+ 1 - Federazione Trentina della Cooperazione

Mutui solidali, boom dì richieste italiane
Rinnovata per il quarto anno la convenzione tra Caritas e Casse Rurali. Le domande d'aiuto per pagare affitti e bollette
la Cassa Rurale di Trento Italo 3mila euro da restituire a picco- sone che vivono in famiglia e per
di Claudio Libera
Stenico, dal presidente della le sostenibili rate a tasso agevo- lo più sconosciute dai servizi delRinnovata ieri, nella nuova sede Cassa Rurale di Mezzocorona lato, che vanno da un minimo di la Caritas. La maggior parte deldel Cedas di via Giusti 11, la con- Sandro Pancher e da quello del- 6 ad un massimo di 36 mesi. le richieste riguarda il pagamenvenzione tra la Caritas Diocesa- la Rurale di Pergine Franco Sene- Ogni richiedente deve mostrare to degli arretrati di affitti Itea, 73
na e le Casse Rurali sostenitrici si. Mentre il coordinatore del un requisito indispensabile per mila euro erogati, delle spese
del Credito Solidale. Quello si- Fondo straordinario di solidarie- accedere al prestito che prevede condominiali e delle bollette delglato è il quarto rinnovo della tà istituito dal Consiglio Decana- quindi una pensione o uno sti- la Trenta, 36 mila euro. Attualconvenzione per il progetto Cre- le di Rovereto, Graziano Mani- pendio anche se di importo con- mente il fondo di garanzia amdito Solidale, iniziato nel 2009, ca, ha parlato della nuova siner- tenuto e viene affiancato da un monta a 200 mila euro, nel 2009
che ha visto i responsabili e i vo- gia con il progetto Credito Soli- volontario con trascorso lavora- erano 60 mila, ciò grazie al sostelontari incontrare oltre mille per- dale che consentirà di accoglie- tivo nelle Rurali, che collabora gno della Caritas e della Diocesi,
sone, con prestiti erogati che su- re le domande anche di persone nel controllo del bilancio. L'am- delle Casse Rurali, dei Comuni
perano i 600 mila euro, con rien- che non presentano i requisiti si- montare dei prestiti erogati sino ma anche delle Parrocchie, dei
tri per 392 mila. Il documento, il- no ad ora indispensabili. La rac- ad oggi è di 621mila euro, di cui gruppi parrocchiali, di molti prilustrato come tutte le altre cifre
il 70% erogato dallo Sportello di vati e pure di enti e associazioni
da Federica Rubini dell'Ufficio colta a Rovereto è di 350 mila eunon cattolici. I tempi per la conro,
a
fronte
di
270
mila
erogati,
Trento; il capitale rientrato è del cessione del prestito, dall'accetPromozione e sensibilizzazione
Caritas, è stato sottoscritto dal con le insolvenze ferme a un in- 63% per un totale di 392 mila eu- tazione della domanda, si aggiradirettore della Caritas Roberto credibile zero. In Diocesi sono ro. Da sottolineare che il proget- no sui 10 giorni. Per gli interessaCalza, dal presidente della Cassa attivi quattro sportelli: a Trento, to è l'unico servizio della Caritas ti, la sede del Cedas di Trento è
Rurale di Aldeno e Cadine Luigi Rovereto, Pergine e Mezzocoro- Diocesana di Trento in cui in via Giusti 11, orario su appunBaldo, dal suo omologo della Ru- na e operano 27 volontari. Il Cre- l'utenza italiana supera quella tamento martedì dalle 10 alle
rale di Rovereto Paolo Marega, dito Solidale prevede la conces- straniera, con il 55%, nel 2014. E 11.30 e giovedì dalle 15 alle
dal vicepresidente esecutivo del- sione di piccoli prestiti dai 300 ai la maggioranza, il 65%, sono per- 16.30, tei. 0461261166.
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Credito solidale, oltre mille aiuti
Prestiti per le bollette e l'affitto
TRENTO Più di mille persone,
negli ultimi sei anni, hanno bussato alla sua porta. H Credito solidale, l'iniziativa pensata dalla CaritaifjBIocesana di Trento in collaborazione con le Casse rurali di
Trento, Rovereto, Mezzocorona,
Pergine, Aldeno e Cadine, inaugura il nuovo anno di attività,
portando in dote un bagaglio da
621.000 euro di prestiti erogati.
Aiuti andati nel 65 per cento
dei casi a famiglie in difficoltà,
chiamate a districarsi tra un lavoro sempre più precario e spese
che arrivano puntuali ogni mese. Si conta, infatti, che su 347 finanziamenti accordati in totale
(per il 70 per cento nell'area di
Trento), quasi il 90 per cento sia
stato utilizzato per pagare i costi
legati all'abitare (principalmente affitti per gli appartamenti
Itea e bollette Trenta). «Cerchiamo di venire incontro a tutte quelle persone che le banche
riconoscono come "non bancabili", utilizzando criteri di selezione più flessibili e chiedendo
di restituire il prestito, che di
solito varia daun minimo di 500
euro a un massimo di 3.000 euro, in piccole rate con un tasso
agevolato del 2,5 per cento»
spiega Roberto Calza, direttore
della Caritas.
Requisito indispensabile per
accedere al Credito solidale resta quello di avere un potenziale di restituzione. Oltre il 63 per
cento dei prestiti erogati, infatti, è già stato ripagato, «anche
se, negli ultimi tempi, le difficoltà di solvenza stanno aumentando», fa presente Federica Rubini dell'Ufficio promozione Caritas. Non è un caso che
nell'ultimo anno il numero delle persone che si è rivolto al Credito solidale sia sceso addirittura del 42 per cento e che su 117
istanze totali il 55 per cento sia
stato riferito a cittadini italiani.
«Questo è l'unico servizio della
Caritas di Trento in cui l'utenza
italiana supera quella straniera» chiarisce Rubini. «Tutto ciò
— sottolinea l'arcivescovo Luigi
Bressan — dimostra quanto la
povertà non possa più essere
considerata lontana da noi».
Silvia Pagliuca
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Progetto solidale 1 La casa prima fonte di spesa
Prestiti agevolati dalla Caritas:
a richiederli sono molti italiani
LORENZO BASSO
Le famiglie italiane che, nel corso del 2014, si sono rivolte agli
sportelli della "Caritas trentina
per richiedere un finanziamento, hanno superato, in numero,
quelle di origine straniera. Per
di più, i criteri per l'accesso a
prestiti agevolati di piccoli importi iniziano ad essere insostenibili per la maggior parte delle persone in difficoltà, strette
tra mancanza di lavoro e aggravarsi della crisi economica. Il
dato è emerso nella mattina di
ieri in occasione della presentazione del rapporto annuale
relativo al progetto Credito solidale, attivato dall'ente pastorale diocesano per aiutare, con
pìccole somme da restituire nell'arco di tre anni, chi non può
accedere ai normali servizi di
prestito bancario. Stando a
quanto reso noto dai responsabili della Caritas, la casa rimane la pri*3& fonte di spesa per i
nuclei famigliari, nonché lo scoglio principale in caso di restrizioni economiche.
«Lo scorso anno - ha specificato Federica Rubini, dell'ufficio
di promozione e sensibilizzazione della Caritas - abbiamo riscontrato un netto calo delle richieste di finanziamento, in ragione del venire meno dei requisiti minimi per l'accesso al
credito solidale. Di fatto, le persone in stato di bisogno spesso non erano nemmeno nelle
condizioni per poter richiedere un prestito ai nostri sportelli, perché prive di una fonte di
reddito stabile derivante da attività lavorativa oppure da un
qualche ammortizzatore sociale».
Secondo il rapporto, nel 2014
sono stati finanziati da parte del
servizio di credito cinquantasette prestiti, per un ammontare complessivo pari a 109mila
euro. Complessivamente, il 55%
delle istanze presentate proveniva da cittadini italiani, mentre il rimanente da stranieri. Agli
sportelli della Caritas si sono
rivolte in tutto 117 persone, il
42% in meno rispetto a quanto
registrato nell'anno precedente.
«Quasi il 90 per cento delle
istanze pervenute - ha aggiunto Rubini - è stata dettata dal-
l'impossibilità di sostenere i costi fissi per la casa (affitti, bollette, spese condominiali e caparre). In diversi casi abbiamo
finanziato famiglie alloggiate in
case Itea, oppure abbiamo aiutato chi non riusciva a pagare
la bolletta energetica. Il 65% dei
richiedenti viveva con i propri
figli». Il progetto solidale, volto
ad aiutare economicamente
persone considerate «non bancabili», è reso possibile da un
fondo di garanzia di 200mila euro. Da quando è stato attivato,
nel 2009, sono stati erogati 347
prestiti, per un ammontare di
600mila euro. Il finanziamento
solitamente consiste in una cifra compresa tra i 500 ed i 3.000
euro da restituire in 36 mesi,
con interesse fisso del 2,5%; i
requisiti per l'accesso prevedono un reddito minimo sicuro.
Considerata la sua rilevanza sociale, il progetto di credito è stato rinnovato ieri, alla presenza
dell'arcivescovo di Trento Luigi Bressan, del direttore della
Caritas Roberto Calza e degli
esponenti di alcuni istituti di
credito cooperativo trentini, patrocinatori dell'iniziativa.
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Controllo del credito,
per le Casse Rurali
il rischio di perderlo
Riforma delle Bccr unica capogruppo nazionale o c'è spazio
per il polo del Nord Est? Una partita da 18 miliardi di euro
CASSE RURALI
Ora c'è il rischio di perdere
il controllo del credito
I ROBERTO COLLETTI A PAGINA 11
di Roberto Colletti
Il consiglio nazionale di Federcasse ieri a Roma ha affrontato
il nodo della riforma del credito cooperativo. Questione annosa, alla quale Renzi, Banca
d'Italia e Bce hanno imposto
nuovo ritmo. Non c'è un termine preciso, ma il messaggio è
chiaro: preparate un progetto
di riforma nel giro di un mese
oppure verrete riformati. È
successo alle Popolari, ora tocca a Bcc e Casse Rurali.
Governo ed autorità di vigilanza chiedono che le centinaia di piccole e meno piccole
banche cooperative, in tutto
381 istituti, si riorganizzino;
rafforzino il patrimonio, facciano meglio il loro mestiere a
vantaggio di clienti e soci. C'è
il dilemma: l'obiettivo va realizzato dando vita ad una sola
società capogruppo che dirigerà e coordinerà l'intero sistema, oppure c'è spazio per una
soluzione più articolata? Go-
verno e Banca d'Italia sinora
non si sono espressi in modo
netto. Attendono una proposta. Dalle riunione di ieri non
sono scaturite soluzioni, solo
generiche linee guida e la constatazione - «il processo elaborativo prosegue in modo rapido» così conclude lo scarno comunicato - che bisogna fare in
fretta. Per Alessandro Azzi che
da 24 anni presiede Federasse, il sindacato delle Bcc, il problema è antico quanto irrisolto: le anime regionali e le molte autonomie d'impresa non
hanno mai trovato un accordo
che oggi, dopo 7 anni di crisi
ed il nuovo attivismo della
Bce, è diventato indispensabile. In questo quadro si muovono Diego Schelfi, vice presidente di Federcasse, e Giorgio
Fracalossi, membro del consiglio nazionale: stretti tra il progetto caldeggiato da Iccrea
Holding di riorganizzare tutte
le Bcc sotto di sé, unica capogruppo nazionale, e la volontà
di valorizzare quanto realizzato da Cassa Centrale del Nord
Est, la holding interregionale
presieduta da Fracalossi, che
negli ultimi dieci anni ha costruito relazioni, soluzioni e
prodotti concorrenziali per le
banche cooperative. Accompagnata, in questo, dall'espansione di Phoenix ed Ibt, le due
software house che oggi gestiscono il 54% delle masse amministrate del credito cooperativo.
Il timore, che,nessuno dichiarerà mai esplicitamente, è
che il «perdersi» in un'unica
grande spa nazionale, che
eserciterebbe un dominio strategico centralistico e «romano», mortificherebbe la creatività che ha prodotto i buoni risultati di Cassa Centrale. La
grande holding unica, insomma, sarebbe senz'altro «grossa», ma probabilmente più lenta e molto ministeriale. Le
"economie di scala" talvolta
sono chiacchiere: non sempre
la dimensione è proporzionale
all'efficienza.
II punto, dunque, è capire,
in fretta, se è possibile una riorganizzazione che preveda l'esistenza di più d'una holding,
come vorrebbero le banche
del Nord Est organizzate in
Cassa Centrale, o se prevarrà
un regime con una soia capogruppo, come ambisce Iccrea.
Nodo non solo tecnico, ma decisamente politico. Con un sostanziale aspetto in più per il
Trentino, dove le Casse Rurali,
con 18 miliardi di raccolta e
12,4 miliardi di impieghi, rappresentano oltre il 60% del credito provinciale. Una presenza che nei pesanti primi anni
della crisi ha sorretto pressoché interamente le iniziative
della Provincia a favore delle
imprese. Allora è stato possibile. Ora è legittimo chiedersi se,
con un controllo strategico più
lontano, simile impegno possa ripetersi. Un timore, dopo
le vicende della Cassa di risparmio di Trento e Rovereto e della Banca di Trento e Bolzano,
che è stato esplicitamente manifestato nei giorni scorsi dal
consiglio provinciale e che merita d'esser approfondito. La
posta in gioco è alta e la spinta
data da Renzi obbliga a trovare, dopo un decennio di parole, finalmente una soluzione.
Le Casse Rurali e Schelfi, sospeso com'è tra una poltrona
trentina che sta per lasciare ed
un'altra romana su cui ambisce atterrare, sapranno trovare la rotta giusta? La preoccupazione per chi gestirà ricchezza e risparmio del Trentino è
fondata. Molto.
I:-
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Riforma del credito cooperativo, decisione rinviata
Approvate solo le «linee guida». Probabile l'holding con Trento e Bolzano distinte
n tanto atteso consiglio
nazionale di Federcasse ieri non
ha preso una decisione sul futuro del credito cooperativo nazionale. A fronte di una serie di
prese di posizione abbastanza
distanti fra di esse, ha approvato
all'unanimità una delibera che
fissa solo le linee guida e rimanda al futuro prossimo la discussione di merito. La deadline è
comunquefi31 marzo.
La nota ufficiale del pomeriggio fissa le linee guida. Ma si
tratta di principi alquanto generali: confermare il ruolo delle
Bcc come banche di comunità;
valorizzare la dimensione territoriale della rete, semplificandola; adeguare la governance;
assicurare una più efficiente allocazione delle risorse patrimoniali; accedere a capitali esterni;
garantire l'unità del sistema come presupposto di competitiviTRENTO
tà nel medio-lungo periodo, «n
processo elaborativo prosegue
in modo rapido» si conclude.
«Entro il mese verrà elaborata
una proposta — spiega infatti
Heiner Nicolussi-Leck, presidente della Federazione Raiffeisen, che rappresenta le 47 Casse
rurali altoatesine — ma le posizioni tra le 15 Federazioni sono
ancora distanti. Tutte concordano sull'autonomia territoriale
del sistema Raiffeisen». L'ipotesi più accreditata è una holding
nazionale con tre gambe: Iccrea,
Cassa Centrale Banca di Trento e
Cassa Centrale Raiffeisen. Un'altra ipotesi vedrebbe 4-5 organizzazioni territoriali. Ma sussistono ancora parecchi dubbi. Da
un punto di vista ad esempio di
Bce e Banca d'Italia è difficile
giustificare le istanze di autonomia di Bolzano e Trento. H Trentino insiste sulla sua holding del
Nordest, ma non pare che tutte
le Bcc venete e friulane siano
compatte a sostenere il sistema.
Anzi, il Friuli appare abbastanza
«indirizzato» verso Roma nell'ultimo periodo. Da segnalare
in parallelo un odg approvato
alla Camera a firma del deputato Mauro Ottobre per mantenere la territorialità delle Rurali.
Infine c'è la partita sindacale:
a Trento l'altra sera, alla fine di
un incontro della cabina di regia al completo, a sorpresa solo
la Fabi ha firmato con Federcoop la bozza di riforma dell'integrativo. Cgil, Cisl e Uil avevano
dichiarato di non poter firmare
prima di aver notizie certe sulrautoriforma, in accordo con le
proprie segreterie nazionali.
Ma Fabi e Federcoop avevano
bisogno dell'accordo già oggi.
Enrico Orfano
Felice Espro
99
Le posizioni
sono ancora
distanti,
entro marzo
verrà
presentata
la proposta
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Pag. 9
Federcasse non chiude sul progetto Nord Est
Il presidente
di Cassa
Centrale
Fracalossi:
soluzione
sostenibile
Approvate
le linee guida
della riforma
delle Bcc
ROMA - Federcasse avanza «in
modo rapido» verso l'autoriforma del credito cooperativo. Ma
accanto al progetto della holding unica nazionale si apre uno
spiraglio per la proposta, avanzata dai trentini, di gruppo Nord
Est con capofila Cassa Centrale Banca.
«Stiamo ancora ragionando sul-
le banche di secondo livello afferma il presidente di Cassa
Centrale Giorgio Fracalossi (nella foto), di ritorno da Roma, dove ieri si è tenuto il consiglio nazionale della Federazione delle
Bcc - Si va verso una soluzione
unitaria industrialmente sostenibile». In questo quadro è stato messo sul piatto, accanto a
Iccrea holding nazionale e al polo autonomo delle Raiffeisen altoatesine, il progetto Nord Est,
con una dimensione minima di
90 Casse rurali e Bcc, anche in
base agli istituti serviti dalle società informatiche trentine
Phoenix e Ibt, che ora coprono
il 54% del sistema nazionale.
«Bankitalia e il governo auspicano il gruppo unico - prosegue
Fracalossi - ma sono disposti a
considerare altre proposte se
il progetto è sostenibile». I tempi, comunque, restano stretti.
Il consiglio nazionale di Federcasse ha approvato all'unanimità una delibera che fissa le linee guida del progetto di autoriforma: confermare il ruolo delle Bcc come banche cooperative delle comunità e dei territori; valorizzare la dimensione territoriale della rete, semplificandone al contempo la filiera organizzativa interna; adeguare
la qualità complessiva della governance del sistema al nuovo
contesto normativo e di mercato determinatosi con l'Unione
bancaria; assicurare una più efficiente allocazione delle risorse patrimoniali disponibili all'interno del sistema; individuare la modalità più opportuna
per consentire l'accesso di capitali esterni; garantire l'unità
del sistema come presupposto
di competitività nel medio lungo-periodo.
F. Ter.
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*z$&®!>g$Stis&l8^8&^8SS!%&*!
DOMANI A TERZOLAS
Tutti gli studenti
premiati dalla Rurale
di Rabbi e Caldes
Domani alle 20.30 il convento
dei frati cappuccini di Terzolas
ospiterà la consegna dei premi
di studio della Cassa Rurale di
Rabbi e Caldes. Presenti anche
Giulia Bontempelli, Giovanni
Fedel e il cantautore Anansi.
Verranno consegnati 59 riconoscimenti a 19 diplomati (3 di
istituto professionale, 16 di maturità), 32 laureati (di cui 5 con
lode) e otto ragazzi che hanno
partecipato a viaggi studio
all'estero. Ecco i loro nomi. Istituto professionale (3): ErikMagnoni, Federico Girardi, Simone Taddei. Diploma di maturità (16): Daniele Leonardi, Eleonora Dalpez, Sofia Zanolli, Marco Stablum, Chiara Masnovo,
Riccardo Bevilacqua, Sara Cavallai Nicola Mattarei, Giorgia
Rizzi, Miriana Zanon, Irene
Maini, Eleonora Depetris, Ivan
Ciatti, Stefano Zanon, Erika
Cao, Simone Zanella. Laurea
(27): Alessio Andreis, Massimiliano Stablum, Elisa Costanzi,
Luca Iachelini, Sara Pedergnana, Elisa Rauzi, Cinzia Cavallar,
Serena Zambelli, Ermanno Zanella, Alex Cavallar, Cristina Girardini, Maddalena Sartori, Anna Benedetti, Maria Gregori,
Marlene Ravelli, Marinella
Dell'Eva, Federica Sartori, Elisa
Benedetti, Francesca Penasa,
Paolo Antonioni, Roberta Pe-
dergnana, Lara Longhi, Agnese
Monegatti, Laura Penasa, Tomas Menapace, Michela Mattarei, Simone Valorz. Laurea con
lode (5): Giorgio Magagnotti,
Mattia Valentinelli, Roberta Girardi, Andrea Penasa, Cristina
Tonelli. Viaggi studio (8): Giorgio Magagnotti, Antonella Pedrazzolli, Alessia Tomaselli,
Marco Anselmi, Andrea Penasa, Catalin Balcau, Vittorio
Ghirardini, Laura Penasa.
Pag. 11
La Vis, i timori della politica
Pd e M5s: la Provincia decida
Istanza di fallimento per la cantina. Manica: commissariamento vicino
«Cantina La Vis, ora si deve decidere»
Pd e Cinque stelle, dopo l'istanza di fallimento, vanno in pressing su Piazza Dante
di Enrico Orfano
L'istanza di fallimento è destinata forse a stringere i tempi
per ima decisione sulla Cantina
La Vis. La politica che finora si
è occupata della questione
chiede alla Provincia di schierarsi, senza aspettare ulteriormente. Per il Pd Manica teme si
vada incontro a un nuovo commissariamento, mentre Zeni è
pronto a fare un'interrogazione. Per i Cinque stelle Degasperi chiede che in primis venga
stabilita una strategia.
a pagina 11
TRENTO La notizia del deposito
di un'istanza di fallimento nei
confronti della Cantina la Vis fa
scattare la reazione del Pd e di,
M5s in consiglio provinciale.
La richiesta è che questo punto
la Provincia intervenga, prendendo una decisione sul futuro
della coop.
L'accelerazione degli ultimi
giorni ha visto, a fronte dello
stallo nel dialogo fra società e
11 banche creditrici, la presentazione della revisione cooperativa da parte della Divisione
vigilanza di Federcoop. n documento che segnala irregolarità
nell'operato degli amministratori della cooperativa è stato
consegnato anche alla Provincia. Nel testo l'indicazione di
alcune possibilità di intervento, dall'affiancamento al commissariamento, fino allo scioglimento della coop. Non una
specificazione però, mossa che
di fatto chiede alla Provincia di
decidere. Da una parte la vaghezza sembra denotare un disimpegno da parte della Vigilanza, dall'altra però c'è la convinzione che qualsiasi indicazione specifica avrebbe
comportato una reazione negativa della Provincia verso la Vigilanza stessa.
Ora lo stallo potrebbe subire
un forte scossone a causa del
deposito dell'istanza di fallimento da parte degli ex soci
che chiedono la restituzione
dell'autofinanziamento (Corriere del Trentino di ieri). Una
somma di circa 80.000 euro a
cui la Cantina potrebbe far
fronte, facendo ritirare l'istanza. Ma le criticità non mancano. Per questo, forse, la Provincia potrebbe essere spinta a decidere.
Per il Pd Alessio Manica afferma: «Quella realtà va aiutata, ma occorre capire come. Si
stanno palesando condizioni
più critiche rispetto a quello
che si pensava, vista la prudenza delle banche creditrici e i
giudizi di Federcoop. La sensazione è che gli aiuti pensati
l'anno scorso non siano più
sufficienti: serve un cambiamento più radicale e temo che
si vada verso un nuovo commissariamento» dopo quello
che nel 2010 ha visto protagonista Marco Zanoni, che poi è stato confermato ad. Manica poi
ripensa «alle arrabbiature che i
nostri interventi hanno susci-
tato in passato, di chi ci accusava di insensibilità verso i lavoLa vicenda
ratori. Ma noi dicevamo di stare attenti e ora il quadro appare
• Nello scorso
ancora più pesante. A questo
fine settimana
punto la Provincia intervenga:
la notizia del
la nave un po' alla volta sta andeposito della
dando alla deriva».
revisione
Luca Zeni, sempre per il Pd,
cooperativa da
annuncia un'interrogazione in
parte della"
consiglio. «Le avvisaglie non
Divisione
sono di oggi, è almeno dal
vigilanza di
2009 che se ne parla. La politica
Federcoop
deve prendere una decisione
— afferma —. I dieci milioni
• Nessuna
per l'acquisto dell'immobile
indicazione
non sono partiti, la vendita di
precìsa sul da
Casa Girelli nemmeno. Qui c'è
farsi alla
poca chiarezza nella gestione:
Provincia, fra le
la politica ha una responsabiliipotesi
tà alta, perché piuttosto di afl'affiancamenfrontare i problemi promette
to.il
20 milioni in assemblea e percommissariamette di perseverare. È tempo
mento e la
di una decisione, smettendo di
liquidazione
spostare in là ì problemi».
Filippo Degasperi (Mss) è
• L'istanza di
«quasi dispiaciuto che la Profallimento
vincia non abbia dato i dieci
potrebbe
milioni promessi a giugno: saaccelerare le
rebbe stata l'apoteosi dell'arrodecisioni
ganza di Piazza Dante. Dal punto di vista politico io contesto
da sempre il fatto che manchi
un'idea, una strategia che individui la linea da dare alla La Vis.
Solo una volta chiarito lo scenario, con un'istruttoria rigorosa, si può procedere. Non è -:--- -_
-—
possibile continuare a dire: in- La Vis, i timori della politica
Pd e M5s: la Provincia decida
tanto andiamo avanti così».
si 11"
Ennomli
E.Orf.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Pag. 12
LA CANTINA E I SUOI GUAI » IL CASO
LaVis, via all'azione contro gli ex vertici
Agli ex amministratori di Casa Girelli contestate perdite per 6 milioni. Coinvolti anche i membri del collegio sindacale
La Vis, via all'azione
contro gli ex vertici
• A PAGINA 10
La Cantina La Vis ha avviato
l'azione di responsabilità contro i precedenti amministratori
di Casa Girelli, società controllata. Oggetto dell'iniziativa i 6
milioni di euro di crediti inesigibili, in altre parole perdite
secche ed ingiustificate, svaporati dai conti della Fine Wìne International, società aperta negli Stati Uniti per la commercializzazione dei vini. L'accertamento della responsabilità
coinvolge anche il collegio sindacale sino all'anno 2010 ed i
revisori dei conti della Federazione di via Segantini.
È l'ennesimo episodio della
lunga e tormentata saga che ha
come protagonista la cooperativa con oltre un migliaio dì viticoltori distribuiti tra la zona di
Lavis e la Valle di Cembra. «Sarà anche una saga, ma questa
storia non ha proprio nulla di
divertente. Chiamare in causa i
vecchi amministratori è stata
una decisione sofferta» dice
Marco Zanoni, l'amministratore delegato «ma alla fine , esasperati da un clima permanente di sospetti ed illazioni, i soci
hanno chiesto che fosse la magistratura a mettere le cose in
chiaro.» La decisione è stata
presa dall'assemblea del 26
gennaio, nei giorni scorsi il deposito della documentazione.
Sono chiamati in causa gli
amministratori che hanno ge-
stito Casa Girelli dall'acquisizione nel 2005 sino al commissariamento della Cantina capogruppo nel giugno 2010. Si tratta del presidente Roberto Giacomoni e dei consiglieri Fausto
Peratoner e Cesare Andermarcher, nonché del capo sindaco
Alessandro Tonina e dei colleglli Giovanni Paolo Bortolotti e
Diego Uber. Citata anche la Federazione della cooperazione,
in qualità di società di revisione, nella persóna di Oreste Maines, il revisore che in quegli anni ha firmato le certificazioni
dei bilanci. «Abbiamo ritenuto
che, oltre amministratori e sindaci, l'eventuale responsabilità
possariguardareanche i revisori. Altrimenti che controllano a
fare?» spiega Zanoni «Quel debito, del resto, si è accumulato
anno dopo anno, fino a raggiungere nel 2010, quando la
Provincia mi nominò commissario della cooperativa, la cifra
di 6 milioni. Che decisi di svalutare. Ora saranno i magistrati a
chiedere ad amministratori e
controllori dove sono finiti i soldi dei viticoltori e qual è la dimensione del danno arrecato.»
La vicenda della Cantina La
Vis, da quando Zanoni arrivò
come commissario e dopo due
anni ne divenne amministratore delegato, è tormentata. Per
le oggettive difficoltà a risanarla dal monte di debitifinoad al-
lora accumulati, attorno al centinaio di milioni; per la reazione di parte dei viticoltori che si
sono sentiti traditi e danneggiati; per i rapporti improntati,
questa l'impressione, alla reciproca diffidenza tra amministratori e revisori della Federazione.
«Per quanto mi riguarda nessuna diffidenza, ma rispetto
dei ruoli. Chiarito questo, mi
domando: a chi dà fastidio il
fatto che il presidente Matteo
Paolazzi e Ù consiglio stiano
cercando, con qualche risultato visto il punto di partenza, di
risanare la cooperativa? Eppure, le critiche e gli attacchi contro questo sforzo sono continue, con fughe di notizie che
avrebbero dovuto restare riservate, con pubblicazione di dati
e cifre spesso errati. Azioni che
danneggiano l'azienda, anzitutto nei confronti delle banche,
da cui dipendiamo per il credito - questione in questi giorni
apertissima - indispensabile
perrisanarela situazione. È certamente un caso» dice Zanoni
«ma abbiamo notato che questi attacchi, con dovizia di termini professionali, hanno una
cadenza più o meno trimestrale, in coincidenza con le nostre
scadenze di cassa. Ripeto, è un
caso singolare: congetture e critiche spuntano quando abbiamo bisogno di ricorrere alle
banche. Abbiamo chiesto ai nostri legali di predisporre una
memoria. Valuteremo se inviarla alla magistratura.» Magistratura che in queste settimane
dovrà occuparsi anche dell'
istanza di fallimento presentata da alcuni soci. La saga continua.
Pag. 13
DECIDERÀ IL TRIBUNALE
Istanza di fallimento
degli ex soci
La richiesta
al giudice
riguardai crediti
per l'autofinanziamento
degli anni 2007 e 2008
che secondo gli ex soci
la cantina non avrebbe
ancora onorato
Nei giorni scorsi si è registrata
una novità che potrebbe sbloccare la situazione della Cantina LaVis. Alcuni ex soci hanno
depositato
in
Tribunale
un'istanza di fallimento perché la cantina non avrebbe
onorato alcuni debiti. Adesso
il giudice fallimentare di Trento dovrà affidare un'istruttoria
alla Guardia di Finanza che
analizzerà i bilanci e la situazione patrimoniale della cantina. Poi, entro
qualche mese, sarà fissata un'udienza in cui le
parti saranno
chiamate a illustrare le loro ragioni. Alla
base
dell'istanza
di fallimento
ci sono crediti vantati dagli ex soci che negli ultimi anni
sono usciti dalla cantina per
due motivi. Il primo è dovuto
al rimborso dell'autofinanziamento degli anni 2007 e 2008
che non sarebbe stato restituito dalla cantina dopo 5 anni,
come previsto dall'articolo 22
dello statuto della LaVis. La seconda categoria di crediti è
quella delle trattenute operate
dalla cantina dal liquidato per
ripianare i fondi di riserva ai
quali la cantina aveva attinto
per varie ragioni. I crediti di
questi due tipi ammontano a
circa 600 mila euro, secondo
gli ex soci ovviamente. La LaVis, dal canto suo ha sempre
contestato questi crediti. Adesso potrebbe decidere il Tribunale. Alcuni ex soci avevano
anche intentato un'azione penale per appropriazione indebita, ma la relativa inchiesta è
stata archiviata dalla Procura
che ha ritenuto che si trattasse
di una questione puramente
civile.
L'istanza di fallimento adesso potrebbe sbloccare la situazione della LaVis. In questi mesi c'è stato uno stallo tra ban-
che creditrici, Federazione della Cooperazione e Provincia.
Le undici banche che vantano
crediti non
hanno maturato una posizione comune. C'è chi è
disposto a dare il via a una
moratoria dei
crediti per dare respiro alla
cantina e chi,
invece, non
sembra disponibile a dare
altra fiducia alla LaVis. Sono
soprattutto le banche della Cooperazione a non credere a un
rilancio della cantina. La situazione, poi, è complicata dal fatto che il bilancio è stato approvato in assemblea anche in
mancanza del parere positivo
dei revisori della Cooperazione. L'assemblea dei soci ha deciso di avviare una causa per
responsabilità nei confronti
degli ex vertici della LaVis e anche nei confronti della vigilanza della Cooperazione che era
accusata anche di non essere
imparziale. All'assemblea gli
assessori Mellarini e Dallapiccola hanno anche promesso
un intervento della Provincia,
ma è tutto bloccato.
Pag. 14
LA CRISI DELIA CANTINA LA VIS
L'istanza di fallimento blocca le banche
Più vicino il commissario chiesto dalia Vigilanza cooperativa
alla Provincia. Lunedì Olivi in assemblea a Casa Girelli
TRENTO - Alcuni ex soci di La Vis,
creditori della coop vitivinicola per
autofinanziamenti arretrati non restituiti, avrebbero presentato in tribunale istanza di fallimento della
cantina. Si tratterebbe di crediti del
valore di 59 mila euro. La cifra è contenuta ma il solo fatto che esista
un'istanza del genere produce almeno un effetto: le banche creditrici si fermano davanti ad un atto pregiudizievole e si allontana la decisione sul via libera o meno al piano
di risanamento. Questo scenario avvicina la possibilità di un nuovo
commissariamento da parte della
Provincia.
«In cancelleria fallimentare non è
stato ancora depositato nulla - dice
il direttore generale della Provincia
Paolo Nicoletti - Si tratterebbe comunque di una cifra contenuta che
la cantina, anche se ha difficoltà finanziare, potrebbe pagare per tacitare i creditori. E il giudice probabilmente valuterebbe l'istanza in relazione agli equilibri complessivi».
Piazza Dante intanto continua a «studiare» le 75 pagine della revisione
biennale della Federazione. Resta
però tra Provincia e Cooperazione
una diversa lettura di questa relazione. Secondo Nicoletti, i revisori
segnalano le possibilità di intervento, affiancamento, commissariamento, liquidazione coatta, senza avanzare una proposta. In Federazione
invece si fa notare che le tre possibilità corrispondono a tre scenari
diversi: rispettivamente sì delle banche, no delle banche, ulteriore peggioramento della situazione.
Allarme sui rischi occupazionali nel
caso La Vis è stato espresso dai sindacati Flai Cgil, Fai Cisl e UilaUil al
vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi, che parteciperà all'assemblea di lunedì dei lavoratori di
Casa Girelli.
F.Ter.
Pag. 15
ÀI primo processo assolto anche il frigorista Alessandro Tavonatti
Morte nella cella frigo
Melinda viene assolta
// consorzio evita una sanzione da 125 mila euro
Parte con una doppia assoluzione il primo processo per la
morte sul lavoro di Aldo Boci,
l'operaio deceduto nell'ottobre
2013 in una cella frigo della Cfc
di Cles a causa delle esalazioni
di azoto. Ieri è stato celebrato
il processo delle due parti che
avevano scelto il rito abbreviato: Melinda, difesa dall'avvocato Luigi de Finis, e il frigorista
Alessandro Tavonatti, difeso
dall'avvocato Claudio Tezzele.
Entrambi, ovviamente per ragioni molto diverse, sono stati
assolti dal giudice Carlo Ancona. 11 caso comunque non si
chiude qui, non solo perché ci
sono altri quattro imputati che
saranno giudicati con rito ordinario, ma anche perché per le
prime assoluzioni la procura
appare intenzionata a fare appello.
Melinda era imputata in base
alla legge sulla responsabilità
amministrativa delle società.
La procura chiedeva la condanna del colosso delle mele al pagamento di una sanzione pari
al valore di 300 quote, cioè 100
mila euro. Inoltre si chiedevano ulteriori 25.000 euro quale
ipotetico profitto del reato (in
sostanza il risparmio per non
aver aggiornato il Documento
di valutazione dei rischi). La difesa al contrario sosteneva che
Melinda non avesse alcuna responsabilità per la morte del
giovane operaio della Longofrigo. Secoritìó l'avvocato de Finis non c'è prova che la fuoriuscita di azoto sia dovuta ad
un'errata manovra del personale presente nel magazzino,
visto che potrebbe essere stata provocata da un guasto tecnico. L'impressione è che il giu-
dice Ancona abbia assolto la
società ritenendo che non ci sia
stato vantaggio da parte di Melinda.
Ieri è stato giudicato con rito
abbreviato anche il frigorista
Alessandro Tavonatti. La procura contestava all'operaio di
aver consentito a Boci di utilizzare la piattaforma da solo. La
difesa replicava che non c'era
alcuna responsabilità perché,
visto che la vittima era un dipendente di una ditta esterna,
non c'era un posizione di garanzia. Ma l'argomento che ha fatto breccia è stato l'interruzione del nesso di causalità: respirare azoto in alte concentrazioni per l'uomo è come inalare un
veleno subdòlo e potentissimo.
Il medico legale ha stabilito che
la sacca di azoto presente in
prossimità del soffitto ha pro-
vocato la morte dell'operaio in
tempi rapidissimi. Anche se Tavonatti fosse stato presente e
si fosse accorto che Boci aveva perso i sensi, non avrebbe
comunque avuto il tempo per
soccorrerlo e salvargli la vita.
Ora i riflettori si spostano su un
secondo giudizio, sempre su
un'ipotesi di omicidio colposo
per la morte del povero Boca.
Imputati sono' il presidente di
MelindaTMichele Odorizzi, il direttore del magazzino Cfc Franco Gebelin, e il legale rappresentante della Longofrigo Casimiro Longo e il responsabilità
del Servizio prevenzione
(Rspp) Federico Zanasi. La prima udienza è fissata per i 20 di
maggio. Non c'è invece la parte civile uscita dal processo dopo aver incassato 750 mila euro dalle assicurazioni.
Pag. 16
Cella frigo «killer», morì un idraulico
Melinda e tecnico sono stati assolti
Per il gup manca il nesso causale. Processo aperto per gli altri 4 indagati
GIUSTIZIA
UN OPERAIO MORÌ
NELLA CELLA FRIGO
MELINDA ASSOLTA
I
l giudice Carlo Ancona ha assolto il frigorista e la società
Melinda chiamati in causa per
la morte dell'idraulico di 27 anni, Aldo Boci, trovato senza vita
il 3 ottobre del 2013 in una cella
frigo di un capannone del Consorzio frutticoitori di Cles. Rèsta aperto il processo a carico
degli altri imputati.
a pagina 6 Roat
L'appello della Procura
è scontato, ma ieri mattina il
primo capitolo giudiziario sulla morte dell'idraulico albanese di 27 anni, Aldo Boci, di
Bergamo, trovato senza vita il 3
ottobre 2013 in una cella frigo
di un capannone del Consorzio
frutticoitori di Cles, si è chiuso
con due assoluzioni.
Il gup Carlo Ancona ha assolto in rito abbreviato la società Melinda, chiamata in causa
per la responsabilità amminiTRENTO
strativa, e il frigorista, dipendente di Melinda, Alessandro
Tavanotti, entrambi difesi dall'avvocato Luigi De Finis. Le assicurazioni hanno già risarcito
i familiari e hanno pagato
750.000 euro. Secondo il giudice non sarebbe dimostrata la
responsabilità di Melinda e per
il frigorista non c'è il nesso di
causalità, in quanto non è dimostrato che Boci sarebbe sopravvissuto se ci fosse stato un
collega accanto a lui. Secondo
la Procura il carrello elevatore
non poteva essere usato senza
la presenza di un'altra persona,
ma il consulente ha indicato un
tempo decisamente breve tra
l'improvviso malore, a causa
dell'assenza di ossigeno nella
cella frigo, e la morte del giovane per asfissia. Quindi difficilmente poteva essere salvato.
Boci, secondo la ricostruzione dell'accusa, era morto a causa dell'assenza di ossigeno.
Quel giorno l'idraulico era salito su una piattaforma per cambiare una ventola, ma non aveva neppure fatto in tempo a sistemare le viti che era svenuto.
Era morto in pochi secondi. In
alto la concentrazione di azoto,
che viene usata per togliere
l'ossigeno e conservare la frutta, è molto elevata. Ma, questo
è l'aspetto inspiegabile, quel
giorno nella cella frigo non
c'erano mele. Secondo la difesa di Tavanatti e di Melinda
non c'è la prova che l'incidente
sia frutto di un errore umano,
ma la fuoriuscita di azoto potrebbe essere stata causata da
un guasto tecnico.
Ieri mattina si è chiusa
l'udienza preliminare, ma resta aperto il processo a carico
degli altri imputati Michele
Odorizzi, direttore dello stabilimento (proprietario dell'immobile che, però, di fatto viene
gestito da Melinda), Franco
Gebelin, Casimiro Longo (il
datore di lavoro) e Federico Zanasi, responsabile del servizio
di prevenzione e protezione.
Sono tutti accusati di omicidio
colposo aggravato dalla violazione della normativa sulla sicurezza e si difenderanno in
dibattimento.
Incidente
Il giovane
ucciso
in pochi
secondi
a causa
della
carenza di
ossigeno
D.R.
Pag. 17
IL PROCESSO
Melinda assolta
per la morte
alla Cfc dì Cles
Il Consorzio Melinda e il suo dipendente Angelo Tavonatti
possono tirare un grosso sospiro di sollievo. Il Consorzio, difeso dall'avvocato Luigi De Finis,
e il frigorista, difeso dall'avvocato Tezzele di Rovereto, ieri
hanno affrontato il giudizio abbreviato davanti al giudice Carlo Ancona. Tavonatti era accusato di omicidio colposo per la
morte del giovane idraulico Aldo Boci, all'interno del magazzino Cfc di Cles (in foto i soccorsi). Al Consorzio era contestata la responsabilità amministrativa. Il giudice ha assolto
entrambi considerando che
Melinda non avesse avuto un
vantaggio economico e, quindi, un interesse a tenere la condotta che ha portato alla morte
dell'idraulico. Per quanto riguarda Tavonatti, il giudice lo
ha assolto perché il fatto non
sussiste. Questo perché secondo il giudice non c'era alcun
nesso di causalità tra il comportamento di Tavonatti e la
morte del giovane idraulico. Al
frigorista era contestato di aver
fornito una piattaforma aerea
per lavorare all'interno della
cella senza dire che per usarla
si doveva essere sempre in due
per precauzione. Gli altri tre indagati, ovvero il presidente di
Melinda Michele Odorizzi di
Tassullo, il direttore dello stabilimento della Cfc Franco GebeIin di Cles, e il titolare della
Longofrigo, Casimiro Longo di
Zanica in provincia di Bergamo avevano scelto di andare a
giudizio. L'incidente si era verificato quando il giovane era salito su una piattaforma per sostituire un ventilatore. Non era
tenuto a farlo. L'autopsia è arrivata alla conclusione che Boci
è morto soffocato perché nella
cella frigorifera c'era pochissimo ossigeno. Questo perché
una valvola dell'azoto era stata
dimenticata. In pochi secondi
il ragazzo è andato in coma ed
è morto. Già pagato un risarcimento di 750 mila euro.
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Le fogne dell'Autostazione!
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Pag. 18
LA DENOMINAZIONE COMUNALE
La carne salada della Coop Alto Garda è a marchio Deco
La Carne salada di Coop Alto
Garda è a denominazione comunale, anche se in questo caso è
forse meglio dire sovra comunale, visto che sono coinvolti i sette
comuni dell'Alto Garda e Ledro.
La cooperativa è stata infatti tra i
promotori della De.Co. che, come primo prodotto marchiato,
propone proprio questa speciali-
tà. I referenti della Coop hanno
contribuito a creare il disciplinare, assieme ai produttori storici
Pregis, Macelleria Bertoldi, Salumificio Fiore e Salumeria Cis. A
entrare nel dettaglio di questa
tradizione è Bruno Stanga, responsabile del reparto macelleria in piazzale Mimosa. «Il disci-
plinare che abbiamo studiato
certificherà la lavorazione: abbiamo posto limiti all'uso di conservanti tenendoli ben al di sotto di quanto stabilisce la legge.
Oltre al sale si usano alloro, aglio
e ginepro. Personalmente, quando fui assunto in Coop, riportai
la ricetta a quando ero un bambino. Nel disciplinare abbiamo
anche chiarito che il periodo minimo di riposo della carne deve
essere di 15 giorni. Questo è un
importante punto di forza: la salatura può avvenire anche in maniera forzata, "siringando" gli ingredienti, evidentemente chi
aderisce alla De.Co.rifiutaquesta possibilità».
Pag. 19
beta 1 Così la struttura, frequentata da 47 bimbi, potrà accoglierne 14 in più
L'asilo si «allarga»: nuova aula sotto la tettoia
ISERA - L'asilo nido di Isera si
amplia, e d'ora in poi potrà ospitare 14 bambini in più rispetto
ai 47 che già frequentano la
struttura. «Siamo riusciti ad allargare gli spazi dell'edificio,
che comprende una palestra,
l'asilo ed il nido, ricavandone
un'aula sotto la tettoia, uno spogliatoio ed in più una cucina per
i bambini dai 0 ai 3 anni» spiega il sindaco di Isera, Enrica Rigotti che sottolinea come ad Isera nell'arco di pochi metri, tra
asilo, scuola dell'infanzia ed elementari, si trovino 250 bambi-
ni. Una zona, dunque, come l'ha definita la prima cittadina,
ad alta sensibilità.
I lavori per l'ampliamento della struttura, che accoglie anche
18 bambini di Nogaredo, sono
iniziati quest'estate e per il Comune non hanno comportato
alcun costo, visto che si trattava solo di ripensare gli spazi di
una struttura già esistente. Il
nuovo nido ampliato sarà mostrato alla cittadinanza il prossimo sabato 14 marzo alle 10, e
a gestirlo ci sarà la Cooperativa Proges.
F.C.
Pag. 20
L'ok in Commissione alle regole per far partire l'imposta di
soggiorno a novembre. Ma prima del via possibile un altro
passaggio in consiglio per togliere l'esenzione sulle terme
Tassa di soggiorno,
c'è il sì al regolamento
Inverno, gennaio e dicembre positivi: +1,1%
Via libera al regolamento sulla tassa
di soggiorno. Che ora, salvo un passaggio in consiglio provinciale chiesto dalla Commissione ma che l'assessore Michele Dallapiccola conta
di poter evitare, è definitivo e consente di far partire la nuova imposizione
dal primo novembre prossimo. Intanto, in attesa dei dati definitivi dei mesi di febbraio e della conclusione della stagione prevista per Pasqua (che
cade il 5 aprile), i mesi di dicembre e
gennaio fanno segnare un aumento,
seppur lieve, di presenze e arrivi rispetto allo stesso periodo dell'anno
scorso. Un risultato che Dallapiccola
sottolinea come «molto positivo visto
che l'anno scorso era stato un inverno record».
Tassa, sì al regolamento
Il regolamento per la tassa di soggiorno ha ottenuto ieri il via libera in seconda Commissione del consiglio provinciale, con quattro voti positivi e
tre no. Ma il sì è stato accompagnato
da un'osservazione: va tolta l'esenzione della tassa, prevista dalla legge, per chi viene in Trentino per le cure termali. Michele Dallapiccola ha ricordato che i finanziamenti derivanti dalla tassa ritorneranno ai territori. Gli ospiti pagheranno un euro al
giorno per gli alberghi a tre stelle e
tre stelle superior; 1.30 euro a quat-
tro stelle e superior e 5 stelle; 70 centesimi per gii alberghi sotto le tre stelle e per tutto l'extra-alberghiero. Tutto, anche quello degli appartamenti
gestiti in modo imprenditoriale, quindi con partita Iva.
Imposta al massimo per 10 giorni
Sono esclusi, invece, gli appartamenti messi a diposizione dei privati. Oltre il decimo giorno di pernottamento, ha ricordato ancora l'assessore al
turismo, la tassa non si applica. C'è,
inoltre, l'esenzione per i miniori di 14
anni e per le persone che sono qui per
motivi di cura. La tassa, ha detto ancora Michele Dallapiccola, sarà segnalata nella fattura e si sta mettendo a
punto una modulistica semplice, in
modo che l'albergatore passa cavarsela con una crocetta. Infine, Trentino Riscossioni incasserà la tassa, con
una frequenza che verrà concordata
con le categorie. Trentino Riscossioni verserà alla Provincia la tassa, e per
la promozione, ha ricordato l'assessore, i fondi verranno ripartiti matematicamente in base alle presenze.
Quindi, ha sottolineato, tutto ritornerà ai territori, incrementato da una cifra perequativa. Cifra che sarà ridotta per i territori che introitano molto
e sarà invece più robusta per le aree
urbane che forniscono servizi come
quelli museali.
Fondo da 12 milioni
Sul fondo perequativo con l'introduzione della tassa di soggiorno, che dovrebbe portare a 10 -12 milioni di entrate, rispetto all'andamento storico
dei finanziamenti per la promozione,
alcune zone, soprattutto quelle urbane, avrebbero subito addirittura una
decurtazione. Sulle strutture termali
Dallapiccola ha assicurato la disponibilità a toglierle dalle esenzioni, ma
c'è il rischio di dover passare per il
Consiglio per cambiare di nuovo la
legge. «Sto valutando la possibilità di
recepire la novità solo tramite il regolamento, evitando il passaggio consiliare» spiega Dallapiccola. Per il futuro c'è, poi, la volontà politica di introdurre la tassa di soggiorno anche per
i clienti delle terme ed ha chiesto, soprattutto per motivi di tutela giuridici, che la Commissione si esprimesse
formalmente.
Inverno, ok dicembre e gennaio
Dicembre e gennaio «che pesano per
il 44% sul totale del turismo invernale trentino» spiega Dallapiccola finiscono con «un lieve segno più» quantificabile nel 6,8% per i due mesi sugli arrivi e dell'1,1% sulle presenze.
Hanno tenuto gli italiani, mentre gli
stranieri, russi a parte, sono cresciuti. Tra gli altri i polacchi che, ad esempio, hanno colmato il calo russo in vai
di Fassa.
A. Con.
Pag. 21
Referendum sui pesticidi a Malles
La Corte dei conti apre un'inchiesta
Acquisiti i documenti sulla consultazione. Veith: «Convinto della scelta fatta»
La Corte dei Conti ha
aperto un'indagine sul referendum tenutosi a Malles Venosta
fra agosto e settembre 2014, in
cui si chiedeva ai cittadini una
valutazione suU'utilizzo dei pesticidi nell'area della valle nota
in particolare per l'eccezionale
produzione delle mele.
Nei giorni scorsi emissari
della Corte dei conti si sono
presentati in municipio a Malles Venosta e hanno acquisito
tutta la documentazione relativa ai costi sostenuti dalla pubblica amministrazione per lo
svolgimento della consultazione (pari a circa 20.000 euro),
che era stata svolta inviando a
ciascun cittadino la scheda in
cui manifestare la propria preferenza e al termine della quale
circa il 70 per cento dei residenti si era schierata - per la
BOLZANO
gioia degli ambientalisti - contro l'utilizzo dei prodotti chimici nella coltivazione delle mele.
Nel mirino della magistratura
contabile c'è, oltre al sindaco,
anche la commissione comunale deputata a decidere sui referendum nonché il presidente
del comitato promotore, il far-'
macista Johannes Unterpertinger. Nonostante l'esito del referendum fosse stato accolto con
estremo entusiasmo in valle i
dubbi sulla legittimità non avevano tardato ad essere sollevati, in primis dal Commissariato
del Governo. Nella lettera inviata a Veith la prefettura chiariva come la consultazione
avesse violato una competenza
dell'Unione europea. Il referendum avrebbe inoltre dovuto tenersi in una giornata unica e
non con invio delle schede j>er
posta o consegna diretta nell'arco di due settimane. Contestato è anche il fatto che non
sia stata effettuata una verifica
delle liste elettorali. Se il Comune darà seguito al voto referendario ci sarebbe addirittura
il rischio dell'avvio della procedura di scioglimento del consiglio comunale e della revoca
del sindaco.
Di questo però Veith non
sembra affatto convinto. «Non
solo rimango convinto che
quel referendum andasse fatto,
ma credo anche che sia ancora
possibile portare l'esito alle sue
conseguenze e quindi a un'attuazione del volere dei cittadini» spiega Veith, che ricorda
come sia stata proprio una
commissione ad hoc a decidere sulla base delle richieste dei
cittadini che il referendum an-
dava fatto.
«E lo hanno detto per due
volte, non una soltanto. In ogni
caso anche se non si dovesse
poter applicare l'esito del referendum io ritengo che il risultato sia stato comunque positivo, perché il fatto di discutere
di questo argomento a suo modo è già una vittoria» prosegue
il sindaco di Malles.
Il farmacista Unterpertinger
però non si accontenta di questo ed è determinato ad andare
fino in fondo: «Se il Comune
non farà nulla chiederemo la
nomina di un commissario ad
acta per l'attuazione del volere
manifestato dai cittadini con
questo referendum» ha detto
ai microfoni della televisione
locale Rttr.
Silvia Fabbi
Q RIPRODUZIONE RISERVATA
Pag. 22
Contributi casa, lo Stato conviene dì più
Drastico calo delle domande di sostegni provinciali. Le Comunità: «Giovani, ancora difficile ottenere i mutui in banca»
pef del 50% per 10 anni sul co- no fatto domanda per l'acquidi Chiara Bert
sto dei lavori di ristrutturazio- sto, giudicando più favorevole
ne piuttosto che il contributo per i risanamenti la detrazione
Finita per sempre l'epoca dei
sugli interessi.
statale. Ora cercheremo di capicontributi a fondo perduto di
In Alta Valsugana sono arri- re se è possibile spostare le ri«mamma Provincia» per acquivate 77 domande, 69 per l'ac- sorse da un capitolo all'altro,
stare o ristrutturare casa: soldi
quisto, 5 per risanamento, 3 sarebbe un peccato non mettecash per tutti, requisiti pochisper acquisto e risanamento, a re a disposizione tutto il budget
simi. Obiettivo primo delle mafronte di 818 soggetti in gradua- per i nostri cittadini».
novre straordinarie degli ultimi
toria con 8'piano-dello scorso
anni è stato quello - dichiarato
anno (168 finanziati fino ad og- di aiutare un settore in profongi). «Il crollo c'è stato anche da
da crisi come l'edilizia, facendo
lavorare le imprese trentine e
noi, del resto le condizioni soaiutando contemporaneamenno cambiate radicalmente te chi voleva metter su casa.
spiega Luciano Iseppi, respon- Agevolazioni
Con effetti - lamentano oggi in sabile del Servizio edilizia della
per 40 milioni
molti - di aver drogato il merca- Comunità di valle - prima c'erato immobiliare ma anche, aveno i contributi a fondo perduQuaranta milioni di euro. È
vano lamentato i sindacati, di to, condizioni estremamente
quanto la Provincia ha messo a
aver aiutato i falsi poveri, chi di- favorevoli, pochi requisiti, un
bilancio per il «piano casa»
chiarava Icef zero ma aveva già
sistema di agevolazioni che ha
nell'ultima legge finanziaria per i
il capitale (familiare) per l'inve- drogato il mercato. Oggi c'è un
prossimi quattro anni. Per ii 2015
stimento.
prestito agevolato, circoscritto
sono stati stanziati 11,6 milioni di
L'aria - e gli aiuti provinciali - a giovani coppie e nubendi,
euro. Soldi che sono stati ripartiti
ora sono cambiati. E i numeri con un Icef minimo. Certo, se
tra le Comunità di valle in base al
lo dimostrano. Si sono chiusi la volontà era di aiutare le giopatrimonio edilizio esistente e al
nei giorni scorsi i termini per vani coppie, l'obiettivo non è
numero di residenti e che • si
presentare, nelle Comunità di andato granché a buon fine. Le
stima - dovrebbero dare risposta
valle, le domande di contributo difficoltà a ottenere un mutuo
a circa mille domande.
per l'edilizia agevolata: contri- dalle banche per i giovani con
I contributi sono riservati alle
buti in conto interessi nella mi- lavori non stabili sono ancora
giovani coppie che hanno
sura del 70% del tasso del mu- tante. E abbiamo già delle ricontratto matrimonio da non più
tuo contratto con la banca per nunce di chi ha avuto problemi
di cinque anni, ai conviventi more
la durata massima di 20 anni,
di lavoro». Il presidente dell'Aluxorio e ai nubendi che intendono
200 mila euro la spesa massi- to Garda Salvador Valandro fa
contrarre matrimonio. Per tutti il
ma ammessa per l'acquisto, i conti: «Noi abbiamo avuto
limite massimo di età sono i 45
100 mila euro per gli interventi 431 domande di contributo nel
anni, con l'obbligo di sposarsi.
di ristrutturazione.
Le agevolazioni riguardano tra
2013 e 99 nel 2015 (di cui 76 per
Il trend, dalla Valsugana alle l'acquisto). Tanti sono venuti a
tipologie di interventi: acquisto,
Giudicane, dalla valle dei Laghi lamentarsi per i requisiti tropacquisto e risanamento,
all'Alto Garda, è uguale su tutto po stretti, convinti che valesserisanamento della
il territorio: il numero di richie- ro ancora le vecchie regole. Sul
prima casa di abitazione. La
ste è crollato, soprattutto per capitolo ristrutturazioni ci soProvincia interverrà abbattendo
quanto riguarda le domande di no avanzate delle risorse, veper il 70% gli interessi sui mutui
risanamento, dove i trentini dremo di stornarle sugli acquicontratti con le banche per la
hanno preferito i contributi sta- sti». Anche Franco Travaglia,
durata massima di 20 anni.
tali a quelli provinciali. Dati al- assessore all'edilizia della CoI termini per le domande si sono
la mano, in tanti - potendo con- munità della valle dei Laghi,
chiusi il 7 marzo.
tare su un capitale iniziale hanno scelto la detrazione Ir- conferma che «quasi tutti han©RIPRODUZIONE RISERVATA
Pag. 23
LAVORO
Per non aver rispettato gli impegni presi con la Provincia
Seimila disoccupati esclusi dagli aiuti
Circa un disoccupato su sei
tra quelli che hanno chiesto il
sussidio sono stati esclusi l'anno scorso dal beneficio perché non hanno rispettato i patti sottoscritti con l'Agenzia del
lavoro. Il meccanismo della cosiddetta condizionalità, ossia
della necessità di osservare
delle regole e un impegno preciso da parte dei disoccupati
in cambio dell'aiuto da parte
della Provincia, è stato uno dei
temi trattati ieri dalla secon-
da Commissione del consiglio
provinciale.
Lo spunto per un quadro sulla situazione è arrivato a seguito della discussione della
mozione presentata dall'ex
consigliere Diego Mosna. Il tema era quello del reinserimento dei disoccupati e la dirigente generale dell'Agenzia del lavoro, Antonella Chiusole (loto),
ha detto, illustrando la normativa e l'attività, che i patti di
servizio, cioè^li accordi sot-
toscritti dai disoccupati con
l'Agenzia sono stati lo scorso
anno 24.000 e 14.358 i piani di
azione individuale, che riguardano chi rimane disoccupato
per 3 mesi. I senza lavoro
esclusi dall'accompagnamento, e quindi dai sussidi, per la
disoccupazione, perché non
hanno rispettato i patti e gli
accordi sottoscritti, sono stati lo scorso anno 6.453 su un
totale di 38.000 patti sottoscritti, quindi circa uno ogni
sei.
Mentre i giovani che hanno
aderito a Garanzia giovani sono stati 5.300, per la metà trentini. Sul tema si segnala però
una polemica di Filippo Degasperi del Movimento 5 Stelle
che, di fronte ai dati presentati come positivi dalla Provincia, parla invece di un vero e
proprio buco nell'acqua a livello nazionale e chiede all'assessore Alessandro Olivi di
«quale successo parli».
Pag. 24
Il quarto trimestre tira su l'export
Tra ottobre
e dicembre
+2,9%
Nel 2014
vendite
trentine
all'estero a 3,3
miliardi: + 1 %
TRENTO - Nel quarto
trimestre del 2014 le
esportazioni trentine hanno
registrato un incremento del
2,9%, tirando su l'export
annuale che chiude a 3,3
miliardi di euro, + 1% sul 20K
dopo variazioni trimestrali
dell'1,2% (1° trimestre),
dell'I,9% (secondo) e la
caduta del 2% nel terzo
trimestre. Lo comunica
l'Istat. L'anno scorso le
vendite italiane all'estero
sono cresciute del 2%, con
Bolzano che fa meglio di noi:
+3,1%.
Nel quarto trimestre le
vendite trentine all'estero
ammontano a 845,7 milioni,
24 milioni in più del
corrispondente periodo
dell'anno precedente. Tra le
voci principali del
commercio estero, le
performance migliori sono
quelle della frutta, con 21,6
milioni di export, in crescita
del 24%, dei prodotti chimici,
con un incremento del 22% a
30,6 milioni, e delle macchine
per la formatura dei metalli,
cresciute del 19% a 56,4
milioni.
L'export annuale del Trentino
ammonta a 3,3 miliardi, in
aumento di 31,4 milioni sul
2013. Ai primi posti per
incrementi le vendite degli
articoli di maglieria,
quintuplicate da 6,3 a 35,3
milioni. Boom anche per
l'export di tubi, che
raggiunge i 20 milioni, più che
raddoppiando rispetto
all'anno precedente. Risultati
notevoli anche di altri
prodotti come le calzature,
cresciute del 15% a 46,7
milioni, e le macchine per
l'agricoltura, aumentate del
12% a 41,8 milioni.
Per quanto riguarda le voci
principali dell'export,
corrono le fibre artificiali e '
sintetiche con un +10% a
quasi 183 milioni, cresce del
6% l'export delle cartiere a
quota 278,5 milioni, aumenta
del 4% l'export di vino e
bevande, che raggiunge i
376,7 milioni. Negativa invece
nel 2014 l'esportazione di
macchinari.
F. Ter.
Pag. 25
Agroindustria. L'anno scorso le esportazioni sono arrivate a 34 miliardi (+2,4%)
Colpo difrenodell'alimentare
Emanuele Scarci
• • BriUal'export agroalimentare
italiano nel 2014 ma si dimezza il
tasso di crescita. L'anno scorso le
esportazioni italiane sono aumentate del 24% a circa 34 miliardi; il solo comparto di alimentare
più bevande ha fatto meglio con il
+3,2%, ma distante dal 5,8% del
2013 e dal 10,2% del 2010.
«Diversi fattori congiunturali
hannofrenatola corsa dell'export
- osserva Denis Pantini, direttore
area agricoltura e industria alimentare di Nomisma - dall'embargo russo al supereuro, fino al
rallentamento dell'economia
mondiale».
Per il 2015 Pantini è più ottimista. «La sostanziale parità euro-
dollaro darà più slancio alle nostre esportazioni. Inoltre si spera
che la crisi russa venga in qualche
modo risolta».
Tornando ai dati Istat elaborati da Nomisma, nel 2014 quasi
tutti i prodotti del made in Italy
hanno aumentato le vendite eccetto i prodotti agricoli, -1,3% a
5,6 miliardi, e i grassi vegetali,
-1,8% a 1,9 miliardi. Tutti gli altri
pesi massimi (con almeno 1 miliardo di export) crescono in un
range compreso tra Pi,7% delle
bevande e il 4,7% di granaglie e
caseari. Da notare il brusco stop
di Grana padano e Parmigiano
reggiano: la crescita è risultata
quasi azzerata (+0,2%) a 770 milioni contro un dato medio dei
formaggi del +4,8%. I due for-
maggi-portabandiera hanno ceduto sui mercati extra Uè, forse
inRussia: inEuropainfatti hanno
guadagnato il 34%.
Bene invece l'export della pasta,
+4,2% a 2,26 miliardi, e un po' meCRISIECAMBI
Pantini (Nomisma):
l'embargo russo
ha rallentato lo slancio
Mercati Usa e Gb
in grande spolvero
no il vino (compresi i mosti):
+1,4% a 5,n miliardi, ma a metà
2014 il dato era molto negativo.
Infine tengono le posizioni gli oli
di oliva, con una mini crescita
dello 0,2% a circa 1,1 miliardi.
Sulle destinazioni del nostro
agroalimentare, circa il 70% dell'export è stato consumato sulle
tavoledeÌ28PaesiUe.Conottime
performance nel Regno Unito
(+7% a circa3miliardi) e neiPaesi
Bassi (+4% a 1,2 miliardi, che però
è una piattaforma di trading); arretrainvecela Germania dicircail
2% a6 miliardi; ottimo ancorauna
volta lo slancio degli Stati Uniti
(+6,3% a più di 3 miliardi) e del
Giappone(+7%a78imilioni).Tra
gli emergenti, crollo della Russia
(-i2%a6i5milioni) ma tirano Cina
(+7,6%) e Brasile (+14,8%).
Nel vino continuano a correre
Usa (+4,4%) e Gran Bretagna
(+6,2%), in ripresa la Gina (+1,2%)
ma frena bruscamente la Russia
(-10,5%).
Pag. 26
Popolari e Bcc,riformeavanti
Credito. La Camera approva il decreto banche, passa all'unanimità il piano Federcasse
Rossella Bocciarelli
Disco verde, ieri, da parte
dell'Aula della Camera al decreto banche e investimenti
che contiene la riforma delle
popolari e che adesso passa al
Senato: i sì sono stati 290, i no
149 e le astensióni 7.
L'articolo 1 del provvedimento, oggetto delle discussioni più serrate, ha superato
quasi indenne l'esame dei
deputati, lasciando però insoddisfatte le opposizioni e
la minoranza del Pd. che
chiede, al pari del Movimento 5 stelle, un'indagine conoscitiva sul ruolo delle banche
popolari.
E' stato invece riscritto
l'articolo 2 sulla portabilità
dei conti correnti, con la
possibilità di multare i dirigenti e i dipendenti delle
banche che non trasferiscono entro i conti entro 12 giorni e senza costi.
Infine, nel testo votato in
prima lettura c'è un pacchetto di ritocchi alle norme che
istituiscono le cosiddette
pmi innovative, la cui platea
viene ampliata, mentre la Sace è stata ricondotta sotto
l'egida della Cassa depositi e
prestiti per le decisioni sulle
erogazioni di credito al-
l'export.
Intanto, il consiglio nazionale di Federcasse, la Federazione italiana delle Banche di
Credito Cooperativo e Casse
Rurali, riunitosi ieri pomeriggio a Roma, ha approvato
all'unanimità una delibera
che definisce le linee- guida
del progetto di autoriforma
del sistema a cui fanno capo
379 casse cooperative.
* pagina 29
Pag. 27
fece, rautoriforma accelera
Varate le nuove linee guida
MASSIMO IONDINI
I
l credito cooperativo accelera sull'autoriforma. Nel
giorno in cui la Camera dei deputati ha dato il primo
via libera al discusso e contestato decreto che riforma le
banche popolari, il Consiglio nazionale di Federcasse (ìa
Federazione italiana delle Banche di credito cooperativo
e Casse rurali) ha approvato all'unanimità una delibera che fissa le linee
guida del progetto di autoriforma del
credito cooperativo italiano.
Una sorta di ideale decalogo che sarà
la spina dorsale di un lungo, complesso e articolato processo di autoriforma che prenderà fattivamente le
mosse quando i rappresentanti del
mondo del credito cooperativo incontreranno il governo e i vertici della Banca d'Italia, probabilmente già
ad aprile, per confrontarsi sulle modalità attuative e sui graduali passi da seguire per portare a compimento questo cruciale ed epocale passaggio.
Dopo la riunione di ieri pomeriggio a Roma, il Consiglio
nazionale ha così espresso, si legge in una nota, «piena
consapevolezza della necessità di adeguare, sotto il profilo normativo e organizzativo, l'assetto complessivo del
credito cooperativo» con l'obiettivo «di accrescere l'integrazione del sistema Bcc». Un sistema a rete composto da
quasi quattrocento banche di credito cooperativo e casse rurali, la cui caratteristica principale è essere società
cooperative per azioni, mutualistiche e locali sostenute
dal principio "una testa, un voto". Il Consiglio di ieri pomeriggio ha dunque deliberato «di proseguire il lavoro di
elaborazione» nell'ambito di alcune fondamentali linee
guida, a partire dalla conferma del ruolo delle Bcc «come
banche cooperative delle comunità e dei territori, a vocazione mutualistica» (secondo quanto previsto dall'articolo 2 dei loro statuti).
Quindi, continua la nota, tra le linee guida che ispireranno il processo di autoriforma c'è l'obiettivo di «valorizzare la dimensione territoriale della rete, semplificandone - al contempo - la filiera organizzativa interna, migliorandone
l'efficienza», accompagnato a quello
di «adeguare la qualità complessiva
della governance del sistema al nuovo contesto normativo e di mercato
determinatosi con l'Unione Bancaria al fine di accrescere ulteriormente la qualità del servizio a soci e clienti».
A questi si aggiungono gli obiettivi di «assicurare una più
efficiente allocazione delle risorse patrimoniali disponibili all'interno del sistema», di «individuare la modalità
più opportuna» per consentire l'accesso di capitali esterni e di «garantire l'unità del sistema» come presupposto
di competitività nel medio e nel lungo periodo. Un'autoriforma, si annuncia, il cui «processo elaborativo prosegue in modo rapido». Per portare, probabilmente, le Bcc
a un fattivo confronto con il governo e con Bankitalia già
nel prossimo mese di aprile.
Pag. 28
Popolari, l'Aula dice sì alla riforma
II decreto passa al Senato con la sola novità del tetto anti-scalata
NICOLA PINI
onostante le contrarietà e l'acceso dibattito
che ha suscitato, il decreto che riforma le banche popolari prosegue speditamente la sua
navigazione in Parlamento. Ieri la Camera ha licenziato il testo con 290 voti a favore, 149 contrari e 7 astenuti. La palla passa ora al Senato che, presumibilmente, dovrebbe sbrigare la pratica senza colpi di scena. Quel che il governo voleva concedere infatti lo ha
già concesso alla Camera, dove è stata introdotta una clausola anti-scalata temporanea, chefissaal 5%
il tetto ai diritti di voto nelle assemblee per i primi due
anni. Un "paletto" anti-raider durante la fase transitoria che porterà i dieci maggiori istituti a trasformarsi
in società per azioni/diventando così più contendibili sul mercato.
Le opposizioni contestano però il decreto e restano
sul piede di guerra. Ieri il M5S ha chiesto l'apertura di
un'indagine parlamentare conoscitiva sulla riforma,
contestandone la costituzionalità. Una proposta giudicata «utile» dal presidente della Commissione Bi-
N
Inascoltata la dura protesta
di Assopopolari, mentre permangono
forti dubbi di incostituzionalità
lancio Francesco Boccia, della minoranza del Pd, che
Io aveva già proposto durante l'esame in commissione. L'obbligo di passare dalla forma cooperativa alla
Spa per gli istituti con attivi superiori agli 8 miliardi
resta il punto centrale del provvedimento, rimasto
immutato dopo l'esame della Camera. La nuova governancemanda in soffitta il voto capitario (una testa
un voto, a prescindere dal numero di azioni) e di conseguenza il sistema di interessi e rappresentanze, anche territoriali, che hanno sin qui regolato il sistema
delle popolari. Si tratta di una rivoluzione contestata
da Assopopolari, l'associazione che rappresenta il
comparto, e che nei giorni scorsi in un'audizione alla Camera ha ribadito il suo giudizio critico sul decreto nel quale, è stato sottolineato, «permangono evidenti elementi di incostituzionalità». Tra questi, la
stessa scelta di legiferare con un decreto in mancanza di motivi di urgenza, così come lafissazionea soli
8 miliardi della soglia oltre la quale diventa obbligatoria la Spa. «Una originalità italiana», è stato detto,
dal momento che in Europa la Bce ha fissato il limite
dei 30 miliardi per la vigilanza unica. Un vincolo dimensionale che peraltro non hanno le altre aziende
cooperative italiane, ad esempio quelle della grande
distribuzione o delle costruzioni. Ieri intanto il primo
sì al provvedimento ha avuto immediate ricadute in
Borsa, con la crescita dei titoli delle maggiori popolari, candidate a un processo di aggregazione.
Del decreto fanno parte anche misure su credito e
conti correnti. Nel passaggio parlamentare le norme
sono state riscritte, recependo per intero la direttiva
Uè in materia. I conti bancari andranno trasferiti senza costi per i clienti entro 12 giorni lavorativi, pena
multe salate, che vanno da 5mila a Minila euro per
dirigenti e dipendenti delle banche inadempienti. Le
norme sono valide anche per spostare conti titoli. Gli
istituti hanno tre mesi per adeguarsi.
Pag. 29
Popolari, dalla Camera sì alla riforma
Credito- Approvate anche le nuove norme sulla portabilità dei conti correnti, con relative sanzioni per chi non le applica
Rossella Bocciarelli
• » Disco verde dell'Aula della
Camera al decreto banche e investimenti che contiene la riforma delle popolari e che
adesso passa all'esame del Senato: i sì sono stati 290, i no 149
e le astensioni 7.
L'articolo 1 del provvedimento, oggetto delle discussioni più
serrate, ha superato pressoché
indenne l'esame dei deputati, lasciando però insoddisfatte le
opposizioni e la minoranza del
Pd. stato invece riscritto l'articolo 2 sulla portabilità dei conti
correnti, con la possibilità di
multare i dirigenti e i dipendenti
delle banche che non trasferiscono i conti entro 12 giorni e
senza costi. Infine, nel testo votato in prima lettura c'è un pacchetto di modifiche alle norme
che istituiscono le cosiddette
pmi innovative, la cui platea viene ampliata mentre la Sace è stata ricondotta sotto l'egida della
Cassa depositi eprestitiper quel
che attiene alle decisioni sulle
erogazioni di credito all'export.
Ecco le novità rilevanti.
Le popolari
Entra nel decreto la possibilità
per le popolari che si trasformeranno in Spa di inserire nello statuto un tetto ai diritti di voto dei
soci in assemblea , in funzione
anti-scalata, purché non inferiore al 5% e per un periodo massi-
I PALETTI AWT1-SCMÀTA
II governo ha accettato di
introdurre un tetto del 5% del
diritto di voto in assemblea
durante (a fase di
trasformazione in Spa
mo di 24 mesi dalla data di conversione del decreto. Resta invéce la soglia degli 8 miliardi di
attivi come asticella oltre la quale scatta l'obbligo di trasformazione in Spa. Dunque, sulla base
dell'attivo di bilancio 2014 ,le
banche popolari che hanno l'obbligo di trasformarsi in Spa entro 18 mesi dall'emanazione dei
regolamenti attuativi di Bankitalia sono dieci e sono, in ordine
dimensionale decrescente:
Banco Popolare, Ubi, Bper, Popolare diMilano, Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Popolare
di Sondrio, Credito Valtellinese, Popolare di Bari e, infine, Popolare dell'Etruria e del Lazio.
Portabilità e multe
I conti andranno trasferiti senza
costi per i clienti entro 12 giorni
lavorativi, pena multe salate, da
5mila a Ó4mila euro per i dirigenti, ma anche i dipendenti, delle
banche inadempienti; un decreto del Mef, sentita Bankitalia dovrà stabilire entro quattro mesi
l'entità degli indennizzi per i ritardi. Gli istituti hanno tre mesi per adeguarsi.Le norme sono valide anche per spostare
conti titoli. Agevolata anche
l'apertura di conti correnti
transfrontalieri.
Credito all'export
Un' altra modifica di rilievo riguarda la Sace. Sarà infatti la capogruppo.Cassa depositi e prestiti, diversamente da quanto
previsto in origine, a erogare
credito all'export «direttamente,o attraverso Sace , o un'altra
delle società controllate».
Pmi innovative
E' stata ampliata la platea delle
Pmi che avranno le stesse agevolazioni delle start up innovative: vi rientrano infatti anche le
società di capitali, se non quotate, e le cooperative, per le quali
basterà l'autocertificazione per
l'iscrizione al registro. Tra i parametri per rientrare nella nuova definizione, anche gli investimenti in innovazione. Anche gli
intermediari finanziari potranno sottoscrivere quote di start
up e Pmi innovative. La possibilità di accesso al fondo di garanzia è prevista anche per assicurazioni e organismi di investimento collettivo
Enti previdenziali e Oicr
Gli enti previdenziali e gli organismi di investimento collettivo del risparmio potranno partecipare«inquotaminoritaria»
al capitale della nuova società
perlapatrimonializzazioneela
ristrutturazione delle imprese
in crisi, mentre sale a 550 milioni la garanzia dello stato per le
imprese in amministrazione
straordinaria.
Pag. 30
La svolta dell'economia italiana
Nel primo trimestre segnali positivi da situazione generale, occupazione e investimenti
di Valerio De Molli
I
l primo trimestre del 2015 sembra, finalmente, quello della svolta. I segnali di aumento del sentiment che emergono dalle
nostre analisi sono rilevanti. Il miglioramento nelle aspettative, che emergeva già a fine dello scorso anno, è in forte accelerazione,
ad un tasso mai registrato dall'inizio delle nostre serie storiche dell'Ambrosetti Index.
Peraltro siamo stati tra i primi ad avere anticipato già dallo scorso mese di dicembre 2014,
quando altre istituzioni avevano ancora un
quadro previsionale negativo, una possibile
inversione di tendenza.
Soprattutto per la prima volta il dato sulle
previsioni di occupazione a 6 mesi va in campo positivo. Non era mai avvenuto dalla costituzione del nostro Index. La combinazione di
Jobs Act e scenario internazionale favorevole
giocano a favore. Dopo 13 trimestri di decrescita del PO, il 1° trimestre dovrebbe segnare
un dato positivo, con segnali incoraggianti
per i prossimi mesi.
Quattro fattori principali stanno soffiando
contro la crisi.
© L'intervento della Bce che comprerà, fino a
settembre 2016, óo miliardi tra titoli di Stato
dei Paesi membri e altri titoli detenuti prevalentemente dalle banche (come covered band
e asset backed securities) ha ridotto ai minimi
storici, quasi azzerando e in alcuni casi rendendo negativo - il costo di rifinanziamento
del debito di nuova emissione per i Paesi. Per
l'Italia i risparmi dovuti ai minori interessi sul
debito di nuova emissione si potrebbero atteStaretrai4ei6miliardinel20i5.11valorediuna
manovra finanziaria.
© L'indebolimento dell'euro, in particolare
contro il dollaro, risultato della politica divergente delle due rispettive banche centrali (la
Fed è orientataper un aumento dei tassi, mentre la Bce sta iniettando liquidità nel sistema)
sostiene la competitività dei prodotti italiani
aU'estero.aumentandoilpotenzialediexport.
Sitassi di interesse dal dopoguerraaogginon
sono mai stati cosìbassi, ad esempio il costo di
finanziamento del debito pubblico è ai minimi
storici e sui Btp decennali è all'1,15%.
0 Infine, la riduzione significativa del prezzo
delpetrolio.cheequivalequasiaunamanovra
di stimolo simile a una riduzione delle tasse,
riducendo i costi di trasporti, genera un effetto indiretto di riduzione dei costi e aumento
del potere d'acquisto su molti prodotti e servizi scambiati sui mercati.
Se è vera la frase di Seneca "non c'è vento a
favore perchinonconosceil porto", diremmo
che siamo a buon punto, perché almeno il primo elemento è a favore. In questo quadro economico migliore rispetto al passato, si inseriscono aspettative di forte miglioramento. Gli
indicatoriAmbrosettiClubEconomicIndicator segnano valori ai massimi dall'inizio delle
: ruevaziom.
rilevazioni.
^
I nostri indicatori incorporano il sentiment
di un target selezionato (il campione della noOLTRE LE RIFORME
Le multinazionali, prima
di scommettere sul nostro Paese,
hanno bisogno di un trend
di crescita consolidato
e duraturo nel prossimo futuro
stra analisi è composto da imprenditori, amministratori delegati e rappresentanti dei vertici aziendali delle più importanti società italiane e multinazionali che operano in Italia) e
con una visione privilegiata del business a
3600, sugli investimenti in programma, sull'andamento delle vendite e degli stock, sui
nuovi ordinativi e sull'evoluzione dei mercati
di sbocco dei prodotti e servizi.
Ilprimo dato positivo è legato all'indicatore
di sentiment sulla situazione dell'economica
itahanachesiattestaamarzoa26punti,massimo da ottobre 2013 e in sostenuto aumento dal
valore di 34 di dicembre 2014. Questi dati fanno pensare a una piena uscita dalla crisi/stagnazione in cui la nostra economia si è trovata
negli ultimi anni.
Rimangono fragilità, in ogni caso, almeno
finché non ripartirà la domanda aggregata in
Europa e in Italia. Questo dato trova conferma
conPindicatore sulle aspettative future elaborato a dicembre 2014 (+17,2) che evidenziava
unabuonaripresa. Le aspettative dimetà/fìne
anno sono di una ulteriore accelerazione rispettoalprimotrimestredel2oi5. Ricordiamo
come siafisiologicoche all'aumentare dell'attività economica e al miglioramento degli indicatori (grafico sulla situazione economica
italiana), le prospettive di ulteriore miglioramento tendono a ridursi. L'elemento damonitorare è il segno dell'indicatore che,finchérimane positivo, indica ulteriore crescita.
Questo dato, letto insieme a quello sulla valutazione dell'economia del 1° trimestre 2015,
mostra come i vertici delle più importanti
aziende del Paese dimostrano una significativa fiducia di miglioramento e di ritorno alla
crescita entro l'estate.
Dato in forte controtendenza rispetto al
passato è quello sulle aspettative del mercato
del lavoro. Per la prima volta, dall'inizio delle
rilevazioni, il sentiment sull'occupazione è
positivo. Questo dato, tuttavia, venendo da
una situazione di 7 trimestri consecutivi di
contrazione, va letto come segnale di attese di
miglioramento, ma non come indicazione di
risoluzione dei problemi dell'occupazione,
soprattutto quella giovanile.
Sul fronte degli investimenti, l'indicatore
dopoaverregistratounafasedistabilizzazioPag. 31
ne intorno allo zero nei trimestri scorsi, che
evidenziavalastagnazione.mostraun deciso
incremento. Il valore mostra come le prospettive di aumento degli investimenti siano
moltomarcate, anche se l'aumento va visto in
relazione ai valori attuali che sono ai minimi
storici.
In sintesi, i nostri indicatori di sentiment
evidenziano una positività diffusa sull'andamento economico generale, sull'occupazione e sugli investimenti. In questo quadro positivo, tuttavia, è opportuno usare della prudenza in una lettura totalmente ottimistica
per il futuro.
Come indica Giuseppe duellino, membro
di Ambrosetti Club e managing director di
Ceva Logistics, azienda leader al mondo nel
settore logistico e dei trasporti, è necessario
che i segnali positivi trovino conferma nei
prossimi mesi. Solo allorapotremo pensare a
un duraturo e sostenibile incremento di investimenti e lavoro.
Le multinazionali, prima di investire, hanno bisogno o di un trend di crescita consolidato o di un percorso che possa far pensare alla
crescita in modo duraturo. In questo esistono
altri Paesi e aree del mondo più attrattive dell'Italia e dell'Europa.
Fondamentale è la certezza del quadro normativo e delle leggi. L'investimento viene
programmato con un ritorno economico che
si concretizza in due/tre anni. In tale quadro è
essenziale che alcuni elementi come tassazione, leggi del lavoro, giustizia, siano in un quadro di stabilità.
Nella logistica, come in qualsiasi altro settore che lavora con margini compressi, quando emergono segnali positivi si lavora, in primis, sull'incremento di produttività per far
fronte alla nuova domanda e, solo poi, se l'aumento della domanda è confermato, sipensa a
rafforzare la forza lavoro e pianificare nuovi
investimenti. Chiellino evidenzia l'impatto
che la riduzione del prezzo del petrolio ha
avuto sul settore, aumentando marginalità
per le imprese e riduzione dei costi di movimentazione delle merci. Anche l'indebolimento del cambio euro/dollaro ha aiutato gli
operatori logistici in particolare quelli con un
respiro internazionale.
Leonardo Salcerini, anch'egli membro di
Ambrosetti Club e amministratore delegato
di Toyota Material Handling Italia, presenta
numeri sintetici e chiari sull'andamento del
suo settore: +15% l'anno scorso e+20% nei primi duemesidel20i5-Finoapochimesifanonsi
attendeva una crescita così marcata nei primi
due mesi dell'anno.
Per la natura del prodotto che vende Toyota Material Handling Italia-la crescita può essere interpretataprincipalmenteinduemodi:
come un segnale importante di ristrutturazione e aumento dell'efficienza deipunti vendita
della grande distribuzione, che crea spazi di
miglioramento e crescita nel futuro; come segnale di crescita dei magazzini delle industrie
a fronte di ordinativi in aumento o aspettative
diaumentodellevendite.soprattuttosul fronte delle esportazioni.
Anche Leonardo Salcerini è prudente sulla
velocità con cui la crescita economica possa
tradursi concretamente in aumento dell'occupazione. Pure in questo settore la prima risposta, dopo anni di crisi, all'aumento della
domanda è un aumento dell'efficienza e il miglioramento dei processi produttivi. Se il
trendsiconferma,sipensaanuoveassunzioni
e alla programmazione degli investimenti.
Infine, in questo contesto, ogni elemento
che aggiunge flessibilità al sistema è visto positivamente e consente di allineare più velocemente l'azienda alle necessità del mercato.
ORIPRODUZIONERISERVArA
Il quadro italiano
LASITUAZIONEECONOMICA ITALIANA
Positivo l'indicatore disentimentsulla situazione
dell'economica italiana che si attesta a marzo a
26 punti, massimo da ottobre 2013 e in sostenuto aumento dal valore di 3,4 di dicembre 2014.
2013
2014
Lug Ott Gen Mar Giù Sett
-23,0 -7,07 5,29 10,2 7,5 4,8
2015
Die Mar
3,4 26,0
LE PREVISIONI SULL'OCCUPAZIONE ASEI MESI
Per la prima volta, dall'inizio delle rilevazioni, il
sentiment sull'occupazione è positivo con un
valore di 9,4, in forte crescita da un valore di
-21,6 di dicembre 2014..
2013
2014
2013
2014
2015
Lug Ott Gen Mar Giù Sett Die Mar
21,0 11,3 5,2 6,8 10,3 3,8 17,2 10,4
LE PREVISIONI SUGLI INVESTIMENTIASEI MESI
L'indicatore, dopo una fase di stabilizzazione
intomo allo zero nei trimestri scorsi (fase di
stagnazione), mostra un deciso incremento
raggiungendo il valore di +25,0.
2013
2015
Lug Ott Gen Mar Gru Sett Die Mar
-17,0 -18,2 -25,2 -15,8 -12,6 -14,4 -21,6 9,4
30
LEPROSPETTIVEECONOMICHEASEIMESI
Le aspettative di metà/fine anno sono di una
ulteriore accelerazione economica rispetto al
primo trimestre del 2015, con l'indicatore che
segna 10,4 punti.
2014
2015
Lug Ott Gen Mar Giù Sett
-10,6 -1,2 -1,8 1,1 8,1 0,9
Die Mar
0,9 25,0
30 :
Fonte: The European-House Ambrosetti
Pag. 32
ANALISI
E COMMENTI
$ Il corsivo del giorno
di Damele Manca
SELE POPOLARI
DIMENTICANO
LA LEZIONE
DELLE FONDAZIONI
CREDITO E REGOLE
La lezione dimenticata
dalle banche popolari
T ' opposizione di alcune
l i banche popolari alla riforma voluta dal governo dimostra come questi istituti sembrino non aver colto la lezione
delle Fondazioni.
a pagina 26
\
\
leune banche
popolari si
» A. appresterebbero a
una battaglia legale per
tentare di modificare il
corso dellariformavoluta
dal governo. E ancora una
volta sembrano non aver
colto la lezione delle
Fondazioni. Il presidente
dell'associazione che le
raccoglie, Giuseppe
Guzzetti, ha siglato
mercoledì un accordo con il
ministero dell'Economia che
permette di continuare nel
percorso di allontanamento
degli enti dalle banche
conferitarie. È solo l'ultimo
atto di un processo che va
avanti da due decenni. E che
ha visto confrontarsi gli
azionisti delle maggiori
banche italiane da Banca
Intesa passando per
Unicredito con governi di
tutti i colori e ministri delle
più diverse estrazioni. Non
è stato un percorso facile ma
è assolutamente
imparagonabile
all'opposizione che sta
registrando la riforma degli
istituti-popolari. La
memoria corta di molti che
difendono lo spirito
mutualistico di quegli
istituti, ha fatto dimenticare
scandali come quelli della
Banca Popolare di Lodi, di
Novara, di Milano che solo
da poco grazie a una
rivoluzione manageriale
sono stateriportatein
careggiata. Dietro lo spirito
mutualistico, si sono
nascosti e si nascondono
credito di relazione,
potentatTlócali, cordate
politiche e sindacali che
hanno occupato istituzioni
decisive per il Paese. E tutto
grazie a quel voto capitario
che lariformavuole
abbattere e che oggi
permette di considerare
ininfluente il numero di
azioni possedute perché
vale il principio di una testa
un voto. È quella regola che
ha impedito e impedisce la
contendibilita delle banche
popolari. Che significa
ostacolare il cambiamento
divertici e strategie
fallimentari (se non peggio),
cosa ottenibile oggi soltanto
organizzando il consenso e
portando il maggior numero
possibile di soci nelle
assemblee. Colpisce che si
potesse pensare di
salvaguardare all'infinito i
propri interessi e posizioni
più o meno di rendita.
Quasi il mondo delle
Popolari fosse impermeabile
ai tempi. Un errore e una
mancanza di lungimiranza
rara.
Pag. 33
RURALI, I SOCI
SI FACCIANO
DIECI DOMANDE
di Luciano Imperadori
D
opo il recente (anticostituzionale ?) decreto legge
del governo Renzi che impone alle maggiori Banche Popolari di trasformarsi in Spa aprendo
le porte ai grandi movimenti della
finanza globale, causa prima della
crisi, si sta discutendo a Roma anche la "riforma" delle Casse Rurali. In realtàanche questo provvedimento era già contenuto nel citato Decreto legge e fu stralciato all'
ultimo minuto con T'impegno
che lo stesso movimento del Credito Cooperativo avrebbe fatto
sua una "autoriforma".
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SEGUEAPAGINA13
n questi giorni si sta discutendo a Roma, a molti livelli, tendendo però all'oscuro nel modo più totale i soci
cioè i proprietari del Credito
Cooperativo.
Forse vale la pena che i soci
si interroghino su quello che
potrebbe essere a breve un radicale capovolgimento (una
"rottamazione", come si ama
dire oggi?) della storia e della
natura delle Casse Rurali dopo
oltre cento venti anni di
"onorato servizio"
Forse Don Guetti e Raiffeisen avrebbero qualcosa da di-
I
re.
Ma vediamo se qualcuno tra i soci e tra chi sta al vertice
del Credito cooperativo in
questa terra - ha la cortesia di
rispondere a queste dieci domande:
1. Il voto prò capite, cioè indipendente dal capitale posseduto nella società o dalla propria forza economica, che è alla base del sistema cooperativo, è antiquato nell'economia
moderna?
2. Mettere gli utili a riserva
indivisibile, che rimane per le
future generazioni, è un bene
o è meglio dividerli tra gli azionisti magari di capitale?
3. È vero che le concentrazioni e le grandi dimensioni assicurano più efficienza?
4. Il rapporto della cooperativa col proprio territorio e con
i propri soci, va mantenuto o è
un vincolo alla crescita lasciando che tutti siano contro
tutti?
5. La libera elezione degli
amministratori che può portare alla direzione anche persone "poco competenti", va superata a favore di "gente esperta" che, come insegnano le vicende di grandi banche, hanno aumentato a dismisura i loro stipendi magari socializzan-
do le perdite e privatizzando i
profitti?
6. I soci saranno liberi di
eleggere tutti gli amministratori o, come faceva il fascismo,
qualcuno imporrà dall'esterno le direttive con altre persone?
7. Quando tutto sarà accentrato a Roma magari anche i
controlli cosa starà a fare la Federazione Trentina della Cooperazione?
E i dipendenti delle Casse
Rurali aumenteranno o diminuiranno?
8. Il movimento cooperativo
trentino (e altoatesino) che sono unitari secondo il modello
Raiffeisen, rimarrà unito o si
dividerà tra le Casse Rurali da
un lato ( di Via Segantini) e le
altre cooperative dall 'altro?
9. Il Governo italiano è più
avanti degli altri governi europei (Germania, Francia ecc.)
che difendono e proteggono le
Banche cooperative e le Banche del territorio che rappresentano quote consistenti del
mercato.
10. È conforme alla Costituzione e alla libera impresa imporre per legge un modello
unico capitalistico di Banca
che impoverisce la stessa concorrenza?
Luciano Imperadori
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