Comune di Narni Studio di fattibilità Comune di Narni PROGETTO “SOLIDO” Studio di fattibilità Comune di Narni PROGETTO “SOLIDO” BANDO AR FONDO DI SVILUPPO E COESIONE (FSC - EX FAS) 2007 – 2013 – AZIONE I.3.1 Indice: CAP. 1 Introduzione 2 CAP. 2 Il Contesto normativo europeo ed 5 italiano CAP. 3 Obiettivi del progetto Solido 6 CAP. 4 Benefici attesi 7 CAP. 5 Descrizione del progetto secondo una 9 giornata tipo lavorativa CAP. 6 Analisi del economico CAP. 7 Donatori e quantità disponibili 13 CAP. 8 Analisi dei beneficiari 16 CAP. 9 Criticità ed azioni correttive 17 CAP. 10 Presentazione Partner progetto 19 Allegati: Lettera di presentazione 26 Vademecum per il donatore 27 Benefici fiscali per i donatori 31 Mappa delle attività donatrici 34 contesto sociale ed 11 1. Introduzione Con il termine “spreco alimentare” si intende, secondo una definizione fornita dalla Commissione Europea per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale, “l’insieme dei prodotti scartati dalla catena agroalimentare, che – per ragioni economiche, estetiche, per la prossimità alla data di scadenza, nonostante siano ancora commestibili ovvero potenzialmente destinabili al consumo umano –, in assenza di un possibile uso alternativo, sono destinati ad essere eliminati e smaltiti, producendo effetti negativi dal punto di vista ambientale, costi economici e mancati guadagni per le imprese” . Secondo alcuni studi si stima che nel 2009 nel nostro Paese la merce agricola rimasta nei campi ammontava a 17,7 tonnellate, pari al 3,25% della produzione totale. Le cifre per quanto riguarda la fase della distribuzione, (centri alimentari e mercati ortofrutticoli) parlano di circa 263.645 tonnellate di prodotti alimentari “gettati via” (l’equivalente di 900 milioni di euro). Al livello invece di consumatore finale si raggiungono dei valori ancora più critici. I dati diffusi da ADOC (Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori) mostrano infatti che in casa vengono mediamente sprecati: il 35% dei prodotti freschi; il 19% del pane; il 16% di frutta e verdura. Per una famiglia questo si traduce anche in uno spreco in termini di denaro, dove, oltre che cibo, ogni anno vengono “buttati nell’immondizia” 515 euro. Non vanno dimenticate le ulteriori perdite nei ristoranti, bar e mense (dove però i dati a disposizione risultano insufficienti). PAGINA 2 Queste cifre assumono un significato ancora più allarmante se si pensa alla recente crisi economica che ha investito il nostro Paese, dove un numero crescente di famiglie si trova in condizione di forte disagio economico e sociale. Secondo uno studio ISTAT del 2012, il 29,9 % della popolazione è a rischio povertà o esclusione sociale, dove tra i parametri di definizione3 vi rientra anche l’incapacità per una famiglia di potersi permettere un pasto adeguato ogni due giorni. Diviene così evidente la necessità di poter trasformare gli sprechi alimentari in una risorsa capace di fornire supporto alle fasce sociali più fragili e bisognose. A questo proposito diversi sono gli esempi di iniziative sorte negli ultimi anni, come la dispensa solidale della Cooperativa Cauto di Brescia o Last Minute Market di Bologna, in cui le eccedenze alimentari si sono tradotte in donazioni proprio verso quelle famiglie in difficoltà. Un altro esempio virtuoso riguarda la Cooperativa Sociale Babele di Corciano la quale ha attivato con successo un servizio in grado di recuperare presso le attività commerciali, ristorazione, mense e GDO, prodotti che altrimenti andrebbero gettati via, consentendo la somministrazione di pasti a sufficienza per circa 40 famiglie. Il Comune di Narni intende riproporre questo modello sul proprio territorio, grazie alla collaborazione della Cooperativa Sociale Babele. Il seguente studio di fattibilità nasce quindi con lo scopo di verificare l’applicabilità del modello di Corciano sul territorio narnese. L’indagine che segue analizzerà il contesto socio-economico dell’area, in riferimento ai parametri demografici nonché alle emergenze sociali presenti. L’analisi si occuperà poi di verificare quali attività del territorio intendono aderire al progetto e, partendo da queste, monitorare le quantità di prodotti recuperabili dalle attività presenti sul territorio, PAGINA 3 come ad esempio attività commerciali (panifici, piccoli alimentari), GDO, ristorazione e mense (sia pubbliche che private). La stima di queste quantità rappresenta un dato indispensabile (prima di questo studio praticamente inesistente) per poter individuare poi il numero iniziale di nuclei familiari, che potranno beneficiare del servizio. Le famiglie o singoli beneficiari del servizio saranno individuati mediante il supporto dei Servizi Sociali e mediante ulteriori ricerche sul territorio, cercando quindi di far emergere anche l’eventuale numero sommerso di persone disagiate, che trovando difficoltà nell’esternare il loro disagio si isolano. Nel presente studio sarà delineata una giornata e settimana tipo con lo scopo di descrivere la logistica del servizio (cucina, mezzi, attrezzatura), evidenziandone eventuali criticità e suggerendo i correttivi da adottare. Infine in allegato la documentazione riguardante la modulistica da impiegare nelle varie fasi del progetto. PAGINA 4 2. Il contesto normativo europeo ed italiano Il 30 Novembre 2011 è stata rilasciata la “Dichiarazione congiunta contro lo spreco alimentare” in il parlamento Europeo, ove si richiede ai Paesi Membri di mettere in campo strategie e soluzioni affinché lo spreco alimentare sia ridotto entro il 2025 del 50%. A questa è seguita la “Relazione su come evitare lo spreco di alimenti: strategie per migliorare l’efficienza della catena alimentare nell’UE”, approvata dal Parlamento europeo con larghissima maggioranza il 19 gennaio 2012, da cui ne è scaturita la volontà di dichiarare il 2014 “Anno europeo contro lo spreco alimentare”. Nel nostro Paese il primo passo verso questa direzione lo si è fatto con l’adozione del Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, dove tra le altre cose viene sottolineata l’importanza delle donazioni di prodotti alimentari ai fini di solidarietà sociale. Proprio in riferimento alle donazioni, a livello legislativo, la svolta è segnata dalle legge n°155/2003 detta “Legge del Buon Samaritano”, il cui unico articolo che la compone riesce nell’intento di semplificare la pratica delle donazioni verso le ONLUS. L’art. recita: “Le organizzazioni riconosciute come organizzazioni non lucrative di utilità sociale (ONLUS), ai sensi dell’art.10 del d.lgs 04.12.1997, n. 460 e successive modificazioni, che effettuano, a fini di beneficenza, distribuzione gratuita agli indigenti di prodotti alimentari, sono equiparate, nei limiti del servizio prestato, ai consumatori finali, ai fini del corretto stato di conservazione, trasporto, deposito ed utilizzo degli alimenti”. Secondo questo articolo il “consumatore finale” è equiparato alle Onlus, che effettuano (ai fini di beneficienza) distribuzione gratuita di alimenti, sollevandole così da tutti quegli adempimenti burocratici e osservanze in materia di sicurezza alimentare che, di fatto, complicherebbero l’assistenza agli indigenti. PAGINA 5 3. Obiettivi del progetto Solido In questo periodo storico di grande emergenza sociale un numero sempre più crescente di famiglie si trova in situazioni di forte disagio. Contrariamente a quanto si possa pensare a queste non appartengono più in prevalenza cittadini extra-comunitari ma anche famiglie italiane che solo di recente, a causa della perdita del lavoro, sono entrate in questa crisi. La difficoltà, soprattutto da parte di quest’ultime, nel richiedere assistenza, ha comportato preoccupanti fenomeni di isolamento ed esclusione sociale, che non possono far altro che aggravare la loro condizione di fragilità. A partire da questo il progetto Solido si prepone di innovare l’attuale sistema collettivo di protezione sociale adottando un’ottica di sussidiarietà e garantendo a singole persone o famiglie in situazione di fragilità economica, prodotti alimentari di vario genere. La componente innovativa di questa assistenza è legata alla promozione di una responsabilizzazione sociale di coloro che usufruiranno del servizio, si potrà richiedere loro, qual ora fosse possibile, una collaborazione di vario genere come ad esempio la manutenzione del verde o altri interventi. Questa partecipazione consentirà loro di essere reintegrati nel tessuto sociale passando così da una situazione passiva di soggetti in disagio ad una condizione più attiva, trasmettendo il messaggio di come l’assistenza ricevuta sia una fase temporanea in vista di un ritorno a normali condizioni di vita. Lo sviluppo di un’economia solidale basata sulla donazione e scambio di prodotti contribuirà a creare una maggiore responsabilità sociale da parte delle organizzazioni commerciali che aderiranno a tale progetto, attivando in questo modo una rete solidale sostenibile basata sulle buone pratiche. PAGINA 6 4. Benefici attesi 4.1 Sociali Il progetto rappresenta un’importante opportunità di crescita sociale per l’intera comunità. Si parte dalla possibilità di aiutare le famiglie, o singoli individui in difficoltà, ad uscire dalla situazione di crisi in cui si trovano, valorizzando quindi il dono in quanto gesto di aiuto e solidarietà sociale. Il momento della donazione rappresenta anche un importante momento di contatto tra la famiglia e la società, capace quindi di contrastare i frequenti casi di isolamento ed esclusione sociale che queste vivono. Il reinserimento di singoli o famiglie sarà facilitato grazie anche ad una loro partecipazione attiva ad iniziative sociali di vario tipo, come azioni di volontariato che consentiranno loro di percepirsi portatori di risorse per sé e per gli altri, e non solo portatori di bisogni. 4.2 Ambientali L’avvio di un circuito virtuoso di ridistribuzione delle risorse incrementerà le azioni sostenibili, con positive ricadute ambientali. Il mancato conferimento in discarica dei beni recuperati si traduce, infatti, in una diminuzione delle sostante inquinanti immesse nell’atmosfera. Di fatto questo è in linea con le buone pratiche adottate dal Comune di Narni nella prevenzione dei rifiuti in seguito all’adesione alla carta zero sprechi1 e alla messa a punto dell’osservatorio sui rifiuti zero. 4.3. Economici I benefici economici si ripartiscono su più livelli: la messa in funzione del servizio permetterà nei mesi a seguire la creazione di inserimenti lavorativi, saranno coinvolti in PAGINA 7 particolare quei disoccupati locali appartenenti alle fasce sociali più critiche. la possibilità di fornire assistenza sotto forma di prodotti alimentari, invece che tramite contributi economici, permetterà all’amministrazione un considerevole risparmio di risorse economiche un minor conferimento di rifiuti in discarica si traduce in minori costi per lo smaltimento sgravi fiscali per le attività donatrici sotto forma di deduzioni IVA e IRES (vedi allegato III) PAGINA 8 5. Descrizione del progetto secondo una giornata tipo lavorativa Il servizio prevede l’utilizzo di un furgone coibentato che si reca presso le attività per il ritiro del prodotti e un locale/cucina per la rilavorazione di questi. In particolare nell’arco di una stessa giornata sono previsti i seguenti passaggi: ritiro dei prodotti presso le attività tramite furgone trasporto verso il locale per la successiva rilavorazione/ porzionamento preparazione dei panieri consegna a domicilio (o in alternativa ritiro degli stessi presso la cucina) Per quanto concerne il cotto, i prodotti ritirati dalle attività vengono conservati temporaneamente in contenitori di tipo gastronorm, a loro volta posti in contenitori isotermici in polipropilene, così da preservare le temperature entro le soglie dettate dall’H.A.C.C.P.. Da notare che per ciascuna mensa si ha a disposizione un numero doppio di contenitori gastronorm, in modo da farli ruotare e velocizzare quindi la procedura. Al momento del ritiro verranno consegnati alla mensa i contenitori puliti e vuoti, che serviranno per la consegna del giorno successivo. I prodotti una volta trasportati alla cucina subiranno un porzionamento che andranno a costituire i panieri da consegnare a ciascun beneficiario. Ogni paniere è associato ad una famiglia grazie ad un codice identificativo numerico, il cui quantitativo è calibrato in base alla composizione del nucleo familiare stesso. PAGINA 9 In una stessa giornata i panieri saranno consegnati a domicilio, mentre in altri casi (per motivazioni varie) possono essere ritirati direttamente presso la cucina dalle famiglie. Il ritiro del fresco, freschissimo e confezionato è da concordare tramite un calendario con i donatori. Si prevede di stabilire uno o due giorni a settimana in cui effettuare il ritiro, a cui seguirà il trasporto presso il locale e una momentanea conservazione. Sulla base dell’esperienza di Babele su Corciano, si ipotizza di garantire, nella fase di avvio del servizio, un pasto cotto composto da un primo ed eventualmente, se disponibili, un secondo e/o contorno, a tutte le famiglie, una volta al giorno dal lunedì al venerdì. In riferimento invece al fresco, freschissimo e confezionato, vista l’ipotetica minore disponibilità in termini quantitativi, si prevede di fornire il quantitativo di una spesa settimanale per un ristretto numero di famiglie un giorno a settimana. Il ritiro, il porzionamento e la consegna saranno effettuati in base alla normativa H.A.C.C.P., con personale opportunamente formato. PAGINA 10 6. Analisi del contesto sociale ed economico Il Comune di Narni conta al Censimento 2011 una popolazione legale, ovvero una popolazione residente, pari a 20.054 individui, mantenendo sostanzialmente invariato il numero di abitanti rispetto al Censimento 2001 (pari a 20.070, con una variazione di -0,1%), nonostante negli ultimi anni si sia assistito ad un calo progressivo della popolazione, dopo la crescita continua registratasi fino al 2009. Il territorio comunale ha una superficie di 197,86 km² e comprende i centri urbani di Narni, Narni Scalo e ben 21 frazioni: Borgaria, Capitone, Cigliano, Guadamello, Gualdo, Itieli, La Quercia, Montoro, Nera Montoro, Ponte San Lorenzo, San Faustino, San Liberato, Santa Lucia, Sant'Urbano, San Vito, Schifanoia, Stifone, Taizzano, Testaccio, Vigne, Tre ponti. Dall’analisi della struttura per età della popolazione di Narni relativa all’anno 2012, si evince che il Comune è in fase regressiva in quanto la proporzione fra le tre fasce di età - giovani 0-14 anni, adulti 15-64 anni e anziani 65 anni ed oltre - mostra che la percentuale dei giovani (11,8%) è nettamente inferiore a quella degli anziani (26,2%). Confrontando questo dato con la media nazionale, risulta che nella popolazione narnese è presente in valore percentuale una quantità di anziani significativamente più elevata e, allo stesso tempo, una quantità di giovani sensibilmente inferiore rispetto a quelle della popolazione italiana nel suo complesso (i dati nazionali sono rispettivamente 20,8% di anziani over 65 e 14% di giovani under 14). Narni è dunque una città con un’età media (46,8 anni) nettamente superiore rispetto a quella nazionale (44 anni). Inoltre è una città che tende sempre più a invecchiare, in quanto il trend degli ultimi 10 anni mostra che la popolazione anziana (65 anni e più) è PAGINA 11 aumentata progressivamente, laddove la popolazione più giovane (0-14 anni) è rimasta sostanzialmente costante (con una variazione pari a +0,7%). A ciò si aggiunga che nel 2012 il tasso di natalità è stato pari a 6,7 (numero medio di nascite ogni 1000 abitanti), attestandosi molto al di sotto della media della Regione Umbria (8,6), nonché della media nazionale (9), e confermando la tendenza in calo già rilevata negli anni precedenti. Narni è anche una città che cambia dal punto di vista sociodemografico, poiché la presenza della popolazione immigrata risulta costantemente in crescita nell’ultimo decennio, attestandosi nel 2011 al 7,7% della popolazione residente (una percentuale comunque inferiore alla media della Regione Umbria, pari al 10,5%). La comunità straniera più rappresentata sul territorio è quella proveniente dalla Romania con il 21,6% di tutti gli stranieri presenti nel Comune, seguita dalla comunità indiana (13,7%) e da quella albanese (10,8%). La struttura per età della popolazione straniera residente a Narni mostra che la percentuale dei giovani 0-14 anni (16,5%) è più elevata rispetto a quella evidenziata per la popolazione narnese nel suo complesso, mentre gli anziani over 65 costituiscono una porzione assolutamente ridotta nella cittadinanza straniera (3%). Facendo riferimento ai dati del 2012, si desume che rispetto alla popolazione complessiva del Comune, i giovani di età compresa fra i 15 e i 29 anni - ovvero il target di popolazione che maggiormente interessa nel presente documento - costituiscono circa il 13% del totale (2.595 in valore assoluto), con una pressoché pari distribuzione per sesso (dei giovani narnesi il 50,33% sono maschi, il 49,67% sono donne). PAGINA 12 7. I donatori e quantità disponibili In questa fase di Studio di Fattibilità si è proceduti con la ricerca delle varie attività presenti sul territorio. Lo stesso ufficio del Commercio del Comune di Narni ha fornito un elenco delle tipologie di attività, con dati relativi al numero di telefono, e-mail e indirizzo. Una volta individuate le attività sono state inviate le e-mail di presentazione del Progetto (vedi allegato I) mediante l’indirizzo di posta elettronica del comune appositamente creato. Dopo aver inviato le e-mail, alcune attività sono state contattate telefonicamente per concordare un incontro al fine di presentare più dettagliatamente il progetto e valutarne la volontà di adesione e possibili quantità di prodotti; in altri casi, dato l’accentramento territoriale delle attività, ci si è recati direttamente di persona per la presentazione del Progetto. Al termine del colloquio è stata consegnata loro la documentazione cartacea necessaria (vedi allegato II-III). Quest’ultima scelta di recarsi direttamente di persona presso le attività si è rivelata più producente rispetto al passaggio telefonico che da subito ha mostrato poco successo e la tendenza, da parte delle attività, a non voler neanche ascoltare di cosa si trattasse. Da questa prima analisi si è preso atto che sul territorio sono presenti attività di varia tipologia e dimensione: di piccola dimensione come ad esempio alimentari per la vendita al dettaglio, norcinerie, macellerie, panifici; di media dimensione come ad esempio attività di ristorazione, trattorie, pizzerie, tavole calde, agriturismi passando infine alle GDO e alle Mense presenti sul nostro territorio. PAGINA 13 Dagli incontri emergono cinque macro categorie di donatori: alcune attività, inizialmente, erano diffidenti per poi mostrarsi alla fine del colloquio volenterose di collaborare anche se però impossibilitate dal pochissimo (in alcuni casi assenza) di spreco dovuto alla piccola dimensione dell’attività stessa altre hanno dimostrato di apprezzare il progetto ma al momento non potendosi pronunciare in merito all’adesione, hanno chiesto di essere ricontattate all’avvio del progetto; altre ancora non hanno assolutamente spreco altre valuteranno se partecipare o meno premettendo di non volersi vincolare a troppa documentazione scritta attività che hanno dato immediata disponibilità di adesione Per agevolare la ricerca delle attività è stata creata una mappa tramite l’ausilio di Google maps (vedi allegato IV), così da poter dividere il territorio per zone e procedere poi con gli incontri, evitando di lasciare aree scoperte. Le GDO si sono rivelate più difficili da gestire in quanto rimandano ogni eventuale comunicazione/accordo alle rispettive sedi amministrative cui fanno riferimento. Per quest’ultime si è avviata una ricerca telefonica e durante il colloquio telefonico si è concordato l’invio della documentazione riguardante il Progetto tramite e-mail; risulta però difficile avere una risposta nel breve tempo a causa della loro complessa struttura amministrativa (passano diversi giorni e settimane prima di poter parlare con la persona di competenza dopo di ché richiedono altro tempo per valutare il progetto in amministrazione). In totale sono state contattate 61 attività, di queste con 29 si è riusciti a stabilire un incontro direttamente con i responsabili, mentre con le restanti non si è andati oltre l’email e/o telefonata a causa di motivi PAGINA 14 logistici, per cui si provvederà a stabilirvi un colloquio di persona nei prossimi mesi, prima dell’avvio del progetto. Dalle 29 attività sopracitate è emerso come 9 non abbiano intenzione di aderire, 15 richiedevano tempo per pensarci e vanno per questo ricontattate nelle prossime settimane, mentre 8 hanno dato disponibilità immediata a partecipare. Quest’ultime comprendono due forni/panifici, una G.D.O. (Conad con due punti vendita), due grandi Società che gestiscono mense scolastiche, universitarie e industriali nel territorio narnese (All Foods e CIR), una norcineria e due ristoranti. Dai primi rilievi delle quantità emergono i seguenti valori giornalieri: Pane: circa 4/5 kg Primi (pasta o riso): circa 3-4 kg Secondi: circa 2 kg Contorno: +/- 1,5 kg Frutta: +/- 1,5 kg In generale queste quantità sono assolutamente provvisorie e soggette ad aumento per i seguenti motivi: non includono le rilevazioni All Foods (a breve verranno fornite) non includono le quantità fornite dalla G.D.O. Conad (in attesa di riceverle) mancano le risposte di adesione di alcune importanti G.D.O (A&O, Eurospin, Lidl, ex Superconti) con le quali sono intercorse varie comunicazioni e si è in attesa di risposta vi sono 47 attività di piccola/media dimensione che vanno ricontattate possibile convenzione/collaborazione con il Banco Alimentare del territorio PAGINA 15 8. I Beneficiari I beneficiari di tale servizio sono scelti mediante l’aiuto dei Servizi Sociali del Comune di Narni, preposti per loro funzione ad avere un quadro abbastanza soddisfacente delle famiglie e singoli in situazioni di disagio. L’apporto dei servizi sociali non basta, in quanto scopo del Progetto è anche quello di ricercare sul territorio eventuali soggetti disagiati che sfuggono alla registrazione dei Servizi Sociali. Partendo da questo presupposto, e sulla base dei dati estratti, si stima di poter soddisfare in una prima fase di avvio del progetto il fabbisogno di circa 30 individui, a cui poter somministrare una volta al giorno un pasto cotto dal Lunedì al Venerdì; per la spesa settimanale come precedentemente accennato si è in attesa di ulteriori dati. In particolare sulla base dei dati forniti dai Servizi Sociali, sono stati individuati per il momento i seguenti potenziali beneficiari: NUCLEI MONOPERSONALI ADULTI: n. 7 NUCLEO COMPLESSO DI 3 FRATELLI ULTRAQUARANTENNI: n. 1 NUCLEO NUMEROSO DI 4 ADULTI E 3 MINORI n. 1 COPPIE SENZA FIGLI: n. 1 COPPIE CON 2 FIGLI MINORI: n. 1 COPPIE CON 3 FIGLI MINORI: n. 2 COPPIE CON 4 FIGLI MINORI: n.1 COPPIE CON 5 FIGLI MINORI: n. 1 In totale sono 43 individui, di cui 23 sono adulti e 20 minori. Sulla scorta dei dati rilevati attualmente risulta possibile coprire un numero pari a 30 individui, selezionati tra quelli sopra citati secondo ulteriori criteri di criticità. PAGINA 16 9. Criticità del progetto ed azioni correttive Dal seguente studio sono emerse criticità a più livelli del progetto, dall’associazionismo del territorio ai donatori sino alle famiglie beneficiarie. Nonostante nel narnese siano diverse le associazioni volontaristiche, già attive nel campo delle donazioni di derrate alimentari, si è constatato come le azioni di quest’ultime vengano condotte in maniera poco coordinata. Da questo ne deriva un potenziale fenomeno di sovrapposizione nei riguardi di alcune famiglie, ove uno stesso beneficiario può ricevere donazioni da più associazioni. Una distribuzione non integrata delle risorse porta inevitabilmente alcune famiglie a non beneficiare delle donazioni, pur essendo dei “candidati” idonei. Inoltre si è riscontrato come i prodotti finora forniti riguardino solamente la categoria del confezionato, trascurando, invece, il fresco, freschissimo e cotto. Il progetto Solido può divenire punto di raccordo tra e con l’associazionismo locale, stabilendo una rete di solidarietà coordinata e in continua comunicazione/integrazione, che sappia rispondere in maniera più efficace alle esigenze delle famiglie in maggiore difficoltà. L’integrazione consentirà di assistere un maggior numero di bisognosi, evitando sovrapposizioni e garantendo tipologie di pasti diversificate. In merito alle famiglie, si segnala che, se da un lato quelle di provenienza straniera mostrano meno difficoltà nel richiedere assistenza, quelle italiane presentano invece una certa resistenza nell’esporsi, dovuta, a volte, ad un sentimento di vergogna o di non ancora accettazione del disagio economico. PAGINA 17 Quest’ultime spesso non sono neanche registrate dai Servizi Sociali (proprio per i motivi citati) e per questo si è deciso di utilizzare canali di comunicazione differenti per potervi stabilire un contatto, come potrebbero essere, ad esempio, le parrocchie del territorio o le associazioni. PAGINA 18 10. Presentazione partner Babele Società Cooperativa Sociale Babele è stata creata nel 2005, come Società in Nome Collettivo, da Barbara Capacci ed Emanuele Costantini, assistenti sociali con esperienza più che decennale nei servizi alla persona. Nel febbraio 2008 Babele s.n.c. si è trasformata in Cooperativa Sociale, operante esclusivamente nel settore socio-sanitario ed educativo. La cooperativa Babele ha ottenuto la Certificazione di Qualità UNI EN ISO 9001:2008 per la progettazione ed erogazione di servizi sociosanitari ed educativi rivolti a: minori, giovani, disabili fisici e psichici in regime comunitario. Progettazione ed erogazione di attività formative e di orientamento. Babele nasce con lo scopo di perseguire l'interesse generale della comunità alla promozione umana ed all’inclusione sociale dei cittadini attraverso lo svolgimento di attività diverse finalizzate all'inserimento lavorativo e alla costruzione di significative relazioni con la comunità di appartenenza di persone svantaggiate. Babele progetta, promuove, gestisce e supervisiona servizi socialmente sostenibili rivolti a coloro che si trovano nella condizione di essere supportati, garantendo: attenzione ai dettagli; soluzioni personalizzate; integrazione con altri servizi; elevato livello di qualità delle prestazioni e delle attività; capacità di ascolto; attenzione alla dimensione relazionale; misurazione della soddisfazione del cliente. Le attività di Babele riguardano la gestione del tempo libero, il turismo sostenibile, l’animazione sociale, le attività educative e terapeutiche, l’inserimento lavorativo, la progettazione e la gestione di servizi diurni e residenziali, la formazione. I servizi prestati da Babele non hanno la connotazione di mera prestazione: la loro principale caratteristica è la partecipazione attiva PAGINA 19 del cliente al processo di erogazione del servizio; si tratta di processi che richiedono una forte rilevanza della componente umana su quella economica, in cui la qualità percepita del servizio dipende dalla interazione cliente-Babele. CeSVol Terni L’istanza di costituzione del Centro Servizi per il volontariato della provincia di Terni è l’esito di un complesso processo di raccordo, realizzato nel 1997 da sette associazioni di volontariato con storie, esperienze, identità ed aree di riferimento diverse, in risposta ad un momento di forte cambiamento del volontariato del territorio. Dal 1998 si è consolidato nel territorio provinciale con l’apertura degli sportelli periferici di Orvieto, Amelia e Narni. E’ attualmente costituito da 293 associazioni che condividono, consigliano e aiutano il Centro nella sua crescita e nel suo potenziamento. Le linee guida a cui il centro si è ispirato e di conseguenza ha agito sono: l’art. 15 della legge 11 agosto 91 n. 266 che, istituendo i centri di servizio a disposizione delle organizzazioni di volontariato, ne affida a loro la gestione con la funzione di sostenerne e qualificarne l’attività. Il C.S.V. svolge gratuitamente attività a favore di tutte le realtà associative presenti sul territorio provinciale e fornisce le prestazioni previste dalla legge, nonché quelle che si rendono necessarie per rispondere alle esigenze che vengono di volta in volta espresse dai gruppi e dalle organizzazioni Il ruolo del Centro Servizi è quindi di supporto, e non di rappresentanza dei gruppi che operano nel mondo del volontariato. Per rispondere ai bisogni delle associazioni il Centro ha sviluppato attività di consulenza, documentazione e informazione, formazione, promozione del volontariato, servizi tecnico-logistici (utilizzo e prestito di materiali e spazi attrezzati): le cosiddette attività di primo PAGINA 20 livello. Inoltre la costante presenza sui vari territori ha favorito il dialogo ed il confronto tra le associazioni di volontariato e tra queste e le rappresentanze del terzo settore e le Istituzioni, promuovendo anche azioni di progettualità sociale tra questi diversi attori. TAPPE FONDAMENTALI 1998 Apertura sportello di Orvieto 2000 Apertura sportello di Amelia 2001 Apertura sportello Narni 2008 Apertura sportelli, Acquasparta, Arrone 2009 Apertura sportelli Calvi dell’Umbria, Avigliano Umbria , Stroncone Il Centro Servizi della provincia di Terni ha lo scopo di realizzare ogni attività tesa a contribuire alla nascita, al consolidamento, allo sviluppo e alla qualificazione del volontariato sul territorio della provincia di Terni. Promuove la costruzione e la diffusione di reti tra Associazioni, favorisce la loro partecipazione al governo e alla vita Associativa del Centro. Fornisce servizi, promuove progetti qualificati e rispondenti ai bisogni delle associazioni secondo una logica di sussidiarietà. Sostiene e accresce il ruolo attivo delle associazioni nello sviluppo e programmazione delle politiche di welfare locale. “Considerare la diversità delle organizzazioni associate come elemento di ricchezza e vitalità, promuovere soprattutto nei giovani una dimensione attiva di cittadinanza” è l’elemento distintivo che definisce irrepetibilmente l’identità del Ce.S.Vol della provincia di Terni. Legambiente Umbria ..... molto di quello che Legambiente ha fatto negli ultimi quattro anni qui in Umbria può essere letto, in fin dei conti, come un tentativo di trovare un nuovo PAGINA 21 punto di equilibrio associativo tra il nostro essere figli tanto dell'ambientalismo politico quanto dell'ambientalismo scientifico. E cioè avere sempre più presente che la sostenibilità deve essere allo stesso tempo ecologica, economica e sociale. Detto in maniera ancora più esplicita, crediamo di aver imparato che non può esserci una maggiore tutela dell'ambiente senza una maggiore giustizia sociale. Essere protagonisti dei movimenti che si battono, localmente e globalmente, per una maggiore equità economica e sociale, che si battono per tutti i diritti per tutti, a cominciare da democrazia e pace, è oggi, forse il modo migliore per essere ambientalisti. Tenere assieme diritti ecologico-ambientali, diritti economico-sociali e tutti gli altri diritti è la strada che dobbiamo percorrere anche noi possibilmente continuando a costruire alleanze, coalizioni le più larghe possibili e ricche per diversità di punti d'osservazione ed idee di società e di mondo. Quella della contaminazione di punti di vista diversi all'interno di grandi alleanze deve diventare da prassi politica occasionale, il nostro metodo principale di azione politica, che vuol dire cominciare col rafforzare la nostra presenza ed il nostro protagonismo all'interno delle reti di reti come la Tavola della Pace, Libera, il Forum del Terzo Settore, ecc. Ci sia concesso, in finale, un piccolo atto di orgoglio associativo. C'è una bella pagina di Federico Caffè, che sembra descrivere bene lo spirito e l'atteggiamento con cui abbiamo tentato di interpretare al meglio il nostro ruolo di ambientalisti in questa regione che è poi lo spirito con cui Legambiente pensa ed agisce ovunque. Siamo stati, o almeno abbiamo tentato di essere, quella specie di ambientalisti che tappano buchi e puntellato i guasti delle politiche ambientali, ritrovandoci spesso a ritessere una tela che altri sistematicamente distruggevano. Abbiamo cercato di capire il mondo PAGINA 22 reale in cui ci muovevamo, i suoi contorni politici, economici, sociali ed ecologici. Abbiamo osservato, proposto e contro miglioramenti da realizzare qui ed ora. proposto, sollecitato Abbiamo preferito il poco al tutto, soprattutto al tutto e subito. Abbiamo preferito il gradualismo delle trasformazioni a una trasformazione radicale del sistema, che puntualmente non arriva mai, abbiamo preferito il realizzabile, ai grandi proclami che annunciano un mondo radicalmente diverso e perfetto. Ma quel mondo diverso possibile, necessario e desiderabile è il nostro orizzonte. Ma perché quell'orizzonte apparentemente utopico diventi concreto, occorre mettere in opera tutte quelle iniziative, quei progetti, grandi e piccoli, che insieme alla visione ampia contengono un tono di concretezza. Iniziative e progetti capaci magari di piccoli risultati, che però sviluppano l'idea che l'utopia è praticabile da subito e serve a migliorare la vita quotidiana, senza però mai smettere di misurarsi con temi di portata smisurata, come la sopravvivenza del pianeta, l'uguaglianza e l'estinzione della povertà, la coscienza di un'unica cittadinanza terrestre. ARCI Terni Durante la metà dell’800 nascono, con scopi di assistenza e beneficenza, le prime Società di Mutuo Soccorso. All’inizio del ‘900 il movimento associativo inizia a svilupparsi grazie alla costituzione delle prime Case del Popolo e di alcuni Circoli ricreativi, culturali e sportivi. Il ventennio fascista coincide con la chiusura o la trasformazione in Case del Fascio di quasi tutte le strutture dell’associazionismo nazionale. Solo con la PAGINA 23 Liberazione rinasce per i cittadini la possibilità di auto-organizzarsi in associazioni politiche, culturali, sportive e ricreative. Matura così l’idea di un organismo nazionale che raccolga tutti i Circoli, le Case del Popolo e S.M.S., che si riconoscono negli ideali e nei valori democratici. Nel 1957 a Firenze la convenzione nazionale, approva lo Statuto della costituenda Associazione Ricreativa Culturale Italiana. L’ARCI si apre alle nuove generazioni: inizia in questi anni il lavoro culturale vero e proprio, con la costituzione di associazioni in settori specifici dell’attività culturale e ricreativa. Nel 1967 giunge il riconoscimento ministeriale. Gli anni che vanno dal 1968 al 1971 sono segnati dall’atteggiamento critico dell’ARCI nei confronti dell’industria culturale, nascono e prendono piede idee nuove nel cinema, in campo teatrale e nei doposcuola alternativi. Il “golpe” cileno, la battaglia referendaria per il divorzio e le grandi campagne politiche di impegno civile e di solidarietà sono il tema dominante del periodo 1971-1978: migliaia sono le manifestazioni organizzate dai Circoli e dalle Case del Popolo. Negli anni ’80 si registrano una serie di cambiamenti: nascono nuovi soggetti associativi (Lega Ambiente, Arciragazzi, Arci Donna, Arci Gola, Arci Media, Arci Gay e altri ancora) accanto a quelli tradizionali (Arci Caccia, Arci Pesca e Uisp). Nel 1987, poi, l’associazione si trasforma in Confederazione di Associazioni Autonome, tramite la nascita di Arci Nova, che raccoglie l’eredità della vecchia Arci. Il rinnovamento all’indomani del crollo del “socialismo reale” si concretizza nell’ARCI con la riunificazione dei tanti settori di impegno sociale e di solidarietà con la tradizione di vita democratica e di rapporti di mutualità su cui vivono i circoli. Inizia il percorso che porta nel 1996 alla costituzione di Arci Nuova Associazione. Oggi l’ARCI dispiega il proprio “fare” soprattutto contro le guerre e a sostegno delle sue vittime, nell’integrazione degli immigrati, nella promozione dei valori della solidarietà contro l’egoismo sociale, nella promozione della cultura e di nuovo associazionismo, nella PAGINA 24 partecipazione attiva a Banca Etica, nel Forum del Terzo Settore, nei movimenti per la pace e contro la globalizzazione selvaggia, nel sostegno all'Antimafia Sociale. ARCI TERNI Il Comitato Provinciale ARCI di Terni comprende oltre quaranta Circoli e circa seimila tesserati. LE ATTIVITA' DI ARCI TERNI CIRCUITO DEI CLUB: Si svolge nel periodo Invernale. E' una rassegna Culturale/Artistica che, ormai da anni, anima i locali, club e circoli della città. MAREE Culture in viaggio: Si svolge nel periodo Estivo. Un itinerario sempre diverso ed entusiasmante tra le tradizioni popolari e contemporanee. FESTA DELLA MUSICA E FESTA DEL TEATRO: In occasione della "Festa della Musica" dell’ARCI, che si tiene ogni 21 Giugno, l'associazione invita ad aderire alla Legge sulla Musica che liberi la creatività, che promuova le produzioni indipendenti, che valorizzi le esperienze no profit di aggregazione culturale, che sostenga percorsi formativi nelle scuole e non solo. CAROVANA NAZIONALE ANTIMAFIA: Nel 1994, a due anni dalle stragi Falcone e Borsellino, nasce la Carovana nazionale antimafie. ARCI Terni è impegnata sui temi della legalità con il progetto "LiberArci dalle Spine – Umbria", Pace e diritti. L’ARCI ha da sempre tra i suoi valori fondanti la Pace, la nonviolenza, la partecipazione e la democrazia. PAGINA 25 ALLEGATI I. Lettera di presentazione PAGINA 26 II. Vademecum per il donatore Cos’è lo spreco alimentare: Sono i prodotti scartati dalla catena agroalimentare che hanno perso valore commerciale ma che possono essere ancora destinati al consumo umano11. Il progetto prevede il recupero delle eccedenze provenienti dalle fasi finali della filiera, ossia le GDO, mense pubbliche e private, ristorazione e attività commerciali. Tre buoni motivi per donare: Utilità sociale: Le donazioni sono un gesto che esprime un importante valore sociale verso le famiglie che stanno attraversando un momento di grave difficoltà economica. Benefici ambientali: Meno rifiuti significa meno spese di discarica e più rispetto per l’ambiente. I prodotti donati finirebbero, altrimenti, in discarica o inceneriti comportando notevoli costi di smaltimento e un impatto ambientale in termini di emissioni di sostanze inquinanti. Sgravi fiscali per chi dona: Le aziende che donano prodotti possono usufruire di benefici fiscali e conseguire anche un vantaggio economico dal percorso di donazione. Inoltre queste riceveranno un bollino da poter esporre presso la propria attività, attestante l’adesione al Progetto Solido e l’entrata a far parte di un circuito di buone pratiche appositamente istituito dal Comune. PAGINA 27 Chi può donare: Possono aderire al progetto e contribuire al recupero delle eccedenze alimentari la grande, piccola e media distribuzione organizzata, mense pubbliche e private, industrie alimentari, attività commerciali e ristorazione. Possono inoltre contribuire associazioni volontaristiche o singoli cittadini con donazioni volontarie. Cosa si può donare: I beni donabili sono generi alimentari freschi, freschissimi, cotti e confezionati che vengono scartati per vari motivi, come ad esempi difetti a livello di confezionamento, prodotti prossimi alla data di scadenza e pertanto non acquistabili dalla catena distributiva, oppure concepiti come elemento di una campagna promozionale che si è conclusa o non è stata interamente realizzata. Si tratta, dunque, di prodotti non più rispondenti a standard commerciali e di marketing, ma che sono perfettamente commestibili. Chi sono i beneficiari del servizio: Le donazioni saranno a vantaggio di quei nuclei familiari svantaggiati segnalati dai Servizi Sociali del Comune di Narni. In quale territorio si applica il progetto Solido: Il progetto si estende limitatamente al territorio del Comune di Narni. Normativa di riferimento: Legge del Buon Samaritano La legislazione italiana ha semplificato la possibilità di cedere beni grazie alla legge n.155 del 25 Giugno 2003 “Disciplina della distribuzione dei prodotti alimentari a fine di solidarietà sociale”, meglio conosciuta come legge del Buon Samaritano. Il primo ed uno articolo della norma recita infatti “Le organizzazioni riconosciute come organizzazioni non lucrative di utilità sociale PAGINA 28 (ONLUS), ai sensi dell’art.10 del d.lgs 04.12.1997, n.460 e successive modificazioni, che effettuano, a fini di beneficenza, distribuzione gratuita agli indigenti di prodotti alimentari, sono equiparate, nei limiti del servizio prestato, ai consumatori finali, ai fini del corretto stato di conservazione, trasporto, deposito ed utilizzo degli alimenti”. Questo significa che il “consumatore finale” è equiparato alle Onlus che effettuano, ai fini di beneficienza, distribuzione gratuita di alimenti ai bisognosi, sollevandole da tutti quegli adempimenti burocratici e osservanze in materia di sicurezza alimentare che, di fatto, complicherebbero l’assistenza agli indigenti. Modulistica Secondo le disposizioni di legge sono da adottare vari documenti al fine di attivare il percorso di donazione. Contratto/Accordo Viene steso e stipulato un accordo di cessione dei beni fra l’azienda donatrice e l’ente beneficiario. Nell’accordo vengono nominati gli estremi dei contraenti compresi i dati dei rappresentanti legali. L’accordo comprende come allegati anche altri documenti. Statuto e Atto costitutivo Lo statuto e l’atto costitutivo del beneficiario. Dichiarazione ONLUS L’ente beneficiario stende un atto di notorietà dichiarando di possedere i requisiti di legge e di utilizzare i beni ricevuti secondo le finalità dell’ente. Dichiarazione accompagnatoria per ogni singola donazione Per ogni singola donazione oltre che la bolla di accompagnamento deve essere prevista una dichiarazione di atto notorio che, in riferimento ai beni ricevuti, ne dichiara l’utilizzo secondo le finalità dell’ente. PAGINA 29 La dichiarazione può essere rilasciata con riferimento a più donazioni: es. a cadenza mensile. Documenti fiscali -Bolla di consegna: la bolla di consegna deve essere intestata ad una ONLUS, e nel nostro caso: Babele Società Cooperativa Sociale Via Gramsci 6, Ellera di Corciano (PG) Cod. fiscale e Partita IVA 02810930541 Inoltre deve riportare la dicitura di donazione onlus. La dicitura migliore solitamente la lasciamo stabilire ai commercialisti che si occupano dell’amministrazione dell’azienda; noi consigliamo di scrivere: “prodotti non più commercializzabili, ceduti gratuitamente ai sensi dell’art 6 comma 15 della legge 133/99 e dell’art 13 del D.L. 460/97”. Fattura riepilogativa mensile: La fattura deve essere intestata a Babele Società Cooperativa Sociale, inoltre deve riportare “omaggio oppure pagamento non dovuto” Per non pagare l’iva la dicitura migliore deve essere stabilita dai coloro che si occupano dei conti dell’azienda; noi consigliamo: “Documento emesso ai soli fini fiscali per cessione gratuita ad onlus ; esente IVA art. 10 comma 1 n°12” Contatti: Contattaci all’indirizzo e-mail [email protected] per richiedere ulteriori informazioni o per concordare un appuntamento. PAGINA 30 III Benefici fiscali per i donatori Il sistema tributario italiano prevede alcune agevolazioni fiscali destinate alle erogazioni liberali effettuate dalle imprese. L’articolo 13, comma 2, del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460, prevede che: “le derrate alimentari e i prodotti farmaceutici, alla cui produzione 3 o al cui scambio è diretta l’attività dell’impresa, che, in alternativa alla usuale eliminazione dal circuito commerciale, vengono ceduti gratuitamente alle ONLUS, non si considerano destinati a finalità estranee all’esercizio dell’impresa ai sensi dell’articolo 53, comma 2, del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con il decreto del presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917”. La norma sopra riportata reca una speciale disciplina che neutralizza nel caso specifico gli effetti dell’art.53, comma 2, del TUIR, il quale considera ricavi, tra l’altro, il valore normale dei beni, alla cui produzione o scambio è diretta l’attività dell’impresa, destinati a finalità estranee all’esercizio dell’impresa stessa. Pertanto è consentito alle imprese di cedere alle ONLUS, gratuitamente e senza alcun limite, derrate alimentari e prodotti farmaceutici alla cui produzione o scambio è diretta l’attività dell’impresa stessa, altrimenti destinati all’usuale eliminazione dal circuito commerciale, senza che il valore normale degli stessi venga considerato tra i ricavi dell’impresa stessa. Come precisato nella circolare n. 168/E del 26 giugno 1998, la predetta disposizione si applica limitatamente alle derrate alimentari o ai prodotti farmaceutici che vengono esclusi dal circuito commerciale per difetti di confezionamento o altre cause che, pur diminuendo o facendo venir meno il valore commerciale del prodotto, non ne impediscono tuttavia l’utilizzo (es. prodotti prossimi alla scadenza). PAGINA 31 In particolare l’articolo 14 del cosiddetto decreto sulla competitività (D.L. n. 35 del 2005) prevede che le persone fisiche e gli enti soggetti all’IRES, in particolare società ed enti commerciali e non commerciali, possono dedurre al reddito complessivo, in sede di dichiarazione dei redditi, le liberalità in denaro o in natura erogate a favore delle ONLUS. Più precisamente le erogazioni liberali in natura devono essere considerate in base al loro valore normale (prezzo di mercato di beni della stessa specie o similari). Il donatore, in aggiunta alla documentazione attestante il valore normale (listini, tariffari, perizie, eccetera), deve farsi rilasciare dal beneficiario una ricevuta con la descrizione analitica e dettagliata dei beni erogati e l’indicazione dei relativi valori. La possibilità di fruire di queste agevolazioni è subordinata al rispetto dei seguenti adempimenti formali, gravanti sia sul cedente che sulla ONLUS beneficiaria: 1) preventiva comunicazione delle singole cessioni di beni, da parte dell’impresa cedente, al competente ufficio delle entrate, mediante raccomandata con avviso di ricevimento. Tuttavia le cessioni di beni facilmente deperibili e di modico valore (qualora l’ammontare del costo dei beni stessi non sia superiore a € 5.164,57) sono esonerate dall’obbligo della comunicazione preventiva. 2) annotazione, da parte dell’impresa cedente, nei registri previsti ai fini IVA o in apposito prospetto, della quantità e qualità dei beni ceduti gratuitamente in ciascun mese. Tale annotazione deve essere effettuata entro il quindicesimo giorno successivo alla cessione dei beni. 3) dichiarazione da parte della ONLUS beneficiaria, da conservare agli atti dell’impresa, attestante l’impegno ad utilizzare direttamente i beni ricevuti in conformità alle finalità istituzionali e a realizzare l’effettivo utilizzo diretto a pena di decadenza dai benefici fiscali previsti dal decreto legislativo n. 460; PAGINA 32 Per quanto riguarda l’IVA, le cessioni gratuite, a favore delle ONLUS, di beni alla cui produzione e scambio è diretta l’attività dell’impresa, costituiscono operazioni esenti, ai sensi dell’art.10 del DPR 26 ottobre 1972 n.633, a condizione che vengano osservati gli adempimenti stabiliti dall’art. 2, comma 2, del DPR 10 novembre 1997, n. 441. Tali adempimenti sono i seguenti: a) comunicazione scritta da parte del cedente agli Uffici delle entrate o, in mancanza, agli Uffici delle Imposte Dirette e ai Comandi della guardia di finanza (competenti in relazione al domicilio fiscale del contribuente), con l’indicazione della data, ora e luogo di inizio del trasporto, della destinazione finale dei beni, nonché dell’ammontare complessivo, sulla base del prezzo di acquisto, dei beni gratuitamente ceduti. La comunicazione deve pervenire ai suddetti uffici almeno cinque giorni prima della consegna e può non essere inviata qualora l’ammontare del costo dei beni stessi non sia superiore a € 5.164,57. b) emissione del DDT, progressivamente numerato; c) dichiarazione sostitutiva di atto notorio ai sensi della legge 4 gennaio 1968, n. 15, con la quale l’ente ricevente attesti natura, qualità e quantità dei beni ricevuti corrispondenti ai dati contenuti nel DDT. Come precisato nella citata circolare n. 193/E del 23 luglio 1998, in mancanza anche di uno solo di questi adempimenti, la cessione si considera non più esente ex art. 10, n. 12, del DPR n. 633 del 1972 ma imponibile al tributo. PAGINA 33 IV Mappa delle attività donatrici L’immagine evidenzia attraverso dei raggruppamenti (i poligoni in grigio) il dislocamento dei donatori nel territorio narnese: nel poligono in alto sono presenti quelli del nucleo abitativo di Narni Scalo, al centro di Narni e più in basso delle frazioni A cura di Francesco Angelini e Stefania Sofia dicembre 2014 È vietata la riproduzione anche di parti del presente lavoro senza il consenso della Cooperativa Sociale Babele - [email protected] PAGINA 34 BANDO AR FONDO DI SVILUPPO E COESIONE (FSC - EX FAS) 2007 – 2013 – AZIONE I.3.1
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