La rassegna di oggi

RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – venerdì 20 marzo 2015
(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti di carattere economico e sindacale, sono scaricati
dal sito internet del quotidiano. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)
Indice articoli
REGIONE (pag. 2)
Il comitato soci in Procura: «C’è il rischio di tumulti» (M. Veneto)
Precari, 145 opzioni. E a Udine si assume (Gazzettino)
Scuola, Cgil si conferma primo sindacato (M. Veneto)
Mercatone: parte la svendita, timori per Udine (M. Veneto)
Fincantieri, scatta lo sciopero. Non c’è intesa sul lavoro gratis (M. Veneto)
Chiusure congelate dalle Poste (Gazzettino)
Al PalaRubini il test del "concorsone" (Piccolo)
Bando sul Tpl, no alla richiesta di sospensiva (Piccolo)
Scuola o lavoro? Le risposte sul web (Piccolo)
Il reddito minimo diventa un prestito (Piccolo)
CRONACHE LOCALI (pag. 10)
Ultimatum dei medici a un passo dallo sciopero (M. Veneto Udine)
Caso Coigen, il fronte sindacale si divide (M. Veneto Udine)
Ass 3, chieste due nuove ambulanze (Gazzettino Udine)
Voto Rsu, Pigozzo soddisfatta. La Cgil supera il 40 per cento (M. Veneto Pordenone)
Lavorazioni Inox, il Comune dilaziona buoni mensa e nido (Gazzettino Pordenone)
Porte chiuse ai due sindacalisti. Bufera su Ambiente Servizi (M. Veneto Pordenone)
Permessi "lavorabili" e chip nelle scarpe: integrativo lontano (Piccolo Gorizia-Monfalcone, 2
articoli)Caporalato, processo a rischio stop per il cambio dei giudici (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Svuotata l'ex Detroit, tra due mesi mobilità per 98 lavoratori (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Il sindacato: «Rischio di fusione per le Bcc» (Piccolo Gorizia-Monfalcone, 2 articoli)
REGIONE
Il comitato soci in Procura: «C’è il rischio di tumulti» (M. Veneto)
UDINE Si temono «problemi di ordine pubblico». La crisi CoopCa rischia di diventare una bomba
sociale a orologeria. I soci risparmiatori - oltre 3 mila tra Friuli e Veneto - sono infuriati e disperati. La
paura che gran parte dei loro risparmi (26,5 milioni di euro di prestito sociale congelato) sia andato in
fumo è reale. A questi si aggiungono gli 8 milioni di quote azionarie, anche queste raccolte tra i soci,
che avranno un destino ancora più gramo perché all’ultimo posto nella catena della “rimborsabilità”. E
le reazioni sono imprevedibili. Un’emergenza che potrebbe accendere una miccia di cui non si
conoscono i risvolti, tanto da spingere i legali dei risparmiatori a informare la Procura di Udine con un
rapporto sulla tempesta economica e umana che ha travolto famiglie, pensionati, giovani che avevano
investito nell’azienda carnica. Il timore, spiegano i legali, «è quello di disordini e mobilitazioni dai
contorni imprevedibili». Ipotesi già per altro lanciata dal comitato dei soci risparmiatori, che da mesi
avverte che «non sarà facile contenere la rabbia della gente; ora abbiamo osservato volutamente il
silenzio stampa, ma adesso è chiaro che non staremo con le mani in mano», ha detto Tommaso
Angelillo, del direttivo del Comitato. Si attende la decisione del Tribunale di Udine che in dieci giorni
dovrà decidere se il piano di rilancio da 66 pagine presentato dal consiglio d’amministrazione ai giudici
basterà per ammettere la cooperativa al concordato ed evitare il crac. Poi i soci si riuniranno in
assemblea e valuteranno il da farsi. Le premesse, però, non sono delle migliori. «Riceviamo ogni
giorno decine e decine di chiamate da parte di gente disperata chiede che fine hanno fatto i loro soldi»
conferma Gianberto Zilli, avvocato dei soci risparmiatori. «Continuano a non spiegarsi come CoopCa
abbia sempre dispensato rassicurazioni sul deposito dei risparmi, con incentivi al prestito sociale
quando i bilanci erano già in rosso. Con la certezza che fossero nel luogo più sicuro al mondo». Ora, tra
i post e i commenti su Facebook, serpeggia la rassegnazione per l'operazione “spezzatino”. Per i legali
dei soci, il fatto che il piano presentato dal consiglio di amministrazione per l’ammissione al
concordato sia così «scarno», è la prova che «testimonia la scarsa competitività dell’azienda sul
mercato». Per ora si parla, ma il documento è ancora top secret, di offerte d’acquisto di cinque punti
vendita in Friuli, tre in Veneto, formalizzate nel piano, e di una possibile cordata dal mondo delle
cooperative interessata a salvare altri 13 punti vendita. Su, però, 40 supermercati in totale. Altro che
Coop operaie. «Lì - spiegano gli esperti - la situazione è ben più rosea», tanto che il commissario
giudiziale nominato per traghettare la società fuori dal pericolo fallimento, Maurizio Consoli, conta di
restituire ai risparmiatori almeno i due terzi dei loro depositi. Cifre che sembrano invece oggi un
miraggio per i soci della CoopCa. Che sono su tutte le furie anche per l’incontro di oggi convocato tra
Regione, azienda e sindacato. Si sentono bistrattati per il vertice richiesto e ottenuto dalle
rappresentanze. «Siamo più di tremila soci a fronte di soli 650 dipendenti, siamo stati noi a tenere in
piedi l’azienda in tutti questi anni, con i nostri solidi. È gravissimo che l’amministrazione regionale
abbia convocato tutti fuorché noi». E ancora: «La Regione dovrebbe essere super partes e tutelare il
risparmio, oltre che il lavoro e, invece, pare che la priorità siano altre. In questa vicenda la Regione ha
tenuto una condotta faziosa». A gettare benzina sul fuoco ci si mettono anche le dimissioni rassegnate
dal direttore generale della CoopCa Mauro Veritti. «Forse volevano immolare un capro espiatorio accusano i risparmiatori - ma queste dimissioni non salveranno la cooperativa carnica e questo non ci
farà dormire sonni tranquilli». Lodovica Bulian
Scuola, Cgil si conferma primo sindacato (M. Veneto)
UDINE Ci sono voluti quindici giorni (l’ultimo di votazioni era il 5 marzo) ma finalmente i dati
definitivi relativi al rinnovo delle Rsu nel comparto scuola, sono arrivati. Meglio di quel che è accaduto
per il resto del pubblico impiego il cui esito finale rimane ignoto. Lo spoglio delle schede conferma il
primato della Cgil in Friuli Venezia Giulia che rimane la prima organizzazione sindacale non solo nel
pubblico impiego, ma anche nella scuola. Dove la Flc, nelle elezioni delle Rsu tenutesi dal 3 al 5
marzo, ha ottenuto il 33,5 per cento dei consensi, in lieve calo rispetto al 2012 ma con un ampio
margine, 10 punti, sul secondo posto della Cisl. «Una vittoria che la Cgil conferma anche negli altri
settori della conoscenza interessati dal rinnovo delle Rsu» fa sapere il sindacato rilevando i dati di
università, ricerca e alta formazione. L’esito elettorale per Adriano Zonta, segretario regionale Flc, non
è l’unico fattore positivo di un voto che si è tenuto dopo sei anni di blocco dei contratti e con una
vertenza, quella sulla stabilizzazione dei precari, ancora all’inizio del guado, nonostante la sentenza
della Corte di Giustizia europea che ne impone la stabilizzazione. «Il primo dato da sottolineare –
commenta ancora Zonta – riguarda la partecipazione al voto, in leggera flessione ma vicina al 70 per
cento, segno che i lavoratori della scuola si sentono rappresentati dal sindacato e conservano una forte
voglia di democrazia e partrecipazione. Il 66 per cento dei votanti, vale a dire due lavoratori su tre,
conferma inoltre la sua fiducia ai sindacati confederali. Quanto al risultato della Cgil, crediamo che la
fiducia dei lavoratori sia legata alla coerenza delle nostre battaglie, che non riguardano solto le vertenze
sui contratti e sui precari, ma in generale il tema degli organici, della buona scuola, del diritto allo
studio». Guardando all’esito del voto nei territori, nella scuola pubblica la Cgil è prima a Pordenone e
Trieste, seconda a Gorizia e a Udine, dove la Flc ha quasi azzerato però il distacco dallo Snals,
crescendo di quasi 2 punti rispetto al 2012. «Un dato estremamente positivo – dichiara il segretario
provinciale Flc Natalino Giacomini – e addirittura straordinario all’università di Udine».
Mercatone: parte la svendita, timori per Udine (M. Veneto)
UDINE Cresce la preoccupazione per il futuro del punto vendita di Udine del gruppo Mercatone. Il
negozio friulano compare infatti nella lista dei 35 che da sabato, autorizzati dal Tribunale di Bologna,
avvieranno una serie di promozioni. L’iniziativa, che in altro periodo sarebbe passata inosservata, oggi
fa drizzare le orecchie a lavoratori e sindacato che a valle dei “saldi” temono il peggiore degli epiloghi:
la chiusura. «Il gruppo Mercatone - ha detto ieri la segretaria regionale di Filcams Cgil, Susanna
Pellegrini - ha deciso di avviare una campagna promozionale solo in 35 dei suoi quasi 80 negozi come
avesse già individuato i punti vendita meno remunerativi, ciò senza alcun confronto preliminare con il
sindacato. L’iniziativa è stata comunicata ai direttori cui è stata ipotizzata anche la possibile chiusura di
alcuni punti vendita. Per ora sono stati indicati i negozi di Padova e Viterbo, ma è evidente che questa
prospettiva non può non preoccuparci, anche in relazione alla futura richiesta di ammortizzatori
sociali», ha detto ancora Pellegrini. Ieri «è scaduto il termine per la presentazione al tribunale del piano
concordatario - ha concluso la sindacalista -. Attendiamo di conoscere i dettagli anche perché l’azienda
ci ha più volte ripetuto di non avere tempo, causa la scarsa liquidità». Al più tardi le carte dovrebbero
essere scoperte il prossimo 1 aprile al tavolo del Ministero per lo sviluppo economico, ma in diverse
parti d’Italia i lavoratori hanno esaurito la pazienza e iniziato a protestare, cosa che potrebbe accadere
anche in Fvg dove le persone coinvolte dalla vertenza sono un centinaio tra i negozi di Sacile,
Monfalcone e Udine. (m.d.c.)
Precari, 145 opzioni. E a Udine si assume (Gazzettino)
UDINE - Dal faccia a faccia con i sindacati per il concorso riservato ai "precari" della sanità, a seguito
del decreto del ministro della Salute, a quello con l'Intersindacale medica all'ospedale di Udine per
l'integrazione nosocomio-università. Ieri giornata da agenda superaffollata per l'assessore regionale alla
Salute, Maria Sandra Telesca, che a fine giornata fa il punto.
PRECARI. «Il decreto per procedere con i concorsi di stabilizzazione è stato firmato, ma non ancora
pubblicato, dobbiamo attendere», premette l'assessore. Quello di ieri con i sindacati è stato quindi un
incontro informativo. Tra i requisiti per accedervi, aver maturato tre anni di servizio nell'ultimo
quinquennio. A queste persone dovrà essere riservato il 50% delle risorse destinate alle assunzioni.
Stime circostanziate indicano in regione come aventi diritto «102 unità del comparto e 43 unità della
dirigenza medica e sanitaria». Complessivamente, dunque, 145 unità. Le quali, sottolinea Telesca, non
è detto che otterranno il posto - «il concorso non è nominale» -, ma possono partecipare alla procedura
concorsuale. Per ottemperare alle disposizioni c'è tempo fino al 2018.
CONCORSI REGIONALI. La stabilizzazione dei precari non preclude la pubblicazione dei bandi di
concorso per infermieri e Oss che la Regione ha previsto nelle sue Linee guida 2015. Telesca conferma
che «entro l'anno» saranno banditi entrambi, con priorità per quello degli infermieri: «Ne abbiamo
quasi 8mila, ma il turn over è significativo ed è importante disporre di una graduatoria cui attingere in
tempi rapidi». Entro circa «un mese» sarà conclusa la ricognizione dei fabbisogni delle Aziende e poi si
procederà. Probabilmente anche con il riservato.
PRONTO SOCCORSO DI UDINE. «Si stanno facendo le assunzioni di cui si era segnalata la
necessità», spiega l'assessore Telesca. «Abbiamo valutato la richiesta per due medici e ne abbiamo
autorizzato l'assunzione», precisa, mentre per le 4 unità di infermieri l'Azienda, come tutte le altre da
quest'anno, può procedere senza autorizzazione.
OSPEDALE-ATENEO. «Il mandato della Regione è l'integrazione con pari dignità, cioè con pari diritti
e doveri», ha assicurato l'assessore all'Itersindacale medica che ha sollevato il persistere di carichi
diversi tra ospedalieri e universitari. «Assicurato anche l'impegno a far rispettare le regole», aggiunge
Telesca, che ad entrambi ha raccomandato: «Si guardi all'interesse del paziente». Non è entrata nel
merito della richiesta di sospendere l'organizzazione delle Anestesie, ritenendola una questione interna
all'Azienda.
Fincantieri, scatta lo sciopero. Non c’è intesa sul lavoro gratis (M. Veneto)
di Elena Del Giudice UDINE Da 80 a 104 ore lavorative gratuite e la rivisitazione dei premi di risultato
che verrebbero indissolubilmente legati al risultato di esercizio: valutabili in caso di utile; non
valutabili, e nemmeno erogabili, in caso di perdita. Le due questioni cruciali sulle quali si è aperto il
confronto tra sindacati e Fincantieri sul rinnovo del contratto di secondo livello (scaduto il 31 dicembre
2014 e rinnovato sino a fine marzo, ma non oltre - ha chiarito l’azienda), sono rimaste sul tavolo al
termine dell’ultima riunione avvenuta tra le parti. Ora i sindacati, Fim e Uilm da una parte e Fiom
dall’altra (due infatti le piattaforme depositate) hanno riunito i rispettivi coordinamenti e convocato le
assemblee con i lavoratori. Fim e Uilm indicativamente incontreranno i dipendenti di Fincantieri di
Monfalcone il 25 marzo, e sarà Michele Zanocco, coordinatore nazionale Fim, a tenere l’assemblea che
deciderà come e quando dar corso alle 4 ore di sciopero già proclamate a livello di Gruppo dalle due
organizzazioni. La Fiom lo ha già fatto: ha proclamato un primo sciopero per informare i lavoratori
sullo stato dell’arte della trattativa, che a Genova si è trasformato in sciopero ad oltranza. Detto questo,
il 13 e 14 aprile sono le date per un nuovo incontro tra azienda e sindacati per verificare la
percorribilità di un accordo. Che non sarà «un accordo a tutti i costi», avvertono i sindacalisti. Della
serie: se le richieste rimangono queste, l’intesa sarà oltremodo difficile da raggiungere. Rispetto alle
battute iniziali, Fincantieri ha un po’ mitigato la richiesta di lavoro gratis: prima erano tutte e 104 le ore
di permessi, adesso sono scese da 80 fino a 104. Ma la sostanza, ovviamente, non cambia. L’idea del
Gruppo è quella di mutuare l’esperienza tedesca, adottata da uno dei concorrenti di Fincantieri, dove è
stato raggiunto un accordo sulla base del quale i dipendenti, dal direttore all’operaio, lavorano 20
minuti in più gratis, con l’obiettivo di incrementare la competititività. «Ma in Germania - ricorda
Gianpiero Turus, Fim Cisl - le condizioni sono ben diverse dalle nostre, a partire dai salari. Noi
sosteniamo che se l’azienda non mette mano all’organizzazione del lavoro, anche lavorando di più le
inefficienze aumenteranno, perchè è il sistema che andrebbe rivisto». Il sospetto che arieggia su questa
trattativa, come era accaduto in Fiat, è che Fincantieri, come altri grandi gruppi, stiano attendendo la
scadenza del contratto nazionale di riferimento, e l’introduzione del salario minimo legale, per
rimettere mano a tutta una serie di strumenti e automatismi contrattuali. Quanto questo timore sia
fondato, lo dirà proprio il confronto sull’integrativo in Fincantieri.
Chiusure congelate dalle Poste (Gazzettino)
David Zanirato DINE - Di fronte alle proteste e alle rimostranze scoppiate in moltissime zone d'Italia,
Poste Italiane fa un mezzo passo indietro decidendo di sospendere temporaneamente l'attuazione del
piano nazionale di razionalizzazione dei propri sportelli postali, piano che sarebbe dovuto scattare il
prossimo 13 aprile. Uno stop, spiega la stessa società, «in attesa di completare il dialogo avviato con le
Regioni, per l'analisi di dettaglio dei territori».
Quindi anche nella nostra regione - minacciata dalla chiusura di 19 Uffici (di cui 13 nella sola
Provincia di Udine) e dal ridimensionamento di altri 7 sportelli - si può tirare per il momento un sospiro
di sollievo. «La presenza territoriale - si legge nel comunicato di Poste Italiane - è elemento fondante
del Piano industriale di Poste. Attraverso una scrupolosa analisi delle esigenze reali del Paese prosegue - siamo impegnati a garantire capillarità alla nostra presenza coniugandola con l'esigenza di
una sempre più necessaria efficienza verso la popolazione. Insieme alle Istituzioni regionali - conclude
la nota - approfondiremo il tema della nostra presenza territoriale e a valle di questo ulteriore
confronto, conciliando le esigenze aziendali con le istanze e le possibili eccezioni rappresentate dai
territori, daremo attuazione alla trasformazione della nostra azienda».
Qualche margine di dialogo in più, insomma, dopo il braccio di ferro di questi giorni tra Comuni,
Regione e Poste, ritrovatesi non più tardi di martedì durante un vertice a Udine con l'assessore
regionale Panontin, al termine del quale era emersa tra l'altro l'eventualità di un ricorso al Tar da parte
degli stessi Enti locali direttamente interessati.
Soddisfatti i sindacati, che però mettono subito in guardia: «Quello di Poste Italiane è un primo segnale
che accogliamo positivamente ma guai a facili illusioni, l'impegno ora dovrà essere massimo per
ottenere il miglior risultato possibile», commenta il segretario regionale della Slp Cisl Fvg, Domenico
La Rocca.
«La mobilitazione generale che ci ha visti in prima linea in queste settimane sta sortendo i primi effetti
- aggiunge - ma ora invitiamo le istituzioni a rimanere vigili e soprattutto chiediamo che anche le parti
sociali e i sindacati vengano coinvolti direttamente ai tavoli di confronto che si andranno a costituire ai
vari livelli. Si deve poter ragionare in maniera complessiva sugli sportelli postali da preservare su un
territorio regionale che già tanto ha dato in termini di perdite in questi anni». Infatti «non vorremmo prosegue il sindacato - che questa annunciata disponibilità a trattare si riducesse a ragionamenti di
campanile o a questioni di pesi politici di alcuni amministratori rispetto ad altri».
Al PalaRubini il test del "concorsone" (Piccolo)
di Marco Ballico TRIESTE Sono tanti. Oltre 6mila in totale, divisi in due tranche da 2 e 4mila. Per
ospitarli serve uno spazio ampio, che renda possibile il controllo della regolarità delle operazioni. E
dunque la Regione, in vista del doppio concorsone bandito a fine dicembre, pensa alla casa dello sport,
il PalaRubini di via Flavia a Trieste. Vanno ancora definite le intese con il Comune, fa sapere il
direttore generale Roberto Finardi, ma l’intenzione è di convocare in quella sede le due preselezioni per
la corsa ai 5 posti a tempo indeterminato a Palazzo. Le domande in fila alla scadenza del 30 gennaio
sono 6.126, di cui 1.995 per il concorso che mette in palio 3 posti (uno interno) per specialista
amministrativo economico in categoria D e 4.131 per quello che invece “regala” 2 posti (uno interno)
per assistente amministrativo economico in categoria C. Preso atto, vista l’ampia platea, della necessità
di una preselezione (nelle regole la si prevede nel caso di un numero di domande superiore a 100, quota
ampiamente sforata), gli uffici stanno innanzitutto vagliando chi vi dovrà partecipare. Uno screening
obbligatorio dato che i due bandi escludono dalla prima prova «il personale regionale che partecipa ai
concorsi pubblici con riserva dei posti», oltre alle persone con handicap «affette da invalidità uguale o
superiore all’80%». Una volta terminata la preselezione gli ammessi dovranno superare una successiva
verifica del possesso dei requisiti di partecipazione al concorso prima di poter accedere all’esame vero
e proprio. La direzione generale non è ancora in grado di fissare la data, ma i tempi massimi non vanno
troppo oltre un paio di mesi. Si inizierà con il concorso con meno persone coinvolte, quello per la
categoria D, con la preselezione indicativamente a metà maggio. Mentre per i 4mila in corsa per la
categoria C si andrà probabilmente a fine maggio. Quanto alla sede, inevitabile pensare a spazi molto
ampi. Non a caso in Regione si sta vagliando l’ipotesi del PalaRubini. «Ci dobbiamo mettere d’accordo
con il Comune, ma credo che quella sia la soluzione migliore - rileva Finardi -. Del resto dobbiamo
individuare un luogo che possa consentire la preselezione in giornata. Non sappiamo naturalmente
quanti di quelli che hanno presentato domanda saranno poi presenti, ma ci dobbiamo attrezzare per far
posto a tutti». Nel menù, si legge nei criteri, i concorrenti saranno chiamati a risolvere, entro un tempo
predeterminato, un test basato su quesiti a risposta multipla sulle materie oggetto della prova scritta. Si
tratta, per quel che riguarda la categoria D, di diritto costituzionale e amministrativo; normativa
comunitaria, statale e regionale sui fondi europei e nazionali; programmazione, pianificazione e
controllo di gestione; ordinamento e organizzazione della Regione Fvg. La categoria dovrà inoltre
concentrarsi su atti e procedimenti amministrativi, nonché appalti, contratti e acquisizione di servizi e
forniture. Per superare lo scritto sarà necessario centrare almeno 21 punti su una scala che porta a un
massimo di 30. All’orale poi (occasione anche per verificare della lingua straniera scelta dal candidato
tra inglese, francese e tedesco), entrambi i bandi invitano a prepararsi sul diritto penale, con particolare
attenzione ai reati commessi dai pubblici dipendenti e a quelli contro la pubblica amministrazione, oltre
che al rapporto di lavoro nella Pa e agli elementi di contabilità pubblica, patto di stabilità e
armonizzazione dei bilanci. Anche per la prova orale sono previsti fino a 30 punti. Nelle intenzioni
della Regione c’è l’obiettivo di assicurare, nel rispetto di limiti e vincoli interni ed esterni, risorse
professionali adeguate al perseguimento di quanto indicato nel piano strategico e in quello delle
prestazioni. Tenendo sempre in cima all’agenda il traguardo dell’efficienza e riducendo i costi della
macchina regionale, già scesi dal 2013 al 2014 di 3,36 milioni di euro: da 152,14 milioni a 148,78
milioni (- 2,1%, in gran parte frutto della riduzione dei compensi per i dirigenti).
Bando sul Tpl, no alla richiesta di sospensiva (Piccolo)
TRIESTE Il verdetto del Tribunale amministrarivo regionale, chiamato a riunirsi in Camera di
Consiglio per esprimersi sul bando di gara per il trasporto pubblico locale arriverà appena a maggio.
Intanto, però, la Regione può tirare un sospiro di sollievo grazie un altro pronunciamento: quello del
Consiglio di Stato che ha spazzato via lo spettro, temutissimo, della concessione della sospensiva. Ieri
infatti il presidente della quinta Sezione del Consiglio di Stato ha respinto l'istanza di sospensione della
gara avanzata da Busitalia Sita Nord e Autoguidovie spa sul presupposto del prevalente interesse
dell'amministrazione regionale ad un rapido espletamento della gara stessa, accogliendo la richiesta
della Regione a mantenere fermo il termine per il deposito delle offerte al 23 marzo 2015. L'udienza di
merito è stata poi fissata per il 14 aprile 2015. «La decisione presa dal Consiglio di Stato - ha
commentato l'assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità Mariagrazia Santoro - ci conforta in
quanto sono state accolte le indicazioni presentate dalla Regione circa il danno che subirebbe da un
ulteriore prolungamento della procedura di gara. Nel riconfermare quindi l'intenzione a svolgere al più
presto la procedura di gara per giungere ad un nuovo affidamento dei servizi più efficace ed esteso per i
cittadini, auspichiamo che anche le successive fasi del giudizio confermino le nostre scelte».
L’obiettivo, chiarisce ancora una volta l’esponente dell’amministrazione Serracchianionale, è mandare
in porto un’operazione quantomai strategica, «modello più avanzato nelle tipologie di procedure di gara
attuate dalle Regioni nel nostro Paese in tema di affidamento di trasporti automobilistiche». «Le scelte
della modalità di gara del Friuli Venezia Giulia - insiste infatti Santoro - continuano ad andare contro il
mantenimento dello status quo italiano, caratterizzato da una miriade di piccoli soggetti non
sufficientemente strutturati e con società molte volte con bilanci in deficit. Una situazione a tutto
vantaggio di chi vuole continuare a perpetuare la “campagna” di acquisizioni di società in difficoltà e
con affidamenti diretti - conclude -, piuttosto che affrontare il rischio di un confronto, in termini
realmente concorrenziali, con soggetti adeguatamente strutturati».
Scuola o lavoro? Le risposte sul web (Piccolo)
TRIESTE È attiva da ieri, in una sezione del portale internet della Regione, la nuova piattaforma
informatica che raccoglie e valorizza gli strumenti di orientamento che in questi anni sono state
realizzati nelle scuole del Friuli Venezia Giulia e in altre realtà italiane, rendendoli così disponibili a un
pubblico più vasto di insegnanti e formatori. Il portale si chiama “Idee e strumenti per orientare” (link a
http://orientamento.regione.fvg.it/orientamento/) e per trovarlo basterà andare sul sito della Regione
(www.regione.fvg.it). A disposizione un catalogo di 84 percorsi e circa 370 strumenti. L’offerta è stata
presentata ieri dall’assessore alla Formazione, Istruzione e Lavoro Loredana Panariti, assieme al
dirigente vicario dell'Ufficio scolastico regionale Fvg Pietro Biasiol. «Sono strumenti a disposizione di
insegnanti e formatori per rendere ancora più capillare l'azione dei servizi regionali di orientamento a
favore di ragazze e ragazzi che stanno per concludere le scuole medie e si avviano verso le superiori o
all’Università o per coloro che stanno per affacciarsi al mondo del lavoro e vogliono approfondire
competenze e attitudini per fare una scelta consapevole», ha spiegato Panariti, sottolineando che si
tratta di una novità importante che risponde all'esigenza di mettere a disposizione «strumenti sulle
buone prassi della Regione assieme a quelli elaborati da altre Regioni italiane». I percorsi contenuti
nella banca sono suddivisi in sottosezioni tematiche che riguardano: la promozione dello sviluppo
personale per “stare bene a scuola”; il tema della scelta sia formativa che professionale; il sostegno ai
giovani per l'inserimento nel mercato del lavoro.
Il reddito minimo diventa un prestito (Piccolo)
di Marco Ballico TRIESTE Dopo il reddito di cittadinanza e quello minimo garantito c'è chi pensa al
reddito fiduciario. Un contributo alle famiglie in difficoltà tra i 750 e gli 850 euro al mese a seconda del
numero dei componenti. Nome e progetto sono del Nuovo centrodestra, di Autonomia responsabile e di
Fratelli d’Italia. Il centrodestra, insomma, senza Forza Italia. «Le sinergie si fanno sui temi di comune
interesse, ma mi auguro che aderiranno in futuro, e magari non solo loro», dice Alessandro Colautti
anticipando qualche informazione sulla proposta di legge che verrà illustrata domani a Udine in
conferenza stampa. La novità chiave dell’iniziativa rispetto alla proposta del Movimento 5 Stelle e a
quanto sta preparando la giunta per concretizzare i 10 milioni accantonati in Finanziaria in funzione
anti-povertà? Quella di un sostegno pubblico sotto forma di prestito. In sostanza, spiega Colautti,
«superando la visione di un supporto passivo, vale a dire che non impegna il beneficiario a risolvere
attivamente il suo problema occupazionale», l’intenzione è di prevedere un’integrazione al reddito che
consenta di vivere con dignità la fase in cui ci si ritrova a casa. «Dopo di che, una volta recuperato un
posto di lavoro, il prestito ricevuto dalla Regione andrà restituito. Di qui il termine “fiduciario” che
caratterizza la proposta: alla solidarietà si dovrà rispondere con un approccio di responsabilità». Tempi
e modalità della restituzione, senz’altro graduale, verranno precisati in conferenza stampa, ma c’è una
cifra di riferimento: i 750 euro mensili per un nucleo familiare di una persona, che diventano 850 nel
caso di due o più persone. La copertura? «Pensiamo in partenza proprio ai 10 milioni della giunta, che
non hanno vincolo di destinazione». Un approccio «liberale, popolare», precisa il consigliere regionale
del Ncd non dimenticando che il reddito di cittadinanza, quello della versione illyana, fu un intervento
che la giunta Tondo abrogò non appena riconquistata la Regione. «Vista la crisi - approfondisce
Colautti -, non possiamo non prendere atto, ragionevolmente, che la questione di un sostegno a chi
rimane senza un lavoro è al centro di un dibattito molto ampio, nazionale e locale. Il centrodestra è
sempre stato contrario a ipotesi di assistenzialismo continuativo, per questo pensiamo a qualcosa di
decisamente diverso». Nell’annuncio della conferenza stampa che domani unirà a Colautti anche Renzo
Tondo (Ar), che ha sottoscritto la proposta assieme a Paride Cargnelutti (Ncd), Luca Ciriani (FdI),
Roberto Revelant (Ar), Valter Santarossa (Ar) e Giuseppe Sibau (Ar), il capogruppo Ncd spiega
appunto di voler sostituire «il modello di sussistenza mortificante caratterizzato dal reddito di
cittadinanza e dal minimo garantito, con i concetti di merito e fiducia capaci di aiutare e stimolare le
persone nell’inserimento del mondo del lavoro».
CRONACHE LOCALI
Ultimatum dei medici a un passo dallo sciopero (M. Veneto Udine)
di Alessandra Ceschia Hanno messo sul tavolo un pacchetto di richieste non negoziabili. Al
commissario straordinario dell’Azienda ospedaliero universitaria Mauro Delendi l’arduo compiuto di
decidere se accoglierle o accettare che i medici incrocino le braccia. Non è bastato a escludere il rischio
di uno sciopero il tentativo di conciliazione che si è tenuto ieri sera in Regione, presente anche
l’assessore regionale Maria Sandra Telesca e il direttore centrale della Salute Adriano Marcolongo,
oltre alla dirigente della prefettura Maria Rita Coluccia. Passa attraverso sei punti, due per
dipartimento, l’ultimatum dichiarato dai componenti dell’intersindacale della dirigenza medica e
sanitaria. Il primo punto per il Dipartimento medico riguarda le guardie dipartimentali, richieste ai
medici di tutte e tre i reparti, compreso quello a conduzione universitaria. Quindi la copertura dei due
primariati scoperti da anni in Medicina 2 e in Radiologia interventistica attraverso un concorso. Per il
Dipartimento chirurgico urge la garanzia del mantenimento della guardia dipartimentale e il
coinvolgimento di tutte le componenti ospedaliere e universitarie. Infine per Anestesia e rianimazione è
stata chiesta la gestione della guardia formale e l’immediata attribuzione alle attività di guardia di
pertinenza in capo alla Clinica di anestesia e rianimazione di tutte le incombenze proprie dell’istituto.
Quindi la revoca del nuovo assetto organizzativo anestesiologico che ha trasferito le competenze e le
afferenze di quattro sale operatorie, due di Ortopedia e due di Urologia dall’Anestesia ospedaliera alla
Clinica di anestesia e rianimazione. Per formalizzare il tentativo di conciliazione potrebbe rendersi
necessario il passaggio di tutte le parti interessate davanti al prefetto. I rappresentanti
dell’intersindacale hanno affidato a una memoria le ragioni di un disagio sfociato nella proclamazione
dello stato di agitazione e nella programmazione di un giorno di sciopero. Sul tavolo Sergio Cercelletta
(Aaroi-Emac), Valtiero Fregonese (Anaao) e Giulio Andolfato (Cimo) hanno evidenziato le «sempre
maggiori difficoltà nel fare assistenza praticamente in tutti i dipartimenti del Santa Maria».
Problematiche così vaste da superare i confini dell’ospedale udinese, ma anzi, di portata tale da rendere
necessario il coinvolgimento della politica regionale. Il commissario straordinario Delendi, al termine
di un incontro durato quasi tre ore, non ha ritenuto di commentare. Lo ha fatto, invece l’assessore
regionale Telesca. «Nel corso dell’incontro ho ribadito i mandati che la Regione ha assegnato alla
dirigenza aziendale – ha riferito Telesca –, ovvero l’integrazione, i diritti e i doveri e la pari dignità per
ospedalieri e universitari, tenendo conto sempre prioritariamente delle esigenze dei pazienti. Tutto ciò –
ha sottolineato l’assessore – va declinato a cura dell’azienda. Alcune richieste avanzate
dall’intersindacale medica sono condivisibili, altre attengono all’organizzazione interna, spetterà quindi
alla dirigenza aziendale valutare la problematica e decidere se evitare lo sciopero». In attesa che
arrivino le risposte i componenti dell’intersindacale ribadiscono l’ampiezza della problematica e
chiedono ampio coinvolgimento. «Non si può pretendere che soluzioni e risorse provengano
esclusivamente dall’interno del Santa Maria della Misericordia - sottolineano – il commissario
straordinario è solo formalmente la controparte dei sindacati medici e i sindacati non addossano a lui la
responsabilità di problemi storici o della volontà di non collaborare con alcuni universitari. La
controparte è e sarà quella che si ostinerà a negare l’evidenza, a dire che i problemi non esistono e a
lasciare andare alla deriva la più importante realtà ospedaliera della regione».
Caso Coigen, il fronte sindacale si divide (M. Veneto Udine)
GEMONA Caso Coigen, le rassicurazioni della direzione aziendale non sembrano convincere i
lavoratori. Dopo le agitazioni organizzate nelle scorse settimane coordinate da Fillea-Cgil e Filca-Cisl,
gli amministratori dell’azienda, che ha la sua sede principale a Este (Padova), hanno incontrato l’altra
sera lavoratori e rappresentanti sindacali nella sede di Gemona, in via San Pietro. Durante l’incontro, da
parte dei rappresentanti di Coigen è stato assicurato il pagamento degli arretrati ai lavoratori nel corso
delle prossime settimane, oltre al rispetto dei contratti sottoscritti l’anno scorso, ma in risposta il fronte
sindacale, che rappresenta una ventina di lavoratori edili, si divide: se da un lato, la Cisl con il referente
Valentino Bertossi «prende atto degli impegni presi da parte dell’azienda, ma vigileremo affinché siano
portati a termine», dall'altro, più lapidario è il parere di Francesco Gerin della Fillea-Cgil, il quale non
ritiene «soddisfacente la risposta data dagli amministratori dell'azienda». A farsi sentire sono tuttavia
gli stessi lavoratori, preoccupati soprattutto per la sicurezza dei cantieri avviati: «Da settimane - dice
Francesco Rossi, uno dei capisquadra - i fornitori non ci danno più il materiale e noi non riusciamo a
terminare i cantieri. Da parte nostra, abbiamo già inviato delle lettere sia alla direzione della Coigen,
sia al consorzio Arcipelago e sia, per conoscenza, all’Enel, in cui evidenziamo che non possiamo
prenderci delle responsabilità su eventuali incidenti laddove i cantieri non sono stati terminati proprio
perché nessuno ci mette a disposizione il materiale necessario». Attualmente, i lavoratori della Coigen
sono impegnati in cantieri rimasti sospesi a Pasian di Prato, Villanova di San Daniele, Martinazzo di
Cassacco e Sella Nevea. (p.c.)
Ass 3, chieste due nuove ambulanze (Gazzettino Udine)
David Zanirato GEMONA - Dalle iniziative per le riduzioni delle liste d'attesa (attraverso accordi
interaziendali) alle richieste per integrare il fabbisogno di personale (almeno 12 medici nel primo
trimestre) passando per le priorità negli investimenti e le necessarie riorganizzazioni di uffici, strutture
e collegamenti informatici. Mancano però ancora le specifiche sul piano di riduzione e/o riconversione
dei posti letto. Sono queste alcune delle informazioni giunte in mano ai sindaci del territorio di Alto
Friuli, Collinare e Medio Friuli attraverso la proposta di Piano di azione locale 2015 della nuova
Azienda per l'assistenza sanitaria 3. Piano che dovrà essere votato dagli amministratori locali riuniti in
assemblea il prossimo 25 marzo. A proposito dei conti, il bilancio di previsione «è stato ricondotto in
equilibrio - si legge - operando riduzioni di costo pari a circa 12,7 milioni di euro. Si ritiene necessario,
pertanto, chiedere una revisione della quota di finanziamento assegnato alla Aas 3, coerentemente con
il trasferimento di tutti i costi correlati alle attività distaccate dalla ex Aas 4». Per quanto riguarda gli
interventi a breve termine che secondo l'Azienda sono più opportuni si riscontrano il trasferimento
provvisorio del Pronto soccorso di San Daniele nell'area attualmente occupata dal bar (120mila euro); il
secondo lotto dell'adeguamento dei gruppi elettrogeni del presidio ospedaliero di Tolmezzo (570mila
euro), il completamento del rifacimento della copertura del presidio ospedaliero per la salute di
Gemona (1,5 milioni). Sul fronte delle attrezzature si prevede una spesa complessiva pari a 727.500
euro. Servono inoltre due nuove ambulanze attrezzate per il soccorso avanzato e il ricambio di almeno
il 15% dei veicoli aziendali (655mila euro) oltre poi all'installazione delle risonanze magnetiche
autorizzate a fine 2014. Sul fronte del personale l'elenco delle cessazioni previste nel corso del 2015
segnala una cinquantina di figure professionali in scadenza. Si rimanda infine ai prossimi mesi la
definizione dei Centri per l'assistenza primaria, così come in materia di laboratorio analisi e
microbiologia e virologia si fa riferimento alle indicazioni date dalla Regione.
Voto Rsu, Pigozzo soddisfatta. La Cgil supera il 40 per cento (M. Veneto Pordenone)
«I numeri sono chiari. La Cgil, con più del 40% dei consensi, si riconferma il primo sindacato in ampi
settori della Pubblica Amministrazione della provincia (scuola, sanità ed enti locali). Ove si addensa la
parte rilevante degli addetti con più 11.000 lavoratori e lavoratrici. L’importante affluenza al voto,
quasi il 70%, dimostra che è possibile partecipare e ribadisce il valore della democrazia». Parole di
Giuliana Pigozzo, segretaria provinciale della Cgil, che circa il rinnovo delle Rsu ha proseguito: « Un
dato tutt'altro che disprezzabile, sia nel confronto con la partecipazione elettorale per le consultazioni
politiche, sia con le tanto sbandierate consultazioni on line. Le riorganizzazioni che hanno interessato i
settori pubblici: accorpamenti scolastici ed aziendali, non hanno scoraggiato e questi risultati dicono
anche della capacità delle persone di saper distinguere le responsabilità. Un conto sono quelle del
Governo e di chi amministra ed un altro è il ruolo della rappresentanza sociale. Non si “è tutti uguali”
come si cerca di accreditare troppo spesso. Significativo il risultato registrato nelle autonomie locali
dove c’è stata una partecipazione maggiore di tre anni fa; da acquisire anche come una richiesta forte
da parte dei lavoratori di interlocuzione vera con le amministrazioni sulla riforma regionale che occupa,
quasi quotidianamente, il dibattito politico». «Il voto sul rinnovo delle Rsu – ha detto ancora Pigozzo –
diversamente di quanto accade per i partiti, ribadisce che c’è una iniziativa dal basso, che raccoglie un
successo straordinario nonostante gli attacchi subiti dalla Cgil in questi anni ed in queste ultime
settimane. Una risposta concreta a chi chiedeva dove fosse il sindacato e non vedeva, o non voleva
vedere, che non solo abbiamo confermato il contatto con la gente ma ribadito che quel voto pretende
una risposta da quelli che da anni hanno bloccato i rinnovi contrattuali, i turn-over e le assunzioni».
Lavorazioni Inox, il Comune dilaziona buoni mensa e nido (Gazzettino Pordenone)
PORDENONE - Sono venticinque. Sono gli operai residenti a Pordenone che hanno perso il posto alla
Lavorazioni Inox, l’azienda di Villotta di Chions, dove lavoravano 214. La "soluzione ponte" ha
consentito di prorogare il lavoro fino al prossimo giugno con l’accordo sottoscritto dal curatore con una
impresa slovena che ha garantito - affittando gli impianti - di continuare a lavorare. Il Comune di
Pordenone ha deciso di concedere ai lavoratori della LavInox la possibilità di dilazionare il pagamento
dei buoni mensa per i figli a scuola e di fare la stessa cosa per chi, invece, ha i bimbi al nido. L’accordo
interessa solo gli operai residenti a Pordenone. Non è ancora tutto. Se dovessero subentrare ulteriori
problemi legati al reddito, infatti, l’assessore Vincenzo Romor si è fatto garante di un percorso facilito
di accesso alle prestazioni dei Servizi Sociali. Sin qui la disponibilità del Comune. Intanto Bcc e
FriulAdria hanno aderito alla richiesta del Municipio e hanno messo a disposizione degli operai
residenti in città, in caso di necessità, prestiti liberi, senza vincolo di plafond minimo. In pratica, grazie
alla mediazione del Comune, sarà possibile acquisire a interessi ridotti, i soldi per il pagamento della
rata del mutuo o per altre esigenze. A giungo - quando scadrà l’accorso con la società che ha acquisito
l’affitto d’impresa - gli operai saranno liberi di proseguire il percorso con gli stessi istituti di credito
disponibili anche a recuperare eventuali crediti e il Tfr o a chiudere ogni rapporto restituendo i soldi
acquisiti in prestito.
Porte chiuse ai due sindacalisti. Bufera su Ambiente Servizi (M. Veneto Pordenone)
PORCIA Prima viene negata loro la possibilità di riunirsi in assemblea sindacale nella sede di
Ambiente Servizi a Porcia, in quanto, a detta aziendale «non è idonea dal punto di vista della
sicurezza». Dopodichè vengono allontanati in malo modo da un capo operaio della società, mentre si
recano nel sito purlilese per appendere le locandine dell’assemblea nella bacheca sindacale. E' quanto
accaduto ieri a Flavio Venturoso (Cgil Fp) e Maurizio Contavalli (Fiadel), i quali non hanno esitato a
stigmatizzare questo comportamento. Il sindacato. «Di fatto ci è stato impedito di svolgere l’attività
sindacale prevista anche dal contratto nazionale di settore e dalla Costituzione», hanno messo in
evidenza. Ma le forze sociali non mollano: l’assemblea in programma oggi si farà ugualmente. Non
all’interno della sede, ma nel piazzale. Al centro della discussione inquadramenti del personale,
stabilizzazione degli interinali, sicurezza e lavori usuranti. C'è di più: i sindacati hanno annunciato che
presenteranno «una segnalazione all’Azienda sanitaria affinché si verifichi se le dichiarazioni della
società rispetto ai problemi di sicurezza della sede di Porcia sono reali». Venturoso e Contavalli
nutrono perplessità. «La struttura è nuova, al suo interno entrano camion e ci operano trenta dipendenti:
in poche parole, ci sono persone che vi lavorano – hanno osservato – Le dichiarazioni dell’azienda, se
corrispondenti al reale, sono preoccupanti. Stiamo parlando dell’incolumità degli addetti. Chiederemo
all’Azienda sanitaria di effettuare le opportune verifiche per vederci chiaro. A nostro avviso, quella
assunta da Ambiente Servizi è una posizione strumentale, per metterci solamente i bastoni tra le ruote».
L’azienda. L’azienda, comunque, sulla questione è stata chiara: nella lettera inviata mercoledì a Cgil Fp
e Fiadel da Fabio Mior, direttore generale di Ambiente Servizi, si legge: «Non possiamo concedere
l’uso dei locali aziendali, in quanto non risultano idonei dal punto di vista della sicurezza a
un’assemblea del personale. Inoltre, non ci è pervenuta la preventiva richiesta di autorizzazione
all'uso». La società, comunque, ha dato disponibilità a concedere la sala riunioni della sede legale di
San Vito al Tagliamento. Ma le forze sociali hanno declinato l’invito, precisando che «le assemblee
vengono svolte regolarmente a San Vito». «Abbiamo voluto organizzare l'incontro anche nell'altra sede
per andare incontro ai lavoratori del sito di Porcia – si sottolinea – Questo, se vogliamo, anche
nell'interesse aziendale: l’assemblea è retribuita e se gli addetti non devono spostarsi si evitano perdite
di tempo e quindi di denaro». Oggi si capiranno meglio i risultati di quello che può essere definito un
vero braccio di ferro. Giulia Sacchi
Permessi "lavorabili" e chip nelle scarpe: integrativo lontano (Piccolo Gorizia-Monfalcone, 2
articoli)
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Caporalato, processo a rischio stop per il cambio dei giudici (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
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Svuotata l'ex Detroit, tra due mesi mobilità per 98 lavoratori (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
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Il sindacato: «Rischio di fusione per le Bcc» (Piccolo Gorizia-Monfalcone, 2 articoli)
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