Navi antinquinamento, Sicilia al primo posto

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DIFESA DEL MARE
NAVI ANTINQUINAMENTO. SICILIA AL PRIMO POSTO
Nei porti dell’isola sono dislocate 8 unità navali del consorzio Castalia,
che opera per conto del Ministero dell’Ambiente
CRONACA
NAVE ANTINQUINAMENTO "IEVOLI RED"
04/06/2014 | 11:25
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“L’isola siciliana è una delle aree che viene difesa con maggiore
attenzione da eventuali impatti ambientali – spiega Salvatore Barone,
presidente di Castalia e originario di Messina – un incidente a bordo
di una petroliera o piuttosto l’affondamento di una nave che contiene
gasolio o altri liquidi o materiali solidi inquinanti, rappresenterebbe
una tragedia immane per le coste, il turismo e la pesca locale. La
nostra azione mira a ridurre i danni con un intervento immediato
espletato su istruzione del Ministero dell'Ambiente e coordinato dalle
Capitanerie di Porto e Guardia Costiera”.
Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.
Castalia Ecolmar
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Sono otto le unità navali (due d’altura e sei costiere) dislocate
nei porti siciliani e pronte a intervenire in caso di emergenza per
disinquinare le nostre acque dal fattore più temibile e rischioso dovuto
allo sversamento da idrocarburi per l’intenso traffico petrolifero.
Messina in particolare dispone anche di un magazzino scorte con
presidi antinquinamento e personale specializzato. Redazione
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antinquinamento presenti in Italia e risulta attrezzata in modo capillare
per tutelare il mare ed evitare disastri ambientali: è quanto emerge
dall’analisi della convenzione del Ministero dell’Ambiente con il
consorzio Castalia.
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In casi del genere si procede con il posizionamento a mare di panne
galleggianti e assorbenti, in grado di isolare la zona, quindi la
dispersione dell’olio rimasto in superficie, e grazie all’utilizzo di
apparecchi denominati “skimmer”, risucchiare e recuperare le
sostanze oleose per lo smaltimento a terra.
Operazioni che Castalia svolge da trent’anni in Italia e talvolta
all’estero, come nel caso della “Prestige”, petroliera affondata
in Galizia nel novembre 2002 o della bonifica ambientale della
centrale elettrica di Jieh (Libano), bombardata dalla guerra nel luglio
2006. Messina (“Ievoli Red”), Sant’Agata di Militello (“Recoil IV”),
Trapani (“Santangelo”), Licata (“Ecoaugusta”), Pozzallo (“Punta
Izzo”), Augusta (“Supergabbiano Sei”), Sciacca
(“Supergabbiano Sette”) e Termini Imerese (“Leoncillo”) sono
le location con le navi “gialle” di Castalia, che riunisce 33
armatori specializzati nell'attività di antinquinamento da idrocarburi,
recupero rifiuti in mare e nei fiumi (plastica, fusti tossici, legno, ecc.),
bonifica di litorali e aree marine, portuali e industriali (soprattutto
vicino a raffinerie o centrali termoelettriche), indagini marine di
controllo dei livelli di inquinamento o per la posa di cavi sottomarini.
Nell'area del messinese il consorzio ha svolto anche azioni di
salvaguardia della flora e fauna marina, ad esempio il salvataggio
di tartarughe marine, in collaborazione con associazioni ambientaliste.
In Italia la nascita di strutture antinquinamento ha avuto
impulso a seguito a un grave incidente avvenuto proprio nello
Stretto di Messina: nel marzo 1985 la petroliera ellenica "Patmos"
ebbe una collisione con la nave cisterna "Castillo De Monte Aragon" e
riversò in mare tonnellate di petrolio.
L'anno seguente fu data concreta attuazione alla legge del
mare (n. 979 dell'82) e stipulata la prima Convenzione fra
Castalia (all'epoca società dell'Iri), e gli armatori operanti nel
comparto dell'antinquinamento e off shore, documento affidato a
vari tecnici fra cui l'ing. Antonio Caforio, il com.te Filippo Neri
(originario di Villa San Giovanni, indicato come responsabile della
flotta "ministeriale") e lo stesso Barone.
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Il giudice Sagone, presidente del Tribunale di Messina, già ufficiale
della Capitaneria di Porto, avviò l'iter per il "danno ambientale" (per la
prima volta era previsto un risarcimento per lo Stato), riconosciuto con
sentenza del 1995 e poi applicato ad altri casi quali il noto naufragio
della "Haven" a Genova nel 1991.
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