PASQUA 2015 1 2 EDITORIALE RIVOLI Parrocchie nella città ANNO XIX - N.1 Marzo 2015 Via F.lli Piol, 44 10098 Rivoli (TO) www.parrocchierivoli.it [email protected] [email protected] In copertina: Tela bianca di Laura Giacone Direttore responsabile: Paolo Paccò Vice direttore: Lidia Cuva Redazione: Don Giovanni Isonni Don Angiolino Cobelli Don Paolo Ravarini Don Andrea Zani Paola Cornaglia Stefano Coscia Jenny Gennatiempo Silvano Giordani Remo Lardori Franco Rolfo Mariangela Zamariola Lidia Zanette Progetto grafico: Identità Multimediale Torino Impaginazione: Fabio Leone Stampa: Tipografia Locatelli Trezzano sul Naviglio (MI) Carissimi, la nostra storia è la storia dei volti che abbiamo incontrato! Il volto di mamma che ci ha accolti, ci ha sorriso, ci ha coccolato. Il volto di papà che ci ha rassicurati, ci ha dato forza, ci ha indicato la strada. I volti di tanti amici che ci hanno fatto sentir bene, che ci hanno fatto compagnia, che ci hanno promesso fedeltà. Ma dentro ognuno di questi volti da sempre abbiamo cercato i segni, i lineamenti, i tratti di un volto che va oltre, che intuiamo esserci, ma che non riusciamo a vedere, che ci manca e di cui sentiamo nostalgia. Sì, perché noi siamo “a immagine e somiglianza” di quel volto! Ogni persona, ogni credente è alla ricerca del volto del Creatore, del Padre provvidente, dell’Educatore, della Bellezza, della Bontà! Questo volto noi l’abbiamo incontrato e visto nel volto di Gesù di Nazareth, il volto della trasparenza dell’Amore più grande! A volte penso che la nostra vita di fede è questa stupenda avventura di ricerca del volto di Gesù… pellegrini su questa terra riusciamo a intravvederne solo alcuni tratti lievi, ma con la certezza che più i nostri occhi saranno limpidi meglio vedremo quel volto. EDITORIALE In Gesù di Nazareth vediamo: • il volto della vita, dal primo suo esistere nascosta nel grembo di una donna al suo spegnersi (per poco) come la candela che si consuma, • il volto della bellezza e del bene, perché siamo stati pensati, voluti e creati come “cosa buona”, • il volto della sfida per vivere sogni grandi, • il volto della fatica per realizzare quei sogni, • il volto della sofferenza nella logica del seme che muore per essere spiga, • il volto del perdono per ridare sempre e comunque una nuova possibilità di vita, • il volto dell’accoglienza: gli occhi grandi non hanno limiti o chiusure, • il volto della solidarietà che vede, si avvicina, si prende cura, si fa carico, si fa prossimo, • il volto della gioia, della serenità, del sorriso, • il volto dell’amore, dell’Amore più grande, così grande che arriva a dirci: “Ti voglio bene, ti amo… da morire!” Preghiera al Volto Santo Signore Gesù, tu che sei il volto dell’eterno amore, tu che hai voluto guardarci con occhi nuovi, parlarci con labbra nuove, ascoltarci con orecchie nuove, tu che hai voluto effondere lo Spirito Santo come profumo della tua grazia e della tua bellezza nei nostri cuori e nell’universo intero, tu che hai voluto toccarci per essere toccato da noi, e ti sei fatto gustare nel pane della vita, parla ancora al nostro cuore, inondalo, e fa’ che l’incontro con te in questo luogo santo, custode del velo nel quale i fedeli venerano il tuo Volto di infinita misericordia, possa essere per tutti quelli che vi giungeranno pellegrini durante questo anno santo, il nuovo inizio della storia di salvezza e di amore a cui chiami i nostri cuori... E Maria, che contemplò il tuo volto per prima e lo baciò con tenerezza di Madre, lei che seguì l’evolversi del tuo volto, e lo vide chiudere gli occhi sulle braccia della croce, lei che lo contemplò risorto e ora lo contempla nella gloria, ci aiuti ad essere quelli che cercano nella verità, che incontrano nella grazia della santa madre Chiesa, che riconoscono nei sacramenti, nella carità e nella fede il tuo volto di Salvatore, rivelazione dell’infinito amore. Amen! Fare Quaresima, vivere la Pasqua è semplicemente cercare, vedere e incontrare questo volto, il volto di Gesù! Il volto di Gesù lo vediamo: - quando ci mettiamo in ginocchio e con le mani giunte e lo sguardo del nostro cuore è solo per lui (la preghiera), - quando ci liberiamo dalle cose, dalle Bruno Forte parole, dai desideri che quasi annebbiamo i nostri occhi (il digiuno), - quando guardiamo con amore ogni persona che incontriamo vedendo in ognuno i tratti di Gesù (la carità). Che anche quest’anno sia Pasqua per tutti perché la luce del volto dell’Amore La Redazione più grande risplenda per i più piccoli, per i nostri ragazzi e giovani, per i papà e le mamme, per chi è carico di anni, per chi porta in sé il volto del crocifisso perché di “Rivoli, Parrocchie malato, per chi sta facendo tanta fatica, per chi non ce la fa più, per chi ancora nella città” formula osa sognare, per chi è deluso, per chi è triste, per chi è felice! Sono sicuro che a tutte le comunità quel volto che cercheremo guardando al Crocefisso, spiando nel sepolcro vuoto, curiosando sul lenzuolo della sindone lo potremo incontrare ricordandoci che i migliori auguri “non si vede bene che con il cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi”, ma non al per una Santa cuore, il solo capace di un Amore più grande! Auguri di una Pasqua colorata di Pasqua di Risurrezione. volti!!! don Giovanni 3 4 INSERTO IN ARTE La “tela bianca” di Laura Giacone L’AMORE PIÙ GRANDE Martedì 24 marzo 2015 ore 21 Oratorio Stella “L’ostensione della Sindone” don Giuseppe Ghiberti Laura Giacone, figlia del pittore rivolese Claudio Giacone, ha fin da giovane scelto di dedicarsi all’arte in precedenza scelta dal padre, con particolari ricerche nel campo della pittura e dell’arte sacra in genere. Tra i suoi quadri possiamo ammirare i ritratti alla mamma, alla sorella Silvia e al papà. Laura ha realizzato un singolare dipinto di arte sacra contemporanea, così unico che la vera e propria immagine può essere vista solo in condizioni particolari: è infatti necessario illuminare la tela dal retro per poter rivelare l’immagine del volto di Gesù Cristo. Quando invece la tela è vista frontalmente e senza alcuna illuminazione retrostante, appare come una normale tela bianca, in attesa di essere dipinta con gentili tocchi di colore. L’immagine del volto del Cristo non si rifà però a quello di una qualsiasi icona medievale o rinascimentale, bensì a quello che è impresso sulla Sacra Sindone. Un significato estremamente profondo che vuole quindi sottolineare come il Salvatore si mostri a noi proprio nei momenti di buio, solo se effettivamente ricercato con attenzione, solo se è la luce del nostro cuore a volerlo illuminare. Un volto debole e stanco, che in un momento di difficoltà ci illumina a sua volta e ci aiuta a riprendere le forze e la gioia del vivere quotidiano. La tela bianca è stata esposta recentemente presso il monastero di clausura di Santa Croce, il convento delle Canonichesse Regolari di Via Querro, e in questo 2015, che prevede una nuova ostensione della Sindone, la nascita di un lavoro di arte sacra così singolare ci aiuta a riflettere sul sacrificio di Cristo, atto che racchiude in sé tutto ciò che è l’Amore più Grande. Mattia 5 OSTENSIONE La Sindone: un po’ di storia Le notizie più antiche sono frammentarie e lacunose, non del tutto documentabili. Probabilmente conservata dalla primitiva comunità cristiana, a ricordo della Passione di Gesù; ma nascosta per paura delle persecuzioni, nel VI secolo compare ad Edessa (chiamata “mandylion”). Nel 944 i bizantini trasferiscono il mandylion a Costantinopoli per salvarla dalle mani dei musulmani invasori. Nel 1147 Luigi VII di Francia venera la sindone a Costantinopoli e nel 1171 Manuele I Comneno mostra ad Amalrico I, re dei latini di Gerusalemme, la sindone insieme ad altre reliquie della passione. Nel 1204 Costantinopoli viene saccheggiata dai crociati e della Sindone si perdono le tracce. Ma ricompare nel 1353, a Lirey in Francia, da quel momento “storicamente documentata”. Nel marzo del 1453 Margherita di Charny vende la Sindone al duca Ludovico II di Savoia, che la porta a Chambéry, allora capitale dei regnanti. L’11 giugno del 1502 viene sistemata nella Sainte-Chapelle du Saint-Suaire del castello ducale di Chambery appositamente costruita. E Papa Giulio II autorizza (9 maggio 1506) il culto della Sindone fissandone la ricorrenza festiva il 4 maggio. Danneggiata da un incendio viene rattoppata dalle clarisse di Chambéry che la rinforzano fissandola ad una tela d’Olanda. Il 19 settembre 1578 il duca Emanuele Filiberto trasferisce la Sindone a Torino dove ha spostato la capitale: qui San Carlo Borromeo si reca in pellegrinaggio a piedi per assolvere al proprio voto. Nel 1598 si costituisce la Confraternita del Santo Sudario. Nel 1667 Guarino Guarini è incaricato di realizzare la cappella della sindone tra la cattedrale ed il palazzo reale: e qui il 1º giugno 1694 viene traslata ufficialmente. Nel 1898 la Sindone viene fotografata per la prima volta: l’immagine cor- risponde a un negativo fotografico e suscita interesse e curiosità, anche nel mondo scientifico. Dal 1939 al 1946 la Sindone viene nascosta all’interno dell’abbazia di Montevergine in Campania, per proteggerla dai bombardamenti. Nel 1973 avviene la prima ostensione televisiva della Sindone. Ostensione solenne nel 1978 (26 agosto - 8 ottobre) per il quarto centenario del trasferimento da Chambery a Torino. Nel 1983 Umberto II di Savoia, ultimo Re d’Italia, lascia la Sindone in eredità al Papa, che delega la custodia all’Arcivescovo di Torino. Nel 1988 l’esame del carbonio 14 decreta che il lenzuolo è di epoca medievale (12601390). Tra l’11 e 12 aprile del 1997 la Sindone è portata in salvo dall’incendio che devasta la Cappella del Guarini. Nel 2002 viene sottoposta a un intervento di restauro conservativo: rimosse le toppe e il telo di sostegno del 1532. Ostensioni Numerose sono le ostensioni che accompagnano ricorrenze e feste di casa Savoia (proprietaria della Sindone) Ricordiamo solo le più significative e solenni. 1578 - Ostensione per l’arrivo della Sindone a Torino (da Chambery) alla presenza di S. Carlo Borromeo.. 1582 - Ostensione per il terzo pellegrinaggio fatto da San Carlo Borromeo a Torino per venerare il Sacro Lino. 1623 - S. Francesco di Sales toglie la reliquia dalla cassa e la presenta al popolo. 1694 - Ostensione per il trasporto della S. Sindone nella nuova Cappella del Guarini. 1799 - Ostensione / Ricognizione dell’Arcivescovo di Torino mons. Carlo Luigi Buronzo nominato Custode della Reliquia. 1804 (e 1811) - Ostensione privata in occasione del passaggio a Torino di Sua Santità Pio VII (verso Parigi per incoronare l’imperatore Napoleone). 1898 - Ostensione per varie ricorrenze, ma importante la “prima fotografia” che rivela un’immagine “nuova”. 1933 - Ostensione per espresso desiderio del Pontefice Pio XI di celebrare l’Anno Santo 1969 - Ricognizione sul Telo da parte di una commissione di studio. 1973 - Prima ostensione televisiva in diretta. 1978 - Ostensione per il IV Centenario del trasferimento da Chambery a Torino: Congresso Internazionale di studio. 1980 - Ostensione privata per il Santo Padre Giovanni Paolo II. 1988 - Prelievo del campione sindonico per l’esame del carbonio 14. 1992 - Ricognizione da parte di esperti in vista di una migliore conservazione del Telo. 1998 - Ostensione per il centenario della prima fotografia (Secondo Pia) ed i cinque secoli di vita del Duomo di Torino. 2000 - Ostensione per l’anno Giubilare del Millennio. 2002 - Restauro del Telo da parte di due esperte tessili e sistemazione in una teca ad atmosfera inerte. 2010 - Ostensione voluta dal cardinale Severino Poletto dopo l’intervento conservativo del 2002. Silvano Giordani 6 TERRA SANTA Viaggio in Palestina 29 dicembre – 3 gennaio 2015 Il 27 dicembre siamo partiti da Torino per un pellegrinaggio in Palestina. Ciascuno di noi ha portato “una valigia” che conteneva, oltre le cose personali, anche il desiderio di trovare qualcosa d'importante per la nostra spiritualità. Il nostro intento è stato quello di ripercorrere la vita di Gesù, ritrovando le radici del nostro essere cristiani, capire meglio che cosa è accaduto duemila anni fa. Il Masci Nazionale ha organizzato questo pellegrinaggio come chiusura dell'esperienza della Via Francigena allargando la partecipazione anche a me e mio marito. Pur non facendo parte di questa associazione la conosciamo avendo avuto nostro figlio scout del Rivoli 3 per un lungo periodo. Dell'associazione ho sempre ammirato la finalità e l’organizzazione. Infatti, per questo viaggio ci siamo sentiti veramente parte del gruppo ed è stato il modo migliore per entrare in sintonia con lo spirito del viaggio. Siamo partiti in 91 persone da Torino Caselle guidati da Don Aldo come padre spirituale “molto attento” e il Diacono Gianfranco, ottima guida per la parte storica. Siamo stati divisi in due gruppi con itinerario diurno diversificato, uno composto di camminatori piedi+bus e l'altro di meno camminatori bus+piedi. Abbiamo ripercorso i luoghi evangelici più importanti dall'Annunciazione di Maria al Santo Sepolcro: Nazareth, Lago di Tiberiade, Betlemme, Gerusalemme. Rivivere quei posti è stato molto emozionante perché inducevano a una più profonda riflessione. Essere lì è valso anche per prendere maggior coscienza di che cosa continua ad accadere in questa terra dilaniata da un conflitto che non trova pace dal 1947. È incredibile vedere con quanto odio si combatte questa guerra che non si limita alle sole armi ma si alimenta con un logorio ideologico devastante sia sul piano militare che economico. Gli ebreo-israeliani si sentono sempre più il popolo eletto che attende il Messia e in virtù di questo giustificano ogni mezzo. Hanno innalzato tra Israele e Cisgiordania un bruttissimo muro alto nove metri che non solo viene giustificato per la sicurezza del loro Stato ma rappresenta bene la volontà di divisione delle relazioni dei due popoli, innescando atti di terrorismo da parte dei palestinesi. È un gatto che si morde la coda. Nessuno dei due si è reso conto di come hanno rubato a generazioni di bambini sia israeliani che palestinesi la loro infanzia Questo ci deve fare riflettere. Abbiamo avuto modo di incontrare una realtà dove si sentiva che la parola di Gesù è presente tutti i giorni. Suor Maria dell'ordine Vincenziano ci ha spiegato che nel loro orfanotrofio di Betlemme è Natale tutti i giorni dal momento in cui accolgono ragazze che non saprebbero dove andare a partorire i loro figli. I bambini crescono all'interno della struttura con tanto amore, senza poter contare della cittadinanza ufficiale. Il loro sostentamento economico si basa sugli aiuti caritatevoli locali e con adozioni a distanza. A Betlemme opera inoltre un gruppo di Salesiani che fornisce una formazione scolastica e lavorativa ai ragazzi. Ho avuto così la certezza di come queste realtà operi in una “terra di frontiera” difficile e di come bisogna essere orgogliosi della loro presenza assidua. Per capire di più sono stati organizzati tre incontri separati di approfondimento con un esponente ebreoisraeliano, un arabo-israeliano e un padre salesiano, Padre Amateis, che dal 1958 ha vissuto prima in Libano e poi in Cisgiordania. Quest'ultimo ha approfondito ulteriormente le tematiche del conflitto. È stato un ottimo viaggio vissuto fra noi in fratellanza, portando nelle nostre case, con noi, tanti bei ricordi e nuove amicizie.. Laura B. TERRA SANTA 7 Abbiamo visto la stella e siamo venuti dalla Francigena alla Terrasanta. È cominciato nel 2008 il lungo cammino dei pellegrini del M.A.S.C.I. (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani) sulla Via Francigena, verso Roma e la tomba di Pietro, nato da un progetto nazionale che tendeva a restituire all’uso dei pellegrini moderni le antiche vie di pellegrinaggio per la riscoperta di un cammino spirituale. Ripercorriamo sinteticamente questa impresa, i suoi numeri ed i suoi temi di riflessione: 2008 - G.S.Bernardo-Vercelli: “Un Uomo che cammina” 2009 - Monginevro-Vercelli e VercelliFidenza: “Paolo, l'Apostolo delle genti” 2010 - Fidenza-Lucca: “Il Volto di Cristo” 2011 - Lucca-Sant'Antimo: “Vogliamo essere sale della Terra? Come? Se non ora, quando?” 2012 - Sant'Antimo-Roma: “Tu sei Pietro... Pietro, uomo come me. Io, uomo come Pietro” I partecipanti hanno visto una costante crescita, passando dai 26 presenti del 2008 ai 61 dal 2012 con il coinvolgimento complessivo di 87 pellegrini di 10 regioni italiane e della Slovenia per un totale di 248 presenze, e questo malgrado le limitazioni organizzative legate al percorso esclusivamente a piedi, e le esigenze di ospitalità per gruppi numerosi. Gli scopi erano essenzialmente: • Offrire l’opportunità di fare strada a coloro che avessero voluto parteciparvi, ma inseriti in un gruppo; • rivitalizzare e rivalorizzare un percorso/pellegrinaggio che era in una situazione di decadimento. E la proposta, attraverso l’utilizzo di uno stile scout adulto, di un filo conduttore di riflessione e di preghiera e l’incontro con le realtà attraversate costruite anche con incontri e scambi di esperienze, ha fatto di questa esperienza un aiuto ad andare in profondità del proprio io e riscoprire il senso “ Il pellegrino è colui che cerca accettando l’incalcolabile rischio di trovare veramente perché trovare significa non essere più quello di prima. È cambiare È morire Per rinascere della strada come capacità di rivedere le proprie certezze e sicurezze nella precarietà di un percorso concreto e nell’incontro dell’esperienze e convinzioni degli altri, come emerso dalle continue e costanti verifiche effettuate anno per anno. È impossibile riprendere punto per punto le tappe e le vicissitudini degli oltre 1.200 km percorsi nei cinque anni, ma sicuramente, come ci è stato testimoniato, una traccia indelebile è rimasta impressa nei ricordi e nelle Dal “Portico della gloria” emozioni dei partecipanti. di Davide Gandini Poi, quando il 23 agosto del 2012, nelle Grotte Vaticane, davanti alla tomba di Pietro, il Cardinale Comastri, Arciprete della Basilica di San Pietro ha consegnato individualmente a tutti i pellegrini il “testimonium” dell’avvenuto cammino, l’impresa sembrava giunta al termine. Ma, ancora prima di salutarsi, quei pellegrini hanno scoperto che se non erano stati fermati dal caldo torrido, dalla pioggia scrosciante, dalle difficoltà del cammino, non potevano essere fermati dalla fine di un percorso che invece non ammetteva fine perché aveva smesso da tempo di essere “fisico” ma era diventato “metafisico”, spirituale o anche, forse, solo mentale per qualcuno. Non c’era bisogno di suggerimenti o proposte, Gerusalemme era già la meta prevista. Dobbiamo allora correggere e integrare la tabella delle nostre tappe: 2013 – Roma-Benevento 2014 – Benevento-Bari 2014/2015 – Gerusalemme. Ora la nostra meta è quella di raggiungere ”la sorgente della nostra fede”. E così è ripreso un cammino, mai interrotto, su quella che è ora la Via Francigena del Sud, ma che per noi è solo la Via di Gerusalemme. La strada percorre le torride vie del Meridione, e contemporaneamente la sua ricca storia, abbandonato il percorso del vescovo Sigerico, che partendo da Canterbury nel 990, ci aveva guidato fino a Roma, si percorrono le vie romane verso la costa per l’imbarco verso la Terrasanta. E arriviamo all’ultimo atto. A questo punto, purtroppo, si fermano le nostre esperienze di “route” e ci trasferiamo nel “Turismo religioso” che la realtà contingente ci impone, ci affidiamo all’Opera Diocesana Pellegrinaggi. È un’altra cosa, ma necessaria. Per fortuna la Terrasanta stessa prende la regia del viaggio passo per passo. Ricordiamo frettolosamente qualche momento: sul lago di Tiberiade sicuramente facciamo fatica a non vedere Gesù che ci viene incontro sulle acque! Ma forse in fondo sull’orizzonte era veramente lui ad aspettarci sulla riva! E poi il Santo Sepolcro, la meta vera dei pellegrini del medioevo, e i reduci della partenza dal Gran San Bernardo nel 2008, si abbracciano, nella confusione dei turisti, qualcuno, anche io, ha le lacrime agli occhi. Noi sicuramente non siamo più quelli di ieri. Dino Di Cicco ” 8 MISSIONE Missione Natale "Papai Noel! Papai Noel!" gridavano i bambini con gli occhi pieni di gioia: anche quest'anno Babbo Natale è passato personalmente da Joaquim Gomes, per portare un po' di felicità in quell'angolo del nord-est del Brasile in cui molte persone vivono ancora in case di fango o di lamiera. Era un Babbo Natale speciale, con la barba, il pancione e il vestito rosso ma anche con le infradito e un accento spiccatamente italiano e i doni che ha portato non possono essere paragonati a quelli che ricevono qua i nostri figli, ma lì anche per qualche chupa-chupa e un pacchettino di pop corn si fa una grande festa. Ormai è il quarto anno che i meninos a Dicembre ricevono questa visita tanto attesa, ed è il secondo anno che io, in qualità di "piccola aiutante di Babbo Natale", ho il piacere di accompagnarlo. Non è difficile capire cosa spinge due ragazzi di 28 e 29 anni a passare lì le vacanze invernali: gli abbracci dei bambini, il calore delle persone, la forza di un popolo che non si arrende alla droga e alla violenza ma che lotta ogni giorno per un futuro migliore, per garantire ai propri figli quei diritti fondamentali che ancora sono negati. Passare un Natale a Joaquim Gomes vuole dire non essere circondato dai parenti, ma da tante persone con cui sentiamo ormai di essere "famiglia". Quando si è là, si fanno le attività più varie: dai giochi con i bambini alle visite al carcere, che è sempre un momento molto forte dell'esperienza; dalla raccolta dell'insalata nell'orto alla vendita al mercato, servizio molto bello in cui si entra in contatto con tutto il paese; dagli incontri con le famiglie più bisognose alle gite al fiume con i ragazzi del posto, per creare quel senso di complicità e di gruppo che favorisce lo scambio tra culture. Nel 2014, come tutti sanno, il Brasile ha ospitato i Mondiali di Calcio e il Paese è stato presentato al mondo come uno Stato in espansione, che ha tutte le carte in regola per diventare una grande potenza. Il Brasile è anche questo, certo, ma non si possono nascondere tutti i problemi di libertà e giustizia che da sempre sono parte integrante della nazione; non si possono dimenticare le enormi favelas che si trovano ai margini delle grandi città, dove le persone vivono in condizioni disumane e che il Governo, invece di aiutare, cerca solo di negare e nascondere. E a nasconderle ci è riuscito abbastanza bene: io e Luca quest'anno siamo stati anche a Rio de Janeiro, la magnifica capitale in cui la parte turistica è organizzata perfettamente perché tutto sembri pulito e perfetto. Ma basta girare l'angolo e si vedono fogne a cielo aperto, bambini vestiti di stracci che vagano senza meta, "persone" buttate su marciapiedi - che sono diventati la loro casa - intente a fumare crack senza più alcun altro scopo nella vita. Per fortuna ci sono anche delle realtà molto belle che cercano di recuperare i bambini e i ragazzi di strada, come ad esempio la "Casa do Menor" di Padre Renato Chiera, che io e Luca abbiamo avuto il piacere di conoscere. È formata da diverse case/famiglia, in cui vengono accolti bambini e adolescenti privilegiando quelli in stato di totale abbandono, vittime di maltrattamenti, minacciati di morte, coinvolti nel traffico di droga o nella prostituzione, con lo scopo di reinserirli nella società. Anche molte piccole cittadine sono in condizioni molto difficili, ed è per questo che nel 1990 a Piossasco (TO) è stata fondata l'Associazione "Amici di Joaquim Gomes", di cui facciamo parte io e Luca, per sostenere le suore giuseppine della Congregazione di Pinerolo che sono presenti sul territorio. 9 MISSIONE Negli anni sono stati fatti molti progetti: ci sono 3 asili che ospitano i bambini dai 2 ai 6 anni dando loro un'educazione prescolare e un pasto caldo ogni giorno; ci sono alcuni progetti per i giovani e gli adolescenti per cercare di dare loro una formazione sana e una speranza per il futuro (dato che purtroppo lì è molto facile entrare nei giri della criminalità e della droga); ci sono progetti per le future mamme in dolce attesa; ce ne sono altri di catechesi rivolti a tutte le età; ci sono le adozioni a distanza; c'è il progetto "Sem Terra", che dà un aiuto non solo pratico ma anche spirituale agli agricoltori nullatenenti nella loro azione per rivendicare l’applicazione della riforma agraria in Brasile; c’è un orto comunitario in cui viene utilizzata l’idroponia, che grazie anche al lavoro di alcuni volontari dà molti frutti e insegnamenti. Oltre a Suor Miriam, Suor Teresa e Suor Rosa, da quattro anni un ragazzo piossaschese, Michele, ha deciso di diventare un missionario Fidei Domum e vivere a Joaquim Gomes per mettere le sue capacità e i suoi talenti al servizio degli altri. Queste persone hanno fatto della carità una scelta di vita, e con il loro impegno e il loro lavoro giorno dopo giorno sono sempre un grande esempio per tutti noi. Anche dall'Italia il lavoro non si ferma mai: l'Associazione è formata da molti giovani, ragazzi e adulti, tutti volontari, che durante l'anno si trovano in maniera continuativa e organizzano diverse attività di sensibilizzazione e raccolta fondi per portare avanti i vari progetti dall'altra parte del mondo. Tutto culmina nella "Festa Brasiliana", un grande evento che si tiene dal 2001 a Piossasco intorno al 19 giugno e che vede coinvolti nella preparazione moltissimi volontari. Inoltre, ogni anno nel mese di agosto un gruppo di ragazzi sceglie di passare le vacanze estive a Joaquim Gomes, ed è un momento sempre molto atteso da tutta la comunità locale e in particolare dai ragazzi del posto, che non vedono l’ora di trascorrere del tempo con i loro amici italiani per lavorare e confrontarsi insieme. Lo scambio è sempre molto bello per entrambe le parti: per loro è utile vedere che una strada alternativa è possibile, che non devono arrendersi alla criminalità e alla violenza; mentre noi abbiamo bisogno di tornare ai valori veri della vita, passando del tempo con loro capiamo come spesso ci lamentiamo per cose futili e come invece basti poco per essere felici. E così è stato anche per me e Luca: dai tanti incontri, discorsi, sorrisi, abbracci delle persone abbiamo ricevuto una grande carica che ci aiuterà a vivere la nostra vita in maniera più consapevole e grata. Un incontro che per me quest'anno è stato molto significativo è quello con una signora ricoverata in una struttura che ospita disabili cognitivi a Maçeio: quella struttura è molto piccola, ospita molti più pazienti di quelli per cui è stata costruita, tra cui alcuni addirittura legati ai letti, le condizioni igieniche sono precarie e questa donna rimasta sola, invece di lamentarsi del posto in cui è costretta a vivere, mi ha detto questa frase: "Sii felice". Ci ho pensato molto e credo che non siano parole scontate, e che la realizzazione in gran parte dipenda da noi. È questo l'insegnamento e l'augurio che quest'anno mi porto dietro da questo viaggio in Brasile e che voglio fare a tutti voi: "Siamo felici!". Perché è proprio vero: quando si fa un'esperienza in missione si pensa di portare tanto, ma si torna sempre con molto di più. Valentina Pugni e Luca Rossino 10 DISABILITÀ Il cerchio delle abilità Il "Cerchio delle abilità" ONLUS è un'associazione nata dall'esperienza comune di alcuni genitori di bambini con disabilità motoria derivante da lesioni cerebrali avvenute prima della nascita, durante il parto o nei primi mesi di vita. L'Associazione gestisce l'unico centro riabilitativo in Italia che pratica il cosiddetto "metodo Petò" che ha ottenuto il riconoscimento della International Foundation of Conductive Education (UK). Le attività si svolgono presso la palestra comunale di via Pio VII a Torino. Il professor Andras Petò era un medico ungherese che scelse di dedicarsi ai bambini affetti da esiti di paralisi cerebrale infantile. Arrivarono immediati i risultati sperati e già nel 1950 nacque il primo "Istituto Petò" a Bucarest e parallelamente venne fondata la scuola di formazione per terapisti (conductors), tuttora esistente, finanziata dal governo ungherese e da quello inglese. Il metodo insegna ai soggetti trattati a raggiungere ciò che desiderano motivando i loro sforzi e aiutandoli a trovare la giusta strategia: stimola pertanto l'apprendimento e lo sviluppo delle attività motorie sulla base della semplice teoria secondo la quale i bambini affetti da patologie neuromotorie invalidanti possono apprendere esattamente come tutti i loro coetanei: è pertanto finalizzato all'apprendimento delle attività funzionali della vita quotidiana (lavarsi, vestirsi, mangiare in autonomia,...) e attribuisce un grande significato alla dimensione umana e relazionale ed incentiva i rapporti interpersonali. I terapisti scandiscono verbalmente e ritmicamente ogni movimento richiesto con un effetto energizzante e di massima concentrazione dell'attenzione. L'attività dell'Associazione è di aiutare nel processo di crescita il bambino con disordine motorio e di fornire un riferimento concreto a tutte le famiglie che si trovano ad affrontare problematiche legate alla disabilità dei propri figli: lo scambio di informazioni ma soprattutto il confrontarsi con persone che vivono esperienze analoghe è senz'altro un canale privilegiato di mutuo aiuto e di sostegno reciproco tra famiglie. Vivere momenti di contatto e di confronto tra bambini con disabilità è per loro stessi fonte di emozioni positive e motivanti: l'Associazione è il luogo dove ritrovarsi senza dare spiegazioni, senza sentirsi diversi, dove fare e coltivare amicizie, dove condividere momenti ricreativi e di gioco e speranze per il futuro. Simona SOLIDARIETÀ 11 Operazione salvadanaio Da quasi 10 anni è attiva, a cura del CdA (Centro di Ascolto), una mensa per tutti quelli, e non sono pochi, che non hanno casa né possibilità di procurarsi del cibo. Gli utenti variano da una ventina a circa trenta e sono seguiti dai volontari del Centro, che per alcuni anni hanno anche preparato i pasti. Poi il Comune ha inserito nella gara d’appalto per le mense scolastiche la clausola della fornitura di 20 pasti per adulti da consegnare alla mensa del CdA, che attualmente funziona nel Centro Bonadies di Cascine Vica. Questa mensa, però, funziona solo quando le scuole sono aperte, quindi dal lunedì al venerdì e non di sabato, di domenica e durante le vacanze scolastiche. Il CdA ha fornito a sue spese i pasti in alcune giornate delle vacanze di Natale, di Pasqua e d’estate. Da gennaio 2014 il MASCI (cioè gli scout adulti) della parrocchia della Stella si sono impegnati a fornire la mensa appunto nei giorni in cui le scuole sono chiuse. Il servizio è a totale carico del loro gruppo. Al costo di 5 euro a testa per ogni pasto. Il costo, anche se diviso tra tutti i volontari, diventa gravoso: provate a fare il conto! Per questo come Scuola Comunale di Pace (e diritti umani, solidarietà, legalità) abbiamo lanciato prima di Natale l’Operazione Salvadanaio, contattando alcune scuole del territorio. Ci è sembrato importante che bambini e ragazzi si rendessero conto che anche a Rivoli ci sono persone che non mangiano colazione, pranzo e cena tutti i giorni, per non parlare di altri vari spuntini, a scuola e a casa. E ci è sembrato ancora più importan- te che vivessero un piccolo momento di solidarietà, non chiedendo un contributo ai genitori, ma rinunciando loro stessi a qualcosa, a favore di chi ha molto meno di loro. A forza di monetine abbiamo raccolto quasi mille euro, tra il 3° Circolo e la media Gobetti: l’equivalente di 10 giorni di pasti per 20 persone. Un buon risultato, ma soprattutto un momento educativo significativo. Riproporremo l’Operazione Salvadanaio forse per Pasqua e/o per la fine dell’anno scolastico, parlandone a tutte la scuole dell’obbligo, con l’augurio che la solidarietà diventi per tutti i ragazzi una buona abitudine. MALATI 12 Le Cure Palliative Martino di Tour è un cavaliere romano. E come tale appartiene a una classe sociale agiata: si sposta a cavallo, ha delle armi efficienti, e si può coprire con un mantello, il “Pallium”, proprio della sua carica. Così, quando incontra sulla sua strada, in una fredda giornata di novembre, un povero seminudo che gli chiede aiuto, risponde alla sua richiesta e gli dona metà del suo pallium, dopo averlo tagliato con la spada. In questo modo raggiunge subito lo scopo, necessario, in un modo accogliente, caldo, facilmente adattabile alle esigenze immediate dell’altro. In questa breve ripresa della biografia del futuro santo stanno la motivazione del nome e le caratteristiche principali delle Cure Palliative: si tratta della presa in carico globale della persona malata (e della sua famiglia) nel periodo finale della sua vita, quando non è più utile, o addirittura dannoso, praticare o proseguire le cure “attive”, cioè le cure rivolte alla guarigione o al controllo della malattia di cui soffre. Le finalità sono quelle di prendersi cura e di non abbandonare la persona, valorizzando e aiutando a “vivere” il tempo di vita residuo, con il controllo dei sintomi e della sofferenza, con l’affiancamento nella strada da percorrere, rendendola più agevole e meno sconnessa. Tali cure sono prestate da medici, infermieri, operatori socio-sanitari, psicologi, fisioterapisti, consulenti spirituali laici e religiosi pluriconfessionali, volontari, tutte figure formate per questo tipo di assistenza e collegate in quella che è detta rete assistenziale: al centro sta la persona malata e comprende la sua famiglia e i suoi amici. La legge dello Stato n°38 del 15 marzo 2010 stabilisce che ogni cittadino ita- liano ha diritto all’assistenza in Cure Palliative e la normativa attuale della Regione Piemonte stabilisce che una persona possa essere assistita in Cure Palliative quando è prevedibile un tempo di vita residuo inferiore a 120 giorni. Tale assistenza può essere prestata al domicilio del malato, con il coinvolgimento del medico di medicina generale (coordinatore dell’assistenza), del servizio ADI (assistenza domiciliare integrata) del distretto sanitario di residenza, dell’UOCP (unità operativa di cure palliative) dell’ASL di appartenenza, dei servizi sociali (quando necessario). Quando non sia possibile, oppure non desiderata dal malato, la permanenza a casa, la persona può essere accolta in Hospice (struttura residenziale) con l’intervento assistenziale del personale della struttura stessa, ma con il coinvolgimento delle figure famigliari, amicali e socio-sanitarie presenti fino al momento del ricovero. Nel territorio dell’ASL TO3, le Cure Palliative domiciliari sono garantite dalla collaborazione dell’unità operativa dedicata dell’ASL stessa con l‘Associazione “Luce per la Vita Onlus” e la Fondazione “Faro”, attraverso una convenzione triennale. Per quanto riguarda le Cure palliative residenziali invece, sono erogate presso l’Hospice “Anemos”, situato nel comprensorio dell’AOU San Luigi Gonzaga di Orbassano, ma gestito dall’associazione “Luce per la Vita”. Per avere informazioni in merito è possibile rivolgersi al proprio medico di famiglia, al distretto sanitario di residenza, al medico di riferimento di reparto o ambulatorio, se si è seguiti in ospedale, o direttamente all’unità di cure palliative dell’ASL di residenza. Mauro Gottero Medico Luce per la Vita Onlus MALATI 13 Sapientia cordis “Io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo” Il messaggio di papa Francesco per la XXIII giornata del malato si rivolge a chi è segnato dalla malattia e anche a chi, per professione o per volontariato, è a contatto con chi soffre. Prende spunto da una espressione del libro di Giobbe “Io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo” usando la prospettiva della “sapienza del cuore”, non come concetto astratto ma come prassi quotidiana. Dalla lettera di San Giacomo essa è “pura, pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera”. Questo atteggiamento si rispecchia nel servizio al fratello, che fa di una persona un uomo o una donna giusta, con una statura morale elevata. Molte persone, nel silenzio, testimoniano oggi questo essere per l’altro occhi o piedi. Coloro che sono vicini, che aiutano, che vestono i malati non solo ogni tanto, ma per mesi o magari per anni, percorrono un sentiero faticoso e pesante ma che può diventare, come dice il papa, un vero cammino di santificazione, anche quando l’altro non è più in grado di ringraziare. In questi momenti si realizza in pienezza il messaggio evangelico. Centrale è la dimensione dello “stare”, tanto difficile oggi. Per Papa Francesco “il tempo passato accanto al malato è un tempo santo”. Dal Vangelo di Luca “Io sto in mezzo a voi come colui che serve”. Il valore dell’accompagnamento e del tempo dedicato è una grazia, che va al di là della sola ricerca della “qualità della vita” in tante situazioni di grave sofferenza. L’assoluta priorità dell’“l’uscita da sé verso il fratello” è uno dei due comandamenti che fondano ogni norma morale. Spesso la fretta, l’attenzione al fare e al produrre, fa dimenticare la gratuità del prendersi cura e del farsi carico dell’altro. Ma la sapienza del cuore, per il Papa, chiede anche solidarietà senza giudizio. La carità ha bisogno di tempo per “stare accanto”. Ma gli amici di Giobbe, nel loro “stare seduti a terra accanto a lui”, portavano in loro un giudizio negativo, pensavano infatti che la sua sventura fosse la punizione di Dio per una sua colpa. La vera carità “è condivisione che non giudica, che non pretende di convertire l’altro; è libera da quella falsa umiltà che sotto sotto cerca approvazione e si compiace del bene fatto”. La risposta al dramma del dolore dell’uomo, specialmente di quello innocente, è nella croce di Gesù e nel Cristo risorto, nelle sue piaghe, scandalo e verifica della fede. La malattia e la sofferenza, anche quando prendono il sopravvento sulla vita di donazione, possono essere luogo privilegiato per rafforzare la sapienza del cuore. Giobbe, alla fine della sua esperienza, afferma “Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto”. La testimonianza della malattia nella fede può permettere di abitare la stessa sofferenza, anche se l’uomo non riesce, con la sua intelligenza, a comprenderla fino in fondo. Piero Bottino PROGETTO ESTATE 14 ELEMENTAR I Progetto Estate 2015 GIOVANI MEDIE SUPERIORI ISCRIZIONI dal 4 maggio al 5 giugno Dal Lunedì al Venerdì ore 16.00-19.00 Segreteria dell’Oratorio Stella Il Mercoledì ore 16.00 -18.00 Ufficio Parrocchiale di San Bernardo All’atto dell’iscrizione verrà chiesto, oltre al saldo della prima settimana frequentata, un contributo di 10 euro per la maglietta, le spese assicurative e le spese di segreteria. PER INFO CONTATTARE: Don Andrea Zani: 347-8437134 Donatella, Claudia, Mattia: Segreteria Oratorio Stella Federica: Ufficio Parrocchiale S.Bernardo ANNO DELLA VITA CONSACRATA 2014 - 2015 Il Logo per l'anno della vita consacrata, esprime per simboli i valori fondamentali della vita consacrata. La colomba appartiene alla simbologia classica per raffigurare l'azione dello Spirito Santo fonte di vita e ispiratore di creatività. La colomba, planando su un mare gonfio di vita inespressa, richiama la fecondità paziente e fiduciosa, mentre i segni che la circondano rivelano l'azione creatrice e rinnovatrice dello Spirito. Le acque formate da tessere di mosaico, indicano la complessità e l’armonia degli elementi umani e cosmici. Le tre stelle ricordano l’identità della vita consacrata nel mondo come “confessio Trinitatis, signum fraternitatis e servitium caritatis”. Le stelle richiamano anche il trino sigillo aureo con cui l’iconografia bizantina onora Maria, la tutta Santa, Madre di Dio, prima Discepola di Cristo. Il piccolo globo poliedrico significa il mondo con la varietà dei popoli e delle culture consacrate. Il lemma dona ulteriore risalto a identità e orizzonti, esperienze e ideali, grazia e cammino che la vita consacrata ha vissuto e continua a vivere nella Chiesa come popolo di Dio, nel pellegrinare delle genti e delle culture, verso il futuro. Evangelium: indica la regola fondamentale della vita consacrata che è la «sequela Christi come viene insegnata dal Vangelo» (PC 2a). Prophetia: richiama il carattere profetico della vita consacrata che «si configura come una speciale forma di partecipazione alla funzione profetica di Cristo, comunicata dallo Spirito a tutto il Popolo di Dio» (VC 84). Spes: ricorda il compimento ultimo del mistero cristiano. Viviamo in tempi di incertezze diffuse e di scarsità di progetti ad ampio orizzonte: Segno di speranza la vita consacrata si fa vicinanza e misericordia, parabola di futuro e libertà. Un anno dedicato alla vita consacrata Con la lettera apostolica del 28 novembre 2014 Papa Francesco ha indetto l’anno dedicato alla vita consacrata, che ha avuto inizio domenica 30 novembre scorso e terminerà con la festa della Presentazione di Gesù al tempio il 2 febbraio 2016. Gli obiettivi che il papa affida a ogni congregazione religiosa sono tre: guardare il passato con gratitudine, vivere il presente con passione, abbracciare il futuro con speranza. Papa Francesco sottolinea che l’anno dedicato alla vita consacrata non riguarda solo il cammino di rinnovamento spirituale delle persone consacrate, ma la chiesa intera. Il papa invita tutte le comunità cristiane a partecipare in modo attivo alle iniziative proposte a questo riguardo, per conoscere o riscoprire la grande storia di santità e di carità che ogni congregazione custodisce, per ringraziare il Signore per il dono della presenza dei diversi carismi all’interno delle comunità parrocchiali ma soprattutto per “stringerci attorno alle persone consacrate, gioire con loro, condividere le difficoltà e collaborare per il proseguimento del loro ministero.” Questo inserto speciale a loro dedicato vuole essere l’occasione per riscoprire con gratitudine la ricca e multiforme presenza della vita consacrata nella nostra città, dando voce direttamente alle otto comunità che vivono e operano con noi ogni giorno. Suor Paola S P E C I A L E V I TA C O N S A C R A TA Che cosa significa questo logo? S P E C I A L E V I TA C O N S A C R A TA Carmelitane Scalze di Cascine Vica di Bruere “Svegliate il mondo: siate testimoni di un modo diverso di vivere, di fare, agire e vivere” (Papa Francesco) Come può un monastero di clausura fare questo? Il beato Paolo VI ha detto che le nostre mura sono trasparenti. Questo vuol dire che niente di quel che capita “fuori” ci è estraneo e tutto quello che capita dentro influisce sulla vita del mondo. Santa Teresa del Bambin Gesù, patrona delle missioni, insegna. Non per niente è dottore della chiesa. Dice appunto che un solo atto d’amore, un passo fatto anche con fatica, è per la chiesa aiuto e forza perché è fatto per amore. Il primo obiettivo di questo anno è fare grata memoria del rinnovamento della vita consacrata operata dal Concilio e oggi lo possiamo davvero fare. L’avvicinarci alla parrocchia, togliere la serranda che ci impediva di seguire l’Eucarestia, l’esserci tolte una grata in chiesa e in parlatorio, ma soprattutto l’esserci aperte, con l’aiuto di grandi maestri salesiani, alla preghiera liturgica condivisa con i fedeli, ci ha aperte alla chiesa nel nostro modo: la preghiera. La presenza dei fedeli, anche se in questi ultimi anni è andata diminuendo, ha fatto bene prima di tutto a noi e poi forse ha fatto sì che chi si univa a noi nella preghiera gustava e ritrovava il silenzio, l’adorazione, l’amicizia con Dio e fra di noi. La nostra realtà attuale è uguale a quella di tante altre comunità, famiglie. L’avanzare degli anni, le malattie, chiedono a tutte noi un aumento di speranza teologale, di accettazione della precarietà, che ci fa abbracciare il futuro con speranza: non perché domani arriveranno tre sorelle innamorate di Dio che ci aiuteranno (magari fosse vero) ma perché il nostro Dio si chiama papà e ognuno di noi, le nostre Comunità, è nelle sue mani. VIVERE IL PRESENTE CON PASSIONE, come ci raccomanda Papa Francesco, è quello che cerchiamo di fare. Chi scrive può dire, con tutta verità, che malgrado i difetti che abbiamo tutti, c’è tra noi la passione dell’amore che vuole aiutare a vivere chi fa più fatica. Stiamo celebrando il 500° anniversario della nascita di Teresa di Gesù, riformatrice del Carmelo e la Santa Madre, come la chiamiamo noi, ci ha lasciato questa esortazione: “Noi cominciamo ora, preoccupiamoci di camminare sempre di bene in meglio.” Questo per vivere con passione la nostra realtà. Il nostro monastero si affaccia al nastro di strada che da Corso Francia arriva fino alla frazione di Bruere e dopo Corso Kennedy si apre la strada privata che porta alla nostra chiesa e al monastero. La nostra chiesa è frequentata sia per la santa messa feriale e festiva, sia per la preghiera del vespro domenicale seguita dall’adorazione eucaristica. La Fraternità dello Scapolare è nata per iniziativa del Parroco di allora d. Antonio Zombonetti, per far gustare la spiritualità carmelitana ai laici attraverso cinque incontri annuali. Da parecchi mesi abbiamo risposto al desiderio del Movimento del Rinnovamento dello Spirito che ogni giovedì e sabato sera si incontra nella nostra chiesa per un’ora di adorazione eucaristica dalle 21 alle 22, quest’anno anche il 31 dicembre! Possiamo assicurarvi è che è stata una grazia poter testimoniare al mondo di Rivoli che seguire Cristo è gioia, la scelta claustrale porta alla libertà di vivere e operare per il mondo intero. La campanella che suona è la nostra voce per il mondo al di fuori. La chiesa è il luogo dei nostri incontri e la preghiera per il centenario di Santa Teresa esprime la nostra gioia di essere sue figlie. Grazie. Le Carmelitane Scalze di Cascine Vica di Bruere Le Carmelitane Scalze Beata Vergine delle Grazie Via Bruere, 71 - 10098 - Cascine Vica - Rivoli (TO) Tel. 011.959.48.74 - 011.957.10.18 Suore Missionarie dell’Immacolata Regina della Pace Come compagne di viaggio la nostra missione qui ai Tetti è: “Ci siamo”! popolo: che bello vivere la vita nella prossimità reciproca! Sei già venuto a trovarci? Non aver timore di suonare al nostro campanello: c’è sempre qualcuno che ti accoglie e ti ascolta... che con te vive la prossimità. sr. Simona, sr. Anna Lidia, sr. Mariella Suore Missionarie dell’Immacolata Regina della Pace P.za Santa Maria 5 - Fr. Tetti Neirotti - Rivoli Tel. 011.959.13.17 - [email protected] S P E C I A L E V I TA C O N S A C R A TA Siamo a Tetti Neirotti da 7 anni nella canonica della Chiesa parrocchiale chiamate a “stare in mezzo” alla gente come segno della presenza di Dio che visita e ha cura del suo popolo. Cosa fanno tre suore in una casa parrocchiale? Non sostituiscono il parroco ma cercano di vivere da donne consacrate la missione che il fondatore p. Francesco Pianzola ha regalato alla Chiesa: “Essere un piccolo e povero Gesù, come Lui si china sulle ferite dei cuori agonizzanti, versa l’olio della carità e il vino della verità, come Lui va in cerca, si ferma nei crocicchi e infonde speranza”. Il nostro fondatore era un prete della Diocesi di Vigevano che si è lasciato interrogare dai segni dei tempi e soprattutto dal grido sofferente di molte donne che venivano nella Lomellina per la monda del riso. Uno sguardo che andava oltre la vita concreta, a volte degradata moralmente, ma che coglieva la sofferenza nascosta, il grido di speranza, la ricerca della salvezza. In molte occasioni, ci ha richiamato al fatto che ogni luogo è la nostra missione: non c’è un’opera o un servizio che determina la missione ma è l’urgenza della salvezza, nelle sue diverse forme, che interpella nuove risposte di missione. Essere compagne di viaggio di un piccolo popolo come quello della frazione di Tetti Neirotti ci interpella a metterci in ascolto dei bisogni della gente, delle domande a volte inespresse e a prenderci a cuore le molteplici situazioni di vita. Siamo qui per tutti! A volte soffriamo per la nostra fragilità e l’impossibilità a dare risposta a tutti gli appelli che vediamo e che ascoltiamo. Quante sofferenze conserviamo nel cuore e che ci mettono nell’impotenza di poter trovare una risposta adeguata o solo un di più della nostra presenza! Siamo consapevoli di essere una piccola e silenziosa presenza ma siamo anche consapevoli che la storia della salvezza passa dal sollecitare desiderio di Vangelo. Concretamente sembra che non facciamo niente… non abbiamo opere visibili! Ma desideriamo essere un punto di riferimento per molti, un incoraggiamento per gli scoraggiati, uno spazio di ascolto alle ferite umane, una compagnia nell’affrontare le diverse forme di crisi della vita, un pensiero evangelico nella quotidianità. Visitiamo le famiglie, gli ammalati, stimoliamo le catechiste, accompagniamo gli animatori, siamo “mediatrici” della Parola, apriamo la porta per un dialogo sincero e fraterno, stiamo vicino alle persone che vivono lutti o grosse sofferenze, vogliamo “esserci”! Sì forse la nostra missione qui ai Tetti è: “ci siamo”! Dalla nostra esperienza di vita pensiamo che la Vita Consacrata può essere un segno profetico nell’oggi solo se mostra la “prossimità” di Dio e il suo essere “solidale” con l’uomo e la donna di ogni tempo. Non possiamo essere tutto ciò se non insieme al Canonichesse Regolari Lateranensi di Sant’Agostino S P E C I A L E V I TA C O N S A C R A TA La radice antica che non invecchia mai! Le origini Dopo la conversione di Sant’Agostino nel 387 a Milano, quando questi e alcuni suoi amici fecero ritorno alla nativa Tagaste, si liberarono dei loro beni e iniziarono una vita di preghiera e di studio come “servi di Dio”. Ordinato sacerdote nel 391, Agostino ottenne un terreno a Ippona per costruirvi un monastero per la sua comunità laica. In seguito scrisse una regola per i suoi fratelli, ispirandosi alla comunità cristiana di Gerusalemme. Nominato vescovo di Ippona, pur scegliendo di abitare nella sua residenza episcopale, continuò a vivere la vita comune insieme al suo clero. Successivamente la fondazione in città di un monastero femminile mise in evidenza le tre forme di vita religiosa agostiniana: maschile, di laici e chierici, e femminile. Tra il 430 e il 570 questo stile di vita venne fatto conoscere in Europa dai monaci e dai sacerdoti che fuggivano per sottrarsi alle persecuzioni dei Vandali. Intorno al 440 Quodvultdeus da Cartagine si stabilì in Italia, nelle vicinanze di Napoli. Nel 502 San Fulgenzio da Ruspe arrivò in Sardegna. Spiritualità. La spiritualità dell’Ordine proviene dalla sequela di Cristo, secondo gli insegnamenti del Vangelo e l’azione dello Spirito Santo. Principale punto di riferimento è il magistero e l’esempio di Sant’Agostino, completato con la tradizione dell’Ordine. Codice fondamentale di questa spiritualità è la Regola, che deve orientare la vita e la nostra azione. La spiritualità agostiniana, sviluppata nel corso dei tempi e arricchita dall’esempio e dalla dottrina dei nostri predecessori, si deve adattare alle circostanze di tempo, luogo e cultura, in conformità al dettame del carisma dell’Ordine. Il nome. Canonichesse e Canonici Regolari Lateranensi rivela la sintesi della loro storia: * Canonici, cioè chierici iscritti nel canone della chiesa locale, indica il periodo iniziale della storia; * Regolari, perché, stimolati dalla riforma gregoriana avviata dal Sinodo Lateranense nel 1059, hanno adottato la regola del S. Padre Agostino, riproponendo la vita comune; * Lateranensi, perché per due volte nel corso del tempo hanno servito nella Chiesa che è “Madre di tutte le Chiese”. Al Laterano, fin dal secolo IX, c’erano stati canonici regolari. Papa Eugenio IV vi chiamò quelli del priorato di S. Maria di Fregionaia (Lucca) che, dopo un periodo di decadenza, era rifiorito nella riforma operata dal sacerdote Bartolomeo da Roma e da due canonici provenienti da S. Croce di Mortara, Leone Gherardini e Taddeo da Bagnasco. Papa Eugenio IV, nel 1446, conferì il prestigioso nome di “Lateranensi”. Non soltanto il nome Lateranensi, ma anche la divisa è come l’abito del papa, con la mantella e il rocchetto bianco che si usano durante la S. Messa. Nei secoli successivi la Congregazione alternò vari periodi di presenza al Laterano, sino a un allontanamento nel 1471 ad opera di papa Sisto IV, allontanamento che risulterà poi definitivo. Monasteri. I monasteri delle Canonichesse in Italia erano 6: Roma, Spoleto, Caldarola, Genova, Vercelli e Torino, però i monasteri di Genova, Vercelli e Torino sono stati chiusi. Le monache di Torino si sono trasferite a Rivoli nel 1901. Monasteri in Spagna: Palma de Mallorca, Alicante, Arceniega, Astigarraga, Burgos, Hernani, Ibiza, Palencia, Sòller, e Valencia. (La federazione Spagnola ha costruito un monastero nelle Filippine a Inabangga Bohol e sta costruendo un monastero in Polonia). Filippine: Tagbilaran Bohol (Visayas), Butuan City (Mindanao). Monastero S. Croce Verso la seconda metà del secolo XI in quel di Vercelli le monache erano conosciute per la loro abilità nella formazione delle nobili giovinette. Per promuovere identica iniziativa nel Torinese nel 1533 Beatrice di Romagnano, contessa di Ronsecco, donò alle Canonichesse una sua proprietà in Torino presso le mura della Città nelle vicinanze di porta Susina. Il monastero è stato poi trasferito verso la fine del ‘600 in piazza Carlina, fino a essere soppresso il 20 novembre del 1800, dopo l’entrata dei Francesi in Città. Riaperto circa 15 anni dopo, le monache vengono espulse dal governo liberale e anticlericale nel 1854 e dopo anni di vagabondaggio tra Carma- Presenza attuale Attualmente siamo rimaste tutte Filippine. L’ultima italiana, Madre Margherita, è mancata il giorno 9 novembre 2014. La nostra giornata inizia alle ore 4,45. Alle 6, quando il sole non è ancora una palla di fuoco e l’alba incomincia a colorare il cielo, siamo già pronte per riunirci in coro per la preghiera e innalzare le lodi al Signore, mezz’ora dopo, la piccola cappella del monastero si apre ai fedeli per la S. Messa. Il nostro tempo è scandito da ore di preghiera diluite nell'arco della giornata, ore di lavoro e di tempo libero. Le vie del Signore sono infinite, noi continuiamo a partecipare con entusiasmo a tutti gli eventi della comunità rivolese. La giovane età media delle monache (42 anni) è l’elemento che ha dato vita a incontri settimanali con i laici per riflettere insieme sulle S. Scritture della celebrazione domenicale. Le riflessioni di tutti vengono pubblicate sul sito parrocchiale per la condivisione con il resto della comunità. Il monastero è anche aperto per il ritiro mensile e gli Esercizi Spirituali, tre volte l’anno. La nostra è una vita “contemplativa” non sempre e non facilmente compresa e accettata anche tra il popolo dei fedeli. La natura umana comprende più facilmente le cose terrene e materiali e ha talvolta difficoltà a considerare, accettare, giustificare una vita dedicata alla preghiera anche se, in particolari momenti di sofferenza e difficoltà, è facile ricordarsi e raggiungere il monastero per chiedere una preghiera particolare, con la speranza di essere ascoltati ed esauditi. Noi monache preghiamo per tutti, preghiamo sempre, certe che l’unica forza per l’uomo viene da Dio. Futuro. Speriamo che la radice antica del nostro ordine possa ancora portare frutti e radicarsi in realtà lontane dove lo Spirito lo guida. Le suore canonichesse: Madre Maria Gesuina, Suor Maria Lucia, Suor Maria Lorenzina, Suor Maria Bernardetta, Suor Maria Agostina, Suor Maria Ferdinanda. E inoltre Suor Maria Annunziata e Suor Maria Antonietta (che non è presente nella foto) nel monastero di Butuan nelle Filippine Canonichesse Regolari Lateranensi di Sant’Agostino Monastero di Santa Croce - Via Querro, 52 - 10098 - Rivoli (TO) - Tel. 011.958.62.96 S P E C I A L E V I TA C O N S A C R A TA gnola, Sati e Chieri, giungono finalmente nel 1901 a Rivoli. I vecchi rivolesi le chiamano “rocchettine” perché indossano sulla veste un rocchetto di tela bianca, simile a quello indossato dai sacerdoti. Per tutti i Rivolesi, infatti, in quegli anni le “rocchettine” erano il “coro degli angeli” e le ricamatrici di corredi per giovani spose, da quando il Monastero era ancora in via Rombò. In via Rombò le monache sono rimaste fino a quando nella seconda guerra mondiale un bombardamento ha distrutto il monastero e loro sono state costrette a uscire, tra le macerie e il terrore. Mai prima di allora avevano visto le case, le strade, la gente che circondava il monastero, molte di loro non sapevano neppure che cosa fosse un camion e tanto meno un’automobile: qualcuna infatti era lì dal 1901, quando la comunità da Chieri si era trasferita a Rivoli con un omnibus allestito a clausura in miniatura nell'attuale area prospiciente via Rombò oggi occupata da un centro commerciale, palazzi residenziali, un istituto bancario. Distrutto il monastero, si sono trasferite nella nuova residenza che era prima del loro arrivo una villa in via Querro: ricamavano, si occupavano dell’orto, del giardino, di galline e conigli e a chi faceva delle offerte davano in cambio un po’ della loro verdura. Gli ultimi anni sono stati per loro i più difficili, sono rimaste sei suore: la più giovane di 75 anni e la più anziana di 97 anni, troppo anziane per ricamare e badare all’orto, vivevano esclusivamente della loro misera pensione sociale e delle offerte che qualche rivolese di vecchia data non aveva mai dimenticato di fare. Il monastero rischiava di chiudere, soltanto la presenza delle postulanti filippine e della madre maestra proveniente dal monastero di Spoleto, ha ridato loro la vita. Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli S P E C I A L E V I TA C O N S A C R A TA San Vincenzo e la comunità delle Figlie della Carità Il contesto storico La Francia del 1600: fame, epidemie, guerre, violenze, la miseria della maggioranza della gente e la ricchezza sfrontata di pochi fortunati. Questo è il quadro sociale nel quale Vincent de Paul, figlio di modesti contadini, tenta l’ascesa sociale attraverso un mezzo molto comune a quell’epoca: l’ordinazione sacerdotale, che gli avrebbe consentito benefici economici e una vita migliore di quella della sua famiglia. Ma il Cristo Signore… lo aspetta al varco! Una serie di avvenimenti importanti e sofferti gli apre gli occhi e Vincenzo ripensa il significato della sua vita. L’attrattiva La conversione di Vincenzo diviene davvero una “inversione di rotta”: dalla ricerca del potere e del prestigio sociale alla “ricerca degli ultimi”, poiché il Volto del Signore gli si rivela proprio in quello dei poveri, in quello di coloro che non contano, in quello di coloro che sono “al margine”. Le parole del Vangelo ”... Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito...” [Mt. 25] diventano l’attrattiva per cui vale la pena spendere la sua vita. In compagnia di altri La vita di Vincenzo impegnata nel cammino di prossimità ai fratelli coinvolge altre persone, uomini e donne che trovano la realizzazione della propria umanità nell’incontro con l’umanità dell’altro. Sono uomini e donne chiamati a imitare Gesù Cristo proprio nel Suo modo di approssimarsi agli uomini, malati, fragili, dubbiosi, abbandonati. La prima ad essere contagiata da questa esaltante avventura è Luisa De Marillac e, al suo seguito, altre donne differenti tra loro per condizione sociale e stile di vita. Esse concretizzano il Comandamento dell’Amore nell’accoglienza e nell’aiuto agli ultimi, dai clochards di Parigi ai neonati esposti sul sagrato delle chiese, dai detenuti di allora (galeotti) ai malati infettati dalle epidemie di peste e di sifilide seminate dalle guerre… Intanto, a Vincenzo si unisce anche qualche altro prete. Le Comunità e la Famiglia Vincenziana Tra quanti seguono Vincenzo nell’incontro con Cristo attraverso la Carità, alcuni e alcune scelgono una donazione totale, una fecondità diversa da quella naturale, alternativa, più somigliante a quella di Cristo. Nasce la Comunità delle Figlie della Carità e, parallelamente, la Congregazione dei preti della Missione. Anche il laicato Vincenziano si organizza attivando collaborazioni, comunione di intenti e di Carisma, tali da costituire, insieme alle suore ed ai preti della Missione, un’unica “Famiglia spirituale”. Il “carisma Vincenziano” nella storia e nelle culture Dal 1600 ad oggi sono trascorsi 4 secoli: l’albero della Famiglia Vincenziana si è arricchito di nuovi rami e la Comunità delle Figlie della Carità si è resa presente in 94 Stati del mondo; la sua diffusione nei cinque continenti ha incarnato il carisma della Carità nelle differenti culture, affinché il Vangelo sia annunciato a tutti gli uomini. Ma ciò che ha arricchito maggiormente la famiglia Vincenziana sono state le sofferenze di alcuni dei suoi membri internati nei campi di lavoro forzato e di concentramento dei Paesi a regime totalitario ed il martirio di confratelli e consorelle che hanno preferito morire piuttosto che rinnegare la fede in Cristo Signore. Cosa può dire il carisma Vincenziano alle nuove generazioni Il carisma della Carità non è proprietà esclusiva di un gruppo o di una comunità, né ci si può appropriare di esso come pretesto per il protagonismo personale. Esso è Dono dello Spirito alla sua Chiesa, e come ogni Dono va accolto e testimoniato. Ogni tempo, ogni cultura ha il proprio modo di vivere questo dono. A ciascuno di noi la responsabilità di accoglierlo e parteciparlo nei contesti quotidiani di vita, affinché si realizzi la Parola di Cristo Signore “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me”. Suor Teresita Pavanello Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli Via Grandi, 5 - 10098 Rivoli (TO) Tel. 011.956.17.15 - Fax 011.956.45.70 E-mail: direzione@salfi or.it http://www.salfior.it Se vuoi saperne di più, puoi consultare i seguenti siti: www.formazione.salottoefiorito.it www.salottofiorito.it www.fdcsanvincenzo.it Vieni Spirito Creatore, con la multiforme grazia a illuminare, a vivificare, a santificare la tua Chiesa! Uniti nella lode ti rendiamo grazie per il dono della Vita consacrata elargito e confermato nella novità dei carismi lungo i secoli. Guidati dalla tua luce e radicati nel battesimo uomini e donne attenti ai tuoi segni nella storia, hanno arricchito la Chiesa, vivendo il Vangelo nella sequela dei Cristo casto e povero, obbediente, orante e missionario. Vieni Santo Spirito, amore eterno del Padre e del Figlio. Ti invochiamo affinché tu custodisca tutti i consacrati nella fedeltà. Vivano il primato di Dio nelle vicende umane, la comunione e il servizio tra le genti, la santità nello spirito delle beatitudini. Vieni Spirito Santo paraclito, sostegno e consolazione del tuo popolo! Infondi in loro la beatitudine dei poveri per camminare sulla via del Regno. Dona loro un cuore di consolazione per asciugare le lacrime degli ultimi. Insegna loro la potenza della mitezza perché risplenda in essi la signoria di Cristo. Accendi in loro la profezia evangelica per aprire sentieri di solidarietà e sfamare attese di giustizia. Riversa nei loro cuori la tua misericordia perché siano ministri di perdono e di tenerezza. Rivesti la loro vita della tua pace affinché possano narrare nei crocevia del mondo le beatitudini dei figli di Dio . Fortifica i loro cuori nelle avversità e nelle tribolazioni, si rallegrino nella speranza del Regno futuro. Associa alla vittoria dell’Agnello coloro che a causa di Cristo e del Vangelo sono segnati dal sigillo del martirio. La Chiesa in questi suoi figli e figlie possa riconoscere la purezza del Vangelo e il gaudio dell’annuncio che salva. Maria, prima discepola e missionaria, Vergine fatta Chiesa, interceda per noi. Amen. S P E C I A L E V I TA C O N S A C R A TA La presenza della Comunità delle Figlie della Carità in Rivoli Dalla Francia all’Italia, a Torino e da Torino... a Rivoli, a partire dal 1800. Tre sono state le Comunità aperte nel nostro territorio: presso Villa Cane d’Ussol, ex Municipio, come casa di accoglienza per madri sole con bambini, presso l’Istituto Salotto e presso l’Istituto Fiorito. Attualmente, la presenza della Comunità è concentrata negli Istituti Riuniti Salotto e Fiorito, ove si impegna nell’animazione del volontariato, nel solco della collaborazione con l’intera famiglia Vincenziana, e nell’educazione. La scuola paritaria accoglie il bambino di cui non soltanto forma l’intelligenza e al quale non soltanto trasmette cultura, ma dello stesso educa il cuore, poiché propone valori e attiva legami fra le persone. L’altro significativo impegno delle Figlie della Carità si riferisce all’agenzia per la Formazione Professionale di giovani e adulti e ai Servizi al lavoro. L’agenzia formativa valorizza una particolare intelligenza dei nostri giovani: quella che passa ”attraverso le mani”, cioè quel “genio” che non solo studia, ma crea, produce, lavora. Inoltre, in un tempo in cui la dignità di giovani e adulti è ferita dall’impossibilità di trovare occupazione, l’offerta dell’acquisizione di nuove competenze professionali e di un accompagnamento nella vita e al lavoro è il tentativo di ricostruire il positivo di un’immagine di sé svalorizzata dall’improduttività, dalla marginalità o dall’insuccesso scolastico, è il tentativo di ricostruire un tessuto sociale più attivo e solidale, nella scuola, nel lavoro, nella cittadinanza, nella partecipazione sociale e politica. Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth S P E C I A L E V I TA C O N S A C R A TA Un dono che arriva da lontano Botticino Sera (BS) - 1900 Il dramma della disoccupazione, allora come oggi, grida la sua disperazione e tocca con maggior forza i più deboli: le donne e i giovani. In paese due filande creano occupazione per un centinaio di operaie, ma i più sono costretti ad andare lontano in cerca di lavoro. Le donne trovano lavoro in un paese che dista 15 km, una grande distanza per quei tempi. Il Parroco, don Arcangelo Tadini, vede ritornare le sue giovani, alla fine di un’estenuante settimana lavorativa, distrutte, come limoni spremuti. Alle mamme che incontra dice: “Mi è di gran dolore veder partire le mie figlie. Mamme, portate pazienza e vi prometto che penserò a qualche cosa”. Detto fatto. Progetta e costruisce una modernissima filanda e trasforma una villa in pensionato per le operaie. La nuova filanda, dotata di strutture e impianti all’avanguardia, entra in funzione tra derisioni e guai finanziari. Ma don Tadini non è ancora soddisfatto. Ha la geniale idea di far entrare nella filanda alcune suore che lavorino gomito a gomito con le operaie, che si occupino delle ragazze non dal piedistallo di una cattedra, ma rimanendo con loro sullo stesso banco di lavoro. Si rivolge a più Istituti Religiosi, ma ovunque riceve chiari rifiuti. Già era ritenuto poco dignitoso per una donna lavorare in fabbrica, figuriamoci per le donne consacrate. Don Tadini non indietreggia davanti alle difficoltà. Abile interprete dei segni dei tempi, tra cui l’enciclica sociale Rerum Novarum di papa Leone XIII del 1891, fonda lui stesso una nuova famiglia religiosa: le Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth, donne che consacrano la loro vita a Dio per l’evangelizzazione del mondo del lavoro, per testimoniare con la vita che il lavoro non è una maledizione, ma è luogo di realizzazione e santificazione. Quando, nel 1912, don Tadini muore, la Congregazione è da pochi giorni stata approvata dalla Chiesa, senza che lui lo sappia. Don Arcangelo Tadini è proclamato Santo nel 2009. Rivoli (TO) - 2015 È da così lontano che arriviamo! Tre Suore Operaie in Piemonte. Un po’ inconsapevoli eredi di un Dono così grande, ma con l’entusiasmo di poterlo condividere anche qui. Siamo felici di appartenere a Cristo e di essere chiamate a manifestare un aspetto particolare della sua vita: Gesù lavoratore a Nazareth. Con la nostra vita continuiamo oggi l’incarnazione del “Figlio del falegname”. Come? Con la preghiera! La preghiera comunitaria, personale e della Chiesa a cui apparteniamo è il respiro quotidiano della nostra vita, il luogo in cui portare i fratelli lavoratori e da cui trarre la forza per condividere con gioia il lavoro e la vita. Alla luce della Parola di Dio impariamo a leggere la storia e ad attualizzare nell’oggi il carisma che don Tadini ci ha lasciato. Con la condivisione! Come Gesù a Nazareth siamo chiamate a condividere il lavoro, ma non solo. Condividiamo le speranze, i problemi, le insicurezze dell’uomo di oggi, nella consapevolezza che non siamo noi a portare la salvezza o il Signore là dove viviamo, ma che, insieme con i nostri fratelli, scopriamo il Cristo già presente, proprio nelle realtà più comuni e quotidiane. Con la fraternità! Qualsiasi compito svolgiamo, non lo facciamo a nome nostro, ma mandate e sorrette dalla comunità, che assume come propria la missione di ciascuna sorella. La nostra comunità vuole essere, pur con i nostri limiti e povertà, un luogo accogliente, dove ogni fratello e sorella respira uno spirito di famiglia, si sente ascoltato e accolto, un po’ come nella casa di Gesù a Nazareth. Sr Camilla, sr Erika e sr Raffaella Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth a Rivoli Viale Beltramo, 2 – 10098 Rivoli Missionari della Consolata del Beato Allamano I missionari della Consolata fanno parte di una lunga storia di presenza nella città di Rivoli Come raccontano i vari Padri che hanno scritto la storia della presenza a Rivoli (P. Federico Peirone, P. Giovanni Dutto, P. Francesco D’Acquarica) molteplici sono state le finalità della casa: luogo di ritrovo attorno al padre fondatore per i primi missionari e missionarie, sede della Redazione della Rivista Missioni Consolata, seminario, noviziato e attualmente casa di animazione missionaria e Centro spirituale per i membri dell’Istituto. Da Villa Allamano sono partiti molti giovani missionari ora sparsi nei vari continenti in cui operiamo (Africa, America Latina e Asia), così come molti giovani italiani alla volta di paesi esteri in cui vivere per qualche settimana o qualche mese esperienze missionarie. Da Villa Allamano è stata lanciata la Campagna “Non di sola coca: quando impegnarsi serve”, da cui è nata l’Associazione “Impegnarsi Serve Onlus”, ora Organizzazione di Volontariato. La presenza dei Padri è garanzia non solo di un servizio pastorale alle varie Parrocchie di Rivoli, ma anche testimonianza di una vocazione missionaria vissuta nel quotidiano. La mostra “Giuseppe Allamano, padre di Missionari e Missionarie”, sempre visitabile, ha reso la Villa un luogo di pellegrinaggio e di riflessione missionaria. Nella città di Rivoli molte sono state le iniziative di sensibilizzazione alle grandi sfide dell’umanità: il progetto educativo interculturale “L’altra faccia della coca” ha sensibilizzato gli studenti delle scuole al problema della cocaina, la Mostra sull’Amazzonia ha reso visibile le violenze in atto sull’ambiente in questo comune polmone dell’umanità e Sikìa ha donato ai cittadini la gioia di scoprire e apprezzare la ricchezza della diversità. Tra le varie attività l’esposizione delle mostre “Gioca Africa” e “La bellezza salverà l’umanità”. Chi vorremmo essere Guardando avanti vorremmo continuare ad essere seguaci dell’Allamano offrendo a scuole, classi di catechismo e gruppi la possibilità di venire a trovarci e vedere il bello “spirituale” e non solo, di stare con noi per direzione spirituale, confessioni e ritiri. Vi faremo conoscere la bellezza e l’attualità della nostra vocazione missionaria e le ricchezze che i vari popoli e le chiese ove siamo presenti e operanti hanno ancora oggi da offrire a noi cittadini e cristiani europei, a volte un po’ spenti e stanchi. La vocazione missionaria è un grande dono per una chiesa aperta a percorrere le strade della vita. P. Giordano Rigamonti Il messaggio di questi santi è attualissimo in ogni stagione della vicenda umana, perché parla di vita e di amore, narra con parole e gesti di un’epoca precisa il permanere della buona notizia del Vangelo e la capacità insita nell’uomo di vivere il comandamento nuovo dell’amore, perché “la carità non avrà mai fine”. (Gian Mario Ricciardi) Missionari della Consolata Via 1° Maggio 3 - 10098 Rivoli (To) Tel. 011.958.67.91 - Fax: 011.958.09.07 E-mail: [email protected] www.consolata.org www.impegnarsiserve.org S P E C I A L E V I TA C O N S A C R A TA Rivoli è innanzitutto il luogo della fondazione morale dei Missionari della Consolata Così scriveva il Beato Allamano in occasione del 10° anniversario della Fondazione morale dell’Istituto: “Dieci anni fa avevo in corso una gravissima malattia che mi portò fino alle porte del Paradiso, d’onde fui ricacciato qui in terra, perchè non ne ero ancora degno; il nostro Card. Arcivescovo veniva a trovarmi quasi tutte le sere, e siccome avevamo già parlato di questa istituzione, dissi: - Sicché all’Istituto penserà ormai un altro, e lo dicevo contento; forse per pigrizia di non sobbarcarmi ad un tal peso. Egli però mi rispose: No, guarirai, e lo farai tu. E son guarito. Andai poi a fare la convalescenza a Rivoli, e là, il giorno di S. Fedele da Sigmaringa posi sull’altare una lunga lettera in cui si decideva la Fondazione: celebrai la Messa in onore del Santo, indi andai ad impostare la lettera che inviavo al Cardinale Arcivescovo. E fu decisa la fondazione. Rivoli era il nido della formazione dei primi missionari. Qui trovavano un Padre buono che li accoglieva, parlava loro di Dio e delle missioni, teneva le conferenze. Sacerdoti Salesiani di San Giovanni Bosco S P E C I A L E V I TA C O N S A C R A TA Nel Bicentenario della nascita di don Bosco 1815-2015: sono passati duecento anni dalla nascita di don Bosco e il ricordo diventa non solo ringraziamento per il passato, ma anche e soprattutto spinta per un rinnovato futuro di fedeltà e di fantasia carismatica. I salesiani nascono dall’intuizione di San Giovanni Bosco, chiamato da Dio a lavorare in modo particolare con i giovani, perché potessero diventare buoni cristiani e onesti cittadini. La sua santità è uno svelamento per la Chiesa e per la società della possibilità di essere giovani eppure già santi attraverso un cammino spirituale e pedagogico che trova nella religione, nella ragione e nell’amorevolezza i cardini della propria formula. È la nascita del sistema preventivo, dove coltivare il bene e promuovere la crescita di ognuno è arma vincente rispetto alla sola correzione degli errori o alla punizione degli sbagli. Don Bosco attua tutto questo in un ambiente particolare, l’oratorio, che non è inventato da lui, eppure trova nel carisma di questo santo una applicazione del tutto particolare ed originale: il clima di famiglia, la capacità di assistenza e di confidenza degli educatori, il coinvolgimento di una vasta rete di persone e la capacità di mettere sempre al centro la persona del giovane più povero ed emarginato, ne sono le principali caratteristiche. L’oratorio salesiano nasce a Torino nel 1841, mentre don Bosco, giovane prete, è alla scuola del Cafasso per approfondire gli studi e portare avanti la propria formazione ecclesiale; nel 1846 approda a Valdocco, dove trova immediato sviluppo, sia nel numero dei giovani che lo frequentano, sia nella capacità di essere punto di aggregazione di una vasta schiera di benefattori e volontari che vedono in Don Bosco una guida e, potremmo dire, un profeta. Intorno alla metà degli anni ’50, don Bosco si rende conto della necessità di una stabilità maggiore e di una formazione migliore dei suoi collaboratori e ha una intuizione carismatica fondamentale: aggregare a sé i giovani migliori che già sono al suo fianco e con essi e per mezzo di essi fondare una congregazione che possa dare continuità e valore all’oratorio ormai in fase di espansione. È il 1859 quando nasce ufficialmente la pia Società di San Francesco di Sales, o i Salesiani, una Congregazione nata dai giovani per i giovani sotto la guida di don Giovanni Bosco. Da allora, Salesiani di Don Bosco, siamo riconosciuti nella Chiesa come Congregazione religiosa maschile dedita all'attività apostolica e missionaria ed alle molteplici opere che la carità cristiana ha suscitato, ma soprattutto al servizio dei giovani, specialmente i più poveri e abbandonati. Le necessità dei giovani e degli ambienti popolari, la volontà di agire con la Chiesa e in suo nome muovono e orientano la nostra azione pastorale per l'avvento di un mondo più giusto e più fraterno in Cristo. Le nostre caratteristiche fondamentali sono: viviamo in comunità che sono attivamente impegnate nel mondo dei giovani; ci sforziamo di rendere il sogno di Don Bosco una realtà e di diffondere il suo stile e il suo carisma; viviamo la nostra consacrazione a Dio attraverso i tre voti della povertà, castità e obbedienza; la scelta dei giovani si traduce nel rendere profonda la nostra credibilità come “segni e portatori dell’amore di Dio” per ciascuno di essi; la nostra opzione preferenziale è lavorare tra i giovani poveri e abbandonati dalla società; l’essere “segni e portatori dell’amore di Dio ai giovani” è la strada per la nostra santità - il cammino che ciascuno di noi ha scelto di fare accanto ai giovani. A Rivoli i Salesiani arrivano 50 fa, per l’esattezza nel 1963. La ragione che li porta nella nostra città è particolare: hanno bisogno di un nuovo posto in cui stabilire la propria editrice, la Elledici (Libreria Dottrina Cristiana) che si sta espandendo e sta in quegli anni sostenendo la riforma della Chiesa italiana in particolare nel campo della educazione e della catechesi. Scelgono Cascine Vica come luogo per costruire la propria sede e qui iniziano a lavorare. Fedeli però al propria carisma e alla propria vocazione, non si limitano ad abitare il luogo in cui sono, ma cercano di inserirsi fin da subito nella struttura del quartiere, in particolare nel mondo giovanile e delle famiglie, organizzando, prima in modo più ra sono due laici, che assieme a molti altri, volontari o stipendiati, reggono la responsabilità della conduzione e progettazione dell’opera assieme ai salesiani. Ci appare questo un segno importante di comunione ecclesiale e di testimonianza vocazionale, dove consacrati e laici lavorano insieme a più livelli per il bene dell’intera comunità testimoniando ognuno a modo proprio il carisma di don Bosco e l’efficacia della fede. Questi anni sono particolarmente fecondi per noi salesiani: due anni fa la celebrazione del 50° del nostro arrivo a Rivoli, l’anno scorso la peregrinazione nella nostra città dell’urna di don Bosco e quest’anno i festeggiamenti del Bicentenario della nascita di don Bosco. Abbiamo scelto per quest’anno uno slogan impegnativo: riscoprire la stessa missione di don Bosco, con i giovani e per i giovani, oggi. Dobbiamo tornare al centro della chiamata di don Bosco e del suo carisma, scoprire meglio la sua figura, conoscerla di più. Tutto questo non per fare dell’archeologia, ma per essere ancora più in sintonia con i giovani di oggi e renderli protagonisti, assieme a noi, della loro vita cristiana e sociale così come Gesù e don Bosco la sognano per ognuno di loro. Vogliamo in questo coinvolgere più persone che possiamo perché diventi veramente opera ecclesiale e, in questa Chiesa, essere come salesiani fermento consacrato perché Cristo resti per tutti l’unico punto di riferimento nella varietà delle attività e dei progetti. Comunità Salesiana Pastorale Via Stupinigi, 1 – C.ne Vica - Rivoli (TO) Tel: 011 9593437 – Fax: 011 9572762 Parrocchia San Giovanni Bosco Viale Carrù, 9 – C.ne Vica - Rivoli (TO) Tel: 011 9592487 – Fax: 011 9560708 [email protected] [email protected] [email protected] www.donboscorivoli.it S P E C I A L E V I TA C O N S A C R A TA spontaneo, poi in modo più progettuale un oratorio. Da allora a oggi lo sviluppo dell’oratorio e della presenza dei salesiani ha seguito lo sviluppo del quartiere. Negli anni 70 l’affidamento della parrocchia con le relative strutture e poi la costruzione del nuovo oratorio che oggi conosciamo. L’opera si è così radicata nel territorio che anche quando alcuni fa l’Editrice ha lasciato Cascine Vica, la presenza salesiana è rimasta, nella forma di parrocchia e oratorio al servizio della popolazione e dei numerosi giovani che ormai la frequentano. La comunità salesiana oggi presente a Rivoli è composta da sei confratelli ed è impegnata in due settori fondamentali di attività pastorale: la parrocchia e l’oratorio. L’impegno maggiore e obiettivo fondamentale dei due settori di opera è quello di riuscire a formare, con tutti i collaboratori e tutti i destinatari, una unica comunità pastorale che ha nella comunità religiosa e in alcuni laici corresponsabili, il nucleo animatore di una vasta opera a servizio di tutto, in particolare dei giovani e delle famiglie. È quella che viene chiamata normalmente la CEP, la Comunità Educativo Pastorale, ossia la costruzione di una comunità ecclesiale sul territorio, che al di là delle forme di impegno e di azione che sviluppa, oratorio, parrocchia o altro, sappia essere fermento cristiano e testimone della fede sulla base della comunità descritta dagli Atti degli Apostoli, con un occhio di riguardo alla gioventù, specie più povera e pericolante. Questo è l’obiettivo della comunità dei consacrati salesiani: non tanto l’essere gestori in prima persona delle opere, ma piuttosto essere costruttori di unione e di coinvolgimento. La comunità salesiana si trova al centro di questa vasta comunità cristiana di parrocchia e oratorio, non perché ne detiene le redini logistiche, ma perché ne fa intravedere le fondamenta evangeliche e carismatiche. In questo senso, la Congregazione salesiana ha deciso di affidare ad alcuni laici preparati e significativi alcune responsabilità fondamentali nella gestione dell’opera. L’incaricato dell’oratorio, così come il coordinatore della attività amministrative dell’ope- S P E C I A L E V I TA C O N S A C R A TA Giuseppini di San Leonardo Murialdo “Mi scrivi un articolo su Giuseppini e Anno della Vita Consacrata?” Mi ritrovo a scrivere un articolo sulla vita consacrata, cercando di far emergere il carisma che noi Giuseppini del Murialdo viviamo nella Chiesa, oggi come nella storia passata, a Rivoli come nelle altre realtà dove siamo in Italia e nel mondo. Ma cosa devo scrivere… Mi hanno detto: “Scrivi come voi al Sangiuseppe vivete questo anno dedicato alla Vita Consacrata, come pensate di raggiungere gli obiettivi che Papa Francesco ha indicato nell’istituirlo: Guardare il passato con gratitudine… Vivere il presente con passione… Abbracciare il futuro con speranza…” Ma cosa scrivere… Proviamo questa modalità: io vado a ruota libera e voi che leggete direte se sono rimasto nel mandato ricevuto. Parlare di vita consacrata vuol dire parlare di vocazione, di relazioni, di educazione, di scelte, di vita insomma… Si parte da un’intuizione di un santo (il Murialdo nel nostro caso) che ha “riletto” il Vangelo alla luce della sua storia e della storia del suo tempo, come portare Cristo ai giovani che accompagnava ed educava, quei giovani che ha visto bisognosi dell’Amore di Dio declinato attraverso l’essere per loro “amico, fratello e padre”. Con e dopo il Murialdo altre persone nel divenire della storia, tra il 1800 ed oggi, hanno continuato a sviluppare quelle intuizioni rispondendo alla chiamata del Signore a vivere la propria esistenza come dono per gli altri. E così mi trovo dentro questa storia di salvezza qui a Rivoli fra persone che non immaginavo, chiamato a declinare continuità e creatività, in nome di una vocazione gratuita, misteriosa e profonda. Che faccio qui a Rivoli? Insieme con altri religiosi giuseppini? In una scuola? In un’opera che vista dal di fuori, in maniera superficiale, senza conoscerla bene, rischia di essere etichettata come una realtà per giovani “che stanno bene”, protetti e magari anche “viziati”? Vivo la mia quotidianità accanto ai giovani, cercando di fare crescere il bene che c’è in loro, facendo percepire che la fede è il sale che dà gusto, il senso dell’esistenza e la luce che illumina anche gli angoli più difficili. Essere consacrato come Giuseppino del Murialdo mi porta a incontrare i giovani specialmente nella fatica del crescere e a sostenerli nelle loro fragilità. Mi trovo soprattutto a testimoniare la vicinanza e l’amore di Dio per ognuno di loro, ad accompagnare chi cerca dei punti di riferimento per crescere, a richiamare la coerenza delle proprie scelte, a riaccendere il fuoco della passione per la vita a chi lo ha spento per cocenti delusioni affettive, relazionali e familiari. Scegliere di dedicare la propria vita a testimoniare e a vivere il Vangelo è un’avventura fantastica, tutt’altro che facile ma che scalda il cuore e che trova realizzazione soltanto se vissuta con passione. Questo mi porta ad avere una creatività continua, altrimenti rischio di diventare un disco rotto che si ripete, ma che non incide nel cuore degli altri e quindi nemmeno sul proprio. Non è semplice tutto questo! A volte mi verrebbe la voglia di continuare su binari sicuri, su quello che si è sempre fatto, ma rischio di non aver fiducia nello Spirito Santo che con il suo soffiare suscita modi sempre nuovi per testimoniare ai giovani l’amore di Dio, per far emergere il bello che c’è in tutti. Per fortuna la collaborazione, la corresponsabilità, la comunione con altri (consacrati e laici) mi aiuta a rimanere aperto al nuovo dell’oggi per rendere attuale e comprensibile che la speranza del futuro è posta in quel Dio che non si fa mai battere in generosità e fantasia. Non so se ho svolto il mio compito o se dovevo raccontare come viviamo la nostra esperienza di consacrati, le tante cose che facciamo al Sangiuseppe o la nostra vita di giuseppini. Penso che il miglior racconto sia il camminare insieme condividendo le differenze e le caratteristiche che portiamo nel nostro essere Chiesa. Se invece siete curiosi di capire qualcosa in più… venite a trovarci. don Fabio Padri Giuseppini del Murialdo Corso Francia, 15 - Rivoli (TO) Tel. 011.950.36.66 E-mail: [email protected] www.sangiusepperivoli.org Don Bosco e Don Murialdo: Santi Sociali a Rivoli Una serata per conoscere meglio Giuseppini e Salesiani Don Danilo Magni, giuseppino del Murialdo dal 1990, dal 2010 svolge principalmente il suo servizio al Collegio Artigianelli (Casa Madre della Congregazione – Torino 1873) con ragazzi e giovani. Don Alberto Martelli, direttore della Comunità Salesiana di Cascine Vica, parrocchia S. Giovanni Bosco, direttore editoriale della casa editrice Elledici, formatore in Pastorale presso l'Università Pontificia Salesiana. Il primo oratorio a Rivoli - Non tutti sanno che il primo oratorio a Rivoli – lo ricorda una lapide in V.le Partigiani – fu realizzato dal Murialdo che volle applicare a Rivoli la sua esperienza maturata a Torino nell'oratorio di San Luigi, voluto da don Bosco. Ma le iniziative a favore del mondo giovanile si realizzano anche nel complesso degli Artigianelli, in frazione Bruere: prima colonia agricola per applicare nel concreto uno studio "agrario", altrimenti astratto e improduttivo. Innovatore o conservatore? - Don Bosco potrebbe senz'altro costituire un modello di riferimento per il contesto sociale attuale: le somiglianze sono tante con la "periferia torinese dell'Ottocento". Dovendo definire la sua indole secondo categorie comuni dovremmo dire che don Bosco fu un conservatore. Non certo un rivoluzionario. La crisi come sfida alla creatività - Il contesto sociale dell'Ottocento è molto simile all'epoca che stiamo vivendo: il Murialdo, come gli altri santi, ha risposto alla crisi con modalità diverse, ma con iniziative concrete anche se povere di mezzi. È la sfida di oggi. Anche dovendo rinunciare a sostegni e collaborazioni che nel recente passato garantivano mezzi e opportunità, ma forse certo la “profezia” che guidava il Murialdo nel passato. Rivoluzione nella linea della tradizione - Come continuare il nostro impegno oggi, tra i giovani, in un contesto critico e complesso? Il Murialdo ha cercato di rispondere alle esigenze del suo tempo con i mezzi poveri di cui poteva disporre: dobbiamo ricominciare da quello spirito, superando la preoccupazione dell'istituzione e rimettendo al centro la formazione reale dei ragazzi. Così, accanto alla formazione professionale tradizionale, si è pensato a come costruire opportunità reali per i ragazzi, per il loro futuro in una società che non offre opportunità di lavoro, di sistemazione e quindi di autonomia di vita. Si è partiti con la costruzione di una impresa sociale , rilevando una azienda in crisi: l'attività viene rilanciata coinvolgendo i ragazzi con metodi nuovi. Oggi le imprese sono sei, e si impegnano in questa prospettiva. È un tentativo! Questa presenza diversificata nella formazione di teoria e pratica sarà utile stimolo per la didattica e per il mondo del lavoro. E dovrebbe aiutarci a ripensare la funzione educativa dei nostri oratori… Ma non è sufficiente moltiplicare queste imprese per risolvere il problema, è importante incidere sulla società. Ed è in questa prospettiva che è nato il primo centro italiano per l’innovazione sociale (2013). Il SocialFare sviluppa e disegna servizi di comunità e impresa sociale, ponendo al centro il “noi” come comunità di pratica e centri di competenza, ascoltando e includendo “dal basso”. Don Bosco è aldilà - Tutto intento a ricomporre tensioni, a ristabilire relazioni tra mondi naturalmente contrapposti: autorità e ragazzi di strada, gente perbene e ragazzi difficili, governanti e giovani lavoratori. In realtà possiamo dire che nel suo intento conservatore don Bosco ha uno sguardo che sorpassa la realtà, va al di là dell'apparenza, vede oltre la quotidianità. Tutto in lui tende a far risaltare qualità e doti che possano costituire un motivo per emergere e guardare con fiducia al futuro. Don Bosco è dentro - Don Bosco pratica una caratteristica essenziale per rapportarsi al mondo giovanile, ma non solo: si immerge nella realtà con entusiasmo, con sincera passione, con competenza. Sta all'interno del mondo in cui sceglie di operare, per conoscere a fondo la realtà giovanile e rinnovarla dal di dentro. Solo così si conoscono i bisogni reali (della persona come dell'ambiente) e si possono realizzare le strutture necessarie alle esigenze concrete. Il giovane protagonista - Il suo obiettivo sono i giovani: inizia la sua attività con i giovani, fonda i salesiani con i giovani per i giovani. Perché il giovane diventi protagonista: una caratteristica che diventa la molla positiva per la sua crescita educativa. Ma anche accoglienza a braccia aperte del giovane: interesse centrato sulla persona e non sulle cose fatte o non fatte, attenzione alle esigenze e ai bisogni più che alle abitudini e ai comportamenti, per accogliere e non giudicare, per renderlo protagonista della sua vita. Cristiano come testimone - Don Bosco scrittore colloca come centrale della vita del protagonista l'evento della prima comunione: è la svolta educativa determinante, perché l'incontro con Gesù cambia la vita. È la scelta di vita richiesta all’educatore non per discriminare, ma per dare testimonianza, per diventare formatori "completi", in quanto accettati come persone e credibili nel proprio stile di vita. S P E C I A L E V I TA C O N S A C R A TA Non sempre sappiamo riconoscere e apprezzare le opportunità che ci stanno attorno, attive tra le nostre case, presenti nel nostro territorio! Così rischiamo di trascurare, per ignoranza o indifferenza, realtà e persone che hanno costituito la storia del nostro ambiente, contribuendo allo sviluppo sociale ed economico, educativo e religioso di intere generazioni. Per non dimenticare queste realtà il gruppo di Rivoli-Crocevia propone una serata per conoscere meglio due realtà storiche del nostro territorio: i giuseppini del Murialdo e i salesiani di don Bosco. Sintesi a cura di Silvano Giordani 28 GIOVANI Pastorale Giovanile: tra eventi e proposte straordinariamente ordinarie! Le proposte della Pastorale Giovanile delle nostre parrocchie si muovono su due binari, da un lato gli eventi: occasioni per far festa, per radunare tanti ragazzi, per richiamare l’attenzione e coinvolgere gente nuova, per essere visibile anche a chi non è direttamente coinvolto e fargli dire “che belle cose che fanno i giovani!”, dall’altro il percorso ordinario dei tanti gruppi, che un piccolo passo dopo l’altro camminano e crescono, quel passo che forse è meno emozionante e appariscente, ma che certamente “trasforma” cioè “dà forma, plasma” dentro uno stile di vita che speriamo essere ispirato al Vangelo di Gesù. Dopo i festeggiamenti patronali delle varie comunità e il tempo della progettazione da parte della Regia Educativa, a Ottobre è ripreso il cammino del Gruppo Predò 3° Media e dei Gruppi Adolescenti, uno per ciascuna annata: New Generation (1° Superiore), Asganaway (2° Superiore), Flash (3° Superiore), ’97 Stelle (4° Superiore) e Fattore ’96 (5° Superiore). Ciascun gruppo è accompagnato da uno staff composto dai 3 ai 7 animatori: giovani dai 20 ai 28 anni. A questi gruppi si è aggiunto nel mese di Novembre il nuovo Predò 2° Media composto dai ragazzi appena cresimati e accompagnati da uno staff di 8 animatori e nella prima parte dell’anno dalle catechiste di ciascuna realtà parrocchiale. Tutti i gruppi hanno la finalità di far crescere ciascun ragazzo attraverso l’esperienza del gruppo. Ogni anno viene proposta e affrontata una tematica: il sogno, la legalità e le mafie, le relazioni, la scelta, l’affettività e la sessualità, la fede, … Oltre alla serata settimanale ai ragazzi viene annualmente proposto almeno un week end di ritiro (a Dicembre il Predò 3° Media ha vissuto a Signols il suo week end e ha lavorato sul tema delle relazioni!) e ai gruppi dalla 4° superiore in su la Settimana Comunitaria: un’esperienza di convivenza nella quale si mantengono le responsabilità scolastiche e lavorative, ma si torna a “casa” per vivere e collaborare nella gestione quotidiana della vita (studiare, cucinare, pulire, pregare, dormire, …) con i propri compagni di gruppo. Nel mese di Febbraio il gruppo Fattore ’96 ha vissuto la sua Settimana Comunitaria a Casa MIA (P.zza Cavallero), a Marzo è toccato alle ’97 Stelle. I giovani dai 19 ai 35 anni trovano la loro occasione di crescita spirituale e di preghiera nella Comunità Giovani che si incontra mensilmente attorno alla Parola per crescere come comunità. Tra le proposte formative per gli adolescenti vi è il Servizio d’Animazione e la Formazione Animatori, che non è finalizzata all’estate, ma ad arricchire lo stile del servizio proprio del cristiano. Quest’anno avremo l’occasione di accogliere nei nostri oratori l’”Animatorino”, il percorso di formazione Diocesano organizzato dalla Noi Torino (l’Associazione diocesana degli Oratori Torinesi). Sarà per noi un’occasione di alta formazione grazie al contributo di educatori professionali e di animatori esperti, nonché l’occasione per accogliere tanti altri ragazzi provenienti dagli oratori dei comuni del Distretto Ovest. Tra le proposte straordinariamente or- dinarie ricordiamo anche i due Gruppi Teatrali che si ritrovano a San Martino: il gruppo dei ragazzi dai 12 ai 16 anni ed il gruppo dai 17 anni in su. Entrambi stanno lavorando, con l’aiuto di volenterose mamme e giovani, alla messa in scena di due meravigliosi Musical. L’apertura quotidiana dell’Oratorio Stella è poi una grande occasione per far incontrare i bambini, i ragazzi e i giovani del territorio di Rivoli, per molti è diventato un significativo punto di riferimento, tante le proposte che vengono offerte: l’accoglienza, il gioco, i laboratori di hip hop (grazie alla presenza di giovani maestri), la preghiera quotidiana, i tornei, le feste, il servizio di giovani e adulti nel bar… Tra le proposte che possono essere classificate come eventi ricordiamo il Torneo di Calcio tra Gruppi Adolescenti nel mese di Novembre disputato nel campo dell’Oratorio di San Bernardo, il percorso dei “Mercoledì d’Avvento”: serate di preghiera per giovani in preparazione al Natale, l’esperienza del Campetto Invernale alle 5 Terre, ospitati dall’Oratorio don Bosco di La Spezia gli adolescenti hanno vissuto 3 giorni alla scoperta di luoghi meravigliosi approfondendo un atteggiamento della relazione: la gentilezza! Nei mesi di Gennaio e Febbraio vi è stata l’occasione per fermarsi a riflettere sull’essere coppia in due week end intitolati “Più che amici, non ancora fidanzati”, uno dedicato alle coppie di giovani tra i 20 e i 22 anni e l’altro alle coppie di giovani tra i 23 e i 28 anni, grazie al contributo di Sr. Simona e di 2 coppie guida dei nostri oratori. Tra Gennaio e Febbraio anche i bambini sono stati coinvolti in tre giornate di laboratorio finalizzare alla costruzione del proprio costume di carnevale per partecipare alla Sfilata Cittadina dei carri. Nel periodo della Quaresima i giovani saranno chiamati a prepararsi all’arrivo della Pasqua nei “Mercoledì di Quaresima”, vi sarà poi la “Primavera Ragazzi” per i tutti i bambini delle elementari, la grande programmazione estiva e poi il “Progetto Estate” con le sue proposte per ciascuna fascia d’età e i Campi. Non mancheremo poi all’incontro con Papa Francesco il 21 Giugno a Torino e come gran finale avremo l’esperienza missionaria dei nostri giovani a Calcutta. La Regia Educativa GIOVANI 29 Garanzia Giovani: il nuovo volto del servizio civile volontario Dopo le esperienze degli anni passati, anche per il 2015 le parrocchie di Rivoli partecipano al progetto del Servizio Civile Volontario; attività che ha coinvolto, nel corso del tempo, più di trenta ragazzi nell'esperienza oratoriale. Chi di noi non conserva il ricordo di quell'obiettore o di quel civilista che animava il pomeriggio dei ragazzi di Rivoli con le attività e i giochi più disparati? Molti anni fa c'erano gli Obiettori di Coscienza presenti soprattutto presso la Parrocchia di Santa Maria della Stella ed un anno anche presso la Parrocchia di San Bernardo (qualche giovane ricorderà Massimo che si occupava della sala giochi). Negli ultimi tre anni i giovani in Servizio Civile sono stati formati e forniti dalla Cooperativa Sociale ET attraverso un progetto di Confcooperative: Antonio nel 2011/12, Andrea e Sara nel 2012/13 e, infine, Simone ed Elena nel 2014. Ma quest'anno c'è una novità: le parrocchie di Rivoli aderiranno al progetto Garanzia Giovani. L'iniziativa è prevista dal Piano Europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile: in un contesto sociale in cui la disoccupazione giovanile ha raggiunto la soglia d'allarme, nel 2013 l'Unione ha stilato la “Raccomandazione europea", nella quale si vincola ogni Stato a garantire ai giovani, al di sotto dei 30 anni, un'offerta qualitativamente valida di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato, tirocinio o servizio civile. Il percorso è dedicato ai cittadini europei che abbiano un'età compresa tra i 15 ed i 29 anni che non siano già inseriti in ambienti lavorativi o di studio. Dopo un'attenta analisi delle dinamiche sociali dei comuni di Rivoli, Rosta, Villarbasse, Valdellatorre e Alpignano si è giunti a due importanti considerazioni: 1. I giovani necessitano di stimoli positivi, alternativi, che promuovano le identità e le diversità. Hanno bisogno di fare esperienza di conoscenza e di scambio con i coetanei, di fare esperienze forti e decisive per il proprio futuro, di mettersi in gioco nel confronto e nel cambiamento e di scoprire, attraverso l'esperienza diretta, ciò che è importante per la propria vita provando ad uscire dagli schemi dell'omologazione proposti dalla società. 2. Gli spazi di aggregazione sono pochi, pertanto i ragazzi sono costretti ad aggregarsi in luoghi spersonalizzanti ed inadatti al confronto e alla relazione interpersonale. La necessità che nasce è, di conseguenza, di costituire degli spazi strutturati, identificabili e che diano identità nell'incontro spontaneo ed informale tra coetanei. Inoltre, tali spazi devono essere dotati di servizi volti alla promozione della fiducia in se stessi con la presenza di figure di riferimento a cui rivolgersi riguardo all'orientamento nelle scelte concrete della vita. All'interno di questa prospettiva, la Pastorale Giovanile rivolese, in collaborazione con Caritas Diocesana di Torino, ha pianificato un'offerta di Servizio Civile Volontario soprannominato “Oratorio: palestra di relazioni” che darà l'opportunità a 5 giovani di vivere, per un anno, un'esperienza unica. Nel mese di Novembre è stata attivata la comunicazione del progetto ai giovani e a Dicembre don Giovanni, Donatella e i responsabili della Caritas Diocesana hanno in- contrato personalmente e selezionato i giovani candidati per il Servizio. Tra Gennaio e Febbraio 2015 gli uffici centrali di Roma hanno verificato le candidature e approvato le graduatorie e, finalmente, il 2 marzo Paolo, Davide, Nasir, Alessia e Francesco sono entrati in servizio! I 5 giovani offriranno il loro supporto nel Progetto di Pastorale Giovanile dei nostri Oratori, saranno presenti nella proposta di aggregazione e nelle attività di animazione rivolta ai ragazzi e ai giovani delle nostre Comunità, ciascuno secondo le proprie attitudini, risorse, passioni e competenze. L'offerta prevede un impegno di 1400 ore in 12 mesi e, di queste, 140 saranno dedicate interamente alla formazione, l'obiettivo del servizio, infatti, è anche quello di far crescere i giovani volontari e sviluppare le loro competenze umane e professionali. Per tutta la durata del servizio i ragazzi saranno seguiti in questo dalla Caritas Diocesana e da formatori interni alle realtà parrocchiali e ciascuno sarà supportato, inoltre, da un Operatore Locale di Progetto (OLP) che ha il compito di affiancare e sostenere i volontari nella quotidianità del servizio. Non resta che augurare ai nostri cinque volontari BUON SERVIZIO per questo nuovo anno pieno di sorprese! Jenny Gennatiempo 30 GIOVANI Giornata della pace: 25 gennaio 2015 Domenica 25 gennaio circa 150 ragazzi dai 7 ai 12 anni delle quattro parrocchie di Rivoli e dei vari gruppi scout hanno vissuto una giornata all'insegna della PACE E DELLA FRATERNITA' dal titolo "NON PIU' SCHIAVI MA FRATELLI". Sono partiti alle 10 circa con un momento di accoglienza (un the caldo, qualche biscottino, un buongiorno al bar dell'oratorio della Stella da parte dei catechisti e degli animatori) seguito da un grande gioco nel prato antistante in cui i vari gruppi venivano legati da catene e lucchetti per poi cercare le CHIAVI giuste per slegarsi ed essere di nuovo liberi di muoversi!!! Dopo questo primo momento di gioco tutti i ragazzi hanno partecipato a una MESSA SPECIALE durante la quale sono state consegnate CHIAVI SPECIALI al Sindaco della città Franco Dessì, al Capo dei Vigili Urbani, al Conte Verde e a tutta la comunità dei fedeli presenti con parole MAGICHE quali: accoglienza, condivisione, carità... Al termine della messa i ragazzi, suddivisi in quattro grandi gruppi, guidati da catechisti, animatori e alcuni genitori, sono partiti per un pranzo itinerante in quattro tappe: Dormitorio di San Martino, Salotto Fiorito, Monastero di Clausura delle Canonichesse di Sant’Agostino e Mensa dei poveri presso la Stella. In ogni tappa i ragazzi hanno avuto modo di mangiare frutta, pizza, salatini e involtini primavera... ma soprattutto hanno ascoltato testimonianze preziose da parte dei volontari e delle religiose presenti che hanno raccontato le loro scelte di vita all'insegna della fede, nella consapevolezza del grande AMORE che il Signore ha per ciascuno di noi e che li ha condotti al servizio verso i fratelli in difficoltà. Al rientro ogni gruppo ha svolto quattro laboratori: • Lettura e commento della splendida Lettera di San Paolo a Filemone suo amico, in cui chiede in modo accorato, da cristiano, di perdonare la fuga del suo schiavo Onesimo, perché fuggito per un percorso soprattutto spirituale che lo ha portato alla conversione; • Racconto della storia della Madonna del Buon Rimedio invocata dai Padri Trinitari per trovare il riscatto in denaro utile a liberare gli schiavi e costruzione di borsine come quella che portava al collo la Madonna contenente i soldi necessari al pagamento del riscatto; • Ricerca di parole-chiave importanti al fine di considerarci tutti veramente fratelli... e quindi trascrizione delle parole in un portachiavi abbinato a chiavi che rappresentano il simbolo della nostra volontà di aprirci agli altri; Proiezione di un video molto toccante sulla storia realmente accaduta di due bambine (una molto ricca ma infelice e una molto povera, orfana dei genitori, affidata al nonno e dopo la morte di quest'ultimo costretta a lavorare per sopravvivere) che vivono nelle stessa scuola, si conoscono, si frequentano e imparano a volersi bene e a salvarsi a vicenda. La giornata si è conclusa nella Chiesa di San Bartolomeo con una preghiera e un canto insieme alle famiglie sotto la statua della Madonna del Buon Rimedio perché ci aiuti ad essere TUTTI FRATELLI uniti e coesi, pronti a combattere ogni genere di schiavitù. Maria Suriano GIOVANI 31 Oratorio e scoutismo... incontriamoci! Oratorio e scoutismo, due proposte educative che si incontrano e si confrontano: possiamo riassumere così l’incontro che giovedì 6 febbraio alla Stella ha visto coinvolti la regia educativa (che riunisce gli animatori delle quattro parrocchie) e le comunità capi dei gruppi scout Rivoli 1, Rivoli 2 e Rivoli 4. I gruppi parrocchiali e lo scoutismo sono da decenni le due anime della proposta cattolica ai giovani rivolesi, seppur con storie e tradizioni diverse nelle singole parrocchie. Animatori e scout si sono sempre osservati “a distanza”, non senza diffidenza reciproca per la diversità di approcci e di metodo rispetto all’educazione dei ragazzi. Queste diversità hanno fatto passare spesso in secondo piano l’aspetto più importante: operiamo tutti nello stesso territorio, nelle stesse parrocchie e abbiamo a cuore l’educazione dei ragazzi. Da questa considerazione, semplice ma evidentemente non scontata, è nato il desiderio di confrontarci sui progetti educativi su cui si basa il nostro lavoro con i ragazzi. Sia per gli scout sia per la regia educativa il progetto educativo è lo strumento principale dell’azione educativa. Sulla base delle “emergenze educative” che emergono da un’”analisi della realtà” in cui operiamo (i ragazzi, l’ambiente in cui vivono, le loro famiglie, i loro interessi, il loro modo di vivere la quotidianità...) individuiamo gli obiettivi su cui concentrare il lavoro per i ragazzi. Le modalità della progettazione, gli obiettivi e gli strumenti utilizzati per metterli in pratica sono differenti tra scout e animatori. Il momento significativo della serata è stato un lavoro a gruppi misti durante il quale ci siamo confrontati proprio su questi punti, cercando di individuare le criticità condivise e le aree su cui possiamo collaborare, pur nella diversità delle nostre attività. A fine serata abbiamo individuato insieme alcuni punti da approfondire in futuro in questa prospettiva: 1. È importante scambiarci informazioni sui nostri programmi, sulle attività che proponiamo, sui ragazzi che frequentano sia gli scout sia i gruppi: questo potrebbe contribuire a rendere più complete le nostre proposte; 2. Dal momento che le emergenze educative sono le stesse, sarebbe interessante in futuro condividere occasioni di formazione: spesso le organizziamo a insaputa gli uni degli altri, ma potrebbero interessare a tutti; 3. Condividiamo l’interesse a far fare ai ragazzi le cose “con cura”, un aspetto che spesso, al contrario, è carente; 4. Un altro aspetto su cui riflettere insieme in futuro è la Messa: riteniamo che sia un momento importante delle nostre proposte, ma nello stesso tempo facciamo fatica a farla vivere nel modo giusto ai nostri ragazzi, che spesso faticano a vederne il senso. Sono stimoli impegnativi e che senz’altro richiedono una riflessione più lunga di quella di una sola serata: questo incontro potrebbe essere l’inizio di una collaborazione più approfondita! Stefano Coscia Semina la speranza Semina semina: l'importante è seminare - poco, molto, tutto il grano della speranza. Semina il tuo sorriso perché splenda intorno a te. Semina le tue energie per affrontare le battaglie della vita. Semina il tuo coraggio, per risollevare quello altrui. Semina il tuo entusiasmo, la tua fede, il tuo amore. Semina le più piccole cose, i nonnulla. Semina e abbi fiducia: ogni chicco arricchirà un piccolo angolo della terra. 32 GIOVANI Strade di coraggio... dritti al futuro! Breve invito alla lettura della Carta del coraggio Strade di coraggio... dritti al futuro! Breve invito alla lettura della Carta del coraggio Il frutto principale della route nazionale (che lo scorso agosto ha visto impegnati 30.000 scout tra i 16 e i 21 anni, radunatisi da tutta Italia a San Rossore) è la Carta del coraggio, un documento che raccoglie le riflessioni e le esperienze dei rover e delle scolte sul tema della route. La Carta è il punto di arrivo di un percorso iniziato un anno prima: già allora i clan avevano iniziato a interrogarsi e a confrontarsi su questo tema. La riflessione è poi proseguita sulle strade di tutta Italia, durante i 456 campi mobili in cui si sono incontrati rover e scolte di diverse regioni. La Carta del coraggio è stata poi redatta durante l’evento finale di San Rossore da una pattuglia di ragazzi delegati dalle loro comunità. Conoscere il percorso che ha portato alla stesura della Carta è molto importante. La Carta, infatti, non è un generico “elenco di valori” o di belle parole nate da riflessioni estemporanee. Riportiamo per intero l’incipit della Carta: “Noi, Rover e Scolte dell’Agesci, giovani cittadini italiani, riuniti a San Rossore, al termine di un anno che ci ha visti impegnati sul tema e sulle strade del coraggio, vogliamo oggi scrivere una Carta che racconti quello che abbiamo vissuto, che rappresenti i valori in cui ci riconosciamo e che dichiari il nostro impegno per l’Associazione, per il Paese e per la Chiesa a cui apparteniamo. Abbiamo attraversato il territorio con i percorsi dei nostri capitoli, abbiamo incontrato persone, conosciuto realtà, vissuto esperienze che ci hanno colpito e provocato; con le nostre azioni di coraggio abbiamo provato a realizzare il cambiamento che siamo stati capaci di sognare. Sul- la strada verso San Rossore abbiamo condiviso i nostri vissuti e abbiamo provato a immaginare e immaginarci insieme “diritti al futuro”. Vogliamo consegnare la nostra disponibilità a servire e la nostra visione del mondo all’Associazione e alle Istituzioni ecclesiastiche e politiche. Abbiamo fiducia e siamo sicuri che saremo ascoltati nelle parole e sostenuti nelle azioni”. I rover e le scolte di tutta Italia sono pronti a essere “protagonisti del cambiamento” negli ambiti descritti nella Carta: politica, pace e non violenza, educazione e scuola, territorio, legalità, informazione, amore, lavoro, Chiesa, emarginati, ambiente. Ognuno di questi punti è trattato in una duplice prospettiva: da una parte il “ci impegniamo”, dall’altra il “chiediamo”. La prospettiva dell’impegno concreto viene prima, le richieste rivolte a qualcun altro (le autorità civili, le istituzioni ecclesiastiche ecc.) vengono dopo. Ci sembra questo un punto fondamentale, che dà la cifra dello “spirito” che anima la Carta: il desiderio di impegnarsi in prima persona con coraggio, in un momento storico in cui si pretende prima di tutto (e spesso esclusivamente) dagli altri. L’elenco degli impegni è ambizioso e fitto e non può essere riassunto in poche righe: vi rimandiamo quindi alla lettura del testo completo della carta, facilmente reperibile in Internet sul sito www.routenazionale.it. I ragazzi (e i loro capi) hanno promesso di non far diventare la Carta lettera morta, ma di mantenerla viva attraverso piccole e grandi “azioni di coraggio”, sia nelle loro attività sia nella vita di tutti i giorni. È una sfida impegnativa, ma affascinante! Stefano Coscia P.S. Sei ancora qui? Vai ad approfondire su: www.routenazionale.it! GIOVANI 33 Genesi di un gruppo scout Sono le 15 circa di domenica 12 ottobre 2014 nel prato a fianco alla chiesa di San Bernardo nasce un nuovo gruppo scout: il Rivalta di Torino 2. Pioviggina. Tempo uggioso. Ma nelle nostre teste e nei nostri cuori scorrono immagini ed emozioni che ci fanno vedere altro… vedere oltre. Com’è potuto accadere? Come siamo arrivati fin qui? Sempre ottobre. Ma siamo nel lontano 1996: il secolo scorso. Una ventina di lupetti entrano nel branco riunito di Seeonee e delle Rocce Bianche. Si aggiungono ai lupetti rivolesi, ma loro provengono da Rivalta. Alcune delle loro famiglie spesso partecipano alla messa delle 11 a MIA, altre famiglie sono trascinate da queste. Hanno un sogno: portare lo scoutismo sul territorio di Rivalta di Torino. La comunità capi del Rivoli 2 è un po’ spaventata da questa idea. Si chiede: avremo le forze per affrontare una sfida così impegnativa? Ma non c’è il tempo di fare molte riflessioni. Durante l’anno altri lupetti chiedono di entrare e l’anno successivo, tra i lupetti che rimangono in branco e quelli che vorrebbero entrare dal territorio di Rivoli e di Rivalta, siamo oramai quasi a sessanta. Il branco riunito di Seeonee e delle Rocce Bianche torna ad essere due branchi. Inizialmente uno a San Martino e uno a MIA, poi, nel 1998, il Rocce Bianche a MIA e il Seeonee a Rivalta nei locali comunali dell’ex Monastero. Insieme ai lupetti arrivano anche i capi: provengono dal Rivoli 1 e da quello che sarà il Rivoli 4, dal Rivoli 3 ormai chiuso, dal Collegno, dal Regina Margherita, dal Leumann, dall’Alpignano, dall’Avigliana, dal Torino 4. Segno che quando una cosa è buona le forze arrivano. Senza nemmeno andarle a cercare. Sempre ottobre. Ma siamo oramai nel 2001. A quei lupetti entrati nel 1996 se ne sono aggiunti altri e altri ancora. I più grandi sono ormai da tempo nei reparti Sirio e Dragone, ma le sedi, nella casetta vicino alla chiesa di San Martino, non sono più in grado di contenere tutti gli esploratori e le guide. Sono ormai oltre cinquanta. È l’ora di aprire un nuovo reparto sul territorio di Rivalta. Nasce il “Pera Crusà” che prende il nome da una pietra che ha origini antiche e misteriose sulla collina morenica rivaltese. Ancora ottobre. Qualche anno è passato ed è arrivato il 2006. Siamo a “La Rupe”, il masso erratico oltre il lago Pessina simbolo e nome da tanti anni del clan/fuoco del Rivoli 2. Lì da sempre avvengono le cerimonie importanti che riguardano i rover e le scolte. Sono oramai quaranta e un clan solo non li può contenere tutti. Dal clan “La Rupe” nasce il clan “Antaré” che si sposta sul territorio di Rivalta aggiungendosi al branco Seeonee e al reparto “Pera Crusà”. Il Rivoli 2 è oramai un gruppo “doppio”: metà sul territorio rivolese, metà sul territorio rivaltese. Settembre 2013. La comunità capi del Rivoli 2 sta facendo la settimana comunitaria nella casa “Chiara Luce” a San Bernardo. Molti dei lupetti del 1996 ci sono e sono ora dei capi. Fervono i preparativi per la festa del cinquantennale, si sentono per la prima volta le note di “Cinquant’anni al collo” (http://www. rivoli2.it/50/?page_id=28) e la comunità capi si interroga sulla “mitosi del gruppo”. Avremo la forza di sostenere un anno così intenso e la capacità di portare a termine un processo iniziato quindici anni fa? Riusciremo a dare forma a un sogno serbato nel cuore per tanti anni? A marzo arrivano le prime risposte: forte degli ultimi ingressi, la comunità capi decide che “è giunta l’ora, è giunto il momento”. Lanciamo il cuore oltre l’ostacolo. L’8 giugno, durante l’eventOne del cinquantennale del Rivoli 2 l’annuncio. La reazione e la commozione di molti ci fanno pensare che abbiamo fatto la scelta giusta. Ed eccoci di nuovo alle 15 circa di domenica 12 ottobre 2014 nel prato a fianco alla chiesa di San Bernardo. Compare uno striscione, in una metà c’è scritto “Rivalta di Torino 2″, nell’altra metà “Rivoli 2″. Lo striscione viene tagliato con un misto di tristezza e slancio verso il futuro. Dietro i due lembi dello striscione si formano due lunghe file: lupetti, esploratori, guide, rover, scolte e capi del Rivoli 2 hanno di fronte lupetti, esploratori, guide, rover, scolte e capi del Rivalta di Torino 2 ma tutti hanno ancora al collo il fazzolettone bianco e verde. Ogni scout del Rivoli 2 mette al collo dello scout del Rivalta di Torino 2 che ha di fronte il nuovo fazzolettone giallo, blu e verde. Giallo e blu i colori di Rivalta, verde speranza per ricordare il fazzolettone del Rivoli 2. La cerimonia prosegue con il dono di un fiore di ciliegio a ciascuno. Il ciliegio simbolo di speranza che rappresenta nascita e vita, ma soprattutto una vita intensa. Segno di buon auspicio. Con la lettura di “Semina la Speranza” si conclude la cerimonia. Così. Semplicemente. Ma non è finita qui: domenica 8 marzo il Rivalta di Torino 2 si è presentato alla cittadinanza e al suo territorio. Noi non siamo mancati. La comunità capi del Rivoli 2 CINEMA 34 Dalle “pizze” al digitale riapre il Cinema-Teatro Borgonuovo La struttura che attualmente ospita il Cinema Teatro Borgonuovo (via Roma 149 a Rivoli) nasce agli inizi degli anni 50, quando si decise di trasformare l'aia di una cascina in un nuovo edificio che sarebbe stato in seguito adibito a teatro parrocchiale della Parrocchia di San Bartolomeo. Negli anni 70 il teatro inizia ad essere utilizzato anche come cinema, ma dopo le nuove normative sulla sicurezza introdotte in seguito all'incendio del cinema Statuto di Torino, viene sospeso il servizio. La volontà di offrire un servizio ai giovani e agli abitanti di Borgonuovo e di Rivoli ha IERI spinto la parrocchia di San Bartolomeo a decidere nel 1995 di intraprendere i lavori di messa in sicurezza dei vecchi impianti. Dopo il termine dei lavori seguiti personalmente e con impegno dall'allora parroco don Gino Michieli, coadiuvato da decine di volontari, finalmente il 9 luglio 2001 viene inaugurato ufficialmente l'attuale "Cinema-Teatro Borgonuovo". Dopo circa un anno per costituire un gruppo di volontari, il 6 ottobre 2002 parte ufficialmente anche l'attività di proiezione cinematografica. Grazie alla disponibilità e all'impegno di molti volontari, l'attività della sala è proseguita ininterrottamente fino a giugno del 2014. A partire da questa data infatti la distribuzione dei film non avviene più su pellicola, ma solo in formato digitale e questo comporta l'adeguamento di tutte le sale. Per proseguire l'attività occorreva sia l'impegno economico, che l'impegno "umano" delle persone per mantenere aperto il Cinema-Teatro. Si è così deciso di fare un appello per la ricerca di nuovi volontari da affiancare a quelli già presenti e questa ricerca ha portato i suoi frutti. Attualmente il gruppo dei volontari è composto da circa una trentina di persone, suddivisi in sottogruppi per la gestione del cinema, degli spettacoli teatrali e per progettare nuove iniziative, possibili grazie anche alla nuova tecnologia digitale. Dal punto di vista economico, un sostegno è arrivato dal bando della Regione Piemonte per l'assegnazione di un contributo per l'adeguamento tecnologico delle sale cinematografiche, anche se resta ancora una buona parte dei costi da coprire. Con queste due "risorse" si è deciso di affrontare l'adeguamento tecnologico e così dal 3 gennaio 2015 al "Cinema-Teatro Borgonuovo" si è dato l'addio alle vecchie "pizze" delle pellicole in triacetato di cellulosa e si proiettano solo film in OGGI CINEMA formato digitale. Il passaggio dall'analogico al digitale rappresenta una vera e propria rivoluzione nel settore, del resto persino i registi fanatici della pellicola sono in minoranza e otto su dieci oramai girano i film in digitale. I colossi della distribuzione che stampavano le famose "pizze" (in particolare Technicolor e Deluxe) hanno chiuso i loro stabilimenti (fra gli ultimi quello di Mentana, alle porte di Roma, da cui sono usciti film come il Gladiatore e The Aviator). Il passaggio dalla pellicola al digitale ha fatto vittime illustri: dalla americana Kodak alla nostra Ferrania, il cui stabilimento era situato sulle montagne fra la Liguria e il Piemonte. Il passaggio al digitale offre però dei vantaggi come, ad esempio, l'abbattimento delle spese di distribuzione: se stampare una copia di un film in pellicola costava dai 500 ai 700 euro, l'hard disk digitale costa da 150 a 200; inoltre con gli hard disk i dati sono codificati e possono essere scaricati sul server del cinema rendendo subito disponibile la stessa A. D’Avenia Ciò che inferno non è Recensione a cura di Paola Cornaglia 35 copia ad altre sale. A questi vantaggi si può aggiungere la trasmissione via satellite o in streaming che velocizzerà la distribuzione abbattendone ulteriormente i costi. Quindi il "Cinema-Teatro Borgonuovo" si è adeguato ai tempi e il 10 gennaio alle ore 21 c’è stata l'inaugurazione ufficiale del nuovo sistema digitale con la proiezione del film “Il ricco, il povero e il maggiordomo”, con ingresso gratuito (fino ad esaurimento dei 142 posti disponibili) e questa sala, unico cinema presente nel centro storico di Rivoli, potrà continuare a svolgere il suo servizio culturale e sociale alla comunità di Rivoli (e non solo) in un ambiente famigliare e accogliente. Nelle intenzioni del gruppo di volontari, coordinati dal parroco don Angiolino Cobelli, questo rinnovamento vuole essere anche una nuova opportunità per camminare insieme, per creare nuovi legami, per sentirsi sempre più parte di una grande famiglia. Il Cinema-Teatro Borgonuovo" dovrà diventare sempre più centro di aggregazione, riferimento sociale, luogo dove trovare una “casa comune” per iniziative, dibattiti, convegni, spettacoli e incontri. Ognuno potrà contribuire con un’idea, un progetto, una proposta, proprio perché l’impegno non può essere solo individuale, ma condiviso, legato ad un “noi”, ad una comunità portatrice di una cultura e di una visione della vita. Per questo motivo al Cinema e nelle chiese di Rivoli verrà distribuito un volantino per raccogliere le proposte della gente per nuove iniziative dedicatate alle richieste della gente: “Anche questa occasione - ricorda don Angiolino - sarà importante per trovare tutti insieme le ragioni di una nuova speranza”. Per le informazioni sul “Cinema-Teatro Borgonuovo” è disponibile il sito internet www.cinemaborgonuovo.it e l’indirizzo e-mail [email protected] (al quale si può chiedere di essere inseriti nella mailing list per essere aggiornati sulla programmazione). Fabrizio Nicoletti Bruno Geraci Il passaggio a livello separa Brancaccio da Palermo: una sbarra che divide in due mondi profondamente diversi la stessa città. Di là il quartiere sconosciuto e tabù, l’inferno, pieno di povertà, di miserie, di ingiustizie, di mafiosi violenti e prepotenti. Di qua la Palermo “bene”, dove le famiglie hanno padre e madre, dove i figli studiano, dove si fa lo struscio nella via principale e il bagno sulla spiaggia di Mondello. Al di qua e al di là della sbarra si incontrano i due principali protagonisti: Federico, 17 anni, (forse l’autore stesso?) e il professor 3P, Padre Pino Puglisi, insegnante di religione al liceo e parroco di Brancaccio. Federico, su invito di 3P, anche se riluttante, supera la sbarra e si ritrova in un mondo inimmaginabile e, a suo modo, affascinante (non è dunque l’inferno?), soprattutto perché si accosta ai bambini e a qualche giovane e perché viene contagiato e coinvolto da come don Puglisi si occupa e si preoccupa per ognuno di loro, con impegno e semplicità. Intorno a loro vive, cresce, gioca, patisce e subisce un caleidoscopio di persone, che anche noi, come Federico, impariamo a conoscere e ad amare o temere. Ma su tutti giganteggia, con le sue parole e le sue azioni, quel piccolo prete, che è come i bambini “perché è debole come loro, ha paura come loro, sogna come loro, si fida come loro, dimentica subito come loro, non si dà per vinto come loro”. Ma quel piccolo prete è tenace come una roccia quando si batte per la giustizia, quando fa pressione sui potenti per garantire una scuola, un centro sociale, delle attenzioni per la sua Brancaccio. E dà fastidio alla mafia, che sulla povertà e sull’ingiustizia ci prospera: lui è il parrino, buono e disarmato, che si occupa dei deboli con tenerezza quasi feroce, gli altri sono i parrini, violenti e armati, che sui deboli incombono. E, purtroppo, in una cosa don Puglisi non è come i bambini: “non ignora la morte, come loro”. EVENTI 36 San Bernardo BATTESIMI 17 maggio Presentazione e 24 maggio (ore 16) Battesimo 7 giugno Presentazione e 14 giugno (ore 16) Battesimo 20 settembre Presentazione e 27 settembre (ore 16) Battesimo 15 novembre Presentazione e 22 novembre (ore 16) Battesimo San Martino Sabato 4 aprile (Veglia Pasquale) - ore 21 Domenica 5 aprile (Pasqua), 26 aprile, 17 maggio, 14 giugno, 28 giugno, 13 settembre, 27 settembre, 25 ottobre ore 15 Stella Sabato 4 aprile (Veglia Pasquale) - ore 21 Domenica 5 aprile (Pasqua) - ore 11 Domenica 19 aprile: Presentazione ore 11 e Battesimi ore 15.30 Domenica 10 maggio: Presentazione ore 11 e Battesimi ore 15.30 Domenica 31 maggio :Presentazione ore 11 e Battesimi ore 15.30 Domenica 28 giugno: Presentazione ore 11 e Battesimi ore 15.30 Domenica 20 settembre: Presentazione ore 11 e Battesimi ore 15.30 Ri-cominciamo 2015 Cammino nella fede per ADULTI Incontri del martedì sera Chiesa M.I.A. Piazza Cavallero 20.30 - Chiesa aperta 20.45 - Compieta 21.00 - I comandamenti nella vita quotidiana: 14 aprile - 4° comandamento: le radici 21 aprile - 4° comandamento: le radici (lectio divina) 28 aprile - 4° comandamento: le radici Monastero di Santa Croce Via Querro “Soste di spiritualità sul Tabor” 14 aprile - 12 maggio - 9 giugno 2015 09.00 - Lodi e meditazione 10.00 deserto, silenzio, adorazione eucaristica 11.00 Messa Itinerari di fede per fidanzati Parrocchia S. Maria della Stella Giovedì - ore 21.00 12, 19, 26 Aprile 3, 9-10 (Ritiro), 15, 24, 31 Maggio 7 Giugno Ministri dell’Eucaristia a domicilio Se in qualche famiglia ci fossero persone anziane o ammalate che desiderano ricevere la Comunione in casa, ci si può rivolgere ai parroci o alle segreterie parrocchiali per concordare gli incontri con i Ministri dell’Eucarestia. Oratorio Stella Apertura estiva Dall’ 8 giugno al 3 luglio (Estate Ragazzi) ore 17.00-19.00 e 21.00-22.30 Dal 6 luglio al 7 agosto ore 16.00-19.00 e 21.00-22.30 Dall’ 8 al 23 agosto: chiusura Dal 24 agosto a inizio scuola ore 16.00-19.00 e 21.00-22.30 Dall’inizio della scuola in poi: orario normale Visita il nostro sito: www.parrocchierivoli.it CALENDARIO 37 ORARI e CELEBRAZIONI della SETTIMANA SANTA DOMENICA delle PALME 29 marzo 2015 Sante Messe secondo orario festivo precedute dalla benedizione e processione degli ulivi: 09.15 - Gesù Salvatore (piazzale) 09.45 - S.Martino (capp. B.to Antonio) 10.15 - S.Francesco (piazza) 10.45 - S.Bernardo (cortile oratorio) Stella (piazza Martiri) 11.00 - M.I.A. (piazza Cavallero) TRIDUO PASQUALE GIOVEDI’ SANTO – 26 marzo Messa Crismale con la benedizione degli oli 9.00 - Messa in Coena Domini con la lavanda dei piedi (Santo Volto-Torino) 17.00 - S.Martino 18.00 - S.Maria della Stella 21.00 - San Bartolomeo – S.Bernardo Gesù Salvatore - M.I.A. Dopo le celebrazioni visita ai “SETTE SEPOLCRI” nelle chiese di: S.Martino, M.I.A., Gesù Salvatore, S.Maria della Stella, S. Bernardo, S. Bartolomeo e S.Rocco. Tutte le chiese saranno aperte fino alle 24.00, S. Rocco fino alle 8.00 di venerdì. VENERDI’ SANTO – 27 marzo Liturgia della Passione 17.00 - S.Bartolomeo, S.Bernardo, S.Martino 18.00 - S.Maria della Stella Via Crucis cittadina Partenza alle 20.45 da S. Bernardo, S. Francesco, M.I.A. e Gesù Salvatore per convergere tutti al piazzale del Castello. SABATO SANTO – 28 marzo Veglia Pasquale 21.00 - Stella, San Martino 22.00 - S.Francesco, S.Bernardo PASQUA DI RISURREZIONE domenica 5 aprile 2015 Sante Messe secondo l’orario festivo Sacramento della riconciliazione Celebrazione comunitaria della Penitenza Martedì 31 marzo - 21.00 S.Bernardo Confessioni personali per tutti Lunedì Santo 30 marzo ore 9-11.00 S.Bernardo don Andrea Stella don Paolo ore 16-18.00 S.Bernardo don Andrea Stella don Paolo Martedì Santo 31 marzo ore 9-11.00 S.Bartolomeo don Angiolino S.Bernardo don Andrea ore 16-18.00 S.Bernardo don Andrea Stella don Paolo Mercoledì Santo 1 aprile ore 9-11.00 S.Bernardo don Paolo Stella don Giovanni ore 16-18.00 S.Francesco don Angiolino Stella don Paolo Venerdì Santo 3 aprile ore 9-11.00 S.Bartolomeo don Angiolino S.Bernardo don Andrea Gesù Salvatore don Paolo San Martino don Giovanni Stella padre Bruno Sabato Santo 4 aprile ore 9-11.00 S.Bartolomeo don Angiolino S.Bernardo don Andrea Gesù Salvatore don Paolo S.Martino padre Bruno Stella don Giovanni S.Rocco don Fabio ore 16-18.00 S.Bartolomeo don Angiolino S.Bernardo don Andrea e don Mauro M.I.A. don Paolo Stella don Giovanni, padre Bruno e don Fabio 38 AVVISI Festa Beato Antonio Neyrot PREPARAZIONE OSTENSIONE DELLA SINDONE 19 aprile - 24 giugno 2015 Visite organizzate La visita alla Sindone non è semplicemente un atto di curiosità, ma è il completamento di un itinerario di spiritualità da vivere personalmente e comunitariamente Sabato 25 aprile dalle ore 20,30 alle 22,45 Pellegrinaggio dalla Chiesa dei Tetti alla Stella, con sosta presso la Cappella del Beato e in P.za Bollani Tetti Neirotti e Rivoli, insieme, per pregare e conoscere meglio il nostro concittadino Informazioni e iscrizioni con versamento di € 7,00 per contributo pullman e parcheggio presso la segreteria della Stella. Ritrovo con puntualità in Piazza Aldo Moro un’ora prima dell’orario indicato per la visita. Trasporto con pullman privato e raduno a Torino in Viale dei Partigiani padiglione accoglienza. Da lunedì 20 aprile a venerdì 24 aprile ore 18 S. Messa nella Cappella del Beato in via Querro Visite: Rivoli Crocevia Giovedì 23 aprile - ore 16.00 Venerdì 24 aprile - ore 19.30 Martedì 5 maggio - ore 15.00 Sabato 16 maggio - ore 8.00 Venerdì 22 maggio - ore 19.30 Lunedì 8 giugno - ore 19.30 Venerdì 12 giugno - ore 19.30 Venerdì 19 giugno - ore 19.30 Per agire localmente e pensare globalmente 22 aprile 2015 ore 20.30 “Il sale della terra” Film documentario di Juliano Ribeiro Salgado Cinema Teatro Borgonuovo Gruppi anziani Coro Polifonico Interparrocchiale AMICIZIA - San Bernardo - lunedì 15.00 - 18.00 ETÀ D’ORO - San Martino - giovedì 14.30 - 18.00 ORE SERENE - Stella - martedì 14.30 - 18.00 I prossimi incontri: Pellegrinaggi 22 aprile - ore 21.00 Stella 27 maggio - ore 21.00 Stella Il Coro Polifonico è un momento di crescita cui sono invitati tutti coloro che abbiano voglia di pregare cantando. Vi aspettiamo! SANTE MESSE SOLENNI in onore del Beato Antonio Neyrot Domenica 26 aprile ore 11 (Stella) Lunedì 27 aprile ore 18 (S.Martino) con la presenza dei Cerioti. 5 maggio 2015 - Ostensione della Sindone (Duomo) ore 14 - 17 28 maggio 2015 - Pellegrinaggio al Sacro Monte di Varallo (VC) ore 7.30-20 Spiritualità 24 marzo 2015 - Via Crucis ore 15.00 alla Stella Festa di fine anno con pranzo 8 giugno 2015 – ore 11-16 a San Bernardo ANAGRAFE PARROCCHIALE dal 1o novembre 2014 al 28 febbraio 2015 BATTEZZATI San Bartolomeo: Piva Sara, Collu Aurora, Carelli Andrea. San Bernardo: Bergia Morgana, Faillaci Andrea, Uricchio Alice, Gaetani Liseo Maja, Izzi Michela, Sergi Cecilia, Graziano Giorgia. San Martino: Romano Marco, Birtone Martina, Mattiazzo Fiamma, Caroli Ludovica, Pio Federico, Pio Leonardo, Pio Carlotta. Santa Maria della Stella: Scalera Vittoria, Contadini Viola, Arinelli William, Iorio Giorgia, Rondi Alice, Cirillo Matteo, De Fazio Lorenzo, Della Maestra Filippo, Ferrari Christian, Nigro Aleksej, Burton Mark Conrad, Roccisano Burton Francesco Antonio, Roccisano Burton Prudenza, Antonelli Francesco, Aragona Matilde Rosa, Solomon Robert. SPOSI San Martino: Birtone Fabio e Giorgio Maria. DEFUNTI San Bartolomeo: Beltramo Giovanna (86), Gaz Roberto (94), Baudetto Piero (75), Rigo Albina (78), De Nicolo Anna (91), Riccardi Giuseppe Romano (78), Barrera Alessandro (88), Giani Bianca (95), Perla Roberto ((74), Galizia Giovanni (89), Faccenda Francesco (81), Francato Maria Luisa (89), Piccoli Rosa (96), Cavalli Laura (86). San Bernardo: Palese Maria Lucia in Mangione (80), Manfredi Paolo (85), Spano Maria Teresa ved. Minerva (84), Chiri Silvia in Allasina (70), Di Rienzo Vittorio (78), Trombini Prima ved.Rossi (93), Pascutto Miranda ved. Venturuzzo (89), Cordonato Carolina ved. Griso (87), Cerqueni Aldo (60), Rosso Guerrino (79), Tabone Franca ved. Camperi (92), Abellonio Elsa (86), Brunetti Francesca ved. Aldovini (83), Vidoni Ada ved. Gottardo (95), Tormen Bruno (78), Guglielmi Giorgio (77), Tagliati Roberto (74), Bordina Valeria ved. Boscarato (85), Cordero Maria Teresa ved. Tenivella (84). San Martino: Madre Maria Margherita Mastroianni (Badessa Monastero S. Croce), Rossino Rosina (77), Negro Giuseppe (77), Busso Teresa ((83), Surdo Alessio (29), Faga Angelo, Malandrin Corrado (90), 39 Ruzzon Erminia (84), Petracca Antonio (84), Caruso Antonino (80), Tenivella Adele (89), Calcagnile Angelo (73), Valz Blin Vittoria (77), Perotto Lidia (93), Ferraggina Maria (87), Frison Maria (99), Alberto Silvio (85), Trevisan Leo (74), Urban Colla Nella (83), Peretti Giuseppe Carlo (89). Santa Maria della Stella: Morra Enrichetta ved. Graffi (88), Poggio Sofia ved. Ponzano (104), Lionello Marisa ved. Duò (65), Bellone Maria ved. Fogliatti (100), Filippini Corrado (94), Mosso Ottavio (76), Raccolto Giulietta ved. Filippini (86), Nervo Maria Maddalena ved. Bogge (86), D’Elicio Angela Costanza ved. Addante (101), Passarella Valente (65), Pasino Giuseppe Luigi (86), Bortolotti Rosina ved. Ferro (69), Campisi Caterina ved. Abbruscato (83), Brajato Almerina ved. Savioli (87), Natali Lucia Gabriella ved. Rimessi (74), Rossino Mario Guglielmo (92), Esposito Antonello (40), Comina Ignazio (57), Zaninetti Sergio (91), Bonino Remo (83), Martin Laura ved. Gallo (90), Rovera Bruna in Tessa (72), Magnetti Marisa in Gallino (70), Piana Luciana ved. Martignone (77), Serafino Bartolomeo (86), Condello Tommaso (64), Vercellino Ugolina ved. Gadano (88), Nigro Maria ved. Piergianni (77), Calcagno Maria ved. Rossi (89), Zulian Alberto (78), Iuculano Filippo (75), Mancin Carolina ved. Fabris (80), Bovolenta Giovanna ved. Rocchi (86), Mesturino Rita ved. Olivero (99), Aiassa Dario (50), Tenivella Angiolina Giuseppina (80), Menegato Ettore (87), Monti Giuseppino (80), Pozzato Umberto (88), Cassanelli Carmina ved. Picotto (89), Veronese Maria ved. Azzalin (74), Losito Anna ved. Bertana (90), Trivero Margherita ved. Sabolo (86), Borla Domenica (Piera) ved. Morino (100), De Grandis Bruno (93), Debernardis Rocco (75). Poche righe per ricordare Caterina, giovane 18enne prematuramente salita in cielo. Ti sei messa a servizio dei nostri bambini e dei nostri animatori all'ultimo Campo Elementari collaborando nel Gruppo Cucina. Grazie per il tuo dolce sorriso, la tua delicata attenzione, la tua silenziosa operosità! Preghiamo per te e per la tua famiglia. Le Comunità delle quattro parrocchie 40 ORARIO SANTE MESSE NUMERI UTILI Santa Maria della Stella Via Fratelli Piol, 44 tel. 011.9586479 - fax 011.9516291 [email protected] Orari: da lunedì a sabato ore 8.30-12.00 Succursale: Gesù Salvatore - Via Cavour, 40 San Bartolomeo Apostolo Via Roma, 149 - tel. e fax 011.9580245 Orari: da lun. a sab. 9.00-11,30; merc. anche 16.00-18.00 Succursale: S.Francesco - Via Adamello, 6 San Bernardo Abate Via Beltramo, 2 - tel. 011.9584950 Orari: da mar. a ven. ore 10-11 San Martino Vescovo Via S.Martino, 3 - tel. e fax 011.9587910 Orari: mar. ore 9-11; merc. ore 16-18; gio. 9.30-11; sab. 9-11. Succursali: San Rocco - P.za S. Rocco M.I.A. - P.za Cavallero Sacerdoti don Giovanni Isonni - cell. 339.6604141 e-mail: [email protected] don Angiolino Cobelli - cell. 338.6841684 e-mail: [email protected] don Mauro Petrarulo - cell. 328.546.69.34 e-mail: [email protected] don Paolo Ravarini - cell. 347.2390527 e-mail: [email protected] don Mario Scremin - cell. 338.3381665 don Andrea Zani - cell. 347.8437134 e-mail: [email protected] Diaconi Giovanni Bommaci - cell. 349.8180004 Lorenzo Cuccotti - tel. 011.9585914 Giuseppe Peca - cell. 327.0598222 Bruno Zanini- cell. 349.2304161 Religiosi e religiose Missionari della Consolata Via 1° Maggio 3 - tel. 011.9586791 e-mail: [email protected] padre Giordano Rigamonti cell. 333.3339205 [email protected] Padri Giuseppini del Murialdo Corso Francia, 15 - telefono: 011.9503666 [email protected] Figlie della Carità di S.Vincenzo De’Paoli Via Grandi, 5 - tel. 011.9561715 [email protected] Canonichesse Lateranensi di Santa Croce (regolari di Sant’Agostino) Via Querro, 52 - tel. 011.9586296 [email protected] Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth Casa Chiara Luce – Viale Beltramo, 2 LUNEDÌ SABATO 06.30 - Monastero Via Querro 06.30 - Monastero Via Querro 17.00 - San Martino 18.00 - Santa Maria della Stella 18.00 - San Bernardo 18.00 - San Francesco 18.30 - M.I.A. MARTEDÌ 06.30 - Monastero Via Querro 09.00 - San Bartolomeo 09.00 - M.I.A. 18.00 - Santa Maria della Stella 18.00 - San Bernardo DOMENICA MERCOLEDÌ 07.30 - Monastero Via Querro 08.00 - Santa Maria della Stella 09.00 - San Bartolomeo 09.00 - San Bernardo 09.30 - Gesù Salvatore 10.00 - San Martino 10.30 - San Francesco 11.00 - Santa Maria della Stella 11.00 - San Bernardo 11.15 - M.I.A. 15.00 - Ospedale 18.00 - Santa Maria della Stella 19.00 - San Rocco 06.30 - Monastero Via Querro 08.00 - San Rocco 08.30 - San Bernardo 15.30 - San Francesco 18.00 - Santa Maria della Stella GIOVEDÌ 06.30 - Monastero Via Querro 09.00 - San Bartolomeo 09.00 - San Martino 18.00 - Santa Maria della Stella 18.00 - San Bernardo VENERDÌ 06.30 - Monastero Via Querro 09.00 - San Bartolomeo 09.00 - Gesù Salvatore 18.00 - San Bernardo 18.00 - Santa Maria della Stella CHIESE LUN San Bartolomeo San Francesco San Bernardo San Martino San Rocco M.I.A. Santa Maria della Stella FERIALI MAR MER 09.00 15.30 18.00 18.00 08.30 18.00 09.00 08.00 09.00 18.00 18.00 Gesù Salvatore Ospedale Monastero V.Querro GIO VEN 09.00 09.00 18.00 18.00 09.00 06.30 06.30 ORATORIO STELLA Da Lun a Gio 16.00-19.00 Venerdì 15.00-19.00 Sab - Domenica 15.00-18.00 06.30 FESTIVE SAB DOM 09.00 18.00 10.30 18.00 09.00 11.00 17.00 10.00 19.00 18.30 11.15 18.00 08.00 11.00 18.00 09.30 15.00 06.30 06.30 06.30 07.30 Clicca, visita e iscriviti sul nostro sito: www.parrocchierivoli.it Scrivi i tuoi preziosi suggerimenti per arricchirlo e migliorarlo: [email protected].
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