Dialoghi - Chiesa di Milano

Dialoghi
POMODORO «La mia passione per la giustizia e l’umanità»
Da poco
ha lasciato
la presidenza
del Tribunale
di Milano:
in questa
intervista traccia
il bilancio
di 50 anni
di carriera
in magistratura.
Un mestiere
difficile, a volte
rischioso,
ricoprendo
diversi incarichi
e rivelando
anche doti
nascoste.
E ai giovani
consiglia: studio,
professionalità
e umiltà.
Il Segno
Marzo 2015
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colloqio di Luisa
BOVE
con Livia POMODORO
«...sono stati
anni duri
e complessi:
eravamo
continuamente
minacciati,
io in
particolare,
ma sono felice
di aver vissuto
e superato
quella
esperienza
che è stata
forte
e formativa...»
Ha lasciato il Tribunale di Milano il 20 febbraio scorso e andrà in pensione ad aprile, dopo
50 anni di onorata carriera. Livia Pomodoro, di
origini pugliesi, ma milanese di adozione, traccia
un bilancio positivo del mezzo secolo di professione,spesa a diverso titolo in ambito giudiziario.
Una donna determinata, appassionata di umanità
e che nel suo lavoro ha saputo anche divertirsi,
occupandosi di organizzazione giudiziaria. Oltre
ad amministrare la giustizia, ha insegnato e ha
scritto diversi libri,non solo manuali.«Ho cominciato a lavorare tantissimi anni fa, nel 1965, sono
entrata giovanissima in magistratura. Sono stata,
prima, uditore giudiziario a Bari (la mia sede di
inizio e dove ho fatto l’apprendistato), poi destinata a Milano, e da allora la mia vita si è svolta
sempre a Milano, salvo due esperienze a Roma
come vice e poi come capo di Gabinetto di quattro ministri: Rognoni e Vassalli prima, Martelli e
Conso dopo».
Lei ha iniziato la sua lunga carriera di magistrato alle soglie degli anni ’70.Cosa ricorda di quel periodo, del clima di Milano, degli anni di piombo?
Sono stati momenti molto difficili,molto duri.Descrivere ora quello che è accaduto in quegli anni è diverso che averlo vissuto.Eravamo in un Tribunale dove venivamo continuamente minacciati, io in particolare ho subìto molte minacce perché ero anche organizzatrice di cultura e segretaria generale di una corrente di magistrati che
si chiamava «Impegno costituzionale» che proveniva dall’esperienza di una rivista,«Giustizia e Costituzione»,luogo di fucina e di pensiero sulla magistratura italiana del tempo. Sono stati anni duri, complessi e soprattutto difficili per un giovane magistrato.Ma sono felice di aver vissuto e superato quell’esperienza, perché penso che nella
vita tutte le esperienze siano utili e importanti.
Livia Pomodoro, già presidente del Tribunale
di Milano, mentre riceve il Premio Porta (2014).
Sopra, il Palazzo di giustizia
che ha guidato negli ultimi 8 anni.
La società italiana è complessa,ma le stagioni che
si susseguono sono sempre molto interessanti e
nessuna ripetibile. Sono state esperienze anche
formative molto forti, ma io sono sempre stata
un magistrato molto determinato.
Presidente del Tribunale per i minorenni per quasi 15 anni e prima ancora Procuratore: c’è un episodio che ricorda in
particolare o che porta nel cuore?
L’esperienza del Tribunale per i minorenni e prima, quella più breve, come Procuratore della Repubblica per i minori sono state entrambe molto importanti dal punto di vista umano,come peraltro lo sono tutte le altre esperienze. Non esiste niente che non debba essere ricordato soprattutto in relazione all’umanità con cui si è venuti in contatto. Per quanto riguarda il Tribunale
per i minorenni io dico sempre che è un’esperienza usurante, perché è molto coinvolgente e
chiede soprattutto di conservare il distacco necessario per la decisione. Gli episodi che ho vis-
suto sono stati così tanti e positivi (ma, ahimè,
molti anche negativi e purtroppo fa parte del nostro mestiere) che non saprei indicarne uno in
particolare.Posso solo dire che quando incontro
delle persone che mi conoscono,anche se io non
le ricordo o non so chi siano, e mi dicono: «Ma
lei lo sa che ci ha dato in adozione un bambino?»,
«Lo sa che grazie a lei abbiamo fatto la procedura dell’adozione internazionale e abbiamo un figlio di 20 anni?», la prima domanda che rivolgo
è: «Come è andata?». E siccome mi rispondono
sempre che sono riusciti ad essere,loro dei buoni genitori, e i figli dei buoni figli, devo dire che mi
sento inorgoglita. Penso che ci siano migliaia di
«miei» figli in giro per Milano.
Dal 2007 è presidente delTribunale di Milano.Che cosa oggi la rende più orgogliosa di ciò che ha realizzato?
Abbiamo fatto tantissime cose, tutte scritte nell’ultimo Bilancio di responsabilità sociale. Quando sono arrivata, il Tribunale di Milano era fati-
Il Segno
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Dialoghi
«...quando
mi sono
insediata
ho detto
che volevo
far diventare
questo
Tribunale
una casa
trasparente,
ora sono
molto contenta
di consegnarlo
ai miei
successori
e ai cittadini
italiani più
funzionante...»
Il Segno
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Lo Spazio
Teatro
No’hma
scente, abbandonato e soprattutto non funzionante.Oggi lo consegno soprattutto all’Expo che
si apre tra qualche mese.Ora è un Tribunale molto efficiente in cui si può lavorare in assoluta tranquillità. L’ultima nostra creatura di grande soddisfazione è l’Urp, l’Ufficio relazioni per il pubblico
(20 sportelli polifunzionali - entrando da Porta
Vittoria - per ottenere servizi, assistenza e informazioni, ndr). Il 7 febbraio scorso l’ha inaugurato
il ministro della Giustizia Andrea Orlando e io ne
sono molto fiera perché quando mi sono insediata ho detto che il mio intendimento era di far
diventare questo Tribunale una casa trasparente
nella quale tutti potessero venire senza sentirsi
nel palazzo kafkiano, dal quale peraltro è difficile
uscire.Invece qui avrebbero dovuto sentirsi - come era loro diritto - cittadini che chiedono aiuto,vogliono il riconoscimento dei loro diritti,cercano la risoluzione dei loro conflitti...e noi siamo
comunque tenuti a dare una risposta,purché questa sia celere, certa e adeguata.
E ora?
Sono molto soddisfatta e molto contenta di consegnare ai miei successori, e comunque ai cittadini milanesi, un Tribunale più che funzionante, nel
quale un cittadino può entrare,conoscere e orientarsi. È un Tribunale che ha ottenuto grandi performance in settori che un tempo erano dimenticati,
penso per esempio ai lavori di pubblica utilità, alle
direttissime e a tutti gli accordi che abbiamo fatto
con gli enti locali, il Comune, la Asl... per consentire alle persone di uscire rapidamente dal gorgo nero nel quale si sono infilate con un delitto. E dal
momento che i risultati sono ottimi rispetto alla
non più recidività delle persone, credo che questa
sia una strada da perseguire anche in futuro. Ma i
miei successori lo faranno sicuramente, perché
quando le vie sono già percorse non è difficile.
Nella sua professione si è occupata a diverso titolo anche di droga, corruzione,
usura, problemi familiari e sociali, adolescenza, di cui ha scritto anche un libro...
Che cosa l’ha appassionata di più e perché?
Io mi sono sempre occupata di famiglie, di diritto di famiglia e continuo a pubblicare su questa
materia, ma devo anche dire che insegno Ordinamento giudiziario all’Università Cattolica, l’organizzazione giudiziaria mi piace molto e ho lavorato molto in proposito. Se dovessi esprimere
una passione in questo momento non posso di-
Lo Spazio Teatro No’hma Teresa Pomodoro, che
ha sede nella ex Palazzina dell’acqua potabile
(via Orcagna 2, Milano), ha sempre accolto spettacoli e concerti di livello. La stagione 2014/15,
dal titolo «L’umanità sospesa», sarà in parte de-
dicata al tema di Expo e avrà per titolo «L’acqua, la terra e le relazioni tra gli uomini». Non
mancheranno anche i tradizionali «Concerti dal
mondo», con suoni e voci che arrivano da Paesi diversi. Già avviata anche la Rassegna festi-
Livia Pomodoro
sul palco dello Spazio
Teatro No’hma Teresa
Pomodoro.
re di averne più per l’una che per l’altra, però mi
sono molto divertita - lo dico perché è la verità
- a lavorare sull’organizzazione giudiziaria, sull’innovazione, sul telematico... E ho scoperto di essere un manager. Quindi quando un’attività riesce molto bene, si dimentica quasi quella che si
era coltivata col cuore. Però ho continuato a la-
vorare anche nel mondo dei diritti umani e ora
si è aggiunto il «Milan Center for food law and
policy», un Tavolo per Expo 2015, che andrà anche oltre l’evento universale, ed è appunto una
rivendicazione di primazia a Milano di aver ripreso con l’Italia e per l’Italia la bandiera dei diritti
fondamentali, tra i quali il diritto al cibo.
Qual è il consiglio che darebbe oggi ai
giovani che si preparano a entrare in magistratura?
Studiare, imparare, preparare con accuratezza la
propria professionalità, non dimenticare le relazioni con l’uomo e quindi essere a disposizione
di tutti, perché questo fa la capacità di giudicare
tutti. Ma direi anche tantissima umiltà. Oggi non
c’è umiltà,eppure è una virtù fondamentale,perché ci dice quanto siamo poca cosa e quanto abbiamo da imparare. Ognuno di noi ne deve tener conto, invece c’è troppa esigenza di affermazione esteriore, anche senza contenuti. E questo
non va bene, non va bene soprattutto per i giovani che si apprestano a fare un mestiere così
difficile.
Dopo la morte di sua sorella Teresa si è
occupata dello SpazioTeatro No’hma salendo anche sul palco a recitare. Che cosa rappresenta per lei:un impegno o una
passione?
È impegno, passione e adesso anche promessa di
continuare a lavorare in un teatro straordinario,
unico al mondo dove non si paga il biglietto per
entrare e che ha caratteristiche particolari. Siamo alla sesta edizione del Premio internazionale
che vede coinvolte tante compagnie italiane e
straniere di grandissimo rilievo, ma quest’anno
dedichiamo la stagione anche a Expo.
Come immagina il suo futuro?
Più che immaginarlo,io lo vivo,il futuro.Perché sono convinta che noi dobbiamo dare un orizzonte
di senso alla nostra vita,purché questa sia coerente con i nostri principi e con ciò in cui crediamo.
Avrò tanto da fare con il «Milan Center», il teatro e tutto quello che potrà essere utile all’umanità.Perché io sono un’amante dell’umanità.
■
val internazionale ricca di spettacoli, manifestazioni e incontri che vedrà premiata la migliore performance grazie a due nuove giurie
scelte anche tra il pubblico più assiduo allo
Spazio Teatro No’hma. Tutte le serate sono a
Il suo ultimo
volume
«Rispettare l’altro.
Beati quelli
che giudicheranno
se stessi» è l’ultimo
volume di Livia
Pomodoro, edito da
San Paolo/San Fedele
(64 pagine, 4.50 euro).
L’autrice parla di fame
e sete della giustizia
come esigenza umane,
ma afferma pure
che la pratica
del giudizio è
intimamente legata a
quella dell’educazione
a un vivere civile
accettabile
in un processo
aperto all’ascolto.
Il Segno
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ingresso libero fino a esaurimento posti, per
questo è necessario prenotare (tel.
02.45485085 oppure 02.26688369;
[email protected]). Il programma della stagione si trova su www.nohma.it.