piano di immissione fauna selvatica | atc rc 1 2015

Ambito Territoriale di Caccia Reggio Calabria 1
Piano di immissione Fauna Selvatica ATC RC 1
Anno 2015
ATC RC 1 Via Caserma Borrace n° 67 - 89122 Reggio Calabria - Tel 0965/814015 e-mail [email protected]
ATC RC 1 Via Caserma Borrace n° 67 - 89122 Reggio Calabria - Tel 0965/814015 e-mail [email protected]
Ambito Territoriale di Caccia Reggio Calabria 1
Piano di immissione di fauna selvatica nel territorio dell’ATC RC1, anno 2015
Ambito Territoriale di Caccia Reggio Calabria 1
Piano di immissione Fauna Selvatica ATC RC 1
Anno 2015
Responsabile per l’Ambito Territoriale di Caccia RC 1:
Sig. Concetto Laganà
Autore:
Dott. Andrea Gaggioli
Albo Dott. Agronomi e Forestali PT n. 159, e-mail: [email protected]
Foto di copertina di Andrea Gaggioli
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INDICE
1
INTRODUZIONE .................................................................................................... 7
2
INQUADRAMENTO DEL TERRITORIO ................................................................... 9
3
SCELTA DELLE SPECIE DA IMMETTERE .............................................................. 15
4
MODELLI DI VOCAZIONALITÀ ............................................................................ 17
5
6
4.1
I G.I.S. O SISTEMI INFORMATIVI TERRITORIALI ..............................................................18
4.2
CARATTERIZZAZIONE AMBIENTALE DEL TERRITORIO ..........................................................21
4.3
UTILIZZO DEL GIS PER I MODELLI DI VOCAZIONALITÀ FAUNISTICO ........................................31
4.4
MODELLI DI VOCAZIONALITÀ DELLE SPECIE FAUNISTICHE ....................................................34
4.4.1
Modello di vocazionalità per la lepre ...............................................................35
4.4.2
Modello di vocazionalità per il fagiano ............................................................41
PIANO DI IMMISSIONE ...................................................................................... 49
5.1
PIANO DI IMMISSIONE LEPRE ......................................................................................50
5.2
PIANO DI IMMISSIONE FAGIANO ...................................................................................51
BIBLIOGRAFIA ................................................................................................... 55
ALLEGATO 1 – LOCALIZZAZIONE DELLE ZONE DI IMMISSIONE ............................. 57
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INTRODUZIONE
Gli Ambiti Territoriali di Caccia, istituiti in seguito alla Legge n.157/92, hanno la funzione di
gestire il patrimonio faunistico di propria competenza, perseguendo come obbiettivo principale la
riqualificazione ambientale ed il potenziamento delle zoocenosi.
Dall’analisi della situazione del comprensorio dell’ATC RC1, emerge la necessità di
intervenire sulle specie di interesse venatorio, in particolare la piccola fauna stanziale, che
mostrano una evidente contrazione delle popolazioni.
Il ripopolamento è una pratica gestionale che dovrebbe consentire di raggiungere densità
adeguate, rispetto al territorio, delle specie interessate. Parallelamente agli interventi di immissione
dovrebbero essere attuati una serie di azioni volte ad eliminare le cause che hanno portato al
decadimento della popolazione ed a garantirne la riproduzione naturale.
La riuscita di un intervento di ripopolamento dipende da una moltitudine di fattori che
devono essere attentamente valutati. Per questa ragione l’ATC RC1 ha intrapreso un percorso che
porterà nel medio periodo all’attivazione di una serie di azioni complementari, volte ad individuare
le modalità gestionali migliori per favorire la ripresa delle popolazioni interessate.
Tali azioni sono schematicamente riportate di seguito:
 valutazione dei siti di rilascio;
 sperimentazione di diverse metodologie di immissione (selezione dei capi da
immettere, tempi e modalità di rilascio, avvio di microallevamenti, ecc);
 monitoraggio specie immesse e specie opportuniste;
 creazione e gestione di comprensori omogenei (distretti);
 formazione e responsabilizzazione dei soggetti interessati;
 realizzazione strutture di ambientamento;
 istituzione di zone di salvaguardia (ZRV/ZRC);
 valutazione dei risultati.
In questa prima fase si è proceduto, sulla base del lavoro svolto per l’ATC dalla società D.R.E.Am.
Italia (Orlandi L., Nicoloso S., 2011), alla valutazione ed alla verifica della vocazionalità del
territorio per le diverse specie. Si è dunque proceduto alla stesura del Piano di immissione relativo
al primo periodo dell’anno 2015, a cui seguirà un successivo Piano di immissione relativo al periodo
primaverile estivo.
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INQUADRAMENTO DEL TERRITORIO
La Provincia di Reggio Calabria con un estensione di circa 318.000 ettari è suddivisa in 2
Ambiti Territoriali di Caccia (ATC): ATC RC1 e ATC RC2.
Gli ATC sono stati istituiti in seguito alla Legge n.157/92 “Norme per la protezione della
fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”, legge quadro che demanda alle Regioni la
promulgazione delle leggi di sviluppo che per la Calabria è la L.R. n.9/96.
L’ATC RC1, oggetto del presente studio, ha un’estensione di circa 195.500 ettari ed è
delimitato a sud-est dal Mar Ionio, a sud-ovest dallo Stretto di Messina ed a ovest dal Mar Tirreno,
ed include una porzione del Parco Nazionale dell’Aspromonte (Tavola 2.1).
Tavola 2.1. Localizzazione geografica dell’ATC RC 1.
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Il territorio dell’ATC è costituito da 58 comuni e comprende il comune del capoluogo Reggio
Calabria.
L'incredibile varietà di paesaggio e di tipologia di ambiente caratterizzano l'intero territorio
come conseguenza della sua complessità geomorfologica e climatica.
Il carattere geomorfologico dominante è la struttura ad altopiani, denominati “terrazzi”
rappresentati
principalmente
dal
complesso
delle
Serre,
situato
nella
parte
nord,
e
dell’Aspromonte, situato nell’estremo sud. La caratteristica più evidente di tali rilievi montuosi è
che presentano forme arrotondate ed abbastanza livellate nella parte sommitale e fianchi ripidi e
relativamente scoscesi (AA.VV., 2009).
I rilievi montuosi degradano generalmente con quote elevate fino in prossimità del mare, a
volte in assenza di pianure (specialmente lungo la costa tirrenica). Le pianure costiere risultano
quindi poco estese e si sviluppano in corrispondenza della parte terminale dei principali corsi
d’acqua. La “piana” di Gioia Tauro costituisce, per estensione (circa 515 km2) ed importanza, la
prima superficie di pianura costiera.
La ridotta estensione delle aree pianeggianti e la conformazione del territorio lungo e
stretto occupato da rilievi che degradano nel mare, ha impedito la formazione di sistemi fluviali
evoluti. I numerosissimi corsi d’acqua sono quindi per lo più torrenti. Essi hanno un breve corso ed
un bacino poco esteso e la loro pendenza, elevatissima nei tratti montani, si riduce bruscamente a
breve distanza dal mare assumendo la forma altamente suggestiva definita fiumara, con letti ampi
ed occupati da residui detritici provenienti dall’attività di disfacimento operata dalle piogge e dai
deflussi nella parte montana dei bacini.
Il clima è piuttosto eterogeneo in relazione alla vastità del territorio. La piovosità e
freschezza del versante occidentale, a causa delle masse d'aria umida che provengono dal
Mediterraneo e che si rovesciano una volta entrati in contatto con l'aria fredda dei rilievi,
spariscono completamente sui caldi e siccitosi versanti meridionale ed orientale. L'area culminale
ha invece un clima rigido, ricco di precipitazioni anche a carattere nevoso.
Dal punto di vista vegetazionale il territorio dell’ATC è caratterizzato da un basso
coefficiente di boscosità (pari al 36% della superficie totale); il restante territorio è caratterizzato
dalla presenza di frutteti ed oliveti (pari al 26%), seguiti dalle aree con colture (pari al 22%), da
aree aperte (pari al 12%) ed infine dalle aree urbane (pari al 4%) (Tavola 2.2).
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Tavola 2.2 Principali tipologie vegetazionali dell’ATC RC1 (da Corinne) .
Dal punto di vista dei singoli comuni del territorio dell’ATC si può osservare nella Tavola
2.3 il diverso coefficiente di boscosità. Tutti i comuni posti a nord-ovest sono caratterizzati
dall’assenza di copertura boschiva. I comuni che possiedono più superficie boscata
Delianuova, Roghudi, Laganadi, Santo Stefano in Aspromonte e Giffone.
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sono 5:
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Tavola 2.3. Coefficiente di boscosità dell’ATC RC1 suddivisa per comuni.
Considerando le escursioni altimetriche, le differenze morfolologiche e climatiche del
territorio, l’ATC presenta habitat differenziati nei quali si localizzano specifiche flore, che
contribuiscono ad aumentare la biodiversità.
La fascia montana, caratterizzata da un clima temperato si estende al di sopra dei 1.000 m
s.l.m. ed è dominata da boschi puri di faggio (Fagus sylvatica) o misti con abete bianco (Abies alba
ssp. apennina) e da formazioni di pino laricio (Pinus nigra ssp. calabrica).
L’abete bianco è presente nella fascia altitudinale compresa tra i 1300 ed i 1700 m s.l.m., e
si presenta raramente in formazioni pure, più spesso associato a faggio.
La fascia collinare e submontana è dominata da formazioni di latifoglie decidue eliofile. Sul
versante tirrenico si ritrovano leccete, sugherete, querceti caducifoglia, quercia congesta (Quercus
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congesta) e nella fascia submontana sono frequenti i castagneti; nei valloni più ombreggiati e
freschi si localizzano invece boschi misti di acero napoletano (Acer neapolitanum), carpino nero
(Ostrya carpinifolia) e leccio (Quercus ilex).
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SCELTA DELLE SPECIE DA IMMETTERE
In considerazione delle specie ammissibili ad azioni di ripopolamento previste dal Piano
Faunistico Venatorio Provinciale e valutando l’attuale quadro gestionale, si è deciso di procedere
all’immissione di Lepre (Lepus europaeus) e Fagiano (Phasianus colchicus). Viste le notevoli
problematiche relative alla immissione della Starna (Perdix perdix) e della Coturnice (Alectoris
graeca) , già rilevate in diversi contesti gestionali, si è deciso per il momento di non intraprendere
alcuna azione.
Di seguito una breve descrizione delle specie individuate per le azioni di ripopolamento.
Lepre comune – Lepus europaeus (P.)
L’habitat originario della lepre comune è la steppa, ma in seguito alla progressiva messa a
coltura di vasti territori ha trovato una condizione ideale nelle zone coltivate per la presenza di
disponibilità alimentari in ogni periodo dell’anno. Preferisce quindi gli habitat caratterizzati da
buona diversità ambientale con colture in rotazione, boschetti, terreno ben drenato e fertile. E’
proprio in questi ambienti che si stimano le maggiori densità della specie. In conseguenza della
sua ampia valenza ecologica la lepre frequenta comunque una grande varietà di ambienti:
brughiere, zone dunose, terreni golenali, boschi (principalmente di latifoglie e ricchi di sottobosco);
evita le fitte boscaglie e le foreste troppo estese, i terreni freddi ed umidi dove al mattino la
rugiada si mantiene a lungo.
Il ripopolamento di lepri è stata una pratica molto utilizzata nella provincia di Reggio
Calabria, come del resto in molte altre realtà italiane; dai pochi dati disponibili si rileva che non ha
avuto un grande risultato nella ricostituzione delle popolazioni naturali.
La densità primaverile della lepre, in un ambiente correttamente gestito, dovrebbe tendere
a rispettare i seguenti valori:
‐ aree idonee a bassa vocazionalità: 5‐10 capi/100ha
‐ aree idonee a media vocazionalità: 11‐25 capi/100 ha
‐ aree idonee ad alta vocazionalità: 26‐40 capi/100 ha
Fagiano comune – Phasianus colchicus (L.)
Il fagiano è una specie dotata di una notevole plasticità ecologica in virtù della quale è in
grado di adattarsi a svariate condizioni di habitat. Diversi comprensori del territorio italiano, dal
livello del mare sino ad altitudini intorno a 1500 m. si prestano ad ospitare popolazioni di questo
Galliforme. La specie trova condizioni ottimali nelle zone pianeggianti e collinari, coltivate anche
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intensivamente purchè dotate di una variabilità ambientale tale da assicurare il soddisfacimento
delle principali esigenze biologiche (siti di riproduzione, nutrimento e nidificazione, disponibilità di
acqua). Anche i rilievi pedecollinari dove le colture cerealicole si alternano a foraggere, boschi
cedui di limitate estensioni con presenza di incolti e calanchi possono ospitare popolazioni di buona
consistenza. Biadi e Mayot (1990) affermano che per garantire il soddisfacimento delle esigenze
trofiche il fagiano necessita delle presenza di almeno il 15‐ 20% di superficie investita a colture
agrarie. Onde spezzare l’uniformità che spesso contraddistingue il moderno paesaggio rurale
(estese monocolture) ed agevolare la creazione di siti di ricovero e di nidificazione può altresì
rivelarsi utile la conservazione o il ripristino di terreni incolti nella misura di almeno il 10‐ 20% della
superficie totale. Soprattutto negli ambienti mediterranei, caratterizzati da estati calde e secche,
risulta indispensabile un’adeguata dotazione di risorse idriche.
Il fagiano è una specie parautoctona per l’Italia, la cui presenza attuale in provincia di
Reggio Calabria è dovuta a soggetti provenienti da allevamenti, immessi per fini venatori.
L’interesse conservazionistico della specie è dunque basso e giustificato quasi esclusivamente
dall’interesse del settore venatorio.
La densità primaverile del fagiano, in un ambiente correttamente gestito, dovrebbe tendere
a rispettare i seguenti valori:
‐ aree idonee a bassa vocazionalità: 5‐25 capi/100ha
‐ aree idonee a media vocazionalità: 25‐60 capi/100 ha
‐ aree idonee ad alta vocazionalità: 60‐100 capi/100 ha
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MODELLI DI VOCAZIONALITÀ
La conoscenza delle componenti biotiche e abiotiche costituisce la base per lo studio di un
determinato territorio nel suo assetto complessivo, nelle sue trasformazioni dinamiche e nel suo
utilizzo (Lazzarin G. in De Franceschi et al., 1993). Ne deriva che gli studi di vocazionalità
faunistica sono altamente auspicabili nell’ambito della pianificazione di un territorio in quanto,
attraverso l’analisi di tutte le componenti ambientali, offrono uno strumento gestionale capace di
integrare le esigenze biologiche delle popolazioni animali con quelle dettate dalle attività
antropiche.
A partire dagli anni ’70, l’utilizzo dei computer per l’analisi spaziale e la cartografia digitale
hanno trovato applicazioni in diverse discipline, dalla topografia alla cartografia tematica e
catastale, dalle scienze naturali agli utilizzi nel campo militare. L’insieme di informazioni ottenute
ha portato allo sviluppo dei Sistemi Informativi Territoriali (in inglese G.I.S. - “Geographic
Information Systems”), che possono essere definiti come una raccolta di strumenti Hardware e
Software integrati che permettono l’applicazione di metodologie e procedure finalizzate
all’archiviazione ed elaborazione di dati georeferenziati (Aronoff, 1989).
Le informazioni gestite da un G.I.S. sono caratterizzate dall’avere provenienze e formati
diversi: tuttavia sono facilmente integrate e rappresentate dal sistema informativo mediante
l’utilizzo di mappe digitali, costituite da punti, linee e aree posizionate con riferimento ad un
comune sistema di coordinate. La mappa diventa quindi una rappresentazione della realtà,
aggiornabile e correggibile, e non solo un mezzo per archiviare e codificare i dati. Di seguito, al
fine di garantire una più facile comprensione dei contenuti, si riporta una sintetica descrizione
dell’approccio metodologico utilizzato per l’elaborazione del modello di vocazionalità.
Dal punto di vista metodologico, i Modelli di Vocazionalità Faunistica (“HSI – Habitat
Suitability Indexes”) sono utilizzati per mettere in relazione la nicchia ecologica di una determinata
specie con le caratteristiche ambientali di un’area. Essi forniscono la procedura per classificare un
territorio in base alle variabili ambientali che lo caratterizzano, e che lo rendono adatto
all’insediamento e allo sviluppo di una specie. Le conoscenze sulle esigenze ambientali di una
specie vengono così tradotte in misure quantitative standardizzate di qualità (vocazionalità
faunistica) del territorio.
La scelta delle variabili ambientali deve tener conto degli obbiettivi prefissati e del tipo di
vocazionalità che vogliamo ottenere; possiamo infatti distinguere una vocazionalità biologica da
una vocazionalità agro-forestale, cioè la capacità di un ambiente di ospitare una o più specie
mantenendo, entro livelli accettabili, l’impatto della fauna sulle attività antropiche.
Spesso però la vocazionalità biologica del territorio non coincide con quella agro-forestale,
nella quale si tiene in dovuta considerazione la realtà socio-economica del territorio che potrebbe
non godere affatto di una rinnovata presenza di fauna.
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E’ facilmente comprensibile che gli studi di vocazionalità faunistica sono auspicabili
nell’ambito della pianificazione faunistico-venatoria del territorio in quanto offrono uno strumento
gestionale capace di integrare le esigenze biologiche delle popolazioni animali con quelle dettate
dalle attività antropiche.
L’utilizzo di un Sistema Informativo Territoriale è una scelta strategica in quanto consente
di integrare tutte le informazioni disponibili, e di essere sistema “aperto” aggiornabile e compatibile
con le banche dati provinciali e nazionali.
4.1 I G.I.S. o Sistemi Informativi Territoriali
realtà
vettoriale
Un G.I.S. è composto da (Figura 3.1):

base cartografica di tipo “raster”;

mappe vettoriali;

banche dati alfa-numeriche.
e
raster
Figura 4.1. Rappresentazione dello spazio mediante un G.I.S.
Base cartografica “raster”
Le basi cartografiche “raster” hanno costituito il primo passo nella rappresentazione delle
immagini, dove ogni punto dello spazio è rappresentato da un’unità elementare definita “pixel”; le
dimensioni dei pixel determinano chiaramente il livello di dettaglio con cui viene rappresentata la
realtà. Lo spazio interessato dallo studio viene quindi suddiviso in celle (pixel) di dimensioni
uniformi, caratterizzate da un numero che individua la posizione dell’oggetto nella griglia (rigacolonna). L’immagine raster più semplice è quella che ci permette, attraverso la diversa
colorazione dei pixel, di rappresentare una cartografia acquisita mediante uno scanner. Se ai pixel
viene associata solo l’informazione bianco o nero, abbiamo una rappresentazione semplificata della
realtà, mentre se si ricorre al colore è possibile realizzare rappresentazioni cartografiche molto
simili al supporto cartaceo. Uno dei vantaggi di una cartografia di tipo raster è quello di poter
variare la scala di visualizzazione indipendentemente dalla scala da cui è stato originato il raster;
chiaramente il livello di dettaglio rimane quello dell’origine, anche se via software è comunque
possibile ridefinire le dimensioni delle singole celle. In realtà un’immagine raster può essere
utilizzata non solo per la rappresentazione a video di un supporto cartaceo, ma, attraverso
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l’attribuzione di un valore alle singole celle, è inoltre possibile ottenere delle rappresentazioni
virtuali di un certo parametro associato al territorio. Ad esempio è possibile, a partire da una base
di dati, ottenere una base raster in cui ogni pixel rappresenta il livello di inquinamento di un certo
territorio, o la temperatura dell’acqua in una laguna o quant’altro si desideri rappresentare.
Oltre alla semplice visualizzazione, attraverso i G.I.S. è possibile “georeferenziare” le
cartografie, cioè attribuire ad ogni singolo pixel che costituisce il raster le coordinate geografiche
che quel punto ha nella realtà. Chiaramente in questo modo è possibile conoscere indirettamente
quanta porzione del territorio ha una certa caratteristica, calcolare distanze, ecc…. A partire dai
punti quotati di un determinato territorio, è possibile ottenere un raster fondamentale per la
rappresentazione della realtà: il modello digitale del terreno (DEM, Digital Elevation Model), in cui
ad ogni pixel viene associata l’informazione quota. Attraverso le funzioni di calcolo e gli algoritmi di
interpolazione, è possibile ottenere delle discrete rappresentazioni delle quote a partire da un
campione di punti quotati non completo; naturalmente maggiore sarà la densità dei punti quotati e
migliore sarà la rappresentazione della realtà. Da questa breve descrizione, risulta evidente che è
possibile realizzare un elevato numero di raster per la rappresentazione di una determinata realtà
territoriale, ed ognuno di essi ha associata ad ogni pixel una diversa variabile. A titolo di esempio si
fornisce un breve elenco, certamente non esaustivo, dei raster che si possono creare per la
rappresentazione territoriale di un’area:

raster delle quote;

raster delle pendenze;

raster delle esposizioni;

raster dei livelli di inquinamento;

raster delle temperature medie;

raster del livello di disturbo antropico;

ecc…
Se, come sopra specificato, ad ogni cella viene associata una sola informazione riferita alla
variabile che si intende analizzare con quel determinato “strato”, l’insieme delle informazioni su
un’area, ad esempio quote, pendenze, esposizioni, categorie di uso del suolo, vengono associate
singolarmente ad uno “strato” chiamato layer. Le potenzialità maggiori offerte dai G.I.S., è che
ciascuno “strato” può essere sovrapposto ad un altro ed è possibile applicare algoritmi di calcolo
tra i vari livelli. Proprio su questa capacità si basa l’analisi delle variabili ambientali finalizzate allo
studio delle vocazionalità realizzato nel presente lavoro.
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Mappe vettoriali
In questo caso, a differenza di quanto avviene con i raster, la realtà viene rappresentata
attraverso punti, linee e poligoni che rappresentano la posizione o il perimetro degli “oggetti”
(localizzazione di edifici, strade, aree ad uso diverso, ecc…) come se fossero disegnati su fogli di
plastica trasparente (layer). Le coordinate degli oggetti sono riferite ad un sistema di riferimento in
modo da posizionare l’oggetto nello spazio (georeferenziazione). Una delle differenze sostanziali di
un oggetto vettoriale rispetto al singolo pixel che costituisce un raster, è che nel primo caso
all’oggetto possono essere attribuite più informazioni, mentre nel secondo caso l’attributo è unico.
In questo modo alla banca dati cartografica vettoriale, può essere associata una banca dati
numerica con informazioni complesse per ogni oggetto. Se ad esempio si rappresenta la
vegetazione di un’area con una mappa vettoriale, ad ogni porzione di territorio può essere
associata non solo la tipologia, ma anche il livello di evoluzione, il tipo di sottobosco e quant’altro
ritenuto utile per le elaborazioni. Questa possibilità permette la tematizzazione degli oggetti stessi
secondo uno o più parametri o l’esecuzione di algoritmi di calcolo complessi. Le carte di tipo raster,
spesso derivano da una carta di tipo vettoriale, ma in questo caso possono portare una sola delle
informazioni contenute nel data base vettoriale.
I G.I.S. utilizzati per la realizzazione del presente lavoro sono MapInfo 8.5 (MapInfo
Corporation), ArcView 3.2 ed ArcGis 9.0 (ESRI); associati ad essi sono stati utilizzati alcuni
applicativi specifici per l’elaborazione dei raster (Spatial Analist per ArcView e Vertical Mapper per
Mapinfo), oltre a software specifici per l’elaborazione di dati riferiti all’uso dello spazio da parte
della fauna (Animal Movement 2.04 beta). Per l’integrazione dei dati raccolti sul campo mediante il
GPS, è stato utilizzato il software Oziexplorer.
Questo approccio ha permesso di utilizzare di volta in volta le funzioni più ottimali che i
software mettevano a disposizione in funzione delle elaborazioni che era necessario adottare dal
punto di vista cartografico.
Tutti i software citati sono, in termini di interscambiabilità delle tavole, compatibili tra di
loro e con i più diffusi G.I.S. in commercio, oltre a garantire la possibilità di importare i dati
contenuti nelle banche dati realizzate con i software più comuni (Excel, Access, Lotus 123…) o nel
formato ascii. Per l’esportazione delle banche dati create, MapInfo utilizza il formato Data Base File
(dbf) che può essere letto da tutti i database o fogli elettronici a più ampia diffusione commerciale.
Per quanto riguarda la parte cartografica, è possibile importare/esportare attraverso il formato
.dxf, il .dwg (formato nativo di AutoCad), l’e00 e naturalmente in .mif (MapInfo file) oltre che i
formati nativi di ArcView (shape file). L’applicativo specifico Vertical Mapper 3.0 (NorthWood
Geoscience), il più sfruttato per la costruzione del modello, offre la possibilità di creare cartografie
in formato raster a partire dai layer vettoriali di MapInfo e, viceversa, per vettorializzare carte di
tipo raster. La capacità dell’applicativo di gestire algoritmi di calcolo tra carte di tipo raster ottenute
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dalle carte vettoriali di MapInfo, aumenta notevolmente le funzionalità del programma di base
permettendo elaborazioni complesse come sovrapposizioni ed estrazioni fra layers diversi.
Banche dati
I dati relativi alle carte precedentemente descritte vengono archiviati ed elaborati in banche
dati che offrono la possibilità di mettere in relazione le informazioni numeriche con gli oggetti
cartografici. Un sistema G.I.S. consente, non solo di creare dei data base al suo interno, ma anche
di importare informazioni preventivamente acquisite in altri formati.
Vantaggi derivanti dall’uso di un G.I.S. (Sistema Informativo Territoriale)
Un Sistema Informativo Territoriale è concepito, dunque, come una struttura complessa
che permette di:

creare basi cartografiche georeferenziate facilmente gestibili;

modificare le carte al variare della situazione sul territorio;

produrre carte tematiche di qualsiasi tipo;

sovrapporre carte tematiche diverse per interpolarne i dati ed ottenere combinazioni
di risultati.
4.2 Caratterizzazione ambientale del territorio
Componente essenziale del presente lavoro è quella di analizzare i fattori ambientali del
territorio dell’ATC RC1 attraverso la creazione di una base cartografica di riferimento su sistema
G.I.S., necessaria per la definizione delle vocazionalità faunistiche, infatti la capacità di un territorio
di ospitare una o più specie di animali selvatici, come la possibilità di applicare un monitoraggio di
popolazione o un modello gestionale, dipendono dalle componenti ambientali che lo caratterizzano.
In un territorio esteso come quello dell’ATC esistono aree più vocate rispetto ad altre e che
possono assumere un’importanza rilevante ai fini gestionali; basti pensare all'importanza della
scelta di un area campione di censimento in una stima di consistenza di popolazione, o ancora
dell'adozione di approcci gestionali diversi in funzione delle problematiche che in alcune aree è
potenzialmente in grado di creare una certa specie. La caratterizzazione ambientale del territorio è
pertanto finalizzata in primis alla conoscenza delle sue potenzialità ad ospitare una determinata
specie (vocazionalità biologica), ed allo stesso tempo è indispensabile per la pianificazione di
qualsiasi rilievo di campagna realizzato a scopi conoscitivi su una popolazione e per la definizione
di criteri gestionali.
L’obbiettivo quindi è quello di creare delle prime carte di riferimento per lo studio di
vocazionalità, che tengano conto non solo dei parametri biologici, ma in particolare anche delle
relazioni esistenti tra la fauna e le attività antropiche. Sono state costruite una serie di carte
tematiche vettoriali di seguito elencate e descritte:
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
carta di uso del suolo;

carta delle quote;

carte delle esposizioni;

carta delle pendenze;

carta dei centri abitati;

carta delle aree urbanizzate;

carta delle aree agricole;

carta dei bacini idrici.
Carta dell’uso del suolo
La carta dell’uso del suolo utilizzata è stata fornita dall’ATC RC 1 ed è aggiornata all’anno
2000. Le diverse tipologie ambientali riportate sono codificate secondo le categorie del Sistema
Corine, aumentando il livello di dettaglio in funzione delle categorie specifiche trovate sul territorio
(Tabella 3.1 e Tavola 3.1). Nello studio della vocazionalità l’uso del suolo ha un valore
determinante in quanto influenza la capacità di un ambiente ad ospitare una specie animale. Ne
consegue che maggiore è il dettaglio con cui sono rappresentati i diversi ambienti di un territorio, e
più realistica sarà la carta di vocazionalità.
Codice
Descrizione
124
Aeroporti
324
Aree a vegetazione boschiva ed arbustiva in evoluzione
333
Aree con vegetazione rada
131
Aree estrattive
121
Aree industriali, commerciali e dei servizi pubblici e privati
123
Aree portuali
243
Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali importanti
3114 Boschi a prevalenza di castagno
3115 Boschi a prevalenza di faggio
3111 Boschi a prevalenza di leccio e/o sughera
3121 Boschi a prevalenza di pini mediterranei (pino domestico, pino marittimo) e cipressete
3122 Boschi a prevalenza di pini montani e oromediterranei (pino nero e laricio, pino silvestre)
3112 Boschi a prevalenza di querce caducifoglie (cerro e/o roverella e/o farnetto e/o rovere e/o farnia)
31314 Boschi misti di conifere e latifoglie a prevalenza di castagno
31315 Boschi misti di conifere e latifoglie a prevalenza di faggio
31311 Boschi misti di conifere e latifoglie a prevalenza di leccio e/o sughera
31321 Boschi misti di conifere e latifoglie a prevalenza di pini mediterranei
31322 Boschi misti di conifere e latifoglie a prevalenza di pini montani e oromediterranei
31312 Boschi misti di conifere e latifoglie a prevalenza di querce caducifoglie
322
Brughiere e cespuglieti
133
Cantieri
2112 Colture estensive
2111 Colture intensive
241
Colture temporanee associate a colture permanenti
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Codice
222
Descrizione
Frutteti e frutti minori
3131 Macchia alta
3132 Macchia bassa e garighe
523
Mari e oceani
223
Oliveti
3211 Praterie continue
3212 Praterie discontinue
231
Prati stabili (foraggere permanenti)
122
Reti stradali, ferroviarie e infrastrutture tecniche
332
Rocce nude, falesie, rupi, affioramenti
242
Sistemi colturali e particellari complessi
331
Spiagge, dune e sabbie
111
Zone residenziali a tessuto continuo
112
Zone residenziali a tessuto discontinuo e rado
Tabella 4.1. Elenco dettagliato delle tipologie di uso del suolo dell’ATC RC1.
Tavola 4.1. Carta dell'uso del suolo semplificata. Le categorie riportate sono derivate dall’unione delle singole tipologie
di uso del suolo presenti nella cartografia originale.
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Carta delle quote
Dal DTM della Regione è stata ricavata una carta delle quote (Tavola 3.2) ripartita in fasce
altimetriche di 100 m (Tabella 3.1); il territorio dell’ATC RC1 è situato per oltre la metà (58,0%)
alle quote inferiori a 500 metri s.l.m, per un 28,1% tra 500 e 1.000 metri s.l.m, per il 11,7% tra
1.000 e 1.500 metri s.l.m e per il 2,2% sopra i 1.500 metri s.l.m.
Intervallo quota (m s.l.m)
Superficie (%)
0-100
100-200
200-300
300-400
400-500
500-600
600-700
700-800
800-900
900-1.000
1.000-1.100
1.100-1.200
1.200-1.300
1.300-1.400
1.400-1.500
1.500-1.600
1.600-1.700
1.700-1.800
1.800-1.900
Totale
17,7
13,9
10,4
8,7
7,3
7,4
6,1
5,2
4,6
4,8
4,0
3,0
2,0
1,6
1,1
1,0
0,7
0,4
0,1
100,0
Tabella 4.2. Suddivisione della superficie provinciale in fasce di quota di 100 metri.
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Tavola 4.2. Carta delle quote per fasce altimetriche di 100 metri.
Carta delle esposizioni
A partire dal DTM è stata ricavata anche la carta delle esposizioni dell’ATC RC1 (Tavola
3.3). Come mostrato dalla Tabella 3.3 la superficie dell’ATC esposta a sud è pari al 50,4% (19,9 e
30,5 % rispettivamente a sud-est e sud-ovest), mentre il restante 49,6% ha esposizione nel
versante settentrionale (15,5 e 34,1% rispettivamente a nord-est e nord-ovest).
Esposizione
0 – 90°
90 – 180°
180 – 270°
270 – 360°
Nord-Est
Sud-Est
Sud-Ovest
Nord-Ovest
Totale
Superficie
(%)
15,5
19,9
30,5
34,1
100,0
Tabella 4.3. Suddivisione della superficie dell’ATC in classi di esposizione.
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Tavola 4.3. Carta delle esposizioni.
Carta delle pendenze
La carta delle pendenze (Tavola 3.4), ricavata dal Modello Digitale del Terreno, evidenzia
che la superficie dell’ATC RC1 (Tabella 3.4) presenta principalmente pendenze inferiori a 30°
(98,9%); la maggior parte del territorio (78,2%) appartiene alla classe inferiore di pendenza (015°), il 20,7% presenta pendenze comprese tra 15° e 30° ed il restante 1,1% si colloca alle
pendenze superiori.
Superficie
(%)
0-15°
78,2
15-30°
20,7
30-45°
1,1
> 45°
0,0
Totale
100,0
Tabella 4.4. Suddivisione della superficie dell’ATC in classi di pendenza.
Pendenza
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Tavola 4.4. Carta delle pendenze.
Carta dei bacini idrici
Per la creazione del modello di vocazionalità per il cinghiale un ulteriore parametro
ambientale, importante per la biologia della specie, è la presenza e la distanza dai corsi d’acqua. A
partire dalla carta della rete idrica dell’ATC è stato creato un buffer distante 300 metri dai corsi
d’acqua (Tavola 3.5). I bacini risultanti costituiscono il 50,7% del territorio dell’ATC (Tabella 3.5).
Tipologia
Altro
Bacini idrici
Totale
Superficie
(%)
49,3
50,7
100,0
Tabella 4.5. Suddivisione della superficie dell’ATC in bacini idrici e non.
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Tavola 4.5. Carta dei bacini idrici.
Carta delle aree agricole
A partire dalla tavola di uso del suolo è stata creata la tavola delle aree agricole dell’ATC
RC1 raggruppando le seguenti tipologie Corine:

colture agrarie;

colture intensive ed estensive;

colture temporanee e permanenti;

sistemi colturali complessi;

frutteti;

oliveti;

macchia alta, bassa e garighe;

praterie continue e discontinue;
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
prati stabili.
Si è ottenuto una carta dove il territorio della provincia dell’ATC RC1 è suddiviso in due distinte
categorie (Tavola 3.6 e Tabella 3.6):

aree interessate da intenso “sfruttamento” agricolo;

resto del territorio.
In particolare il territorio dell’ATC risulta costituito da aree agricole per oltre la metà (58,2%):
Tipologia
Altro
Aree agricole
Totale
Superficie
(%)
41,8
58,2
100,0
Tabella 4.6. Suddivisione della superficie dell’ATC in aree agricole e non.
Tavola 4.6. Carta delle aree agricole.
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Carta delle aree urbane
Per valutare l’incidenza del disturbo antropico sulle specie faunistiche in esame sono stati
utilizzati i parametri urbani disponibili, quali la rete viaria ed i centri urbani dell’ATC, per creare la
carta delle aree urbane. Intorno ad essi sono state delineate delle aree chiamate “buffer” (aree di
disturbo antropico) che comprendono fasce distanti 50 metri dalla rete viaria e 100 metri dai centri
urbani (Tavola 3.7). Lo scopo di questa carta è quella di escludere dalla carta della vocazionalità
tutte quelle aree che, in virtù dell’antropizzazione, rendono impossibile la presenza di specie
selvatiche.
Le aree urbane costituiscono il 24,3% del territorio dell’ATC (Tabella 3.7).
Superficie
(%)
Altro
24,3
Aree urbane
75,7
Totale
100,0
Tabella 4.7. Suddivisione della superficie dell’ATC in aree a
disturbo antropico e non.
Tipologia
Tavola 4.7. Carte dei centri urbani (buffer di 100 m) e delle aree urbane (buffer di 50 metri).
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4.3 Utilizzo del GIS per i modelli di vocazionalità faunistico
La vocazionalità biologica indica la propensione faunistica del territorio ad ospitare una
determinata specie in funzione del rapporto diretto tra essa e le variabili ambientali e solo
indirettamente con le attività antropiche. Per ottenere la carta di vocazionalità agro-forestale
sono stati tenuti in considerazione i parametri relativi alla presenza antropica. Tali fattori di
disturbo possono assumere nella formulazione dei modelli di vocazionalità ruoli diversi in funzione
del loro effetto sull’ecologia delle diverse specie. Per esempio le aree agricole possono essere
utilizzate come fattore riduttivo della vocazionalità nel caso degli ungulati, in quanto specie non
gradite dagli agricoltori, mentre nel caso di lepre, starna e fagiano la presenza di tale ambiente
favorisce lo sviluppo delle specie.
Nel presente lavoro, come in lavori analoghi (Orlandi et al., 2002, Orlandi e Nicoloso, 2004,
Orlandi e Nicoloso, 2005), è stato costruito un modello deterministico (Zimmermann e Guisan,
2000) dove ad ogni variabile considerata è stato assegnato un diverso punteggio, in base ad
informazioni generali, bibliografiche o specifiche della specie in oggetto.
L’unità territoriale di riferimento si basa su una rete di punti posti ai vertici di una griglia di
100 metri di lato costruita sul territorio provinciale, pertanto tutte le variabili ambientali
considerate sono state campionate ogni 100 metri lineari sul terreno.
Questa operazione ha portato alla creazione entro i confini dell’ATC di una griglia composta
da 197.310 punti vettoriali, i quali sono stati sovrapposti di volta in volta ai layer contenenti le
informazioni sullo specifico parametro considerato ed il relativo valore di vocazionalità. Si ritiene
che un campionamento delle variabili ogni 100 metri possa determinare un livello di accuratezza
adeguato per le specie in esame.
Solo a titolo di esempio nella figura sottostante si può osservare una porzione di territorio
attraverso una ortofoto, con sovrapposta la rete di punti, dove si nota che la precisione di
campionamento è tale per cui la perdita di informazioni nei riguardi di ogni singola tipologia può
essere considerata minima.
La rete dei punti è stata duplicata e sovrapposta ad
ognuna delle carte vettoriali già descritte e di altre
realizzate per gli scopi specifici del presente lavoro.
L’integrazione dei vari livelli entro categoria è stata
realizzata mediante trasformazione dei layer vettoriali in
raster con pixel di 100 metri; successivamente i valori sono
stati analizzati per strato al fine di ottenere un unico livello
Rete di punti vettoriali ai vertici di un
reticolo di 100 metri sulla ortofoto
per ognuna delle categorie principali considerate.
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L’operazione matematica compiuta attraverso il G.I.S. può essere, a titolo di esempio,
schematizzata nel seguente modo:
Punteggio quote
Punteggio pendenze
Punteggio esposizioni
Punteggio uso suolo
Valore finale
L’applicazione degli algoritmi di calcolo all’interno di ogni categoria di parametri ha
permesso di ottenere una serie di raster con maglia di 100 metri dove ad ogni pixel è associato un
certo valore di vocazionalità a seconda dei parametri considerati.
Queste cartografie, se da un lato offrono un’idea molto precisa dell’integrazione di diversi
parametri su piccola scala (il pixel di 100 metri di lato), dall’altro hanno i seguenti limiti:

si creano dei bruschi passaggi di vocazionalità tra un ambiente e quello limitrofo
caratterizzati da valori molto diversi;

ogni singola unità territoriale riporta un valore che non tiene in considerazione il
valore delle celle circostanti.
In particolare il secondo punto rappresenterebbe un limite nello studio di vocazionalità, in
quanto la capacità di un certo ambiente di ospitare una specie animale dipende certamente dalla
presenza di un certo fattore nel punto preciso in cui si trova, ma in modo forse maggiore, anche
dalle caratteristiche dell’ambiente circostante.
Per ovviare a questo inconveniente sono stati trasferiti i valori di vocazionalità sulla grigia
vettoriale di punti descritta, e successivamente è stato creato un altro raster in cui il valore
assegnato ad ogni pixel (sempre di 100 metri di lato), non ha tenuto conto solo del valore di
vocazionalità corrispondente, ma è il risultato di una media eseguita in un’intorno di punti secondo
un peso inversamente proporzionale alla distanza; l’intorno considerato ha avuto un’ampiezza di
500 metri di raggio che ha racchiuso oltre 300 punti.
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Tavola 4.8. Differenze, per la medesima area e parametro, tra un approccio di valutazione punto-punto (primo piano) e
considerando l’intorno di punti (secondo piano).
Le dimensioni ottimali per effettuare questo tipo di valutazione si basano sul presupposto
che l’area debba contenere le risorse minime a garantire la sopravvivenza di un individuo o di un
gruppo familiare, oltre a consentire lo svolgimento normale di tutte le sue funzioni vitali. In seguito
a queste considerazioni, il raggio del cerchio è stato scelto in base alle dimensioni degli home
range delle specie considerate in condizioni medie, e per quanto riguarda il “peso” dato
all’informazione in funzione della sua distanza dal centro, non è stata utilizzata una funzione
lineare, bensì una funzione che si avvicina il più possibile all’andamento che si ottiene analizzando i
dati noti di uso dello spazio del capriolo in funzione della distanza dal suo centro di attività.
Nella Tavola 3.8 è possibile visualizzare lo schema di calcolo utilizzato dal punto di vista
cartografico ed i diversi risultati ottenuti utilizzando un approccio “punto-punto” o considerando,
più correttamente, un intorno di dimensioni compatibili con gli spazi utilizzati dalla specie oggetto
di studio.
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4.4 Modelli di vocazionalità delle specie faunistiche
Nei paragrafi successivi vengono riportate per ogni specie faunistica le procedure di
integrazione delle carte di vocazionalità dei parametri precedentemente descritti. Per ciascuna
specie è quindi stata creata un’apposita equazione di calcolo. Di seguito si riportano le diciture
abbreviate delle tavole di vocazionalità che si ritrovano nelle formule di calcolo del modello di
vocazionalità:

vUs: vocazionalità per uso del suolo;

vQ: vocazionalità per la quota;

vP: vocazionalità per la pendenza;

vE: vocazionalità per l’esposizione;

vBI: vocazionalità per i bacini idrici;

vAA: vocazionalità per aree agricole;

vAU: vocazionalità per aree urbane.
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4.4.1 Modello di vocazionalità per la lepre
Per l’attribuzione dei punteggi di vocazionalità alle tipologie che caratterizzano i diversi
parametri ambientali e la loro successiva integrazione necessaria alla realizzazione del modello di
vocazionalità per la lepre, sono state considerate le esigenze ecologiche della specie. La lepre si
nutre sia di piante spontanee che coltivate, di cortecce di arbusti ed alberelli e di leguminose, di
frutta, semi, funghi e germogli. Le aree di rifugio sono costituite da arginature, fossati, frutteti e
arboreti, siepi campestri e piccoli boschetti e boschi di latifoglie con fitto sottobosco. Gli ambienti
preferiti sono quelli agricoli e le zone di transizione con il bosco.
Per la valutazione dei diversi gradi di idoneità ambientale del territorio dell’ATC nei
confronti della lepre sono stati considerati i seguenti parametri:

Uso del suolo;

Quota;

Pendenza;

Esposizione;

centri abitati;

aree agricole.
Alle singole variabili ambientali è stato assegnato un diverso punteggio di vocazionalità riportati
nelle tabelle seguenti.
Valori lepre
Descrizione
Aeroporti
0
Aree a vegetazione boschiva ed arbustiva in evoluzione
5
Aree con vegetazione rada
4
Aree estrattive
0
Aree industriali, commerciali e dei servizi pubblici e privati
0
Aree portuali
0
Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali
6
Boschi a prevalenza di castagno
5
Boschi a prevalenza di faggio
5
Boschi a prevalenza di leccio e/o sughera
5
Boschi a prevalenza di pini mediterranei (pino domestico, pino marittimo) e cipressete
4
Boschi a prevalenza di pini montani e oromediterranei (pino nero e laricio, pino silvestre)
4
Boschi a prevalenza di querce caducifoglie (cerro e/o roverella e/o farnetto)
5
Boschi misti di conifere e latifoglie a prevalenza di castagno
5
Boschi misti di conifere e latifoglie a prevalenza di faggio
5
Boschi misti di conifere e latifoglie a prevalenza di leccio e/o sughera
5
Boschi misti di conifere e latifoglie a prevalenza di pini mediterranei
4
Boschi misti di conifere e latifoglie a prevalenza di pini montani e oromediterranei
4
Boschi misti di conifere e latifoglie a prevalenza di querce caducifoglie
5
Brughiere e cespuglieti
5
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Valori lepre
Descrizione
Cantieri
0
Colture estensive
10
Colture intensive
10
Colture temporanee associate a colture permanenti
10
Frutteti e frutti minori
8
Macchia alta
5
Macchia bassa e garighe
5
Mari e oceani
0
Oliveti
4
Praterie continue
5
Praterie discontinue
5
Prati stabili (foraggere permanenti)
7
Reti stradali, ferroviarie e infrastrutture tecniche
0
Rocce nude, falesie, rupi, affioramenti
2
Sistemi colturali e particellari complessi
10
Spiagge, dune e sabbie
0
Zone residenziali a tessuto continuo
0
Zone residenziali a tessuto discontinuo e rado
Tabella 4.8. Valori di vocazionalità per il parametro uso del suolo.
0
Valori lepre
0 – 100
10
100 – 200
10
200 – 300
10
300 - 400
10
400 – 500
10
500 – 600
10
600 - 700
8
700 – 800
8
800 – 900
7
900 – 1.000
7
1.000 – 1.100
6
1.100 – 1.200
6
1.200 – 1.300
5
1.300 – 1.400
5
1.400 – 1.500
4
1.500 – 1.600
4
1.600 – 1.700
3
1.700 – 1.800
3
1.800 – 1.900
2
Tabella 4.9. Valori di vocazionalità per il parametro quota.
Fasce di quota
Classi
valori
0 – 15
10
15 – 30
6
30 – 45
2
45 - 60
0
Tabella 4.10. Valori di vocazionalità per il parametro pendenza.
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Classi
valori
0° – 90°
4
90° – 180°
10
180° – 270°
8
270° - 360°
2
Tabella 4.11. Valori di vocazionalità per il parametro esposizione.
Descrizione
valori
Aree agricole
1,5
Altro
1
Tabella 4.12. Valori di vocazionalità per il parametro aree agricole.
Descrizione
valori
Aree urbane (abitati, strade)
0
Altro
1
Tabella 4.13. Valori di vocazionalità per il parametro centri abitati.
Tavola 4.9. Carte di vocazionalità della lepre per uso del suolo, quota, pendenza ed esposizione. I toni di
colore più scuri indicano le aree a maggiore grado di vocazionalità, quelli più tenui le aree a minore grado di
vocazionalità.
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Tavola 4.10. Carte di vocazionalità della lepre per aree agricole, distanza dalle aree
urbane. I toni di colore più scuri indicano le aree a maggiore grado di vocazionalità, quelli
più tenui le aree a minore grado di vocazionalità.
Vocazionalità biologica
Nel calcolo del modello di vocazionalità biologica per la lepre i parametri ambientali
considerati sono stati:

uso del suolo;

quota;

pendenza;

esposizione;
Dall’assegnazione dei punteggi di vocazionalità i valori più alti per il parametro uso del
suolo corrispondono alle colture agrarie, frutteti e prati stabili, alle formazioni boscose sono stati
attribuiti valori medio-bassi. I valori maggiori di vocazionalità per il parametro quota corrispondono
alle fasce altimetriche medio-basse con una graduale diminuzione del punteggio alle quote
superiori; per la pendenza le inclinazioni con valori maggiori di vocazionalità sono state quelle
inferiori; i versanti con esposizione meridionale hanno ottenuto valori più alti di vocazionalità.
La formula per il calcolo della vocazionalità biologica per la lepre risulta la seguente:
VBlep = (vUs+vE+vQ+vP)
Equazione 1. Algoritmo di calcolo del modello di vocazionalità biologica della lepre.
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La carta di vocazionalità così costruita mostra che i valori di vocazionalità più elevati si trovano
nella porzione nord-occidentale e nella parte a sud del territorio, ossia in corrispondenza delle aree
caratterizzate da maggior sfruttamento agricolo. I valori più bassi sono presenti nella parte
orientale, in corrispondenza delle aree boscate (Tavola 3.14).
Vocazionalità agro-forestale
Inserendo anche le tavole dei fattori antropici (disturbo antropico, aree agricole) al modello così
calcolato si ottiene la vocazionalità agro-forestale, secondo la formula sotto riportata:
VAFlep = (vUs+vE+vQ+vP) x vAA x vAU
Equazione 2. Algoritmo di calcolo del modello di vocazionalità agro-forestale della lepre.
La carta che ne deriva (Tavola 3.14) rispecchia una disposizione delle categorie di vocazionalità
fedele al primo modello, con un aumento della vocazionalità nulla in corrispondenza delle aree
urbane.
Tavola 4.11. Carte della vocazionalità biologica ed agro-forestale della lepre.
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Il Grafico 3.2 permette di visualizzare come si distribuiscano i valori di vocazionalità per la
lepre nel territorio dell’ATC. Per il modello di vocazionalità biologica si osserva una curva con un
picco in corrispondenza di valori medio-alti. Nel modello agro-forestale, l’utilizzo di fattori correttivi
provoca un abbassamento della curva delle frequenze nelle classi di vocazionalità medio-alte e la
comparsa di 2 code sia verso i valori più bassi che verso quelli più alti.
Grafico 4.1. Distribuzione dei valori di vocazionalità biologica e agro-forestale per la lepre nell’ATC RC 1.
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4.4.2 Modello di vocazionalità per il fagiano
Per l’attribuzione dei punteggi di vocazionalità alle tipologie che caratterizzano i diversi
parametri ambientali e la loro successiva integrazione necessaria alla realizzazione del modello di
vocazionalità per il fagiano, sono state considerate le esigenze ecologiche della specie. In
particolare è stato tenuto conto della dieta piuttosto diversificata della specie a base di specie
erbacee spontanee e coltivate, bacche, ghiande, frutti selvatici, invertebrati e persino piccoli
roditori e rettili, che le permette di adattarsi a diverse situazioni ambientali. Le aree di nidificazione
preferite dal fagiano sono situate in zone ben coperte quali strati erbacei molto densi, con scarsi
cespugli e alberi, all’interno di siepi, nei medicai, sui bordi dei fossati e nelle coltivazioni cerealicole.
Le aree di rifugio sono costituite da incolti con vegetazione densa, cespuglieti, arbusteti e da
boschetti.
Per la valutazione dei diversi gradi di idoneità ambientale del territorio dell’ATC nei
confronti della lepre sono stati considerati i seguenti parametri:

Uso del suolo;

Quota;

Pendenza;

Esposizione;

centri abitati;

aree agricole.
Alle singole variabili ambientali è stato assegnato un diverso punteggio di vocazionalità riportati
nelle tabelle seguenti.
Valori fagiano
Descrizione
Aeroporti
0
Aree a vegetazione boschiva ed arbustiva in evoluzione
6
Aree con vegetazione rada
2
Aree estrattive
0
Aree industriali, commerciali e dei servizi pubblici e privati
0
Aree portuali
0
Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali
10
Boschi a prevalenza di castagno
4
Boschi a prevalenza di faggio
4
Boschi a prevalenza di leccio e/o sughera
4
Boschi a prevalenza di pini mediterranei (pino domestico, pino marittimo) e cipressete
2
Boschi a prevalenza di pini montani e oromediterranei (pino nero e laricio, pino silvestre)
2
Boschi a prevalenza di querce caducifoglie (cerro e/o roverella e/o farnetto)
4
Boschi misti di conifere e latifoglie a prevalenza di castagno
4
Boschi misti di conifere e latifoglie a prevalenza di faggio
4
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Piano di immissione di fauna selvatica nel territorio dell’ATC RC1, anno 2015
Valori fagiano
Descrizione
Boschi misti di conifere e latifoglie a prevalenza di leccio e/o sughera
4
Boschi misti di conifere e latifoglie a prevalenza di pini mediterranei
2
Boschi misti di conifere e latifoglie a prevalenza di pini montani e oromediterranei
2
Boschi misti di conifere e latifoglie a prevalenza di querce caducifoglie
4
Brughiere e cespuglieti
6
Cantieri
0
Colture estensive
10
Colture intensive
10
Colture temporanee associate a colture permanenti
10
Frutteti e frutti minori
8
Macchia alta
6
Macchia bassa e garighe
6
Mari e oceani
0
Oliveti
8
Praterie continue
6
Praterie discontinue
6
Prati stabili (foraggere permanenti)
10
Reti stradali, ferroviarie e infrastrutture tecniche
0
Rocce nude, falesie, rupi, affioramenti
2
Sistemi colturali e particellari complessi
10
Spiagge, dune e sabbie
0
Zone residenziali a tessuto continuo
0
Zone residenziali a tessuto discontinuo e rado
Tabella 4.14. Valori di vocazionalità per il parametro uso del suolo.
0
Valori fagiano
0 – 100
10
100 – 200
10
200 – 300
10
300 - 400
10
400 – 500
10
500 – 600
10
600 - 700
8
700 – 800
8
800 – 900
6
900 – 1.000
6
1.000 – 1.100
4
1.100 – 1.200
4
1.200 – 1.300
2
1.300 – 1.400
2
1.400 – 1.500
1
1.500 – 1.600
1
1.600 – 1.700
0
1.700 – 1.800
0
1.800 – 1.900
0
Tabella 4.15. Valori di vocazionalità per il parametro quota.
Fasce di quota
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Classi
valori
0 – 15
10
15 – 30
8
30 – 45
4
45 - 60
2
Tabella 4.16. Valori di vocazionalità per il parametro pendenza.
Classi
valori
0° – 90°
4
90° – 180°
10
180° – 270°
8
270° - 360°
2
Tabella 4.17. Valori di vocazionalità per il parametro esposizione.
Descrizione
valori
Aree agricole
1,5
Altro
0,75
Tabella 4.18. Valori di vocazionalità per il parametro aree agricole.
Descrizione
valori
Aree urbane (abitati, strade)
0
Altro
1
Tabella 4.19. Valori di vocazionalità per il parametro centri abitati.
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Tavola 4.12. Carte di vocazionalità del fagiano per uso del suolo, quota, pendenza ed esposizione. I toni di
colore più scuri indicano le aree a maggiore grado di vocazionalità, quelli più tenui le aree a minore grado di
vocazionalità.
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Piano di immissione di fauna selvatica nel territorio dell’ATC RC1, anno 2015
Tavola 4.13. Carte di vocazionalità del fagiano per aree agricole, distanza dalle aree
urbane. I toni di colore più scuri indicano le aree a maggiore grado di vocazionalità, quelli
più tenui le aree a minore grado di vocazionalità.
Vocazionalità biologica
Nel calcolo del modello di vocazionalità biologica per il fagiano i parametri ambientali
considerati sono stati:

uso del suolo;

quota;

pendenza;

esposizione;
Dall’assegnazione dei punteggi di vocazionalità i valori più alti per il parametro uso del suolo
corrispondono alle colture agrarie, frutteti, prati stabili e cespuglietti; alle formazioni boscose sono
stati attribuiti valori medio-bassi. I valori maggiori di vocazionalità per il parametro quota
corrispondono alle fasce altimetriche medio-basse con una graduale diminuzione del punteggio alle
quote superiori; per la pendenza le inclinazioni con valori maggiori di vocazionalità sono state
quelle inferiori; i versanti con esposizione meridionale hanno ottenuto valori più alti di
vocazionalità.
La formula per il calcolo della vocazionalità biologica per il fagiano risulta la seguente:
VBfag = (vUs+vE+vQ+vP)
Equazione 3. Algoritmo di calcolo del modello di vocazionalità biologica del fagiano.
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La carta di vocazionalità biologica per il fagiano mostra valori più elevati nella porzione nordoccidentale e nella parte a sud del territorio, ossia in corrispondenza delle aree caratterizzate da
maggior sfruttamento agricolo. I valori più bassi sono presenti nella parte orientale, in
corrispondenza delle aree boscate (Tavola 3.17).
Vocazionalità agro-forestale
Inserendo anche le tavole dei fattori antropici (disturbo antropico, aree agricole) al modello così
calcolato si ottiene la vocazionalità agro-forestale, secondo la formula sotto riportata:
VAFfag = (vUs+vE+vQ+vP) x vAA x vAU
Equazione 4. Algoritmo di calcolo del modello di vocazionalità agro-forestale del fagiano.
La carta che ne deriva (Tavola 3.17) evidenzia l’aumento delle aree a vocazionalità nulla in
corrispondenza delle aree urbane. Sul restante territorio il valore di vocazionalità non si è
modificato rispetto a quello ricavato dal modello di vocazionalità biologica.
Tavola 4.14. Carte della vocazionalità biologica ed agro-forestale del fagiano.
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Piano di immissione di fauna selvatica nel territorio dell’ATC RC1, anno 2015
Il Grafico 3.3 permette di visualizzare come si distribuiscono i valori di vocazionalità per il
fagiano nel territorio dell’ATC. Per il modello di vocazionalità biologica si osserva una curva con un
picco in corrispondenza di valori medio-alti, con una piccola coda in corrispondenza dei valori più
bassi. Nel modello agro-forestale, l’utilizzo di fattori correttivi provoca un abbassamento della curva
delle frequenze nelle classi di vocazionalità medio-alte e la comparsa di 2 code sia verso i valori più
bassi che verso quelli più alti.
Grafico 4.2. Distribuzione dei valori di vocazionalità biologica e agro-forestale per il fagiano nell’ATC RC 1.
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5
PIANO DI IMMISSIONE
La scelta delle aree di rilascio e del relativo quantitativo di animali ha presentato alcune
difficoltà dovute alla mancanza di dati storici sull’effettivo rendimento di tali operazioni. Una
attenta pianificazione del monitoraggio e della raccolta dei dati venatori potrà fornire in futuro
importanti informazioni per la correzione delle azioni intraprese e quindi in definitiva per una
migliore pianificazione delle operazioni di immissione.
Per la realizzazione del Piano di immissione è stato utilizzato un approccio che integrasse i
risultati dello studio di Vocazionalità del territorio con le istanze provenienti dal mondo venatorio.
Alcuni fattori fondamentali per la riuscita delle operazioni di ripopolamento, come ad
esempio la presenza di bracconaggio o l’uso di pratiche agricole scorrette, sono infatti difficilmente
considerate dagli studi di vocazionalità su ampia scala. Risulta dunque fondamentale una
conoscenza specifica delle piccole realtà dove si andrà ad effettuare il rilascio, considerando anche
il necessario coinvolgimento dei cacciatori per le successive operazioni di monitoraggio e gestione
delle specie.
Le aree di immissione sono state principalmente individuate tra quelle “storiche” e valutate
attraverso sopralluoghi specifici, sono state inoltre individuate e valutate alcune aree nuove.
Per evitare un eccessiva dispersione degli animali, con probabili conseguenze negative
sull’attecchimento delle specie, si è deciso di concentrare i rilasci in un numero ristretto di zone. I
siti sono stati individuati considerando quindi la possibilità di espansione della specie e la
auspicabile unione di più centri di riproduzione. Le aree sono state inoltre distribuite in diversi
contesti ambientali, al fine di valutare gli effettivi risultati in aree a diversa vocazionalità.
I siti di immissione sono stati georeferiti e cartografati e ad ognuno è stato assegnato un
numero di animali proporzionale alla vocazionalità della zona ed alla estensione dell’area idonea
all’espansione.
Al fine di individuare correttamente le aree, saranno forniti agli addetti al rilascio ed agli
organi di vigilanza le coordinate dei punti di immissione stabiliti. Si raccomanda comunque una
certa flessibilità rispetto ai punti indicati, soprattutto per le aree di elevata estensione e
caratterizzate da un alto numero di animali da immettere, dove sarà opportuno distribuire i rilasci
in più soluzioni. Da valutare anche le condizioni ambientali effettive al momento del rilascio
(presenza di forti nevicate, impercorribilità di alcune strade, ecc). Indicativamente i rilasci
dovrebbero comunque avvenire nel raggio di 1 km dal punto indicato.
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5.1 Piano di immissione Lepre
Come specificato sopra, per l’individuazione dei siti idonei al rilascio della lepre sono state
valutate diverse aree, tenendo in considerazione tutte le caratteristiche che possono favorire
l’attecchimento della specie.
Il quantitativo di animali previsto è di 783 capi adulti (età minima di 240 gg), provenienti
da operazioni di cattura e sessualmente rapportati 1M/2F. Tutti gli animali saranno forniti di
specifico contrassegno auricolare, di colore diverso rispetto al sesso.
In tabella 5.1 il piano di immissione della lepre previsto per febbraio 2015.
COMUNE
LOCALITÀ
CLASSE VOCAZIONALITÀ
N_CAPI
BAGNARA CALABRA
SAN GIOVANNI BAGNARA
IDONEA A MEDIA VOCAZIONALITÀ
9
BOVA MARINA
EX RISERVA SAN PASQUALE
IDONEA AD ALTA VOCAZONALITÀ
24
BRANCALEONE
LACCHI DI BRANCALEONE
IDONEA A MEDIA VOCAZIONALITÀ
6
BRANCALEONE
TRIDETTI
IDONEA A MEDIA VOCAZIONALITÀ
6
BRUZZANO ZEFFIRIO
BRUZZANO BAGLIARA
IDONEA A MEDIA VOCAZIONALITÀ
6
CINQUEFRONDI
LIMINA SUD
IDONEA A MEDIA VOCAZIONALITÀ
24
CINQUEFRONDI
VALLE DELLA RAZZA
IDONEA A MEDIA VOCAZIONALITÀ
21
CINQUEFRONDI
FORESTOLA
IDONEA A MEDIA VOCAZIONALITÀ
21
CITTANOVA
S. TRABUS
IDONEA A BASSA VOCAZIONALITÀ
6
CONDOFURI
IUNCARI-MARASÀ
IDONEA AD ALTA VOCAZONALITÀ
36
CONDOFURI
BARONE
IDONEA AD ALTA VOCAZONALITÀ
12
GALATRO
VALLE GELATA
IDONEA A MEDIA VOCAZIONALITÀ
15
GALATRO
LAGO
IDONEA A MEDIA VOCAZIONALITÀ
12
GALATRO
CACINARI
IDONEA A MEDIA VOCAZIONALITÀ
15
GALATRO
PIANO PALMIERI
IDONEA A MEDIA VOCAZIONALITÀ
12
GALATRO
CASTAGNARA
IDONEA A MEDIA VOCAZIONALITÀ
9
GALATRO
POMARA
IDONEA A MEDIA VOCAZIONALITÀ
12
GIFFONE
SAN BARTOLOMEO
IDONEA A BASSA VOCAZIONALITÀ
6
GIFFONE
CASERMETTE
IDONEA A BASSA VOCAZIONALITÀ
6
GIFFONE
PETTI DI SABATO
IDONEA A MEDIA VOCAZIONALITÀ
9
GIFFONE
UMBRI
IDONEA A BASSA VOCAZIONALITÀ
9
LAGANADI
LAGANADI
IDONEA A MEDIA VOCAZIONALITÀ
6
LAUREANA DI BORRELLO
BARBASANO
IDONEA AD ALTA VOCAZONALITÀ
18
MELICUCCA"
PALUCI DI MELICUCCA
IDONEA A MEDIA VOCAZIONALITÀ
9
MELICUCCA"
MARALDELLA
IDONEA A MEDIA VOCAZIONALITÀ
9
MELITO DI PORTO SALVO
CHIANCA (CALEMMA)
IDONEA AD ALTA VOCAZONALITÀ
12
MELITO DI PORTO SALVO
SAN GIOVANNI
IDONEA AD ALTA VOCAZONALITÀ
30
MELITO DI PORTO SALVO
SCANO
IDONEA AD ALTA VOCAZONALITÀ
27
MOLOCHIO
ERBA VERDE
IDONEA A BASSA VOCAZIONALITÀ
6
MOTTA SAN GIOVANNI
MADONNA DELL'OLEANDRO
IDONEA AD ALTA VOCAZONALITÀ
12
PALIZZI
ACQUA RUGIATA
IDONEA A MEDIA VOCAZIONALITÀ
6
REGGIO DI CALABRIA
CUSA
IDONEA AD ALTA VOCAZONALITÀ
9
REGGIO DI CALABRIA
LEPARICCHIO
IDONEA AD ALTA VOCAZONALITÀ
12
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Piano di immissione di fauna selvatica nel territorio dell’ATC RC1, anno 2015
COMUNE
LOCALITÀ
CLASSE VOCAZIONALITÀ
N_CAPI
REGGIO DI CALABRIA
MARVENERO
IDONEA A MEDIA VOCAZIONALITÀ
9
REGGIO DI CALABRIA
FORNARA
IDONEA A MEDIA VOCAZIONALITÀ
9
REGGIO DI CALABRIA
FUCIRU A MONTE
IDONEA A MEDIA VOCAZIONALITÀ
9
REGGIO DI CALABRIA
SANTO STEFANO
IDONEA A BASSA VOCAZIONALITÀ
6
SAN GIORGIO MORGETO
BANDIERA
IDONEA A MEDIA VOCAZIONALITÀ
15
SAN GIORGIO MORGETO
CALCARE
IDONEA A MEDIA VOCAZIONALITÀ
12
SAN LORENZO
FALCÒ PUZZILLO
IDONEA AD ALTA VOCAZONALITÀ
36
SAN LORENZO
ARANGHIA
IDONEA AD ALTA VOCAZONALITÀ
21
SAN LORENZO
MISAFRICA
IDONEA AD ALTA VOCAZONALITÀ
39
SAN LORENZO
BRIGOTTA
IDONEA AD ALTA VOCAZONALITÀ
21
SAN LORENZO
SPILINGARI
IDONEA AD ALTA VOCAZONALITÀ
39
SAN PIETRO DI CARIDA"
BARBARO
IDONEA AD ALTA VOCAZONALITÀ
27
SANT"EUFEMIA D"ASPROMONTE
CONTRADA SAN DONATO
IDONEA A MEDIA VOCAZIONALITÀ
9
SANT"EUFEMIA D"ASPROMONTE
PEPPA RATA
IDONEA A BASSA VOCAZIONALITÀ
12
SANTA CRISTINA D"ASPROMONTE
PIANO DI ZERVÒ
IDONEA A BASSA VOCAZIONALITÀ
6
SANTA CRISTINA D"ASPROMONTE
PANACUMA
IDONEA A BASSA VOCAZIONALITÀ
6
SANTA CRISTINA D"ASPROMONTE
PIETRA CUCCUMA
IDONEA A BASSA VOCAZIONALITÀ
6
SERRATA
LISO
IDONEA AD ALTA VOCAZONALITÀ
21
SERRATA
VASIA
IDONEA AD ALTA VOCAZONALITÀ
39
SINOPOLI
CASETTA AL POZZO
IDONEA A MEDIA VOCAZIONALITÀ
9
TOTALE
783
Tabella 5.1. Piano di immissione lepre febbraio 2015
5.2 Piano di immissione Fagiano
Come specificato sopra, per l’individuazione dei siti idonei al rilascio del fagiano sono state
valutate diverse aree, tenendo in considerazione tutte le caratteristiche che possono favorire
l’attecchimento della specie.
Il quantitativo di animali previsto è di 930 capi adulti, provenienti da operazioni di cattura e
sessualmente rapportati 1M/3F. Tutti gli animali saranno forniti di specifico anello inamovibile, di
colore diverso rispetto al sesso.
In tabella 5.2 il piano di immissione del fagiano previsto per febbraio 2015.
COMUNE
LOCALITÀ
CLASSE VOCAZIONALITÀ
N_CAPI
BOVA MARINA
SAN PASQUALE
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
BRANCALEONE
PANTANO GRANDE
IDONEO AD ALTA VOCAZIONALITÀ
16
BRUZZANO
MOTTICELLA
IDONEO AD ALTA VOCAZIONALITÀ
24
CARDETO
MARAVERÒ
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
CARDETO
GUARDIOLA
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
CITTÀNOVA
ACQUA SERRA
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
CONDOFURI
CASODONTE
IDONEO A BASSA VOCAZIONALITÀ
8
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Piano di immissione di fauna selvatica nel territorio dell’ATC RC1, anno 2015
COMUNE
LOCALITÀ
CLASSE VOCAZIONALITÀ
N_CAPI
CONDUFURI
PISTACAVALLO
IDONEO A BASSA VOCAZIONALITÀ
8
DELIA NOVA
PE DI LACCU
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
GALATRO
PALMERI-SANTA MARIA
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
GIFFONE
AGRIMANO
IDONEO A BASSA VOCAZIONALITÀ
8
GIOIA TAURO
SAN LEO
IDONEO A BASSA VOCAZIONALITÀ
8
GIOIA TAURO
S. MARIA
IDONEO A BASSA VOCAZIONALITÀ
8
LAGANADI
CANALE
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
LAUREANA-SAN PIETRO
CONTRADA PRATERIA
IDONEO AD ALTA VOCAZIONALITÀ
24
MAROPATI
PESCANO
IDONEO A BASSA VOCAZIONALITÀ
8
MELICUCCÀ
CARABE
IDONEO A BASSA VOCAZIONALITÀ
8
MELICUCCÀ
CARACCIOLO
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
MELITO
SAN GIOVANNI
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
MELITO
PAGLIARINO
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
MOLOCHIO
MARRO-TIMPI
IDONEO AD ALTA VOCAZIONALITÀ
24
MONTEBELLO
SANTA ELENA
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
MONTEBELLO
PAOLUCI
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
MOTTA SAN GIOVANNI
ALLAI
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
MOTTA SAN GIOVANNI
EMBRISI
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
OPPIDO
MULINO VECCHIO
IDONEO A BASSA VOCAZIONALITÀ
8
OPPIDO
CANNAMARIA
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
PALIZZI
ACQUASOLFOROSA
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
PALIZZI(PIETRAPENNATA)
GEBBIOLA
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
PALMI
SCRISÀ
IDONEO A BASSA VOCAZIONALITÀ
8
PALMI
PONTEVECCHIO
IDONEO A BASSA VOCAZIONALITÀ
8
PELLARO
PLUTINO
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
PELLARO
LOGO FOSSI
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
REGGIO
ARETINA
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
REGGIO CALABRIA
PORDICINO
IDONEO A BASSA VOCAZIONALITÀ
10
REGGIO CALABRIA
VITO CASTELLI
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
REGGIO CALABRIA
SANT'ANNA
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
REGGIO CALABRIA (TERRETI)
M. GONÌ
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
REGGIO CALABRIA (ARASI)
MAIORANA
IDONEO A BASSA VOCAZIONALITÀ
8
REGGIO CALABRIA (MOSORROFA)
RADENA
IDONEO A BASSA VOCAZIONALITÀ
8
REGGIO CALABRIA (MOSORROFA)
VURGHITÀ
IDONEO A BASSA VOCAZIONALITÀ
8
REGGIO CALABRIA S. (SALVATORE)
SAN LEO
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
REGGIO CALABRIA (SAMBATELLO)
LACCO-CARNITI-S.MARINI
IDONEO AD ALTA VOCAZIONALITÀ
24
REGGIO CALABRIA (SANT'ANNA)
PIANI SANT' ANDREA
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
REGGIO CALABRIA (VINCO)
PIANI DI SANT'ELIA
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
RIZZICONI
ACQUA MONACI
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
ROSARNO
TESTA DELL'ACQUA
IDONEO A BASSA VOCAZIONALITÀ
8
ROSARNO
CONTRADA ZIMPARIO
IDONEO A BASSA VOCAZIONALITÀ
8
SAN FERDINANDO
SOVERETO
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
SAN FERDINANDO
CONTRADA ROMANO
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
SAN GIORGIO MORGETO
PIANO TRESTELLE
IDONEO A BASSA VOCAZIONALITÀ
8
SAN LORENZO- S.PANTALEO
MARASÀ
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
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COMUNE
LOCALITÀ
CLASSE VOCAZIONALITÀ
N_CAPI
SAN LORENZO-S. PANTALEO
CAMMARÀ
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
SAN PROCOPIO
FORESTELLA
IDONEO A BASSA VOCAZIONALITÀ
8
SANTA CRISTINA D"ASPROMONTE
POD SAN LEO
IDONEO A BASSA VOCAZIONALITÀ
8
SANTA CRISTINA D"ASPROMONTE
MACCHIA LONGO
IDONEO A BASSA VOCAZIONALITÀ
8
SANT'ALESSIO
MUSICUNI
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
SANTO STEFANO D"ASPROMONTE
BOSCO
IDONEO A BASSA VOCAZIONALITÀ
8
SANTO STEFANO D"ASPROMONTE
CAMPO
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
SCIDO
VALLONE DELLO SCHIAVO
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
SEMINARA
SANT' ANDREA
IDONEO A BASSA VOCAZIONALITÀ
8
SERRATA
VASIA
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
SINOPOLI
SAN GIOVANNI
IDONEO A BASSA VOCAZIONALITÀ
8
SINOPOLI
CASETTA AL POZZO
IDONEO A BASSA VOCAZIONALITÀ
8
SINOPOLI
CASETTA AL POZZO N 2
IDONEO A BASSA VOCAZIONALITÀ
8
STAITI
TRIDETTI
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
TAURIANOVA
MELLA DI SAN MARTINO
IDONEO A BASSA VOCAZIONALITÀ
8
TAURIANOVA
PODERE LA ROSA
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
VARAPODIO
FIUMARELLA
IDONEO A MEDIA VOCAZIONALITÀ
16
TOTALE
930
Tabella 5.2. Piano di immissione fagiano febbraio 2015
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Ambito Territoriale di Caccia Reggio Calabria 1
Piano di immissione di fauna selvatica nel territorio dell’ATC RC1, anno 2015
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Ambito Territoriale di Caccia Reggio Calabria 1
Piano di immissione di fauna selvatica nel territorio dell’ATC RC1, anno 2015
ALLEGATO 1 – LOCALIZZAZIONE DELLE ZONE DI IMMISSIONE
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