GIOVANNI MARTINO EUSTACHIO La vita di Claudio Galeno di Pergamo. “Lettera all’amico lettore”, tradotta dal latino a cura di Abiuso Salvatore Mentre sono rimasti ormai pochi degli antichi autori, soprattutto di quelli che sono studiati nei ginnasi pubblici, dei quali non siano state illustrate, dalle ricerche degli studiosi, la vita, i costumi, gli studi e qualsiasi altro avvenimento degno di essere ricordato, io continuo a stupirmi del fatto che Galeno, un personaggio tanto grande, cosi celebre per notorietà e talmente utile al genere umano da essere ammirato da tutti e per la dottrina, e per i costumi e per il carattere, sia ancora avvolto nell’oscurità, visto che, fino ai nostri tempi, nessuno, svegliatosi per così dire da un profondo torpore, abbia cercato di fare un po’ più di luce sulla sua vita. Infatti, nessuno, tra gli antichi scrittori, ha di proposito descritto la vita di Galeno, come ha fatto Laerzio circa la vita di Socrate, di Platone, di Aristotele e di altri filosofi. Soltanto Suidas, parlando di Galeno, ha scritto poche cose, ma tanto insignificanti, sterili e depauperate, che avrebbe detto un po’ di più se avesse taciuto. In tutta sincerità, io cercherò di esporre, per quanto mi è possibile, alcune ipotesi circa il perché presso gli antichi vi siano pochi o nessun cenno di Galeno. Dalla storia e dalla cronologia si sa che, poco dopo il secolo di Galeno, accaddero tumultuosi sconvolgimenti. L’impero romano cominciò a vacillare; i barbari, spezzate le catene della sottomissione, irrompono da ogni parte per ridare il doppio di quello che avevano sofferto e per brindare mille volte con la coppa, con la quale, i romani, avevano bevuto. E, mentre Marte infuriava, Mercurio non poteva avvertire gli uomini dotti di mettere in salvo le opere letterarie. Aggiungi anche che, se qualcuno avesse cercato di descrivere la vita di Galeno, avrebbe dovuto avere a disposizione i suoi volumi, che erano più di settecento, per poterne estrarre le dovute notizie. Purtroppo, sia la grandezza che la quantità dei volumi e sia la varietà e la difficoltà degli argomenti spaventavano chiunque volesse accostarsi ad essi. A dire il vero, se qualcuno desidera sfogliare e comprendere gli scritti di Galeno, deve necessariamente essere una persona erudita in ogni disciplina, ossia avere quella cultura, che i greci chiamano “enciclopedica”. E, c’è da pensare che Suidas sia stato così breve su Galeno, proprio perché non si sentì all’altezza di consultarne i volumi, come invece ha fatto con altri autori. Oppure (sebbene non sia giusto dire ciò di Suidas) si sia abilmente tenuto lontano, poiché ritenne che sarebbe stato meglio tacere, che raccontare poche cose (come disse Crispo con riferimento a Cartagine nella guerra giugurtina.) Inoltre, non essendoci più, con la perdita dell’impero, l’istruzione scolastica, anche i libri scomparvero per secoli. E, di conseguenza, la lingua greca, che prima era molto 1 diffusa tra i romani, come è attestato dalle satire di Giovenale, ci fu, dalla caduta dell’impero, del tutto sconosciuta, tanto che abbiamo letto le opere di Galeno tradotte in latino dalla lingua arabica, nella quale erano state trascritte dal greco dagli autori della Mauritania. Purtroppo le opere erano talmente zeppe di errori, disordinate, alterate e barbaramente deturpate, che neppure il nome dell’autore era tradotto correttamente, infatti invece di Galeno, hanno scritto Galieno. In seguito, non molto prima dei nostri tempi, caduta la Grecia sotto il terribile dominio dei Turchi, diversi eruditi greci si rifugiarono in Italia; tra questi Cristoforo, Trapezunio, Gaza, Giropilo, Lascare ed altri; ed è per merito di questi che ci è stata restituita la lingua greca, della quale siamo rimasti privi per settecento anni; e, nello stesso periodo, le opere di Galeno, unitamente ad altri libri greci, che si erano salvati dalle rapine dei barbari e dal fuoco, cominciarono ad essere quotidianamente trasportate dalla Grecia in Italia e tradotte elegantemente e chiaramente dal greco in lingua latina. In tal modo, mentre Avicenne, Rhazes, Averroè, Haly ed altri Grabi erano all’epoca molto stimati nell’arte medica, Galeno, invece, riacquistò l’antico prestigio, solo dopo che tutte le sue opere furono tradotte dal greco e illustrate dai commenti e annotazioni di uomini dotti. In questa operazione si dedicarono, con molto impegno e non poca fatica, Lioniceno, Manario, Capi, Linacer, Brassanolo e altri studiosi. E forse è stato questo gravoso impegno, che ha impedito ad essi di descrivere la vita di Galeno. Infatti, mentre erano intenti a cercare ed esaminare gli atti più validi e incontestabili della personalità di Galeno, era questo ciò che premeva di più ad essi, non fu loro possibile, per mancanza di tempo libero, raccogliere queste (mie) minute, e pur piacevoli notizie, degne di essere conosciute. E, così, pensai di fare cosa lodevole nel descrivere la vita di Galeno, raccogliendo notizie, qua e là, sia dai suoi numerosi libri, nei quali sono maggiormente disseminate, sia da altri non pochi testi. Ritenni che ciò sarebbe stato gradito anche alle persone erudite, qualora, una volta abbandonati i grandi studi, si sentissero invogliati a prendere in mano queste poche notizie. Comunque, considero questo lavoro soprattutto utile, piacevole e gradito ai giovani, in favore dei quali l’ho scritto, non solo in un modo più chiaro, ma anche con uno stile più semplice; inoltre, ho ritenuto opportuno aggiungere un po’ di chiarezza ad alcuni passi alquanto oscuri di Galeno. Né ho esitato di risolvere, in modo più esteso, anche le controversie su quanto scritto da Galeno. Pertanto, ad essere sincero, io non ho mai tralasciato alcuna notizia utile ad illustrare la sua vita. Rivolgo agli esperti di medicina l’invito a valutare con animo benevole, qualora spinti dal desiderio ne venissero in possesso, questo mio minuzioso lavoro, scritto per i tirocinanti di medicina. Certamente, non invito volentieri a leggere questo testo coloro che sono stati educati agli studi umanistici e alle più amabili Muse o che hanno seguito altri 2 particolari studi, ma non iniziati allo studio della medicina. Che se lo leggano, in quanto mostrano di avere un ingegno versatile e aperto ad ogni novità, non devono lamentarsi, se in seguito, durante la lettura, dovessero incontrare delle difficoltà; e che non dicano di non essere stati avvertiti. Sono certo, comunque, che voi, tirocinanti di medicina, accoglierete con grande entusiasmo queste mie premesse da considerare come brevi commenti alle opere di Galeno. E, poi, non ignoro con quanta gratitudine avete, negli scorsi anni, accolto l’Arte medica del mio precettore Altimari, resa più facile dalle mie annotazioni marginali. Ebbene, adesso, godiamoci questo mio semplice lavoro, fin tanto che non pubblicherò le controversie, ossia contraddizioni, sorte intorno a tutti gli scritti di Galeno e le annotazioni su singoli passi oscuri di Galeno. Ma farò ciò in seguito, se, (Dio volente), mi accorgo che questo mio lavoro non sia stato del tutto sgradito a voi. Ora, detto ciò, mettiamoci a lavorare. 3
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