Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Numero 138 04 Febbraio 2014 123 Pagine Novità MV Agusta Brutale 800 Dragster Honda Integra 750, il prezzo Periodico elettronico di informazione motociclistica Nico Cereghini Hideo Kanaya, talento zittito. Storia di un pilota degli anni Settanta Scarica l’APP del Magazine Internazionali d’Italia Debutto di stagione vincente per Tony Cairoli | prova maxi enduro | BMW R1200 GS Adventure da Pag. 2 a Pag. 11 All’Interno NEWS: M. Clarke H-D University | Guida all’usato: le naked a meno di 4.500 euro | Borile novità e strategie del futuro MOTOGP: Intervista video a Meregalli (Yamaha) e Suppo (HRC) | SBK: Visita al Reparto Corse Aprilia BMW R1200 GS Adventure PREGI Motore e elettronica DIFETTI Peso e ingombri Prezzo 17.450 € Prova maxi enduro Tutta un’altra avventura Sbaglia chi pensa sia la sorella cicciona della GS. L’Adventure ha un motore molto più dolce e piacevole, un grande serbatoio in alluminio e se la cava pure nell’offroad. Ma occhio al peso. Costa cara di Andrea Perfetti 2 3 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica in ordine di marcia è alto (260 kg con 30 litri di benzina), ma non crediate per questo che la Adventure sia un lento pachiderma: passa da 0 a 100 in 3,75 secondi e supera agevolmente i 210 km/h. Riprogettato da zero lo scorso anno, con profonde variazioni allo schema a cui il bicilindrico contrapposto era fedele da anni, presenta i cilindri ruotati di 90° in avanti, con aspirazione e scarico ad andamento verticale invece che orizzontale. Sulla BMW R1200 GS Adventure il boxer viene ulteriormente affinato per l’uso specifico, riceve nella fattispecie un volano più pesante (950 grammi) per addolcire la risposta. Sono di conseguenza dedicate anche le mappature della centralina. E’ diverso poi l’albero del cambio, che ha un parastrappi in più. Media Il telaio. Sospensioni con più escursione Come nei modelli precedenti, la Adventure mantiene invariato il telaio della versione standard L a guardi e pensi alla solita versione kittata da avventura della nota e amata R1200GS (nel 2013 ne hanno vendute quasi 30.000 nel mondo, prima moto del mercato italiano). Invece no, gli ingegneri di Monaco c’hanno dato dentro per proporre ai clienti una Adventure che su strada, ma pure fuori, si differenzia in modo netto dalla GS standard. Merito - ve lo anticipiamo subito - di un propulsore boxer sempre raffreddato ad aria e liquido con un carattere più docile e gestibile. Spinge sempre come un dannato, ma ha perso quella botta di potenza in prima apertura di acceleratore che dava quasi fastidio sulla GS del 2013. La BMW R1200 GS Adventure è disponibile da febbraio 2014 al prezzo di 17.450 euro (chiavi in mano, primo tagliando incluso) in tre colorazioni, bianca, verde o 4 Prova (un doppio trave in acciaio), rivisto solo nella lunghezza del braccio del Telelever per aumentare la maneggevolezza. L’escursione delle sospensioni cresce di 20 mm (210 e 220 mm rispettivamente all’avantreno e retrotreno invece di 190 e 200), determinando un aumento dell’altezza da terra di 10 mm. Anche la posizione di guida cambia radicalmente, con un’altezza della sella che cresce di 40 mm nonché pedane enduro a larghezza maggiorata e comandi a pedale rinforzati. La carenatura è completamente ridisegnata per migliorare la proiettività verso il pilota e accordarsi meglio al serbatoio in alluminio la cui capienza passa dai 33 litri della vecchia Adventure agli attuali 30. E’ invece invariata l’autonomia, grazie ai minori consumi della versione attuale (dandoci dentro anche in fuoristrada abbiamo consumato in media 5,8 litri per 100 km, un dato davvero eccellente). Al comfort sono dedicati il parabrezza più esteso, regolabile con l’apposito manettino, i deflettori supplementari e i paramani. blu. Di serie ha ABS, ASC, due riding mode, mentre i principali optional sono la modalità di guida Pro, le sospensioni semi-attive Dynamic ESA, le manopole riscaldate e le borse. Come cambia il bicilindrico boxer Fedele ai concetti che l’hanno portata al successo dai tempi della prima 1150, la nuova Adventure parte dalla base della R1200GS 2013, che viene rivista innanzitutto a partire dall’estetica. Sulla Adventure troviamo un parabrezza più grande, il serbatoio maggiorato, le protezioni tubolari del motore, pedane dedicate alla guida offroad. Ma cambia pure il motore; è sempre il 1170cc boxer con raffreddamento misto (l’olio è stato sostituito dall’acqua nella funzione di refrigerante per le teste), ha 125 cv a 7.750 giri e una coppia massima di 125 Nm a 6.500 giri. Il peso 5 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Completamente identica alla R1200GS 2014 la dotazione elettronica, con ABS, ASC nonché due modalità di guida (road e rain) offerte di serie. Le tre modalità supplementari fanno parte della sconfinata offerta di optional, così come le sospensioni a controllo elettronico semi-attive Dynamic ESA. Bella su strada. E fuoristrada che numeri! La nostra prova nella meravigliosa regione che circonda Cordoba è breve. Solo 150 chilometri che però ci consentono di cogliere immediatamente le differenze tra la GS standard e questa bella (e grossa) GS Adventure. Partiamo dall’ergonomia. Scordatevi la sagoma snella della moto più venduta in Italia lo scorso anno. La Adventure è altra cosa: alta, pesante e decisamente ingombrante, è però anche più protettiva alle alte velocità. La BMW dichiara la stessa larghezza nella zona delle gambe, ma a noi pare che il serbatoio si allarghi sensibilmente nella zona anteriore. 6 Periodico elettronico di informazione motociclistica Bello il contatto con l’alluminio, che rispetto alla plastica ha il vantaggio di non dilatarsi col caldo. E ha ovviamente una finitura più appagante per la vista. In sella si sta a proprio agio e si ha un ottimo controllo della moto. Bisogna fare solo tanta attenzione in manovra, perché la moto pesa parecchio e, se cade, sarà difficile sollevarla da soli. La vera, grande sorpresa del nostro test è il motore boxer. Sulla BMW R1200 GS Adventure raggiunge la piena maturità, tanto che ci spingiamo a consigliarne l’adozione perfino sulla R1200GS. Ha perso la spigolosità della moto standard, vale a dire quella risposta prepotente ai medi regimi che spesso spiazzava il pilota. Ora è ancora potente e straripante di coppia, ma sa essere gentile e più facilmente controllabile. Se si apre con cattiveria il gas con la mappa Dynamic, il boxer della Adventure sa ancora essere arrogante ma c’è un maggiore e più diretto controllo con la manopola destra. La fluidità in basso rimane ottima, il bicilindrico riprende senza fiatare da 1.500 giri e arriva di corsa a oltre 9.000. Scarica l’APP del Magazine Prova Se si apre con cattiveria il gas con la mappa Dynamic, il boxer della Adventure sa ancora essere arrogante ma c’è un maggiore e più diretto controllo con la manopola destra 7 8 9 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Davvero un bel motore, assecondato da un ottimo cambio a sei rapporti e dalla morbida frizione idraulica. La BMW R1200 GS Adventure è meno svelta nel misto rispetto alla GS, ma la differenza non è poi così marcata. Di buono rimane infatti la grande agilità della moto che riesce a mascherare in modo incredibile il peso sui tratti più tortuosi, dove la Adventure si fionda in piega come pochissime altre maxi stradali sanno fare. Decisamente a punto la frenata, che dispone di un ABS per nulla invasivo e di un impianto che sposa tanta modulabilità con tutta la potenza che serve. E in fuoristrada? Tranquilli che la BMW R1200 GS Adventure sugli sterrati ci sa (ancora) andare. Certo, ci vuole prudenza e bisogna ricordarsi di settare in modo corretto l’elettronica per limitare l’intervento dell’ABS e dell’ASC. Noi abbiamo preferito escluderli del tutto per controllare meglio le perdite di aderenza della moto. Nessun problema sugli sterrati, anche rovinati, mentre sul fango e sull’erba con le gomme stradali ci vuole molta attenzione. Ma con un po’ di mestiere ci si diverte un mondo a controllare le lunghe perdite di aderenza che questo motore esagerato regala a ogni regime. Nel passaggio dall’asfalto allo sterrato abbiamo apprezzato anche la rapida risposta delle sospensioni elettroniche Dynamic ESA; in particolare si è rivelata ottima la taratura Enduro, più soffice nella prima fase dell’escursione e via via più controllata man mano che ci si avvicina al fine corsa. 10 SCHEDA TECNICA ABBIGLIAMENTO Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Casco X-lite 551 Giacca Rev’It! Poseidon GTX Pantaloni Rev’It! Poseidon GTX Stivali e guanti Dainese Zaino OGIO BMW R 1200 GS Adventure € 17.450 Tempi: 4 Cilindri: 2 Cilindrata: 1170 cc Disposizione cilindri: Boxer Raffreddamento: ad aria/liquido Avviamento: E Potenza: 125 cv (92 kW) / 7750 giri Coppia: 12.74 kgm (125 Nm) / 6500 giri Marce: 6 Freni: DD-D Misure freni: 305-276 mm Misure cerchi (ant./post.): 19’’ / 17’’ Normativa antinquinamento: Euro 3 Peso: 220 kg Lunghezza: 2255 mm Larghezza: 980 mm Altezza sella: 890 mm Capacità serbatoio: 30 l Segmento: Enduro Stradale 11 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica da 106.000 a 115.000 pezzi. E’ cresciuta quindi dell’8,3 %. Questo è accaduto nonostante il mercato delle moto sopra i 500 cc sia calato, dal 2006 al 2013, di oltre il 50% (da 1.500.000 unità a meno di 800.000); infatti in questo scenario la quota di BMW è aumentata del 100%. BMW in Italia Andrea Buzzoni “Ogni anno cinque nuove moto BMW” Dal 2008 al 2013 le vendite del colosso tedesco sono cresciute nel mondo, ma non in Italia. Il nostro Paese era il primo per la vendita di moto BMW ancora nel 2008, mentre nel 2013 è sceso addirittura al quarto posto (preceduto da Germania, USA e Francia). Il mercato interno delle moto è calato infatti negli ultimi anni di quasi il 70%, mentre BMW ha visto passare la sua quota dal 16,5 al 20,2%. Ci spiega Andrea Buzzoni che «BMW Motorrad è cresciuta molto in America e Brasile, meno in Europa. Nei prossimi anni, grazie alla partnership con un costruttore locale, puntiamo a rafforzarci in Asia, un mercato molto importante al quale dedicheremo una serie di moto inedita, con motori di piccola cilindrata». In Italia è cresciuto invece molto il segmento premium, quello delle moto più costose. In 8 anni è passato Intervista dal 25% al 44% e ha premiato BMW che è l’unica casa a coniugare importanti volumi (la R1200GS è stata infatti la moto più venduta nel 2013) con listini alti. E le tecnologie ed eccellenze italiane della componentistica sono state riconosciute da BMW Motorrad anche nel 2013, fa infatti piacere scoprire a quanto ammontano gli acquisti di BMW in Italia. Andrea Buzzoni: «BMW acquista in Italia componenti per 700 milioni di euro, ben 100 fanno capo a BMW Motorrad. In questo modo la casa tedesca premia le capacità delle aziende italiane che producono componenti di altissima qualità per le due ruote». La R1200GS è la moto più venduta di BMW nel mondo. Sorprese dalla S1000RR La R1200GS si conferma nel 2013 la moto BMW più venduta (29.845 pezzi), seguita a grande distanza dalla F800GS (10.166 unità). Sorprende la quarta posizione della superbike S1000RR (6.749 moto), segno che le supersportive sono ancora apprezzate su alcuni mercati, in particolare negli USA. di Andrea Perfetti | Il direttore di BMW Motorrad Italia ci presenta le ultime novità, R1200GS Adventure e R1200RT, e ci spiega la strategia della casa tedesca: 5 moto nuove ogni anno per confermarsi leader nel segmento premium A ndrea Buzzoni (direttore di BMW Motorrad Italia) ha presentato alla stampa italiana le due ultime novità della casa tedesca, R1200GS Adventure e R1200RT, e ha illustrato le strategie di BMW che hanno consentito di chiudere il 2013 con un vero record di immatricolazioni. «Nel 2014 presentiamo 5 nuovi modelli. Oggi le R1200GS Adventure e R1200RT, a marzo Nine T e S1000R. A maggio 12 sarà poi la volta dello scooter C Evolution. Nel 2015 seguiremo la stessa politica, introducendo altre 5 moto nuove. Crediamo sia la strada giusta per raggiungere grandi risultati». 2013 da record nel mondo Buzzoni ci dà anche i numeri relativi all’anno appena concluso, anno in cui BMW ha raggiunto il suo record storico di immatricolazioni passando 13 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica MV Brutale 800 Dragster Foto, caratteristiche e prezzo Scarica l’APP del Magazine Ha 125 cavalli e pesa 167 kg a secco, è l’ultimo tassello della famiglia “Tre Pistoni” varesina. E’ una nuova variante della Brutale - identico il muso arrabbiato - da cui si distingue principalmente per la coda tronca 14 15 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica sistema integrato di iniezione-accensione MVICS (Motor & Vehicle Integrated Control System), che adotta gli ultimi algoritmi e strategia di controllo gestione motore implementata per la prima volta sulla Rivale 800 e ora esteso a tutta la gamma a tre cilindri. Il MVICS si avvale della centralina di controllo motore Eldor EM2.0 e di un corpo farfallato Mikuni Full Ride-By-Wire. La gestione completamente integrata ha nella strumentazione e nei comandi al manubrio i terminali dedicati alla regolazione dei numerosi parametri a diretta disposizione del pilota. In particolare il sistema permette di configurare il controllo di coppia su quattro mappe, tre delle quali impostate direttamente dal costruttore e denominate in base all’utilizzo tipico Sport, Normal e Rain; la News quarta lascia all’utente la possibilità di definire i singoli parametri, entro limiti predeterminati: risposta motore, limitatore di giri, risposta della coppia, sensibilità del comando gas, freno motore. Si aggiunge, naturalmente, il controllo di trazione su otto livelli, disinseribile: gli algoritmi sono stati ulteriormente perfezionati, anche nell’ottica di offrire la massima precisione di intervento su un modello che, come la nuova 800 Dragster, fa delle prestazioni in accelerazione un elemento caratterizzante e distintivo. Il reparto ciclistico verte su di una struttura portante in tubi di acciaio ALS, integrata da piastre in lega leggera di alluminio. Tale combinazione si inserisce nella logica di flessibilità produttiva che ha ispirato il progetto tre cilindri e che permette, di Media D ella nuova MV Dragster 800, variante della nota Brutale, si parla da un paio di settimane, prima grazie a delle foto rubate e poi a un video istituzionale nel quale della moto si vedeva poco. Ora arrivano le foto ufficiali e vengono comunicate le caratteristiche e il prezzo. Così possiamo mostrarvela prima di pubblicarne la prova che è organizzata all’inizio della prossima settimana e di cui vi scriveremo presto. Con questa versione dell’apprezzata - e tosta - Brutale 800, MV continua il percorso di espansione della gamma: dopo aver introdotto Rivale 800, sportiva in chiave motard e con prestazioni dinamiche stradali d’alto 16 livello, la nuova Brutale 800 Dragster trasforma in realtà un’idea che è alla base della passione motociclistica. Le tre cilindri Brutale 675 e 800 hanno spalancato a molti motociclisti le porte di un mondo di emozioni, quelle delle naked ad alte prestazioni. Facilità di guida, potenza, leggerezza, design. Oggi la 800 Dragster compie un passo in avanti e lo fa volgendo contemporaneamente lo sguardo al passato. La più estrema Brutale di sempre non accetta compromessi: è irriverente e maleducata, essenziale e ruvida, immediata e scontrosa. Il motore deriva strettamente dal tre cilindri bialbero e con cambio estraibile della Brutale 800. La parte elettronica verte sul 17 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb conseguenza, la progettazione di telai sviluppati ad hoc per ciascun modello senza stravolgere né l’aspetto né la sostanza di questo schema. Vale la pena ricordare che la stessa impostazione ha 18 Scarica l’APP del Magazine la struttura e fanno da fulcro del monobraccio. L’interasse compatto di soli 1.380 mm, identico a quello della Brutale 800, offre il compromesso ideale tra maneggevolezza e stabilità; l’avancorsa di 95 mm permette di incrementare il già elevato rigore dell’avantreno, a beneficio della facilità di guida e del controllo del veicolo. Novità è la misura del pneumatico posteriore da 200 mm e con rapporto /50. Le sospensioni si avvalgono di unità interamente regolabili, che permettono di personalizzare la risposta idraulica in compressione e in estensione, nonché quella elastica tramite le opzioni di precarico della molla. La forcella a steli rovesciati da 43 mm Marzocchi offre un’escursione di 125 mm; l’ammortizzatore Sachs garantisce al monobraccio, anch’esso in News lega di alluminio, la medesima escursione di 125 mm. La sella, a 811 mm di altezza da terra, è stata ridisegnata per essere ancora più comoda e funzionale: vanta, inoltre, finiture specifiche con eleganti cuciture in rilievo. Il pilota può contare su supporti e poggiapiedi specifici e ancora più funzionali, con paratacchi di nuovo disegno personalizzati Dragster, al pari delle nuove ruote. L’impianto frenante con componentistica Brembo si affida a una coppia di dischi flottanti di 320 mm di diametro, corredati da pinze a quattro pistoncini. Disponibile in due colorazioni, bianco oppure grigio avio metallizzato opaco, la Dragster esiste soltanto nella versione con ABS di serie e costa 13.490 euro. caratterizzato i modelli MV Agusta fin dal lancio della prima F4: oggi le tre cilindri italiane propongono un’evoluzione dello stesso concetto. Le piastre in lega di alluminio chiudono posteriormente 19 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News conformazione che, garantisce Honda, rende più facile poggiare i piedi a terra, la strumentazione è ora dotata di trip computer (consumo medio, istantaneo, autonomia residua), le leve dei freni sono regolabili nella distanza dalle manopole e l’ergonomia migliora con più spazio per ginocchia e piedi. C’è poi un nuovo e più leggero (-2 kg) forcellone in alluminio. Come sempre l’ABS è di serie, per garantire un livello di sicurezza attiva superiore e anticipare la normativa europea 2016 che lo renderà obbligatorio su tutti i veicoli a due ruote targati. Infine, per il cambio sequenziale a doppia frizione Honda DCT (Dual Clutch Transmission), i progettisti hanno adottato alcune migliorìe, come le mappe delle modalità Drive e Sport aggiornate per anticipare la scalata in fase di rilascio, e una rinnovata messa a punto dell’iniezione. Il nuovo Integra 750 è già presso la rete dei concessionari ufficiali Honda al prezzo di 9.090 Euro f.c. nelle colorazioni “Matt Pearl Glare White” e “Matt Bullett Silver” e 9.190 Euro f.c. per le due versioni “S” con cerchi color oro e livrea “Matt Gunpowder Black Metallic” o “Pearl Glare White”, tutti con bauletto da 45 litri per due caschi integrali, di serie fino al 31 marzo. Nuovo Honda Integra 750 nelle concessionarie a 9.090 euro Tante novità per l’Integra 2014: il motore cresce di cilindrata, da 670 a 745cc, ma i consumi si abbassano. Nuova anche la strumentazione, leve freno regolabili, ed ergonomia migliorata. Prezzo: 9.090 euro P er il 2014 Honda rinnova il suo maxiscooter bicilindrico e presenta il nuovo Integra 750. Gli aggiornamenti rispetto alla versione da 670cc sono tutti di grande sostanza. Il motore cresce di cilindrata a 745cc grazie all’aumento della misura dell’alesaggio, novità che porta con sé un incremento della potenza, ora pari a 55 CV (40,3 kW), e di 20 coppia, 68 Nm sempre a 4.750 giri/min. Prestazioni migliori non significano consumi maggiori, anzi. Si passa dai 27,9 km/l nel ciclo medio WMTC del precedente Integra 700, agli attuali 28,9 km/l dell’attuale Integra 750. Gli aggiornamenti riguardano anche lo stile e l’equipaggiamento: la sella di pilota e passeggero è rivestita in un nuovo materiale più raffinato ed ha una 21 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica News Media Borile&CO. le novità e le strategie del futuro di Maurizio Tanca | Svelate le novità di Borile&Co. La rete distributiva si allarga, arriva la Multiuso 125 e in programma c’è anche la versione 350. E i prezzi calano. L’intervista a Umberto Borile di Nico Cereghini D urante un interessante quanto amichevole incontro a Milano, lo staff della Borile&Co S.r.l. – ovvero il presidente Umberto Borile in società con la famiglia milanese Bassi, col giovane Alberto Bassi in funzione di amministratore delegato - ci ha illustrato le novità e le strategie della 22 piccola azienda artigianale padovana per il biennio 2014 e 2015. Notizie positive, anticipiamo, anche se con qualche contrattempo tecnico non certo addebitabile a Umberto Borile e ai suoi collaboratori. Si è iniziato parlando dei buoni risultati di vendite ottenuti dalla simpaticissima Multiuso 230, la piccola tuttofare inventata 23 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb dall’estroso Umberto che, tra l’altro, ha confessato di sottoporre continuamente a ogni genere di torturare e strapazzi la sua moto personale, cercando di rompere un motore che pare tetragono a qualunque maltrattamento. Come del resto nessun inconveniente è stato riscontrato tra le moto fino ad ora vendute, che nel periodo novembre 2012-dicembre 2013 in Italia sono state una sessantina, 44 delle quali risultano immatricolate l’anno scorso: il che pone la piccola Borile al 10° posto nel suo segmento, e davanti ad alcuni marchi storici come Moto Morini, Bimota, Honda Montesa, Victory e altri, nella classifica assoluta delle vendite. Ma di Multiuso ne sono state vendute 120 anche all’estero, dove peraltro sono in programma sostanziosi investimenti per quest’anno e per il 2015, in particolare nel Far East (Australia, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Singapore, Malaysia, Taiwan, Hong Kong, Thailandia, Filippine, Indonesia) - attraverso un nuovo distributore recentemente nominato, che ha già deciso di produrre le moto in loco – ma anche in Brasile, Germania e centro Europa. E perfino in Nuova Caledonia, isoletta francese a 1.500 24 Scarica l’APP del Magazine ispirata all’omonima Ducati è nata con l’entusiastico beneplacito della Ducati stessa, e specialmente dell’allora amministratore delegato Gabriele Del Torchio. Il quale acconsentì di buon grado a fornire a Umberto Borile cilindri e testate posteriori del bicilindrico Desmodue 1100 raffreddato ad aria utilizzato sulle Monster, da piazzare sul basamento che Umberto ed il noto tecnico modenese Francesco Villa avevano progettato. L’accordo venne stipulato prima dell’acquisizione di Ducati da parte di Audi. Purtroppo, però, la nuova proprietà dimostrò un interesse scarsissimo, se non addirittura nullo, per questa operazione, e lo fece alzando i prezzi del materiale promesso a livelli proibitivi: sarà perché qualcuno a Borgo Panigale avrà pensato che tutto sommato rilanciare un monocilindrico News Ducati potrebbe essere una buona idea, nonostante a suo tempo la cosa sia stata decisamente negata? Chissà…. Allo stato attuale, insomma, Umberto Borile si sta dando da fare per trovare una valida alternativa per poter dar vita alla sua Scrambler, come del resto spiega al nostro Nico Cereghini nella nostra esclusiva intervista video. …e le novità sulla Multiuso Buone nuove, invece, riguardanti proprio la leggiadra e leggerissima (85 kg!) Multiuso. La quale, infatti, è ormai disponibile anche con motore da 125 cc, sempre Zongshen raffreddato ad aria, ma con tutto il resto praticamente invariato. E con l’arrivo della 125, ecco che in Borile, grazie anche al soddisfacente gradimento del mercato, hanno deciso di fare uno sforzo abbassando i km dall’Australia, che ne ha già ricevuto qualche esemplare. Quest’anno la Borile&Co S.r.l. prevede di vendere dalle 500 alle 700 moto, 150 delle quali in Italia, mentre per il 2015 la previsione è di un migliaio di pezzi. I modelli di oggi... Allo stato attuale, la produzione principale logicamente verte sulla Multiuso, mentre notoriamente sono disponibili anche le preziose special costruite su ordinazione, a partire dalla specialissima B500Ricky: un’intrigante enduro vintage da soli 120 kg dedicata al figlio, prematuramente scomparso, di Umberto e Francesca Borile, e costruita in serie limitata, della quale fino ad oggi sono stati consegnati 5 esemplari, al prezzo di 17.500 euro. Ma il listino prevede anche la Bastard (con motore GM oppure con motore scelto dal cliente, oppure senza motore). E la B450 Scrambler, che noi di Moto.it abbiamo provato lo scorso aprile? Beh, l’operazione Scrambler purtroppo al momento è in stand-by, e non certo a causa di Borile. Ricorderete certamente che questa evocativa monocilindrica stile vintage 25 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb prezzi, al motto di “Una Multiuso per tutti”: dunque la 230 ora costa 4.490 euro, mentre la 125 ne costa 3.750. Ma non è tutto. Umberto Borile ha ricevuto parecchie richieste di realizzare anche una Multiuso 350, cosa che ovviamente lo ha motivato a mille, tanto da acquistare una Suzuki DR350S usata, il cui motore – un robusto monocilindrico monoalbero raffreddato ad aria, utilizzato com’è noto anche dalla Beta sulla Alp 4.0 – rappresenta un’ottima soluzione in quanto a prestazioni ed affidabilità. Il prototipo è già in 26 avanzata fase di allestimento, con una ciclistica basilarmente simile a quella già esistente, ma per forza di cose sostanziosamente ridimensionata e con sospensioni differenti: ricordiamo, infatti, che le Multiuso attuali posteriormente montano una coppia di ammortizzatori ciclistici da downhill, affiancati sotto la sella, in posizione molto inclinata. Che altro dire, un in bocca al lupo a Umberto Borile e ai suoi appassionati soci. Con la speranza che la loro piccola azienda veda confermati i programmi previsti. 27 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Mercato Scarica l’APP del Magazine D ue scooter per una moto Dal 2008 a oggi il mercato della moto si è trasformando in maniera importante. Si è ridotto fortemente nei volumi (qui trovate il resoconto del 2013) ma è anche cambianto molto nella sua composizione. Lo scooter fa sempre la parte del leone: ogni tre nuove immatricolazioni, due riguardano questo segmento. Una tendenza in atto da diversi anni: nel 2000 il rapporto fu addirittura di tre a uno, e anche nell’anno record per la vendita di moto - il 2006 - l’incidenza dello scooter scese appena al 64%. Ora la quota scooter sfiora il 66% del totale. Gli scooter e poi le enduro stradali nella Hit 2013 Le moto più vendute in Italia sono queste di Maurizio Gissi | In attesa dei primi dati del 2014, diamo uno sguardo ai retrovisori per vedere quali sono state le moto, e quali gli scooter, più venduti l’anno scorso. Otto tipologie che vedono le enduro stradali e le naked al primo posto 28 Nel 2013 si sono vendute 53.724 nuove moto e di queste quelle appartenenti alla categoria delle enduro (la cui parte predominante è rappresentata non certo dai modelli specialistici) vale un terzo: il 32.5%. Le naked, seconda categoria preferita, rappresentano il 29% delle nuove moto, mentre le sportive sono arretrate al sesto posto con un’incidenza dell’8% e sono state superate non soltanto dalle turistiche ma persino dalle custom. E dire che soltanto nel 2008, sei anni prima, le naked erano ancora al primo posto nostante stessero perdendo quote (il 36% con la bellezza di 50.000 pezzi, quasi il complessivo mercato attuale), le enduro erano al 23% e le sportive erano al terzo posto e valevano il 18% del mercato moto: oltre il doppio rispetto all’anno scorso. I primi due segmenti, enduro stradali e naked, valgono ora il 60% delle vendite moto. Dei quasi 154mila scooter e moto immatricolati, quelli prodotti in Italia sono poco più del 41%. Top 50 Enduro 2013 Le moto a manubrio alto guadagnano sempre più spazio mentre cala il numero dei nuovi motociclisti. Sono i modelli più versatili, sfruttabili, quelli che offrono il miglior compromesso fra 29 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica ad esempio la Honda NC500X è indicata come turistica, mentre l’analoga versione 700 è elencata fra le enduro. Fra quest’ultime dovrebbero esserci, a logica, anche le Triumph 1200 Explorer e Honda Crosstourer (che hanno la ruota anteriore da 19 pollici), ma che invece sono inserite fra le turistiche assieme a Crossrunner o Tiger Sport che hanno la ruota da 17 pollici all’avantreno e che sono in effetti delle crossover. Come la buona, cara vecchia Yamaha TDM, anticipatrice del filone, che agguanta l’ottavo posto in classifica. Top 50 Sportive prestazioni globali e comfort. Quelli adatti agli appassionati che non rinunciano alla moto anche con il freddo. Top seller, anche a livello europeo, è la 1200 GS. BMW piazza quattro moto nei primi dieci posti e nella top ten ci sono ben sei costruttori diversi, come i modelli di media cilindrata che formano la schiera più consistente. Significativa la presenza dei modelli KTM specialistici dal decimo al ventesimo posto: 125, 300, 350 e 250, con le due tempi che vendono di più delle quattro tempi. Top 50 Naked Quella che è stata per anni la tipologia regina, con le varie 600 a quattro cilindri delle quali la Hornet è stata la capostipite assieme alla bicilindrica Monster, ora è al secondo posto nelle preferenze e spicca la seconda posizione ottenuta da una classica, la Triumph Bonneville. Nei primi dieci posti ci sono modelli che spaziano da 125 a 1170 cc, a uno, due, tre e quattro cilindri e ben sette marche diverse e di cui quattro europee. Le proposte, insomma, non mancano e non c’è omologazione d’idee. Se si esclude la R 1200 R BMW, la prima maxi (Ducati Diavel) si trova addirittura al 26esimo posto. Top 50 Custom Dici custom e pensi ad Harley-Davidson. Finita 30 la moda degli economici modelli giapponesi, chi vuole una classica per eccellenza del settore, l’originale, guarda a Milwaukee. Nei periodi di crisi si continuano a comperare i modelli che hanno tradizione, immagine e questi non per forza sono i più economici in assoluto. Il successo della Casa americana nel mondo custom è un’ulteriore conferma di questa tendenza che premia i marchi dalla connotazione molto riconoscibile. I primi quindici posti della hit parade custom (categoria che vale l’11% del comparto moto) sono appannaggio di H-D, si inseriscono la Yamaha (con la nuova XVS 950) al settimo posto e la Guzzi California 1400 all’ottavo e al dodicesimo posto con le sue due versioni Touring e Custom. Sono ben 35 le Harley nelle prime 50 posizioni. Se questo non è un monopolio... Top 50 Turismo La vecchia definizione di moto da turismo è diventata riduttiva nel momento in cui si sono diffuse le crossover. Quello della Ducati Multistrada, al primo posto di categroia, è un successo che si è consolidato dalla versione del 2010 in poi. Due autentiche GT, di BMW, si sono invece piazzate al quinto e nono posto. Va detto che la classificazione scelta dalle Case, sulla quale si basano poi i dati forniti dall’ANCMA, non aiuta nel redigere le graduatoria di vendita del segmento, perché La supersportiva, come l’abbiamo conosciuta fino a meno di un decennio fa, ha una diffusione nettamente ridotta e in costante calo. Scorrendo la classifica delle sportive più vendute sono molti gli spunti offerti anche per una rapida analisi. Il primo è che davanti a tutte c’è una naked carenata, la Hornet evoluta in CBR-F, e non un’autentica sportiva. Qual è invece la Panigale che si trova al secondo posto grazie alla sommatoria delle sue tre versioni 1199. In realtà, per i misteri delle registrazioni, la Panigale 1199 compare in due conteggi (si trova infatti al secondo e al quinto posto) sommando i quali sale al primo posto. Poi compaiono nella parte alta della classifica tre piccole cilindrate , due 125 e una 300, e la prima quattro cilindri da un litro - la Honda Fireblade - che totalizza appena 212 immatricolazioni: quante ne realizzava la nota CBR-RR in un paio di mesi nei periodi buoni. Va ancora peggio alla classe 600, che per anni ha rappresentato il grosso di questo mercato, e che vede ora autentici fenomeni commerciali di un tempo - come CBR, R6 o ZX-6R - molto arretrate e superate dalla MV F3 675. Interessante la buona partenza della Panigale 899, considerato che è arrivata in vendita soltanto a fine stagione. Top 50 Supermotard L’inserimento della Ducati Hypermotard nel segmento delle supermotard (dal 2013 proposta Mercato in tre versioni con la nuova motorizzazione 821 cc), ha fatto compiere alla categoria un balzo di crescita. La bicilindrica bolognese vale da sola il 40% del totale della tipologia qui considerata. Su ben altri volumi si piazzano infatti gli altri modelli supermotard: la CRM 125 è al secondo posto con 215 immatricolazioni e fra le SM più autentiche si inseriscono la Dorsoduro 750 Aprilia e la recentissima MV Rivale. Siamo nel terreno delle marche europee, che formano la top ten, e in una categoria decisamente di nicchia se all’ottavo posto già non si raggiunge la soglia delle 100 vendite annue. Top 30 Trial Qui si parla unicamente di modelli specialistici: sono poco più di mille unità nell’intero anno e rappresentano lo 0,7% del mercato. La Beta piazza ben sei modelli nelle prime 15 posizioni, giocando anche la carta dei modelli meno estremi, dimostrando di saper bene interpretare il ruolo di costruttore specializzato. Top 150 Scooter 2013 Il mercato dello scooter si è ridotto del 20% solamente nell’ultimo anno. Le preferenze vanno sempre ai modelli a ruote alte, quelli più adatti agli spostamenti urbani. I tre modelli della gamma Honda SH valgono da soli oltre il 20% del mercato totale dello scooter: 21.300 unità. Il TMax Yamaha, quinto in classifica, rimane di gran lunga il preferito dei maxi scooter, ache se su volumi più bassi del recente passato, con quasi quattromila esemplari venduti e nonostante un prezzo più elevato dei modelli che lo inseguono nella classifica. L’Honda Integra, ultima vera novità del segmento, è in sedicesima posizione e il BMW C600 Sport è in 28esima. I modelli attorno ai 300 cc sono fra i più diffusi, a sottolineare come questa sia la cilindrata di migliore compromesso fra costi e prestazioni. Guarda tutte le classifiche 31 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica L Mercato dell’usato naked sotto i 4.500 euro, quale mi compro? di Edoardo Licciardello | Questa volta la nostra analisi sulle moto usate va alle naked. Importante famiglia di cui vi suggeriamo le migliori proposte sulla scorta della nostra esperienza. Scoprendo che si fanno ottimi affari entro i 4.500 euro... 32 e naked non sono più le regine del mercato come qualche anno fa, soppiantate da enduro stradali e crossover, ma il loro appeal mantiene comunque una certa forza in virtù di un’estetica sempre molto apprezzata (soprattutto dal pubblico meno specializzato e da quello femminile) e di una certa versatilità che consente di divertirsi nella guida sportiva, sgusciare nel traffico in città e poter affrontare trasferte turistiche senza troppe limitazioni. Nella nostra selezione sono (prevedibilmente) presenti le best seller di qualche anno fa in esemplari ancora piuttosto freschi: il sacrificio in termini di modernità del modello è davvero contenuto. Da notare come anche i modelli più vecchi siano mediamente caratterizzati da percorrenze non troppo rilevanti, offrendo a chi ha budget ancora più contenuti occasioni più che accattivanti. Vale anche la pena di sottolineare come i nostri 4.500 euro ci permettano di portarci a casa diversi mostri sacri della categoria ancora in ottime condizioni e in qualche caso con solo qualche stagione sulle spalle: l’espressione “affare irresistibile” sarà anche abusata, ma raramente l’abbiamo trovata più azzeccata. Non abbiamo volutamente posto limiti di cilindrata, permettendoci così di consigliarvi sulla base della nostra sensibilità i modelli che offrono il miglior rapporto fra qualità e prezzo d’acquisto senza dover sottostare a vincoli precostituiti. Così come già accaduto per le crossover, anche nel caso delle naked la cilindrata non è infatti necessariamente un fattore determinante. Né per chi ama le prestazioni – ci sono ottime medie pepatissime capaci di dare più gusto di alcune maxi – né tantomeno per i neofiti che non devono farsi spaventare da un dato, appunto, non necessariamente indicativo di impegno nella guida o di prestazioni non alla portata. Abbiamo comunque pensato bene di indicare chiaramente i modelli che non riteniamo adatti a motociclisti poco navigati per evitarvi brutte esperienze, fermo restando naturalmente che con la giusta dose Guida all’usato di giudizio tutte le moto diventano accessibili. Solo voi però sapete se siete dotati dell’equilibrio mentale necessario a non esagerare. Vi presentiamo la nostra selezione in ordine alfabetico; anche per questa guida abbiamo scelto di indicare un solo modello – il migliore possibile, secondo la nostra esperienza – per ciascuna Casa, limitandoci a quelli presenti sul nostro mercato dell’usato nel rispetto del budget stabilito. Ogni modello è evidentemente cliccabile per accedere alla scheda tecnica, al listino dell’epoca e all’offerta di moto usate. Aprilia Tuono 1000R (2006-2010) Iniziamo con una moto non certo destinata ai neofiti: quando Aprilia ha creato la Tuono, nel 2002, ha creato una vera e propria streetfighter levando le carene alla sua RSV bicilindrica, montando un manubrio alto e adeguando l’assetto alla posizione di guida rialzata. Il risultato è stato una moto incredibile per efficacia e gusto nella guida sportiva, ma ovviamente impegnativa e scarsamente dotata di comfort. Se avete le doti di manico richieste vi toglierete un sacco di soddisfazioni e vi divertirete come con poche altre, ma attenzione: la Tuono è da considerarsi un’alternativa più alle sportive carenate che non alle naked più tranquille e tradizionali. Astenersi principianti e indecisi, insomma. Guardando con attenzione spunta anche qualche esemplare della ben più raffinata Factory, che però normalmente viaggia su quotazioni (seppur di poco) superiori. Non vogliamo certo sconsigliarla a priori, ma come succede in questi casi è necessario applicare la massima cautela nell’esame della moto, giusto per essere sicuri di non confondere un affare con una fregatura epocale - fate anche molta attenzione: la Tuono è stata la moto preferita di chi si cimentava all’epoca nel Campionato Italiano Naked... Se volete sapere cosa aspettarvi, trovate qui la nostra prova dell’epoca tanto della versione standard che della più esclusiva Factory. 33 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Benelli TNT 899 (2010-2014) E’ la sorellina minore – molto più sfruttabile e, consentitecelo, efficace – della mostruosa 1130, di cui potete leggere qui la nostra prova; la tricilindrica pesarese, anche nella sua versione piccola è rude e sportiva, destinata a chi cerca una naked per la sparata sul misto e sa apprezzare una personalità marcata al limite dell’arroganza. La proprietà cinese ha pensato bene di non penalizzare progetti di grande fascino ed efficacia come quelli delle tre cilindri 899 e 1130, facendo si che la piccola TNT sia in produzione ancora oggi. Le TNT (Tornado Naked Tre) non si sono mai vendute come il pane, dunque reperirne una sul mercato dell’usato richiede un po’ di pazienza. Non si tratta di mezzi dall’affidabilità a prova di bomba, ma allo stesso tempo sono moto per appassionati, che normalmente vengono curate e coccolate oltre ogni ragionevole dubbio dai 34 Periodico elettronico di informazione motociclistica proprietari: se ne trovate una con manutenzione adeguatamente documentata non ci sono particolari motivi per rinunciare all’acquisto. BMW R 1150R (2000-2007) Alcuni ritengono che la naked classica BMW R/R sia la quintessenza del motociclismo BMW. Le prime R35 e 37 erano dopotutto prive di carenatura (principalmente perché non era ancora stata inventata…) e anche se è veramente difficile sostenere un recupero dei loro stilemi da parte delle nude di Monaco, è evidente come le linee della R/R, in qualsivoglia declinazione, puntino ad ammaliare gli amanti delle estetiche classiche più che delle linee post-atomiche. Con la notevole eccezione dell’esperimento di stile Rockster (qui la nostra prova) che però, appunto, non raccolse grandi consensi. Tranquilla, comoda e accogliente, la 1150R non è scevra da un Scarica l’APP del Magazine certo dinamismo che la rende piacevole quando ci si dedica alla bella guida sul misto. Le sue doti migliori vengono però fuori nel turismo disimpegnato e nell’uso cittadino, dove nonostante la mole la concentrazione verso il basso delle (rilevanti) masse la rendono insospettabilmente maneggevole. Nel 2003 è stata dotata (per prima nella gamma BMW) del propulsore a doppia accensione, più regolare e dolce nell’erogazione – i famigerati “seghettamenti” che affliggevano le versioni precedenti si sono attenuati tantissimo. Se l’estetica è a posto, potete comprarla a occhi chiusi: una volta in marcia vi stancherete prima voi di lei. Ducati Monster S4R (2003-2007) E’ stata la Monster per eccellenza della sua epoca: il motore a quattro valvole, che aveva debuttato sulla ibrida S4 (basata su troppi elementi Guida all’usato della serie ST per convincere appieno nelle vesti di Mostro) qui ha trovato la sua collocazione ideale. Bella, grintosa, efficace, la S4 era capace di dire la sua su qualunque passo di montagna ma anche in circuito, una volta prese le misure ad un motore capace di allungare le braccia al suo pilota e imparata a sfruttare una ciclistica specialistica ed affilata. Anche qui astenersi neofiti, che troveranno ben maggiore soddisfazione nella più tranquilla S2R. Restando dentro al nostro budget potreste veder spuntare anche qualche esemplare di S4Rs Testastretta (qui la nostra prova), ma le quotazioni per l’ultimo Monster a quattro valvole – almeno prima dell’arrivo del 1200 – sono sensibilmente più elevate, e la cosa deve farvi drizzare le antenne. Attenzione alle truffe e alle moto con un passato troppo movimentato per essere prese seriamente in considerazione: quando si parla di Ducati usate è necessaria una 35 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine e sfruttabile in quello disimpegnato: lasciamo a voi la scelta sulla base di gusti ed esigenze. La Z750 (trovate qui la nostra prova) si compra quindi bene e con grande facilità – ci sono 195 annunci nel nostro mercato al di sotto del limite autoimposto di 4.500 euro, di diverse annate, con o senza ABS, e magari un po’ elaborate dal punto di vista estetico e della sostanza; in questo caso ribadiamo la raccomandazione a richiedere obbligatoriamente tutti i pezzi originali ad uso collaudo, rivendita ma anche a riprova del fatto che la preparazione non sia stata in realtà un rimedio ad una scivolata. manutenzione scrupolosa, esperta e documentata. State alla larga se manca anche solo uno di questi elementi. Honda Hornet 600 (2011-2013) Hornet è un nome che nel panorama motociclistico non ha bisogno di presentazioni: è stata proprio lei, sul finire del secolo scorso, a rendere popolare il mercato delle naked di media cilindrata. Facile, comoda o sportiva all’occorrenza, la quattro cilindri Honda è nata come derivazione della CBR600 per poi staccarsene e – ironia della sorte – diventare successivamente lei la base per la nuova CBR600F. In questa versione la media nuda Honda mantiene tutte le sue tradizionali doti di accessibilità e prestanza, guadagnando però una linea più moderna che richiama in diversi elementi la sorella maggiore CB1000R. La Hornet (potete leggere qui le nostre impressioni di guida) è una moto che pochi potranno trovare inadeguata per qualunque uso, ed è capace di accogliere allo stesso modo principianti in cerca 36 della prima moto vera così come chi ha qualche prurito sportivo ma è stufo di carene e semimanubri. Un classico assolutamente senza tempo, che come da buona tradizione Honda può vantare affidabilità a prova di bomba e grande tenuta delle finiture. Per l’ABS serve qualcosa di più… Kawasaki Z750 (2007-2014) Se la Z1000 può vantare l’onore di essere stato uno dei modelli che ha riportato la Kawasaki agli antichi fasti ad inizio millennio, la Z750 è però quella che ha fatto diventare le naked di Akashi un vero e proprio simbolo della pop culture motociclistica. Accessibile, tutto sommato abbastanza facile da guidare da non terrorizzare i meno esperti ma con quel carattere aggressivo – sia estetico che sostanziale – proprio di tutte le Kawasaki, la Zetina è stata un successo di mercato con pochi precedenti, risultando per diverse stagioni la moto più venduta sul nostro territorio. Più gratificante della già citata Hornet nell’uso sportivo, è per contro un po’ meno dolce KTM 990 SuperDuke (2005-2011) Un’altra moto che non ha bisogno di presentazioni: basterebbero le tre lettere del marchio austriaco a definire in toto la SuperDuke, sportivissima naked bicilindrica capace di assecondare la voglia di giocare dei più esperti come poche altre moto sanno fare. Anche in questo caso, i meno esperti faranno meglio a rivolgersi verso proposte più tranquille mentre chi ha una certa confidenza con le prestazioni di questo genere di moto scenderà regolarmente di sella con un ampio sorriso stampato sotto il casco. E’ forse il modello che, più di ogni altro, ha ampliato la gamma di proseliti delle moto arancioni fra gli amanti della guida sportiva su asfalto. Scorrendo i nostri annunci si trovano per lo più modelli della prima serie (fino al 2007) anche se qualche modello successivo inizia a passare il filtro economico che ci siamo imposti. Inutile dire come, avendone la possibilità, valga la pena di puntare alla seconda serie di cui potete leggere qui le nostre impressioni di guida. Caratterizzata da diverse limature estetiche e tecniche, può vantare anche un miglioramento dell’affidabilità; in ogni caso, una storia della manutenzione adeguatamente documentata è imprescindibile per questo genere di moto. Moto Guzzi Griso 1100 Quando nel 2005 la matita di Rodolfo Frascoli Guida all’usato ha dato vita alla Griso in molti hanno gridato al capolavoro – la naked Guzzi è contraddistinta da linee senza tempo, capaci di sintetizzare perfettamente eleganza e dinamismo – non è un caso se il sistema di gestione della trasmissione cardanica CARC abbia debuttato proprio su questo modello. La Griso, nonostante le apparenze, appagherà allo stesso modo turisti e sportivi non estremi: se il pilota ha una certa dose d’esperienza la ciclistica sul misto verrà ripagato da tanto, tanto gusto di guida come potete leggere nella nostra prova. Le quotazioni della Griso restano piuttosto alte, tanto che con i 4.500 euro che ci siamo autoimposti non si riesce a portare a casa una versione 1200 8v (ben più dotata motoristicamente parlando) ma ci si deve accontentare della prima serie. Un sacrificio tutto sommato di poco conto, perché come ben sa chi l’ha provata la Griso sa far rapidamente dimenticare eventuali limiti di cavalleria con un’erogazione pastosa e regolare come solo le migliori Guzzi sanno avere. La Griso normalmente attira una clientela più matura e premurosa rispetto ad altri modelli più “sbarazzini”, dunque potete condurre la trattativa con una certa serenità. Se una Griso è in forma esteticamente potete stare tranquilli delle sue condizioni meccaniche: il proprietario l’avrà certamente curata con amore. MV Agusta Brutale 750S (2002-2006) Avete letto bene: con 4.500 euro potete portarvi a casa una Brutale. Potrebbero bastare queste due frasi a farvi schizzare nella nostra sezione degli annunci alla ricerca di un esemplare della splendida naked disegnata da Massimo Tamburini, magari sulla scorta della guida all’usato che le abbiamo dedicato qualche tempo fa. E invece è il caso di fare qualche riflessione prima, perché i meri numeri, alla luce delle prestazioni che ormai riteniamo comuni, potrebbero farvi pensare che la Brutale 750 sia una moto tutto sommato gestibile. Se così fosse sarebbe nostro dovere spiegarvi come invece la Brutale sia tutt’altra bestia, e se anche i 127 cavalli della versione S 37 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito (qui la nostra prova) oggi non fanno più impressione, la risposta all’acceleratore e il “filo” della ciclistica sono doti che ci fanno sconsigliare la naked varesina a chiunque non abbia una certa esperienza. A meno, certo, che non la si voglia usare solo per passeggiate davvero molto tranquille, ma sarebbe come riservare amore platonico ad una pornostar: si fa brutta figura e si accumulano frustrazioni. Se invece siete all’altezza della Brutale andate e vivete felici; abbiate solo la previdenza di accertarvi che la moto sia stata curata regolarmente e da personale competente. Suzuki GSR 600 (2006-2011) Suzuki è arrivata un po’ tardi nel ricco segmento delle naked di media cilindrata, ma quando lo ha fatto è entrata dalla porta principale: la GSR600 è stata un successo istantaneo, restando per diversi mesi al vertice delle classifiche assolute 38 Periodico elettronico di informazione motociclistica di vendita. Con diversi richiami a mostri sacri, della categoria e no, l’estetica ha convinto quasi subito; a fare il resto del lavoro ci ha pensato la tecnica. Telaio e forcellone in alluminio all’epoca erano impensabili per una media naked, le sospensioni erano parzialmente regolabili e il propulsore era parente prossimo della GSXR600K5. All’atto pratico la GSR (trovate qui la nostra prova) si rivela versatile ed appagante sia per i turisti che per gli sportivi, pur con un equilibrio volutamente sbilanciato verso i secondi. Contraddistinta da un’affidabilità fuori discussione, all’inizio fu al centro di qualche polemica per presunte rotture del telaio rivelatesi del tutto infondate. Si trovano GSR anche molto recenti a quotazioni al di sotto del limite autoimpostoci, ma anche volendo spendere di meno si può andare indietro negli anni e portarsene a casa per la metaforica manciata di spiccioli. Scarica l’APP del Magazine Triumph Speed Triple (2005-2011) Se c’è un mostro sacro dentro a questa lista, non ce ne vogliano i fan delle moto già citate, è sicuramente la Triumph Speed Triple. Un modello che nella sua versione 1050 ha trovato la consacrazione definitiva grazie ad un’estetica riuscitissima e a prestazioni di primissimo piano. Corta al limite dell’incredibile (per l’epoca), grazie alla spettacolare erogazione del suo tricilindrico la Speed sapeva – e sa ancora, visto che il modello attualmente in gamma non è cambiato più di tanto – essere divertente come poche altre. Dovunque vi presentiate, qualunque sia l’impiego che volete farne, con la Triple non sarete mai fuori luogo. L’unico reale limite sta nel comfort riservato al passeggero, a cui viene riservata una sistemazione di fortuna o poco più, per il resto la naked Triumph (trovate qui la nostra prova) sa disimpegnarsi bene in qualunque impiego: disinvolta in città, sul misto sa divertire e dare tanto filo da torcere agli avversari. Pur accettando di buon grado l’uso turistico, è sicuramente più adatta alla guida sportiva e, viste le prestazioni del suo tre cilindri, a polsi destri con un po’ di esperienza. Con la nostra cifra ci si portano a casa esemplari fra il 2005 e il 2007, che pur non presentando problemi degni di nota a volte soffrivano di perdita di tono idraulico del freno. Si trovano facilmente diverse soluzioni, più o meno durature. Guida all’usato Yamaha FZ1 (2006-2014) La Yamaha è stata la prima Casa giapponese a sposare la causa delle supernaked con la Fazer 1000 del 2001. Nel 2006 ha pensato bene di raddoppiare, offrendo la versione dotata di cupolino FZ1 Fazer e la naked “totale” FZ1 che vi presentiamo. Sempre forte di una derivazione direttissima dalla supersportiva YZF-R1, il propulsore a venti valvole aveva potenza a volontà e l’estetica – soprattutto nelle colorazioni più grintose – ha conquistato immediatamente tutti, anche sulla scia del ritrovato carisma del marchio di Iwata grazie ad un certo pilota italiano. Accogliente ma allo stesso tempo velocissima, la FZ1 soffriva solo di un’erogazione un po’ appuntita per una naked, che complice una rapportatura tendente al lungo definiva una moto a volte non semplice da guidare sportivamente sullo stretto. Moto versatile anche nell’uso turistico, la FZ1 è raccomandabile anche a chi non ha troppa esperienza grazie alle sue doti di accessibilità, a patto di avere un po’ di criterio nell’utilizzo del polso destro. Con la nostra cifra si arriva ad esemplari del 2007/2008; se si desidera utilizzare la FZ1 per scopi prevalentemente turistici vale la pena di prendere in considerazione la versione FZ1 Fazer, che gode grossomodo delle stesse quotazioni. 39 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Lifestyle Al Motor Bike Expo cercando lo stile Babila è stata a Verona e girando per i padiglioni del Motor Bike Expo ha trovato una grande vitalità da parte dei preparatori di moto come di chi si occupa di abbigliamento L a mia avventura all’edizione 2014 del Motor Bike Expo di Verona è iniziata venerdì verso le ore 12. La giornata era abbastanza grigia ma la pioggia fortunatamente non è arrivata e nessuno è stato disturbato. Il lavoro che dovevo affrontare era moltissimo e proprio per questo avevo cercato di organizzare percorsi e visite agli espositori e alle persone che dovevo incontrare per realizzare al meglio questa missione, naturalmente senza dimenticare di salutare tutti gli amici e gli 40 appassionati che conosco in questo grande mondo di motori. Il percorso quasi logico l’ho iniziato dal padiglione uno, per poi visitarli tutti in progressione fino al sette. Inizialmente ero quasi angosciata dal tanto lavoro che dovevo svolgere, ma vi assicuro che visti i giorni che ho qui impegnato sono riuscita a visitare tutta la fiera e a fare tutto quello che mi ero preposta. I primi padiglioni erano sicuramente quelli dedicati al mondo custom & cafè racer, e certamente quelli che hanno richiesto più tempo e concentrazione per 41 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Media fotografare le cose che reputavo interessanti, ce n’erano molte e forse troppe. Moto e abbigliamento in abbondanza. La moto che spiccava all’inizio del mio percorso era sicuramente la BMW R nineT 1200 già vista e presentata ad Eicma, ma che ora è diventata realtà e a quanto pare tra poco potrò provarla e testarla: sono davvero curiosa perché questa moto mi piace ed è un ottimo compromesso tra old style e moto moderna, linea e tecnica sono all’altezza del nome che porta, e credo pure che in casa bavarese ci abbiano visto giusto, e ci abbiano creduto nella voglia far vivere la moto, ai loro futuri possessori, con stile e personalità. Al padiglione uno non poteva mancare Mr. Martini, con un altro dei suoi stand molto cool, e che questa volta ha presentato un angolo dal vero stile british, salottino con giardino di vero prato inglese con gazebo e fiori, ottima vetrina per le sue moto sempre di ottimo gusto e dove sempre si può notare il suo family feeling. In questo padiglione non poteva mancare con le 42 sue special part la FreeSpirits, che con componenti costruiti con la massima precisione hanno customizzato una Harley XR 1200 da brivido, e anche questa potenzialmente sarà una mia prossima prova. Vicinissimi a loro c’era Enrico di Berti Moto con le sue Bonnie dallo spirito classico e con scelte grafiche decisamente particolari. Nel primo padiglione molto altro da nominare, tra cui l’icona e storia del mondo cafè racer degli anni settanta e cioè l’Ace Cafè London, la bella e particolare Brough Superior, la Headbanger. Qualcuno non l’ho ricordato, ma non me ne voglia. Proseguendo allo stand due e tre si concretizza ciò che appartiene al mondo custom, con moltissimi espositori che hanno proposto nuove moto e nuove parti speciali, per la personalizzazione delle moto siano esse inglesi, americane oppure giapponesi. Lo stand Harley-Davidson spicca per essere sempre il più grande, qui si poteva toccare con mano tutta la gamma delle moto tra cui le ultimissime piccole nate e la vastissima linea di abbigliamento. In questo padiglione vere e proprie creazioni ed originali interpretazioni di customizzatori italiani e stranieri. A mio parere i preparatori italiani hanno sempre un grande gusto e probabilmente una marcia in più: il buon gusto ci appartiene! I ragazzi di Stile Italiano con un’eleganza davvero unica nelle moto americane, e che diventa splendida quando propongono le loro preziose moto inglesi. In questo numero importante di espositori si nota comunque che la ricerca dello stile sta facendo vedere cose davvero interessanti sia nelle moto sia nell’abbigliamento, da sottolineare però che a volte si tende ad estremizzare e a mixare stili e tendenze di dubbio gusto, rendendo il tutto molto kitsch. Ho visto molto abbigliamento, tra cui moltissime t-shirt, felpe, jeans, e tantissime altre cose tra cui oggettistica, collane e anelli, ma niente che mi ha davvero colpito. In questo settore la cosa che fa più piacere è vedere che chi crea abbigliamento modaiolo per moto, dà una particolare Lifestyle attenzione alla sicurezza proponendo pantaloni e giacche con imbottiture e protezioni, rimango poi nella speranza che in futuro si possa sviluppare maggiormente un abbigliamento moto che sia sicuro e magari casual anche per noi donne. E a proposito del gentil sesso, ho notato che cresce sempre più il numero di donne e ragazze che si avvicinano a questo mondo, e che non si accontentano più di fare da zavorrine, ma che vogliono patente e mezzo per potersi divertire, quando invece fino a qualche anno fa era per loro considerato un tabù. Le donne ora non seguono più questo mondo in maniera passiva, come donne oggetto, ma, c’è chi l’ha già capito e altri lo stanno capendo, come una parte attiva. Le stesse Case motociclistiche ascoltano di più le esigenze delle donne, ed anche le aziende di abbigliamento per moto si sono rese conto che devono sempre più tenere le motocicliste in considerazione. Proseguendo nel mio giro di padiglioni e stand, passo alla parte un po’ meno dedicata al mondo custom e più alle case motociclistiche ufficiali, e ad altre rappresentate dalle concessionarie di zona, e ai team racing delle varie discipline. In questa parte di expo ci sono una nutrita schiera di stand che presentano prodotti dall’inclinazione corsaiola e per qualsiasi altro impiego racing, sia nella parte di prodotti moto sia nel promuovere corsi di guida in pista e a rappresentare ogni tipo di disciplina dai team impegnati e dedicati alle moto da velocità, all’off road, al cross, al motard e pure al flat-track con le moto Zaeta che spiccano per bellezza e particolarità. Ci sono poi in questi stand tante iniziative di promozione per un sano moto-turismo, con molte agenzie che promuovono eventi importanti e tour in Italia, in Europa ed in moltissimi altri paesi oltreoceano. Da evidenziare le numerose esibizioni ed iniziative svolte nelle aree esterne, ma diciamo pure che nonostante la voglia di salire in moto, che metteva l’odore di pneumatico e di carburante, mi sono trattenuta e concentrata alle visite degli stand. 43 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News 100 secondi su Moto.it In Svizzera vale la vecchia patente B? di Andrea Perfetti | Il lettore Giorgio ci domanda se la vecchia patente B, rilasciata prima dell’1 gennaio 1986, sia ancora valida per guidare la moto in Svizzera. Gira infatti voce non sia più così. La nostra risposta I l lettore Giorgio Zanfrini ci domanda se la vecchia patente A, rilasciata prima dell’1 gennaio 1986, sia ancora valida per guidare la moto in Svizzera. Gira infatti voce non sia più così. Dopo 45 anni in moto in giro per l’Europa a Giorgio pare infatti assurdo non poter più guidare la sua due ruote oltre il nostro confine. La nostra risposta è tranquillizzante: la patente B, presa prima dell’ 1/1/1986, vale come 44 patente A in pieno. Può capitare che ciò non sia scritto sulla patente, se si ha il vecchio modello in stoffa, ma basta fare un duplicato che ora è tra l’altro compreso nel rinnovo. Quindi verificate che ci sia la dicitura A sul vostro documento di guida o chiedete un duplicato in modo che vi sia riportata la categoria A. Consulenza di Andrea Polato. 45 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Il Salone di Milano diventa “Mondiale della Moto” di Maurizio Gissi | L’esposizione milanese, l’Eicma, è la più antica e importante al mondo. L’edizione del 2014 festeggia i cento anni di vita del Salone. Con importanti iniziative di lancio S i è tenuta all’Hotel Diana Majestic di Milano la conferenza stampa che ha annunciato i programmi del prossimo Salone di Milano in calendario alla Fiera di Milano-Rho dal prossimo 6 novembre. La scelta dell’Hotel di Viale Piave non è stata casuale, perché fu esattamente al suo interno che il 3 maggio del 1914 apriva il primo salone del Ciclo e Motociclo. Quella milanese è 46 pertanto la più antica, e anche importante, esposizione al mondo dedicata alla moto. Nelle edizioni che si sono svolte in questo secolo, tranne le interruzioni dovute agli eventi bellici, si calcola che sono state presentati circa 5.000 nuovi modelli e che il numero dei visitatori ha raggiunto la ragguardevole cifra di oltre 25 milioni. Dall’Hotel di Viale Piave, che allora si chiamava Kursaal Diana, il Salone si è trasferito subito dopo nella Scarica l’APP del Magazine sede del Veloce Club Milano e poi, fino al 1952, al Palazzo delle Permanente. Successivamente al Palazzo dell’Arte, sempre a Milano. Poi fu il turno dei padiglioni della Fiera Campionaria, con la cadenza biennale della manifestazione a partire dal 1957, mentre la bicicletta si separò dalla moto – con un proprio Salone dedicato – nel 1998. Dal 2004 Eicma (che sta per Esposizione Internazionale del Ciclo del Motociclo e dell’Accessorio) si è trasferita nell’area espositiva di Rho-Fiera, alle porte di Milano, con la cadenza annuale. Intervenendo alla conferenza stampa, il presidente di Confindustria ANCMA – società che controlla Eicma – Corrado Cappelli, ha ricordato che il 2013 si è chiuso con 185.500 nuove due ruote vendute (fra scooter, moto e ciclomotori). Ovvero con una perdita del 23% sull’anno precedente, mentre le moto hanno lasciato sul terreno l’11% delle vendite rispetto al 2012. Ma ha pure News sottolineato che nei primi nove mesi del 2013 il comparto ha mostrato un saldo attivo di 670 milioni di euro grazie all’export, che il valore delle parti staccate è cresciuto di quasi l’8% e che la produzione italiana vale ancora molto: il 52% dell’intera industria europea. Mentre il rapporto di 332 passaggi di proprietà contro 100 nuove immatricolazioni sta a dimostrare che l’interesse verso la moto e lo scooter non manca e che quindi le difficoltà sono da attribuire essenzialmente alla congiuntura economica. Pier Francesco Caliari, direttore generale di Confindustria ANCMAEicma, ha invece ricordato come l’Associazione dei costruttori del ciclo e del motociclo stia lavorando costantemente con le istituzioni, le compagnie di assicurazione e i responsabili delle infrastrutture per dare ai motociclisti buoni motivi per essere più tutelati. Ha sottolineato che “Siamo molto attivi con la Commissione Trasporti in merito alla stesura del nuovo Codice della Strada. Ci saranno interessanti novità in favore dei ciclisti come di chi modifica le moto”. Il prossimo 24 aprile, per festeggiare il vero compleanno del Salone, sarà organizzato a Milano il primo World Wide Two Wheels Forum, che avrà come relatori una ventina di importanti esponenti del mondo delle due ruote, come di altre nuove realtà globali quali Google.“Questo periodo sta cambiando il nostro mondo – ha proseguito Caliari - e noi tutti, industria e non solo, dobbiamo comprenderlo e adeguarci lavorando insieme”. “Abbiamo modificato il logo della campagna Occhio alle 2 Ruote unendo le due iniziative, prima separate, a sostegno di moto e bici. E poi è pronto il nuovo logo per i cento anni di Eicma”. Sulla futura edizione novembrina saranno investiti 2,5 milioni di euro in comunicazione, in Italia e all’estero. Sull’andamento di gennaio, i cui dati definitivi ve le daremo a breve, Caliari ha dichiarato a Radiocor che: “Il mese di gennaio sta dando segnali incoraggianti, anche se il mercato, moto e scooter assieme, presenta un segno meno, oggi -6%, ma qualche giorno fa era del -9%”. 47 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Massimo Clarke “Non solo training, alla Harley-Davidson University!” Un programma ad ampio respiro e una scuola ultramoderna consentono alla grande casa americana di tenere sempre aggiornati i propri concessionari e di migliorare la qualità del servizio offerto ai clienti F 48 Scarica l’APP del Magazine l’avanzamento della tecnica motociclistica comporta. L’obiettivo è quello di preparare una rete di professionisti di alto livello e di competenza estrema e quindi in grado di assicurare la massima qualità del servizio. La durata dei diversi corsi va da uno a quattro giorni; al termine di ognuno di essi i partecipanti devono superare un esame e una serie di test. Ciò consentirà loro di passare al livello successivo (quelli previsti sono cinque: staff, technician, advanced technician, expert e master). Oltre al rilascio di un attestato, chi ha partecipato con successo a ciascun corso riceve una dichiarazione, riportata nello speciale “passaporto” che viene consegnato a ogni meccanico della rete, indicante il grado di preparazione raggiunto. La scuola dispone degli strumenti di analisi e di diagnosi più evoluti, al cui impiego è dedicata una congrua parte della attività didattica. Coloro che sono arrivati al livello più elevato possono accedere al corso per la preparazione dei motori denominato Screamin Eagle Super Tuner Advanced. Vengono fornite mappature per la centralina diverse in base al tipo di Tecnica modifica effettuato, dalla semplice installazione di scarichi differenti dagli originali al montaggio di nuovi alberi a camme. Si interviene quindi sul software della centralina in modo tale che poi si deve solo procedere a una messa a punto fine, ovvero a qualche piccolo adeguamento. Oltre ai corsi per i tecnici, presso la scuola si svolgono anche corsi per gli altri componenti degli staff dei concessionari. Gli argomenti trattati sono la consulenza all’acquisto, le tecniche di vendita, i servizi amministrativi e finanziari. È anche importante segnalare l’attività di Harley-Davidson University Online Learning Management System, che tramite un apposito portale offre varie decine di programmi complementari alla formazione in aula. Alcuni giorni fa la Harley-Davidson Italia ha organizzato un incontro per mostrare alla stampa la modernissima struttura ove hanno luogo i corsi e per illustrare alcune interessanti novità. L’accademia viene curata dalla MSX International, una azienda che opera dal 1934 nell’ambito dei servizi e delle consulenza per le case di auto e di moto, curando la preparazione Fin dai primi anni della sua attività la HarleyDavidson ha dedicato una particolare attenzione alla creazione di una valida rete di vendita e di assistenza e alla formazione dei meccanici addetti alla manutenzione e alla riparazione delle moto di sua produzione. I primi corsi tecnici sono iniziati nel 1917 per il mercato nazionale e sono stati estesi nel 1921 anche all’estero. Con il passare dei decenni l’attenzione dedicata al post-vendita, sempre con l’obiettivo finale di soddisfare la clientela nel migliore dei modi, è continuata e si è evoluta, come ampiamente dimostrato dalla straordinaria situazione attuale. Dal 2001 in Europa e in Italia ha iniziato la sua attività la HarleyDavidson University, una vera e propria accademia riservata al personale delle concessionarie. Con corsi tanto teorici quanto pratici, che si svolgono su vari livelli, la casa di Milwaukee va incontro alle esigenze sempre maggiori che 49 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Tecnica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa Media del personale, il supporto tecnico agli operatori, la valutazione degli interventi in garanzia. La struttura dispone di un banco prova frenato, realizzato dalla Bapro, sul quale viene piazzata la moto. Grazie ad esso è possibile effettuare prove che simulano un percorso stradale, e che consentono di rilevare con grande precisione le prestazioni del motore in ogni condizione di funzionamento. Un grande pregio, oltre alla assoluta affidabilità delle informazioni che si ottengono e alla sicurezza, è costituito dalla ripetibilità; il banco simula sino a quando lo si desidera lo stesso percorso ovvero le stesse situazioni che l’operatore ha scelto inizialmente. Senza dover provare la moto su strada è inoltre possibile effettuare il rodaggio, ottimizzare la messa a punto in fase di tuning, etc… La Bapro è una azienda altamente tecnologica di Correggio, nel reggiano, che costruisce banchi strumentati, del tipo 50 frenato (non inerziali!), e cabine insonorizzate, realizzate “su misura” per i vari clienti. Un altro partner tecnico della Harley-Davidson Italia è la LV8, che produce banchi sollevatori per moto e fornisce qualunque tipo di attrezzatura per officina. Le grosse bicilindriche ad aste e bilancieri della casa di Milwaukee dal punto di vista tecnico sembrano sempre uguali ma in effetti con il passare del tempo sono gradualmente oggetto di modifiche e migliorie significative. In genere non si vedono, ma ci sono, eccome! Per avere una dimostrazione di questa attenzione alla evoluzione della tecnologia motoristica da parte dei progettisti americani basta esaminare le teste dei più recenti motori con il nuovo raffreddamento misto: le molle delle valvole hanno il filo con sezione multi-arc e sono del tipo beehive, che consente il montaggio di uno scodellino piccolo e leggero. Insomma, quanto di meglio è oggi disponibile nel bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb settore… Nel corso dell’incontro stampa, è stato possibile esaminare direttamente il sistema twin cooling, sviluppato per i motori della serie con doppio albero a camme nel basamento. Al calore sottratto direttamente dall’aria si aggiunge in questo caso quello asportato dall’acqua che viene inviata alle zone delle teste più sollecitate dal punto di vista termico. Il circuito è dotato di una pompa elettrica, di un termostato e di due piccoli radiatori. L’acqua circola in ogni testa lungo una canalizzazione praticata attorno all’alloggiamento della sede di scarico. Un sistema di sicurezza fornisce informazioni relative alla temperatura delle teste alla centralina, che può intervenire in tre steps, arrivando perfino a disattivare il cilindro posteriore, onde allontanare il rischio di inconvenienti da surriscaldamento, ad esempio nel caso di prolungata marcia estiva in colonna o nel traffico molto intenso. Molto interessante è il parastrappi del quale è stata dotata la trasmissione primaria. Del tipo a camme frontali con molle a tazza, viene montato alla estremità dell’albero a gomito e rende il funzionamento più dolce e silenzioso, assorbendo le irregolarità nella trasmissione della coppia; la cosa è particolarmente apprezzabile al minimo. Questo dispositivo semplice ed efficace può essere installato anche sui modelli delle serie precedenti. Nella parte ciclistica, particolarmente evoluto appare l’ABS con frenata semi-integrale. La centralina “sente” la velocità con la quale viene azionato il comando e, in base a tale informazione e a quelle relative alle velocità delle due ruote, stabilisce se fare entrare in azione l’altro freno. Insomma, la frenata diventa integrale solo quando serve. 51 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine La lettura I Racconti di Moto.it “Sessanta volte al minuto” di Antonio Privitera | Arraffai tutto quello che potevo mentre Amanda teneva sotto scacco il tabaccaio con la pistola, finta come le nostre scuse a quelle spaventate vecchiette in attesa di giocare i numeri del lotto... 3 … 2… 1… casco in testa, si va in scena. Arraffai tutto quello che potevo mentre Amanda teneva sotto scacco il tabaccaio con la pistola, finta come le nostre scuse a quelle spaventate vecchiette in attesa di giocare i numeri del lotto; Leonardo fuori a fare il palo, io ripulivo la cassa. Presi anche delle gomme da masticare e delle rotelle di liquirizia da portare a casa. Il nostro piano era sempre lo stesso: quarantacinque secondi tra l’irruzione e l’uscita dalla bottega del tabaccaio con in pugno soltanto armi fasulle per evitare che un momento di paura diventasse una macchia sulla coscienza, quindi una veloce fuga sulle motociclette per poi spartirci un bottino anoressico dato che oramai la moneta elettronica rendeva desolate e leggere le casse dei negozi. Per confondere gli eventuali inseguitori fuggivamo usando una moto per ognuno di noi tre; il ragionamento era semplicissimo, punto uno: oggigiorno trovi telecamere dovunque e scivolare via senza farsi notare o riprendere da una di queste spie monoculari è impossibile; punto due: ogni domenica qualcuno organizza un affollato raduno di motociclette perché i motociclisti sentono il bisogno di fare squadra. Punto tre: sfruttiamo questa cosa a nostro vantaggio e dopo la rapina confondiamoci nella folla di motociclisti festanti, spartiamoci il bottino durante la premiazione quando tutti guardano il palco, poi lasciamo le moto parcheggiate e allontaniamoci in treno. Modestia a parte, l’idea era stata mia; le 52 precedenti rapine avevano sfruttato l’insospettabile copertura dei raduni “Mozzarelle a due ruote”, con l’indimenticabile partecipazione di un nutrito gruppo di ragazze campane con la maglietta bagnata, la “Motoconcentrazione a Molle Scoperte”, dove il caldo era talmente opprimente da indurre le virago convenute a svelare le parti molli e, infine, il caotico “Raduno motociclistico Amici del Vento in Poppa” la cui caratterista foggia della coppa ricordo lasciò di stucco anche i bikers più rozzi e ruttanti. Tutti i raduni venivano selezionati da Leonardo, bravo con Internet. Leo sfumava la sua corpulenza obesa in una statura da cestista brufoloso nonostante i suoi quarant’anni scapoli; aveva due lauree e un master ai box in attesa utilizzo e più passava il tempo più gli cresceva il bisogno dell’affetto di prosperose professioniste al silicone. Lo conoscevo dalle gare di impennata che facevamo quindici anni fa di fronte al bar della stazione, vinceva sempre lui: Leo è tuttora noto alle forze dell’ordine come “Gaviscon” per l’incredibile quantità di antiacidi ingoiati le cui confezioni abbandonate per terra sono la prova della sua ineffabile presenza nelle scene del crimine. Quando gli dissi che avrebbe avuto la possibilità di provare una moto diversa ad ogni rapina lui non chiese nemmeno quanti soldi avremmo fatto. Si fidava, ecco tutto. Scelto il raduno, la palla passava ad Amanda: donna senza trucco, né inganno. Conosciuta da me e Leo un paio di anni fa durante l’ora di colloquio settimanale, ci ripromettemmo di vederci quando saremmo usciti. Amanda era totalmente matta, faceva visita a carcerati sconosciuti grazie a mai chiarite complicità nelle direzioni carcerarie. In una di queste visite conobbe me e in un’altra Leo. Enigmatica, di poche parole, con mani grosse come quelle di un uomo a fare capolino da maglie oversize e sotto la cintura gambe snelle e lunghe a cingere la sella di una gloriosa CBX sei cilindri degli anni ’80 che chiamava “la mia famiglia”: due ruote, una sella e sei piccoli fratelli. Amanda selezionava il tabaccaio aperto la domenica mattina nelle vicinanze del raduno, vi faceva un sopralluogo e predisponeva il piano di fuga con le moto. Fu lei a reclutare noi dicendoci che qualsiasi cosa avessimo in mente con lei e i suoi sei fratelli sarebbe venuta meglio, assicurandoci che non saremmo mai più tornati in galera. Io provvedevo a fornire le motociclette; ognuno ha i suoi talenti, io possiedo quello della persuasione e della capacità di infondere nell’interlocutore fiducia e stima al punto da riuscire a farmi affidare la sua motocicletta per farci un giro di cinque minuti, che diventano dieci, trenta, un’ora, timore, incredulità, angoscia, rabbia e raggiungono l’acme in una denuncia dai carabinieri. Io, Amanda e Leo possedevamo gli stessi obbiettivi: fare pochi soldi ma farli di frequente e andare ogni domenica ad un raduno di moto perché noi ci sentivamo motociclisti dentro e fare in moto le nostre piccole rapine senza violenza era parte del piacere; a me in particolare rilassava moltissimo arrivare dal tabaccaio in motocicletta, fare i miei quarantacinque secondi da malvivente e godermi un lungo giro fino al raduno. E poi le moto, mica le maltrattavamo: uno dei nostri impegni era quello di non rovinarle, in modo che i proprietari le ritrovassero come le avevano lasciate, anzi meglio: l’idea di danneggiare qualcuno mi disgustava, in effetti rubare la cassa al tabaccaio era un atto criminoso ma sapevamo che a lui non avrebbe nuociuto troppo perché assicurato e magari se fosse stato furbo avrebbe potuto pure ricavarci qualcosa. Avevamo una legge, la nostra, e un giudice, noi stessi, che conosceva un’unica sentenza: l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato. Il sabato sera avevo consegnato le moto a Leo e ad Amanda, per loro due sportive senza carenatura, una a tre cilindri, una a due. Per me avevo rubato una motocicletta da enduro, ma di quelle che hanno le ruote normali, quelle senza i tasselli, come si dice… le gomme stradali. Non ne avevo mai guidata una prima e già dalla posizione di guida mi sentii carico: se la nostra attività avesse fruttato 53 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito abbastanza me ne sarei comprata una uguale, ponendo termine alla mia collezione di rottami rumorosi; andai a dormire presto, pronto per la rapina dell’indomani. Qualcosa andò storto. Al ventesimo secondo della nostra rappresentazione criminale, il copione prese una piega imprevista. Sceneggiatore e regista non ci avevano avvertiti che la parte del tabaccaio era recitata da un pazzo esasperato, un disperato maniaco che eluse la sorveglianza di Amanda puntandole addosso un fucile a canne mozze sbucato da dietro le tende dei biglietti del gratta e vinci esposti a cascata, gridando che era giunto il momento di farla finita con le rapine ai tabaccai. Reagii con tutta la velocità di cui non mi credevo capace e volai sopra il bancone puntando la porta, urlai ad Amanda di scappare e a Leo che il piano era saltato. Le vecchiette erano ancora più terrorizzate mentre tiravo la maniglia, saltavo sulla motocicletta e partivo: quando misi dentro la prima sentii un botto sordo e un urlo, non mi voltai e diedi gas pieno. C’era un’afa stordente quel giorno di San Giovanni, il cuore impazziva e l’adrenalina mi freddava le gambe. Lasciata perdere ogni prudenza scappai come inseguito dai lupi, rallentai un poco solo quando mi accorsi di essere uscito dalla città e di trovarmi immerso in una 54 Periodico elettronico di informazione motociclistica pianura silenziosa dove l’unico suono era quello della mia motocicletta. Respirai forte, respirai amaro, spaventato, deluso, infine pentito. Percorrevo stordito strade sconosciute che Amanda non aveva previsto nel piano di fuga, strade tortuose e tiepide nelle quali smisi completamente di pensare e di preoccuparmi. Mezzo gas, curva, la moto che spinge in solitudine verso la svolta successiva su una leggera salita. Mi accorsi di non essere mai stato così fluido nella mia azione e di non sentire il bisogno di costringere la moto a fare quelle cose umilianti come impennare sfrizionando o bloccare la ruota senza una reale necessità. Veloce, sempre più veloce in una strada che prevedevo curva dopo curva e nella quale mi sentivo estratto fuori dalle svolte da un cavo d’acciaio invisibile; come in un videogioco tutto era sempre più facile, trovandomi capace di spostare il limite e provare quelle emozioni cercate invano quella volta in cui rimediai una caduta e una frattura della scapola. Probabilmente fu lo shock per l’imprevisto epilogo della rapina, ma cominciavo a godere intensamente di ogni singolo istante che stavo vivendo, un secondo alla volta: con sessanta vite al minuto dove non importa di morire o di farsi male, smisi di sentire il peso del rischio. Ogni secondo facevo un bilancio della Scarica l’APP del Magazine La lettura mia vita precedente, del secondo passato, e lo trovavo vissuto intensamente a colori vivaci: nascevo, morivo e risorgevo nel tempo di pochi giri dell’albero motore. Mi accorsi ad un certo punto che stavo andando velocissimo da tanto tempo, sicuramente da molti chilometri, senza provare stanchezza né timori; il fatto che se non avessi trovato presto un distributore sarei probabilmente rimasto senza benzina non era una preoccupazione quanto un precetto che mi tramandavo da una vita ad un’altra. I chilometri scorrevano sotto le ruote della mia moto, con la quale avevo fatto oramai conoscenza e della quale mi fidavo; non ero ancora al livello di Amanda che considerava i pistoni sotto il sedere dei fratelli, ma quasi. Strada e sole, cosa desiderare di più quando sei in moto? Il sole non si era mosso da quando ero partito. Mi venne un sospetto, uno stupido sospetto, un sospetto che dura un secondo. Mi fermai e tolsi il casco. Aprii il tappo del serbatoio per vederci dentro. Lo trovai pieno, quasi all’orlo. Esattamente come lo avevo riempito poco prima della rapina. Il sole non si era spostato. Scesi dalla moto con la vista annebbiata e mi parve di vedere a terra alcune confezioni vuote di Gaviscon. L’emozione mi confuse la vista con l’udito perché vedevo voci allarmate e sentivo la presenza di tanta gente, ma fu per poco: dolorosamente gli occhi ripresero possesso della scena, le orecchie si rilassarono e io mi abbandonai allontanandomi da tutto e da tutti, con il solo cruccio per la motocicletta che non avrei potuto restituire al legittimo proprietario; una preoccupazione inutile e terrena. Il mio secondo era passato, e non ce ne sarebbe stato un altro. Era stato bello, era stato sapido e divertente; in fondo aveva anche avuto un giusto epilogo e diedi ragione ad Amanda, in galera non ci sarei più tornato. Sentivo le vecchiette pregare e piangere; le invocazioni di aiuto del tabaccaio investito dai sensi di colpa; Leo, che urlava come un bambino di portarmi all’ospedale; Amanda tenermi la testa come una mamma e implorarmi disperata di resistere ancora un po’, un altro secondo. Un’altra vita. 55 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Nico Cereghini Hideo Kanaya, talento zittito Storia di un pilota degli anni Settanta. I Giapponesi non si erano resi conto di avere in casa un campione già pronto per vincere i titoli mondiali. Lui fece il collaudatore e il gregario, sempre col sorriso sulle labbra Media C iao a tutti! La scomparsa recente di Hideo Kanaya, pilota giapponese degli anni Settanta, mi fa pensare a quanto poteva essere freddo e spietato, a volte, anche il motociclismo dei tempi mitici. Si sente dire spesso che la MotoGP di oggi lascia poco spazio alla passione e ai sentimenti, e invece io credo che sia sempre stato così. Perché a noi piacciono anche quelli del centro classifica, ma la 56 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica logica dello sport purtroppo è diversa: conta soltanto chi vince. Questo Kanaya è stato il primo giapponese capace di conquistare un Gran Premio della classe 500, nel 1975 in Austria. Era stato un buon pilota nei campionati nazionali, e nel 1970, venticinque anni e fresco vincitore della duemmezzo, fu assunto dalla Yamaha come pilota-collaudatore. Hideo venne coinvolto in un progetto grandioso: Yamaha, che dalla 125 alla 350 era quasi imbattibile nel mondiale, aveva deciso di affrontare la sfida della 500; e non con le bicilindriche maggiorate a 351 cc come facevano all’epoca tanti piloti privati o assistiti, ma con una vera 500, un’inedita quattro cilindri in linea. Il lavoro, nel reparto corse e in pista, chiese quasi tre anni, la 500 avrebbe fatto il suo esordio soltanto nella stagione 1973. Kanaya però si presentò sulle piste europee un anno prima, per aiutare Saarinen in 250 e 350; e nel ’72, al Nurburgring, eccolo subito davanti a tutti in 250. Sei giri sui micidiali 22 chilometri e ottocento metri, alla media di quasi 140 all’ora e nettamente davanti all’idolo locale Dieter Braun e a Jarno Saarinen. E Hideo andò sul terzo gradino del podio anche nella 350. Capito, che classe? Non si era mai visto un pilota giapponese così veloce, e quella fu un’impresa tanto strepitosa che Kanaya fu richiamato all’ordine: il suo ruolo, qui, era quello del gregario e non del protagonista. Nel ’73 fu prima l’apoteosi e poi la tragedia. Delle prime tre prove del mondiale (Francia, Austria e Germania) Jarno ne vinse cinque, Hideo fece quattro secondi posti e un terzo. Poi arrivò il Nazioni a Monza, 20 maggio, Saarinen e Pasolini morirono, la Yamaha ritirò la squadra in segno di lutto. Kanaya si sarebbe rivisto due anni dopo, questa volta per aiutare Giacomo Agostini. Fu allora che lo conobbi, quando al Castellet fece tutta la corsa alle spalle di Ago, i due mi doppiarono in tromba a un giro dalla fine, e il giapponese chiuse a 50 millesimi dal suo caposquadra. La gara dopo, al Salzburgring, vittoria in 500 e pure in 350. Poi, sparito. Hideo Kanaya. Un talento meraviglioso, un pilota che sarebbe potuto arrivare dove nessun giapponese è mai arrivato: al titolo della top class. L’avevano in casa, l’hanno sacrificato. E’ morto per malattia prima di Natale, mai una parola fuoriposto, una vita dedicata alla Yamaha. Editoriale Non si era mai visto un pilota giapponese così veloce 57 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica senza gli incidenti, Jorge avrebbe conquistato il titolo». sia Honda, vogliono il software libero». OPEN «Sono curioso di vederle a Sepang: non avendo problemi di consumo, sul rettilineo potrebbero avere qualche vantaggio. Sicuramente mi aspetto meno divario tra moto ufficiali e Open, ma le “factory” rimangono nettamente favorite». FUTURO DI LORENZO «Adesso è troppo presto per parlare di futuro. Lorenzo è molto concentrato su questa stagione: cercheremo di chiudere la questione il prima possibile». CENTRALINA UNICA? «No: i giapponesi, sia Yamaha MotoGP FAVORITI 2014 «Marquez e Lorenzo sono i favoriti, con Rossi più vicino ai primi tre». maio Meregalli (Yamaha) “Nel 2014 una M1 più adatta a Rossi” di Giovanni Zamagni | Il responsabile della casa giapponese non ha dubbi: “La Yamaha ha tutto per competere con la Honda” Maio Meregalli, Racing Team Director Yamaha, introduce la stagione 2014, che inizierà con i test di Sepang del 4, 5 e 6 febbraio. M1 2014 «Siamo curiosi di vedere il materiale che porterà Yamaha in Malesia: solitamente scopriamo le novità il giorno prima dei test. Era chiaro dove 58 intervenire, ma solo fra qualche giorno, quando assembleremo le moto 2014, sapremo meglio qual è la situazione». 20 LITRI «A Valencia, il primo test con 20 litri anziché 21 aveva dato esiti soddisfacenti: quello dei consumi, era comunque uno degli aspetti sul quale Yamaha doveva lavorare». LORENZO E ROSSI «Mi aspetto un Lorenzo come nella seconda parte del 2014 e un Rossi più competitivo, meglio supportato dal Giappone: nel 2013, Valentino si è dovuto adattare a una moto fatta su misura per Jorge». HONDA/YAMAHA «La Yamaha ha quello che gli serve per battere la Honda: 59 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica FUTURO MOTOGP «Il regolamento tecnico incide solo in parte sui costi della MotoGP. Quando le Case hanno tanto interesse su un campionato, è difficilissimo limitare le spese: si vince o con i soldi o con le idee, ma quando ci sono i costruttori è difficile tenere i costi sotto controllo». livio Suppo (HRC) “La moto conta, ma sono i piloti a fare la differenza” PILOTI «Sono i piloti a fare la differenza. Nel 2003, la Yamaha fece un anno disastroso, poi nel 2004, con Valentino Rossi, dominò. Lo stesso per la Honda: negli anni bui, dopo Valentino, vinse solo con Hayden nel 2006 e se non ci fosse stato Pedrosa dal 2007 al 2010 per la HRC sarebbe stato un disastro. MotoGP Nella MotoGP, i piloti contano più del resto». petitivo, farebbe un’impresa straordinaria». STONER O MARQUEZ? «Sia Stoner nel 2007 sia Marquez nel 2013 hanno conquistato il titolo contro ogni pronostico. Nel 2014, non credo ci saranno grosse sorprese: Marquez, Pedrosa e Lorenzo hanno il 33% di possibilità di vincere il titolo». MERCATO PILOTI «E’ chiaro che l’obiettivo è tenere Marquez. Ma anche Pedrosa è un grande pilota, uno dei primi tre al mondo: l’anno scorso ha perso il titolo per 34 punti, dopo aver pagato episodi obiettivamente sfortunati. E’ presto per dire che non sarà più un pilota Honda nel 2015». ROSSI: POCHE POSSIBILITA’ DI VITTORIA «Sarebbe una grossissima sorpresa se Rossi potesse essere costantemente più veloce degli altri tre. Valentino ha fatto una carriera straordinaria, ma nel 2013 era sempre più lento degli altri: se dovesse tornare com- OPEN «Il test di Valencia non ha espresso il reale potenziale della nostra Open: sicuramente a Sepang si capirà meglio il valore della nostra moto. Mi sembra una formula interessante, positiva per la MotoGP». di Giovanni Zamagni | Il Team Principal HRC ritiene Marquez, Pedrosa e Lorenzo inarrivabili anche nel 2014. “In MotoGP la differenza la fanno i piloti”. “Rossi? Difficile che si giochi il mondiale” Livio Suppo, Team Principal HRC, fa il punto della situazione prima dei test invernali di Sepang. successiva. Il montaggio viene fatto circa 10 giorni prima dei test dai meccanici dei rispettivi team». LAVORO REPARTO CORSE «Dopo i test di Valencia si raccolgono tutti i dati emersi dalle considerazioni dei piloti e si sviluppa la moto per la stagione 20 LITRI «Sicuramente la Honda ha una buona tecnologia sui consumi: per le grosse Case, si giustificano gli investimenti nelle corse 60 solo con lo sviluppo per la produzione». CENTRALINA UNICA «Honda e Yamaha fanno fronte comune contro il software unico: è difficile che le Case accettino di non poter sviluppare l’elettronica nelle corse». 61 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine naturalmente, in sella ci siano i piloti giusti. Perché tanto ottimismo? Dopotutto i test di Valencia hanno offerto un quadro in chiaroscuro, con le Yamaha M1 2013 in configurazione Open capaci di offrire ottime prestazioni mentre le Honda RCV1000R, le “vere” open, hanno incassato distacchi ben più pesanti. A prescindere dalle considerazioni in merito a quale elettronica stessero realmente utilizzando le Yamaha Open, ma anche all’opportunità di attendere il debutto delle Honda con ciclistica evoluta (per contenere i costi le RCV1000R vengono consegnate con componentistica per sospensioni e freni non esattamente all’altezza della categoria) è importante notare come sia poco realistico aspettarsi che le Open possano competere con le MotoGP sul giro secco. Un po’ perché il livello dei piloti sarà difficilmente paragonabile, un po’ perché quando i rubinetti sono tutti aperti le Open pagano, in effetti, solo svantaggi. Tutt’altro discorso nel momento in cui si inizia a pensare ai 110 MotoGP chilometri della distanza di gara. L’imposizione del limite di capienza per i serbatoi nel 2007 – in realtà in vigore anche prima, ma talmente elevato da risultare pleonastico – si è prevedibilmente dimostrato il più efficace vincolo regolamentare per limitare le prestazioni di moto sempre più veloci. La contropartita, purtroppo, è stata uno sviluppo vorticoso dei sistemi elettronici di gestione del motore, necessari per risparmiare ogni stilla di carburante non strettamente indispensabile alla prestazione sulla distanza di gara. Ma anche di sistemi come il cambio seamless, che oltre al miglioramento in accelerazione offrono anche positivi risultati in termini di consumo come vi abbiamo raccontato nella nostra disamina a riguardo. Sistemi che – come sempre accade quando si deve aggirare un regolamento molto restrittivo – hanno portato i costi a levitare in maniera spaventosa ma soprattutto a dare vantaggi competitivi incolmabili (almeno in tempi brevi, stanti i vincoli sullo sviluppo) a chi ha MotoGP Open ecco perché andranno forte e cambieranno gli equilibri di Edoardo Licciardello | Una prima analisi sulle possibili prestazioni delle moto Open al cui successo è affidato gran parte del futuro della classe MotoGP. Una sfida da giocarsi sul piano tecnico ma anche politico A nno nuovo, vita nuova – via le CRT, esperimento malriuscito che malgrado correttivi e aggiustamenti vari non è mai riuscito a decollare, arrivano le Open. Sulla carta un altro progetto 62 destinato a dare vita ad un altro campionato nel campionato – e non nell’accezione positiva del termine – all’atto pratico, se vogliamo essere un po’ meno superficiali, moto che potrebbero infastidire spesso e volentieri le ufficiali. A patto che, 63 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP Si è iniziato a sentire di piloti penalizzati per peso ed altezza; la situazione si è gradualmente estremizzata, e sicuramente non migliorerà con l’ulteriore restrizione del limite di carburante potuto investire più risorse sullo sviluppo tecnologico. La necessità di correre dietro ai primi della classe ha portato a gestioni tiratissime del carburante: con l’arrivo delle 800, e del relativo limite di 21 litri di carburante, sono apparse strategie e sotterfugi vari per risparmiare ogni goccia, ma anche aggirare il limite sfruttando le esperienze fatte in Formula 1. Si sono visti piloti volare a terra nel giro di ricognizione per colpa di elettroniche che tenevano il motore magrissimo al fine di risparmiare qualche goccia di benzina, ma anche furbacchioni che inserivano carburante praticamente congelato nel serbatoio e ne gestivano l’inevitabile espansione sotto il caldo della griglia di partenza utilizzando serbatoietti di compensazione nascosti nel telaio, per finire con altri che raffreddavano con precisione chirurgica una sola 64 zona del serbatoio e “influenzavano” la misurazione (introdotta successivamente alla scoperta dei già citati furbacchioni, a metà 2007) facendo si che avvenisse solo nella zona alta. Per non rischiare di danneggiare la pompa del carburante, o almeno questa era la scusa ufficiale… Verso la metà dell’era delle 800 si è iniziato a sentire di piloti penalizzati per peso ed altezza. Piloti che lamentavano di elettroniche particolarmente intrusive nella seconda metà della gara, quando la centralina limitava la tutta apertura delle farfalle pur di tagliare il traguardo, ma anche piloti che sempre più spesso finivano per restare a piedi durante il giro d’onore. La situazione si è gradualmente estremizzata, e sicuramente non migliorerà con l’ulteriore restrizione del limite di carburante imbarcabile a 20 litri. Ecco perché le Open, imbarcabile a 20 litri 65 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito a fronte dell’inevitabile svantaggio derivante da una componente tecnica meno sofisticata rispetto alle Factory, potrebbero risultare penalizzate in prova (pur disponendo della gomma posteriore extrasoft) ma competitive, se non avvantaggiate, sulla distanza di gara. Perché 24 litri invece di 20 significa avere un 20% di carburante in più da spendere come e quando si desidera: sui lunghi rettilinei (dato che fino all’inserimento della quinta l’elettronica taglia la potenza per evitare le impennate, che non servono a niente e sprecano benzina) ma anche in percorrenza ed uscita di curva, dove un motore più grasso rende la moto ben più fluida e guidabile nell’azione. A Sepang, pista molto veloce con due rettilinei quasi infiniti che si arrotolano attorno alle tribune, inizieremo ad avere un’idea del potenziale delle Open, ma con ogni probabilità sarà necessario attendere fino alla prima gara – in Qatar, altro circuito con rettilineo aeroportuale – perché si giochi davvero a carte scoperte. Hayden, Redding ed Espargaro forse non 66 Periodico elettronico di informazione motociclistica riusciranno ad impensierire Lorenzo e Marquez, ma è molto probabile che taglino il traguardo molto prima di quanto non ci si aspetti. Ed è questo il motivo per cui Ducati – a prescindere da dichiarazioni di facciata che rimandano al termine regolamentare la scelta – sta valutando seriamente la partecipazione con le moto ufficiali iscritte come Open. Un po’ perché una scelta del genere imporrebbe molti meno vincoli in termini di sviluppo della moto, fattore che Ducati tiene ovviamente in grandissima considerazione, un po’ perché quei quattro litri di benzina non risolverebbero sicuramente i problemi di ciclistica della Desmosedici, ma la renderebbe certamente più guidabile e competitiva sull’arco della gara. Ma c’è anche un altro aspetto di grande importanza in questa situazione: esaurite le considerazioni tecniche è necessario spostarsi su quello politico. Non è infatti un mistero come Honda e Dorna stiano combattendo una guerra d’attrito, con la prima arroccata sulle sue posizioni tanto da arrivare a minacciare un Scarica l’APP del Magazine clamoroso disimpegno dalla classe regina, e la seconda impegnata nel tentativo di svincolarsi da una soffocante dipendenza dalle Case costruttrici. Perché? Facile, perché gli interessi di Case ed organizzatore divergono irrimediabilmente da qualche anno. Più o meno da quando le Case attingono ai budget destinati alla ricerca e sviluppo (e non del marketing) e l’organizzatore, al contrario, deve proporre al pubblico uno spettacolo avvincente e gustoso, non una sfida tecnologica fra i colossi delle due ruote. Proprio questa dipendenza dalle Case costruttrici ha costituito a suo tempo il motivo per la nascita delle CRT. Come giustamente sosteneva Hervé Poncharal – rappresentante dei team impegnati nella classe regina, ma soprattutto partecipante al Motomondiale di lunghissima esperienza – all’epoca dell’abbandono sequenziale di Kawasaki e poi Suzuki, le Case possono smettere di correre senza che la cosa le danneggi se non nell’immagine, mentre i Team devono partecipare per vivere. Facile capire come Carmelo Ezpeleta preferisca avere Team e non Case fra i suoi partecipanti, pur conscio della fondamentale importanza che rivestono le seconde – a differenza di quanto avviene per la Formula 1 – per un Mondiale motociclistico. Honda, al contrario, intende la propria partecipazione al Mondiale come attività di sviluppo tecnologico, imprescindibile dunque da quella massima libertà nella definizione del software all’interno della centralina che Dorna vorrebbe negare attraverso l’introduzione di una piattaforma completamente sotto il suo controllo. Una posizione, quella di Honda, all’inizio apparentemente condivisa da tutte le Case, ma che recentemente non appare altrettanto monolitica: Yamaha si è limitata ad allinearsi (senza troppa convinzione, per la verità) alla dichiarazione Honda, in maniera perfettamente coerente con la filosofia delle Zaibatsu – le megacorporazioni giapponesi, che a fronte di guerre al limite del sanguinoso fra loro rispettano un ordine costituito con rigidità incomprensibile per un occidentale – Ducati sembra invece netta- MotoGP mente più laica nelle sue scelte. L’ipotesi di una partecipazione in Open da parte di Ducati, al di là dei possibili vantaggi tecnici, avrebbe una risonanza politica ben più pesante: un po’ perché seminerebbe il panico fra gli stati maggiori giapponesi che ben ricordano il blitz tecnico portato a termine dai bolognesi nel 2007, ma soprattutto perché romperebbe il fronte della MSMA, l’associazione che riunisce i costruttori impegnati in MotoGP. E con l’ormai certo arrivo di Aprilia nel volgere di due anni, ma anche con qualche possibile altro debutto eccellente – il regolamento Open viene tenuto d’occhio da molti più di quanti lo ammettano apertamente – il quadro geopolitico della MotoGP potrebbe cambiare in maniera molto rilevante, rivitalizzando un campionato prigioniero della sua stessa sofisticazione, ad opera del suo concorrente più forte. Il possibile successo delle Open potrebbe essere ricordato, nel futuro, come il fattore scatenante di una svolta storica per la MotoGP. Il tutto, ironia della sorte, ad opera di una categoria fortemente voluta e definita proprio da chi più ha da perdere. 67 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica MotoGP Media debutta a San Marino il Team Go&Fun Honda Gresini E’ stato presentato a San Marino il Team Go&Fun Honda Gresini che prenderà parte quest’anno al campionato MotoGP con i piloti Scott Redding e e Alvaro Bautista E’ s tato presentato a San Marino il Team Go&Fun Honda Gresini che prenderà parte quest’anno al campionato MotoGP con i piloti Scott Redding e e Alvaro Bautista. Nella Moto3 invece correranno sulle KTM di Gresini i piloti Niccolò Antonelli ed Enea Bastianini. L’impegno in MotoGP del team Gresini per il 2014 si sdoppia in categorie. Parteciperà infatti con la Honda RC2013V (guadata da Bautista) nella classe “Factory” e nella neonata “Open” con la RCV1000R guidata da Redding. 68 FAUSTO GRESINI «Il 2014 è una stagione molto importante per tutta la Gresini Racing: saremo impegnati per il diciottesimo anno nel Motomondiale,ci aspettiamo di essere protagonisti con entrambi i nostri piloti. Alvaro è entrato di diritto tra i ‘top rider’, avendo già dimostrato ampiamente di potersi inserire, ad ogni Gran Premio, nella top five. Dall’altro lato, nutriamo grandi aspettative sull’esordio di Redding: Scott è giovanissimo ma già molto esperto. Mi piace il suo atteggiamento combattivo». ALVARO BAUTISTA «Sono contento di poter continuare la mia avventura in MotoGP con il Team Gresini per il terzo anno consecutivo: c’è una grande atmosfera e mi sento come in famiglia” ha dichiarato Alvaro Bautista. “L’anno scorso purtroppo ci è mancato il podio, anche se ci siamo andati vicinissimi più di una volta. Nella seconda metà dell’anno, infatti, sono sempre rimasto vicino ai primi, ritrovandomi a lottare quasi in tutte le gare con la Yamaha ufficiale di Valentino Rossi. Abbiamo svolto un ottimo lavoro di sviluppo sulle sospensioni Showa e questo ci mette nelle condizioni di partire da un’ottima base in vista del primo Gran Premio del 2014». primi test, ma durante la stagione l’intenzione è quella di essere il migliore tra i piloti Open. La RCV1000R mi è piaciuta subito quando l’ho provata a Valencia, ora aspettiamo di vedere come va a Sepang». SCOTT REDDING «Per me è tutto nuovo, ma queste sono le sfide che mi piacciono! Il polso ora è a posto, mi sono allenato duramente perché voglio affrontare i tre giorni di test in Malesia nelle migliori condizioni possibili. Non mi sono posto obiettivi per questi 69 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP Husqvarna Moto3 Prima foto della moto ufficiale di Thomas Bressani | Il pilota KTM Jack Miller ha postato su Twitter le prime immagini di quella che sarà la nuova Husqvarna Moto3 C ome avevamo anticipato lo scorso novembre, Husqvarna Motorcycles ha annunciato di voler debuttare nella classe Moto3 attraverso il team ufficiale Red Bull Husqvarna Factory Racing con Aki Ajo in veste di direttore e Danny Kent e Niklas Ajo come pilota. Il pilota KTM Jack Miller ha mostrato su Twitter una prima immagine di quella che sarà la nuova Husqvarna Moto3. Le moto che verrano schierate in gare saranno effettivamente delle KTM Moto3 riviste in qualche 70 dettaglio tecnico. Sostanzialmente, da quanto si può notare dalle foto postate dallo stesso Jack Miller, le differenze estetiche riguardano solamente le livree con riportati i loghi del main sponsor Red Bull, i cerchi, di colore giallo e il telaio colorato di bianco, come avevamo ipotizzato nella nostra ricostruzione di qualche mese fa. Per ora non ci resta altro da fare che aspettare l’esordio in pista ad Almeria durante i t est ufficiali KTM Racing dal 5 all’8 febbraio. 71 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Superbike Aprilia SBK Un solo obiettivo: vincere! di Carlo Baldi | Abbiamo incontrato a Noale i due piloti del team Superbike Aprilia. Sia per Marco Melandri che per Sylvain Guintoli l’obiettivo è uno solo: vincere il titolo mondiale A A Noale abbiamo incontrato i due piloti della squadra ufficiale Aprilia, che tra pochi giorni scenderanno in pista a Jerez (5 e 6 Febbraio) per un ultimo test, prima di partire alla volta di Phillip Island dove disputeranno le prime due manche del campionato mondiale Superbike 2014. In Aprilia non nascondono di certo quale sia il loro obiettivo per il 2014. Vogliono vincere il titolo, riportare a Noale il mondiale piloti Superbike e confermare quello costruttori, che si sono aggiudicati lo scorso anno. Tornare alla vittoria anche senza Biaggi e Dall’Igna assume evidentemente un sapore particolare per tutti i componenti del Reparto Corse Aprilia, che non hanno mai smesso di lavorare e di migliorare la già eccezionale RSV4 Factory. Una moto che sono in 72 molti a considerare la migliore delle Superbike. A portarla in pista saranno il confermato Sylvain Guintoli e la new entry Marco Melandri. Il pilota italiano ci è apparso molto sereno e per nulla preoccupato dalle alte aspettative che vengono riposte in lui. Ha scelto Aprilia per vincere, per aggiudicarsi quel titolo che da anni gli sfugge. Sereno quanto determinato, Marco vuole fare i passi giusti per capire la RSV4 ed adattarla per quanto possibile, al suo stile di guida. Il Reparto Corse Aprilia sta aiutando lui e il suo compagno di squadra in questa delicata fase. A quanto ci è stato riferito dal responsabile del settore elettronica, lo stile di guida di Guintoli è abbastanza simile a quello di Biaggi, entrambi richiedono un forte controllo della trazione e 73 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito si affidano molto all’elettronica. Non è stato quindi difficile per il francese trovare subito un buon feeling con la RSV4. Melandri invece ha una guida del mezzo più fisica e richiede un’elettronica meno invasiva. Da qui la necessità di un periodo di adattamento ed un diverso settaggio dell’elettronica. Ma è solo questione di tempo e già nelle prime due gare, dopo i test di Jerez e quelli di Phillip Island che precedono di pochi giorni il primo round stagionale, vedremo un Melandri in grado di sfruttare tutto il grande potenziale della moto veneta. Marco Melandri Marco come stai fisicamente? Hai risolto i problemi alla spalla ed alla caviglia? «La spalla ora è definitivamente guarita e per fortuna anche la caviglia. Per quanto riguarda quest’ultima tutto è derivato dal mio incidente di Suzuka del 2003 che mi aveva lasciato molti calli ossei con i quali però ero riuscito a convivere sino allo scorso anno. Prima della gara di Jerez, a causa di un banale infortunio sulle scale di casa, ho forzato la caviglia e successivamente nelle prove in pista mi sono rotto i legamenti e mi si è staccato parte del callo osseo. Per fortuna l’intervento chirurgico al quale mi sono sottoposto nel Novembre 2013 ha messo le cose a posto. E’ stata necessaria una plastica ai legamenti esterni ed il piede ora 74 Periodico elettronico di informazione motociclistica è ancora un poco gonfio, ma è il normale decorso post operatorio. L’importante è che io ora stia bene. Vado in bici e riesco ad allenarmi e nei test di Portimao la caviglia non mi ha dato fastidio». responsabile del loro futuro. L’anno scorso invece immaginavo che avremmo fatto un passo indietro dal punto tecnico e così è stato. Inoltre la fortuna non ci ha certamente dato una mano». Senti il peso della responsabilità? L’Aprilia vuole quel titolo che gli è sfuggito lo scorso anno. «Stiamo lavorando tutti per quell’obiettivo. So che non sarà facile, ma ritengo che quest’anno i presupposti ci siano tutti. Nel 2012 fu quasi una sorpresa per me il fatto di aver lottato sin quasi alla fine per il titolo mondiale. Lo scorso anno invece non è stata una sorpresa non poter vincere il titolo». Come ti sei trovato sulla RSV4 ufficiale? Raccontaci le tue impressioni. «In questi anni penso di avere accumulato un bel bagaglio di esperienza e so che i mondiali non si vincono in inverno. Ho iniziato questa stagione con calma, cercando di conoscere la mia nuova moto, i pregi ed i difetti. Ho cercato di capire cosa dovevo cambiare nel mio stile di guida per essere veloce con l’Aprilia. Inoltre ho cercato subito di instaurare un dialogo costruttivo con le persone che lavoreranno con me. E’ una cosa fondamentale, che ti consente di lavorare bene durante la stagione, quando hai poco tempo a disposizione devono bastare un’occhiata o poche parole per capirsi con lo staff tecnico. Posso dire che siamo sulla strada giusta. A Portimao quando è stato il momento di montare una gomma morbida per cercare il tempo sul giro hanno chiuso la pista (a causa dell’olio perso da un pilota, NDA) se no sono convinto che avremmo certamente fatto segnare dei tempi molto buoni. Ma ci rifaremo nei test di Jerez del 5 e 6 Febbraio prossimi». Cosa ti è mancato sino ad ora per vincere il mondiale? «Nel 2012 ho commesso molti errori nelle ultime tre gare, ma ritengo di aver pagato a caro prezzo la decisione di BMW, giunta a poche gare dal termine, di ritirare la squadra ufficiale. Una notizia che mi ha messo in difficoltà. Ero preoccupato e mi è mancata la serenità indispensabile per poter vincere. Proprio nel momento più delicato è mancato l’appoggio dell’azienda. Quando ci hanno comunicato il ritiro del team ufficiale io, pur avendo un altro anno di contratto, ero preoccupato soprattutto per la situazione dei ragazzi che lavoravano con me. Mi sentivo Scarica l’APP del Magazine Superbike 75 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Devi cambiare molto nel tuo stile di guida o sei già a buon punto? «Siamo a buon punto e sono soddisfatto. Certo possiamo e dobbiamo migliorare ancora e per questo stiamo lavorando sia sulla posizione di guida che soprattutto sulla parte elettronica. Stiamo valutando nuove soluzioni che testeremo a Jerez e che penso potremo utilizzare già a Phillip Island». Cosa ti aspetti dal primo appuntamento mondiale in Australia? «Sono curioso di conoscere i valori in campo. In Australia le condizioni meteo saranno completamente diverse rispetto all’Europa e quindi voglio vedere se verranno confermati i risultati dei test invernali. Penso che come sempre ci saranno molte sorprese. Mi aspetto molti piloti veloci sul giro secco, ma poi le gare potranno dare responsi diversi rispetto a quelli delle prove». Sono in molti a pensare ad una lotta Melandri-Sykes per il titolo, ma ci saranno di certo molti outsiders. «Saranno in molti ad andare forte. Mi aspetto ad esempio una Ducati molto veloce in qualifica, il mio compagno di squadra sarà ancora velocissimo e oltre ai soliti Rea e Laverty vedo bene anche Baz. Su alcune piste potrà stare anche davanti a Sykes, specialmente dove 76 bisogna far scorrere la moto. Saranno gare interessanti ed un campionato senza dubbio avvincente». Sylvain Guintoli Sylvain Guintoli ha saltato tutti i test invernali a causa delle conseguenze dell’infortunio alla spalla per una caduta in bicicletta. Una spalla che ha rovinato il finale di stagione 2013 del pilota francese ed ha rischiato di compromettere anche la stagione che sta per iniziare. Ci sono voluti due interventi chirurgici per metterla a posto. Sylvain non sale in moto dall’Ottobre dello scorso anno e solo da poco tempo ha potuto riprendere gli allenamenti, alla ricerca di una condizione fisica che gli consenta di affrontare al meglio i primi impegni stagionali. E’ quindi lecito non attendersi subito un Guintoli al 100% anche se la sua voglia di vincere e di lottare per quel titolo che lo scorso anno gli è sfuggito solo nel finale di stagione è davvero tanta e potrebbe consentirgli di superare i problemi derivanti dal suo lungo stop. Sylvain come sta la tua spalla? Ora abbastanza bene, ma questo inverno ero molto preoccupato. Ho dovuto sottopormi a due interventi chirurgici, uno a novembre ed uno a metà dicembre. Il primo non aveva dato i risultati sperati, mentre il secondo è stato importante Superbike e sembra abbia finalmente sistemato le cose. Ora la spalla è più stabile e posso finalmente allenarmi. Mi sento abbastanza bene, ma solo i test di Jerez tra pochi giorni, potranno farmi capire a che punto sono e se il problema alla spalla potrà finalmente considerarsi risolto. Sono davvero ansioso di risalire in moto. Non lo faccio dall’ultima gara del campionato 2013 che disputai a Jerez. E dopo i test ci saranno subito le prime due gare di Phillip Island. «Per fortuna quella australiana è una pista che mi piace molto e dove l’anno scorso sono riuscito a vincere. Spero di poter puntare alla vittoria anche quest’anno, se le mie condizioni fisiche lo permetteranno». L’anno scorso il tuo finale di campionato è stato considerato deludente, ma forse non a tutti è risultata chiara la gravità del tuo infortunio alla spalla. «Sì, di certo l’infortunio alla spalla è stato determinante ed è andato sempre peggiorando. E’ stato molto peggio di una frattura perché ha richiesto tempi di guarigione lunghissimi. Subito dopo l’infortunio ho corso il round di Mosca, ma mi è andata bene perché Laverty è caduto, Sykes ha rotto il motore e la gara si è corsa sotto la pioggia. In quelle condizioni la spalla non mi ha creato molti 77 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Superbike problemi ed io sono tornato in testa alla classifica. Ma purtroppo nelle gare successive il dolore è aumentato e soprattutto non avevo più forza nel braccio, non mi potevo allenare e non riuscivo fisicamente a combattere alla pari con i miei avversari, che invece in pista davano il 100%. Sono sicuro di aver dato il massimo possibile, di più proprio non potevo fare e sono tranquillo con la mia coscienza». Quindi quest’anno entrerai in pista con una grande voglia di vincere. «Sì, spero proprio di stare bene fisicamente perché solo una precaria condizione fisica mi potrebbe impedire di puntare al titolo mondiale. Ho una moto ed un team eccezionali e voglio sfruttare al massimo questa grande possibilità di conquistare il titolo. Per l’Aprilia e per me stesso». Con Melandri vai a costituire una squadra molto forte. «Sì, Marco è un ottimo pilota e sarà un grande stimolo avere un compagno ed un avversario come lui. Entrambi possiamo lottare in ogni gara per il podio e quindi possiamo puntare al titolo. Da parte mia ho un anno di esperienza sulla RSV4, una moto fantastica, e conosco bene tutti i ragazzi della mia squadra. Non possiamo che puntare alla vittoria». 78 79 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Superbike Romano Albesiano “Nel 2016 aprilia in MotoGP, ma non lasceremo la SBK” di Carlo Baldi | Abbiamo intervistato Romano Albesiano che ci ha spiegato quali sono i progetti e gli obiettivi di Aprilia nelle competizioni. Il Reparto Corse è già al lavoro sulla nuova MotoGP, ma non diminuisce l’impegno in Superbike R Romano Albesiano è il responsabile del Centro Tecnico Moto, Direzione Sviluppo e Strategie di Prodotto, nonché della Direzione Tecnica e Sportiva Aprilia Racing. Un impegno difficile ma che Albesiano, nato a Carrù (CN) 50 anni fa, sta affrontando nel migliore dei modi, per niente schiacciato dalle responsabilità che questo doppio compito comporta. Laureato in Ingegneria Aeronautica presso il Politecnico di Torino, ha iniziato la propria carriera in Cagiva, dove si è occupato anche della 500 GP. Ha poi lavorato in Fondmetal Techonologies in qualità di capo progetto aerodinamica per le vetture Mercedes AMG nei campionati DTM e GT FIA. Rientrato in Cagiva, ricopre la posizione di responsabile del reparto R&D (Research and Development – Ricerca e Sviluppo) per i marchi Cagiva ed Husqvarna e per quest’ultima gestisce anche l’attività 80 sportiva, aggiudicandosi due titoli mondiali. Entra a far parte del Gruppo Piaggio nel 2005, inizialmente come responsabile sviluppo Prodotto del brand Aprilia, ma quando Dall’Igna decide di trasferirsi a Borgo Panigale, gli viene assegnato il doppio compito. L’intervista Ora che hai un doppio incarico riesci a portare a termine tutti i tuoi compiti? E’ un impegno certamente non facile. «Non sono Superman e quindi abbiamo dovuto rivedere assieme ai miei collaboratori, la suddivisione del lavoro, per poter far fronte a tutti gli impegni, soprattutto in un momento come quello attuale, nel quale stiamo preparando un rilancio del brand Aprilia che passa anche attraverso nuovi modelli. C’è tanto lavoro da fare nel settore R&D del gruppo Piaggio, un reparto con una realtà forse 81 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito meno famosa ed evidente rispetto a quella del Reparto Corse, ma di uguale importanza e rilevanza. In termini di prodotto abbiamo fatto ottime cose sia con Aprilia che con Guzzi anche grazie al costante travaso di know how tra il reparto Ricerca e Sviluppo, il reparto Corse e la nostra produzione di serie. Qui a Noale c’è una grande cultura della moto ed un know how che spesso mi viene da pensare sia ormai insito nell’azienda stessa, e non solo nelle persone che vi lavorano. Le persone possono cambiare, ma la cultura e la profonda conoscenza della materia motociclistica restano un grande patrimonio di Aprilia». Riuscirai a seguire anche le gare in pista? Ti vedremo di più in Superbike o in GP? «La nostra priorità è la Superbike dove schieriamo una squadra ufficiale. Sarò presente in autodromo ogni volta che ve ne sarà la necessità. In MotoGP assistiamo il team Yoda con un accordo che ancora non è stato ufficializzato, ma che speriamo di poter annunciare presto. A loro forniremmo un pacchetto tecnico completo per i due piloti, Petrucci e Camier. Inoltre abbiamo un cliente che l’anno scorso correva con una moto propria ed una ART e che quest’anno invece schiererà due moto proprie, ma motorizzate Aprilia. Mi riferisco al team PBM di Paul Bird al quale forniremo motori, revisioni e 82 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica sviluppi. Quindi sarò maggiormente presente in Superbike che non in GP in quanto nelle derivate dalla serie il nostro impegno è diretto». E anche perché in Superbike volete vincere. «Sì, è il nostro obiettivo annunciato. Corriamo per vincere. Non sarà facile perché Sykes è un pilota fortissimo, così come molti altri dei nostri avversari. La concorrenza sarà certamente temibile, ma abbiamo una moto ed una squadra per i quali sta lavorando tutto il nostro reparto Corse e sia Guintoli che Melandri possono puntare al titolo. Ci metteremo tutti il nostro impegno e quindi la vittoria è un risultato raggiungibile». Oltre alla vittoria in Superbike quali sono gli obiettivi del Reparto Corse Aprilia? «I nostri obiettivi sono molto chiari. Il primo è quello di vincere il titolo in Superbike, il secondo è quello di creare una MotoGP senza compromessi, un vero prototipo che non derivi dalla serie ed il terzo è quello di restare comunque impegnati anche nel settore Open della GP, in modo da sviluppare nuovi sistemi in funzione della nostra nuovo moto da Gran Premio». Quando sarà pronta l’Aprilia MotoGP? «Non prima di due anni. Il progetto ha già preso il via, ma riguarda una moto completamente nuova. Non avrà nulla in comune con le nostre Superbike o con le ART. Sarà un vero prototipo, una moto da corsa con un motore quattro cilindri a V, un tipo di propulsore sul quale abbiamo maturato nel tempo una grande esperienza e che disporrà della trasmissione a cascata di ingranaggi. Per ora non posso dire altro». Quindi nel 2016 sarete impegnati direttamente in GP, ma quali progetti avete per quanto riguarda il futuro in Superbike? «Come sappiamo nel 2015 correranno solo le Evo, ma il problema è che ancora non esiste un regolamento chiaro che riguardi le moto Evo 2015. Non sappiamo se saranno vicine alla serie o se invece saranno più simili alle attuali Superbike. Posso quindi affermare che noi resteremo in Superbike anche il prossimo anno, anche se ancora non sappiamo con quale tipo di moto. Un’incertezza che rende le cose estremamente difficili, specialmente per chi come noi vuole investire sulla Superbike e vuole farlo nel modo migliore. Senza sprecare energie ed investimenti. Si parlava di una riunione tra le case, la Dorna e la FIM per il 10 di Dicembre 2013, Una riunione che avrebbe dovuto far chiarezza proprio sui regolamenti. Invece non è successo nulla ed inoltre in Federazione le persone del comitato tecnico sono state cambiate. Io mi auguro che dall’inizio del campionato in poi ci sia una ripresa delle trattative e si stabilisca, possibilmente in tempi brevi, un regolamento sul quale basarci per un futuro che non è certo remoto». Possiamo quindi smentire le voci che parlano di un Aprilia impegnata in futuro solo in MotoGP? «Assolutamente sì. Per noi la Superbike e le gare delle derivate dalla serie hanno ed avranno sempre una grande importanza. Non dimentichiamoci che il nostro Reparto Corse lavora per le competizioni, ma soprattutto per sviluppare quel know how e quelle tecnologie che verranno poi riversate sulla produzione e sui motoveicoli che il gruppo Piaggio produce e commercializza in tutto il mondo. Siano questi moto dalle alte prestazioni, scooter o gran turismo. La tecnologia ed il know how del reparto R&D e del Reparto Corse sono al servizio di tutto il gruppo e di tutti i nostri prodotti». 83 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Superbike Reparto Corse Aprilia dove nascono SBK e MotoGP di Carlo Baldi | Aprilia ci ha aperto le porte del proprio reparto Corse. Una struttura unica al mondo che rappresenta una vero tesoro, non solo per la casa di Noale ma per tutto il comparto motociclistico italiano A bbiamo accolto con gioia l’invito di Aprilia a recarci a Noale per presentarci i progetti futuri inerenti il racing, ma anche per farci visitare il Reparto Corse. Dell’attività racing presente e futura della casa veneta abbiamo diffusamente parlato nel corso dell’intervista a Romano Albesiano. Ora vi vogliamo parlare di quello che abbiamo visto nel corso della nostra visita al Reparto Corse. All’ingresso si possono ammirare molte delle moto che hanno dato lustro e titoli mondiali all’Aprilia. La 125 di Gramigni, il pilota toscano che per primo regalò un titolo mondiale alla casa di Noale nel 1992, le 250 di Max Biaggi, di Capirossi ed ovviamente di Valentino Rossi, il cui viso compare in molti pannelli e poster posizionati un po’ dappertutto, nei capannoni come negli uffici. Ci sono anche le Superbike di Corser, di Nitronori Haga e di Shakey Byrne. In un angolo, senza scritte e quasi tutta in carbonio, riposa la famosa e controversa Cube GP. Il pensiero corre a Byrne, Laconi ed Edwards, i piloti che l’anno portata in pista, senza però mai ottenere i risultati sperati. Per raggiungere gli edifici che ospitano i reparti, attraversiamo il vecchio capannone dove una volta venivano prodotte le moto Aprilia e dove, alzando lo sguardo, possiamo vedere l’ufficio dal quale Ivano Beggio sovrastava e controllava la sua azienda. Ora è un semplice magazzino mentre il Reparto Corse e gli uffici sono ospitati da due strutture nuove e dal look più moderno. Nel piazzale antistante i nuovi edifici riconosciamo i due camion del team Superbike, uno dei quali mostra ancora la foto ed il numero 58 di Laverty. 84 Ma i camion dovranno essere pronti per la gara di Aprile ad Aragon e quindi c’è tutto il tempo per sostituire il 58 con il 33 di Melandri. E proprio Marco è una delle prime persone che incontriamo prima che Albesiano e Pezzini, responsabile dell’ufficio stampa del Gruppo Piaggio, ci diano il benvenuto. Un breve breefing e la nostra visita può avere inizio. Sono ben sessanta i tecnici che fanno parte del Reparto Corse. Ingegneri, tecnici e meccanici. Tra di loro alcuni volti noti, visti in questi anni al lavoro nel box della Superbike. Attualmente tutti lavorano su due fronti: la nuova GP e la RSV4 Superbike. Il reparto elettronica Si inizia dagli uffici del reparto elettronica. Aprilia è l’unico marchio al mondo che prepara in casa l’elettronica delle proprie moto, sia la parte hardware che quella software. Qui si lavora sulle centraline che regolano l’accensione, l’erogazione del motore, l’anti-impennamento, il controllo della trazione e tanto altro ancora. Qui viene programmato il cervello delle moto. L’ingegnere Paolo Bonora ci spiega che il compito dei tecnici è quello di rendere la guida il più facile possibile ad ogni pilota. Per farlo, oltre ad operare sulla moto, occorre anche comprendere lo stile di guida del pilota e lavorare a stretto contatto con lui, per trovare il giusto compromesso tra le caratteristiche della moto e le necessità di chi la deve guidare al limite in pista. «L’elettronica di Guintoli non è molto diversa da quella che ci chiedeva Biaggi – ci spiega l’Ing. Bonera – mentre per Melandri deve essere meno invasiva, ma soprattutto deve 85 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Superbike Media mantenere la moto con caratteristiche costanti, senza variazioni». In questo reparto, ma è una costante che vedremo poi in tutti i reparti, il know how e le esperienze derivanti dalle corse, vengono continuamente trasferite alla progettazione ed alla produzione delle moto di serie del Gruppo Piaggio. Il reparto motori Passiamo al reparto motori, dove Mario Manganelli ci parla di come sia incessante lo sforzo della casa veneta per incrementare l’affidabilità e la resistenza dei vari componenti dei propulsori Aprilia, che solitamente girano a regimi molto 86 alti. Alla nostra domanda di quale lavoro abbia comportato la nuova regola della Superbike, che limita ad otto il numero dei motori utilizzabili in un’intera stagione, Manganelli precisa che l’obiettivo è stato raggiunto lavorando sugli attriti, senza diminuzioni di potenza. «Abbiamo studiato le aree del motore potenzialmente critiche ed abbiamo migliorato alcuni componenti che hanno permesso non solo di mantenere intatta la potenza del propulsore, ma in alcuni casi l’abbiamo anche potuta aumentare. La nostra esperienza – continua il responsabile motori – deriva dai motori Superbike ma anche da quelli CRT, un campionato dove eravamo già soggetti a limitazioni nel numero dei motori. Siamo quindi pronti ad affrontare questa regola anche nelle derivate dalla serie» Il reparto dinamica Passiamo ora al settore dove si effettuano i calcoli e le simulazioni dinamiche delle moto sia in pista che in particolari condizioni di stress meccanico e termico. Studi effettuati dall’Ing. Castiglioni ed utilizzati poi dalla Dottoressa De Cia, il cui lavoro ci ha molto interessato. Questa dottoressa in matematica, grazie ad un software dedicato, riesce a simulare il comportamento delle moto in un giro di pista, in uno qualsiasi dei circuiti dove si svolgono le competizioni. Inserendo i dati della centralina, si possono simulare alcuni giri di pista che potranno quindi dare un idea di quale tipo di settaggio elettronico possa essere adatto ad uno specifico circuito, facendo risparmiare molto tempo ed evitando prove pratiche in pista. «Manca solo la variabile umana – ha commentato la De Cia rispondendo alle nostre domande – che qui noi inseriamo in modo costante, ma che poi in pista può fare la differenza». Il fantastico programma con il quale lavora la dottoressa, studia le traiettorie in base all’erogazione del motore e del controllo elettronico e simula il giro di pista perfetto in ogni circuito. 87 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Penso che potremmo trascorrere intere giornate su questo computer... se fossimo in grado di utilizzarlo. Officine A questo punto non resta che scendere nelle officine dove molte delle spiegazioni dei gentilissimi e competenti tecnici Aprilia ci sfuggono, presi come siamo da guardare da vicino e dal poter toccare con mano moto ed oggetti che hanno fatto la storia delle competizioni motociclistiche mondiali. Dalla 500 due cilindri due tempi di Harada e del povero Romboni, alla numerose carene appese al soffitto ed appartenute a Stoner, Simoncelli, Haga, Corser, Rossi, Capirossi, Luthi e a decine di altri famosi piloti. Nemmeno il tempo di abbassare lo sguardo e ci ritroviamo Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica davanti ad una delle moto che stanno preparando per Melandri, mentre nel box accanto si studiano nuovi accorgimenti per la nuova Capo Nord. Ci gira la testa, ma cerchiamo di proseguire e di capire quali lavorazioni si svolgano nelle varie officine. Il reparto sospensioni Passiamo così dal reparto sospensioni, dove nascono i forcelloni creati dal pieno così come quelli stampati e saldati. Più avanti possiamo vedere una RSV4 sulla quale è stato appoggiato un “pilota” interamente in vetroresina. Un manichino in fibra di vetro (per il quale ci dicono sia stato preso come riferimento Biaggi) e grazie al quale si possono fissare alla moto cupolini e carene, prima che le stesse vengano portate nella galleria del vento dell’Università di Perugia, dove si valuteranno i carichi aerodinamici che alle alte velocità diventano importantissimi per la stabilità e la velocità del mezzo. Il manichino serve quindi per avere il riferimento di un pilota sulla moto, per poter valutare le dimensioni ed il giusto posizionamento delle carene, del cupolino, delle pedane e di tutta quella che può essere considerata la carrozzeria della moto. I banchi prova dei motori Entriamo nell’officina dove si preparano i serbatoi e a seguire in quella dove si producono le piastre di sterzo, per poi arrivare ad uno dei reparti più importanti dove sono posizionati ben otto banchi prova motore. Ammiriamo, dall’altra parte del vetro, un banco dinamico in funzione, sul quale un motore sta girando da alcune ore, sotto l’attento controllo di due tecnici. Il banco prova è ovviamente una parte determinante nello studio e nella preparazione dei motori, sia da corsa che di produzione. Per quanto riguarda quelli dedicati alle competizioni, si prende solitamente come riferimento la pista di Monza e si simulano dai 15 ai 20 giri per volta. Dopo di che si scaricano i dati, si valutano i trascinamenti, gli attriti ed i consumi e successivamente si può intervenire sui vari organi del motore che si intendono analizzare. Nel banco prova che vediamo al lavoro, l’aria può essere forzata negli air box simulando una velocità massima limite di circa 320 Km/h. Giocando sulla pressione dell’aria si può incrementare o diminuire la potenza del motore. Il tutto utilizzando ovviamente le centraline provenienti dal reparto elettronico. Tutti le varie fasi sono infatti collegate ed i diversi reparti lavorano a stretto contatto tra di loro, scambiandosi una grande mole di dati. Superbike vedere la base di partenza che i motoristi Aprilia stanno utilizzando, per sviluppare il nuovo propulsore GP. Quello che verrà poi utilizzato sulla moto che nel 2016 parteciperà al campionato mondiale MotoGP con i colori Aprilia. Torniamo negli uffici per raccogliere le idee e riordinare i nostri appunti, ancora colpiti da quanto abbiamo visto. Un reparto corse che raccoglie anni di studi e di esperienze per know-how unico, che rappresenta senza dubbio un vero tesoro non solo per il gruppo Piaggio, ma per tutto il settore motociclistico italiano. E’ grazie a queste conoscenze, alle esperienze più che decennali dei tecnici, ai programmi ed ai macchinari appositamente realizzati che la nostra industria motociclistica può competere con i produttori stranieri. Un brivido ci percorre la schiena quando ci ricordiamo che alcuni anni fa tutto questo poteva passare nelle mani di un costruttore coreano. Ma per fortuna non è successo. Il gruppo Piaggio che ha acquistato Aprilia continuerà ad investire sulla progettazione, sullo studio di nuovi modelli e di nuove tecnologie, che verranno affinate e perfezionate grazie alle competizioni, ma che poi verranno messe a disposizione di tutti noi motociclisti sulle moto a marchio Guzzi, Piaggio, Gilera, Derbi e Aprilia. Un’eccellenza italiana che va mantenuta e salvaguardata e che ci permette di eccellere non solo sulle piste, ma anche su tutti i maggiori mercati mondiali. Assemblaggio motori La nostra visita si conclude nel reparto assemblaggio motori. Uno spaccato ci mostra la differenza tra la distribuzione a catena e quella a caduta di ingranaggi, ma soprattutto possiamo 88 89 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica S abato scorso presso la sede della bellissima collezione “Moto dei Miti” di Genesio Bevilacqua a Civita Castellana, il team Althea Racing ha presentato la sua squadra 2014 e la livrea della 1199 Panigale R con la quale Niccolò Canepa darà l’assalto al titolo della nuova Superbike Evo. Resta invariato lo staff tecnico che è lo stesso che assieme a Carlos Checa si è aggiudicato il mondiale nel 2011. Dopo un anno con Aprilia, la squadra di Bevilacqua torna al primo e vero amore, la Ducati. Basta fare un giro nel salone che ospita le “Moto dei miti”, la fantastica collezione di moto da corsa del patron Althea, per capire come la passione di Genesio sia tutta rosso Ducati. Un ritorno che fa ovviamente molto piacere anche alla casa di Borgo Panigale per la quale il team Althea sarà la squadra di riferimento nella Evo, con il dichiarato intento di sviluppare al massimo la Panigale in vista di un 2015 tutto Evo. Molto felice ovviamente Niccolò Canepa, che sa di avere a disposizione tutto quanto serve per fare un deciso salto di qualità e trasformarsi da promessa a realtà. Il pilota genovese che l’anno scorso ha ottenuto il secondo posto nella Stock 1000, ha solo 26 anni, ma ha già maturato una grande esperienza avendo gareggiato in molte classi: Superstock 1000, MotoGP, Moto2 e Superbike. E’ il momento quindi di mettere a frutto la sua esperienza, quella del suo titolato team e la competitività della Panigale, che ha fatto fatica in Superbike, ma non certo nella versione stock, che dovrebbe essere quella più simile alla Evo. il team Althea Racing 2014 di Carlo Baldi | Svelata la livrea della 1199 Panigale R di Niccolò Canepa che con il team Althea punta alle prime posizioni nella Evo. Genesio Bevilacqua: “Dopo aver riportato Checa e lanciato Giugliano puntiamo a buoni risultati con Canepa” 90 Niccolò Canepa Abbiamo visto un Canepa felice e smanioso di salire sulla sua nuova moto, che ci ha dichiarato: «Non vedo l’ora di essere in Australia e di mettermi al lavoro. Sono felice, ma soprattutto determinato a non lasciarmi sfuggire questa grande occasione che Genesio Bevilacqua mi ha offerto. Entro a far parte di un gruppo vincente, che ha scritto alcune pagine della storia del mondiale Superbike e questo è per me motivo di orgoglio, Superbike ma anche di responsabilità, perché so che devo far bene e lottare sempre per le prime posizioni». Non avete ancora provato, ma tu la Panigale la conosci bene. «Purtroppo non è stato possibile effettuare dei test prima dell’Australia e quindi salirò sulla mia moto il 17 e 18 a Phillip Island, nei test che precedono il primo round del mondiale. Conosco bene la 1199 in quanto l’anno scorso l’ho utilizzata in gara sia nella versione Stock che in quella Superbike ed inoltre ho partecipato al suo sviluppo in alcuni test privati. Conosco la moto, ma anche i miei avversari, che saranno senza dubbio molto agguerriti. Sarà un campionato molto difficile viste le forze in campo e me la dovrò vedere con piloti come Barrier, Salom, Scassa e Fabrizio. Sarà un stagione bella e combattuta». Genesio Bevilacqua Genesio Bevilacqua torna a collaborare con Ducati e dopo aver lanciato Davide Giugliano, punta forte su di un altro giovane italiano. «Credo molto in Niccolò, e ritengo sia un pilota che sino ad ora non abbia avuto la possibilità di mostrare tutto il suo potenziale – afferma Genesio – Pur essendo giovane ha maturato una grande esperienza in molte categorie e ritengo sia quindi arrivato per lui il momento di competere stabilmente per le prime posizioni nel mondiale Superbike». Sarete il team di riferimento per la Ducati. «Sì, saremo in pista anche per fare questo tipo di lavoro. Abbiamo la necessaria esperienza per sviluppare la meglio la Panigale nella versione Evo, una categoria che permetterà a molti team privati come il nostro di competere per le prime posizioni ora nella Evo e nel 2015 in Superbike. Quest’anno partiamo ovviamente svantaggiati rispetto alle Superbike, ma sono certo che in qualche circuito ed in alcune situazioni particolari, potremmo riuscire a competere con i team ufficiali». 91 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Superbike aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Sappiamo che Canepa ti è sempre piaciuto ed in passato siete stati vicini ad un accordo. «Seguo Niccolò da molto tempo ed ho sempre guardato con interesse alla sua carriera ed ai suoi risultati in pista. Anche in passato mi sarebbe piaciuto averlo nel mio team ed ora che è stato possibile farlo sono contento di poter accettare questa nuova sfida. Dopo aver rigenerato Checa e lanciato Giugliano cercheremo di conquistare dei buoni risultati anche con Canepa». Una sfida nella sfida. Un motivo in più per attendere con ansia che i motori si accendano a Phillip Island, dove tra poco più di due settimane i test ed il cronometro inizieranno a darci il polso di quella che sarà la stagione 2014. Una griglia finalmente nutrita, composta da campioni affermati e da giovani speranze, tante case impegnate in quella che sarà la nuova era della Superbike. 92 93 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Loris Baz «Sappiamo che il venerdì e il sabato dobbiamo migliorare in prova e in qualifica . In gara io sono sempre forte, ma quanto più si avanti si parte meglio è. L’obiettivo per me è quello scattare sempre nelle due prime file, e poi cercare di rimanere con il gruppo di testa. Se riesco a partire bene sono sicuro che posso stare davanti in gara. Abbiamo già fatto un grande passo con il set up della moto durante i test di quest’inverno». David Salom «Sono molto contento e orgoglioso di essere in sella alla Kawasaki Evo ufficiale. Non sarà veloce come la Superbike di Tom e Loris, ma io spero di essere davanti alle altre Evo in ogni gara. Sono felice di essere di nuovo nella famiglia Kawasaki». Superbike Shigemi Tanaka, Kawasaki Motors Europe «Sono felice di dire che non solo entriamo ne 2014 da campioni Superbike, ma anche ci auguriamo di poter festeggiare i 30 anni della marca famosa Ninja come lo scorso anno. Auguriamo a tutti i nostri sponsor del team Kawasaki del Mondiale Superbike, e coloro che sono impegnati in sostenere per il team KRT Provec, buona fortuna». Steve Guttridge, KME Manager «Siamo impegnati al 100% a vincere nuovamente il titolo mondiale Superbike. Come già sapete, il nostri sforzi in Superbike sono aumentati con lo sviluppo di una nuova moto, la Evo, che sarà guidata dal talento spagnolo David Salom». Kawasaki vuole festeggiare i 30 anni di Ninja con la vittoria in SBK Kawasaki ha presentato a Barcellona il Team ufficiale che gareggerà nel Campionato Mondiale Superbike. I piloti Tom Sykes, campione in carica, Loris Baz e David Salom che correrà nella nuova categoria Evo K awasaki ha presentato a Barcellona il Team ufficiale che gareggerà nel Campionato Mondiale Superbike. I piloti Tom Sykes, campione in carica, e Loris Baz sono stati raggiunti anche dal neo acquisto David Salom che correrà nella nuova categoria Evo. Sono state svelate inoltre le livree delle moto ufficiali, le Kawasaki ZX-10R. La stagione 2014 è particolarmente importante per le la Casa giapponese perché festeggia il 30esimo anniversario del più celebre modello Kawasaki, la Ninja. 94 Tom Sykes «E’ bello essere qui a Barcellona in occasione del lancio 2014. Non ho nemmeno bisogno di guardare la moto per sapere com’è fatta, perché è incisa nella mia memoria. Ho condiviso un sacco di bei momenti con questa Ninja e so che possiamo essere di nuovo vincitori. Abbiamo fatto alcuni buoni test, anche se non mi sento ancora al massimo del potenziale. Sono entusiasta e ancor più motivato rispetto allo scorso anno». 95 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine fanno parte della collezione del museo veronese, si può ammirare anche la Yamaha ROC YZF 500 con la quale nel 1997 Lucio Pedercini partecipò al mondiale GP500. Un museo che vi invitiamo a visitare se avete occasione di recarvi nel capoluogo veneto. Tornando ai giorni nostri ed alla stretta attualità, davanti ad una sala gremita Lucio, Ivan e Donato Pedercini hanno presentato la squadra con la quale si presenteranno al via del mondiale SBK Evo e della Superstock 1000 FIM Cup. Da tempo si sapeva che una delle Ninja ZX10R sarebbe stata affidata ad Alessandro Andreozzi, mentre la scelta di Luca Scassa è avvenuta solo nei giorni scorsi. Il pilota di Arezzo, che ha già corso in Superbike con Pedercini nel 2009, era uno dei molti candidati a salire sulla seconda Kawasaki Evo. Dopo vari contatti che hanno coinvolto tra gli altri anche gli altri “ex” Aitchison Superbike e Staring, la scelta è caduta su Scassa, che può tornare a correre in quella che lui a ragione considera la sua vera categoria. Luca Scassa «Non vedevo l’ora di tornare in Superbike – ci ha confidato Luca –Ho lasciato la classe regina delle derivate dalla serie per iniziare quello che doveva essere un progetto di tre anni, e che aveva come fine ultimo proprio la Superbike. Purtroppo però dopo un solo anno, mi sono ritrovato a piedi e a quel punto ho fatto fatica a trovare soluzioni interessanti e mi sono dovuto accontentare della Superport. Ora però la famiglia Pedercini mi offre questa grande opportunità che voglio sfruttare al massimo. Sono molto contento sia di tornare in Superbike che di far di nuovo parte di questa squadra». Il team Pedercini nel mondiale SBK Evo con Andreozzi e Scassa di Carlo Baldi | Si è svolta a Villafranca di Verona la presentazione del team Pedercini che disputerà il mondiale Superbike schierando nella Evo Andreozzi e Scassa. Quattro i piloti nella Stock 1000 Lanusse, Nemeth, Alviz e Savadori A meno di un mese dall’inizio del mondiale Superbike le squadre presentano i loro nuovi schieramenti e ieri è stata la volta del team Pedercini. Per la famiglia Pedercini, una meravigliosa famiglia “allargata” che include anche i piloti ed i tecnici, questo sarà il diciassettesimo anno consecutivo in Superbike. Un lungo periodo di tempo nel quale il team di Volta Mantovana non ha mai saltato una gara ed ha sempre tenuto fede agli impegni presi, primi tra tutti quelli economici. Un piccolo miracolo italiano che si ripete ogni anno, frutto 96 dell’impegno e della serietà di tutti i componenti del team. La sede scelta per presentare la formazione 2014 è stato il bellissimo museo Nicolis di Villafranca di Verona, dove nei 6000 mq di esposizione, si possono ammirare più di 200 fantastiche auto d’epoca, moto, biciclette strumenti musicali, macchine fotografiche e per scrivere, oltre ad oggetti vintage dedicati al viaggio. Una scelta fatta non a caso, visto che una profonda amicizia legava il fondatore Luciano Nicolis (venuto purtroppo a mancare nel 2012) a Donato Pedercini, tanto che tra le moltissime moto che 97 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Superbike Ho trenta anni e ritengo di aver l’esperienza giusta sia per evitare alcuni errori che ho commesso in passato, sia per affrontare con la giusta determinazione un’annata molto importante per la mia carriera. Potrebbe essere l’anno giusto per te e per Pedercini, visto che nella Evo anche i team privati potranno dire la loro. Il team Pedercini ha ormai una grande esperienza sia in Superbike che in Stock, dove ha ottenuto negli ultimi due anni dei grandi successi. Io come dicevo prima, ritengo di essere ormai maturo per la massima categoria e quindi non resta che metterci al lavoro. Dovremo far sì che tutto funzioni al meglio. Ci sono le condizioni per fare bene, non solo quest’anno ma anche il prossimo, quando in pista ci saranno solo Evo». Sei pronto per Phillip Island? «Non ho mai smesso di allenarmi e ritengo di essere pronto sia fisicamente che mentalmente. Quest’anno la prenderò molto più seriamente di quanto io abbia mai fatto. Voglio mettere a frutto tutte le mie esperienze precedenti per ottenere i migliori risultati». Un Luca Scassa molto determinato, consapevole che il futuro per lui sia adesso. Lo attendono un buon team ed una buona Evo, ma anche una stagione da “dentro o fuori”, senza appelli e senza alibi. Riteniamo che, come lui stesso ha affermato, abbia le capacità per affrontarla al meglio. Sono stati due anni nei quali non hai ottenuto grandi risultati «La Supersport mi stava stretta in tutti i sensi. Questo è un mondo dove il passato non conta e devi sempre dimostrare di essere competitivo se no ci si dimentica in fretta di te e di quello che hai fatto. Però ora sono qui, con Pedercini in Superbike e questo è quello che conta. Sarà un anno impegnativo nel quale devo dimostrare sia a me stesso che agli altri di essere ancora competitivo in Superbike. Darò il massimo anche per ringraziare chi mi ha aiutato ed ha creduto in me. 98 Alessandro Andreozzi Ad affiancare l’ex campione italiano Superbike e Superstock, ci sarà il ventitreenne Alessandro Andreozzi. Felice e rilassato, il pilota di Macerata, a sua volta campione italiano della Moto2 nel 2011, non mostra nessuna emozione e soprattutto non ha nessun timore reverenziale nei confronti della categoria maggiore, che affronterà per la prima volta e dopo aver corso un solo anno in Stock 1000. Alessandro il prossimo anno correrai in Superbike, ma la cosa non sembra preoccuparti. «La Superbike era il mio obiettivo sin da quando ho iniziato a correre e prima o poi doveva arrivare. E’ arrivato quest’anno e quindi sono molto contento di poter correre in una categoria così prestigiosa, con piloti che sono degli autentici campioni. Conosco bene il mio team e sono felice di essere rimasto con loro. Un fattore che mi da molta serenità». La Kawasaki Evo l’hai già provata a Jerez a fine 2013. «Sì e mi è piaciuta subito moltissimo. Va più forte rispetto alla Stock e mi ci sono trovato a mio agio. Forse perché ho corso due anni in Moto2, vale a dire con una moto che non è di produzione, ma posso affermare di essermi trovato meglio sulla Evo che non sulla Stock 1000. Certo mi dovrò abituare a correre due gare in un solo giorno, ma sto facendo uno specifico allenamento sulla resistenza e mi farò trovare pronto sin dalle prime due gare in Australia. Forse all’inizio mi sembrerà strano vedere in pista con me Melandri o Sykes, ma una volta abbassata la visiera tutti gli altri piloti saranno solo avversari con i quali lottare». Quali sono i tuoi obiettivi? «Mi piacerebbe combattere per le posizioni che contano nella Evo. All’inizio non starò certo a confrontarmi con le Superbike, anche se sono curioso di vedere quale sarà il nostro reale gap nei confronti di quelle moto. Aspettiamo di vedere con quali gomme correremo e penso che solo dopo le prime due o tre gare potremo vedere quanto siamo distanti da loro». 99 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa Lorenzo Savadori Lorenzo per te stessa moto e stesso team, ma obiettivi più ambiziosi rispetto agli anni precedenti. «Sì, quest’anno parto per fare meglio degli ultimi due, nei quali ho corso in Stock ed ho ottenuto sempre il quinto posto della classifica finale. Punto alle prime tre posizioni, che significa stare sempre nelle prime posizioni in gara e lottare sempre per il podio. So che ce la posso fare e che un grande team ed un’ottima moto me lo consentiranno». bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Donato Pedercini Sia Andreozzi che Scassa non rappresentano delle novità per il patron Donato Pedercini, pronto ad affrontare la nuova esperienza della Evo. Donato ti piace questa nuova categoria? Potrà far diminuire la distanza tra i team privati e quelli ufficiali? «La Evo mi piace e ritengo dia più possibilità a noi privati rispetto alle Superbike, che hanno raggiunto una tecnologia sofisticata ed al di fuori delle disponibilità economiche dei team privati. Dovremo vedere però come cambieranno i regolamenti nel 2015, quando anche i team ufficiali dovranno correre in questa classe. Penso che il punto critico sarà rappresentato dall’elettronica, un fattore difficilmente controllabile che potrebbe fare molta differenza. Confido però nella volontà di Dorna di rendere questo nostro campionato combattuto ed accessibile a più squadre possibili. Intanto siamo passati da 20 piloti in griglia a 25 o addirittura a 27, se verrà 100 concessa alla Bimota la possibilità di iscriversi al campionato. Un dato molto positivo per il nostro campionato». La tua squadra compie 22 anni, 17 dei quali trascorsi in Superbike. Quando hai iniziato questa bellissima avventura avresti immaginato di arrivare a questo punto? «Sinceramente no. Abbiamo creato il team Pedercini per consentire a Lucio di correre nelle migliori condizioni possibili in GP500, ma non pensavo che un giorno saremo stati uno dei team più longevi della Superbike. Per fortuna nel tempo i miei due figli Ivan e Lucio mi hanno affiancato e stanno diventando loro i veri gestori del nostro team. Grazie a loro la nostra storia spero possa continuare ancora per molto tempo». Una bella realtà del nostro motociclismo che ha sempre puntato sui giovani e che continua a farlo, specialmente nella Stock 1000, dove negli ultimi due anni il team Pedercini ha raccolto Superbike il frutto di tanti anni di lavoro. Bryan Staring nel 2012 e Mercado e Savadori lo scorso anno, hanno regalato grandi soddisfazioni a Donato ed alla sua squadra, salendo varie volte sul gradino più alto del podio. E per continuare ad essere uno dei team di riferimento della Stock 1000 che nel 2014 Pedercini schiererà una squadra composta da ben quattro piloti, tutti giovani e promettenti. Tre new entry ed una conferma. Sono entrati a far parte del team l’ungherese Balazs Nemeth, proveniente dal mondiale Superport, il francese Romain Lanusse che ha già corso con la Kawasaki in Stock lo scorso anno e lo spagnolo Javi Alviz, al debutto in questa categoria dopo che nel 2013 si è laureato campione di Spagna della Cup Stock Extreme 1000. Logica conferma quella di Savadori, che nel 2013 ha vinto la gara di Monza ed ha ottenuto il quinto posto nella classifica del campionato, ma soprattutto ha mostrato spesso di avere del talento. L’anno scorso tre podi, ma anche tre cadute che hanno forse compromesso la tua stagione. «Quella passata è stata senza dubbio una bella stagione nella quale ho imparato molto, soprattutto dai miei errori. Penso sia normale per un pilota giovane commetterne alcuni, però ho capito che devo affrontare le gare con una concentrazione ed una mentalità differenti se voglio lottare per il titolo. Sono molto felice di essere rimasto in questa squadra e non vedo l’ora di tornare in pista a breve a Jerez, per due importanti giornate di test». Sì perché ormai è finalmente tempo di tornare in pista. Il team Pedercini, assieme a tutti i team Kawasaki Evo e Superbike ed al team Ten Kate Honda, effettuerà due giorni di prove il 5 e 6 febbraio sulla pista di Jerez in Spagna, dopo di che chiuderà le moto nelle casse per poterle spedire in Australia. Inizia un’annata importante per la squadra italiana, una stagione per affrontare la quale il team Pedercini si è preparato come non mai, potenziando non solo la sua struttura tecnica, ma anche quella del marketing e della comunicazione. Un nuovo logo ha fatto la sua comparsa sulle divise e sulle moto ed è stata incrementata la presenza sui social networks. Siamo certi che anche quest’anno saranno in tanti a seguire con stima e simpatia Donato e la sua squadra. 101 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Motocross e al terzo posto e che nella prova finale si sono invertiti i ruoli. Assente Ken De Dycker costretto a fare da spettatore per la recente frattura al polso che lo costringe a saltare anche i primi due GP, la 450 ha registrato le buone prestazioni di David Philippaerts, 4° e 7° con la Yamaha, di Tyla Rattray in sella alla Husqvarna 350, 5° e 4°, e Max Nagl, 7° e 5° nonostante abbia preso la gara con cautela per non ripetere l’infortunio di Mantova all’inizio della scorsa stagione. Costretto al ritiro nella prima manche da noie all’ammortizzatore della sua TM, in quella di chiusura Davide Guarneri si è trovato in posizione sfavorevole al cancello ma dopo essere partito dopo la ventesima posizione ha recuperato sino al 10° posto. MX2 Internazionali d’Italia Cairoli, buona la prima! di Massimo Zanzani | Debutto di stagione vincente per il sette volte iridato che nella sabbia sarda non trova avversari capaci di reggere il suo passo; Tonus domina la MX2, Isdraele la 125 C’ è chi ha lottato contro i crampi alle braccia, chi ha sudato sette camicie per mantenere il passo lungo le imprevedibili carreggiste e buche decisamente toste, chi è stato messo in crisi dalla tenuta fisica non ottimale o dai problemi meccanici. Molti, ma non Antonio Cairoli che ha aperto il 2014 alla grande confermando il suo ruolo di favorito con due vittorie che da fuori sono sembrate quasi facili per come le ha concretizzate. La MX1 l’ufficiale KTM l’ha vinta 102 senza neanche sudare, nonostante dopo la partenza in pole abbia rifilato come media da due a tre secondi al giro al suo più prossimo inseguitore. L’Elite è stata quasi una replica, a parte la partenza in seconda posizione al quale ha posto rimedio alla seconda curva, quando si è nuovamente involato verso il traguardo con la massima compostezza e in piena sicurezza. Gli altri due protagonisti della classe regina sono stati il russo della Honda Evgeny Bobryshev e il neo acquisto Yamaha Jeremy Van Horebeek, che nella MX1 si sono piazzati rispettivamente al secondo Nella MX2 ottima apparizione per Arnaud Tonus, impostosi alla grande davanti al convincente Christophe Charlier, che nella finale è stato costretto al ritiro per una botta al ginocchio, e al sorprendente campione europeo Paul Jonass quest’anno portacolori del team KTM Marchetti Racing; lo svizzero ha poi confermato le proprie credenziali piazzandosi 6° nella Elite dove è risultato 1° delle 250. Gara di alti e bassi per il favorito della quarto di litro Jordi Tixier, che ha piazzato la sua KTM al 4° e 3° posto di classe, così come per Romain Febvre, 2° di classe nella Elite e 6° nella MX2 dove è stato preceduto dal bravo Ivo Monticelli in quale ha concluso 5° di classe anche nella manche conclusiva. Giornata da scordare invece per Alex Lupino, caduto alla prima curva della partenza MX2 a causa della caduta di Febvre e rimontato sino a 10° nonostante l’indurimento degli avambracci, e 6° di classe nella Elite dove non trovandosi al 100% ha preferito non forzare troppo il ritmo. 125 Tommaso Isdraele si è invece imposto in entrambe le manche della 125 davanti al bulgaro Ivan Petrov; terza piazza per Lorenzo Ravera davanti al laziale Joakin Furbetta. 103 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Motocross aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Tony Cairoli “In questa pista ero sicurodi vincere” di Massimo Zanzani | “L’inizio della stagione non poteva partire meglio” ha dichiarato Cairoli al termine della prima tappa degli Internazionali d’Italia. Il Campione del mondo è già in forma fisica e con la moto al top «L’inizio della stagione non poteva partire meglio, su una pista che a me piace tantissimo, qui in Sardegna. Nelle prossime gare le piste saranno più semplici ci sarà una bella bagarre per la vittoria». Ti aspettavi due vittorie così nette? «Sì, perché in questa pista, mancando il mio avversario principale, che è De Dycker, il 104 mio feeling con questo tipo di terreno era molto buono, anche se vincere non è mai facile». Come tenuta fisica? «Abbastanza bene, non ho accusato più di tanto la fatica, anche perché il ritmo non è sicuramente quello del mondiale». Per quanto riguarda la messa a punto della moto? «La messa a punto è la stessa dello scorso anno. Abbiamo fatto solo delle piccole migliorie, però in linea di massima la moto è uguale a quella dell’anno scorso». Degli avversari chi ti ha impressionato di più? «Van Horebeek sapevo che poteva fare bene, gli servirà un po’ di tempo per abituarsi alla moto, ma farà bene anche il resto delle gare». 105 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Motocross Jason Anderson sorprendente non solo nel Supercross di Massimo Zanzani | Il leader della 250 statunitense, che sta stupendo tifosi e appassionati, si racconta a Moto.it L L’anno scorso la vittoria della prova di Salt Lake City aveva confermato che dietro a quel ragazzo dai modi gentili c’era anche della sostanza, ma nessuno avrebbe pensato ad inizio di stagione così travolgente. La sorprendente affermazione nella prima tappa della 250 poteva anche starci, ma la seconda ha creato un vero e proprio sconcerto nel versante statunitense che ha puntato i riflettori sul neo acquisto della KTM Rockstar Energy il quale non ha fatto altro che ribadire il salto di qualità fatto durante l’inverno vincendo anche la quarta prova di Oakland. «Sono partito ad inizio stagione molto concentrato – ha raccontato Jason – e sapevo che potevo lottare per il primo posto, ma francamente vincere due gare di fila è stata una sorpresa anche per me perché farlo consecutivamente non è facile». 106 A parte l’essere passato dalla Suzuki alla KTM, cosa è cambiato rispetto all’anno scorso? «Con la mia 250 mi trovo molto bene ed era proprio quello che volevo guidare, da parte mia sono migliorato, maturato, e sto prendendo confidenza con le gare. Non ho variato niente nell’allenamento, ho fatto le stesse cose degli anno scorsi ma sono cambiato io, ho capito cosa serve per arrivare al vertice». Quest’anno però stai lavorando con Jeff Ward. «Sì, segue il mio programma, essendoci passato prima di me lui ha esperienza per cui mi guida e mi consiglia su possibili situazioni che si presenteranno, soprattutto mi aiuta a imparare a cosa ci si trova di fronte quando si lotta per il campionato visto che a me non era mai capitato». 107 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Come hai raggiunto il livello dei migliori piloti? «Grazie a una intensa preparazione: l’allenamento in moto, la palestra, la bici, le partenze, il comportamento nelle battaglie in gara, e anche l’approccio generale alla giornata di gara». Ma chi è Jason Anderson? «Vengo dal New Mexico e ho iniziato a correre quando avevo circa sei anni. Ho partecipato al campionato amatoriale Loretta Lynn, e questo è il mio quarto anno da professionista i primi tre passati in sella alla Suzuki. Amo le moto da fuoristrada, amo guidarle e sono venuto qui dal New Mexico per cercare di vincere un campionato e vivere il mio sogno». Come sei arrivato al motocross? «Avevo uno zio che correva, e ho sempre pensato che fosse un bello sport, poi a sei anni mio nonno mi ha comprato una minicross e tutto è iniziato da lì». I tuoi genitori ti accompagnano alle gare? «Sì, vengono a vedere la maggior parte delle gare. Lavorano, quindi non possono essere sempre presenti, ma quest’anno sono venuti alle ultime tre. Anche i miei nonni ci aiutano, le gare piacciono a tutti in casa, e tutta la famiglia si sta impegnando molto, è favoloso averli vicino a me». 108 Periodico elettronico di informazione motociclistica Quali sono i tuoi punti di forza? «L’ottima forma fisica che ho raggiunto per questa stagione, e il talento di fare certe cose in pista, imparo velocemente e mi riescono subito facili, e grazie a questo sto migliorando anche le partenze». Cosa pensi di dover ancora imparare? «Sto cercando di rimanere concentrato per ognuno dei quindici giri, e lavoro mentalmente per rimanere sempre concentrato sulla gara e isolarmi da quello che mi succede intorno». Scarica l’APP del Magazine Motocross Imparo velocemente e mi riescono subito facili La prima volta che ti ho visto sono rimasto impressionato dalla tua rapidità in generale, ma soprattutto dalla velocità pazzesca che hai all’uscita di curva che mi ha ricordato un po’ Ricky Carmichael. «Effettivamente credo di avere quello stile di guida, sempre al limite. Ma forse assomiglio a Ricky perché anch’io voglio vincere assolutamente, ci accomuna il grande desiderio di vincere». C’è qualche pilota, anche del passato, che hai come esempio o che ti piace in particolare? «Mi piacciono i piloti europei, seguo le gare del Mondiale e si vedono degli stili veramente unici. Non siamo abituati a questo stile negli USA, li hanno 109 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito modo diverso per affrontare le cose, sono tutti molto calmi mentre qui invece siamo molto più indisciplinati e tesi. Mi piace soprattutto Gautier Paulin perché ha un bello stile, e poi Stefan Everts che penso piaccia a tutti per come sta sulla moto». Ho fatto molte interviste ai piloti americani, e devo dire che sei uno dei pochissimi che segue i GP, di solito oltreoceano non hanno molto interesse per il Mondiale. «Invece a me piacerebbe partecipare ai GP. L’anno scorso ho conosciuto Desalle e Strijbos che si erano appoggiati al nostro team per fare il National, e dopo chiesi al mio team manager se potevo correre l’ultimo prova iridata in Olanda ma purtroppo non siamo riusciti ad organizzare la trasferta. Credo però che deve essere bello, si gira il mondo, si vedono tanti posti nuovi. Ai piloti europei piace venire qui, sognano di venire a gareggiare in America, io ho lo stesso desiderio a rovescio, è qualcosa di nuovo che vorrei provare. Cairoli mi sembra un pilota eccezionale che è sempre in gara e che sa stare sempre concentrato mentre Paulin e Desalle hanno avuto momenti di distrazione. Credo sia raro vedere piloti come lui o Villopoto, che sanno dominare le gare con costanza». Preferisci il motocross o il supercross? 110 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica «Ho ottenuto dei risultati migliori nel supercross, ma mi piace molto il motocross perché è come tornare alle mie origini, lo facevo fin da piccolo. Mi piace perché i tifosi sono più veri, appassionati che amano questo sport, mentre al supercross ci trovi un po’ tutti ed è più come un qualunque altro spettacolo». Cosa ti piace e non ti piace della tua attuale attività? «Purtroppo per arrivare ad alti livelli devi rinunciare a molto, non c’è tempo per gli amici e cose del genere, devi essere presente e concentrato sette giorni su sette. Specialmente in America, perché il nostro calendario è molto lungo, corriamo da gennaio a settembre, poi magari hai una settimana libera e si ricomincia subito l’allenamento. Non c’è un vero stacco, e si perdono molti momenti in famiglia, questa è la parte che non mi piace. D’altro canto, corro in moto, che è una cosa che adoro, guadagno dei soldi e quindi devo accettare anche questa parte». Se continui così mi aspetto di vederti al Motocross delle Nazioni. «Speriamo! Mi piacerebbe tantissimo, sarebbe bellissimo venire in Europa per partecipare a questo evento. So che negli USA lo faranno nel 2016, allora forse sarò nella 450, e mi piacerebbe esserci almeno una volta. Io lavoro con Jeff Ward, e lui è stato nel team USA al Nazioni per nove anni e ha vinto nove volte, forse lui è la persona giusta che può insegnarmi come arrivarci». nevicava così potevo correre comunque. Hanno fatto tantissimo per me». La prossima domanda riguarda il tuo tempo libero. «Mi piace uscire con degli amici che ho qui in California, mi piacerebbe anche tornare a casa per passare del tempo in famiglia, ma è troppo lontano, il viaggio è troppo lungo. Qui andiamo in spiaggia o ci divertiamo guidando macchine telecomandate». Un tuo obiettivo per il futuro? «Vincere tutti i campionati». Motocross Un tuo obiettivo? «Vincere il campionato». Un sogno? «Il mio sogno sarebbe di vincere un campionato con la 450, e avere vicino i miei genitori e i miei nonni per festeggiare». Ragazze? Una o più? «Questo è uno dei benefici del supercross! Ci sono più ragazze rispetto al motocross, ma anche ai GP sono belle, e mi piace l’accento che hanno quando parlano, tipo l’accento inglese. Comunque per ora niente ragazza per me, credo di essere un po’ egoista al momento, anche se ce ne sono tante in giro…». Cosa mi dici della religione? «Credo di poter dire di essere cristiano, ma non sono andato in chiesa fin da quando ero piccolissimo». Chi è la persona più importante per la tua carriera? «Direi i miei nonni, hanno fatto di tutto per me, mi hanno portato alle gare, mi hanno portato in California quando da noi 111 Le foto più spettacolari di Oakland Villopoto si aggiudica la sua seconda gara stagionale davanti a Stewart e Reed. Ecco gli scatti più belli che raccontano dentro e fuori dalla pista il fine settimana di Oakland Foto di Massimo Zanzani 112 113 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 114 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Motocross 115 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Motocross Media 116 117 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 118 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Motocross 119 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Supercross, Anaheim III Di nuovo Reed di Edoardo Licciardello | Chad Reed replica, vincendo due prove su tre all’Angel Stadium e si lancia all’inseguimento di Villopoto in classifica generale. Zampata di Wilson in 250 S econda vittoria stagionale - ottenuta come la prima all’Angel Stadium di Anaheim - per Chad Reed, che ha preso la testa al primo giro e non l’ha più lasciata. Dopo l’holeshot di Stewart, conquistato di misura sul leader della classifica Ryan Villopoto, i primi tre hanno dato vita ad un duello di breve durata. Villopoto ha superato “Bubba”, tirandosi dietro Reed il quale a metà del primo giro ha conquistato la prima posizione e ha iniziato una fuga tiratissima durata per tutta la gara. Roczen si è insediato in terza posizione, 120 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica arrivando a salire in seconda dopo un serrato pressing su Villopoto; il pilota KTM ha insidiato Reed per tutta la gara senza però dare mai l’idea di averne abbastanza per passarlo. Villopoto ha corso in difesa, conservando il terzo posto quando si è reso conto di non poter infastidire i leader della classifica. Reed si è difeso da un assalto in extremis da parte di Roczen, che con l’aiuto di un doppiato ha tentato il tutto per tutto. Chad conquista così la quarantreesima vittoria, otto delle quali ottenute proprio qui ad Anaheim. La classifica generale ora vede Villopoto insidiato da Reed Sport con soli due punti di vantaggio. «La pista stasera era davvero difficile» ha commentato Reed. «E’ stato fondamentale fare le scelte giuste e mettersi nella posizione di poter correre con regolarità per tutti e 20 i giri. Questa vittoria è più significativa della prima di quest’anno, quando ho fatto una bella rimonta, perché è ben più difficile partire davanti e guidare il gruppo per 20 giri. Siamo riusciti a mettere a punto la moto perfettamente, e stasera mi sentivo davvero tutt’uno con lei» «La pista era davvero iper-impegnativa» ha confermato Villopoto. «Sono partito fortissimo, ma Chad è stato capace di passarmi subito. Ken girava più o meno sugli stessi tempi ed è riuscito a passare anche lui, ma alla fin fine quando si sale sul podio vuol dire che è comunque andata bene» Dungey e Stewart hanno pagato un po’ di sfortuna: Stewart è caduto mentre duellava appunto con Dungey, che solo un giro dopo ha perso il controllo della moto sulle whoops ed è caduto. Stewart è riuscito a risalire fino alla settima posizione, mentre Dungey non è andato oltre la ventesima posizione. Prossimo appuntamento per il Supercross al Qualcomm Stadium di San Diego il prossimo sabato. 250, Wilson di regolarità E’ stato Cole Seely ad infilarsi per primo alla curva 1 conquistando l’holeshot, con Wilson secondo e Canada terzo. Jason Anderson, che prima del via godeva di un vantaggio di sei punti in classifica, ha dato vita ad una bella rimonta finendo però a terra dopo un contatto con Malcolm Stewart e dovendo ripartire ottavo. Anche Seely è stato vittima di una caduta, al dodicesimo giro, mentre cercava di liberarsi dei doppiati. La situazione ha dato modo a Wilson di prendere la testa della gara e mantenerla fino al traguardo, conquistando la prima vittoria della stagione - la settima in carriera. Ora Seely comanda la classifica a pari punti con Anderson. Guarda tutte le classifiche 121 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Sport Scarica l’APP del Magazine Editore: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. Iva 11921100159 Responsabile editoriale Ippolito Fassati Capo Redattore Andrea Perfetti Redazione Maurizio Gissi Maurizio Tanca Cristina Bacchetti Marco Berti Francesco Paolillo Aimone dal Pozzo Edoardo Licciardello Grafica Thomas Bressani Collaboratori Nico Cereghini Massimo Clarke Giovanni Zamagni Carlo Baldi Massimo Zanzani Lorenzo Boldrini Enrico De Vita Ottorino Piccinato Antonio Privitera Antonio Gola Alfonso Rago COPYRIGHT Tutto il materiale contenuto in Moto. it Magazine è oggetto di diritti esclusivi di CRM S.r.l. con sede in Milano, Via Melzo 9. Ne è vietata quindi ogni riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione scritta di CRM S.r.l. Moto.it Via Melzo 9- 20129 Milano Reg. trib. Mi Num. 680 del 26/11/2003 Capitale Sociale Euro 10.000 i.v. Email: [email protected] 122 123
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