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Movida
Settimanale di attualità, politica, cultura ed eventi ANNO VIX - N° 5 - 30 gennaio 2015 - € 0,50
Il segreto del tronista
Dopo l’esordio televisivo con “Il Segreto” e il successivo
approdo sul trono di “Uomini e Donne”, spopola in Valle
d’Itria l’attore spagnolo Jonas Berami, ospite d’eccezione
dello scorso weekend al Facola Fun di Martina Franca
Serena Brancale
Il mio Sanremo è jazz
All’Ariston la vedremo raffinata, perché a lei, come a Pino Daniele, le piace ‘o blues. Ecco la
pugliese rivelazione dell’anno, pronta alla sfida canora con un brano scritto da lei
Nuove opportunità
Odontotecnici
crescono
Adele Quaranta, dirigente del “da Vinci” di Martina Franca,
annuncia l’istituzione di nuovi indirizzi scolastici, rispondenti
ai bisogni del territorio e di un’utenza studentesca alla quale
vanno offerti stimoli e occasioni di apprendimento motivanti
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Editoriale 3
controcorrente
FACEBOOK DOCET
di Vito Pietro Corrente
Volontari all’opera
Un gruppo di volontari, Retake Bari, ha
deciso di dare un contributo al decoro
urbano pulendo scritte, locandine e
manifesti che deturpano il capoluogo
pugliese. Si tratta di piccoli flash mob
di volontari – supportati da numerosissimi studenti universitari – che stanno
agendo nella zona dell’Ateneo. Le prime
pareti a essere state ripulite sono quelle
del Dipartimento di Giurisprudenza.
È
possibile che , al fine, abbia ragione Beppe Grillo
da Genova, il quale da
anni ci esorta a guardare ad internet ed alla rete
come l’unico luogo dove si fa la vera
politica oggi, la politica vicina ai cittadini e fatta dai cittadini. In realtà
fa una certa impressione constatare
come si allarghi sempre più la distanza tra politica reale, fatta dalle storie
della gente comune e di cui si discute
sui social network, e la politica virtuale che appassiona gli inquilini dei
palazzi del potere. Fatta la debita tara
degli inevitabili eccessi, insulti e caricature di dubbio gusto, tra satira e
denunce sociali si possono leggere
chiaramente i temi che accendono
la passione civile degli italiani a cui
i politici rispondono con arrogante
menefreghismo. In questi giorni mi
hanno colpito particolarmente, ad
esempio, due post che ho ricevuto
sulla mia pagina Facebook. Il primo mostra le foto di tre Presidenti
del Consiglio, che si sono succeduti negli ultimi anni, accompagnate
ciascuna da una loro allocuzione. Il
primo è Silvio Berlusconi che “ve-
deva i ristoranti pieni….”, il secondo
è Mario Monti che “vedeva la luce in
fondo al tunnel….”, il terzo è Matteo
Renzi che “vede le famiglie italiane
arricchirsi….”. il commento che ne
segue, “Ma che c…o si fumano”,
certamente prosaico, è più lucido di
un editoriale di Angelo Panebianco,
con tutto il rispetto per il Professore.
Il secondo post, molto più alto intellettualmente, riporta una frase di quel
gigante del giornalismo che è stato
Indro Montanelli, dirompente nella
sua sublimazione del paradosso “La
sinistra ama talmente i poveri che
ogni volta che va al potere li aumenta di numero”. Ma sono le denunce
di tutto ciò che rende la nostra vita
difficile che fanno della rete un osservatorio privilegiato, ed inascoltato da chi è stato eletto per risolvere
i problemi reali della popolazione.
Le testimonianze dirette dell’impoverimento di interi segmenti della
società che non sono protetti da alcuna tutela sociale. La preoccupazione
crescente per il degrado dei quartieri
delle nostre città abbandonati nelle
mani, sporche, di falangi di rom ed
immigrati clandestini che hanno istituzionalizzato gli atti di delinquenza
comune, forti della certezza dell’impunità. L’abbandono in cui versano le
fasce più deboli della società, gli anziani e i bambini, condannati i primi
alla morte per inedia e sfinimento, e
i secondi alle crescenti violenze fisiche e psichiche. La violenza sistematica e incontrollata nei confronti delle
donne, considerata ormai ineluttabi-
le. La licenza di uccidere concessa
ad automobilisti criminali, ai quali
non viene fatto scontare neanche un
giorno nelle patrie galere nonostante
guidino senza documenti o sotto l’effetto di alcool e stupefacenti. La lista
infinita delle morti bianche sui posti
di lavoro, in spregio delle più elementari norme di sicurezza, mai fatte
rispettare dalle autorità competenti.
Che dire delle pensioni da 400 euro
al mese, un insulto inaccettabile, e le
pensioni da centinaia di migliaia di
euro annue regalate a squallidi sciacalli che vengono anche candidati
alla Presidenza della Repubblica.
Del tutto indifferenti a tutto ciò nel
Palazzo si discute di Legge elettorale
e di accordi per nominare il Capo dello Stato. Mi viene da chiedere “cui
prodest?” e ancora, parafrasando
Cicerone, “quousque tandem abutere, Renzi, patientia nostra?”. Infine
vorrei chiedere scusa ai puristi della
Lingua se, per una questione di sintesi, ho mischiato nel titolo il diavolo
(la parola anglosassone) con l’acqua
santa (il verbo latino). Prometto di
non cadere più in tentazione.
Extra Magazine Piazza Vittorio Veneto n. 2 - 74015 Martina Franca (TA)
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Sindacati 5
Nelle foto, il Segretario Nazionale
Ugl Intesa accolto
dal direttivo della sezione
di Taranto.
Francesco Prudenzano
«Non solo interessi
locali, ma di tutti»
Lo ha dichiarato il Segretario Nazionale Ugl Intesa
all’interno della riunione con il direttivo
provinciale. Le priorità, quelle di sempre:
Indotto Ilva, Arsenale e pubblico impiego
di Fabiana Spada
F
ranco Prudenzano, Segretario Nazionale Ugl Intesa
giunto a Taranto per una
riunione importante con il
direttivo provinciale Ugl Taranto, ha espresso le sue considerazioni
su questioni molto importanti, oramai
considerevoli dal punto di vista nazionale oltre che locale, come quelle relative alla situazione dell’indotto Ilva,
all’Arsenale di Taranto e al Pubblico
Impiego.
Segretario, qual è lo stato delle
cose?
«Per quanto riguarda l’indotto in realtà è tutto come prima, la situazione
sembra una presa in giro. Si diceva che
stessero risolvendo il tutto, ma ancora
3000 dipendenti sono senza stipendio e
c’è da dire che il Governo non ha portato nessuna novità a un tale immobilismo. La mossa del Governo è stata il
solito movimento preelettorale di una
maggioranza che doveva curare la propria immagine e che non è riuscita a
mantenere le promesse».
In che maniera si sta attivando
l’Ugl?
«Noi dell’Ugl stiamo facendo attività
tutti i giorni, ieri eravamo a un tavolo
permanente; credo che se la situazione
non sarà risolta in breve, esploderà. Se
non sciolgono le camere e non si indicono le elezioni, non ci sarà ahimè una
risposta a breve, perché non c’è un interesse diretto della politica in questo
periodo. Sinceramente, ho paura che
l’esasperazione porterà a fare anche
delle cose più eclatanti di quello che
può essere bloccare una strada: naturalmente noi stiamo con i lavoratori,
perché non vogliamo assolutamente
seguire le dinamiche di una politica
ipocrita che fa finta di appoggiare le
problematiche di una città».
E dire che non è l’unico problema
dell’economia locale.
«In parallelo c’è anche il problema
dell’Arsenale che fino a qualche anno
fa contava 3000 dipendenti, ora 1340 e
hanno un grosso problema di impiego,
nel senso che oramai le commesse al
suo interno sono molto scarse, quindi
il personale è lasciato a se stesso; in
un’Amministrazione seria si sarebbe
cercato come impiego un’altra attività,
invece hanno lasciato andare le cose per
inerzia e ovviamente in questo stato c’è
qualcuno che se ne approfitta, che fa il
furbo, ma dovremmo tentare di dare lavoro vero a queste persone, cercando
di inserirli in altri ambiti dell’Amministrazione e sono sicuro che loro sarebbero contenti. La conversione dell’Arsenale in altri ambiti di produzione,
sicuramente è la cosa migliore».
Tutto questo in vista di un importante riordino interno.
«Per quanto riguarda il Pubblico
Impiego siamo in piena campagna
elettorale, il 3 e il 5 marzo si voterà,
si tratta di 3 milioni e duecentomila
persone che voteranno per la segreteria generale. La nostra proposta,
molto originale a mio parere, è quella di rivedere i dogmi che hanno i
vecchi sindacati, il fatto di difendere
sempre tutti a patto che siano iscritti,
ci ha portato a una contrapposizione
con ciò che è il mondo del lavoro.
Il lavoratore del Pubblico Impiego viene visto come un privilegiato
sempre, perché avendo l’indeterminato nessuno può licenziarlo e contemporaneamente, non si dà un buon
esempio di intensa attività all’in-
terno dell’ufficio. Noi vogliamo
stimolare quelle che sono le forze
vive all’interno della Pubblica Amministrazione e pensiamo che solo
noi con questo tipo di propensione,
possiamo alimentare la professionalità isolando i comportamenti
negativi dei nostri colleghi che danneggiano tutti gli altri, facendo una
selezione accurata anche tra di noi.
Stiamo cercando di attivare una qualificazione del dipendente che non
equivalga ad aumentargli lo stipendio, ma ad un aumento di complessità delle procedure delle norme di
lavoro, elevando la professionalità
della Pubblica Amministrazione e
soltanto in questo caso, si palesa la
possibilità di ricevere un corrispettivo maggiore. Dobbiamo fare un
grosso passo e dare il buon esempio
in controtendenza con ciò che si è
sentito sin ora!».
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6 Attualità
Ilva
Aspettando l’intervento
del governo
Continua la mobilitazione dei lavoratori dell’indotto
che non percepiscono da mesi lo stipendio e chiedono
garanzie per l’occupazione. Strade bloccate, presidi
e cortei: la città si divide esprimendo fastidio
per i disagi ma anche solidarietà per gli operai
di Oscar Nardelli
“
Per l’insediamento del siderurgico viene scelta Taranto per le
sue aree pianeggianti e vicine al
mare, la disponibilità di calcare, di manodopera qualificata,
nonché per la sua ubicazione nel Mezzogiorno d’Italia e, usufruendo dei contributi statali, per la creazione di nuovi
posti di lavoro. Gli impianti di Taranto
consentiranno al centro siderurgico una
capacità produttiva annua di tre milioni
di tonnellate di acciaio.”
Queste erano le stringate note che accompagnavano il discorso per l’inaugurazione dello stabilimento ITALSIDER
di Taranto il 10 aprile 1965. Lo stabilimento insediatosi a ridosso del quartiere
Tamburi ha una superficie complessiva
di circa 15.450.000 metri quadrati, quasi
il triplo rispetto alla Taranto del 1965.
L’allora Sindaco di Taranto, Angelo
Vincenzo Curci, si batté fortemente per
portare lo stabilimento siderurgico a Taranto, poiché altre località, come Vado
Ligure in Piemonte, erano state scelte per
la sua collocazione. La scelta di Taranto,
all’epoca, fu salutata dalla città con entusiasmo, in quanto le prospettive di lavoro
erano molte, oltre ogni più rosea aspettativa. E le premesse furono mantenute e
anche superate, poiché a pieno regime lo
stabilimento occupava più di 35.000 unità lavorative: dipendenti diretti, indiretti,
trasfertisti, fornitori, trasportatori, uomini
per la sicurezza, ditte di manutenzione e
pulizie, vigili del fuoco addetti esclusivamente allo stabilimento, ecc..
In una città che basava la propria economia sui pochi pilastri esistenti: Marina
Militare, Arsenale militare, pesca, miticultura, e poco altro, l’arrivo dello stabilimento Italsider, venne accolto come
una manna dal cielo. In effetti dal suo
insediamento l’economia, non solo della
città, ma di tutta la provincia e delle zone
limitrofe ne ebbe a beneficiare. Lo
sviluppo edilizio ebbe un forte impulso. Sorsero nuovi quartieri, come
quello di Paolo VI, inaugurato dallo
stesso Pontefice il 24 dicembre 1968.
Sia sul versante nord di Taranto che
in quello meridionale sorsero nuovi
palazzi e gli esercizi commerciali si
moltiplicarono. Ma ancora prima cominciarono a spuntare come funghi
ville e villette sulla litoranea. E per
chi preferiva invece la collina si costruì nella zona di Martina Franca.
All’epoca nessuno si lamentava,
anzi! Le targhe delle macchine superarono rapidamente le 100.000 unità
e le autovetture che si vendevano
erano in numero sempre crescente.
Tutto sembrava andare per il meglio
in quegli anni. Sì, certo, gli scioperi
e i cortei di protesta non mancavano,
soprattutto quando si accentuavano
i dissensi con la direzione, o peggio,
quando accadevano dei gravi infortuni, purtroppo anche con vittime.
Ma in definitiva in quegli anni, tutti
lavoravano: chi per l’Italsider, chi per
i fornitori, chi per le ditte collegate o
per attività connesse e questo era l’essenziale per la città.
Poi arrivarono gli anni ’80 e con essi
la crisi dell’acciaio che portò, dopo
diverse traversie economico-finanziarie, alla liquidazione e alla cessione dello stabilimento alla Finsider.
Nasceva così la Nuova Italsider che,
con sistemi discutibili, liquidò migliaia di lavoratori specializzati, non
ancora cinquantenni, concedendo
loro anni di abbuono per il raggiungimento della pensione. Ma le cose
non migliorarono. Così nel 1995 lo
stabilimento fu messo sul mercato rilevato dal gruppo Riva, prendendo il
nome ILVA. L’operazione di cessione
a privati dello storico complesso provocò polemiche e perplessità, non ancora assopite, tra la nuova dirigenza
industriale, sindacati, amministratori
Locali e politici.
Le associazioni ambientaliste cominciarono a far sentire più forte la
loro voce e le popolazioni residenti a
ridosso dell’insediamento industriale
sostennero la protesta in quanto il territorio e l’ambiente circostante risultarono fortemente inquinati.
Da allora la città cominciò a prendere coscienza del problema inquinamento, che per molto, troppo tempo
era stato fatto passare sotto silenzio.
Le associazioni ambientaliste, sempre attente al problema, provvidero
a effettuare verifiche e ispezioni e
continuarono a tenere alto il livello
di attenzione e di protesta. Successivi
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controlli ufficiali stabilirono che un
vasto territorio circostante lo stabilimento risultava inquinato dalla diossina. Intervenne anche l’ASL verificando lo stato di salute degli animali
delle masserie limitrofe e si dovettero
abbattere centinaia di capi di ovini
perché risultati contaminati. Tutta la
città prese coscienza dei danni che
stava provocando quel colosso siderurgico; con quelle ciminiere che ventiquattr’ore su ventiquattro spargevano fumi nocivi su tutto il territorio, a
seconda della direzione del vento. Poi
quei depositi minerali, separati dal rione Tamburi solo dalle doppie corsie
della superstrada Taranto Grottaglie,
che più grandi di settanta campi di
calcio, restano eternamente scoperti
ed esposti alle intemperie e al vento,
come il Sahara, sollevando nuvole di
polveri nocive, che vanno a depositarsi ovunque, anche a chilometri di
distanza.
Ci sono stati decessi, avvenuti in quel
quartiere, da prima ritenuti sospetti, poi inequivocabilmente derivanti
dall’inquinamento, ma non solo. A
bambini ancora in tenera età sono stati diagnosticati mali incurabili ai polmoni: “Come se a dodici anni avesse
fumato due pacchetti di sigarette al
giorno”, ebbe a commentare un medico che ne tenne in cura uno.
Allora cosa fare? C’è chi auspica una
chiusura totale dello stabilimento.
C’è chi non si limita ad auspicarlo,
ma lo chiede con forza. Ma bisogna
tenere conto che all’interno dell’ILVA
attualmente lavorano ancora 12.500
dipendenti più l’indotto, e così si arriva a circa 15.000 persone e più, che
se venissero messe in mobilità di-
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Fiat Melfi
Non chiamatele assunzioni
Zaino in spalla, alcuni arrivano anche dalla Puglia. Ma questi operai,
contrattualizzati a tempo, hanno firmato con l’agenzia interinale, non con Fiat
di Titty Battista
venterebbero un problema sociale di
estrema gravità.
L’unica cosa sensata che ci resta da
fare credo sia quella di continuare a
battersi, affinché si possa arrivare ad
un compromesso tra lavoro, sicurezza
e ambiente compatibile. A questo, e
bisogna darne atto, ci ha pensato prima di tutti la Magistratura, che scrupolosamente e in silenzio ha svolto le
proprie indagini e poi è intervenuta
laddove, da anni, avrebbero dovuto
intervenire altri. Tale autorevole intervento, non solo ha limitato danni
maggiori, ma ha fatto sì che si smuovessero le coscienze di chi ancora speculava a spese della salute dei cittadini. Non solo i diretti responsabili, che
avranno un bel da fare a dimostrare
la loro estraneità ai fatti contestai, ma
anche coloro che ritenevano che per
sostenere l’occupazione si dovesse
continuare ad inquinare, ora dovranno
ricredersi e fare ammenda.
L’azienda, i politici, gli amministratori
locali, nonché lo Stato, ora sembrano
aver preso coscienza del grave problema che da anni attanaglia Taranto e la
sua provincia. Adesso sembrano tutti
concordi nel cercare soluzioni efficaci per salvaguardare l’occupazione
nel rispetto della sicurezza, non solo
dei lavoratori, ma di tutta la comunità
ionica, provvedendo al risanamento
dell’ambiente e al suo mantenimento.
Allora tutti d’accordo. Tutto risolto.
Tutto sotto controllo.
Nemmeno per sogno: proprio mentre sto scrivendo giunge notizia che i
lavoratori dell’indotto e i sindacati si
stanno riunendo in assemblee, sfilano
in cortei e formano blocchi stradali
sulla statale 106. Operai occupano il
municipio e protestano per il ritardo
dei pagamenti degli stipendi. Titolari
di ditte appaltatrici, che vantano crediti nei confronti dell’Ilva, si stanno riunendo sotto la Prefettura per chiedere
allo Stato sicurezza sul pagamento dei
crediti vantati. I sindacati sono stati
convocati al ministero dello Sviluppo
economico per discutere della vicenda
ILVA nel suo complesso e affrontare
il nodo degli ammortizzatori sociali e
delle forniture.
Forse questo articolo è stato scritto
con troppo entusiasmo. Con troppo
anticipo sulla definitiva risoluzione
dei problemi dell’ILVA. Ma lo lascio
così come è stato scritto, senza cambiare una virgola, perché sia d’auspicio a quanti sono impegnati nello sforzo comune e che si battono per una
Taranto migliore e più serena.
I
n questi giorni la notizia è su
tutti i giornali: “Fiat assume
300 operai”. L’annuncio era
già trapelato poche settimane
fa, esattamente il 12 gennaio: “1.500 assunzioni in Fiat”, si
era detto. Già, perché a quanto dice
l’azienda automobilistica guidata da
Sergio Marchionne, tanti sono gli
operai che serviranno per produrre i nuovi modelli (i due mini suv:
la Jeep Renegade e la 500 XL, da
esportare poi nel Nord America).
Lo scorso 19 gennaio il primo passo, con 300 giovani operai che nello
stabilimento Fiat di Melfi (una volta
Sata e ora Fca: Fiat Chrysler Automobili) hanno varcato l’ingresso C
della fabbrica Lucana. Alcuni, molto
giovani (hanno fra i 19 e i 29 anni),
erano accompagnati dai genitori, un
po’ come se fosse il primo giorno di
scuola. Molti sono arrivati dai diversi paesi della Basilicata, molti anche
dalla Puglia.
Nello stabilimento si respira un clima di festa. Molti dei nuovi assunti
hanno lo zainetto in spalla, quasi tutti sono sorridenti.
Nella loro prima settimana di lavoro
i trecento nuovi assunti hanno seguito un corso di formazione e da
qualche giorno sono passati sulla
linea di produzione.
Un bel quadro, non c’è che dire. Che
è stato ripreso a ruota dalla maggior
parte dei giornali. Peccato che di
vero, in questa immagine, ci sia solo
l’entusiasmo di chi spera di aver
messo fine alla disperata ricerca del
lavoro. Ma non le assunzioni. Da
quando si chiamano “assunzioni”
dei contratti a termine della durata
di 6 mesi? E stipulati con le quattro
agenzie interinali con sede a Melfi
individuate dalla Fca: Gi-Group,
Manpower, Adecco ed Etjca (viale
Aldo Moro), non con Fiat. Ovvero:
lavoratori somministrati. Da quando
chiamiamo assunzioni i lavoratori
che firmano il contratto con l’agenzia interinale? Di cosa stiamo parlando, allora? Di ragazzi diplomati a
cui è stato offerto un contratto di sei
mesi che poi, forse, potrebbe essere
prolungato. “Una volta stabilizzati i
volumi produttivi”, ha spiegato Fiat,
“Alle persone inizialmente inserite
con contratto interinale potrà essere proposto il nuovo contratto a tutele crescenti, attualmente in via di
definitiva approvazione”. Insomma,
dopo questo contratto determinato
di sei mesi forse l’assunzione col
nuovo contratto a tutele crescenti
di Matteo Renzi. Che per ora ancora non esiste, in assenza dei decreti
attuativi.
Questo è il lavoro somministrato,
comunemente conosciuto anche
come interinale. Come funziona? Il
lavoratore viene assunto dall’agenzia interinale. Questa, a sua volta,
“vende” a un’azienda utilizzatrice
il lavoratore, la sua prestazione. Ci
sono due contratti quindi: ma quello
che coinvolge Fiat riguarda l’agenzia interinale, non il lavoratore.
È l’agenzia interinale, tecnicamente, a pagare il lavoratore, non Fiat.
L’agenzia interinale, ad occuparsi
di mandare a casa la persona allo
scadere del contratto a termine. Non
Fiat. Qualcuno dirà: “Ma l’azienda
ha bisogno di vedere se il fatturato
aumenta, se la crisi passa, se la produzione potrà rimanere invariata”.
Oppure: “L’azienda ha bisogno di
vedere che il lavoratore è capace
prima di assumerlo”. Non è esattamente così. Fiat avrebbe potuto
assumere queste persone con un
contratto di apprendistato, che esiste
appositamente per formare e valu-
tare il lavoratore per tre anni, senza
poi avere l’obbligo all’assunzione.
E anche questo contratto beneficia
di forti sgravi fiscali per l’azienda.
Oppure, Fiat avrebbe potuto fare i
contratti a tempo direttamente ai lavoratori, anziché attraverso agenzia
interinale.
Ma ci sono altre cose da valutare alla
luce del clamore che saluta questo
grande avvenimento. Ci sarebbe da
dire che dal febbraio 2011 gli operai
dello stabilimento sono stati in cassa integrazione (e sono circa 5.000).
Ci sarebbe da dire che le aziende
dell’indotto una volta occupavano
2.000 persone, ma sono state duramente colpite. Ci sarebbe da dire
dell’Itca, la lastratura dell’azienda
dove furono trasferiti, fra i tanti, alcuni operai con problemi di salute e
iscritti (o simpatizzanti) Fiom. Poi
l’Itca è stata trasferita come ramo
d’azienda: ora si chiama Pmc e non
fa più parte di Fiat. E con lei i lavoratori lì trasferiti, circa 200.
Ci sarebbe, poi, da ricordare quella vicenda durata anni dei tre operai – Giovanni Barozzino, Antonio
Lamorte, Marco Pignatelli – iscritti
alla Fiom licenziati per “sabotaggio” durante uno sciopero a cui erano presenti tutte le sigle sindacali.
Nel 2013 la sentenza di Cassazione
ha obbligato Fiat a reintegrarli.
Ora un problema come quello dei tre
operai non c’è più. Gli operai li assume – per sei mesi – l’agenzia interinale. E va bene così, è bello vedere
dei giovani che trovano da lavorare.
È un’ottima notizia anche l’aumento
della produzione, così come il ritiro
della cassa integrazione per tutti i
5.000 operai Fiat dello stabilimento.
Va bene tutto. Solo, non chiamatele
“assunzioni”.
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Un ricordo
E tra
Guglielmo Motolese
A voi parlerò di Dio
Fondò la Cittadella della Carità e numerose chiese.
Nel decimo anniversario dalla scomparsa dell’Arcivescovo,
un ricordo della sua vita e delle sue opere
di Oscar Nardelli
N
el decimo anniversario
dalla scomparsa dell’Arcivescovo emerito di Taranto Guglielmo Motolese, avvenuta a Taranto il
5 giugno 2005, vogliamo rivolgere un
pensiero alla sua memoria, per quanto ha fatto per la sua Diocesi, per la
Chiesa e, in particolare, per Taranto.
Mons. Guglielmo Motolese nasce
a Martina Franca il 5 novembre del
1910, in una famiglia di ricchi proprietari terrieri. Figlio di Paolo e Luisa Basile; aveva 7 fratelli.
Il primogenito Alberico, nato nel 1902
e deceduto nel 1991: fu Sindaco di
Martina Franca per 20 anni, deputato
DC dal 1948, fondatore della Associazione Allevatori dei Cavalli Murgesi e
dell’asino di Martina Franca.
Il secondogenito Alfonso, nato 1904
e deceduto nel 1972; si laureò in medicina e aprì uno studio oculistico a
Martina Franca; fu il primo sindaco
della Città, dopo il ventennio fascista,
nonché deputato della Costituente.
Monsignor Guglielmo Motolese
non seguì le orme paterne o dei fratelli
maggiori, ma si consacrò alla vita religiosa. Dopo l’ordinazione sacerdotale e dopo aver conseguito la licenza
in Sacra Teologia, nel 1941 conseguì
la laurea in diritto civile e canonico in utroque iure (in ambo i diritti),
presso il Pontificio Istituto Utriusque
Iuris di Roma, con una tesi sulla riforme Tridentina (concilio di Trento)
e sull’Arcivescovo Lelio Brancaccio
(1537/1599, Arcivescovo di Taranto
dal 1574 al 1599).
Nel 1945 Guglielmo Motolese venne
chiamato dall’Arcivescovo di Taranto
Ferdinando Bernardi, a fare le funzioni di suo vicario generale.
Il 21 giugno 1952 venne nominato da
Papa Pio XII, Vescovo ausiliare di Taranto e il 7 ottobre dello stesso anno
fu consacrato Vescovo dal Cardinale
Adeodato Giovanni Piazza. Fu anche
amministratore apostolico (sede plena) della Diocesi di Castellaneta dal
21 novembre 1956 al 21 novembre
1957 e dell’Arcidiocesi di Taranto
dal 23 settembre 1957 fino alla morte
dell’Arcivescovo Ferdinando Bernardi (1874/1961). L’11 febbraio 1962,
Papa Giovanni XXIII lo nominò Arcivescovo di Taranto.
Fu amministratore apostolico della
sede vacante di Castellaneta, che dal
14 maggio 1974 al 27 settembre 1980,
venne unita in persona episcopi alla
cattedra di Taranto.
L’Arcivescovo Motolese, dal 1973 al
1987, fu anche Presidente della Conferenza episcopale pugliese e vicepresidente della Conferenza episcopale
italiana.
Dal 1976 al 1981 ebbe anche l’incarico di dirigere la Caritas Italiana.
Nel 1987, per limiti di età, presentò le
sue dimissioni e il 21 novembre dello stesso anno lasciò la sua diocesi al
successore, l’Arcivescovo Salvatore
De Giorgi.
Monsignor Alessandro Greco, Vicario Generale dell’Arcidiocesi, lo ha
ricordato mettendo in evidenza come
Mons. Motolese riuscì a portare importanti cambiamenti nella diocesi
“perché il Concilio aveva prima
di tutto cambiato lui”. Il ricordo di
Mons. Greco è passato attraverso la
testimonianza di decenni trascorsi al
suo fianco, nel corso dei quali ha potuto conoscerlo e apprezzarlo. L’Arcivescovo. Motolese, ricorda il Vicario, era una figura austera, distinta,
impenetrabile: come era lo stile dei
Vescovi prima del Concilio. Ma con
lo scorrere del tempo Mons. Motolese
cambiò, forse grazie anche al Concilio Vaticano II (1962/1965), a cui partecipò appena nominato Arcivescovo.
La figura austera e inavvicinabile diventava progressivamente sempre più
paterna, aperta al dialogo, all’ascolto
e alla riflessione. Diventò sempre più
sensibile verso le necessità dei poveri,
dei sofferenti e dei meno abbienti
All’inizio degli anni ’60 a Taranto si
insediò l’Italsider. Così anche la Diocesi si sviluppò in senso demografico.
Ciò comportò una grande attenzione
da parte di Monsignor Motolese verso i nuovi insediamenti e volle che
anche lì si costruissero nuove Chiese
e nascessero, assieme ai nuovi quartieri, nuove parrocchie (8 a fine anni
’50 e 12 negli anni ’60). Innalzate le
Chiese volle che venissero affiancate
da “strutture ricreative per ragazzi,
affinché potessero giocare e crescere
in un ambiente sano e cristiano”. Durante il suo lungo episcopato, a Taranto si costruirono oltre 43 Chiese.
Mons. Motolese si dedicò anche al
mondo missionario, per combattere il flagello della lebbra e per dare
impulso all’attività evangelizzatrice.
Visitò Paesi africani e indiani. Realizzò
gemellaggi con la diocesi di Bururi e con
la diocesi di Vivijavada, in India, Sull’argomento scriveva: “La mia Diocesi sarà
grande quando diventerà missionaria”.
Fortemente voluto, l’11 febbraio 1965,
inaugurò il seminario di Poggio Galeso,
al quartiere Paolo VI;
Nel 1964 fece progettare e costruire
dall’Architetto Giò Ponti la Concattedrale di Taranto. Nel dicembre 1970, finita
l’opera, la consacrandola alla Gran Madre di Dio;
Il 17 ottobre 1988 inaugurò la Cittadella della Carità. Visitata anche da Papa
Giovanni Paolo II, nell’ottobre del 1989,
è una casa di cura e di riposo. Voluta
dallo stesso Mons. Motolese per dare assistenza agli anziani e alle persone non
autosufficienti. Quando lasciò la guida
della Diocesi si dedicò totalmente alla
Cittadella da lui creata, e gli ultimi anni
li trascorse così, sempre vicino ai più bisognosi; sempre attento e disponibile ad
ascoltare chiunque. Cercando di farsi carico dei problemi delle persone che a lui
si rivolgevano.
Monsignor Guglielmo Motolese si spense a Taranto il 5 giugno 2005, all’età di
95 anni. Le sue spoglie riposano nella
Concattedrale di Taranto.
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Compagni di strada
Un aiuto
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Alcune immagini relative all’attività di A.N.P.A.N.A. Puglia
(http://www.anpana.puglia.it/),
i volontari di City Angels, alle prese con le tante emergenze
di una vita “in strada” ( http://www.cityangels.it/ )
Una ciotola piena
anche per loro
Amici a quattro zampe, ci pensa
il Comune di Lecce. Al via un progetto di
raccolta di farmaci e generi alimentari da
destinare agli animali delle famiglie indigenti
di Francesca Garrisi
Q
uando una famiglia viene
risucchiata nella spirale
della crisi economica, a
farne le spese non sono
solo gli umani, ma anche
gli animali che appartengono al nucleo.
Questo significa l’abbandono a un destino di randagi, nella peggiore delle ipotesi, o comunque di gravi sacrifici materiali, se la decisione è condividere anche
la “cattiva sorte” con gli amici a quattro
zampe. Perché quando si vive senza sapere se la sera si mangerà oppure o no,
se c’è solo un cosa che può nutrire: l’affetto di quelli a cui si vuole bene.
Partendo da questa consapevolezza,
l’Assessorato alle Politiche Ambientali
del Comune di Lecce ha firmato un protocollo d’intesa con A.N.P.A.N.A (As-
sociazione Nazionale Protezione Animali Natura e Ambiente) e City Angels.
Il progetto prevede l’avvio di diverse
attività, tra cui la raccolta di generi alimentari e farmaci, direttamente da parte
di alcuni negozi, da destinare agli animali fedeli compagni di vita, e spesso di
strada, di persone indigenti.
L’assessore Andrea Guido ha commentato l’iniziativa sottolineandone
le molteplici, congiunte, finalità e le
potenzialità di ulteriore sviluppo in un
futuro prossimo. «Tra gli obiettivi della
collaborazione non ci sono solo quelli
di poter garantire sostentamento e cure
alle bestiole e di offrire la possibilità alle
famiglie, che altrimenti non potrebbero
permetterselo, di far crescere i propri figli accanto ad un amico a quattro zam-
pe. C’è anche il fine di prevenire eventuali
abbandoni degli animali domestici. Ogni
animale randagio, infatti, ha dei costi
importanti per questa amministrazione.
Ogni cane accalappiato e ospitato dai nostri rifugi convenzionati arriva a costare
oltre mille euro all’anno alle casse del Comune. Evitare gli abbandoni aiutando le
famiglie in difficoltà mi pare una strategia
azzeccata e lungimirante e i cui benefici
ricadranno sotto diversi aspetti nel lungo
termine. Oggi cominciamo con l’ausilio
e il sostegno delle guardie ecozoofile di
A.N.P.A.N.A con il neonato Sportello Comunale per i Diritti degli Animali e con i
ragazzi di City Angels, i volontari leccesi delle emergenze di strada, mi auguro
che domani, così come è avvenuto con la
raccolta alimentare per le famiglie, possa
crescere il numero delle associazioni e dei
volontari coinvolti».
Realtà come A.N.P.A.N.A e City Angels sono naturalmente complementari,
e quindi la loro
collaborazione
non può che essere promettente.
Infatti, mentre la
prima vigila sul
rispetto delle leggi
nazionali e locali
riguardanti la natura in generale e
gli animali nello
specifico, i secondi, costiuiscono
una onlus che si
occupa di solidarietà e sicurezza.
I suoi volontari
offrono sostegno e assistenza non solo alle
categorie sociali più emarginate e fragili,
come tossicodipendenti, senzatetto e alcolisti, ma anche a quanti vengono aggrediti.
Lavorare su un fronte comune consentirà
perciò di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’attività di un organismo come lo
sportello Uda (Ufficio per i Diritti degli
Animali) nato nelle scorse settimane in
collegamento a un apposito numero verde
(800 101 108) operativo cinque giorni su
sette.
Finalmente quindi gli amici a quattro
zampe non vengono più considerati come
“appendici”, o membri di serie B delle
famiglie, ma parte integrante di queste,
con tutto quello che ne consegue. E allora
viene da sorridere, anche se con amarezza, pensando che invece, le coppie di fatto
composte da essere umani, fanno ancora
fatica a vedere riconosciuta la propria dignità d’esistenza.
TORNA A CASA THOR!
Si è perso questo bel micio: il suo nome è Thor, è nero,
castrato e affettuoso. Se nessuno lo ha preso dovrebbe
trovarsi a Martina Franca nei pressi dell’hotel Dell’Erba.
Chi avesse informazioni è pregato di contattare il numero
3348030918. Grazie!
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Tendenze
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JEANS!
I migliori amici di una ragazza
La tendenza moda per la primavera-estate 2015 ha come
protagonista assoluto il denim. Proposto in tutte le salse,
per tutti i mari, per i tutti i luoghi, in tutti modi
e soprattutto in total look come negli anni 80 e 90 (gulp!)
di Serena Mellone
O
rmai da tempo il
jeans&denim è stato sdoganato, da capo indossato
per il tempo libero e per
il duro lavoro, a vero e
proprio capo saldo&sacro del nostro abbigliamento. Sempre più lavorato, pieno
di dettagli, accessori e lavaggi sofisticati,
tanto da renderlo adatto a un ambiente
urbano, tanto adatto al più sofisticato degli eventi. A fare rumore in questi giorni su i social è la foto di Renzo Rosso
(1), patron della Diesel, mentre regala a
Papa Francesco un paio di “Jogg Jeans”
bianchi, ovviamente. Un momento che
segna il passaggio e cambiamento di
costume, che dichiara guerra allo stress
alle costrizioni, una generazione che
vuole essere libera distesa rilassata, in
jeans. Certo ben lontana dalle scarpette
Prada di Papa Benedetto XVI. Rosso
sorprende e fa parlare di sè. In passerella
Gucci osanna il concetto primordiale che
rese celebre il jeans nel 1853 con Levi
Strauss, come indumento da lavoro, in
una linea workwear meno severa con
giacca e pantalone (2). Più “meccanico”
lo stile Ashish (3) con la sua tuta salopette, da lavoratore, ampia e comoda e lisa
al punto giusto. Versione by night degna
di Piero Scamarcio (noi pugliesi possiamo capire!), la giacca e pantalone che
ricorda vagamente un tuta acetata da esibire con mocassino e calzino bianco (4)!
Rigore orientale invece per Anteprima
che propone raw jeans giacca e pantolone drittissimi in super denim (5). Sempre
in total look anni 90 il trend hippie folk
come quelle gilet e pantalone a zampa
di Tommy Hilfiger (6). Adorabile e più
femminile la collezione primavera-estate 2015 di Veronique Branquinho con un
total look denim con camica body smanicata con ruches e maxi gonna con cima
al posto della classica cinta, molto Olivia
concubina di Popeye!(7). Bottega Veneta rende il jeans più delicato, leggero e
romantico: con una linea bon ton e super
femminile (8). Look “Thelma &Luise”
quello proposto da Paul & Jones collezione, con gonna lunga con super abbot-
tonatura lungo lo spacco frontale, brutto
negli anni 90 , bruttissimo per il 2015!
Enigmatico il taglio super classico del
jeans Maison Martin Margiela, “trova la
novità!”.
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Di amore, scarpe e altre (dis)avventure
Furori, errori, orrori
Ovvero cosa ci aspetta nelle prossime
stagioni in fatto di moda. Si riconfermano le
sneaker e il pelo continua a piacere medio e
lungo, ma attenzione: rigorosamente eco
di Marta Coccoluto
D
8
ove eravamo rimasti? Ah, sì… all’atmosfera un po’
conventuale di Pitti
che, se a proposito
di cuccare, mangiare e comprare,
chiede “castità, privazioni e sacrificio”, così come si conviene
alla regola monastica, si trasforma in una esperienza dissoluta,
scostumata e pantagruelica se si
tratta di vestiti, borse e scarpe.
E qui, da brava cronista, vi stilo
qualche nota che vi aiuti anzitempo a non farvi trovare impreparate quando i nuovi trend – ma
anche qualche conferma – busseranno alla vostra porta. Partiamo dalle scarpe. Se avevate confidato nel fatto che l’abbinata
abito elegante / abitino svolazzante / tailleur e scarpe da ginnastica – no, non le finte scarpe
da ginnastica con zeppa lanciate
da Isabel Marant e diventate un
pezzo immancabile, ma
proprio quelle tecniche da
palestra – fosse destinato
a durare una stagione, le
vostre speranze sono mal
riposte. Amiche, quella
volpe bianca di Sir Karl
(Lagerfeld, per Chanel)
ci ha fregate almeno
per due stagioni ancora,
quindi non ci sarà scampo. Dovremmo capitolare. Nell’impossibilità di
girare con la pubblicità
di Chanel appesa al collo a testimonianza che
non eravamo né ubriache né bendate quando
ci siamo vestite o che la
nostra intenzione non è umiliare
nostra cugina presentandoci con
le sneaker e l’abito elegante al
suo matrimonio, dovremmo almeno scendere a patti. Ci aiuta
Pinko (e altri): le suole e la forma
sono da scarpa da palestra, ma
l’aspetto e, fortunate noi, tomaie
e fodere sono in tessuti preziosi
e ricercati: cavallino, lurex, velluto, paillettes, con applicazioni
in cristallo, piume, targhette in
metallo e borchie. Ce la possiamo fare, lo sento. Se no rimane
ripiegare sulle stringate maschili
e sulle derby shoes, ma con una
rigoroso precetto: calzino in vista e shoccante (vedete quelli di
Ballonet Socks). Dai, che magari
finite pure paparazzate da un re-
divivo Claudio Brachino (quello
dei calzini del giudice Mesiano,
per intenderci). Non mancano i
tacchi naturalmente, ma le stagioni a venire sono stranamente
improntate a una certa clemenza, per cui i nostri amati trampoli trovano appoggi compiacenti
su suole morbide e in gomma.
Il pelo medio e lungo – nessun
brazilian mood per la moda –
conferma tutto il suo appeal (se
casomai ce ne fosse bisogno):
avanti tutta con ecofur in colori
soft, patchwork scuri e perfino
righe (da Colmar), per caldi e
morbidi inverni. Su cos’abbiano proposto da Scotch & Soda –
sempre un passo avanti, non per
nulla è un brand olandese – so
dirvi poco purtroppo: l’effetto
dei modelli scelti per consigliarti è stato più o meno l’equivalente di uno scotch liscio. Di quanto
ne può stare in una bottiglia, per
la precisio-
ne. Fantastici gli accessori molto
logo di Richkids: le grandi spille
con perfetti ritratti di personaggi
icona meritano l’investimento.
Confermati i cristalli un po’ dappertutto, in leggera flessione le
borchie, mentre continua l’ascesa di accessori e abiti con lettere,
parole e frasi. Fanno capolino i
pantaloni ampi e… preparatevi
psicologicamente, gonne pantaloni a mezzo polpaccio. Non è
semplice mi rendo conto e notizie del genere non si buttano
così, in chiusura di pezzo. Ma
ormai dovreste saperlo, il diavolo sta nella coda. E non per niente, veste Prada.
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Vestiti, usciamo
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Il segreto del tronista A
Movida
Dopo l’esordio televisivo con “Il Segreto” e il successivo
approdo sul trono di “Uomini e Donne”, spopola in Valle d’Itria
l’attore spagnolo Jonas Berami, ospite d’eccezione
dello scorso weekend al Facola Fun di Martina Franca
di Donatello Cito - Foto di Rebeat Music Lab
ltro weekend da incorniciare per il Facola Fun di Martina
Franca, confermatasi capitale della
movida tarantina e non solo.
Sono giunte nella disco martinese, infatti, persone da ogni
lato della Puglia, affezionati
fruitori uniti a gente incuriosita
dalla location. Un successo preannunciato andato ben oltre le
previsioni. Ancora un miglioramento dal punto di vista del numero delle presenze dopo le fortunate serate di fine 2014 e del
capodanno 2015. Ospite atteso,
specie dal pubblico femminile,
l’attore spagnolo Jonas Berami che -dopo aver interpretato
Juan ne “Il Segreto” e ricoperto
il ruolo di tronista a “Uomini e
Donne”- sta cavalcando l’onda
della popolarità. Un risultato
importante a cui hanno contribuito i ragazzi della Rebeat
Music Lab, promotori in Valle
d’Itria delle serate organizzate al Facola Fun e protagonisti
dell’evento con il confermatissimo Luca Stasi in main room e
i due giovani djs Fabio Ruggieri e Raffaele Vitulano. Notevole il consenso riscosso in pista
latina dai graditissimi ospiti
David Del Campo e Aida Sanchez, altra chicca stagionale del
maestro José Conserva.
FOTORICORDO
Ecco alcuni scatti della serata dello scorso 24 gennaio al Facola Fun
di Martina Franca. Il resto delle foto catturate da Davide Marangia
e Federico Arsuffi potete trovarle su rebeat.it
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14 Extra experience
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MODA
NOVE BELLISSIMI
PER UN TITOLO AMBITO
Sarà Angelo Carone il nuovo testimonial
dell’agenzia di moda Janoct, il quale tra pochi mesi
prenderà il posto di Mattia Lo Cascio,
il vincitore dello scorso anno
I
di Roberta Criscio
l piccolo ma graziosissimo Bar
Otium, situato in via Roma a
Pulsano, è stato la location perfetta in cui si è tenuta la selezione per il nuovo testimonial
nazionale della Janoct, agenzia di
moda di Gianfranco Sasso, l’unica
del meridione ad aver riscosso successo in tutta Italia e ad aver ottenuto
numerosissimi riconoscimenti.
Nove splendidi ragazzi si sono sfidati
a colpi di look, stile e presentazioni
accattivanti per conquistare il titolo
tanto ambito.
A decretare il vincitore – arduo compito ma qualcuno doveva pur farlo –,
una variegata giuria composta, oltre
che dalla sottoscritta, anche dal nostro
direttore Rosa Colucci, dal giornalista Francesco Leggieri, da Elisabetta
Pellegrino, titolare di un centro estetico,
da Giovanna Cavallo, Presidente delle
Pari Opportunità dell’Udc, dal fotografo Paolo Fiusco e, dulcis in fundo, da
Mattia Lo Cascio, l’attuale testimonial
dell’Agenzia.
Dopo una votazione basata su diversi
criteri, tali da fornire ai candidati tutte
le caratteristiche che dovrebbe possedere un modello, tra cui fotogenia, bellezza del volto, caratteristiche fisiche,
oltre a dizione e portamento, sono stati
selezionati i detentori delle nuove fasce
Janoct.
Il terzo posto e il titolo Young Janoct
2015 sono stati vinti dal giovanissimo
Giuseppe Fedele, i cui ricci stravaganti e occhi di un azzurro profondissimo
hanno conquistato la giuria. Secondo
classificato, con la fascia Volto Janoct
2015, è stato invece Christian Formisano, il quale con la sua simpatia e il suo
stile casual e irriverente, ha strappato
più di un sorriso.
L’agognato primo posto se lo è aggiudicato il bellissimo Angelo Carone: fisico
statuario – la sua altezza è piuttosto notevole – e fascino da vendere, sembra il
classico ragazzo della porta accanto.
A consegnargli scettro e corona, portandolo a essere il testimonial Janoct
2015 sarà nei prossimi mesi proprio il
ventunenne Mattia Lo Cascio, il quale
in questo fruttuoso anno ha conquistato il settore della moda, riscuotendo
un notevole successo e aggiudicandosi
traguardi importanti per la sua brillante
e luminosa carriera in tutto il territorio
nazionale.
Merito della sua bellezza dolce e delicata e di quel sorriso che fa innamorare, certamente; ma merito anche della
straordinaria formazione che l’agenzia
di moda Janoct offre ai suoi modelli,
permettendo loro di affrontare il campo
della moda, del cinema e dello spettacolo, con i requisiti necessari per farlo.
Il prossimo maggio, al “cambio della
guardia” conosceremo più approfonditamente il primo classificato Angelo
Carone. Per il momento, non ci resta
che augurare a lui e a tutti gli altri partecipanti un grosso in bocca al lupo, con
la certezza che ognuno di loro possieda
i requisiti giusti per sfondare e per realizzare il proprio sogno.
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Buon compleanno!
Michele Pizzigallo
Una data “storica”
di Rosa Colucci
foto di Benvenuto Messia
G
iorno felice quello che
vede celebrare il genetliaco dell’ottimo
Michele Pizzigallo,
lo storico che più di
ogni altro ha contribuito alla codificazione delle vicende martinesi e
alla creazione di un senso di appartenenza e identità, grazie alla sua
azione culturale ininterrotta.
Nato a Martina Franca il 1° febbraio 1919, si è laureato in Filosofia
presso l’Università degli Studi di
Napoli il 31 luglio 1946; dal 1947
al 1982 è stato docente di Storia e
Filosofia nei Licei. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: La vita pubblica a Martina nell’età liberale,
Dall’album privato di Michele Pizzigallo.
In alto a sinistra, in divisa da ufficiale
durante la Seconda guerra mondiale.
In alto: anni 70, qui il preside conversa
con Guido Le Noci, famoso gallerista
martinese a Milano e i giovani Angelo
Costantini, Benvenuto Messia e
Pinuccio Ancona.A destra: 16 giugno 1977,
Pizzigallo è testimone
alle nozze di Antonietta Chiarelli,
una dei suoi tanti nipoti.
1973; La collegiata di Martina, 1976;
Arte e artieri a Martina, 1988; Alla scoperta di Martina Franca, 1995; Il monumento giubilare delle Tre Puglie, 1999;
Nel segno della martinesità, 2013.
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16 Copertina
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Serena Brancale,
25 anni, nasce il 4 maggio del 1989 in
una famiglia di musicisti e musicanti.
Ascolta sin da piccolissima musica di
tutti i generi come quella sud-americana di Violetta Parra, Noa, Mercedes Sosa, Standard jazz interpretati
da Ella Fitzgerald, Sarah Voughan
e la musica classica.
All’età di 7 anni decide di
approcciarsi al violino. Comincia
un percorso di studio durato 5 anni
seguiti poi dal teatro, dalla danza e
dal canto.A 14 anni l’esperienza nel
mondo del cinema interpretando Annamaria nel film “Mio Cognato” di
Alessandro Piva (con Sergio Rubini e
Luigi Lo Cascio). E’ l’esperienza che
la spinge a studiare nella scuola
di teatro “Tespi” di Bari.
Dopo l’esperienza a 16 anni
con Radio Bari come speaker decide
di iscriversi al Pentagramma dove
studia canto jazz e pianoforte
e da dove esce a 19 anni.
Contemporaneamente al diploma in
Canto Jazz al Conservatorio Piccinni
di Bari (in fase di conclusione)
arrivano le collaborazioni artistiche
con la Azzurra Music nel disco
“Marchio Bossa”.
Incide poi due dischi del progetto
“Camera Soul” nei qual
è la protagonista nella scrittura e
nell’esecuzione degli inediti.
Nel 2011 nasce il “Serena
Branquartet” un gruppo di amici
musicisti di soul e jazz.
La storia di questi giorni racconta la
prossima partecipazione alla 65esima
edizione del Festival di Sanremo 2015
che quest’anno sarà presentata da
Carlo Conti che è anche il Direttore
artistico della manifestazione canora.
Serena Brancale
Il mio Sanremo è jazz
All’Ariston la vedremo raffinata, perché a lei, come a Pino Daniele,
le piace ‘o blues. Ecco la pugliese rivelazione dell’anno,
pronta alla sfida canora con un brano scritto da lei
di Mauro Guitto
S
i chiama “Galleggiare” il brano che l’artista di Valenzano
(in provincia di Bari) presenterà sul palco del Festival di
Sanremo 2015 nella categoria Giovani Proposte che si terrà al Teatro
Ariston di Sanremo da martedì 10 a sabato 14 febbraio. L’abbiamo intervistata in
occasione di un concerto alcuni giorni fa
proprio a Valenzano.
Ciao Serena, cosa ti aspetti da questa tua partecipazione al Festival?
«Mi aspetto di crescere, di condividere
la musica e di conoscere altri cantautori
come me che amano scrivere e mettersi
in gioco».
Nonostante la tua giovane età canti da molti anni ma cosa ti ha dato
la spinta per partecipare al Festival?
«Partecipo al Sanremo per caso. Non immaginavo di poter arrivare fin qui. In realtà avevo scritto un altro brano per Sanremo ma non era stato promosso quindi
per quest’anno non ci avrei più provato.
All’ultimo momento invece mi hanno
chiesto di riprovarci con un altro brano
dei miei. Ho pensato a “Galleggiare”
che è stato poi scelto dalla Commissione
RAI».
La tua musica non è proprio, diciamo così, da Sanremo…
«In effetti anche il brano che canterò
non è sanremese. E’ un po’ ciò che
faccio: a me piace il jazz, scrivere
pop, mi piace coniugare le due cose…
è la linea che cerco di crearmi».
Parlaci del brano che presenti
al Festival e cosa lo ha ispirato.
«“Galleggiare” parla di una storia
d’amore che ho vissuto e mi racconto come se parlassi e scrivessi su un
diario segreto dove mi metto a nudo
parlando delle mie incertezze rispetto
a quest’uomo che amo. E’ un brano
che ha suoni molto eleganti e molto
soft, poco sanremesi, ricordano di più
la sfera jazz che quella pop italiana».
Senti di essere giunta a questa
grande manifestazione canora
al momento giusto?
«Assolutamente sì. Lo dico con certezza perché a 21 anni ho provato con
XFactor e non ero quella che sono ora.
Avevo una testa diversa, avevo meno
brani scritti alle spalle, meno concerti,
meno esperienza. Certo, ne ho 25 non
50. Ho tanta strada da fare… e meno
male».
Magari l’esperienza non positi-
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Saranno otto i concorrenti della categoria Giovani a Sanremo: Serena
Brancale, Giovanni Caccamo, Kaligola, i Kutso, Enrico Nigiotti e Rakele
scelti dalla Commissione Rai più i due
vincitori del concorso “Area Sanremo” Amara (Erika Mineo) e Chanty
(Chantal Saroldi).
Fino a qualche anno fa si diceva
che al Festival si dava poco spazio ai giovani. Oggi com’è la situazione a tuo parere?
«Si è ribaltata completamente. Poi grazie a Carlo Conti quest’anno c’è la bella novità che saremo i primi a cantare.
Saremo infatti noi giovani ad aprire la
seconda serata. Questa è una cosa molto
bella al contrario degli anni passati quando si doveva attendere fino alla mezzanotte prima di ascoltare i giovani».
va a Xfactor ti ha dato una ulteriore spinta per andare avanti con
più decisione per poi presentarti
oggi a 25 anni sul palco dell’Ariston.
«Certo, ma poi la cosa bella è che vado a
Sanremo con un brano mio. Questa cosa
mi inorgoglisce perché sul palco sono io
al 100%. Spesso non è così perché molti
al Festival ci vanno con un brano scritto
da altri».
Cosa speri che venga apprezzato
dall’esigente pubblico dell’Ariston e dai telespettatori?
«La voce una volta che l’ascolti, ti piace
o non ti piace. Più che altro spero venga
apprezzato lo spirito con il quale canto
le mie canzoni. Quello è molto personale ed è importante che il mio nome venga riconosciuto con il brano che canto».
Da quest’anno sarà possibile votare, oltre che con sms e con telefono fisso, anche tramite app/
web. Cosa ne pensi? Lo ritieni un
vantaggio?
«Tantissimo… Io sono la prima a essere
attaccata allo smartphone, al tablet e al
pc. Si fa molto prima a comunicare con
le tante app di messaggistica che con
una telefonata».
Considerarti una “nuova proposta” in Puglia lo troviamo un po’
forzato perché sei già molto popolare qui. Dando un’occhiata sui
social, la tua popolarità sta aumentando giorno dopo giorno in
tutta Italia. Che effetto ti fa?
«E’ bellissimo perché grazie a questa
esperienza sto anche ritrovando amici di
vecchia data che mi scrivono su Facebook e Twitter ma anche tanta gente che
mi scrive da tutta Italia per ringraziarmi
e complimentarsi».
A quale genere musicale ti senti
di appartenere?
«A me piace la musica soul ma questo
genere in Italia è associato a Giorgia.
A me piace molto la musica di Pino
Daniele e come lui intendeva il soul e
il blues che poi rientra comunque nella
musica pop».
La musica italiana ha perso recentemente grandi artisti come Pino
Daniele e Mango. Il tuo pensiero.
«Abbiamo perso due perle meravigliose. Sono legata soprattutto a Pino Daniele perché i primi brani che ho cantato
fin da piccola erano i suoi. E’ stato veramente un colpo al cuore. Un musicista stratosferico e tra l’altro ha fatto dei
concerti qui in Puglia che mi sono persa
e adesso mi mangio le mani perché sono
purtroppo stati gli ultimi. Mango l’ho
sempre apprezzato. Tra l’altro era amico
della mia insegnante di canto Gabriella
Schiavone che mi ha sempre raccontato
di Mango come una bellissima persona
oltre a essere un artista formidabile. Si
diventa grandi artisti anche perché si
tengono i piedi per terra con tanta umiltà
e Mango era uno di questi».
Cosa pensi della musica italiana
in generale?
«Mi piacerebbe sentire un po’ più di
novità, più cantautori giovani in tutta
Italia».
Magari c’è bisogno di Serena
Brancale, che dici?
«(sorride, NdR). Ma sì, diciamolo. Io lo
spero. Con “Galleggiare” mi presento
come una cantante super elegante e jazz
ma io non sono solo quello bensì anche
quello. Mi piace giocare molto con il
ritmo, con la batteria. I miei brani sono
molto ritmici ma a Sanremo arriverà una
faccia di me, quella più raffinata».
Ti ispiri a qualche artista in particolare?
«Mi ispiro ad alcuni cantanti americani.
Pensando a quelli italiani penso all’ultimo disco di Fabi-Silvestri-Gazzè. Tre
cantautori che si sono uniti e hanno
scritto questo disco molto bello e molto
nuovo finalmente a livello ritmico e di
testi, simpatici a autoironici. Si sente e si
vede che si sono uniti perché sono molti
amici e non perché l’etichetta discografica li ha messi insieme».
Il tuo cantante preferito da ascoltatrice di musica ?
«Sono cantati statunitensi, dalla jazzista
Ella Fitzgerald a Stevie Wonder... e poi
grazie ai miei genitori sono passata a De
Crescenzo».
Un cantante con il quale duetteresti?
«Il mio sogno dei sogni: Stevie Wonder».
Lo strumento che ti piace di più
suonare?
«Guarda, io mi accompagno e gioco
con gli strumenti, non suono quasi nulla.
Suono un po’ il pianoforte e la batteria
elettronica. Mi piacerebbe continuare a
suonare il pianoforte per capirne un po’
di più».
Senti di dover ringraziare qualcuno per i risultati fin qui ottenuti?
«Devo ringraziare la mia famiglia, soprattutto mia madre che mi ha messo
inizialmente in mano il violino per approcciarmi alla musica. Ringrazio poi
Mimmo Campanale che è il batterista
del gruppo. Con lui condivido la scrittura, lo studio e la musica che suoniamo
nel quartetto di cui fanno parte lo stesso
Campanale, io, Peppe Fortunato e Paolo
Romano».
Progetti per il futuro?
«Continuare a suonare sempre di più
portando avanti il lavoro del mio disco
che uscirà subito dopo il Festival».
Serena, prima di salutarti, chi vincerà quest’anno il Festival in entrambe le categorie?
«Secondo me vince il trio “Il Volo” e
tra i giovani vince… non farmelo dire!
(sorride, NdR)».
Ti facciamo un enorme in bocca
al lupo e ti portiamo l’incoraggiamento e i saluti dei tuoi fan che
sono già tanti. Tieni alto il nome
della Puglia, siamo certi che lo
farai.
«Grazie mille, a presto!».
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Scuola 19
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Nuove opportunità
Odontotecnici crescono
Adele Quaranta, dirigente del “da Vinci” di Martina Franca, annuncia l’istituzione di
nuovi indirizzi scolastici, rispondenti ai bisogni del territorio e di un’utenza studentesca
alla quale vanno offerti stimoli e occasioni di apprendimento motivanti
C
on delibera numero 26
del 20 gennaio 2015,
nell’ambito del piano
di dimensionamento
della rete delle istituzioni scolastiche e di programmazione dell’offerta formativa per
l’anno scolastico 2015-2016, la
Giunta Regionale ha autorizzato
per l’Istituto d’Istruzione Secondaria Superiore “Leonardo da Vin-
ci” di Martina Franca, che dal primo settembre scorso ha accorpato
l’Istituto Professionale “Alfonso
Motolese” (indirizzi Socio-Sanitario e Commerciale) l’attivazione,
all’interno del settore Servizi Socio Sanitario dell’Articolazione
Odontotecnico e, nell’ambito
dei Servizi Commerciali, dell’articolazione “Promozione Commerciale e Pubblicitaria”.
Si tratta di un traguardo importante e di vasto respiro che premia la
perseverante tenacia della Dirigente Scolastica Adele Quaranta, da
tre anni (dapprima come reggente
e poi dirigente del plesso “Motolese”) impegnata in tale direzione, con l’obiettivo di allargare il
ventaglio dell’offerta formativa,
rispondendo, in una prospettiva
europea, ai bisogni del territorio
e di un’utenza studentesca alla quale
vanno offerti stimoli e occasioni di
apprendimento motivanti.
Dal prossimo anno scolastico l’IISS
“Da Vinci”, quindi, oltre ai due settori
presenti, Economico (indirizzo Amministrazione, Finanza e Marketing
e indirizzo Turistico) e Tecnologico
(indirizzo Trasporti e Logistica, e indirizzo Costruzioni, Ambiente e Territorio), per i quali sono previsti anche
percorsi d’istruzione per gli adulti, si
arricchirà dell’offerta formativa del
settore professionale. Essa si articola
nell’indirizzo Socio Sanitario (corso
base), nel nuovo indirizzo Socio Sanitario–Odontotecnico e nell’indirizzo Servizi Commerciali–Promozione
Commerciale e Pubblicitaria. All’interno di quest’ultimo è previsto anche
un percorso IeFP triennale di qualifica
professionale come Operatore Grafico.
Nel mese di marzo di quest’anno verranno inaugurati i nuovissimi laboratori del settore Odontotecnico.
Grande è la soddisfazione espressa
dalla Dirigente e dai docenti di un Istituto che, allo stato attuale, conta 986
studenti e sta portando avanti progetti
didattici e gemellaggi internazionali,
con aperture geografiche internazionali verso la Russia e la Cina. In ambito Europeo va segnalato il Percorso
sperimentale EsaBac, (secondo
nel territorio) sviluppato nell’indirizzo turistico dal 2011. Si tratta di un
corso bi-nazionale italo-francese di studi secondari, che prevede,
al suo termine, il rilascio simultaneo,
con un solo esame, di un doppio diploma (Esa: Esame di Stato italiano - Bac: baccalauréat francese) valido nei 2 paesi.
È rivolto a chi vuole frequentare un
percorso di eccellenza che pone al
centro degli apprendimenti l’apertura
multiculturale e la dimensione europea e ha predisposizione per la lingua
francese. Prevede la storia studiata in
lingua francese in collaborazione con
una docente madrelingua e la letteratura francese.
Nell’ambito dell’indirizzo Logistica e
Trasporti, l’Istituto sta attivando una
serie di partnership con importanti
aziende del settore dove gli studenti
potranno attuare i percorsi di alternanza scuola-lavoro, ormai considerati cardini fondamentali, nell’Unione
Europea, della formazione tecnicoprofessionale.
Rilevanti sono i contatti presi, tra l’altro, con l’Autorità Portuale di Taranto
e con il Gruppo Marraffa di Martina
Franca. Questa importante realtà imprenditoriale pugliese ha fornito le
attrezzature, in comodato d’uso gratuito, per allestire un laboratorio di
“meccanica e macchine” presso la
sede dell’indirizzo Logistica e Trasporti in via Guglielmi e la cui inaugurazione è prevista per la prossima
domenica 1 febbraio.
Rilevanti sono i contatti presi, tra l’altro, con l’Autorità Portuale di Taranto
e con il Gruppo Marraffa di Martina Franca. Questa importante realtà imprenditoriale
pugliese ha fornito le attrezzature, in comodato d’uso gratuito,
per allestire un laboratorio di “meccanica e macchine”.
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E tra
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Firulì firulà 21
Nelle foto, una serie di fischietti tipici
della tradizione di Rutigliano
e Grottaglie, e il personaggio tipico della
Taranto degli anni ’50 “Marc Poll”.
A ognuno il suo
Fammi un fischio!
Come ogni anno l’inizio del Carnevale coincide a Rutigliano con la tradizionale
festa dedicata al fischietto, una tradizione viva in tutta la regione pugliese.
Non solo semplici giochini per bambini o graziosi souvenir per turisti,
sono oggetti che legano le loro origini ai culti religiosi dell’antichità
di Titty Battista
I
reperti archeologici ritrovati tra
cimeli di civiltà lontane e diverse, come Egitto, Cina, India,
Mesopotamia e America Centrale, avvalorano la supposizione che il fischio abbia rappresentato
un passaggio obbligato dell’evoluzione culturale e che sia un linguaggio
universale in grado di mettere l’uomo
in contatto con la natura, poiché imita
il canto degli uccelli.
In Europa il fischietto sembra sia
arrivato relativamente tardi, probabilmente con i Greci, i quali realizzavano piccoli oggetti in terracotta
che poi sotterravano con le salme dei
bambini. D’aspetto sempre più colorato e complesso, l’uso tradizionale
del fischietto si associò nel tempo
sempre più strettamente a festività e
cerimonie, per approdare successivamente nell’ambito della satira. Un
legame molto radicato in Puglia, dove
è forte la tradizione dei fischietti che
raffigurano personaggi ed elementi di
vita quotidiana in forma ironica. Una
produzione sostenuta dalla ricca presenza nella regione pugliese di cave
di argilla rossa per la produzione di
terracotta e diffusa soprattutto nei comuni di Grottaglie e Rutigliano.
Come ogni anno puntualmente l’inizio del Carnevale coincide a Rutigliano con la tradizionale festa che i
cittadini preparano per il fischietto in
terracotta che vanta circa 2500 anni
di vita.
A Grottaglie, la capitale della ceramica, i bravi artigiani ogni anno
immettono sul mercato nazionale ed
internazionale un elevato quantitativo
di fischietti in terracotta che oggi, più
che mai, sono ricercati un po’ da tutti
per la loro bellezza estetica e perché
quella del fischietto è una storia legata a riti e tradizioni che ci consentono
di sentirci sempre più legati alle nostre terre.
Dunque, come dicevamo, tra Rutigliano e Grottaglie esiste questa comune
passione per il fischetto in terracotta.
A Taranto era usanza, ma rimane ancora oggi, in occasione della festa del
Santo Patrono Cataldo, acquistare ai
bimbi il carabiniere in terracotta con
il fischietto, ma anche Pulcinella con
il coppolone e l’indimenticabile personaggio tipico della Taranto degli
anni ’50 “Marc Poll”.
Ma spostiamoci nuovamente a Rutigliano, città di quasi 20 mila abitanti,
adagiata sui primi colli della Murgia
barese, nota in Italia e nel mondo per
la eccellente produzione di pregiati grappoli d’uva da tavola, e per la
produzione dei fischetti in terracotta,
cotti nelle fornaci e dipinti con colori
vivaci.
Si tratta di tipici manufatti variopinti
che riproducono, spesso in forma caricaturale, uomini e animali. Il fischietto di Rutigliano ha il suo momento
celebrativo più alto durante la festa di
Sant’Antonio Abate che coincide con
l’inizio del Carnevale. E’ antica e singolare tradizione in questo giorno donare il fischietto in una cesta di frutta
alla propria amata perché l’amore sia
duraturo e prospero.
La Fiera del fischietto in terracotta,
unica nel suo genere in Italia, richiama a Rutigliano migliaia di turisti
provenienti anche dall’estero. Sulle
bancarelle, oltre ai fischietti, si possono acquistare anche prodotti enogastronimici ed assistere a spettacoli
itineranti, concerti musicali, dimostrazioni della lavorazione artigianale
dell’argilla, tramandata di padre in figlio e visitare il Museo del Fischietto
in Terracotta che occupa un’ala di Palazzo San Domenico, un ex convento
del XII secolo, ed b espone una colle-
zione di oltre 500 fischietti presenti nelle
annuali edizioni del concorso nazionale.
Dal 1989 vi si svolge anche un Concorso nazionale che mette a confronto i
migliori figuli delle diverse aree di produzione. In particolare, sempre nutrita e
qualitativamente valida la presenza dei
“cucari” veneti.
Il primo fischietto rutiglianese rappresentava un gallo, simbolo di virilità. Per
questo motivo le ragazze da marito, nel
giorno di Sant’Antonio Abate, il 17 gennaio, speravano di ricevere un fischietto
che aveva sempre la forma di un animale, veniva donato con un cesto di frutta,
simbolo di abbondanza ma, soprattutto,
prodotto dalla terra coltivata dall’aspirante sposo. Veniva regalato proprio il
17 gennaio perché Sant’Antonio Abate è
protettore delle ragazze da marito e degli
animali. Ancora oggi questa tradizione
permane.
Durante il Medioevo soltanto a Carnevale era consentito prendere in giro le
autorità. E’ per questo motivo che nelle
varie forme dei fischietti venivano rappresentati amministratori locali, carabinieri e alti prelati.
Vedi che ti fa un fischietto.
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Incontri
E tra
Cinzia Carrisi
è nata a S. Pietro Vernotico (Br),
ma da 11 anni vive a Udine per lavoro:
commercializza prodotti
alimentari pugliesi. Ha lavorato come
Assistente Sociale per diversi anni
presso Comuni e Aziende Sanitarie.
È appassionata da sempre
di discipline orientali e medicina
non convenzionale
e adora tantissimo leggere.
sa proponendo diverse pietanze in
grado di soddisfare ogni tipo di palato.
Sessanta piatti tra primi, secondi e dolci, presentati con l’intento di dare lustro alla cucina italiana e dedicati agli
amanti dell’arte culinaria in tutte le sue
varianze.
Cinzia Carrisi
Verde
mediterraneo
“Mangiare è una necessità. Mangiare intelligentemente è un’arte”,
scriveva de La Rochefoucauld. Nutrirsi in modo intelligente e sano
significa conoscere il valore e la qualità degli alimenti che introduciamo
nel nostro corpo, come ci spiega l’autrice di “Mangiare che piacere!”
di Cosima Borrelli
C
on Cinzia Carrisi, autrice del libro “Mangiare
che piacere!” vediamo
come felicità e benessere
possono essere mete rag-
giungibili educando mente e corpo.
Si tratta di un volume che unisce il
suo amore per la cucina alle regole
della dieta salutare, il tutto racchiuso
in una raccolta di ricette che spazia
dalla dieta mediterranea a quella
vegetariana e vegana. Intento fondamentale del volume è quello di
sottolineare l’importanza di nutrirsi
in maniera sana, adeguata e gusto-
Cos’è l’esperienza della scrittura
per lei e quali difficoltà incontra
uno scrittore oggi?
«Per me scrivere è terapeutico e mi dà
inoltre la possibilità di condividere con
altre persone pensieri, riflessioni ed
esperienze. Oggi è molto difficile farsi
strada quando nessuno ti conosce. Le
case editrici disposte a pubblicare opere di autori emergenti sono pochissime
e quando lo fanno la distribuzione del
libro non è mai capillare su tutto il territorio nazionale».
Parliamo del suo libro “Mangiare, che
piacere!”.
«Ippocrate, padre dell’arte medica occidentale, diceva: “Fai che il cibo sia la
tua medicina e che la medicina sia il tuo
cibo”».
Felicità e benessere possono essere mete raggiungibili educando
mente e corpo. Come nasce la sua
passione per la cucina vegetariana e per la salutare dieta mediterranea?
«Sono vegetariana da 33 anni e negli
anni ho sperimentato modi diversi per
preparare le verdure, gli ortaggi e i cereali creando ricette gustose e salutari. In
seguito è nata l’esigenza di condividere
con tante altre persone le mie ricette facili e veloci. Da qui il libro. Noi siamo
il risultato di ciò che mangiamo e dobbiamo essere consapevoli del cibo che
introduciamo nel nostro corpo, perchè
si trasforma in sangue che nutre ogni
singola cellula del nostro organismo.
La dieta mediterranea rappresenta una
prevenzione primaria e secondaria delle
principali malattie croniche ed è un tipo
E tra
30 gennaio 2015 / n.5
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a una migliore qualità della vita.
La dieta vegetariana è molto simile
alla dieta mediterranea, comporta
solo l’esclusione di alimenti che derivano dall’uccisione di animali marini
e terrestri, ma prevede il consumo
di derivati di origine animale quali il
miele, le uova, il latte ed i formaggi.
Essere vegetariani è spesso una scelta morale.
I vegani mangiano alimenti di origine
esclusivamente vegetale e le fonti di
proteine sono i legumi, il glutine di
frumento o seitan, i cereali integrali e
la frutta secca.
Tale dieta incide profondamente anche su
altre abitudini quotidiane, come l’abbigliamento o i consumi in
genere, e si avvale di
una serie di comportamenti o abitudini utili a
evitare qualsiasi forma
di crudeltà verso gli
uomini, l’ambiente e
gli animali.
Alla base di questa
dieta è quindi presente
un forte rispetto verso
tutte le forme di vita
viventi.
di alimentazione che utilizza non solo
ingredienti semplici, ma anche metodi di cottura semplici quali al vapore,
al forno, limitando le fritture da farsi
preferibilmente in olio d’oliva.
Quando parliamo di dieta mediterranea intendiamo un modello nutrizionale che è rimasto costante nel
tempo e nello spazio, costituito essenzialmente da olio d’oliva, cereali
quali grano, farro, riso, avena, segale,
verdure, frutta fresca e secca e una
moderata quantità di carne, pesce e
formaggi.
Molti di noi non sanno che da pochi
anni la dieta mediterranea è diventata patrimonio immateriale dell’Unesco».
Parlare di dieta mediterranea,
vegetariana o vegana suscita
sempre lunghi dibattiti tra carnivori, vegetariani e vegani.
Quali vantaggi o svantaggi si
Concludendo possiamo affermare
che qualunque dieta si desidera adottare, dobbiamo tener conto che deve
essere equilibrata, prevedendo tutte
le sostanze di cui il nostro organismo
necessita . Madre Natura in questo ci
è di grande aiuto, perchè nel corso
delle stagioni ci offre tutti i nutrienti
necessari per potere vivere bene e in
salute».
Lei ha scritto anche un romanzo, “L’Amore secondo Rebecca”, premiato lo scorso anno al
40° Premio Nazionale Ciociaria
nella sezione Letteratura. Cosa
ha ispirato il tema di
questo bellissimo racconto?
«Il mio romanzo è incentrato sulla protagonista Rebecca e l’amore.
L’amore per me è tutto: è la forza più grande dell’universo. Ma ho
compreso che per amare
gli altri dobbiamo prima
amare noi stessi, volersi bene ma non in modo
egoistico. Rebecca ha
anche il dono della chiaroudienza, la capacità di
sentire il suo angelo guida
e si rende conto che ciascuno di noi attrae nella
propria vita le persone o
gli esseri di luce più affini
e simili a sé. Tutto dipende dalla nostra frequenza
vibratoria».
possono
incontrare scegliendo
un tipo di alimentazione piuttosto
che un altro?La
dieta sempreverde è davvero salutare?
«La dieta Mediterranea è uno stile di vita.
E‘ molto più che un
semplice modo di alimentarsi. Promuove
l’interazione sociale, dal momento che
il pasto in comune è
alla base dei costumi
sociali condivisi da
una data comunità. Si
fonda sul rispetto per
il territorio e la biodiversità. Tale dieta è in
grado di proteggere la
salute, contribuendo
Lieto evento
Lasorsa neo papà
Il vicesindaco di Martina franca,
Pasquale Lasorsa, è diventato papà nei giorni scorsi di
Antonello
A lui, alla moglie Tisbe e al piccolo Antonello
i migliori auguri da Extra Magazine.
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Nuvolette
sua triste storia.
SHOAH
Fumetti della memoria
Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Rossa
scoprirono il campo di concentramento di Auschwitz e liberarono
i pochi supersiti rimasti. Vi segnaliamo cinque diverse storie,
cinque volumi a fumetti dedicati alla Shoah. Un contributo
degli artisti della Nona Arte a non dimenticare
di Pierluigi Rota
Will Eisner
“Il complotto”, Einaudi,
2005, pp.
136, euro 16,00
Nei Protocolli dei
Savi di Sion si racconta di un fantastico piano ebraico per
arrivare con l’astuzia al dominio del
mondo. In realtà I
Protocolli sono un clamoroso falso, un
documento fabbricato dalla polizia zarista per giustificare l’odio contro gli
Ebrei. Un documento tuttora spacciato per verità indiscussa dalla peggiore
propaganda antisemita.
Marco Rizzo
e Lelio
Bonaccorso
“Jan Karski. L’uomo che scoprì
l’Olocausto”, Rizzoli Lizard, 2014,
pp.160,
euro
17,50
Durante la seconda
guerra mondiale Jan Karski fu esponente del principale gruppo polacco
di resistenza al nazismo, incaricato di
far conoscere all’estero la situazione
del suo Paese e la tremenda realtà dei
campi di sterminio.
Vicende di vita quasi incredibili lo
portarono più volte a cadere nelle
mani dei tedeschi, ma riuscì sempre
a scamparla, evadendo persino da un
gulag e dal ghetto ebraico.
Nel 1943 poté finalmente incontrare
il ministro degli esteri britannico e il
presidente americano, e davanti a loro
parlò per circa venti minuti, riferendo
gli orrori di cui era stato testimone.
Non fu creduto, o fu comodo non credergli: la priorità era sconfiggere militarmente la Germania, non fornire
aiuto al popolo ebraico.
Joe Kubert
“Yossel. April 19,
1943”, FreeBooks, 2005, pp. 128,
euro 11,40
Joe Kubert, uno
dei più grandi maestri del fumetto
americano,
con
origini polacche,
affronta il tema
della Shoah nel
2003 attraverso le vicende di Yossel,
giovane deportato dai nazisti insieme a
tutta la sua famiglia nel ghetto di Varsavia. In un racconto crudo l’autore, il
cui vero nome è Yossel, mescola autobiografia e romanzo dipinge sé stesso
tra i protagonisti della storia. Yossel
ha però un dono, quello del disegno e
attraverso i suoi schizzi scopriamo la
Greg Pak e
Carmine
Di Giandomenico
“Magneto:
Testamento”, Panini Comics, 2013, pp. 128,
euro 5,50
La Shoah è trattata
anche nel mondo dei
super-eroi. Lo hanno chiamato in molti
modi, oggi lo chiamano Magneto. Decenni fa era Max, un giovane ebreo che
ha vissuto gli orrori del nazismo, esperienze tragiche che hanno contribuito
a trasformarlo in un temibile nemico
dell’umanità. Uno dei più acclamati capolavori della Marvel degli ultimi anni,
scritto da Greg Pak e illustrato dall’italiano Carmine Di Giandomenico.
Art Spiegelman
“Maus”,
Einaudi,
2000, pp. 292, euro
20,00
La storia di una famiglia ebraica tra gli
anni del dopoguerra e il presente, fra
la Germania nazista e gli Stati Uniti.
Un padre, scampato
all’Olocausto, una madre che non c’è
più da troppo tempo e un figlio che fa
il cartoonist e cerca di trovare un ponte
che lo leghi alla vicenda indicibile del
padre e gli permetta di ristabilire un
rapporto con il genitore anziano. Una
storia familiare sullo sfondo della più
immane tragedia del Novecento. Raccontato nella forma del fumetto dove gli
ebrei sono topi e i nazisti gatti.
diVERSI
S
di Cataldo Basile
SASSI NEL FIUME
Scorre il fiume
dalla sorgente alla foce;
rumoroso e profondo quattro palmi;
scorre da sopra alla montagna
fino ai piedi vicino al letto
largo e pieno di sassi.
Si muovono dal loro posto
e sono grigi e neri
qualcuno bianco;
scorre l’acqua cosi limpida
che è invisibile
e scorre lasciando
i sassi più grossi fermi dove sono
e l’acqua gli gira intorno
lasciando intatte le mie parole.
E tra
L’OROSCOPO
dal 30 gennaio al 6 febbraio 2014
ARIETE
21.03 - 20.04
L’oroscopo di questa settimana vi
incorona come il segno più ben voluto dalle stelle.
TORO
21.04 - 20.05
Iniziate la settimana in preda
all’incertezza poi intorno a mercoledì recupererete un certo
equilibrio. Non prendete decisioni affrettate. Valutate bene un
consiglio sincero.
GEMELLI
21.05 - 21.06
Avrete un fascino irresistibile
soprattutto su persone straniere. Vi aspettano giorni di buon
umore. Spensieratezza è la
parola d’ordine di questa settimana.
CANCRO
22.06 - 22.07
Sembrava iniziare nel verso giusto e invece in questa settimana accumulerete stanchezza e
nel week end avrete solo voglia
si riposare non curanti del rischio di sembrare asociali.
LEONE
23.07 - 23.08
Non è proprio il vostro periodo
migliore. Vi sentite stanchi e
spossati: colpa del Sole in opposizione.
VERGINE
24.08 - 22.09
Siete concentratissimi sul lavoro ma questo non vi proibisce di dare spazio anche agli
impulsi fisici. L’oroscopo vi
suggerisce anche di non trascurare la salute.
BILANCIA
23.09 - 22.10
La Luna contraria vi rende
nervosi. Verso la fine settimana però l’influenza del Sole
trasmette sessualità sotto le
lenzuola e porta a galla una
grande carica erotica.
SCORPIONE
23.10- 22.11
Settimana tesa in famiglia.
L’esasperazione potrebbe
portarvi a ferire con le parole
quindi contate fino a dieci e
non agite di impulso anche se
la diplomazia non è il vostro
forte.
SAGITTARIO
23.11 - 21.12
Il Sole vi ridona entusiasmo
di fare e conoscere. Possibili
gite fuori porta. La Luna porta
tenerezza nella vita di coppia:
un gesto inaspettato potrebbe
anche arrivare da un corteggiatore anonimo.
CAPRICORNO
22.12-20.01
Il pensiero ricorrente di questi giorni è rivolto alle finanze.
Quale dissapore con una persona, forse un parente, che
vive lontano.
AQUARIO
21.01 - 19.02
Fisicamente vi siete ripresi
alla grande e mentalmente
potreste avere l’energia di fare
e muovervi ma forse vi siete
adagiati e lamentarvi ed essere coccolati non vi dispiace.
PESCI
20.02 - 20.03
Questa settimana per una persona cara sarete un punto di
riferimento importante. L’oroscopo vi invita a non sottovalutare la scadenza delle spese
domestiche.
E tra
30 gennaio 2015 / n.5
LE VERITÀ SULLE
DIETE DIMAGRANTI
Tenere sotto controllo il peso è fondamentale per la salute.
Maggiore è il numero dei chili di peso-grasso e maggiore
è il rischio di contrarre malattie e di andare incontro a
morte prematura… ma attenti alle diete!
di Paolo Carrieri *
O
ramai è ampiamente
risaputo: eliminare il
peso in eccesso è un
grande beneficio per
il benessere psicofisico. È infatti stato dimostrato da
tempo che un calo del peso corporeo anche solo di una piccola
percentuale è determinante per
ridurre la pressione sanguigna, abbassare il colesterolo e a prevenire
le malattie cardiovascolari e diverse forme tumorali.
Spesso i messaggi che pubblicizzano diete miracolose o apparecchiature per dimagrire facilmente
e rapidamente, ci fanno intendere
che il peso in eccesso è solo una
questione estetica. E’ importante
invece comprendere che una riduzione del peso e della percentuale
di massa grassa sono fondamentali
per ottenere molteplici benefici.
OGNI ANNO NUOVE DIETE DIMAGRANTI
Purtroppo non tutte sono veramente utili per la salute. Per dimagrire
non esistono soluzioni miracolose
ma ci vogliono tempo e impegno
sotto diversi aspetti. Il problema è
che le diete pubblicizzate dai media o proposte da nutrizionisti e similari, spesso, limitano il consumo
di particolari categorie di nutrienti
ma non educano a mantenere nel
tempo sane abitudini alimentari,
con il risultato che appena si torna a mangiare normalmente, si
riacquistano in poco tempo tutti i
chili perduti e spesso anche con gli
interessi. I programmi dimagranti
sono numerosissimi, alcuni validi,
altri curiosi o addirittura bizzarri, altri potenzialmente dannosi e
qualunque dieta si decida di seguire, esistono dei principi di base per
modificare in modo duraturo le
abitudini alimentari senza creare
carenze nutrizionali.
Prima di intraprendere una qualsiasi dieta dimagrante, soprattutto
se rapida perché decisamente ipocalorica, è bene chiedere consiglio
al proprio medico ed essere seguiti da uno specialista del campo.
Molti ad esempio chiedono ad una
dieta un dimagrimento mirato per
esempio della pancia o dei fianchi.
La risposta non può essere che
no! Solo integrando un programma specifico di esercizio fisico si
potrebbe ottenere un dimagrimen-
to localizzato.
ACCORTEZZE CHE È BENE SEGUIRE
Il girovita è sicuramente il punto
dove viene a concentrarsi il tessuto adiposo, il cosiddetto grasso
bianco, per cui quando ci si mette a dieta, la prima parte a subire
un dimagrimento è sicuramente
questa. Un’alimentazione ricca
di fibre, acqua, cibi integrali, giusti quantitativi di frutta e verdura
aiutano sicuramente a sgonfiare il
girovita e se poi a tutto ciò abbiniamo dell’attività fisica, i risultati
nello snellirsi anche dei fianchi saranno certi.
Il dimagrimento localizzato con
la sola dieta non ha valenza scientifica, in quanto si perde genericamente peso e basta. Purtroppo
con la sola dieta si perde anche
preziosa massa magra. Una dieta
dimagrante prevede anche una riduzione del grasso corporeo che
però non potrà mai essere localizzato. Molte diete che promettono
un dimagrimento localizzato sono
solo pubblicità ingannevole ed è
per questo che per dimagrire bene
è indispensabile una educazione
alimentare.
Per perdere peso in maniera ottimale e con risultati gradevoli non
ci vuole poi molto, basta attenersi
a semplici regole: imparare a cambiare le proprie abitudini alimentari, aumentare l’esercizio fisico, apportare piccole modifiche allo stile
di vita. Per dimagrire, purtroppo
molti seguono per breve tempo
una dieta fortemente ipocalorica e
perdono peso, ma lo riacquistano
non appena ritornano alla routine
consueta. Questo avviene appunto
perché non hanno cambiato contestualmente le abitudini alimentari
e comportamentali (alimentazione
e attività fisica). Nel momento in
cui si decide di cambiare e di modificare l’alimentazione e il grado
di attività fisica, è importante stabilire degli obiettivi realistici che
si possono realizzare e mantenere
nel tempo. Un ritmo di dimagrimento costante dell’1% del peso
corporeo a settimana è un proposito facilmente raggiungibile e privo
di rischi della salute.
CONTROLLO PERMANENTE
SUL PESO? ALIMENTAZIONE
SANA E STILE DI VITA ATTIVO!
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Fitness&Benessere
Cercare di fare più movimento, non
saltare i pasti consumando almeno tre
pasti al giorno con cibi che contengono
tutti i nutrienti calorici e non calorici.
Le diete che impongono di eliminare
uno o due gruppi di nutrienti non educano ad assumere corrette abitudini
alimentari.
È importante per esempio fare una
buona colazione scegliendo cibi ricchi
di fibre, vitamine e minerali e poveri
di grassi saturi, per esempio dei cereali
integrali con latte parzialmente scremato o di soia. Gli studi dimostrano
che chi salta la colazione ha maggiore
tendenza a consumare cibi grassi durante la giornata.
Le diete iperproteiche, iperlipidiche e
iperglucidiche fanno dimagrire solo
perché impongono di ridurre l’assunzione calorica complessiva, ma se si
vuole perdere peso, bisogna assumere
meno calorie, mantendo l’equilibrio
tra grassi, carboidrati, proteine e soprattutto fibre.
Occorre sostituire le carni e i latticini
grassi, i dolciumi e i biscotti, con pollame (specialmente il petto), pesce, legumi, uova (meglio non eccedere con
il tuorlo), formaggi magri e tofu. Sono
ottime fonti di proteine, grassi salutari
e nutrienti. Per dimagrire è necessario valutare con attenzione ciò che si
mangia, saziarsi con cibi nutrienti ma
ipocalorici ed evitare, al contrario, cibi
che apportano “calorie vuote” come
dolciumi, salatini, pane, pizze, pasta,
biscotti e bibite dolci.
Un’alimentazione sana prevede di
consumare adeguate porzioni dei principali gruppi di nutrienti in modo da
garantire equilibrio e che permetta di
perdere peso senza compromettere la
salute.
OGNI GIORNO ALMENO 5 PORZIONI DI VERDURA E FRUTTA
Un abbondante apporto quotidiano di
questi alimenti riduce il rischio di sviluppare diverse patologie. Purtroppo
un numero sempre maggiore di persone tendono a trascurare questi alimenti, tanto preziosi per il benessere. È importante scegliere una gamma, il più
possibile ampia, di ortaggi e di frutta
di varietà e di colori diversi.
In particolare le verdure sono sazianti,
ipocaloriche e ricche di fitonutrienti,
sostanze che offrono numerosi benefici per la salute. Meglio se sono
consumate crude o cotte al vapore,
evitando assolutamente di aggiungere
burro, margarina e formaggi grassi.
Come alternativa, si possono far saltare brevemente in padella con poco olio
d’oliva extravergine. La frutta invece è
la soluzione ideale per gli spuntini tra
un pasto e l’altro e come dessert!
Nel quotidiano è importante scegliere
pane e cereali integrali, più ricche di
fibre e più sazianti rispetto a quelli raffinati, meglio se consumate a colazione, a pranzo e non a cena. Per un pasto
proteico è meglio associarli a legumi
e a verdure. Due, tre porzioni a settimana di latticini magri sono ottimi per
garantire il giusto apporto di calcio che
aiuta a prevenire l’aumento di peso. È
bene inoltre consumare due o tre porzioni al giorno di alimenti proteici poveri di grassi saturi come pesce, uova,
latticini, derivati della soia, legumi e
frutta secca.
Per perdere peso non c’è bisogno di
grossi sacrifici: “si ingrassa mangiando ma si dimagrisce mangiando bene
e aumentando i consumi con l’esercizio fisico specifico”. Ecco questo è il
giusto motto per mantenere sotto controllo il proprio peso e per dimagrire in
qualità senza danneggiare la salute!
* Dottore in Scienze Motorie, Specialista in Chinesiologia
Correttiva e Rieducativa, Educatore Fisico, ISEF, Preparatore Atletico e Sportivo, Personal Trainer, Direttore
Tecnico del MOVING CLUB.
PSYCHE
di Alessandro Montrone*
Stupido è…
Un mio amico non capisce subito quello
che uno dice a lui. Per me impiega del tempo prima di capire qualcosa e rimane fisso
sulle sue idee che sono quasi sempre sbagliate. Sbagliate non perché vediamo le
cose in maniera diversa. Sbagliate perché
capisce male o molto lentamente. Infatti
lo portano a sbagliare anche nei fatti. Non
sono l’unico a dirlo. Non è mica ignorante,
sta pure studiando all’università. Ma può
essere che ha un ritardo mentale? Oppure non è stupido ma fa cose stupide? Ci
tengo a dirle che parlo così non perché gli
voglio male ma perché ho paura che il suo
problema sia proprio questo e voglio aiutarlo.
Francesco
I termini che si sono avvicendati nel corso del
tempo per designare le varie forme di disabilità
intellettiva finiscono sovente con l’essere utilizzati in maniera impropria: l’uso comune, per lo più
faceto e spregiativo, tende a stravolgere i significati originari, tanto che la comunità scientifica
si trova spesso costretta a rinnovare la relativa
nomenclatura, ormai ben consapevole dell’inevitabile deriva semantica a cui queste parole, da
tempo immemore, sono soggette.
Questo stato di cose può generare un effetto confusivo in virtù del quale si tende ad etichettare
come “stupidità” o “ritardo” quel che magari
si dovrebbe chiamare in altra maniera, possibilmente riservando la diagnosi di “disabilità intellettiva “ solo a quelle condizioni personali in
cui risultino davvero inficiate le abilità cognitive
necessarie allo svolgimento della vita quotidiana
(attentive, esecutive, apprenditive, mnestiche, linguistiche, percettivo-motorie, interazionali).
Nel suo caso, ancor prima di un eventuale problema di ricezione/comprensione, sembra innanzitutto sussistere un problema di comunicazione
in senso più lato: di fatto, il suo messaggio – che
presumo non essere eccessivamente complesso
– non giunge al suo amico così come lei intende
(«capisce male»), se non con un certo “ritardo”
(«molto lentamente»); e la ripetizione sistematica
di questo copione, rimasto invariato nonostante
i ripetuti insuccessi, mi fa supporre che sia proprio lei, a prescindere dalle capacità del suo interlocutore, a non aver cercato di optare per uno
stile comunicativo più efficace, preferendo, invece, liquidare la questione (forse più complessa di
quanto non sembri) in termini di presunta superiorità, un po’ come quei cattivi intellettuali che,
per vezzo, tacciano di stupidità tutti quelli che non
colgono il loro prezioso messaggio. Quindi, il suo
audace tentativo di stigmatizzare la questione potrebbe, in via presuntiva, rispondere all’esigenza
di semplificare una realtà ben più complessa, di
compendiarla forzatamente in un’unica parola
che sia per lei tranquillizzante; che non smuova
la sua convinzione di essere detentore di umanità
e razionalità; una parola che possa allontanare
da lei l’idea di limite, quello stesso che (guarda
caso!) suole ravvisare nell’altro.
*Psicologo e Psicoterapeuta
Scrivete a
Alessandro Montrone
e-mail: [email protected]
26
30 gennaio 2015 / n.5
E tra
nuoto
Tennis,
lo Sporting Club
guarda all’estero
Dopo il superlativo 2014, il prestigioso club di via Massafra
comincia la nuova stagione con
l’idea di portare i propri talenti
a misurarsi su palcoscenici internazionali.
Mentre risuona ancora forte
l’eco dei grandi riconoscimenti
ottenuti nel 2014, primo fra tutti
il Premio per il miglior circolo della Puglia, una conferma
dell’assoluto valore degli agonisti del circolo martinese e del
lavoro svolto dal maestro Sforza e dal suo staff tecnico, arriva
dall’ultima edizione del “Lemon Bowl“ di Roma. Ben 15 gli
iscritti in rappresentanza dello
Sporting Club: tra loro Alessia
Terruli, giunta fino ai quarti, e
Roberta Pizzigallo, agli ottavi.
M.M.
Pallacanestro,
Amatori non decolla.
Torna in campo la BSM
As Martina
Una squadra
che si fa amare
Tanto cuore, tanta corsa e un’attenta organizzazione
tattica: al gioco scintillante il Martina preferisce
la concretezza. Giocando così salvarsi non sarà difficile
di Mauro Mari - Foto di Lino Cassano
S
e nel girone d’andata
il Martina ha perso le
prime tre partite ed è
riuscito a chiudere alla
dignitosissima quota di
20 punti, viene facile domandarsi
dove può arrivare a fine campionato se dopo le tre di ritorno ha già
incasellato 6 punti. Sembra un giochino matematico di quelli si fanno
alle elementari. Oppure un volo
pindarico sulle ali dell’entusiasmo.
Di certo il Martina farà meglio del
girone d’andata, dove prima di ingranare, ha dovuto risolvere non
poche problematiche. Mentre ad
inizio luglio le altre erano già in
ritiro, la rosa dell’As Martina era
solo un’idea. Il ritardo accumulato
ha impedito il normale rodaggio di
cui ha bisogno ogni nuova formazione. Quando sembrava trovata la
quadra, ecco che ha dovuto sopperire agli addii di Amodio, Pellecchia
e in ultimo Carretta. A tutto ciò va
inclusa la pressione crescente della
piazza, di fronte ai risultati che non
arrivavano.
Questa squadra ha trovato la propria forza dentro di sé. In molti
hanno superato le difficoltà iniziali e oggi si esprimono al massimo,
migliorandosi domenica dopo domenica. Bleve a Kalombo, oppure
Montalto, Diop e De Giorgi, gli
esempi più lampanti. Emblematico
è vedere Davide Leto scendere in
campo dal primo minuto a Salerno
e giocare con la tranquillità di un titolare. Significa che tutti sentono la
fiducia del tecnico, tutti si sentono
importanti, tutti danno il massimo
per la stessa causa, lottando fino a
non averne più. Vedere Tomi al 90’
ringhiare su ogni pallone è la soddisfazione più grande che un tifoso
possa avere. Merito di tutto ciò, lo
ribadiamo ancora, è della guida di
questi ragazzi, Salvatore Ciullo.
Ora il Martina si trova a 26 punti in
compagnia del Lamezia, con soli
due punti di vantaggio dal terzetto che occupa il quintultimo posto
(Cosenza, Messina e Lupa Roma a
24 punti). Nelle ultime sei partite
è quella che ha fatto più punti (12)
dopo Barletta (14) e Benevento (16).
Sulla carta la salvezza è ancora tutta
da conquistare. Dando un’occhiata
al campo, la sensazione è che questo
Martina potrà togliersi presto dalla
zona calda, se manterrà lo stesso ardore e la stessa organizzazione vista
nelle ultime uscite. Non una squadra scintillante dal punto di vista del
gioco, ma preparatissima sul piano
tattico e atletico, e concreta fino al
totale cinismo. Con Pepe, Bucolo e
l’ultimo arrivato Filip Pivkovski la
squadra si è rafforzata non di poco.
Se alla fine resterà anche Montalto,
in avanti ci sarà da divertirsi. I naviganti sono avvisati. Battere questo
Martina non sarà facile per nessuno.
Altra sconfitta per l’Amatori
Martina. Sconfitta al PalaCampitelli dal Sant’Elia Grottaglie
col punteggio di 68 a 51. Un
risultato severo che costringe
i martinesi a dover rinunciare alla terzo posto in classifica
nell’ultima giornata d’andata.
Privi dell’infortunato Ricci e del
febbricitante Olivieri, si è fatta
sentire sotto canestro l’assenza
di Fumarola e con un Sorrenti
anche lui non ripresosi del tutto
dai malanni influenzali. Terminata la prima parte distagione,
domenica prossima il campionato osserva un turno di riposo.
Sosta effettuata invece nel campionato di promozione maschile. Domenica pomeriggio tornerà a giocare la Basket School
Martina sul parquet dello Young
Massafra, per la prima giornata di ritorno del torneo. Dopo
tre vittorie consecutive per Semeraro e compagni tenteranno
l’aggancio al quinto posto in
classifica.
M. M.
Nuoto,
l’Albatros ospita le
qualificazioni regionali
Domenica prossima le piscine Albatros di Martina Franca
ospiteranno le gare di qualificazione alle finali regionali 2015.
La scelta della FIN Puglia è
ricaduta sull’impianto gestito
dalla scuola martinese per le
sue caratteristiche (ampia tribuna, vasto parcheggio, spazioso
piano vasca…), ritenute ideali
per ospitare un evento che vedrà la partecipazione di circa
170 atleti appartenenti alla fascia d’età 2002 - 2005. L’Asd
Albatros è orgogliosa di poter
ospitare eventi come questo e
parteciparvi con i propri atleti.
M.M.
E tra
30 gennaio 2015 / n.5
Sport
M
Tennis
Alle prime
battute
Pronti per una nuova stagione agonistica
di grande intensità in casa Sporting Club.
Dopo un 2014 ricco di soddisfazioni,
anche il 2015 si presenta in maniera positiva
entre risuona ancora forte l’eco dei
grandi
riconoscimenti ottenuti nel
2014, primo fra tutti
il Premio per il miglior circolo della Puglia consegnato dal Comitato
regionale della Federazione Italiana
Tennis nel corso della Festa regionale dello Sport, evento ospitato nella
sede del circolo (ripreso dalle telecamere dell’emittente satellitare Super
Tennis), per lo Sporting Club è già
tempo di programmare il prossimo
futuro e un nuovo anno che si prevede ancor più carico di impegni di
quello appena trascorso.
Intanto, una conferma, quella
dell’assoluto valore, a tutti i livelli,
degli agonisti del circolo martinese,
ottimamente diretti dal Maestro Angelo Sforza e dal suo staff tecnico.
Agonisti che sono stati protagonisti nell’ultima edizione del “Lemon
Bowl”, prestigioso torneo internazionale di tennis svoltosi a Roma nei
giorni scorsi. Ben 15 gli iscritti in
rappresentanza dello Sporting Club
(a dimostrazione di come il circolo
martinese sia ormai tra le realtà più
affermate nel panorama nazionale
del tennis esercitando ogni anno di
più il ruolo di preziosa fucina di giovani talenti) in una competizione che
ha fatto registrare, per i colori martinesi, risultati di tutto rispetto.
Conferma per Alessia Terruli, riuscita a raggiungere i quarti di finale,
così come assolutamente positive
le prestazioni di Roberta Pizzigallo
(ottavi), di Fabio De Michele, approdato al tabellone principale dopo
aver superato ben quattro turni di
qualificazione e del piccolo Pierluigi
Basile (under 8, foto), giovanissima
promessa del tennis martinese. Ora,
le attenzioni sono rivolte all’importante Torneo Macroarea Sud, in
programma a Foggia a fine febbraio,
così come sono già entrati nel vivo
gli allenamenti per il nuovo campionato di serie C. Ma non solo.
Quest’anno, proprio grazie agli ottimi risultati ottenuti dai giovani tennisti del circolo anche nel corso della
passata stagione, lo Sporting prenderà parte anche a diversi tornei internazionali all’estero, certamente con
ottime prospettive, sempre in un’ottica di costante crescita, tecnico-agonistica, dei propri allievi. La presentazione ufficiale della nuova stagione
è prevista per metà febbraio.
Football americano
Triangolo ovale
Un accordo tra Patriots Bari, Spartans Taranto
e Salento Dragons per superare sia le difficoltà di
organico sia, soprattutto, quelle economiche
N
ovità in Puglia per gli
appassionati di football
americano. Se ne parlava
da giorni ma l’ufficialità
è arrivata pochi giorni
fa dopo un incontro a Bari tra i team
coinvolti nel progetto; per superare le
varie difficoltà, di organico ma soprattutto economiche, Patriots Bari, Spartans Taranto e Salento Dragons hanno
deciso di unire le loro risorse per avviare un rapporto di collaborazione in
vista del prossimo Campionato Italia-
no Football a 9.
Dinanzi alla difficoltà a reperire sponsor e alla conseguente impossibilità di
affrontare un campionato in completa
autonomia la
scelta è stata
presa in totale accordo tra
dirigenti, allenatori e giocatori. Una scelta
ponderata
e
anche sofferta
quella di mettere da parte la sana
competizione agonistica da sempre esistente tra le tre compagini,
ma presa con grande responsabilità per il bene degli atleti che, prima di ogni cosa, si allenano con
costanza per arrivare con la giusta
motivazione a giocare il campionato nazionale.
E quest’anno lo faranno insieme
in un Team Puglia che non risparmierà bel gioco ed emozioni. Il
nome ufficiale sarà Patriots Bari,
unico team regolarmente iscritto
quest’anno al campionato.
Nella stessa
giornata di
domenica 25
ha avuto luogo il primo
allenamento
degli
atleti
provenienti
dai tre team.
27
Gli atleti, circa 65 ragazzi tra baresi, tarantini e leccesi, hanno subito dimostrato grinta e voglia di
lavorare per obiettivi sotto la guida del coaching staff composto
da Roberto Vitale, Carlo Cacucci
e Giuseppe Torcivia per la Offense, Gabriele Di Gennaro, Michele
Fumarola e Andrea Fiusco per la
Defense. Special Team affidato a
Pietro Di Pinto.
Sicuramente un progetto ambizioso, e i presupposti per fare un
buon lavoro sembrano esserci tutti. Diversi gli obiettivi che, oltre al
campionato di quest’anno, vedono
a lungo termine il realizzarsi di
qualcosa di mai tentato finora in
Puglia: aumentare la competitività, creare un gruppo numeroso e
preparato di atleti per fare il salto
di qualità nel campionato di II divisione.
28
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Sport
Basket
Ottimismo che solleva
La Amatori Basket Martina scende dal podio
dopo la sconfitta contro Grottaglie. I martinesi
perdono la terza posizione e nel girone di ritorno
dovranno necessariamente fare più punti
LUIGI DELFINO
SCACCHI IN DIVISA
(Prima parte)
Sul tema di “Piccoli e grandi scacchisti crescono”
incontriamo il trentenne tarantino Maestro, ufficiale
gentiluomo e grande giocatore nel tempo libero.
di Marika Chirulli
A
lto, snello e
simpatico Luigi Delfino, si
discosta molto
dal
modello
del grande scacchista concepito
dall’immaginario
collettivo. Appena trentenne è unuomo a tutto tondo, riesce, infatti,ad essere
marito e padre amorevole
in famiglia, un integerrimo
ufficiale della Marina Militare sul lavoro e, nel tempo
libero, un eccellente giocatore. E’ riuscito a raggiungere una delle vette più alte,
diventando Maestro, con
una performance di 2251
punti. Ragazzo sicuramente
molto dotato, ha abilmente
fuso in perfetta armonia tutti gli aspetti della sua vita,
non tralasciando nulla.
Luigi suscita molta curiositàed ammirazione e per
questo cercheremo di carpire il segreto del suo successo sul “nobile campo di
battaglia”, la scacchiera.
In quale occasione e periodo
della tua vita hai scoperto la
passione per gli scacchi?
Avevo sei anni. A Natale
mio padre mi ha presentato
una scacchiera, insieme alla
tombola, mi ha insegnato le
regole e prima del capodanno già lo battevo !
Chi ti ha sostenuto e in-
A
l PalaCampitelli la Amatori
Basket Martina
avrebbe potuto
ottenere sicuramente un risultato migliore nell’ultima giornata
del girone di andata contro
la Sant’Elia Grottaglie. Il
coraggiato permettendoti
di raggiungere un così importante traguardo?
Molto semplice! Devo tutto
al mio papà che, oltre ad insegnarmi le regole, con grande
pazienza si è prestato a giocare
con me ogni volta lo desiderassi. Ha cercato un Circolo a
Taranto dove potermi allenare,
accompagnandomi tutti i mercoledì e le domeniche a giocare e con grandi sacrifici mi ha
condotto in tantissimi tornei in
giro per l’Italia.
In quale ordine gli scacchi
per te rappresentano uno
sport, una scienza e un’arte?
Niente di tutto questo. Secondo
me gli scacchi sono una passione straordinaria!
Quanto incidono sulle tue
vittorie le eccellenti doti
intuitive e l’esperienza?
Il gioco degli scacchi credo cheNON sia alla portata
dell’uomo. Ritengo che tenda
all’infinito e solo l’intuizione può davvero aiutare,salvo
che non si riesca a visualizzare dieci mosse in avanti. Non
credete a chiunque sostenga di
riuscirci! Ovviamente studio
ed esperienza giocano un ruolo
importante.
Gli scacchi richiedono
anche la capacità di anticipare l’avversario. Sei in
grado di “leggere” psicologicamente i tuoi avversari?
A volte mi riesce e, quando accade ciò, mi dona grande soddisfazione.
Credi che lo stile di gioco
di uno scacchista rispecchi la sua personalità?
Assolutamente si! Se conosci personalmente il tuo
avversario,sai già quale stile
di gioco possieda,anche senza
mai aver visto una sua partita.Personalmente prediligo il
dinamismo anche a costo di
punteggio di 68 – 51 finale
parla di un risultato che non
può fare a meno di risentire
dei troppi errori dei martinesi arrivati a Grottaglie
privi dell’infortunato Ricci
e del febbricitante Olivieri e sotto canestro senza il
peso di Fumarola e con un
Sorrenti anche lui non ripresosi del tutto dai malanni influenzali.
La sconfitta contro Grottaglie è costata ai martinesi la
terza piazza in graduatoria,
ma con la consapevolezza
che con impegno e ritrovando le giuste energie sia
possibile mettere in campo
tutte le potenzialità di questa squadra.
La Amatori Basket Martina, insieme a tutte le squadre del girone, osserverà
un turno di pausa prima
dell’inizio del girone di ritorno.
sacrificare del materiale e
rischiando, di conseguenza.
Chi mi conosce giurerebbe
che sono così anche nella
vita.(Continua)
E tra
E tra
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s’intendono ceduti a titolo gratuito. Scritti e
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29 gennaio 2015
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In copertina
serena brancale
Risultato dell’Es.319
1.De8+ Cxe8 2. Tf8 #
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