ricerca sul tessuto. All’interno dell’installazione trovano spazio le diverse dimensioni che hanno caratterizzato il workshop: dalle fonti d’archivio costituite dai campionari e dai libri mastro originali che contengono i tessuti storici Paoletti, alle loro elaborazioni da parte degli studenti in termini di racconto e di progetto. I materiali d’archivio e i progetti comunicano costruendo attorno ai quattro lati del chiostro piccolo dell’ex convento di Santa Caterina un sistema di sguardi, veicolati dai percorsi ortogonali che attraversano il giardino, 20 come in un sistema di trama e ordito. Per contiguità e per specularità l’installazione, instaura un sistema di rimandi ai punti di origine e ai punti di arrivo del progetto toccando tutte le fasi di sviluppo del workshop. L’archivio L’archivio storico Paoletti è una fonte di materiali tanto ricca quanto multiforme, prima dell’inizio di questo progetto di ricerca, orientarsi al suo interno era competenza esclusiva dei titolari, gli unici ad aver ricevuto di generazione in generazione le informazioni necessarie a “identificare” e “trovare”, quando un articolo storico interessa un cliente o può essere utile a una nuova collezione. In gran parte nascosta e solo in piccola parte in superficie, l’archivio aziendale Paoletti è una creatura dormiente, da risvegliare. Si ha la sensazione che in ogni baule o in qualsiasi cassetto di una vecchia scrivania possa uscire la tessera mancante per delineare la storia dell’azienda. Una storia che manca di continuità, di cui molte tracce sono rimaste sepolte sotto le macerie di invasioni e guerre. Una storia che è soprattutto la storia di un prodotto, che non smette di sorprendere e di insegnare. Dalle consistenze dei campionari e dei libri mastro conservati in azienda a partire dalla fine XIX secolo, sono state determinate alcune tipologie di tessuti che costituiscono i classici della produzione del lanificio e che meglio servono a descriverne le evoluzioni. Nella selezione dei campioni storici da raccontare ci si è focalizzati innanzitutto sui panni, sui quali si è basata fin dalle origini la produzione tessile di Follina, che deve il suo nome proprio all’attività di follatura del pannolana, attraverso lo sfruttamento dei corsi d’acqua, in principio utile a rifornire gli ordini ecclesiastici dell’abbazia cittadina e non solo. Proprio a causa della fiorente produzione dei panni il lanificio è stato coinvolto nelle vicende storiche del secondo conflitto mondiale, l’azienda è stata infatti impiegata dal regime nella fabbricazione di coperte e tessuti militari per l’esercito italiano e per l’alleato tedesco. Un punto di scarto sorprendente nella produzione aziendale è segnato alla fine degli anni ’30 da due campionari attribuiti al disegnatore spagnolo Paloma, che introduce un’armatura più aperta dando spazio a superfici tridimensionali e a tinte vivaci, orientando in maniera decisa il prodotto verso la laneria. Infine sono stati presi in considerazione due temi trasversali Istituzioni Università IUAV di Venezia Lanificio Paoletti MTF srl Museo di Santa Caterina Mostra realizzata nell’ambito della ricerca L’archivio come fonte di innovazione e sviluppo del potenziale creativo ed economico nelle lavorazioni del tessile laniero Fondo Sociale Europeo Veneto (FSE), 2007-2013 Responsabile scientifico Alessandra Vaccari Consulenza scientifica Marta Sambin Laura Stefanetto Mario Tasca Ringraziamenti Claudiu Armeanu Lorenzo Azzalini Miranda Benincà Ippolita Fiorenza Bortolini Maria Elisabetta Gerhardinger Maria Paola Lamarina Emilio Lippi Marco Paoletti Doriano Todero Natalina Zanon 21 Workshop fase n.1 Storytelling: Una giornata in lanificio La prima fase del workshop si articola in cinque progetti di storytelling ed è partita dalla manipolazione dell’esperienza del luogo dell’azienda e della sua storia, trasformata in tante possibili storie dai progetti degli studenti del corso magistrale, che hanno raccontato una giornata in lanificio. nella storia della produzione del lanificio, il tweed bottonato (knickerbocker) e lo shetland. I campioni di questi tessuti, se accostati in ordine cronologico, costituiscono una sorta di linea del tempo tattile, che mostra chiaramente il passaggio del prodotto dal piano bidimensionale del panno follato a una serie di superfici sempre più differenziate nel corso dei decenni. Con l’intento di esplorare e rendere esplorabili questi possibili percorsi di narrazione della storia dei manufatti Paoletti, sono stati individuati e riprodotti sei campioni dall’archivio storico aziendale, realizzati in tagli da 5-10 metri e messi a disposizione degli studenti di Design della moda per la progettazione. Il workshop Il workshop è stato pensato come site specific e organizzato in tre giornate sviluppate attorno a tre temi, a partire dall’esplorazione di un luogo abitato dalla lana, ma abitato anche da gesti del fare, dagli strumenti e dalle competenze del personale, dai movimenti ipnotici delle macchine e dalla storia, concentrata nei racconti dei dipendenti e nei “libroni” conservati nell’archivio, che occupa in maniera rizomatica più edifici del conglomerato del lanificio. Ciascuna fase del workshop ha costituito per gli studenti un’immersione nella realtà aziendale, dal racconto dei manufatti, alla progettazione con i manufatti, fino alla progettazione dei manufatti stessi. Le giornate di progettazione in lanificio hanno interessato l’ex spaccio in disuso, che è diventato per gli studenti un microcosmo, una capsula dentro una realtà più grande, dove i materiali prelevati dall’esterno sono stati studiati, analizzati ed elaborati, per essere fatti propri e trasformati in qualcosa di diverso. Il personale del lanificio ha interagito con questo “corpo estraneo” scambiando competenze e tecniche, esperienze lavorative e di vita, innescando processi creativi. La libertà nella sperimentazione di cui godono gli studenti è stata accompagnata dal know how dei dipendenti del lanificio, raggiungendo un compromesso che ha permesso a entrambe le componenti di esprimersi al meglio nel progetto. 22 Pretino di Tonia Salomé Tessuto: Panno marron per frati Un fratino di nome Piero (ma dai suoi confratelli denominato Frà Pierino) che viveva nell’abbazia di Monte Cassino e coltivava il suo orticello. Era appassionato di marmellate e confetture e in particolare amava quella di fragole, rossa e succosa. Tuttavia il suo cruccio era non riuscire ad ottenere la marmellata che più desiderava e a cui ambiva con tutto Storytelling 1: se stesso, anche contravvenendo ai DISEGNI TECNICI/FANTASTICI precetti: la marmellata di arance. di Martina Bernardi La sognava di notte, la gustava, la A partire da sei campioni annusava e al mattino, quando si dell’archivio storico aziendale è stata svegliava, gli sembrava di sentirne costruita una collana di sei fascicoli, ancora la fragranza. Durante le ognuno dei quali ricostruisce preghiere cercava in tutti i modi di arbitrariamente il percorso creativo mandar via quel pensiero ma ogni del disegnatore tessile ma a ritroso: volta gli era impossibile. Arrivava per ciascun campione dato è stato a tavola depresso, aspettando costruito un disegno tecnico/ che le sue arance, calde e rotonde fantastico che lo riconduce a un come il sole, illuminassero la possibile immaginario di partenza, sua giornata dal vetro di un dando vita a un racconto nuovo in vasetto davanti al suo piatto. cui dato storico e oggetto narrante vengono reimmersi nel calderone Paloma creativo di chi vi entra in contatto, di Tonia Salomè generando una nuova storia. tessuto: Tessuto armaturato Paloma era fuggito dalla dittatura, Il Soldatino di Piombo si era creato una nuova vita in di Daniele Bellonio Italia. Aveva iniziato a lavorare tessuto: Coperta da campo kaki come cameriere in un’osteria nei È destino che lui ricordi il calore dintorni di Follina quando un giorno delle persone importanti soltanto aveva incontrato, seduta ad una dei quando è lontano da casa. Ed tanti tavoli del locale, una donna è come se il tempo gli servisse stupenda, dal fascino indescrivibile. la sua vendetta: quel viaggio di Era rimasto folgorato. Data la sua ritorno, all’origine a ritroso, fatto posizione, quella di cameriere, gli di stazioni, luoghi e persone, volti. era impossibile (e forse un pò se Limbo maledetto. Sospira, ed è ne vergognava) avvicinare la sua lì che percepisce la mancanza Musa. Ogni volta che la vedeva, di quell’affetto soffocante che lo nel suo breve permanere in città, cullava la notte. Quel senso di la guardava con occhi analitici protezione pungente da cui avrebbe per catturarne ogni piccola parte voluto svegliarsi. È nell’infanzia e custodirla nel suo cuore e nel che si diventa soldatini di piombo. suo cervello. La sera, nella sua piccola stanzetta, non faceva L’armadio che recuperare quei frammenti di Tonia Salomè di ricordo e rimescolarsi per dare tessuto: Panno grigio azzurro sfogo ai suoi sogni tanto nascosti L’aviazione tedesca aveva incaricato durante il giorno. Fu così, iniziando il Lanificio Paoletti di produrre del a pensare al corpo della Musa panno per le divise dei suoi militari. Il amata, che ebbe l’idea: creare degli giorno in cui i rotoli dovevano essere abiti con cui vestire quel corpo consegnati, avvenne il fattaccio: i stupendo, accudire e ricoprire rotoli erano spariti. Non c’erano più. quella pelle sublime con un panno Erano finiti nelle mani dei partigiani che potesse parlare del fascino che li avevano presi in segno di sfida di quella signora. La sua fantasia agli invasori tedeschi. Il panno fu più sfrenata ipotizzò e disegnò custodito con perizia e cautela come tessuti e colori mai pensati prima bottino di guerra in attesa che di quel periodo. Tutto era diventato il conflitto finisse. Alla fine grigio. Lui pensava in rosa. della guerra, il bottino fu ripescato Il campo dal treno ed usato come “scalpo” degli di Martina Bernardi invasori sconfitti, i partigiani tessuto: Knickerbocker regalarono il panno alle poche Nel lungo viaggio in treno un persone rimaste in paese che decisero di farne dei cappottini ragazzino osservava dal finestrino per i bambini e di usarli per la un immenso secco prato d’inverno spruzzato di neve, con gli occhi festa che ci sarebbe stata di lì immaginava sbocciare la a poco in onore della liberazione. primavera in un attimo, Fu così che il panno grigio azzurro, e di allungare la manina azzurro come il cielo e grigio oltre il vetro, nel vento, come le nuvole, finì negli armadi e sfiorare l’erba e cogliere i fiori tra le montagne e le stradine nei di campo scaldati dal sole. dintorni di Follina. Spighe di Monica Evola tessuto: Shetland In un caldo pomeriggio estivo, protetta dalle grandi fronde d’ulivo, uscivo dall’ombra della veranda. Fuggivo dalla noia e dal gatto che passava tra le mie gambe incurante del caldo di una giornata tanto soleggiata. Curiosa, cercavo tra le scatole del trasloco un nuovo gioco, un vecchio viaggio. Attratta da un vecchio scatolone avvolto da un grosso nastro marrone strappo tutto e, nel cerca cerca, ecco una coperta: un broccato rosso e impolverato che nascondeva un’altra scatola più piccola e leggera, spiegato il mistico tessuto, rispolverato l’involucro colorato... Ecco! La meraviglia di un piccolo oggetto spigato, scoperto sotto il sole di un pomeriggio assolato. Storytelling 2: FILASTROCCHE di Tonia Salomè L’archivio storico di Paoletti è una fonte piacevole a cui attingere. Al tempo stesso è difficile incanalare queste energie creative che ti invadono quando le incontri. Un esempio fra tutti è il catalogo con l’elenco dei filati prodotti da Paoletti e dei loro relativi colori, esposti in sequenza cromatica dall’alto verso il basso, in file verticali, strabordano dalla carta ingiallita e rubano un sorriso con i loro nomi buffi ed improbabili, quasi incomprensibili ad un primo sguardo. Il susseguirsi di questi nomi aveva in sé una certa musicalità e per poterla descrivere nel modo migliore si è scelto di organizzare i nomi in modo da ottenere delle filastrocche. 23 Storytelling 3: LANIFICIO IN SCATOLA di Daniele Bellonio Il progetto di inscatolare il ciclo produttivo dell’azienda Paoletti nasce dal desiderio di raccontare il panno di lana dalla materia prima al tessuto finale. Esattamente come una visita nello stabilimento di Follina, le quattro scatole raccontano la sequenza che in azienda cadenza la produzione: il tessuto definitivo, il tessuto da rammendare, il filato, la lana cardata, la lana greggia compongono le fasi di lavorazione del prodotto differenziando percettibilmente anche gli spazi aziendali. L’azienda si è metaforicamente considerata un contenitore, oggetto che possa raccogliere e conservare la memoria delle differenti fasi di lavorazione, archiviate in scatole sempre più piccole e pronte a rievocare i diversi passaggi. Storytelling 4: PLANIMETRIA TATTILE di Monica Evola La planimetria tattile mostra il Lanificio Paoletti non più come una serie di spazi architettonici ma come una scoperta tattile, evocazione dell’attività che quotidianamente l’azienda svolge. Mappare un luogo in base a ciò che esso genera è tessere un legame indissolubile tra l’origine fisica e il prodotto definitivo, arricchendo il racconto del prodotto. La legenda gioca volutamente a rinominare i vari spazi con i nomi tipici assegnati dai lavoratori: sala della mista, lane tinte, tessitura filo, etc. Il progetto di Planimetria Tattile, infatti, volge ad una maggiore consapevolezza degli spazi specifici in cui il lanificio opera, permettendo una maggiore identificazione da parte dei visitatori. Storytelling 5: PALETTE di Martina Diotallevi Progettare una palette di colori di uno spazio significa raccontare l’esperienza del suo attraversamento da un punto di vista visivo. L’album è costruito da una serie di fotografie che estraggono le tinte presenti sulle superfici del lanificio, dalle pareti ai macchinari, a tutti quegli oggetti e strumenti che identificano il luogo attraversato. Questo metodo genera un percorso diverso nell’osservazione di un luogo, rendendone percettivamente vivida la realtà. Dalle disincrostazioni della pittura sui muri ai verdi “arrugginiti” dei macchinari nella sala tessitura, possiamo così esplorare i colori del lanificio Paoletti. l’armatura a tela. La prima e la più semplice di tutte le armature in questo caso risulta meno visibile a colpo d’occhio per la presenza del filato ritorto in 2 colori. Questo elemento è ripreso dalla torsione presente nel capo, a definire le tasche sui fianchi e un grande revers, presentando il tessuto a 360 gradi. Workshop fase n.2 Storymaking: Campioni vecchi/tessuti nuovi La progettazione con i tessuti ricostruiti dall’archivio storico Paoletti ha tenuto conto dei lavori di storytelling concentrandosi anche sulle caratteristiche tattili e cromatiche dei materiali, mettendole in evidenza mediante contrasti ottenuti attraverso spalmature e stampe, utilizzando il taglio a vivo e lavorando su ingrandimenti dell’armatura o del disegno del tessuto. 45LL di Andrea Pandolfi e Ilenia Pizzato tessuto: Panno grigio azzurro Nel progetto di un pantalone convivono i riferimenti alle divise dell’aviazione tedesca con il tono leggero e festoso dello storytelling. Il capo realizzato presenta due ampie tasche davanti, cavallo abbassato ed un taglio semicircolare sul retro, tutte caratteristiche che richiamano i pantaloni delle divise. Lo stiro piega sul davanti e sul retro inoltre è diventato un taglio, esagerando un carattere distintivo dell’autorevolezza della divisa. In contrasto con questi elementi si è deciso di enfatizzare l’ampiezza del pantalone e tagliarlo in sbieco per rendere il capo in lana più vaporoso e leggero. Ritorto di Sara Trame tessuto: Tessuto armaturato Il progetto si sviluppa attorno a un’idea di close-up sul tessuto. La tuta senza maniche e dal pantalone corto è definita da 4 pezzi, 2 in verticale e 2 in orizzontale che si intrecciano tra loro rimandando al modulo minimo di 2 fili in trama e 2 in ordito che caratterizza 24 Verso casa di Dylan Colussi e Francesca Napoletano tessuto: Coperta da campo kaki Il protagonista di riferimento per il progetto è un militare che torna a casa rivisitando stazione per stazione la sua vita fino all’infanzia, ricordandosi di quando si avvolgeva nella sua coperta infantile, primo scudo dal mondo. Il capo trasfigura così la grigia e ruvida coperta da campo in un segno ottenuto riposizionando le tradizionali righe bianche orizzontali del tessuto nella forma di un mezzo abbraccio. Un abbraccio rassicurante che incoraggia la speranza del ritorno “verso casa”, l’ultima meta del milite. Quella nuova di Eleonora Corbanese tessuto: Tessuto armaturato Il progetto sfrutta ed esalta la fluidità del tessuto disegnato da Paloma negli anni trenta, e la adatta a vestire la Femme Fatale moderna. Si tratta di un tailleur ottenuto drappeggiando il tessuto su manichino, eliminando la rigidità di questo austero indumento femminile a favore della morbidezza nel movimento femminile. I pattern dei due pezzi creano delle forme che ricordano un fiore, come quelli disegnati e suggeriti dallo storytelling dedicato al tessuto Paloma. Rampante #2 di Xhefri Londo e Anita Pierobon tessuto: Knickerbocker Il progetto lavora sull’effetto leggerezza: il tessuto è sfilato seguendo i motivi base di una canotta rendendo il tessuto più morbido al contatto con la pelle anche attraverso trattamenti di lavaggio a mano per rendere quasi intimo un tessuto pesante. L’idea è quella di mantenere un pezzo con una singola cucitura in cui le fasce non sono cucite ma stramate direttamente sul tessuto. Twill 39 di Caterina Cesaretti e Michele Realinitessuto: Shetland Harrys La lana Shetland è molto ruvida al tatto, il progetto parte dalla sensazione e dalla consistenza della superficie intervenendo su alcune parti del capo con la stampa digitale e l’applicazione di adesivi, mantenendo e ingrandendo il disegno originale dello spigato, enfatizzato nelle sue dimensioni, nei colori e nella resa tattile per creare un’interferenza di texture tra il disegno del tessuto originale ed uno trattato secondo una sensibilità contemporanea. Frà Parka di Emanuela Roman e Valentina Tamiello tessuto: Panno marron per frati Sfogliando il quaderno degli ordini riservato esclusivamente alle commesse ecclesiastiche, è stato sorprendente la presenza, nel tessuto originario, di righe arancioni che costituivano un disegno ortogonale. La riflessione si è incentrata su una caratteristica fondamentale della veste del frate: l’utilizzo quotidiano. Secondo una visione contemporanea la tunica è stata trasformata in un parka, capo della quotidianità del giovane del ventunesimo secolo. Giovani viaggiatori, alla continua ricerca, come il frate durante la sua preghiera. I tagli che si trovano nel capo riprendono i dettagli tipici del mondo sportivo. Il tessuto è stato impermeabilizzato attraverso un finissaggio a capo finito con cera idrorepellente. Le righe, che riprendono quelle presenti nel campione dall’archivio storico del lanificio, sono state dipinte con tempera per tessuto a capo piazzato. Workshop fase n.3 Storymaking: Il fazzoletto Tra i campioni dell’archivio Paoletti quelli risultati più sorprendenti a un primo spoglio sono stati sicuramente quelli contenuti in due campionari di fine anni trenta, attribuiti nell’ambito della ricerca al disegnatore spagnolo Paloma. Sulla base di uno dei campioni, del quale è stato riprodotto il tessuto per la prima fase di storymaking, gli studenti hanno portato immagini e oggetti con una superficie tattile, andando a sviluppare cinque temi per un ulteriore sviluppo di quel campione. Ciò è stato possibile attraverso lo studio di un fazzoletto, che contiene tre varianti per ciascuno dei temi individuati. Sono intervenute le disegnatrici Marta Sambin e Laura Stefanetto che hanno raccontato la loro esperienza passata e presente presso il lanificio Paoletti, mostrando alcuni dei loro progetti più significativi, per poi accompagnare gli studenti nella scelta dei filati e delle armature per ciascun tema, fino alla scrittura vera e propria del fazzoletto. Dall’intreccio ortogonale dei temi scaturiscono commistioni e fusioni non previste, per cui in ciascuna porzione è leggibile uno sguardo diverso sullo stesso campione di partenza. Rampante #1 di Xhefri Londo e Anita Pierobon tessuto: Panno grigio azzurro Il progetto è un indumento unisex, per riprendere i capi inizialmente utilizzati a fini militari e in un secondo momento dalle donne del paese reversibile come dallo storytelling. Nel capo le cuciture interne sono tutte tagliacucite e successivamente termosaldate con nastro trasparente, presentando sul centro dietro un’etichetta ingrandita del 500% che riprende le etichette degli indumenti militari progettati per l’aviazione con i dati sulle modalità di utilizzo e fabbricazione. L’etichetta è applicata e fissata solo sul lato superiore che va quindi a ricoprire una gran parte del retro. L’indumento diventa reversibile nel momento in cui si hanno due modalità di presentazione della giacca: la prima pulita, la seconda rough. 25 Sulle tracce di Anita Pittoni: Maglieria e avanguardia 1928-1948 1 Anna Fregolent 05▲ Mostra a cura di Anna Fregolent Archivio di Stato di Treviso Sale espositive Centro Carlo Scarpa e sala del Capitolo Riviera Santa Margherita 62 Inaugurazione 3 luglio, ore 20.00 4-12 luglio 2014 lun-ven 8.15-19.15 / sab 8.30-13.30 ↓ Progetti e ricerca d’archivio: Anna Fregolent Istituzioni: Università IUAV di Venezia In collaborazione con: Biblioteca Civica “A. Hortis” Trieste Archivio Diplomantico Fondi Archivistici Responsabile Gabriella Norio Archivio di Stato di Treviso Direttore Franco Rossi Dott.ssa Maria Pia Barzan Archivio di Stato di Trieste Direttore Claudia Salmini Consulenza scientifica: Mario Lupano Alessandra Vaccari Ringraziamenti: Evitess Filmade Fintessile Guricami Tagliacuci Vud La mostra riflette sulla designer e intellettuale Anita Pittoni (Trieste 1901-1982) e si propone di rileggerne la storia tra il 1928 e il 1948, analizzando il lavoro artigianale sotto diversi punti di vista: progettuale, attraverso la serie di tracciati che raccontano la modellistica delle sue creazioni in maglia, e tecnicooperativi, legati al modello del suo studio d’arte decorativa e del territorio. Al centro dello studio c’è la proposta di Pittoni di una metodologia di lavoro condivisa e trasmissibile agli altri ambiti della catena tessile italiana, spiegata attraverso i materiali d’archivio presi in esame. L’analisi ruota principalmente attorno ai cartamodelli, che sono anche la parte essenziale del lavoro di Pittoni: modelli tracciati a penna stilografica su carta quadrettata. Il disegno piatto del capo indica cali, aumenti, numero di giri, misure, rifiniture, bottoni: informazioni utili per le lavoranti di allora, che diventano interessanti codici per chi li rilegge con la sensibilità del designer contemporaneo. Pittoni si propone, all’interno del panorama delle avanguardie, con un lavoro incentrato sull’ideazione artistica e sulla perfezione tecnica manuale, utilizzando filature semplici e povere, mescolate a materiali più pregiati, come seta e fili metallici dorati. Il punto di forza del suo lavoro sta nell’alta qualità dell’esecuzione tecnica, riconoscibile nella confezione accurata, nell’assenza di cuciture, nell’intreccio regolare delle filature, nei motivi decorativi che si rifanno al costruttivismo, astrattismo e al futurismo. Il punto di vista di Anita Pittoni è ben rappresentato dagli scritti presenti in mostra. Durante gli anni in cui lavora, il contesto culturale della moda Italiana si stava formando e le testimonianze, i testi programmatici di Anita Pittoni sono fondamentali per aggiungere un tassello alla storia della moda italiana. Attraverso i suoi scritti si concentra sugli aspetti e i rapporti conflittuali fra artigianato e industria, dove emerge la necessità di estendere le sue competenze per portarle anche verso altri settori che riguardano non solo la produzione di manufatti, ma anche di materie prime coinvolgendo tutta la filiera produttiva. Evoluzioni e l’emancipazione teorica che emerge dal lavoro di Anita Pittoni, sono una delle chiavi di lettura per capire l’evoluzione della moda italiana. L’importanza degli scritti di Pittoni mette in luce la sua attività artistica e imprenditoriale proponendo delle riflessioni critiche 26 1 Agnoldomenico Pica → Pose di Anita Pittoni con scialle di sua creazione, modello “Selvaggio” Trieste 1938 -1940 Foto mm 145x102 Archivio Diplomatico e fondi archivistici della biblioteca civica Attilio Hortis 2 Anita Pittoni Agosto 1944 → Schema esecutivo blusetta rigata con scollatura quadra Lavorata in Fiocco, aghi n. 2,5 Cordini nella scollatura dietro e ai lati davanti Realizzato da Cassini per Mafalda Precco Supporto: china, matita e pastello su carta da pacco leggera 1 c.; mm 415x293 con campione di filato Archivio Diplomatico e fondi archivistici della biblioteca civica Attilio Hortis Inv. R.P. MS MISC. 212/8/31/1 2 27 3 3 Anita Pittoni Agosto 1943 → Schemi esecutivi casacca con collo diritto Lavorato in filato di juta e lana Borgosesia a 2 capi a punto zoppo leggero, uncinetto n. 3 Aperto sulle spalle e lungo cordone in vita Realizzato dalla lavorante Bertrandi per Neera Supporto: china, matita e pastello su carta quadrettata 1 c.; mm 225x281 con campione di filato Archivio Diplomatico e fondi archivistici della biblioteca civica Attilio Hortis Inv. R.P. MS MISC. 212/19/1/1 4 Anita Pittoni Giugno 1939 → Schema esecutivo costume da bagno intero Lavorato in filato di lana a punto bagno, verde e marrone brillante, aghi n.2,5 Realizzato dalla lavorante Marcosini per Costantini Supporto: china, matita e pastello su carta quadrettata 1 c.; mm 605x337 Archivio Diplomatico e fondi archivistici della biblioteca civica Attilio Hortis Inv. R.P. MS MISC. 212/27/10/1 sul suo operare. Attraverso la scrittura tali riflessioni potevano essere diffuse e condivise con il settore tessile-artigianale. È evidente come Pittoni fosse autoconsapevole del progetto che stava sviluppando e di come fosse importante saper raccontare e proporre il proprio lavoro. I suoi testi più importanti, oltre l’autobiografia e articoli vari scritti per le riviste e giornali del tempo (Domus, Casabella, Il Piccolo), sono le teorizzazioni che riguardano il suo progetto nel laboratorio d’arte decorativa e gli articoli per la rivista Lil, lavori in lana da lei diretta. I testi rendono evidente l’identità di Anita Pittoni, testimoniano il suo lavoro e fanno comprendere come il ruolo del designer all’interno del sistema moda. Tra i materiali analizzati troviamo anche una serie di fotografie, che mostrano i protagonisti della vita di Anita Pittoni, così come i momenti della sua vita che hanno influenzato la ricerca sul corpo e i suoi movimenti, altro tema centrale nello sviluppo delle forme e dei volumi dei suoi capi in maglieria. In mostra anche gli esiti del mio progetto di tesi magistrale, una collezione direttamente derivata dallo studio del lavoro di Pittoni: ho cercato di creare qualcosa di più attento all’identità del luogo in cui vivo, partendo dal piccolo, da ciò che mi circonda ogni giorno. Il coinvolgimento e il lavoro sul territorio sono i motori che muovono una nuova sensibilità, legata a capi fatti a mano, con materiali che raccontano una storia di artigianato e industria, ambiti qui chiamati a convivere. Il progetto sfocia in un’ideale attuazione del progetto di Pittoni: un’idea di piccola attività indipendente nel campo della moda, apparentemente utopica nel sistema attuale, ma reale nella scala territoriale con cui mi sono rapportata. Il periodo tessile-artigianale di Pittoni, e le influenze artistiche che l’hanno coinvolta durante gli anni venti e trenta, sono il centro della capsule collection. Un guardaroba essenziale, reale e intercambiabile, sviluppato in un’atmosfera che ricorda gli esordi professionali di Pittoni, con rimandi al suo modo di progettare. Il concetto guida è la linearità, esplorata attraverso la tecnica costruttiva e l’impiego del ricamo. Nella capsule il monocromo dell’abito è rotto dall’utilizzo della riga orizzontale ricamata. L’uso della riga è un elemento costante in diversi capi in maglia di Pittoni, solitamente righe di altezze alternate, costanti e con varietà di colori. Il punto di partenza è l’uso che Pittoni fa del colore, cercando 28 4 29 Fashion Circus Maria Luisa Frisa 03▲ 5 Autore anonimo → Anita Pittoni indossa una sua creazione Trieste intorno al 1942 - 1946 Foto mm 135x83 Archivio Diplomatico e fondi archivistici della biblioteca civica Attilio Hortis di reinterpretarlo e contestualizzarlo all’oggi attraverso una grafica pulita e recintata da blocchi colorati. I colori di riferimento sono il blu, l’azzurro, il giallo, il rosso porpora, il rosa e il verde scuro ripresi dai suoi quaderni di schizzi e rimescolati fra loro. “Non esistono colori brutti”, scriveva Pittoni nel 1933. “Ogni colore è bello in sé. Esistono brutte o belle composizioni coloristiche. Il colore acquista il suo valore quando è contenuto nella forma, intesa anche come proporzione. Un colore che ‘stona’, se artisticamente dosato può costituire la parte più vivace della composizione”. 30 Francesco de Luca e Laura Bolzan, da ospiti discreti dei corridoi della sede dei corsi di laurea in Design della moda dell’Università Iuav di Venezia, sono a poco a poco diventati due presenze fisse, parte integrante della community: le loro immagini sono testimonianza delle sfide e delle evoluzioni di una realtà universitaria unica in Italia. Francesco coordina anche il workshop di fotografia con gli studenti del III anno, che ha assunto un’impostazione molto precisa fin da subito: ha utilizzato la fotografia di moda in una delle sue declinazioni più potenti, quella del reportage. Penso a Mulas, Castaldi, Scianna. Il racconto del progetto diventa storytelling visivo. Storie raccontate attraverso sequenze di immagini, innescate da materiali intimi, provenienti da archivi privati, dalle pagine delle riviste, dalle atmosfere e dalle poetiche che attraversano il fashion design contemporaneo. Il tema del workshop di quest’anno chiude l’esplorazione delle forme del reportage: un’idea di circo, pedana spettacolare, luogo della meraviglia, comunità nomade. Che entra in cortocircuito con quell’interpretazione del nostro lavoro in una scuola di moda che mettiamo in scena quotidianamente. Mostra a cura di Heads Collective Clinica Urbana, via Emiliani 18, Treviso Inaugurazione: 2 luglio, ore 20.30 3-11 luglio 2014 orario: lun-ven 10.00-18.00 ↓ H15 / Francesco de Luca e Laura Bolzan / Fashion Circus è una pubblicazione a cura di Heads Collective Fashion Circus è una racconto fotografico di Francesco de Luca e Laura Bolzan iniziato nel 2011 che parte dalla ricognizione di manifesti scoloriti lungo le strade, passa attraverso incontri con circensi e aspiranti tali e giunge alle interpretazioni di figure legate al mondo del circo da parte degli studenti del corso di laurea in design della moda dello IUAV. 31 Accessorio Primario Francesca Sarti [Arabeschi di Latte] 05▲ Eating event a cura di Arabeschi di Latte Archivio di Stato Chiostro di Santa Margherita Riviera Santa Margherita 62 Treviso 3 luglio, ore 21.30 ↓ Workshop condotto da Francesca Sarti Progetti di Daniele Bellonio Milijana Bojovic Mirò Chiariello Eleonora Corbanese Anika Collodel Irene Pellarini Claudio Piscopo Filippo Soffiati Zahra Zaker In collaborazione con Gruppo Ristoratori della Marca Trevigiana Treviso: Dripping Taste L’Arte nel Piatto Con gli chef Giuseppe Agostini Mirco Migotto Diana Bertuola Coordinamento Mauro Zardetto Silvia Zotti Esiste una componente istintiva nel nostro modo di alimentarci, ma è innegabile che numerosi altri fattori, in modo più o meno consapevole, influenzano l’assunzione del cibo. Alimentarsi è per ogni essere umano una necessità, esattamente come per tutti gli altri esseri viventi, ma l’uomo ha sviluppato una serie di altri bisogni che non chiamano in causa (o solo relativamente) la sfera istintiva. Il mangiare assume in determinati contesti un significato che lo proietta ben oltre la sua finalità organica, fino a diventare elemento simbolico che si manifesta come rituale o come oggetto edibile fascinatorio. Su questa linea sottile tra primario e accessorio il workshop ha visto al lavoro un gruppo di nove studenti della triennale e della magistrale in moda dello IUAV, in collaborazione con gli chef Giuseppe Agostini, Diana Bertuola, Mirco Migotto, e con Treviso Dripping Taste e il Gruppo Ristoratori della Marca Trevigiana. Nell’arco di tre giorni di workshop gli studenti hanno sperimentato l’idea di poter utilizzare il cibo come strumento di progetto, e come strumento di comunicazione e racconto, per costruire – in vista della performance di presentazione delle collezioni finali di accessori della laurea triennale – delle piccole, ma preziose, “storie edibili”. Le piccole storie culinarie che gli studenti hanno costruito insieme agli chef sono presentate in un display essenziale ma incisivo, che dialoga con la suggestiva location del Chiostro di Santa Margherita all’Archivio di Stato di Treviso. Istituzioni Università IUAV di Venezia Archivio di Stato di Treviso ↓ Arabeschi di Latte è un collettivo di food designer fondato da Francesca Sarti nel 2001. Sfumando i confini fra food e design, e utilizzando il cibo come strumento di comunicazione, il collettivo ha progettato e realizzato una serie di eventi collegati al food, come caffè pop up, installazioni interattive, cene speciali e workshop in tutto il mondo. www.arabeschidilatte.org 32 33 Nord Est / Far East 1. 3. 02▲ Mostra a cura di Ilaria Cipriani e Marta Franceschini Auditorium del Museo di Santa Caterina, piazzetta Botter 1 Treviso 3 – 12 luglio orari: Martedì – Domenica 9.00-12.30 e 14.30-18.00 inaugurazione 2 luglio, ore 17.00 ↓ Progetti a.a. 2009-2010 Maria Cristina Cerulli Niccolò Magrelli a.a. 2010-2011 Silvia Nodari a.a. 2011-2012 Magda Abdel Hafith a.a. 2012-2013 Gianmarco Scilla Serena Novello a.a. 2013-2014 Gianmarco Barnes Judith Borsetto Roberta Colla Serena Contarini Sophia Crema Davide Da Ros Emanuele Farolfi Claudia Favaretto Marta Franceschini Florentina Isac Camilla Mazzon Giovanni Nordio Gregorio Nordio Alma Ricci Marco Salcini Chiara Tiso Daniele Tollot Michael Zanuttini Docenti coordinatori Silvio Betterelli e Angelo Figus (a.a. 2007-2008; a.a. 2008-2009) Cesare Fabbri (a.a. 2009-2010) Renato Montagner (a.a. 2010-2011) Carlo Contrada (a.a. 2011-2012; a.a. 2012-2013; a.a. 2013-2014) Nord Est/Far East è una mostra che riepiloga e celebra i risultati degli otto anni di partnership tra il corso di laurea triennale in Design della moda dell’Università IUAV di Venezia e il Fashion Design Center di Ichinomiya (Giappone). Allestita nel monumentale auditorium del Museo di Santa Caterina, presenta i lavori che gli studenti hanno realizzato, nell’ambito della partnership, all’interno dei laboratori di progettazione condotti dai docenti Angelo Figus, Silvio Betterelli, Cesare Fabbri, Renato Montagner, Carlo Contrada, dal 2007 a oggi. La partnership tra il corso di laurea in Design della moda e il Fashion Design Center di Ichinomya prevede infatti che ogni anno gli studenti confezionino un abito con un tessuto inviato dal FDC e fornito dai produttori del distretto di Ichinomiya. Gli autori dei due progetti giudicati più interessanti, accompagnati da un docente, vengono invitati per una settimana in Giappone, per conoscere l’antichissima e rinomata tradizione tessile locale. Un’esperienza unica per i partecipanti, che contribuisce a rafforzare il rapporto tra le due istituzioni, e offre agli studenti importanti occasioni di crescita e confronto. Gli studenti: Michela Basso, Massimo Cappello, Serena Conti, Alberto D’Ambrosi, Martina Della Mora, Valentina Donadel, Alice Facchinello (a.a. 200607); Erica Comin, Serena Conti, Alberto D’Ambrosi, Martina Della Mora, Silvia De Marchi, Giovanni Laudicina, Melissa Simionato (a.a. 2007-08); Luca Fraccarollo, Federica Polo, Chiara Rigoni, Carlotta Salmaso, Alessia Tonolo, Elisa Zanin (a.a. 2008-09); Nicolò Artioli, Cinzia Atzori, Maria Letizia Carta, Maria Cristina Cerulli, Gianmarco Giacometti, Kristian Guerra, Dora Iuston, Niccolò Magrelli, Greta Riondato, Valentina Sanna, Andrea Tramontan (a.a. 2009-10); Francesca Bertini, Silvia Nodari (a.a. 2010-11); Magda Abdel Hafith, Linda Turkovic (a.a. 2011-12); Serena Novello, Gianmarco Scilla (a.a. 2012-13); Gianmarco Barnes, Judith Borsetto, Roberta Colla, Serena Contarini, Sophia Crema, Davide Da Ros, Emanuele Farolfi, Claudia Favaretto, Marta Franceschini, Florentina Isac, Camilla Mazzon, Giovanni Nordio, Gregorio Nordio, Alma Ricci, Marco Salcini, Chiara Tiso, Daniele Tollot, Michael Zanuttini (a.a. 2012-13). I docenti coordinatori: Angelo Figus e Silvio Betterelli (a.a. 2007-08; a.a. 2008-09), Cesare Fabbri (a.a. 2009-10), Renato Montagner (a.a. 2010-11) Carlo Contrada (a.a. 2011-12; a.a. 2012-13; a.a. 2013-14). 34 Istituzioni Università IUAV di Venezia Ichinomiya Fashion Design Center Museo di Santa Caterina 4. 5. In collaborazione con le aziende dell’Ichinomiya Fashion Design Center Chodai spa Daisho Fashion Textile co. LTD Ichiteki spa Godai spa Hayashi Jitsugyo spa Miyata Keori Kogyo spa Partner tecnico DEE Group Ringraziamenti Lisa Dal Busco Maria Elisabetta Gerhardinger Maria Paola Lamarina Emilio Lippi Kiyoshi Mashita 2. 1. Progetto di Emanuele Farolfi a.a. 2013 / 2014 docente supervisore Carlo Contrada 2. Progetto di Marco Salcini a.a. 2013 / 2014 docente supervisore Carlo Contrada 3. Progetto di Florentina Isac a.a. 2013 / 2014 docente supervisore Carlo Contrada 4. Progetto di Michael Zanuttini a.a. 2013 / 2014 docente supervisore Carlo Contrada 5. Progetto di Gianmarco Barnes a.a. 2013 / 2014 docente supervisore Carlo Contrada 35 MISA Fashion in Libraries: Collecting Materials and Documenting Stories 02▲ A cura di Alessandra Vaccari Auditorium del Museo di Santa Caterina, piazzetta Mario Botter 1 Treviso 4 Luglio, ore 9.00 ↓ Keynote speakers Gloria Bianchino, CSAC Università di Parma Federica Fornaciari e Laura Lusuardi, BAI Max Mara Biblioteca e Archivio di Impresa Adelheid Rasche, Lipperheide Costume Library di Berlino Dieter Suls, MoMu di Anversa Partecipano Diana Barbetta Federica Centulani Alessandra Citti Paola Colaiacomo Daniela Degl’Innocenti Maria Luisa Frisa Bonizza Giordani Aragno Mario Lupano Bruna Niccoli Chiara Squarcina Anna Tonicello Fashion in Libraries: Collecting Materials and Documenting Stories affronta, per la prima volta in Italia, il tema delle biblioteche di moda. Il simposio, organizzato da MISA Associazione Italiana degli Studi di Moda e curato da Alessandra Vaccari, raduna bibliotecari, accademici e professionisti con l’obiettivo di condividere idee, incoraggiare la discussione interdisciplinare e promuovere forme di ricerca collaborativa. Il primo panel introduce il tema della moda attraverso il confronto tra casi esemplari di biblioteche con collezioni specialistiche, nate rispettivamente nel contesto di musei, di aziende e di istituzioni universitarie. Il secondo e il terzo panel sono organizzati per tavole rotonde e affrontano, rispettivamente, le questioni del fare rete e le specificità delle biblioteche con contenuti visuali. La prima tavola rotonda è dedicata appunto al “fare rete”. Apparteniamo a varie istituzioni, che hanno mission diverse, ma tutti lavoriamo in ambiti che hanno a che fare con la moda, sia pure da diverse prospettive. Ciascuna delle nostre istituzioni realizza progetti ed è impegnata in attività che si occupano di fashion studies o di moda. Quali sono i costi dovuti alla mancata informazione sulle attività di altri, in termini di duplicazione degli investimenti di tempo? Ad esempio: riteniamo che sarebbe utile essere informati quando altre biblioteche o musei pianificano l’acquisto di una testata storica o di colmare lacune? Se abbiamo fondi solo per una testata storica e dobbiamo decidere tra due titoli, pensiamo che conoscere gli acquisti di altre biblioteche potrebbe essere utile? Pensiamo che sarebbe utile costituire una rete? Riteniamo che MISA potrebbe aiutarci a costituirla e come, se vogliamo crearla? 36 La seconda tavola rotonda considera invece le specificità delle biblioteche di moda di fronte alle nuove forme di materialità e immaterialità dell’editoria specializzata e anche rispetto a nuove forme di utenza. Le biblioteche di moda hanno mezzi e strumenti per affrontare le trasformazioni epocali della natura dei documenti bibliografici e iconografici? L’ipotesi di partenza è che la pratica dell’“iconautica” – tipica dei fruitori di materiali iconografici interessati alla costruzione di discorsi e progetti visuali – produca nuovi comportamenti degli utenti di una biblioteca di moda o, più in generale, di una biblioteca di cultura visuale. Quali sono le modalità di fruizione delle banche dati iconografiche e dei materiali bibliografici? Come cambia di conseguenza l’utilizzo degli spazi delle biblioteche e quali sono i problemi? Su quali aspetti vale la pena coordinarci e condividere progetti, in modo da affrontare più efficacemente il cambiamento? 37 Programma 9.00 Saluti 10.50 Tavola rotonda 1 9.00-9.10 Saluti e introduzione Maria Luisa Frisa Presidente di MISA e Professore, Università IUAV di Venezia 10.50-12.00 Fare rete modera Alessandra Citti Direttore bibliotecario, Biblioteca Centrale, Campus di Rimini, Università di Bologna 9.10 Moda e biblioteche: buone pratiche nel contesto di musei, istituzioni accademiche e aziende 9.10-9.25 Documentare la moda: il caso della Biblioteca del MoMu di Anversa Dieter Suls Direttore bibliotecario, MoMu Fashion Museum di Anversa 9.25-9.45 La cultura della moda e dell’abito: la Biblioteca del costume Lipperheide a Berlino Adelheid Rasche Curatore della Lipperheide Costume, Art Library, Musei di stato di Berlino 9.45-10.00 La moda nel contesto più ampio delle collezioni dello CSAC Gloria Bianchino, Professore e ricercatore, Università di Parma 10.00-10.25 La biblioteca di moda Max Mara Laura Lusuardi, Fashion Coordinator, Max Mara Group Federica Fornaciari, Curatore di BAI Max Mara Biblioteca e Archivio d’Impresa 10.25-10.45 Q&A modera Alessandra Vaccari, Professore associato, Università IUAV di Venezia 38 12.00-12.30 Coffee Break 13.40-14.00 Q&A modera Bruna Niccoli comitato direttivo MISA e docente Università di Pisa 14.00-14.10 Considerazioni finali e conclusioni Paola Colaiacomo Comitato direttivo MISA e professore in pensione, Università IUAV di Venezia 12.30 Tavola rotonda 2 12.30-13.40 Gli iconauti come fruitori modera Mario Lupano Professore e referente per il sistema bibliotecario, Università IUAV di Venezia Partecipanti alle tavole rotonde (in ordine alfabetico) Diana Barbetta Biblioteca della Moda, Milano Alessandra Citti Biblioteca Centrale, Campus di Rimini, Università di Bologna Daniela Degl’Innocenti Biblioteca del Museo del tessuto di Prato Bonizza Giordani Aragno Biblioteca dell’Accademia Costume e Moda, Roma Mario Lupano, Università IUAV di Venezia Laura Lusuardi e Federica Fornaciari BAI Max Mara Biblioteca e Archivio d’Impresa Adelheid Rasche Lipperheide Costume, Art Library, Musei di stato di Berlino Chiara Squarcina e Federica Centulani Palazzo Mocenigo Biblioteca e Centro Studi di Storia del Tessuto e del Costume, Venezia Dieter Suls Biblioteca MoMu Fashion Museum di Anversa Anna Tonicello Sistema bibliotecario e documentale di ateneo, Università IUAV di Venezia 39 STACCO Mostre in sede Elementi Mario Lupano 06▲ Mostra a cura di Mario Lupano Sede dei corsi di laurea IUAV Moda, via Achille Papa 1, Treviso 5 – 11 luglio 2014 lun-sab 10.00-19.00, domenica chiuso Inaugurazione 4 luglio, ore 16.00 ↓ Con gli studenti del II anno del corso di laurea triennale in Design della moda e Arti multimediali curriculum Moda Selezione dei progetti realizzati nell’ambito dei laboratori del corso di laurea triennale in Design della moda e Arti multimediali, condotto dai seguenti docenti: Laboratorio di modellistica: Anthony Knight Laboratorio di design del tessuto: Marta Sambin Laboratorio di design della moda 1: Mariavittoria Sargentini e Amanda Montanari con Isotta Dardilli Laboratorio di design della moda 2: Patrizia Fiorenza e Samanta Fiorenza Laboratorio di design della moda 3: Maria Bonifacic e Ema Bonifacic Laboratorio di design della moda 4: Carlo Contrada (abito e Silvano Arnoldo (accessori) Laboratorio di design della moda 5: Arthur Arbesser (abito) e Els Proost (accessorio) Workshop di fotografia: Francesco de Luca I principi da cui tutte le cose derivano (il fuoco, l’aria, l’acqua, la terra). Le sostanze semplici di cui sono formati i corpi (anche i corpi disciplinari). Ciascuna delle parti che entrano in modo essenziale nella costituzione di un meccanismo e di una costruzione. Ciascuna parte di un discorso che si può isolare dalle altre: gli elementi di una grammatica o di una composizione. Le nozioni fondamentali di uno studio, di una scienza, di un’arte. Le manualistiche delle varie discipline – compresa la moda – enumerano gli elementi, selezionano i principali. Quali e quanti sono gli elementi che si possono enumerare nell’abito del design della moda? Può essere utile analizzarli, e riconsiderarli per osservare con un altro sguardo gli oggetti realizzati nell’ambito dell’attività didattica di una scuola? Elementi dell’abbigliamento? Elementi del guardaroba? Elementi della moda? Gli elementi si possono anche considerare in relazione alle parti del corpo per sottolinearne le connessioni e interdipendenze. Altri elementi concernono la confezione e l’assemblaggio. Le parole che nominano questi elementi compongono liste vertiginose che descrivono tecniche, mutamenti e interferenze con altri ambiti. L’esercizio è nato dal confronto con la mostra Elements che con il suo contenitore Fundamentals caratterizza la 14a Mostra Internazionale di Architettura inaugurata da pochi giorni e discussa con gli studenti di design della moda. Non ci interessa l’accostamento fra “elementi” e “fondamentali” perché ne discenderebbe un equivoco normativo. Preferiamo l’esercizio delle liste che rammemorano famigliarità concettuali di alcuni termini e ne esaltano altri. Le parole possono registrare mutazioni nella concezione e nei confini stessi della disciplina. Per esempio ci possono ricordare che la moda è una miscela complessa di permanenze e cambiamenti vertiginosi. Potremmo scoprire che nella scuola non si insegnano le cose fondamentali, ma semplicemente si apprende a parlare attraverso la moda. e dei progetti realizzati nell’ambito dei laboratori del corso di laurea magistrale in Design in moda, condotto dai docenti: Laboratorio avanzato di design della moda: Cesare Fabbri Laboratorio avanzato di design della moda maglieria: Michel Bergamo e Cristina Zamagni Laboratorio avanzato di design della moda menswear: Fabio Quaranta 42 43 Ringraziamenti Alessandro Bianchini Cristopher Campagnolo Ethel Lotto Marco Spadon CC Maria Bonifacic Ema Bonifacic 06▲ mostra a cura di Maria Bonifacic ed Ema Bonifacic Sede dei corsi di laurea IUAV Moda, via Achille Papa 1, Treviso 5 – 11 luglio 2014 lun-sab 10.00-19.00, domenica chiuso inaugurazione 4 luglio, ore 16.00 ↓ con gli studenti del Laboratorio di Design della moda 3 Abbiamo lavorato su una collezione collettiva. L’abbiamo fatta collettivamente e creata per una collettività. L’idea è stata quella di progettare insieme una collezione di abiti e accessori per gli studenti IUAV di Design della moda. Ci siamo dunque posti delle domande. Chi siamo? Cosa e come facciamo? Cosa indossiamo? Cosa ci distingue e cosa ci accomuna? Cosa sogniamo? Per cercare di capire ci siamo messi a fare ricerca. A studiare come si vestono gli studenti dei nostri corsi, riflettere sulle abitudini e i desideri, analizzare lo stile di vita e di studio. Lo studente di fashion design è un animale particolare. questa istallazione e sotto forma di cartamodelli che si possono liberamente ricalcare, per realizzare poi i capi in autonomia. Vi invitiamo con piacere a diventare parte del progetto. Questo lavoro si è rivelato una specie di grande specchio in cui ritrovarsi tutti. Speriamo che gli studenti di Design della moda si riconoscano nel ritratto che abbiamo cercato di fare e voluto regalare loro. Ora vi proponiamo una collezione “risposta” composta da alcuni capi chiave come la felpa, la giacca da abito o da atelier, che crediamo essere essenziali nel guardaroba quotidiano di questa comunità, insieme a una ampia scelta di variazioni sul tema di una delle icone dello stile contemporaneo, la t-shirt. Il tutto completato da una selezione di accessori ideati per rispondere allo stile di vita e alle esigenze del mestiere di studente universitario di moda. I capi chiave e gli accessori costituiscono la base della collezione, frutto di uno sguardo tipologico sulla nostra realtà, mirato a individuare pratiche condivise. Mentre le t-shirt, caratterizzate da lavorazioni manuali ispirate alle collezioni individuali di ciascuno studente del laboratorio (l’altro progetto del laboratorio), mettono l’accento sul segno della creatività e della distinzione individuale. La collezione cerca quindi di venire incontro contemporaneamente al desiderio sia di un’uniforme di appartenenza, sia di uno stile personale che differenzia. Uniti ma unici. Abbiamo lavorato come una famiglia e la famiglia è una dimensione caratterizzata dalla condivisione. Di giorni e notti, di emozioni, di spazi, di cose e di saperi. Come noi abbiamo condiviso questo progetto nel farlo, così desideriamo condividerlo con tutti coloro che fanno parte della nostra grande famiglia allargata. Abbiamo scelto il format della mostra come modo più consono per mettere in comune questa esperienza. La nostra collezione non è in vendita, ma è disponibile per tutti attraverso 44 45 Bonotto Fabric Room Maria Cristina Cerulli 06▲ Installazione a cura di Maria Cristina Cerulli Sede dei corsi di laurea IUAV Moda via Achille Papa 1, Treviso 5-11 luglio 2014 orario: lunedì-sabato 10.00-19.00 Inaugurazione: 4 luglio, ore 16.00 ↓ Fotografie Maria Cristina Cerulli Niccolò Magrelli Istituzioni Università IUAV di Venezia Azienda partner Bonotto spa Docenti supervisori Arthur Arbesser Cesare Fabbri Fabio Quaranta Progetto coordinato da Lorenzo Bonotto Maria Cristina Cerulli Patrizio Peterlini Realizzato nell’ambito del programma di ricerca Textile and Fashion Hub: Come estendere il ciclo di vita di tessuti e altri materiali della moda, Fondo Sociale Europeo Veneto, 2007-2013 L’installazione presenta le nuove relazioni tra azienda e studenti attraverso l’utilizzo degli scarti pre-consumo dell’azienda tessile Bonotto spa di Molvena (Vicenza). Fabric Room è un laboratorio didattico attivo per la formazione dei futuri fashion designer. Uno spazio creativo dove gli studenti possono sviluppare i loro progetti avendo a disposizione alcuni dei migliori tessuti Bonotto, azienda di riferimento internazionale nel campo della moda per la ricerca e la nascita dei trend. Fabric Room è un progetto innovativo destinato a creare nuove sinergie con le scuole di moda di tutto il mondo. Il progetto Fabric Room prevede la presenza dei campionari Bonotto presso la sede IUAV di Design della moda: un campionario dei tessuti della collezione appena conclusa e un campionario dei tessuti fallati. Nella Fabric Room, allestita presso la sede, sono raccolti i campioni dei tessuti della collezione Bonotto in formato A4. Gli studenti possono vedere da vicino e toccare i tessuti disponibili, tagliarsi dei pezzetti e iniziare ad affinare il loro progetto. L’attivazione del progetto è avvenuta nell’aprile 2014 con la raccolta degli ordini e la selezione dei tessuti da parte degli studenti del terzo anno del corso di laurea triennale e del primo e secondo anno del corso di laurea magistrale. Tutti i capi realizzati con questi tessuti sono accompagnati dall’etichetta Bonotto e saranno presentati durante la sfilata conclusiva di Fashion at IUAV 2014. Responsabile scientifico Alessandra Vaccari Assegnista Maria Cristina Cerulli Ringraziamenti Martina Bernardi Giovanni Bonotto Luigi Bonotto Enrico Colla Anita Costanzo Ethel Lotto 46 47 Vanity: Appunti per una mostra 4 Maria Luisa Frisa 06▲ Display a cura di Maria Luisa Frisa Sede dei corsi di laurea IUAV Moda via Achille Papa 1, Treviso 5-11 luglio 2014 orario: lunedì-sabato 10.00-19.00 Inaugurazione: 4 luglio, ore 16.00 ↓ Ringraziamenti Barbara Dolce Barbara Piccoli Francesca Sardi Anna Tonicello 1-2 illustrazioni di François Berthoud, in Vanity, n. 22, novembredicembre 1986 3 illustrazione di François Berthoud, copertina di Vanity, n. 22, novembre-dicembre 1986 4 illustrazioni di Lorenzo Mattotti, in Vanity, n. 22, novembredicembre 1986 1 La Biblioteca di Design della moda dell’Università Iuav di Venezia si racconta con un display dedicato a un’esperienza editoriale centrale per la storia della moda italiana. Vanity è un mensile della Condé Nast che nasce nel 1981 da un progetto di Anna Piaggi, giornalista e fashion editor, icona della moda internazionale. La rivista, pensata come concept magazine, sperimenta un nuovo linguaggio che recupera l’illustrazione e utilizza pioneristicamente lo screenshot dai primi video delle sfilate. Piaggi la dirige fino al 1984. Su Vanity la moda diventa un cartoon visionario e surrealista. La rivista evita accuratamente le foto catalogo, ricorrendo al disusato disegno e testimoniando le fasi attraverso cui una faccia, un vestito, un accessorio diventano immagine. Le sintesi xilografate di François Berthoud, che combinano grafica e pittura fra pop art ed espressionismo, diventano ideogrammi che fissano icasticamente e ossessivamente i dettagli della moda, le sovrapposizioni, le trasparenze, le silhouette. Gli uomini che Antonio Lopez disegna per raccontare la moda maschile sono possentemente realistici, e paiono forzare la gabbia della pagina. Le atmosfere ovattate dalla grana dei pastelli di Lorenzo Mattotti trasfigurano il servizio fotografico in un viaggio onirico, che enfatizza gli immaginari che circondano la moda italiana e fa scoprire i mondi paralleli dove prendono forma e colore le idee destinate a tradursi in abiti e collezioni. E accade anche che su Vanity, insieme a Mattotti ritroviamo Daniele Brolli, Giorgio Carpinteri, Igort, Marcello Jori, quello straordinario gruppo di autori che nel 1983 fonda Valvoline e che, ispirandosi alle pratiche delle avanguardie storiche, stravolge in modo visionario le regole del fumetto d’avventura tradizionale. La collezione di Vanity, periodico molto prezioso, è parte di una recente donazione alla biblioteca dell’università e testimonia il percorso verso la costruzione di un patrimonio documentale specifico per gli studi di moda che la Biblioteca dell’Università IUAV di Venezia sta portando avanti. Il display è anche un modo per lanciare il lavoro che l’unità di ricerca IUAV “Il progetto nella moda” intende portare avanti nel corso del prossimo anno accademico, per esplorare, attraverso questa rivista, il tema dell’illustrazione di moda. 48 3 2 49 Fashion Revolution 06▲ 50 Who Made Your Clothes? Una domanda che mira a evidenziare la provenienza ‘umana’ degli abiti che acquistiamo e indossiamo; che cerca di renderci più consapevoli, addirittura provando ad instaurare un legame con chi si trova, per così dire, dal lato opposto della catena produttiva. L’associazione internazionale che risponde al nome di Fashion Revolution ha questo come obiettivo: rendere consapevoli i consumatori sia del dove, ma soprattutto del chi. Performance a cura di Ema Bonifacic Maria Bonifacic Leonora Jakovljevic Amanda Montanari Alessandra Vaccari Chi fa i nostri vestiti? Il confronto con Fashion Revolution ci ha portato a fare riflessioni ulteriori sul significato particolare che questa domanda ha, se a porsela sono studenti e docenti che si confrontano con il fashion design come disciplina universitaria. Un’indagine che viene condotta in positivo, che prende le distanze dalla polemica politica mossa al fast fashion, per sottolineare invece le manifatture locali e le storie personali, di chi si muove nella dimensione del fare, di chi studia il come si fa, ed è quindi conscio del valore di un lavoro che è creativo per definizione. Partendo da una domanda con una direzione precisa, quella che Fashion Revolution ha reso suo manifesto, si sviluppa una serie di domande collegate, in modo più o meno diretto, poste da chi si confronta con la moda a diversi livelli, dai progettisti ai consumatori. Il risultato è una mappa mentale in continua crescita che si dispiega nella sede dei corsi di laurea in moda dello IUAV, un background per raccontare e raccogliere delle storie, sul quale costruire un’analisi che possa fungere da punto di partenza per mettere in evidenza altre questioni relative agli abiti che indossiamo. Per dare vita ad altri dubbi, e innescare una rivoluzione che si serve del racconto per esplicitare significati, per complicare le interpretazioni. Per cambiare le cose. ↓ Con gli studenti del I e II anno del corso di laurea triennale in Design della moda e Arti multimediali curriculum Moda Sede dei corsi di laurea IUAV Moda via Achille Papa 1, Treviso Inaugurazione: 4 luglio, ore 16.00 51 La finestra sul cortile Corso di laurea triennale in Design della moda e Arti multimediali Laboratorio finale di progettazione abito supervisore Maria Luisa Frisa docente Arthur Arbesser con Veronika Allmayer-Beck progetti di 1. Thomas Basso 2. Alice Battistin 3. Alessia Beraldin 4. Silvia Bonato 5. Serena De Bastiani 6. Silvia Pedri 7. Daniele Tollot Ogni anno il cortile interno del secondo piano della nostra sede diventa set per uno o più servizi fotografici. Quelli che produciamo come università, quelli che gli studenti realizzano per i loro lookbook, quelli che fissano il backstage della vita quotidiana di una scuola di moda. Quest’anno abbiamo scelto il cortile e i suoi riconoscibilissimi muri délabré per raccontare il laboratorio finale di fashion design del corso di laurea triennale, condotto per la prima volta dal designer Arthur Arbesser con Veronika Allmayer-Beck. Questo è il cortile della nostra community. Questi sono alcuni dei progetti realizzati dai nostri studenti. 1 52 2 3 4 5 6 7 53 Talk mostra a cura di Elda Danese Università Iuav di Venezia Design della moda aula C via Achille Papa 1, Treviso inaugurazione: 4 luglio, ore 10.00 4-12 luglio 2013 orario: 9.00-19.00 workshop in collaborazione con: Bottega Veneta, Centro di Produttività Veneto, Scuola di Arti e Mestieri di Vicenza, nell’ambito del corso di laurea magistrale in Design della moda docenti del workshop: Silvano Arnoldo, Elda Danese, Nicoletta Fiorin, Mario Lupano (responsabile scientifico), Gabriele Monti, Ruggero Negretto, Guendalina Trovò 54 55 La felicità del made in Italy 2014 Uno spazio di confronto e dialogo sul tema del rapporto fra moda, industria e territorio. Per il secondo anno consecutivo Fashion at IUAV ripropone La felicità del made in Italy, una serie di talk condotti da Giusi Ferré. Il primo talk, Textile Hub, affronta l’eccellenza dell’industria tessile nel territorio del Nord Est attraverso i suoi protagonisti Giovanni Bonotto, Paolo Paoletti e Sergio Tamborini. Il secondo talk, Visionari: Il futuro del territorio, è l’occasione per riflettere sui rapporti virtuosi fra il ricco tessuto imprenditoriale del Nord Est e l’università come luogo della ricerca e della formazione dei designer e dei creativi che dovranno dare forma alle visioni del futuro: intervengono Maria Luisa Frisa, Marina Salamon, Cristiano Seganfreddo, Matteo Marzotto. Il terzo talk è l’occasione per affrontare la felicità del made in Italy a partire da uno dei suoi protagonisti, Ermanno Scervino, che si racconta e riflette sulla sua esperienza di designer e marchio di moda italiano caratterizzato da un successo internazionale. 1. Giusi Ferré È una delle più apprezzate giornaliste italiane. Comincia la sua attività sulle pagine di Epoca. Dopo aver scritto per l’europeo e co-diretto Amica, dal 2000 scrive per Il Corriere della Sera, collaborando alla rivista Io Donna, dove tiene la rubrica fissa Buccia di Banana, e al Corriere Economia con la rubrica Fil di Ferré. È stata opinionista di numerosi programmi televisivi e radiofonici e, dal 2010 per quattro edizioni, ha condotto Io Donna. Buccia di banana, sull’emittente Lei Tv canale 127 di Sky. Ha fatto parte della giuria del programma Italia’s Next Top Model. Nel 2012 ha raccolto i suoi celebri giudizi e stroncature nel libro Buccia di banana: lo stile e l’eleganza dalla A alla Z! (Rizzoli). Ha pubblicato il libro Itinerario: Gianfranco Ferré (Leonardo, 1999) e monografie su Alberta Ferretti, Moncler e Timberland. È stata guest curator del libro-mostra Lo Sguardo Italiano. Fotografie di moda dal 1951 a oggi (Charta, 2005) Suoi saggi sono pubblicati in numerosi libri e cataloghi di mostre, tra cui Innatural (Triennale di Milano, 2004), Gianni/Versace: lo stilista dal cuore elegante (Utopia, 2010), Swatch Group Story (Egea, 2013), Firenze Fashion Atlas (Marsilio, 2014). Sta preparando per Marsilio Editori un libro dedicato a Giorgio Armani. 2 luglio La felicità del made in Italy: Textile Hub 2. Giovanni Bonotto Bonotto è una delle aziende tessili più importanti in Italia e più apprezzate in tutto il mondo. Giovanni Bonotto si identifica, come imprenditore, con la Fabbrica Lenta: la qualità di un prodotto sta nel tempo che ci si impiega a produrlo. Fortemente legato al valore dell’artigianalità, crede nel recupero della tecnologia meccanica del dopoguerra come metodo per far rivivere i mestieri, temporaneamente sovrastati dalla standardizzazione: nel 2007 decide quindi di sostituire le macchine digitali con telai meccanici degli anni cinquanta, dedicando a ogni telaio un singolo operaio, che in questo modo diventa un maestro artigiano. È da qui che nasce il progetto Fabbrica Lenta: realizzare prodotti unici, riportare l’arte nell’artigianato e l’artigianato nella fabbrica. 3. Paolo Paoletti Ricopre il ruolo di General Manager e Responsabile Marketing e Vendite presso l’azienda di famiglia, il Lanificio Paoletti fondato nel 1795. Dopo la laurea in International Business, conseguita nel 2002 presso la ESE di Vicenza, lavora dal 2003 al 2007 a Londra presso lo studio di Vivienne Westwood Ltd., ricoprendo l’incarico di Licenses & Marketing Co-ordinator. Arricchito dall’esperienza londinese, ritorna a Follina, per lavorare con il padre Andrea e il fratello Marco nell’azienda di famiglia, mosso dalla voglia di contaminare con l’arte e il design una realtà così fortemente legata alla tradizione e al territorio. 4. Sergio Tamborini È Chief Executive Officer (CEO) e direttore di Marzotto Group dal novembre 2007. Sempre all’interno del Marzotto Group, nel quale è attivo dal 2003, ha ricoperto la carica di Direttore Filati Lanerossi. 3 luglio Le felicità del made in Italy: Visionari: Il futuro del territorio 5. Maria Luisa Frisa Critico e fashion curator, è presidente di MISA, Associazione Italiana degli Studi di moda, e direttore del Corso di laurea in Design della moda e Arti multimediali all’Università Iuav di Venezia, dove insegna Pratiche curatoriali nella moda alla Magistrale in Arti visive e Moda. Dal 2012 è Visiting Professor presso il London 56 College of Fashion, University of the Arts London. Critico e fashion curator indipendente, fra le sue ultime pubblicazioni: Una nuova moda italiana (Marsilio, 2011); Diana Vreeland After Diana Vreeland (Marsilio, 2012); Firenze Fashion Atlas (2014). Fra le ultime mostre: (con Judith Clark) Diana Vreeland After Diana Vreeland (Venezia, 2012). 6. Matteo Marzotto È Presidente di Fiera di Vicenza da dicembre 2013, Presidente di Associazione Progetto Marzotto da ottobre 2012 e Presidente di Mittelmoda Fashion Award da settembre 2008. Come imprenditore tra gennaio 2009 e gennaio 2013 ha acquisito e successivamente rilanciato Vionnet S.p.A., di cui è stato anche Presidente. Dopo avere lavorato per quindici anni nelle aziende collegate agli interessi di famiglia, maturando esperienze lungo tutta la filiera del tessile/ abbigliamento, tra il 2003 e il 2008 è stato prima Direttore Generale Operativo, poi Presidente di Valentino S.p.A. Come Civil Servant è stato Presidente e Commissario di Enit-Agenzia Nazionale del Turismo, da agosto 2008 a dicembre 2011. È tra i fondatori (gennaio 1997) della Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica-Onlus e siede in diversi consigli di amministrazione. È uno sportivo attivo, appassionato delle discipline legate al volo. 7. Marina Salamon È un’imprenditrice che opera trasversalmente in più settori, da quello del lusso a quelli della comunicazione, della ricerca e dello sviluppo. Nel 1982 fonda Altana, azienda leader nella produzione di abbigliamento per bambini nel segmento luxury fashion. Tra i brand prodotti ricordiamo Gucci, Moncler, Pinko, Jeckerson, Dondup. I suoi interessi principali spaziano dalle ricerche di mercato alla comunicazione web, settori nei quali opera attraverso Doxa e Connexia, due associazioni di cui è azionista di maggioranza. Ha sempre sostenuto e continua a sostenere varie associazioni benefiche, legate ai temi dell’immigrazione e a progetti di microcredito, in Italia e nei paesi in via di sviluppo. 4 luglio La felicità del made in Italy: Ermanno Scervino 9. Ermanno Scervino Nasce come brand negli anni novanta, fondato dalla collaborazione tra il designer Ermanno Scervino e l’imprenditore Toni Scervino. Caratterizzato da un’idea di lusso iconoclastico, emancipato, senza preconcetti di fronte ad abbinamenti inaspettati di materie e tagli, il marchio si pregia di essere ‘made in Florence’: dal 2007 il maglificio, l’atelier, la confezione, la prototipia e i laboratori di ricerca sono raggruppati nella nuova sede in contatto continuo con la concezione dello stile, a vantaggio del modus operandi di Ermanno Scervino, che ama seguire in prima persona gli sviluppi della sua ricerca, rimanendo in stretto contatto con i prodotti, mai standardizzati e di altissima qualità. 1 6 2 7 3 8 4 9 5 8. Cristiano Seganfreddo Produttore culturale con eversiva attenzione alla cultura contemporanea e ai sistemi moda. Direttore del Progetto Marzotto, direttore scientifico Corriere Innovazione Magazine, e altro. 57 IUAV BA Graduation Show 2014 / Fashion Design / Accessories Design Laurea triennale in Design della moda / BA (Hons) Fashion Design a.a. 2013-2014 Direttore Maria Luisa Frisa Docenti Arthur Arbesser Emanuele Arielli Silvano Arnoldo Ema Bonifacic Maria Bonifacic Giovanni Cavagna Massimiliano Ciammaichella Mario Ciaramitaro Carlo Contrada Francesco de Luca Milovan Farronato Patrizia Fiorenza Samantha Fiorenza Maria Luisa Frisa Paolo Garbolino Vittorio Girotto Carlo Grassi Roberto Grossa Marlene Klein Leonora Jakovljevic Anthony Knight Michele Lazzarini Mario Lupano Stefano Mazzanti Angela Mengoni Amanda Montanari Gabriele Monti Riccardo Muratori Marina Pellanda Andrea Pertoldeo Els Proost Fabio Quaranta Davide Rocchesso Piercarlo Romagnoni Marta Sambin Mariavittoria Sargentini Ludovica Scarpa Camillo Trevisan Alessandra Vaccari Angela Vettese Barbara Vielmo Cristina Zamagni Collaboratori alla didattica Veronika Allmayer-Beck Susanna Battistutto Laura Bolzan Michele Cadelano Annaluisa Cavaliere Maria Cristina Cerulli Isotta Dardilli Francesca Imoli Ethel Lotto Andrea Marsili Dyfed Price Cristina Turetta Barbara Vitali IUAV BA Graduation Show 2014 / Accessories Design IUAV BA Graduation Show 2014 / Fashion Design Riprese video Angelo Teardo Performance a cura di Els Proost Sfilata a cura di Arthur Arbesser Presentazione delle collezioni di accessori del Laboratorio finale coordinato da Maria Luisa Frisa Presentazione delle collezioni di abiti del Laboratorio finale coordinato da Maria Luisa Frisa Streaming Not Just A Label Vogue.it Segreteria didattica Linda Marson Assistente Susanna Battistutto Coordinamento didattico Silvia Zotti Studenti Anna Bonato Sofia Dall’Agnola Luna Mazzolini Giulia Piccolo Matteo Pretto Eleonora Zamprogno Tecnici modellistica e sartoria Catia Giacon Maria Marin Tecnico accessori in pelle Eliseo Trolese Tecnico informatico Lorenzo Casagrande Servizi bibliotecari Barbara Dolce Barbara Piccoli Francesca Sardi Accoglienza Rossella Malachini Oscar Marcon Docente supervisore Els Proost Coordinamento Silvia Zotti con Ilaria Cipriani e Marta Franceschini Allestimento e luci DEE Group Hair & makeup Attoprimo Fotografo Francesco de Luca e Laura Bolzan Riprese video Angelo Teardo Tecnico calzature Eliseo Trolese Tecnico informatico Lorenzo Casagrande Ringraziamenti Maria Pia Barzan Michele Bocchese Carlo Magnani Franco Rossi Docente supervisore Arthur Arbesser Assistente Veronika Allmayer-Beck Studenti Martina Anselmi Gianmarco Barnes Anna Carniel Roberta Colla Serena Contarini Sophia Crema e Alma Ricci Davide Da Ros Emanuele Farolfi Scilla Gortan Florentina Isac Sofia Lucietto Camilla Mazzon Giovanni Nordio e Gregorio Nordio Marco Salcini Elena Versano Michael Zanuttini Coordinamento Silvia Zotti con Ilaria Cipriani e Marta Franceschini Allestimento e luci DEE Group Hair & makeup I Baldan Parruchieri, Aveda Fotografo Francesco de Luca e Laura Bolzan Tecnico streaming Michele Sapia Tecnico sartoria Maria Marin Tecnico modellistica Catia Giacon Tecnico informatico Lorenzo Casagrande Ringraziamenti Michele Bocchese Enrica Cazzolato Claudio Da Ros Elisa Favretto Lorenzo Luisi Carlo Magnani Marzia Narduzzi Renzo Vidotto Sofia Dall’Agnola [email protected] Spot La collezione rielabora e trasfigura le linee essenziali e dure che caratterizzano i lavori di artisti contemporanei come Esther Stocker e Katharina Grosse. Il colore, usato in modo libero e giocoso, si contrappone alla rigida geometria delle forme. Ukai La collezione esplora un’antica tecnica di pesca cinese, per unire la tradizione rurale orientale all’estetica hi-tech. L’intelaiatura delle imbarcazioni utilizzate, il buio della notte contrapposto alla luce artificiale creata dai pescatori per illuminare l’acqua, la ripetizione del movimento e l’attesa: le onde che si propagano sullo specchio d’acqua si spostano sulla superficie dei quadranti delle borse. Materiali hi-tech come il neoprene e il laccio gommato si uniscono al camoscio e al suede: una perfetta fusione tra la tradizione artigianale e le tecniche di realizzazione contemporanee. Progetto fotografico di Francesco de Luca e Laura Bolzan Anna Bonato [email protected] 60 61 Luna Mazzolini [email protected] Calorbianco Calorbianco nasce dall’unione della tecnica spray painting su pellame con il cut out geometrico. Le forme rivisitano linee nette e squadrate creando sovrapposizioni ammorbidite da accenni di curve. Rettangolo e triangolo vengono proposti in tutta la loro gamma di proporzioni e angolature, per creare una percezione di dinamica sinuosità. La texture è progettata singolarmente per ogni accessorio, al fine di rispettarne ed enfatizzarne le forze strutturali; i colori sono carichi, nelle nuance del viola, arancio, rosso e blu scuro, che evocano un immaginario lontano, legato alla festa 62 indiana di Lathmar Holi. La vivacità dei toni si staglia su un fondo uniforme color bianco ghiaccio, smorzato da piccoli accenni di grigio e blu. Giulia Piccolo [email protected] Morethings La fusione dei corpi può essere intesa come trasformazione di due corpi in uno, come assenza di distinzione tra colori e forme, come illimitatezza del corpo nello spazio, come unione fisica e mentale e come messa in discussione del concetto di normalità e di realtà. L’unione, la sovrapposizione, l’incastro e l’intreccio definiscono i ritmi di questa collezione; ciò che unisce gli accessori è l’idea di illimitatezza, di indistinzione e di assenza di confine tra due corpi o tra due materie diverse. 63 Matteo Pretto [email protected] Band-L Geometria e rigore sono i concetti chiave che descrivono la collezione. Linee parallele si intersecano per generare una texture geometrica e sempre diversa, che muove costruttivamente ogni singolo pezzo. La linea, nella sua estrema pulizia, guida anche la decorazione: si confondono i confini tra ciò che è strutturale e ciò che è ornamento. Pelli morbide come le nappe sono scelte in tonalità fresche e vibranti: rosso, rosa, blu, azzurro e bianco si intrecciano, sottolineando la nitidezza delle forme e il carattere giocoso di tutti gli accessori. 64 Eleonora Zamprogno [email protected] Raku.Ware L’antico procedimento artigianale raku viene riproposto attraverso l’utilizzo di materiali e modalità di lavorazione legate ai giorni nostri. A modificarne la percezione visiva sono i trattamenti superficiali, che caratterizzano le singole parti di ogni accessorio: minuterie e tacchi in legno che sembrano di ceramica. La pelle Crack è sottoposta a tiraggio in fase di produzione per esaltarne le crepe. I contrasti delle ceramiche Raku ispirano la palette, che accoppia il bianco al nero e al verde militare, ma anche colori accesi come vernici rosse e turchesi, e colori tenui come il verde pastello e il ghiaccio. 65 Shironeri Il bianco è il colore più luminoso di tutti, riflette ogni raggio di luce. Shironeri è il procedimento usato per togliere alla seta il naturale tono giallastro. Il colore ottenuto è shiro, che indica qualsiasi gradazione di bianco. Il bianco lucente della seta era considerato sacro. Oggi diventa il codice che trasforma la purezza spirituale in pulizia delle linee. Gianmarco Barnes [email protected] DRESSage “Era la più grande sartoria di Savile Row e anche le più costosa. […] Ricordo le macchine con autista che si fermavano davanti al n. 2, dove entravano gli uomini più eleganti. [...] Un classico taglio londinese, con giromanica alto e spalle nette, la giacca leggermente svasata e con vita più definita, il tutto equilibrato intorno al punto distintivo della casa: il bottone unico.” Patrick Murphy, head cutter. Anni ‘30. Specializzata in abiti da equitazione, la sartoria di Huntsman ha l’orgoglio di annoverare il Duca di Windsor tra i suoi clienti. DRESSage si basa su un heritage preciso per stravolgerlo con i suoi stessi codici, mantenendo misura e controllo come parole chiave, ma rivestendole di nuovi significati. I pattern iconici del twill sono riproposti come addensamenti grafici vettoriali intagliati al laser: tradizione sartoriale delle forme e intervento digitale collaborano nel definire un’eredità storica che guarda al futuro. Progetto fotografico di Francesco de Luca e Laura Bolzan Martina Anselmi [email protected] 66 67 Anna Carniel [email protected] Sapone La storia vecchia di una famiglia migrante, in una terra distante e mitica, così lontana da apparire inesistente. Il sogno di un futuro che è già passato, e il desiderio di ritornare, per ricreare quell’atmosfera intima, leggera e irriverente. Tappezzerie immaginate, texture di nuvole, iridescenza per forme stereotipate e al contempo strane, come ricordate a occhi chiusi dopo un abbaglio. 68 Roberta Colla [email protected] Congedo Tipologie vestimentarie prese in prestito dal guardaroba dell’aviatore: il cartamodello del soprabito maschile si accorcia e si dilata, diventando all’occorrenza doppiopetto, giacca classica, bomber. Tessuti resistenti e impermeabili, abiti comodi abbinati a residui di una classicità rilassata. Griglie stampate a rilievo diventano tracce che mappano i capi, proiezioni urbane viste dall’occhio lontano dell’aeroplano. Questa collezione riguarda la tregua che segue l’azione: è la storia di un congedo, di un ritorno alla casa dei nonni, del bisogno di indossare maglioncini in cotone, camiceria informale, abiti freschi e assetati di colore. 69 Serena Contarini [email protected] Scuola primaria Una ricerca sulle divise scolastiche indossate dalla mia famiglia dagli anni sessanta fino a oggi. Foto in bianco e nero dei miei parenti a scuola o in posa per foto di gruppo. La storia della mia famiglia è ricostruita visualmente per arrivare fino a oggi, e ai miei parenti che vivono in Ghana. È dai dettagli di alcune divise scolastiche dell’Africa, come faldoni e plissé, che emerge una divisa contemporanea, che può essere utilizzata sia da una donna, sia da un uomo. 70 Sophia Crema Alma Ricci [email protected] [email protected] Superski Riflettere sull’universo sciistico, ricercare un denominatore comune tra le peculiarità del tessuto tecnico d’alta quota e un guardaroba sartoriale. Teflon, termonastratura e gommatura convivono con la lavorazione del ricamo e con la lana all’interno del progetto: la tuta da sci viene smembrata e assume nel suo guscio esterno le sembianze del tailleur urbano. La giacca sartoriale maschile si fonde alla coperta “anti-freddo” indossata all’esterno dei rifugi alpini. La struttura dei pantaloni classici del completo viene alterata seguendo la linea dello scarpone. 71 Davide Da Ros [email protected] Play Up Rilassati, seduti o distesi con pose svenevoli, quasi femminili. Così vengono ritratti i Blackburn Rovers, squadra inglese di rugby, dopo la vittoria nel 1883. Le fasce indossate dopo la premiazione sono ricche, precisamente disordinate e si muovono sugli indumenti, quasi conquistandoli. Polo e camicie di lunghezze invisibili giungono inaspettate, mostrando le fisicità efebiche tipiche degli studenti ai primi anni di college. Il tema del gioco, motore della collezione, muove i colori decisi; le forme seriose dell’abbigliamento maschile sono contaminate da elementi estratti da quello femminile. 72 Emanuele Farolfi [email protected] Leva sulla classe La casualità dell’errore e le relative conseguenze determinano le linee di questo progetto. I forti contrasti tra il mondo delle tessiture nobili e delle finiture sportive motivano una palette rigorosa e austera, ma addolcita dai dettagli. Le simmetrie nelle strutture e nei volumi vengono abolite, e la collezione, mai unitaria, si rivela composta da elementi interdipendenti, che alludono a un’eleganza maschile anni quaranta. 73 Scilla Gortan [email protected] Gràphein Il progetto parte dall’analisi dei tipi di font utilizzati per l’incisione. Lettere, simboli e numeri ricoperti di tessuto creano una nuova dimensione sulle superfici di capi e accessori. Le forme e i volumi degli abiti rimandano ad una silhouette anni venti. Vite basse sottolineate da importanti cinture bianche, ampi soprabiti, t-shirt, pantaloni asciutti e gonne a pieghe che si muovono tra sete rigate. L’atmosfera della collezione rievoca l’immaginario di chi vive di riflessi del passato, ricordi e tradizioni. 74 Florentina Isac [email protected] Nina L’analisi sentimentale di due mondi mai del tutto conosciuti ma sempre presenti come fantasmi: l’estetica austera dell’Unione Sovietica che persiste nell’abbigliamento contadino, e il decorativismo folclorico moldavo. La femminilità netta, quasi pesante è frutto del desiderio di una società matriarcale in cui l’infermiera è capo famiglia. Un ritorno a un mondo matriarcale. Il fiore, emblema di questa femminilità manifesta, diventa bidimensionale come in un erbario, i petali chiazze di colore astratte. 75 Sofia Lucietto [email protected] Mucio Una raccolta di documenti archiviati da una famiglia veneta, che contengono memorie e momenti di vita quotidiana. L’accumulo di materiale si scioglie in una serie ordinata di elementi visivi: la precisione delle forme geometriche si relaziona con il disordine che caratterizza il passare del tempo. Lane e cotoni dal sapore classico, con l’inserimento di maglieria come elemento di connessione tra i due mondi: le lavorazioni patchwork danno un senso di artigianalità disodinata a un tipico guardaroba femminile. Geometria e disordine costruiscono in modo sinergico l’immaginario della collezione. 76 Camilla Mazzon [email protected] Excelsior Il concetto di tailoring per una collezione maschile che abita in uno spazio ben definito, i dintorni della spiaggia dell’Hotel Excelsior al Lido di Venezia. L’atmosfera sospesa fra lo snob e l’aristocratico si traduce nella tranquillità di sapere di non essere mai fuori luogo. Sartorialità ed eleganza si concretizzano in volumi, materiali e finiture propri dell’eveningwear, che ereditano elementi tipici di un abbigliamento più morbido e rilassato. 77 Giovanni Nordio Gregorio Nordio [email protected] [email protected] Cipputi In itinere dal 1971: le toppe delle divise indossate da Gian Maria Volonté in La classe operaia va in paradiso, la tuta blu del Cipputi di Altan, le straordinarie avventure di Pentothal, ovvero il sogno- incubo disegnato da Andrea Pazienza nelle prime vignette sul numero 8 di alteralter, i testi di Giovanni Lindo Ferretti, i cotoni pixelati e quelli lavati di Bonotto, i caschetti bianchi dei lavoratori di Porto Marghera. 78 Marco Salcini [email protected] <3 La Ecstasy Generation abita i club e la vita notturna a cavallo tra il vecchio e nuovo millennio. Lo stile: un incontro occasionale tra post grunge (tessuti e stampe) e gabber (forme, volumi e riferimenti sportswear). Oggi il clubbing si fa sui social network: <3, il cuore, è l’espressione più rapida per laikare, per raccontare, per raccontarsi. 79 Elena Versano [email protected] Café Müller Un corpo in movimento ricorda Pina Bausch, che danzando creava con corpo e tessuto forme inedite. Il plissé come metafora della dinamicità del corpo per disegnare nuove consistenze materiche. I quattro toni di colore si mescolano e sovrappongono per rivelare nuove sfumature, insieme alle consistenze di organza, voile, lino e crêpe che si fondono fra loro, per una collezione che reinterpreta le forme della danza. 80 Michael Zanuttini [email protected] Saverio 1931 Esce di casa con il buio, vestito con i colori del bosco; il cane al guinzaglio e il fucile tassellato a mano in spalla, niente di più. Dopo ore nel silenzio, Il cacciatore è riuscito a mettere in saccoccia una beccaccia e altri volatili. Ha addosso l’odore fresco della morte; la moglie, che lo attende a casa, conosce bene quell’odore, che tra le sue mani diventerà un profumo: di cibo, di casa. Le figure si sovrappongono divenendo un’unica cosa. Le forme diventano esili, ma strutturate dai dettagli degli indumenti da caccia. Il grembiule simbolo della massaia, che tiene le redini della casa, diventa una velleità, fantasma di una femminilità leziosa mai scomparsa, sempre simbolicamente presente anche se non indossato, come il vestitino buono della domenica. 81 IUAV MA Graduation Show 2014 / Fashion Design Laurea magistrale in Arti visive e Moda / MA Fashion Design a.a. 2013-2014 Responsabile del curriculum Moda Alessandra Vaccari Visiting professor Caroline Evans IUAV MA Graduation Show 2014 / Fashion Design Docenti Emanuele Arielli Michel Bergamo Marco Bertozzi Renato Bocchi Raffaella Brunzin Francesca Castellani Monica Centanni Marco De Michelis Cesare Fabbri Maria Luisa Frisa Paolo Garbolino Vittorio Girotto Carlo Grassi Anthony Knight Mario Lupano Stefano Mazzanti Angela Mengoni Gabriele Monti Marina Pellanda Fabio Quaranta Davide Rocchesso Simone Sbarbati Giovanni Segre Camillo Trevisan Alessandra Vaccari Angela Vettese Cristina Zamagni Segreteria didattica Linda Marson Sfilata a cura di Mario Lupano Cristina Zamagni Coordinamento didattico Silvia Zotti Presentazione delle collezioni finali Tecnici modellistica e sartoria Catia Giacon Maria Marin Tecnico maglieria Maria Favaro Tecnico informatico Lorenzo Casagrande Servizi bibliotecari Barbara Dolce Barbara Piccoli Francesca Sardi Accoglienza Rossella Malachini Oscar Marcon Docenti supervisori Michel Bergamo Cesare Fabbri Fabio Quaranta Cristina Zamagni Tecnico streaming Michele Sapia Studenti Magda Abdel Hafith Martina Bruna Gianluca Ferracin Mattia Gobbo Ekaterina Karpenko Irene Miele Jie Shan Tecnico modellistica Catia Giacon Coordinamento Silvia Zotti Aziende partner Bonotto Maglificio Ferdinanda Maglificio Giordano’s Maglificio Innocenti Maglificio Leonello Spagnol Maglificio Miles Lanificio Paoletti Shima Seiki Italia Allestimento e luci DEE Group Hair & makeup I Baldan Parruchieri Aveda Fotografo Francesco de Luca e Laura Bolzan Riprese video Angelo Teardo Streaming Not Just A Label Vogue.it Tecnico sartoria Maria Marin Tecnico maglieria Maria Favaro Tecnico informatico Lorenzo Casagrande Ringraziamenti Michele Bocchese Enrica Cazzolato Claudio Da Ros Elisa Favretto Lorenzo Luisi Carlo Magnani Marzia Narduzzi Renzo Vidotto Comunicare la moda: La ricerca sul sé Simone Sbarbati La comunicazione della moda oggi si svolge quasi totalmente online. Se da una parte questo favorisce uno scambio di informazioni e una produzione di contenuti in tempi rapidissimi, dall’altra la stessa velocità, unita alla facilità di accesso alla rete di contatti un tempo esclusiva di pochi, ha portato a un generalizzato appiattimento dei linguaggi e delle forme di comunicazione. In un mondo in cui siamo sommersi dalle informazioni – il cosiddetto information overload di cui parlava il futurologo Alvin Toffler – tutte le informazioni acquistano la stessa importanza, innescando un circolo vizioso che assomiglia alla ricerca di un metaforico Sacro Graal della comunicazione: la soluzione definitiva che permetta di massimizzare la diffusione di un contenuto editoriale nel minor tempo possibile. Tale ricerca – del tutto vana – si porta dietro un inevitabile strascico: si finisce per dimenticare il sé, le proprie specificità, elemento fondamentale per una comunicazione efficace di un prodotto commerciale o culturale come un capo d’abbigliamento, una collezione, un evento, una piattaforma, un libro, un articolo. Quello che ritengo si possa fare, a livello didattico, è accompagnare lo studente su due strade parallele, e pure intimamente legate tra loro: imparare a raccontare delle storie, e trovare la propria voce, in un percorso di presa di coscienza del sé attraverso la scrittura creativa. di fantasia, cercandone i punti di forza e i punti deboli, e provando a comunicarlo in base alle tecniche e agli esercizi sperimentati, e con una discussione finale rispetto al viaggio didattico, che fungesse da feedback per il docente e da ultima occasione di autoanalisi per lo studente. L’approccio partecipativo è stato fondamentale per intraprendere un percorso di questo tipo: fornire l’input (un racconto personale, un esempio, un problema) per poi arrivare insieme alla soluzione, guidando il gruppo attraverso un percorso sì precedentemente tracciato ma allo stesso tempo aperto a ogni tipo di deviazione (purché coerente) e a diversi punti di vista, favorendo in questo modo il cosiddetto pensiero laterale o orizzontale secondo Edward De Bono. Durante il percorso è stato chiesto agli studenti della magistrale di confrontarsi con lo storytelling, e con le varie forme di scrittura creativa utili alla ricerca e comprensione de sé, quali la scrittura bidimensionale e tridimensionale, il cambio del punto di vista, il racconto tramite indizi e la scrittura tattile. Il workshop si è concluso con la creazione di un’immaginaria collezione realizzata con un materiale non convenzionale o addirittura 84 85 Martina Diotallevi Giovanna Angeli Esercitazione: Ho capito… Ho visto una donna con le calze così gialle che avrà letto tutti i libri di Sophie Kinsella. Ho visto un panettone gigante. Non mi piace il panettone. Nemmeno se costa due euro e cinquanta. Ho visto che è venerdì 13 ma Jason non l’ho visto. Ho visto facce verdi dal freddo. Ho visto Bulma con i capelli verdi. L’azzurro Tiffany lo avevano finito tutto per colorare la gru. Come quando usi troppo shampoo antigiallo e i capelli ti vengono fuori azzurri. Ho visto bar vuoti ma pieni di addobbi di Natale. Non mi piace neanche il Natale. Ho visto le giostre senza file di persone urlanti. Ho visto cuscini in vendita a una fiera. Le giostre fanno venire sonno. Ho visto la macchina per lo zucchero filato. In tre mesi non ho ancora imparato a usare la mia. Ho visto il luna park. Non c’era scritto luna park ma c’era il luna park. C’era scritto frittelle ma non c’erano le frittelle. C’era scritto pop corn ma non c’erano i pop corn. Ho visto che posso usare tre parole diverse per parlare della stessa cosa. Ho visto tasche a filetto di produzione industriale su una giacca di produzione industriale di un creativo che non ha niente a che fare con un industriale. Poi quando è a casa sua non so. Ho visto zerbini a forma di tartaruga. Esercitazione: Ho visto… Ho visto una donna con le calze così gialle che avrà letto tutti i libri di Sophie Kinsella. Ho visto un panettone gigante. Non mi piace il panettone. Nemmeno se costa due euro e cinquanta. Ho visto che è venerdì 13 ma Jason non l’ho visto. Ho visto facce verdi dal freddo. Ho visto Bulma con i capelli verdi. L’azzurro Tiffany lo avevano finito tutto per colorare la gru. Come quando usi troppo shampoo antigiallo e i capelli ti vengono fuori azzurri. Ho visto bar vuoti ma pieni di addobbi di Natale. Non mi piace neanche il Natale. Ho visto le giostre senza file di persone urlanti. Ho visto cuscini in vendita a una fiera. Le giostre fanno venire sonno. Ho visto la macchina per lo zucchero filato. In tre mesi non ho ancora imparato a usare la mia. 86 Ho visto il luna park. Non c’era scritto luna park ma c’era il luna park. C’era scritto frittelle ma non c’erano le frittelle. C’era scritto pop corn ma non c’erano i pop corn. Ho visto che posso usare tre parole diverse per parlare della stessa cosa. Ho visto tasche a filetto di produzione industriale su una giacca di produzione industriale di un creativo che non ha niente a che fare con un industriale. Poi quando è a casa sua non so. Ho visto zerbini a forma di tartaruga. Esercitazione: Scrivimi una mail Ciao Simone, era buono il panino col salame? O hai preferito la mortadella? Non sono brava a parlare di me, non sono nemmeno brava a vendermi, né tanto meno so vendere il mio lavoro, ammesso che ne abbia uno! In effetti pensavo di trasferirmi e fare il coltivatore diretto in Australia (o sarebbe meglio dire la coltivatrice diretta?), nel caso ti interesserebbe come storia da narrare? Tipo “la fashion designer che cambia vita e va a coltivare pomodori nella terra dei canguri”, ci potrebbe stare? M’immagino già il titolone, un pezzone alla Bello, onesto, emigrato in Australia sposerebbe compaesana illibata. Non ti scrivo per chiederti un’intervista e nemmeno per promuovere il mio lavoro (che non ho) però, pensavo, che magari la social media manager mi riuscirebbe facile farla, che pensi? Poi se hai bisogno, che tipo le reporter di Frizzifrizzi hanno tutte il mal di testa e non riescono a star dietro alle notizie, qualche post potrei anche provare a scriverlo eh. Il mio problema è che mi perdo sempre sul finale, tipo adesso, ad esempio, non so come concludere la mail! Grazie dell’attenzione e buon proseguimento? Oppure “guarda, grazie per aver letto la mail, se non mi risponderai capirò perfettamente il tuo silenzio assenso”? Non me ne vengono altri! Vabbè, intanto ci penso, nel caso ti riscrivo con il finale migliore! 87 Tonia Salomé Knit Gang: Esperimenti sul punto maglia in un modulo 200x70 Maria Cristina Cerulli 05 ▲ mostra a cura di Maria Cristina Cerulli Archivio di Stato di Treviso Sale espositive Centro Carlo Scarpa e sala del Capitolo Riviera Santa Margherita 62 Inaugurazione 3 luglio, ore 20.00 4-12 luglio 2014 lun-ven 8.15-19.15 / sab 8.30-13.30 Knit Gang nasce da un progetto commissionato da Pitti Immagine Filati ’74 per lo Spazio Ricerca, realizzato dagli studenti del corso di laurea magistrale in Design della Moda, e riletto in chiave critica per questa installazione. La ricerca è intesa come proposta di progetto. Progetto che non comporta tanto la realizzazione di un oggetto finito, quanto piuttosto la messa in evidenza di un processo, dove la maglia diviene strumento di analisi per veicolare stimoli. Il parametro di riferimento è una mappa concettuale fatta di parole chiave, collegamenti, immagini, fili, dai quali lo studente ha ricavato una serie di associazioni logiche, rielaborandole e riconciliandole con la propria idea di maglia. Lo scopo è mettere in ordine le informazioni presenti nella mappa secondo logiche personali, di creare una propria rete, di uscire dal caos realizzando una struttura, un non-oggetto in maglia da presentare in un modulo prestabilito di 200 cm x 70 cm. La mappa è il vincolo comune che può trasformarsi in opportunità grazie alla forza della semantica che ci permette di associare le idee e far scorrere il “filo” del discorso. Il filo rappresenta la sequenza continua, un collegamento di dati e di eventi. Se tiri il filo, tutto si smembra. Le relazioni sono i nodi, le tensioni, gli spessori e la loro interazione, e danno senso ai concetti e quindi alla mappa nella sua globalità. L’installazione mette in scena degli esperimenti realizzati in maglieria, con lo scopo di raccontare una sorta di equilibrio tra le intenzioni di chi progetta e i vincoli posti dal rigore del filo continuo. ↓ Con i progetti realizzati in occasione di - PLAY_ Spazio Ricerca / Pitti Immagine Filati 74 - PLAY _ lo Spazio Ricerca a cura di Angelo Figus con Nicola Miller - Pitti immagine filati 74 SS 2015 22-24 gennaio 2014 / Firenze, Fortezza da Basso Progetti di Magda Abdel Hafith Nicole Bidoli Elena Bilato Maria Cristina Cerulli Andrea Chinellato Anna Fregolent Mattia Gobbo Ekaterina Karpenko Niccolò Magrelli Irene Miele Tamara Moncilovic Beatrice Zannini Xiaoye Zhou Fotografia Francesco De Luca Istituzioni Università IUAV di Venezia Pitti Immagine, Firenze Archivio di Stato di Treviso In collaborazione con Maglificio Giordano’s Shima Seiki Italia Rigraziamenti speciali Pitti Immagine Pitti Immagine Filati Supervisione di Michel Bergamo Maria Cristina Cerulli Mario Lupano Nicola Miller Coordinamenteo di progetto Cristina Zamagni Ringraziamenti Archivio di Stato di Treviso Franco Rossi Maria Pia Barzan, Pitti Immagine Ufficio Marketing & Sviluppo Antonio Cristaudo, Responsabile Area Vanni Marchioni, Pitti Immagine Filati - Modaprima 88 89 Other Voices 01▲ mostra a cura di Cesare Fabbri Università Iuav di Venezia Dipartimento di Culture del Progetto Laurea magistrale in Arti visive e Moda in occasione di Modesign / Fashion at IUAV 2014 progetti dei laureandi Monica Albergoni Alessandro Bianchini Elena Bilato Giorgia Maceria Mariaelena Stocchi Ying Wang Other Voices. Altre voci. Una mostra per raccontare un frammento del lavoro svolto con gli studenti della laurea magistrale in Arti visive e Moda dell’Università Iuav di Venezia. Spazio Paraggi a Treviso ospita una collettiva curata dal docente e designer Cesare Fabbri, che ha condotto un modulo specifico del Laboratorio avanzato di Design della moda. Gli esiti di questo percorso progettuale sono presentati in mostra, attraverso abiti ed elementi che raccontano gli esercizi, la ricerca, i processi di revisione e la scelta di temi, silhouette, materiali, tappe fondamentali nel percorso che gli studenti hanno intrapreso con Fabbri, verso la messa a punto di un immaginario e la costruzione di una collezione di abiti. e degli studenti Marta Busatto Alberto Furlan Ester Rigato si ringraziano Alessandro Bianchini Marc Benozzo Francesco Cazzaro Lorenzo Fabbian Ethel Lotto Marco Spadon 90 91 Le Monde est à V ∕ Nous Rapporto di coincidenza assoluta fra corpo e geometria, e fra geometria e corpo. I capi della collezione individuano una grammatica del classico ibridata da tessuti tecnici che citano lo sportswear. Cerniere gommate imprimono linee nette sui capi spalla. Il bianco assoluto si combina con grigi e neri attraverso l’ottanio e l’ocra. Progetto fotografico di Mirò Chiariello e Andrea Chinellato Magda Abdel Hafith [email protected] 92 93 Martina Bruna [email protected] Terra di nessuno La collezione si compone di tuniche e pantaloni pensati in versione over. La razionalità delle forme, la vestibilità S M L XL e il tessuto che reifica lo spazio sono gli elementi principali, utilizzati per dare risalto a una verticalità quasi monumentale, e mettono in evidenza, nella loro ripetizione seriale, un’unica ossessione modulata su più livelli. Gli abiti sono creati su corpi maschili e trovano nuova vita su quelli femminili, interrogando i confini tra i generi. 94 95 Gianluca Ferracin [email protected] Farfalle nello stomaco La perdita dell’amore, e, come in un flashback, l’innamoramento. Da abiti neri, solenni, quasi funerei, iniziano a spuntare fiori, come farfalle nello stomaco, un sentimento che è il punto nevralgico della collezione. Abiti tipici del vestiario maschile assumono tessuti, colori e lavorazioni femminili per eccellenza, per poi ritornare all’uomo, ritrovando le forme di Tadzio, efebica ispirazione della collezione. 96 97 Mattia Gobbo [email protected] Non faccio giochi che non posso vincere Un progetto di collezione che ricostruisce un immaginario accostando due icone delle sottoculture pop: la cheerleader e il rude boy giamaicano. Due universi sospesi fra falsa ingenuità e durezza machista, che condividono una spavalda cura per l’immagine. La grafica sportiva di memoria costruttivista si riflette sulla segnaletica del campo da gioco e allo stesso modo, curiosamente, sulle scacchiere ska. La collezione è un collage che stratifica ed amalgama personaggi e periodi. E che asseconda ed esaspera 98 le aspirazioni narcisistiche di personalità già altamente stilizzate. 99 Ekaterina Karpenko [email protected] Tempo privato Una collezione che indaga la vestaglia maschile e la rilegge a partire dalle immagini recuperate nelle riviste dagli anni trenta agli anni sessanta del Novecento. Il presupposto è che la vestaglia abbia contribuito in modo rilevante alla costruzione e alla codificazione dell’abbigliamento maschile, perché è in grado di agire sui luoghi comuni mettendo in discussione il concetto stesso di maschile. 100 101 Irene Miele [email protected] L’apparenza inganna? A una prima impressione l’occhio pare distinguere forma e dettagli dei capi. Distinguere inteso come riconoscere. Conoscere un’altra volta. La collezione maschile lavora attorno all’idea delle sovrapposizioni e dell’inganno ottico: il dettaglio “segreto” che si inserisce nella forma nota (una tasca, una coulisse, una chiusura inusuale, un inserto che dà una connotazione nuova) a volte si espone, altre volte si nasconde. L’apparenza inganna anche quando i materiali utilizzati, per esempio il velluto, conservano connotazioni cromatiche e materiche ben precise, ma vengono simultaneamente forzati a dialogare con tessuti tecnici 102 che lo imitano, simulandone la verticalità tridimensionale delle coste con imbottiture o lavorazioni in maglieria. L’inganno dell’apparenza è anche una richiesta di attenzione: solo chi saprà guardare veramente, saprà riconoscere la ricercata, ossessiva qualità di capi e dettagli. 103 Jie Shan [email protected] He Looks Like Her Il progetto si sviluppa a partire dall’abbigliamento Boro. Boro: capi di abbigliamento rattoppati con piccoli pezzi di tessuto sovrapposti e cuciti con piccoli punti (sashiko). Imperfezione e semplicità: il patchwork dei tessuti indaco diventa metafora del rapporto di coppia. Ai patchwork in tessuto si aggiungono anche delicati patchwork in maglieria con filati in seta. Ne emerge così una collezione per gli innamorati: ogni coppia condivide lo stesso tessuto e lo stesso patchwork. 104 105 A Portrait in Black Un saggio fotografico per raccontare i progetti degli studenti della laurea magistrale in Arti visive e Moda visti dal fotografo Mustafa Sabbagh. Un racconto che attinge ai codici della ritrattistica quattrocentesca di Piero della Francesca, e reinterpreta i capi realizzati dagli studenti nei laboratori avanzati di design della moda come elementi che si innestano sul nero fetish attraverso decise operazioni di styling, che superano gli schemi del genere. 108 109 Progetti di Mattia Gobbo Progetti di Alberto Furlan 110 111 Progetti di Marco Bianchini, Gianluca Ferracin, Alberto Furlan, Ekaterina Karpenko, Elena Wang Progetti di Marco Bianchini, Alberto Furlan, Ekaterina Karpenko, Elena Wang 112 113 Progetti di Gianluca Ferracin, Alberto Furlan, Ekaterina Karpenko Progetti di Alberto Furlan, Ekaterina Karpenko 114 115 Progetti di Gianluca Ferracin, Irene Miele, Maria Elena Stocchi Progetti di Gianluca Ferracin, Ester Rigato 116 117 Progetti di Monica Albergoni, Marco Bianchini, Marta Busatto, Gianluca Ferracin, Mariaelena Stocchi Progetti di Martina Bruna, Gianluca Ferracin, Mattia Gobbo 118 119 Progetti di Ester Rigato, Tonia Salomé Progetti di Monica Albergoni, Marco Bianchini, Marta Busatto, Gianluca Ferracin, Mariaelena Stocchi Finito di stampare presso Grafiche Tintoretto, nel mese di giugno 2014 120
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