Con la - Federazione Trentina della Cooperazione

Ali Arcivescovile
c'è "Maniunlte":
a coop degli studenti
Firmato anche un protocollo con la Federazione provinciale
I ragazzi: «Modalità intelligente per applicare la solidarietà»
di Paolo Piffer
Una parte dei soldi ricavati nei
pochi mesi di lavoro dalla costituzione della cooperativa sarà
devoluta al reparto pediatria
dell'ospedale S.Chiara per contribuire a curare i piccoli ricoverati. Mentre il resto, d'altronde sono pur sempre quattordicenni che iniziano a scoprire il
mondo, servirà a finanziare
una gita. All'Arcivescovile di
via Endrici a Trento, scuola paritaria cattolica, con quest'anno scolastico si è dato vita
all'Istituto tecnico economico
ad indirizzo amministrazione,
finanza e marketing che è come dire, tanto per intenderci, i
"vecchi" ragionieri per quanto,
come è ovvio che sia, con un
corso di studio più ampio, variegato e complesso, che cerca
di rispondere agli attuali e futuri sbocchi lavorativi. E come
scelta precisa della scuola è stato deciso di istituire una cooperativa formata dai ragazzi della
prima classe per i quali sono
già previste un paio di ore settimanali di lezione con un esperto della Federazione mentre,
nel triennio, sono in program-
ma stage sul campo, dentro
una realtà cooperativistica.
Detto, fatto, il progetto è decollato da subito e l'atto di costituzione di ManiunITE (il nome come il simbolo sono stati
decisi dai soci) è stato messo
nero su bianco nel gennaio
scorso. Ventuno studenti, cooperativa a maggioranza femminile (13 a 8) ma presidenza e vicepresidenza, maschili (Davide Maccani e Michele Battisti),
a suon di voti. «Ma tanto poi
decidono le ragazze», sorride
la tutor, la prof Ricciarda Laurenzi, docente di diritto ed economia. Già una quindicina i soci sostenitori, tra insegnanti,
genitori e personale scolastico.
Scopo dichiarato, deciso in assemblea, l'organizzazione di
eventi ricreativi. Tantoché, i
prossimi appuntamenti saranno l'organizzazione di un torneo di calcetto a 5 (quota di
iscrizione fissata a 2 euro), in
omaggio le magliette da gioco,
dolci e bibite ad un apposito
banchetto. Previsto anche il
concerto di una band locale.
Non è l'unica cooperativa
scolastica in provincia. Altri
istituti hanno dato il via ad
esperienze simili. «Ma la particolarità - sottolinea la prof Ricciarda Laurenzi - è che è stato
sottoscritto un protocollo di
collaborazione di cinque anni
con la Federazione, ed è il primo esempio, strutturato in
questo modo, su scala provinciale, che prevede anche la presenza in classe, per alcune ore,
di esperti in cooperazione». Ai
ragazzi Y esperienza interessa e
coinvolge. «E' una bella cosa,
una modalità intelligente per
praticare i valori della co operazione, in primis la solidarietà e
il lavorare per gli altri. Un modo per rendersi utili», affermano. E non nascondono che potrebbe anche rappresentare, in
futuro, uno sbocco lavorativo,
perlomeno una possibilità.
«Certo, perché no?, Intanto impariamo, poi si vedrà», affermano all'unisono. La tutor
Laurenzi ricorda che anche altri docenti sono coinvolti nel
progetto e ne sottolinea gli scopi. «Innanzitutto, e questo corrisponde all'indirizzo di studio
dei ragazzi - sostiene - imparare a fare impresa. Quindi, in
questo caso, fare cooperazione, insegnandone i valori». In
Pag. 7
attesa della seconda coop, il
prossimo anno. Con la nuova
prima classe.
I complimenti
del presidente
i i i p Schelfi
A proposito della costituitone
della cooperativa ManiunlTE, il
presidente della Federazione
trentina della cooperatone
Diego Schelfi, ponendo la sua
firma al protocollo di
collaborazione con l'Istituto
Arcivescovile, ha detto: «Fare
cooperativa fin da giovani è un
modo per prendersi a cuore il
proprio futuro». SI preside della
scuola, don Lamberto Agostini,
ha sottolineato; «Vogliamo
valorizzare il nuovo percorso di
studi in modo nuovo, la
cooperazione è un patrimonio
di questo Trentino che affonda
le radici nel vangelo».
La nascita della cooperativa
scolastica (formata da li tra
ragazze e ragazzi delia prima
classe) fa parte del progetto
dell'Istituto Tecnico Economico
ad indirizzo amministrazione,
finanza e marketing, nato
quest'anno e che va ad
affiancare è tre licei (classico,
scientifico e linguistico)
presenti nell'istituto di via
Endrici a Trento. Il protocollo
d'intesa tra Federazione e
Arcivescovile ha inaugurato un
progetto quinquennale al quale
sono dedicate due ore
settimanali gestite in
compresenza dalla docente di
diritto ed economia Ricciarda
Laurenzi e dall'esperta
dell'ufficio educazione
cooperativa della Federazione
Marina Pancheri. «Attraverso
lo strumento cooperativistico hanno dichiarato Schelfi e don
Agostini -glistudenti possono
capire, verificandolo sul
campo, come funziona la
gestione di una cooperativa,
cosa significa definire un
progetto e cosa comporta
sperimentare la divisione dei
compiti, l'assegnazione dei
ruoli e delle responsabilità,
l'elezione degli organi di
governo e controllo», (pa.pi.)
inwinwo iw UMSE »
'
!
[All'Arcivescovile
k'è "Maniunlte":
la coop degli studei
Lffind
Pag. 8
«Funtut», è nata la coop del Russell
QJES. Stage degli studenti della terza UC
del liceo economico alla Federazione
CLES - Gli studenti della terza
classe UC del Liceo economico
sociale Russell si sono trasferiti per tre giorni presso la sede
della Cooperazione Trentina, per
un breve corso preparatorio alla creazione di una Acs - Associazione Cooperativa Scolastica.
«Un modo innovativo e originale per preparare il terreno alla
costituzione della loro cooperativa, strumento fondamentale
per vivere in maniera concreta
l'essere cooperatori - afferma un
comunicato della coooperazione -. Per farlo sono stati aiutati
dallo staff dell'ufficio di educazione cooperativa della Federazione, dei veri professionisti in
questo settore».
La nascita è stata ufficializzata,
mercoledì, alla presenza del direttore generale della Cooperazione Trentina, Carlo Dellasega,
che si è dimostrato molto soddisfatto dell'impegno dimostrato da questi giovani e dalla loro
bella idea.
Agli studen ti è stato presentato
il quadro della Cooperazione
Trentina, la sua struttura, il suo
radicamento nelle piccole e nelle grandi comunità. I suoi settori storici, ma anche quelli più innovativi che vanno a comDorre
un mosaico di oltre mezzo migliaio di società che rappresenta un patrimonio della collettività «perché la Cooperazione è
un bene di tutti».
Da parte loro i ragazzi hanno nominato i vertici della cooperativa, affidando a ognuno un preciso incarico. Presidente e vicepresidente sono Angela e Veronica.
Naturalmente è stato scelto il nome, la ragione sociale, della Acs.
Anche qui è prevalso lo spirito
cooperativo, riflesso nella scelta partecipata e condivisa. Alla
fine ha prevalso «Funtut».
Due termini che rappresentano
spirito e mission della società:
cooperare divertendosi.
Pag. 9
Ieri la visita. Miorandi e Robol distantì ma d'accordo su
una cosa: questa è l'eredità della giunta. L'assessore: «Ma
bisogna andare avanti con la pianificazione di tutta l'area»
All'ex stazione finita la struttura, si tratta su ristorante
e negozi: «C'è molto interesse». Intanto nella futura
sede della Rurale si scopre la storia dipinta sui soffitti
A nord del Corso la città del futuro
Quartiere ex novo, tra terrazze aUVrban cit
e affreschi e giardini di palazzo Balista
CHIARA ZOMER
Prima ì'urban city, all'ex stazione delle corriere, ora imbrigliato da impalcature impattanti,
in attesa della leggerezza che le
vetrate dovrebbero regalare alla struttura. Poi palazzo Balista,
che ci si ricordava decadente e
si riscopre arricchito di affreschi che l'ambizioso restauro
della Cassa Rurale di Rovereto
sta valorizzando. La città del futuro potrà piacere o meno, ma
sta già prendendo forma, tra
l'ambizione di allargare i giardini, progetti di pedonalizzazione e nuova viabilità. E la visita
di ieri ai due cantieri - dove sono stati investiti 35 milioni di
euro in tempi di edilizia al collasso - permetteva di intrawederlo, questo futuro.
Partendo dall'urban city, il sindaco Andrea Miorandi e l'assessore Giulia Robol hanno rivendicato il ruolo di una giunta che
«ha ereditato il dibattito decennale su quest'area e la pianificazione della giunta Valduga,
ma ha saputo agire, con una
partnership pubblico privato
capace di generare qualità edilizia e urbanistica». Politicamente e personalmente distanti,
Miorandi e Robol ieri erano uniti almeno dalla rivendicazione
di questa come l'eredità forte
della legislatura. Con un ammonimento: «11 progetto è coerente se si continua, con coraggio,
la pianificazione dell'area, da
via Paganini chiusa al traffico e
corso Bettini a senso unico - osserva Robol - solo se non si
chiude il cerchio l'intervento
causerà problemi viabilistici».
Incastrato tra chi lo apprezza
perché rappresenta la rinascita di un'area ferma da decenni
e chi lo critica perché paesaggisticamente troppo impattante, l'Urban city cresce veloce. 11
taglio del nastro è previsto per
marzo 2016: conclusa la struttura, ora si lavora all'impiantistica e nel frattempo, camminando tra impalcature e pali, si
immagina quel che 1! nascerà. 1
tre piani sotterranei ospiteranno 250 posti auto gestiti dal privato ma messi a disposizione
della città. Ci si accede da via
don Rossaro: dalla stessa rampa che porterà anche ai 90 stalli di palazzo Balista. Poi su, al
piano meno uno, con i 1800 metri quadrati del Conad. Si vedranno dalla strada, grazie alle
vetrate. Così come dalla strada
si vedranno i due ascensori panoramici - per ora c'è solo
l'enorme vano che li ospiterà e che porteranno ai piani superiori. 11 bar con la grande terrazza, al primo piano, è già venduto. 11 ristorante, al secondo, avrà
a sua volta un ampio dehor.
«Non abbiamo ancora deciso spiega il presidente del consorzio Giuseppe Tornasi - ma abbiamo già una quindicina di interessati». Quanto ai negozi - sei
in tutto - sono avviati i contatti
per affittarli tutti, «con marchi
che in città ora non ci sono». E
poi su, verso gli uffici (già certe le Acli) e il mega attico. Di cui
però per ora c'è solo lo scheletro. Ma la vista merita, anche se
dura un secondo.
Bisogna andare: il piatto forte
della visita è palazzo Balista, venduto all'asta dalla giunta Valduga, acquistato dalla Rurale. Qui
sono finiti i lavori di muratura,
si opera sull'impiantistica. Con
il sottotetto sostenuto dalle travi in legno (una originale), con
gli uffici del secondo piano e la
sala nobile del primo, quella col
balcone, che sarà destinata al
Cda. Ma il tesoro è al piano terra, nelle due stanze sulla destra.
Perché nascosti da secoli d'intonaco e pessimo gusto, il restauro ha fatto emergere degli
affreschi: i soffitti risalgono al
'700, le pareti in una stanza sono del 700, nell'altra dell'800.
In ogni caso, gioielli. Qui all'epoca in cui palazzo Balista era una
casa patrizia, si vendevano le
sete e i velluti. Qui in futuro la
Rurale porterà avanti le transazioni importanti, in una sala di
rappresentanza capace di impressionare davvero. 11 direttore Luca Filagrana e il presidente Paolo Marega mostrano tutto con orgoglio. Sanno di aver
lavorato per una sede efficiente (in un unico edificio si riuniranno tutti gli uffici ora sparsi)
ma soprattutto prestigiosa. Ma
sanno anche di aver movimentato denaro quando l'economia
ne aveva bisogno come l'aria.
«Era anche questo il nostro
obiettivo», rivendica Marega,
prima di uscire dal palazzo in
cui tra un anno e mezzo entrerà per tagliare il nastro.
Si esce dal retro, dove sorgeranno i giardini e da dove lo sguarPag. 10
do abbraccia l'urban city. E lì
viene spontaneo pensare che
sì, l'intero comparto è collegato, soprattutto se, come ci si augura, si potrà abbattere l'edifi-
cio che ospita la cassa malati
per ridisegnare viabilità e spazi. 1 due cantieri non sono che
l'inizio. Cosa diventerà tutto
questo, se sarà o meno un nuo-
vo baricentro della città, lo decideranno gli anni a venire. E le
scelte della prossima amministrazione comunale, chiunque
sia a sedersi a palazzo Pretorio.
Prosegue l'attività per
«riempire» il nuovo complesso:
15 le richieste per il ristorante,
sui sei negozi accordo vicino
Pag. 11
GRIGNO
Dalla Rurale 189 mila euro al volontariato
Superano quota 189 mila euro i
contributi della Cassa Rurale
Valsugana e Tesino a sostegno
delle iniziative realizzate dalle
oltre 300 associazioni di volontariato attive sui 19 comuni in
cui opera. Progetti e manifestazioni culturali, sportive, turistiche e di protezione civile promosse nel 2014 sono state presentate nel corso di due serate,
a Tezze di Grigno e a Cismon,
durante le quali sono state illustrate anche le modalità per accedere ai contributi 2015.
Ma non solo contributi, la
Cassa nel 2014 ha promosso anche attività di formazione nelle
scuole, che ha portato alla costituzione di tre nuove associazioni cooperative scolastiche. E
poi serate informative e culturali, premi allo studio, consulenze legali gratuite e promozione attraverso i propri canali
di comunicazione ma anche
nove gazebi, tre sale riunioni e
due archi gonfiabili a disposizione delle associazioni che ne
fanno richiesta. A presentare le
ricadute sul territorio, i rappresentanti di alcune delle associazioni: l'Avis comunale di Castello Tesino che ha celebrato i 50
anni di attività, le Pro Loco di
Grigno e Tezze per la promozione del territorio mentre in
ambito culturale è stato dato
spazio all'associazione Tagliata della Scala di Primolano. Lo
sport è stato rappresentato dal
G.S. Lagorai di Telve, dai Pescatori Dilettanti Lago di Corlo e
Cismon e dalla Polisportiva Judo yalstagna.
«È una bella soddisfazione
vedere che anche in un periodo
difficile possiamo sostenere
quanti mettono a disposizione
tempo e competenze a favore
di tutta la comunità» ha commentato il presidente della Cassa Paolo Zanetti, nelT illustrare
il bilancio sociale 2014. «Si tratta di un impegno che i nostri
5.200 soci riconoscono e apprezzano. Non è un caso che il
63% della base sociale sia con
noi da almeno 10 anni» ha aggiunto il direttore Paolo Gonzo.
E per il 2015? Michele Sartori,
dell'Ufficio relazioni esterne,
ha spiegato che quest'anno la
banca ha deciso di aggiungere
ai contributi (che vanno richiesti entro il 30 aprile rivolgendosi agli sportelli della Cassa o sul
sito www.cr-valsuganaetesino.
net) e ai servizi già offerti, anche una polizza assicurativa ad
hoc studiata in base alle esigenze delle associazioni.
Pag. 12
A Volano serata informativa
sulla ristrutturazione di casa
Nell'aula magna della scuola
elementare di Volano, in via
stazione 30, questa sera alle
19.45, "Dream house group",
un gruppo di professionisti
specializzati nel settore delle
ristrutturazioni, organizza con il patrocinio di Confedilizia Rovereto e Comunità di valle Vallagarina, Alto Garda e Ledro e la partecipazione della
Cassa Rurale Alta Vallagarina una serata informativa sul tema: "Perché ristrutturare oggi
e non aspettare domani".
«Confedilizia - spiega il preIl gruppo di professionisti
spiegherà le opportunità eco- sidente Giorgio Aita - ha connomiche riservate a chi, oggi, cesso il patrocinio a questi prointenda ristrutturare o riquali- fessionisti, tenendo conto delficare energeticamente un im- la crisi immobiliare e del diffimobile. Inoltre, spiegheranno cile momento che sta attravergli sgravi fiscali e gli strumenti sando il settore edilizio. Confefiscali, la tecnologia e i mate- dilizia, sempre attenta da oltre
riali per il confort del futuro, 130 anni a curare gli interessi
l'iter corretto per una ristruttu- dei proprietari immobiliari, acrazione consapevole. Ai tecni- coglie con viva partecipazione
ci, inoltre, potranno essere po- tutte le iniziative volte al riste tutte le domande per risol- sparmio energetico e ad una
migliore gestione di tutti gli
vere i dubbi.
impianti domestici».
Pag. 13
La Rurale taglia le cariche
ma ce paura per il futuro
Lavis-Cembra scende da 10 a 7 amministratori come richiesto da Bankitalia
Preoccupa l'impostazione nazionale, contraria ai piccoli istituti di credito
eli Daniele Erler
Assemblea straordinaria, venerdì sera, per la Cassa rurale di Lavis e Valle di Cembra. Una folla
di soci ha riempito la sala della
Cantina sociale. Un passaggio
obbligato, come ha spiegato il
presidente Ermanno Villotti. Anche a Lavis ci si è dovuti adeguare alle richieste promosse
dall'organo di vigilanza, ovvero
dalla Banca d'Italia. La decisione - suffragata dalla grande maggioranza dei soci - è stata di ridurre il consiglio d'amministrazione, che scende a sette unità
(prima erano dieci) più il presidente. Insomma, anche a Lavis
si vedono le prime conseguenze
di un dibattito, che sta impegnando gli istituti di credito cooperativo a livello nazionale. «Nel
nostro lavoro - ha spiegato il
presidente Villotti - siamo fortemente vigilati dalla Banca d'Ita-
lia. Non è un venir meno della
nostra autonomia, ma una garanzia per tutti, vista l'alta responsabilità che abbiamo come
amministratori di una Cassa rurale». Eppure non a tutti è piaciuta questa sorta d'ingerenza
da Roma; come se ci si dovesse
adeguare, in maniera obbligata,
a decisioni prese a livello nazionale. «C'è un attacco all'idea
stessa del credito cooperativo»,
ha lamentato un socio, durante
l'assemblea. «Non può essere
che sia qualcun altro a decidere,
e che a noi spetti solo il compito
di dire di sì». Il timore è che - nel
dibattito in corso - anche le casse rurali debbano fare i conti
con un forte processo di riforma, che già ha investito le maggiori banche popolari, che entro
luglio 2016 dovranno trasformarsi in Spa. La realtà nazionale, come ha fatto sapere il mini-
stro Carlo Padoan, è fatta di un
numero eccessivo di banche di
credito cooperativo, spesso con
dimensioni troppo esigue. In sostanza, si sta sempre più agevolando un processo di aggregazione fra le banche; il timore - soprattutto in una realtà come il
Trentino - è che tutto questo
porti ad un venir meno delle caratteristiche peculiari delle Casse rurali. Innanzitutto, il forte attaccamento al territorio. Il discorso sarà approfondito nel dibattito nazionale dei prossimi
mesi; intanto anche a Lavis, come detto, la cassa rurale vedrà
scendere i propri amministratori ad otto: attraverso un processo graduale, che si concluderà
nell'arco di due anni. Venerdì sera, infine, è stata annunciata anche la data della prossima assemblea ordinaria, durante la
quale sarà discusso il bilancio.
Sarà il prossimo 15 maggio.
Pag. 14
Le stanze affrescate
dì Palazzo Balista:
stona e innovazione
j
•
•
•
Il presidente della Cassa Rurale Marega ha aperto le porte
Restaurati due splendidi affreschi al pianterreno
Il tessuto urbano che si rigeneDa abitazione della famiglia
ra. A due passi dal Mart e dal Rosmini, nel Settecento, a secentro storico. Accanto al nuo- de principale della banca di
vissimo "Urban City", su corso credito cooperativo roveretaRosmini, un altro cantiere sta na, il passo oggi è breve. Il nuocambiando il volto della città, vo palazzo Balista «è un editiLa ristrutturazione di palazzo ciò ad alta efficienza energetiBalista, la casa la nuova sede ca e modernità - ha spiegato il
della Cassa Rurale di Rovereto, presidente Marega - la parola
sta procedendo. A passi spedi- d'ordine dei lavori è intrecti. Per tagliare il nastro nell'au- ciò». Arredamento, il nuovo lotunno 2016, pochi mesi dopo go, le pareti, le sale: tutto,
quello dell'Urban City (e che all'interno dell'edificio, dovrà
l'attuale primo cittadino spera ricordare i 115 anni di storia
di inaugurare entrambi).
della Cassa Rurale, ogni oggetI due palazzi - che mescola- to presente sarà un intreccio
no innovazione e la tradizione tra arte e colori primari. Sosecolare roveretana - oggi so- prattutto quelli dominanti nei
no uniti da una voragine, che due splendidi affreschi ritrovarappresenta l'accesso al siste- ti sotto gli strati di intonaco suina di parcheggi interrati della gli avvolti delle due stanze acnuova sede della Rurale. Fra c a n t 0 all'ingresso principale.
Urban e Balista, la città potrà Oggi, ogni lunedì mattina, pagodere di 340 parcheggi, in lazzo Balista può essere visitaparte a pagamento, in parte to dai curiosi. Merita una capagratuiti. Ieri mattina, anche pa- t ina. Perché si resta meraviglialazzo Balista è stato visitato ti di tanta bellezza.
dalla giunta Miorandi. AccomNe\ s o t t o t e t t 0 > i n i e g n o m a s .
pagnato dal presidente della S Ì C C Ì 0 della vai di Flemme, saRurale Paolo Marega e dal di- r a r i c a v a t a l a sala formazione e
rettore Luca Filagrana, gli am- gn uffici dei dipendenti, al piammistraton roveretam hanno n o inferiore, la sala principale
potuto ammirare lo stato del presidente e del direttore,
dell'arte del cantiere.
altri uffici, come pure al pianterreno. Un accesso sarà su
corso Rosmini, mentre da via
don Rossaro i clienti saranno
accolti nella grande teca in vetro e acciaio che accoglierà tutti gli sportelli.
(n.f.)
Pag. 15
W7%
Sito sempre in ewoiuzione: anche sui web
ROVERETO. Volete sapere a che
punto stanno è lavori all'Urban
City e vive lontano da Rovereto?
1
r^iTrinif^.^lìrihl
' N®n Preoccupatevi. Collegandosi
:
'• ' ": : •-'Hb-ruì* awww.yrbancitvroveret0.it,è
awww.yrbancityroveret0.it, è
';.,:'•' I '. fi,]'1 ^Ifl^jlf'Li
possibile leggere e vedere i video
U:
' i'"" '
' ~ 'il .-". ' della
della
brilla
sezione
webweb
tv. tv.
Nella
sezione
"ali"ali
•ilil-;. -• " -. ,
news" l'architetto Bonifazi,
->. ''• i>.:h% ? co-progettista,racconta
l'evoluzione del cantiere. Nella
*v?r .!_
sezione report, siamo arrivati al
numero 12, dell'8 febbraio scorso.
""TP* 1 *,**" """
•
^
!
;
i
f
• « : : : ,
Pag. 16
La fiducia tra i migranti regala
a Sara Tonini 25.000 euro
La borsa di studio Claudio Dematté,
istituita per iniziativa del Comitato
Amici di Claudio Demattè in
collaborazione con Università di Trento
e la Fondazione Trentino Università, è
stata vinta da Sara Tonini. Laurea
magistrale in Economics and Finance
alla Luiss di Roma e dottoranda in
Locai Development and Global
Dynamics all'Università di Trento
(nell'ambito della Scuola in Scienze
sociali) la trentenne si è aggiudicata un
finanziamento di 25 mila euro per il suo
progetto sulla trasmissione della
fiducia tra generazioni di migranti e la
costruzione della coesione sociale
(«Building social cohesion: the
transmission of trust through migrant
generations»). Come destinazione per
lavorare alla sua ricerca ha scelto
l'Institute for the Study of Labor (IZA)
di Bonn per le competenze presenti in
tema di immigrazione e per una
conoscenza profonda degli strumenti
d'indagine socio-economica necessari
per sviluppare il suo progetto.
Questa volta poi la commissione di
selezione ha deciso di dare un
riconoscimento anche a un altro
candidato. Un premio di 3.000 euro più
un prestito sulla fiducia garantito dalla
Fondazione Trentino Università, va a
Enrico Fiorentini per la validità del suo
progetto che si concentra sulle
problematiche derivanti da rischio
nucleare nel mondo.
Pag. 17
Le erogazioni crescono del 2 6 % . Crediti deteriorati al 16%. Utile a 1,4 milioni, + 7 % .
Mediocredito, boom di prestiti in Trentino
TRENTO - Riparte l'erogazione dei finanziamenti da parte di Mediocredito
Trentino Alto Adige. Nel 2014 i nuovi
crediti concessi sono 233 per 186,3 milioni di euro, con un incremento
dell'11,4% sui 167,2 milioni del 2013.1
finanziamenti erogati salgono del 12,1%
a 145 milioni. I crediti complessivi alla clientela restano in calo del 6,9% a
1.202 milioni, ma il segnale c'è. E si vede soprattutto in Trentino e in Alto Adige.
Ieri il cda di Mediocredito, presieduto
da Franco Senesi, ha approvato il bilancio 2014.1 conti chiudono con un risultato netto di periodo, pur penalizzato
dall'accresciuto carico fiscale, di 1,4
milioni, in crescita del 7,3% rispetto ai
livelli del 2013.
La ripresa del credito è stata partico-
larmente significativa in regione, dove l'incremento delle concessioni di
nuovi prestiti ha raggiunto il 75,4% e
le nuove erogazioni sono cresciute del
46,8%. A Trento gli aumenti sono rispettivamente del 42,2% e del 26,1%.
La dinamica dei crediti deteriorati lordi ha manifestato una crescita molto
contenuta e inferiore alla media del sistema (+3,4% rispetto al 2013) con
un'incidenza sul totale dei crediti del
16,1% (dal 15,1% del 2013). Le rettifiche di valore sono ancora consistenti
e pari a 15 milioni.
All'interno delle attività di banca di investimento, si è stabilizzato l'apporto
delle commissioni da servizi e consulenza alle imprese mentre, quanto all'attività in equity, si sono registrate
plusvalenze per la cessione di due par-
tecipazioni e una crescita dei dividendi.
Sempre elevati e ancora in crescita i
coefficienti patrimoniali, più che allineati alle previsioni di Basilea IH. Prosegue su più fronti il consolidato rapporto con il sistema del credito cooperativo. La provvista non ha presentato particolari criticità e i nuovi flussi per 272 milioni sono derivati da prestiti obbligazionari, programma Tltro
della Bce, fondi Bei e Cassa Depositi e
Prestiti, depositi da Casse rurali e Bcc.
Mediocredito è nel cantiere aperto della superbanca delle imprese con Cassa Centrale e della holding del Nord
Est, questioni oggi legate anche all'esito dell'autoriforma nazionale delle Bcc.
Nell'assemblea prevista il 13 aprile verrà inoltre rinnovato il cda.
F. Ter.
Pag. 18
BANCHE
Investimenti: domanda bassa
Mediocredito reagisce bene
Nel corso del 2014, in Italia, le erogazioni.
non si sono ancora concretizSotto il profilo economico,
zati i preannunciati segnali di la Banca ha registrato un calo
ripresa e Mediocredito ha - in del margine di intermediazioparte - risentito della debolez- ne rispetto al 2013, mala dinaza delle richieste di impiego mica stabile dei costi operatiper investimenti da parte del- vi, su livelli medi storici già
le piccole e medie aziende.
contenuti, ha consentito di
Ciononostante, la Banca consolidare un rapporto cost/
non ha fatto mancare il pro- income (rapporto tra costi
prio sostegno creditizio ai pro- operativi e margine di intergrammi di sviluppo delle atti- mediazione) che rimane attevità delle imprese, puntando a stato su livelli di eccellenza.
mantenere stabile la propria
Le rettifiche nette sulle attiposizione in termini economi- vità (ovvero le svalutazioni di
ci e di quote di mercato.
crediti in sofferenza) sono diCiò ha portato ad una fase minuite rispetto al 2013 grazie
di crescita dei volumi di opera- ad un rallentamento nella ditività, in particolare nel territo- namica di crescita delle partirio regionale, con un aumento te non performing.
delle nuove concessioni e del-
Il risultato netto di periodo pur penalizzato daU'accresciuto carico fiscale - ammonta a
circa 1,4 milioni di Euro, in
crescita del 7,3% rispetto ai livelli del 2013.
Quanto all'attività, nelF anno 2014 si è registrata una ripresa dei volumi di nuovo credito concessi (+18,9% per numero di operazioni e +11,4%
per importo complessivo) e
dei conseguenti livelli di erogazioni (+12,1% in valore). La
ripresa è stata particolarmente significativa in Regione dove l'incremento delle concessioni di nuovo credito ha raggiunto il 75,4% e le nuove erogazioni sono cresciute del
46,8%.
Pag. 19
Mediocredito, utile a +7%
Crediti deteriorati al 16%, 15 milioni di rettìfiche
+ii
per cento
in crescita i!
credito
erogato
+75
per cento
L'aumento di
credito in
regione
TREITO Mediocredito Trentino
Alto Adige chiude il 2014 con
un utile di 1,4 milioni, in crescita del 7,3%, pur nelle difficoltà,
rispetto al 2013.
Nel 2014 si è registrata una
ripresa dei volumi di nuovo
credito concessi (+18,9% per
numero di operazioni e +11,4%
per importo complessivo) e dei
conseguenti livelli di erogazioni (+12,1% in valore). La ripresa
è stata particolarmente significativa in regione dove l'incremento delle concessioni di
nuovo credito ha raggiunto il
75,4% e le nuove erogazioni sono cresciute del 46,890. Per ripartizione geografica, il TrentiHQ_Alto_Adiee._si_conferma il
principale mercato della Banca: qui è concentrato il 46,190
del totale del portafoglio crediti, per il resto distribuito tra Veneto (23,7%), Lombardia
(11,3%), Emilia Romagna
(10,3%) e altre aree (8,6%).
In flessione il margine di intermediazione, che si è assestato a 27,6 milioni di Euro
(-10,7%). I crediti deteriorati sono in tutto il 16,1% (dal 15,1% del
2013). Le rettifiche di valore sono ancora consistenti, circa 15
milioni di euro. Per il futuro
servirà inserire la banca in un
contesto più ampio rispetto al
settore «imprese». Toccherà al
nuovo cda il riassetto.
Pag. 20
Sostegno a Casa Girelli-La Vis
Zeni incalza: «Pericolo bypass»
OFFENSIVA PD
CANTINA LA VIS
ZENI INCALZA
IL GOVERNATORE
L
uca Zeni (Pd) si rivolge alla
giunta e attraverso un'interrogazione invoca chiarezza rispetto all'istanza di fallimento
verso La Vis e all'operazione su
Casa Girelli. Zeni chiede «se sia
stata depositata un'istanza di
fallimento da parte di creditori,
ex soci, o altri».
a pagina 11
TRENTO Depositata
in consiglio provinciale
l'interrogazione di Luca Zeni (Pd) rispetto
all'istanza di fallimento verso La Vis e all'operazione della Provincia su Casa Girelli:
il timore è che i «paletti» imposti dal Pd
vengano bypassati. Nel documento Zeni
chiede «al presidente della Provincia e all'assessore competente se sia stata deposi-
tata un'istanza di fallimento da parte di
creditori, ex soci, o altri». Inoltre chiede
lumi sul piano di riassetto, che avrebbe dovuto, se approvato, sbloccare i io milioni.
In particolare il consigliere vuole sapere
«quale esito la richiesta di attestazione fatta da Cooperfidi abbia avuto». Richiesta
che era finita nella discussa delibera 1037
del 2014. «In merito a Casa Girelli, che risulta essere un ramo sano — continua —
chiedo quali siano gli strumenti che la Provincia intende utilizzare per garantire la
piena operatività e messa in sicurezza del
ramo industriale della Cantina La Vis, se ci
sia l'ipotesi di leaseback e se sia prevista
un'attestazione di certificazione, per evitare che l'intervento aggiri di fatto quanto
stabilito dalla giunta stessa nella delibera
1037/14». Pare infine che i vertici di piazza
Dante stiano trovando difficoltà nell'operazione Cagi, prima di aver risolto la questione dell'istanza fallimentare.
E. 0 § t
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pag. 21
LaVis, ultima chiamata per il salvataggio
La Provincia offre 2-3 milioni come garanzia a Casa Girelli, ramo sano del gruppo. E spera nell'effetto leva sulle banche
LA CANTINA
LaVis, l'idea
deia Pro¥Ìiicia
per Casa Girelli
La Provincia è pronta ad offrire
2-3 milioni come garanzia a Casa Girelli, controllata da LaVis.
•
CHIARA BERTA PAGINA14
di Chiara Bert
Non un leaseback, ma una garanzia - attraverso Trentino
Sviluppo - a Casa Girelli,
l'azienda di imbottigliamento
di vino controllata dalla LaVis:
il ramo sano del gruppo, 65 posti di lavoro che nessuno vuole
rischiare di perdere. La garanzia che la Provincia è pronta a
mettere sarebbe per una quota dell'immobile di Casa Girelli in viale Verona, bene senza
ipoteche stimato oltre 9 milioni di euro se avesse una destinazione d'uso residenziale: la
cifra dell'intervento pubblico
si aggirerebbe tra i 2 e i 3 milioni di euro, soldi che andrebbero tutti a sostenere il «gioiello
di famiglia». Un'operazione
che nei piani di Piazza Dante
otterrebbe però un'effetto-leva sul sistema bancario, innescando quel finanziamento degli istituti di credito che consentirebbe alla Cantina LaVis
di rifiatare e affrontare il piano
di rilancio.
Probabile che per mettere a
punto l'intervento serva ancora qualche giorno. «In giunta
ne riparleremo quando saranno ultimate le due istruttorie,
quella per l'operazione su Casa Girelli e quella sulla revisione cooperativa di LaVis con le
controdeduzioni della Cantina», chiarisce il presidente della Provincia Ugo Rossi. Una
settimana fa il vicepresidente
Alessandro Olivi aveva incontrato i lavoratori di Casa Girelli, da mesi in allarme per il proprio posto di lavoro e per gli stipendi, e a loro aveva annunciato che la Provincia intende «garantire la piena operatività e la
messa in sicurezza dell'azienda e il mantenimento dei suoi
indici di qualità, affinché dal
rafforzamento di Casa Girelli
possa derivare anche un beneficio per il gruppo di cui fa parte».
E qui sta la novità dell'operazione: aiutare Casa Girelli, il
polmone vitale della LaVis in
crisi, e attraverso questo aiuto
convincere le banche a concedere quel credito indispensabile alla Cantina per evitare il fallimento e il commissariamento. Trentino Sviluppo interverrebbe con una garanzia per
una quota dell'immobile, tra i
2 e i 3 milioni di euro, soldi che
dovranno restare a Casa Girelli
e non essere drenati dalla casa
madre in crisi, con l'impegno
che un domani - se malauguratamente LaVis dovesse fallire il ramo di Casa Girelli potrebbe staccarsi per sopravvivere
autonomamente.
La speranza è che, di fronte
alla garanzia del pubblico, a
BLOCCO
BANCARIO
L'obiettivo
Pag. 22
di Piazza Dante è superare
il no di Cassa Centrale
e Rurale di Trento al piano
dirilanciodellacantina
sull'orlo del fallimento
quel punto gli istituti di credito si muovano e mettano sul
piatto un finanziamento almeno di pari entità a vantaggio
del gruppo LaVis, gravato da
un debito che ha superato gli
80 milioni di euro. Solo a quel
punto si potrebbe sbloccare il
piano di salvataggio da 10 milioni (8 della Provincia, 2 di Cooperfidi) per l'acquisto della
parte più vecchia della cantina, leaseback che lo scorso giugno la giunta provinciale aveva condizionato al via libera
della stessa Cooperfidi al piano di risanamento e rilancio
della cantina.
Ma in questo momento il
salvataggio è bloccato dal no
di Cassa Centrale e Cassa Rurale di Trento, le due banche creditrici (su 11) della Cooperazione. La Federazione pare più
_jche_ scettica sul rilancio della
LaVis.
Ma i tempi sono strettissimi,
la crisi di liquidità della cantina è sotto gli occhi di tutti. E
un eventuale fallimento trascinerebbe inevitabilmente con
sé anche l'azienda sana, Casa
Girelli. Uno scenario inaccettabile per la Provincia. Anche
perché l'operazione-studentato su Casa Girelli - da costruire
sull'area di viale Verona di proprietà della LaVis, vicino allo
studentato dell'Opera a Sanbapolis - non ha fatto nessun passo avanti. «Frenerei gli entusiasmi, la soluzione è di là da venire, io sono ancora in attesa
di uno studio di fattibilità e sostenibilità finanziaria. Se ieri
questa operazione era legata
al salvataggio della LaVis, oggi
è accettabile solo se è utile alle
esigenze dell'Università di
Trento per quanto riguarda il
fabbisogno di posti letto per
gli studenti», aveva detto lo
scorso ottobre l'assessora
all'università Sara Ferrari. E
dal Pd Luca Zeni aveva subito
lanciato un altolà: «La motivazione non può essere salvare
la cantina».
Pag. 23
«Mercato contadino
all'ex Cbs, un errore»
Dro, netta presa di posizione dei promotori del parco agricolo del Garda:
«La soluzione non è funzionale, meglio le iniziative di Coldiretti nelle piazze»
«Pensare di accentrare a Dro il
Farmer's market (mercato del
contadino) non sembra funzionale alle esigenze di larga parte
dei suoi potenziali fruitori abitanti del Basso Sarca»: lo dicono
dal comitato promotore del parco agricolo del Garda trentino,
dopo aver notato che tra le indicazioni fornite dal documento
preliminare del piano territoriale c'è quella di collocare il Farmer's market del futuro distretto agricolo (se questo mai
nascerà...) presso la struttura ex
Cbs a Dro, ora parzialmente in
disuso dopo il trasferimento dei
magazzini e degli uffici amministrativi a Pietramurata.
«Al riguardo - afferma a nome
del comitato Duilio Turrini - è
già
operativa
l'iniziativa
"Campagna Amica" promossa
dalla Coldiretti la quale ha attivato nelle piazze dei principali
comuni trentini il mercato in
cui i produttori agricoli vendono direttamente ai consumatori
i prodotti delle loro aziende. La
vicinanza del mercato del conta- legamento anche con fattorie didino al luogo di residenza del dattiche di cui si auspicava la
cliente pare essere requisito in- nascita, come museo della civildispensabile per il suo succes- tà contadina per conservare le
testimonianze di antichi prodotso».
Per una modesta porzione ti e metodi di produzione agridel grande edificio dell'ex Cbs il cola. Naturalmente - argomencomitato promotore del parco ta Turrini - potranno essere
anche spazi di vendita
agricolo - che ritiene invece op- ospitati
dei prodotti locali che verranno
portuno che le amministrazioni usufruiti prevalentemente dai
locali si adoperino per potenzia- residenti di Dro e dai turisti desire, organizzare e promuovere derosi di conoscere Y offerta del
meglio i già esistenti mercati del mondo agricolo locale. Rimane
contadino presso i diversi co- però sullo sfondo la questione
muni della Comunità - aveva a fondamentale della finora mansuo tempo pensato ad altre de- cata costituzione del distretto
stinazioni d'uso. «Innanzitutto agricolo del Garda trentino. I
come punto di raccolta e pesa- promotori dell'iniziativa e i
tura dei conferimenti dei soci 9.000 cittadini firmatari della
della cooperativa Valli del Sarca proposta di legge di iniziativa
e come magazzino di scorte popolare assistono al penoso
agrarie. Come sede del Distretto rimpallarsi di responsabilità tra
agricolo, come show-room dei amministratori comunali, della
prodotti agricoli locali per i turi- Comunità di Valle e della Prosti ospiti del Garda trentino, co- vincia riguardo al fatto che la
me punto informativo dei siste- legge provinciale da quasi otto
mi di produzione e trasforma- anni rimane inapplicata».
zione dei frutti della terra in colfm.cass.)
Pag. 24
L'extravergine dell'Agraria ha conquistato il «Sol d'Argento»
L'Agraria di Riva del Garda
continua ad inallerare trofei.
Internazionali e prestigiosi. Grazie
all'extravergine «Bio 46° Parallelo»,
l'azienda rivana ha conquistato
proprio in questi giorni il «Sol
d'Argento» al concorso
internazionale Sol d'Oro di Verona,
per la categoria «oli biologici».
Per il terzo anno consecutivo gli
extravergini altogardesani sono
saliti sul podio di questo
importante concorso, che ha lo
scopo di evidenziare la migliore
produzione olivicola dell'emisfero
nord e di farla conoscere ad
operatori e consumatori. ^Alla
vincita del Sol d'Argento si
aggiunge la «Gran Menzione»
ottenuta con l'extravergine Uliva
Dop. Chi vorrà conoscere, gustare
e apprezzare i prodotti in
questione, oltre che presso la sede
dell'Agraria in località S, Nazaro,
potrà farlo da domani «VinitalySol&Agrifood» di Verona che si
apre proprio domenica e prosegue
sino a mercoledì. Agraria di Riva
sarà presente presso lo Stand B.l Tensostruttura C.
Pag. 25
IL PREMIO
Olio biologico, Agraria Riva
vince il Sol d'argento a Verona
Agraria Riva del Garda parteciperà anche quest'anno a Sol&
agrifood Taste of Business, in
programma da domani a mercoledì 25 marzo a Verona,
presso VeronaFiere.
La Rassegna Internazionale
dell'Agroalimentare di Qualità
è una prestigiosa vetrina che,
anche grazie alla concomitanza con Vinitaly, promuove l'ec-
cellenza olivicola ed agroali- sul podio di questo importanmentare sul mercato naziona- te concorso, che ha lo scopo di
le ed internazionale.
evidenziare la migliore produAgraria Riva la vincita del zione olivicola dell'emisfero
Sol d'argento (medaglia d'ar- dord e di farla conoscere ad
gento) al concorso internazio- operatori e consumatori. Alla
nale Sol d'Oro di Verona, con vincita del Sol d'argento si agl'extravergine bio 467 /Paralle- giunge la Gran menzione ottelo per la categoria oli biologici. nuta con l'extravergine Uliva
Per il terzo anno consecutivo dop Garda Trentino, per la cagli extravergini di Agraria sono tegoria Fruttato leggero.
Pag. 26
Allevatore a soli 23 anni
produce latte d'alta qualità
Gianluca Graziadei s'è diplomato a San Michele e lavora nella stalla del papà
Non sa cosa siano le vacanze, ma ama ciò che fa e gli orari non gli pesano
eli Carlo Brid!
Nell'incontrare Gianluca Graziadei, uno dei pochissimi giovani allevatori rimasti nel tratto
del Trentino che va da Vezzano
al lago di Garda - se ne stimano
meno di dieci - colpisce innanzi
tutto la passione che lo anima in
quello che è sicuramente il lavoro agricolo più impegnativo, ossia quello dell'allevatore. «Io afferma - ho sempre avuto la
passione per le vacche e per i
mezzi agricoli. La nostra azienda è in parte anche viticola, ma
quel settore lo lascio a mio fratello perché a me non piace la viticoltura». Avendo avuta la fortuna di avere un padre allevatore, con una stalla nel bel mezzo
dei vigneti della piana di Sarche,
Gianluca si è trovato a crescere
fra le mucche, con l'occhio attento alle loro caratteristiche visto che papà ha sempre puntato
sulla selezione peraltro con eccellenti risultati. Prova ne sia il
fatto che la produzione media/
capo per lattazione è pari a 105
quintali di un latte di alta qualità tanto che la sua è una delle
aziende trentine selezionate per
la linea "Latte Alta Qualità".
E il futuro, con l'ormai vicina
abolizione delle quote latte e la
liberalizzazione conseguente
del mercato, come lo vede?
«Non sono pessimista - afferma
Gianluca- abbiamo un piano in
testa, poi io sono convinto che
fare un latte di alta qualità non
sia cosa facile e l'alta qualità
penso ci salverà.Poi noi cerchiamo di condurre una politica
aziendale coerente e senza avventure. In quest'ottica, anche
il suo sogno nel cassetto è molto
pratico essendo quello di veder
retribuito meglio, ma anche più
riconosciuto, il suo impegno
non solo dal punto di vista economico, ma anche sociale. «Se
pensiamo all'enorme opera che
facciamo per il mantenimento
dell'ambiente - spiega "sfalciando" ben 40 ettari di prati sulle nostre montagne, il nostro lavoro meriterebbe maggiore considerazione e rispetto perché è un lavoro di cui beneficia
l'intera società. Chi critica dovrebbe prima cercare di capire
cosa facciamo. Anche nello
spargimento del letame e del liquame, ad esempio, cerchiamo
di adottare tecniche con non diano fastidio a nessuno, interrando immediatamente il fertilizzante. Certo è che oggi l'odore
del letame che una volta ci accompagnava ovunque enza problemi non viene più sopportato. L'azienda Graziadei ha puntato sul fotovoltaico al punto
che oggi non solo siamo autosufficienti, ma immettiamo anche molta energia nella rete
pubblica. Tutto questo, grazie
alla copertura dell'intera stalla
con pannelli fotovoltaici». Alla
nostra domanda se ha pensato
anche al biogas, la risposta non
ammette repliche: «Non è economicamente conveniente, l'investimento necessario non si
ammortizzerebbe mai».
Gianluca è molto attento anche alle innovazioni in azienda.
«L'ammodernamento è costante - afferma - certo le risorse,
con i prezzi del latte in calo e
quelli dei mezzi di produzione
in costante crescita, non danno
grandi margini». Ma Gianluca
previlegia sempre l'investimento in azienda. Una prova? Pur essendo un giovane di 23 anni che
lavora duramente non ha una
macchina propria. Un impegno
per 365 giorni l'anno con uni
reddito scarso: natutrale chiedergli se è pentito della sua scelta professionale. «Neanche per
sogno - è la risposta netta - sono molto orgoglioso del mio lavoro, mi piace, e non sento affatto il peso delle molte ore che impone ogni giorno. È come un
gioco e i sacrifici non gli sento»
affatto». Durante l'inverno un
po' di tempo riesce a ritagliarselo per il suo hobby: scialpinismo e sci discesa. Poi inizia la
stagione e tempo per gli hobby
non ce né più.
Pag. 27
Un'azienda con 40 ettari eli prati tra il Bondone e Paltò Garda
Gianluca Graziadei nasce nella piccola frazione di
Ponte Oliveti, vicino a Sarche, 23 anni fa, frequenta
per 4 anni li corso eli formazione professionale a San
Michele dove ottiene il brevetto di imprenditore
agrìcolo. Per ora è collaboratore di papà Carlo - ma ha
in corso la pratica per l'insediamento come capo
azienda - in una realtà con una media di 105 quintali di
latte a lattazione di ottima qualità: cellule somatiche
nomila, grasso 4%, proteine 3,15% carica microbica
inferiore alle 5000. Conduce un'azienda di 40 ettari di
prati che spallano dal Monte Bondone al Gazza sopra
Margone, ben 32 sono coltivati a mais ceroso per
l'alimentazione delle mucche distribuiti dall'Alto
Garda fino a Flavina sotto Trento. La vita media di
queste vacche di razza Frisona altamente selezionate
per essere autentiche fabbriche da latte è molto
breve, 4 lattazioni di media. E capi allevati sono 105 in
mungitura più una cinquantina per la rimonta. Cc.b.)
Pag. 28
Rapporto Mediobanca. Nel 2015 la metà degli operatori si aspetta un aumento del fatturato vicino al 5%
Il vino investe e avanza all'estero
Le principali cantine
La classifica perfatturato 2014.
In milioni di euro
Var.%
su 2013
Cantine Riunite &Civ
Gruppo Campati (Divisione Vini)
Palazzo Ariti nori
Mezzacorona
Fratelli Martini Secondo Luigi
160
Casa Vinicola Zonin
160
Cavit Cantina Viticoltori
158
128 Bg
Gruppo Cevico
107
I Fonte: bilanci e questionari
** Ilvinononfiniscedistupire.
L'anno scorso le cantine hanno
pigiato con decisione sui pedali
degli investimenti e della crescita in Asia nonostante le incertezze dell'economia mondiale e l'embargo incrociato tra
Europa e Russia. Le cantine co-
operative si sono confermate
nelle prime due posizioni della
classifica italiana.
Il faro dell'area studi di Mediobanca è puntato su 122 società tricolori con fatturato superiore ai 25 milioni di euro. Dall'analisi è emerso il robusto con-
tributo delle vendite estere sul
fatturato italiano nel 2014; l'aumento degli investimenti
(+10%) nonostante la flessione
dello 04% per l'intera economia
e lo sviluppo del mercato asiatico, +16,9% delle vendite. Per
quest'anno però le aspettative
degli operatori si sono fatte meno aggressive, infatti il 50% degli
intervistati si attende una crescita delle vendite sotto il 5% nonostante la quasi parità tra dollaro ed euro.
Secondo Mediobanca, nonostante le vendite domestiche in
Italia siano rimaste invariate rispetto al 2013, il fatturato estero
dei maggiori produttori con
passaporto italiano è aumentato
del 2,8%, trainando il fatturato
complessivo a 5,11 miliardi,
+1,4%.
In quest'ambito, gli spumanti,
con in testa il Prosecco, confermano il trend positivo dello
scorso anno e guidano la crescita con un +4,1% sul 2013 sospinti
dall'estero (+6,2%). Gli spumanti siriconfermanoprimi anche
nella classifica degli investimenti tecnici segnando un +58%
rispetto al20i3. In generale tutto
il settore rimane vivace con investimenti tecnici in crescita
del 10%: un risultato ancora più
significativo se paragonato alla
contestuale contrazione dello
0,4% del dato nazionale.
Solo il 5% del fatturato estero
del vino italiano è realizzato in
Asia ma i ricercatori di Mediobanca scommettono che presto
questo dato dovrà essere aggiornato visto che nel 2014I'Asia
si è rivelata la destinazione che
ha incrementato maggiormente
le vendite con un +16,9%. Energica anche la crescita del Nord
America (+6,1%), dove si realizza il 32% dell'export, mentre rallentano le esportazioni italiane
di vino nei paesi Uè (+1,7% sul
2013), che tuttavia si confermano la prima piazza estera per il
vino italiano; assorbono il 50%
dell'export totale. In flessione
invece le esportazioni in Africa,
Medio Oriente e negli altri Paesi
europei (non nella Uè) che calano del 3,3%, per una quota pari
all'11% del totale; il residuo 1%
delle esportazioni va in Sud
America.
Nella classifica dei top seller
2014, Santa Margherita si aggiudica il primato della crescita
(+7,8% a 110 milioni) tra i gruppi
con oltre 100 milioni di fatturato. In assoluto al vertice si conferma il gruppo Cantine Riunite-Giv con 536 milioni di fatturato (+0,3%), seguito da Caviro
con 314 milioni (-2%), Campari
con209 milioni (-8,3%), Antinori(+4,8%)eMezzacorona(+5%).
Se invece si considera la proiezione estera sale sul podio
Ruffino, che realizza all'estero il
92,9% del fatturato, seguita da
Masi Agricola, 90,5%, e da Fratelli Martini, 89,5%.
' E le aspettative per il 2015?
L'82% degli intervistati non prevede un calo delle vendite per
l'anno a venire, ma sono solo il
9% gli ottimisti che prevedono
una buona annata nel 2015 con
crescita delle vendite superiore
al 10%.
E. Se.
Pag. 29
Retori"
Mediobanca vino
I tre poli trentini
fra i «top 25»
TRENTO Mediobanca
stila la
classifica delle 25 maggiori
società vitivinicole italiane
per fatturato. Al quinto
posto figura Mezzacorona,
con 171 milioni nel 2014,
con 49 milioni di bottiglie
prodotte. All'ottavo posto
c'è Cavit, con 158 milioni di
fatturato. Al iScsimo posto
c'è La Vis, con 89 milioni di
fatturato. Alla 25esima
posizione compare Masi
Agricola, che ha in pancia
l'azienda roveretana Bossi
Fedrigotti e nel 2014 ha
fatturato 60 milioni di euro
(-7%), con circa 11,7 milioni
di bottiglie.
i RIPRODUZIONE RISERVATA
Pag. 30
LA GRANDE RASSEGNA ) )
ìnitaly, il Trentino schiera 1 suoi big
La provincia si presenta con tutte le sue specialità. Cavit, Mezzacorona e Lavis pronte ad essere protagoniste
eli Cari© Bridi
Apre domani a Verona, la 49A
edizione del Vinitaly, un evento al quale il Trentino enologico e non solo, si presenta con
tutte le sue specialità in un momento in cui tutti gli indicatori
portano il segno più per la commercializzazione dei vini trentini particolarmente le vendite
all'estero. Questo vale particolarmente per le cantine più
grosse: Cavit, Mezzacorona e
Lavis che stanno sfruttando al
meglio le opportunità offerte
dai mercati mondiali. Un dato
valga per tutti: dal 2012 al 2014
il valore del vino esportato
dall'Italia è passato da 2,7 miliardi agli oltre cinque.
A Verona, i migliori vini del
Trentino saranno presenti oltre che a Veronafiere assieme
alle specialità gastronomiche
trentine nel "FuoriSalone" veronese con uno spazio espositivo a disposizione, a rotazione
dei soci per degustazioni e vendita diretta delle proprie specialità in una serie di stand presso
Piazza dei Signori fino al 23
marzo. L'iniziativa è coordinata dalla Strada del Vino e dei Sapori del Trentino, il cui presidente Francesco Antoniolli ha
dichiarato come "questi momenti di contatto diretto con la
gente siano fondamentali per i
soci produttori perchè permettono di far conoscere al pubblico internazionale le proprie
specialità". Fabio Piccoli, responsabile promozione Consorzio Vini del Trentino, afferma come "per noi sia molto importante essere sia dentro che
fuori la fiera poiché ci consente
di instaurare un doppio dialogo, sia con gli operatori del settore dentro il Vinitaly, che con
il vasto pubblico di consumatori finali che si riverserà nelle
piazze della città."
Dentro il padiglione 3 del Vinitaly molte le iniziative delle
aziende trentine: per l'evento
di questa sera aH'"Opera Wine"
che farà da apripista alla rassegna, Wine Spectator ha scelto
nel ristretto club delle aziende
italiane più quotate il Teroldego Rotaliano "Nos" 2006, del
Gruppo Mezzacorona che domani alle 16 presenterà le novità: selezione Castel Firmian e
Alpe Regis Pas Dose Trentodoc
2008, mentre la Cantina Mezzolombardo presenterà il Trentino Lagrein Riserva. L'azienda
specializzata nella produzione
di Trentodoc la Revì presenterà
le sue novità: Revì D. zero vendemmia 2011, Rosé vendemmia 2011 e Paladino tutti sboccati per l'occasione.
Trentodoc propone sempre
all'interno del padiglione 3 un
fitto programma di incontri e
momenti informali di assaggio
per tre giornate: domani, lunedì e martedì con l'obiettivo di
spiegare la storia le peculiarità
e le caratteristiche di ognuna
delle bottiglie proposte, mentre alcuni rappresentanti del
mondo del vino italiano racconteranno la loro esperienza
con le bollicine trentine in incontri della durata di dieci minuti cui seguirà la degustazione di un calice di Trentodoc.
Nella giornata di lunedì 23
Pag. 31
marzo alle ore 15 i campioni
dell'Aquila Basket saranno in
visita allo stand della Cavit che
si presenta con un restyling raffinato ed elegante del suo Muller Thurgau oltre che con la
piattaforma social "Cavit Natura Trentina". L'intervento
sull'immagine della bottiglia in
tutti i formati, sottolineano in
Cavit, mira a valorizzare il vitigno Muller Thurgau, profondamente legato al territorio trentino ed utilizzato sia per il vino
fermo che come base spumante. "Cavit Natura Trentina" è
una piattaforma on line che
racconta il Trentino, le sue bellezze naturali le tradizioni e la
sua grande vocazione enologica. La Cantina La'Vis presenterà sei nuovi vini 4 bianchi e 2
rossi destinati alla grande distribuzione per continuare a crescere sia in Italia che all'estero
della line Durer-Weg che hanno un ottimo rapporto qualità/
prezzo che sarà la loro arma
vincente nel mercato Ho.re.ca
oltre che nella Gdo sui quali abbiamo raccolto l'attenzione dei
principali player nazionali e Vinitaly rappresenterà l'inizio di
una nuova fase di sviluppo per
questa azienda", afferma Marco Zanoni, Ad della La Vis.
il Ferrarif bollicine
«ufficiali» di Expo
MILANO. Da sempre bollicine
italiane per eccellenza» Ferrari è
stato scelto dal Padiglione Italia
quale brindisi dei momenti ufficiali
della rappresentanza del nostro
Paese a Expo Milano 1015.
I capi di stato e le personalità in
visita saranno accolti a Palano
Italia da un calice di Trentodoc,
portando così avanti la tradizione
che vede Ferrari rappresentare il
"Brindisi degli italiani" e
suggellare i più importanti
momenti istituzionali, dello sport e
dello spettacolo del nostro Paese. II
legame tra Ferrari e Expo ha radici
storiche che rimandano
all'Esposizione Internazionale di
Milano del 1906. In quell'occasione,
la piccola cantina trentina, fondata
solo 4 anni prima, si aggiudica la
Medaglia d'Oro, il primo di una
lunga serie di riconoscimenti. Oltre
un secolo dopo, Ferrari si affaccia a
Expo Milano 2015 in duplice veste:
ambasciatore del migliore made in
Italy e testimone del proprio
impegno sul fronte della
sostenibilità e del biologico.
Pag. 32
Trentodoc da Vinitaly a Expo 2015
VINO. Oggi a Verona
anteprima con OperaWine
TRENTO - Domani apre Vinitaly 2015.
Oggi è in programma l'anteprima OperaWine al palazzo della Gran Guardia
a Verona. Tra i 100 migliori vini italiani selezionati da Wine Spectator ci sono i trentini Ferrari Perle Trentodoc
2006, Foradori Granato Vigneti delle Dolomiti Igt Teroldego 2010, Mezzacorona
Nos Teroldego Rotaliano Riserva 2006.
Ma le bollicine Trentodoc sono già
pronte a fare il salto da Vinitaly a Expo 2015 Milano.
Trentodoc, con 41 produttori e 7 milioni di bottiglie prodotte, è infatti partner tecnico in numerosi momenti istituzionali e nelle occasioni in cui le Der-
sonalità visiteranno il padiglione «Vino, a taste of Italy», realizzato da Vinitaly per Expo Milano. «Attraverso i brindisi con il pubblico, con le delegazioni e le autorità - dichiara l'assessore
provinciale all'agricoltura Michele Dallapiccola - vogliamo far conoscere le
peculiarità del Trentodoc, metodo classico italiano di montagna in grado di
sintetizzare l'unicità del nostro territorio dolomitico».
Al tempo stesso Ferrari Trentodoc è
stato scelto dal Padiglione Italia quale brindisi dei momenti ufficiali della
rappresentanza del nostro Paese a Expo. «Trovo molto significativo tornare
a Expo Milano dopo oltre un secolo afferma il presidente delle Cantine Ferrari Matteo Lunelii - All'Esposizione Internazionale del 1906, quando abbia-
mo conquistato la Medaglia d'Oro, eravamo una piccola cantina, una start up
la definiremmo in termini moderni».
Per quanto riguarda Vinitaly, nello
stand trentino coordinato dal Consorzio Vini si contano 69 produttori presenti. Prodotti d'eccellenza e assaggi
«imperdibili» vengono, tra gli altri, da
Cavit, Mezzacorona, La Vis, Cantina
Rotaliana, Endrizzi, Cembranidoc.
Ieri il cda di Italian Wine Brands, prima azienda vinicola quotata in Borsa
nata dalla joint venture tra Giordano
Vini e la trentina Provinco, ha approvato il bilancio 2014, che vede ricavi
per 140 milioni di euro e un utile netto
di 5,1 milioni. Provinco, ricordaTAd
Alessandro Mutinelli, è stata riconosciuta come Best Italian Producer dal Berliner Wein Trophy.
Pag. 33
Etichette regionali al Vinitaly
Gli eventi da non perdere
VERONA
PARTE IL VINITALY
TRENTODOC
PROTAGONISTA
A
l Vinitaly, al via domani,
uno dei protagonisti sarà il
Trentodoc, il marchio collettivo territoriale dedicato al metodo classico trentino, presente
al padiglione 3 stand E1/F2,
con tante novità, appuntamenti e degustazioni. Non mancheranno i prodotti tipici locali.
a pagina 15 Negri
Durante la fiera
Sarà presentata anche
!aco!!aborazione
con Expo 2015, di cui i!
Trentodoc sarà partner
di Francesca negri
Essere o no essere? Vinitaly o non Vinitaly? Se
siete dei wine lover la data del salone intemazionale del vino di Verona ce l'avete segnata da tempo in agenda, ma l'interrogativo, come ogni anno è: buttarsi o no nel caos di padiglioni dove il
vino difficilmente si degusta in condizioni ottimali? Se ancora siete in dubbio, c'è un'altra occasione che — come tutti i FuoriSalone — sembra
molto più interessante. Si tratta di Vinitaly & The
City: da oggi e fino mercoledì, dalle 18 alle 23 in
piazza dei Signori, nel Cortile del Mercato Vecchio, nel Cortile del Tribunale e a Palazzo della
Gran Guardia il FuoriSalone di Vinitaly animerà
il centro della città con un itinerario gastronomico d'eccellenza dove un'enoteca di vini selezionati accomPag. 34
pagnerà le specialità della tradizione gastronomica nazionale. Grande spazio sarà dedicato
alle produzioni tipiche trentine
che fanno parte della Strada del
vino e dei sapori della provincia
di Trento, magari con cui divertirsi a fare giochi di abbinamenti con prodotti di altre regioni. Basta acquistare il coupon di io euro che dà accesso a un calice e a quattro degustazioni. In ogni stand ci sarà anche la possibilità di acquistare i prodotti
degustati direttamente dal produttore.
Al Vinitaly, al via domani, uno dei protagonisti sarà il Trentodoc, il marchio collettivo territoriale dedicato al metodo classico trentino, presente al padiglione 3 stand E1/F2, con tante novità, appuntamenti e degustazioni. Per tutti i
giorni della manifestazione sarà possibile conoscere Trentodoc soprattutto attraverso la proposta delle migliori etichette selezionate dalle case
spumantistiche ma anche attraverso un programma di appuntamenti informali allo stand
Trentodoc. Sommelier dedicati assisteranno il
pubblico, spiegando storia, peculiarità e caratteristiche di ognuna delle bottiglie proposte, mentre alcuni rappresentanti del mondo del vino italiano racconteranno la loro esperienza con le
bollicine trentine nei momenti #MyTrentodoc,
incontri della durata di dieci minuti cui seguirà
la degustazione di un calice di Trentodoc. La
manifestazione scaligera sarà l'occasione di presentare anche la collaborazione con Expo 2015,
di cui il Trentodoc sarà partner tecnico nel padiglione «Vivo, a faste of Italy».
L'evento veronese è spesso palcoscenico privilegiato sul quale far debuttare nuove etichette e
progetti, come accadrà domani per la Cantina
Rotaliana, che alle 15 presenterà il suo nuovo Lagrein di 2012.
Altra area da visitare è certamente quella del
padiglione 6, dove allo a stand C2/D2 trova spazio il Consorzio Vini Alto Adige
con ben 77 cantine. Per quattro
giorni lo stand ospiterà un articolato programma di degustazioni tematiche che spazieranno dalla famiglia dei Pinot ai
bianchi aromatici, dai rossi autoctoni fino agli spumanti. La
degustazione è libera e prevede
la rotazione giornaliera dei vini
in assaggio.
Pag. 35
Oggi e domani a Magre le porte di Casòn Hirschprunn e quelle di Tòr Lòwengang sono aperte agli operatori per la nuova edizione di Summa, l'evento ideato dal vigneron dagli occhi di
ghiaccio Alois Lageder. Un viaggio all'interno
dell'enogastronomia di pregio, una due giorni di
visite guidate della cantina e dei vigneti, seminari, verticali e degustazioni di raffinate etichette
attraverso cui entrare in contatto diretto con oltre 60 produttori provenienti da Italia, Germania, Francia, Austria e Nuova Zelanda, scelti personalmente da Alois Lageder non solo per l'eccellenza della loro produzione, ma anche per i
rapporti d'amicizia e di fiducia instaurati nel
corso di molti anni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pag. 36
CEMBRA
Cerimonia a Palazzo Maffei con la consegna delle targhe
Premio a l i «Botteghe Storiche»
CEMBRA-- «Una tradizione familiare antica... il
nostro negozio era il ritrovo di tutto il paese,...
mio nonno cominciò questo lavoro nella cantina di casa... ho ereditato questa grande passione da mio zio...». Questo si può sentire entrando nelle botteghe storiche di Cembra che con
grande passione portano avanti il lavoro dei nonni e dei bisnonni. Un importante riconoscimento che qualifica, valorizza e promuove l'offerta
commerciale di tutta Cembra ma nello stesso
tempo l'intera Valle. Grazie al progetto del censimento promosso dal Comune in collaborazione con la Camera di Commercio, sono ben 11 le
botteghe storiche che a Cembra hanno ottenuto la targa di riconoscimento per aver superato
i 50 anni di attività. Le aziende sono state premiate nei giorni scorsi presso Palazzo Maffei e
sono: Zanotelli Giuseppe macelleria, Paolazzi Luigi macelleria, Gaigher Tiziano panificio, Nicolodi Francesco non alimentare, Nicolodi Rosanna
non alimentare, icolodi Martino cartoleria, Famiglia Cooperativa, Fadanelli Danilo cartoleria
giornali, Zanotelli Giuliano «Bar Vico». Paolazzi
Mara, pizzeria Saint Rock e 1. Nardon Guido «Bar
Rosalpina». Sono stati premiati anche i due titolari del Panificio Gaigher e del Bar Pizzeria Saint
Rock che ad oggi sono ultranovantenni.
Pag. 37
«La nuova Conad
affosserà il corso»
«È ovvio che questa realtà commerciale metterà
in crisi alcune delle realtà commerciali, e non è
dato sapere se vi saranno vantaggi almeno per i
consumatori in quanto
comunque la città di Rovereto è ben dotata di
esercizi di questo tipo e
per tutte le fasce di prezzo». Così l'ex sindaco Roberto Maf f ei torna sul dibattito circa l'ex stazione
delle Corriere in corso
Rosmini.
«Sicuramente, essendo
un attrattore di traffico
porterà un aumento di
automobili, porterà ad un
congestionamento del
traffico in una realtà già
problematica con il rischio di far diventare il
corso una "camera a gas".
Non credo che per un
semplice supermercato
ne valga la pena. Sottolineo anche, a mio avviso,
• la bizzarra operazione immobiliare architettata sull'area in questione dove
si fa fatica a scorgere un
vero vantaggio per la città, e cioè un vero interesse pubblico che ne giustificasse l'operazione».
Pag. 38
Una centrale a Tiarno? Dibattito il 24
gt
«Energie e territorio: quali scelte per un futuro
migliore della
Valle di Ledro»: è
questo il titolo
del dibattitoconfronto organizzato per martedì prossimo 24 marzo, alle ore
20.30, presso l'auditorium di Tiarno di Sopra. Oggetto della serata la controversa decisione di realizzazione una centrale di teleri-"
scaldamento e produzione pellet
a Tiarno di Sopra, progetto portato avanti da AGS di Riva. Il confronto, organizzato dalla cooperativa So.L.E., società Ledro Energia, in collaborazione con il Comune di Ledro, vuole aprire un
dibattito approfondito con tutta
la popolazione della valle di Ledro sull'opera, gli obiettivi, i vantaggi, ma anche gli effetti ambientali, acustici, paesaggisti e di inquinamento, che essa può comportare. Inoltre il coinvolgimento della popolazione è volto anche a capire quanto ruolo del territorio è previsto nel progetto, e
quindi quale controllo gli abitanti potranno esercitare sull'opera
o quale partecipazione azionaria
locale è prevista nella società di
realizzazione del progetto.
L'incontro vedrà gli interventi del
sindaco di Ledro Achille Briga
(nella foto piccola) che illustrerà le strategie energetiche dell'amministrazione; Pietro Zanotti, esperto di energie alternative
ed efficienza energetica; Floriano Migliorini e Aldo Bronzini del
gruppo AGS, che illustreranno il
progetto e Michele Corti sulla
compatibilità e criticità della bio
massa sul territorio ledrense.
Pag. 39
Anche al «nido»
i bimbi possono
conoscere 3 lingue
DRO - Nei giorni scorsi si è
svolto all'asilo nido di Dro un
pomeriggio di porte aperte
con protagoniste le famiglie
che hanno così potuto visitare la struttura e partecipare, con i loro bambini, ai laboratori di inglese e tedesca
proposti per l'occasione.
A settembre, infatti, partirà
il progetto sperimentale, tra
i primissimi in Trentino, dell'approccio al trilinguismo
anche nell'asilo nido. Presente all'evento pure il sindaco
di Dro Vittorio Fravezzi, che
ha sottolineato come «lo studio delle lingue stia diventando sempre più importante
nella nostra società. La spe-
rimentazione linguistica proposta dalla Cooperativa Bellesini, che gestisce la struttura fin dalla sua apertura, è
decisamente innovativa e apprezzabile. Le giovani generazioni saranno i prossimi
cittadini del mondo e dunque dovranno essere preparati ad affrontare la vita con
le necessarie conoscenze. Si
deve sempre di più pensare
in maniera globale e per farlo occorrono gli strumenti
giusti. Come amministrazione sposiamo in toto questa
iniziativa che ha trovato a
Dro terreno fertile visto che
la nostra azione è sempre
stata improntata all'innova-
zione». Presente anche l'assessore alle politiche sociali Cristina Chistè: «Siamo molto soddisfatti del servizio
proposto alle famiglie; queste occasioni sono un'opportunità di conoscere e vedere
concretamente come funziona un Nido d'Infanzia». Dopo
i ringraziamenti da parte del
presidente della cooperativa Bellesini Roberto Festi, si
è dato il via ai due laboratori "Lichten und Schatten", in
lingua tedesca, e "What's in
the red box?" in inglese, con
la possibilità di sperimentare i vari spazi del nido. Primo assaggio del trilinguismo
(tedesco, inglese oltre all'ita-
liano) che la Provincia ha intenzione di proporre, attraverso diversi progetti, anche
nelle strutture rivolte alla prima infanzia, un invito che la
Cooperativa Bellesini ha raccolto proponendo un approccio al plurilinguismo
proprio al nido di Dro a partire da settembre 2015. Il progetto sarà un'avanguardia
nella realtà trentina e darà la
possibilità anche ai più piccoli (0-3 anni) di interagire
con educatori in lingua. Sono aperte le iscrizioni per
l'anno educativo 2015/2016:
per informazioni rivolgersi
direttamente all'amministrazione comunale.
Pag. 40
• La cooperativa dal 1993 segue e propone progetti educativi e sodali
E nata Officina Ephedra
spazio per fare comunità
Attiverà corsi e laboratori per gruppi di tutte le età
CHIARA TURRINI
La cooperativa sociale Ephedra
ha inaugurato sabato pomeriggio la sua Officina Ephedra: un
centro per creare comunità,
promuovere l'incontro e proporre attività e laboratori socio-educativi.
Gii spazi di via Baiiino 11, a Riva dei Garda, hanno accolto per
la prima volta i molti soci e amici che hanno festeggiato la nuova apertura insieme al direttivo e agli educatori.
«Ci piace la parola Officina, perché ricorda le attività artigianali, ed è una metafora per il fare
comunità - ha detto il vicepresidente Fabrizio Bettolìi al momento della cerimonia - con
questo centro vogliamo puntare sulla coesione sociale che oggi dicono essere in crisi. Lo facciamo aprendo questi locali a
tutti, non solo ai ragazzi, anche
agli adulti».
L'Officina attiverà corsi e laboratori per gruppi di tutte le età,
con proposte che spaziano dall'orientamento, al counseling
interculturale, passando per la
psicomotricità e Varte-terapia.
11 momento di festa inaugurale
- «coincide con il primo giorno
di primavera!» ha fatto notare
simbolicamente lo psicologo
Piergiorgio Zancato, che lavora
con Ephedra - è stato occasione per rimarcare l'importanza
delle cooperative sociali, «speranza per il futuro nonostante
il taglio delle risorse» e «base
dell'autonomia trentina», secondo il presidente della comunità Salvador Valandro, presente
all'inaugurazione con il vicesindaco rivano Alberto Bertolini e
agli assessori Alessio Zanoni, di
Riva, e Stefano Miori, di Arco.
Officina Ephedra si propone come luogo di co-progettazione,
co-gestione e confronto: «Questo è un contenitore - ha detto
Bettoni - che riempiremo di
contenuti insieme alla gente che
deciderà di viverlo con noi».
Ephedra esiste dal 1993, con
due centri, ad Arco e a Riva, che
seguono circa 30 ragazzi e ragazze. Oltre a ciò, i servizi socio-educativi offerti dalla cooperativa vanno dal supporto domiciliare ai progetti con le scuole, e coinvolgono circa un centinaio di bambini e adolescenti, dando lavoro a 35 dipendenti che hanno un'età media intorno ai 30 anni. «Con l'Officina
vorremmo offrire alla cittadinanza un luogo da vivere - spiega la presidente di Ephedra, Car-
la Roncolato - ci accorgiamo che
c'è bisogno di questo».
In vent'anni la cooperativa ha
osservato l'evoluzione della società, con l'aumento di cittadini provenienti da altri Paesi e la
diffusione delle nuove tecnologie. Spiega la presidente: «Sono
sempre di più le famiglie arrivate in Italia che hanno bisogno
di creare una rete di relazioni e
sostegno, con le quali si lavora
sull'integrazione».
Anche l'adolescenza è cambiata, dilatandosi nel tempo e variando nelle problematiche. «La
tendenza tra i ragazzini oggi è
quella di prediligere i rapporti
virtuali, spendendo molto tempo sui social network e con i videogiochi. Questo crea solitudine e fragilità nel momento di
incontrare la realtà» dice Roncolato, che fa notare il fenomeno dei cosiddetti Neet, giovani
che non lavorano né lo cercano, tantomeno studiano: una
generazione problematica poiché non riesce a trovare la propria strada ed è bloccata da una
sfiducia apatica nel futuro. «Officina Ephedra offrirà attività
per provare a venire incontro a
tutte queste realtà», conclude
Roncolato, dando il via al nuovo progetto Officina.
Pag. 41
Aperto il Centro del riuso:
carta in più contro la crisi
Riva, taglio del nastro alla Palazzina Mimosa di una struttura permanente:
gli oggetti che non vengono più utilizzati potranno trovare una nuova vita
Che il mercatino del riuso non
sia più semplicemente una bella iniziativa di stampo ecologista, lo si è capito da tempo. Oggi
rappresenta anche e soprattutto una reale esigenza per molte
famiglie della zona e non soltanto per quelle nuove, che arrivano da più lontano.
La crisi ha mutato le condizioni di vita della nostra comunità,
e non certo in meglio. Ecco perché le amministrazioni comunali, in prima linea a fronteggiare quotidianamente l'emergenza economica, hanno compreso la necessità di dare continuità ad una manifestazione fin qui
sporadica. E' nata così l'idea di
creare una sorta di "bottega" del
riuso dove poter comperare
(non vi è la gratuità perché si
vuole responsabilizzare all'acquisto consapevole, ma i prezzi
sono pressoché simbolici) tutte
le settimane, nelle giornate del
lunedì e del mercoledì, dalle 9
alle 12, e il sabato dalle 10 alle
12.30, mentre la consegna dei
materiali è fattibile il giovedì,
dalle 14 alle 16, e il sabato, dalle
10 alle 12.30. Ieri mattina è stato
inaugurato il primo centro di
riuso permanente della Busa,
che usufruisce di uno spazio
nella palazzina Mimosa a Riva.
Per il taglio del nastro erano presenti il sindaco Adalberto Mosaner con la sua giunta al completo e il presidente del consiglio
Massimo Accorsi e per la Comunità dell'Alto Garda e Ledro (che
supporta l'iniziativa) il presidente Salvador Valandro el'assessora Michela Calza mentre per la
cooperativa Garda 2015 il presidente Claudio Molinari più i referenti del comitato Vivi Rione,
del circolo pensionati II Quartiere, dell'associazione Carabinieri in congedo, della Caritas e della cooperativa Ephedra.
A rompere il ghiaccio, nei discorsi di rito, è stato l'ex senatore Molinari, che ha sottolineato
la fondamentale collaborazione
delle associazioni presenti nella
palazzina e anche della Caritas.
Poi è toccato al sindaco Mosaner: «Questa iniziativa ci deve
far capire che le cose che non ci
sembrano più utili o non ci servono più possono avere una seconda vita e diventare, dunque,
di grande utilità per altri. Negli
ultimi anni sono aumentate anche sul nostro territorio le persone che abbisognano di un aiuto
concreto ma molte non trovano
il coraggio di chiederlo. In questo luogo c'è grande rispetto della dignità umana perché le cose
non vengono regalate ma messe in vendita, anche se ad un
prezzo davvero simbolico. Qui il
commercio non c'entra nulla».
Gli oggetti che si vuole consegnare al Crp devono essere puliti, integri e funzionanti (altrimenti non vengono accettati) e
vanno dall'abbigliamento ai giocattoli, dai piccoli elettrodomestici alle stoviglie, dai libri, dischi e ed ai quadri e molto altro.
Pag. 42
Officina Ephedra, progetto per la comunità
Riva, inaugurata la sede in via Ballino. Tra le proposte percorsi di conoscenza e sostegno allo studio
di Katla Dell'Eva
«Di fronte alla crisi della comunità, si risponde con più comunità», afferma Fabrizio Bettolìi, vicepresidente della cooperativa sociale Ephedra,, facendo propria l'idea dell'economista Amartya Sen, il quale sosteneva che la crisi della democrazia fosse da combattere
non con meno, ma con più democrazia. «In un momento di
difficoltà per quella che è la
partecipazione sociale» - continua poi - «c'è grande necessità
di coesione, di collaborazione,
di comunità.»
Questo il progetto che spinge l'associazione ad aprire una
nuova sede in via Ballino, 11, a
Varone: un luogo denominato
"Officina Ephedra", il cui nome trae spunto dall'«idea di lavorare insieme, a livello di comunità.» La nuova struttura
ospiterà quindi numerose attività sociali, offerte non solo ai
minori - fascia della quale la
cooperativa si occupa da qualche decennio -, ma anche agli
adulti.
Vi si terranno percorsi dedicati alla conoscenza di sé; progetti di sostegno alla genitorialità, consulenze educative e pedagogiche; percorsi di rimotivazione e supporto allo studio,
all'orientamento scolastico e
professionale; pratiche di sostegno dei minori nella partecipazione ai propri diritti e alle
decisioni che li riguardano
(Advocacy); counseling interculturale; momenti di musicoterapia, psicomotricità e training autogeno; laboratori teatrali e varie altre attività artistiche e creative. Una lunga lista
di progetti che, afferma la presidentessa di Ephedra, Carla
Roncolato, «è destinata ad arricchirsi, nel tempo, anche su
richiesta dei partecipanti e degli interessati.»
All'inaugurazione dell'"Officina", tenutasi ieri pomeriggio, erano presenti anche alcune rappresentanze dell'ammi-
nistrazione locale: il presidente della Comunità dell'Alto
Garda e Ledro Salvador Valandro, il vicesindaco di Riva Alberto Bertolini, l'assessore del
Comune di Arco Stefano Miori, l'assessore del Comune di
Riva Alessio Zanoni.
Infatti, sostiene Valandro,
«progetti come questi non possono vedere la mobilitazione
di Ephedra da sola, né delle cooperative da sole: c'è bisogno
di un accompagnamento da
parte delle amministrazioni
pubbliche. Si deve andare a costruire un sistema che possa
continuare a darci il benessere
e il welfare che ci siamo garantiti fino ad oggi. Dobbiamo fare squadra, anche nell'ambito
sociale, che è quello che più
spesso le direzioni amministrative scelgono di tagliare.
Partire con un'officina, vuol dire partire con gli strumenti giusti, vuol dire parlare di welfare
generativo, cioè capace di generare economia oltre che socialità.»
Pag. 43
TIGNE
Ampliamento necessario
Al Centro Anffas 100 mila euro
TIONE - Una voce all'interno del Bim del Sarca - un finanziamento da lOOmila euro - riguarda anche il centro Anffas di Tione Leonia Piovanelli e Roberta Pellegrini, le benefattrici che pensarono al futuro dei giovani disabili. Serve ampliare il centro, lo dicono da parecchio i dirigenti dell'ente, e i fondi per un progetto
di 4 milioni di euro circa, finanziabili al 75%, erano stati stanziati dalla giunta provinciale, ma oggi i costi del progetto vengono
ridotti s<jtto i 3 milioni di euro per la spending review. Oltre al Bim
del Sarca, contribuirà anche il Bim del Chiese. L'impegno a contribuire da parte dei Comuni delle Esteriori e della Valle del Chiese è stato, almeno informalmente, dato. Con l'ampliamento si prevede di ospitare nel centro un laboratorio sociale e soprattutto
- sogno e speranza di tanti genitori - un piano dedicato al «Dopo di noi»: cioè cosa accade ai ragazzi diversamente abili, divenuti adulti, quando viene meno l'enorme lavoro e supporto che
genitori e famiglie mettono in campo? La risposta è quella di strutture che si prendano in carico 24 ore su 24 le persone.
Pag. 44
Con la "Bolletta del cuore"
risparmi e aiuti La Rete
Sono 1600 i contratti con Dolomiti Energia per avere energia green e scontata
Un fondo va alla cooperativa per i disabili: ora il Bicigrill diventa sponsor dell'idea
di Sandra Mattel
Il progetto è unico nel suo genere in Italia: risparmiare sulla bolletta della luce e del gas, consumando energia verde, dando^anche un sostegno solidale. È la
"Bolletta del cuore", promossa
dalla cooperativa La Rete con
Dolomiti Energia, un'iniziativa
lanciata un anno fa e che ha già
avuto 1600 adesioni, per un totale di 6.882 euro raccolti. Un'idea
nata dalla cooperativa, che è attiva dal 1988 sul fronte della disabilità, in un'ottica innovativa
perché attiva "energie", tanto
per rimanere in tema, per supportare i disabili e le famiglie, attraverso il principio di sussidiarietà.
E in un'epoca in cui le risorse
sono in calo, La Rete si è preoccupata di puntare su iniziative
che vadano a finanziare attività,
altrimenti difficili da sostenere.
Ora la "Bolletta del cuore" vuole
far conoscere ad un più vasto
pubblico le potenzialità del progetto e si è alleata ad un'altra realtà, come il Bicigrill, che è imprenditoriale ma ha una sensibilità sociale, visto che i gestori
Mario e Mirio hanno collaborato con La Rete. Per tre lunedì
consecutivi (il 13, il 20 e il 27
aprile) pubblicizzerà l'iniziati-
va, offrendo l'aperitivo, alle ore
18. In quell'occasione si potrà
attivare il contratto con Trenta
spa, lasciando il proprio nome e
codice fiscale, perché tutta la
procedura verrà svolta dall'
azienda. Chi sottoscriverà la
"Bolletta del cuore" avrà uno
sconto del 12% sull'energia elettrica, del 6% sul gas e una parte
dello sconto andrà ad alimentare un fondo per progetti sociali
gestiti dalla cooperativa.
Un'avventura, quella de La
Rete partita nel 1988, da alcune
persone di buona volontà, che
hanno avuto l'intuizione di affrontare un servizio per i disabili
non solo in termini di assistenza, ma nell'ottica del mutuo aiuto. C'erano Dario lanes, Sandra
Venturelli, nomi che hanno fatto scuola nel welfare e nell'inclusione sociale in Trentino. Oggi
La Rete segue più di 144 persone con disabilità, 135 nuclei familiari e coinvolge 265 volontari. Mauro Tommasini, direttore
de La Rete, spiega la particolarità di questa cooperativa: «Abbiamo iniziato - racconta - a progettare microgruppi che si prendessero carico dei disabili, a livello di prestazioni, ma anche
per rispondere ai bisogni delle
famiglie che, nel momento in
cui si trovano a dover affrontare
un problema di questo tipo, sono schiacciati da responsabilità
e problemi, oltre che dal dolore.
L'idea è stata quella di fare in
modo che i familiari potessero
incontrarsi, confrontarsi, per
poter avere una vita all'esterno
e per poter diventare essi stessi,
insieme ai volontari, risorsa». La
Rete, in sintesi, non è una cooperativa di lavoro, né un'associazione familiare, è un'impresa sociale a tutti gli effetti. «Ospitiamo infatti - prosegue Tommasini - anche i ragazzi del servizio civile, perché loro spendono del tempo, ma poi ne guadagnano per il futuro. In questi anni sono passati 3.000 volontari
che in una logica di reciprocità,
coinvolgono i disabili in attività,
laboratori, gite, socializzazione,
per migliorare la vita dei familiari ed il benessere dei disabili. In
questo modo mettiamo in rete
persone con risorse nuove, sviluppando relazioni e informazioni».
«Per la Rete - spiega Tommasini a proposito della "Bolletta
del cuore - non è una novità costruire partnership con realtà
profit che devono però avere
alcune caratteristiche etiche e
di sostenibilità valoriale precise. Il fine, infatti, non giustifica il
mezzo».
Pag. 45
Assunzioni in crescita
grazie agli incentivi
Aumentate del 20% nei primi due mesi
«Ma serve formazione per i disoccupati»
FABIA SARTORI
«Ce maggiore tutela
per i lavoratori stabili,
e meno per i precari»
Nei primi due mesi del 2015 le assunzioni in Trentino sono aumentate circa del 20% rispetto allo stesso periodo del 2014. Questo effetto non è da
imputare all'entrata in vigore del Jobs
Act, bensì all'incentivazione verso le
assunzioni a tempo indeterminato
(8.000 euro all'anno per tre anni di
sgravio fiscale per le aziende) contenuta nella legge di stabilità.
«Tra le principali criticità portare dal
contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti si identificano una mi-
In attesa degli effetti
del Jobs Act si valutano
positivamente gli
incentivi per chi offre
un lavoro a tempo
\ indeterminato
nor tutela degli ammortizzatori sociali verso i lavoratori precari e la definizione di efficaci politiche attive e
formative nel periodo di disoccupazione. Per le quali servono risorse economiche stimate in qualche milione
di euro all'anno».
È quanto riportato ieri da Franco Ianeselli della Cgil del Trentino nel corso del convegno «Lavoro, formazione
e Jobs Act» svoltosi al Muse. «Il Jobs
Act è entrato in vigore a partire dal 7
marzo, e ancora non possiamo valutarne gli effetti. Probabilmente molte
imprese hanno atteso il 2015 (e gli incentivi) per assumere nuovi lavoratori - dice - Per il futuro ci aspettiamo
altre assunzioni e numerosi passaggi
ai contratti a tempo indeterminato,
con interruzione dei contratti a termine in essere, grazie al «bonus Renzi»». Il riferimento è ad aziende ben inserite nel settore, cui serve manodopera per compiere il lavoro che hanno da svolgere: «La variabile fondamentale - aggiunge - è legata all'andamento dell'economia: è necessario capire se ci sarà o meno una ripresa dei
consumi e della produttività».
Ma che tipo di previsioni lavorative
si fanno in Trentino a seguito dell'entrata in essere del contratto a temDO
indeterminato a tutele crescenti? Ianeselli sostiene che il Jobs Act non
porterà ad un incremento dell'occupazione o ad una diminuzione del lavoro precario. «Certamente sarà più
facile per i datori di lavoro arrivare al
licenziamento dei dipendenti - spiega - Tra le principali problematiche
correlate ai nuovi ammortizzatori sociali c'è una maggior tutela dei lavoratori "stabili" rispetto a quelli "precari": con la Provincia abbiamo già
aperto un tavolo per intervenire a favore di questi ultimi». Luca Arighi di
Confindustria Trento si è soffermato,
così come Ianeselli, sulla necessità di
creare delle politiche di formazione
attive per i lavoratori in disoccupazione. «La nostra Agenzia del Lavoro
svolge già un ottimo lavoro - afferma
Ianeselli - Ma ora diventa indispensabile creare una rete che comprenda
anche le realtà private». Il fulcro del
problema rimangono i finanziamenti:
«Che non possono provenire dal Fondo sociale europeo poiché quelle risorse sono state destinate dalla Provincia al trilinguismo - prosegue - Nulla in contrario, ma per attuare percorsi di formazione idonei è necessario
recuperare qualche milione di euro
all'anno». Infine, il senatore Giorgio
Tonini si è dichiarato ottimista: «Il
Jobs Act aiuterà a diffondere la "buona impresa" che innova e compete ad
armi pari».
Pag. 46
ECONOMIA
Nella tavola rotonda tra economisti
e politici ricette per un futuro in bilico
tra difficoltà e segnali positivi
Rossi confessa l'impotenza della
politica locale di fronte alle dinamiche
economiche. «Le imprese si muovano»
Leriformesono necessarie
ma il futuro è a luci e ombre
Il discorso è partito dal Jobs
Act, riconosciuto da tutti i presenti come una riforma imporLa buona dose di ottimismo ce
l'ha messa alla fine Nicola Pie- tante e una rivoluzione culturale, anche se Bogni ne ha ridipoli, il vate dei sondaggisti itamensionato la portata indicanliani, che ha riscontrato nelle
do nella riforma del diritto pesue ultime rilevazioni una breznale e civile e nella politica
za positiva che attraversa il
energetica le vere chiavi in graPaese e che fa ritenere al 70%
do di far fare all'Italia uno scatdelle famiglie che il 2015 sarà
to in avanti e di attirare invemigliore dell'anno scorso. «Le
stitori esteri. Sul iuturo delprevisioni di crescita sono
l'economia Nicastro, sottolinedell'I,5% quest'anno e del 2,5%
ando come la riforma delle
l'anno prossimo» annuncia sipensioni abbia già messo in licuro Piepoli.
nea il Paese col resto d'EuroNon tutti erano apparsi così
pa, loda le azioni del governo
ottimisti nelle quasi due ore di
Renzi per quanto fatto e quandibattito su Jobs Act e futuro
to ha intenzione di fare con il
dell'economia che hanno predecreto sulle Banche Popolaceduto la consegna dei Premi
ri e i progetti sulla Buona ScuoDemattè. Attorno al tavolo olla: «Cose che danno il senso di
tre a uno dei principali arteficome sia cambiata l'aria in cuci della riforma del mercato del
cina».
lavoro, Filippo Taddei, responRispondendo a una domanda
sabile delle politiche economisui rapporti tra Economia e Poche del Pd nazionale, c'erano
litica Filippo Taddei, che è un
il presidente della Provincia
Ugo Rossi, il direttore genera-^ economista prestato alla polile del Gruppo UniCredit Rober-* tica, ha sottolineato l'anomalia della sua stessa posizione,
to Nicastro, l'ex ex ceo di Ubs
dovuta al fatto che oggi la poPrivate Banking e International Advisor Rudi Bogni e Puc- litica è giocoforza assorbita
cio Zadra, ex direttore genera- dall'economia perché ha il prole di Abi, Associazione banca- blema di come uscire dalla criria italiana. Con il professor Mi- si e dare un futuro alle giovachele Andreaus, presidente del- ni generazioni. «Ma bisogna fare in modo - ha detto - che gli
la Fondazione Trentino Univereconomisti in Doliticadiventisità, a fare da moderatore.
FRANCO GOTTARDI
no in futuro ridondanti perché
il paese potrà così porsi le domande e affrontare le questioni che contano».
Quanto al futuro dell'economia locale Puccio Zadra ha indicato il mix di risorse naturali, il territorio e le sue potenzialità turistiche e l'energia soprattutto, e istituzionali, cioè
un'ottima Università e il buon
governo dell'autonomia, che
la provincia dovrebbe valorizzare facendone un brand del
Trentino.
Quanto a Rossi, che sulle Casse rurali in difficoltà ha ipotizzato rafforzamenti e soggetti
forti che ne coprano le spalle,
ha confessato l'impotenza della politica provinciale a incidere sulle dinamiche economiche ed ha ammesso che durante la crisi forze il salvataggio forzato di qualche impresa poi comunque finita male
poteva anche essere evitato.
«Per uscire dalla crisi - ha concluso - c'è bisogno di un sistema di imprese che si dia una
mossa, che faccia la sua parte
perché il tempo in cui piazza
Dante interviene e risolve tutto è fiunito».
Pag. 47
Veronafiere
Parte Vinitaly
Bossi Fedrigottì
«in vetrina»
TRENTO Novità trentina al Vinitaly che inizia oggi
e finisce mercoledì alla fiera di Verona. Masi
agricola fa debuttare «Vign'Asmara 2013», vino
bianco trentino pensato per il lungo
affinamento. Il vino è dedicato nel nome al mito
della suntuosa dimora nobiliare, Villa Asmara
— distrutta in periodo bellico — e al suo
storico vigneto, sito nelle proprietà dei Conti
Bossi Fedrigottì, famiglia aristocratica trentina
che dal 1697 è conosciuta per i suoi vini di
pregio come il Fojaneghe, primo vino a taglio
bordolese d'Italia, oggi reinterpretati dai tecnici
di Masi. Il Vign'Asmara, Igt delle Dolomiti,
dall'uvaggio insolito, amalgama allo
Chardonnay (80%), vitigno internazionale,
l'indigeno Traminer (20%). «Il carattere di
contemporaneità del Vign'Asmara consiste
proprio nel fatto che si tratta di un bianco
nobile di stampo internazionale, ma con
altrettanta nostrana specificità. Un vino che
parla tante lingue senza dimenticare l'accento e
la fonetica della terra trentina da cui nasce»
spiega Raffaele Boscaini, coordinatore del
Gruppo Tecnico Masi. Masi agricola è situata al
padiglione 7 stand C3. Per quanto riguarda la
rappresentanza istituzionale del vino trentino,
il Consorzio vini ricorda che all'edizione 2015
sono presenti 69 produttori per 1500 metri
quadrati di spazio espositivo. «L'ubicazione
sarà, come ogni anno, al Padiglione 3-Stand F4
e l'allestimento metterà al centro i vignaioli, al
fine di garantire la massima visibilità ai veri
custodi dell'identità del vino trentino. Accanto a
loro, oltre alle altre aziende del panorama
vitivinicolo locale, gli spazi gestiti dal Consorzio
Vini del Trentino ospiteranno anche gli altri tre
enti di riferimento del settore presenti sul
territorio ovvero la Fondazione Edmund Mach,
l'Istituto Tutela Grappa del Trentino e l'Istituto
Trentodoc che, in quanto ambasciatore di
eccellenza, avrà a disposizione un'area ad hoc».
Fra le novità che saranno presentate a Verona
figura «Clè» il nuovo metodo classico brut di
Albino Armani 1607. Da segnalare poi «Corvée»
Pinot grigio di montagna prodotto a 700 metri
di altezza da Cembra Cantina di montagna del
gruppo La Vis. Mezzacorona presenterà
l'AlpeRegis Pas Dose Trentodoc 2008, il nuovo
vino siciliano Feudo Arancio Tinchitè Rosé,
Riserve Castel Firmian Lagrein 2012 e
Chardonnay 2013, oltre ad Assonanza, blend di
Chardonnav e Gewiirztraminer.
Pag. 48
POLITICA
Alcuni istituti della legge hanno preso spunto da
quanto fatto nella nostra provincia. L'Asdi assomiglia
al reddito di garanzia, il Naspi al reddito di attivazione
In Trentino nei primi due mesi dell'anno i contratti a tempo
indeterminato sono aumentati del 30%, anche per
il combinato disposto con gli sgravi fiscali alle imprese
«Col Jobs Act il lavoro è più stabile»
// «quasi trentino» Taddei, padre della riform
duetto con Olivi davanti al popolo delPd
FRANCO GOTTARDI
C'è qualcosa di trentino nel
Jobs Act con cui il governo
Renzi ha riformato il mercato
del lavoro. Non solo perché il
principale autore della legge,
il responsabile per economia
e lavoro del Pd nazionale Filippo Taddei, è un bolognese figlio di trentini legato da vincoli di parentela e affetto con la
nostra terra ma anche perché
alcuni strumenti contenuti nel
Jobs Act sono stati mutuati da
modelli esistenti in Trentino.
Ieri sera Taddei, dopo aver partecipato ad un dibattito alla
Fondazione Cassa di Risparmio, si è messo a disposizione
anche del Pd locale per un dibattito in coppia col vicepresidente della giunta provinciale
e assessore a sviluppo economico e lavoro Alessandro Olivi. Titolo: «Più impresa... più lavoro. Una via trentina al Jobs
Act». L'economista impegnato
in politica, unico ad essere
chiamato da Renzi in segrete-
ria pur avendo appoggiato alle primarie Pippo Civati (ma
forse oggi sceglierebbe il premier), ha ribadito un concetto
su cui insiste mólto in ogni occasione: «Non è vero che questa riforma introduce flessibilità ma al contrario rida centralità al lavoro stabile». Perché
al di là dell'abolizione dell'articolo 18, peraltro citato poco
o nulla nei dibattiti, con i contratti a tutele crescenti possono e potranno uscire dal limbo
dei quasi tutelati molte false
partite Iva e molti di coloro che
hanno sempre vissuto e lavorato nella precarietà. «Si passa
- sostiene - da una tutela del posto a una tutela del lavoratore.
Ora è seguito da quando viene
assunto alla fase attiva e se poi
perde il posto avrà un assegno
di durata maggiore».
Proprio il nuovo Asdi, l'assegno di disoccupazione, ha molte similitudini con un istituto
già presente nella nostra provincia: il reddito di garanzia. È
un contributo che a livello na-
zionale viene dato a persone
vicine allo stato d'indigenza.
Ma anche il Naspi può essere
identificato con il reddito di attivazione. Insomma la Provincia con la delega sugli ammortizzatori sociali in qualche caso ha anticipato il governo.
Alessandro Olivi da parte sua
ha fatto notare come nei primi
due mesi dell'anno i contratti
a tempo indeterminato in Trentino siano aumentati del 30%
rispetto a un anno fa. Non che
tutto sia da attribuire all'effetto Jobs Act perché anche le
agevolazioni fiscali alle imprese introdotte con la legge di stabilità possono avere avuto un
ruolo importante, ma sono elementi che danno fiducia per il
futuro. Il vice presidente ha poi
reso omaggio a Renzi: «Il Pd nazionale e il governo - ha detto
- ci impongono una sfida perché noi eravamo abituati a correre ma adesso loro si sono
messi a correre ancora di più».
Pag. 49
Popolari, badbank
Fondazioni, Bcc
il piano del governo
per il nuovo credito
[L'INCHIESTA]
Così governo e Bankitalia
vogliono cambiare le banche
Adriano Bonafede
E
ravamo abituati apensare a u n m o n d o delle banche ingessato e sclerotizzato, sempre
uguale a se stesso, con indubitabili virtù m a anche con innegabili vizi, che risaltano sempre di
più ora, dopo l'avvio dell'Unione bancaria: bassa capitalizzazione e (in molti casi)
difficoltà a reperire capitale
di rischio q u a n d o necessario (ancor più se dovessero
esserci future crisi), bassa
redditività per gli azionisti.
Ma da qualche mese il gesso
si è spezzato, il vecchio
m o n d o sta crollando.
segue a pagina 8
Adriano Bonafede
QUESTA VOLTANON SI È OPTATO
PER UN'UNICA, GRANDE RIFORMA
MA PER UN SERIE DI PICCOLI
INTERVENTI APPARENTEMENTE
SLEGATI L'UNO DALL'ALTRO.
TUTTI INSIEME, PERÒ,
CONFIGURANO UN DLVERSO
ASSETTO DEI SISTEMA BANCARIO
ITALIANO. CON QUESTI FINI
segue dalla prima
, anche se non conosciamo
ancora la forma che prenderà, possiamo cercare di immaginarlo seguendo le orme che
troviamo sul terreno.
Credito non bancario.
L'anno scorso abbiamo visto
l'introduzionedeiminibondper
le piccole e medie imprese, un
modo per bypassare il credito
bancario e trovare i fondi necessari allo sviluppo. E il direct len-
E
ding, i prestiti diretti, da parte
delle assicurazioni, un vecchio
istituto che era caduto in disuso
e che ora è stato rivitalizzato. Infine, persino i credit fund, fondi
che fanno finanziamenti, materia fino a quel momento rigorosamente riservata alle banche
sulla base del testo unico.
Ildecretoleggesullepopolari.
MaalTiniziodel2015abbiamo
visto altre novità, ancora più rilevanti. L'anno è cominciato con
uno scoppiettante decreto legge
che obbliga le dieci principali
popolari - quotate e non - con attivi oltre gli 8 miliardi, a trasformarsi in Spa divenendo quindi
più contendibili rispetto alla regola una testa-un voto vigente
nel settore cooperativo. Un fulmine a ciel sereno per una categoria che èriuscitaper anni a sabotare nel segreto delle commis-
sioni parlamentari ogni proposito di pur minima riforma e che
ancora adesso sta lottando per
ridurne l'impatto introducendo
ad esempio un limite al possesso
azionario del 5 per cento, simile
a quello già vigente in Unicredit.
Le banche di credito cooperativo.
A stretto giro di posta è arrivato anche il processo di autoriforma delle banche di credito cooperativo. Qui si va verso un polo
centrale federativo, partecipato
da tutte le Bcc, che si farebbe carico di risolvere il problema di
eventualiaumentidicapitalenecessari. Il modello ideale, ma al
momento difficilmente ripetibile sul suolo italiano, sarebbe
quello del Credit Agricole: questa banca è in effetti una confederazione di federazioni di banche di credito cooperativo ma
nel corso del tempo ha sviluppato un brand così forte da essere
percepita all'esterno come una
grande banca.
L'autoriforma delle Fondazioni
Proprio nei giorni scorsi è arrivato il protocollo d'intesa tra l'Acri, associazione delle fondazioni e il ministero dell'Economia
per un processo di autoriforma
che dovrebbe essere graduale e
durare alcuni anni. Il principale
fine da raggiungere è quello di ridurre il peso di una singola
azienda bancaria sul patrimonio
delle fondazioni. Il limite previsto sarà di un terzo dell' attivo patrimoniale, e a essere colpiti saranno soprattutto la Compagnia
di San Paolo (su Intesa Sp) e Cariverona (su Unicredit). Tra le
novità più rilevanti dell'accordo
con il governo anche l'impossibilità di indebitarsi, salvo limitate esigenze temporanee: è chiaro
qui il riferimento indiretto alle
fondazioni Mps e Carige che per
partecipare agli aumenti di capi-
Pag. 50
tale della propria banca di rifèrimentohannofinitoconilbruciare la maggior parte del proprio
patrimonio, che dovrebbe invece essere appannaggio della comunità locale.
Labadbank
Da mesi si parla della possibilità di cedere a una bad bank la
montagna di sofferenze delle
banche (circa 185,5 miliardi a fine gennaio) che oggi frena il credito. Il governo pensa adesso a
una soluzione "leggera" - che sia
accettabile per la Commissione
europea, poco incline ad aprire
la strada a nuovi aiuti di Stato per varare in tempi rapidi un intervento che faciliti lo sblocco,
per questa via, di nuovi finanziamenti per l'economia.
LaEximBank
Nelle scorse settimane era stata introdotta per decreto legge la
possibilità, per la Sace, che da
tempo la reclamava, di ottenere
una licenza bancaria per creare
un istituto creditizio in appoggio
alle esportazioni italiane. In sede
di conversione del decreto - evidentemente nato nelle stanze
della presidenza del Consiglio hanno però pesato le argomentazioni sia della Cdp che della
Banca d'Italia. La Cdp, sotto il cui
controllo è postala Sace, tramite
il suo presidente Franco Bassanini, hareclamato in un'audizione in Parlamento l'eventuale decisione in merito alla creazione
di un istituto di credito, non necessariamente dentro la Sace. La
Banca d'Italia ha invece fatto vedere che il testo de decreto era
scritto in modo tale da obbligarla a rifiutare l'autorizzazione, ai
sensi del testo unico bancario.
Piccole crepe, poi corrette,
che però non impediscono di vedere che il percorso verso un
complessivo ridisegno del credito in Italia è sposato dal governo
Renzi e condiviso nella sua sostanza anche dalla Banca d'Italia. E si tratta certo di un programma ambizioso, che non ha
preso la strada di una sola grande riforma ma di tanti piccoli ma
successivi step, di cui il più maggiore è certamente la trasformazione in Spa delle grandi popolari.
Ma qual è il fil rouge che lega
questo percorso di rinnovamento dell'intero settore e, soprattutto, da dove viene l'input del
cambiamento e qual è il suo approdo finale? Le mosse del governo, dirette o indirette, rispondono ad almeno tre esigenze: «La
prima è fornire più credito alle
imprese e rilanciare l'economia
- spiega Fabrizio Pagani, capo
delle segreteria tecnica del mini-
stro dell'Economia -. La seconda
è quelladi rispettatele indicazioni della vigilanza europeain funzione dell'Unione bancaria. La
terza, ma non ultima, deriva dalla necessità di trovare un altro assetto di sistema dopo gli anni di
crisi, rendendo più solide le banche».
Non c'è dubbio che questa
voltail "celo chiedel'Europa", in
questo casolaBce, siavero.Eche
il governo agisca in accordo, a
grandi linee, con la Banca d'Italia per portarlo avanti. Volendo
risalire ali'indietro, ancor prima
della vigilanza europea, c'è stato
un risveglio dei regolatori in tutto il mondo, dal G20 in giù, dopo
la crisi globale.
Un'attenzione crescente è
stata posta sulla solidità delle
banche e sullarobustezzadelloro capitale e l'asticella è stata
continuamente spostata verso
l'alto. Il timore dei regolatori, anche italiani, soprattutto per le
popolari e per le banche di credito cooperativo, è che - in presenza di nuove crisi - molte di queste
non sarebbero state più in grado
di fronteggiare 1 ' esigenza di ulteriori aumenti di capitale. Da qui
l'apertura del capitale a soci, come i fondi, che sono già presenti
nel loro capitale (con una media
del 20 per cento) ma che potrebbero essere indotti a fare maggiori investimenti se potessero
contare su una maggiore partecipazione al controllo.
Ma non si tratta soltanto di
un'imposizione formale, cervellotica, di regole più stringenti a
chi fa credito. I regolatori, anche
quelliitaliani,nonsottovalutano
il ruolo dei mercati, che in questi
anni si sono abituati ad attendersi dagli istituti bancari prove di
grande solidità patrimoniale e
che non vedono bene chi non
può fornirle.
Una maggiore solidità è richiesta anche in vista delle nuove regole europee sulla "risoluzione" delle crisi bancarie: in futuro non si potrà più pensare al
salvataggio pubblico di un'azienda bancaria in crisi se prima
non avranno pagato di persona
gli azionistiesoltantodopo diesi
saràpassatiperil"purgatorio" di
un piano di ristrutturazione.
Pag. 51
LA BASSA REDDITIVITÀ DELLE BANCHE ITALIANE
RoE previsto nel 2015
• Francia
• Paesi del Nord
73
BNP PARIBAS
DANSKE BANK
76
CREDIT AGRICOLE SA
SWEDBANK
8,4
SOCIETE GENERALE
• Germania
NORDEA
• Spagna
I*.5
DEUTSCHE BANK
BBVA
SANTANDER
• Italia
INTESA SANPAOLO
•
UNIONE BANCHE IT.
|4,3
BANCO POPOLARE
|4,4
7,6
• Regno Unito
l'.l
LLOYD BANKING GROUP
RBS GROUP
• • 2 , 1
UNICREDIT
Svizzera
CREDIT SUISSE GROUP
MEDIOBANCA
MPS
•
•
HSBC
5,2
ftlBS
LA CRESCITA DELLE SOFFERENZE BANCARIE
Rapporto % sofferenze lorde-prestiti bancari
10
9,6%^
9
8
f^
7
^ ^ ^
K
- / ^
5
^^~-
4
^S*
,3%
2
i
'08
"^<"£3%,
'09
"IO
i
'11
'12
"13
•14
Pag. 52
Bankitalia scommette: più credito alle imprese
IL PORTAFOGLIO DELLA BCE
In miliardi di euro
a.oon
9MM1
II
J***1* '
1.000
O
A .1
I
I
I
T\P
fonte: Bsl oosb
i erg
i
"00 '01 '02 '03 '04 '05 '06 '07 '08 '09 "10 '11 '12 '13 '14 '15
Mariano Mangia
CON IL CALO DEI RENDIMENTI
MIGLIORANO LE CONDIZIONI
DI OFFERTA DEI PRESTITI
E SI STIMOLANO
GLI INVESTIMENTI. MAGARI
CONEMISSIONI AZIENDALI
Roma
ualcuno, per enfatizzarne la "potenza di fuoco",
nisce il "bazooka". E' il
piano di acquisto di titoli con cui
la Bce di Mario Draghi tenta di
far ripartire l'economia dell'area euro. Ma in che modo, spendendo 60 miliardi al mese per
comprare titoli sul mercato, si
aiuta l'economia? Il primo, più
tangibile effetto è la riduzione
dei rendimenti dei titoli di Stato
oggetto di acquisti da parte della Bce: nelle obbligazioni, prez-
S
zo del titolo e rendimenti sono
legati da una relazione inversa,
se il primo sale per effetto delle
maggiori richieste, si riduce il
secondo. In realtà è stato sufficiente già solo l'annuncio dell'avvio dei preparativi, dato il 6
novembre scorso. Da quella data al 17 marzo, i rendimentudei
titoli di Stato tedeschi a 10 anni
sono calati dallo 0,8% allo 0,3%,
quelli dei Btp italiani di eguale
scadenza dal 2,4% all' 1,3%. Ma,
come spiega un recente documento della Banca d'Italia, gli
acquisti di titoli da parte delle
banche centrali influenzano
economia e inflazione attraverso diversi "canali". Queste "cinghie di trasmissione" funzionano in maniera diversa a seconda
dei paesi e, come scrive la banca
centrale italiana, "nell'area del-
l' euro, l'importanza relativa dei
diversi canali è influenzata dal
ruolo preponderante del sistema bancario nel finanziamento
dell'economia". Il calo dei rendimenti ha un primo effetto diretto: con lo spostamento verso
il basso dei rendimenti di mercato, migliorano le condizioni
di offerta del credito bancario e
si stimolano gli investimenti. Va
sottolineato che, se calano irendimenti dei titoli di Stato, diventa anche più conveniente l'emissione di obbligazioni daparte delle aziende e questo potrebbefavorirelasostituzionediuna
parte dell'indebitamento bancario con "debito di mercato".
E' quello che accaduto negli Stati Uniti e che sarebbe auspicabile accadesse anche nel nostro
paese, visto che l'indebitamento bancario rappresenta due
terzi dei debiti finanziari delle
imprese, contro una media dell'area euro del 50%. C'è, poi, il
"canale del tasso di cambio": la
maggiore liquidità e i bassi rendimenti favoriscono un deprezzamento del cambio; l'euro ha
perso il 15% rispetto al dollaro
negli ultimi quattro mesi; il calo
dell'euro, a sua volta, contribuisce a far crescere l'inflazione, si
pagano di piùle materie prime e
i prodotti che si importano, allontanando la minaccia della
deflazione, e rende più competitive le esportazioni. Non è finita. Se i titoli di Stato rendono
meno e "spariscono" dal mercato, gli investitori sono spinti
ad acquistare strumenti finanziari con rendimenti attesi più
elevati, ma con un maggior grado dirischio,come azioni e obbligazioni societarie. E' quello
che viene definito il "canale del
riaggiustamento diportafoglio"
chehagiocato un ruolo molto rilevante, in termini di impatto,
nelle operazioni di "Quantitative Easing" negli Stati Uniti e nel
Regno Unito. Il prezzo di azioni
e obbligazioni sale per effetto
della maggiore domanda e cresce di conseguenza anche laricchezza, il patrimonio delle famiglie e questo incremento dovrebberiflettersiinunamaggiore crescita dei consumi, è così
che funziona il " canale della ricchezza". La Banca d'Italia elenca, infine, due ulteriori effetti.
L'annuncio di una manovra
espansiva di dimensioni elevate, come quella appena varata
dalla Bce, da un lato può accrescere la fiducia del pubblico, e
una maggiore fiducia stimola
consumi e investimenti ("canale dellafiducia"),dall'altro, può
sostenere le aspettative di inflazione ("canale delle aspettative
di inflazione").
Pag. 53
Cgil: Burli lascia, Ianeselli è il favorito
«Riforma organizzativa, nuovo vertice,
più servizi, filiere invece di categorie
»
TRENTO - Nei giorni scorsi l'esecutivo della Cgil del Trentino è stato informato delle prossime dimissioni di
Paolo Burli dall'incarico di segretario
generale. Burli lascerà l'incarico nelle prossime settimane, prima della
conferenza di organizzazione prevista
per giugno, per dare spazio, dice, al
rinnovamento al vertice che deve accompagnarsi alla riforma organizzativa messa in cantiere dal sindacato di
via Muredei. Il candidato in pole position per succedere a Burli è Franco Ianeselli, già in segreteria fino all'anno
scorso, che ha mantenuto deleghe sul
mercato del lavoro oltre che la responsabilità del settore impianti a fune. Abbiamo chiesto a Burli di spiegare le
motivazioni della sua decisione.
«A giugno - dice il segretario - è in programma la conferenza di organizzazione dove presenteremo la riorganiz-
zazione della Cgil del Trentino sia nel
campo dei servizi che nell'attività sindacale delle categorie. Questa riorganizzazione può essere accompagnata
anche dalla mia disponibilità a lasciare l'incarico e dall'individuazione di
un nuovo leader».
Il mandato di Paolo Burli, rieletto segretario l'anno scorso, scade a fine
2016, quando saranno passati otto anni al vertice e, a norma di statuto, non
sarà rieleggibile. «Ma è ora il momento di costruire un nuovo gruppo dirigente, partendo dal segretario. La segreteria resterà quella attuale e darà
continuità». In segreteria con Burli ci
sono oggi Gloria Bertoldi e Andrea Grasselli.
Ci sono motivazioni personali nella
scelta? «Sono stato segretario generale in sei anni terribili per la crisi - risponde Burli - E prima ero segretario
amministrativo. Sono anche stanco. Il
nuovo progetto è faticoso e servono
forze nuove».
Ma in cosa consiste questo progetto
di riorganizzazione? «Dobbiamo adeguare maggiormente l'organizzazione
della Cgil alle necessità e ai bisogni
delle persone - spiega Burli - essere di
più nei luoghi di lavoro, dare servizi
adeguati. Con i tagli subiti dai patronati e dai Caf, c'è bisogno di rendere
il comparto servizi più aderente ai bisogni, più flessibile, più qualificato».
Il rinnovamento riguarda però anche
il lavoro sindacale. «Dobbiamo avviare dei ragionamenti sulle filiere anziché rimanere su categorie del '900, i
metalmeccanici, i chimici. Vogliamo
anticipare alcune decisioni organizzative della Cgil nazionale». Il direttivo
della Cgil comincerà a discutere di tutto questo lunedì.
F. Ter.
Pag. 54
Altro che Popolari Spa: necessario controllare il gigantismo delle banche
risparmio
dietro le quinte
drea Giacobino
U
na delle ragioni che viene addotta per la trasformazione delle banche popolari in società per azioni riguarda la necessità che così facendo esse possano aumentare di taglia. Questo
ragionamento nasce dal presupposto che "grande" sia, nel mondo bancario, strettamente sinonimo di "migliore" e che l'abbandono da parte
delle popolari della struttura giuridica cooperativa rappresenti la strada obbligata per procedere
su questo sentiero ritenuto virtuoso. Il solo fatto
che il decreto legge attualmente in discussione
non tocchi il mondo delle Bcc, tradizionalmente
più piccole delle popolari (molte delle quali sono
anche quotate) sarebbe già sufficiente per comprendere che, dunque, l'essere grande per una
banca non è di per sé la garanzia di migliore efficienza. Ma poi vale la pena soffermarsi su due fenòmeni tra loro interconnessi. Il primo è capire
quanti danni abbiano fatto finora nel mondo le
megabanche. L'ultimo clamoroso scandalo di evasione fiscale perpetrato dalla filiale di Ginevra
della Hsbc, uno dei giganti bancari che opera su
tutto il pianeta, la dice lunga. Oggi un colosso come l'americana Citi opera in 101 paesi con oltre
241.000 addetti e possiede 10.000 partecipazioni.
Eppure proprio Citi sta iniziando a chiedersi se
non sia venuto il momento di dimagrire, se cioè
in tutti questi anni non sia cresciuta troppo e non
rischino di fare la fine della rana della celebre favola che, invidiosa della stazza del bue, si gonfiò
fino a scoppiare. E la megabanca Jp Morgan, regina di Wall Street, due anni fa ha subito perdite
per oltre 6 miliardi di dollari perché non aveva saputo controllare a sufficienza l'attività di trading
svolta dalla sua filiale di Londra C'è dell'altro. Le
megabanche non assicurano gli azionisti migliori guadagni. La maggior parte di questi titani, infatti, fatica a rendere al pari di aziende di altri settori, come le Utilities. L'anno scorso, ad esempio,
il ritorno sul capitale investito di Citi è stato del
3,4%. E in Italia? Aparte l'eccezione Credem, banca di stazza media, che viaggia suU'8% circa, le due
grandi banche Intesa e Unicredit si attesteranno
rispettivamente, secondo le stime per quest'anno,
al 6,3% e 5,5%. Probabilmente i veri problemi stanno altroverispettoalle popolari-spa. Qualche giorno fa Carmine Barbagallo, capo della Vigilanza di
Banca d'Italia, haricordatoche in Italia lo "shadow
banking", la "banca-ombra", vale 400 miliardi di
dollari, cioè il 18% del nostro Pil. Si tratta di tutte
le attività di intermediazione creditizia svolte al di
fuori del sistema bancario tradizionale. Controllare sempre di più e meglio lo "shadow banking"
e accorgersi per tempo dei danni provocati dal gigantismo sono due direzioni sulle quali marcare
per rendere il sistema del credito davvero più efficiente, al servizio dei cittadini e delle imprese.
Pag. 55
Metà delle vendite è all'estero
el'export spinge in alto gli utili
Luigi Dell'Olio
ILBUSINESSOLTRE CONFINE
CONTINUAAD AUMENTARE.
WINE MONITOR RILEVA CHE
IL ROE SI ATTESTA IN MEDIA
AL 4,4 % TRA LE IMPRESE
CHE ESPORTANO FINO AL 50%
DEL VALORE, MA RAGGIUNGE
IL10,9%TRALEAZIENDE •
CHE GENERANO ALL'ESTERO
TRE-QUARTI DELLE VENDITE
Milano
y export fabene allaredditività. E' q u a n t o
emerge dallo studio Wine Monitor, curato da Nomisma, su
u n campione di 46 imprese vitivinicole (cooperative escluse). Nel corso dell'ultimo decennio si è assistito a u n a p r o gressiva riduzione dei consumi interni. Diparipasso, però,
sono cresciute le esportazioni
divinoitaliano:nel2014ilprogresso è stato nell'ordine
dell'1%, per u n valore complessivo di 5,1 miliardi di euro.
Ma su u n decennio, il balzo è
stato dell'88%, grazie soprattutto agli spumanti. In sostanza, le quantità di vino commercializzate oltreconfine
h a n n o raggiunto quelle consumate sul mercato domestico. Non tutti i produttori hann o beneficiato in egual misura di questo trend: lo studio di
Nomisma rileva che le aziende con oltre 50 milioni di fatturato ( che in Italia n o n raggiungono ilnumero di trenta)
ormai esportano più del 60%,
mentre le realtàpiùpiccole faticano a valicare le Alpi.
Quanto alla redditività, il
Roe (rapporto tra il risultato
netto rettificato e il capitale
netto) si attesta in media al 4,4
% tra le imprese che esportano fino al 50% del valore, m a
raggiunge il 10,9% nel caso
delle aziende che generano
all'estero almeno tre-quarti
dellevendite. Lo studio diNomisma si sofferma anche sugli
aspetti che accomunano le
aziende più orientate all'export: la tendenza di queste
realtà è a focalizzarsi su segmenti precisi del mercato, in
particolare nella parte più a
L
valle della filiera: trasformazione (a partire d a i semilavorati), imbottigliamento, distribuzione e commercializzazione. Le attività inerenti a
queste fasi sono caratterizzate da u n a marginalità inferiore e d a u n a redditività del capitalepiùelevatarispetto achi
copre rinterafilieradellaproduzione. Quindi, a parità di
prodotti offerti, diminuiscono i margini unitari di prodotto, m a a u m e n t a n o più che
proporzionalmente i volumi e
i valori di vendita conio stesso
capitale investito.
Restando in t e m a di internazionalizzazione, uno studio realizzato da Sace, stima
inbenl,6miliardi di euro il valore delle nuove esportazioni
che 4L comparto potrebbe
mettere"a segno nei prossimi
tre anni se riuscisse a cogliere
a pieno il potenziale che arriva dall'estero. Anche l'Area
Studi di Mediobanca si è occupata del tema, con u n report pubblicato nei giorni
scorsi. Oltre a ribadire la scelta vincente dell'internazionalizzazione, gli analisti di Piazzetta Cuccia h a n n o anche stilato u n a graduatoria dei top
seller italiani. La prima piazza
per fatturato, come già nel
passare alla storia come u n
anno di transizione nel settore, pur con le grandi differenze tra aree geografiche di cui si
è detto.
2013, è andata al gruppo Cantine Riunite-Giv con 536 milioni di euro. Parecchio staccata (314 milioni) la seconda,
vale a dire Caviro, seguita
Campari che, con la divisione
vino, chiude il podio avendo
generato u n giro d'affari di209
milioni. La quarta piazza va al
gruppo Antinori con 180 milioni, davanti alla cooperativa
Mezzacorona, a q u o t a 171 milioni (+5%). La classifica dei
produttori in base alla forza
dei loro bilanci vede in testa la
venetaBotter. Seguonol'emiliano-romagnola Cantine
Turrini, Masi Agricola, anch'essa veneta, e la toscana
Ruffino.
Quanto all'anno in corso,
l'82% dei produttori intervistati da Mediobanca n o n prevede u n calo delle vendite, m a
sono il 9% stima u n progresso.
Insomma, il 2015 dovrebbe
Pag. 56
VINO ITALIANO, IL TREND
i milioni di ettolitri
EXPORT
01
'02
'03
'04
'05
'06
» CONSUMI INTERNI
'07
'08
'09
'10
Fone
i : Ioana fcltator
'11
'12
'13
Pag. 57
La tendami | Sempre più richiesto sul mercato soprattutto da chi ha bimbi
E il biologico spopola tra i trentini
Prendono sempre più piede, sia all'interno
dell'agricoltura trentina, sia nelle scelte
d'acquisto dei consumatori, i prodotti
provenienti unicamente da coltivazioni
biologiche. Una parte consistente
dell'edizione 2015 della mostra mercato
dell'agricoltura era riservato a lavorati,
alimenti e addirittura cosmetici
esclusivamente di origine bio.
Tale tipo di agricoltura pare fare breccia tra i
consumatori trentini, sempre più attenti alla
provenienza del cibo e dei più comuni
additivi e detergenti di uso domestico. «Negli
ultimi anni - ci ha spiegato Chiara March,
vicepresidente dell'associazione Donne in
campo, che riunisce una cinquantina di
coltivatrici trentine affiliate alla
Confederazione italiana agricoltori rileviamo una grande attenzione, in
particolare da parte delle famiglie alla qualità
del cibo e dei prodotti utilizzati. Di fatto,
soprattutto chi ha bambini, presta
particolare riguardo alla salubrità di quanto
acquistato».
La varietà della produzione legata al
biologico è talmente vasta da suscitare
stupore: si va dai più comuni alimenti
freschi, fino alle saponette e ai profumatori
per la casa. All'esposizione mercato di ieri
non mancavano tuttavia gelati, vini,
cioccolato e formaggi, carni ed insaccati,
infusi e spezie, tutti di provenienza biologica.
Una delle ragioni del successo ottenuto dai
prodotti biologici - ci è stato detto - è legata
all'affermazione di un nuovo modo di
rapportarsi all'alimentazione: sempre più
persone preferiscono comperare prodotti
genuini per poi realizzare in casa dolci,
dessert, frullati e succhi di frutta in
sostituzione di quelli industriali. «In molti ha concluso March - hanno preso parte ai
nostri laboratori per apprendere come
realizzare alimenti sani per sé e per i propri
figli».
L.B.
Pag. 58
. agricoltura tira ancora
Più di 30.000 alla mostra
La due giorni ha attirato famiglie e tecnici
Tantissime persone si sono riversate ieri nei
padiglioni di Trento Fiere, per il secondo
e ultimo giorno dell'edizione numero 69
LORENZO BASSO
Nonostante il meteo instabile,
una moltitudine di persone si
è riversata nella giornata di ieri nei padiglioni di Trento fiere,
per il secondo giorno della sessantanovesima edizione della
mostra-mercato dedicata all'agricoltura. Appuntamento
fisso dei primi giorni di primavera, la manifestazione è riuscita a coinvolgere un numero
di trentini da primato. 11 risultato ha superato le aspettative
degli stessi organizzatori, con
oltre quasi 32.000 visite nell'arco delle due giornate (ieri e sabato) di apertura. Solo ieri, i biglietti venduti sono stati complessivamente oltre 17 mila,
mentre il giorno precedente poco meno di 14 mila visitatori
avevano approfittato dell'inaugurazione per prendere parte
ad un evento fisso per la città,
rivolta sia ai professionisti del
mondo dell'agricoltura e dell'allevamento, sia ai curiosi, agli
amanti della natura e agli appassionati di giardinaggio. 11 dato riguardante le presenze si
pone in linea con quello registrato lo scorso anno.
«Abbiamo riportato la fiera- ha
spiegato Marzia Bortolameotii,
Sabato statati eira 14.000 biglietti, ieri
17.000. Il dato sulle presenze è in linea
con quello registrato lo scorso anno
una delle curatrici della mostramercato - alle sue finalità originali, cercando di interessare
principalmente i coltivatori e
gli esperti del settore agricolo.
Ciò, comunque, è stato fatto
senza dimenticare le famiglie,
da anni coinvolte nella manifestazione, ed i bambini, veri protagonisti delle iniziative collaterali e dei laboratori pratici».
Disposta su una superficie di
diecimila metri quadrati, la fiera ha permesso ad artigiani, coltivatori e produttori, ma anche
a rivenditori e fornitori di macchine, a responsabili di aziende locali e di fattorie didattiche, di far conoscere la propria
attività, incontrando la cittadinanza in una dimensione vivace adatta alle famiglie. Gran parte delle attività e dei laboratori predisposti nel corso della
manifestazione, erano infatti
pensati per i più piccoli, che si
sono potuti cimentare, in momenti e luoghi adatti alla tenera età, in pratiche ormai relegate a pochi coltivatori: dalla
produzione della polenta alla
realizzazione dei formaggi, dalla mungitura alla cura dei più
comuni animali d'allevamento.
Tra le particolarità della manifestazione, che contava oltre
150 espositori, vi era lo stand
allestito dalla Provincia in collaborazione con la Fondazione
Edmund Mach. Lo spazio denominato «La montagna che nutre» e dedicato alla specialità
alimentari trentine era idealmente collegato con Expo Milano 2015 dove il Trentino sarà
presente proprio con lo stesso
formato.
La principale attrazione dell'evento, fonte di richiamo per
adulti e bambini, è stato tuttavia il polo zoologico, promosso come consuetudine dalla Federazione provinciale degli allevatori trentini. Sotto un enorme tendone, i numerosi visitatori hanno potuto conoscere,
ammirare ed accarezzare i più
comuni animali da fattoria, apprezzandone le peculiarità e,
in alcuni casi, acquistando un
cucciolo di compagnia.
Infine, una grande successo è
stato riscosso anche dai ragazzi della scuola Arte bianca di
Rovereto, che, assieme ai docenti e agli artigiani del pane,
hanno sfornato circa tre quintali di pane, distribuito poi gratuitamente, con l'obbiettivo di
mostrare alla cittadinanza come viene realizzato il prodotto
fresco.
Pag. 59
«Jobs act, il Trentino è un modello»
Taddei: «Qui bisogna guardare per trovare l'eccellenza». Olivi: ora dobbiamo rilanciare
TRENTO Un Trentino all'avanEppure, per quanto migliore
guardia, capace di indicare la
rispetto ad altre realtà, anche
«retta via» al resto del Paese.
per il Trentino la strada da perFilippo Taddei, responsabile
correre sembra tutta in salita.
economico del Partito demo«La crisi è ancora evidente e
cratico nonché tra i padri del
abbiamo difficoltà anche noi a
Jobs Act, non ha dubbi: «È qui
monitorare
gli effetti delle poche bisogna guardare per trolitiche
attive.
Sicuramente il
vare modelli d'eccellenza».
Jobs Act potrà aiutarci a spinUna promozione che arriva
gere su questo punto anche se
prima nel corso della tavola rodobbiamo riconoscere di essetonda nella sede della Fondare stati quanto meno anticipazione Cassa di Risparmio di
tori su certe questioni, penso a
Trento e Rovereto, dedicata alquanto fatto con il reddito di
l'analisi delle conseguenze ecocontinuità o di garanzia, ad
nomiche della riforma del lavoesempio», precisa Ugo Rossi,
ro, e poi al centro Santa Chiara,
presidente
della Provincia.
dove Taddei e Alessandro Olivi,
vicepresidente della giunta e
«Salto culturale»
assessore economico della
«Oggi il salto culturale deve
giunta provinciale, parlano
essere comune: si deve comdella sfida riformista del Pd e
della «via trentina per l'attua- prendere che Piazza Dante non
zione del Jobs act».
si può trovare la soluzione per
tutti i mali. Concetti che sosteInversione di tendenza nevo già in tempi non sospetti,
Taddei passa in rassegna gli venendo per questo schernito
elementi di discontinuità che, come "ragioniere"», puntualizsostiene, «rivoluzioneranno il za il governatore.
mercato del lavoro italiano».
Strategico, dunque, riuscire
Un mercato che ha generato a rendere le peculiarità del
negli ultimi anni almeno un Trentino reali motori di ripremilione di occupati in meno, sa, «non limitandosi a un'ottica
con un unico grande sconfitto: da campanile, investendo su
il lavoro stabile. «Abbiamo as- una rete tra soggetti capace di
sistito — dice — al tracollo del dare valore al brand locale in
tempo indeterminato, il Jobs un'ottica globale» auspica GiuAct nasce per ridare centralità a seppe Zadra, ex direttore genequesta tipologia di lavoro, dan- rale di Abi, Associazione bando fiducia ai nostri giovani, caria italiana. Un auspicio in lipuntando sulla loro formazio- nea con il senso ultimo della
ne. In passato siamo stati inef- serata che si è conclusa con la
ficaci nel risolvere i problemi consegna della borsa di studio
strutturali dell'Italia ma oggi è
tempo di riscoprire una diClaudio Dematté alla studenmensione competitiva legata
tessa
Sara Tonini per il suo proalla qualità e non al costo».
getto dedicato alla trasmissioPag. 60
ne della fiducia tra generazioni
di migranti e la costruzione
della coesione.
Nuove sfide
Faccia a faccia con Olivi, Taddei spiega con maggiore dovizia di particolari che il governo
nazionale ha adottato uno strumento mutuato dal sistema
trentino, l'Asdi, l'assegno di sostegno alla disoccupazione,
che corrisponde a una misura
esistente da anni nella nostra
provincia, il reddito di garanzia. «C'è poi il Naspi, il nuovo
assegno di disoccupazione che
è stato simile al reddito di attivazione del Trentino», puntualizza Olivi. «Abbiamo cambiato
— spiega Taddei — il paradigma del mercato del lavoro per
tutelare il lavoratore e non il
posto fisso. E per spostare la
flessibilità dal lavoratore alle
aziende».
Olivi e Taddei citano i «segnali di ripresa per l'occupazione stabile», nei primi mesi dell'anno. Ma la strada è ancora
lunga, sia a Roma sia a Trento.
«Noi in Trentino andavamo di
corsa — chiude l'assessore e a
Roma abbiamo trovato qualcuno che corre più di noi. Nei
prossimi mesi non possiamo
andare al traino del governo
nazionale, ma elaborare ancora
qualcosa di meglio, grazie alla
nostra autonomia e alla delega
sugli ammortizzatori sociali».
Silvia Pagiipca
Andrea Hossi Tonon
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pag. 61
Rapporto USI
Cassa integrazione 2015
Aumenta la straordinaria,
diminuisce l'ordinaria
Azzerata quella «in deroga»
TRENTO Cassa integrazione
in diminuzione nel
primo bimestre dell'anno, anche per la forte
diminuzione della cassa integrazione in deroga
«che risente dei fermi amministrativi per
mancanza di finanziamenti» dice l'Inps.
Secondo i dati Uil, a gennaio e febbraio 2015 la
cassa ordinaria in Trentino è diminuita 67,4%,
con un contingente di ore che passa da 523mila
a ^ornila. La cassa straordinaria invece
aumenta del 16790, passando da 262mila a
7oomila ore concesse. La cassa in deroga era di
i8imila ora e all'inizio del 2015 è stata azzerata.
Nel complesso la diminuzione è del 9,9%. Per
quanto riguarda le stime di quanti lavoratori
sono assistiti da questi ammortizzatori, la Uil
ritiene che in Trentino ci siano 502 persone in
ordinaria, 2061 in straordinaria e nessuna in
cassa in deroga. Nel caso dell'ordinaria si
avverte una diminuzione di 1037 unità rispetto
all'analogo periodo del 2014; la straordinaria
invece cresce di 1289 unità; la cassa in deroga,
azzerata, cala di 534 unità. Nel complesso la
diminuzione è di 281 unità lavorative stimate.
Pag. 62
«Assunzioni in crescita?
Lariformanon e entra»
Arighi (Confindustria): laripresaè timida
TREHT© Il Jobs Act non
è sinonimo di occupazione. Il giudizio
emerso nel corso del convegno
«Lavoro, formazione e Jobs
Act» promosso da Simki, società del gruppo conjsmo che
si occupa di formazione e sviluppo delle risorse umane, è
pressoché unanime: sarà l'esonero contributivo da 8mila euro per tre anni, riconosciuto alle aziende che assumono a
tempo indeterminato nel corso
del 2015, a determinare la ripresa tanto attesa del mercato
del lavoro.
Così, in Trentino, le assunzioni che nei primi due mesi
del 2015 sono cresciute del 20%
rispetto allo stesso periodo
dell'anno precedente, non sarebbero direttamente collegabili al piano nazionale sul lavoro.
«Queste assunzioni dipendono principalmente dagli incentivi concessi alle imprese, il
Jobs Act in sé non fa altro che
rendere più semplici i licenziamenti e in ogni caso, l'aspetto
realmente determinante è il
contesto economico generale»
commenta Franco laneselli,
Cgil del Trentino.
Opinione sposata anche da
Luca Arighi, membro della
giunta esecutiva di Confindustria Trento, per il quale: «Si intravede una timida ripresa, ma
non basta un singolo provvedimento per far marciare il Paese
verso nuove rotte. Se aiutiamo
le imprese a diventare più competitive e i lavoratori a aumen-
tare le loro competenze, allora
sarà naturale veder aumentare
le assunzioni».
Necessario, dunque, investire sulla formazione, far sì che le
aziende possano reperire sul
territorio le risorse migliori,
senza dimenticare l'importanza del monitoraggio delle azioni intraprese. «Solo così l'occupabilità potrà sfociare in occupazione» ha sottolineato Marco Carcano, sociologo, partner
di Simki, ricordando quanto
determinante sia «lavorare sulle politiche attive, sulla transizione scuola-lavoro e sul ripensamento dell sistema degli ammortizzatori sociali».
Questione sulla quale laneselli ha evidenziato non poche
difficoltà legate a divergenze di
vedute con la Provincia: «La
giunta ha scelto di utilizzare le
risorse del Fondo sociale europeo per il trilinguismo, mentre
a nostro avviso sarebbe stato
più importante intervenire sugli ammortizzatori, in particolare per i precari, molto penalizzati da questa riforma».
«La verità — ha concluso il
senatore Giorgio Tonini — è
che la riforma impone un cambio di paradigma nel rapporto
tra imprese e lavoratori. Se vogliamo evitare un uso distorto
della Cig (cassa integrazione
guadagni, ndr) e Cigs (ovvero la
cassa integrazione guadagni
straordinaria, ndr) a sostegno
di aziende ormai decotte, dobbiamo ripensare profondaPag. 63
mente il sistema del welfare e
dare per assodato che la tutela
ilei .lavoratore si è ormai _sno-
stata dall'azienda al mercato
del lavoro».
S.P.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pag. 64
Torna "roncola selvaggia"
tagliate 400 viti a Volano
La tremenda scoperta ieri mattina nel campo di Giorgio Voltolini in località Lopi
«Quest'anno non farò la vendemmia, è il terzo episodio in pochi mesi»
Roncola selvaggia a Volano:
400 vigne tagliate di netto nel
campo di Giorgio Voltolini. Degli ignoti hanno capitozzato la
gran parte delle viti del campo
in località Lopi nelle campagne di Volano, di proprietà del
Voltolini. L'uomo, che da qualche anno si è trasferito con la
famiglia a Mori, ha fatto la terribile scoperta ieri mattina. In
particolare è stata la moglie a
scoprire le prime viti tagliate.
Poi, un po' alla volta, ci si è resi
conto del tremendo danno occorso al vigneto. Il gesto è stato
mirato, perché sono state tagliate viti solo nel campo di
Voltolini, e non in quello dei vicini. L'autore del gesto inoltre
ha colpito solo all'interno del
campo, racchiuso tra la ferrovia ed una strada interpoderale. Le viti prossime alla strada
o alla ferrovia non sono state
tagliate, probabilmente per
evitare di farsi scoprire o di
rendere subito evidente il gesto. Poche viti sono state risparmiate nel campo, qua e là;
Voltolini, ad un primo calcolo,
stima in oltre 400 le piante tagliate. Alcuni filari sono stati risparmiati.
«Ma quest'anno la vendemmia non la farò, raccoglierò sì
e no qualche quintale d'uva»,
dichiara sconsolato Giorgio
Voltolini. Sono state tranciate
di netto a circa un metro d'altezza. Con tutta probabilità è
stata utilizzata una cesoia, ed il
lavoro è stato preciso e veloce,
in alcuni filari persino scientifico, nessuna pianta è stata salvata. Il gesto è mirato anche
perché gli autori hanno preferito colpire il campo coltivato
a pinot grigio, la varietà che è
pagata di più; le vicine viti di
chardonnay non sono state interessate dall'atto di vandalismo. La perdita è enorme, perché prima di tornare a poter
vendemmiare bisognerà aspettare diversi anni, rifacendo
l'impianto oppure aspettando
la ricrescita dei tralci nelle viti
che sopravvivranno. E dire che
l'impianto è recente, le vigne
sono ancora giovani (quattro
anni) e sarebbero entrate in
piena produzione fra un anno
odue.
«É il terzo episodio di cui sono vittima - racconta Voltolini
- in novembre mi hanno tagliato diversi fili dell'impianto,
giusto una settimana fa abbiamo trovato i lucchetti del capanno rotti». Il gesto può essere stato compiuto nei giorni
scorsi; Voltolini, abitando a
Mori, era da alcuni giorni che
non tornava nel suo terreno.
Sono invece di venerdì notte i
furti, sempre registrati in campagna a Volano: ignoti hanno
divelto alcuni capanni e hanno asportato materiale ferroso. Diversi contadini hanno lamentato queste "incursioni
notturne". Purtroppo non è la
prima volta che si verificano simili raid nei vigneti attorno a
Volano, ma da anni non si registrava un gesto vandalico così
grave come quello subito da
Voltolini.
(m.s.ì
Pag. 65
IERI L'APERTURA
ìnitaly, lottimismo
egli espositori trentini
Inaugurato ieri dal Ministro
Martina la 49 a edizione del Vinitaly, un'edizione da record
con la presenza di 4000 espositori provenienti da ben 24 paesi. E' prevista la presenza di
ben 120 operatori specializzati
nel settore vino provenienti da
tutti i continenti ed i buyer più
importanti del comparto vino
provenienti da ben 52 paesi.
L'esposizione si sviluppa su
una superficie di 90 mila metri
quadrati netti, sono questi i
numeri più significativi snocciolati ieri dal presidente e dal
direttore di Verona Fiere Ettore Riello e Giovanni Mantovani. Importante il clima che si
respira fra gli espositori delle
400 cantine italiane presenti
delle quali oltre 60 provenienti
dal Trentino.
«Oggi - ha ricordato il ministro Martina - il settore assicura un fatturato di 9.5 miliardi,
di questi secondo il Ministro,
nel 2014 5,11 miliardi sono
frutto dell'esportazione e per
U2015 sono previsti ben 5.5 miliardi fatturati con l'export. A
questo punto l'obiettivo lanciato dal premier Matteo Renzi al Vinitalv dello .scorso di
raggiungere i 7.5 miliardi
nell'arco di cinque anni non è
poi così distante». In tutti c'è
una gran voglia di lasciarsi la
crisi alle spalle e nonostante
che il consumo in Italia sia sceso dagli oltre 100 litri prò capite/anno degli anni 70 ai circa
trenta attuali grazie all'espor-
99% Fiducioso anche
w il ministro Martina:
«Il settore assicura un
fatturato di 9.5 miliardi
Per il 2015 sono previsti
ben 5.5 miliardi fatturati
con l'export contro i 5,11
deiranno scorso»
tazione la situazione si prospetta favorevole. «Negli ultimi 12 mesi - ha affermato Martina - abbiamo messo in campo un'operazione di semplificazione tagliando 64 mila registri, ed abbiamo approvato il
tanto atteso decreto per i diritti d'impianto ma siamo stati
protagonisti anche del piano
straordinario per l'internazionalizzazione che vedrà l'agroalimentare al centro delle azioni».
Altra cosa attesa particolarmente dai piccoli, l'entrata in
vigore del registro unico dei
controlli e il Testo unico del vino, che dovrà prendere la luce
prima
della
conclusione
dell'esposizione universale di
Milano Expo.
Durante
l'inaugurazione
del salone internazionale dei
vini e dei distillati, sono stati
consegnati i Premi Cangrande
"Benemeriti della Vitivinicoltura", un prestigioso riconoscimento che ogni anno viene assegnato secondo le indicazioni provenienti dagli Assessorati dell'Agricoltura delle Regioni, nel nostro caso della Provincia. Per il Trentino il premiato è stato Vittorio Salizzoni
e per l'Alto Adige Anton Zublasing.
Oggi gli esperti agricoli della
stampa trentina saranno a Verona per la visita al Vinitaly
con particolare riferimento al
padiglione 3 dove si trovano i
trentini.
(c.b.ì
Pag. 66
Grande folla anche
nell'area dell'agricoltura
Circa 30 mila visitatori in due giorni per i 150 espositori presenti a Trento fiere
Consueta curiosità per gli animali, interesse anche per il risparmio energetico
Il tempo meteorologico di questa prima domenica di primavera, ha certamente aiutato: la
pioggia al mattino presto, poi la
tregua e nel corso del pomeriggio l'alternanza tra nubi e leggere schiarite ha fatto sì che l'afflusso alle casse nelle casette in
legno posizionate all'esterno di
Trento Fiere, fosse costante.
Nella giornata di sabato 10 mila
visitatori che ieri sono raddoppiati, arrivando tranquillamente a quota 30 mila nelle due giornate di apertura della 69a mostra mercato dell'agricoltura, la
vera festa di primavera dei trentini. In linea con l'edizione dello
scorso anno.
I cittadini dalle valli sono scesi in città, mentre non c'è stato il
traffico in direzione opposta,
verso le piste, per le ultime sciate di stagione. Così, complice la
concomitante fiera di San Giuseppe, l'afflusso è stato ininter-
rotto fino alle 19, quando si sono spente le luci.
I 10 mila metri quadrati di
mostra hanno visto la presenza
di 150 espositori, posizionati
nei piazzali esterni, sotto la
grande nuova tensostruttura
del polo zootecnico, curato dalla Federazione provinciale degli
allevatori del Trentino, poi quello delle piante officinali ed aromatiche, abbinate alle piante
grasse, quindi il padiglione interno, al piano rialzato, con gli
enti istituzionali e le associazioni che hanno messo in mostra
tutte le loro attività. Infine Domo 2015, ospitato nelle sale del
seminterrato con lo spazio dedicato all'edilizia, al risparmio
energetico ed alle nuove tecnologie. In un connubio fatto di un
settore in costante evoluzione.
Con oltre 50 aziende espositrici
provenienti da tutta Italia.
A fare da canofila. come ten-
dono a sottolineare gli organizzatori di Trento Fiere, la Aprie
l'Agenzia provinciale per le risorse idriche e l'energia con uno
sportello informativo sugli impianti termici e la dimostrazione del funzionamento della caldaia. In mostra pure Trentino
Sviluppo con Arca, con uno
stand dedicato all'edilizia in legno. Senza dimenticare gli spazi
del gusto con gli stand enogastronomici con prodotti di qualità e di nicchia da tutta Italia,
L'assessorato
all'agricoltura
con la Fondazione Mach e i prodotti del Trentino con degustazioni curate dalla scuola per tecnici di cucina e della ristorazione del Centro formazione professionale Enaip di Tione. Infine l'associazione agriturismi
del Trentino e la Tribù delle Iurte, attività ludica con gli asinelli,
riservata ai bambini.
(e. I. )
Pag. 67
tassi minimi spingono a scelte più coraggiose. E si spera più vicine all'economia reale
DI MASSIMO FRACARO E GIUDITTA MARVELLI
L
a crisi non è ancora arrivala al capolinea, ma per i rendimenti degli asse! finanziari l'ullima fermala di una storia quella della «normalizzazione'» è
in visla. La Banca eentrale, con il massiccio programma di sostegno ai mercati,
ha suonato il campanello: è ora di scendere. I.e famiglie che a\evano qualche rispar
mio da parte, negli ultimi anni, sono riuscite a guadagnare cifre interessanti, mentre
i prezzi dei Blp salivano e i rendimenti dei nostri titoli di Stalo si avvicinavano seni
pre di più a quelli minimi della virili nordica di tedeschi e finlandesi. Adesso hiso
gna cominciare un altro viaggio. L'industria del risparmio che arriva alia sesta
edizione del Salone con un anno record di raccolta e qualche buon risultato da fare
valere sa che le recenti fortune di pubblico dei fondi comuni e delle formule gè
stile sono proprio legate alla necessità impellente di ripartire. Di cambiare mezzo, di
migrarci finanziariamente parlando) verso possibilità ili guadagno che la lolla alla
deflazione ha reso sempre più complicale. Vallile, l'orse, inveslinienli allernalivi di
lunghissimo periodo in infrastrulliire e piccole imprese: le strade per far fruttare il
denaro provedono viaggi decisamente più avvonlurosi per i denari di famiglia.
Oggi il nemici) numero uno, 1 erosione del costo della vita, è fuori combat limonio.
Ma quando l'inflazione si risveglierà lo oose per chi investe potrebbero diventare
anche più difficili di quanto non siano ora. L'utilizzo di strumenti che offrono con
Irollo del rischio, economie di scala nei costi, sembra un'idea assennata. Non solo in
visla deli auspicata ripresa, ma anche di una nuova epoca dove, in ogni caso, rispar
miare per la pensione e per il futuro sarà sempre più importante. Perché il welfare,
l'ombrello pubblico, anche in Muropa sarà destinato più ai libri di storia che ai prò
grammi della politica.
CO RIPRODUZIONE RISERVATA
Pag. 68
La riforma Chi dovrà vendere quote Unicredit e Intesa Sanpaolo. Sopra la soglia- limite 14 su 35 degli enti medio grandi. Tre anni per adeguarsi
ìoi uiu>ioi li II posto in banca non è più sicuro
Dopo l'accordo tra Guzzett e il ministero dell'Economia, cosa cambia con il tetto del 33% tra il valore della partecipata e l'attivo
capo di gabinetto del ministero dell'Economia.
Poche settimane, un mese
ice Giuseppe Gozal
massimo.
E le nuove regozetti che è sbagliale
a
regime
per
il congresso
to «incaponirsi»
(crapuli è il mila- dell'Acri di metà giugno.
nese per testardo ) nella preA oltre 15 anni dalla legge
sa sulla banca d'origine: me- Ciampi (che non fissava paglio diversificare per tempo rametri e tempi) e a tre dalla
rischio e rendimento, anche Carla delle Fondazioni (con
se le due cose non vanno adesione solo volontaria),
sempre a braccetto.
anche gli enti nati dallo scorTrattandosi del presiden- poro delle banche si prepate dell'Acri e della Fondazio- rano a una stagione nuova
ne Cariplo, la prima per pa- che, per virtù o per necessitrimonio con 7,4 miliardi, il tà, coinvolge tutto il mondo
monito ai colleghi può sem- del credito. Come testimobrare facile: il 4,8% che l'en- niano il decreto sulla trate della Ca' de Sass detiene sformazione d'imperio delle
in Intesa Sanpaolo non arri- grandi Popolari in spa e la
va a impegnare al fair vaine travagliata autoriforma delneppure il 30% dell'attivo, le Bcc e Casse rurali.
anche dopo la corsa delle
pisaldi
azioni in Borsa fino a 3,1 euIl protocollo Acri-Mef fisro, e quella quota promette sa regole più stringenti su
di fruttare mezzo miliardo tutti i fronti. Sulle nomine,
di cedole da qui al 2018.
con l'incompatibilità tra orMa Guzzetti non guarda gani delle fondazioni e ruoli
in casa. Il ruolo nell'Acri ri- politici che coprono tutto lo
chiede visione istituzionale spettro da Palazzo Chigi alle
e pragmatismo per far sì che comunità montane. Sui
le 88 Fondazioni associate cambi di casacca, con 12 merestino artefici del proprio si in «sonno» obbligato per
futuro. Anche cambiando chi voglia traslocare dall'Enregole e comportamenti. E te alla banca o viceversa (il
in frelLa. Da pochi giorni i 13 tragitto fatto a suo tempo a
articoli del Protocollo Acri- Siena da Giuseppe MussaMef siglato 111 marzo con il li). Sui compensi, con il tetto
ministro Pier Carlo Padoan a 240 mila euro per i presisono in mano agli organi de- denti delle casseforti da olgli enti di origine bancaria, tre un miliardo e lo 0,1% (sul
con la ferma sollecitazione patrimonio) per il monte indi Guzzetti a completare le dennità delle fondazioni da
pratiche di adesione in tem- 500 milioni in su. E ancora
pi celeri, corredate dagli im- c'è il divieto di fare derivati
pegni a conformare gli sta- senza logiche di copertura o,
tuti alle norme della riforma peggio, di indebitarsi per seconcordata al tavolo coordi- guire gli aumenti di capitale
nato da Roberto Garofoli, della banca, una strada che
DI CARLO TURCHETTB
D
aveva portato vicine al default le fondazioni Mps e Carige. Ora si potrà contrarre
un debito solo in via temporanea, per coprire uno «sfasamento tra uscite di cassa
ed entrate certe per data e
ammontare», e comunque
non oltre il 10% dei mezzi
propri.
Ma le ricadute sugli assetti di governance delle partecipate verranno dal tetto del
33,3% (calcolato sul totale
attivo) alla concentrazione
del rischio su un solo emittente. Che poi è la banca
conferitaria per tutti, tranne
in gioco ras®/®
delia Caf de Sass
e il 2r5®/@ nel libro
soci di Ghizzoni
la Fondazione Crt che ha
azioni Unicredit per un valore corrente di 920 milioni
ma titoli Atlantia (5,1% la
quota) per oltre un miliardo. Difficile immaginare che
si scardini la stabilità di governo delle banche, anche
perché la riforma dà tre anni
di tempo per rientrare sotto
la soglia e 24 mesi in più se
la banca non è quotata. Un
atterraggio morbido, quindi.
Ma non del tutto indolore
se si pensa che sono sopra il
tetto 14 fondazioni sulle 35
medio-grandi e 29 su 53 tra
quelle con patrimonio sotto
200 milioni. Le ricadute toccano anzitutto i primi due
colossi del credito. Nel libro
soci di Intesa Sanpaolo la
maggioranza (56%) è ormai
Pag. 69
in mano a investitori esteri
ma ci sono anche 17 fondazioni con il 28% del capitale
e il governo delle liste per il
cda. In Unicredit gli internazionali sono al 62% ma residuano 12 fondazioni con il
Sarà un atterraggio
morbido. Limiti
anche a deriwati
e indebitamento
giori venditori sarebbero così la Fondazione CR di Verona di Paolo Biasi (quasi 50%
dell'attivo concentrato sulla
conferitaria) e quella di Modena (oltre 55% tra quota
diretta e tramite Carimonte). Dovrebbero alleggerirsi
dell'1,2-1,3% a testa. Ma anche per loro c'è il paracadute
dei tre anni di tempo.
10,9%, tutt altro che ininfluenti.
Chi e quanto dovrà vendere? CorriereEconomia ha
fatto una stima aggiornando
ai prezzi di Borsa sia la quota nella conferitaria sia l'attivo. L'impatto maggiore è
sulla Compagnia di San Paolo, guidata da Luca Rem
mcrt, che ha una concentrazione prossima al 60% sulla
quota Intesa Sanpaolo e per
rientrare sotto soglia dovrebbe scendere dal 9,5% attorno al 6%. Facoltà che peraltro si è precostituita da
luglio modificando i regolamenti con l'ok del Mef, l'autorità di vigilanza. Situazione simile per la Fondazione
di Padova che ha oltre il 60%
dell'attivo puntato sul 4,45%
della Ca de Sass: dovrebbe
alleggerirsi del 2% per rientrare. Anche più sbilanciato
è il portafoglio dell'Ente CR
Firenze dove spiccano le
quote Intesa (3,3%) e Cassa
Firenze (10,3% riconducibile
allo stesso emittente secondo il Protocollo Acri-Mef).
In tutto potrebbe entrare il
gioco l'8,5% della prima
banca del Paese.
Verona e Modena
Nel caso di Unicredit l'impatto potenziale è minore,
anche perché alcuni enti si
sono già alleggeriti. I magPag. 70
CHI E SOPRA LA SOGLIA E CHI E SOTTO Dati in milioni di euro
'.';:':
•
V.-----. •-.;=!•• . - : : i - •
/ ' . / ' •
i
• • • ' :
• '
•
'
1
'
'.
•••'•.:.
.,..•• v -;
:
L:;
/.."•-"
•'/
i
.'••;-:-i...i
:
Ì . : T - > i . ' A::\.:«
!':
•'.•',.
j.:-v"
/
.
. •
L ""
--
; . = . , : . . / • : • < • ! . • . • ! . : :
" .
J
'•.•••
•
"•*•'..
•: 'l'i'
•
*
' "
l
- -
.: '•?'••.•
"
,!
i /
.
-. i- "•
<j,\~*
UG
!•
; ; : ; , •
' • • • • : •
'
.
: _', ;
/ . ' • : •
1.1= •••
•".'•
' . : . _'" • • !
:
•;
: 5
•• ' / "ì
v:-.'-r-
s
.-'.
.
'
' ; . ' ' . • > ' : :
"- '- :
V:-;
"/ -:-.V~
....-.i"::". :•:•:-•..•
:" «:'
:
'.- -':
•
• • . - . . : : ' • . ' ! : . ! '
•^:J
."•.:"•.'.'•>:•
'}.:•'•'•(•
1 ':••-.
:
.";.:-.i
; ••";'••' :, i>:° ••
/ ' • • " ' " • • '
-.-"'
: ; • . / .
• " • ; '
'•'.-.••:.
\-
'
/
.•,= : • / .
'•'
••••.''•'•'•;
. ; ! : • ; : ;
!.:Ì:Ì.-:V ! ;.
.'•'!
.-.:i..
MO
; -.. J
' " : , i ••':•;.
y'.-"
Le prime 18fondazioniper attivo di bilancii\ in iniii-'-i ii.'•!•: si iiii.!:ì:-ll.: IÌ: i'i^:!^l..;iw...iiriiiv/'^i:i'.-ni:'
più alto che andrebbe ceduta per rispettare i!f?;^'!:ri •.v>/.\ii||\Mn'w. f;= Ì,-,ÌI v.-zliii-ì nci-^io-1.^!! - Mr:ji!n^.
Il valore di mercato è ai prezzi di Borsa del ] V ÌIVU/I. (••ìior-- 'ii :•."•! irò pnr jr ivivhn noiì .-in;>i i;:}.
1) Azioni ordinarie più rnc; 2) quota diretta •: \\v'<\\&\;
Pag. 71
avoro, il Trentino
ha anticipato Renzi
ma sia più global»
j
•
•
J
"1!""%
•
Rossi al rassegnazione della borsa di studio Demattè
Taddei del Pd: «Jobsnatore
Acthacontro
le diversità di trattamento»
poi portato il Trentino litiche attive. Una responsabilidi Paolo Piffer
Almeno sul Jobs Act, tutti renziani i banchieri, e il presidente
Rossi, che ieri alla Fondazione
Caritro hanno partecipato alla
tavola rotonda in occasione
dell'assegnazione della borsa di
studio in memoria di Claudio
Demattè, l'economista trentino
scomparso undici anni fa. Ospite d'onore Filippo Taddei, responsabile nazionale economia
del Pd, ritenuto uno dei padri
dei recenti provvedimenti in materia di lavoro. Che ha esordito:
«In nessun altro Paese europeo
come in Italia la differenza di
trattamento tra chi aveva un
contratto a tempo indeterminato e quelli con in mano un rapporto di lavoro temporaneo era
così ampia. Siamo quindi intervenuti sulla stabilizzazione del
lavoro garantendo incentivi alle
imprese e investendo sulle professionalità e le competenze».
E il presidente della Provincia
Ugo Rossi, a ruota: «Il Jobs Act è
stata una scelta coraggiosa, di
flessibilità, un investimento sul
capitale umano a garanzia di
una stabilità maggiore». Il gover-
ad esempio anticipatore di
quanto fatto a livello nazionale,
ovviamente non in quanto a normative legislative che in questo
campo non gli competono, ma
riguardo ad alcune misure.
«Qualche strumento di accompagnamento - ha sottolineato lo abbiamo adottato, ad esempio il reddito di attivazione come quello di garanzia. Inoltre, i
provvedimenti del governo ci
permetteranno di misurare meglio gli effetti delle nostre politiche attive».
Pareri favorevoli al JA anche
da parte di Rudi Bogni, ex ceo di
Ubs Private Banking e International Advisor («Bisognava farlo») come di Roberto Nicastro,
direttore generale di UniCredit
(«Una positiva discontinuità, abbiamo già assunto 100 giovani»).
Per Puccio Zadra, già direttore
generale dell'Abi (l'Associazione bancaria italiana) si tratta di
«una rivoluzione culturale». «Finora - ha proseguito - toccava
all'impresa garantire l'occupazione. Adesso la responsabilità
passa alla pubblica amministrazione attraverso una serie di po-
tà pazzesca». Ma nel corso della
tavola rotonda moderata da Michele Andreaus, presidente della Fondazione Trentino Università, non ci si è confrontati solo
sulla nuova normativa in materia di lavoro. A proposito di autonomia (provinciale) e globalizzazione, il presidente Rossi ha detto che la seconda «non si è perseguita fino in fondo». «Diventerò
noioso - ha proseguito - ma se
non si sanno le lingue.. .E poi bisogna anche dire che spesso e
volentieri si è usato l'autonomia
in una logica di campanile. C'è
la necessità di uno sforzo culturale per un'apertura alla concorrenza internazionale pur consapevoli che il campanile e l'identità, sono il nostro valore aggiunto». Anche sulle difficoltà del sistema creditizio, che interessano anche quello cooperativistico delle casse rurali, il governatore ha detto la sua. «Il fatto è ha sostenuto - che anche in questo campo si deve riuscire a stare
nella globalità. Con la crisi si
può dire che il nostro sistema
creditizio la sua parte l'ha fatta
ma adesso ha un po' il fiato corPag. 72
to». Secondo Zadra «le Casse rurali hanno dato una mano enorme alle aziende trentine. E le
hanno viziate. C'erano fin troppi
soldi e non si sapeva cosa farne,
E' questo il vero problema». Per
Bogni «il Trentino deve mantenere il suo spirito egualitario e
un po' montanaro ma deve essere più ambizioso in campo economico e riuscire a catturare valore aggiunto».
Pag. 73
addoppiati in 4 anni
gli iscrìtti al "Progettone"
I dati del Centro per l'impiego di Tione tratteggiano le dimensioni della crisi
Al 31 dicembre 380 disoccupati erano in lista per un impiego temporaneo
eli Fabio simoni
Fotografano la difficile situazione economica e occupazionale in Giudicarle: una situazione di stagnazione se non di
recessione, che si prolunga ormai da alcuni anni. Sono i numeri degli iscritti nelle liste
dell'Intervento 19 (ex progettone), Fazione promossa
dall'Agenzia del Lavoro, in
collaborazione con il Centro
per l'impiego di Tione, la Comunità di Valle e i Comuni, in
favore dei lavoratori disoccupati, deboli o svantaggiati.
I dati forniti dalla dottoressa Rosanna Parisi, responsabile del Centro per l'impiego di
Tione, parlano chiaro. Gli
iscritti alla prima lista, quella
relativa al 31 dicembre 2014,
risultato essere 380. Ad essi
andranno ad aggiungersi
quelli della seconda lista che
si chiuderà il 31 marzo prossimo. Sono 380 gli iscritti per
l'attività prevista dall'Intervento 19 nel corso del 2015,
contro i 300 dello stesso periodo dell'anno precedente. E
pensare che erano 204 nel
2012, che sono passati a 265
nel 2013, con un incremento
pari al 30 per cento; che hanno raggiunto il numero di 300
lavoratori nel 2014, con un ul-
teriore incremento più conte- sentato all'Agenzia del Lavonuto ma sempre significativo; ro, un progetto sovracomunaper raggiungere i 380 di le relativo all'Intervento 19,
quest'anno, con una crescita che interessa i Comuni di Boldecisamente notevole. Una beno e Zuclo - di Preore, Racrescita che, in quattro anni, goli, Montagne - di Bondo,
ha fatto lievitare gli iscritti Breguzzo - di Villa Rendena e
quasi del doppio. E, che che Pelugo. Prevede l'occupaziose ne dica, dimostra ancora ne a tempo determinato per 6
una volta, come dalla crisi mesi e mezzo, di 18 persone.
economica e soprattutto da
Scendendo nel dettaglio
quella occupazionale non si dei numeri forniti dal Centro
sia ancora usciti.
per l'impiego, sempre con riA fronte dei 380 iscritti at- ferimento la lista degli iscritti
tuali, e qui sta il dramma, le entro il 31 dicembre, 92 (eraopportunità lavorative offerte no 64 nel 2014) risultano i ladall'Agenzia del Lavoro, attra- voratori appartenenti alla caverso le sovvenzioni della Pro- tegoria dei disoccupati da più
vincia, sono appena 145, lo di 12 mesi, con età maggiore
stesso numero del 2014. Un ai 35 anni; addirittura 126
numero che, anche assumen- (erano 104) i lavoratori disocdo i lavoratori (o parte di essi) cupati da più di 3 mesi, con
a part time invece che a tem- più di 50 anni; 43 (erano 27)
po pieno, risulta essere asso- sono i disoccupati invalidi ai
lutamente insufficiente a co- sensi della legge 68/99 e 119
(105) i disoccupati in difficolprire le esigenze.
Per dovere di cronaca, è giu- tà segnalati dai servizi sociali.
Ricordiamo infine i princisto ricordare come la Comunità delle Giudicane, inserendo pali settori di attività riservati
nel bilancio 2015, la consi- ai lavoratori dell'Intervento
stente somma di 300mila eu- 19 (lavori socialmente utili):
ro, permetterà ai Comuni che sfalcio e manutenzione delle
presenteranno l'apposito pro- aree verdi dentro e fuori dei
getto all'Agenzia del Lavoro, centri urbani; manutenzione
di assumere una cinquantina e cura delle piste ciclabili; vadi lavoratori in più rispetto a lorizzazione dei beni culturali
quelli previsti dalla Provincia. ed artistici; servizio di appogJE_la_stessa Comunitàiia pre- gi nelle case di riposo.
Pag. 74
Governante Nonostante le polemiche su! decreto Renzi, molte banche sono in via di adeguamento rapido. Prossimo passo le Bcc
Popolali Arriva la legge? Ecco chi è pronto in anticipo
Domani il provvedimento in Aula. Ma Milano, Veneto e Vicenza sono già avviate verso ia trasformazione in Spa
DI STEFANO RSGHS
l decreto Renzi sul riordino del sistema creditizio
italiano è arrivato al dunque. Dopo aver incassato
il via libera della Camera (290
voti favorevoli, 149 contrari, 7
astenuti), il disegno di legge
1813 di conversione del decreto
legge n°3 del 24 gennaio 2015
ha ottenuto il visto anche dalle
commissioni Finanze e Industria del Senato, che hanno dato mandato al relatore per portare il testo in aula, domattina.
In queste prossime ore non
mancheranno i colpi di scena.
La pervicace ostinazione a difendere lo status quo che ha
caratterizzato una parte dell'universo delle banche popolari, contrasta con chi finalmente guarda avanti e trova
nel confronto con un mercato
I
il relatore
Moscardo!!! |Pci):
«Non cfera tempo
per le modifiche»
sempre più ampio e orizzontale la vera ragione della propria
esistenza. Nell'incassare l'ole
dalle commissioni del Senato,
con un provvedimento blindato, il relatore Claudio Moscardclli (Pd) ha evidenziato come
non ci sia tempo per introdurre modifiche: «quando andremo al voto - ha evidenziato penso che il governo metterà la
fiducia».
Tempo perso
Il tempo in effetti c'era, ma
non in questo 2015. Anni, non
mesi, che le banche popolari
hanno speso nell'immobilismo più assoluto, evitando accuratamente, sebbene sollecitate, di avviare una scria attività di autoriforma che avrebbe
permesso loro di interpretare
meglio i tempi e di non arrivare a un confronto con il governo su posizioni tanto lontane.
Ora, voto di fiducia o meno,
approvazione dell'aula o ricorso alla Corte costituzionale,
qualsiasi sia l'evoluzione del
decreto Renzi dello scorso gennaio, un primo grande risultato si è già ottenuto: alcune popolari, indipendentemente
dalle indicazioni che emergeranno domani da Roma, hanno già deciso autonomamente
di intraprendere la via per la
trasformazione della forma sociale da cooperativa a società
per azioni.
Intuizioni
La straordinaria intuizione
di uguaglianza Ira i soci, qualsiasi sia il loro apporto alla
causa sociale, così come emerge dal principio del voto capitario nato nell'Ottocento, si è
rivelato anacronistico nel momento in cui la finanza non è
più quella regionale, le dimensioni sono rilevanti e il confronto è con una concorrenza
globale e un regolatore sovranazionale. Il limite posto dal
decreto Renzi degli otto miliardi di attivo pone un chiaro confine dimensionale tra chi può
ancora concretamente perseguire i fini mutualistici tipici
delle banche popolari e chi è
chiamalo a rispondere ad allre
logiche.
ita
\lla Ime, il deucto tocca 10
banche su 70 a conferma che lo
spirito di straordinaria vicinanza sociale delle banche popolari non verrà meno, ma anzi uscirà rafforzato dall'uscita
di chi, in tutta evidenza, popolare non è più da tempo. Confondere il Banco Popolare o
Ubi - società che capitalizzano
rispettivamente 5 e 6,3 miliardi e hanno aitivi per 123 e 121
miliardi - con una delle altre
sessanta banche non toccale
dal decreto rischierebbe di divenire offensivo per entrambe.
Il decreto Renzi ha però evidenziato anche molti lati positivi. Alcuni istituti - Veneto
Banca e Popolare di Vicenza in
maniera esplicita, la Banca Popolare di Milano anche martedì scorso assecondando pubblicamente la trasformazione
indotta dal decreto - hanno
già intrapreso la strada del
cambiamento. È vero anche
che Carlo Fratta Pasini, presidente del Banco Popolare si è
scaglialo contro la riforma in
una accorata lettera ai dipendenti e che il presidente di
Bper, Ettore Caselli, che al contempo presiede anche l'associazione di categoria, non può
agire contro l'interesse dei
propri associati, ma il cambiamento è in atto e di questo rutti
beneficeranno.
'Il Ih ^lul II i I -1
Lo hanno capito chiaramente i capi azienda delle banche
Pag. 75
coinvolte. Se i presidenti «devono» in alcuni casi difendere
lo status quo, i manager che
quotidianamente si trovano a
confrontarsi sui mercati hanno già abbracciato il cambiamento. Da Vicenza a Montcbelluna, da Modena a Sondrio,
da Milano a Bergamo, Brescia
e Verona le dimensioni delle
dieci banche coinvolte sono tali che una limitazione partecipativa al capitale - nonostante
sia, in sette casi, addolcita dalla distinzione tra soci e azionisti, che deriva dalla bizantina
collocazione sul mercato azionario delle azioni delle stesse
banche «popolari» - rappresenta un aggravio sul fronte
della provvista e un ostacolo
sul piano della governante.
Maggior e l i »
Se il disegno del premier
Renzi arriverà a compimento
queste banche usciranno dalla
riforma più forti e più identitarie di quanto siano oggi. Banche popolari vere, legate al territorio, non aggregati finanziari che si mascherano dietro a
una carta d'identità scaduta.
Al di là degli ostruzionismi, dei
ricorsi e delle manovre della
potentissima lobby che le raggruppa, il governo sembra
aver interpretato pienamente il
senso di un cambiamento non
più rinviabile. L'occasione è
Presidenti
e amministratori
hanno orizzonti di
riferimento diwersi
straordinaria per tulio il sistema, tanto da aver mosso verso
l'auloriforma anche il mondo
del credito cooperativo, le Bcc
che hanno dimensioni davvero
locali. Gli episodi di mala gestio - la Popolare dell'Etruria e
del Lazio è commissariata; sono indagati alcuni amministratori ed ex amministratori di
Veneto Banca; èrinvialoa giudizio un ex presidente della
Bpm - non devono richiamare
i toni di una guerra santa che
non ha ragione di essere. Le
dieci banche individuate dal
decreto hanno semplicemente
smesso di essere popolari perché cresciute troppo. Continueranno ad esserlo, pienamente, le sessante banche che
il decreto neppure sfiora.
@Righist
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pag. 76
Oltre 150 espositori hanno attirato
moltissime persone, tra cui tante famiglie
con bambini.Ira le novità dei laboratori
per i più piccoli con materiali naturali
imali in mostra
aspettando la fiera
Alla «Festa di Primavera»
anche cibo, riciclo e novità
FABIA SARTORI
I trentini non rinunciano alia loro «Festa di primavera»: per tutta la giornata di ieri i padiglioni di Trento Fiere in via Briamasco sono stati invasi da adulti
e bambini in occasione della
69esima edizione della Mostra
dell'Agricoltura, in particolar
modo le famiglie hanno frequentato il polo zootecnico nel piaz-
Molto gettonato
lo spazio gestito
dall'Associazione
dei panificatori
con dimostrazioni
dei giovani studenti
zale esterno: i più piccoli sono
rimasti affascinati dalla possibilità di poter accarezzare e vedere da vicino galli e faraone,
conigli e anatre. Anche se il vero e proprio «pienone» lo hanno fatto gli animali all'interno
dei recinti (e non in gabbia), ovvero mucche e cavalli, maiali e
vitellini, pecore e asini.
Insomma, la prima giornata della Mostra dell'Agricoltura è partita con il piede giusto. Ed ha
portato con sé la connotazione
«moderna» che gli organizzatori desiderano darle: se un tempo si trattava di un appuntamento irrinunciabile per tecnici del settore, oggi non sono solo agricoltori ed allevatori ad
attendere l'evento. Prodotti dell'artigianato e attrezzi per l'agricoltura, macchinari e strumenti per il giardinaggio, stand gastronomici e polo zootecnico
messi in mostra da 150 espositori hanno attirato l'attenzione
di cittadini di ogni età e professione. Basti pensare che ogni
Pag. 77
anno la fiera è visitata da oltre
30.000 persone. E per il 2015 gli
organizzatori di Trento Fiere stimano di raggiungere lo stesso
«gradimento» riscontrato negli
anni precedenti, anche alla luce delle numerose presenze
contate nella giornata di ieri.
L'Expo 2015 di Milano è uno degli eventi italiani più importanti nell'anno in corso: alla Mostra dell'Agricoltura non poteva mancare uno stand che illustrasse in che maniera il nostro
territorio è in grado di «nutrire
il pianeta e energia per la vita».
«L'ambiente montano ha grandi potenzialità per la produzione di piante coltivate o sponta-
nee di elevato valore nutrizio- pa» davanti ai grandi forni allenale: vuole essere la risposta stiti per l'occasione. Così come,
del Trentino ad Expo 2015 con sempre dal punto di vista enocibi di qualità sempre maggio- gastronomico, hanno fatto «colre, che combinano elementi nu- po» le carni ed i formaggi protrizionali e benessere» dice Fe- posti dalla Federazione provinderico Bigaran, responsabile ciale degli allevatori ed i vini
dello stand allestito dalla Pro- dell'enoteca provinciale di Pavincia e dalla Fondazione Ed- lazzo Roccabruna.
Novità dell'edizione 2015 sono
mund Mach.
Tra gli stand più graditi c'è quel- stati certamente i numerosi lalo gestito dall'Associazione dei boratori per bambini e ragazzi:
panificatori trentini: il profumo «SI Trentino dei Bambini» sarà
di pane appena sfornato e la in fiera a fine aprile - dice Silvia
possibilità di vedere all'opera i Conotter- Oggi proponiamo lagiovani della Scuola dell'arte voretti di riciclo creativo con
bianca di Rovereto hanno in- materiali naturali». Non sono
dotto molte persone a fare «tap- mancati visitatori negli stand di
aziende agricole locali.
Pag. 78
La sfida delle cooperative continua
FRANCO
DE BATTAGLIA
Siamo nel 1969 circa. Primi giorni
del mese di dicembre. Tutti attorno
al tavolo di cucina per aiutare il papà
nella cernita dei buoni. Così allora
venivano chiamati gli scontrini
fiscali. In questo caso quelli emessi
dalla Famiglia cooperativa di
Capriana, sotto la tutela del Sait, il
Consorzio delle cooperative di
consumo trentine. Mio padre, uomo
austero, soleva dire con quella sua
voce pacata: «Cari i me Bòi, la
Famiglia cooperativa l'è el calmiere
dei prèzzi, sperònte che la dure!». E
noi, tutti presi da quello strano
inventario lo ascoltavamo, e per la
verità comprendevamo ben poco. E
così, scontrino dopo scontrino
procedevamo in quella strana
contabilità.
Mia sorella era l'addetta
all'estrazione, che avveniva
pescando dall'apposito scatolone,
posto al centro del tavolo. Io, di
seguito, dettavo l'importo al papà
che io registrava. Alla fine di questo inusitato
bilancio, collocate tutte le cifre in colonna, mio
padre eseguiva l'operazione finale. La somma
totale era cospicua, visto che la spesa generale
veniva fatta alla Famiglia Cooperativa, salvo
qualche spesuccia giornaliera fatta nel negozietto
della «Silvia Gianata», sotto casa. Noi ragazzi non
comprendevamo il significato di tale operazione
ma ci divertiva l'essere coinvolti in questa sorta di
inventario posticcio. Scoprimmo poi, in età adulta,
che i regali di Natale tanto agognati, altro non
erano che il frutto di quello strano bilancio. La
Famiglia cooperativa concedeva ai soci un buono
acquisto in percentuale a quello che era stato speso
(investito). Una manna per quei tempi di
ristrettezze economiche. Quei buoni capitavano
proprio a fagiolo, così amava dire mio padre. Ora i
tempi sono cambiati radicalmente anche per le
Cooperative in Trentino e questo purtroppo lo
constatiamo tutti i santi giorni.
Corrado Zanol - Capriana
/""l ono ricordi che affiorano insieme alle
/ / ^% preoccupazioni... Famiglie cooperative
» » §*Jf e casse rurali che soffrono la crisi»,
commenta Zanol a postilla della sua lettera. Ed
è vero. Ma i ricordi non sono solo
nostalgia dei bei tempi andati
(coupon allora per i ragazzi, computer oggi?) sono anche la radice di un
patto fra uomini e donne (i soci) e
territorio (paesi, quartieri) che continua, e che deve continuare in tempi molto cambiati. Sono anche
l'impegno per proseguire una sfida
che diverrà anche più difficile, ora
che la globalizzazione mette in crisi
la stessa agricoltura di montagna,
da cui dipende, come in Alto Adige,
il turismo e il suo paesaggio. Sono la
consapevolezza che se si vuole
restare padroni della propria casa e
del proprio territorio (diciamo così
senza scomodare il termine
«autonomia») occorre ritornare a saper stare tutti, anche fra
generazioni diverse, attorno a un tavolo, a fare le somme e le
sottrazioni per sentirsi partecipi,
coinvolti, non solo in una realtà di
consumo e di credito, ma di
produzione e lavoro. «Sperònte che la dura»
non è solo avere il negozio sotto casa, ma è anche continuare ad avere in mano i «coupon»
del futuro: è sentirsi «soci», prima che
«consumatori».
Va tenuta presente la piccola scena familiare
tratteggiata in questa lettera come
un'alternativa di vita, non solo di bilancio,
anche per spronare la cooperazione a tener fede e rilanciare i valori su cui si regge. È vero
che ci sono le difficoltà, ma è anche vero che
cooperative e casse rurali hanno affrontato
una crisi lunga ormai sette anni (i biblici sette
anni di vacche magre!) resistendo, aiutando,
sbagliando magari, ma non tradendo chi
lavora. Per il Trentino davvero, come diceva il
suo papà «sperònte che la dure», ma non
tanto, e non solo nel senso di avere qualche
sconto in più - sempre utile e necessario visti i
tempi - ma nel senso che la bottega e il credito
servano a dare presenza umana ai paesi, a
dare continuità e sicurezza ai nuovi quartieri,
a incentivare i ritorni, a non alienare e svendere un patrimonio costituito in un secolo di fatiche.
[email protected]
Pag. 79
iS Perché nella cooperazione
sarà importante il confronto
, entile direttore, vorrei breve'/ ^ mente replicare alle affermazio* <- ni della signora Mattarei in merito alla questione del rinnovo dei vertici della Federazione della Cooperazione. Il fatto che io abbia affermato
come positivo che possa esservi una
sana competizione sulla base di un
serio confronto programmatico e di
visione, non fa altro che assolvere a
un dovere della politica che è quello
di farsi carico di una riflessione che
non riguarda solo il futuro della coo-
perazione ma in realtà il futuro complessivo dell'autonomia. Ho trovato
del tutto singolare (per usare un termine gentile) la reazione della signora Marina Mattarei, la quale si rivolge a un rappresentante del popolo (lo
scrivente) dicendogli in buona sostanza di «non impicciarsi» delle questioni inerenti il futuro della dirigenza della cooperazione e questo solo per avere accolto positivamente la notizia di
più candidati alla presidenza.
Reazioni scomposte come questa di-
mostrano in realtà che è quantomai
necessario che la politica - pur senza
ingerenze e nel rispetto del ruolo di
ciascuno - si riprenda le sue responsabilità e^ftrfi il suo contributo a una
più seria é approfondita riflessione
sul futuro del sistema cooperativo,
cardine della nostra economia e del
nostro autogoverno e (non solo interesse di pochi).
Lorenzo Baratter - Capogruppo Patt
in consiglio provinciale e regionale
Pag. 80
Lacotperazitne
e la politica
• Gentile direttore, non trova
che ci sia molta o comunque troppa ipocrisia nel coro partitico di
lamentele per unafrase di Baratter sul candidato Gios alla presidenzadellafederconsorzi? Forse Angeli e Schelfi, gli ultimi presidenti, vengono dal cielo? E del
resto se non si interessa del mondo della cooperazione, che vuol
dire mezzo Trentino se non più,
di cosa dovrebbe interessarsi la
politica?
lettera firmata
Confesso: ho riso molto.
Perché - come scrive Sei - Sa
Cooperazione rappresenta
mezzo Trentino e perché iS ruoSo
stesso deSSa Federazione non
può che essere poSitico: per
definizione. Persino Se battagSie
per Sa presidenza degSi uStimi
anni - anche se ScheSfi non ne è
stato scaSf ito, come non So sarà
iS prossimo presidente in
pectore, DaSpaSù - hanno visto
da una parte e daSS'aStra
esponenti di aree comunque
riconducibiSiaSSapoSitica. Avrei
potuto parSare di due visioni
poSitiche diverse, ma iS
concetto è iS medesimo. IS
probSema è un aStro: trovare un
discrimine f ra S'occupazione di
un Suogo da parte dei partiti
(cosa che un tempo andava
moSto di moda) e Sa dimensione
poSiticaCoggi paradossaSmente
trascurata, anche aSSa Suce deSSa
mancanza di una reaSe cSasse
dirigente) di soggetti che per
queS Suogo vengono sceSti. A
proposito: io considero Gios un
ottimo professore prestato
aSS'amministrazioneaaSSa
poSitica, neS senso nobiSe deS
termine (perché Sa poSitica
resta nobiSe), più che ai partiti.
Pag. 81
IL Pili© DELLE PAROLE
Ma il linguaggio
è molto importante
• «In un mio articolo (vero) non
troverete le parole orrende sindachessa o ingegnerà, al
massimo assessora, solo per evitare latelefonata di rimprovero
del giorno dopo». Ha scritto più o
meno così, Andrea Selva, raccontando la giornata in redazione
con piccole e piccoli allievi ospiti
del giornale, colpito dalla
provocazione di una studentessa (con meno di IO anni) che Io ha
"ripreso" per aver utilizzato il
termine "ragazzini" e non "ragazzine e ragazzini". Una bella lezione, che commuove tante donne
che faticano ogni giorno ad affermare il proprio diritto di esistere
in unaterrache sembra così accogliente, ma dove ancora non si
è riusciti ad approvare la legge
sulladoppiapreferenzadi genere, già in vigore dal 2012 nel resto d'Italia (nei comuni al di sopradei5 milaabitanti). In un interessante confronto tra i direttori
dei mediadella nostra provincia,
promosso qualche mese fa dalla
Commissione Provinciale perle
Pari Opportunità sul tema della
"Comunicazione di genere", uno
degli argomenti più dibattuti è
stato proprio l'utilizzo del
linguaggio di genere. In quella
occasione, grazie anche all'intervento della professora Giovanna
Covi, è emerso che la lingua non
è uno strumento neutro che risponde solo ad unaesigenza
comunicativa, bensì un sistema
complesso che può incidere profondamente nella costruzione di
unasocietàche rispetti il ruolo
delladonna,atutti i livelli.
Rivolgersi ad una donna, che in
quel frangente ricopre un determinato ruolo o sta esercitando
unacerta professione, declinando al femminile il titolo, non solo
è corretto in lingua italiana, ma è
un riconoscimento dellasuafunzione. Comportamenti contrari
sono da ritenersi offensivi.
Un esempio? Alla Camera dei
Deputati, mentre si commemorava l'alluvione che ha colpito
Genova, l'onorevole Sandro Biasotti si è rivolto al «signor presidente Laura Boldrini». Lei
ovviamente non ha gradito, e lo
ha invitato a chiamarla Signora
Presidente. Il commento
del deputato è stato «sicuramente è una donna, forse non è una
signora», tra l'altro quando lei
era assente. È notala risposta di
Angela Merkel a chi obiettò al
suousodi Kanzlerin dicendo che
la parola non esisteva: «Non è
esistita finché in questo ruolo
non sono arrivata io». Da allora
nella linguatedescaalla parola
Kanzler si è affiancata la parola
Kanzlerin. Al pari, in lingua inglese, quando lascena pubblicaera
occupata esclusivamente da
uomini si usava chiamare chairman chi aveva un ruolo dirigenziale, però quando le donne
vi hanno cominciato a partecipare è stato coniato chairwoman
ed oggi si è diffuso il termine che
include femminile e maschile
chairperson a dimostrare la volontà dei "parlanti" di trasmettere il dovuto equilibrio di genere
in ogni circostanza. Anche l'Accademia della Crusca, ha dato indicazioni molto chiare al riguardo,
che può essere utile ricordare.
Itermini chefiniscono-o,aio/-ario mutano in -a, aia/-aria. Ad esempio: architetta, avvocata, chirurga, commissaria, deputata, impiegata, ministra, prefetta, notala, primaria,
segretaria (generale), sindaca.
Quelli che finiscono in iere mutano in -iera. Alcuni esempi? ConsiPag. 82
gliera, infermiera, pioniera, portiera. Poi ci sono i termini che
finiscono in -sore e mutano in
-sora, come assessora, difensora, evasora, revisora. Mentre
quelli che finiscono in -tore mutano in -trice: ambasciatrice,
amministratrice, ispettrice, redattrice, senatrice. Basta anteporre l'articolo femminile, per i
termini in -e /-a: custode, giudice, interprete, parlamentare,
preside. Allo stesso modo funziona per forme italianizzate di participi presenti latini come agente, dirigente, inserviente, presidente, rappresentante.
Chissà perché si ritengono "orrende" parole come assessora,
consigliera, ingegnerà, sindaca,
evia dicendo, mentre non ci facciamo alcun scrupolo a pronunciare parole impronunciabili come "scannerizzare" (orrendo in
questo caso è un termine appropriato). A quella "ragazzina", che
merita tutta la nostra stima e ammirazione, che ha chiesto di
essere considerata e rispettata
ancheconunlinguaggiodeclinato nel suo genere, la invito
a non farsi scoraggiare dalle "resistenze" che incontrerà lungo il
suo cammino. Ci saranno sempre quelli (spero sempre meno)
cheti diranno che certi termini al
femminile "suonano male, o sono cacofonici" o ancora "che la
lingua italiana non li prevede".
Ebbene, ti assicuro, cara "ragazzina", che quelle ragioni non sono
insormontabili, anzi... sono solo
il frutto di un'abitudine e come
tale, è possibile, anzi, come tu ci
hai insegnato, è importante cambiare!
Minella Chilà
d'accordo. Tanto che questo
giornale ha dedicato alla piccola
pioniera (mi sto applicando!) So
spazio che si merita, cioè un
pezzo in prima pagina. Quanto a
certi termini declinati al
femminile, porti pazienza, temo
che continuerò a trovarli
orrendi, soprattutto nei casi in
cui si bada più allaforma che
alla sostanza. Ma questo ahimé - è un difetto che ha piena
parità di genere, (a.s.)
Gentile Minella, anche Sei è
rimasta conquistata dalla
ragazzina che non voleva
passare per maschio. La cosa mi
rallegra, perché siamo
Pag. 83
REPLICANTI
MALDESTRI
di Luca Malossini
a sollevato un polverone l'uscita di
Lorenzo Baratter, capogruppo del
Patt, a sostegno
dell'autocandidatura di Geremia
Gios quale sfidante di Renato
Dalpalù nella corsa alla guida della
cooperazione. Del resto ci voleva ben poco a
capire che quelle poche righe avrebbero
agitato la politica trentina, compattando un
fronte partitico trasversale.
Nel merito, la posizione di Baratter si può
condividere o meno. Ciò su cui riflettere è
invece il metodo che denota una bulimia di
potere e una scelta dei tempi completamente
sbagliata. Al riguardo, Baratter sconta una
certa dose di inesperienza. Sostenere
l'autocandidatura di Gios o di un'altra figura è
legittimo, anche se chi ha un ruolo politico
farebbe meglio ad astenersi. Al massimo, può
essere accettata una condivisione sotto traccia,
lontana dai riflettori, soprattutto mentre i
giochi in Via Segantini sono più che mai
aperti. L'ala contraria a Dalpalù, pur stimando
Gios, sta infatti vagliando altre opzioni.
Non si tratta di voler leggere quello che non
è scritto, come ha detto Baratter nel respingere
le accuse. A volte, però, bisogna prestare
attenzione all'opportunità politica di
determinate prese di posizione. Siccome non
abbiamo l'anello al naso, sappiamo che la
Cooperazione, dopo la fine del sodalizio tra
Schelfi e Dellai, è un terreno conteso dai
partiti. Lo è sempre stato, in verità. La De, nel
pieno delle sue forze, ne è stata protagonista
indiscussa. Stiamo però parlando di un'altra
epoca, di altri uomini. «Democristiani si
nasce, non si diventa» verrebbe da dire, senza
con ciò voler riesumare antiche retoriche sulla
Balena bianca. Ai tempi aveva provato a
incunearsi tra i cooperatori un autonomista di
stampo doroteo come Franco Tretter. Sapeva
muoversi, l'uomo di Tuenno. Tesseva
ragionamenti, allacciava rapporti, ma pagava
dazio sul campo perché dietro di lui non
c'erano eserciti; solo un manipolo di
fedelissimi, insufficienti per duellare con lo
scudocrociato. Guarda caso, l'attuale
segretario delle Stelle alpine — ossia Franco
Panizza, che di Tretter fu allievo e segretario —
ha preso subito le distanze da Baratter,
imputando al proprio capogruppo un'uscita
solitaria improvvida, sicuramente nel metodo.
n Patt, tanto più in virtù del ruolo di
governo che ha assunto, dovrebbe avere
maggiore accortezza. Il potere oggi va gestito
attraverso le idee, non con la sola fòrza dei
numeri. Replicare maldestramente vecchi
modelli di potere può essere
controproducente e, comunque, la
rivitalizzazione dei partiti passa da un'altra
strada.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pag. 84
^£ L'intervento
Il ruolo delle cooperative sociali
di Aleeste Santuari *
Pag. 85
In questi giorni, anche sulla stampa locale, soprattutto in
ragione dei provvedimenti governativi sulle banche popolari e a
seguito dello scandalo di Mafia Capitale che (ahimé) ha coinvolto
una cooperativa sociale di inserimento lavorativo, ci si interroga sul
mondo della cooperazione e dell'impresa sociale, in particolare per
quanto riguarda le prospettive future.
Dobbiamo renderci conto che è in atto un'evoluzione in cui la
novità è l'introduzione della componente partecipata e circolare.
Stato, mercato e terzo settore partecipano alla produzione di valore,
che non è solo economico e di profitto, ma sociale. Non esiste più
la dicotomia fra io Stato committente che incarica il terzo settore
nell'erogazione esternalizzata di beni e servizi di utilità sociale,
contro il mercato e le imprese di profitto. Oggi sono tutti chiamati a
produrre valore.
Si potrebbe ritenere che tale evoluzione metta in discussione
l'aspetto identitario del mondo cooperativo. Come ha recentemente
sottolineato il professor Geremia Gios, il mondo della cooperazione
richiede una «grande opera di aggiornamento»: valori e principi
fondanti non sono in discussione. Si tratta invece di ammodernare
le modalità con cui quei valori e principi si applicano.
La legge 381/1991 prevede in capo alle cooperative sociali di
perseguire una finalità sociale nell'azione svolta, di servire
determinate categorie di soggetti, nonché una compagine sociale
ampia. L'assetto, complesso e difficile da gestire, può costituire un
vantaggio competitivo perle cooperative sociali, in quanto
permette loro di essere maggiormente presenti nel territorio e
legittimate, quindi produrre servizi che rispondono con maggior
efficacia e tempestività ai bisogni.
Riconosciuto il ruolo di innovazione sociale e di
sperimentazione organizzativa delle imprese sociali, occorre
dunque superare i paradigmi anche di natura giuridicoamministrativa che hanno fino a oggi caratterizzato il rapporto tra
pubblica amministrazione ed enti erogatori. Poiché la finalità degli
affidamenti alle cooperative sociali e imprese sociali rientra in
quelle di interesse generale, così come riconosciute anche a livello
europeo, dovrà essere cura della pubblica amministrazione
affidante verificare che le procedure di selezione siano idonee non
soltanto ad assicurare il principio di trasparenza, di non
discriminazione e di efficienza, ma soprattutto il pieno rispetto e
valorizzazione, ai sensi dell'articolo 118 della Costituzione, della
capacità progettuale e dei processo di produzione del servizio
oggetto dell'affidamento che le cooperative sociali sono in grado di
garantire. Si potranno così superare i compartimenti stagni e si
potrà realizzare un'efficace misurazione dell'impatto sociale delle
attività e degli interventi realizzati dai soggetti non profit e
cooperativi. Con benefici diretti per le comunità servite.
* Docente di diritto
dell'economia degli enti non profit
Uniwersità di Bologna
Pag. 86
UN UOMO DI NOME GIOBBE/2
RESISTERE SENZA MALEDIRE, SCOPRIRE LA "LIBERTÀ DEL LETAME"
La risposta dell'intoccabile
I N O S T R I TEMI
Un uomo di nome Giobbe/2
La libera risposta
dell'intoccabile
(Senza maledizione)
LUIGINO BRUNI
Laricchezza,ogniricchezzaumana, tutta
lanostraricchezza,èprima di tutto "dono".
Veniamo al mondo nudi, e iniziamo il nostro cammino sulla terra grazieallagratuità
dì due mani che ciraccolgonoquando ci
affacciamo sul mondo. Riceviamo in dono
l'eredità di millenni di civiltà, di genialità
che ci vengono donati senza alcun merito.
S
A PAGINA 3
di Luiaino Bruni
ie
tti
La nostra civiltà attuale,
scesa dal Nord e
dall'Occidente, ha visto il
sole e l'azzurro; non ha visto le
tenebre del mare, il fango secco, i
deserti di sabbia gialla, le rocce
spaccate, le fiumane asciutte, il
groviglio dei cespugli polverosi, la
crudeltà della luce, il sale e il.
sudore, i gridi e il silenzio, la
rapida putrefazione. In questo
veder male, in questa illusione,
sta la nostra cultura, che è per
questo - di fronte alla morte e
quindi alla vita - il ritratto
dell'impotenza '
m m
Sergio Quinzio, Cristianesimo dell'inizio e della fine
aricchezza,ogniricchezzaumana, tutta la
nostra ricchezza, è prima di tutto dono.
Veniamo al mondo nudi, e iniziamo il nostro
•cammino sulla terra grazie alla gratuità di due
fmani che ci raccolgono quando ci affacciamo
sul mondo. Riceviamo in dono l'eredità di millenni di
civiltà, di genialità, di bellezza, che ci vengono donati
senza alcun merito nostro. Nasciamo dentro istituzioni
che c'erano prima che arrivassimo, che ci accudiscono,
proteggono, amano. Il nostro merito è sempre sussidiario
al dono, ed è molto più piccolo. E noi invece continuiamo
a creare ingiustizie crescenti in nome della meritocrazia, e
a vivere come se la ricchezza e i consumi potessero
cancellare la nudità dalla quale veniamo e che ci attende
sempre fedele nei crocicchi di tutte le strade della vita.
atana ("l'oppositore") perde la sua prima sfida, perché
nonostante il suo vento impetuoso che spazzò via tutti
i beni di Giobbe, questi non maledisse Dio: «In tutta
questa vicenda Giobbe non peccò né mai lanciò attacchi
contro Dio» (1,22). Ma il Satana non è ancora convinto
della gratuità della fede di Giobbe, e così chiede a Dio il
permesso di provarlo nell'ultimo bene rimasto: il corpo. E
così, in una nuova assise della corte celeste, prende la
parola e chiede ancora: «Pelle per pelle: per salvarsi la vita
l'Uomo è disposto a tutto. Perciò prova un po' a stendere la
tua mano e a colpirlo nelle ossa e nella carne: scommetto
che ti scaglierà in faccia maledizioni» (2,4-5). Dio gli
risponde ancora: «Ecco, lo metto nelle tue mani». Satana
allora «colpì Giobbe con un morbo maligno che lo avvòlse
dalla pianta dei piedi fino alla testa. Giobbe prese un
coccio per grattarsi e sedette in mezzo all'immondizia»
(2,7-8). La sventura di Giobbe giunge fino al limite del
possibile. Gli rimane sola la nuda vita. Ma, come Giobbe,
solo quando siamo dentro il tracollo totale scopriamo
risorse sconosciute che ci fanno capaci di sopportare
sofferenze che prima di viverle pensavamo fossero
insopportabili. Una fortezza che ci potrà sorprendere
anche quando ci scopriremo capaci di morire, quando per
tuttala vita avevamo pensato jdi non esseme capaci.
Ss
Jm
C
on il secondo capitolo del libro di Giobbe l'orizzonte
dell'umano buono amico di Dio continua ad
allargarsi, e nessuna condizione umana resta
simbolicamente fuori. Giobbe sul mucchio di letame, in
mezzo alla spazzatura del villaggio, tocca il punto più
basso della condizione umana, le periferie esistenziali più
distanti, gli scarti, tutti i "vinti", tutte le scorie della storia.
Le discariche si trovavano fuori dalle mura, perché la
malattia della pelle di Giobbe (forse qualcosa di simile alla
lebbra) lo marchia come impuro, e quindi deve essere
cacciato via, con gli "scomunicati". Nessuna malattia più
di quelle infettive della pelle erano per l'uomo medioorientale segno della maledizione che Dio riserva solo ai
peccatori. Nelle religioni "economiche" del tempo (e, oggi,
anche in quella delle nostre grandi imprese e banche) la
sventura e l'impurità vengono considerate come gli effetti
di una vita da peccatore. E questa equivalenza che Giobbe
Pag. 87
non vuole accettare - per lui, e per noi. Giobbe da ricco e
potente si ritrova sventurato, impuro, e quindi intoccabile,
fuori da tutte le caste sociali. È questa ancora oggi la triste
sorte di imprenditori, dirigenti, lavoratori, politici,
sacerdoti, che caduti in rovina si ritrovano non solo
impoveriti, ma seduti su un cumulo di macerie che
include anche famiglia, amici, salute. E subito finiscono
anche tra gli impuri fuori dal villaggio, allontanati e
emarginati da club, associazioni, circoli, confinati in
discariche sociali e relazionali, scansati da tutti e non
toccati per il terrore di restare anch'essi contagiati dalla
loro rovina.
a Giobbe, sulla cenere e il letame, con il coccio, non
maledì Dio. Continuò a essere giusto. Non c'è
gratuità più grande di chi spera e vuole che Dio esista e che
sia giusto anche quando nella sua vita personale non vede
più né i segni,della sua presenza né quelli della sua
giustizia. Giobbe continua a cercare la verità e la giustizia.
M
Giobbe sul mucchio di letame raggiunge le
periferie esistenziali più distanti, gli scarti
degli scarti, tutti i "vinti" e tutte le scorie
E lì lo possiamo ancora incontrare
Il poema di Giobbe è la rivelazione
della immensa profondità dello spessore
morale dell'uomo, capace di continuare
a benedire Dio nella sventura radicale
e immeritata, senza la sua reciprocità
Unaricercadisperata, che ha un valore etico e spirituale
immenso quando pensiamo che nell'Antico Testamento
(Giobbe incluso) l'idea dell'esistenza di una vita dopo la
morte è molto rarefatta, quasi inesistente, n luogo dove
YHWH vive e dove si può incontrare la sua benedizione è
questa terra, non un altro. La lotta di Giobbe abbraccia
allora ogni essere umano che voglia apprendere il mestiere
del vivere senza accontentarsi delle risposte semplici,
neanche di quelle semplicissime dell'ateismo. Giobbe, in
ogni tempo, continua a lottare anche per loro.
S
e la vita funziona e fiorisce arriva inevitabilmente la
tappa del mucchio di letame. È l'appuntamento con la
povertà non scelta. Finché siamo noi a scegliere di essere
poveri, siamo forse nel campo delle virtù ma non siamo
ancora in quello di Giobbe. La povertà scelta, che ha
generato e genera molte vite buone, non è la povertà di
Giobbe: Giobbe è un ricco e felice che diventa povero
senza averlo scelto, e per questo la sua condizione
abbraccia le povertà di tutti, soprattutto quella di chi non
l'ha scelta, ma vi si ritrova dentro. Una povertà radicale e
universale, perché mentre sono stati sempre pochi coloro
che hanno scelto la povertà come stile di vita (ancora
meno sono quelli che riescono a liberarsi dalla ricchezza di
aver liberamente scelto la povertà), molti, potenzialmente
tutti, possiamo fare l'esperienza di diventare poveri senza
averlo né chiesto né scelto. E fi incontrare Giobbe, che ci
attende e combatte con e per noi. Come quando, dopo
aver speso una vita per costruire una ricchezza spirituale, '
un giorno, quasi sempre all'improvviso, ci si ritrova nudi su
un mucchio di letame, privati di tutti i "beni" che avevamo
accumulato. Ho avuto il dono di conoscere alcune persone
grandi, che hanno trovato la radicale libertà del letame
solo preparandosi a morire, quando liberi da tutte le
ricchezze, soprattutto da quelle spirituali, hanno spiccato
un nuovo volo finalmente libero, anche quando è durato
solo pochi anni, mesi, a volte giorni o ore. Questa povertà
radicale e non-scelta ci fa diventare quei "piccoli" che
riescono ad entrare in un altro regno, perché prima lo
riescono a vedere e a desiderare.
iobbe sul letame non è totalmente solo. Da lui
arrivano prima la moglie e poi alcuni amici. La moglie
fa una rapida, infelice ed unica comparsa, mentre gli amici
saranno i protagonisti di tutto il dramma di Giobbe. «La
moglie gli gridò: "Continui a persistere nella tua integrità?
Maledici Dio e crepa"» (2,9). Parole misteriose e dalle molte
possibili spiegazioni, ma che non sono rare nella vita dei
giusti caduti in sventura, quando al culmine di una grande
prova succede che siano proprio le persone più vicine a
diventare le più distanti, perché oltre a non capire che cosa
stanno vivendo mogli, padri, mariti, finiscono per dare i
consigli meno saggi e veri, anche se spinti dall'amore o
dalla pietà. Dalla moglie giunge a Giobbe un invito ad
arrendersi, a suicidarsi, a lasciarsi morire. Ma Giobbe non
l'ascolta: «Parli come una stupida: se da Dio accettiamo i
beni perché non dovremmo accettare anche i mali?» (2,10).
Giobbe non scelse la morte, e anche se (lo vedremo!
sentirà la tentazione di voler morire, continuerà a vivere, a
lottare e a cercare un senso: «Anche in tutta questa «
vicenda, Giobbe non peccò con le sue labbra» (2,10).
G
G
iobbe non maledì Dio. Però maledì se stesso e la
propria vita, urfauto-maledizione di una poesia e di
una umanità che ci lasceranno senza fiato, e che dopo
migliaia di anni sono capaci di commuoverci, di
convertirci, di spingerci a cercare almeno un Giobbe
attorno a noi, e accompagnarlo su queste pagine
immense. È così scoprire una nuova preghiera, forse
quella più bella di tutte. Ogni volta che rileggiamo Giobbe,
Qoelet, Marco, possiamo donare parole ai tanti ammutiti
dal dolore e dalla vita, che non possono, non riescono, non
vogliono gridare i loro dolori più grandi e veri. Si può
cominciare o ricominciare a pregare - a pregare si
dimentica e si reimpara molte volte nella vita - prendendo
in prestito le parole estreme di Giobbe, fino a farle
diventare le nostre parole e quelle di chi non ne ha più.
D poema di Giobbe è larivelazionedella immensa
profondità dello spessore morale dell'uomo, capace di
continuare a benedire Dio nella sventura radicale e
immeritata senza la sua reciprocità. Giobbe cercherà in
tutto il suo dramma di trovare un senso a questa
mancanza di reciprocità di Dio, e con lui ogni lettore che
legge il libro di Giobbe all'interno di una Bibbia fondata
sulla reciprocità "contrattuale" dell'Alleanza e della Legge
[Torah). Quale sarà la reciprocità di Dio? La scommessa tra
Satana e Èlohim non è vinta da nessuno dei due: il vero
vincitore è Giobbe, che "costringerà" Dio stesso a liberarsi
a sua volta dalla logica retributiva, economica,
contrattuale. A chiedergli di diventare ai suoi occhi
d'uomo ciò che è: Altro. Grazie a Giobbe, uomo fedele
anche senza reciprocità, Dio deve allora continuare ad
amarci anche quando noi smettiamo di farlo. Può, e deve,
essere presente in un mondo che non lo vuole, non lo
vede, non lo desidera più.
[email protected]
Pag. 88