28 Domenica 5 Ottobre 2014 Corriere della Sera Cultura Spettacoli 7 giorni di tweet I consigli di Margherita Zanoletti per @la_Lettura. Da domani Tommaso Labranca Domenica Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato Kevin Gilbert, Inside Black Australia. Poetica pietra miliare sul falso storico della Terra Nullius. Bruno Munari, Libro illeggibile MN1. Poesia senza parole, in versi cromatici e materici. Giuseppe Conte, L’oceano e il ragazzo. Raccolta lirica colta, gioiosa, un tuffo contemporaneo nel mito. Serena Vitale, Il bottone di Puškin. Sull’anima russa, «dove nulla è più vero dell’impalpabile». Doris Pilkington, Barriera per conigli. Un’avvincente storia vera attraverso il deserto australiano. Franco Loi, Il silenzio. Saggio dove la poesia lega l’uomo «all’essenza di ogni cosa che non ha nome». Raimond Gaita, Romulus, mio padre. Classico australiano, filosofia narrativa sull’essere padre e figlio. Immagini Esce da Adelphi il libro «Ho coltivato il mio giardino» di donna Marella Pubblicato anche in America, racconta un modo di vivere e di abitare con stile Il volume Il libro di Marella Agnelli scritto con la nipote Marella Caracciolo Chia «Ho coltivato il mio giardino» sarà in libreria per Adelphi (pp. 304, e 55) dal 15 ottobre, in contemporanea nelle edizioni italiana e americana Il volume contiene numerose fotografie scattate da grandi maestri come Erwin Blumenfeld, Robert Doisneau, Henry Clarke, Ugo Mulas, Cecil Beaton, Clifford Coffin dal nostro inviato Massimo Gaggi DAL PIEMONTE A PARK AVENUE L’ELEGANZA DI CASA AGNELLI OSCAR DE LA RENTA: «GIANNI E LA MOGLIE, AFFIATATI E COSMOPOLITI» NEW YORK «Gianni e Marella, un’amicizia che ha riempito la nostra vita. Persone affascinanti, ma anche una coppia straordinaria. Ci vedevamo spesso, qui a New York e in giro per il mondo. A St. Moritz, da noi a Punta Cana o nelle loro case, da Park Avenue al Piemonte: la quiete degli splendidi giardini curati da Marella e l’inquieta, incessante curiosità dell’Avvocato, capace di trascinarti in aereo o in elicottero da una parte all’altra d’Europa per vedere un’opera d’arte o solo per sfuggire a una giornata uggiosa». Nel suo appartamento di Park Avenue Oscar de la Renta sfoglia The Last Swan, l’edizione americana di Ho coltivato il mio giardino, il libro biografico di Marella Agnelli. Ogni pagina stimola i ricordi di un’amicizia durata mezzo secolo, episodi e aneddoti che il celebre creatore di moda racconta a raffica: «Donna eccezionale, Marella. Ancora oggi, nonostante i miei problemi di salute, appena posso vado con Annette a trovarla in Europa». I ricordi corrono ai primi anni di un’amicizia durata una vita: «Oltre che bella era una coppia solida, un legame d’acciaio. Lo so, c’è chi sostiene il contrario, ma è una stupidaggine. Avevano stili di vita cosmopoliti, curiosità e interessi a volte diversi. Ma sotto c’era un rapporto vero, che non poteva essere scalfito. Le racconto qualcosa di cui non ho mai parlato. Una volta loro vennero a New York perché Marella doveva affrontare un inter- L’album In alto, da sinistra: Gianni e Marella Agnelli a Torino (foto Camilla Pecci Blunt McGrath); la camera da letto della casa di Roma (foto Oberto Gili); lo studio della casa di New York (foto Eric Boman); la piscina della villa di Aïn Kassimou, in Marocco (foto Oberto Gili). A destra: Marella Agnelli con Oscar de la Renta (al centro nella seconda fila). Nella pagina accanto: un ritratto privato di Marella Agnelli vento chirurgico molto delicato. Erano gli anni Settanta, credo, perché andai in ospedale con la mia prima moglie, scomparsa nel 1983. Rimasi con Gianni per tutto il tempo dell’operazione, interminabile. La vita di Marella era a rischio e lui piangeva, senza freni. Non l’ho mai più visto così». Chiedo a de la Renta del perché di quell’appellativo, cigno, scelto da Truman Capote. Ma quella parola fa affiorare anche altri ricordi di un Avvocato poco noto. Il padre severo, il soldato che aveva combattuto in guerra: «Ricordo un giorno nella vecchia casa torinese di corso Matteotti, primi anni Sessanta. Conversavamo all’aperto quando sentimmo un rumore tremendo che veniva dal salone: qualcosa era andato in pezzi. Corremmo dentro. In un angolo c’era un pianoforte, in quello opposto la piccola figlia Margherita. Lo splendido cigno di porcellana che era sul piano, a terra, in frantumi. L’aveva fatto cadere lei nel tentativo di aprire lo strumento, ma disse: “Non so, il cigno op-op, ha provato a volare e poi è precipitato”. Gianni era infuriato, le dette un ceffone. Amava quel pezzo che aveva scelto personalmente. Amava molto l’arte e anche nella sua vita cosmopolita non ha mai dimenticato i suoi anni difficili». Quando Gianni andò in guerra, la madre, Virginia Bourbon del Monte, visse brevemente (morì in un incidente stradale nel novembre 1945) in una bella casa romana costruita dal re di Svezia. De la Renta racconta Ricordi «Ci vedevamo in giro per il mondo, a St. Moritz, da noi a Punta Cana o nella loro casa di New York. Con noi c’erano Jackie e John Kennedy» che, mentre erano nella capitale, una volta chiese all’Avvocato che fine avesse fatto quella casa. Adesso ci vive il sindaco, fu la risposta: «Andammo. Il sindaco non c’era, ma lui entrò lo stesso, come fosse ancora casa sua. Mi fece vedere una stanza. Disse che al ritorno dalla guerra lui dormiva lì. Non sul letto, per terra: non sapeva più stare su cuscini e materassi. Mi raccontò che era lì quando il re abdicò in favore di Umberto II. Andò a vederlo salutare la folla al Quirinale. E tornò a casa in lacrime». Il Quirinale, proprio di fronte a un’altra celebre dimora arredata da Marella, la casa romana degli Agnelli. I ricordi di de la Renta corrono a un’epoca più recente: «Ero ospite da Gianni a Roma, di ritorno da Napoli dove avevo una piccola sartoria. Rimasi tre giorni. Lui mi portava in giro a vedere le chiese e a parlare con la gente. Gli piaceva l’ammirazione che mostravano i romani, tutti lo chiamavano Avvocato. Una mattina alle 7, si alzava prestissimo, mi chiese se avessi mai visitato il Quirinale. Dissi di no. “Andiamo!” Si mise al volante, attraversò la piazza ed entrammo. Nessuno ci fermò. Dopo un po’ squillò il cellulare. Era il presidente Cossiga: “Che ci fai in casa mia senza avvertirmi? Vieni su a fare colazione”». Entra Annette, sorridente. Ascolta per un po’, poi lo rimprovera affettuosamente: «Parla delle case, non di Gianni». «Allora parliamo dei cigni. Il mio cigno: così Truman Ca- Creare una rete nazionale per cambiare la scuola La proposta dell’Accademia dei Lincei. Il linguista Luca Serianni: «Mettere al centro la formazione dell’individuo» di Severino Colombo «L a scuola è un momento centrale nella formazione dell’individuo». Un assunto che oggi nessuno metterebbe in discussione ma che nei primi anni di storia unitaria non lo era affatto: «Non erano pochi coloro che ritenevano inutile se non socialmente pericolosa l’istruzione per le masse contadine, legate a una attività per la quale leggere, scrivere, far di conto non era necessario». È il passaggio da cui prende avvio l’intervento del linguista Luca Serianni al convegno «I Lincei per una nuova scuola: una rete nazionale», di martedì 7 ottobre a Palazzo Corsini a Roma (via della Lungara 10, dalle 10.30). L’intervento di Serianni («Per la scuola: qualche proposta») mette in guardia da un certo catastrofismo per livello e prestazioni degli studenti italiani ma invita a non sottovalutare i «segni di disagio» che si avvertono dentro e fuori il mondo della scuola. Proprio su queste basi era nato il progetto «I Lincei per la scuola»: per elaborare e discutere con gli insegnanti delle scuole primarie e secondarie proposte didattiche nuove in relazione a italiano, matematiche e scienze. Il convegno — che si svolge alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del ministro dell’Istruzione, dell’uni- Palazzo Corsini a Roma, sede del convegno dell’Accademia dei Lincei versità e della ricerca Stefania Giannini e a cui intervengono nella sessione mattutina oltre a Serianni, Lamberto Maffei presidente dell’Accademia, Francesco Clementi, Carlo Sbordone, Giuseppe Macino, Francesco Bruni, Renzo Piva e Alberto Quadrio Curzio — vuole mettere un punto fermo al progetto «per ritrovare forze e definire programmi» (Maffei): organizzato come una rete di poli è stato accolto finora con entusiasmo; ha coinvolto quest’anno oltre un migliaio di scuole, 4.300 classi, più di 2.700 insegnanti, 123 mila studenti e circa 250 professori universitari. Tra gli obiettivi dell’Accademia, dirà Clementi nel suo intervento (dal titolo «Si può migliorare l’insegnamento nella scuola? La rete nazionale»), i propositi di estendere il progetto «a tutte le regioni» e di trasformarlo «in un programma di Science Teaching più coeso e organico». © RIPRODUZIONE RISERVATA Codice cliente: 8727381
© Copyright 2024 ExpyDoc