Leggi la sintesi del Rapporto

Ripartire dal welfare,
per tornare a crescere
Focus sulle famiglie dell’Emilia Romagna
Sintesi dei risultati
Bologna, 12 febbraio 2015
La solidità economica che viene da lontano
Anche nella difficile fase recessiva che il Paese sta attraversando, l’Emilia Romagna ha
potuto contare sulla solidità di un contesto economico e produttivo che ha continuato a
dispiegare i propri effetti positivi anche sul tessuto sociale. Stando ai risultati
dell’indagine condotta a giugno 2014 su 444 famiglie residenti nella Regione, ben il
42,3% delle famiglie emiliano romagnole giudica infatti solida la propria condizione
economica: un dato che risulta migliore rispetto al resto del Paese dove sono appena il
31,2% le famiglie che non affrontano particolari difficoltà mentre l’universo di chi si
percepisce in condizione di difficoltà più o meno conclamata si amplia fino a
raccogliere il 70% dei nuclei famigliari.
La possibilità di fare fronte alle spese senza grandi apprensioni è una condizione che
aumenta al crescere delle dimensioni dei centri: si concentrano soprattutto nelle città più
grandi i nuclei famigliari economicamente più solidi, che rappresentano fino al 48,6%
dell’universo, a fronte del 37,6% che si rileva in quelli più piccoli (fig. 1).
Fig. 1- Valutazione della condizione economica delle famiglie e della loro capacità di far fronte alle
principali spese famigliari, per ampiezza dei centri abitati
val. %
100%
90%
12
7,7
12,8
7,6
6,6
54,8
52,5
8,1
80%
70%
60%
50
56,8
48
43,4
Ad alto rischio, il lavoro suo o di
un componente della sua famiglia
è a rischio
50%
Precaria, è piuttosto vulnerabile di
fronte a spese impreviste
40%
30%
42,3
20%
31,2
39,2
37,6
41
48,6
Solida, è in grado di affrontare
anche spese impreviste
10%
0%
Intera BOLOGNA fino a da 30.001 oltre i
regione
e
30.000 a 100.000 100001
provincia abitanti abitanti abitanti
italia
Emilia Romagna
Fonte: indagine Censis, 2014
A fronte della migliore capacità di resistenza, però, se si circoscrive l’analisi al periodo
più recente - gli ultimi sei mesi - la situazione che si osserva in Emilia Romagna fa
emergere segnali di peggioramento. La quota di famiglie che sono riuscite a mettere da
parte qualche risparmio negli ultimi sei mesi è analoga al resto d’Italia (il 16,5% in
Italia, il 16,9% nella regione), anche se resta più circoscritta la fascia di quante si
dichiarano in seria difficoltà (il 13,5% contro il 20,5% nazionale). Si tratta di un
1
livellamento verso il basso delle condizioni delle famiglie, che non produce, almeno per
il momento, smottamenti significativi, come invece avvenuto in altre zone del Paese. Si
va sfilacciando, però, la capacità di tenuta del territorio, il livello di benessere raggiunto
negli anni, la qualità della vita offerta dalle medie città emiliano-romagnole che hanno
rappresentato negli anni un vero e proprio modello di riferimento (fig. 2).
Fig. 2 - Capacità delle famiglie di coprire col proprio reddito le spese per consumo negli ultimi 6
mesi, val. %
100%
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
20,5
13,5
18,2
11,1
Non è riuscito a coprire
tutte le spese
63,0
16,5
69,6
62,8
73,0
Ha coperto le spese,
spendendo tutto o quasi
16,9
18,9
15,9
Ha coperto le spese ed è
riuscito a risparmiare
parte del reddito
Emilia BOLOGNA
Altre
Romagna e provincia province
Italia
EMILIA ROMAGNA
Fonte: indagine Censis, 2014
La riprova che quello emiliano-romagnolo sia un contesto in cui le famiglie in più casi
hanno raggiunto un buon livello di consumi e anche di risparmi, ma che tuttavia si
trovano oggi alle prese con un temporaneo, quanto forse inaspettato, peggioramento
delle condizioni economiche, si ha osservando le strategie da queste utilizzate per
coprire le spese che eccedono il reddito disponibile. Quasi la metà delle famiglie, infatti,
ha potuto utilizzare i risparmi in banca per fronteggiare il momento di difficoltà
(48,3%), mentre nel resto del Paese è stata ben più diffusa la tendenza a posticipare i
pagamenti (40,2) (fig. 3).
2
Fig. 3 - Strategia utilizzata dalle famiglie per far fronte alle spese che non sono riuscite a coprire
con il reddito, val. %
Italia
Emilia Romagna
60,0
48,3
50,0
40,2
40,0
39,4
33,3
30,0
25,2
21,7
20,0
10,0
4,9
5,0
0,0
Ha posticipato
Ha utilizzato i
alcuni pagamenti risparmi in banca
Ha chiesto un
prestito ad
amici/conoscenti
Ha chiesto un
prestito ad una
banca
Il totale potrebbe non essere uguale a 100 in quanto erano possibili più risposte
Fonte: indagine Censis, 2014
Ma il rischio di scivolamento affossa la fiducia
Il perdurare di condizioni economiche difficili non aiuta a sviluppare un clima di fiducia
nel futuro. Solo il 5,4% delle famiglie interpellate si aspettava un miglioramento della
situazione già entro la fine del 2014, mentre per la maggioranza la situazione è destinata
a restare invariata (52,7%), anche se si segnala una quota considerevole che prevede un
ulteriore peggioramento della propria capacità di spesa e consumo (41,9%). Nel resto
del Paese, invece, le famiglie pur affrontando difficoltà maggiori, conservano un
atteggiamento più ottimista verso il futuro, tanto che la quota di chi già per l’anno in
corso intravvedeva spiragli di miglioramento è più che doppia (11,3%).
Nella fase attuale i più grossi timori delle famiglie tendono a concentrarsi sulla
difficoltà a risparmiare. Ma più che verso un risparmio fine a se stesso, la
preoccupazione attuale sembra riferita alla possibilità di cautelarsi di fronte ad una crisi
che non allenterà la sua morsa almeno a breve, e che rischia di minare seriamente la
capacità delle famiglie di affrontare spese mediche e di mantenere elevato ancora per
molto tempo il rischio di perdere il lavoro.
Il caso bolognese ancora una volta si distingue dal quadro aggregato regionale. Al
primo posto, infatti, nel capoluogo è proprio il timore di non potere sostenere i costi per
le cure mediche (72,3%) ad essere avvertito con maggiore preoccupazione e a
distanziare nettamente tutti gli altri item. La salute è un bene che nei momenti di
3
maggiore difficoltà e scarsa fiducia per il futuro assume un valore maggiore, non
negoziabile, anche a costo di dover cedere su altri fronti (fig. 4).
Fig. 4 - Situazioni che sono motivo di preoccupazione per le famiglie, val. %
Emilia Romagna
80,0
70,0
73,2
BOLOGNA e provincia
72,3
61,5
66,2
65,3
56,8
60,0
50,0
40,0
26,4
30,0
28,8
24,3
17,6
20,0
23
20,9
19,8 17,6
10,0
0,0
Difficoltà a
Affrontare Non riuscire a Presenza di un Sostenere le
risparmiare spese mediche mantenere il congiunto
spese
e per cure tenore di vita senza lavoro scolastiche
familiare
Perdere il
lavoro
Sostenere le
spese per un
familiare non
autosufficiente
Il totale potrebbe non essere uguale a 100 in quanto erano possibili più risposte
Fonte: indagine Censis, 2014
Questo ripiegamento delle famiglie emiliano-romagnole, che a tratti sembra assumere
toni fin troppo allarmistici rispetto a quanto effettivamente si riscontra, può ricondursi al
particolare impatto che la crisi ha avuto sul territorio, che se da un lato ha potuto
beneficiare di una crescita quasi inerziale dovuta alla solidità del suo tessuto economico,
dall’altro ne ha percepito gli effetti in maniera differita, e probabilmente le famiglie
stesse non si aspettavano che potesse assumere tale portata.
Anche per il futuro più immediato, se da un lato prevalgono pessimismo, paura, rabbia e
frustrazione (38,7%), non mancano accenni di ottimismo (23,6%), e per alcuni affiora la
speranza di potercela fare pur tra tante difficoltà (14,9%). In particolare nell’area
bolognese - dove ben il 31,1% degli intervistati è ottimista per il futuro - che si è
radicata più forte la speranza, prima ancora che la convinzione, che il 2014 sia stato a
conti fatti l’anno più duro, e una volta smaltite le tossine della crisi, le famiglie e le
imprese saranno sicuramente pronte a cogliere le opportunità di ripresa non appena si
paleseranno (fig. 5).
4
Fig. 5 - Sentimento col quale le famiglie guardano all'immediato futuro, val. %
100%
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
39,3
38,7
39,3
22,6
22,7
19,6
13,3
14,9
24,8
23,6
38,6
Pessimismo, paura,
rabbia, frustrazione
Incertezza
24,3
10,1
17,2
31,1
19,9
Vede delle difficoltà che
però pensa di poter
superare
Ottimismo
Intera BOLOGNA
Altre
Regione e provincia province
italia
Emilia Romagna
Fonte: indagine Censis, 2014
La domanda di salute, tra efficienza pubblica e ruolo del privato
La domanda di prestazioni sanitarie in Emilia Romagna appare sensibilmente più
sostenuta che nel resto del Paese: nonostante l’emergere di non poche difficoltà nei
bilanci delle famiglie, queste sono apparse meno disposte a rinunciare alle cure sanitarie
e negli ultimi due anni ben il 76,4% degli intervistati ha fatto ricorso a visite
specialistiche, diagnostica, cure odontoiatriche o riabilitazione, distanziando di svariati
punti percentuali il dato riferito all’Italia (72,7%). Un simile atteggiamento, peraltro, si
associa a una disponibilità delle famiglie a pagare per ricevere prestazioni sanitarie che
si mantiene, invece, in linea col resto del Paese. Più cure sanitarie, quindi, ma non
necessariamente più privato: il 78,2% di quanti in Emilia Romagna hanno fruito di
prestazioni sanitarie di vario genere si è rivolto al privato o all’intramoenia, e in Italia la
percentuale si è attestata di poco sotto tale soglia (77,5%) (fig. 6).
5
Fig. 6 -
Famiglie che negli ultimi due anni hanno fatto ricorso a prestazioni sanitarie (visite,
diagnostica, riabilitazione, ecc.), e incidenza di quante, tra queste, hanno fatto ricorso a
visite private e/o intramoenia, val. %
86,5
82,0
88,0
80,0
86,0
78,0
84,0
82,0
76,0
74,0
80,0
78,2
77,5
78,0
72,0
74,5
76,0
70,0
74,0
68,0
72,0
66,0
72,7
70,0
76,4
70,3
79,4
Intera regione
BOLOGNA e
provincia
Altre province
64,0
68,0
Italia
Emilia Romagna
Rricorso a prestazioni sanitarie negli ultimi 2 anni
Ricorso a visite private/intramoenia
Fonte: indagine Censis, 2014
Più in generale in tutta la regione (55%) le famiglie appaiono decisamente più
soddisfatte del servizio sanitario pubblico di quanto non avvenga nel resto del Paese
(41,7%), anche se quello dei lunghi tempi di attesa per accedere alle prestazioni
sanitarie resta un tema trasversale alla sanità pubblica, e per altro verso un fattore
decisivo nel convogliare una buona fetta di prestazioni sanitarie verso il mercato privato
(fig. 7).
Fig. 7 - Giudizi espressi dalle famiglie sulla sanità pubblica, val. %
Funziona male
60,0
Le attese sono troppo lunghe
50
50,0
49,5
55
Funziona abbastanza bene
56,8
48,6 51,4
50
41,7
40,0
30,0
20,1
20,0
8,8
10,0
9,5
8,4
0,0
Intera regione
Italia
BOLOGNA e
provincia
Altre province
Emilia Romagna
Il totale potrebbe non essere uguale a 100 in quanto erano possibili più risposte
Fonte: indagine Censis, 2014
6
Alla richiesta di indicare per quale motivo hanno fatto ricorso alla sanità privata o
intramoenia, infatti, la maggior parte degli intervistati ha fatto riferimento ai lunghi
tempi di attesa. Ed è in particolare in provincia di Bologna, dove è più forte la tendenza
a recarsi presso le strutture private per sottoporsi a visite mediche, che la possibilità di
ridurre le liste di attesa rappresenta uno stimolo allettante per rivolgersi al privato: ben 3
famiglie su 4 (74,4%) si sono dimostrate disponibili a pagare strutture private per
risolvere questa criticità.
Un’altra dimensione sulla quale si gioca il rapporto tra pubblico e privato, e
quest’ultimo si dimostra maggiormente in grado di venire incontro alle esigenze
dell’utenza, concerne la possibilità da parte degli utenti di scegliere il medico da cui
farsi curare. È questa una opzione che nel privato risulta più percorribile, e che spinge
una quota variabile di famiglie emiliano-romagnole (il 14,4% nella provincia di
Bologna e il 22,3% nelle altre province) a pagare le prestazioni sanitarie pur di avere la
certezza che sia un determinato medico a erogare la prestazione sanitaria.
Con sorpresa emerge, invece, che la flessibilità degli orari che il privato può offrire, non
muova più di tanto la domanda di sanità: soltanto il 6,7% delle famiglie nell’area
bolognese, e una percentuale irrisoria nelle altre province (1,7%), ha individuato in
questo aspetto una leva sufficientemente interessante e tale da far propendere per
l’offerta sanitaria privata in luogo di quella pubblica (fig. 8).
Fig. 8 -
Motivazioni per cui negli ultimi due anni le famiglie hanno fatto ricorso alla sanità
privata o intramoenia, val. %
BOLOGNA e provincia
80,0
70,0
60,0
50,0
40,0
30,0
20,0
10,0
0,0
74,4
Altre province
68
22,3
14,4
13,3 9,7
13,3
8
7,8 8,6
6,7
1,7
Nel
Ha potuto Indicato da Non aveva Pagando, si Flessibilità
pubblico scegliere il persone di alternative è trattati
orari
bisognava medico da
fiducia nel pubblico meglio
aspettare
cui farsi
troppo
curare
Il totale potrebbe non essere uguale a 100 in quanto erano possibili più risposte
Fonte: indagine Censis, 2014
7
Il welfare integrativo, un mercato maturo a rischio staticità
L’Emilia Romagna presenta per il mercato del welfare integrativo condizioni piuttosto
complesse. Se, infatti, la diffusione di strumenti finalizzati a integrare il trattamento
pensionistico e le prestazioni sanitarie si dimostra in linea col Paese, quando non
superiore per alcuni segmenti, è anche vero che i margini per una ulteriore penetrazione
di questi prodotti sembrano non proprio allettanti in prospettiva, a fronte di un mercato
italiano che invece appare più dinamico.
Sul lato della previdenza integrativa sono più numerose le famiglie emiliano-romagnole
che hanno aderito a fondi pensione integrativi aziendali (10,8%) rispetto a quanto si
verifichi nel resto del Paese (8,8%), mentre non si riscontrano grosse differenze per
quanto concerne gli strumenti previdenziali ad adesione individuale (11% a fronte del
10,2% a livello nazionale). Questa tendenziale preminenza della regione sul fronte della
previdenza integrativa rischia, però, di ridimensionarsi nel corso dei prossimi anni,
quando il flusso dei nuovi potenziali aderenti alle forme di previdenza integrativa di tipo
individuale (appena l’1,8% delle famiglie intende aderirvi in futuro) e collettiva (2%)
non sembra in grado di tenere il passo con il resto del Paese (rispettivamente il 5,2% e il
4,8% delle famiglie dichiara che acquisterà tali strumenti) (fig. 9).
Fig. 9 - Famiglie che possiedono alcuni dei seguenti prodotti di previdenza integrativa o
intendono acquistarli in futuro, val. %
La famiglia ne è in possesso
Intende acquistare in futuro
18,0
16,0
14,0
12,0
5,2
1,8
10,0
4,8
2
8,0
6,0
4,0
10,2
11
Italia
E. Romagna
8,8
10,8
2,0
0,0
Fondo pensione adesione
individuale o pip
Italia
E. Romagna
Fondo pensione integrativo
aziendale
Fonte: indagine Censis, 2014
Anche sul versante della sanità integrativa il quadro appare fatto di luci ed ombre.
L’Emilia Romagna non si presenta come un mercato particolarmente dinamico su
8
questo fronte e non sembra, peraltro, in grado di offrire chance di crescita
particolarmente interessanti al settore, che invece, nel resto del Paese mantiene trend di
sviluppo più sostenuti. A ben guardare, già oggi le famiglie emiliano-romagnole
tendono a concentrare il loro interesse verso alcune specifiche tipologie di prodotti, ed
in particolare le assicurazioni sanitarie private individuali (6,3%), i piani sanitari
aziendali (7,2%) e le mutue sanitarie integrative (3,2%), che sono possedute da un
numero di famiglie più ampio rispetto al resto del Paese.
Questi sono strumenti di tipo tradizionale e direttamente collegati a prestazioni di tipo
sanitario - come cure e visite mediche - più che a finalità di risparmio di tipo più
generico e trasversale, come un’assicurazione caso-morte o una polizza di risparmio per
la copertura delle spese di formazione per i figli. Ma da quanto mostrano i dati, ben
presto anche la diffusione di questa tipologia di prodotti, oggi più radicati in Emilia
Romagna, sarà superiore nel mercato nazionale di quanto avvenga in regione: il 4,6%
delle famiglie italiane acquisterà nei prossimi anni un’assicurazione privata sanitaria
individuale a fronte dell’1,8% tra quelle emiliano-romagnole, il 3,7% un piano sanitario
aziendale (0,7%) e il 4,3% una mutua sanitaria integrativa (0,7%) (fig. 10).
Fig. 10 - Famiglie che possiedono alcuni dei seguenti prodotti di sanità integrativa o intendono
acquistarli in futuro, val. %
La famiglia ne è in possesso
4,3
0,7
0,7
3,2
3,6
2,7
0,5
2
4,4
1,1
1,1
0,9
E. Romagna
2,7
Italia
4,3
7,2
E. Romagna
5,5
Italia
6,3
0,7
E. Romagna
3,7
Italia
1,8
E. Romagna
5,7
Italia
3,8
E. Romagna
Italia
E. Romagna
6,3
1,6
Italia
4,6
12,4
E. Romagna
4,3
13,2
Italia
20,0
18,0
16,0
14,0
12,0
10,0
8,0
6,0
4,0
2,0
0,0
Intende acquistare in futuro
Assicurazione
Polizza
Assicurazione Piano sanitario Mutua Sanitaria Fondo sanitario Assicurazione
caso-morte risparmio/studio sanitaria privata
aziendale
Integrativa
di categoria
non
figli
individuale
autosufficienza
Fonte: indagine Censis, 2014
Il buon impulso che nei prossimi anni si registrerà in Italia per gli strumenti di welfare
integrativo, dunque, lambirà soltanto marginalmente l’Emilia Romagna. Da un lato, è il
costo a frenare numerose famiglie dall’acquistarli: il 31,8% degli intervistati che non
possiede prodotti di sanità integrativa ritiene che questi siano troppi costosi e il 24,4%
pensa altrettanto con riferimento alla previdenza integrativa. Dall’altro lato, invece,
risulta ampio il bacino di famiglie che pur volendo aderire a fondi o sottoscrivere
prodotti assicurativi per il welfare integrativo ne è di fatto impossibilitato, specialmente
se si tratta di fondi pensione o di PIP (33,1%).
9
È questa un’indicazione che però rischia di apparire fuorviante, anche alla luce del dato
nazionale, che si colloca ben 10 punti percentuali al di sotto (23,4%): se da un lato la
disciplina dell’adesione ad alcune tipologie di fondi pensione è molto rigida (quella
riferita all’adesione ai fondi pensione chiusi, ad esempio) e non permette a chiunque di
aderirvi, è anche vero che per la gran parte degli strumenti assicurativi l’adesione è
libera, quindi il dato risente di una scarsa conoscenza del sistema della previdenza
integrativa. Del resto, anche questa è una criticità che il welfare integrativo sconta nei
confronti del mercato. A tal proposito, basti considerare che ben il 10,3% degli
intervistati non sottoscrive prodotti di previdenza integrativa perché non li conosce
abbastanza.
Se ci si addentra nel tema della salute, le famiglie poi non sembrano affatto nelle
condizioni di poter gestire eventuali situazioni sfavorevoli e non sono in questa fase in
grado di programmare nella maniera più efficace le strategie per affrontare i rischi legati
a malattie, alla non autosufficienza e alla vecchiaia. A prevalere è, infatti, la decisione di
posticipare ogni scelta che comporti l’esborso di denaro e a collocarsi in posizione
attendista. La metà delle famiglie, infatti, deciderà il da farsi quando nuove situazioni si
presenteranno e non mette in campo alcuna strategia preventiva (50,7%); solo una
minima quota (4,3%) ha fatto o farà ricorso a polizze assicurative che restano però una
soluzione del tutto residuale. Più frequente è la tendenza a ricorrere ai risparmi privati
(28,8%), mentre in mancanza di altre possibilità vi è un 22,5% di intervistati che ritiene
il welfare pubblico in grado di far fronte al fabbisogno di cure e prestazioni di cui la
famiglia avrà bisogno; un altro 7,9%, invece, chiederà aiuto ai famigliari se dovesse
aver bisogno di integrare il proprio reddito per sostenere le spese per il welfare (fig. 11).
Fig. 11 - Strumenti con cui le famiglie si coprono o pensano di coprirsi rispetto ai rischi di spese
legate a malattie, non autosufficienza e vecchiaia, val. %
Emilia Romagna
80,0
70,0
60,0
50,0
40,0
30,0
20,0
10,0
0,0
da 18 a 44 anni
67
50,7
28,8
17
Vedrà il da Risparmi ho o
farsi al
che sto
momento/ora
facendo
non ci pensa
22,5
15
Welfare
pubblico
7,9
9
Aiuto dei
familiari
4,3
Polizze
assicurative
Il totale potrebbe non essere uguale a 100 in quanto erano possibili più risposte
Fonte: indagine Censis, 2014
10
2