Mutui solidali, boom dì richieste italiane Rinnovata per il quarto anno la convenzione tra Caritas e Casse Rurali. Le domande d'aiuto per pagare affitti e bollette la Cassa Rurale di Trento Italo 3mila euro da restituire a picco- sone che vivono in famiglia e per di Claudio Libera Stenico, dal presidente della le sostenibili rate a tasso agevo- lo più sconosciute dai servizi delRinnovata ieri, nella nuova sede Cassa Rurale di Mezzocorona lato, che vanno da un minimo di la Caritas. La maggior parte deldel Cedas di via Giusti 11, la con- Sandro Pancher e da quello del- 6 ad un massimo di 36 mesi. le richieste riguarda il pagamenvenzione tra la Caritas Diocesa- la Rurale di Pergine Franco Sene- Ogni richiedente deve mostrare to degli arretrati di affitti Itea, 73 na e le Casse Rurali sostenitrici si. Mentre il coordinatore del un requisito indispensabile per mila euro erogati, delle spese del Credito Solidale. Quello si- Fondo straordinario di solidarie- accedere al prestito che prevede condominiali e delle bollette delglato è il quarto rinnovo della tà istituito dal Consiglio Decana- quindi una pensione o uno sti- la Trenta, 36 mila euro. Attualconvenzione per il progetto Cre- le di Rovereto, Graziano Mani- pendio anche se di importo con- mente il fondo di garanzia amdito Solidale, iniziato nel 2009, ca, ha parlato della nuova siner- tenuto e viene affiancato da un monta a 200 mila euro, nel 2009 che ha visto i responsabili e i vo- gia con il progetto Credito Soli- volontario con trascorso lavora- erano 60 mila, ciò grazie al sostelontari incontrare oltre mille per- dale che consentirà di accoglie- tivo nelle Rurali, che collabora gno della Caritas e della Diocesi, sone, con prestiti erogati che su- re le domande anche di persone nel controllo del bilancio. L'am- delle Casse Rurali, dei Comuni perano i 600 mila euro, con rien- che non presentano i requisiti si- montare dei prestiti erogati sino ma anche delle Parrocchie, dei tri per 392 mila. Il documento, il- no ad ora indispensabili. La rac- ad oggi è di 621mila euro, di cui gruppi parrocchiali, di molti prilustrato come tutte le altre cifre il 70% erogato dallo Sportello di vati e pure di enti e associazioni da Federica Rubini dell'Ufficio colta a Rovereto è di 350 mila eunon cattolici. I tempi per la conro, a fronte di 270 mila erogati, Trento; il capitale rientrato è del cessione del prestito, dall'accetPromozione e sensibilizzazione Caritas, è stato sottoscritto dal con le insolvenze ferme a un in- 63% per un totale di 392 mila eu- tazione della domanda, si aggiradirettore della Caritas Roberto credibile zero. In Diocesi sono ro. Da sottolineare che il proget- no sui 10 giorni. Per gli interessaCalza, dal presidente della Cassa attivi quattro sportelli: a Trento, to è l'unico servizio della Caritas ti, la sede del Cedas di Trento è Rurale di Aldeno e Cadine Luigi Rovereto, Pergine e Mezzocoro- Diocesana di Trento in cui in via Giusti 11, orario su appunBaldo, dal suo omologo della Ru- na e operano 27 volontari. Il Cre- l'utenza italiana supera quella tamento martedì dalle 10 alle rale di Rovereto Paolo Marega, dito Solidale prevede la conces- straniera, con il 55%, nel 2014. E 11.30 e giovedì dalle 15 alle dal vicepresidente esecutivo del- sione di piccoli prestiti dai 300 ai la maggioranza, il 65%, sono per- 16.30, tei. 0461261166. Pag. 5 Credito solidale, oltre mille aiuti Prestiti per le bollette e l'affitto TRENTO Più di mille persone, negli ultimi sei anni, hanno bussato alla sua porta. H Credito solidale, l'iniziativa pensata dalla CaritaifjBIocesana di Trento in collaborazione con le Casse rurali di Trento, Rovereto, Mezzocorona, Pergine, Aldeno e Cadine, inaugura il nuovo anno di attività, portando in dote un bagaglio da 621.000 euro di prestiti erogati. Aiuti andati nel 65 per cento dei casi a famiglie in difficoltà, chiamate a districarsi tra un lavoro sempre più precario e spese che arrivano puntuali ogni mese. Si conta, infatti, che su 347 finanziamenti accordati in totale (per il 70 per cento nell'area di Trento), quasi il 90 per cento sia stato utilizzato per pagare i costi legati all'abitare (principalmente affitti per gli appartamenti Itea e bollette Trenta). «Cerchiamo di venire incontro a tutte quelle persone che le banche riconoscono come "non bancabili", utilizzando criteri di selezione più flessibili e chiedendo di restituire il prestito, che di solito varia daun minimo di 500 euro a un massimo di 3.000 euro, in piccole rate con un tasso agevolato del 2,5 per cento» spiega Roberto Calza, direttore della Caritas. Requisito indispensabile per accedere al Credito solidale resta quello di avere un potenziale di restituzione. Oltre il 63 per cento dei prestiti erogati, infatti, è già stato ripagato, «anche se, negli ultimi tempi, le difficoltà di solvenza stanno aumentando», fa presente Federica Rubini dell'Ufficio promozione Caritas. Non è un caso che nell'ultimo anno il numero delle persone che si è rivolto al Credito solidale sia sceso addirittura del 42 per cento e che su 117 istanze totali il 55 per cento sia stato riferito a cittadini italiani. «Questo è l'unico servizio della Caritas di Trento in cui l'utenza italiana supera quella straniera» chiarisce Rubini. «Tutto ciò — sottolinea l'arcivescovo Luigi Bressan — dimostra quanto la povertà non possa più essere considerata lontana da noi». Silvia Pagliuca © RIPRODUZIONE RISERVATA Pag. 6 Progetto solidale 1 La casa prima fonte di spesa Prestiti agevolati dalla Caritas: a richiederli sono molti italiani LORENZO BASSO Le famiglie italiane che, nel corso del 2014, si sono rivolte agli sportelli della "Caritas trentina per richiedere un finanziamento, hanno superato, in numero, quelle di origine straniera. Per di più, i criteri per l'accesso a prestiti agevolati di piccoli importi iniziano ad essere insostenibili per la maggior parte delle persone in difficoltà, strette tra mancanza di lavoro e aggravarsi della crisi economica. Il dato è emerso nella mattina di ieri in occasione della presentazione del rapporto annuale relativo al progetto Credito solidale, attivato dall'ente pastorale diocesano per aiutare, con pìccole somme da restituire nell'arco di tre anni, chi non può accedere ai normali servizi di prestito bancario. Stando a quanto reso noto dai responsabili della Caritas, la casa rimane la pri*3& fonte di spesa per i nuclei famigliari, nonché lo scoglio principale in caso di restrizioni economiche. «Lo scorso anno - ha specificato Federica Rubini, dell'ufficio di promozione e sensibilizzazione della Caritas - abbiamo riscontrato un netto calo delle richieste di finanziamento, in ragione del venire meno dei requisiti minimi per l'accesso al credito solidale. Di fatto, le persone in stato di bisogno spesso non erano nemmeno nelle condizioni per poter richiedere un prestito ai nostri sportelli, perché prive di una fonte di reddito stabile derivante da attività lavorativa oppure da un qualche ammortizzatore sociale». Secondo il rapporto, nel 2014 sono stati finanziati da parte del servizio di credito cinquantasette prestiti, per un ammontare complessivo pari a 109mila euro. Complessivamente, il 55% delle istanze presentate proveniva da cittadini italiani, mentre il rimanente da stranieri. Agli sportelli della Caritas si sono rivolte in tutto 117 persone, il 42% in meno rispetto a quanto registrato nell'anno precedente. «Quasi il 90 per cento delle istanze pervenute - ha aggiunto Rubini - è stata dettata dal- l'impossibilità di sostenere i costi fissi per la casa (affitti, bollette, spese condominiali e caparre). In diversi casi abbiamo finanziato famiglie alloggiate in case Itea, oppure abbiamo aiutato chi non riusciva a pagare la bolletta energetica. Il 65% dei richiedenti viveva con i propri figli». Il progetto solidale, volto ad aiutare economicamente persone considerate «non bancabili», è reso possibile da un fondo di garanzia di 200mila euro. Da quando è stato attivato, nel 2009, sono stati erogati 347 prestiti, per un ammontare di 600mila euro. Il finanziamento solitamente consiste in una cifra compresa tra i 500 ed i 3.000 euro da restituire in 36 mesi, con interesse fisso del 2,5%; i requisiti per l'accesso prevedono un reddito minimo sicuro. Considerata la sua rilevanza sociale, il progetto di credito è stato rinnovato ieri, alla presenza dell'arcivescovo di Trento Luigi Bressan, del direttore della Caritas Roberto Calza e degli esponenti di alcuni istituti di credito cooperativo trentini, patrocinatori dell'iniziativa. Pag. 7 Controllo del credito, per le Casse Rurali il rischio di perderlo Riforma delle Bccr unica capogruppo nazionale o c'è spazio per il polo del Nord Est? Una partita da 18 miliardi di euro CASSE RURALI Ora c'è il rischio di perdere il controllo del credito I ROBERTO COLLETTI A PAGINA 11 di Roberto Colletti Il consiglio nazionale di Federcasse ieri a Roma ha affrontato il nodo della riforma del credito cooperativo. Questione annosa, alla quale Renzi, Banca d'Italia e Bce hanno imposto nuovo ritmo. Non c'è un termine preciso, ma il messaggio è chiaro: preparate un progetto di riforma nel giro di un mese oppure verrete riformati. È successo alle Popolari, ora tocca a Bcc e Casse Rurali. Governo ed autorità di vigilanza chiedono che le centinaia di piccole e meno piccole banche cooperative, in tutto 381 istituti, si riorganizzino; rafforzino il patrimonio, facciano meglio il loro mestiere a vantaggio di clienti e soci. C'è il dilemma: l'obiettivo va realizzato dando vita ad una sola società capogruppo che dirigerà e coordinerà l'intero sistema, oppure c'è spazio per una soluzione più articolata? Go- verno e Banca d'Italia sinora non si sono espressi in modo netto. Attendono una proposta. Dalle riunione di ieri non sono scaturite soluzioni, solo generiche linee guida e la constatazione - «il processo elaborativo prosegue in modo rapido» così conclude lo scarno comunicato - che bisogna fare in fretta. Per Alessandro Azzi che da 24 anni presiede Federasse, il sindacato delle Bcc, il problema è antico quanto irrisolto: le anime regionali e le molte autonomie d'impresa non hanno mai trovato un accordo che oggi, dopo 7 anni di crisi ed il nuovo attivismo della Bce, è diventato indispensabile. In questo quadro si muovono Diego Schelfi, vice presidente di Federcasse, e Giorgio Fracalossi, membro del consiglio nazionale: stretti tra il progetto caldeggiato da Iccrea Holding di riorganizzare tutte le Bcc sotto di sé, unica capogruppo nazionale, e la volontà di valorizzare quanto realizzato da Cassa Centrale del Nord Est, la holding interregionale presieduta da Fracalossi, che negli ultimi dieci anni ha costruito relazioni, soluzioni e prodotti concorrenziali per le banche cooperative. Accompagnata, in questo, dall'espansione di Phoenix ed Ibt, le due software house che oggi gestiscono il 54% delle masse amministrate del credito cooperativo. Il timore, che,nessuno dichiarerà mai esplicitamente, è che il «perdersi» in un'unica grande spa nazionale, che eserciterebbe un dominio strategico centralistico e «romano», mortificherebbe la creatività che ha prodotto i buoni risultati di Cassa Centrale. La grande holding unica, insomma, sarebbe senz'altro «grossa», ma probabilmente più lenta e molto ministeriale. Le "economie di scala" talvolta sono chiacchiere: non sempre la dimensione è proporzionale all'efficienza. II punto, dunque, è capire, in fretta, se è possibile una riorganizzazione che preveda l'esistenza di più d'una holding, come vorrebbero le banche del Nord Est organizzate in Cassa Centrale, o se prevarrà un regime con una soia capogruppo, come ambisce Iccrea. Nodo non solo tecnico, ma decisamente politico. Con un sostanziale aspetto in più per il Trentino, dove le Casse Rurali, con 18 miliardi di raccolta e 12,4 miliardi di impieghi, rappresentano oltre il 60% del credito provinciale. Una presenza che nei pesanti primi anni della crisi ha sorretto pressoché interamente le iniziative della Provincia a favore delle imprese. Allora è stato possibile. Ora è legittimo chiedersi se, con un controllo strategico più lontano, simile impegno possa ripetersi. Un timore, dopo le vicende della Cassa di risparmio di Trento e Rovereto e della Banca di Trento e Bolzano, che è stato esplicitamente manifestato nei giorni scorsi dal consiglio provinciale e che merita d'esser approfondito. La posta in gioco è alta e la spinta data da Renzi obbliga a trovare, dopo un decennio di parole, finalmente una soluzione. Le Casse Rurali e Schelfi, sospeso com'è tra una poltrona trentina che sta per lasciare ed un'altra romana su cui ambisce atterrare, sapranno trovare la rotta giusta? La preoccupazione per chi gestirà ricchezza e risparmio del Trentino è fondata. Molto. I:- --..-- Pag. 8 Riforma del credito cooperativo, decisione rinviata Approvate solo le «linee guida». Probabile l'holding con Trento e Bolzano distinte n tanto atteso consiglio nazionale di Federcasse ieri non ha preso una decisione sul futuro del credito cooperativo nazionale. A fronte di una serie di prese di posizione abbastanza distanti fra di esse, ha approvato all'unanimità una delibera che fissa solo le linee guida e rimanda al futuro prossimo la discussione di merito. La deadline è comunquefi31 marzo. La nota ufficiale del pomeriggio fissa le linee guida. Ma si tratta di principi alquanto generali: confermare il ruolo delle Bcc come banche di comunità; valorizzare la dimensione territoriale della rete, semplificandola; adeguare la governance; assicurare una più efficiente allocazione delle risorse patrimoniali; accedere a capitali esterni; garantire l'unità del sistema come presupposto di competitiviTRENTO tà nel medio-lungo periodo, «n processo elaborativo prosegue in modo rapido» si conclude. «Entro il mese verrà elaborata una proposta — spiega infatti Heiner Nicolussi-Leck, presidente della Federazione Raiffeisen, che rappresenta le 47 Casse rurali altoatesine — ma le posizioni tra le 15 Federazioni sono ancora distanti. Tutte concordano sull'autonomia territoriale del sistema Raiffeisen». L'ipotesi più accreditata è una holding nazionale con tre gambe: Iccrea, Cassa Centrale Banca di Trento e Cassa Centrale Raiffeisen. Un'altra ipotesi vedrebbe 4-5 organizzazioni territoriali. Ma sussistono ancora parecchi dubbi. Da un punto di vista ad esempio di Bce e Banca d'Italia è difficile giustificare le istanze di autonomia di Bolzano e Trento. H Trentino insiste sulla sua holding del Nordest, ma non pare che tutte le Bcc venete e friulane siano compatte a sostenere il sistema. Anzi, il Friuli appare abbastanza «indirizzato» verso Roma nell'ultimo periodo. Da segnalare in parallelo un odg approvato alla Camera a firma del deputato Mauro Ottobre per mantenere la territorialità delle Rurali. Infine c'è la partita sindacale: a Trento l'altra sera, alla fine di un incontro della cabina di regia al completo, a sorpresa solo la Fabi ha firmato con Federcoop la bozza di riforma dell'integrativo. Cgil, Cisl e Uil avevano dichiarato di non poter firmare prima di aver notizie certe sulrautoriforma, in accordo con le proprie segreterie nazionali. Ma Fabi e Federcoop avevano bisogno dell'accordo già oggi. Enrico Orfano Felice Espro 99 Le posizioni sono ancora distanti, entro marzo verrà presentata la proposta © RIPRODUZIONE RISERVATA Pag. 9 Federcasse non chiude sul progetto Nord Est Il presidente di Cassa Centrale Fracalossi: soluzione sostenibile Approvate le linee guida della riforma delle Bcc ROMA - Federcasse avanza «in modo rapido» verso l'autoriforma del credito cooperativo. Ma accanto al progetto della holding unica nazionale si apre uno spiraglio per la proposta, avanzata dai trentini, di gruppo Nord Est con capofila Cassa Centrale Banca. «Stiamo ancora ragionando sul- le banche di secondo livello afferma il presidente di Cassa Centrale Giorgio Fracalossi (nella foto), di ritorno da Roma, dove ieri si è tenuto il consiglio nazionale della Federazione delle Bcc - Si va verso una soluzione unitaria industrialmente sostenibile». In questo quadro è stato messo sul piatto, accanto a Iccrea holding nazionale e al polo autonomo delle Raiffeisen altoatesine, il progetto Nord Est, con una dimensione minima di 90 Casse rurali e Bcc, anche in base agli istituti serviti dalle società informatiche trentine Phoenix e Ibt, che ora coprono il 54% del sistema nazionale. «Bankitalia e il governo auspicano il gruppo unico - prosegue Fracalossi - ma sono disposti a considerare altre proposte se il progetto è sostenibile». I tempi, comunque, restano stretti. Il consiglio nazionale di Federcasse ha approvato all'unanimità una delibera che fissa le linee guida del progetto di autoriforma: confermare il ruolo delle Bcc come banche cooperative delle comunità e dei territori; valorizzare la dimensione territoriale della rete, semplificandone al contempo la filiera organizzativa interna; adeguare la qualità complessiva della governance del sistema al nuovo contesto normativo e di mercato determinatosi con l'Unione bancaria; assicurare una più efficiente allocazione delle risorse patrimoniali disponibili all'interno del sistema; individuare la modalità più opportuna per consentire l'accesso di capitali esterni; garantire l'unità del sistema come presupposto di competitività nel medio lungo-periodo. F. Ter. Pag. 10 *z$&®!>g$Stis&l8^8&^8SS!%&*! DOMANI A TERZOLAS Tutti gli studenti premiati dalla Rurale di Rabbi e Caldes Domani alle 20.30 il convento dei frati cappuccini di Terzolas ospiterà la consegna dei premi di studio della Cassa Rurale di Rabbi e Caldes. Presenti anche Giulia Bontempelli, Giovanni Fedel e il cantautore Anansi. Verranno consegnati 59 riconoscimenti a 19 diplomati (3 di istituto professionale, 16 di maturità), 32 laureati (di cui 5 con lode) e otto ragazzi che hanno partecipato a viaggi studio all'estero. Ecco i loro nomi. Istituto professionale (3): ErikMagnoni, Federico Girardi, Simone Taddei. Diploma di maturità (16): Daniele Leonardi, Eleonora Dalpez, Sofia Zanolli, Marco Stablum, Chiara Masnovo, Riccardo Bevilacqua, Sara Cavallai Nicola Mattarei, Giorgia Rizzi, Miriana Zanon, Irene Maini, Eleonora Depetris, Ivan Ciatti, Stefano Zanon, Erika Cao, Simone Zanella. Laurea (27): Alessio Andreis, Massimiliano Stablum, Elisa Costanzi, Luca Iachelini, Sara Pedergnana, Elisa Rauzi, Cinzia Cavallar, Serena Zambelli, Ermanno Zanella, Alex Cavallar, Cristina Girardini, Maddalena Sartori, Anna Benedetti, Maria Gregori, Marlene Ravelli, Marinella Dell'Eva, Federica Sartori, Elisa Benedetti, Francesca Penasa, Paolo Antonioni, Roberta Pe- dergnana, Lara Longhi, Agnese Monegatti, Laura Penasa, Tomas Menapace, Michela Mattarei, Simone Valorz. Laurea con lode (5): Giorgio Magagnotti, Mattia Valentinelli, Roberta Girardi, Andrea Penasa, Cristina Tonelli. Viaggi studio (8): Giorgio Magagnotti, Antonella Pedrazzolli, Alessia Tomaselli, Marco Anselmi, Andrea Penasa, Catalin Balcau, Vittorio Ghirardini, Laura Penasa. Pag. 11 La Vis, i timori della politica Pd e M5s: la Provincia decida Istanza di fallimento per la cantina. Manica: commissariamento vicino «Cantina La Vis, ora si deve decidere» Pd e Cinque stelle, dopo l'istanza di fallimento, vanno in pressing su Piazza Dante di Enrico Orfano L'istanza di fallimento è destinata forse a stringere i tempi per ima decisione sulla Cantina La Vis. La politica che finora si è occupata della questione chiede alla Provincia di schierarsi, senza aspettare ulteriormente. Per il Pd Manica teme si vada incontro a un nuovo commissariamento, mentre Zeni è pronto a fare un'interrogazione. Per i Cinque stelle Degasperi chiede che in primis venga stabilita una strategia. a pagina 11 TRENTO La notizia del deposito di un'istanza di fallimento nei confronti della Cantina la Vis fa scattare la reazione del Pd e di, M5s in consiglio provinciale. La richiesta è che questo punto la Provincia intervenga, prendendo una decisione sul futuro della coop. L'accelerazione degli ultimi giorni ha visto, a fronte dello stallo nel dialogo fra società e 11 banche creditrici, la presentazione della revisione cooperativa da parte della Divisione vigilanza di Federcoop. n documento che segnala irregolarità nell'operato degli amministratori della cooperativa è stato consegnato anche alla Provincia. Nel testo l'indicazione di alcune possibilità di intervento, dall'affiancamento al commissariamento, fino allo scioglimento della coop. Non una specificazione però, mossa che di fatto chiede alla Provincia di decidere. Da una parte la vaghezza sembra denotare un disimpegno da parte della Vigilanza, dall'altra però c'è la convinzione che qualsiasi indicazione specifica avrebbe comportato una reazione negativa della Provincia verso la Vigilanza stessa. Ora lo stallo potrebbe subire un forte scossone a causa del deposito dell'istanza di fallimento da parte degli ex soci che chiedono la restituzione dell'autofinanziamento (Corriere del Trentino di ieri). Una somma di circa 80.000 euro a cui la Cantina potrebbe far fronte, facendo ritirare l'istanza. Ma le criticità non mancano. Per questo, forse, la Provincia potrebbe essere spinta a decidere. Per il Pd Alessio Manica afferma: «Quella realtà va aiutata, ma occorre capire come. Si stanno palesando condizioni più critiche rispetto a quello che si pensava, vista la prudenza delle banche creditrici e i giudizi di Federcoop. La sensazione è che gli aiuti pensati l'anno scorso non siano più sufficienti: serve un cambiamento più radicale e temo che si vada verso un nuovo commissariamento» dopo quello che nel 2010 ha visto protagonista Marco Zanoni, che poi è stato confermato ad. Manica poi ripensa «alle arrabbiature che i nostri interventi hanno susci- tato in passato, di chi ci accusava di insensibilità verso i lavoLa vicenda ratori. Ma noi dicevamo di stare attenti e ora il quadro appare • Nello scorso ancora più pesante. A questo fine settimana punto la Provincia intervenga: la notizia del la nave un po' alla volta sta andeposito della dando alla deriva». revisione Luca Zeni, sempre per il Pd, cooperativa da annuncia un'interrogazione in parte della" consiglio. «Le avvisaglie non Divisione sono di oggi, è almeno dal vigilanza di 2009 che se ne parla. La politica Federcoop deve prendere una decisione — afferma —. I dieci milioni • Nessuna per l'acquisto dell'immobile indicazione non sono partiti, la vendita di precìsa sul da Casa Girelli nemmeno. Qui c'è farsi alla poca chiarezza nella gestione: Provincia, fra le la politica ha una responsabiliipotesi tà alta, perché piuttosto di afl'affiancamenfrontare i problemi promette to.il 20 milioni in assemblea e percommissariamette di perseverare. È tempo mento e la di una decisione, smettendo di liquidazione spostare in là ì problemi». Filippo Degasperi (Mss) è • L'istanza di «quasi dispiaciuto che la Profallimento vincia non abbia dato i dieci potrebbe milioni promessi a giugno: saaccelerare le rebbe stata l'apoteosi dell'arrodecisioni ganza di Piazza Dante. Dal punto di vista politico io contesto da sempre il fatto che manchi un'idea, una strategia che individui la linea da dare alla La Vis. Solo una volta chiarito lo scenario, con un'istruttoria rigorosa, si può procedere. Non è -:--- -_ -— possibile continuare a dire: in- La Vis, i timori della politica Pd e M5s: la Provincia decida tanto andiamo avanti così». si 11" Ennomli E.Orf. © RIPRODUZIONE RISERVATA •ffiP BlISfc Pag. 12 LA CANTINA E I SUOI GUAI » IL CASO LaVis, via all'azione contro gli ex vertici Agli ex amministratori di Casa Girelli contestate perdite per 6 milioni. Coinvolti anche i membri del collegio sindacale La Vis, via all'azione contro gli ex vertici • A PAGINA 10 La Cantina La Vis ha avviato l'azione di responsabilità contro i precedenti amministratori di Casa Girelli, società controllata. Oggetto dell'iniziativa i 6 milioni di euro di crediti inesigibili, in altre parole perdite secche ed ingiustificate, svaporati dai conti della Fine Wìne International, società aperta negli Stati Uniti per la commercializzazione dei vini. L'accertamento della responsabilità coinvolge anche il collegio sindacale sino all'anno 2010 ed i revisori dei conti della Federazione di via Segantini. È l'ennesimo episodio della lunga e tormentata saga che ha come protagonista la cooperativa con oltre un migliaio dì viticoltori distribuiti tra la zona di Lavis e la Valle di Cembra. «Sarà anche una saga, ma questa storia non ha proprio nulla di divertente. Chiamare in causa i vecchi amministratori è stata una decisione sofferta» dice Marco Zanoni, l'amministratore delegato «ma alla fine , esasperati da un clima permanente di sospetti ed illazioni, i soci hanno chiesto che fosse la magistratura a mettere le cose in chiaro.» La decisione è stata presa dall'assemblea del 26 gennaio, nei giorni scorsi il deposito della documentazione. Sono chiamati in causa gli amministratori che hanno ge- stito Casa Girelli dall'acquisizione nel 2005 sino al commissariamento della Cantina capogruppo nel giugno 2010. Si tratta del presidente Roberto Giacomoni e dei consiglieri Fausto Peratoner e Cesare Andermarcher, nonché del capo sindaco Alessandro Tonina e dei colleglli Giovanni Paolo Bortolotti e Diego Uber. Citata anche la Federazione della cooperazione, in qualità di società di revisione, nella persóna di Oreste Maines, il revisore che in quegli anni ha firmato le certificazioni dei bilanci. «Abbiamo ritenuto che, oltre amministratori e sindaci, l'eventuale responsabilità possariguardareanche i revisori. Altrimenti che controllano a fare?» spiega Zanoni «Quel debito, del resto, si è accumulato anno dopo anno, fino a raggiungere nel 2010, quando la Provincia mi nominò commissario della cooperativa, la cifra di 6 milioni. Che decisi di svalutare. Ora saranno i magistrati a chiedere ad amministratori e controllori dove sono finiti i soldi dei viticoltori e qual è la dimensione del danno arrecato.» La vicenda della Cantina La Vis, da quando Zanoni arrivò come commissario e dopo due anni ne divenne amministratore delegato, è tormentata. Per le oggettive difficoltà a risanarla dal monte di debitifinoad al- lora accumulati, attorno al centinaio di milioni; per la reazione di parte dei viticoltori che si sono sentiti traditi e danneggiati; per i rapporti improntati, questa l'impressione, alla reciproca diffidenza tra amministratori e revisori della Federazione. «Per quanto mi riguarda nessuna diffidenza, ma rispetto dei ruoli. Chiarito questo, mi domando: a chi dà fastidio il fatto che il presidente Matteo Paolazzi e Ù consiglio stiano cercando, con qualche risultato visto il punto di partenza, di risanare la cooperativa? Eppure, le critiche e gli attacchi contro questo sforzo sono continue, con fughe di notizie che avrebbero dovuto restare riservate, con pubblicazione di dati e cifre spesso errati. Azioni che danneggiano l'azienda, anzitutto nei confronti delle banche, da cui dipendiamo per il credito - questione in questi giorni apertissima - indispensabile perrisanarela situazione. È certamente un caso» dice Zanoni «ma abbiamo notato che questi attacchi, con dovizia di termini professionali, hanno una cadenza più o meno trimestrale, in coincidenza con le nostre scadenze di cassa. Ripeto, è un caso singolare: congetture e critiche spuntano quando abbiamo bisogno di ricorrere alle banche. Abbiamo chiesto ai nostri legali di predisporre una memoria. Valuteremo se inviarla alla magistratura.» Magistratura che in queste settimane dovrà occuparsi anche dell' istanza di fallimento presentata da alcuni soci. La saga continua. Pag. 13 DECIDERÀ IL TRIBUNALE Istanza di fallimento degli ex soci La richiesta al giudice riguardai crediti per l'autofinanziamento degli anni 2007 e 2008 che secondo gli ex soci la cantina non avrebbe ancora onorato Nei giorni scorsi si è registrata una novità che potrebbe sbloccare la situazione della Cantina LaVis. Alcuni ex soci hanno depositato in Tribunale un'istanza di fallimento perché la cantina non avrebbe onorato alcuni debiti. Adesso il giudice fallimentare di Trento dovrà affidare un'istruttoria alla Guardia di Finanza che analizzerà i bilanci e la situazione patrimoniale della cantina. Poi, entro qualche mese, sarà fissata un'udienza in cui le parti saranno chiamate a illustrare le loro ragioni. Alla base dell'istanza di fallimento ci sono crediti vantati dagli ex soci che negli ultimi anni sono usciti dalla cantina per due motivi. Il primo è dovuto al rimborso dell'autofinanziamento degli anni 2007 e 2008 che non sarebbe stato restituito dalla cantina dopo 5 anni, come previsto dall'articolo 22 dello statuto della LaVis. La seconda categoria di crediti è quella delle trattenute operate dalla cantina dal liquidato per ripianare i fondi di riserva ai quali la cantina aveva attinto per varie ragioni. I crediti di questi due tipi ammontano a circa 600 mila euro, secondo gli ex soci ovviamente. La LaVis, dal canto suo ha sempre contestato questi crediti. Adesso potrebbe decidere il Tribunale. Alcuni ex soci avevano anche intentato un'azione penale per appropriazione indebita, ma la relativa inchiesta è stata archiviata dalla Procura che ha ritenuto che si trattasse di una questione puramente civile. L'istanza di fallimento adesso potrebbe sbloccare la situazione della LaVis. In questi mesi c'è stato uno stallo tra ban- che creditrici, Federazione della Cooperazione e Provincia. Le undici banche che vantano crediti non hanno maturato una posizione comune. C'è chi è disposto a dare il via a una moratoria dei crediti per dare respiro alla cantina e chi, invece, non sembra disponibile a dare altra fiducia alla LaVis. Sono soprattutto le banche della Cooperazione a non credere a un rilancio della cantina. La situazione, poi, è complicata dal fatto che il bilancio è stato approvato in assemblea anche in mancanza del parere positivo dei revisori della Cooperazione. L'assemblea dei soci ha deciso di avviare una causa per responsabilità nei confronti degli ex vertici della LaVis e anche nei confronti della vigilanza della Cooperazione che era accusata anche di non essere imparziale. All'assemblea gli assessori Mellarini e Dallapiccola hanno anche promesso un intervento della Provincia, ma è tutto bloccato. Pag. 14 LA CRISI DELIA CANTINA LA VIS L'istanza di fallimento blocca le banche Più vicino il commissario chiesto dalia Vigilanza cooperativa alla Provincia. Lunedì Olivi in assemblea a Casa Girelli TRENTO - Alcuni ex soci di La Vis, creditori della coop vitivinicola per autofinanziamenti arretrati non restituiti, avrebbero presentato in tribunale istanza di fallimento della cantina. Si tratterebbe di crediti del valore di 59 mila euro. La cifra è contenuta ma il solo fatto che esista un'istanza del genere produce almeno un effetto: le banche creditrici si fermano davanti ad un atto pregiudizievole e si allontana la decisione sul via libera o meno al piano di risanamento. Questo scenario avvicina la possibilità di un nuovo commissariamento da parte della Provincia. «In cancelleria fallimentare non è stato ancora depositato nulla - dice il direttore generale della Provincia Paolo Nicoletti - Si tratterebbe comunque di una cifra contenuta che la cantina, anche se ha difficoltà finanziare, potrebbe pagare per tacitare i creditori. E il giudice probabilmente valuterebbe l'istanza in relazione agli equilibri complessivi». Piazza Dante intanto continua a «studiare» le 75 pagine della revisione biennale della Federazione. Resta però tra Provincia e Cooperazione una diversa lettura di questa relazione. Secondo Nicoletti, i revisori segnalano le possibilità di intervento, affiancamento, commissariamento, liquidazione coatta, senza avanzare una proposta. In Federazione invece si fa notare che le tre possibilità corrispondono a tre scenari diversi: rispettivamente sì delle banche, no delle banche, ulteriore peggioramento della situazione. Allarme sui rischi occupazionali nel caso La Vis è stato espresso dai sindacati Flai Cgil, Fai Cisl e UilaUil al vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi, che parteciperà all'assemblea di lunedì dei lavoratori di Casa Girelli. F.Ter. Pag. 15 ÀI primo processo assolto anche il frigorista Alessandro Tavonatti Morte nella cella frigo Melinda viene assolta // consorzio evita una sanzione da 125 mila euro Parte con una doppia assoluzione il primo processo per la morte sul lavoro di Aldo Boci, l'operaio deceduto nell'ottobre 2013 in una cella frigo della Cfc di Cles a causa delle esalazioni di azoto. Ieri è stato celebrato il processo delle due parti che avevano scelto il rito abbreviato: Melinda, difesa dall'avvocato Luigi de Finis, e il frigorista Alessandro Tavonatti, difeso dall'avvocato Claudio Tezzele. Entrambi, ovviamente per ragioni molto diverse, sono stati assolti dal giudice Carlo Ancona. 11 caso comunque non si chiude qui, non solo perché ci sono altri quattro imputati che saranno giudicati con rito ordinario, ma anche perché per le prime assoluzioni la procura appare intenzionata a fare appello. Melinda era imputata in base alla legge sulla responsabilità amministrativa delle società. La procura chiedeva la condanna del colosso delle mele al pagamento di una sanzione pari al valore di 300 quote, cioè 100 mila euro. Inoltre si chiedevano ulteriori 25.000 euro quale ipotetico profitto del reato (in sostanza il risparmio per non aver aggiornato il Documento di valutazione dei rischi). La difesa al contrario sosteneva che Melinda non avesse alcuna responsabilità per la morte del giovane operaio della Longofrigo. Secoritìó l'avvocato de Finis non c'è prova che la fuoriuscita di azoto sia dovuta ad un'errata manovra del personale presente nel magazzino, visto che potrebbe essere stata provocata da un guasto tecnico. L'impressione è che il giu- dice Ancona abbia assolto la società ritenendo che non ci sia stato vantaggio da parte di Melinda. Ieri è stato giudicato con rito abbreviato anche il frigorista Alessandro Tavonatti. La procura contestava all'operaio di aver consentito a Boci di utilizzare la piattaforma da solo. La difesa replicava che non c'era alcuna responsabilità perché, visto che la vittima era un dipendente di una ditta esterna, non c'era un posizione di garanzia. Ma l'argomento che ha fatto breccia è stato l'interruzione del nesso di causalità: respirare azoto in alte concentrazioni per l'uomo è come inalare un veleno subdòlo e potentissimo. Il medico legale ha stabilito che la sacca di azoto presente in prossimità del soffitto ha pro- vocato la morte dell'operaio in tempi rapidissimi. Anche se Tavonatti fosse stato presente e si fosse accorto che Boci aveva perso i sensi, non avrebbe comunque avuto il tempo per soccorrerlo e salvargli la vita. Ora i riflettori si spostano su un secondo giudizio, sempre su un'ipotesi di omicidio colposo per la morte del povero Boca. Imputati sono' il presidente di MelindaTMichele Odorizzi, il direttore del magazzino Cfc Franco Gebelin, e il legale rappresentante della Longofrigo Casimiro Longo e il responsabilità del Servizio prevenzione (Rspp) Federico Zanasi. La prima udienza è fissata per i 20 di maggio. Non c'è invece la parte civile uscita dal processo dopo aver incassato 750 mila euro dalle assicurazioni. Pag. 16 Cella frigo «killer», morì un idraulico Melinda e tecnico sono stati assolti Per il gup manca il nesso causale. Processo aperto per gli altri 4 indagati GIUSTIZIA UN OPERAIO MORÌ NELLA CELLA FRIGO MELINDA ASSOLTA I l giudice Carlo Ancona ha assolto il frigorista e la società Melinda chiamati in causa per la morte dell'idraulico di 27 anni, Aldo Boci, trovato senza vita il 3 ottobre del 2013 in una cella frigo di un capannone del Consorzio frutticoitori di Cles. Rèsta aperto il processo a carico degli altri imputati. a pagina 6 Roat L'appello della Procura è scontato, ma ieri mattina il primo capitolo giudiziario sulla morte dell'idraulico albanese di 27 anni, Aldo Boci, di Bergamo, trovato senza vita il 3 ottobre 2013 in una cella frigo di un capannone del Consorzio frutticoitori di Cles, si è chiuso con due assoluzioni. Il gup Carlo Ancona ha assolto in rito abbreviato la società Melinda, chiamata in causa per la responsabilità amminiTRENTO strativa, e il frigorista, dipendente di Melinda, Alessandro Tavanotti, entrambi difesi dall'avvocato Luigi De Finis. Le assicurazioni hanno già risarcito i familiari e hanno pagato 750.000 euro. Secondo il giudice non sarebbe dimostrata la responsabilità di Melinda e per il frigorista non c'è il nesso di causalità, in quanto non è dimostrato che Boci sarebbe sopravvissuto se ci fosse stato un collega accanto a lui. Secondo la Procura il carrello elevatore non poteva essere usato senza la presenza di un'altra persona, ma il consulente ha indicato un tempo decisamente breve tra l'improvviso malore, a causa dell'assenza di ossigeno nella cella frigo, e la morte del giovane per asfissia. Quindi difficilmente poteva essere salvato. Boci, secondo la ricostruzione dell'accusa, era morto a causa dell'assenza di ossigeno. Quel giorno l'idraulico era salito su una piattaforma per cambiare una ventola, ma non aveva neppure fatto in tempo a sistemare le viti che era svenuto. Era morto in pochi secondi. In alto la concentrazione di azoto, che viene usata per togliere l'ossigeno e conservare la frutta, è molto elevata. Ma, questo è l'aspetto inspiegabile, quel giorno nella cella frigo non c'erano mele. Secondo la difesa di Tavanatti e di Melinda non c'è la prova che l'incidente sia frutto di un errore umano, ma la fuoriuscita di azoto potrebbe essere stata causata da un guasto tecnico. Ieri mattina si è chiusa l'udienza preliminare, ma resta aperto il processo a carico degli altri imputati Michele Odorizzi, direttore dello stabilimento (proprietario dell'immobile che, però, di fatto viene gestito da Melinda), Franco Gebelin, Casimiro Longo (il datore di lavoro) e Federico Zanasi, responsabile del servizio di prevenzione e protezione. Sono tutti accusati di omicidio colposo aggravato dalla violazione della normativa sulla sicurezza e si difenderanno in dibattimento. Incidente Il giovane ucciso in pochi secondi a causa della carenza di ossigeno D.R. Pag. 17 IL PROCESSO Melinda assolta per la morte alla Cfc dì Cles Il Consorzio Melinda e il suo dipendente Angelo Tavonatti possono tirare un grosso sospiro di sollievo. Il Consorzio, difeso dall'avvocato Luigi De Finis, e il frigorista, difeso dall'avvocato Tezzele di Rovereto, ieri hanno affrontato il giudizio abbreviato davanti al giudice Carlo Ancona. Tavonatti era accusato di omicidio colposo per la morte del giovane idraulico Aldo Boci, all'interno del magazzino Cfc di Cles (in foto i soccorsi). Al Consorzio era contestata la responsabilità amministrativa. Il giudice ha assolto entrambi considerando che Melinda non avesse avuto un vantaggio economico e, quindi, un interesse a tenere la condotta che ha portato alla morte dell'idraulico. Per quanto riguarda Tavonatti, il giudice lo ha assolto perché il fatto non sussiste. Questo perché secondo il giudice non c'era alcun nesso di causalità tra il comportamento di Tavonatti e la morte del giovane idraulico. Al frigorista era contestato di aver fornito una piattaforma aerea per lavorare all'interno della cella senza dire che per usarla si doveva essere sempre in due per precauzione. Gli altri tre indagati, ovvero il presidente di Melinda Michele Odorizzi di Tassullo, il direttore dello stabilimento della Cfc Franco GebeIin di Cles, e il titolare della Longofrigo, Casimiro Longo di Zanica in provincia di Bergamo avevano scelto di andare a giudizio. L'incidente si era verificato quando il giovane era salito su una piattaforma per sostituire un ventilatore. Non era tenuto a farlo. L'autopsia è arrivata alla conclusione che Boci è morto soffocato perché nella cella frigorifera c'era pochissimo ossigeno. Questo perché una valvola dell'azoto era stata dimenticata. In pochi secondi il ragazzo è andato in coma ed è morto. Già pagato un risarcimento di 750 mila euro. yy Le fogne dell'Autostazione! intasate da siringhe e vetri t =: ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ *' pieHoda assolta EH ^ ^ ^ ^ ^ ^ _ ber la morte ~ 2 ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ S ^ a Cfc di Cles MÈkm Pag. 18 LA DENOMINAZIONE COMUNALE La carne salada della Coop Alto Garda è a marchio Deco La Carne salada di Coop Alto Garda è a denominazione comunale, anche se in questo caso è forse meglio dire sovra comunale, visto che sono coinvolti i sette comuni dell'Alto Garda e Ledro. La cooperativa è stata infatti tra i promotori della De.Co. che, come primo prodotto marchiato, propone proprio questa speciali- tà. I referenti della Coop hanno contribuito a creare il disciplinare, assieme ai produttori storici Pregis, Macelleria Bertoldi, Salumificio Fiore e Salumeria Cis. A entrare nel dettaglio di questa tradizione è Bruno Stanga, responsabile del reparto macelleria in piazzale Mimosa. «Il disci- plinare che abbiamo studiato certificherà la lavorazione: abbiamo posto limiti all'uso di conservanti tenendoli ben al di sotto di quanto stabilisce la legge. Oltre al sale si usano alloro, aglio e ginepro. Personalmente, quando fui assunto in Coop, riportai la ricetta a quando ero un bambino. Nel disciplinare abbiamo anche chiarito che il periodo minimo di riposo della carne deve essere di 15 giorni. Questo è un importante punto di forza: la salatura può avvenire anche in maniera forzata, "siringando" gli ingredienti, evidentemente chi aderisce alla De.Co.rifiutaquesta possibilità». Pag. 19 beta 1 Così la struttura, frequentata da 47 bimbi, potrà accoglierne 14 in più L'asilo si «allarga»: nuova aula sotto la tettoia ISERA - L'asilo nido di Isera si amplia, e d'ora in poi potrà ospitare 14 bambini in più rispetto ai 47 che già frequentano la struttura. «Siamo riusciti ad allargare gli spazi dell'edificio, che comprende una palestra, l'asilo ed il nido, ricavandone un'aula sotto la tettoia, uno spogliatoio ed in più una cucina per i bambini dai 0 ai 3 anni» spiega il sindaco di Isera, Enrica Rigotti che sottolinea come ad Isera nell'arco di pochi metri, tra asilo, scuola dell'infanzia ed elementari, si trovino 250 bambi- ni. Una zona, dunque, come l'ha definita la prima cittadina, ad alta sensibilità. I lavori per l'ampliamento della struttura, che accoglie anche 18 bambini di Nogaredo, sono iniziati quest'estate e per il Comune non hanno comportato alcun costo, visto che si trattava solo di ripensare gli spazi di una struttura già esistente. Il nuovo nido ampliato sarà mostrato alla cittadinanza il prossimo sabato 14 marzo alle 10, e a gestirlo ci sarà la Cooperativa Proges. F.C. Pag. 20 L'ok in Commissione alle regole per far partire l'imposta di soggiorno a novembre. Ma prima del via possibile un altro passaggio in consiglio per togliere l'esenzione sulle terme Tassa di soggiorno, c'è il sì al regolamento Inverno, gennaio e dicembre positivi: +1,1% Via libera al regolamento sulla tassa di soggiorno. Che ora, salvo un passaggio in consiglio provinciale chiesto dalla Commissione ma che l'assessore Michele Dallapiccola conta di poter evitare, è definitivo e consente di far partire la nuova imposizione dal primo novembre prossimo. Intanto, in attesa dei dati definitivi dei mesi di febbraio e della conclusione della stagione prevista per Pasqua (che cade il 5 aprile), i mesi di dicembre e gennaio fanno segnare un aumento, seppur lieve, di presenze e arrivi rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Un risultato che Dallapiccola sottolinea come «molto positivo visto che l'anno scorso era stato un inverno record». Tassa, sì al regolamento Il regolamento per la tassa di soggiorno ha ottenuto ieri il via libera in seconda Commissione del consiglio provinciale, con quattro voti positivi e tre no. Ma il sì è stato accompagnato da un'osservazione: va tolta l'esenzione della tassa, prevista dalla legge, per chi viene in Trentino per le cure termali. Michele Dallapiccola ha ricordato che i finanziamenti derivanti dalla tassa ritorneranno ai territori. Gli ospiti pagheranno un euro al giorno per gli alberghi a tre stelle e tre stelle superior; 1.30 euro a quat- tro stelle e superior e 5 stelle; 70 centesimi per gii alberghi sotto le tre stelle e per tutto l'extra-alberghiero. Tutto, anche quello degli appartamenti gestiti in modo imprenditoriale, quindi con partita Iva. Imposta al massimo per 10 giorni Sono esclusi, invece, gli appartamenti messi a diposizione dei privati. Oltre il decimo giorno di pernottamento, ha ricordato ancora l'assessore al turismo, la tassa non si applica. C'è, inoltre, l'esenzione per i miniori di 14 anni e per le persone che sono qui per motivi di cura. La tassa, ha detto ancora Michele Dallapiccola, sarà segnalata nella fattura e si sta mettendo a punto una modulistica semplice, in modo che l'albergatore passa cavarsela con una crocetta. Infine, Trentino Riscossioni incasserà la tassa, con una frequenza che verrà concordata con le categorie. Trentino Riscossioni verserà alla Provincia la tassa, e per la promozione, ha ricordato l'assessore, i fondi verranno ripartiti matematicamente in base alle presenze. Quindi, ha sottolineato, tutto ritornerà ai territori, incrementato da una cifra perequativa. Cifra che sarà ridotta per i territori che introitano molto e sarà invece più robusta per le aree urbane che forniscono servizi come quelli museali. Fondo da 12 milioni Sul fondo perequativo con l'introduzione della tassa di soggiorno, che dovrebbe portare a 10 -12 milioni di entrate, rispetto all'andamento storico dei finanziamenti per la promozione, alcune zone, soprattutto quelle urbane, avrebbero subito addirittura una decurtazione. Sulle strutture termali Dallapiccola ha assicurato la disponibilità a toglierle dalle esenzioni, ma c'è il rischio di dover passare per il Consiglio per cambiare di nuovo la legge. «Sto valutando la possibilità di recepire la novità solo tramite il regolamento, evitando il passaggio consiliare» spiega Dallapiccola. Per il futuro c'è, poi, la volontà politica di introdurre la tassa di soggiorno anche per i clienti delle terme ed ha chiesto, soprattutto per motivi di tutela giuridici, che la Commissione si esprimesse formalmente. Inverno, ok dicembre e gennaio Dicembre e gennaio «che pesano per il 44% sul totale del turismo invernale trentino» spiega Dallapiccola finiscono con «un lieve segno più» quantificabile nel 6,8% per i due mesi sugli arrivi e dell'1,1% sulle presenze. Hanno tenuto gli italiani, mentre gli stranieri, russi a parte, sono cresciuti. Tra gli altri i polacchi che, ad esempio, hanno colmato il calo russo in vai di Fassa. A. Con. Pag. 21 Referendum sui pesticidi a Malles La Corte dei conti apre un'inchiesta Acquisiti i documenti sulla consultazione. Veith: «Convinto della scelta fatta» La Corte dei Conti ha aperto un'indagine sul referendum tenutosi a Malles Venosta fra agosto e settembre 2014, in cui si chiedeva ai cittadini una valutazione suU'utilizzo dei pesticidi nell'area della valle nota in particolare per l'eccezionale produzione delle mele. Nei giorni scorsi emissari della Corte dei conti si sono presentati in municipio a Malles Venosta e hanno acquisito tutta la documentazione relativa ai costi sostenuti dalla pubblica amministrazione per lo svolgimento della consultazione (pari a circa 20.000 euro), che era stata svolta inviando a ciascun cittadino la scheda in cui manifestare la propria preferenza e al termine della quale circa il 70 per cento dei residenti si era schierata - per la BOLZANO gioia degli ambientalisti - contro l'utilizzo dei prodotti chimici nella coltivazione delle mele. Nel mirino della magistratura contabile c'è, oltre al sindaco, anche la commissione comunale deputata a decidere sui referendum nonché il presidente del comitato promotore, il far-' macista Johannes Unterpertinger. Nonostante l'esito del referendum fosse stato accolto con estremo entusiasmo in valle i dubbi sulla legittimità non avevano tardato ad essere sollevati, in primis dal Commissariato del Governo. Nella lettera inviata a Veith la prefettura chiariva come la consultazione avesse violato una competenza dell'Unione europea. Il referendum avrebbe inoltre dovuto tenersi in una giornata unica e non con invio delle schede j>er posta o consegna diretta nell'arco di due settimane. Contestato è anche il fatto che non sia stata effettuata una verifica delle liste elettorali. Se il Comune darà seguito al voto referendario ci sarebbe addirittura il rischio dell'avvio della procedura di scioglimento del consiglio comunale e della revoca del sindaco. Di questo però Veith non sembra affatto convinto. «Non solo rimango convinto che quel referendum andasse fatto, ma credo anche che sia ancora possibile portare l'esito alle sue conseguenze e quindi a un'attuazione del volere dei cittadini» spiega Veith, che ricorda come sia stata proprio una commissione ad hoc a decidere sulla base delle richieste dei cittadini che il referendum an- dava fatto. «E lo hanno detto per due volte, non una soltanto. In ogni caso anche se non si dovesse poter applicare l'esito del referendum io ritengo che il risultato sia stato comunque positivo, perché il fatto di discutere di questo argomento a suo modo è già una vittoria» prosegue il sindaco di Malles. Il farmacista Unterpertinger però non si accontenta di questo ed è determinato ad andare fino in fondo: «Se il Comune non farà nulla chiederemo la nomina di un commissario ad acta per l'attuazione del volere manifestato dai cittadini con questo referendum» ha detto ai microfoni della televisione locale Rttr. Silvia Fabbi Q RIPRODUZIONE RISERVATA Pag. 22 Contributi casa, lo Stato conviene dì più Drastico calo delle domande di sostegni provinciali. Le Comunità: «Giovani, ancora difficile ottenere i mutui in banca» pef del 50% per 10 anni sul co- no fatto domanda per l'acquidi Chiara Bert sto dei lavori di ristrutturazio- sto, giudicando più favorevole ne piuttosto che il contributo per i risanamenti la detrazione Finita per sempre l'epoca dei sugli interessi. statale. Ora cercheremo di capicontributi a fondo perduto di In Alta Valsugana sono arri- re se è possibile spostare le ri«mamma Provincia» per acquivate 77 domande, 69 per l'ac- sorse da un capitolo all'altro, stare o ristrutturare casa: soldi quisto, 5 per risanamento, 3 sarebbe un peccato non mettecash per tutti, requisiti pochisper acquisto e risanamento, a re a disposizione tutto il budget simi. Obiettivo primo delle mafronte di 818 soggetti in gradua- per i nostri cittadini». novre straordinarie degli ultimi toria con 8'piano-dello scorso anni è stato quello - dichiarato anno (168 finanziati fino ad og- di aiutare un settore in profongi). «Il crollo c'è stato anche da da crisi come l'edilizia, facendo lavorare le imprese trentine e noi, del resto le condizioni soaiutando contemporaneamenno cambiate radicalmente te chi voleva metter su casa. spiega Luciano Iseppi, respon- Agevolazioni Con effetti - lamentano oggi in sabile del Servizio edilizia della per 40 milioni molti - di aver drogato il merca- Comunità di valle - prima c'erato immobiliare ma anche, aveno i contributi a fondo perduQuaranta milioni di euro. È vano lamentato i sindacati, di to, condizioni estremamente quanto la Provincia ha messo a aver aiutato i falsi poveri, chi di- favorevoli, pochi requisiti, un bilancio per il «piano casa» chiarava Icef zero ma aveva già sistema di agevolazioni che ha nell'ultima legge finanziaria per i il capitale (familiare) per l'inve- drogato il mercato. Oggi c'è un prossimi quattro anni. Per ii 2015 stimento. prestito agevolato, circoscritto sono stati stanziati 11,6 milioni di L'aria - e gli aiuti provinciali - a giovani coppie e nubendi, euro. Soldi che sono stati ripartiti ora sono cambiati. E i numeri con un Icef minimo. Certo, se tra le Comunità di valle in base al lo dimostrano. Si sono chiusi la volontà era di aiutare le giopatrimonio edilizio esistente e al nei giorni scorsi i termini per vani coppie, l'obiettivo non è numero di residenti e che • si presentare, nelle Comunità di andato granché a buon fine. Le stima - dovrebbero dare risposta valle, le domande di contributo difficoltà a ottenere un mutuo a circa mille domande. per l'edilizia agevolata: contri- dalle banche per i giovani con I contributi sono riservati alle buti in conto interessi nella mi- lavori non stabili sono ancora giovani coppie che hanno sura del 70% del tasso del mu- tante. E abbiamo già delle ricontratto matrimonio da non più tuo contratto con la banca per nunce di chi ha avuto problemi di cinque anni, ai conviventi more la durata massima di 20 anni, di lavoro». Il presidente dell'Aluxorio e ai nubendi che intendono 200 mila euro la spesa massi- to Garda Salvador Valandro fa contrarre matrimonio. Per tutti il ma ammessa per l'acquisto, i conti: «Noi abbiamo avuto limite massimo di età sono i 45 100 mila euro per gli interventi 431 domande di contributo nel anni, con l'obbligo di sposarsi. di ristrutturazione. Le agevolazioni riguardano tra 2013 e 99 nel 2015 (di cui 76 per Il trend, dalla Valsugana alle l'acquisto). Tanti sono venuti a tipologie di interventi: acquisto, Giudicane, dalla valle dei Laghi lamentarsi per i requisiti tropacquisto e risanamento, all'Alto Garda, è uguale su tutto po stretti, convinti che valesserisanamento della il territorio: il numero di richie- ro ancora le vecchie regole. Sul prima casa di abitazione. La ste è crollato, soprattutto per capitolo ristrutturazioni ci soProvincia interverrà abbattendo quanto riguarda le domande di no avanzate delle risorse, veper il 70% gli interessi sui mutui risanamento, dove i trentini dremo di stornarle sugli acquicontratti con le banche per la hanno preferito i contributi sta- sti». Anche Franco Travaglia, durata massima di 20 anni. tali a quelli provinciali. Dati al- assessore all'edilizia della CoI termini per le domande si sono la mano, in tanti - potendo con- munità della valle dei Laghi, chiusi il 7 marzo. tare su un capitale iniziale hanno scelto la detrazione Ir- conferma che «quasi tutti han©RIPRODUZIONE RISERVATA Pag. 23 LAVORO Per non aver rispettato gli impegni presi con la Provincia Seimila disoccupati esclusi dagli aiuti Circa un disoccupato su sei tra quelli che hanno chiesto il sussidio sono stati esclusi l'anno scorso dal beneficio perché non hanno rispettato i patti sottoscritti con l'Agenzia del lavoro. Il meccanismo della cosiddetta condizionalità, ossia della necessità di osservare delle regole e un impegno preciso da parte dei disoccupati in cambio dell'aiuto da parte della Provincia, è stato uno dei temi trattati ieri dalla secon- da Commissione del consiglio provinciale. Lo spunto per un quadro sulla situazione è arrivato a seguito della discussione della mozione presentata dall'ex consigliere Diego Mosna. Il tema era quello del reinserimento dei disoccupati e la dirigente generale dell'Agenzia del lavoro, Antonella Chiusole (loto), ha detto, illustrando la normativa e l'attività, che i patti di servizio, cioè^li accordi sot- toscritti dai disoccupati con l'Agenzia sono stati lo scorso anno 24.000 e 14.358 i piani di azione individuale, che riguardano chi rimane disoccupato per 3 mesi. I senza lavoro esclusi dall'accompagnamento, e quindi dai sussidi, per la disoccupazione, perché non hanno rispettato i patti e gli accordi sottoscritti, sono stati lo scorso anno 6.453 su un totale di 38.000 patti sottoscritti, quindi circa uno ogni sei. Mentre i giovani che hanno aderito a Garanzia giovani sono stati 5.300, per la metà trentini. Sul tema si segnala però una polemica di Filippo Degasperi del Movimento 5 Stelle che, di fronte ai dati presentati come positivi dalla Provincia, parla invece di un vero e proprio buco nell'acqua a livello nazionale e chiede all'assessore Alessandro Olivi di «quale successo parli». Pag. 24 Il quarto trimestre tira su l'export Tra ottobre e dicembre +2,9% Nel 2014 vendite trentine all'estero a 3,3 miliardi: + 1 % TRENTO - Nel quarto trimestre del 2014 le esportazioni trentine hanno registrato un incremento del 2,9%, tirando su l'export annuale che chiude a 3,3 miliardi di euro, + 1% sul 20K dopo variazioni trimestrali dell'1,2% (1° trimestre), dell'I,9% (secondo) e la caduta del 2% nel terzo trimestre. Lo comunica l'Istat. L'anno scorso le vendite italiane all'estero sono cresciute del 2%, con Bolzano che fa meglio di noi: +3,1%. Nel quarto trimestre le vendite trentine all'estero ammontano a 845,7 milioni, 24 milioni in più del corrispondente periodo dell'anno precedente. Tra le voci principali del commercio estero, le performance migliori sono quelle della frutta, con 21,6 milioni di export, in crescita del 24%, dei prodotti chimici, con un incremento del 22% a 30,6 milioni, e delle macchine per la formatura dei metalli, cresciute del 19% a 56,4 milioni. L'export annuale del Trentino ammonta a 3,3 miliardi, in aumento di 31,4 milioni sul 2013. Ai primi posti per incrementi le vendite degli articoli di maglieria, quintuplicate da 6,3 a 35,3 milioni. Boom anche per l'export di tubi, che raggiunge i 20 milioni, più che raddoppiando rispetto all'anno precedente. Risultati notevoli anche di altri prodotti come le calzature, cresciute del 15% a 46,7 milioni, e le macchine per l'agricoltura, aumentate del 12% a 41,8 milioni. Per quanto riguarda le voci principali dell'export, corrono le fibre artificiali e ' sintetiche con un +10% a quasi 183 milioni, cresce del 6% l'export delle cartiere a quota 278,5 milioni, aumenta del 4% l'export di vino e bevande, che raggiunge i 376,7 milioni. Negativa invece nel 2014 l'esportazione di macchinari. F. Ter. Pag. 25 Agroindustria. L'anno scorso le esportazioni sono arrivate a 34 miliardi (+2,4%) Colpo difrenodell'alimentare Emanuele Scarci • • BriUal'export agroalimentare italiano nel 2014 ma si dimezza il tasso di crescita. L'anno scorso le esportazioni italiane sono aumentate del 24% a circa 34 miliardi; il solo comparto di alimentare più bevande ha fatto meglio con il +3,2%, ma distante dal 5,8% del 2013 e dal 10,2% del 2010. «Diversi fattori congiunturali hannofrenatola corsa dell'export - osserva Denis Pantini, direttore area agricoltura e industria alimentare di Nomisma - dall'embargo russo al supereuro, fino al rallentamento dell'economia mondiale». Per il 2015 Pantini è più ottimista. «La sostanziale parità euro- dollaro darà più slancio alle nostre esportazioni. Inoltre si spera che la crisi russa venga in qualche modo risolta». Tornando ai dati Istat elaborati da Nomisma, nel 2014 quasi tutti i prodotti del made in Italy hanno aumentato le vendite eccetto i prodotti agricoli, -1,3% a 5,6 miliardi, e i grassi vegetali, -1,8% a 1,9 miliardi. Tutti gli altri pesi massimi (con almeno 1 miliardo di export) crescono in un range compreso tra Pi,7% delle bevande e il 4,7% di granaglie e caseari. Da notare il brusco stop di Grana padano e Parmigiano reggiano: la crescita è risultata quasi azzerata (+0,2%) a 770 milioni contro un dato medio dei formaggi del +4,8%. I due for- maggi-portabandiera hanno ceduto sui mercati extra Uè, forse inRussia: inEuropainfatti hanno guadagnato il 34%. Bene invece l'export della pasta, +4,2% a 2,26 miliardi, e un po' meCRISIECAMBI Pantini (Nomisma): l'embargo russo ha rallentato lo slancio Mercati Usa e Gb in grande spolvero no il vino (compresi i mosti): +1,4% a 5,n miliardi, ma a metà 2014 il dato era molto negativo. Infine tengono le posizioni gli oli di oliva, con una mini crescita dello 0,2% a circa 1,1 miliardi. Sulle destinazioni del nostro agroalimentare, circa il 70% dell'export è stato consumato sulle tavoledeÌ28PaesiUe.Conottime performance nel Regno Unito (+7% a circa3miliardi) e neiPaesi Bassi (+4% a 1,2 miliardi, che però è una piattaforma di trading); arretrainvecela Germania dicircail 2% a6 miliardi; ottimo ancorauna volta lo slancio degli Stati Uniti (+6,3% a più di 3 miliardi) e del Giappone(+7%a78imilioni).Tra gli emergenti, crollo della Russia (-i2%a6i5milioni) ma tirano Cina (+7,6%) e Brasile (+14,8%). Nel vino continuano a correre Usa (+4,4%) e Gran Bretagna (+6,2%), in ripresa la Gina (+1,2%) ma frena bruscamente la Russia (-10,5%). Pag. 26 Popolari e Bcc,riformeavanti Credito. La Camera approva il decreto banche, passa all'unanimità il piano Federcasse Rossella Bocciarelli Disco verde, ieri, da parte dell'Aula della Camera al decreto banche e investimenti che contiene la riforma delle popolari e che adesso passa al Senato: i sì sono stati 290, i no 149 e le astensióni 7. L'articolo 1 del provvedimento, oggetto delle discussioni più serrate, ha superato quasi indenne l'esame dei deputati, lasciando però insoddisfatte le opposizioni e la minoranza del Pd. che chiede, al pari del Movimento 5 stelle, un'indagine conoscitiva sul ruolo delle banche popolari. E' stato invece riscritto l'articolo 2 sulla portabilità dei conti correnti, con la possibilità di multare i dirigenti e i dipendenti delle banche che non trasferiscono entro i conti entro 12 giorni e senza costi. Infine, nel testo votato in prima lettura c'è un pacchetto di ritocchi alle norme che istituiscono le cosiddette pmi innovative, la cui platea viene ampliata, mentre la Sace è stata ricondotta sotto l'egida della Cassa depositi e prestiti per le decisioni sulle erogazioni di credito al- l'export. Intanto, il consiglio nazionale di Federcasse, la Federazione italiana delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali, riunitosi ieri pomeriggio a Roma, ha approvato all'unanimità una delibera che definisce le linee- guida del progetto di autoriforma del sistema a cui fanno capo 379 casse cooperative. * pagina 29 Pag. 27 fece, rautoriforma accelera Varate le nuove linee guida MASSIMO IONDINI I l credito cooperativo accelera sull'autoriforma. Nel giorno in cui la Camera dei deputati ha dato il primo via libera al discusso e contestato decreto che riforma le banche popolari, il Consiglio nazionale di Federcasse (ìa Federazione italiana delle Banche di credito cooperativo e Casse rurali) ha approvato all'unanimità una delibera che fissa le linee guida del progetto di autoriforma del credito cooperativo italiano. Una sorta di ideale decalogo che sarà la spina dorsale di un lungo, complesso e articolato processo di autoriforma che prenderà fattivamente le mosse quando i rappresentanti del mondo del credito cooperativo incontreranno il governo e i vertici della Banca d'Italia, probabilmente già ad aprile, per confrontarsi sulle modalità attuative e sui graduali passi da seguire per portare a compimento questo cruciale ed epocale passaggio. Dopo la riunione di ieri pomeriggio a Roma, il Consiglio nazionale ha così espresso, si legge in una nota, «piena consapevolezza della necessità di adeguare, sotto il profilo normativo e organizzativo, l'assetto complessivo del credito cooperativo» con l'obiettivo «di accrescere l'integrazione del sistema Bcc». Un sistema a rete composto da quasi quattrocento banche di credito cooperativo e casse rurali, la cui caratteristica principale è essere società cooperative per azioni, mutualistiche e locali sostenute dal principio "una testa, un voto". Il Consiglio di ieri pomeriggio ha dunque deliberato «di proseguire il lavoro di elaborazione» nell'ambito di alcune fondamentali linee guida, a partire dalla conferma del ruolo delle Bcc «come banche cooperative delle comunità e dei territori, a vocazione mutualistica» (secondo quanto previsto dall'articolo 2 dei loro statuti). Quindi, continua la nota, tra le linee guida che ispireranno il processo di autoriforma c'è l'obiettivo di «valorizzare la dimensione territoriale della rete, semplificandone - al contempo - la filiera organizzativa interna, migliorandone l'efficienza», accompagnato a quello di «adeguare la qualità complessiva della governance del sistema al nuovo contesto normativo e di mercato determinatosi con l'Unione Bancaria al fine di accrescere ulteriormente la qualità del servizio a soci e clienti». A questi si aggiungono gli obiettivi di «assicurare una più efficiente allocazione delle risorse patrimoniali disponibili all'interno del sistema», di «individuare la modalità più opportuna» per consentire l'accesso di capitali esterni e di «garantire l'unità del sistema» come presupposto di competitività nel medio e nel lungo periodo. Un'autoriforma, si annuncia, il cui «processo elaborativo prosegue in modo rapido». Per portare, probabilmente, le Bcc a un fattivo confronto con il governo e con Bankitalia già nel prossimo mese di aprile. Pag. 28 Popolari, l'Aula dice sì alla riforma II decreto passa al Senato con la sola novità del tetto anti-scalata NICOLA PINI onostante le contrarietà e l'acceso dibattito che ha suscitato, il decreto che riforma le banche popolari prosegue speditamente la sua navigazione in Parlamento. Ieri la Camera ha licenziato il testo con 290 voti a favore, 149 contrari e 7 astenuti. La palla passa ora al Senato che, presumibilmente, dovrebbe sbrigare la pratica senza colpi di scena. Quel che il governo voleva concedere infatti lo ha già concesso alla Camera, dove è stata introdotta una clausola anti-scalata temporanea, chefissaal 5% il tetto ai diritti di voto nelle assemblee per i primi due anni. Un "paletto" anti-raider durante la fase transitoria che porterà i dieci maggiori istituti a trasformarsi in società per azioni/diventando così più contendibili sul mercato. Le opposizioni contestano però il decreto e restano sul piede di guerra. Ieri il M5S ha chiesto l'apertura di un'indagine parlamentare conoscitiva sulla riforma, contestandone la costituzionalità. Una proposta giudicata «utile» dal presidente della Commissione Bi- N Inascoltata la dura protesta di Assopopolari, mentre permangono forti dubbi di incostituzionalità lancio Francesco Boccia, della minoranza del Pd, che Io aveva già proposto durante l'esame in commissione. L'obbligo di passare dalla forma cooperativa alla Spa per gli istituti con attivi superiori agli 8 miliardi resta il punto centrale del provvedimento, rimasto immutato dopo l'esame della Camera. La nuova governancemanda in soffitta il voto capitario (una testa un voto, a prescindere dal numero di azioni) e di conseguenza il sistema di interessi e rappresentanze, anche territoriali, che hanno sin qui regolato il sistema delle popolari. Si tratta di una rivoluzione contestata da Assopopolari, l'associazione che rappresenta il comparto, e che nei giorni scorsi in un'audizione alla Camera ha ribadito il suo giudizio critico sul decreto nel quale, è stato sottolineato, «permangono evidenti elementi di incostituzionalità». Tra questi, la stessa scelta di legiferare con un decreto in mancanza di motivi di urgenza, così come lafissazionea soli 8 miliardi della soglia oltre la quale diventa obbligatoria la Spa. «Una originalità italiana», è stato detto, dal momento che in Europa la Bce ha fissato il limite dei 30 miliardi per la vigilanza unica. Un vincolo dimensionale che peraltro non hanno le altre aziende cooperative italiane, ad esempio quelle della grande distribuzione o delle costruzioni. Ieri intanto il primo sì al provvedimento ha avuto immediate ricadute in Borsa, con la crescita dei titoli delle maggiori popolari, candidate a un processo di aggregazione. Del decreto fanno parte anche misure su credito e conti correnti. Nel passaggio parlamentare le norme sono state riscritte, recependo per intero la direttiva Uè in materia. I conti bancari andranno trasferiti senza costi per i clienti entro 12 giorni lavorativi, pena multe salate, che vanno da 5mila a Minila euro per dirigenti e dipendenti delle banche inadempienti. Le norme sono valide anche per spostare conti titoli. Gli istituti hanno tre mesi per adeguarsi. Pag. 29 Popolari, dalla Camera sì alla riforma Credito- Approvate anche le nuove norme sulla portabilità dei conti correnti, con relative sanzioni per chi non le applica Rossella Bocciarelli • » Disco verde dell'Aula della Camera al decreto banche e investimenti che contiene la riforma delle popolari e che adesso passa all'esame del Senato: i sì sono stati 290, i no 149 e le astensioni 7. L'articolo 1 del provvedimento, oggetto delle discussioni più serrate, ha superato pressoché indenne l'esame dei deputati, lasciando però insoddisfatte le opposizioni e la minoranza del Pd. stato invece riscritto l'articolo 2 sulla portabilità dei conti correnti, con la possibilità di multare i dirigenti e i dipendenti delle banche che non trasferiscono i conti entro 12 giorni e senza costi. Infine, nel testo votato in prima lettura c'è un pacchetto di modifiche alle norme che istituiscono le cosiddette pmi innovative, la cui platea viene ampliata mentre la Sace è stata ricondotta sotto l'egida della Cassa depositi eprestitiper quel che attiene alle decisioni sulle erogazioni di credito all'export. Ecco le novità rilevanti. Le popolari Entra nel decreto la possibilità per le popolari che si trasformeranno in Spa di inserire nello statuto un tetto ai diritti di voto dei soci in assemblea , in funzione anti-scalata, purché non inferiore al 5% e per un periodo massi- I PALETTI AWT1-SCMÀTA II governo ha accettato di introdurre un tetto del 5% del diritto di voto in assemblea durante (a fase di trasformazione in Spa mo di 24 mesi dalla data di conversione del decreto. Resta invéce la soglia degli 8 miliardi di attivi come asticella oltre la quale scatta l'obbligo di trasformazione in Spa. Dunque, sulla base dell'attivo di bilancio 2014 ,le banche popolari che hanno l'obbligo di trasformarsi in Spa entro 18 mesi dall'emanazione dei regolamenti attuativi di Bankitalia sono dieci e sono, in ordine dimensionale decrescente: Banco Popolare, Ubi, Bper, Popolare diMilano, Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Popolare di Sondrio, Credito Valtellinese, Popolare di Bari e, infine, Popolare dell'Etruria e del Lazio. Portabilità e multe I conti andranno trasferiti senza costi per i clienti entro 12 giorni lavorativi, pena multe salate, da 5mila a Ó4mila euro per i dirigenti, ma anche i dipendenti, delle banche inadempienti; un decreto del Mef, sentita Bankitalia dovrà stabilire entro quattro mesi l'entità degli indennizzi per i ritardi. Gli istituti hanno tre mesi per adeguarsi.Le norme sono valide anche per spostare conti titoli. Agevolata anche l'apertura di conti correnti transfrontalieri. Credito all'export Un' altra modifica di rilievo riguarda la Sace. Sarà infatti la capogruppo.Cassa depositi e prestiti, diversamente da quanto previsto in origine, a erogare credito all'export «direttamente,o attraverso Sace , o un'altra delle società controllate». Pmi innovative E' stata ampliata la platea delle Pmi che avranno le stesse agevolazioni delle start up innovative: vi rientrano infatti anche le società di capitali, se non quotate, e le cooperative, per le quali basterà l'autocertificazione per l'iscrizione al registro. Tra i parametri per rientrare nella nuova definizione, anche gli investimenti in innovazione. Anche gli intermediari finanziari potranno sottoscrivere quote di start up e Pmi innovative. La possibilità di accesso al fondo di garanzia è prevista anche per assicurazioni e organismi di investimento collettivo Enti previdenziali e Oicr Gli enti previdenziali e gli organismi di investimento collettivo del risparmio potranno partecipare«inquotaminoritaria» al capitale della nuova società perlapatrimonializzazioneela ristrutturazione delle imprese in crisi, mentre sale a 550 milioni la garanzia dello stato per le imprese in amministrazione straordinaria. Pag. 30 La svolta dell'economia italiana Nel primo trimestre segnali positivi da situazione generale, occupazione e investimenti di Valerio De Molli I l primo trimestre del 2015 sembra, finalmente, quello della svolta. I segnali di aumento del sentiment che emergono dalle nostre analisi sono rilevanti. Il miglioramento nelle aspettative, che emergeva già a fine dello scorso anno, è in forte accelerazione, ad un tasso mai registrato dall'inizio delle nostre serie storiche dell'Ambrosetti Index. Peraltro siamo stati tra i primi ad avere anticipato già dallo scorso mese di dicembre 2014, quando altre istituzioni avevano ancora un quadro previsionale negativo, una possibile inversione di tendenza. Soprattutto per la prima volta il dato sulle previsioni di occupazione a 6 mesi va in campo positivo. Non era mai avvenuto dalla costituzione del nostro Index. La combinazione di Jobs Act e scenario internazionale favorevole giocano a favore. Dopo 13 trimestri di decrescita del PO, il 1° trimestre dovrebbe segnare un dato positivo, con segnali incoraggianti per i prossimi mesi. Quattro fattori principali stanno soffiando contro la crisi. © L'intervento della Bce che comprerà, fino a settembre 2016, óo miliardi tra titoli di Stato dei Paesi membri e altri titoli detenuti prevalentemente dalle banche (come covered band e asset backed securities) ha ridotto ai minimi storici, quasi azzerando e in alcuni casi rendendo negativo - il costo di rifinanziamento del debito di nuova emissione per i Paesi. Per l'Italia i risparmi dovuti ai minori interessi sul debito di nuova emissione si potrebbero atteStaretrai4ei6miliardinel20i5.11valorediuna manovra finanziaria. © L'indebolimento dell'euro, in particolare contro il dollaro, risultato della politica divergente delle due rispettive banche centrali (la Fed è orientataper un aumento dei tassi, mentre la Bce sta iniettando liquidità nel sistema) sostiene la competitività dei prodotti italiani aU'estero.aumentandoilpotenzialediexport. Sitassi di interesse dal dopoguerraaogginon sono mai stati cosìbassi, ad esempio il costo di finanziamento del debito pubblico è ai minimi storici e sui Btp decennali è all'1,15%. 0 Infine, la riduzione significativa del prezzo delpetrolio.cheequivalequasiaunamanovra di stimolo simile a una riduzione delle tasse, riducendo i costi di trasporti, genera un effetto indiretto di riduzione dei costi e aumento del potere d'acquisto su molti prodotti e servizi scambiati sui mercati. Se è vera la frase di Seneca "non c'è vento a favore perchinonconosceil porto", diremmo che siamo a buon punto, perché almeno il primo elemento è a favore. In questo quadro economico migliore rispetto al passato, si inseriscono aspettative di forte miglioramento. Gli indicatoriAmbrosettiClubEconomicIndicator segnano valori ai massimi dall'inizio delle : ruevaziom. rilevazioni. ^ I nostri indicatori incorporano il sentiment di un target selezionato (il campione della noOLTRE LE RIFORME Le multinazionali, prima di scommettere sul nostro Paese, hanno bisogno di un trend di crescita consolidato e duraturo nel prossimo futuro stra analisi è composto da imprenditori, amministratori delegati e rappresentanti dei vertici aziendali delle più importanti società italiane e multinazionali che operano in Italia) e con una visione privilegiata del business a 3600, sugli investimenti in programma, sull'andamento delle vendite e degli stock, sui nuovi ordinativi e sull'evoluzione dei mercati di sbocco dei prodotti e servizi. Ilprimo dato positivo è legato all'indicatore di sentiment sulla situazione dell'economica itahanachesiattestaamarzoa26punti,massimo da ottobre 2013 e in sostenuto aumento dal valore di 34 di dicembre 2014. Questi dati fanno pensare a una piena uscita dalla crisi/stagnazione in cui la nostra economia si è trovata negli ultimi anni. Rimangono fragilità, in ogni caso, almeno finché non ripartirà la domanda aggregata in Europa e in Italia. Questo dato trova conferma conPindicatore sulle aspettative future elaborato a dicembre 2014 (+17,2) che evidenziava unabuonaripresa. Le aspettative dimetà/fìne anno sono di una ulteriore accelerazione rispettoalprimotrimestredel2oi5. Ricordiamo come siafisiologicoche all'aumentare dell'attività economica e al miglioramento degli indicatori (grafico sulla situazione economica italiana), le prospettive di ulteriore miglioramento tendono a ridursi. L'elemento damonitorare è il segno dell'indicatore che,finchérimane positivo, indica ulteriore crescita. Questo dato, letto insieme a quello sulla valutazione dell'economia del 1° trimestre 2015, mostra come i vertici delle più importanti aziende del Paese dimostrano una significativa fiducia di miglioramento e di ritorno alla crescita entro l'estate. Dato in forte controtendenza rispetto al passato è quello sulle aspettative del mercato del lavoro. Per la prima volta, dall'inizio delle rilevazioni, il sentiment sull'occupazione è positivo. Questo dato, tuttavia, venendo da una situazione di 7 trimestri consecutivi di contrazione, va letto come segnale di attese di miglioramento, ma non come indicazione di risoluzione dei problemi dell'occupazione, soprattutto quella giovanile. Sul fronte degli investimenti, l'indicatore dopoaverregistratounafasedistabilizzazioPag. 31 ne intorno allo zero nei trimestri scorsi, che evidenziavalastagnazione.mostraun deciso incremento. Il valore mostra come le prospettive di aumento degli investimenti siano moltomarcate, anche se l'aumento va visto in relazione ai valori attuali che sono ai minimi storici. In sintesi, i nostri indicatori di sentiment evidenziano una positività diffusa sull'andamento economico generale, sull'occupazione e sugli investimenti. In questo quadro positivo, tuttavia, è opportuno usare della prudenza in una lettura totalmente ottimistica per il futuro. Come indica Giuseppe duellino, membro di Ambrosetti Club e managing director di Ceva Logistics, azienda leader al mondo nel settore logistico e dei trasporti, è necessario che i segnali positivi trovino conferma nei prossimi mesi. Solo allorapotremo pensare a un duraturo e sostenibile incremento di investimenti e lavoro. Le multinazionali, prima di investire, hanno bisogno o di un trend di crescita consolidato o di un percorso che possa far pensare alla crescita in modo duraturo. In questo esistono altri Paesi e aree del mondo più attrattive dell'Italia e dell'Europa. Fondamentale è la certezza del quadro normativo e delle leggi. L'investimento viene programmato con un ritorno economico che si concretizza in due/tre anni. In tale quadro è essenziale che alcuni elementi come tassazione, leggi del lavoro, giustizia, siano in un quadro di stabilità. Nella logistica, come in qualsiasi altro settore che lavora con margini compressi, quando emergono segnali positivi si lavora, in primis, sull'incremento di produttività per far fronte alla nuova domanda e, solo poi, se l'aumento della domanda è confermato, sipensa a rafforzare la forza lavoro e pianificare nuovi investimenti. Chiellino evidenzia l'impatto che la riduzione del prezzo del petrolio ha avuto sul settore, aumentando marginalità per le imprese e riduzione dei costi di movimentazione delle merci. Anche l'indebolimento del cambio euro/dollaro ha aiutato gli operatori logistici in particolare quelli con un respiro internazionale. Leonardo Salcerini, anch'egli membro di Ambrosetti Club e amministratore delegato di Toyota Material Handling Italia, presenta numeri sintetici e chiari sull'andamento del suo settore: +15% l'anno scorso e+20% nei primi duemesidel20i5-Finoapochimesifanonsi attendeva una crescita così marcata nei primi due mesi dell'anno. Per la natura del prodotto che vende Toyota Material Handling Italia-la crescita può essere interpretataprincipalmenteinduemodi: come un segnale importante di ristrutturazione e aumento dell'efficienza deipunti vendita della grande distribuzione, che crea spazi di miglioramento e crescita nel futuro; come segnale di crescita dei magazzini delle industrie a fronte di ordinativi in aumento o aspettative diaumentodellevendite.soprattuttosul fronte delle esportazioni. Anche Leonardo Salcerini è prudente sulla velocità con cui la crescita economica possa tradursi concretamente in aumento dell'occupazione. Pure in questo settore la prima risposta, dopo anni di crisi, all'aumento della domanda è un aumento dell'efficienza e il miglioramento dei processi produttivi. Se il trendsiconferma,sipensaanuoveassunzioni e alla programmazione degli investimenti. Infine, in questo contesto, ogni elemento che aggiunge flessibilità al sistema è visto positivamente e consente di allineare più velocemente l'azienda alle necessità del mercato. ORIPRODUZIONERISERVArA Il quadro italiano LASITUAZIONEECONOMICA ITALIANA Positivo l'indicatore disentimentsulla situazione dell'economica italiana che si attesta a marzo a 26 punti, massimo da ottobre 2013 e in sostenuto aumento dal valore di 3,4 di dicembre 2014. 2013 2014 Lug Ott Gen Mar Giù Sett -23,0 -7,07 5,29 10,2 7,5 4,8 2015 Die Mar 3,4 26,0 LE PREVISIONI SULL'OCCUPAZIONE ASEI MESI Per la prima volta, dall'inizio delle rilevazioni, il sentiment sull'occupazione è positivo con un valore di 9,4, in forte crescita da un valore di -21,6 di dicembre 2014.. 2013 2014 2013 2014 2015 Lug Ott Gen Mar Giù Sett Die Mar 21,0 11,3 5,2 6,8 10,3 3,8 17,2 10,4 LE PREVISIONI SUGLI INVESTIMENTIASEI MESI L'indicatore, dopo una fase di stabilizzazione intomo allo zero nei trimestri scorsi (fase di stagnazione), mostra un deciso incremento raggiungendo il valore di +25,0. 2013 2015 Lug Ott Gen Mar Gru Sett Die Mar -17,0 -18,2 -25,2 -15,8 -12,6 -14,4 -21,6 9,4 30 LEPROSPETTIVEECONOMICHEASEIMESI Le aspettative di metà/fine anno sono di una ulteriore accelerazione economica rispetto al primo trimestre del 2015, con l'indicatore che segna 10,4 punti. 2014 2015 Lug Ott Gen Mar Giù Sett -10,6 -1,2 -1,8 1,1 8,1 0,9 Die Mar 0,9 25,0 30 : Fonte: The European-House Ambrosetti Pag. 32 ANALISI E COMMENTI $ Il corsivo del giorno di Damele Manca SELE POPOLARI DIMENTICANO LA LEZIONE DELLE FONDAZIONI CREDITO E REGOLE La lezione dimenticata dalle banche popolari T ' opposizione di alcune l i banche popolari alla riforma voluta dal governo dimostra come questi istituti sembrino non aver colto la lezione delle Fondazioni. a pagina 26 \ \ leune banche popolari si » A. appresterebbero a una battaglia legale per tentare di modificare il corso dellariformavoluta dal governo. E ancora una volta sembrano non aver colto la lezione delle Fondazioni. Il presidente dell'associazione che le raccoglie, Giuseppe Guzzetti, ha siglato mercoledì un accordo con il ministero dell'Economia che permette di continuare nel percorso di allontanamento degli enti dalle banche conferitarie. È solo l'ultimo atto di un processo che va avanti da due decenni. E che ha visto confrontarsi gli azionisti delle maggiori banche italiane da Banca Intesa passando per Unicredito con governi di tutti i colori e ministri delle più diverse estrazioni. Non è stato un percorso facile ma è assolutamente imparagonabile all'opposizione che sta registrando la riforma degli istituti-popolari. La memoria corta di molti che difendono lo spirito mutualistico di quegli istituti, ha fatto dimenticare scandali come quelli della Banca Popolare di Lodi, di Novara, di Milano che solo da poco grazie a una rivoluzione manageriale sono stateriportatein careggiata. Dietro lo spirito mutualistico, si sono nascosti e si nascondono credito di relazione, potentatTlócali, cordate politiche e sindacali che hanno occupato istituzioni decisive per il Paese. E tutto grazie a quel voto capitario che lariformavuole abbattere e che oggi permette di considerare ininfluente il numero di azioni possedute perché vale il principio di una testa un voto. È quella regola che ha impedito e impedisce la contendibilita delle banche popolari. Che significa ostacolare il cambiamento divertici e strategie fallimentari (se non peggio), cosa ottenibile oggi soltanto organizzando il consenso e portando il maggior numero possibile di soci nelle assemblee. Colpisce che si potesse pensare di salvaguardare all'infinito i propri interessi e posizioni più o meno di rendita. Quasi il mondo delle Popolari fosse impermeabile ai tempi. Un errore e una mancanza di lungimiranza rara. Pag. 33 RURALI, I SOCI SI FACCIANO DIECI DOMANDE di Luciano Imperadori D opo il recente (anticostituzionale ?) decreto legge del governo Renzi che impone alle maggiori Banche Popolari di trasformarsi in Spa aprendo le porte ai grandi movimenti della finanza globale, causa prima della crisi, si sta discutendo a Roma anche la "riforma" delle Casse Rurali. In realtàanche questo provvedimento era già contenuto nel citato Decreto legge e fu stralciato all' ultimo minuto con T'impegno che lo stesso movimento del Credito Cooperativo avrebbe fatto sua una "autoriforma". • SEGUEAPAGINA13 n questi giorni si sta discutendo a Roma, a molti livelli, tendendo però all'oscuro nel modo più totale i soci cioè i proprietari del Credito Cooperativo. Forse vale la pena che i soci si interroghino su quello che potrebbe essere a breve un radicale capovolgimento (una "rottamazione", come si ama dire oggi?) della storia e della natura delle Casse Rurali dopo oltre cento venti anni di "onorato servizio" Forse Don Guetti e Raiffeisen avrebbero qualcosa da di- I re. Ma vediamo se qualcuno tra i soci e tra chi sta al vertice del Credito cooperativo in questa terra - ha la cortesia di rispondere a queste dieci domande: 1. Il voto prò capite, cioè indipendente dal capitale posseduto nella società o dalla propria forza economica, che è alla base del sistema cooperativo, è antiquato nell'economia moderna? 2. Mettere gli utili a riserva indivisibile, che rimane per le future generazioni, è un bene o è meglio dividerli tra gli azionisti magari di capitale? 3. È vero che le concentrazioni e le grandi dimensioni assicurano più efficienza? 4. Il rapporto della cooperativa col proprio territorio e con i propri soci, va mantenuto o è un vincolo alla crescita lasciando che tutti siano contro tutti? 5. La libera elezione degli amministratori che può portare alla direzione anche persone "poco competenti", va superata a favore di "gente esperta" che, come insegnano le vicende di grandi banche, hanno aumentato a dismisura i loro stipendi magari socializzan- do le perdite e privatizzando i profitti? 6. I soci saranno liberi di eleggere tutti gli amministratori o, come faceva il fascismo, qualcuno imporrà dall'esterno le direttive con altre persone? 7. Quando tutto sarà accentrato a Roma magari anche i controlli cosa starà a fare la Federazione Trentina della Cooperazione? E i dipendenti delle Casse Rurali aumenteranno o diminuiranno? 8. Il movimento cooperativo trentino (e altoatesino) che sono unitari secondo il modello Raiffeisen, rimarrà unito o si dividerà tra le Casse Rurali da un lato ( di Via Segantini) e le altre cooperative dall 'altro? 9. Il Governo italiano è più avanti degli altri governi europei (Germania, Francia ecc.) che difendono e proteggono le Banche cooperative e le Banche del territorio che rappresentano quote consistenti del mercato. 10. È conforme alla Costituzione e alla libera impresa imporre per legge un modello unico capitalistico di Banca che impoverisce la stessa concorrenza? Luciano Imperadori Pag. 34
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