DELEGAZIONE REGIONALE CALABRIA COMUNICATO L’ANCUPM è un’associazione, nata il 4 aprile 1974, che raccoglie Comandanti ed Ufficiali delle Polizie locali d’Italia. La sua struttura organizzativa è articolata su una Direzione Nazionale con sede in Roma e su Delegazioni Regionali. L’associazione è presente su tutto il territorio nazionale e conta migliaia di iscritti e simpatizzanti. Essa è nata con l’intento di tributare onore e dignità alla categoria, come si conviene per un moderno settore operativo che deve essere il “fiore all’occhiello della macchina comunale”. Purtroppo, ancora oggi, siamo lontani dall’ottenere rispetto per la professionalità e la dignità dei propri operatori. Abbiamo appreso con sconcerto e preoccupazione la notizia stampa rimbalzata su tutti i media, comprese le emittenti televisive alle quali sono state rilasciate “roboanti” interviste, circa la asserita “rimozione” o “decapitazione”, da parte del Prefetto di Vibo Valentia, dei vertici della Polizia Provinciale e Polizia Locale Dr.Angelo Surace e Dr.Filippo Nesci. Si appura, sempre dai media, che la causa di tale asserita “rimozione” sia stata la presunta mancata esecuzione di un’ordinanza prefettizia che disponeva la vigilanza della stazione di Vibo Valentia ad opera dei suddetti organi di polizia locale a seguito dell’incremento di episodi delittuosi. Senza voler esprimere, in questa sede, alcuna considerazione sull’ordinanza certamente singolare che ha dato il via al richiamato provvedimento punitivo, è più che evidente che ci si trova di fronte ad un unicum sia sotto il profilo formale che sotto quello giuridico. Tale eclatante provvedimento evoca strane sensazioni in tutti noi, sensazioni normali in un cancellierato tedesco del 1933 ma non certo nello Stato italiano del 2014, ove ogni atto o provvedimento deve essere improntato al rispetto sacrosanto del diritto. L’esposizione dei citati dirigenti di polizia locale alla gogna mediatica prima di una compiuta istruttoria e della conclusione di un procedimento appare davvero esecrabile. Se il servizio è stato o non è stato effettuato saranno i Comandanti a dimostrarlo ma quando anche esso non fosse stato svolto come disposto, giova evidenziare l’irritualità del provvedimento che non risulta in linea con la normativa vigente. L’attribuzione della qualifica di pubblica sicurezza avviene in forza della legge quadro 65/1986 che disciplina la polizia locale; l’art.3 della citata legge stabilisce che il Prefetto conferisce al personale della polizia locale, previa comunicazione del sindaco, la qualità di agente di pubblica sicurezza, in presenza di specifici e definiti requisiti che sono: a) godimento dei diritti civili e politici; b) non aver subito condanna a pena detentiva per delitto non colposo o non essere stato sottoposto a misura di prevenzione; c) non essere stato espulso dalle Forze armate o dai Corpi militarmente organizzati o destituito dai pubblici uffici. Allo stesso modo il Prefetto, sentito il sindaco, dichiara la perdita della qualità di agente di pubblica sicurezza qualora accerti il venir meno di alcuno dei suddetti requisiti. Non vi sono altre motivazioni che consentono la revoca della qualità di agente di pubblica sicurezza e ogni atto diverso costituirebbe, a parere di questa delegazione regionale, un grave arbitrio. I Comandanti sono legati all’ente locale da un contratto di lavoro, ed è lo stesso ente locale il datore esclusivo di lavoro, e non altri. Ad oggi appuriamo dai media un ulteriore elemento che crea più sconcerto ancora ed è il provvedimento di sospensione dalle funzioni di Comandante della Polizia Locale che il Sindaco di Vibo Valentia avrebbe adottato nei confronti del Dr.Nesci con la motivazione “che il clima nel Comando non sarebbe sereno”. Tale ulteriore elemento porta ad interrogarci seriamente sul nostro ruolo, oggi, di comandanti di Polizia Locale. La categoria è ormai abituata a non avere tutele ed operare in condizioni di estremo sacrificio a fronte di organici esigui e risorse scadenti, snobbati e bistrattati anche dal legislatore nazionale e locale, ma una sequela di atti di questo genere ci inducono addirittura a domandarci se operiamo ancora in uno stato di diritto. Nell’esprimere ai colleghi la vicinanza ed il sostegno, la Delegazione Regionale Calabria dell’A.N.C.U.P.M. intende interessare il Direttivo Nazionale affinché porti urgentemente il caso nelle sedi politiche ed Istituzionali nazionali. F.to Il Presidente f.f. della Delegazione Calabria Dr.Francesco Managò
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