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L'i ntervento
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ROMA
n Italia ci sono ancora problemi
sui diritti della donna in maternità» dice il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, visitando il policlinico "Agostino Gemelli" a Roma: allora
«voglio promuovere un'inchiesta sullo
stato di attuazione dei congedi di maternità nel nostro Paese, soprattutto per
le lavoratrici autonome e per quelle che
hanno condizioni contrattuale più difficili rispetto ai dipendenti», perché «ci arrivano molte segnalazioni di casi di mobbing dove si cerca di
dissuadere le lavoratrici a prendere congedi li dove hanno la
possibilità: un attacco
al diritto al lavoro e alla salute.
Nel governo - è andata
avanti, alla vigilia della
"Festa della donna" «c'è molta attenzione a
questo problema. Stiamo lavorando con il ministro del Lavoro
e delle Politiche sociali Giuliano Poletti
per realizzare un pacchetto di misure per
la donna, la maternità e la genitorialità,
con l'obiettivo di comunicare ed avviare
una strategia comune sulla natali tà». Non
fosse perché i tassi di nascita troppo bassi «si tradurranno tra pochi anni in problemi economici e sociali che dovremmo
affrontare». E ancora, «con i decreti attuativi del Jobs Act «abbiamo affrontato
il tema dei congedi di maternità e paternità, estendendoli anche ai casi di adozione e affidamento e prevedendo una
maggiore elasticità dell'uso di questa
possibilità in base alle esigenze della
mamma». Un punto poi che, secondo la
Lorenzin, «persegue un'evoluzione del
diri tto che sti amo portando avanti» e che
«fa parte di un ragionamento più ampio,
il bonus bebè».
Il Gemelli «è un modello di "women's hospital - ha voluto definirlo il ministro -,
modello di trattamenti integrati delle patologie della donna offerto dal policlinico dell'Università Cattolica». Mai dati sul
fronte sanitario, seppure aumentino i camici "rosa", raccontano come in Italia le
donne medico stentino a conquistare
ruoli dirigenziali e siano ancora troppe le
diseguaglianze esistenti: la fotografia del
mondo della sanità al
femminile arriva dalla
Fp Cgil Medici e non
piace al ministro:
«Quando passerà l'emendamento Lorenzin al Dl Madia, che
prevede una selezione
meritocratica e non
politica, le donne aumenteranno». Attualmente circa il 40% dei
medici dipendenti del
Servizio sanitario nazionale (Ssn) è donna: dato positivo che
- afferma il sindacato - «si frantuma di
fronte ad una serie di ingiustizie ben più
eclatanti». Come il dato sui precari nel
settore, col 60% di donne medico senza
contratto a tempo indeterminato, mentre solo il 14% dei direttori di struttura
complessa (ex-primari) è donna.
II 40% dei medici
dipendenti pubblici
è donna,
ma in 6 casi su 10
non ha
un contratto a tempo
indeterminato
L'ultima annotazione del ministro riguarda l'intesa con le Regioni sul Fondo sanitario nazionale: «Praticamente
raggiunta, ma è chiaro che dal mancato incremento del Fondo per il 2015 non
devono essere intaccati né i 400 milioni per il farmaco contro l'Epatite C, né i
200 milioni destinati a protesi e nomenclatore».
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