CORRIEREFC_NAZIONALE_WEB(2014_10_05)

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Domenica 5 Ottobre 2014 Corriere della Sera
Cultura
 Spettacoli
7 giorni
di tweet
I consigli di
Margherita
Zanoletti
per @la_Lettura.
Da domani
Tommaso
Labranca
Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
Sabato
Kevin Gilbert,
Inside Black
Australia.
Poetica pietra
miliare sul falso
storico della
Terra Nullius.
Bruno Munari,
Libro illeggibile
MN1. Poesia
senza parole,
in versi
cromatici
e materici.
Giuseppe
Conte, L’oceano
e il ragazzo.
Raccolta lirica
colta, gioiosa,
un tuffo
contemporaneo nel mito.
Serena Vitale,
Il bottone
di Puškin.
Sull’anima
russa, «dove
nulla è più vero
dell’impalpabile».
Doris
Pilkington,
Barriera
per conigli.
Un’avvincente
storia vera
attraverso
il deserto
australiano.
Franco Loi,
Il silenzio.
Saggio dove la
poesia lega
l’uomo
«all’essenza di
ogni cosa che
non ha nome».
Raimond Gaita,
Romulus, mio
padre. Classico
australiano,
filosofia
narrativa
sull’essere
padre e figlio.
Immagini
Esce da Adelphi il libro «Ho coltivato il mio giardino» di donna Marella
Pubblicato anche in America, racconta un modo di vivere e di abitare con stile
Il volume
 Il libro di
Marella Agnelli
scritto con la
nipote Marella
Caracciolo Chia
«Ho coltivato il
mio giardino»
sarà in libreria
per Adelphi
(pp. 304, e 55)
dal 15 ottobre,
in contemporanea nelle
edizioni italiana
e americana
 Il volume
contiene
numerose
fotografie
scattate da
grandi maestri
come Erwin
Blumenfeld,
Robert
Doisneau,
Henry Clarke,
Ugo Mulas,
Cecil Beaton,
Clifford Coffin
dal nostro inviato
Massimo Gaggi
DAL PIEMONTE A PARK AVENUE
L’ELEGANZA DI CASA AGNELLI
OSCAR DE LA RENTA: «GIANNI E LA MOGLIE, AFFIATATI E COSMOPOLITI»
NEW YORK «Gianni e Marella, un’amicizia che
ha riempito la nostra vita. Persone affascinanti, ma anche una coppia straordinaria. Ci
vedevamo spesso, qui a New York e in giro
per il mondo. A St. Moritz, da noi a Punta Cana o nelle loro case, da Park Avenue al Piemonte: la quiete degli splendidi giardini curati da Marella e l’inquieta, incessante curiosità dell’Avvocato, capace di trascinarti in aereo o in elicottero da una parte all’altra
d’Europa per vedere un’opera d’arte o solo
per sfuggire a una giornata uggiosa».
Nel suo appartamento di Park Avenue
Oscar de la Renta sfoglia The Last Swan,
l’edizione americana di Ho coltivato il mio
giardino, il libro biografico di Marella Agnelli. Ogni pagina stimola i ricordi di un’amicizia durata mezzo secolo, episodi e aneddoti
che il celebre creatore di moda racconta a
raffica: «Donna eccezionale, Marella. Ancora
oggi, nonostante i miei problemi di salute,
appena posso vado con Annette a trovarla in
Europa».
I ricordi corrono ai primi anni di un’amicizia durata una vita: «Oltre che bella era una
coppia solida, un legame d’acciaio. Lo so, c’è
chi sostiene il contrario, ma è una stupidaggine. Avevano stili di vita cosmopoliti, curiosità e interessi a volte diversi. Ma sotto c’era
un rapporto vero, che non poteva essere scalfito. Le racconto qualcosa di cui non ho mai
parlato. Una volta loro vennero a New York
perché Marella doveva affrontare un inter-
L’album
In alto, da
sinistra: Gianni
e Marella Agnelli
a Torino (foto
Camilla Pecci
Blunt McGrath);
la camera da
letto della casa
di Roma (foto
Oberto Gili);
lo studio della
casa di New York
(foto Eric
Boman); la
piscina della villa
di Aïn Kassimou,
in Marocco (foto
Oberto Gili).
A destra: Marella
Agnelli con
Oscar de la
Renta (al centro
nella seconda
fila). Nella pagina
accanto: un
ritratto privato di
Marella Agnelli
vento chirurgico molto delicato. Erano gli
anni Settanta, credo, perché andai in ospedale con la mia prima moglie, scomparsa nel
1983. Rimasi con Gianni per tutto il tempo
dell’operazione, interminabile. La vita di Marella era a rischio e lui piangeva, senza freni.
Non l’ho mai più visto così».
Chiedo a de la Renta del perché di quell’appellativo, cigno, scelto da Truman Capote. Ma quella parola fa affiorare anche altri ricordi di un Avvocato poco noto. Il padre severo, il soldato che aveva combattuto in guerra:
«Ricordo un giorno nella vecchia casa torinese di corso Matteotti, primi anni Sessanta.
Conversavamo all’aperto quando sentimmo
un rumore tremendo che veniva dal salone:
qualcosa era andato in pezzi. Corremmo
dentro. In un angolo c’era un pianoforte, in
quello opposto la piccola figlia Margherita.
Lo splendido cigno di porcellana che era sul
piano, a terra, in frantumi. L’aveva fatto cadere lei nel tentativo di aprire lo strumento, ma
disse: “Non so, il cigno op-op, ha provato a
volare e poi è precipitato”. Gianni era infuriato, le dette un ceffone. Amava quel pezzo che
aveva scelto personalmente. Amava molto
l’arte e anche nella sua vita cosmopolita non
ha mai dimenticato i suoi anni difficili».
Quando Gianni andò in guerra, la madre,
Virginia Bourbon del Monte, visse brevemente (morì in un incidente stradale nel novembre 1945) in una bella casa romana costruita dal re di Svezia. De la Renta racconta

Ricordi
«Ci vedevamo in giro
per il mondo, a St. Moritz,
da noi a Punta Cana o
nella loro casa di New
York. Con noi c’erano
Jackie e John Kennedy»
che, mentre erano nella capitale, una volta
chiese all’Avvocato che fine avesse fatto quella casa. Adesso ci vive il sindaco, fu la risposta: «Andammo. Il sindaco non c’era, ma lui
entrò lo stesso, come fosse ancora casa sua.
Mi fece vedere una stanza. Disse che al ritorno dalla guerra lui dormiva lì. Non sul letto,
per terra: non sapeva più stare su cuscini e
materassi. Mi raccontò che era lì quando il re
abdicò in favore di Umberto II. Andò a vederlo salutare la folla al Quirinale. E tornò a casa
in lacrime».
Il Quirinale, proprio di fronte a un’altra celebre dimora arredata da Marella, la casa romana degli Agnelli. I ricordi di de la Renta
corrono a un’epoca più recente: «Ero ospite
da Gianni a Roma, di ritorno da Napoli dove
avevo una piccola sartoria. Rimasi tre giorni.
Lui mi portava in giro a vedere le chiese e a
parlare con la gente. Gli piaceva l’ammirazione che mostravano i romani, tutti lo chiamavano Avvocato. Una mattina alle 7, si alzava
prestissimo, mi chiese se avessi mai visitato
il Quirinale. Dissi di no. “Andiamo!” Si mise
al volante, attraversò la piazza ed entrammo.
Nessuno ci fermò. Dopo un po’ squillò il cellulare. Era il presidente Cossiga: “Che ci fai in
casa mia senza avvertirmi? Vieni su a fare colazione”».
Entra Annette, sorridente. Ascolta per un
po’, poi lo rimprovera affettuosamente: «Parla delle case, non di Gianni». «Allora parliamo dei cigni. Il mio cigno: così Truman Ca-
Creare una rete nazionale per cambiare la scuola
La proposta dell’Accademia dei Lincei. Il linguista Luca Serianni: «Mettere al centro la formazione dell’individuo»
di Severino Colombo
«L
a scuola è un momento centrale nella
formazione dell’individuo». Un assunto che oggi
nessuno metterebbe in discussione ma che nei primi anni di
storia unitaria non lo era affatto: «Non erano pochi coloro
che ritenevano inutile se non
socialmente pericolosa l’istruzione per le masse contadine,
legate a una attività per la quale
leggere, scrivere, far di conto
non era necessario».
È il passaggio da cui prende
avvio l’intervento del linguista
Luca Serianni al convegno «I
Lincei per una nuova scuola:
una rete nazionale», di martedì
7 ottobre a Palazzo Corsini a
Roma (via della Lungara 10,
dalle 10.30). L’intervento di Serianni («Per la scuola: qualche
proposta») mette in guardia da
un certo catastrofismo per livello e prestazioni degli studenti italiani ma invita a non
sottovalutare i «segni di disagio» che si avvertono dentro e
fuori il mondo della scuola.
Proprio su queste basi era
nato il progetto «I Lincei per la
scuola»: per elaborare e discutere con gli insegnanti delle
scuole primarie e secondarie
proposte didattiche nuove in
relazione a italiano, matematiche e scienze. Il convegno —
che si svolge alla presenza del
presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano e del ministro dell’Istruzione, dell’uni-
Palazzo Corsini a Roma, sede del
convegno dell’Accademia dei Lincei
versità e della ricerca Stefania
Giannini e a cui intervengono
nella sessione mattutina oltre a
Serianni, Lamberto Maffei presidente dell’Accademia, Francesco Clementi, Carlo Sbordone, Giuseppe Macino, Francesco Bruni, Renzo Piva e Alberto
Quadrio Curzio — vuole mettere un punto fermo al progetto
«per ritrovare forze e definire
programmi» (Maffei): organizzato come una rete di poli è stato accolto finora con entusiasmo; ha coinvolto quest’anno
oltre un migliaio di scuole,
4.300 classi, più di 2.700 insegnanti, 123 mila studenti e circa 250 professori universitari.
Tra gli obiettivi dell’Accademia, dirà Clementi nel suo intervento (dal titolo «Si può migliorare l’insegnamento nella
scuola? La rete nazionale»), i
propositi di estendere il progetto «a tutte le regioni» e di
trasformarlo «in un programma di Science Teaching più coeso e organico».
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