LA “CAPPELLA SISTINA” DI OSLO: LA TOMBA DI EMANUEL VIGELAND Il pittore norvegese Emanuel Vigeland, fratello dello scultore Gustav autore, tra l’altro, del celebre Parco Vigeland, ebbe un profondo rapporto con l’Italia, che visitò due volte, rispettivamente nel 1900 e nel 1905/1906. Studiò in particolare le testimonianze dell’antica arte etrusca e la tecnica dell’affresco, che avrebbe poi utilizzato nelle sue opere in Norvegia e in Svezia. Così come il fratello Gustav dedicò la seconda parte della propria vita alla creazione del Parco, Emanuel Vigeland consacrò i suoi ultimi anni alla realizzazione di un unico eccezionale monumento che sintetizza la sua concezione dell’arte e della vita. Si tratta di una singolare cappella, le cui aperture verso l’esterno sono state tutte murate ad eccezione della bassa porta d’entrata, sormontata da una volta a botte che ricorda da vicino una tomba etrusca. Infatti Vigeland vi volle essere sepolto: le sue ceneri sono raccolte in un’urna posta sopra l’unica porta, e diede alla propria creazione il nome italiano di ‘Tomba Emanuel’. Tutte le pareti sono coperte da suoi affreschi, in un ciclo allegorico molto complesso che egli denominò, ancora una volta in italiano, ‘Vita’. Esso è dedicato all’eterno ciclo della nascita e della morte, con centinaia e centinaia di figure maschili e femminili nude ritratte in diverse fasi della vita e con una forte sensualità intesa come forza vitale determinante nell’eterno ciclo dell’esistenza. La parete di fondo ricorda come struttura e come equilibrio delle masse pittoriche la Cappella Sistina di Michelangelo. In quest’ultima, il Cristo è il perno della scena, con i santi da una parte e i dannati dall’altra che salgono e scendono. Nell’affresco di Vigeland, la concezione è fortemente laica, con un Uomo al centro e piccole figure umane che anch’esse salgono e scendono alla sua destra e alla sua sinistra. La volutamente scarsissima illuminazione e l’incredibile acustica rendono una visita alla ‘Tomba Emanuel’ un’esperienza unica. Un ulteriore riferimento all’Italia e alla civiltà mediterranea consiste in un’iscrizione in latino posta all’entrata della tomba: “Quicquid Deus creavit purum est”: tutto ciò che è stato creato da Dio è puro, con evidente riferimento alla sensualità delle scene dipinte (il che a sua volta ricorda le polemiche per i nudi michelangioleschi della Cappella Sistina, successivamente fatti parzialmente ‘rivestire’). Foto: www.emanuelvigeland.museum.no
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