RdS 210 - Rifondazione Santa Fiora

ROSSO DI SERA
Periodico fondato nel settembre del 1997 dal Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea - Santa Fiora GR
Edizione del 31/03/2015 – fotocopiato in proprio
N° 210
Supplemento al n°01/2015 di “Liberamente”
HANNO MOLTO PECCATO
IN PENSIERI, PAROLE, OPERE E OMISSIONI
PER LORO COLPA, LORO COLPA,
LORO GRANDISSIMA COLPA
In Toscana si comincia a discutere di geotermia in maniera critica. Tranne qui.
Intanto la Regione, dopo aver concesso frettolosamente e irresponsabilmente le
autorizzazioni, sembra nutrire qualche perplessità e commissiona nuovi studi per
capire gli effetti reali dell’attività delle centrali. Lacrime di coccodrillo?
Abbiamo partecipato al Convegno che si è tenuto il 20 Marzo a Colle Val d'Elsa, organizzato dal
Sindaco di Casole d'Elsa, sul tema “Economia del territorio e geotermia”.
La Società Magma Energy ha presentato, nel suo Comune, un progetto per la costruzione di
una centrale geotermica a ciclo binario, di quelle, cioè, che non hanno emissioni in atmosfera,
ma subito si è scatenato un pandemonio che ha portato, fra l'altro, alla realizzazione di un
referendum che ha visto la stragrande maggioranza dei cittadini (93% su 1424 votanti)
pronunciarsi per un deciso “NO” alla costruzione dell'impianto.
In quel Comune la Giunta è impegnata in una intensa attività di promozione turistica del
territorio, che si è concretizzata, al momento, nello sviluppo di una serie di attività ricettive, fra
cui il “Castello di Casole”, importante e qualificata, con la quale lavorano, sia direttamente che
indirettamente, oltre 240 persone. (Segue a pagina 3)
LA DEMOCRAZIA SECONDO IL SINDACO BALOCCHI:
“Convocare un Consiglio Comunale solo sulle
interrogazioni e interpellanze è uno sperpero di soldi”
A pagina 2
RICOMINCIAMO LA SINISTRA
In Toscana la sinistra di alternativa si aggrega in una
lista unitaria per le prossime elezioni. In Italia prove di
riorganizzazione con Landini e gli altri. In alcune nazioni
d’Europa, intanto, è già realtà la sinistra di domani.
Alle pagine 4-5-6-7
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“Liberamente”, periodico mensile del gruppo consiliare del PRC/Sinistra Europea della Regione Toscana.
Direttore Responsabile: Alfio Nicotra
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ROSSO DI SERA _
Segue dalla Prima
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__ ______ ___democrazia santafiorese
LA DEMOCRAZIA SECONDO IL SINDACO BALOCCHI
Probabilmente, nel corso degli anni, i lettori di
questo nostro giornale si saranno imbattuti nelle
critiche che abbiamo sempre fatto alla legge
elettorale dei comuni e alle norme che
disciplinano il funzionamento degli stessi.
Essenzialmente il Consiglio Comunale è
composto su base maggioritaria e, nel caso di
Santa Fiora, i consiglieri di “minoranza” pur
rappresentando circa la metà degli elettori, sono
solo tre su dieci; ma c’è di peggio perché il
potere amministrativo è pressoché totalmente
nelle mani dell’esecutivo, cioè della Giunta. Di
conseguenza il Sindaco convoca il Consiglio
solo quando non può farne a meno perché la
legge glielo impone. E le riunioni obbligatorie
sono non più di quattro o cinque l’anno.
Il nostro Sindaco si comporta esattamente così,
infatti, rispetto all’ultimo Consiglio Comunale
del 18 marzo scorso, il precedente si era svolto
alla fine di novembre 2014, ovvero tre mesi e
mezzo prima. Inoltre non era nelle sue
intenzioni convocarlo, l’ha fatto solo perché è
stato richiesto dalla minoranza, secondo la
legge e con un ordine del giorno preciso e
immodificabile, che comprendeva la risposta a
interrogazioni e interpellanze alle quali il
Sindaco non aveva mai risposto. Di contro
l’ordine del giorno è stato modificato dal
Sindaco, togliendo tutte le interpellanze e
lasciando solo due interrogazioni. Questo ha
spinto i consiglieri di minoranza, a segnalare la
cosa alla Procura della Repubblica e a decidere
di non partecipare al Consiglio stesso. Il
Sindaco, appena la stampa aveva diffuso la
notizia, ha risposto in questo modo:
“…Convocare un Consiglio Comunale solo
sulle interrogazioni e interpellanze è uno
sperpero di soldi. Anche se non è molto è
comunque una cifra rilevante ai fini di un
risparmio economico. Un Consiglio Comunale
costa all'amministrazione comunale di Santa
Fiora circa 100 euro, i costi fissi sono i gettoni
di presenza dati ai consiglieri comunali che
ammontano a 9 euro a consigliere: quindi
ribatte il primo cittadino non avendo noi atti da
deliberare abbiamo deciso di non procedere
con il consiglio…”.
Che dire? Intanto noi riteniamo che rispondere a
interrogazioni e interpellanze è un preciso e
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dovuto atto amministrativo, considerando che
esse sono il solo strumento, previsto dalle
norme, per consentire alle opposizioni di
verificare gli atti amministrativi. Questa
disciplina è di una chiarezza estrema che anche
il più sprovveduto dei legulei è in grado di
capire; evidentemente solo una prepotente
sfrontatezza sta alla base di quella decisione.
Un altro aspetto è di carattere strettamente
politico, infatti il Sindaco afferma:
“…Convocare un Consiglio Comunale solo
sulle interrogazioni e interpellanze è uno
sperpero di soldi…” che ”… costa all'amministrazione comunale di Santa Fiora circa 100
euro...”. Questa appare come una scelta politica
precisa, cioè quella di snobbare le opposizioni,
di rimandare sine die le risposte, impedendo, di
fatto, la funzione ispettiva dei consiglieri. Oltre
naturalmente a evitare l’assise pubblica, dove si
è tenuti a rendere conto di fronte ai cittadini del
proprio comportamento.
La motivazione del risparmio delle risorse
pubbliche è agghiacciante e potremmo fare un
lungo elenco per dimostrare quali sono i reali
sperperi di quest’Amministrazione; vogliamo
limitarci a un solo caso. Ricorderete che il
Comune nel 2013 con una Delibera di Giunta
(n.72/2013) promosse un arbitrato nei
confronti di Amiata Energia per farsi
consegnare (con circa dieci anni di ritardo!) la
fideiussione di 750 mila euro a garanzia della
gestione del teleriscaldamento. Solo questa
inadempienza di per sè avrebbe costituito
motivo di risoluzione contrattuale, comunque
pare sia stato raggiunto un accordo per una cifra
inferiore. Però gli “arbitri” vogliono essere
pagati e la somma di 9.500 euro (impegno di
spesa 453/2013, 118 e 176/2014) prevista non
basta più. Con una Determinazione dalla
numerazione bizzarra (163/2015) pubblicata e
ritirata un paio di volte, sembrerebbe che la
somma vada incrementata di altri 6.000 euro,
raggiungendo quindi la cifra di 15.500 euro.
Tanto è costato questa specie di arbitrato,
frutto d’inadempienze e dimenticanze; ebbene
con questo spreco si sarebbero potute tenere
esattamente 155 riunioni del Consiglio
Comunale.
Sergio Bovicelli
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___peccati di fumo
Segue dalla Prima
GEOTERMIA: PENSIERI, PAROLE, OPERE E OMISSIONI…
Il Sindaco ha sempre avuto presente il fatto
che lo sviluppo di un'attività geotermica,
pur di modeste dimensioni e senza
conseguenze sulla salute dei cittadini, per il
fatto che non dà luogo ad emissioni di
sostanze nocive, rappresenta pur sempre
un danno alla vocazione turistica del
territorio; per questo motivo cerca di
coinvolgere in questa sua scelta anche le
amministrazioni comunali dei territori vicini,
da Colle Val d'Elsa a Volterra, fino a San
Gimignano, Radicondoli e Castelnuovo Val
di Cecina.
Questi ultimi due Comuni, fra l'altro, hanno
già nel loro territorio
numerose centrali geotermiche
costruite
da
ENEL, dello stesso tipo di
quelle che abbiamo in
Amiata, che danno luogo,
come ben sappiamo, al
rilascio di numerose e
pericolose sostanze inquinanti.
Per questo motivo abbiamo notato una certa
differenza nel tono degli
interventi dei vari rappresentanti istituzionali, per cui crediamo che
la prospettiva di un fronte comune contro lo
sviluppo geotermico non sia proprio a
portata di mano.
Tutti, comunque, hanno preso atto con
grande preoccupazione della situazione
che stiamo vivendo in Amiata, ed in
particolare proprio a Santa Fiora e ad
Arcidosso, con l'avvio dell'attività della
nuova centrale Bagnore 4, da 40 MW.,
illustrata dal prof. Andrea Borgia.
La sua prossimità a Bagnore 3, da 20 MW.,
ha determinato la formazione di un polo
geotermico fino ad ora mai sperimentato
per qualità e quantità di sostanze inquinanti
emesse e conseguenze sulla salute delle
persone, tanto che la stessa Regione
Toscana ha sentito la necessità di dar
vita ad una nuova commissione di
studio, per valutare in maniera più
adeguata gli effetti di questa attività.
Riteniamo che questa decisione rappresenti
un chiaro ripensamento rispetto a quanto
frettolosamente affermato in merito ai
risultati
dell'indagine
epidemiologica
condotta dall'Agenzia Regionale di Sanità,
arrivando a negare “senza se e senza ma”
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qualsiasi connessione fra la geotermia e
l'evidente aumento di patologie e morti
registrato dall'indagine nei comuni amiatini.
Il problema è che, nonostante questi
risultati, Bagnore 4 è stata comunque
autorizzata e costruita ed ora sarà molto
più difficile bloccarla, anche se i precedenti
non mancano: basti pensare all'altro
ecomostro costruito da ENEL a Latera,
anch'esso da 40 MW., che ha funzionato
solo per qualche mese e poi è stato
abbandonato al proprio destino, a causa
delle incontrollabili emissioni di sostanze
nocive. E poi ci sono i ricorsi, che abbiamo
presentato sia al Consiglio di Stato che al
Tribunale
Amministrativo della Toscana, in cui
si cerca di dimostrare
l'estrema leggerezza con
cui i Responsabili dei
vari Uffici regionali, chiamati a considerare l'impatto di questo impianto
in un'area già compromessa a causa delle
attività minerarie del
passato, hanno espresso
i loro pareri, anche attraverso interpretazioni arbitrarie e fuorvianti delle stesse
norme emanate dalla Regione, sia in
materia di valutazione sanitaria che di
rispetto dei valori limite di emissione di
alcuni inquinanti.
Con tutto il rispetto per il pregio ambientale
del territorio della Val d'Elsa, ci sembra
veramente incredibile che gli amministratori
dei nostri Comuni non si rendano conto
dell'immensa ferita che, con le loro
decisioni, hanno impresso all'Amiata, essa
si terra unica nel contesto regionale, con i
suoi boschi, le sue acque, la sua cultura.
Basta farsi un giro per la strada della Bella
o per l'ex statale 323 per rendersi conto
dell'aggressione che è stata portata a
questo territorio, con le centrali avvolte nei
vapori, i pozzi di perforazione, le reti dei
vapordotti; che fine faranno le attività
esistenti, gli allevamenti di bestiame, gli
agriturismi? Chi li ricompenserà della loro
perdita di valore, così come del deprezzamento dei terreni e degli immobili nei nostri
comuni? Ne valeva la pena, per due soldi di
“compensazioni ambientali”?
Carlo Balducci
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___sinistra toscana
SINISTRA IN RICOSTRUZIONE: IN TOSCANA UNA LISTA UNITARIA
Una valanga di Sì alle elezioni regionali!
Tommaso Fattori ha presentato venerdì 20 marzo la sua candidatura a Presidente della Regione
Toscana per la lista del Sì (l’Altra Europa, Rifondazione, SEL…) in un giardino che è “spazio di
felicità collettiva” e “simbolo di quei beni pubblici che vogliamo difendere ed ampliare”, ha detto il
candidato, seduto assieme ad un gruppo di ragazze e ragazzi con bambini. Il piccolo giardino è
antistante al presidio sanitario di Santa Rosa a Firenze, che invece simboleggia “lo smantellamento
della sanità pubblica in Toscana, fatto di tagli, privatizzazione manifesta o strisciante, scomparsa
dei presìdi territoriali, mentre noi – aggiunge – ripartiamo dal sì alla sanità pubblica, accessibile
veramente a tutti: un forte sì. Di qui il nostro primo impegno: il ritiro immediato della controriforma
sanitaria di Rossi”.
Fattori annuncia: “la prima notizia è che ci siamo e che il nome con cui ci presenteremo alle
elezioni è Sì: la nostra è la sinistra del Sì". È questo il leitmotiv, che descrive in positivo “un
progetto di governo in alternativa alle politiche delle destre, del PD e al patto del Nazareno”.
Dunque, “sì al reddito minimo, sì ad un piano speciale per il lavoro in Toscana; sì all’obiettivo
“rifiuti zero”; sì all’attuazione dei referendum e alla gestione pubblica dell’acqua e dei servizi
pubblici locali; sì ad una sanità pubblica, non residuale e di qualità per tutti; sì al rafforzamento del
trasporto pubblico regionale e metropolitano di qualità, a partire dai treni per i pendolari; sì ad un
piano straordinario per le periferie, oggi abbandonate a se stesse, senza servizi; sì al rafforzamento
dell’edilizia pubblica popolare; sì ad un piano di piccole opere per la manutenzione e la cura del
territorio, in alternativa alla logica delle grandi opere inutili, dannose, costosissime e che
favoriscono corruzione e malaffare; sì all’agricoltura contadina a filiera corta, alla biodiversità, e
alla tutela del paesaggio, oggi sotto attacco proprio qui in Toscana; sì al rafforzamento della scuola
pubblica e del diritto allo studio; sì alla trasparenza, contro i rapporti occulti fra lobby affaristiche e
potere politico”.
E aggiunge Fattori, allargando l’orizzonte: “sì, siamo parte della lotta di Syriza e Podemos per
cambiare l’Europa e sì, siamo con gli italiani che andranno a Tunisi al Forum Sociale Mondiale a
portare la loro solidarietà attiva al popolo tunisino, contro il terrorismo e infine sì, si può vincere:
come in Grecia, e presto in Spagna”.
Afferma Fattori: “siamo parte di un’onda che sta investendo l’Europa, da Atene a Madrid. Siamo
parte di una nuova sinistra europea, che è nata a Firenze, al Forum Sociale Europeo del 2002. Allora
erano qui a Firenze tutti coloro che poi hanno fondato Syriza e Podemos. Un cammino che oggi sta
rivoluzionando il quadro politico europeo. In un certo senso, lo abbiamo fatto nascere noi.”
La seconda notizia, dice Fattori “è che sono il candidato presidente per il Sì e mi candido a
ricoprire il posto che è oggi di Enrico Rossi, anche se al posto di Rossi governano già da tempo
Renzi e la Saccardi”. Il candidato spiega: “le mie radici sono in una sinistra sociale e maggioritaria:
sono nel Forum europeo e nel vittorioso referendum del 2011. Vittorioso proprio perchè su molti
temi cruciali – come la gestione pubblica ed efficace della sanità, della scuola, dell’acqua – esiste
già una maggioranza sociale”.
La terza notizia è l’appello lanciato per comporre le liste dei candidati in maniera partecipativa:
“associazioni, comitati, gruppi, organizzazioni politiche, singole persone possono inviarci proposte
motivate di candidatura entro il 28 marzo. Le porte sono aperte a persone riconosciute per
competenza, autorevolezza, impegno sociale e politico nel territorio e in lotte, vertenze, movimenti
o per il loro ruolo in attività associative o culturali della nostra regione. È a questa pluralità di
esperienze – politiche, sociali, di cittadinanza – che guardiamo per cambiare la Toscana, consci del
valore e allo stesso tempo dell’insufficienza di ciascuna. Con questo spirito aperto abbiamo lavorato
in queste settimane, per ricostruire democrazia, per ribaltare la logica dell’uomo solo al comando.
Per questo la lista del Sì vuole essere delle tante e tanti che intendono costruire un futuro insieme.
Donne e uomini, ragazze e ragazzi, capaci di nuovi linguaggi, di nuove relazioni, di nuove
prospettive. Questo dovrà essere il profilo della lista: una lista sociale, larga, inclusiva”.
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__sinistra italiana
SINISTRA IN RICOSTRUZIONE:
IN ITALIA SPEZZONI CHE SI AGGREGANO… E LANDINI
La proposta politica avanzata da Landini è carica di aspettative. L’obiettivo non è banale: uscire,
in un sol colpo, dalla crisi del sindacato e dalla crisi della sinistra.
di Dino Greco
Landini ha investito la sua Fiom in un
progetto politico? Un po’ sì e un po’ no. Un
po’ sì, perché la “coalizione sociale” della
quale si è fatto promotore si pone come
diretta antagonista, non solo sociale ma,
appunto, politica, del Partito democratico. E
di tutto il Partito democratico, non soltanto
della sua leadership attuale.
Un po’ no, perché la Fiom è un sindacato e le
due parti in commedia portano, fatalmente, o
alla distruzione del sindacato o all’evaporazione del progetto politico.
Landini lo sa e prova a divincolarsi dalla
contraddizione ricorrendo ad un
escamotage dialettico, ricordando
cioè che il sindacato di classe –
almeno nella sua migliore
stagione – si è sempre dato un
programma fondamentale. Ora,
prescindendo dal fatto che quel
programma fondamentale, peraltro sbiaditosi alquanto nel tempo, nessuno
– neppure nel ristretto gruppo dirigente della
Cgil – se lo ricorda più, è noto che il
sindacato divenne vero soggetto politico e un
potenziale contropotere in una stagione, fra la
fine degli anni Sessanta e la metà dei Settanta,
nella quale esso crebbe, in forza e in efficacia,
proprio come sindacato.
Esso fu cioè immediatamente produttore di
politica in quanto l’azione sindacale (e il
prestigio sociale che ne derivava, anche oltre
la sfera del lavoro dipendente) era talmente
vasta e diffusa, nutrita di partecipazione e di
uno sviluppo inedito della democrazia, da
porsi oggettivamente come una contestazione
radicale dei rapporti sociali esistenti.
Oggi, come ognuno sa, la situazione è
rovesciata. Il sindacato tocca livelli assai bassi
di potere contrattuale, di rappresentatività, di
popolarità: tutti i punti di forza, le
“casematte” sulle quali esso aveva nel tempo
costruito il proprio insediamento sociale e la
propria autonomia sono state espugnate: dal
contratto nazionale al welfare, passando per la
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demolizione dei diritti individuali e collettivi
dei lavoratori.
Quando l’esangue Camusso contesta a
Landini - per usare un gergo antico – una
propensione pansindacalista e gli ricorda che
il sindacato non è un partito, dice dunque una
cosa ovvia, se non fosse che proprio il
sindacato è stato ridotto, anche con il
personale contributo dell’attuale segretaria
della Cgil, ad una povera cosa, ed il suo
gruppo dirigente confederale, prodigo solo di
schermaglie poco più che verbali, è del tutto
subalterno al Pd.
Landini
prova
dunque
l’azzardo, la “mossa del
cavallo” con cui dribblare
entrambe le impasse: la crisi
del sindacato e l’assenza di
un’alternativa politica a
sinistra dotata di una massa
critica.
Ma Landini dovrà scegliere. La “coalizione
sociale” può diventare un incubatoio se
include – senza preclusioni – gran parte di ciò
che si muove nella sinistra antiliberista, se si
evitano nuove gerarchie elitarie di stampo
leaderistico, se si esce dall’improvvisazione
propagandistica per darsi un vero programma
politico condiviso. Allora una coalizione con
baricentro sull’immenso terreno del lavoro
eterodiretto e a cui possono concorrere in
vario modo soggetti collettivi e singoli
individui può prendere corpo e capacità
attrattiva.
Ma a metà del guado non si sta. Altrimenti,
diradato il polverone, resta solo la
confusione.
Se la cosa non è chiara, se siamo all’ennesimo
fuoco fatuo, sarà meglio che Landini e la sua
Fiom si dedichino al sindacato (e solo a
quello) per mettere in discussione linea
politica e gruppo dirigente della Cgil e
rilanciare il conflitto sociale. Non si è mai
visto vero cambiamento nel disarmo
sostanziale delle classi lavoratrici.
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__sinistra europea
SINISTRA IN RICOSTRUZIONE:
IN EUROPA LABORATORI ED ESPERIENZE DIROMPENTI
Syriza e Podemos, il ritorno della politica
Loris Caruso – fonte: il Manifesto
Sinistre. I modelli vincenti di una sinistra di
governo, alternativa e popolare, espressione
della rottura tra popolo e élite, potrebbero
essere utili anche in Italia
L’azione del nuovo governo greco è il primo
fatto di «grande politica» all’interno
dell’Unione europea. Per Gramsci, la grande
politica riguarda la lotta per la difesa o la
trasformazione di una determinata struttura
sociale. La piccola politica, invece, riguarda
«le questioni che si pongono nell’interno di
una struttura già stabilita,
per le lotte di preminenza
tra le diverse frazioni di
una stessa classe politica.
È grande politica, pertanto, anche il tentare di
escludere la grande politica dalla vita statale,
e ridurre tutto a piccola
politica».
L’Unione europea è stata,
finora, l’elemento di
grande politica che ha ridotto ogni politica
nazionale a piccola politica, cioè a tattica,
manovra parlamentare, chiacchiera mediatica,
avventura
elettoralistica,
celebrazione
leaderistica, insieme di automatismi di cui si
può cambiare la forma ma non la sostanza. Il
governo Tsipras inverte per la prima volta
questo processo, e dimostra come possa
essere ancora fondamentale la lotta per la
conquista del potere politico, come possa
spostare equilibri.
Il fatto che negli ultimi vent’anni la politica –
la politica di parte, quella capace di introdurre
conflitto e dibattito – sia stata neutralizzata
dall’Ue, dal neoliberismo, dall’austerità, ha
costruito, per reazione, un campo politico
caratterizzato dalla frattura storica tra popolo
ed élite, tra basso e alto della società. Un
campo perfetto per i populismi e le nuove
destre.
Alle ultime elezioni europee, astenuti
e antieuropeisti hanno costituito il 70%
dell’elettorato. I meccanismi dell’alternanza
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centrosinistra/centrodestra si sono consumati.
Ovunque in Europa nascono “terze forze” – di
destra e di sinistra — che la sfidano e la
incrinano. Se da una parte c’è la tecnocrazia,
dall’altra è cresciuta, per reazione, la
costruzione di «popoli» immaginari, la
definizione di nemici esterni, la volontà di
riportare la sovranità dentro i confini
nazionali (cioè, di riappropriarsene), e parallelamente la richiesta di essere protetti dal
mercato.
Tutte queste reazioni
rappresentano, in forme diverse, la richiesta
pressante di un ritorno
del Politico, di ciò che
è stato rimosso.
I populismi
offrono
protezione
sociale,
identità, protagonismo
immaginario, senso di
appartenenza, la promessa di riappropriarsi
del proprio destino. Di fronte allo scatenarsi
della crisi e al sequestro della politica, gli
atteggiamenti più diffusi delle popolazioni
europee sono diventati un insieme contraddittorio: volontà di partecipazione diretta, affidamento al Capo, radicalismo, ribellismo,
ideale della democrazia diretta, favore per la
riduzione della democrazia e per l’eliminazione dei partiti, e quindi per la costruzione
di uno Stato forte che possa proteggere i cittadini dalle conseguenze più devastanti del mercato globale. Tendenze contrastanti, che possono essere presenti anche all’interno di uno
stesso movimento politico e perfino nei singoli individui.
Il capolavoro di Syriza, così come quello che
Podemos sta potenzialmente costruendo in
Spagna, è aver agito all’interno di questo
insieme di contraddizioni, senza snobismi,
valorizzandone gli aspetti più progressisti
e cercando di legarli tra loro.
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__sinistra europea
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Godot? Il Pd è quello che è da quando è nato.
In questo contesto, il caso di Podemos
Renzi ne ha radicalizzato la natura, non l’ha
è particolarmente interessante. Questo partito
cambiata: è un Veltroni estremista. Chi
usa molte delle retoriche e delle parole
è ancora in quel partito spesso ha condiviso le
d’ordine dei populismi (l’inattualità della
sue scelte (compreso il fatto di mandare Renzi
divisione destra/sinistra, la difesa della patria,
a Palazzo Chigi) e la sua cultura politica, e ne
lo scontro popolo/élite, la lotta alla Casta,
è stato maggioranza.
ecc.), ma è rigorosamente di sinistra nel
Naturalmente il contesto spagnolo e quello
profilo programmatico. Usa tatticamente il
greco sono diversi tra loro e sono diversi da
linguaggio che ritiene più efficace per
quello italiano. Però può essere utile anche
accumulare consenso, cercando poi di usare
per noi vedere che cosa Syriza a Podemos
questo consenso per affermare nella società
hanno in comune. Entrambi hanno un’ottica
un profilo economico e sociale di sinistra
egemonica: si rivolgono alla maggioranza
radicale.
della popolazione. Polarizzano il campo della
Considera quel linguaggio l’unico strumento
politica con messaggi netti. Si sono posti in
possibile per affermare quel programma. Ha
contrasto con la quasi interezza dei loro
studiato i governi bolivariani dell’America
sistemi politici ma soprattutto, con una forza
Latina ma anche il successo del Movimento
polemica
priva
di
5 Stelle. La speranza, in
distinguo, con i partiti
questo caso, è che i leader
popolari e socialisti.
di Podemos non si identiAppaiono come elefichino troppo, nel tempo,
mento di novità radicacon il loro stesso linguagle, energico, di rottura,
gio, rimanendo intrappoalternativo a tutto quellati nello schema di una
lo che esiste.
feroce rincorsa al conUna novità che riguarda
senso elettorale che li
i programmi, i contenuti
obbliga a porre in primo
e la forma dell’azione
piano l’elemento della
politica, le leadership, il
comunicazione e del marlinguaggio,
sempre
keting politico. Per ora,
ancorando questa noviperò, il loro tentativo
tà, però, alla «tradiè efficacissimo.
zione» della difesa dei
Naturalmente questi probisogni popolari. Offrono nuove forme di
cessi hanno riaperto la discussione sulla siniprotezione sociale, un riscatto contro
stra italiana. Ci sono novità importanti, ma
l’impoverimento, la riduzione al silenzio,
non è ancora chiaro come si evolveranno.
l’angoscia collettiva. Incarnano in diversi
Come si intrecceranno il percorso dell’Altra
modi la frattura tra popolo ed élite, riuscendo
Europa e il coordinamento delle sinistre
a porsi come rappresentanti del primo contro
proposto da Vendola? Sel considera definila seconda.
tivamente tramontato il centro-sinistra? QuePur essendo europeisti, parlano di difesa della
sti percorsi sapranno includere reti e domande
patria contro i suoi “traditori”, di nazione, di
sociali, o resteranno interni ai confini della
sovranità. Sono organizzati in modo originale,
politica già esistente? Quanto tempo si deditenendo insieme mobilitazione sociale, azione
cherà alla definizione di organigrammi funpolitico-elettorale e un’ottica (autonoma) di
zionali a mantenere delicati equilibri interni,
governo, integrando tra loro l’orizzontalità di
e quanto, invece, alla costruzione di efficaci
una partecipazione estesa e la verticalità della
iniziative politiche? Si aspetterà ancora per
struttura politica.
molto di capire cosa farà Godot, cioè le minoEcco, fatte tutte le differenze, potrebbero
ranze della minoranza Pd? I nostri prodi
essere elementi utili anche da noi.
avranno il coraggio di uscire da quel partito?
E vale davvero la pena di aspettare questo
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__ _
_effetto privatizzazione
POSTE, LE LUNGHE MA PIACEVOLI ATTESE AGLI SPORTELLI
D’ora in avanti mentre fai la fila ammazzi il tempo navigando su internet
Non c’è che dire, Poste Spa le pensa
proprio tutte. Consapevole dei disagi
provocati agli utenti contribuenti, cerca di
porre in qualche modo un rimedio, per lo
meno all’umore dell’utenza. Forse vuole
rinunciare ai tagli degli uffici e dei
portalettere? Scordatevelo, cari cittadini.
E allora come? Digitalizzando gli uffici
postali. Le Poste Italiane investiranno 50
milioni di euro nel Centro Multiservizi,
destinato a diventare uno dei poli
tecnologici di eccellenza. Niente da dire,
ogni azione innovativa, utile, è sempre
ben accettata, ma da noi, visti i
contenziosi aperti da molto tempo, il
concetto stride e non poco. In pratica
cosa avrebbe pensato Poste Italiane? Di
fatto continuerà un progetto iniziato tra il
2011 e 2012 dall’ex Amministratore
Delegato Massimo Sarmi, che fece
installare in 22 uffici postali delle città più
grandi, aree WiFi pubbliche gratuite. Ed
entro giugno di quest’anno saranno
coperte 300 agenzie, 900 entro l'anno, la
totalità in tre anni. In questo modo non
saranno di certo evitate le file agli
sportelli, ma in compenso i cittadini
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potranno
connettersi
e
navigare
gratuitamente su internet con il proprio
personal computer, lo smartphone o il
tablet, in attesa del proprio turno allo
sportello: un intrattenimento “ludico”,
dunque, che dovrebbe così compensare
i disagi dovuti alla “razionalizzazione”
degli uffici e del servizio universale
garantito ancora oggi dalla legge. Ora, al
di là che il segnale wifi possa essere
installato ovunque, anche in quei territori
mal serviti dalle linee telefoniche e da
internet, non crediamo di certo che farà
impazzire dalla gioia i nostri anziani sparsi
nelle immense province nazionali, o chi
un oggetto hi-tech neanche lo usa, o
addirittura se lo possa permettere.
Pensiamo invece che per accedere a tutti
i servizi offerti da questa grande Azienda,
servizi che si sono moltiplicati in questi
anni, commerciali e finanziari, ci sia solo
la leva tradizionale e umana che lega le
Poste al territorio: la presenza capillare,
coordinata con gli Enti Locali e le autorità
istituzionali.
P.R.C. Circolo Raniero Amarugi
Santa Fiora
www.rifondazionesantafiora.it