Studio di Fattibilità_SoliDo_Narni

Comune di Narni
Studio di fattibilità
Comune di Narni
PROGETTO “SOLIDO”
Studio di fattibilità
Comune di Narni
PROGETTO “SOLIDO”
BANDO AR FONDO DI SVILUPPO E COESIONE (FSC - EX FAS) 2007 – 2013 – AZIONE I.3.1
Indice:
CAP. 1
Introduzione
2
CAP. 2
Il Contesto normativo europeo ed 5
italiano
CAP. 3
Obiettivi del progetto Solido
6
CAP. 4
Benefici attesi
7
CAP. 5
Descrizione del progetto secondo una 9
giornata tipo lavorativa
CAP. 6
Analisi del
economico
CAP. 7
Donatori e quantità disponibili
13
CAP. 8
Analisi dei beneficiari
16
CAP. 9
Criticità ed azioni correttive
17
CAP. 10
Presentazione Partner progetto
19
Allegati:
Lettera di presentazione
26
Vademecum per il donatore
27
Benefici fiscali per i donatori
31
Mappa delle attività donatrici
34
contesto
sociale
ed 11
1. Introduzione
Con il termine “spreco alimentare” si intende, secondo una definizione
fornita dalla Commissione Europea per l’Agricoltura e lo Sviluppo
Rurale, “l’insieme dei prodotti scartati dalla catena agroalimentare, che
– per ragioni economiche, estetiche, per la prossimità alla data di
scadenza,
nonostante
siano
ancora
commestibili
ovvero
potenzialmente destinabili al consumo umano –, in assenza di un
possibile uso alternativo, sono destinati ad essere eliminati e smaltiti,
producendo effetti negativi dal punto di vista ambientale, costi
economici e mancati guadagni per le imprese” .
Secondo alcuni studi si stima che nel 2009 nel nostro Paese la merce
agricola rimasta nei campi ammontava a 17,7 tonnellate, pari al 3,25%
della produzione totale.
Le cifre per quanto riguarda la fase della distribuzione, (centri
alimentari e mercati ortofrutticoli) parlano di circa 263.645 tonnellate
di prodotti alimentari “gettati via” (l’equivalente di 900 milioni di euro).
Al livello invece di consumatore finale si raggiungono dei valori ancora
più critici.
I dati diffusi da ADOC (Associazione per la difesa e l’orientamento dei
consumatori) mostrano infatti che in casa vengono mediamente
sprecati:
il 35% dei prodotti freschi;
il 19% del pane;
il 16% di frutta e verdura.
Per una famiglia questo si traduce anche in uno spreco in termini di
denaro, dove, oltre che cibo, ogni anno vengono “buttati
nell’immondizia” 515 euro.
Non vanno dimenticate le ulteriori perdite nei ristoranti, bar e mense
(dove però i dati a disposizione risultano insufficienti).
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Queste cifre assumono un significato ancora più allarmante se si pensa
alla recente crisi economica che ha investito il nostro Paese, dove un
numero crescente di famiglie si trova in condizione di forte disagio
economico e sociale.
Secondo uno studio ISTAT del 2012, il 29,9 % della popolazione è a
rischio povertà o esclusione sociale, dove tra i parametri di definizione3
vi rientra anche l’incapacità per una famiglia di potersi permettere un
pasto adeguato ogni due giorni.
Diviene così evidente la necessità di poter trasformare gli sprechi
alimentari in una risorsa capace di fornire supporto alle fasce sociali più
fragili e bisognose.
A questo proposito diversi sono gli esempi di iniziative sorte negli
ultimi anni, come la dispensa solidale della Cooperativa Cauto di
Brescia o Last Minute Market di Bologna, in cui le eccedenze alimentari
si sono tradotte in donazioni proprio verso quelle famiglie in difficoltà.
Un altro esempio virtuoso riguarda la Cooperativa Sociale Babele di
Corciano la quale ha attivato con successo un servizio in grado di
recuperare presso le attività commerciali, ristorazione, mense e GDO,
prodotti che altrimenti andrebbero gettati via, consentendo la
somministrazione di pasti a sufficienza per circa 40 famiglie.
Il Comune di Narni intende riproporre questo modello sul proprio
territorio, grazie alla collaborazione della Cooperativa Sociale Babele.
Il seguente studio di fattibilità nasce quindi con lo scopo di verificare
l’applicabilità del modello di Corciano sul territorio narnese.
L’indagine che segue analizzerà il contesto socio-economico dell’area,
in riferimento ai parametri demografici nonché alle emergenze sociali
presenti.
L’analisi si occuperà poi di verificare quali attività del territorio
intendono aderire al progetto e, partendo da queste, monitorare le
quantità di prodotti recuperabili dalle attività presenti sul territorio,
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come ad esempio attività commerciali (panifici, piccoli alimentari),
GDO, ristorazione e mense (sia pubbliche che private).
La stima di queste quantità rappresenta un dato indispensabile (prima
di questo studio praticamente inesistente) per poter individuare poi il
numero iniziale di nuclei familiari, che potranno beneficiare del
servizio. Le famiglie o singoli beneficiari del servizio saranno
individuati mediante il supporto dei Servizi Sociali e mediante ulteriori
ricerche sul territorio, cercando quindi di far emergere anche
l’eventuale numero sommerso di persone disagiate, che trovando
difficoltà nell’esternare il loro disagio si isolano.
Nel presente studio sarà delineata una giornata e settimana tipo con
lo scopo di descrivere la logistica del servizio (cucina, mezzi,
attrezzatura), evidenziandone eventuali criticità e suggerendo i
correttivi da adottare.
Infine in allegato la documentazione riguardante la modulistica da
impiegare nelle varie fasi del progetto.
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2. Il contesto normativo europeo ed italiano
Il 30 Novembre 2011 è stata rilasciata la “Dichiarazione congiunta contro
lo spreco alimentare” in il parlamento Europeo, ove si richiede ai Paesi
Membri di mettere in campo strategie e soluzioni affinché lo spreco
alimentare sia ridotto entro il 2025 del 50%.
A questa è seguita la “Relazione su come evitare lo spreco di alimenti:
strategie per migliorare l’efficienza della catena alimentare nell’UE”,
approvata dal Parlamento europeo con larghissima maggioranza il 19
gennaio 2012, da cui ne è scaturita la volontà di dichiarare il 2014 “Anno
europeo contro lo spreco alimentare”.
Nel nostro Paese il primo passo verso questa direzione lo si è fatto con
l’adozione del Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare,
dove tra le altre cose viene sottolineata l’importanza delle donazioni di
prodotti alimentari ai fini di solidarietà sociale.
Proprio in riferimento alle donazioni, a livello legislativo, la svolta è
segnata dalle legge n°155/2003 detta “Legge del Buon Samaritano”, il cui
unico articolo che la compone riesce nell’intento di semplificare la
pratica delle donazioni verso le ONLUS.
L’art. recita: “Le organizzazioni riconosciute come organizzazioni non
lucrative di utilità sociale (ONLUS), ai sensi dell’art.10 del d.lgs
04.12.1997, n. 460 e successive modificazioni, che effettuano, a fini di
beneficenza, distribuzione gratuita agli indigenti di prodotti alimentari,
sono equiparate, nei limiti del servizio prestato, ai consumatori finali,
ai fini del corretto stato di conservazione, trasporto, deposito ed
utilizzo degli alimenti”.
Secondo questo articolo il “consumatore finale” è equiparato alle Onlus,
che effettuano (ai fini di beneficienza) distribuzione gratuita di
alimenti, sollevandole così da tutti quegli adempimenti burocratici e
osservanze in materia di sicurezza alimentare che, di fatto,
complicherebbero l’assistenza agli indigenti.
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3. Obiettivi del progetto Solido
In questo periodo storico di grande emergenza sociale un numero
sempre più crescente di famiglie si trova in situazioni di forte disagio.
Contrariamente a quanto si possa pensare a queste non appartengono
più in prevalenza cittadini extra-comunitari ma anche famiglie italiane
che solo di recente, a causa della perdita del lavoro, sono entrate in
questa crisi.
La difficoltà, soprattutto da parte di quest’ultime, nel richiedere
assistenza, ha comportato preoccupanti fenomeni di isolamento ed
esclusione sociale, che non possono far altro che aggravare la loro
condizione di fragilità.
A partire da questo il progetto Solido si prepone di innovare l’attuale
sistema collettivo di protezione sociale adottando un’ottica di
sussidiarietà e garantendo a singole persone o famiglie in situazione di
fragilità economica, prodotti alimentari di vario genere.
La componente innovativa di questa assistenza è legata alla promozione
di una responsabilizzazione sociale di coloro che usufruiranno del
servizio, si potrà richiedere loro, qual ora fosse possibile, una
collaborazione di vario genere come ad esempio la manutenzione del
verde o altri interventi.
Questa partecipazione consentirà loro di essere reintegrati nel tessuto
sociale passando così da una situazione passiva di soggetti in disagio ad
una condizione più attiva, trasmettendo il messaggio di come
l’assistenza ricevuta sia una fase temporanea in vista di un ritorno a
normali condizioni di vita.
Lo sviluppo di un’economia solidale basata sulla donazione e scambio
di prodotti contribuirà a creare una maggiore responsabilità sociale da
parte delle organizzazioni commerciali che aderiranno a tale progetto,
attivando in questo modo una rete solidale sostenibile basata sulle
buone pratiche.
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4. Benefici attesi
4.1 Sociali
Il progetto rappresenta un’importante opportunità di crescita sociale
per l’intera comunità.
Si parte dalla possibilità di aiutare le famiglie, o singoli individui in
difficoltà, ad uscire dalla situazione di crisi in cui si trovano,
valorizzando quindi il dono in quanto gesto di aiuto e solidarietà
sociale.
Il momento della donazione rappresenta anche un importante
momento di contatto tra la famiglia e la società, capace quindi di
contrastare i frequenti casi di isolamento ed esclusione sociale che
queste vivono.
Il reinserimento di singoli o famiglie sarà facilitato grazie anche ad una
loro partecipazione attiva ad iniziative sociali di vario tipo, come azioni
di volontariato che consentiranno loro di percepirsi portatori di risorse
per sé e per gli altri, e non solo portatori di bisogni.
4.2 Ambientali
L’avvio di un circuito virtuoso di ridistribuzione delle risorse
incrementerà le azioni sostenibili, con positive ricadute ambientali.
Il mancato conferimento in discarica dei beni recuperati si traduce,
infatti, in una diminuzione delle sostante inquinanti immesse
nell’atmosfera.
Di fatto questo è in linea con le buone pratiche adottate dal Comune di
Narni nella prevenzione dei rifiuti in seguito all’adesione alla carta zero
sprechi1 e alla messa a punto dell’osservatorio sui rifiuti zero.
4.3. Economici
I benefici economici si ripartiscono su più livelli:

la messa in funzione del servizio permetterà nei mesi a seguire
la creazione di inserimenti lavorativi, saranno coinvolti in
PAGINA 7



particolare quei disoccupati locali appartenenti alle fasce
sociali più critiche.
la possibilità di fornire assistenza sotto forma di prodotti
alimentari, invece che tramite contributi economici,
permetterà all’amministrazione un considerevole risparmio di
risorse economiche
un minor conferimento di rifiuti in discarica si traduce in
minori costi per lo smaltimento
sgravi fiscali per le attività donatrici sotto forma di deduzioni
IVA e IRES (vedi allegato III)
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5. Descrizione del progetto secondo una giornata tipo
lavorativa
Il servizio prevede l’utilizzo di un furgone coibentato che si reca presso
le attività per il ritiro del prodotti e un locale/cucina per la rilavorazione
di questi.
In particolare nell’arco di una stessa giornata sono previsti i seguenti
passaggi:




ritiro dei prodotti presso le attività tramite furgone
trasporto verso il locale per la successiva rilavorazione/
porzionamento
preparazione dei panieri
consegna a domicilio (o in alternativa ritiro degli stessi presso
la cucina)
Per quanto concerne il cotto, i prodotti ritirati dalle attività vengono
conservati temporaneamente in contenitori di tipo gastronorm, a loro
volta posti in contenitori isotermici in polipropilene, così da preservare
le temperature entro le soglie dettate dall’H.A.C.C.P..
Da notare che per ciascuna mensa si ha a disposizione un numero
doppio di contenitori gastronorm, in modo da farli ruotare e velocizzare
quindi la procedura.
Al momento del ritiro verranno consegnati alla mensa i contenitori
puliti e vuoti, che serviranno per la consegna del giorno successivo.
I prodotti una volta trasportati alla cucina subiranno un porzionamento
che andranno a costituire i panieri da consegnare a ciascun beneficiario.
Ogni paniere è associato ad una famiglia grazie ad un codice
identificativo numerico, il cui quantitativo è calibrato in base alla
composizione del nucleo familiare stesso.
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In una stessa giornata i panieri saranno consegnati a domicilio, mentre
in altri casi (per motivazioni varie) possono essere ritirati direttamente
presso la cucina dalle famiglie.
Il ritiro del fresco, freschissimo e confezionato è da concordare tramite
un calendario con i donatori.
Si prevede di stabilire uno o due giorni a settimana in cui effettuare il
ritiro, a cui seguirà il trasporto presso il locale e una momentanea
conservazione.
Sulla base dell’esperienza di Babele su Corciano, si ipotizza di garantire,
nella fase di avvio del servizio, un pasto cotto composto da un primo ed
eventualmente, se disponibili, un secondo e/o contorno, a tutte le
famiglie, una volta al giorno dal lunedì al venerdì.
In riferimento invece al fresco, freschissimo e confezionato, vista
l’ipotetica minore disponibilità in termini quantitativi, si prevede di
fornire il quantitativo di una spesa settimanale per un ristretto numero
di famiglie un giorno a settimana.
Il ritiro, il porzionamento e la consegna saranno effettuati in base alla
normativa H.A.C.C.P., con personale opportunamente formato.
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6. Analisi del contesto sociale ed economico
Il Comune di Narni conta al Censimento 2011 una popolazione legale,
ovvero una popolazione residente, pari a 20.054 individui, mantenendo
sostanzialmente invariato il numero di abitanti rispetto al Censimento
2001 (pari a 20.070, con una variazione di -0,1%), nonostante negli
ultimi anni si sia assistito ad un calo progressivo della popolazione,
dopo la crescita continua registratasi fino al 2009.
Il territorio comunale ha una superficie di 197,86 km² e comprende i
centri urbani di Narni, Narni Scalo e ben 21 frazioni:
Borgaria, Capitone, Cigliano, Guadamello, Gualdo, Itieli, La Quercia,
Montoro, Nera Montoro,
Ponte San Lorenzo, San Faustino, San Liberato, Santa Lucia,
Sant'Urbano, San Vito,
Schifanoia, Stifone, Taizzano, Testaccio, Vigne, Tre ponti.
Dall’analisi della struttura per età della popolazione di Narni relativa
all’anno 2012, si evince che il Comune è in fase regressiva in quanto la
proporzione fra le tre fasce di età - giovani 0-14 anni, adulti 15-64 anni
e anziani 65 anni ed oltre - mostra che la percentuale dei giovani (11,8%)
è nettamente inferiore a quella degli anziani (26,2%).
Confrontando questo dato con la media nazionale, risulta che nella
popolazione narnese è presente in valore percentuale una quantità di
anziani significativamente più elevata e, allo stesso tempo, una quantità
di giovani sensibilmente inferiore rispetto a quelle della popolazione
italiana nel suo complesso (i dati nazionali sono rispettivamente 20,8%
di anziani over 65 e 14% di giovani under 14).
Narni è dunque una città con un’età media (46,8 anni) nettamente
superiore rispetto a quella nazionale (44 anni).
Inoltre è una città che tende sempre più a invecchiare, in quanto il trend
degli ultimi 10 anni mostra che la popolazione anziana (65 anni e più) è
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aumentata progressivamente, laddove la popolazione più giovane (0-14
anni) è rimasta sostanzialmente costante (con una variazione pari a
+0,7%). A ciò si aggiunga che nel 2012 il tasso di natalità è stato pari a
6,7 (numero medio di nascite ogni 1000 abitanti), attestandosi molto al
di sotto della media della Regione Umbria (8,6), nonché della media
nazionale (9), e confermando la tendenza in calo già rilevata negli anni
precedenti.
Narni è anche una città che cambia dal punto di vista sociodemografico, poiché la presenza della popolazione immigrata risulta
costantemente in crescita nell’ultimo decennio, attestandosi nel 2011 al
7,7% della popolazione residente (una percentuale comunque inferiore
alla media della Regione Umbria, pari al 10,5%). La comunità straniera
più rappresentata sul territorio è quella proveniente dalla Romania con
il 21,6% di tutti gli stranieri presenti nel Comune, seguita dalla
comunità indiana (13,7%) e da quella albanese (10,8%).
La struttura per età della popolazione straniera residente a Narni
mostra che la percentuale dei giovani 0-14 anni (16,5%) è più elevata
rispetto a quella evidenziata per la popolazione narnese nel suo
complesso, mentre gli anziani over 65 costituiscono una porzione
assolutamente ridotta nella cittadinanza straniera (3%).
Facendo riferimento ai dati del 2012, si desume che rispetto alla
popolazione complessiva del Comune, i giovani di età compresa fra i 15
e i 29 anni - ovvero il target di popolazione che maggiormente interessa
nel presente documento - costituiscono circa il 13% del totale (2.595 in
valore assoluto), con una pressoché pari distribuzione per sesso (dei
giovani narnesi il 50,33% sono maschi, il 49,67% sono donne).
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7. I donatori e quantità disponibili
In questa fase di Studio di Fattibilità si è proceduti con la ricerca delle
varie attività presenti sul territorio.
Lo stesso ufficio del Commercio del Comune di Narni ha fornito un
elenco delle tipologie di attività, con dati relativi al numero di telefono,
e-mail e indirizzo.
Una volta individuate le attività sono state inviate le e-mail di
presentazione del Progetto (vedi allegato I) mediante l’indirizzo di
posta elettronica del comune appositamente creato.
Dopo aver inviato le e-mail, alcune attività sono state contattate
telefonicamente per concordare un incontro al fine di presentare più
dettagliatamente il progetto e valutarne la volontà di adesione e
possibili quantità di prodotti; in altri casi, dato l’accentramento
territoriale delle attività, ci si è recati direttamente di persona per la
presentazione del Progetto.
Al termine del colloquio è stata consegnata loro la documentazione
cartacea necessaria (vedi allegato II-III).
Quest’ultima scelta di recarsi direttamente di persona presso le attività
si è rivelata più producente rispetto al passaggio telefonico che da
subito ha mostrato poco successo e la tendenza, da parte delle attività,
a non voler neanche ascoltare di cosa si trattasse.
Da questa prima analisi si è preso atto che sul territorio sono presenti
attività di varia tipologia e dimensione: di piccola dimensione come ad
esempio alimentari per la vendita al dettaglio, norcinerie, macellerie,
panifici; di media dimensione come ad esempio attività di ristorazione,
trattorie, pizzerie, tavole calde, agriturismi passando infine alle GDO e
alle Mense presenti sul nostro territorio.
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Dagli incontri emergono cinque macro categorie di donatori:





alcune attività, inizialmente, erano diffidenti per poi mostrarsi
alla fine del colloquio volenterose di collaborare anche se però
impossibilitate dal pochissimo (in alcuni casi assenza) di
spreco dovuto alla piccola dimensione dell’attività stessa
altre hanno dimostrato di apprezzare il progetto ma al
momento non potendosi pronunciare in merito all’adesione,
hanno chiesto di essere ricontattate all’avvio del progetto;
altre ancora non hanno assolutamente spreco
altre valuteranno se partecipare o meno premettendo di non
volersi vincolare a troppa documentazione scritta
attività che hanno dato immediata disponibilità di adesione
Per agevolare la ricerca delle attività è stata creata una mappa tramite
l’ausilio di Google maps (vedi allegato IV), così da poter dividere il
territorio per zone e procedere poi con gli incontri, evitando di lasciare
aree scoperte.
Le GDO si sono rivelate più difficili da gestire in quanto rimandano ogni
eventuale comunicazione/accordo alle rispettive sedi amministrative
cui fanno riferimento.
Per quest’ultime si è avviata una ricerca telefonica e durante il colloquio
telefonico si è concordato l’invio della documentazione riguardante il
Progetto tramite e-mail; risulta però difficile avere una risposta nel
breve tempo a causa della loro complessa struttura amministrativa
(passano diversi giorni e settimane prima di poter parlare con la
persona di competenza dopo di ché richiedono altro tempo per valutare
il progetto in amministrazione).
In totale sono state contattate 61 attività, di queste con 29 si è riusciti a
stabilire un incontro direttamente con i responsabili, mentre con le
restanti non si è andati oltre l’email e/o telefonata a causa di motivi
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logistici, per cui si provvederà a stabilirvi un colloquio di persona nei
prossimi mesi, prima dell’avvio del progetto.
Dalle 29 attività sopracitate è emerso come 9 non abbiano intenzione
di aderire, 15 richiedevano tempo per pensarci e vanno per questo
ricontattate nelle prossime settimane, mentre 8 hanno dato
disponibilità immediata a partecipare.
Quest’ultime comprendono due forni/panifici, una G.D.O. (Conad con
due punti vendita), due grandi Società che gestiscono mense
scolastiche, universitarie e industriali nel territorio narnese (All Foods
e CIR), una norcineria e due ristoranti.
Dai primi rilievi delle quantità emergono i seguenti valori giornalieri:





Pane: circa 4/5 kg
Primi (pasta o riso): circa 3-4 kg
Secondi: circa 2 kg
Contorno: +/- 1,5 kg
Frutta: +/- 1,5 kg
In generale queste quantità sono assolutamente provvisorie e soggette
ad aumento per i seguenti motivi:





non includono le rilevazioni All Foods (a breve verranno
fornite)
non includono le quantità fornite dalla G.D.O. Conad (in attesa
di riceverle)
mancano le risposte di adesione di alcune importanti G.D.O
(A&O, Eurospin, Lidl, ex Superconti) con le quali sono
intercorse varie comunicazioni e si è in attesa di risposta
vi sono 47 attività di piccola/media dimensione che vanno
ricontattate
possibile convenzione/collaborazione con il Banco Alimentare
del territorio
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8. I Beneficiari
I beneficiari di tale servizio sono scelti mediante l’aiuto dei Servizi
Sociali del Comune di Narni, preposti per loro funzione ad avere un
quadro abbastanza soddisfacente delle famiglie e singoli in situazioni
di disagio.
L’apporto dei servizi sociali non basta, in quanto scopo del Progetto è
anche quello di ricercare sul territorio eventuali soggetti disagiati che
sfuggono alla registrazione dei Servizi Sociali.
Partendo da questo presupposto, e sulla base dei dati estratti, si stima
di poter soddisfare in una prima fase di avvio del progetto il fabbisogno
di circa 30 individui, a cui poter somministrare una volta al giorno un
pasto cotto dal Lunedì al Venerdì; per la spesa settimanale come
precedentemente accennato si è in attesa di ulteriori dati.
In particolare sulla base dei dati forniti dai Servizi Sociali, sono stati
individuati per il momento i seguenti potenziali beneficiari:
NUCLEI MONOPERSONALI ADULTI: n. 7
NUCLEO COMPLESSO DI 3 FRATELLI ULTRAQUARANTENNI: n. 1
NUCLEO NUMEROSO DI 4 ADULTI E 3 MINORI n. 1
COPPIE SENZA FIGLI: n. 1
COPPIE CON 2 FIGLI MINORI: n. 1
COPPIE CON 3 FIGLI MINORI: n. 2
COPPIE CON 4 FIGLI MINORI: n.1
COPPIE CON 5 FIGLI MINORI: n. 1
In totale sono 43 individui, di cui 23 sono adulti e 20 minori.
Sulla scorta dei dati rilevati attualmente risulta possibile coprire un
numero pari a 30 individui, selezionati tra quelli sopra citati secondo
ulteriori criteri di criticità.
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9. Criticità del progetto ed azioni correttive
Dal seguente studio sono emerse criticità a più livelli del progetto,
dall’associazionismo del territorio ai donatori sino alle famiglie
beneficiarie.
Nonostante nel narnese siano diverse le associazioni volontaristiche,
già attive nel campo delle donazioni di derrate alimentari, si è
constatato come le azioni di quest’ultime vengano condotte in maniera
poco coordinata.
Da questo ne deriva un potenziale fenomeno di sovrapposizione nei
riguardi di alcune famiglie, ove uno stesso beneficiario può ricevere
donazioni da più associazioni.
Una distribuzione non integrata delle risorse porta inevitabilmente
alcune famiglie a non beneficiare delle donazioni, pur essendo dei
“candidati” idonei.
Inoltre si è riscontrato come i prodotti finora forniti riguardino
solamente la categoria del confezionato, trascurando, invece, il fresco,
freschissimo e cotto.
Il progetto Solido può divenire punto di raccordo tra e con
l’associazionismo locale, stabilendo una rete di solidarietà coordinata e
in continua comunicazione/integrazione, che sappia rispondere in
maniera più efficace alle esigenze delle famiglie in maggiore difficoltà.
L’integrazione consentirà di assistere un maggior numero di bisognosi,
evitando sovrapposizioni e garantendo tipologie di pasti diversificate.
In merito alle famiglie, si segnala che, se da un lato quelle di
provenienza straniera mostrano meno difficoltà nel richiedere
assistenza, quelle italiane presentano invece una certa resistenza
nell’esporsi, dovuta, a volte, ad un sentimento di vergogna o di non
ancora accettazione del disagio economico.
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Quest’ultime spesso non sono neanche registrate dai Servizi Sociali
(proprio per i motivi citati) e per questo si è deciso di utilizzare canali
di comunicazione differenti per potervi stabilire un contatto, come
potrebbero essere, ad esempio, le parrocchie del territorio o le
associazioni.
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10. Presentazione partner
Babele Società Cooperativa Sociale
Babele è stata creata nel 2005, come Società in Nome
Collettivo, da Barbara Capacci ed Emanuele
Costantini, assistenti sociali con esperienza più che
decennale nei servizi alla persona. Nel febbraio 2008
Babele s.n.c. si è trasformata in Cooperativa Sociale, operante
esclusivamente nel settore socio-sanitario ed educativo.
La cooperativa Babele ha ottenuto la Certificazione di Qualità UNI
EN ISO 9001:2008 per la progettazione ed erogazione di servizi sociosanitari ed educativi rivolti a: minori, giovani, disabili fisici e psichici in
regime comunitario. Progettazione ed erogazione di attività formative
e di orientamento.
Babele nasce con lo scopo di perseguire l'interesse generale della
comunità alla promozione umana ed all’inclusione sociale dei cittadini
attraverso lo svolgimento di attività diverse finalizzate all'inserimento
lavorativo e alla costruzione di significative relazioni con la comunità
di appartenenza di persone svantaggiate.
Babele progetta, promuove, gestisce e supervisiona servizi socialmente
sostenibili rivolti a coloro che si trovano nella condizione di essere
supportati, garantendo: attenzione ai dettagli; soluzioni personalizzate;
integrazione con altri servizi; elevato livello di qualità delle prestazioni
e delle attività; capacità di ascolto; attenzione alla dimensione
relazionale; misurazione della soddisfazione del cliente.
Le attività di Babele riguardano la gestione del tempo libero, il turismo
sostenibile, l’animazione sociale, le attività educative e terapeutiche,
l’inserimento lavorativo, la progettazione e la gestione di servizi diurni
e residenziali, la formazione.
I servizi prestati da Babele non hanno la connotazione di mera
prestazione: la loro principale caratteristica è la partecipazione attiva
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del cliente al processo di erogazione del servizio; si tratta di processi
che richiedono una forte rilevanza della componente umana su quella
economica, in cui la qualità percepita del servizio dipende dalla
interazione cliente-Babele.
CeSVol Terni
L’istanza di costituzione del Centro Servizi per il
volontariato della provincia di Terni è l’esito di un
complesso processo di raccordo, realizzato nel 1997 da
sette associazioni di volontariato con storie, esperienze,
identità ed aree di riferimento diverse, in risposta ad un
momento di forte cambiamento del volontariato del territorio. Dal 1998
si è consolidato nel territorio provinciale con l’apertura degli sportelli
periferici di Orvieto, Amelia e Narni. E’ attualmente costituito da 293
associazioni che condividono, consigliano e aiutano il Centro nella sua
crescita e nel suo potenziamento. Le linee guida a cui il centro si è
ispirato e di conseguenza ha agito sono: l’art. 15 della legge 11 agosto 91
n. 266 che, istituendo i centri di servizio a disposizione delle
organizzazioni di volontariato, ne affida a loro la gestione con la
funzione di sostenerne e qualificarne l’attività.
Il C.S.V. svolge gratuitamente attività a favore di tutte le realtà
associative presenti sul territorio provinciale e fornisce le prestazioni
previste dalla legge, nonché quelle che si rendono necessarie per
rispondere alle esigenze che vengono di volta in volta espresse dai
gruppi e dalle organizzazioni Il ruolo del Centro Servizi è quindi di
supporto, e non di rappresentanza dei gruppi che operano nel mondo
del volontariato.
Per rispondere ai bisogni delle associazioni il Centro ha sviluppato
attività di consulenza, documentazione e informazione, formazione,
promozione del volontariato, servizi tecnico-logistici (utilizzo e
prestito di materiali e spazi attrezzati): le cosiddette attività di primo
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livello. Inoltre la costante presenza sui vari territori ha favorito il
dialogo ed il confronto tra le associazioni di volontariato e tra queste e
le rappresentanze del terzo settore e le Istituzioni, promuovendo
anche azioni di progettualità sociale tra questi diversi attori.
TAPPE FONDAMENTALI
1998 Apertura sportello di Orvieto
2000 Apertura sportello di Amelia
2001 Apertura sportello Narni
2008 Apertura sportelli, Acquasparta, Arrone
2009 Apertura sportelli Calvi dell’Umbria, Avigliano Umbria ,
Stroncone
Il Centro Servizi della provincia di Terni ha lo scopo di realizzare ogni
attività tesa a contribuire alla nascita, al consolidamento, allo sviluppo
e alla qualificazione del volontariato sul territorio della provincia di
Terni.
Promuove la costruzione e la diffusione di reti tra Associazioni,
favorisce la loro partecipazione al governo e alla vita Associativa del
Centro. Fornisce servizi, promuove progetti qualificati e rispondenti ai
bisogni delle associazioni secondo una logica di sussidiarietà.
Sostiene e accresce il ruolo attivo delle associazioni nello sviluppo e
programmazione delle politiche di welfare locale.
“Considerare la diversità delle organizzazioni associate come elemento
di ricchezza e vitalità, promuovere soprattutto nei giovani una
dimensione attiva di cittadinanza” è l’elemento distintivo che definisce
irrepetibilmente l’identità del Ce.S.Vol della provincia di Terni.
Legambiente Umbria
..... molto di quello che Legambiente ha fatto negli
ultimi quattro anni qui in Umbria può essere letto, in
fin dei conti, come un tentativo di trovare un nuovo
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punto di equilibrio associativo tra il nostro essere figli tanto
dell'ambientalismo politico quanto dell'ambientalismo scientifico.
E cioè avere sempre più presente che la sostenibilità deve essere allo
stesso tempo ecologica, economica e sociale.
Detto in maniera ancora più esplicita, crediamo di aver imparato che
non può esserci una maggiore tutela dell'ambiente senza una maggiore
giustizia sociale.
Essere protagonisti dei movimenti che si battono, localmente e
globalmente, per una maggiore equità economica e sociale, che si
battono per tutti i diritti per tutti, a cominciare da democrazia e pace,
è oggi, forse il modo migliore per essere ambientalisti.
Tenere assieme diritti ecologico-ambientali, diritti economico-sociali e
tutti gli altri diritti è la strada che dobbiamo percorrere anche noi
possibilmente continuando a costruire alleanze, coalizioni le più larghe
possibili e ricche per diversità di punti d'osservazione ed idee di società
e di mondo.
Quella della contaminazione di punti di vista diversi all'interno di
grandi alleanze deve diventare da prassi politica occasionale, il nostro
metodo principale di azione politica, che vuol dire cominciare col
rafforzare la nostra presenza ed il nostro protagonismo all'interno delle
reti di reti come la Tavola della Pace, Libera, il Forum del Terzo Settore,
ecc.
Ci sia concesso, in finale, un piccolo atto di orgoglio associativo.
C'è una bella pagina di Federico Caffè, che sembra descrivere bene lo
spirito e l'atteggiamento con cui abbiamo tentato di interpretare al
meglio il nostro ruolo di ambientalisti in questa regione che è poi lo
spirito con cui Legambiente pensa ed agisce ovunque.
Siamo stati, o almeno abbiamo tentato di essere, quella specie di
ambientalisti che tappano buchi e puntellato i guasti delle politiche
ambientali, ritrovandoci spesso a ritessere una tela che altri
sistematicamente distruggevano. Abbiamo cercato di capire il mondo
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reale in cui ci muovevamo, i suoi contorni politici, economici, sociali ed
ecologici.
Abbiamo osservato, proposto e contro
miglioramenti da realizzare qui ed ora.
proposto,
sollecitato
Abbiamo preferito il poco al tutto, soprattutto al tutto e subito.
Abbiamo preferito il gradualismo delle trasformazioni a una
trasformazione radicale del sistema, che puntualmente non arriva mai,
abbiamo preferito il realizzabile, ai grandi proclami che annunciano un
mondo radicalmente diverso e perfetto.
Ma quel mondo diverso possibile, necessario e desiderabile è il nostro
orizzonte.
Ma perché quell'orizzonte apparentemente utopico diventi concreto,
occorre mettere in opera tutte quelle iniziative, quei progetti, grandi e
piccoli, che insieme alla visione ampia contengono un tono di
concretezza.
Iniziative e progetti capaci magari di piccoli risultati, che però
sviluppano l'idea che l'utopia è praticabile da subito e serve a migliorare
la vita quotidiana, senza però mai smettere di misurarsi con temi di
portata smisurata, come la sopravvivenza del pianeta, l'uguaglianza e
l'estinzione della povertà, la coscienza di un'unica cittadinanza
terrestre.
ARCI Terni
Durante la metà dell’800 nascono, con scopi di
assistenza e beneficenza, le prime Società di Mutuo
Soccorso. All’inizio del ‘900 il movimento associativo
inizia a svilupparsi grazie alla costituzione delle prime Case del Popolo
e di alcuni Circoli ricreativi, culturali e sportivi. Il ventennio fascista
coincide con la chiusura o la trasformazione in Case del Fascio di quasi
tutte le strutture dell’associazionismo nazionale. Solo con la
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Liberazione rinasce per i cittadini la possibilità di auto-organizzarsi in
associazioni politiche, culturali, sportive e ricreative. Matura così l’idea
di un organismo nazionale che raccolga tutti i Circoli, le Case del
Popolo e S.M.S., che si riconoscono negli ideali e nei valori democratici.
Nel 1957 a Firenze la convenzione nazionale, approva lo Statuto della
costituenda Associazione Ricreativa Culturale Italiana. L’ARCI si apre
alle nuove generazioni: inizia in questi anni il lavoro culturale vero e
proprio, con la costituzione di associazioni in settori specifici
dell’attività culturale e ricreativa. Nel 1967 giunge il riconoscimento
ministeriale.
Gli anni che vanno dal 1968 al 1971 sono segnati dall’atteggiamento
critico dell’ARCI nei confronti dell’industria culturale, nascono e
prendono piede idee nuove nel cinema, in campo teatrale e nei
doposcuola alternativi. Il “golpe” cileno, la battaglia referendaria per il
divorzio e le grandi campagne politiche di impegno civile e di
solidarietà sono il tema dominante del periodo 1971-1978: migliaia sono
le manifestazioni organizzate dai Circoli e dalle Case del Popolo.
Negli anni ’80 si registrano una serie di cambiamenti: nascono nuovi
soggetti associativi (Lega Ambiente, Arciragazzi, Arci Donna, Arci Gola,
Arci Media, Arci Gay e altri ancora) accanto a quelli tradizionali (Arci
Caccia, Arci Pesca e Uisp). Nel 1987, poi, l’associazione si trasforma in
Confederazione di Associazioni Autonome, tramite la nascita di Arci
Nova, che raccoglie l’eredità della vecchia Arci.
Il rinnovamento all’indomani del crollo del “socialismo reale” si
concretizza nell’ARCI con la riunificazione dei tanti settori di impegno
sociale e di solidarietà con la tradizione di vita democratica e di rapporti
di mutualità su cui vivono i circoli. Inizia il percorso che porta nel 1996
alla costituzione di Arci Nuova Associazione.
Oggi l’ARCI dispiega il proprio “fare” soprattutto contro le guerre e a
sostegno delle sue vittime, nell’integrazione degli immigrati, nella
promozione dei valori della solidarietà contro l’egoismo sociale, nella
promozione della cultura e di nuovo associazionismo, nella
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partecipazione attiva a Banca Etica, nel Forum del Terzo Settore, nei
movimenti per la pace e contro la globalizzazione selvaggia, nel
sostegno all'Antimafia Sociale.
ARCI TERNI Il Comitato Provinciale ARCI di Terni comprende oltre
quaranta Circoli e circa seimila tesserati.
LE ATTIVITA' DI ARCI TERNI
CIRCUITO DEI CLUB: Si svolge nel periodo Invernale. E' una rassegna
Culturale/Artistica che, ormai da anni, anima i locali, club e circoli della
città.
MAREE Culture in viaggio: Si svolge nel periodo Estivo. Un itinerario
sempre diverso ed entusiasmante tra le tradizioni popolari e
contemporanee.
FESTA DELLA MUSICA E FESTA DEL TEATRO: In occasione della
"Festa della Musica" dell’ARCI, che si tiene ogni 21 Giugno,
l'associazione invita ad aderire alla Legge sulla Musica che liberi la
creatività, che promuova le produzioni indipendenti, che valorizzi le
esperienze no profit di aggregazione culturale, che sostenga percorsi
formativi nelle scuole e non solo.
CAROVANA NAZIONALE ANTIMAFIA: Nel 1994, a due anni dalle
stragi Falcone e Borsellino, nasce la Carovana nazionale antimafie.
ARCI Terni è impegnata sui temi della legalità con il progetto "LiberArci
dalle Spine – Umbria", Pace e diritti. L’ARCI ha da sempre tra i suoi
valori fondanti la Pace, la nonviolenza, la partecipazione e la
democrazia.
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ALLEGATI
I. Lettera di presentazione
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II. Vademecum per il donatore
Cos’è lo spreco alimentare:
Sono i prodotti scartati dalla catena agroalimentare che hanno perso
valore commerciale ma che possono essere ancora destinati al consumo
umano11.
Il progetto prevede il recupero delle eccedenze provenienti dalle fasi
finali della filiera, ossia le GDO, mense pubbliche e private, ristorazione
e attività commerciali.
Tre buoni motivi per donare:
Utilità sociale:
Le donazioni sono un gesto che esprime un importante valore sociale
verso le famiglie che stanno attraversando un momento di grave
difficoltà economica.
Benefici ambientali:
Meno rifiuti significa meno spese di discarica e più rispetto per
l’ambiente.
I prodotti donati finirebbero, altrimenti, in discarica o inceneriti
comportando notevoli costi di smaltimento e un impatto ambientale in
termini di emissioni di sostanze inquinanti.
Sgravi fiscali per chi dona:
Le aziende che donano prodotti possono usufruire di benefici fiscali e
conseguire anche un vantaggio economico dal percorso di donazione.
Inoltre queste riceveranno un bollino da poter esporre presso la propria
attività, attestante l’adesione al Progetto Solido e l’entrata a far parte di
un circuito di buone pratiche appositamente istituito dal Comune.
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Chi può donare:
Possono aderire al progetto e contribuire al recupero delle eccedenze
alimentari la grande, piccola e media distribuzione organizzata, mense
pubbliche e private, industrie alimentari, attività commerciali e
ristorazione.
Possono inoltre contribuire associazioni volontaristiche o singoli
cittadini con donazioni volontarie.
Cosa si può donare:
I beni donabili sono generi alimentari freschi, freschissimi, cotti e
confezionati che vengono scartati per vari motivi, come ad esempi
difetti a livello di confezionamento, prodotti prossimi alla data di
scadenza e pertanto non acquistabili dalla catena distributiva, oppure
concepiti come elemento di una campagna promozionale che si è
conclusa o non è stata interamente realizzata.
Si tratta, dunque, di prodotti non più rispondenti a standard
commerciali e di marketing, ma che sono perfettamente commestibili.
Chi sono i beneficiari del servizio:
Le donazioni saranno a vantaggio di quei nuclei familiari svantaggiati
segnalati dai Servizi Sociali del Comune di Narni.
In quale territorio si applica il progetto Solido:
Il progetto si estende limitatamente al territorio del Comune di Narni.
Normativa di riferimento: Legge del Buon Samaritano
La legislazione italiana ha semplificato la possibilità di cedere beni
grazie alla legge n.155 del 25 Giugno 2003 “Disciplina della distribuzione
dei prodotti alimentari a fine di solidarietà sociale”, meglio conosciuta
come legge del Buon Samaritano.
Il primo ed uno articolo della norma recita infatti “Le organizzazioni
riconosciute come organizzazioni non lucrative di utilità sociale
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(ONLUS), ai sensi dell’art.10 del d.lgs 04.12.1997, n.460 e successive
modificazioni, che effettuano, a fini di beneficenza, distribuzione
gratuita agli indigenti di prodotti alimentari, sono equiparate, nei limiti
del servizio prestato, ai consumatori finali, ai fini del corretto stato di
conservazione, trasporto, deposito ed utilizzo degli alimenti”.
Questo significa che il “consumatore finale” è equiparato alle Onlus che
effettuano, ai fini di beneficienza, distribuzione gratuita di alimenti ai
bisognosi, sollevandole da tutti quegli adempimenti burocratici e
osservanze in materia di sicurezza alimentare che, di fatto,
complicherebbero l’assistenza agli indigenti.
Modulistica
Secondo le disposizioni di legge sono da adottare vari documenti al fine
di attivare il percorso di donazione.
Contratto/Accordo
Viene steso e stipulato un accordo di cessione dei beni fra l’azienda
donatrice e l’ente beneficiario.
Nell’accordo vengono nominati gli estremi dei contraenti compresi i
dati dei rappresentanti legali.
L’accordo comprende come allegati anche altri documenti.
Statuto e Atto costitutivo
Lo statuto e l’atto costitutivo del beneficiario.
Dichiarazione ONLUS
L’ente beneficiario stende un atto di notorietà dichiarando di possedere
i requisiti di legge e di utilizzare i beni ricevuti secondo le finalità
dell’ente.
Dichiarazione accompagnatoria per ogni singola donazione
Per ogni singola donazione oltre che la bolla di accompagnamento deve
essere prevista una dichiarazione di atto notorio che, in riferimento ai
beni ricevuti, ne dichiara l’utilizzo secondo le finalità dell’ente.
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La dichiarazione può essere rilasciata con riferimento a più donazioni:
es. a cadenza mensile.
Documenti fiscali
-Bolla di consegna: la bolla di consegna deve essere intestata ad una
ONLUS, e nel nostro caso:
Babele Società Cooperativa Sociale
Via Gramsci 6, Ellera di Corciano (PG)
Cod. fiscale e Partita IVA 02810930541
Inoltre deve riportare la dicitura di donazione onlus.
La dicitura migliore solitamente la lasciamo stabilire ai commercialisti
che si occupano dell’amministrazione dell’azienda; noi consigliamo di
scrivere: “prodotti non più commercializzabili, ceduti gratuitamente ai
sensi dell’art 6 comma 15 della legge 133/99 e dell’art 13 del D.L. 460/97”.
Fattura riepilogativa mensile:
La fattura deve essere intestata a Babele Società Cooperativa Sociale,
inoltre deve riportare “omaggio oppure pagamento non dovuto”
Per non pagare l’iva la dicitura migliore deve essere stabilita dai coloro
che si occupano dei conti dell’azienda; noi consigliamo: “Documento
emesso ai soli fini fiscali per cessione gratuita ad onlus ; esente IVA art.
10 comma 1 n°12”
Contatti:
Contattaci all’indirizzo e-mail [email protected] per
richiedere ulteriori informazioni o per concordare un appuntamento.
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III Benefici fiscali per i donatori
Il sistema tributario italiano prevede alcune agevolazioni fiscali
destinate alle erogazioni liberali effettuate dalle imprese.
L’articolo 13, comma 2, del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460,
prevede che:
“le derrate alimentari e i prodotti farmaceutici, alla cui produzione 3 o
al cui scambio è diretta l’attività dell’impresa, che, in alternativa alla
usuale eliminazione dal circuito commerciale, vengono ceduti
gratuitamente alle ONLUS, non si considerano destinati a finalità
estranee all’esercizio dell’impresa ai sensi dell’articolo 53, comma 2, del
testo unico delle imposte sui redditi, approvato con il decreto del
presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917”.
La norma sopra riportata reca una speciale disciplina che neutralizza
nel caso specifico gli effetti dell’art.53, comma 2, del TUIR, il quale
considera ricavi, tra l’altro, il valore normale dei beni, alla cui
produzione o scambio è diretta l’attività dell’impresa, destinati a finalità
estranee all’esercizio dell’impresa stessa.
Pertanto è consentito alle imprese di cedere alle ONLUS, gratuitamente
e senza alcun limite, derrate alimentari e prodotti farmaceutici alla cui
produzione o scambio è diretta l’attività dell’impresa stessa, altrimenti
destinati all’usuale eliminazione dal circuito commerciale, senza che il
valore normale degli stessi venga considerato tra i ricavi dell’impresa
stessa.
Come precisato nella circolare n. 168/E del 26 giugno 1998, la predetta
disposizione si applica limitatamente alle derrate alimentari o ai
prodotti farmaceutici che vengono esclusi dal circuito commerciale per
difetti di confezionamento o altre cause che, pur diminuendo o facendo
venir meno il valore commerciale del prodotto, non ne impediscono
tuttavia l’utilizzo (es. prodotti prossimi alla scadenza).
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In particolare l’articolo 14 del cosiddetto decreto sulla competitività
(D.L. n. 35 del 2005) prevede che le persone fisiche e gli enti soggetti
all’IRES, in particolare società ed enti commerciali e non commerciali,
possono dedurre al reddito complessivo, in sede di dichiarazione dei
redditi, le liberalità in denaro o in natura erogate a favore delle ONLUS.
Più precisamente le erogazioni liberali in natura devono essere
considerate in base al loro valore normale (prezzo di mercato di beni
della stessa specie o similari).
Il donatore, in aggiunta alla documentazione attestante il valore
normale (listini, tariffari, perizie, eccetera), deve farsi rilasciare dal
beneficiario una ricevuta con la descrizione analitica e dettagliata dei
beni erogati e l’indicazione dei relativi valori.
La possibilità di fruire di queste agevolazioni è subordinata al rispetto
dei seguenti adempimenti formali, gravanti sia sul cedente che sulla
ONLUS beneficiaria:
1) preventiva comunicazione delle singole cessioni di beni, da parte
dell’impresa cedente, al competente ufficio delle entrate, mediante
raccomandata con avviso di ricevimento.
Tuttavia le cessioni di beni facilmente deperibili e di modico valore
(qualora l’ammontare del costo dei beni stessi non sia superiore a €
5.164,57) sono esonerate dall’obbligo della comunicazione preventiva.
2) annotazione, da parte dell’impresa cedente, nei registri previsti ai fini
IVA o in apposito prospetto, della quantità e qualità dei beni ceduti
gratuitamente in ciascun mese. Tale annotazione deve essere effettuata
entro il quindicesimo giorno successivo alla cessione dei beni.
3) dichiarazione da parte della ONLUS beneficiaria, da conservare agli
atti dell’impresa, attestante l’impegno ad utilizzare direttamente i beni
ricevuti in conformità alle finalità istituzionali e a realizzare l’effettivo
utilizzo diretto a pena di decadenza dai benefici fiscali previsti dal
decreto legislativo n. 460;
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Per quanto riguarda l’IVA, le cessioni gratuite, a favore delle ONLUS, di
beni alla cui produzione e scambio è diretta l’attività dell’impresa,
costituiscono operazioni esenti, ai sensi dell’art.10 del DPR 26 ottobre
1972 n.633, a condizione che vengano osservati gli adempimenti stabiliti
dall’art. 2, comma 2, del DPR 10 novembre 1997, n. 441.
Tali adempimenti sono i seguenti:
a) comunicazione scritta da parte del cedente agli Uffici delle entrate o,
in mancanza, agli Uffici delle Imposte Dirette e ai Comandi della
guardia di finanza (competenti in relazione al domicilio fiscale del
contribuente), con l’indicazione della data, ora e luogo di inizio del
trasporto,
della
destinazione finale dei beni, nonché dell’ammontare complessivo, sulla
base del prezzo di acquisto, dei beni gratuitamente ceduti.
La comunicazione deve pervenire ai suddetti uffici almeno cinque
giorni prima della consegna e può non essere inviata qualora
l’ammontare del costo dei beni stessi non sia superiore a
€
5.164,57.
b) emissione del DDT, progressivamente numerato;
c) dichiarazione sostitutiva di atto notorio ai sensi della legge 4 gennaio
1968, n. 15, con la quale l’ente ricevente attesti natura, qualità e quantità
dei beni ricevuti corrispondenti ai dati contenuti nel DDT.
Come precisato nella citata circolare n. 193/E del 23 luglio 1998, in
mancanza anche di uno solo di questi adempimenti, la cessione si
considera non più esente ex art. 10, n. 12, del DPR n. 633 del 1972 ma
imponibile al tributo.
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IV Mappa delle attività donatrici
L’immagine evidenzia attraverso dei raggruppamenti (i poligoni in grigio) il
dislocamento dei donatori nel territorio narnese: nel poligono in alto sono
presenti quelli del nucleo abitativo di Narni Scalo, al centro di Narni e più in basso
delle frazioni
A cura di Francesco Angelini e Stefania Sofia
dicembre 2014
È vietata la riproduzione anche di parti del presente lavoro senza il
consenso della Cooperativa Sociale Babele - [email protected]
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BANDO AR FONDO DI SVILUPPO E COESIONE (FSC - EX FAS) 2007 – 2013 – AZIONE I.3.1