conquiste dellavoro Direttore: Annamaria Furlan - Direttore Responsabile: Raffaella Vitulano - Proprietario ed Editore: Conquiste del Lavoro Srl. Società sottoposta a direzione e coordinamento esercitata da parte della Coop. Informa Cisl a r.l.. Sede legale: Via Nicotera, 29 - 00195 Roma - C.F./Reg.Imprese Roma: 05558260583 – P.Iva: 01413871003 - Telefono 06385098 - Amministratore unico: Maurizio Muzi. Direzione e Redazione: Via Po, 22 - 00198 Roma - Tel. 068473430 - Fax 068541233. Amministrazione - Uff. Pubblicità - Uff. Abbonamenti: Via Po, 22 - 00198 Roma - Telefoni 068473269 /270 - 068546742 /3, Fax 068415365. Email: [email protected] Tribunale di Roma n. 569 / 20.12.48 - Autorizzazione affissione murale n. 5149 del 27.9.55. “Impresa editrice beneficiaria, per questa testata, dei contributi di cui alla legge n. 250/90 e successive modifiche ed integrazioni”. Modalità di pagamento: Prezzo di copertina Euro 0,60. 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Italia lasciata sola a gestire un fenomeno drammatico” Lampedusa,unanuovatragediacheindigna A ncora una volta “una tragedia che non solo ci indigna ma che testimonia il fallimento e la resa da parte della comunità internazionale ed in particolare dell’Europa che ancora una volta non ha saputo rispondere all’emergenza umanitaria in maniera adeguata, né in termini di contrasto al traffico di esseri umani né tantomeno di soccorso, lasciando, come da copione, l’Italia sola a gestire un fenomeno drammatico”. Così Annamaria Furlan a proposito dei 330 migranti morti al largo di Lampedusa. “Non ci sono parole per esprimere il cordoglio e la commozione di fronte a questa ennesima strage di uomini, donne e bambini. Bisogna affrontare seriamente il tema della cooperazione e del dialogo con i Paesi di partenza dei flussi al fine di creare in loco strutture adeguate di accoglienza e tutela dignitosa. Occorre poi rivedere il regolamento di Dublino 3 per favorire un’equa e sostenibile gestione e distribuzione dei profughi e richiedenti asilo nell’ambito di corridoi umanitari e nel rispetto del reale progetto migratorio. Non servono ulteriori sterili dibattiti ma azioni concrete e serie per dare risposte di buonsenso ad una questione che va ben oltre i confini dei singoli Paesi e che richiede un impegno non improvvisato ma strutturale”. Ce.Au. AccendileRsu Pubblico impiego: parte la campagna Cisl per le elezioni del 3, 4 e 5 marzo. Furlan: “Altro che slide, per una buona riforma serve il protagonismo dei lavoratori. Senza un’amministrazione pubblica di qualità, l’Italia non cambia e non esce dalla crisi” Storti a pagina 5 Ilva, corsa contro il tempo Jobs act, licenziamenti collettivi Fim: tempi stretti sul decreto verso l’esclusione dalla riforma art.18 C orsa contro il tempo per salvare l’Ilva. Ieri è iniziato nell’aula del Senato l’esame degli emendamenti al decreto approvato dal governo alla vigilia di Natale. Ma a Taranto l’allarme resta alto, anche se ieri sono stati pagati gli stipendi ai lavoratori. Oggi gli autotrasportatori porteranno la loro protesta davanti a Palazzo Chigi. Per il segretario generale della Fim Taranto Brindisi Mimmo Panarelli “il decreto va convertito in tempi strettissimi” D’Onofrio a pagina 7 L a Cisl condivide l’integrazione al parere sul Jobs act della commissione Lavoro del Senato che mercoledì sera ha spaccato la maggioranza (è stato votato da Pd, Sel e M5s, mentre Ncd ha detto no) e si augura che il Governo la ascolti. “At- traverso la contrattazione - ha detto ieri Annamaria Furlan - abbiamo gestito migliaia di uscite dal lavoro garantendo la coesione sociale”. Con l’integrazione la Commissione chiede al Governo di rivedere le regole sanzionatorie sui licenziamenti col- Note Book L’ardua mediazione tra Atene e Berlino L o sbarco dunque è rinviato. Anche se non sono mancati colpi di mortai e qualche assalto alla baionetta. Il D-Day della Grecia, com’era stato annunciato l’Eurogruppo di mercoledì sera, serve a solo a destare antichi rancori e a rimandare tutto a lunedì, nella speranza che il summit dei leader Ue possa contribuire a smuovere qualcosa. Gli stracci insomma sono volati. E non poteva essere altrimenti visto com’era cominciata. Nelle pagine 2 e 3 CURIOSAmente IL BLOG DEL DIRETTORE Cavalli di Troika a pagina 3 1 million net! La Cisl lancia il network 2.0 C on la Campagna Cisl sul fisco, si registra l’avvio di un progetto sperimentale di Network digitale per mettere in rete 1 milione di contatti con il coinvolgimento degli operatori della comunicazione confederali. Un progetto ambizioso ma, numeri alla mano, realizzabile. Benvenuti a pagina 8 lettivi. Intanto, nel parere favorevole al decreto attuativo sul contratto a tutele crescenti, viene sottolineato che “la regolazione dei nuovi contratti permanenti deve allinearsi alle discipline vigenti negli altri paesi europei, anche a quelle più protettive”. Rimarcata poi la necessità di applicare le nuove regole anche al lavoro pubblico. Ieri è anche arrivata l’intesa delle Regioni, in Conferenza Stato-Regioni, sul decreto attuativo relativamente alla riforma degli ammortizzatori sociali. In sostanza, viene allargata la fascia dei soggetti disoccupati beneficiari delle risorse le quali, invece che essere erogate dall’Inps come previsto inizialmente, saranno erogate dal ministero del Lavoro e gestite dalle Regioni. Giampiero Guadagni 2 CONTROsterzo IL BLOG DI ESTER CREA VENERDÌ 13 FEBBRAIO 2015 L’avvocato che sfida la Merkel T sipras vuole chiedere alla Germania il risarcimento dei danni perpetrati dai nazisti durante la Seconda Guerra mondiale? Allora, si metta in coda perché, comunque la pensi Berlino, c’è uno studio legale pronto a far valere le ragioni di Atene. E non solo. Sulla scrivania dell’avvocato Lucio Olivieri di San Benedetto del Tronto sono già state depositate le richieste del Comune di For- nelli (Isernia) che il 4 ottobre del 1943 fu teatro di una strage nazista in cui sei civili furono impiccati, per rappresaglia, dai tedeschi. Ma anche le stragi di Pietransieri a Roccaraso (131 morti) in Abruzzo e, in provincia di Ascoli Piceno, quelle di Massignano (12 vittime), Castignano (4), Acquasanta (12) oltre a quattro casi singoli di San Benedetto del Tronto di persone deportate in Germania, hanno trovato udienza presso lo studio Olivieri. Peccato che fino ad oggi gli unici che abbiano preteso ed ottenuto dalla Germania il pagamento dei danni di guerra fino all’ultimo centesimo siano stati i sovietici. Tanto l’Italia quanto la povera e malandata Grecia nella conferenza di Londra del 1953 decisero di non esigere il conto. Un sacrificio che consentì ai tedeschi di dimezzare il 50% del loro debito. L’altro 50% avrebbe do- vuto essere rimborsato dopo l’eventuale riunificazione delle due Germanie. Ma nel 1990 l’allora cancelliere Helmut Kohl si oppose alla rinegoziazione dell’accordo che avrebbe causato il default della Germania. Ci fu una mediazione con l’Italia e la Grecia che ancora una volta acconsentirono a non esigere il dovuto. Che possibilità ha ora l’avvocato Olivieri di ottenere giustizia per i suoi clienti? Pari a zero, secondo Berlino. Ma il nostro non demorde, nonostante le bat- taglie legali avviate dal suo studio fin dal 2010 siano state interrotte da una sentenza della Corte internazionale di giustizia dell' Aia del 2012 secondo cui l'Italia non avrebbe giurisdizione in merito. “Il 22 ottobre 2014 è però arrivata una sentenza della Corte costituzionale italiana che ha annullato gli effetti della sentenze dell'Aia, così che abbiamo riattivato tutti i processi”, esulta. D’altra parte, l’unico guadagno assicurato sarà proprio il suo. Ester Crea L’analisi. L’uscita dall’euro del paese ellenico potrebbe produrre effetti a catena e squilibri nefasti per tutta l’Unione, SeAtenefallisceneppure La “soluzione Ue” non interrompe la spirale di recessione, disoccupazione e povertà PerchéilcasoGrecia deveinteressarci di Sebastiano Fadda * conquiste del lavoro attualità D i fronte agli apparenti sussulti di ribellione della Grecia, che per risolvere i problemi della sua disastrata economia vorrebbe sottrarsi alle misure imposte dalla Troika, la risposta dell’unione europea corre sulla solita “trivial solution”. “Trivial” in inglese non significa triviale, ma banale. E la soluzione banale è: ridurre drasticamente la spesa pubblica e aumentare drasticamente le tasse. Questa soluzione è banale perché risolve (forse, ma si potrebbe pensare di no a meno che non si spingano queste misure fino ad estremi disumani) il problema della restituzione del debito, ma non quello dell’interruzione della spirale di recessione, disoccupazione e povertà che sta affamando il paese. Prosciugare il reddito disponibile per consumi e per investimenti innesca la trappola del sottosviluppo. Qualcuno dirà che queste misure non sono state imposte ma sono state “concordate” con la Troika. Vero, ma esse sono state accettate perché imposte come condizione per l’erogazione degli aiuti finanziari. Così, come notava Stiglitz, il Fondo Monetario Internazionale ha di fatto abbandonato la funzione di concedere aiuti finanziari per evitare la recessione ai paesi in difficoltà, e ha abbracciato invece quella di imporre la recessione come condizione per ricevere gli aiuti. Qualcuno dirà pure che la Grecia è colpevole della politica economica che ha prodotto l’eccessivo indebitamento ed ha truccato i conti per entrare nell’eurozona. Pertanto è la Grecia che deve pagare. Vero; però la colpa va condivisa con chi non è stato in grado di controllare la correttezza dei conti e di chi ha “generosamente” concesso finanziamenti per brama dei futuri rendimenti senza verificare la solvibilità del debitore (qualcosa che ricorda sinistramente la vicenda dei “subprimes”). Qualcun altro dirà che comunque i debiti vanno pagati, subito e sull’unghia, indipendentemente da quanto costi al debitore. E’ vero anche questo, ma bisogna ricordare due cose. Primo, che i titoli del debito pubblico “rischiosi” (con basso rating) comportano un rendimento alto proprio come premio per il rischio; ma questo presuppone che il rischio sia effettivo: non si può pretendere di avere contemporaneamente un alto premio per il rischio e un rischio nullo. Quindi fa parte del gioco correre il rischio che il debito possa non essere ripagato. Secondo, come in molti altri casi, il recente caso del salvataggio/vendita di Alitalia ha mostrato la possibilità che l’esposizione debitoria verso grandi banche possa trasformarsi in perdita irrecuperabile per le stesse. Detto questo, il problema attuale non è quello di stabilire di chi sia la colpa, ma quello di individuare la terapia giusta per risanare l’economia e la finanza pubblica. La terapia somministrata dalla Troika e dalla politica economica europea (risolvere i problemi di finanza pubblica attraverso una riduzione del reddito), già teoricamente contestabile, si è dimostrata ovunque empiricamente fallimentare: i danni economici sono stati notevoli e la ripresa dalla crisi è stata ostacolata o ritardata. Purtroppo, questa è la situazione greca da cui partire: una ecatombe economica accompagnata da un debito di circa 320 miliardi di euro, pari a circa il 175% del Pil. Circa 230 di questi miliardi sono detenuti dal Fondo Monetario Internazionale e dai paesi dell’Eurozona (Specialmente Germania, Francia e Olanda). Posto che le politiche economiche dell’Unione Europea finora hanno soltanto stretto la morsa della “austerità”” in nome dell’obiettivo primario del consolidamento fiscale, c’è da chiedersi se le recenti aperture del “Quantitative easing” costituiscano un passo significativo ed efficace in favore della crescita. E’ lecito dubitarne; infatti, in primo luogo va notato che il problema attuale non sta tanto nell’insufficiente liquidità, quanto nell’insufficiente domanda aggregata, soffocata dalle misure recessive. Pertanto un incremento della liquidità non accompagnato da adeguate misure espansive (cioè in assenza di politiche fiscali espansive) è insufficiente per stimolare la crescita: la liquidità rischia di restare nelle banche. D’altra parte l’obiettivo dichiarato è soprattutto quello di provocare un po’ d’inflazione (intorno al 2%), che peraltro, se così provocata, può benissimo coesistere con la stagnazione. In secondo luogo va sottolineata la dimensione modesta dell’iniezione di liquidità: 60 miliardi di euro al mese da marzo 2015 a settembre 2016, circa un terzo di quanto sarebbe necessario per seguire l’esempio degli Stati Uniti. Infine, va considerata la distribuzione degli acquisti della banca Centrale Europea tra i diversi paesi; questa avverrà in proporzione alle quote di partecipazione nel capitale della Bce. Ciò significa che la Germania ne sarà il maggior beneficiario (alla Grecia, per esempio, spetterà solo il 2%). L’intervento della Bce non porta quindi di per sé un grande aiuto. Per uscire dalla morsa la Grecia ha annunciato una serie di misure opposte alle politiche recessive dell’austerità contrabbandate con l’eufemismo delle “riforme strutturali”, tra cui: ripristino di livelli decenti di welfare; rinuncia alla svendita del patrimonio pubblico, innalzamento dei livelli salariali (accompagnate da razionalizzazione della spesa e lotta alla corruzione e all’evasione fiscale). Tutto questo, assieme ad altre misure di spesa pubblica funzionali a scatenare effetti moltiplicativi di crescita del livello di attività economica, dovrebbe far parte di una inversione radicale della politica economica dell’Unione, e comportare quindi una generale rimodulazione dei tempi e dei modi del consolida- mento fiscale. Il caso della Grecia ci interessa proprio per questo: perché il nuovo governo ha aperto una nuova strada impostando un negoziato con l’Unione europea su queste linee. Non chiede infatti né di uscire dall’euro, né la cancellazione del debito. Ne chiede soltanto una rimodulazione, che, secondo le proposte specifiche del nuovo ministro delle finanze dovrebbe realizzarsi (previa concessione di un piccolo prestito ponte) in parte attraverso la trasformazione dei titoli greci in nuovi bonds con rendimento indicizzato al tasso di crescita nominale e in parte trasformando i titoli in possesso della Bce in obbligazioni perpetue. Nel contempo La Grecia garantirebbe il mantenimento di un avanzo primario (se pure intorno all’1,5 anziché al 4,5 come richiesto). Queste proposte dovrebbero essere sostenute dai paesi membri dell’Unione, che dovrebbero considerarle come un’occasione per cambiare l’intera politica economica europea, approfittando anche della favorevole congiuntura internazionale. Questa, attraverso la riduzione del prezzo del petrolio (attualmente stabilizzato intorno a 50 dollari al barile) e attraverso il deprezzamento dell’euro (attualmente stabilizzato intorno a 1,13 rispetto al dollaro), offre le condizioni ideali per adottare vigorose politiche di rilancio della crescita in tutta l’eurozona. Ma purtroppo sembra che dai paesi membri, e anche dal governo italiano, giungano solo chiacchiere, ma non decise posizioni favorevoli, e il negoziato sia lasciato tutto nelle mani della Germania, con i suoi inappropriati e stupidi slogans come “bisogna fare i compiti a casa” e “i patti (capestro) vanno rispettati”. Se questa occasione favorevole non venisse sfruttata, un possibile rialzo del prezzo del petrolio e della quotazione dell’euro, potrebbe cacciarci di nuovo in difficoltà con le nostre idolatrate “politiche di austerità”. Se anche i negoziati con la Grecia fallissero, il paese verrebbe forse praticamente spinto fuori dall’euro: non avrebbe altra via di uscita dato il grave vuoto di liquidità creato dal mancato accesso agli aiuti finanziari dell’Ee e al quantitative easing (ricordiamo che gli acquisti della Bce sono riservati ai titoli con qualifica “investment grade” attribuita dalle agenzie di rating). Ma ciò potrebbe produrre effetti a catena e squilibri nefasti per l’intera zona euro e per tutta l’Unione, Germania compresa. Una prospettiva oscura anche per le controindicazioni di carattere geopolitico. Per tutte queste ragioni i paesi dell’euro dovrebbero collaborare per trovare una soluzione positiva al problema greco, e non lasciare che la Germania impedisca il raggiungimento di un accordo. La recente decisione della Bce di non accettare i titoli pubblici greci come collaterali è un grave segnale di difficoltà a raggiungere una soluzione. A meno che non si ritenga, come suggerisce P. Krugman, che Draghi abbia in questo modo voluto mettere la Germania davanti ai rischi e ai costi di una ostinata rigidità. Un po’ di “teoria dei giochi” potrebbe sostenere questa interpretazione. Professore ordinario di economia politica Facoltà di economia Università Roma 3 A Giornata di azione globale per il diritto di sciopero, aderisce anche la Fim Cisl nche la Fim Cisl aderisce alla giornata di azione globale in difesa del diritto di sciopero promossa in tutto il mondo dalla Confederazione internazionale dei sindacati (Ituc). L’iniziativa, che si terrà il prossimo 18 febbraio, è una risposta agli attacchi senza precedenti da parte degli imprenditori e di diversi governi (fra i quali il Giappone, il Cile, il Brasile, il Pakistan e la Turchia) contro il diritto di sciopero, fino al punto da trasformarlo in un reato.Clamoroso il caso del governo Erdogan che, re- centemente, ha emanato un decreto per impedire ai metalmeccanici di scioperare per il loro contratto di lavoro. La Fim-Cisl parteciperà impegnando le proprie strutture sindacali in azioni dimostrative con cartelli e striscioni davanti alle sedi di Confindustria; informando i lavoratori e i media sull’origine del conflitto e l’importanza della difesa di un diritto fondamentale per la libertà sindacale; disseminando i social networks con le notizie sulla giornata di azione globale in difesa del diritto di sciopero. Germania compresa. Una prospettiva oscura anche per le controindicazioni di carattere geopolitico che tale esito comporterebbe neppureDraghicisalverà Eurogruppo. Dopo lo scontro, si tornerà al tavolo lunedì prossimo Tsiprasisolato.Vince lapauradelcontagio B ruxelles (nostro servizio) – Lo sbarco dunque è rinviato. Anche se non sono mancati colpi di mortai e qualche assalto alla baionetta. Il D-Day della Grecia, com’era stato annunciato l’Eurogruppo di mercoledì sera, serve a solo a destare antichi rancori e a rimandare tutto a lunedì, nella speranza che il summit dei leader Ue di queste ore possa contribuire a smuovere qualcosa. Lo dice lo stesso ministro Padoan che parla di discussione “fruttuosa” e “a tratti un pochino franca nei toni”. Gli stracci insomma sono volati, e del resto non poteva essere altrimenti visto com’era cominciata. Il solito Schaeuble, deux ex machina dell’ortodossia tedesca e ministro delle finanze un po’ di tutti noi, aveva voluto subito chiarire alla vigilia della riunione, che la Grecia “o accetta l’ultima tranche di aiuti o è finita”, per poi rincarare chiarendo che “ognuno è libero di fare quello che vuole: un programma esiste, o si porta a compimento o non abbiamo più un programma”. Cattivo al punto giusto, per parlare a nuora perché suocera intenda. Altrimenti non si capirebbero neanche tanto le dichiarazioni di giovedì mattina del CURIOSAmente primo ministro finlandese Stubb, quando parla di “una situazione di 18 Paesi dell' euro contro uno”, come a voler ribadire che il mini tour europeo di Tsipras è stato un vero fallimento e soprattutto che a essere spaventati non devono sentirsi solo i greci ma tutti quegli Stati in deficit che magari a parole hanno mostrato solidarietà o qualcosa in più al nuovo governo di Atene, ma che nei fatti sono stati riportati a consigli più miti da Berlino e dai padroni del vapore Ue. Il messaggio di Schaeuble vale anche e soprattutto per Italia e Francia subito rimesse in riga dopo le prime carezze al golden boy di Syriza. Nonostante i bazooka di Mario Draghi, sembra dire la Germania, il rischio contagio per Paesi in crisi, e quindi anche per Spagna e Portogallo, resta ancora alto, ecco perché non conviene spaccare il fronte dell’austerity, ma occorre invece mostrarsi uniti contro l’apostata Tsipras. L’Eurogruppo di mercoledì sera aspettava dalla Grecia una proposta ufficiale che non è ancora arrivata, e che entro lunedì deve assolutamente essere sul tavolo dei 19 ministri economici. Guardare a un’estensione del programma, significa, osserva ancora Stubb, che la Grecia dovrà attenersi a ulteriori cambiamenti strutturali imposti dalla troika. Estendere il pia- dal 1 marzo, senza un nuovo accordo con l'Ue, la Grecia si troverebbe subito a dover pagare 4,6 al Fmi, e tra luglio e agosto deve rimborsare 6,6 miliardi alla Bce: con quali soldi?). Una lunga telefonata notturna tra Tsipras e il suo ministro delle finanze ha posto fine, per ora, alla possibilità di continuare a farsi dettare la linea da Bruxelles, Francoforte e Washington. Il problema, spiega una fonte interna, nasce dalla domanda se si debba o no lavorare nella logica del precedente governo, quello di Samaras che ha accettato gli aiuti della troika, o di quello attuale, che invece vuole sparigliare tutto. La morale dell’impasse attuale, di fatto, è che i ministri economici dell’Eurozona non possono pensare di chiedere a Tsipras di continuare ad applicare le riforme di chi c’era prima al suo posto: sarebbe come, si sostiene, fare finta che l’elezioni non ci siano mai state. Si torna, dunque, al punto di partenza. L’Ue non può non tenere conto della volontà popolare, e la scelta dei greci, sostiene Atene, deve pesare sull’opportunità di ripartire praticamente da zero, e convincere Bruxelles a prendere in considerazione il prestito ponte di 10 miliardi per arrivare vivi fino ad agosto e negoziare nel frattempo i 5 punti del piano di Syriza per risollevare la Grecia: il permesso di emettere 8 miliardi di titoli di Stato oltre la soglia consentita; prendere 1,9 miliardi di profitti che le banche centrali della zona euro hanno realizzato sui bond greci; rottamare il 30 per cento del Memorandum con l'Ue, sostituendolo con dieci riforme decise da Atene in collaborazione con l'Ocse; aggiornare la legge di bilancio 2015 riducendo l'avanzo primario da 3 a 1,5 per cento, e recuperando 2,8 miliardi da usare come coperture per le misure di sostegno alla popolazione annunciate in campagna elettorale; uno swap dei titoli con nuovi bond a più lunga scadenza o indicizzati alla crescita del Pil. Pierpaolo Arzilla IL BLOG DEL DIRETTORE Cavalli di Troika A no di Fmi, Ue e Bce, significa per Tsipras rinnegare il programma elettorale che vuole chiudere la stagione dell’austerità, e dunque di “aiuti” che hanno ulteriormente strozzato la società greca, avvitandola su se stessa senza possibilità di ripresa (come i 3 miliardi di aumento di tasse e gli 11,5 miliardi di tagli in due anni che nel settore pubblico hanno messo in mobilità 25mila lavoratori, ridotto gli stipendi del 20 per cento, aumentato l'età pensionabile e ridotto tutte le pensioni sotto i mille euro), se non con un diverso progetto di assistenza economica che non preveda ulteriori ferite, ma che permetta al governo di avere un margine di manovra sufficiente per allentare la pressione su famiglie e imprese. I 18 (contro 1) per ora legano la possibilità di Atene di negoziare (e presentare uno schema di riforme) all’estensione tecnica del programma di aiuti che terminerà il 28 febbraio, e che per Varoufakis significa allungare le sofferenze (ma ngela Merkel al Vertice Ue annuncia la possibilità di un compromesso sulla Grecia mentre dall’Ucraina giungono venti di tregua: accordo sul cessate il fuoco dal 15 febbraio. Poco importa che Putin spezzi matite durante un delicatissimo vertice. Ora è importante valutare tre fatti solo in apparenza distanti: la triangolazione Russia-Nato-Grecia; la questione del debito e della sovranità monetaria; il freno della cancelliera tedesca sull’escalation in Ucraina. Così, tre emergenze (l’Isis, la crisi greca, e il conflitto russo-ucraino) s’intrecciano con soluzioni debitamente soppesate e decisamente collegate, anche perchè le diverse cordate che influen- zano i processi globali spesso sono solo in apparente contrasto tra di loro. Prendiamo la questione Tsipras, tema non solo economico ma anche geopolitico. La dimensione finanziaria svetta oggi centrale come in altri tornanti epocali. Se il leader greco tornasse a stampare dracme, l’ipotesi guerra si farebbe più concreta: ricordiamoci che dietro le primavere arabe ci fu il fattore banche; dietro la guerra di Libia il dinaro d'oro africano; la seconda guerra mondiale scoppiò dopo la nazionalizzazione della Banca centrale tedesca. I cavalli di Troika sono insomma all’opera. Pensiamo a certe durezze europee in apparenza inspiegabili ma in realtà funzionali al pro- gressivo scivolamento della Grecia verso Mosca. Gli interessi di Atene non sono ovviamente né quelli di Putin né quelli di Soros, ma coincidono comunque con quelli di una Europa che complessivamente ha tutto da perdere dalle sanzioni contro la Russia. Non dimentichiamoci poi che dopo il blocco del gasdotto South Stream potrebbe essere la Grecia ad ospitare l’infrastruttura del gasdotto per l’Europa del Sud. Per un paese che tra poco non saprà più come pagare stipendi e pensioni, è pur sempre un’opportunità. La politica del rischio calcolato della Teoria dei Giochi consiste nel convincere gli avversari che la sfida è totale, che si è totalmente incuranti del pericolo, quasi folli, e disposti a far crollare tutto. Poi sorridere, e dire finalmente quello che si pensa veramente. Il ministro delle finanze Yanis Varoufakis è un teorico dell’argomento. Nel 1995 ha scritto un libro, “Game Theory: A Critical Text” , che ora sta mettendo in pratica con gran gusto. Una tattica che potrebbe spingere Francia e Germania - che hanno riaperto i canali diplomatici con Putin senza consultare previamente Obama - a dire con grande chiarezza che, a meno di un ritiro degli Usa dall’Ucraina, e di un impegno politicamente vincolante, l’Ucraina non otterrà un solo euro dalla Ue. Linguaggio troppo diretto, ma qualcosa, forse, si sta muovendo nell’Ue: gli Stati, al contrario degli eurocrati, stanno prendendo atto dei danni geopolitici e delle ma- cerie economiche del Vecchio Continente. Tsipras più di altri giovani leader sta mettendo in atto il superamento della contrapposizione destra sinistra; si legge negli accordi economici e in quelli militari. E comincia a filtrare attraverso le maglie dei servizi dei paesi che non vorrebbero vedersi coinvolti in una guerra di Troika. La stampa inglese, infatti, riporta un accordo che sarà firmato il 25 febbraio e che concederà ai russi una base navale ed una aeronavale non lontana da quelle inglesi ancora presenti a Cipro: non è un caso che i depositi bancari ciprioti, prevalentemente a capitale russo, subirono un prelievo forzoso ad opera della Troika. I paesi del Mediterraneo rialzeranno la testa? Raffaella Vitulano 4 SPARLAMENTO IL BLOG DI MASSIMILIANO LENZI VENERDÌ 13 FEBBRAIO 2015 C’è sempre un italiano su due che... “L asciatemi cantare sono un italiano”. Chissà, forse aveva ragione Toto Cutugno quando, a Sanremo, intonava la strofa di quella che sarebbe diventata la sua canzone più famosa al ritornello di “lasciatemi cantare perché ne sono fiero, sono un italiano, un italiano vero”. Correva l’anno 1983, un'epoca edonista, con l’Italia che era diventata campione del mondo l’anno pri- ma e con i socialisti al potere, Bettino Craxi presidente del Consiglio e Sandro Pertini Capo dello Stato. Gli italiani ancora non odiavano la politica e non la chiamavano neppure casta ma soprattutto amavano votare, scegliere. Oggi, nel 2015, le cose sono cambiate e mentre un italiano su due guarda il Festival di Sanremo condotto da Carlo Conti (lo share di quest’anno è da re- cord), quasi un italiano su due non vota più. Che accade al nostro Paese ed alla nostra politica? Una domanda amletica visto che questa crisi di rappresentanza e di partecipazione civile va avanti e cresce ormai da tempo. Sembra che nel Belpaese si preferisca appunto il lasciateci cantare al fateci votare. A guardare i dati dell'astensionismo degli ultimi anni, c'è di che rabbrividire. Un numero su tutti: l'affluenza alle ultime elezioni europee del 2014 si è fermata poco sopra il 58%, con alcune zone dove addirittura il non voto è diventato maggioranza assoluta. Eppure mai come in questo momento difficile - per la crisi economica, per le riforme di cui l'Italia ha bisogno, per le crisi internazionali, dal terrorismo jihadista al rischio guerra tra Ucraina e Russia - servirebbe partecipazione, coinvolgimento dell’opinione pubblica. Certo, i politici italiani han messo del loro nell’allontanare sempre di più i cittadini dal Palazzo ma pensare di poter Fist Cisl, seminario su decreti attuativi Jobs act. Petteni e Raineri: puntare su II livello vivere meglio senza interessarsi del proprio destino di comunità civile e sociale rappresenta un male peggiore della ferita che vorrebbe curare. Per cui, sì, cantiamo ancora due giorni, fino a sabato quando Sanremo finirà ma poi torniamo ad interessarci di noi stessi. Perché "la libertà come cantava Giorgio Gaber non è star sopra un albero, non è neanche avere un’opinione, la libertà non è uno spazio libero libertà è partecipazione”. Bonfanti (Fnp): Boeri diaall’Inps stabilità enuova governance attualità Riformadellavoro piùforteconunnuovo S modellocontrattuale A pprofondire gli aspetti normativi del Jobs Act ed assicurare una corretta conoscenza della riforma in divenire con il varo dei decreti attuativi. E’ questa la finalità del primo seminario sulla riforma del lavoro promosso dalla Fist, la Federazione Italiana dei Sindacati del Terziario affiliata alla Cisl nata dalla sinergia di Fisascat e Felsa, che all’indomani del parere delle competenti commissioni parlamentari sul Decreto sul contratto a tutele crescenti ha voluto approfondire i dettagli della riforma. Gli interventi di Marco Lai, docente dell’Università di Firenze; Livia Ricciardi, del dipartimento formazione e lavoro Cisl; e di Emmanuele Massagli, presidente Adapt, hanno messo in evidenza luci e ombre di una riforma che si appresterà ad essere completata nelle prossime settimane con la definizione dei decreti attuativi più attesi, quelli sul riordino delle tipologie contrattuali e sulla definizione delle politiche attive del lavoro. Il beneficio normativo degli sgravi contributivi previsto dal nuovo contratto a tutele crescenti e la probabile riduzione delle forme di collaborazione, che sarà decisa nel decreto che verrà varato nell’Esecutivo del 20 febbraio prossimo, pur finalizzati a contrastare l’abuso del falso lavoro autonomo, potrebbero esporre il mercato del lavoro a potenziali rischi: la creazione di nuove sacche di lavoro nero e sommerso e l’esclusione dei giovani nell’ingresso nel mercato. Un argomento che scalda e anima il dibattito in casa Cisl, dove si ragiona sugli effetti applicativi della norma e sulle migliorie da apportare, anche conquiste del lavoro L 'interesse di un Governo per i problemi reali delle persone non si misura solo a parole ma, soprattutto, con i fatti: e il bonus bebè è un fatto. Il Governo rilancia così il bonus bebé, che ha durata triennale. Sarà sufficiente richiederlo solo il primo anno. Per il secondo e il terzo sarà sufficiente rinnovare l'Isee. Questa è una delle indicazioni operative che verranno fornite con il decreto del Presidente del consiglio dei ministri che attua l'incentivo introdotto dalla legge di stabilità 2015, consistente in 960 euro all'anno per ogni fi- per via contrattuale. Per la Fist bisogna puntare ad un rafforzamento delle tutele e dei diritti da prevedere per il lavoro “atipico”, una realtà importante del nostro Paese che contribuisce fattivamente alla sostenibilità del sistema Paese. Parere complessivamente positivo sulla definizione di una nuova tipologia di contratto di lavoro subordinato pur riflettendo su alcune criticità legate all’applicazione normativa: prima tra tutte il doppio regime per i vecchi e i nuovi assunti che riguarda in particolare gli esiti dei licenziamenti illegittimi. Per la Fist andranno poi chiariti alcuni aspetti collegati alla normativa: sui licenziamenti collettivi, sulle politiche attive del lavoro e sulle tutele in costanza di rapporto di lavoro. E’ evidente che la contrattazione è destinata ad assumere un nuovo ruolo e ad entrare a pieno titolo nel dibattito perché ad essa sarà affidato il compito di recepire l’evoluzione normativa. Un concetto ribadito nel corso dei lavori dal segretario generale della Fist Pierangelo Raineri. “In linea con il pensiero Cisl siamo convinti sia arrivato il momento di rivisitare il modello contrattuale fin qui utilizzato per la definizione dei contratti di lavoro”, afferma Raineri sottolineando la necessità di adattare i meccanismi contrattuali al nuovo andamento inflattivo puntando al rilancio del secondo livello di contrattazione. Un impegno prioritario anche per la Cisl, come ha sottolineato il segretario confederale Gigi Petteni nel corso delle conclusioni ai lavori del seminario. “Sono settimane decisive e la Cisl è fortemente impegnata per migliorare l’evoluzione normativa della riforma del lavoro che dovrà esse- re a nostro avviso orientata a debellare la precarietà”. Petteni ribasisce la necessità di adattare il modello contrattuale ai nuovi scenari per accompagnare la ripresa. A marzo la Cisl chiederà di aprire un confronto tra Governo e parti sociali. Paola Mele tabilità e una nuova governance all’Inps, necessaria per una più corretta gestione dell’Istituto. E’ l’augurio che il segretario generale della Cisl Pensionati, Gigi Bonfanti, rivolge al nuovo presidente dell’Istituto di previdenza sociale Tito Boeri, la cui nomina è stata approvata dal Consiglio dei ministri a seguito dei pareri favorevoli espressi dalle Commissioni parlamentari competenti. Aggiunge Bonfanti: “Ci auguriamo che la nuova fase che si apre con la presidenza Boeri – conclude Bonfanti - possa caratterizzarsi per una più fattiva collaborazione con i sindacati affinché l’Inps possa continuare ad adempiere al ruolo al quale è chiamato quotidianamente, e cioè quello di garantire tutele previdenziali adeguate, soprattutto in una fase così delicata come quella che l’Italia sta vivendo in questi anni”. G.G. “Raggio verde” in EmiliaRomagna: 9 giovani assunti con il progetto Fnp B ologna (nostro servizio). Sara ha incontrato il sindacato lavorando al caf durante il periodo della dichiarazione dei redditi. Una laurea in Statistica, ha seguito il corso formativo ed ora è inserita nel settore socio-sanitario della Fnp di Modena, dove svolge un ruolo ‘tecnico’, partecipando agli incontri con i Comuni sui bilanci. Laura, una laurea in Relazioni internazionali, per la Fnp Romagna segue sul piano normativo il settore socio-sanitario. Daniele, laureando in Veterinaria, ha incontrato “casualmente” la Fnp a Reggio Emilia. Ora si occupa per il sindacato di comunicazione, in particolare di audiovisivi e nuove tecnologie. “Quella della Fnp - osserva Daniele - è stata una grande proposta fatta ai giovani, specie ora che sempre più sono le carenze formativo-occupazionali loro dedicate”. Debora, laurea in Psicologa, svolge per la Fnp Emilia-Romagna anche la funzione di supporto psicologico per gli iscritti/anziani che hanno subito un furto. “Abbiamo iniziato facendo le cose più semplici - ricorda Debora- poi grazie alla formazione abbiamo fatto un percorso che ha conciliato le linee di indirizzo comuni con le caratteristiche peculiari del territorio e le competenze personali”. Sono queste alcune del- le nove ‘voci giovani’ della Fnp dell’Emilia-Romagna distribuite sul territorio. Sei donne e tre uomini. Tutti di età inferiore ai 30 anni. Sette laureati e due diplomati. Provenienti da esperienze diverse, hanno tutti seguito il medesimo percorso formativo di un anno relativo a welfare, settore sociosanitario e bilanci predisposto da Fnp e Cisl. Un approccio metodico formativo legato al progetto ‘Raggio verde’, voluto dalla Fnp nazionale e realizzato sul territorio, al fine di avvicinare i giovani al sindacato Pensionati Cisl, far loro conoscere la Fnp ed introdurre così nuova linfa, attraverso il loro ingresso a tempo pieno nell’organizzazione. Antonio Ragazzi, della segreteria regionale e coordinatore del progetto, ha definito l’esperienza “estremamente positiva. Ho vissuto - spiega l’esponente dei Pensionati Cisl - la forte motivazione di questi giovani a mettersi in gioco e sentirsi parte integrante della famiglia Fnp”. Per Loris Cavalletti, responsabile Pensionati Cisl ER non ci sono dubbi: “Questa esperienza tiene insieme giovani ed anziani. Inserire giovani nella Fnp –ha osservato- significa portare novità e dinamismo fondamentali per la società tutta”. La domanda deve essere presentata entro 90 giorni dalla nascita del figlio Bonusbebèdiventatriennale: bastarinnovareilmodelloIsee glio nato o adottato nel triennio 2015-2017. Come annunciato l'altro ieri dal ministro dell'Interno Angelino Alfano al termine del Consiglio dei ministri, il Dpcm è stato sottoscritto dai ministri del Lavoro e della Sanità, ma perché il bonus diventi effettivamente fruibile sarà neces- Massimiliano Lenzi saria ancora qualche settimana. Il decreto, infatti, deve ricevere il concerto formale del ministero dell' Economia per poi essere inviato alla Corte dei conti e quindi pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Dopodiché serviranno altri 15 giorni per l'entrata in vigore a cui seguirà il recepi- mento da parte dell'Inps. La domanda dovrà essere presentata all'istituto di previdenza entro 90 giorni dalla nascita del figlio. In tal caso non si perde alcuna mensilità, mentre se la richiesta sarà effettuata dopo i 90 giorni il bonus decorrerà da tale data. Il bonus, inoltre, sarà collegato al bambino e non ai genitori. Ciò significa che, per esempio, in caso di cambio di affidamento da un genitore all'altro, il primo perderà il diritto e il secondo dovrà fare domanda. Procedura analoga in caso di perdità della potestà genitoriale o di affidamento a terzi. Come previsto dal- Ileana Rossi la clausola di salvaguardia contenuta nel comma 127 della legge di stabilità, inoltre, sarà effettuato un monitoraggio mensile della spesa legata al bonus. A fronte di tre mesi consecutivi di sforamento della soglia prevista oltre il 10% scatterà la sospensione dell'accettazione delle domande in attesa della revisione dell'importo o delle soglie di accesso che prevedono un Isee familiare non superiore a 25mila euro per ottenere il bonus di 960 euro annui e non superiore a 7mila euro per quello da 1.920 euro. Rodolfo Ricci TERRITORIO & IMPRESE VENERDÌ 13 FEBBRAIO 2015 Riordino Camere P di commercio, arrivano le linee guida Raineri (Fisascat): ”Priorità all’occupazione” assi avanti per il riordino del sistema delle Camere di Commercio che interessa 3mila dipendenti. Un documento raccoglie le linee guida messe a punto dal tavolo permanente composto da Fisascat, Filcams, Uiltucs e da Unioncamere. Le parti hanno infatti definito un documento di indirizzo contenente le linee guida a cui dovranno attenersi le unioni regionali, le aziende speciali e le società partecipate, coinvolte da un importante processo di riforma legislativa e dalla progressiva riduzione del diritto annuale. Il documento, stilato con l’obiettivo di perseguire un equilibrio complessivo tra il livello di servizi da erogare e la salvaguardia dei li- legi un approccio finalizzato ad ottimizzare i servizi ed accrescere la produttività del fattore lavoro”. Procede, dunque, nella giusta direzione, il percorso avviato a dicembre dello scorso anno. “Il Ddl di riforma della P.A. non ha risparmiato le Camere di Commercio che tutt’ora sono un punto di riferimento per tutti i settori produttivi - aggiunge il segretario generale Fisascat Pierangelo Raineri - La necessità di ridurre i costi di gestione non deve tuttavia incidere sul mantenimento dei livelli occupazionali e retributivi e le linee guida condivise con Unioncamere si muovono proprio in questa direzione”. S.B. Elezioni Rsu: parte la campagna Cisl. Furlan: altro che slide, la riforma Pa si fa con la partecipazione dei lavoratori C conquiste del lavoro velli occupazionali e retributivi, definisce le strategie di riorganizzazione da adottare in risposta al calo delle entrate finanziarie. “Con la stesura di queste linee guida abbiamo condiviso le misure volte al mantenimento dell’occupazione degli oltre 3mila dipendenti dalle Unioni regionali, dalle aziende speciali e dalle società partecipate variamente coinvolti nel processo di riordino del sistema camerale - dichiara il segretario nazionale della Fisascat Vincenzo Dell’Orefice -. Ciò che è stato condiviso ha l’ambizione di costituire un minimo comune denominatore affinché nei territori si eviti il ricorso a soluzioni penalizzanti per i lavoratori e si privi- VotoPubblico entinaia di migliaia di lavoratori, migliaia di candidati, 100mila persone coinvolte solo sul fronte Cisl, 35mila posti di lavoro, 580 professioni diverse. Sono queste cifre a dare la misura della portata del voto per le elezioni Rsu nel pubblico impiego (3, 4 e 5 marzo). Elezioni cruciali per la Cisl, come ricorda Annamaria Furlan, lanciando a Roma la campagna elettorale cislina di fronte ai delegati di pubblico impiego, scuola, università. “Per una buona riforma della pubblica amministrazione che migliori la situazione del Paese serve il protagonismo dei lavoratori”, sottolinea Furlan. La Cisl, dunque, chiede una riforma vera, nella consapevolezza che vittime di una cattiva Pa non sono solo i cittadini ma anche i lavoratori. Non solo. Come ricorda la numero uno di Via Po, senza un settore pubblico di qualità non si esce dalla crisi e non si crea un Paese più equo. Non a caso, mentre in Italia andava in scena il decennio dei tagli lineari che non risparmiavano istruzione e ricerca, tutti i Paesi occidentali, evidenzia la leader cislina, continuavano a puntare le loro risorse su questi settori. Per questo la Cisl chiede una riforma vera e un confronto vero: partecipazione, dialogo, protagonismo dei lavoratori. Parole archiviate da certa politica. “Se nella crisi economica c'è una grande responsabilità politica - dice a proposito Furlan - è quella di rompere la coesione sociale, istigare invidia sociale, dividere il mondo del lavoro tra chi ha un’occupazione sicura e chi invece precaria, dividere giovani e anziani. Non si costruisce così l'Italia che vuole uscire dalla crisi”. Nella spinta rottamatrice, osserva il segretario generale, “qualcuno forse pensa che anche la coesione sociale e i valori del lavoro siano da rottamare, o che sia sufficiente qualche tweet o qualche slide per dire che si sono fatte le riforme per cambiare l’Italia”. Non è così. Il Paese, aggiunge Furlan, “ha bisogno di giustizia, legalità ed equità; ha bisogno di riforme”. E la contrattazione “è lo strumento principale per fare riforme”, che altrimenti rischiano di “restare sulla carta”. “Senza il protagonismo del mondo del lavoro - ribadisce la numero uno di Via Po - non si riforma il Paese e non si gestisce un cambiamento per rendere l'Italia migliore. Gli italiani vogliono un grande patto sociale, non mangiano con il patto del Nazareno”. In assenza di confronto, invece, più che riforme, si collezionano “danni”. L’ultimo commesso dal governo, ricorda il coordinatore della Cisl Lavoro pubblico, Francesco Scrima, colpisce “2mila lavoratori della scuola (1000 collaboratori scolastici e altrettanti assistenti amministrativi) che grazie ai tagli previsti dalla legge di stabilità resteranno da settembre senza lavoro”. “E dire - sottolinea Scrima - che l’organico Ata si dimostra già oggi del tutto insufficiente, tant’è vero che è stato necessario incrementarlo di circa 5mila posti perché le scuole potessero funzionare regolarmente. Ci vuol poco a capire che se rimarranno i tagli annunciati, ne faranno le spese il tempo scuola e la qualità dell’offerta formativa”. I precari Ata, secondo il ministero, sarebbero costretti a lasciare il posto ai dipendenti in esubero delle Province. “È una scelta che non esitiamo a definire aberrante - dice Scrima - perché non è certo togliendolo ad altri che si può pensare di difendere il lavoro tagliato con scelte di cosiddetta razionalizzazione, improvvisate e demagogiche”. La perdita del lavoro è la sorte cui potrebbero andare incontro anche decine di migliaia di docenti precari, se il piano di assunzioni verrà attuato con i criteri del rapporto Buona Scuola. Proprio per cambiare questi criteri, per evitare che altre persone passino dalla precarietà alla disoccupazione, il sindacato manifesterà davanti al Miur il 17 febbraio. Il problema dei sistematici tagli sul lavoro non riguarda purtroppo solo la scuola. “I dati nazionali - spiega il segretario generale della Cisl Fp, Giovani Faverin - parlano di 400mila dipendenti usciti negli ultimi 10 anni. E ne perderemo altri 70mila nei prossimi 4 anni, perché a fronte di 150mila dipendenti che andranno in pensione, ne verranno sostituiti solo 80mila. Il costo salari del pubblico impiego, però, è sceso da 172 miliardi a 162 e, solo usando 11miliardi di risparmi dovuti a contratti non rinnovati, potrebbero essere assunti 100mila giovani all'anno in apprendistato, riportando competenze nella Pa e facendo innovazione e digitalizzazione”. Il premier Renzi, ricorda Faverin, “predica la necessità della crescita dell'occupazione nel privato, usando gli sgravi per le assunzioni e non fa nulla per i 250mila precari della Pa, pur avendo le risorse sufficienti per iniziare a fare stabilizzazione”. Questi sono i temi e gli obiettivi che la Cisl mette al centro della sua campagna Rsu e della battaglia sindacale. “L’assemblea - sottolinea Mario Bertone, segretario della Cisl di Roma - serve ad iniziare un lavoro politico che porti ad ottenere un risultato adeguato di rappresentanza cislina nelle Rsu, per essere in grado di rimettere al centro i bisogni della gente di Roma e del Lazio e il sistema di relazioni sindacali che è condivisione e non antagonismo”. Ilaria Storti 6 VENERDÌ 13 FEBBRAIO 2015 è l’accordo per il rinnovo del contratto integrativo aziendale alla LucLucchini di Lovere. C’ chini R.S. di Lovere (Bergamo). L’intesa, firmata definitivamente la prossiC’è l’intesa verrà ma settimana dopo la consultazione dei poichè il sindacato si è spaccaper il contratto lavoratori to. Il documento di sintesi è stato infatti dall’azienda, dai sindacati di caaziendale firmato tegoria Fim Cisl, Uilm Uil e dalla Rsu (tutSi è sottratta invece la Fiom Cgil. L’acsenza la Fiom, ta). cordo prevede in estrema sintesi la defidi un “buono carburante” o ma tutta la Rsu nizione “buono spesa” del valore di 250 euro anl’incremento a regime del premio di compatta è per il sì nui; risultato di 150 euro; l’ “una tantum” di 150 euro; 2,28 euro giornaliere per il “tempo tuta” per un importo individuale di 600 euro. E poi l’allargamento ai lavoratori che ne erano sprovvisti delle indennità di disagio per il lavoro su sabato e domenica; l’incremento della contribuzione aziendale e del numero dei dipendenti interessati, sull’abbonamento al parcheggio nelle adiacenze della Lucchini ed altre misure di parificazione (trasferta e indennità chiamata). Da sottolineare sul versante normativo l’incremento delle ore a favore degli Rls, la disponibilità a definire misure di implementazione del programma “Garanzia Giovani”, il rilancio della partecipazione in azienda attraverso incontri specifici su bilancio, politiche di investimento, professionalità dei lavoratori e confronto continuo con la Rsu. “Siamo soddisfatti del risultato raggiunto - ha detto Alessandro Poni, segretario Fim Bergamo -, perchè non era scontato anche a causa degli scenari economici generali e aziendali in profondo cambiamento. Siamo riusciti a determinare un buon accordo sia per gli aspetti economici che normativi, mettendo l’azienda in condizioni di poter operare nei prossimi anni verso il consolidamento e lo sviluppo aziendale, rimanendo punto di riferimento fondamentale per l’occupazione locale”. Sa. Ma. Report 2014. Bilancio di Cgil Cisl Uil sull’attività dell’ufficio vertenze territoriale: più aziende fallite e i contenziosi scendono del -6% Bergamo,conlacrisi diminuisceillavoro ecalanoanche lecontroversie conquiste del lavoro cronache B ergamo (nostro servizio). Più di 25 milioni di euro: a tanto ammonta la somma recuperata dagli Uffici Vertenze di Cgil Cisl Uil di Bergamo nel corso del 2014, per circa 6.000 pratiche aperte. Lo hanno reso noto i responsabili provinciali dei tre sportelli sindacali. Nel corso del 2014, l’attività complessiva degli uffici vertenze è lievemente diminuita rispetto al precedente anno (- 6%). Per i fallimenti c’è stato un aumento delle persone assistite, inferiore all’incremento percentuale delle ditte fallite, in quanto sono fallite anche molte aziende piccole di tipo familiare con pochi dipendenti. Mentre per le vertenze, la diminuzione si spiega per la riduzione del numero degli occupati, per la maggior paura di far valere i propri diritti sopportando condizioni non regolari e per l’introduzione delle nuove regole sul mercato del lavoro dai recenti governi. Dalle tabelle, che Carmelo Ilardo (Cgil), Salvatore Catalano (Cisl) e Claudio Lodi (Uil) hanno presentato, emerge, negli anni, la prevalenza delle vertenze legate al mancato pagamento di retribuzione e Tfr. La crisi si è tradotta e manifestata con molta forza nei mancati pagamenti delle retribuzioni e delle liquidazioni, soprattutto nei settori edilizio, del commercio-servizi e in quello meccanico. “Anche passando in rassegna i dati delle aziende fallite - sottolinea Catalano -, si registra la prevalenza delle chiusure nei settori edilizio e meccanico, con un notevole aumento del settore tessile (altre due grosse aziende in provincia, Honegger e MVB, hanno definitivamente chiuso). Significativo è anche il dato sui licenziamenti individuali che segnano una stazionarietà rispetto all’anno precedente e sono in contraddizione con i dati della Direzione Territoriale del Lavoro che registrano un fortissimo incremento (si può ipotizzare che molti lavoratori non sappiano che si possono rivolgere al sindacato)”. E ancora. “Mentre negli anni precedenti si registrava una scarsa propensione delle donne ad avviare vertenze individuali, nel 2014 le loro vertenze sono aumentate ancora di più - aggiunge Catalano -. Il dato rimane ancora, secondo noi, al di sotto Aziende del legno. Giro di vite contro molestie e mobbing. Firmato accordo sui Codici di comportamento. Filca: per la prima volta un contratto lo prevede R della realtà del mercato del lavoro provinciale”. Si sono rivolti agli Uffici Vertenze Cgil, Cisl e Uil soprattutto gli uomini di nazionalità italiana e operai con contratto a tempo indeterminato. “Alla luce dei nuovi dati della Direzione Territoriale del Lavoro - conclude Catalano -, sui tentativi di conciliazione previsti dalla recente legge 92/12 per i licenziamenti nelle aziende oltre i 15 dipendenti, è necessario attivare tutti gli strumenti informativi per dire ai lavoratori licenziati che hanno il diritto di essere assistiti dalle organizzazioni sindacali. Abbiamo, infatti, avuto notizia che al tentativo di conciliazione molti lavoratori arrivano con accordo già fatto, facendo venire meno quel ruolo di tutela e rappresentanza che dovrebbe essere nostro”. Delle 6.044 pratiche di vertenze aperte, il 47% ha richiesto l’intervento del legale ed oltre il 35 % delle lavoratrici e dei lavoratori si è iscritto al momento dell’apertura della pratica. Il sindacato, su 395 ditte fallite nella provincia, ha intercettato assistendo lavoratori in circa 300 ditte. Stefano Contu oma (nostro servizio). In Italia sono ben 1 milione e 224mila le donne tra i 15 e i 65 anni che hanno subito molestie o ricatti sessuali nell’arco della loro vita lavorativa, come si evince dai dati dell’Istat. Tradotto in percentuale, vuol dire che questo fenomeno ha interessato l’8,5% delle lavoratrici, un numero sottodimensionato rispetto all’entità del fenomeno, dal momento che le “vittime” molto spesso preferiscono il silenzio alla denuncia. Più in generale le molestie sessuali e le altre forme di molestie e abusi (fisici, verbali e psicologici), il bullismo, il mobbing, la violenza e lo stress da lavoro colpiscono sia le donne che gli uomini in tutti i settori, senza distinzioni di ruoli e professioni. È partendo da queste constatazioni, che dimostrano la diffusione e la gravità di questi fenomeni, che i sindacati di categoria Filca Cisl, Feneal Uil e Fillea Cgil, e la parte datoriale Federlegno, hanno previ- sto nel contratto nazionale del Legno industria rinnovato a settembre del 2013 (che interessa 370mila addetti), misure idonee a contrastare, nelle aziende interessate, le molestie sessuali, il mobbing ed in generale tutti quei comportamenti discriminatori e vessatori. L’Accordo sui “Codici di comportamento” previsto dal contratto nazionale del settembre 2013, è stato sottoscritto nei giorni scorsi, ed ora fa parte integrante del testo. “Per la prima volta in Italia - afferma Paolo Acciai, segretario nazionale della Filca - un contratto nazionale prevede un Codice di comportamento da adottare nella lotta contro questi fenomeni, purtroppo presenti nelle aziende italiane. Il testo sottolinea il diritto di lavoratrici e lavoratori ad avere un ambiente di lavoro sicuro, sereno, e favorevole alle relazioni interpersonali. L’accordo, inoltre, indica nella Consigliera provinciale per le Pari opportunità e nel responsabile delle ri- sorse umane, le figure di riferimento per la risoluzione di eventuali problemi. In caso di molestie o mobbing si può ricorrere alla procedura informale e riservata, all’arbitrato o alla denuncia formale”. Tra le azioni introdotte dall’accordo c’è anche un percorso formativo per le dirigenti ed i dirigenti, che sono chiamati ad impegnarsi per promuovere e diffondere la cultura del rispetto della persona nei luoghi di lavoro. “Questo accordo - ha affermato Domenico Pesenti, segretario generale della Filca Cisl - ha il merito di rendere concreto il nostro impegno sul fronte della dignità e del rispetto della persona, non solo nei luoghi di lavoro ma nell’intera società. I comportamenti discriminatori o vessatori, che spesso si trasformano in vere e proprie persecuzioni psicologiche o violenze morali, devono essere denunciati e contrastati con ogni mezzo”. Vanni Petrelli 7 VENERDÌ 13 FEBBRAIO 2015 Riunito il tavolo T della filiera del latte. Verrascina (Copagri): ”Tra le priorità la tutela del made in Italy e un equo prezzo” utela del made in Italy, etichettatura, prezzo equo, educazione alimentare: sono alcuni dei temi affrontati dal presidente della Copagri, Franco Verrascina, in occasione dell’ultima riunione del Tavolo della filiera latte. “La Copagri - ha evidenziato Verrascina - sottopone alla filiera alcune proposte finalizzate alla necessaria riorganizzazione del comparto lattiero ed al suo organico sviluppo. Siamo di fronte ad evidenti difficoltà: un prezzo costantemente al di sotto dei costi di produzione, negli ultimi quattro mesi è diminuito di quasi il 30%, passando dai 45 centesimi agli attuali 35 - 36 centesimi; la chiusura di circa 5 aziende al giorno e la ces- vertenze A ncor più della liquidità, e forse pure delle materie prime, quello che manca all’Ilva è il tempo. ”Ormai il tempo è diventato il fattore strategico per tenere in vita l’acciaieria - dice il segretario generale della Fim di Taranto Mimmo Panarelli - Solo se si accelera sulla conversione del decreto sarà possibile riportare un pò di serenità”. A Taranto i sindacati restano in allarme. Si apprestano a rilanciare la mobilitazione dell’indotto e guardano con crescente apprensione alla protesta dei trasportatori, che oggi arriva a Roma, davanti a Palazzo Chigi, con il seguito dei vertici locali di Confindustria e del sindaco Ippazio Stefano (non è escluso un incontro con il governo). Ieri invece è partita nell’aula del Senato la discussione degli emendamenti al decreto salva Ilva. Il governo ha recepito integralmente l’emendamento presentato dal presidente della Commissione Industria Massimo Mucchetti che autorizza i commissari dell’Ilva a richiedere alla magistratura lo sblocco dei fondi sequestrati ai Riva un miliardo e 200 milioni di euro fondamentali per assicurare la sopravvivenza del gigante siderurgico - per ”la sottoscrizione delle obbligazioni emesse dalla società in amministrazione straordinaria”. Una soluzione suggerita da una richiesta del procuratore Francesco Greco, che mira a fugare le obiezioni dei giudici di Zurigo, disponibili sì a sbloccare i fondi anche in assenza di una sentenza passata in giudicato, ma solo a fronte di una garanzia. Questo nell’ipotesi (remota) che i Riva risultassero vincitori nelle cause relative all’Ilva in cui sono coinvolti. Si passa così dal sequestro penale ”delle somme al sequestro delle obbligazioni”, che ”sono nominative e devono essere intestate al Fondo Unico di Garanzia”. Inoltre quanto ricavato dalla sottoscrizione dei titoli viene dirottato in ”un patrimonio” della società in amministrazione conquiste del lavoro N apoli (nostro servizio) - Tornano gli scioperi targati Fiom nello stabilimento Fiat Crhysler di Pomigliano d’Arco. Il sindacato dei metalmeccanici della Cgil ha infatti dichiarato 8 ore di astensione dal lavoro per il domani, primo dei tre sabati comandati come straordinario nel mese di febbraio (gli altri sono il 21 ed il 28), annullando così il ricorso alla cassa integrazione prevista per il 23 febbraio. La produzione ordinaria è di circa 800 vetture al giorno. Attivando i tre sabati lavorativi si stima un aumento di nuove auto pari a circa 2000 unità. L’azienda ha infatti chiesto ai lavoratori uno sfor- sazione dell’attività da parte del 40% dei produttori in 10 anni”. Un quadro difficile che per la Copagri va affrontato con proposte concrete: dalla certificazione di origine protetta del latte e non del prodotto trasformato, con l'istituzione del “consorzio del latte Italiano”; al contrasto delle speculazioni finanziarie sulle derrate alimentari; alla lotta ai prodotti realizzati con proteici vegetali, senza latte, ma commercializzati come formaggi; passando per l’istituzione di un ufficio nazionale di settore che definisca, tra l'altro, i rapporti nella filiera; il divieto per ogni stabilimento di produzione di formaggi Dop di utilizzare la stessa strut- tura per la lavorazione di latte o derivati di origine estera; la creazione dell'albo per la certificazione dell’utilizzo di latte 100% Italiano; la realizzazione di una campagna nazionale di educazione alimentare per la valorizzazione del latte italiano. “La filiera del latte - ha concluso Verrascina - deve recuperare la massima coesione nella consapevolezza di poter contare su un potenziale inestimabile in quanto a sicurezza, qualità e disponibilità per l’approvvigionamento interno. Essere coerenti in tal senso significa equi ricavi per tutti i segmenti della filiera”. S.B. Fim: subito la conversione del decreto. Il governo dice sì all’emendamento Mucchetti sui fondi dei Riva Ilva,acacciadifondi straordinaria destinato “in via esclusiva all'attuazione e alla realizzazione del piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria dell'impresa in amministrazione straordinaria e, nei limiti delle disponibilità residue, a interventi volti alla tutela della sicurezza e della salute, nonchè di ripristino e di modifica ambientale”. Il governo ha poi presentato un emendamento che autorizza la gestione commissariale a stipulare finanziamenti “fino a 400 milioni di euro assistiti dalla ga- ranzia dello Stato”. Tamponare le falle nella liquidità è l’obiettivo minimo. Resta poi da vedere come saranno tradotti gli orientamenti emersi nella riunione di Palazzo Chigi. Soprattutto c’è da mettere a punto il prestito - ponte che dovrebbe essere erogato dalla Cassa Depositi e Prestiti: una cifra attorno ai 500 milioni di euro necessaria, insieme alle linee di credito sbloccate da Intesa Sanpaolo (160 milioni), a coprire la fase di transizione alla newco. ”L’iniezione di liquidità è fondamentale per dare ossigeno all’indotto e per garantire la produzione di Ilva - sostiene Panarelli - Dobbiamo tutelare tutto il tessuto imprenditoriale che gravita attorno a Taranto, altrimenti rischiamo di trovarci nel giro di pochissimo tempo con migliaia di licenziamenti”. Il tempo, appunto. La deadline per la conversione del decreto è fissata il 6 marzo, ma ”bisogna cercare in tutti i modi di non andare oltre febbraio”, avverte Panarelli. La Fim continua poi a monitora- re da vicino il quadro normativo, ancora in movimento, da cui dovrebbe nascere la newco. I metalmeccanici della Cisl non hanno fatto mistero di nutrire dubbi su un assetto che vede lo Stato in posizione dominante ed una pletora di investitori istituzionali a far da contorno. ”All’Ilva serve un socio industriale forte. Un socio che sappia cosa vuol dire produrre acciaio. Qui nessuno - dice Panarelli - ha dimenticato l’esperienza dell’Italsider”. Il caso. Sciopero contro lo straordinario al sabato. Fim: assurdo, va contro i lavoratori APomiglianolasolitaFiom zo produttivo per rispondere alla grandissima richiesta di Panda da consegnare entro la fine del mese. Ma la Fiom, appellandosi alle parole di Papa Francesco, in un volantino parla di “solidarietà che unisce” e quel poco che si ha “diventa richiesta”. La Fiom, insomma, sostiene che i sabati di straordinario ”non sono l’unica soluzione per fronteggiare l’impennata di richieste” e che la soluzione sta nell’attivazione del terzo tur- no (notte) in modo da soddisfare la domanda del mercato, permettendo così anche a chi è in contratto di solidarietà di inserirsi nel ciclo produttivo. “L’impennata di richieste della Panda - concludono i rappresentanti sindacali dell’organizzazione guidata da Maurizio Landini - è sì un elemento positivo che permette di revocare la cassa integrazione guadagni ma l’utilizzo dello straordinario con circa 2mila lavoratori ancora in contratto di solidarietà è ingiusto ed immorale. La testardaggine a voler ricorrere al sabato di straordinario appare un ennesimo tentativo di contrapporre lavoratori contro lavoratori”. Subito è arrivata la replica di Raffaele Apetino, segretario regionale della Fim e responsabile del settore auto. “Qualcuno ha nel suo vocabolario solo la parola sciopero. Mentre per la Fim è importante cogliere questa impennata del mercato automobilistico”. Se tutto ciò si rivelasse strutturale sarebbe necessario che i sindacati negoziassero il ritorno in fabbrica dei 1900 lavoratori ancora in contratto di solidarietà. “La Fim - prosegue Apetino - continua a lavorare per trovare tutte le ricadute economiche ed occupazionali per i lavoratori diretti e dell’indotto di Pomigliano. Mentre qualcuno utilizza lo sciopero di domani per far perdere soldi Carlo D’Onofrio alle maestranze”. Prossimamente, si terrà un incontro tra la direzione aziendale del sito partenopeo ed i sindacati per fare il punto sul Piano Detroit. Lo stesso Apetino invita il premier Matteo Renzi, dopo la visita allo stabilimento Fiat di Melfi, a venire a Pomigliano per conoscere un’eccellenza campana, leader nel mondo della produzione automobilistica. Incontrando lavoratori e rappresentanti sindacali. Intanto manca solo una settimana alle elezioni per le rappresentanze sindacali aziendali (Rsa). I seggi saranno aperti il 18 febbraio e chiusi il 20. Luca Tatarelli 8 VENERDÌ 13 FEBBRAIO 2015 Note Book a cura di Andrea Benvenuti conquiste del lavoro social One million net! La Cisl lancia la Rete digitale confederale Nell'ambito della Campagna di comunicazione della Cisl a sostegno della raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare sulla riforma del fisco, si inserisce anche l’avvio di un progetto sperimentale di costruzione di un Network digitale confederale. Un network che metta in rete un milione di contatti a partire dal coinvolgimento degli addetti stampa e degli operatori della comunicazione della Confederazione a tutti i livelli: dalle federazioni di categoria alle strutture territoriali e regionali, dagli enti alle associazioni fino ai luoghi di lavoro. E’ un progetto ambizioso ma, numeri alla mano, realizzabile. E’ un’iniziativa che parte dalla necessità di rendere visibili e virali i contenuti cislini al tempo dei social media e di Google e che si propone di costruire un’infrastruttura: una sorta di “autostrada digitale” che sia patrimonio dell'Organizzazione. Del resto, grazie al suo dna, la Cisl ha al centro della sua azione i principi di relazione, partecipazione e condivisione. Gli stessi principi che animano il funzionamento e il successo dei social media e delle azioni di networking a cui anelano anche le aziende e gli editori per fare marketing. Sul web sono ormai tantissimi i segnali della presenza della Cisl. Una presenza che non è, attualmente, coordinata né convergente. Se lo fosse, si potrebbero avere risultati molto importanti sul posizionamento dei contenuti e sulla loro viralità. Seguiremo molto da vicino questa sperimentazione che si basa sull’attività quotidiana dei nodi delle diverse reti (primarie, secondarie e affini) con steps graduali che puntano a consolidare un network unico nel suo genere.
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