Movida Settimanale di attualità, politica, cultura ed eventi ANNO VIX - N° 5 - 30 gennaio 2015 - € 0,50 Il segreto del tronista Dopo l’esordio televisivo con “Il Segreto” e il successivo approdo sul trono di “Uomini e Donne”, spopola in Valle d’Itria l’attore spagnolo Jonas Berami, ospite d’eccezione dello scorso weekend al Facola Fun di Martina Franca Serena Brancale Il mio Sanremo è jazz All’Ariston la vedremo raffinata, perché a lei, come a Pino Daniele, le piace ‘o blues. Ecco la pugliese rivelazione dell’anno, pronta alla sfida canora con un brano scritto da lei Nuove opportunità Odontotecnici crescono Adele Quaranta, dirigente del “da Vinci” di Martina Franca, annuncia l’istituzione di nuovi indirizzi scolastici, rispondenti ai bisogni del territorio e di un’utenza studentesca alla quale vanno offerti stimoli e occasioni di apprendimento motivanti 2 30 gennaio 2015 / n.5 E tra E tra 30 gennaio 2015 / n.5 Editoriale 3 controcorrente FACEBOOK DOCET di Vito Pietro Corrente Volontari all’opera Un gruppo di volontari, Retake Bari, ha deciso di dare un contributo al decoro urbano pulendo scritte, locandine e manifesti che deturpano il capoluogo pugliese. Si tratta di piccoli flash mob di volontari – supportati da numerosissimi studenti universitari – che stanno agendo nella zona dell’Ateneo. Le prime pareti a essere state ripulite sono quelle del Dipartimento di Giurisprudenza. È possibile che , al fine, abbia ragione Beppe Grillo da Genova, il quale da anni ci esorta a guardare ad internet ed alla rete come l’unico luogo dove si fa la vera politica oggi, la politica vicina ai cittadini e fatta dai cittadini. In realtà fa una certa impressione constatare come si allarghi sempre più la distanza tra politica reale, fatta dalle storie della gente comune e di cui si discute sui social network, e la politica virtuale che appassiona gli inquilini dei palazzi del potere. Fatta la debita tara degli inevitabili eccessi, insulti e caricature di dubbio gusto, tra satira e denunce sociali si possono leggere chiaramente i temi che accendono la passione civile degli italiani a cui i politici rispondono con arrogante menefreghismo. In questi giorni mi hanno colpito particolarmente, ad esempio, due post che ho ricevuto sulla mia pagina Facebook. Il primo mostra le foto di tre Presidenti del Consiglio, che si sono succeduti negli ultimi anni, accompagnate ciascuna da una loro allocuzione. Il primo è Silvio Berlusconi che “ve- deva i ristoranti pieni….”, il secondo è Mario Monti che “vedeva la luce in fondo al tunnel….”, il terzo è Matteo Renzi che “vede le famiglie italiane arricchirsi….”. il commento che ne segue, “Ma che c…o si fumano”, certamente prosaico, è più lucido di un editoriale di Angelo Panebianco, con tutto il rispetto per il Professore. Il secondo post, molto più alto intellettualmente, riporta una frase di quel gigante del giornalismo che è stato Indro Montanelli, dirompente nella sua sublimazione del paradosso “La sinistra ama talmente i poveri che ogni volta che va al potere li aumenta di numero”. Ma sono le denunce di tutto ciò che rende la nostra vita difficile che fanno della rete un osservatorio privilegiato, ed inascoltato da chi è stato eletto per risolvere i problemi reali della popolazione. Le testimonianze dirette dell’impoverimento di interi segmenti della società che non sono protetti da alcuna tutela sociale. La preoccupazione crescente per il degrado dei quartieri delle nostre città abbandonati nelle mani, sporche, di falangi di rom ed immigrati clandestini che hanno istituzionalizzato gli atti di delinquenza comune, forti della certezza dell’impunità. L’abbandono in cui versano le fasce più deboli della società, gli anziani e i bambini, condannati i primi alla morte per inedia e sfinimento, e i secondi alle crescenti violenze fisiche e psichiche. La violenza sistematica e incontrollata nei confronti delle donne, considerata ormai ineluttabi- le. La licenza di uccidere concessa ad automobilisti criminali, ai quali non viene fatto scontare neanche un giorno nelle patrie galere nonostante guidino senza documenti o sotto l’effetto di alcool e stupefacenti. La lista infinita delle morti bianche sui posti di lavoro, in spregio delle più elementari norme di sicurezza, mai fatte rispettare dalle autorità competenti. Che dire delle pensioni da 400 euro al mese, un insulto inaccettabile, e le pensioni da centinaia di migliaia di euro annue regalate a squallidi sciacalli che vengono anche candidati alla Presidenza della Repubblica. Del tutto indifferenti a tutto ciò nel Palazzo si discute di Legge elettorale e di accordi per nominare il Capo dello Stato. Mi viene da chiedere “cui prodest?” e ancora, parafrasando Cicerone, “quousque tandem abutere, Renzi, patientia nostra?”. Infine vorrei chiedere scusa ai puristi della Lingua se, per una questione di sintesi, ho mischiato nel titolo il diavolo (la parola anglosassone) con l’acqua santa (il verbo latino). Prometto di non cadere più in tentazione. Extra Magazine Piazza Vittorio Veneto n. 2 - 74015 Martina Franca (TA) 4 30 gennaio 2015 / n.5 E tra E tra 30 gennaio 2015 / n.5 Sindacati 5 Nelle foto, il Segretario Nazionale Ugl Intesa accolto dal direttivo della sezione di Taranto. Francesco Prudenzano «Non solo interessi locali, ma di tutti» Lo ha dichiarato il Segretario Nazionale Ugl Intesa all’interno della riunione con il direttivo provinciale. Le priorità, quelle di sempre: Indotto Ilva, Arsenale e pubblico impiego di Fabiana Spada F ranco Prudenzano, Segretario Nazionale Ugl Intesa giunto a Taranto per una riunione importante con il direttivo provinciale Ugl Taranto, ha espresso le sue considerazioni su questioni molto importanti, oramai considerevoli dal punto di vista nazionale oltre che locale, come quelle relative alla situazione dell’indotto Ilva, all’Arsenale di Taranto e al Pubblico Impiego. Segretario, qual è lo stato delle cose? «Per quanto riguarda l’indotto in realtà è tutto come prima, la situazione sembra una presa in giro. Si diceva che stessero risolvendo il tutto, ma ancora 3000 dipendenti sono senza stipendio e c’è da dire che il Governo non ha portato nessuna novità a un tale immobilismo. La mossa del Governo è stata il solito movimento preelettorale di una maggioranza che doveva curare la propria immagine e che non è riuscita a mantenere le promesse». In che maniera si sta attivando l’Ugl? «Noi dell’Ugl stiamo facendo attività tutti i giorni, ieri eravamo a un tavolo permanente; credo che se la situazione non sarà risolta in breve, esploderà. Se non sciolgono le camere e non si indicono le elezioni, non ci sarà ahimè una risposta a breve, perché non c’è un interesse diretto della politica in questo periodo. Sinceramente, ho paura che l’esasperazione porterà a fare anche delle cose più eclatanti di quello che può essere bloccare una strada: naturalmente noi stiamo con i lavoratori, perché non vogliamo assolutamente seguire le dinamiche di una politica ipocrita che fa finta di appoggiare le problematiche di una città». E dire che non è l’unico problema dell’economia locale. «In parallelo c’è anche il problema dell’Arsenale che fino a qualche anno fa contava 3000 dipendenti, ora 1340 e hanno un grosso problema di impiego, nel senso che oramai le commesse al suo interno sono molto scarse, quindi il personale è lasciato a se stesso; in un’Amministrazione seria si sarebbe cercato come impiego un’altra attività, invece hanno lasciato andare le cose per inerzia e ovviamente in questo stato c’è qualcuno che se ne approfitta, che fa il furbo, ma dovremmo tentare di dare lavoro vero a queste persone, cercando di inserirli in altri ambiti dell’Amministrazione e sono sicuro che loro sarebbero contenti. La conversione dell’Arsenale in altri ambiti di produzione, sicuramente è la cosa migliore». Tutto questo in vista di un importante riordino interno. «Per quanto riguarda il Pubblico Impiego siamo in piena campagna elettorale, il 3 e il 5 marzo si voterà, si tratta di 3 milioni e duecentomila persone che voteranno per la segreteria generale. La nostra proposta, molto originale a mio parere, è quella di rivedere i dogmi che hanno i vecchi sindacati, il fatto di difendere sempre tutti a patto che siano iscritti, ci ha portato a una contrapposizione con ciò che è il mondo del lavoro. Il lavoratore del Pubblico Impiego viene visto come un privilegiato sempre, perché avendo l’indeterminato nessuno può licenziarlo e contemporaneamente, non si dà un buon esempio di intensa attività all’in- terno dell’ufficio. Noi vogliamo stimolare quelle che sono le forze vive all’interno della Pubblica Amministrazione e pensiamo che solo noi con questo tipo di propensione, possiamo alimentare la professionalità isolando i comportamenti negativi dei nostri colleghi che danneggiano tutti gli altri, facendo una selezione accurata anche tra di noi. Stiamo cercando di attivare una qualificazione del dipendente che non equivalga ad aumentargli lo stipendio, ma ad un aumento di complessità delle procedure delle norme di lavoro, elevando la professionalità della Pubblica Amministrazione e soltanto in questo caso, si palesa la possibilità di ricevere un corrispettivo maggiore. Dobbiamo fare un grosso passo e dare il buon esempio in controtendenza con ciò che si è sentito sin ora!». 30 gennaio 2015 / n.5 6 Attualità Ilva Aspettando l’intervento del governo Continua la mobilitazione dei lavoratori dell’indotto che non percepiscono da mesi lo stipendio e chiedono garanzie per l’occupazione. Strade bloccate, presidi e cortei: la città si divide esprimendo fastidio per i disagi ma anche solidarietà per gli operai di Oscar Nardelli “ Per l’insediamento del siderurgico viene scelta Taranto per le sue aree pianeggianti e vicine al mare, la disponibilità di calcare, di manodopera qualificata, nonché per la sua ubicazione nel Mezzogiorno d’Italia e, usufruendo dei contributi statali, per la creazione di nuovi posti di lavoro. Gli impianti di Taranto consentiranno al centro siderurgico una capacità produttiva annua di tre milioni di tonnellate di acciaio.” Queste erano le stringate note che accompagnavano il discorso per l’inaugurazione dello stabilimento ITALSIDER di Taranto il 10 aprile 1965. Lo stabilimento insediatosi a ridosso del quartiere Tamburi ha una superficie complessiva di circa 15.450.000 metri quadrati, quasi il triplo rispetto alla Taranto del 1965. L’allora Sindaco di Taranto, Angelo Vincenzo Curci, si batté fortemente per portare lo stabilimento siderurgico a Taranto, poiché altre località, come Vado Ligure in Piemonte, erano state scelte per la sua collocazione. La scelta di Taranto, all’epoca, fu salutata dalla città con entusiasmo, in quanto le prospettive di lavoro erano molte, oltre ogni più rosea aspettativa. E le premesse furono mantenute e anche superate, poiché a pieno regime lo stabilimento occupava più di 35.000 unità lavorative: dipendenti diretti, indiretti, trasfertisti, fornitori, trasportatori, uomini per la sicurezza, ditte di manutenzione e pulizie, vigili del fuoco addetti esclusivamente allo stabilimento, ecc.. In una città che basava la propria economia sui pochi pilastri esistenti: Marina Militare, Arsenale militare, pesca, miticultura, e poco altro, l’arrivo dello stabilimento Italsider, venne accolto come una manna dal cielo. In effetti dal suo insediamento l’economia, non solo della città, ma di tutta la provincia e delle zone limitrofe ne ebbe a beneficiare. Lo sviluppo edilizio ebbe un forte impulso. Sorsero nuovi quartieri, come quello di Paolo VI, inaugurato dallo stesso Pontefice il 24 dicembre 1968. Sia sul versante nord di Taranto che in quello meridionale sorsero nuovi palazzi e gli esercizi commerciali si moltiplicarono. Ma ancora prima cominciarono a spuntare come funghi ville e villette sulla litoranea. E per chi preferiva invece la collina si costruì nella zona di Martina Franca. All’epoca nessuno si lamentava, anzi! Le targhe delle macchine superarono rapidamente le 100.000 unità e le autovetture che si vendevano erano in numero sempre crescente. Tutto sembrava andare per il meglio in quegli anni. Sì, certo, gli scioperi e i cortei di protesta non mancavano, soprattutto quando si accentuavano i dissensi con la direzione, o peggio, quando accadevano dei gravi infortuni, purtroppo anche con vittime. Ma in definitiva in quegli anni, tutti lavoravano: chi per l’Italsider, chi per i fornitori, chi per le ditte collegate o per attività connesse e questo era l’essenziale per la città. Poi arrivarono gli anni ’80 e con essi la crisi dell’acciaio che portò, dopo diverse traversie economico-finanziarie, alla liquidazione e alla cessione dello stabilimento alla Finsider. Nasceva così la Nuova Italsider che, con sistemi discutibili, liquidò migliaia di lavoratori specializzati, non ancora cinquantenni, concedendo loro anni di abbuono per il raggiungimento della pensione. Ma le cose non migliorarono. Così nel 1995 lo stabilimento fu messo sul mercato rilevato dal gruppo Riva, prendendo il nome ILVA. L’operazione di cessione a privati dello storico complesso provocò polemiche e perplessità, non ancora assopite, tra la nuova dirigenza industriale, sindacati, amministratori Locali e politici. Le associazioni ambientaliste cominciarono a far sentire più forte la loro voce e le popolazioni residenti a ridosso dell’insediamento industriale sostennero la protesta in quanto il territorio e l’ambiente circostante risultarono fortemente inquinati. Da allora la città cominciò a prendere coscienza del problema inquinamento, che per molto, troppo tempo era stato fatto passare sotto silenzio. Le associazioni ambientaliste, sempre attente al problema, provvidero a effettuare verifiche e ispezioni e continuarono a tenere alto il livello di attenzione e di protesta. Successivi E tra controlli ufficiali stabilirono che un vasto territorio circostante lo stabilimento risultava inquinato dalla diossina. Intervenne anche l’ASL verificando lo stato di salute degli animali delle masserie limitrofe e si dovettero abbattere centinaia di capi di ovini perché risultati contaminati. Tutta la città prese coscienza dei danni che stava provocando quel colosso siderurgico; con quelle ciminiere che ventiquattr’ore su ventiquattro spargevano fumi nocivi su tutto il territorio, a seconda della direzione del vento. Poi quei depositi minerali, separati dal rione Tamburi solo dalle doppie corsie della superstrada Taranto Grottaglie, che più grandi di settanta campi di calcio, restano eternamente scoperti ed esposti alle intemperie e al vento, come il Sahara, sollevando nuvole di polveri nocive, che vanno a depositarsi ovunque, anche a chilometri di distanza. Ci sono stati decessi, avvenuti in quel quartiere, da prima ritenuti sospetti, poi inequivocabilmente derivanti dall’inquinamento, ma non solo. A bambini ancora in tenera età sono stati diagnosticati mali incurabili ai polmoni: “Come se a dodici anni avesse fumato due pacchetti di sigarette al giorno”, ebbe a commentare un medico che ne tenne in cura uno. Allora cosa fare? C’è chi auspica una chiusura totale dello stabilimento. C’è chi non si limita ad auspicarlo, ma lo chiede con forza. Ma bisogna tenere conto che all’interno dell’ILVA attualmente lavorano ancora 12.500 dipendenti più l’indotto, e così si arriva a circa 15.000 persone e più, che se venissero messe in mobilità di- E tra 30 gennaio 2015 / n.5 7 Fiat Melfi Non chiamatele assunzioni Zaino in spalla, alcuni arrivano anche dalla Puglia. Ma questi operai, contrattualizzati a tempo, hanno firmato con l’agenzia interinale, non con Fiat di Titty Battista venterebbero un problema sociale di estrema gravità. L’unica cosa sensata che ci resta da fare credo sia quella di continuare a battersi, affinché si possa arrivare ad un compromesso tra lavoro, sicurezza e ambiente compatibile. A questo, e bisogna darne atto, ci ha pensato prima di tutti la Magistratura, che scrupolosamente e in silenzio ha svolto le proprie indagini e poi è intervenuta laddove, da anni, avrebbero dovuto intervenire altri. Tale autorevole intervento, non solo ha limitato danni maggiori, ma ha fatto sì che si smuovessero le coscienze di chi ancora speculava a spese della salute dei cittadini. Non solo i diretti responsabili, che avranno un bel da fare a dimostrare la loro estraneità ai fatti contestai, ma anche coloro che ritenevano che per sostenere l’occupazione si dovesse continuare ad inquinare, ora dovranno ricredersi e fare ammenda. L’azienda, i politici, gli amministratori locali, nonché lo Stato, ora sembrano aver preso coscienza del grave problema che da anni attanaglia Taranto e la sua provincia. Adesso sembrano tutti concordi nel cercare soluzioni efficaci per salvaguardare l’occupazione nel rispetto della sicurezza, non solo dei lavoratori, ma di tutta la comunità ionica, provvedendo al risanamento dell’ambiente e al suo mantenimento. Allora tutti d’accordo. Tutto risolto. Tutto sotto controllo. Nemmeno per sogno: proprio mentre sto scrivendo giunge notizia che i lavoratori dell’indotto e i sindacati si stanno riunendo in assemblee, sfilano in cortei e formano blocchi stradali sulla statale 106. Operai occupano il municipio e protestano per il ritardo dei pagamenti degli stipendi. Titolari di ditte appaltatrici, che vantano crediti nei confronti dell’Ilva, si stanno riunendo sotto la Prefettura per chiedere allo Stato sicurezza sul pagamento dei crediti vantati. I sindacati sono stati convocati al ministero dello Sviluppo economico per discutere della vicenda ILVA nel suo complesso e affrontare il nodo degli ammortizzatori sociali e delle forniture. Forse questo articolo è stato scritto con troppo entusiasmo. Con troppo anticipo sulla definitiva risoluzione dei problemi dell’ILVA. Ma lo lascio così come è stato scritto, senza cambiare una virgola, perché sia d’auspicio a quanti sono impegnati nello sforzo comune e che si battono per una Taranto migliore e più serena. I n questi giorni la notizia è su tutti i giornali: “Fiat assume 300 operai”. L’annuncio era già trapelato poche settimane fa, esattamente il 12 gennaio: “1.500 assunzioni in Fiat”, si era detto. Già, perché a quanto dice l’azienda automobilistica guidata da Sergio Marchionne, tanti sono gli operai che serviranno per produrre i nuovi modelli (i due mini suv: la Jeep Renegade e la 500 XL, da esportare poi nel Nord America). Lo scorso 19 gennaio il primo passo, con 300 giovani operai che nello stabilimento Fiat di Melfi (una volta Sata e ora Fca: Fiat Chrysler Automobili) hanno varcato l’ingresso C della fabbrica Lucana. Alcuni, molto giovani (hanno fra i 19 e i 29 anni), erano accompagnati dai genitori, un po’ come se fosse il primo giorno di scuola. Molti sono arrivati dai diversi paesi della Basilicata, molti anche dalla Puglia. Nello stabilimento si respira un clima di festa. Molti dei nuovi assunti hanno lo zainetto in spalla, quasi tutti sono sorridenti. Nella loro prima settimana di lavoro i trecento nuovi assunti hanno seguito un corso di formazione e da qualche giorno sono passati sulla linea di produzione. Un bel quadro, non c’è che dire. Che è stato ripreso a ruota dalla maggior parte dei giornali. Peccato che di vero, in questa immagine, ci sia solo l’entusiasmo di chi spera di aver messo fine alla disperata ricerca del lavoro. Ma non le assunzioni. Da quando si chiamano “assunzioni” dei contratti a termine della durata di 6 mesi? E stipulati con le quattro agenzie interinali con sede a Melfi individuate dalla Fca: Gi-Group, Manpower, Adecco ed Etjca (viale Aldo Moro), non con Fiat. Ovvero: lavoratori somministrati. Da quando chiamiamo assunzioni i lavoratori che firmano il contratto con l’agenzia interinale? Di cosa stiamo parlando, allora? Di ragazzi diplomati a cui è stato offerto un contratto di sei mesi che poi, forse, potrebbe essere prolungato. “Una volta stabilizzati i volumi produttivi”, ha spiegato Fiat, “Alle persone inizialmente inserite con contratto interinale potrà essere proposto il nuovo contratto a tutele crescenti, attualmente in via di definitiva approvazione”. Insomma, dopo questo contratto determinato di sei mesi forse l’assunzione col nuovo contratto a tutele crescenti di Matteo Renzi. Che per ora ancora non esiste, in assenza dei decreti attuativi. Questo è il lavoro somministrato, comunemente conosciuto anche come interinale. Come funziona? Il lavoratore viene assunto dall’agenzia interinale. Questa, a sua volta, “vende” a un’azienda utilizzatrice il lavoratore, la sua prestazione. Ci sono due contratti quindi: ma quello che coinvolge Fiat riguarda l’agenzia interinale, non il lavoratore. È l’agenzia interinale, tecnicamente, a pagare il lavoratore, non Fiat. L’agenzia interinale, ad occuparsi di mandare a casa la persona allo scadere del contratto a termine. Non Fiat. Qualcuno dirà: “Ma l’azienda ha bisogno di vedere se il fatturato aumenta, se la crisi passa, se la produzione potrà rimanere invariata”. Oppure: “L’azienda ha bisogno di vedere che il lavoratore è capace prima di assumerlo”. Non è esattamente così. Fiat avrebbe potuto assumere queste persone con un contratto di apprendistato, che esiste appositamente per formare e valu- tare il lavoratore per tre anni, senza poi avere l’obbligo all’assunzione. E anche questo contratto beneficia di forti sgravi fiscali per l’azienda. Oppure, Fiat avrebbe potuto fare i contratti a tempo direttamente ai lavoratori, anziché attraverso agenzia interinale. Ma ci sono altre cose da valutare alla luce del clamore che saluta questo grande avvenimento. Ci sarebbe da dire che dal febbraio 2011 gli operai dello stabilimento sono stati in cassa integrazione (e sono circa 5.000). Ci sarebbe da dire che le aziende dell’indotto una volta occupavano 2.000 persone, ma sono state duramente colpite. Ci sarebbe da dire dell’Itca, la lastratura dell’azienda dove furono trasferiti, fra i tanti, alcuni operai con problemi di salute e iscritti (o simpatizzanti) Fiom. Poi l’Itca è stata trasferita come ramo d’azienda: ora si chiama Pmc e non fa più parte di Fiat. E con lei i lavoratori lì trasferiti, circa 200. Ci sarebbe, poi, da ricordare quella vicenda durata anni dei tre operai – Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte, Marco Pignatelli – iscritti alla Fiom licenziati per “sabotaggio” durante uno sciopero a cui erano presenti tutte le sigle sindacali. Nel 2013 la sentenza di Cassazione ha obbligato Fiat a reintegrarli. Ora un problema come quello dei tre operai non c’è più. Gli operai li assume – per sei mesi – l’agenzia interinale. E va bene così, è bello vedere dei giovani che trovano da lavorare. È un’ottima notizia anche l’aumento della produzione, così come il ritiro della cassa integrazione per tutti i 5.000 operai Fiat dello stabilimento. Va bene tutto. Solo, non chiamatele “assunzioni”. 8 30 gennaio 2015 / n.5 Un ricordo E tra Guglielmo Motolese A voi parlerò di Dio Fondò la Cittadella della Carità e numerose chiese. Nel decimo anniversario dalla scomparsa dell’Arcivescovo, un ricordo della sua vita e delle sue opere di Oscar Nardelli N el decimo anniversario dalla scomparsa dell’Arcivescovo emerito di Taranto Guglielmo Motolese, avvenuta a Taranto il 5 giugno 2005, vogliamo rivolgere un pensiero alla sua memoria, per quanto ha fatto per la sua Diocesi, per la Chiesa e, in particolare, per Taranto. Mons. Guglielmo Motolese nasce a Martina Franca il 5 novembre del 1910, in una famiglia di ricchi proprietari terrieri. Figlio di Paolo e Luisa Basile; aveva 7 fratelli. Il primogenito Alberico, nato nel 1902 e deceduto nel 1991: fu Sindaco di Martina Franca per 20 anni, deputato DC dal 1948, fondatore della Associazione Allevatori dei Cavalli Murgesi e dell’asino di Martina Franca. Il secondogenito Alfonso, nato 1904 e deceduto nel 1972; si laureò in medicina e aprì uno studio oculistico a Martina Franca; fu il primo sindaco della Città, dopo il ventennio fascista, nonché deputato della Costituente. Monsignor Guglielmo Motolese non seguì le orme paterne o dei fratelli maggiori, ma si consacrò alla vita religiosa. Dopo l’ordinazione sacerdotale e dopo aver conseguito la licenza in Sacra Teologia, nel 1941 conseguì la laurea in diritto civile e canonico in utroque iure (in ambo i diritti), presso il Pontificio Istituto Utriusque Iuris di Roma, con una tesi sulla riforme Tridentina (concilio di Trento) e sull’Arcivescovo Lelio Brancaccio (1537/1599, Arcivescovo di Taranto dal 1574 al 1599). Nel 1945 Guglielmo Motolese venne chiamato dall’Arcivescovo di Taranto Ferdinando Bernardi, a fare le funzioni di suo vicario generale. Il 21 giugno 1952 venne nominato da Papa Pio XII, Vescovo ausiliare di Taranto e il 7 ottobre dello stesso anno fu consacrato Vescovo dal Cardinale Adeodato Giovanni Piazza. Fu anche amministratore apostolico (sede plena) della Diocesi di Castellaneta dal 21 novembre 1956 al 21 novembre 1957 e dell’Arcidiocesi di Taranto dal 23 settembre 1957 fino alla morte dell’Arcivescovo Ferdinando Bernardi (1874/1961). L’11 febbraio 1962, Papa Giovanni XXIII lo nominò Arcivescovo di Taranto. Fu amministratore apostolico della sede vacante di Castellaneta, che dal 14 maggio 1974 al 27 settembre 1980, venne unita in persona episcopi alla cattedra di Taranto. L’Arcivescovo Motolese, dal 1973 al 1987, fu anche Presidente della Conferenza episcopale pugliese e vicepresidente della Conferenza episcopale italiana. Dal 1976 al 1981 ebbe anche l’incarico di dirigere la Caritas Italiana. Nel 1987, per limiti di età, presentò le sue dimissioni e il 21 novembre dello stesso anno lasciò la sua diocesi al successore, l’Arcivescovo Salvatore De Giorgi. Monsignor Alessandro Greco, Vicario Generale dell’Arcidiocesi, lo ha ricordato mettendo in evidenza come Mons. Motolese riuscì a portare importanti cambiamenti nella diocesi “perché il Concilio aveva prima di tutto cambiato lui”. Il ricordo di Mons. Greco è passato attraverso la testimonianza di decenni trascorsi al suo fianco, nel corso dei quali ha potuto conoscerlo e apprezzarlo. L’Arcivescovo. Motolese, ricorda il Vicario, era una figura austera, distinta, impenetrabile: come era lo stile dei Vescovi prima del Concilio. Ma con lo scorrere del tempo Mons. Motolese cambiò, forse grazie anche al Concilio Vaticano II (1962/1965), a cui partecipò appena nominato Arcivescovo. La figura austera e inavvicinabile diventava progressivamente sempre più paterna, aperta al dialogo, all’ascolto e alla riflessione. Diventò sempre più sensibile verso le necessità dei poveri, dei sofferenti e dei meno abbienti All’inizio degli anni ’60 a Taranto si insediò l’Italsider. Così anche la Diocesi si sviluppò in senso demografico. Ciò comportò una grande attenzione da parte di Monsignor Motolese verso i nuovi insediamenti e volle che anche lì si costruissero nuove Chiese e nascessero, assieme ai nuovi quartieri, nuove parrocchie (8 a fine anni ’50 e 12 negli anni ’60). Innalzate le Chiese volle che venissero affiancate da “strutture ricreative per ragazzi, affinché potessero giocare e crescere in un ambiente sano e cristiano”. Durante il suo lungo episcopato, a Taranto si costruirono oltre 43 Chiese. Mons. Motolese si dedicò anche al mondo missionario, per combattere il flagello della lebbra e per dare impulso all’attività evangelizzatrice. Visitò Paesi africani e indiani. Realizzò gemellaggi con la diocesi di Bururi e con la diocesi di Vivijavada, in India, Sull’argomento scriveva: “La mia Diocesi sarà grande quando diventerà missionaria”. Fortemente voluto, l’11 febbraio 1965, inaugurò il seminario di Poggio Galeso, al quartiere Paolo VI; Nel 1964 fece progettare e costruire dall’Architetto Giò Ponti la Concattedrale di Taranto. Nel dicembre 1970, finita l’opera, la consacrandola alla Gran Madre di Dio; Il 17 ottobre 1988 inaugurò la Cittadella della Carità. Visitata anche da Papa Giovanni Paolo II, nell’ottobre del 1989, è una casa di cura e di riposo. Voluta dallo stesso Mons. Motolese per dare assistenza agli anziani e alle persone non autosufficienti. Quando lasciò la guida della Diocesi si dedicò totalmente alla Cittadella da lui creata, e gli ultimi anni li trascorse così, sempre vicino ai più bisognosi; sempre attento e disponibile ad ascoltare chiunque. Cercando di farsi carico dei problemi delle persone che a lui si rivolgevano. Monsignor Guglielmo Motolese si spense a Taranto il 5 giugno 2005, all’età di 95 anni. Le sue spoglie riposano nella Concattedrale di Taranto. E tra 30 gennaio 2015 / n.5 Compagni di strada Un aiuto 9 Alcune immagini relative all’attività di A.N.P.A.N.A. Puglia (http://www.anpana.puglia.it/), i volontari di City Angels, alle prese con le tante emergenze di una vita “in strada” ( http://www.cityangels.it/ ) Una ciotola piena anche per loro Amici a quattro zampe, ci pensa il Comune di Lecce. Al via un progetto di raccolta di farmaci e generi alimentari da destinare agli animali delle famiglie indigenti di Francesca Garrisi Q uando una famiglia viene risucchiata nella spirale della crisi economica, a farne le spese non sono solo gli umani, ma anche gli animali che appartengono al nucleo. Questo significa l’abbandono a un destino di randagi, nella peggiore delle ipotesi, o comunque di gravi sacrifici materiali, se la decisione è condividere anche la “cattiva sorte” con gli amici a quattro zampe. Perché quando si vive senza sapere se la sera si mangerà oppure o no, se c’è solo un cosa che può nutrire: l’affetto di quelli a cui si vuole bene. Partendo da questa consapevolezza, l’Assessorato alle Politiche Ambientali del Comune di Lecce ha firmato un protocollo d’intesa con A.N.P.A.N.A (As- sociazione Nazionale Protezione Animali Natura e Ambiente) e City Angels. Il progetto prevede l’avvio di diverse attività, tra cui la raccolta di generi alimentari e farmaci, direttamente da parte di alcuni negozi, da destinare agli animali fedeli compagni di vita, e spesso di strada, di persone indigenti. L’assessore Andrea Guido ha commentato l’iniziativa sottolineandone le molteplici, congiunte, finalità e le potenzialità di ulteriore sviluppo in un futuro prossimo. «Tra gli obiettivi della collaborazione non ci sono solo quelli di poter garantire sostentamento e cure alle bestiole e di offrire la possibilità alle famiglie, che altrimenti non potrebbero permetterselo, di far crescere i propri figli accanto ad un amico a quattro zam- pe. C’è anche il fine di prevenire eventuali abbandoni degli animali domestici. Ogni animale randagio, infatti, ha dei costi importanti per questa amministrazione. Ogni cane accalappiato e ospitato dai nostri rifugi convenzionati arriva a costare oltre mille euro all’anno alle casse del Comune. Evitare gli abbandoni aiutando le famiglie in difficoltà mi pare una strategia azzeccata e lungimirante e i cui benefici ricadranno sotto diversi aspetti nel lungo termine. Oggi cominciamo con l’ausilio e il sostegno delle guardie ecozoofile di A.N.P.A.N.A con il neonato Sportello Comunale per i Diritti degli Animali e con i ragazzi di City Angels, i volontari leccesi delle emergenze di strada, mi auguro che domani, così come è avvenuto con la raccolta alimentare per le famiglie, possa crescere il numero delle associazioni e dei volontari coinvolti». Realtà come A.N.P.A.N.A e City Angels sono naturalmente complementari, e quindi la loro collaborazione non può che essere promettente. Infatti, mentre la prima vigila sul rispetto delle leggi nazionali e locali riguardanti la natura in generale e gli animali nello specifico, i secondi, costiuiscono una onlus che si occupa di solidarietà e sicurezza. I suoi volontari offrono sostegno e assistenza non solo alle categorie sociali più emarginate e fragili, come tossicodipendenti, senzatetto e alcolisti, ma anche a quanti vengono aggrediti. Lavorare su un fronte comune consentirà perciò di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’attività di un organismo come lo sportello Uda (Ufficio per i Diritti degli Animali) nato nelle scorse settimane in collegamento a un apposito numero verde (800 101 108) operativo cinque giorni su sette. Finalmente quindi gli amici a quattro zampe non vengono più considerati come “appendici”, o membri di serie B delle famiglie, ma parte integrante di queste, con tutto quello che ne consegue. E allora viene da sorridere, anche se con amarezza, pensando che invece, le coppie di fatto composte da essere umani, fanno ancora fatica a vedere riconosciuta la propria dignità d’esistenza. TORNA A CASA THOR! Si è perso questo bel micio: il suo nome è Thor, è nero, castrato e affettuoso. Se nessuno lo ha preso dovrebbe trovarsi a Martina Franca nei pressi dell’hotel Dell’Erba. Chi avesse informazioni è pregato di contattare il numero 3348030918. Grazie! 10 30 gennaio 2015 / n.5 Tendenze 1 2 E tra 3 JEANS! I migliori amici di una ragazza La tendenza moda per la primavera-estate 2015 ha come protagonista assoluto il denim. Proposto in tutte le salse, per tutti i mari, per i tutti i luoghi, in tutti modi e soprattutto in total look come negli anni 80 e 90 (gulp!) di Serena Mellone O rmai da tempo il jeans&denim è stato sdoganato, da capo indossato per il tempo libero e per il duro lavoro, a vero e proprio capo saldo&sacro del nostro abbigliamento. Sempre più lavorato, pieno di dettagli, accessori e lavaggi sofisticati, tanto da renderlo adatto a un ambiente urbano, tanto adatto al più sofisticato degli eventi. A fare rumore in questi giorni su i social è la foto di Renzo Rosso (1), patron della Diesel, mentre regala a Papa Francesco un paio di “Jogg Jeans” bianchi, ovviamente. Un momento che segna il passaggio e cambiamento di costume, che dichiara guerra allo stress alle costrizioni, una generazione che vuole essere libera distesa rilassata, in jeans. Certo ben lontana dalle scarpette Prada di Papa Benedetto XVI. Rosso sorprende e fa parlare di sè. In passerella Gucci osanna il concetto primordiale che rese celebre il jeans nel 1853 con Levi Strauss, come indumento da lavoro, in una linea workwear meno severa con giacca e pantalone (2). Più “meccanico” lo stile Ashish (3) con la sua tuta salopette, da lavoratore, ampia e comoda e lisa al punto giusto. Versione by night degna di Piero Scamarcio (noi pugliesi possiamo capire!), la giacca e pantalone che ricorda vagamente un tuta acetata da esibire con mocassino e calzino bianco (4)! Rigore orientale invece per Anteprima che propone raw jeans giacca e pantolone drittissimi in super denim (5). Sempre in total look anni 90 il trend hippie folk come quelle gilet e pantalone a zampa di Tommy Hilfiger (6). Adorabile e più femminile la collezione primavera-estate 2015 di Veronique Branquinho con un total look denim con camica body smanicata con ruches e maxi gonna con cima al posto della classica cinta, molto Olivia concubina di Popeye!(7). Bottega Veneta rende il jeans più delicato, leggero e romantico: con una linea bon ton e super femminile (8). Look “Thelma &Luise” quello proposto da Paul & Jones collezione, con gonna lunga con super abbot- tonatura lungo lo spacco frontale, brutto negli anni 90 , bruttissimo per il 2015! Enigmatico il taglio super classico del jeans Maison Martin Margiela, “trova la novità!”. 5 6 7 E tra 11 30 gennaio 2015 / n.5 4 Di amore, scarpe e altre (dis)avventure Furori, errori, orrori Ovvero cosa ci aspetta nelle prossime stagioni in fatto di moda. Si riconfermano le sneaker e il pelo continua a piacere medio e lungo, ma attenzione: rigorosamente eco di Marta Coccoluto D 8 ove eravamo rimasti? Ah, sì… all’atmosfera un po’ conventuale di Pitti che, se a proposito di cuccare, mangiare e comprare, chiede “castità, privazioni e sacrificio”, così come si conviene alla regola monastica, si trasforma in una esperienza dissoluta, scostumata e pantagruelica se si tratta di vestiti, borse e scarpe. E qui, da brava cronista, vi stilo qualche nota che vi aiuti anzitempo a non farvi trovare impreparate quando i nuovi trend – ma anche qualche conferma – busseranno alla vostra porta. Partiamo dalle scarpe. Se avevate confidato nel fatto che l’abbinata abito elegante / abitino svolazzante / tailleur e scarpe da ginnastica – no, non le finte scarpe da ginnastica con zeppa lanciate da Isabel Marant e diventate un pezzo immancabile, ma proprio quelle tecniche da palestra – fosse destinato a durare una stagione, le vostre speranze sono mal riposte. Amiche, quella volpe bianca di Sir Karl (Lagerfeld, per Chanel) ci ha fregate almeno per due stagioni ancora, quindi non ci sarà scampo. Dovremmo capitolare. Nell’impossibilità di girare con la pubblicità di Chanel appesa al collo a testimonianza che non eravamo né ubriache né bendate quando ci siamo vestite o che la nostra intenzione non è umiliare nostra cugina presentandoci con le sneaker e l’abito elegante al suo matrimonio, dovremmo almeno scendere a patti. Ci aiuta Pinko (e altri): le suole e la forma sono da scarpa da palestra, ma l’aspetto e, fortunate noi, tomaie e fodere sono in tessuti preziosi e ricercati: cavallino, lurex, velluto, paillettes, con applicazioni in cristallo, piume, targhette in metallo e borchie. Ce la possiamo fare, lo sento. Se no rimane ripiegare sulle stringate maschili e sulle derby shoes, ma con una rigoroso precetto: calzino in vista e shoccante (vedete quelli di Ballonet Socks). Dai, che magari finite pure paparazzate da un re- divivo Claudio Brachino (quello dei calzini del giudice Mesiano, per intenderci). Non mancano i tacchi naturalmente, ma le stagioni a venire sono stranamente improntate a una certa clemenza, per cui i nostri amati trampoli trovano appoggi compiacenti su suole morbide e in gomma. Il pelo medio e lungo – nessun brazilian mood per la moda – conferma tutto il suo appeal (se casomai ce ne fosse bisogno): avanti tutta con ecofur in colori soft, patchwork scuri e perfino righe (da Colmar), per caldi e morbidi inverni. Su cos’abbiano proposto da Scotch & Soda – sempre un passo avanti, non per nulla è un brand olandese – so dirvi poco purtroppo: l’effetto dei modelli scelti per consigliarti è stato più o meno l’equivalente di uno scotch liscio. Di quanto ne può stare in una bottiglia, per la precisio- ne. Fantastici gli accessori molto logo di Richkids: le grandi spille con perfetti ritratti di personaggi icona meritano l’investimento. Confermati i cristalli un po’ dappertutto, in leggera flessione le borchie, mentre continua l’ascesa di accessori e abiti con lettere, parole e frasi. Fanno capolino i pantaloni ampi e… preparatevi psicologicamente, gonne pantaloni a mezzo polpaccio. Non è semplice mi rendo conto e notizie del genere non si buttano così, in chiusura di pezzo. Ma ormai dovreste saperlo, il diavolo sta nella coda. E non per niente, veste Prada. 12 30 gennaio 2015 / n.5 Vestiti, usciamo E tra Il segreto del tronista A Movida Dopo l’esordio televisivo con “Il Segreto” e il successivo approdo sul trono di “Uomini e Donne”, spopola in Valle d’Itria l’attore spagnolo Jonas Berami, ospite d’eccezione dello scorso weekend al Facola Fun di Martina Franca di Donatello Cito - Foto di Rebeat Music Lab ltro weekend da incorniciare per il Facola Fun di Martina Franca, confermatasi capitale della movida tarantina e non solo. Sono giunte nella disco martinese, infatti, persone da ogni lato della Puglia, affezionati fruitori uniti a gente incuriosita dalla location. Un successo preannunciato andato ben oltre le previsioni. Ancora un miglioramento dal punto di vista del numero delle presenze dopo le fortunate serate di fine 2014 e del capodanno 2015. Ospite atteso, specie dal pubblico femminile, l’attore spagnolo Jonas Berami che -dopo aver interpretato Juan ne “Il Segreto” e ricoperto il ruolo di tronista a “Uomini e Donne”- sta cavalcando l’onda della popolarità. Un risultato importante a cui hanno contribuito i ragazzi della Rebeat Music Lab, promotori in Valle d’Itria delle serate organizzate al Facola Fun e protagonisti dell’evento con il confermatissimo Luca Stasi in main room e i due giovani djs Fabio Ruggieri e Raffaele Vitulano. Notevole il consenso riscosso in pista latina dai graditissimi ospiti David Del Campo e Aida Sanchez, altra chicca stagionale del maestro José Conserva. FOTORICORDO Ecco alcuni scatti della serata dello scorso 24 gennaio al Facola Fun di Martina Franca. Il resto delle foto catturate da Davide Marangia e Federico Arsuffi potete trovarle su rebeat.it E tra 30 gennaio 2015 / n.5 13 30 gennaio 2015 / n.5 14 Extra experience E tra MODA NOVE BELLISSIMI PER UN TITOLO AMBITO Sarà Angelo Carone il nuovo testimonial dell’agenzia di moda Janoct, il quale tra pochi mesi prenderà il posto di Mattia Lo Cascio, il vincitore dello scorso anno I di Roberta Criscio l piccolo ma graziosissimo Bar Otium, situato in via Roma a Pulsano, è stato la location perfetta in cui si è tenuta la selezione per il nuovo testimonial nazionale della Janoct, agenzia di moda di Gianfranco Sasso, l’unica del meridione ad aver riscosso successo in tutta Italia e ad aver ottenuto numerosissimi riconoscimenti. Nove splendidi ragazzi si sono sfidati a colpi di look, stile e presentazioni accattivanti per conquistare il titolo tanto ambito. A decretare il vincitore – arduo compito ma qualcuno doveva pur farlo –, una variegata giuria composta, oltre che dalla sottoscritta, anche dal nostro direttore Rosa Colucci, dal giornalista Francesco Leggieri, da Elisabetta Pellegrino, titolare di un centro estetico, da Giovanna Cavallo, Presidente delle Pari Opportunità dell’Udc, dal fotografo Paolo Fiusco e, dulcis in fundo, da Mattia Lo Cascio, l’attuale testimonial dell’Agenzia. Dopo una votazione basata su diversi criteri, tali da fornire ai candidati tutte le caratteristiche che dovrebbe possedere un modello, tra cui fotogenia, bellezza del volto, caratteristiche fisiche, oltre a dizione e portamento, sono stati selezionati i detentori delle nuove fasce Janoct. Il terzo posto e il titolo Young Janoct 2015 sono stati vinti dal giovanissimo Giuseppe Fedele, i cui ricci stravaganti e occhi di un azzurro profondissimo hanno conquistato la giuria. Secondo classificato, con la fascia Volto Janoct 2015, è stato invece Christian Formisano, il quale con la sua simpatia e il suo stile casual e irriverente, ha strappato più di un sorriso. L’agognato primo posto se lo è aggiudicato il bellissimo Angelo Carone: fisico statuario – la sua altezza è piuttosto notevole – e fascino da vendere, sembra il classico ragazzo della porta accanto. A consegnargli scettro e corona, portandolo a essere il testimonial Janoct 2015 sarà nei prossimi mesi proprio il ventunenne Mattia Lo Cascio, il quale in questo fruttuoso anno ha conquistato il settore della moda, riscuotendo un notevole successo e aggiudicandosi traguardi importanti per la sua brillante e luminosa carriera in tutto il territorio nazionale. Merito della sua bellezza dolce e delicata e di quel sorriso che fa innamorare, certamente; ma merito anche della straordinaria formazione che l’agenzia di moda Janoct offre ai suoi modelli, permettendo loro di affrontare il campo della moda, del cinema e dello spettacolo, con i requisiti necessari per farlo. Il prossimo maggio, al “cambio della guardia” conosceremo più approfonditamente il primo classificato Angelo Carone. Per il momento, non ci resta che augurare a lui e a tutti gli altri partecipanti un grosso in bocca al lupo, con la certezza che ognuno di loro possieda i requisiti giusti per sfondare e per realizzare il proprio sogno. E tra 30 gennaio 2015 / n.5 Buon compleanno! Michele Pizzigallo Una data “storica” di Rosa Colucci foto di Benvenuto Messia G iorno felice quello che vede celebrare il genetliaco dell’ottimo Michele Pizzigallo, lo storico che più di ogni altro ha contribuito alla codificazione delle vicende martinesi e alla creazione di un senso di appartenenza e identità, grazie alla sua azione culturale ininterrotta. Nato a Martina Franca il 1° febbraio 1919, si è laureato in Filosofia presso l’Università degli Studi di Napoli il 31 luglio 1946; dal 1947 al 1982 è stato docente di Storia e Filosofia nei Licei. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: La vita pubblica a Martina nell’età liberale, Dall’album privato di Michele Pizzigallo. In alto a sinistra, in divisa da ufficiale durante la Seconda guerra mondiale. In alto: anni 70, qui il preside conversa con Guido Le Noci, famoso gallerista martinese a Milano e i giovani Angelo Costantini, Benvenuto Messia e Pinuccio Ancona.A destra: 16 giugno 1977, Pizzigallo è testimone alle nozze di Antonietta Chiarelli, una dei suoi tanti nipoti. 1973; La collegiata di Martina, 1976; Arte e artieri a Martina, 1988; Alla scoperta di Martina Franca, 1995; Il monumento giubilare delle Tre Puglie, 1999; Nel segno della martinesità, 2013. 15 30 gennaio 2015 / n.5 16 Copertina E tra Serena Brancale, 25 anni, nasce il 4 maggio del 1989 in una famiglia di musicisti e musicanti. Ascolta sin da piccolissima musica di tutti i generi come quella sud-americana di Violetta Parra, Noa, Mercedes Sosa, Standard jazz interpretati da Ella Fitzgerald, Sarah Voughan e la musica classica. All’età di 7 anni decide di approcciarsi al violino. Comincia un percorso di studio durato 5 anni seguiti poi dal teatro, dalla danza e dal canto.A 14 anni l’esperienza nel mondo del cinema interpretando Annamaria nel film “Mio Cognato” di Alessandro Piva (con Sergio Rubini e Luigi Lo Cascio). E’ l’esperienza che la spinge a studiare nella scuola di teatro “Tespi” di Bari. Dopo l’esperienza a 16 anni con Radio Bari come speaker decide di iscriversi al Pentagramma dove studia canto jazz e pianoforte e da dove esce a 19 anni. Contemporaneamente al diploma in Canto Jazz al Conservatorio Piccinni di Bari (in fase di conclusione) arrivano le collaborazioni artistiche con la Azzurra Music nel disco “Marchio Bossa”. Incide poi due dischi del progetto “Camera Soul” nei qual è la protagonista nella scrittura e nell’esecuzione degli inediti. Nel 2011 nasce il “Serena Branquartet” un gruppo di amici musicisti di soul e jazz. La storia di questi giorni racconta la prossima partecipazione alla 65esima edizione del Festival di Sanremo 2015 che quest’anno sarà presentata da Carlo Conti che è anche il Direttore artistico della manifestazione canora. Serena Brancale Il mio Sanremo è jazz All’Ariston la vedremo raffinata, perché a lei, come a Pino Daniele, le piace ‘o blues. Ecco la pugliese rivelazione dell’anno, pronta alla sfida canora con un brano scritto da lei di Mauro Guitto S i chiama “Galleggiare” il brano che l’artista di Valenzano (in provincia di Bari) presenterà sul palco del Festival di Sanremo 2015 nella categoria Giovani Proposte che si terrà al Teatro Ariston di Sanremo da martedì 10 a sabato 14 febbraio. L’abbiamo intervistata in occasione di un concerto alcuni giorni fa proprio a Valenzano. Ciao Serena, cosa ti aspetti da questa tua partecipazione al Festival? «Mi aspetto di crescere, di condividere la musica e di conoscere altri cantautori come me che amano scrivere e mettersi in gioco». Nonostante la tua giovane età canti da molti anni ma cosa ti ha dato la spinta per partecipare al Festival? «Partecipo al Sanremo per caso. Non immaginavo di poter arrivare fin qui. In realtà avevo scritto un altro brano per Sanremo ma non era stato promosso quindi per quest’anno non ci avrei più provato. All’ultimo momento invece mi hanno chiesto di riprovarci con un altro brano dei miei. Ho pensato a “Galleggiare” che è stato poi scelto dalla Commissione RAI». La tua musica non è proprio, diciamo così, da Sanremo… «In effetti anche il brano che canterò non è sanremese. E’ un po’ ciò che faccio: a me piace il jazz, scrivere pop, mi piace coniugare le due cose… è la linea che cerco di crearmi». Parlaci del brano che presenti al Festival e cosa lo ha ispirato. «“Galleggiare” parla di una storia d’amore che ho vissuto e mi racconto come se parlassi e scrivessi su un diario segreto dove mi metto a nudo parlando delle mie incertezze rispetto a quest’uomo che amo. E’ un brano che ha suoni molto eleganti e molto soft, poco sanremesi, ricordano di più la sfera jazz che quella pop italiana». Senti di essere giunta a questa grande manifestazione canora al momento giusto? «Assolutamente sì. Lo dico con certezza perché a 21 anni ho provato con XFactor e non ero quella che sono ora. Avevo una testa diversa, avevo meno brani scritti alle spalle, meno concerti, meno esperienza. Certo, ne ho 25 non 50. Ho tanta strada da fare… e meno male». Magari l’esperienza non positi- E tra 17 30 gennaio 2015 / n.5 Saranno otto i concorrenti della categoria Giovani a Sanremo: Serena Brancale, Giovanni Caccamo, Kaligola, i Kutso, Enrico Nigiotti e Rakele scelti dalla Commissione Rai più i due vincitori del concorso “Area Sanremo” Amara (Erika Mineo) e Chanty (Chantal Saroldi). Fino a qualche anno fa si diceva che al Festival si dava poco spazio ai giovani. Oggi com’è la situazione a tuo parere? «Si è ribaltata completamente. Poi grazie a Carlo Conti quest’anno c’è la bella novità che saremo i primi a cantare. Saremo infatti noi giovani ad aprire la seconda serata. Questa è una cosa molto bella al contrario degli anni passati quando si doveva attendere fino alla mezzanotte prima di ascoltare i giovani». va a Xfactor ti ha dato una ulteriore spinta per andare avanti con più decisione per poi presentarti oggi a 25 anni sul palco dell’Ariston. «Certo, ma poi la cosa bella è che vado a Sanremo con un brano mio. Questa cosa mi inorgoglisce perché sul palco sono io al 100%. Spesso non è così perché molti al Festival ci vanno con un brano scritto da altri». Cosa speri che venga apprezzato dall’esigente pubblico dell’Ariston e dai telespettatori? «La voce una volta che l’ascolti, ti piace o non ti piace. Più che altro spero venga apprezzato lo spirito con il quale canto le mie canzoni. Quello è molto personale ed è importante che il mio nome venga riconosciuto con il brano che canto». Da quest’anno sarà possibile votare, oltre che con sms e con telefono fisso, anche tramite app/ web. Cosa ne pensi? Lo ritieni un vantaggio? «Tantissimo… Io sono la prima a essere attaccata allo smartphone, al tablet e al pc. Si fa molto prima a comunicare con le tante app di messaggistica che con una telefonata». Considerarti una “nuova proposta” in Puglia lo troviamo un po’ forzato perché sei già molto popolare qui. Dando un’occhiata sui social, la tua popolarità sta aumentando giorno dopo giorno in tutta Italia. Che effetto ti fa? «E’ bellissimo perché grazie a questa esperienza sto anche ritrovando amici di vecchia data che mi scrivono su Facebook e Twitter ma anche tanta gente che mi scrive da tutta Italia per ringraziarmi e complimentarsi». A quale genere musicale ti senti di appartenere? «A me piace la musica soul ma questo genere in Italia è associato a Giorgia. A me piace molto la musica di Pino Daniele e come lui intendeva il soul e il blues che poi rientra comunque nella musica pop». La musica italiana ha perso recentemente grandi artisti come Pino Daniele e Mango. Il tuo pensiero. «Abbiamo perso due perle meravigliose. Sono legata soprattutto a Pino Daniele perché i primi brani che ho cantato fin da piccola erano i suoi. E’ stato veramente un colpo al cuore. Un musicista stratosferico e tra l’altro ha fatto dei concerti qui in Puglia che mi sono persa e adesso mi mangio le mani perché sono purtroppo stati gli ultimi. Mango l’ho sempre apprezzato. Tra l’altro era amico della mia insegnante di canto Gabriella Schiavone che mi ha sempre raccontato di Mango come una bellissima persona oltre a essere un artista formidabile. Si diventa grandi artisti anche perché si tengono i piedi per terra con tanta umiltà e Mango era uno di questi». Cosa pensi della musica italiana in generale? «Mi piacerebbe sentire un po’ più di novità, più cantautori giovani in tutta Italia». Magari c’è bisogno di Serena Brancale, che dici? «(sorride, NdR). Ma sì, diciamolo. Io lo spero. Con “Galleggiare” mi presento come una cantante super elegante e jazz ma io non sono solo quello bensì anche quello. Mi piace giocare molto con il ritmo, con la batteria. I miei brani sono molto ritmici ma a Sanremo arriverà una faccia di me, quella più raffinata». Ti ispiri a qualche artista in particolare? «Mi ispiro ad alcuni cantanti americani. Pensando a quelli italiani penso all’ultimo disco di Fabi-Silvestri-Gazzè. Tre cantautori che si sono uniti e hanno scritto questo disco molto bello e molto nuovo finalmente a livello ritmico e di testi, simpatici a autoironici. Si sente e si vede che si sono uniti perché sono molti amici e non perché l’etichetta discografica li ha messi insieme». Il tuo cantante preferito da ascoltatrice di musica ? «Sono cantati statunitensi, dalla jazzista Ella Fitzgerald a Stevie Wonder... e poi grazie ai miei genitori sono passata a De Crescenzo». Un cantante con il quale duetteresti? «Il mio sogno dei sogni: Stevie Wonder». Lo strumento che ti piace di più suonare? «Guarda, io mi accompagno e gioco con gli strumenti, non suono quasi nulla. Suono un po’ il pianoforte e la batteria elettronica. Mi piacerebbe continuare a suonare il pianoforte per capirne un po’ di più». Senti di dover ringraziare qualcuno per i risultati fin qui ottenuti? «Devo ringraziare la mia famiglia, soprattutto mia madre che mi ha messo inizialmente in mano il violino per approcciarmi alla musica. Ringrazio poi Mimmo Campanale che è il batterista del gruppo. Con lui condivido la scrittura, lo studio e la musica che suoniamo nel quartetto di cui fanno parte lo stesso Campanale, io, Peppe Fortunato e Paolo Romano». Progetti per il futuro? «Continuare a suonare sempre di più portando avanti il lavoro del mio disco che uscirà subito dopo il Festival». Serena, prima di salutarti, chi vincerà quest’anno il Festival in entrambe le categorie? «Secondo me vince il trio “Il Volo” e tra i giovani vince… non farmelo dire! (sorride, NdR)». Ti facciamo un enorme in bocca al lupo e ti portiamo l’incoraggiamento e i saluti dei tuoi fan che sono già tanti. Tieni alto il nome della Puglia, siamo certi che lo farai. «Grazie mille, a presto!». 18 30 gennaio 2015 / n.5 E tra E tra Scuola 19 30 gennaio 2015 / n.5 Nuove opportunità Odontotecnici crescono Adele Quaranta, dirigente del “da Vinci” di Martina Franca, annuncia l’istituzione di nuovi indirizzi scolastici, rispondenti ai bisogni del territorio e di un’utenza studentesca alla quale vanno offerti stimoli e occasioni di apprendimento motivanti C on delibera numero 26 del 20 gennaio 2015, nell’ambito del piano di dimensionamento della rete delle istituzioni scolastiche e di programmazione dell’offerta formativa per l’anno scolastico 2015-2016, la Giunta Regionale ha autorizzato per l’Istituto d’Istruzione Secondaria Superiore “Leonardo da Vin- ci” di Martina Franca, che dal primo settembre scorso ha accorpato l’Istituto Professionale “Alfonso Motolese” (indirizzi Socio-Sanitario e Commerciale) l’attivazione, all’interno del settore Servizi Socio Sanitario dell’Articolazione Odontotecnico e, nell’ambito dei Servizi Commerciali, dell’articolazione “Promozione Commerciale e Pubblicitaria”. Si tratta di un traguardo importante e di vasto respiro che premia la perseverante tenacia della Dirigente Scolastica Adele Quaranta, da tre anni (dapprima come reggente e poi dirigente del plesso “Motolese”) impegnata in tale direzione, con l’obiettivo di allargare il ventaglio dell’offerta formativa, rispondendo, in una prospettiva europea, ai bisogni del territorio e di un’utenza studentesca alla quale vanno offerti stimoli e occasioni di apprendimento motivanti. Dal prossimo anno scolastico l’IISS “Da Vinci”, quindi, oltre ai due settori presenti, Economico (indirizzo Amministrazione, Finanza e Marketing e indirizzo Turistico) e Tecnologico (indirizzo Trasporti e Logistica, e indirizzo Costruzioni, Ambiente e Territorio), per i quali sono previsti anche percorsi d’istruzione per gli adulti, si arricchirà dell’offerta formativa del settore professionale. Essa si articola nell’indirizzo Socio Sanitario (corso base), nel nuovo indirizzo Socio Sanitario–Odontotecnico e nell’indirizzo Servizi Commerciali–Promozione Commerciale e Pubblicitaria. All’interno di quest’ultimo è previsto anche un percorso IeFP triennale di qualifica professionale come Operatore Grafico. Nel mese di marzo di quest’anno verranno inaugurati i nuovissimi laboratori del settore Odontotecnico. Grande è la soddisfazione espressa dalla Dirigente e dai docenti di un Istituto che, allo stato attuale, conta 986 studenti e sta portando avanti progetti didattici e gemellaggi internazionali, con aperture geografiche internazionali verso la Russia e la Cina. In ambito Europeo va segnalato il Percorso sperimentale EsaBac, (secondo nel territorio) sviluppato nell’indirizzo turistico dal 2011. Si tratta di un corso bi-nazionale italo-francese di studi secondari, che prevede, al suo termine, il rilascio simultaneo, con un solo esame, di un doppio diploma (Esa: Esame di Stato italiano - Bac: baccalauréat francese) valido nei 2 paesi. È rivolto a chi vuole frequentare un percorso di eccellenza che pone al centro degli apprendimenti l’apertura multiculturale e la dimensione europea e ha predisposizione per la lingua francese. Prevede la storia studiata in lingua francese in collaborazione con una docente madrelingua e la letteratura francese. Nell’ambito dell’indirizzo Logistica e Trasporti, l’Istituto sta attivando una serie di partnership con importanti aziende del settore dove gli studenti potranno attuare i percorsi di alternanza scuola-lavoro, ormai considerati cardini fondamentali, nell’Unione Europea, della formazione tecnicoprofessionale. Rilevanti sono i contatti presi, tra l’altro, con l’Autorità Portuale di Taranto e con il Gruppo Marraffa di Martina Franca. Questa importante realtà imprenditoriale pugliese ha fornito le attrezzature, in comodato d’uso gratuito, per allestire un laboratorio di “meccanica e macchine” presso la sede dell’indirizzo Logistica e Trasporti in via Guglielmi e la cui inaugurazione è prevista per la prossima domenica 1 febbraio. Rilevanti sono i contatti presi, tra l’altro, con l’Autorità Portuale di Taranto e con il Gruppo Marraffa di Martina Franca. Questa importante realtà imprenditoriale pugliese ha fornito le attrezzature, in comodato d’uso gratuito, per allestire un laboratorio di “meccanica e macchine”. 20 30 gennaio 2015 / n.5 E tra E tra 30 gennaio 2015 / n.5 Firulì firulà 21 Nelle foto, una serie di fischietti tipici della tradizione di Rutigliano e Grottaglie, e il personaggio tipico della Taranto degli anni ’50 “Marc Poll”. A ognuno il suo Fammi un fischio! Come ogni anno l’inizio del Carnevale coincide a Rutigliano con la tradizionale festa dedicata al fischietto, una tradizione viva in tutta la regione pugliese. Non solo semplici giochini per bambini o graziosi souvenir per turisti, sono oggetti che legano le loro origini ai culti religiosi dell’antichità di Titty Battista I reperti archeologici ritrovati tra cimeli di civiltà lontane e diverse, come Egitto, Cina, India, Mesopotamia e America Centrale, avvalorano la supposizione che il fischio abbia rappresentato un passaggio obbligato dell’evoluzione culturale e che sia un linguaggio universale in grado di mettere l’uomo in contatto con la natura, poiché imita il canto degli uccelli. In Europa il fischietto sembra sia arrivato relativamente tardi, probabilmente con i Greci, i quali realizzavano piccoli oggetti in terracotta che poi sotterravano con le salme dei bambini. D’aspetto sempre più colorato e complesso, l’uso tradizionale del fischietto si associò nel tempo sempre più strettamente a festività e cerimonie, per approdare successivamente nell’ambito della satira. Un legame molto radicato in Puglia, dove è forte la tradizione dei fischietti che raffigurano personaggi ed elementi di vita quotidiana in forma ironica. Una produzione sostenuta dalla ricca presenza nella regione pugliese di cave di argilla rossa per la produzione di terracotta e diffusa soprattutto nei comuni di Grottaglie e Rutigliano. Come ogni anno puntualmente l’inizio del Carnevale coincide a Rutigliano con la tradizionale festa che i cittadini preparano per il fischietto in terracotta che vanta circa 2500 anni di vita. A Grottaglie, la capitale della ceramica, i bravi artigiani ogni anno immettono sul mercato nazionale ed internazionale un elevato quantitativo di fischietti in terracotta che oggi, più che mai, sono ricercati un po’ da tutti per la loro bellezza estetica e perché quella del fischietto è una storia legata a riti e tradizioni che ci consentono di sentirci sempre più legati alle nostre terre. Dunque, come dicevamo, tra Rutigliano e Grottaglie esiste questa comune passione per il fischetto in terracotta. A Taranto era usanza, ma rimane ancora oggi, in occasione della festa del Santo Patrono Cataldo, acquistare ai bimbi il carabiniere in terracotta con il fischietto, ma anche Pulcinella con il coppolone e l’indimenticabile personaggio tipico della Taranto degli anni ’50 “Marc Poll”. Ma spostiamoci nuovamente a Rutigliano, città di quasi 20 mila abitanti, adagiata sui primi colli della Murgia barese, nota in Italia e nel mondo per la eccellente produzione di pregiati grappoli d’uva da tavola, e per la produzione dei fischetti in terracotta, cotti nelle fornaci e dipinti con colori vivaci. Si tratta di tipici manufatti variopinti che riproducono, spesso in forma caricaturale, uomini e animali. Il fischietto di Rutigliano ha il suo momento celebrativo più alto durante la festa di Sant’Antonio Abate che coincide con l’inizio del Carnevale. E’ antica e singolare tradizione in questo giorno donare il fischietto in una cesta di frutta alla propria amata perché l’amore sia duraturo e prospero. La Fiera del fischietto in terracotta, unica nel suo genere in Italia, richiama a Rutigliano migliaia di turisti provenienti anche dall’estero. Sulle bancarelle, oltre ai fischietti, si possono acquistare anche prodotti enogastronimici ed assistere a spettacoli itineranti, concerti musicali, dimostrazioni della lavorazione artigianale dell’argilla, tramandata di padre in figlio e visitare il Museo del Fischietto in Terracotta che occupa un’ala di Palazzo San Domenico, un ex convento del XII secolo, ed b espone una colle- zione di oltre 500 fischietti presenti nelle annuali edizioni del concorso nazionale. Dal 1989 vi si svolge anche un Concorso nazionale che mette a confronto i migliori figuli delle diverse aree di produzione. In particolare, sempre nutrita e qualitativamente valida la presenza dei “cucari” veneti. Il primo fischietto rutiglianese rappresentava un gallo, simbolo di virilità. Per questo motivo le ragazze da marito, nel giorno di Sant’Antonio Abate, il 17 gennaio, speravano di ricevere un fischietto che aveva sempre la forma di un animale, veniva donato con un cesto di frutta, simbolo di abbondanza ma, soprattutto, prodotto dalla terra coltivata dall’aspirante sposo. Veniva regalato proprio il 17 gennaio perché Sant’Antonio Abate è protettore delle ragazze da marito e degli animali. Ancora oggi questa tradizione permane. Durante il Medioevo soltanto a Carnevale era consentito prendere in giro le autorità. E’ per questo motivo che nelle varie forme dei fischietti venivano rappresentati amministratori locali, carabinieri e alti prelati. Vedi che ti fa un fischietto. 22 30 gennaio 2015 / n.5 Incontri E tra Cinzia Carrisi è nata a S. Pietro Vernotico (Br), ma da 11 anni vive a Udine per lavoro: commercializza prodotti alimentari pugliesi. Ha lavorato come Assistente Sociale per diversi anni presso Comuni e Aziende Sanitarie. È appassionata da sempre di discipline orientali e medicina non convenzionale e adora tantissimo leggere. sa proponendo diverse pietanze in grado di soddisfare ogni tipo di palato. Sessanta piatti tra primi, secondi e dolci, presentati con l’intento di dare lustro alla cucina italiana e dedicati agli amanti dell’arte culinaria in tutte le sue varianze. Cinzia Carrisi Verde mediterraneo “Mangiare è una necessità. Mangiare intelligentemente è un’arte”, scriveva de La Rochefoucauld. Nutrirsi in modo intelligente e sano significa conoscere il valore e la qualità degli alimenti che introduciamo nel nostro corpo, come ci spiega l’autrice di “Mangiare che piacere!” di Cosima Borrelli C on Cinzia Carrisi, autrice del libro “Mangiare che piacere!” vediamo come felicità e benessere possono essere mete rag- giungibili educando mente e corpo. Si tratta di un volume che unisce il suo amore per la cucina alle regole della dieta salutare, il tutto racchiuso in una raccolta di ricette che spazia dalla dieta mediterranea a quella vegetariana e vegana. Intento fondamentale del volume è quello di sottolineare l’importanza di nutrirsi in maniera sana, adeguata e gusto- Cos’è l’esperienza della scrittura per lei e quali difficoltà incontra uno scrittore oggi? «Per me scrivere è terapeutico e mi dà inoltre la possibilità di condividere con altre persone pensieri, riflessioni ed esperienze. Oggi è molto difficile farsi strada quando nessuno ti conosce. Le case editrici disposte a pubblicare opere di autori emergenti sono pochissime e quando lo fanno la distribuzione del libro non è mai capillare su tutto il territorio nazionale». Parliamo del suo libro “Mangiare, che piacere!”. «Ippocrate, padre dell’arte medica occidentale, diceva: “Fai che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo”». Felicità e benessere possono essere mete raggiungibili educando mente e corpo. Come nasce la sua passione per la cucina vegetariana e per la salutare dieta mediterranea? «Sono vegetariana da 33 anni e negli anni ho sperimentato modi diversi per preparare le verdure, gli ortaggi e i cereali creando ricette gustose e salutari. In seguito è nata l’esigenza di condividere con tante altre persone le mie ricette facili e veloci. Da qui il libro. Noi siamo il risultato di ciò che mangiamo e dobbiamo essere consapevoli del cibo che introduciamo nel nostro corpo, perchè si trasforma in sangue che nutre ogni singola cellula del nostro organismo. La dieta mediterranea rappresenta una prevenzione primaria e secondaria delle principali malattie croniche ed è un tipo E tra 30 gennaio 2015 / n.5 23 a una migliore qualità della vita. La dieta vegetariana è molto simile alla dieta mediterranea, comporta solo l’esclusione di alimenti che derivano dall’uccisione di animali marini e terrestri, ma prevede il consumo di derivati di origine animale quali il miele, le uova, il latte ed i formaggi. Essere vegetariani è spesso una scelta morale. I vegani mangiano alimenti di origine esclusivamente vegetale e le fonti di proteine sono i legumi, il glutine di frumento o seitan, i cereali integrali e la frutta secca. Tale dieta incide profondamente anche su altre abitudini quotidiane, come l’abbigliamento o i consumi in genere, e si avvale di una serie di comportamenti o abitudini utili a evitare qualsiasi forma di crudeltà verso gli uomini, l’ambiente e gli animali. Alla base di questa dieta è quindi presente un forte rispetto verso tutte le forme di vita viventi. di alimentazione che utilizza non solo ingredienti semplici, ma anche metodi di cottura semplici quali al vapore, al forno, limitando le fritture da farsi preferibilmente in olio d’oliva. Quando parliamo di dieta mediterranea intendiamo un modello nutrizionale che è rimasto costante nel tempo e nello spazio, costituito essenzialmente da olio d’oliva, cereali quali grano, farro, riso, avena, segale, verdure, frutta fresca e secca e una moderata quantità di carne, pesce e formaggi. Molti di noi non sanno che da pochi anni la dieta mediterranea è diventata patrimonio immateriale dell’Unesco». Parlare di dieta mediterranea, vegetariana o vegana suscita sempre lunghi dibattiti tra carnivori, vegetariani e vegani. Quali vantaggi o svantaggi si Concludendo possiamo affermare che qualunque dieta si desidera adottare, dobbiamo tener conto che deve essere equilibrata, prevedendo tutte le sostanze di cui il nostro organismo necessita . Madre Natura in questo ci è di grande aiuto, perchè nel corso delle stagioni ci offre tutti i nutrienti necessari per potere vivere bene e in salute». Lei ha scritto anche un romanzo, “L’Amore secondo Rebecca”, premiato lo scorso anno al 40° Premio Nazionale Ciociaria nella sezione Letteratura. Cosa ha ispirato il tema di questo bellissimo racconto? «Il mio romanzo è incentrato sulla protagonista Rebecca e l’amore. L’amore per me è tutto: è la forza più grande dell’universo. Ma ho compreso che per amare gli altri dobbiamo prima amare noi stessi, volersi bene ma non in modo egoistico. Rebecca ha anche il dono della chiaroudienza, la capacità di sentire il suo angelo guida e si rende conto che ciascuno di noi attrae nella propria vita le persone o gli esseri di luce più affini e simili a sé. Tutto dipende dalla nostra frequenza vibratoria». possono incontrare scegliendo un tipo di alimentazione piuttosto che un altro?La dieta sempreverde è davvero salutare? «La dieta Mediterranea è uno stile di vita. E‘ molto più che un semplice modo di alimentarsi. Promuove l’interazione sociale, dal momento che il pasto in comune è alla base dei costumi sociali condivisi da una data comunità. Si fonda sul rispetto per il territorio e la biodiversità. Tale dieta è in grado di proteggere la salute, contribuendo Lieto evento Lasorsa neo papà Il vicesindaco di Martina franca, Pasquale Lasorsa, è diventato papà nei giorni scorsi di Antonello A lui, alla moglie Tisbe e al piccolo Antonello i migliori auguri da Extra Magazine. 24 30 gennaio 2015 / n.5 Nuvolette sua triste storia. SHOAH Fumetti della memoria Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Rossa scoprirono il campo di concentramento di Auschwitz e liberarono i pochi supersiti rimasti. Vi segnaliamo cinque diverse storie, cinque volumi a fumetti dedicati alla Shoah. Un contributo degli artisti della Nona Arte a non dimenticare di Pierluigi Rota Will Eisner “Il complotto”, Einaudi, 2005, pp. 136, euro 16,00 Nei Protocolli dei Savi di Sion si racconta di un fantastico piano ebraico per arrivare con l’astuzia al dominio del mondo. In realtà I Protocolli sono un clamoroso falso, un documento fabbricato dalla polizia zarista per giustificare l’odio contro gli Ebrei. Un documento tuttora spacciato per verità indiscussa dalla peggiore propaganda antisemita. Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso “Jan Karski. L’uomo che scoprì l’Olocausto”, Rizzoli Lizard, 2014, pp.160, euro 17,50 Durante la seconda guerra mondiale Jan Karski fu esponente del principale gruppo polacco di resistenza al nazismo, incaricato di far conoscere all’estero la situazione del suo Paese e la tremenda realtà dei campi di sterminio. Vicende di vita quasi incredibili lo portarono più volte a cadere nelle mani dei tedeschi, ma riuscì sempre a scamparla, evadendo persino da un gulag e dal ghetto ebraico. Nel 1943 poté finalmente incontrare il ministro degli esteri britannico e il presidente americano, e davanti a loro parlò per circa venti minuti, riferendo gli orrori di cui era stato testimone. Non fu creduto, o fu comodo non credergli: la priorità era sconfiggere militarmente la Germania, non fornire aiuto al popolo ebraico. Joe Kubert “Yossel. April 19, 1943”, FreeBooks, 2005, pp. 128, euro 11,40 Joe Kubert, uno dei più grandi maestri del fumetto americano, con origini polacche, affronta il tema della Shoah nel 2003 attraverso le vicende di Yossel, giovane deportato dai nazisti insieme a tutta la sua famiglia nel ghetto di Varsavia. In un racconto crudo l’autore, il cui vero nome è Yossel, mescola autobiografia e romanzo dipinge sé stesso tra i protagonisti della storia. Yossel ha però un dono, quello del disegno e attraverso i suoi schizzi scopriamo la Greg Pak e Carmine Di Giandomenico “Magneto: Testamento”, Panini Comics, 2013, pp. 128, euro 5,50 La Shoah è trattata anche nel mondo dei super-eroi. Lo hanno chiamato in molti modi, oggi lo chiamano Magneto. Decenni fa era Max, un giovane ebreo che ha vissuto gli orrori del nazismo, esperienze tragiche che hanno contribuito a trasformarlo in un temibile nemico dell’umanità. Uno dei più acclamati capolavori della Marvel degli ultimi anni, scritto da Greg Pak e illustrato dall’italiano Carmine Di Giandomenico. Art Spiegelman “Maus”, Einaudi, 2000, pp. 292, euro 20,00 La storia di una famiglia ebraica tra gli anni del dopoguerra e il presente, fra la Germania nazista e gli Stati Uniti. Un padre, scampato all’Olocausto, una madre che non c’è più da troppo tempo e un figlio che fa il cartoonist e cerca di trovare un ponte che lo leghi alla vicenda indicibile del padre e gli permetta di ristabilire un rapporto con il genitore anziano. Una storia familiare sullo sfondo della più immane tragedia del Novecento. Raccontato nella forma del fumetto dove gli ebrei sono topi e i nazisti gatti. diVERSI S di Cataldo Basile SASSI NEL FIUME Scorre il fiume dalla sorgente alla foce; rumoroso e profondo quattro palmi; scorre da sopra alla montagna fino ai piedi vicino al letto largo e pieno di sassi. Si muovono dal loro posto e sono grigi e neri qualcuno bianco; scorre l’acqua cosi limpida che è invisibile e scorre lasciando i sassi più grossi fermi dove sono e l’acqua gli gira intorno lasciando intatte le mie parole. E tra L’OROSCOPO dal 30 gennaio al 6 febbraio 2014 ARIETE 21.03 - 20.04 L’oroscopo di questa settimana vi incorona come il segno più ben voluto dalle stelle. TORO 21.04 - 20.05 Iniziate la settimana in preda all’incertezza poi intorno a mercoledì recupererete un certo equilibrio. Non prendete decisioni affrettate. Valutate bene un consiglio sincero. GEMELLI 21.05 - 21.06 Avrete un fascino irresistibile soprattutto su persone straniere. Vi aspettano giorni di buon umore. Spensieratezza è la parola d’ordine di questa settimana. CANCRO 22.06 - 22.07 Sembrava iniziare nel verso giusto e invece in questa settimana accumulerete stanchezza e nel week end avrete solo voglia si riposare non curanti del rischio di sembrare asociali. LEONE 23.07 - 23.08 Non è proprio il vostro periodo migliore. Vi sentite stanchi e spossati: colpa del Sole in opposizione. VERGINE 24.08 - 22.09 Siete concentratissimi sul lavoro ma questo non vi proibisce di dare spazio anche agli impulsi fisici. L’oroscopo vi suggerisce anche di non trascurare la salute. BILANCIA 23.09 - 22.10 La Luna contraria vi rende nervosi. Verso la fine settimana però l’influenza del Sole trasmette sessualità sotto le lenzuola e porta a galla una grande carica erotica. SCORPIONE 23.10- 22.11 Settimana tesa in famiglia. L’esasperazione potrebbe portarvi a ferire con le parole quindi contate fino a dieci e non agite di impulso anche se la diplomazia non è il vostro forte. SAGITTARIO 23.11 - 21.12 Il Sole vi ridona entusiasmo di fare e conoscere. Possibili gite fuori porta. La Luna porta tenerezza nella vita di coppia: un gesto inaspettato potrebbe anche arrivare da un corteggiatore anonimo. CAPRICORNO 22.12-20.01 Il pensiero ricorrente di questi giorni è rivolto alle finanze. Quale dissapore con una persona, forse un parente, che vive lontano. AQUARIO 21.01 - 19.02 Fisicamente vi siete ripresi alla grande e mentalmente potreste avere l’energia di fare e muovervi ma forse vi siete adagiati e lamentarvi ed essere coccolati non vi dispiace. PESCI 20.02 - 20.03 Questa settimana per una persona cara sarete un punto di riferimento importante. L’oroscopo vi invita a non sottovalutare la scadenza delle spese domestiche. E tra 30 gennaio 2015 / n.5 LE VERITÀ SULLE DIETE DIMAGRANTI Tenere sotto controllo il peso è fondamentale per la salute. Maggiore è il numero dei chili di peso-grasso e maggiore è il rischio di contrarre malattie e di andare incontro a morte prematura… ma attenti alle diete! di Paolo Carrieri * O ramai è ampiamente risaputo: eliminare il peso in eccesso è un grande beneficio per il benessere psicofisico. È infatti stato dimostrato da tempo che un calo del peso corporeo anche solo di una piccola percentuale è determinante per ridurre la pressione sanguigna, abbassare il colesterolo e a prevenire le malattie cardiovascolari e diverse forme tumorali. Spesso i messaggi che pubblicizzano diete miracolose o apparecchiature per dimagrire facilmente e rapidamente, ci fanno intendere che il peso in eccesso è solo una questione estetica. E’ importante invece comprendere che una riduzione del peso e della percentuale di massa grassa sono fondamentali per ottenere molteplici benefici. OGNI ANNO NUOVE DIETE DIMAGRANTI Purtroppo non tutte sono veramente utili per la salute. Per dimagrire non esistono soluzioni miracolose ma ci vogliono tempo e impegno sotto diversi aspetti. Il problema è che le diete pubblicizzate dai media o proposte da nutrizionisti e similari, spesso, limitano il consumo di particolari categorie di nutrienti ma non educano a mantenere nel tempo sane abitudini alimentari, con il risultato che appena si torna a mangiare normalmente, si riacquistano in poco tempo tutti i chili perduti e spesso anche con gli interessi. I programmi dimagranti sono numerosissimi, alcuni validi, altri curiosi o addirittura bizzarri, altri potenzialmente dannosi e qualunque dieta si decida di seguire, esistono dei principi di base per modificare in modo duraturo le abitudini alimentari senza creare carenze nutrizionali. Prima di intraprendere una qualsiasi dieta dimagrante, soprattutto se rapida perché decisamente ipocalorica, è bene chiedere consiglio al proprio medico ed essere seguiti da uno specialista del campo. Molti ad esempio chiedono ad una dieta un dimagrimento mirato per esempio della pancia o dei fianchi. La risposta non può essere che no! Solo integrando un programma specifico di esercizio fisico si potrebbe ottenere un dimagrimen- to localizzato. ACCORTEZZE CHE È BENE SEGUIRE Il girovita è sicuramente il punto dove viene a concentrarsi il tessuto adiposo, il cosiddetto grasso bianco, per cui quando ci si mette a dieta, la prima parte a subire un dimagrimento è sicuramente questa. Un’alimentazione ricca di fibre, acqua, cibi integrali, giusti quantitativi di frutta e verdura aiutano sicuramente a sgonfiare il girovita e se poi a tutto ciò abbiniamo dell’attività fisica, i risultati nello snellirsi anche dei fianchi saranno certi. Il dimagrimento localizzato con la sola dieta non ha valenza scientifica, in quanto si perde genericamente peso e basta. Purtroppo con la sola dieta si perde anche preziosa massa magra. Una dieta dimagrante prevede anche una riduzione del grasso corporeo che però non potrà mai essere localizzato. Molte diete che promettono un dimagrimento localizzato sono solo pubblicità ingannevole ed è per questo che per dimagrire bene è indispensabile una educazione alimentare. Per perdere peso in maniera ottimale e con risultati gradevoli non ci vuole poi molto, basta attenersi a semplici regole: imparare a cambiare le proprie abitudini alimentari, aumentare l’esercizio fisico, apportare piccole modifiche allo stile di vita. Per dimagrire, purtroppo molti seguono per breve tempo una dieta fortemente ipocalorica e perdono peso, ma lo riacquistano non appena ritornano alla routine consueta. Questo avviene appunto perché non hanno cambiato contestualmente le abitudini alimentari e comportamentali (alimentazione e attività fisica). Nel momento in cui si decide di cambiare e di modificare l’alimentazione e il grado di attività fisica, è importante stabilire degli obiettivi realistici che si possono realizzare e mantenere nel tempo. Un ritmo di dimagrimento costante dell’1% del peso corporeo a settimana è un proposito facilmente raggiungibile e privo di rischi della salute. CONTROLLO PERMANENTE SUL PESO? ALIMENTAZIONE SANA E STILE DI VITA ATTIVO! 25 Fitness&Benessere Cercare di fare più movimento, non saltare i pasti consumando almeno tre pasti al giorno con cibi che contengono tutti i nutrienti calorici e non calorici. Le diete che impongono di eliminare uno o due gruppi di nutrienti non educano ad assumere corrette abitudini alimentari. È importante per esempio fare una buona colazione scegliendo cibi ricchi di fibre, vitamine e minerali e poveri di grassi saturi, per esempio dei cereali integrali con latte parzialmente scremato o di soia. Gli studi dimostrano che chi salta la colazione ha maggiore tendenza a consumare cibi grassi durante la giornata. Le diete iperproteiche, iperlipidiche e iperglucidiche fanno dimagrire solo perché impongono di ridurre l’assunzione calorica complessiva, ma se si vuole perdere peso, bisogna assumere meno calorie, mantendo l’equilibrio tra grassi, carboidrati, proteine e soprattutto fibre. Occorre sostituire le carni e i latticini grassi, i dolciumi e i biscotti, con pollame (specialmente il petto), pesce, legumi, uova (meglio non eccedere con il tuorlo), formaggi magri e tofu. Sono ottime fonti di proteine, grassi salutari e nutrienti. Per dimagrire è necessario valutare con attenzione ciò che si mangia, saziarsi con cibi nutrienti ma ipocalorici ed evitare, al contrario, cibi che apportano “calorie vuote” come dolciumi, salatini, pane, pizze, pasta, biscotti e bibite dolci. Un’alimentazione sana prevede di consumare adeguate porzioni dei principali gruppi di nutrienti in modo da garantire equilibrio e che permetta di perdere peso senza compromettere la salute. OGNI GIORNO ALMENO 5 PORZIONI DI VERDURA E FRUTTA Un abbondante apporto quotidiano di questi alimenti riduce il rischio di sviluppare diverse patologie. Purtroppo un numero sempre maggiore di persone tendono a trascurare questi alimenti, tanto preziosi per il benessere. È importante scegliere una gamma, il più possibile ampia, di ortaggi e di frutta di varietà e di colori diversi. In particolare le verdure sono sazianti, ipocaloriche e ricche di fitonutrienti, sostanze che offrono numerosi benefici per la salute. Meglio se sono consumate crude o cotte al vapore, evitando assolutamente di aggiungere burro, margarina e formaggi grassi. Come alternativa, si possono far saltare brevemente in padella con poco olio d’oliva extravergine. La frutta invece è la soluzione ideale per gli spuntini tra un pasto e l’altro e come dessert! Nel quotidiano è importante scegliere pane e cereali integrali, più ricche di fibre e più sazianti rispetto a quelli raffinati, meglio se consumate a colazione, a pranzo e non a cena. Per un pasto proteico è meglio associarli a legumi e a verdure. Due, tre porzioni a settimana di latticini magri sono ottimi per garantire il giusto apporto di calcio che aiuta a prevenire l’aumento di peso. È bene inoltre consumare due o tre porzioni al giorno di alimenti proteici poveri di grassi saturi come pesce, uova, latticini, derivati della soia, legumi e frutta secca. Per perdere peso non c’è bisogno di grossi sacrifici: “si ingrassa mangiando ma si dimagrisce mangiando bene e aumentando i consumi con l’esercizio fisico specifico”. Ecco questo è il giusto motto per mantenere sotto controllo il proprio peso e per dimagrire in qualità senza danneggiare la salute! * Dottore in Scienze Motorie, Specialista in Chinesiologia Correttiva e Rieducativa, Educatore Fisico, ISEF, Preparatore Atletico e Sportivo, Personal Trainer, Direttore Tecnico del MOVING CLUB. PSYCHE di Alessandro Montrone* Stupido è… Un mio amico non capisce subito quello che uno dice a lui. Per me impiega del tempo prima di capire qualcosa e rimane fisso sulle sue idee che sono quasi sempre sbagliate. Sbagliate non perché vediamo le cose in maniera diversa. Sbagliate perché capisce male o molto lentamente. Infatti lo portano a sbagliare anche nei fatti. Non sono l’unico a dirlo. Non è mica ignorante, sta pure studiando all’università. Ma può essere che ha un ritardo mentale? Oppure non è stupido ma fa cose stupide? Ci tengo a dirle che parlo così non perché gli voglio male ma perché ho paura che il suo problema sia proprio questo e voglio aiutarlo. Francesco I termini che si sono avvicendati nel corso del tempo per designare le varie forme di disabilità intellettiva finiscono sovente con l’essere utilizzati in maniera impropria: l’uso comune, per lo più faceto e spregiativo, tende a stravolgere i significati originari, tanto che la comunità scientifica si trova spesso costretta a rinnovare la relativa nomenclatura, ormai ben consapevole dell’inevitabile deriva semantica a cui queste parole, da tempo immemore, sono soggette. Questo stato di cose può generare un effetto confusivo in virtù del quale si tende ad etichettare come “stupidità” o “ritardo” quel che magari si dovrebbe chiamare in altra maniera, possibilmente riservando la diagnosi di “disabilità intellettiva “ solo a quelle condizioni personali in cui risultino davvero inficiate le abilità cognitive necessarie allo svolgimento della vita quotidiana (attentive, esecutive, apprenditive, mnestiche, linguistiche, percettivo-motorie, interazionali). Nel suo caso, ancor prima di un eventuale problema di ricezione/comprensione, sembra innanzitutto sussistere un problema di comunicazione in senso più lato: di fatto, il suo messaggio – che presumo non essere eccessivamente complesso – non giunge al suo amico così come lei intende («capisce male»), se non con un certo “ritardo” («molto lentamente»); e la ripetizione sistematica di questo copione, rimasto invariato nonostante i ripetuti insuccessi, mi fa supporre che sia proprio lei, a prescindere dalle capacità del suo interlocutore, a non aver cercato di optare per uno stile comunicativo più efficace, preferendo, invece, liquidare la questione (forse più complessa di quanto non sembri) in termini di presunta superiorità, un po’ come quei cattivi intellettuali che, per vezzo, tacciano di stupidità tutti quelli che non colgono il loro prezioso messaggio. Quindi, il suo audace tentativo di stigmatizzare la questione potrebbe, in via presuntiva, rispondere all’esigenza di semplificare una realtà ben più complessa, di compendiarla forzatamente in un’unica parola che sia per lei tranquillizzante; che non smuova la sua convinzione di essere detentore di umanità e razionalità; una parola che possa allontanare da lei l’idea di limite, quello stesso che (guarda caso!) suole ravvisare nell’altro. *Psicologo e Psicoterapeuta Scrivete a Alessandro Montrone e-mail: [email protected] 26 30 gennaio 2015 / n.5 E tra nuoto Tennis, lo Sporting Club guarda all’estero Dopo il superlativo 2014, il prestigioso club di via Massafra comincia la nuova stagione con l’idea di portare i propri talenti a misurarsi su palcoscenici internazionali. Mentre risuona ancora forte l’eco dei grandi riconoscimenti ottenuti nel 2014, primo fra tutti il Premio per il miglior circolo della Puglia, una conferma dell’assoluto valore degli agonisti del circolo martinese e del lavoro svolto dal maestro Sforza e dal suo staff tecnico, arriva dall’ultima edizione del “Lemon Bowl“ di Roma. Ben 15 gli iscritti in rappresentanza dello Sporting Club: tra loro Alessia Terruli, giunta fino ai quarti, e Roberta Pizzigallo, agli ottavi. M.M. Pallacanestro, Amatori non decolla. Torna in campo la BSM As Martina Una squadra che si fa amare Tanto cuore, tanta corsa e un’attenta organizzazione tattica: al gioco scintillante il Martina preferisce la concretezza. Giocando così salvarsi non sarà difficile di Mauro Mari - Foto di Lino Cassano S e nel girone d’andata il Martina ha perso le prime tre partite ed è riuscito a chiudere alla dignitosissima quota di 20 punti, viene facile domandarsi dove può arrivare a fine campionato se dopo le tre di ritorno ha già incasellato 6 punti. Sembra un giochino matematico di quelli si fanno alle elementari. Oppure un volo pindarico sulle ali dell’entusiasmo. Di certo il Martina farà meglio del girone d’andata, dove prima di ingranare, ha dovuto risolvere non poche problematiche. Mentre ad inizio luglio le altre erano già in ritiro, la rosa dell’As Martina era solo un’idea. Il ritardo accumulato ha impedito il normale rodaggio di cui ha bisogno ogni nuova formazione. Quando sembrava trovata la quadra, ecco che ha dovuto sopperire agli addii di Amodio, Pellecchia e in ultimo Carretta. A tutto ciò va inclusa la pressione crescente della piazza, di fronte ai risultati che non arrivavano. Questa squadra ha trovato la propria forza dentro di sé. In molti hanno superato le difficoltà iniziali e oggi si esprimono al massimo, migliorandosi domenica dopo domenica. Bleve a Kalombo, oppure Montalto, Diop e De Giorgi, gli esempi più lampanti. Emblematico è vedere Davide Leto scendere in campo dal primo minuto a Salerno e giocare con la tranquillità di un titolare. Significa che tutti sentono la fiducia del tecnico, tutti si sentono importanti, tutti danno il massimo per la stessa causa, lottando fino a non averne più. Vedere Tomi al 90’ ringhiare su ogni pallone è la soddisfazione più grande che un tifoso possa avere. Merito di tutto ciò, lo ribadiamo ancora, è della guida di questi ragazzi, Salvatore Ciullo. Ora il Martina si trova a 26 punti in compagnia del Lamezia, con soli due punti di vantaggio dal terzetto che occupa il quintultimo posto (Cosenza, Messina e Lupa Roma a 24 punti). Nelle ultime sei partite è quella che ha fatto più punti (12) dopo Barletta (14) e Benevento (16). Sulla carta la salvezza è ancora tutta da conquistare. Dando un’occhiata al campo, la sensazione è che questo Martina potrà togliersi presto dalla zona calda, se manterrà lo stesso ardore e la stessa organizzazione vista nelle ultime uscite. Non una squadra scintillante dal punto di vista del gioco, ma preparatissima sul piano tattico e atletico, e concreta fino al totale cinismo. Con Pepe, Bucolo e l’ultimo arrivato Filip Pivkovski la squadra si è rafforzata non di poco. Se alla fine resterà anche Montalto, in avanti ci sarà da divertirsi. I naviganti sono avvisati. Battere questo Martina non sarà facile per nessuno. Altra sconfitta per l’Amatori Martina. Sconfitta al PalaCampitelli dal Sant’Elia Grottaglie col punteggio di 68 a 51. Un risultato severo che costringe i martinesi a dover rinunciare alla terzo posto in classifica nell’ultima giornata d’andata. Privi dell’infortunato Ricci e del febbricitante Olivieri, si è fatta sentire sotto canestro l’assenza di Fumarola e con un Sorrenti anche lui non ripresosi del tutto dai malanni influenzali. Terminata la prima parte distagione, domenica prossima il campionato osserva un turno di riposo. Sosta effettuata invece nel campionato di promozione maschile. Domenica pomeriggio tornerà a giocare la Basket School Martina sul parquet dello Young Massafra, per la prima giornata di ritorno del torneo. Dopo tre vittorie consecutive per Semeraro e compagni tenteranno l’aggancio al quinto posto in classifica. M. M. Nuoto, l’Albatros ospita le qualificazioni regionali Domenica prossima le piscine Albatros di Martina Franca ospiteranno le gare di qualificazione alle finali regionali 2015. La scelta della FIN Puglia è ricaduta sull’impianto gestito dalla scuola martinese per le sue caratteristiche (ampia tribuna, vasto parcheggio, spazioso piano vasca…), ritenute ideali per ospitare un evento che vedrà la partecipazione di circa 170 atleti appartenenti alla fascia d’età 2002 - 2005. L’Asd Albatros è orgogliosa di poter ospitare eventi come questo e parteciparvi con i propri atleti. M.M. E tra 30 gennaio 2015 / n.5 Sport M Tennis Alle prime battute Pronti per una nuova stagione agonistica di grande intensità in casa Sporting Club. Dopo un 2014 ricco di soddisfazioni, anche il 2015 si presenta in maniera positiva entre risuona ancora forte l’eco dei grandi riconoscimenti ottenuti nel 2014, primo fra tutti il Premio per il miglior circolo della Puglia consegnato dal Comitato regionale della Federazione Italiana Tennis nel corso della Festa regionale dello Sport, evento ospitato nella sede del circolo (ripreso dalle telecamere dell’emittente satellitare Super Tennis), per lo Sporting Club è già tempo di programmare il prossimo futuro e un nuovo anno che si prevede ancor più carico di impegni di quello appena trascorso. Intanto, una conferma, quella dell’assoluto valore, a tutti i livelli, degli agonisti del circolo martinese, ottimamente diretti dal Maestro Angelo Sforza e dal suo staff tecnico. Agonisti che sono stati protagonisti nell’ultima edizione del “Lemon Bowl”, prestigioso torneo internazionale di tennis svoltosi a Roma nei giorni scorsi. Ben 15 gli iscritti in rappresentanza dello Sporting Club (a dimostrazione di come il circolo martinese sia ormai tra le realtà più affermate nel panorama nazionale del tennis esercitando ogni anno di più il ruolo di preziosa fucina di giovani talenti) in una competizione che ha fatto registrare, per i colori martinesi, risultati di tutto rispetto. Conferma per Alessia Terruli, riuscita a raggiungere i quarti di finale, così come assolutamente positive le prestazioni di Roberta Pizzigallo (ottavi), di Fabio De Michele, approdato al tabellone principale dopo aver superato ben quattro turni di qualificazione e del piccolo Pierluigi Basile (under 8, foto), giovanissima promessa del tennis martinese. Ora, le attenzioni sono rivolte all’importante Torneo Macroarea Sud, in programma a Foggia a fine febbraio, così come sono già entrati nel vivo gli allenamenti per il nuovo campionato di serie C. Ma non solo. Quest’anno, proprio grazie agli ottimi risultati ottenuti dai giovani tennisti del circolo anche nel corso della passata stagione, lo Sporting prenderà parte anche a diversi tornei internazionali all’estero, certamente con ottime prospettive, sempre in un’ottica di costante crescita, tecnico-agonistica, dei propri allievi. La presentazione ufficiale della nuova stagione è prevista per metà febbraio. Football americano Triangolo ovale Un accordo tra Patriots Bari, Spartans Taranto e Salento Dragons per superare sia le difficoltà di organico sia, soprattutto, quelle economiche N ovità in Puglia per gli appassionati di football americano. Se ne parlava da giorni ma l’ufficialità è arrivata pochi giorni fa dopo un incontro a Bari tra i team coinvolti nel progetto; per superare le varie difficoltà, di organico ma soprattutto economiche, Patriots Bari, Spartans Taranto e Salento Dragons hanno deciso di unire le loro risorse per avviare un rapporto di collaborazione in vista del prossimo Campionato Italia- no Football a 9. Dinanzi alla difficoltà a reperire sponsor e alla conseguente impossibilità di affrontare un campionato in completa autonomia la scelta è stata presa in totale accordo tra dirigenti, allenatori e giocatori. Una scelta ponderata e anche sofferta quella di mettere da parte la sana competizione agonistica da sempre esistente tra le tre compagini, ma presa con grande responsabilità per il bene degli atleti che, prima di ogni cosa, si allenano con costanza per arrivare con la giusta motivazione a giocare il campionato nazionale. E quest’anno lo faranno insieme in un Team Puglia che non risparmierà bel gioco ed emozioni. Il nome ufficiale sarà Patriots Bari, unico team regolarmente iscritto quest’anno al campionato. Nella stessa giornata di domenica 25 ha avuto luogo il primo allenamento degli atleti provenienti dai tre team. 27 Gli atleti, circa 65 ragazzi tra baresi, tarantini e leccesi, hanno subito dimostrato grinta e voglia di lavorare per obiettivi sotto la guida del coaching staff composto da Roberto Vitale, Carlo Cacucci e Giuseppe Torcivia per la Offense, Gabriele Di Gennaro, Michele Fumarola e Andrea Fiusco per la Defense. Special Team affidato a Pietro Di Pinto. Sicuramente un progetto ambizioso, e i presupposti per fare un buon lavoro sembrano esserci tutti. Diversi gli obiettivi che, oltre al campionato di quest’anno, vedono a lungo termine il realizzarsi di qualcosa di mai tentato finora in Puglia: aumentare la competitività, creare un gruppo numeroso e preparato di atleti per fare il salto di qualità nel campionato di II divisione. 28 30 gennaio 2015 / n.5 Sport Basket Ottimismo che solleva La Amatori Basket Martina scende dal podio dopo la sconfitta contro Grottaglie. I martinesi perdono la terza posizione e nel girone di ritorno dovranno necessariamente fare più punti LUIGI DELFINO SCACCHI IN DIVISA (Prima parte) Sul tema di “Piccoli e grandi scacchisti crescono” incontriamo il trentenne tarantino Maestro, ufficiale gentiluomo e grande giocatore nel tempo libero. di Marika Chirulli A lto, snello e simpatico Luigi Delfino, si discosta molto dal modello del grande scacchista concepito dall’immaginario collettivo. Appena trentenne è unuomo a tutto tondo, riesce, infatti,ad essere marito e padre amorevole in famiglia, un integerrimo ufficiale della Marina Militare sul lavoro e, nel tempo libero, un eccellente giocatore. E’ riuscito a raggiungere una delle vette più alte, diventando Maestro, con una performance di 2251 punti. Ragazzo sicuramente molto dotato, ha abilmente fuso in perfetta armonia tutti gli aspetti della sua vita, non tralasciando nulla. Luigi suscita molta curiositàed ammirazione e per questo cercheremo di carpire il segreto del suo successo sul “nobile campo di battaglia”, la scacchiera. In quale occasione e periodo della tua vita hai scoperto la passione per gli scacchi? Avevo sei anni. A Natale mio padre mi ha presentato una scacchiera, insieme alla tombola, mi ha insegnato le regole e prima del capodanno già lo battevo ! Chi ti ha sostenuto e in- A l PalaCampitelli la Amatori Basket Martina avrebbe potuto ottenere sicuramente un risultato migliore nell’ultima giornata del girone di andata contro la Sant’Elia Grottaglie. Il coraggiato permettendoti di raggiungere un così importante traguardo? Molto semplice! Devo tutto al mio papà che, oltre ad insegnarmi le regole, con grande pazienza si è prestato a giocare con me ogni volta lo desiderassi. Ha cercato un Circolo a Taranto dove potermi allenare, accompagnandomi tutti i mercoledì e le domeniche a giocare e con grandi sacrifici mi ha condotto in tantissimi tornei in giro per l’Italia. In quale ordine gli scacchi per te rappresentano uno sport, una scienza e un’arte? Niente di tutto questo. Secondo me gli scacchi sono una passione straordinaria! Quanto incidono sulle tue vittorie le eccellenti doti intuitive e l’esperienza? Il gioco degli scacchi credo cheNON sia alla portata dell’uomo. Ritengo che tenda all’infinito e solo l’intuizione può davvero aiutare,salvo che non si riesca a visualizzare dieci mosse in avanti. Non credete a chiunque sostenga di riuscirci! Ovviamente studio ed esperienza giocano un ruolo importante. Gli scacchi richiedono anche la capacità di anticipare l’avversario. Sei in grado di “leggere” psicologicamente i tuoi avversari? A volte mi riesce e, quando accade ciò, mi dona grande soddisfazione. Credi che lo stile di gioco di uno scacchista rispecchi la sua personalità? Assolutamente si! Se conosci personalmente il tuo avversario,sai già quale stile di gioco possieda,anche senza mai aver visto una sua partita.Personalmente prediligo il dinamismo anche a costo di punteggio di 68 – 51 finale parla di un risultato che non può fare a meno di risentire dei troppi errori dei martinesi arrivati a Grottaglie privi dell’infortunato Ricci e del febbricitante Olivieri e sotto canestro senza il peso di Fumarola e con un Sorrenti anche lui non ripresosi del tutto dai malanni influenzali. La sconfitta contro Grottaglie è costata ai martinesi la terza piazza in graduatoria, ma con la consapevolezza che con impegno e ritrovando le giuste energie sia possibile mettere in campo tutte le potenzialità di questa squadra. La Amatori Basket Martina, insieme a tutte le squadre del girone, osserverà un turno di pausa prima dell’inizio del girone di ritorno. sacrificare del materiale e rischiando, di conseguenza. Chi mi conosce giurerebbe che sono così anche nella vita.(Continua) E tra E tra Registrazione Tribunale di Taranto n. 14/07 del 26 settembre 2007 Direttore Responsabile Rosa Colucci Art Director Carmela Marangella Assistente grafica Elena Colucci Contributor Titty Battista Cosima Borrelli Paolo Carrieri Maria Rosaria Chirulli Salvino Chetta Donatello Cito Vito Pietro Corrente Roberta Criscio Marta Coccoluto Francesca Garrisi Mauro Guitto Antonio Lucarelli Mauro Mari Serena Mellone Alessandro Montrone Oscar Nardelli Pierluigi Rota Gabriele Russano Fabiana Spada Fotografie Donato Ancona Webmaster Problema numero 319 Muove il Bianco Matto in due mosse Francesco Cervino (ATTIVA WEB) Special Guest Benvenuto Messia Diffusione Extra Magazine è un settimanale distribuito nelle province di Taranto, Bari e Brindisi Stampa Martano Editrice s.r.l. Via delle Magnolie Zona industriale, Bari Dove giocare a scacchi A Martina Franca A.D. Scacchi Martinese Sede: Via La San Felice n°36 presso il Villaggio di S.Agostino Telefono: 334-6951781 e-mail:[email protected] www.scacchimartina.com Circolo Scacchi Martina A.D. Itria Scacchi Sede: Via Pergolesi n°48 Telefono: 392-1605018 e 329-0839659 (ore pasti) Editore Soc. Coop. Extramœnia Edizioni Direttore Amministrativo Francesco Mastrovito Redazione Piazza Vittorio Veneto 2 - 74015 Martina Franca Tel.: 080.4859850 Fax: 080.4833679 E-mail: [email protected] Web site: www.extramagazine.eu Gli articoli pubblicati, salvo accordo scritto, s’intendono ceduti a titolo gratuito. Scritti e disegni, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Questo giornale rispetta l’ambiente, è stampato su carta riciclata. Chiuso in redazione il 29 gennaio 2015 e-mail: [email protected] Itria Scacchi A Taranto A.D. Taranto Scacchi Sede: Via Lago di Montepulciano n°1 presso A.B.F.O. Telefono: 339-2695756 Sito:www.tarantoscacchi.it In copertina serena brancale Risultato dell’Es.319 1.De8+ Cxe8 2. Tf8 # E tra 30 gennaio 2015 / n.5 29 30 30 gennaio 2015 / n.5 E tra E tra 30 gennaio 2015 / n.5 31 32 30 gennaio 2015 / n.5 E tra
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