DAVIDE PALMIOTTO Settimanale di attualità, politica, cultura ed eventi ANNO IX - N° 16 - 17 aprile 2015 - € 0,50 Il ragazzo del Forum Music Village Nato a Taranto, trentaquattro anni fa, sconosciuto ai più, è tra i tecnici di punta del leggendario studio di registrazione romano fondato da Ennio Morricone. Lo abbiamo intervistato in occasione del Record Store Day 2015 I più preferiscono suonarlo, in pochi lo raccontano, solo uno ne sfata il mito e riporta alla luce ciò che un secolo di questo genere musicale ha seminato sul proprio cammino. Un piccolo miracolo in zona Franca fatto da chi di musica se ne intende diAntonella Chionna Marcello Piras In nome del jazz 2 17 aprile 2015 / n.16 E tra E tra 17 aprile 2015 / n.16 Sangue verde Xylella, un batterio divide il Salento Dopo le proteste dei giorni scorsi, gli abbattimenti sono stati rimandati, ma le istituzioni non arretrano. Lo scrittore Erri De Luca: «Barbarie di Stato contro epidemia curabile» di Francesca Garrisi N on c’è pace per gli ulivi del Salento e la sua gente. Dopo che la Xylella fastidiosa ha aggredito la pianta simbolo di un intero territorio e punto di riferimento della sua identità, continua infatti il braccio di ferro con le istituzioni. Nei giorni scorsi è partito il “piano Silletti”, dal nome dal Commissario Straordinario, che prevede l’abbattimento delle 22 piante infettate dal batterio. Le prime eradicazioni sono avvenute a Oria (provincia d Brindisi), dove è stato localizzato il focolaio dell’epidemia. A nulla sono valse, in questo caso, le proteste degli ambientalisti presenti sul posto. La tappa successiva sarebbe dovuta essere Veglie, ma la presenza di un centinaio di persone tra contadini, attivisti e semplici cittadini ha creato uno schieramento compatto. Ciò ha spinto la struttura commissariale a rimandare non solo le eradicazioni, ma anche i campionamenti da parte degli ispettori del Consorzio di difesa delle produzioni intensive. Tuttavia, le istituzioni non hanno alcun dubbio sulla necessità degli interventi programmati. Il ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina e il Governatore della Puglia Nichi Vendola hanno infatti dichiarato, quasi all’unisono, che «è necessario agire tempestivamente contro la Xylella. Basta all’emotività». Dal canto suo, Silletti è intervenuto per fare il punto sulla situazione: «stiamo combattendo il batterio che ha colpito gli ulivi in primis con le normali pratiche agricole come l’aratura dei terreni; quindi con la eradicazione delle sole piante malate nella zona di Oria e ancora con due trattamenti di insetticidi convalidati dalle norme Cee e ampiamente usati anche in Francia, Spagna, Portogallo, che saranno localizzati solo su alcune piante e che non avranno alcuna conseguenza sulla qualità dell’aria, dei terreni e persino dell’olio che si produrrà». L’opinione pubblica, però, ha una percezione diversa della questione. Sui social network, infatti, cresce di giorno in giorno il numero di persone che sulle loro bacheche Facebook condividono foto e articoli di attivisti. Perplessità e sconcerto accomunano salentini e non, e sono state riassunte efficacemente da un recente tweet dello scrittore Erri De Luca. «Mille anni, radici nell’Alto Medioevo, l’olivo estirpato a Oria. Barbarie di Stato contro epidemia curabile». Intanto, si comincia a ventilare l’ipotesi di un ricorso al Tar, come spiega l’avvocato Francesco Fina. «Credo che il piano di Silletti possa essere migliorato, soprattutto per ciò che riguarda l’eradicazione degli alberi. Il lavoro del commissario, se non nel rispetto dei principi generali, potrebbe essere censurato per eccesso. È possibile salvare tutti quegli ulivi che non sono scientificamente affetti da Xylella. Ciò vuol dire che non trovo giusto eradicare gli alberi che semplicemente presentano sintomi o siano visivamente malati». CRONACA DI UNO SCEMPIO ANNUNCIATO Di Titty Battista Le foto parlano da sè: è stato consumato un atto al quale solo qualche mese fa nessuno avrebbe mai potuto pensare. Alcuni secolari alberi di ulivo dell’agro brindisino, colpiti dalla xylella, sono stati abbattuti tra le proteste, i pianti e la disperazione dei proprietari dell’agro che hanno visto nell’atto “dovuto” un qualcosa di simile che si verifica nella vita di ogni uomo quando ci si deve distaccare da un proprio caro. Sì, gli ulivi cancellati dalla geografia agricola di questo lembo di Puglia chiedono e urlano vendetta e giustizia perchè rappresentavano un patrimonio culturale inestimabile oltre che una fonte di ricchezza. In questi giorni l’olivo si è tramutato da segno di pace in segno di discordia e di polemiche. L’icona della vergine distrutta su un suo tronco è l’ultima speranza per i poveri contadini così duramente colpiti. Anche se non la vedranno più, in cuor loro si rivolgeranno alla “vergine degli ulivi” perchè metta la sua mano e faccia cessare questa tragedia che ha finito per colpire un po’ tutti noi pugliesi. 3 controcorrente ARMENI: GENOCIDIO? NO, SEMPLICE MASSACRO di Vito Pietro Corrente A bbiamo appreso pochi giorni fa, per bocca d e l l ’ i n e ff a b i l e Ban Ki-moon Segretario Generale delle Nazioni Unite, che lo sterminio di 1,5 milioni di Armeni avvenuto tra il 1915 ed il 1917 a opera dei turchi ottomani non può essere classificato come “genocidio” ma, per quanto “spiacevole”, si è trattato solo di un massacro. E sì, perché per i diplomatici delle Nazioni Unite, l’Organizzazione internazionale più inutile nella storia dell’Umanità, la vita di milioni di uomini, donne e bambini ha un peso specifico quantificabile sulla base della loro appartenenza etnica e inversamente proporzionale al colore politico e alla forza economica di coloro che quelle vite distruggono. È sempre stato così come ci insegnano l’olocausto delle civiltà pre-colombiane da parte dei conquistadores, quello perpetrato dagli anglo-francesi ai danni degli indiani d’America, l’immane tragedia della deportazione e della schiavitù di milioni e milioni di nativi africani nelle colonie del nord e del sud America. Ma per venire più vicino a noi, solo nel secolo scorso, lo sterminio degli Ebrei da parte dei nazisti può ascriversi alla definizione di genocidio mentre i milioni di Ebrei, rom ed altre etnie sterminati dalle purghe staliniste possono tuttalpiù essere considerati dei dolorosi “incidenti di percorso” sulla via gloriosa per la vittoria del comunismo. Non sorprende quindi che Ban Ki-moon, uomo che spesso in passato si è dichiarato sostenitore della pena di morte, abbia una considerazione così infima della vita umana. Forse più sorprendente è il fatto che Papa Francesco sia stato lasciato solo, e umiliato dal silenzio assordante delle cancellerie europee, a gridare forte al mondo l’orrore, a distanza di 100 anni, per il crimine aberrante compiu- to nei confronti degli Armeni, colpevoli anche e soprattutto di essere cristiani. Tra coloro i quali preferiscono girare il capo dall’altra parte per non irritare il bellicoso partner turco, troviamo in prima fila il governo italiano. Formato da uomini, e donne, pusillanimi a cominciare dal primo ministro Renzi al responsabile agli Esteri Gentiloni, non una sola voce si è levata a sostenere la denuncia forte di Francesco ed a difendere la dignità del Pontefice dalla vile minaccia rivoltagli dal premier turco Erdogan. “Avverto il Papa di non ripetere questo errore, e lo condanno” ha affermato Erdogan, citato da Hurriyet online. “Quando dirigenti politici, religiosi, assumono il compito degli storici, ne deriva un delirio, non fatti” ha aggiunto. “Pensavo che fosse un politico diverso”. Un politico diverso! La solita, ottusa, visione islamica che continua ad identificare il potere temporale, che appartiene alla laicità, con il potere spirituale, che appartiene alla religione. Se ancora ve ne fosse bisogno, questo grave episodio ci dovrebbe spalancare gli occhi sul grave errore che l’Unione Europea sta commettendo nel ritenere possibile, ed auspicabile, un ingresso della Turchia nell’Unione stessa. In un momento storico di grande incertezza, di fermenti integralisti che stanno mettendo in dubbio ed a rischio la stessa civiltà occidentale, o quello che di essa ne rimane, portarsi all’interno dell’organismo europeo la Turchia significherebbe costruire con le nostre stesse mani il Cavallo di Troia (e i turchi di questo ne hanno esperienza diretta!) che accelererebbe in modo esponenziale il processo di islamizzazione dell’Europa. Extra Magazine Piazza Vittorio Veneto n. 2 - 74015 Martina Franca (TA) 4 17 aprile 2015 / n.16 E tra E tra 17 aprile 2015 / n.16 Taranto 5 Marco di Cesare Il percorso del musamante Storia di una passione: lui è un veterinario che ha deciso di rimettersi a studiare musica e pubblicare un cd grazie al crowdfunding di Fabiana Spada I n realtà è un veterinario, ma ama tantissimo la musica, fino alla composizione del suo primo album “Percorsi”, al quale sta lavorando sia come compositore che come batterista. L’album che Marco sogna e al quale sta lavorando, si compone di 9 brani strumentali eseguiti in varie formazioni, dal trio al sestetto, ed interpretati fondendo l’eleganza del jazz alla musicalità mediterranea. L’idea di Marco è quella di finanziare il suo nuovo progetto attraversi il crowdfunding, ovvero un processo attraverso il quale è possibile in rete, finanziare il tutto, Marco ci spiega come. ‹‹Ho 41 anni, comincio a studiare musica a 14 anni e sotto l’influenza di amici più adulti, mi appassiono fin da subito al jazz e alla batteria. A 17 entro nella classe di percussioni del conservatorio di musica N. Piccinni di Bari. Durante gli studi musicali mi iscrivo alla facoltà di Veterinaria sempre di Bari. L’esame del V anno di conservatorio e la notevole mole di esami di veterinaria mi sfiancano e mi mettono di fronte a una importante scelta: purtroppo la paura mi ha portato lontano dalla musica per scegliere un percorso accademico e professionale oggettivamente più “sicuro” soggettivamente ancora non so! Ho continuato a suonare in maniera amatoriale a singhiozzo fino al 2001. Poi laurea, matrimonio, primo figlio, lavoro; sono stato lontano dalla musica fino al 2008 quando il fermento musicale di Gabriele, il mio primo figlio, ha riacceso la mia passione. Ho ripreso a suonare prima con un gruppo pop, poi con uno swing italiano (Arigliano, Buscaglione ecc) per poi tornare al jazz puro con i laboratori di jazz col Maestro Marcello Rosa e da lì la lenta ripresa della tecnica, il secondo figlio. Giorno per giorno una lotta continua per cercar di mettere su mattoncini di lego (cioè i lenti progressi musicali da conciliare con tutti gli altri me stessi) per costruire un immenso palazzo. Durante tutto questo, ho ripreso ad amare la musica vedendo i sacrifici che Gabriele sta facendo per studiare musica e l’amore istintivo per la batteria del piccolo Simone››. Riesci a conciliare il tuo lavoro con la tua passione? Hanno qualcosa in comune? ‹‹E’complicatissimo e per trovare il tempo e la forza per studiare devo fare una vera violenza su di me e sulla mia famiglia che ringrazio per rinunciare a un po’ di me per permettermi di perseguire un sogno; 2/3 ore di studio al giorno da pochi mesi sono pochi per la musica, ma una infinità per tutto il resto. In realtà veterinaria e musica non hanno nulla in comune anche se la musica C’E’ la vita e i problemi hanno un aspetto migliore››. Durante la tua vita hai studiato molto musica, al conservatorio, master, lezioni private, come hai fatto a conciliare i tuoi studi, abbastanza duri permettimelo, pari a medicina, con l’impegno musicale? ‹‹In realtà alla musica ho dedicato molto meno di quanto si dovrebbe, questo per rispetto dell’ascoltatore e dei musicisti compagni di viaggio per l’uscita del mio primo cd; in questi mesi ho intensificato lo studio della batteria, anche se la musica non si accontenta mai, è vasta, ti assorbe completamente. Io più che musicista, per ora sono un musicante non nel senso dispregiativo ma inteso come fusione tra le parole musica ed amante, forse dovrei definirmi musamante, bho?!››. Quanto è importante per te la musica? E quanto il tuo lavoro? ‹‹Ho dato molto al mio lavoro di veterinario che “purtroppo” mi piace e mi coinvolge moltissimo intellettualmente e questo non mi ha aiutato ad andare totalmente incontro alla musica. La musica invece mi riempie completamente sul piano sentimentale e realizza il mio IO più intimo: anche se posso dire che quando lavoro penso alla musica, quando suono non penso al lavoro. La musica è per me un bisogno primordiale inspiegabile, è come raccontarsi non con le parole ma con i sentimenti che momento per momento vivo mentre suono. Mi piacerebbe che, tra qualche anno (“spe- ro”), chi ascolta le mia note sulla batteria dica: “quello strumento sembra che parli”››. Parlami dell’album “Percorsi”. ‹‹Percorsi è una raccolta di brani scelti tra vari pezzi che ho scritto in questi anni che meglio caratterizzano il mio percorso di vita. Sono brani legati a momenti particolari. Il cd non l’ho ancora realizzato, ho scelto i brani e i musicisti. Tra i musicisti alcuni sono amici di viaggio ed altri musicisti professionisti di spessore nazionale ed internazionale, scelti da me per stimolarmi al massimo e cercare di avere il massimo della credibilità e visibilità. Ovviamente tutto ciò ha costi elevati e così ho pensato al crowdfundig››. Parlami del progetto ‹‹Il crowdfundig è una raccolta fondi preventiva, cioè io compilo il mio progetto (fare il mio cd) lo contestualizzo (perché, per come, con chi) e lo pubblico su un sito che si occupa di questo (io ho scelto produzionidalbasso) in un determinato tempo (il mio dura 4 mesi); a questo punto il sito si occupa di raccogliere i fondi di chi crede nel progetto e partecipa con delle donazioni affinché possa realizzarsi. Ovviamente io mi impegno ad inviare una ricompensa (viene chiamata così nel crowdfindig) che altro non è che il mio cd non appena sarà prodotto››. Sei a favore o contro la possibilità di scaricare musica? Oramai nessuno compra più cd, è un bene o un male? ‹‹Io penso che in Italia vada tutto al contrario, la crisi ha contribuito a inginocchiare un mercato in cui i nostri politici non credono. Sulla cultura si investe zero. Sì, è vero si scarica molto, ma a chi non piacerebbe il cimelio, il cd, l’oggetto artistico. I cd costano troppo, costa produrli, stamparli, promuoverli. A me spesso capita di ascoltare musica per esempio su youtube, ma lo faccio per capire che cd o mp3 comprare. In realtà se tutti fossimo onesti, utilizzeremmo internet per capire se un cd stimola effettivamente i nostri sentimenti, il nostro intelletto, insomma piace e quindi lo si compra. Diventerebbe un po’ come tornare nella natura selvaggia, una specie di selezione naturale, in cui vengono comprati i cd che piacciono davvero! Forse è utopia forse eresia ma mi piace pensarla così!››. Cosa hai da dire a chi è alle prime armi come musicista? ‹‹In realtà ho bisogno io di consigli sul mondo professionistico intendo. Comunque nella musica ci credo tanto, è il vero linguaggio universale, altro che l’inglese. L’uomo ha da sempre comunicato i propri sentimenti, paure ecc con la musica. Ancora oggi se ci pensi la musica è fondamentale nei centri commerciali (vengono studiate playlist per far comprare di più la gente), nella pubblicità, in ogni programma o film la musica determina l’unica possibilità di arrivare all’anima delle persone: c’è musica alle feste, ahimè ai funerali, si fischia per la strada, si canta sotto la doccia, chiunque ha una canzone preferita, forse non hanno il libro, il programma, il film preferito ma la canzone preferita non manca mai. Ecco perché credo nella musica, perché fa vibrare corde interne a noi stessi altrimenti silenti!››. La buona sanità Domenico Iudici esprime i più sentiti ringraziamenti a tutto il personale medico e paramedico del reparto Cardiologia dell’Ospedale di Martina Franca per la competenza professionale e la cortese sollecitudine dimostrata nei suoi confronti e di tutti i pazienti ricoverati. 6 17 aprile 2015 / n.16 Esclusiva E tra Cosa spinge un giovane italiano di Mola a decidere di emigrare? «Il desiderio di far conoscere al mondo la cucina pugliese e le ambizioni a livello umano e professionale». La tua cucina dove trova le sue fondamenta? «In quelle che sono le caratteristiche del territorio pugliese: l’ospitalità dei meridionali e la cucina casereccia che oggi diamo per scontate. A Mola come in ogni altro paese della costa, quando il tempo è brutto e nessuno è uscito a pescare, sappiamo bene che se si va in pescheria le alternative si trovano ma per noi non va bene se il pesce non è fresco di giornata». PASQUALE MARTINELLI TU VUO’ FA’ L’AMERICANO Dai polpi di Mola di Bari alle cucine nei grattacieli di New York City dove sposato un’americana figlia di genitori originari proprio del suo paese: una fusione che si rispecchia anche nella sua cucina ora che è diventato il cuoco dei vip oltreoceano di Mauro Guitto I l grande Renato Carosone nel 1956 cantava “Tu vuo’ fa’ l’americano”, un titolo che sembra tagliato su misura per Pasquale Martinelli che, come si faceva una volta, da ragazzo è emigrato in America da solo e con tanti sogni facendo tantissimi sacrifici. Ha portato con sé negli States la cucina tradizionale barese e l’ha fatta assaggiare agli americani che oggi l’apprezzano grazie ai suoi piatti. Parla con un simpaticissimo accento italo/barese/ americano che lo rende una persona unica, umile e molto socievole, qualità che hanno contribuito a farlo diventare molto famoso nella città di “Big Apple” (New York). Lo abbiamo incontrato recentemente a Bari dove torna saltuariamente per lavoro e per andare a trovare i suoi pa- renti. passione». Chef Martinelli, “Tu vuo’ fa’ l’americano” dice il nostro titolo ma … “Sei nato in Italy”! «Eh sì, ma mi trovo a New York City e qui è sempre un’emozione nel bene e nel male. Come quando la leva militare era obbligatoria, ogni cittadino del mondo dovrebbe fare almeno sei mesi qui. Vivi in una città cosmopolita con gente di ogni cultura dove non esiste il pregiudizio e dove la gente rispetta le diversità di pensiero, di moda e di razza, e questo è molto bello perché permette alle persone di esprimersi liberamente». Ma c’è stato qualcosa o qualcuno che ti ha instradato nel mondo della ristorazione e della cucina? «Mia madre mi ha dato la spinta per entrare nell’Istituto Alberghiero e mio padre faceva il vino e quindi ho sempre bevuto vino Primitivo e ricordo che mangiavo le insalate di pomodori provenienti da un rione di Mola che si chiamava “Lapenna”, famosissimo per la piantagione dei pomodori situata a 20mt dal mare. La brezza marina li accarezzava durante la notte e all’indomani non c’era nemmeno bisogno di lavarli perché erano già salati e saporiti al punto giusto. Mia madre li vendeva a mille lire al chilo e andavano a ruba». Come e quando hai scoperto la tua passione culinaria? «Io ritengo di essere nato con questa Nascere e crescere a Mola quanto è stato per te importante? «A Mola abbiamo la cucina più buona del pianeta così come tutti quelli situati sulla costa perché ci permettono di mangiare sano e gustoso ad altissimo livello. Abbiamo una vasta scelta di verdure, di olio e di pesce che sono importanti per la salute. A Mola difficilmente mangiamo manzo. Da un po’ sentiamo parlare di Chianine, di Fiorentine… prima per povertà e per risparmiare non si mangiava quasi per niente carne. I nostri avi non erano andati all’Università ma sapevano come cucinare i pomodori, lo facevano con i raggi del sole. Allora dico, va bene il wasabi e le creazioni degli chef di oggi ma non si deve snobbare la cucina genuina». Cosa pensi del vegetarianesimo e del veganesimo? «E’ una scelta legata non tanto alla nutrizione ma maggiormente alla sensibilità di certa gente nei confronti degli animali e nel vedere e immaginare le pratiche di uccisione e macellazione degli stessi. Il segreto secondo me è l’equilibrio. Rispetto la scelta dei vegani e dei vegetariani ma ricordiamo anche che il corpo necessita di carboidrati e di proteine». Il piatto che piace di più agli americani? «Beh, il polpo». Cosa pensano loro della cucina italiana e in particolar modo barese? «Che è la migliore del mondo… che poi è quello che pensano anche altrove. Io poi, quando vado in giro, promuovo e parlo sempre di cucina molese, non pugliese. Lo faccio per rispetto delle altre zone della Puglia dove magari uno stesso piatto si differenzia e cambia magari anche nome». Ma da quelle parti riesci a reperire tutti i prodotti che ti servono? «Sì perché a New York City arriva tutto da tutto il mondo. Qui, come ti dicevo, c’è gente che proviene da ogni parte del mondo e alla base c’è la nostalgia dei prodotti del proprio paese che spinge poi a importare tut- E tra 17 aprile 2015 / n.16 Pasquale Martinelli, 39 anni, sposato e con una bimba di 8 anni, nasce a Mola di Bari il 28 ottobre 1975. Il primo maggio 1990, a nemmeno 15 anni, comincia a lavorare presso l’Hotel Palace di Bari. A 17 anni consegue la qualifica di operatore della ristorazione all’alberghiero I.P.S.A.R. di Castellana Grotte (BA). Da dicembre 1995 lavora sulle navi da crociera Princess Cruises e poi si trasferisce in Inghilterra, a Oxford dove frequenta una scuola di inglese e un corso di hotel managment e dove continua a fare tanta esperienza lavorando, tra gli altri, nel rinomato hotel “The Compleat Angler” e dopo aver avuto anche l’onore di servire la famiglia reale, dalla regina Elisabetta II, il Duca di Edimburgo e il Principe Carlo. Torna poi in Italia dove frequenta un corso di sommelier a Milano e poi il grande passo. Vola a New York nel 2000 dove prosegue la sua esperienza e comincia la sua scalata alla notorietà. Viene infatti invitato a partecipare a numerosi programmi televisivi di cucina americani molto popolari negli States, “The Martha Stewart Show”, “TimeOut” della New York TV. Arrivano anche le collaborazioni con gli chef Alain Ducasse e Jean Georges Vongerichten. Nel 2009 fonda un’impresa di personal chef, catering e gourmet (www.warmpalate.com). E’ coordinatore degli eventi internazionali e docente di ospitalità per l’Istituto Alberghiero Ettore Majorana di Bari dal 2012. Dallo stesso anno é anche consulente enogastronomico del ristorante “Erminia” di Manhattan, un posto esclusivo che vanta tra i suoi clienti numerosissimi Vip di fama mondiale del cinema e dello spettacolo. In occasione del galà “Award sotto le stelle, Ricerca e Sapori della cucina Pugliese” tenutosi a Park Avenue nell’estate 2014 presso Gansevoort Luxury Resort è stato premiato come ambasciatore e punto di riferimento della cucina pugliese e italiana negli States. Sempre nell’estate 2014 è stato proclamato Console di New York dall’AIGS (Accademia Italiana della Gastronomia Storica). Recentemente, nel marzo 2015 ha ricevuto un altro riconoscimento dall’ACB (Associazione Cuochi Baresi) quale Ambasciatore della cucina Pugliese all’estero. ti i prodotti che si desiderano provenienti dai vari Paesi». Cosa porteresti in USA dalla tua Mola e cosa ti manca? «Porterei un po’ di amici. Anche se qui mi sento anche a casa in alcune occasioni. Pensa che ogni anno mentre a Mola si tiene la processione del venerdì Santo, i molesi d’America che vivono a Brooklyn fanno la stessa processione nello stesso giorno». Lavori in posti esclusivi di New York frequentati da personaggi 7 lo/americano per gli amici pugliesi? «Un vitello alla parmigiana, un piatto tipico della cucina italo/americana. Una costata di vitello alla milanese condita di salsa di pomodoro con un po’ di parmigiano spolverato e della mozzarella. Poi si mette in forno dove si scioglie tutto e il piatto è pronto». Progetti per il futuro? «Più che progetto è un sogno. Quello di cambiare le (cattive) abitudini alimentari di molti americani che poi portano all’obesità. Mi piacerebbe avviare un’attività di franchising di fast food in America dove però il buon cibo sia al centro di tutto. Sarebbe una rivoluzione perché in America non sono molto attenti al mangiar bene e sano. Metterei a disposizione un menu preciso con i nomi dei prodotti e l’indicazione delle città principali di provenienza del sud Italia». illustri… «Sì, il primo di questi è stata Chelsea Clinton (N.d.R: figlia dell’ex Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton e di Hillary Clinton)». Conti di tornare in Puglia stabilmente un giorno? «No, non credo di poter più vivere senza New York perché mi piace lo stile e il modo di vivere qui». L’elemento per te indispensabile in cucina? «L’olio extravergine di oliva». A casa tua chi cucina? «Cucino io oppure i miei suoceri». C’è qualche chef famoso a cui ti ispiri? «No perché io non mi considero uno chef. Io sono un casalingo perché la mia cucina può essere messa in pratica da chiunque scegliendo prodotti genuini. Io mi definisco un operatore di ospitalità, nel senso che conosco bene l’industria pur lavorando e avendo lavorato anche in cucina. Ho fatto il barman vincendo anche concorsi a 13 anni al Divinae Follie di Bisceglie e al Bandiera Gialla, ho fatto il cameriere, il receptionist, il manager di hotel, executive chef, giudice di competizioni .. per questo parlo di ospitalità, per il mio ampio bagaglio di esperienze». Vuoi proporre un tuo piatto ita- Per concludere, vuoi lanciare dagli States un messaggio ai pugliesi? «Sì, i pugliesi devono ancora di più credere nelle proprie tradizioni, nelle risorse offerte dal territorio, devono promuovere sempre di più la cucina pugliese che è la migliore di tutte. La cultura gastronomica bisogna farla conoscere prima ai pugliesi stessi, poi al resto del mondo perché noi non la conosciamo abbastanza. Nei nostri istituti alberghieri in Puglia i nostri ragazzi devono imparare a cucinare i prodotti e i piatti nostrani e poi semmai quelli di altre zone d’Italia». Chef, ti ringraziamo per la tua disponibilità e ti auguriamo di realizzare i tuoi sogni. «Grazie a voi». 8 17 aprile 2015 / n.16 Tutta mia la città E tra In foto, le maioliche che salutano l’ingresso al quartiere delle ceramiche e uno degli ambienti del Museo della Ceramica, che raccoglie significativi esempi della produzione locale antica e moderna. Cocci d’autore Passeggiando tra forme e colori Un misto di forme e colori attirano lo sguardo appena si percorrono le viuzze costellate da botteghe nel quartiere delle ceramiche di Grottaglie. Laboratori che hanno il sapore di storia, di arte e di Puglia: un marchio ormai inconfondibile e riconosciuto in tutto il mondo di Antonella Nitto I l Quartiere delle Ceramiche sorge lungo la Gravina di San Giorgio, ai piedi del medievale Castello Episcopio. La caratteristica che rende unico questo Quartiere, risiede nell’insieme delle numerose botteghe artigiane nelle quali, sin dal Medioevo, si lavora e si produce la ceramica. Le numerose botteghe sono testimonianza della struttura rupestre del territorio, perché ognuna di loro era scavata nella roccia in alcune delle quali si conservano ancora antiche fornaci; in ciascuna bottega è possibile osservare le diverse fasi di lavorazione dell’oggetto ceramico e, contemporaneamente, acquistare il prodotto finito. La tradizione della lavorazione della ceramica parte da tempi lontanissimi: risalgono infatti al medioevo i primi manufatti ritrovati e, salvo qualche intermezzo storico, in cui la città di Grottaglie è stata evacuata, la produzione si è protratta fino ad oggi. Dal settecento esiste una produzione ceramica nota come “arte faenzara”che viene influenzata fin dal sorgere dalla prestigiosa ceramica di Faenza. Ad accogliere i clienti o anche soltanto i visitatori, in una bottega, vi è la parte espositiva con una miriade di manufatti di varie forme e colori. In passato, nel retrobottega vi era il fornaciaio che trascorreva intere giornate a infornare le crete, seguendo un criterio che imponeva di disporre prima le più grandi e poi Un ceramista, Giovanni Pinca, ci ha moquelle di piccole dimenstrato la bottega di famiglia che racconta una trasioni. Ora quei camini dizione di decenni: l’arte e le tecniche del passato si sono stati sostituiti da forni fondono con il presente. Colori, forme e tradizioni elettrici o a gas. convivono in un’offerta sempre più internazionale. A parte moderni macchiMigliaia di turisti, ogni anno, rimangono incantati nari e l’introduzione della dai tantissimi oggetti e lasciando Grottaglie portatecnologia, i metodi di no via un pezzo di Puglia con loro. Le ceramiche lavorazione e i prodotti di Grottaglie infatti, vengono esportate in tutto il finali sono rimasti abbamondo, ponendo tale artigianato locale ai primi stanza invariati. Vi si troposti nel panorama internazionale. vano i classici recipienti rustici come i capasoni, i pitali, i trimmoni, le cateatro di mimica e pantomima. Un posto di pase, di uso contadino e domestico; una produzione vascolare più rilievo occupa la produzione del cosiddetraffinata con vasi decorati, zuppiere, piat- to Pumo, oggetto portafortuna, simbolo di ti, brocche, le acquasantiere, i fischietti, le prosperità che adorna balconi ed abitazioni maschere e suppellettili vari. Un posto ri- nel segno della speranza e della buona sorlevante occupa la produzione vascolare di te, oggetto molto richiesto, tanto da essere tradizione greca e apula, ossia una perfet- scelto come bomboniera di matrimonio ta imitazione della ceramica prodotta nel della figlia del magnate dell’acciaio indiaperiodo magnogreco in Puglia, quando si no, Pramod Agarwal, col particolare dello raggiunsero livelli eccellenti di artigiana- sfarzo: ogni pumo è stato completamente to artistico. Dalla tradizione classica deri- placcato in oro. va anche la realizzazione delle maschere Non manca una produzione più contempofliaciche, un’ interessante imitazione delle ranea che segue tendenze più attuali volte grottesche maschere greche utilizzate nel a soddisfare un pubblico più ampio. E tra 17 aprile 2015 / n.16 Dalla A alla Z Claudio Russano e l’associazione Fuori Tempo andranno in scena il prossimo 23 aprile al Teatro Nuovo di Martina Franca con lo spettacolo “Strange”, una rivisitazione del famoso Vizietto. Claudio Russano IN SCENA CON… STRANGE In attesa di vedere il suo spettacolo, il giovane regista martinese ci svela il suo “vocabolario emotivo”, mostrandoci i tratti più caratteristici della sua personalità della passione, dell’amore… e del sipario! di Roberta Criscio A come Amore: Amore per la vita, Amore per se stessi, Amore per gli altri. B C come Bellezza: la Grande Bellezza che c’è in ognuno di noi. come Claudio: il mio nome, che contraddistingue la mia personalità dal suo vero significato…perché “Zoppas li fa e nessuno li distrugge”! D come Dolcezza: quella che uso nei confronti di chi mi vuole bene. E F come Enfasi: la metto in tutto quello che faccio e che ho fatto, nei miei progetti passati e futuri. come Famiglia e come Fuori Tempo, la mia associazione teatrale: due realtà che si accomunano tra loro. G N H I L O come Girasoli: li amo, sono i miei fiori preferiti, per la loro lucentezza, il loro immenso calore che mi trasmettono quando mi soffermo a guardarli. E poi sono strani, si girano in base al sole, un po’ come me quando mi sveglio la mattina. come Hotel: visto che ci lavoro da tantissimi anni. come Indole: nel mio caso vulcanica e spumeggiante, segno distintivo della mia personalità. come Lavoro: perché senza di esso non saremmo dei veri uomini, il lavoro mobilita, aiuta a crescere e a essere qualcuno. Anche se mi dispiace per i tanti ragazzi che al momento lo cercano, ma non lo trovano. M come Merito: nella vita le cose vanno conquistate con fatica e sudore…e a ognuno i suoi meriti. come Nuvole: non che sia uno che vive tra le nuvole, ma mi piace guardarle, mi fanno sognare e immaginare che oltre le nuvole ci sia qualcosa più grande di noi: l’Universo, lo spazio infinito. come Otto: un numero che ha il segno dell’infinito, l’infinito del voler vivere la propria vita pienamente lasciando il segno. P come Perseveranza: .una notte sognai una zia che mi disse “Claudio, Persevera”! Da quel momento è diventato il mio motto. Q come Quadro: sono sempre più convinto che la vita sia come un quadro, da abbellire e da riempire di mille sfaccettature diverse. R come Rosso: uno dei miei colori preferiti, perché è il simbolo S come Strange: il titolo del mio ultimo spettacolo, un rifacimento del Vizietto, commedia esilarante con colpi di scena, che toccherà un tema importante come quello della diversità. Andrà in scena il 23 aprile presso il Teatro Nuovo di Martina Franca. T come Trasparenza: perché credo che ognuno di noi abbia il diritto di vivere come gli pare. U come Unione: l’essere uniti è la cosa più importante, l’essere uniti in famiglia, con le amicizie, con le persone a cui vogliamo bene, sapendo di poter contare su di loro. V come Vero: l’essere veri è segno di maturità, di genuinità, segni che dovrebbero contraddistinguere la maggior parte di noi, per essere dei veri uomini. Z come Zenzero: perché un po’ di piccante ci sta nella vita e nel fare quotidiano. 9 10 Tendenze 17 aprile 2015 / n.16 3 2 1 4 Expo PANE & MODA 5 5 “Nutrire il Pianetà, Energia per la vita” è il tema globale dell’expo di Milano 2015, in partenza per maggio. La moda da mangiare e indossare è gia protagonista di chef-designer che hanno messo in pentola: tessuti e forme da leccarsi i baffi! C’è ancora chi lotta giorno dopo giorno per il valore antropico della parola, per la ricerca delle di Serena Mellonedegli antichi canti, dell’identità tradizioni, dell’essere umano. Intervista alla poetessa 6 enù variegato, sangiorgese apprezzata dalla critica nazionale adatto a palati M sopraffini, a vegani, carnivori e pastaaddict: carboidraiti ovunque stampati su giacche, tubini e scarpe! Tutta tricolore la prima collezione moda di Expo 2015, “10×10 An Italian Theory” di Alessandro Enriquez, stereotipi alimentari: come la pizza, i maccheroni, gli spaghetti, ma anche simboli come la cara e vecchia lira vengono riprodotti su giubbini, bomber e camicie zainetti urban, abiti da cocktail, gonne a ruota, pochette eleganti (1.2.3.). Pane e salatini per art director di maison Gattinoni, Guglielomo Mariotto, che ha apparecchiato per occasione quindici modelle con carbodraiti, grano, pasta, affini, avvalendosi della collaborazione dello stilista di gioielli, Gianni De Benedittis (4.5.6). Ma niente di nuovo già nel 2012 il cibo era già in menù, infatti Dolce&Gabbana disegnava orecchini “alle farfalle” (7.8.), e Love Moschino lanciava ballerine alla frutta (9)! Per non parlare di tutto hand made in goloso di pasta di fimo… da qualche parte dovrei avere i miei orecchini e parure in crostata della nonna di Tolly Kawaii Accessories! (10.). A tutti i maschietti, e non solo, Gallo dedica una calza speciale mangia spaghetti (11)! Della serie: belli comodi e mangiati! 8 7 9 8 10 11 E tra E tra 11 17 aprile 2015 / n.16 La tazza vegana Il bianco che uccide Di amore, scarpe e altre (dis)avventure Sicuri che il latte faccia davvero bene? Salute a parte, i metodi di produzione sono crudeli e dolorosi: a farne le spese, mucche e vitellini L’abito fa ben più che il monaco e anche chi si veste alla cieca e a tentoni in qualche modo incappa nelle maglie del fashion system Tremendamente di moda di Marta Coccoluto di Virginia Mastronuzzi CHEESECAKE AL PISTACCHIO INGREDIENTI -1 confezione (piccola) di panna vegetale di soia -1 tavoletta di cioccolato fondente -Farina di pistacchio (5-6 cucchiai) -Biscotti veg tipo digestive (io ne ho usati circa 10-11) -Margarina vegetale o olio di semi -Acqua q.b PROCEDIMENTO STEP 1 Prima di tutto procediamo a preparare la base frullando i biscotti veg con 2 cucchiai di olio di semi o di margarina vegetale e regolando con un pò di acqua fino ad ottenere un composto modellabile con le mani che stenderemo alla base del nostro stampo. Lasciare solidificare in frigorifero. STEP 2 Montiamo la panna, che deve essere ben fredda STEP 3 Adesso dividiamo la panna in 3 parti che separeremo in altre ciotole; una parte ci servirà in purezza per la decorazione superiore della nostra cheesecake, un’altra la mischiamo al cioccolato fuso che però non dev’essere bollente! e l’altra parte infine va mischiata alla farina di pistacchio aggiungendo1 cucchiaio di zucchero di canna o fruttosio STEP 4 COMPORRE LA CHEESECAKE!!! Tiriamo fuori dal frigo la base di biscotti e stendiamo prima la mousse al cioccolato, poi uno strato di crema al pistacchio e alla fine la panna montata. Lasciare solidificare in frigorifero almeno 2 ore. STEP 5 Condividere questo goloso momento con chi vogliamo!!! Q uanto le strategie di marketing e campagne pubblicitarie martellanti inducono il consumatore a convincersi della genuinità e della necessità di certi alimenti? quanto l’impiego di testimonial, raccattati dal mondo dello spettacolo ci convincono che “beh, se lo usa lui, sarà buono!”. A essere sotto i riflettori oggi è un alimento che da sempre è ritenuto essenziale alla crescita di qualsiasi bambino, fondamentale nella dieta di un adulto: il latte. Nonostante in questi ultimi vent’anni la vendita di latte si sia abbassata velocemente, i venditori hanno tentato di invertire la rotta attraverso simpatiche canzoncine ridondanti stile “bevete più latte, il latte fa bene, il lat- te conviene”, o ancora pagando testimonial come l’attrice Sandrelli che fingendo di inciampare dalle scale, con malizioso sorriso, confida poi alle amiche che lei rinforza le sue ossa attraverso uno yogurt, e non per ultimo associando l’immagine del latte a stereotipi di belle donne e uomini atletici, come ha fatto la campagna pubblicitaria Got milk? fotografando con le labbra sporche di latte Rihanna, Harrison Ford e David Beckham per indurre il consumatore a un maggiore consumo di latte. In questo sconfinato mare troviamo due isole; una è l’isola felice chiamata pubblicità di cui sopra; l’altra, invece, è popolata da intolleranti al lattosio, da allergici, da persone con l’osteoporosi e con sindrome del colon irritabile, solo per citarne alcuni. Sebbene l’isola felice della pubblicità abbia adottato metodi persuasivi e manipolativi, la realtà è che il consumo di surrogati del latte vaccino, come latte di soia, di riso, yogurt vegetali hanno visto un’impennata nelle vendite. Dati scientifici dimostrano che il latte contiene sì calcio utile alle ossa, ma contiene anche proteine animali, acide, che per essere smaltite, consumano calcio. E’ un usuraio della peggiore specie perché il latte presta il calcio, ma ne consuma più di quello che dà. Paradossalmente, vari studi, tra i quali l’Harvard Nurses’ Health Study, che ha seguito clinicamente oltre 75.000 donne per dodici anni, sostiene che il consumo di latticini aumenta il rischio di fratture (tratto da “Impariamo a mangiare sano con i cibi vegetali”, SSNV). Sul fronte etico e dello sfruttamento animale, invece, cosa accade? Mi chiedo quanti siano a conoscenza di una direttiva comunitaria, recepita dal DPR n.54/1997, che stabilisce quante cellule somatiche, volgarmente “pus”, il latte possa contenere al suo interno (e parliamo di 400 milioni di cellule di pus in un litro di latte vaccino). Le cellule somatiche passano nel latte a causa di un problema di cui soffrono molte mucche di allevamento, la mastite, ovvero un’infiammazione alle mammelle dovuta ad un eccessivo sfruttamento della mucca-macchina, la quale è ingravidata costantemente affinché possa produrre latte. Quindi cominciamo a sfatare il mito che la mucca produca latte sempre e comunque. Come un comune mammifero, donna compresa, produce latte solo se aspetta il suo vitellino per nutrirlo! Purtroppo non è soltanto una questione di sfruttamento. Ma di uccisione. Perché é anche il consumo di latte implica, necessariamente, l’uccisione di animali. I vitellini dopo 1-2 giorni di vita, vengono sottratti alla madre; se il vitellino è maschio non potrà vivere come mucca da latte e sarà direttamente portato al macello e a neanche 6 mesi di vita diventerà “cibo” (la fettina di vitellino, per intenderci); se è femmina diventerà mucca da latte, sfruttata circa 5 anni, per poi essere macellata a fine carriera. Una domanda, la cui risposta è implicita nella domanda stessa mi pulsa nella testa: come mai l’isola felice delle pubblicità, delle campagne pubblicitarie e dei testimonial prostituiti ai meccanismi mediatici non parlano anche di tutto questo? L o scorso week end ho partecipato a una bellissima lezione sulla moda italiana degli anni ’80. Ho visto le famose “cose che voi umani non potreste immaginarvi”, ma che magari avete portato (confessatelo!) o ricordate indosso a vostra madre o sorella maggiore. I vestiti esagerati, luccicanti, voluminosi di Krystle e di Alexis di Dinasty, i guanti tagliati in pizzo di Madonna, con le croci al collo e i giri di braccialetti neri, i micro giubbotti jeans di Sabrina Salerno su reggiseni ancora più micro, i fiocchi in testa e gli scaldamuscoli, i costumi scosciati fin sotto la gabbia toracica e gli orologi Swatch. E ancora, ho ripercorso gli anni durante cui le modelle sono diventate icone contemporanee e gli stilisti dettavano legge. In foto che posso lecitamente definire d’epoca, ho viso ritratti un esordiente Stefano Gabbana molto meno glamour di come è adesso e con un impensabile casco di capelli, Sir Karl Lagerfeld – udite, udite – senza guanti né occhiali che S-O-R-R-I-D-E, un Valentino Garavani che ancora parlava italiano, e poi Enrico Coveri, Luciano Soprani, Franco Moschino, Gianni Versace e su tutti lui, un giovane e inarrestabile Giorgio Armani, in una fresca e dinamica Milano, nuova capitale della moda mondiale. E poi le giornaliste di moda a cui sogno di somigliare, Isa Vercelloni, Anna Piaggi e Natalia Aspesi su tutte, a conferma, per chi ancora dubita, che la moda è qualcosa di inte- ressante su cui scrivere. E che ci vuole stoffa per farlo, e non solo quella dei vestiti. Gli anni ’80 erano un periodo, per dirla con le parole di Re Giorgio (Armani), durante cui, “più facevi e più eri”: giusto o sbagliato non voglio dire, ma è grazie a quegli anni di consumismo vertiginoso, se il fashion è diventato democratico e alla portata di tutti, rompendo gli schemi del ‘buon gusto’ e i codici che regolavano cosa era lecito indossare, da chi e per quale occasione. Ringraziamo gli stilisti dunque, se possiamo andare in giro conciate come ci pare. Per questo sorrido pensando a chi critica noi ‘modaiole’ – io mai quanto vorrei per una mera questione di budget – e si sente superiore, tanto da puntare il dito. Chi si prende così sul serio da non curarsi di ciò che si mette addosso, che pensa di non avere niente a che fare con le tendenze del momento e che è convinta che ciò che gli stilisti prima, i direttori creativi oggi decidono di lanciare, sia ininfluente su di loro. Non le sfiori, non le riguardi, non le interessi. Fin qui nessun problema, non fosse che, più o meno velatamente, diano delle povere stupide a noialtre. In realtà, perfino il colore dell’ultimo maglioncino in una cesta delle offerte – così come spiegò mirabilmente la Miranda de “Il diavolo veste Prada” – è stato deciso ai piani alti del fashion system. E l’unica differenze è che quelle “a me la moda non interessa” se lo infilano qualche tempo dopo. E più di tutto, quello che non sanno, è che la moda ha incasellato anche loro e ne ha definiti stile e look. Le anti fashion addict sono le normcore, che a NY sono già una tendenza. E dal 2013, un po’ come il maglioncino ‘indipendente’ di cui sopra. Insomma, sappiate che anche non essere alla moda, è tremendamente di moda. 12 17 aprile 2015 / n.16 L’ultimo canto E tra Il racconto Addio, giallino! di Oscar Nardelli U na mia amica, Rosalba, un giorno passeggiando con il suo compagno per le vie del centro, mentre lui si attardava a rispondere al cellulare, lei si soffermò a guardare la vetrina di un negozio che vendeva articoli per animali domestici. In bella mostra c’erano delle gabbie con dentro degli uccelletti gialli e arancione. Finita la telefonata il compagno le si mise sotto braccio: «Andiamo?» le chiese. «Hai visto quanto sono belli quegli uccelletti?». Lui si girò verso la vetrina: «Sì, sono dei canarini. Sono molto belli e cantano che è una meraviglia, ma sono molto delicati». Qualche giorno dopo la mia amica ebbe una sorpresa, Pierangelo, il suo compagno, rincasò porgendole una scatola avvolta in una carta di giornale bucherellata. Lei la prese e la rigirò tra le mani: «Cos’è?» gli chiese sorpresa. «Aprila, fai attenzione però». E mentre lei cominciava a scartare l’involucro lui provvide a chiudere la porta della cucina e la portafinestra che dava sul balcone. «Su, non aver paura, aprila». Tolto l’involucro e scostato il coperchio, dalla scatola fece capolino un canarino giallo. «Ti piace? Ho pensato di regalartene uno, visto che giorni fa sei rimasta così affascinata da questi uccelletti. Aspetta perché non è finita». E dicendo così si diresse verso l’ingresso per prendere un altro voluminoso involucro che aveva lasciato dietro la porta: «Ho anche la gabbietta, il mangime e l’osso di seppia. Dai prendilo e mettiamolo dentro». «No fallo tu. Io ho paura di fargli male». Le rispose lei porgendogli la scatola. Il canarino fu sistemato nella gabbietta e gli venne trovato un posto sul balcone, poi rimasero ad osservarlo. Per circa una settimana il canarino non emise un suono e quando Rosalba metteva la mano nella gabbia per pulirla, cambiare l’acqua e dargli da mangiare, lui si ritraeva in un angolo, spaventato, poi riprendeva a saltellare da una bacchetta all’altra, ma non cantava mai. Anche la gatta, che spadroneggiava in casa già da qualche anno, dimostrò dell’interesse e qualche perplessità accorgendosi del nuovo arrivato. Forse Circe, questo il suo nome, aveva anche qualche subdola e bassa idea sul cosa ne avrebbe fatto lei, ma la gabbia era troppo alta e fuori dalla sua portata, così il canarino poteva continuare a saltellare. Se ne accorse Rosalba, dandole da mangiare, che il canarino zoppicava e non si reggeva sul trespolo. Provvide, preoccupata, a portarlo dal veterinario e questo lo curò e alla fine l’uccelletto guarì. Qualche giorno dopo, mentre Pierangelo stava uscendo di casa lei lo raggiunse: «Per favore prendi il mangime per Semola». «Per chi?» chiese lui stupito. «Per il canarino, mi piace e gli ho dato questo nome: Semola». Il compagno sorridendo la rassicurò e si infilò nell’ascensore. Una mattina Rosalba si svegliò con la luce del giorno che filtrava dalla persiana semi aperta della stanza. Era una bella giornata primaverile, tiepida e luminosa. «Cip». Sentì lei. Si guardò intorno ma non vide nulla, poi quel suono si ripeté: «Cip Cip». Sentì ancora pervenire e questa volta distintamente. Scostò le coperte e lenzuola, si infilò in fretta le ciabatte e si diresse verso la cucina. Il canarino, sentendosi osservato, per un po’ smise di emettere quei brevi suoni poi, con il sole che illuminava già tutta la casa, riprese a cantare, ma questa volta con vigore, gorgheggiando e cantando come lei non lo aveva mai sentito fare. Come si sa, la casa è il nostro rifugio. Il nostro regno. Possiamo girarci di notte, aprire i cassetti e armadi e prendere ciò che ci serve senza dover accendere la luce, perché conosciamo perfettamente dove abbiamo riposto le cose, gli oggetti. Sempre, quando rincasiamo, proviamo la piacevole sensazione e un senso di sollievo chiudendo la porta dietro di noi e lasciando fuori il mondo con i suoi problemi. A Rosalba piaceva trattenersi a casa nuova. Le piaceva cucinare, occuparsi personalmente delle incombenze domestiche, ma quello che preferiva era la domenica pomeriggio quando, libera da impegni, poteva sprofondare nella sua poltrona preferita e leggere un libro, pensare ai mille nuovi progetti che sempre le frullavano in testa, o a riflettere sulla copertina che avrebbe adottato per il prossimo numero del settimanale che dirigeva. Accanto al suo compagno e magari con la gatta che facendo le fusa le saltava in grembo, ascoltando il canto del canarino, che dall’altra parte della casa non smetteva di far pervenire i suoi gorgheggi, si sentiva invadere dalla serenità più assoluta, quasi un benessere fisico. Dentro quelle mura si sentiva sicura e riappacificata con tutti, soprattutto con se stessa. Passarono i giorni e anche il canarino, ben presto diventò parte integrante della casa, della famiglia. Rosalba si era affezionata all’uccelletto come alla sua gatta, in verità più felina di una tigre e poco socievole, ma sempre parte integrante della famiglia. Una mattina si svegliò che il sole era già alto, con la casa ormai invasa dalla luce di una radiosa giornata. Si voleva trattenere ancora per un po’ a letto, ma non sentendo il consueto canto del canarino si alzò preoccupata. Temeva che la sera prima, La storia è liberamente ispirata a un fatto vero: il piccolo Semola era stato trovato per strada che non riusciva a tenersi sulle zampette. Curato da Maurizio Passatore, esperto allevatore di canarini (in foto), Semola era stato adottato (in foto con la gatta Circe). Purtroppo il simpatico pennuto ha avuto vita breve: fatale è stata un’indigestione di mela. avendo aperto la gabbietta per cambiare l’acqua e metterci il mangime, alla fine non l’avesse chiusa bene e il canarino, trovandola aperta, fosse volato via. Arrivata in cucina si accorse che effettivamente l’uccelletto non c’era nella gabbia e preoccupata si avvicinò. Il canarino non era volato via, stava immobile sul fondo della gabbia. Lei aprì la gabbietta e lo scosse con un dito, ma l’uccelletto non si mosse, anzi, era rigido e le sue piume fredde e irrigidite. Rosalba chiamò con le lacrime agli occhi il suo compagno e lui provvide a trarlo dalla gabbia e ad avvolgerlo in un rotolo di carta da cucina. «No. Non buttarlo così». Lo pregò Rosalba. Lui prese una busta di plastica e ci ripose l’involucro ed uscì. Rosalba lo vide uscire dal cancello, attraversare la strada e inoltrarsi nel campo di fronte alla casa. Lo seguì con lo sguardo appoggiata alla porta finestra del balcone. Lo vide fermarsi sotto un olivo, scavare una piccola buca e adagiarci dentro la piccola busta di plastica e poi ricoprirla. Restò lì ammutolita. Possibile che la perdita di un canarino, di un uccelletto potesse coinvolgerla tanto? «Sì». Pensò. Ogni creatura anche la più piccola, anche un uccelletto può lasciare un vuoto nella casa che ha rallegrato con il suo canto. Anche Circe sembrava disorientata a non sentire più il canto del canarino e non vedendolo saltellare nella gabbia, ma lei si riprese subito e incurante delle sofferenze altrui andò a controllare se nella sua ciotola se erano rimasti dei crostini dalla sera prima. Il compagno rientrando la rassicurò: «Non preoccuparti Rosalba, quando torno te ne porto un altro». «No. Non voglio» gli rispose. Non era questione di sostituzione o di avvicendamento, si era affezionata a Semola come ci si può affezionare ad un essere familiare e lei non voleva soffrire oltre. E tra 13 17 aprile 2015 / n.16 un mondo per la casa seguici anche su visita il nostro sito web SCOPRI IL PUNTO VENDITA PIÙ VICINO A TE, ti aspettiamo www.happycasastore.it con migliaia di articoli per la casa, piccoli elettrodomestici, cancelleria, ufficio, articoli pet, brico, giardino, mare, giocattoli e tanto altro. PUGLIA BARI (BA) c/o parco comm. “Santa Caterina” Str. S. Caterina, 17/G - nei pressi di “Mediaworld” BARI (BA) MAXI Store c/o parco comm. “BariMax” - Viale Francesco De Blasio PROSSIMA CASAMASSIMA (BA) IPER Store Via Noicattaro nei pressi del parco comm. Auchan APERTURA CASTELLANA GROTTE (BA) c/o centro comm. “Grotte” - Via Putignano CORATO (BA) Via Gravina, accanto al supermercato “DiMeglio” MOLFETTA (BA) IPER Store Via Oliere e Saponiere Meridionali, accanto ad “Euronics” TRIGGIANO (BA) c/o centro comm. “Bari Blu” SP 60 Sangiorgio-Triggiano - Loc. Cutizza BARLETTA (BAT) MAXI Store c/o centro comm. “Mongolfiera” Via Trani, 19 ANDRIA (BAT) IPER Store c/o centro comm. “Mongolfiera” S.S. 170 Ang. Tang. per Trani TARANTO (TA) IPER Store c/o parco comm. “Mongolfiera” Via per Montemesola Km 10 MARTINA FRANCA (TA) IPER Store Via della Resistenza, angolo Via Mottola BRINDISI (BR) c/o centro comm. “Le Colonne” SS 7 Appia Km 712 MESAGNE (BR) IPER Store c/o centro comm. “Auchan” SS 7 Km 10 SURBO (LE) IPER Store c/o centro comm. “Mongolfiera” SS Lecce-Brindisi Km 1,9 CAVALLINO (LE) IPER Store parco commerciale “Cavallino” SS 16 - Lecce-Maglie esposizione articoli arredo presso CAVALLINO ARREDO CASARANO (LE) MAXI Store Via Vanoni, 2 accanto a “IperMac” TRICASE (LE) MAXI Store Via Aldo Moro, 3 nei pressi di “IperSidis” GALATINA (LE) Strada Prov. 362 Km 16- Z.Ind. accanto a “SuperMac” RACALE (LE) Via Addis Abeba, 50 accanto al supermercato Gaetani SISA IN TUTTI I PUNTI VENDITA PAGAMENTO CON CARTE DI CREDITO FOGGIA (FG) MAXI Store Viale degli Artigiani nei pressi di Euronics MERCOGLIANO (AV) IPER Store c/o parco comm. “MoviePlex” Aut. Avellino Ovest, Via N. S. Angelo MANFREDONIA (FG) S.S. 89 km 163 usc. Manfredonia Porto c/o centro comm. Il Gargano MONTESARCHIO (BN) c/o centro comm. “Liz Gallery” Via Benevento MARCHE CERIGNOLA (FG) c/o Ipermercato “Interspar” Via Evangelista Torricelli Ang. Via Pigna MONTECASSIANO (MC) IPER Store Località Piane di Potenza SAN SEVERO (FG) MAXI Store Via Foggia Km 1 VENETO BASILICATA MATERA (MT) IPER Store Via Gravina ang. Via Carlo Alberto Dalla Chiesa, 7 POTENZA (PZ) Via della Tecnica, 8 MELFI (PZ) MAXI Store c/o centro comm. “Arcobaleno” MOLISE CAMPOBASSO (CB) MAXI Store Contr. Colle delle Api c/o centro comm. “Monforte” TERMOLI (CB) IPER Store Via Egadi, 6 CAMPANIA GIUGLIANO (NA) IPER Store c/o parco comm. “Auchan” Via San Francesco a Patria VOLLA (NA) IPER Store c/o centro comm. “Le Ginestre” Viale Michelangelo ARZANO (NA) MAXI Store c/o Carrefour Market Via Pecchia 176 CASERTA (CE) MAXI Store c/o centro comm. “IPERION” Via P. Borsellino, 3 VITULAZIO (CE) IPER Store S.S APPIA nei pressi del centro comm. “Il Decumano” MARCIANISE (CE) IPER Store presso parco comm. “Campania” TEVEROLA (CE) IPER Store presso parco comm. “Medì” SALERNO (SA) MAXI Store Via S. Leonardo 60 GIA 134/B-O CAVA DE’ TIRRENI (SA) accanto al “Tuodì Superfresco” C.so Mazzini 277 MESTRE (VE) MAXI Store Via Don Tosatto, 123 nei pressi del centro comm. Auchan MIRA (VE) IPER Store S. S. Romea, 62 nei pressi di Iperlando MARCON (VE) IPER Store Via Mattei, 9 VICENZA (VI) IPER Store Via Trento, 201, accanto al Superstore PAM TORRI DI QUARTESOLO (VI) Via Brescia, nei pressi del c. comm. “Le Piramidi” VILLAFRANCA DI VERONA (VR) IPER Store Viale Postumia, 18 CONEGLIANO (TV) Via Maggiore Piovesana, 11 accanto a Polizia di Stato ESTE (PD) Via Atheste, 38/E - accanto a DICO PORTO VIRO (RO) IPER Store Strada statale Romea, 6-8 LOMBARDIA BRESCIA (BS) IPER Store Via Rieti, nei pressi del centro comm. all’Asta Tutto MUGGIÒ (MB) Viale Repubblica, 86 presso centro comm. Coop EMILIA ROMAGNA FERRARA (FE) IPER Store Via Modena, 17 ZOLA PREDOSA (BO) MAXI Store Via G.Villeneuve, 8 c/o p. comm. “Le Rotonde di Zola” PARMA (PR) Via Tartini, 3 NONANTOLA (MO) Via Vittorio Veneto, 53 DOMENICA APERTI 14 E tra 17 aprile 2015 / n.16 Martina Franca nieri no le Nozze d’ Oro… o Chiafele, festeggia ol Pa ito ar m il n co Vita foto di Angelo Guar 100 ANNI Lunga vita a... nonna Vita! di Rosa Maria e Benvenuto Messia O gni qualvolta mi trovo dinanzi ad una signora che ha spento da poco le 100 candeline, prima di dare inizio alla nostra conversazione, mi piace guardarla con attenzione, in tutte ho ritrovato uno sguardo sereno e soprattutto tutte mi hanno permesso di condividere appieno il pensiero della grande Anna Magnani: “Lasciami tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una. Ci ho messo una vita a farmele venire”. Che bello leggere su quei volti segnati dal tempo, gli anni trascorsi, le emozioni provate, le esperienze vissute. Ogni ruga parla della vita, di ogni conquista fatta, dei dolori e delle gioie provate. Chi ha tagliato il traguardo dei cento, ha avuto la fortuna di non trovarsi nell’epoca del botulino e della chirurgia estetica e può con orgoglio mostrare e gridare: “Viva le rughe!” Mentre penso a questo, osservo Vita Argese , nata il 19 marzo 1915, mi guarda, sorride e aspetta, curiosa di sapere cosa le chiederò. Nata in una famiglia di contadini, ha sempre abitato in campagna, cinque fratelli e tre sorelle che vivevano a contatto con la natura, dando una mano di tanto in tanto al papà impegnato nei campi. Fu durante “una festa da ballo” che conobbe l’uomo della sua vita: Paolo Chiafele, il periodo di fidanzamento fu molto breve, soprattutto perché “le campagne distavano molto e non era facile vedersi, allora non cerano le macchine e non avevamo nemmeno la bicicletta”, e cosi si sposarono il 26 aprile del 1936. Dalla loro unione nacquero cinque figli: Antonio, Giuseppe, Angelo, Anna e Maria, che oggi seguono la mamma, stando con lei a turno. Nell’educazione dei figli dice di essere stata buona, ma nello stesso tempo severa, come l’epoca richiedeva. Da brava casalinga si è sempre dedicata alla famiglia e alla sua casa, ora trascorre le giornate leggendo, recitando il rosario e guardando poca tv, … con i suoi 5 figli, da sinistra Maria, Antonio, Anna, Giuseppe, Angelo e il Sindaco Franco Ancona... chissà che anche questo non sia un segreto per vivere a lungo. Mangia proprio tutto, frittura compresa, e quando le chiedo del caffè, mi dice “ ce stĕ’ mu vève, ce na ne stĕ’ na me ne vève”. Come tutte le persone “di una certa età”, ama stare a casa propria, ma se i figli le propongono di stare con loro o di trascorrere nelle loro abitazioni i giorni di festa li segue volentieri. Da dodici anni è vedova, ma è sempre circondata dall’affetto dei figli, di undici nipoti e quattordici pronipoti. Mi parla sottovoce e sembra essere timida, ma la figlia mi assicura che era molto estroversa, una cinquantina di anni fa, fu scelta come testimone di nozze da una nipote e in questa occasione si esibì in un brindisi-spettacolo, che venne per diversi anni ricordato da tutti gli invitati presenti. Le piaceva tanto scherzare e stare tra la gente. Ha seguito con attenzione il racconto fatto dalla figlia e aggiun- ge: “Me piascève ballà’, quanne jére giŏvene, tanne stève allĕgre e allĕgre”. Mi sorride e alcune rughe si accentuano, mi piace salutarla così, e augurarle che la vita continui a parlare e a scrivere sul suo bel volto. … fra le sue braccia, uno dei suoi 14 pronipoti… E tra 17 aprile 2015 / n.16 15 17 aprile 2015 / n.16 16 Copertina E tra Marcello Piras In nome del jazz I più preferiscono suonarlo, in pochi lo raccontano, solo uno ne sfata il mito e riporta alla luce ciò che un secolo di questo genere musicale ha seminato sul proprio cammino. Un piccolo miracolo in zona Franca fatto da chi di musica se ne intende di Antonella Chionna – Foto di Gianni Contini E’ noto al grande pubblico, l’inestimabile lavoro di Marcello Piras nell’ambito dello studio del jazz e delle musiche nere; di conseguenza sfugge il pretesto di ignorarne il riconoscimento storico nella città, quella di Martina Franca, che valorizza la caratura mondiale di una personalità così prestigiosa e protagonista lunedì 20 aprile di un imperdibile evento che avrà luogo nella sala consiliare del Palazzo Ducale. Una conferenza, che “Racconta il jazz” per l’esattezza; un’occasione di confronto atipica, nel mondo delle carovane trainate dal “successo per il successo”, che vanta il coordinamento dell’Assessore alla cultura prof. Antonio Scialpi. Perché raccontare il jazz è cosa in disuso, un po’ come suonarlo, se si preferiscono le falsificazioni legate Questo e altro potrà essere svelato da un grande studioso del nostro tempo, in una città del nostro secolo, bella da morire sia chiaro, che conserva alle volte un fascino liceale ancora da violare, inviolabile e tuttavia provinciale. agli strascichi storici cui molti soccombono per cercare conforto e per ricreare, nell’immaginario comune, l’idea di un mondo infiocchettato in cui il mito prende il posto della realtà; mancando il presupposto “fondante” dell’essere “nella” cultura attraverso una lente d’ingrandimento del mondo che distorce i molteplici livelli d’informazione cui l’uomo medio è sottoposto, la valida alternativa è quella di assumersi delle responsabilità, a costo di deludere, E tra 17 17 aprile 2015 / n.16 “Il jazz è stato raccontato infinite volte, e per certi versi la sua storia è come la favola che i bambini amano sentirsi raccontare più e più volte, per essere rassicurati dalle conferme. Ma la narrazione canonica nasconde molti inganni, essendo concepita proprio per essere consolatoria. Grazie al lavoro pionieristico di Marcello Piras, oggi si può iniziare a vedere che la storia reale è molto diversa. Esistono poi diversi modi di narrare il jazz, che si prestano a illuminarne differenti aspetti, alcuni dei quali inaspettati e sorprendenti. Nella sua conversazione, Marcello Piras ne proporrà alcuni. Sarà questa anche l’occasione di far conoscere il suo libro appena uscito, Dentro le note, una guida analitica alla comprensione del linguaggio jazz”. L’evento, il 20 aprile alle ore 18 a Palazzo ducale di Martina Franca, è coordinato dall’Assessore alle attività culturali Antonio Scialpi. Introducono: Antonella Chionna e Agostino Convertino. ge agli abissi sondabilissimi dell’inclassificabile metro di paragone che qualifica la materia storica, priva di feticismi, e che informa l’ascoltatore, quasi il fatto “in sé” schiuda un significato aggiuntivo rispetto alla menzogna la quale, nel migliore dei casi idealizza, nel peggiore disinforma, togliendo al fascino della questione un’identità originaria che è possibile sottrarre, paradossalmente, al pubblico. Questo e altro potrà essere svelato da un grande studioso del nostro tempo, in una città del nostro secolo, bella da morire sia chiaro, che conserva alle volte un fascino liceale ancora da violare, inviolabile e tuttavia provinciale. Nella provincia e così sia, nella comunità altrettanto sia l’innegabile possibilità di dire francamente “pane al pane e vino al vino” e far riscoprire quello che il dilettante immolatosi “in nome del jazz” ha sacrificato nel percorso verso l’autocelebrazione e quello che la dimensione spirituale di ogni essere umano auspica, nel recupero di uno spazio interiore, previo disconoscimento storico, ancora da conquistare. Una conquista comunitaria, imminente e costellata d’immagini, musica e percorsi personali, sofferti in buona parte, che un grande maestro avrà l’ardire di mettere insieme per spronare la coscienza a uscire dalla provincia e, per una volta, legittimarsi nel mondo; per l’uomo. Un piccolo miracolo, e dire ciò che si avvicini maggiormente alla verità: compito dello studioso, dunque, sfatare il mito e riportare alla luce ciò che un secolo di jazz ha seminato sul proprio cammino. Molteplici strade a disposizione, un paio di alternative: raccontare il jazz dalla parte del romanziere squattrinato che fa prosperare miti, nati e fioriti nel contesto americano e dei suoi ideali indissolubili o raccontare il jazz dalla parte dello studioso che prende coscienza di quello che l’arte nel duemila quindici può solo veicolare: la verità, al bando l’estetica. E’ così che dalle vette della popolarità commerciale si giun- reso possibile da quelli che ancora credono, in zona Franca, nella potenza dell’intelligenza che scavalca i limiti d’età, d’estrazione, d’opinione e avvicina le persone che amano condividere l’amore supremo per la conoscenza, mettendo da parte le rivalità del buon vicinato e valorizzando un’ulteriore prova contingente: l’anteprima mondiale del libro “Dentro le note. Il Jazz al microscopio” (Marcello Piras - Arcana editore) che il maestro introdurrà quale ultima, calzante, guida analitica alla comprensione del linguaggio jazz. Chi è chi Marcello Piras è un musicologo noto in tutto il mondo per i suoi studi sul jazz e sulla storia delle musiche nere. Ha pubblicato un volume su John Coltrane, un CD-ROM sul jazz e decine di saggi su enciclopedie, libri e riviste, e ha tradotto i fondamentali Early Jazz e The Swing Era di Gunther Schuller, rivedendoli con l’approvazione dell’autore. Ha stilato note di copertina per circa trenta LP e CD, prodotto ristampe di James P. Johnson, Lennie Tristano, Charles Mingus e jazz italiano post-bellico, e concepito la prima integrale della musica per piano di Scott Joplin su strumento d’epoca e con prassi esecutiva filologica (in attesa di pubblicazione). Di Louis Moreau Gottschalk ha scoperto e/o ricostruito varie pagine manoscritte e il libretto in castigliano di Escenas campestres (revisione di Richard Rosenberg, CD Naxos). Ha tenuto conferenze in Italia, Germania, Svizzera, USA, Canada, Messico e Brasile; per trent’anni è stato conduttore a Radio RAI, nonché voce recitante, autore di sonorizzazioni per lavori teatrali di Samuel Beckett e consulente storico per il regista Giuseppe Tornatore. Insegna dal 1978; pioniere nella didattica della musicologia del jazz, ha elaborato un metodo innovativo per l’analisi delle forme, creando il primo corso di musicologia afro-americana in Italia e tenendo lezioni, conferenze e master class. Nel 1997-99 ha insegnato a fianco di Gunther Schuller, Bill Russo e Duško Gojković nel Corso europeo di orchestra jazz a Palermo. Ha ideato e fondato il Centro Studi “Arrigo Polillo” di Siena, che ha diretto fino al 1998. Nel 1992-2000 ha fondato e presieduto la SISMA (Società Italiana per lo Studio della Musica Afroamericana), dando vita a un bollettino, due riviste e un festival dedicato alla musica scritta di influenza nera dal Rinascimento a oggi. Nel 2001-02 ha vissuto negli USA, collaborando con il Center for Black Music Research (Chicago) e la University of Michigan, come direttore esecutivo della collana di edizioni critiche MUSA (Music of the United States of America). Ha poi fatto parte del comitato scientifico della rivista Jazz Perspectives e ha pubblicato saggi per Current Research in Jazz e il Journal of Jazz Studies. Ha inoltre prodotto per la Fondazione CaRiChieti uno studio quinquennale sul grande pianista jazz Umberto Cesàri. Dal 2006 vive a Puebla, dove studia l’influenza africana sulla musica barocca messicana. Qui ha fondato ADAM (Association for Darwinian Afrocentric Musicology), una società per il rinnovamento della musicologia e ha tradotto in spagnolo il Gabinetto armonico di Filippo Bonanni. Di recente è apparso in inglese il Duke Ellington Companion, che lo vede coautore accanto a studiosi europei e americani. Attualmente lavora a una storia afrocentrica della musica dal Paleolitico a oggi, in cui confluiscono paleontologia, evoluzionismo, filogenesi dell’encefalo, linguistica e archeologia. 18 17 aprile 2015 / n.16 E tra E tra 17 aprile 2015 / n.16 19 20 17 aprile 2015 / n.16 E tra E tra 17 aprile 2015 / n.16 Nuvolette 21 L’OROSCOPO dal 17 al 24 aprile 2015 LECCE COSPLAY & COMICS Ecco la quinta edizione Sabato 18 e domenica 19 aprile a “Lo Spazio” di Lecce. Ospiti d’eccezione: Dario Moccia, Andres Mossa e Oronzo Cilli. L’immancabile contest tra cosplayers di Pierluigi Rota I l termine “cosplay” indica la pratica di indossare un costume che rappresenti un personaggio riconoscibile in un determinato ambito e interpretarne il modo di agire. È una moda lanciata in Giappone e poi negli Stati Uniti dagli appassionati di manga e videogiochi, che si travestono e impersonano i loro personaggi preferiti. È la contrazione delle parole inglesi “costume” e “play”. Dopo il successo della scorsa edizione, svoltasi in un’unica giornata e che ha visto la partecipazione di circa 1800 visitatori, quest’anno Lecce Cosplay & Comics sarà ospitato nel centro polifunzionale “Lo Spazio” di Lecce, nei giorni di sabato 18 e domenica 19 aprile. La location, raggiungibile in 5 minuti dal centro della città e situata nei pressi di due uscite della tangenziale est di Lecce (uscita Stadio e uscita Mercato ortofrutticolo), copre una vastissima superficie ed è provvista di un alto numero di parcheggi gratuiti. Suo punto di forza è l’ampio spazio centrale di circa 1000 metri quadrati situata all’interno dell’edificio, circondata dai tre livelli in cui l’intera location si sviluppa. Una Convention di due giorni, ricca di eventi: presentazioni, workshop, le aree “games” e “comics” e l’immancabile contest “Lecce Cosplay”, giunto alla sua quinta edizione. La gara si svolgerà domenica 19 aprile. Le categorie premiate saranno: Miglior Cosplay Maschile; Miglior Cosplay Femminile; Miglior Gruppo; Miglior Esibizione. Il migliore tra tutti, si aggiudicherà il “Premio Lecce Cosplay & Comics 2015” e vincerà un week-end per due persone in una località a scelta. Special guest: Dario Moccia, Andres Mossa e Oronzo Cilli. Ingresso gratuito. Il programma completo della due giorni lo trovate su: www.leccecosplayandcomics.it diVERSI di Cataldo Basile Le gioie che verranno A Aspettiamo notizie di amici di amori di uomini e donne che abbiamo amato; Quando qualcuna parte una parte di noi che va via e vorremmo che fosse mai partito; Molti non li vediamo e ci manca qualcosa quando ci accorgiamo che non ci sono più; Ci giriamo intorno e sentiamo un vuoto che non si pu spiegare e la vita che ci ha dato due remi, due vite, due voci al nostro animo che affoga di nostalgia per noi che non siamo pi nessuno ARIETE 21.03 - 20.04 Aggredite per paura di essere attaccati. Questo atteggiamento sulla difensiva crea un muro tra voi e gli altri difficile da scavalcare. TORO 21.04 - 20.05 Dovete credere nelle vostre potenzialità e lanciarvi anche se vi trovate in ambienti nuovi e apparentemente ostili. GEMELLI 21.05 - 21.06 Poco male: nel weekend saprete come ritrovare il sorriso. Così così la salute. CANCRO 22.06 - 22.07 siete particolarmente distratti: tenete d’occhio portafoglio, cellulare e…testa! LEONE 23.07 - 23.08 Avrete un favore da ricambiare o una visita che avete promesso quindi non tiratevi indietro. La casa vi tiene impegnati con alcune faccende urgenti. VERGINE 24.08 - 22.09 Bel feeling con Gemelli, Scorpione, Acquario o Pesci. Non preoccupatevi di alcune spese inaspettate: i soldi usciranno dalla finestra me rientreranno dal portone principale. In arrivo promozioni? BILANCIA 23.09 - 22.10 Il trigono di Giove inizia a dare i suoi primi frutti ma dovrete essere pazienti. Un piacevole imprevisto animerà le vostre mattinate. SCORPIONE 23.10- 22.11 Un rapporto di lunga data potrebbe necessitare un chiarimento. Per chi è single conoscenze e fatti divertenti in vista. SAGITTARIO 23.11 - 21.12 Trovate il modo di ricambiare e concedetevi un week end di leggerezza. E’ l’occasione giusta per un cambio di look. CAPRICORNO 22.12-20.01 Ricordate che ignorare può valere più di tante risposte in certi casi. Settimana fortunata dal punto di vista economico. AQUARIO 21.01 - 19.02 Fatevi un esame di coscienza e scoprirete di non avere il diritto di guardare gli altri dal vostro piedistallo. PESCI 20.02 - 20.03 Un amico storico potrebbe sapervi dare il giusto consiglio. Se con una battuta pesante avete offeso qualcuno sappiate chiedere scusa. 17 aprile 2015 / n.16 22 E tra Chi è DAVIDE PALMIOTTO DAVIDE PALMIOTTO Il ragazzo del Forum Music Village Nato a Taranto, trentaquattro anni fa, sconosciuto ai più, è tra i tecnici di punta del leggendario studio di registrazione romano fondato da Ennio Morricone. Lo abbiamo intervistato in occasione del Record Store Day 2015 di Pierluigi Rota F ondato nel 1969 da Ennio Morricone, Armando Trovajoli, Luis Bacalov, Piero Piccioni e il produttoremanager Enrico De Meli, il Forum Music Village fu costruito all’interno della Chiesa del Sacro Cuore di Maria, con i permessi speciali garantiti dalla città e dalla Chiesa di Roma. È oggi lo studio di registrazione più prestigioso che si possa trovare in Italia ed uno dei più desiderati studi di registrazione al mondo. Grazie alle dimensioni dello Studio A, che può ospitare orchestre fino a 100 elementi, non stupisce la grande quantità di colonne sonore che sono state registrate qui. Ennio Morricone, vincitore di numerosi Oscar per Migliore Colonna Sonora, ha utilizzato gli studi per creare i suoi capolavori per oltre quarant’anni. Inoltre, il Forum ha ospitato numerosi registi che hanno lavorato con lui, trai quali Brian De Palma, Oliver Stone e Barry Levinson. Sono state registrate nello Studio A anche le musiche, vincitrici dell’Oscar, de “Il Postino” (Luis Bacalov) e de “La Vita è Bella” (Nicola Piovani). Oggi, il Forum Music Village continua a portare avanti la sua eredità con orgoglio e impegno, e l’intero staff tiene viva la cultura dello studio, attraverso importanti iniziative artistiche. Tra i suoi tecnici di punta c’è Davide Palmiotto, un giovane tarantino di trentaquattro anni (tarantino di nascita, ma da genitori originari di Giovinazzo, in provincia di Bari). Lo abbiamo intervistato in occasione dell’imminente edizione 2015 del Record Store Day. Un buon studio di registrazione è fondamentale per realizzare un prodotto discogra- Nato a Taranto, il 23 novembre 1980. Diplomato presso il Liceo Scientifico “Albert Einstein” di Molfetta (BA) nel giugno1999. Degree in Sound Engineer presso SAE (School of Audio Engineer) di Milano, nel giugno 2000. Diplomato come Tecnico del Suono presso il “Centro Sperimentale di Cinematografia”Scuola Nazionale di Cinema, nel biennio 20022004 Competenze: Sound Engineer & Session Supervisor; Pro Tools Engineer (for Music&Cinema Production); Studio Reference Manager; Live Performance Engineer. Referenze e Collaborazioni: da 11 anni vive di musica e collabora con molti studi e scuole sul territorio nazione e internazionale. Ha cominciato sin dall’età di 6 anni ad avvicinarsi alla musica e al suono, studiando Chitarra Classica con il Maestro Michele Libraro (attuale direttore artistico del Festival Internazionale della Chitarra di Mottola) che ha accompagnato il suo percorso formativo fino ai 16 anni, età nella quale ha contaminato gli studi classici con il Jazz presso “Il Pentagramma” di Bari, studiando con Guido Di Leone e Gabriele D’Angela, sino alla maggiore età. La sua attenzione, passione e amore per il suono è nata sin da quando ha imbracciato uno strumento musicale, grazie alla curiosità e attenzione verso tutta la musica che ascoltava e che oggi ha il piacere di registrare e “mixare” durante il suo lavoro. Ha collaborato con molte band emergenti nel 1999 a Milano nel periodo di studi presso la SAE italiana, lavorando presso L’Excalibur Studio di Milano, Jungle Sound, Officine Meccaniche e gli stessi studi SAE. L’incontro con Federico Savina durante L’AES (Audio Engineering Society), convention del 2000 in quel di Rimini, ha aperto il suo mondo alla musica classica e alle applicazioni della musica al cinema, portandolo naturalmente ad affrontare un percorso tecnico formativo presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, dove ha studiato e ampliato le sue conoscenze applicando alla musica i nuovi formati di ascolto e di produzione multicanale. Attualmente è Resident Sound Engineer (dal 2004) presso il Forum Music Village di Roma. Socio fondatore dell’Orchestra Italiana del Cinema diretta dal Maestro Daniele Belardinelli e presieduta dal produttore Marco Patrignani. Collabora con lo Sphere Studio di Londra e il Forward Studios di Roma. E tra 17 aprile 2015 / n.16 23 re o di ottenere determinati standard qualitativi nella produzione discografica o delle colonne sonore, se la causa primaria alla quale vieni chiamato a rispondere tutti i giorni è che lo staff di uno studio sia legato insieme dal “filo rosso” della Passione per la Musica». Quali artisti frequentano il Forum Music Village? «Dal 1969 (anno della fondazione da parte di Ennio Morricone, Luis Bacalov, Piero Piccioni, Armando Trovajoli) ad oggi, il Forum Music Village ospita artisti internazionali e nazionali dal calibro più disparato... E la lista è veramente lunga: Morrissey, Duran Duran, Red Hot Chili Peppers, Will I. Am, Alexandre Desplat, Nicola Piovani, Fiorella Mannoia, Claudio Baglioni, Renato Zero, Mina, Gianni Morandi, Laura Pausini, Francesco De Gregori e il Maestro Morricone, che è da sempre di casa nei nostri studi!». Parliamo di supporti. Vinile, compact disc o mp3? Quale preferisci? Quali sono i pregi e i difetti di questi tre formati-supporti? «Non c’è nulla di più bello che sollevare un braccio con delicatezza, appoggiare la puntina su di un solco a spirale, sedersi davanti agli speakers e godersi un vinile. Che cosa magnifica “leggere” con le orecchie e con gli occhi la storia di un disco in vinile! Il vinile regala il fascino dell’ascolto perché ti mette nelle condizioni fisiche di dover e voler ascoltare: …non passerà mai al suo “side B” da solo! Il compact disc è stato un supporto di passaggio così come lo è l’mp3 ...ma non dimentichiamo di quanto, sia l’uno sia l’altro, ci mettono nelle condizioni di fruire un prodotto discografico nelle situazioni più disparate ...mentre siamo in moto, in auto, mentre andiamo a correre... Cosa cambia? A questa domanda, ognuno di noi può rispondere in base alle proprie esigenze personali...». Negli ultimi tempi c’è un massiccio ritorno al vinile. È uscito da pochissimo un disco quadruplo dei Van Halen contenente le registrazioni del loro recente tour in Giappone. Sembra di essere tornati negli anni ‘70, quando artisti come Yes, Neil Young, Emerson Lake & Palmer, solo per citarne qualcuno, sforna- fico di qualità. Qual è la cosa che chiedono i musicisti che si rivolgono al Forum Music Village e dalla quale non si può prescindere? «Un buono studio di registrazione deve avere un imprescindibile “rapporto viscerale e passionale” con la musica, indipendentemente dal genere musicale. Questo è quanto ci viene chiesto tutti i giorni. La preparazione tecnica è fondamentale, l’equipment è necessario per potersi esprimere; ma non si può tentare di risolve- RECORD STORE DAY 2015 La festa dei negozi di dischi indipendenti I l Record Store Day, la festa dei negozi di dischi, è diventata una tradizione in tutto il mondo. Quest’anno, per il 18 aprile, ci saranno eventi anche in tutte le città italiane. Accanto alle pubblicazioni discografiche, quasi trecento solo nel nostro paese, sono numerose le iniziative, da nord a sud, per celebrare i negozi di dischi indipendenti: iniziando da Carù di Gallarate (Varese), segnalato lo scorso anno dal quotidiano inglese “The Guardian” come uno tra i migliori negozi di dischi al mondo. Radio Capital, la radio ufficiale del Record Store Day, sabato 18 dedicherà l’intera programmazione all’iniziativa. Ogni ora saranno in onda i promo dedicati ai negozi che hanno aderito alla manifestazione e, insieme agli speaker Gigi Ariemma, Fabio Arboit, Benny, Luca De Gennaro, Mixo, Massimo Oldani e Doris Zaccone, i proprietari dei negozi di dischi avranno la possibilità di raccon- vano album multipli (“Yessong”, “Decade”, “Welcome Back My Friends”) come fossero noccioline. La leggenda narra che la mitica Manticore fallì dopo aver pubblicato “Welcome Back My Friends”, disco triplo di Emerson & Compagni. Oggi il vinile è solo una moda o è un vero ritorno alla musica e al suono di qualità, secondo te? tare la loro esperienza, mentre gli ascoltatori potranno vincere alcuni dischi realizzati apposta per l’occasione. Ambasciatore del Record Store Day 2015 è Dave Grohl, batterista dei Nirvana e frontman dei Foo Fighters. Grohl racconta: «Ho trovato la mia vocazione nel retro di un negozio di dischi scuro e polveroso. Era il 1975 e il disco era KTel Blockbuster 20 Original Hits con Alice Cooper, War, Kool and the Gang, Average White Band e molti altri. Questo disco avrebbe cambiato la mia vita facendomi venire voglia di diventare un musicista». «Il vinile è sicuramente il supporto “di moda” al momento: lo dimostrano le vendite di giradischi e supporti! Spero che la moda del momento possa suscitare, negli animi di chi si avvicina al vinile, un nuovo modo di “degustare” la musica». Secondo te, servono alla musica iniziative come il “Record Store Day” che sabato 18 aprile celebra i negozi di dischi, con vinili ristampati ed edizioni particolari, realizzate appositamente per l’occasione? «Sicuramente tutte le iniziative: i mercatini, la possibilità di comprare vinili in libreria; sono molto utili, fanno bene alla musica, favoriscono il confronto e aguzzano la curiosità!». 24 17 aprile 2015 / n.16 Incontri MARIA GIOVANNA LUINI Cura è prendersi cura Insieme a Umberto Veronesi ha pubblicato un saggio che si configura come un viaggio nel profondo senso della vita. Perchè il dolore è un’esperienza inevitabile: allora tanto vale elaborare con pazienza e amore e rinascere migliori di Cosima Borrelli P arlare di dolore, sofferenza e lotta tra Eros e Thanatos è sempre scomodo e complesso perché va ad intaccare in modo profondo la vita dell’essere umano senza distinzioni di sorta, eppure, quando arriva una diagnosi di tumore tutto cambia, a cominciare dalla stessa idea di vita. La scala delle proprie priorità viene stravolta, subentra un sordo ed inevitabile senso d’impotenza e negli occhi di chi ha avuto questa terribile diagnosi, la luce della serenità si spegne per lasciare spazio a quella fioca dell’angoscia e della paura. Occorre iniziare a prepararsi ad un lungo cammino per elaborare il dolore, perché un tumore cambia la vita e il modo di percepirla, smuove paura, angoscia, l’idea della morte e della perdita, ma fa emergere anche energie e risorse che non sapevamo di possere, come la voglia di superare i limiti per tornare a vivere, e nessuno ama la vita più di chi conosce la lotta per non perderla. Chi ha avuto la sfortuna di incontrare sul proprio cammino questo subdolo nemico chiamato cancro sa che la malattia insegna sempre qualcosa e che le emozioni sono capaci di guarire o farci ammalare, ecco perché è fondamentale curare la persona prima ancora di “distruggere la malattia”. Insieme alla Dott.ssa MariaGiovanna Luini, scrittrice, medico e comunicatore scientifico all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, parleremo proprio di questo, dell’importanza di partire dall’amore, perché concentrare l’attenzione sulla malattia non fa altro che donare potere alla malattia stessa e il cancro non merita certo un romanzo, ma le persone che lottano per sconfiggerlo, sì... la luce del coraggio e della speranza che si accende negli occhi delle persone affette da cancro, merita attenzione e sostegno ed è solo l’amore che salva e si prodiga per far guarire ed alleviare le pene. Con la Dott.ssa Luini vedremo che la vera cura è “prendersi cura”considerando la persona nella sua totalità e mettendo in atto razionalità, empatia, amore, presenza fisica e mentale. Nessun grande medico può dirsi completo se lascia a casa il cuore, e le sue esperienze vissute nell’Istituto oncologico dimostrano proprio questo. Il contatto quotidiano con il dolore e la malattia, lo smarrimento di chi si arrende alla disperazione e il coraggio di chi si aggrappa con tutte le proprie forze alla speranza, invocando fiducia nella scienza e nelle cure alternative, l’empatia e la solidarietà di chi opera per la tutela della salute, sono elementi fondamentali e possono fare la differenza, perché curare non significa solo trattare scientificamente una patologia ma avere cura di una persona nella sua interezza, occupandosi del suo corpo offeso dalla malattia e della sua anima ferita e smarrita. Maria Giovanna Luini, attraverso il lavoro sul MariaGiovanna Luini, pseudonimo di Giovanna Gatti, è nata il 21-02-1970. E’ scrittore (narrativa e saggistica), divulgatore scientifico, consulente di sceneggiatura. Laureata in Medicina e Chirurgia e specialista in Chirurgia Generale (e Radioterapia) con un Master universitario in Senologia Chirurgica, è medico (senologa) all’ Istituto Europeo di Oncologia di Milano (IEO) dove ha anche ricoperto per quindici anni – fino al 2014 – il ruolo di Medical Advisor to the Scientific Director (Umberto Veronesi). Ricercatrice di medicina integrata , Grand Master Reiki (diverse tecniche Reiki) e operatore theReconnection, usa tutto ciò che può aiutare in un approccio olistico empatico e razionale che è l’unica via possibile per amare davvero gli altri. Chirurgia, Medicina Energetica, fiori di Bach, intuito e (pochi) farmaci quando servono. campo e le sue opere narrative, sa bene che la comunicazione insita nella scrittura rappresenta uno strumento privilegiato per intervenire e tentare di rimuovere il male che tende ad insinuarsi nei meandri dell’anima e nelle piaghe del corpo, puntando non solo sulla cura della malattia ma sulla voglia di tornare a vivere. La dott.ssa Luini ci saluta con queste parole: «prendetevi un po’ di tempo al giorno e state con voi stesse nel pieno dell’amore e cercate di liberare tutte le emozioni che non avete mai voluto tirare fuori. Abbiate fiducia nei medici di eccellenza, scegliete con razionalità e cuore e fidatevi. Ma amatevi, prima di tutto: siete le vostre prime e più importanti alleate». Lei utilizza la scrittura come canale creativo e arma reale e concreta per la prevenzione e la cura, creando un magico connubio tra astrazione, capacità di immaginazione e razionalità medica, è così? «All’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano sono senologa, fino al 2014 sono stata anche (per tanti anni) l’assistente medico del Direttore Scientifico (Umberto Veronesi) e comunicatore scientifico e new media. Poi la mia comunicazione scientifica si è ampliata, collaboro con testate giornalistiche nazionali e portali web, con radio24 nel programma di Nicoletta Carbone e Debora Rosciani “Cuore e denari” e scrivo saggi di divulgazione (oltre ai romanzi). La scrittura e la comunicazione sono la dimensione ideale per porgere la cura, qualunque cura: cura è anche l’informazione più corretta che aiuta a scegliere, cura è l’empatia che si riesce a trasmettere grazie a metodi comunicativi adatti e a una scrittura che contenga il cuore e non solo stile e tecnica. La cura è “prendersi cura” mettendo razionalità, empatia, amore, presenza fisica e mentale e considerando la persona nella sua totalità. Nessun super-esperto in un singolo settore può dirsi completo se lascia a casa il cuore e quella dose di passione e di emotività che è il segreto vero per prendersi cura degli altri. Per curare è necessario AMARE. L’ho visto con la scrittura dei romanzi: i romanzi che porgono messaggi medici e raccontano storie di salute e malattia, di speranza ed emozione funzionano più e meglio di tante conferenze, e lo stesso vale per i film o le fiction. “Allacciate le cinture” di Ferzan Ozpetek, il film cui ho collaborato di recente, è una gigantesca cura per tantissime persone perché ha dentro la medicina, la credibilità scientifica ma anche e soprattutto l’amore, la magia, il mistero e la leggerezza profondissima delle emozioni che salvano». In che modo lei e Umberto Veronesi siete riusciti ad affrontare questo saggio dedicato al senso profondo della vita? «In tanti anni di lavoro insieme abbiamo discusso tanto e ci siamo trovati vicinissimi in alcuni momenti e su posizioni differenti in altri momenti. Non abbiamo mai smesso di essere medici, lo siamo ancora: come si fa a non porsi il dubbio sul senso della vita quando si lavora con persone che hanno un tumore? Nel libro cui fa riferimento (“Oltre il dolore. Viaggio nel senso profondo della vita”, Cairo 2014) ci siamo trovati a riflettere sul dolore: il significato del dolore e le conseguenze, i modi per affrontarlo ma anche tutto ciò che provoca dolore in modo volontario e involontario, la stupidità di alcune forme di dolore. Ci siamo trovati a scrivere il libro in un periodo storico difficile e anche dal punto di vista personale abbiamo affrontato quella scrittura conoscendo a fondo il dolore, vivendolo. Il libro è dedicato a Mario Sideri, un amico e collega che è morto proprio mentre scrivevamo quel libro: per Umberto Veronesi e per me (per ragioni diverse) la morte di Mario ha significato l’ennesimo baratro in cui precipitare increduli per poi rialzarsi con fatica, con forza, ragionando insieme su ciò che stava accadendo. Le nostre vite già provate più volte dalla constatazione del dolore erano scosse di nuovo, proprio mentre scrivevamo quel libro, da un dolore. E allora diventava necessario che comprendessimo in modo vivo, partecipe, diretto come reagire costruendo e non lasciandosi schiacciare». E tra Nelle pagine del libro “Il mio mondo è donna” Veronesi parla dell’amore e del dolore delle donne e dice che dalle donne occorre partire per superare i conflitti, per reagire alla violenza usando la razionalità, senza alimentare altra violenza, per promuovere una cultura attiva della pace, dedicando le pagine più belle “alla grande forza della donna che la tiene, saldamente, ancorata alla vita e non le fa mai perdere il contatto con chi le sta accanto”. Solo una donna conosce la forza e la volontà di opporsi agli eventi sfavorevoli e di assorbire qualsiasi disagio pur di continuare a vivere.Lei da medico, si confronta ogni giorno con la sofferenza e le emozioni più dolorose: cosa ha imparato dalle donne che lottano contro quel subdolo male dentro? «A tenere lo sguardo alto, a non vergognarmi di piangere se sono triste, a rispettare le differenze. Ho imparato che una sconfitta è solo una sconfitta e non la fine del mondo. Ho imparato che il tempo è un grande mago, il più grande di tutti. Ho imparato ad amare la diversità di idee. Se parla con tre donne che hanno avuto o hanno un tumore scopre tre mondi totalmente diversi: ecco, questa diversità è preziosa perché insegna. Nessuno reagisce al dolore, alla malattia, alla speranza nello stesso modo: questo insegnamento dovrebbe valere per tutta la vita. Siamo diversi e unici, il rispetto assoluto per l’individuo con le sue certezze e i dubbi, con la sua storia e la sua cultura e religione (o non religione) dovrebbe permeare l’intera nostra esistenza. Ho imparato anche che noi donne sappiamo reagire perché amiamo, e ho imparato che gli uomini sono spesso un aiuto molto importante perché contribuiscono a farci ritornare alla dimensione concreta, solida della vita. Ho imparato a perdonare. Perdonare non per tenermi nella vita persone che non possono avere con me una relazione sana, ma per lasciarle andare senza pesi gravosi per la psiche che poi potrebbero danneggiare anche il mio corpo». Nei suoi libri c’è una perenne attenzione alle forme del dolore e della sofferenza. Il dolore è parte integrante e indispensabile della nostra vita, irrompe improvviso, ci possiede e ci abita, ci abbandona per un certo tempo salvo poi fare ritorno, per abbandonarci nuovamente. Il dolore però ha un doppio volto, può essere un bene inestimabile perché ha il potere di cambiarci e far emergere qualità che no sapevamo di possedere, ci spinge a evolvere, scardina certezze diventando motore della rinascita, dell’evoluzione. Qual è la sua interpretazione del dolore come donna e come medico? «Il dolore è un’esperienza inevitabile. A nessuno piace incontrare il dolore, neanche a me, ma capita. Allora abbiamo due scelte: lasciarci abbattere e reagire con rabbia, peggiorando la nostra relazione con il mondo, oppure elaborare con pazienza e amore e rinascere migliori. Scelgo la seconda». “Il male dentro”è un romanzo ambientato in un centro oncologico. Un posto che richiama inevitabilmente la paura della morte, dell’angoscia, dell’istinto di vita e di morte, eterna lotta tra Eros e Thanatos perché un tumore cambia la vita e il modo di per- E tra 25 17 aprile 2015 / n.16 cepirla, smuove paura, angoscia, l’idea della morte ma anche l’amore, la voglia di superare i limiti per tornare a vivere.Nel suo libro non racconta la malattia, ma le ragioni dell’amore, perché concentrare l’attenzione sulla malattia dona potere ad essa e nessuno ama la vita più di chi conosce la lotta per non perderla.Raccontare la voglia di sconfiggere la malattia attraverso la narrativa che valore ha dal s u o punto di vista di medico? «I romanzi per loro stessa natura sono liberi, ampi, pieni di creatività anche quando sembrano ritrarre la realtà quotidiana. “Il male dentro” è uscito con Cairo nel 2013 e ancora mi invitano per le presentazioni, ancora c’è tanta gente che lo cerca e lo legge: capisco che forse ha trasmesso messaggi che vanno al di là della malattia. Il cancro non merita certo un romanzo, le persone sì. L’amore merita romanzi, e “Il male dentro” è una dichiarazione d’amore per ciò che faccio come medico, per le persone che incontro e ho tutte nella mia memoria, per la passione nella cura degli altri. Andando al di là, la narrativa per chi ha subito un forte trauma e si trova nel dolore, nell’ansia, nella difficoltà può essere un aiuto enorme. La narrativa, cioè scrivere, così come ogni altra forma creativa. La creatività libera parti di noi che altrimenti non avrebbero sfogo perché non si trovano le parole, perché i grumi emotivi sono così enormi e profondi da non riuscire a tirarli fuori. Insieme a colleghi scrittori a volte mi piace organizzare incontri creativi per pazienti oncologici e più in generale per persone che si trovano in difficoltà: lo facciamo perché liberare l’istinto creativo è un bisogno essenziale. Se la malattia nasce anche da emozioni rimosse, creare aiuta a esplodere in modo sano e positivo, a esprimere l’inesprimibile andando verso la guarigione. Vale anche per chi ha subito un lutto: creare è una forma grande di terapia. Il problema arriva quando le esplosioni creative di scrittura che liberano ricordi ed emozioni legate a una malattia diventano libri che gli autori vorrebbero pubblicare: ne esistono alcuni con un valore letterario indubitabile, altri invece hanno un significato personale inestimabile ma sono troppo intimi e personali per diventare libri pubblicabili. Ricevo ogni settimana richieste, proposte, domande di persone che hanno scritto la loro storie di malattia e vorrebbero essere aiutate a pubblicare: mi fa sempre un po’ male dovere spiegare che scrivere per liberare le emozioni non sempre implica diventare scrittori che pubblicano libri». Esiste la medicina tradizionale, ma c’è anche altro… il mistero e l’energia che può guarire. Lei unisce alle specializzazioni come radioterapia e chirurgia generale , il Master Reiki e la pratica di Reconnection. Cosa può dirci della medicina integrata? «Sono Grand Master Reiki (alcune tecniche, molte per la verità) e Foundational Practitioner di Reconnnective Healing. La Reconnective Healing (www.thereconnection.com) è la tecnica che secondo me racchiude la maggioranza delle altre, ed è quella che in effetti uso. Sono attenta a rispettare ruoli, luoghi e aspettative: in IEO sono senologa e uso le mie specializzazioni e il Master in chirurgia senologica. La mia attività di senologa al momento è esclusivamente lì: che io abbia un pensiero molto aperto è noto, ma avere un pensiero aperto non significa perdere di vista le tecniche di medicina tradizionale che stanno avendo eccellenti risultati nella cura dei pazienti (la chirurgia mammaria di eccellenza, per esempio: in questo iEO è il miglioe centro del mondo). E’ chiaro che le mie visite da senologa siano comunque basate su un approccio che tiene conto della persona nella sua interezza: ascolto moltissimo, voglio comprendere chi ho davanti in modo profondo per essere davvero un medico come intendo io. Mio papà è medico internista ed è stato il migliore medico di Medicina Generale che abbia mai incontrato: da lui ho imparato a esserci sempre, a conoscere i pazienti nelle storie personali e familiari, nei dolori e nelle gioie, nelle relazioni e nelle delusioni. Mi rendo conto di assomigliare al medico di famiglia nella sua accezione di compagno di viaggio empatico e affettivo. Al di fuori di IEO ho uno spazio dove esercito la medicina in modo più ampio: medicina integrata per me è mettere insieme senza escludere. Sono curiosissima e “secchiona”, nella mia vita ho studiato tante tecniche di medicina convenzionale e cosiddette “alternative” finché ho capito di avere sviluppato una mia tecnica, un mio approccio personale che cambia da paziente a paziente. I fiori di Bach, la Reconnective Healing, certo, ma si va molto oltre soprattutto grazie all’ascolto ampio, l’osservazione delle persone con il tempo e l’amore». Curare la persona prima ancora di “distruggere la malattia” è fondamentale. Quanto conta la speranza nella lotta contro il cancro e soprattutto che ruolo hanno le emozioni nella salute e nella malattia del corpo? La malattia insegna che le emozioni sono capaci di guarire o farci ammalare, è così? «E’ così. Emozioni rimosse o non riconosciute, energie bloccate, incapacità di tirare fuori la rabbia e di perdonare. La malattia spesso nasce anche da lì. Per questo parlo spesso di perdono, sapendo di suscitare qualche sorrisino nelle persone che si ritengono più razionali: perdonare è liberare energie bloccate, enormi quantità di energia. Le energie bloccate nel campo energetico (o nella psiche se preferite che usi un linguaggio più scientifico) prima o poi creano danno al corpo, e il perdono è una cura fenomenale. Non sto parlando di un perdono che porti a riconciliazioni improbabili: possiamo benissimo perdonare gente che non rivedremo più, e ognuno per la propria strada. Il perdono dovrebbe essere visto come una liberazione da pesi che altrimenti ci portiamo dietro finché ci ammaliamo. Se qualcuno ha provocato la nostra rabbia la cosa migliore è lasciarlo indietro, no? Certo, ma lasciare indietro senza perdonare significa di fatto avere sempre dentro di sé un grumo di rabbia e dolore: rimuginiamo, ci ritorniamo dentro, “rosichiamo” per usare un’espressione che alcuni comprenderanno subito. Lasciare andare, aprire, spalancare e mandare via le emozioni negative per non doverle ritrovare in forma di malattia! Se qualcuno ha provocato la mia rabbia, mi ha ferito o danneggiato per me è perdonato perché sinceramente preferisco non averlo più con me come un’ombra pericolosa e inquietante. Il dolore è anche un grande problema, ma solo quando non è vissuto: lo parcheggiamo da qualche parte perché è troppo grande, perché non vogliamo mostrarlo, perché ne abbiamo paura. Va vissuto, invece. Quando c’è, va vissuto senza vergognarsi: solo così la sua parte più acuta e dannosa se ne andrà senza farci male fisicamente. Parlo di tutte queste cose nei miei libri (il prossimo romanzo sarà ancora ambientato in un ospedale ma avrà contenuti ancora più liberi ed evidenti rispetto a “Il male dentro”) e in un blog sul portale “L’Assedio Bianco” dove ho il blog “Mente e corpo” (http://www.assediobianco.ch/ blog/mente-e-corpo/55156bbb7b026)». Malgrado i diversi casi di “malasanità” accaduti in Italia, fortunatamente esiste anche una sanità d’eccellenza e di grande credibilità. Meno noto in patria è invece il livello di eccellenza della ricerca. Cosa può dirci in merito? Perché ormai non ha senso ricorrere, per diagnosi e terapia, a istituti straniere? «La ricerca è internazionale, siamo connessi in modo costante e i centri di eccellenza sono distribuiti bene sul nostro territorio. Non esiste più qualcosa che si trovi “solo” all’estero, anzi. In senologia, poi, la mia branca di lavoro medico, posso asserire che siamo stati noi italiani a inventare le tecniche che ora si usano nel mondo: la quadrantectomia inventata da Umberto Veronesi, la ROLL per le lesioni mammarie non palpabili inventata da Alberto Luini e Giovanni Paganelli per esempio. Sto parlando di tecniche che sono state adottate in tutto il mondo e sono considerate le più moderne e di eccellenza». Quali consigli sente di dare ad una donna che ha avuto la terribile diagnosi di un tumore e come affrontare il doloroso iter che ne consegue? «Intanto consiglio la lettura dell’ebook #SENONLOSAI (Alberto Luini e Lucilla Titta, Emma Books) che contiene tutte le domande che le donne pongono a noi medici prima, durante e dopo una diagnosi di tumore al seno: costa 99 centesimi e si trova in tutte le librerie online. Questo per avere un manuale completissimo e di facile consultazione. Altro consiglio prioritario è: prendetevi un’ora di tempo al giorno e state con voi stesse nel pieno dell’amore. Amore per voi, amore che vi riempie: amatevi. E cercate di liberare tutte le emozioni che non avete mai voluto tirare fuori. Abbiate fiducia nei medici di eccellenza, scegliete con razionalità e cuore e fidatevi. Ma amatevi, prima di tutto: siete le vostre prime e più importanti alleate». 26 17 aprile 2015 / n.16 Fitness&Benessere consigli 10 ANNI PIU’ GIOVANI CON LO SPORT Dai 40 anni in poi il nostro corpo invecchia MOLTO PIÙ VELOCEMENTE. Lo dimostrano vari studi: senza i giusti esercizi fisici il corpo invecchia il doppio. PENSIAMOCI IN TEMPO! di Paolo Carrieri * L ’invecchiamento non è di per sé un nemico, ma un naturale e inarrestabile processo biologico e fisiologico. Non possiamo arrestare questo processo naturale, ma possiamo rallentarlo e agire positivamente sulla QUALITA’ dell’invecchiamento. Con l’avanzare degli anni si riducono le capacità e le qualità fisiche (forza e tono muscolare, resistenza, efficienza cardio-respiratoria, densità ossea, coordinazione, elasticità, ecc.) ma anche la stessa tolleranza allo sforzo fisico. Dal comportamento generale si osserva facilmente che negli anni si tende a diminuire il proprio livello di attività fisica. Tuttavia, conservando un certo dinamismo, si riescono a rallentare le modificazioni dovute all’ invecchiamento e prevenire i fattori di rischio, preservando così per più tempo aspetto fisico ed efficienza globale. CHI FA SPORT E’ PIU’ EFFICIENTE E SEMBRA MOLTO PIU’ GIOVANE! Persone di una certa età che si dedicano regolarmente all’attività fisica in palestra o all’aperto, spesso, dimostrano meno anni di quanti in realtà ne abbiano. In casi più particolari, anziani molto sportivi compiono performance simili o migliori di quelle di giovani sedentari: ciò dimostra che l’età anagrafica non sempre coincide con l’età biologica e che quest’ultima può essere mantenuta giovane più a lungo. Accanto alla capacità di “performance” vi è da considerare anche l’aspetto fisico. Dimostrare meno anni è il sogno di tutti! MODIFICAZIONI LEGATE ALL’INVECCHIAMENTO I cambiamenti che l’avanzare degli anni comporta, coinvolgono, oltre ai muscoli, diversi altri aspetti del nostro organismoalcuni puramente estetici e altri funzionali. Si modificano i tessuti e conseguentemente le capacità e le qualità degli organi e dei sistemi ad essi connessi. DIMINUZIONE DELLA MASSA MAGRA ... Uno dei primi problemi legati all’invecchiamento è la perdita di tessuto muscolare che avviene già a partire da 30 anni quando il 90% delle persone ogni anno perde una quantità di muscolo (sarcopenia) che brucerebbe 4 chili di grasso corporeo. Ciò significa che non solo si perde ciò che crea forma, tono e forza per il proprio fisico, ma anche che si ingrassa di più ogni anno che passa, sebbene le calorie ingerite rimangono le stesse. Insieme alla preziosa massa muscolare si registra anche una prima perdita di massa ossea (osteopenia). La perdita di muscolo è causata da una diminuzione del numero e delle dimensioni delle fibre muscolari, soprattutto di quelle a contrazione rapida (tipo II), e dalla diminuzione delle unità motorie. Per questi motivi con l’avanzare degli anni si tende a muoversi più lentamente e a coordinare con maggior difficoltà movimenti più complessi. Inoltre il metabolismo muscolare rallenta (meno consumi e perciò a parità di calorie ingerite si tende ad ingrassare) e la sintesi proteica tra i 60-80 anni diminuisce del 30% circa. Per quanto riguarda la perdita ossea, le demineralizzazione inizia già a 30-35 anni nelle donne e a 45-50 anni negli uomini. Il processo di “distruzione” o catabolismo dell’osso prevale via via su quello di sintesi (anabolismo), anche per fattori ormonali, causando una definitiva perdita di tessuto chiamata “osteoporosi”. Diminuisce così la densità delle ossa, aumenta l’osteoporosi, aumenta la fragilità e il rischio di fratture. ... E AUMENTO DELLA MASSA GRASSA Mentre tessuto muscolare e osseo con l’avanzare degli anni diminuiscono, il tessuto adiposo aumenta. Dopo i 25 anni d’età, e durante i 30 anni successivi, il peso aumenta in media di 20 kg. Spesso si arriva alla soglia dell’obesità di primo grado o anche a stadi più preoccupanti che portano con sé diversi gravi fattori di rischio. Soprattutto l’accumulo eccessivo di grasso intra-addominale aumenta le possibilità di incorrere in eccesso di lipidi e zuccheri nel sangue, con conseguenti ipertensione, diabete di tipo II, coronaropatie, infarto e ictus. DIMINUZIONE DELL’ALTEZZA I dischi intervertebrali che si trovano tra le vertebre tendono a disidratarsi, ad assottigliarsi e a non svolgere più in maniera efficace il loro compito di “cuscinetti ammortizzatori”. Anche le abitudini posturali viziate o i carichi anomali gravanti sulla colonna portano ad una degenerazione dei dischi. Da questo assottigliamento derivano quindi usure e algie, ma anche una diminuzione della statura e l’assunzione di posture sempre più scorrette. Per lo stesso motivo di disidratazione dei dischi, alla sera la statura è leggermente inferiore rispetto al mattino, poiché durante la notte i dischi non sono sottoposti al peso del corpo e si reidratano. CEDIMENTO E MODIFICHE NEI TESSUTI: RIGIDITÀ E PERDITA DI FORZA Altra causa dell’insorgere di posture scorrette, soprattutto dell’aumento della cifosi dorsale è l’accorciamento (retrazione) dei muscoli posturali antigravitari e delle strutture connettivali con un progressivo irrigidimento dell’apparato muscolo-scheletrico. Contemporaneamente, i muscoli perdono tono, trofismo e forza. Anche le cartilagini articolari subiscono un progressivo invecchiamento; tendono infatti ad assottigliarsi (atrofia) e a fissurarsi, non garantendo più la protezione dell’osso sottostante. Inoltre, per l’aumento del deposito di collagene, la cartilagine articolare diviene meno elastica. La ridotta attività motoria peggiora ulteriormente questa tendenza per minore lubrificazione e nutrimento della cartilagine; gli strati ossei superficiali dei capi articolari vengono quindi in contatto provocando ulcerazioni, degenerazioni metaboliche e dolori andando infine a compromettere sempre di più le possibilità di movimento e diminuisce il R.O.M. (Range Of Movement) articolare. L’ELISIR PER L’ETERNA GIOVINEZZA? UNO STILE DI VITA SANO ED ATTIVO! Invecchiare lentamente ed essere in forma significa che, se ora hai 30 anni, quando ne avrai 45 APPARIRAI e TI SENTIRAI come se ne avessi 35, e quando arriverai ai 60 anni sarà come averne 50! Al contrario, con un cattivo stile di vita, soprattutto per ciò che riguarda alimentazione ed esercizio fisico (ma anche fumo, alcol e droga), se ora hai 30 anni, significa che quando avrai 40 anni APPARIRAI e TI SENTIRAI come se ne avessi 50. E quando arriverai ai 50 anni, APPARIRAI e TI SENTIRAI come se ne avessi 60! Per averne conferme... basta guardarsi intorno. Non rimandare quindi l’appuntamento con la tua “giovinezza”, inizia a fare sport SUBITO e con costanza: vivrai così più a lungo e soprattutto meglio! * Dottore in Scienze Motorie, Specialista in Chinesiologia Correttiva e Rieducativa, Educatore Fisico, ISEF, Preparatore Atletico e Sportivo, Personal Trainer, Direttore Tecnico del MOVING CLUB. Moving Club cerca collaboratore di segreteria part time con buona esperienza amministrativo-contabile. Si offre possibilità di flessibilità di orario lavorativo. Inviare curriculum a: [email protected] E tra PSYCHE di Alessandro Montrone* Bevi qualcosa? Mio figlio che ha diciotto anni nel fine settimana esce con gli amici e da quello che ho capito la loro occupazione principale è bere. Va nei locali dove si beve e altre volte si organizzano tra loro in privato ma fanno sempre la stessa cosa. Fatto sta che di domenica si sveglia sempre un po’ frastornato e poi in settimana mi sembra che torni ad essere sobrio. Io non so che dire perché non mi sembra un alcolista se in settimana non beve. E poi lo fa con gli amici. È normale? Mi devo preoccupare? Una madre In questo caso non c’è bisogno di possedere una particolare esperienza diagnostica per constatare l’esistenza di un problema. D’altro canto, le informazioni da lei riportate, seppur già di per sé abbastanza significative, non ci consentono da sole di stimare l’eventuale gravità della situazione in cui versa il ragazzo. Giusto per darle qualche indicazione a scopo meramente orientativo le dico che in alcologia si è soliti distinguere tra diverse modalità di consumo disfunzionale, disposte lungo un continuum di gravità. Abbiamo, quindi, il cosiddetto “binge drinking”, l’abbuffata alcolica, ossia quella modalità di consumo in cui l’individuo tende ad assumere su base regolare, ma non giornaliera, una gran quantità di sostanza in poco tempo. Abbiamo, inoltre, l’abuso di alcolici, definito sulla base del grado di compromissione della vita quotidiana; e, infine, la dipendenza vera e propria, che differisce dal semplice abuso sia per la necessità impellente di assumere dosi sempre maggiori, che per l’incapacità fisiologica ad astenersi dall’uso della sostanza in questione. Le succitate tipologie, per quanto differenti nella gravità, possono comunque essere ricondotte ad alcune dinamiche comuni. In quasi tutti i casi, infatti, l’alcol viene consumato, più o meno consapevolmente, con il precipuo scopo di ottenere quel piacevole effetto fisiologico che segue alla sua assunzione: in piccole dosi, disinibente ed euforizzante; e, man mano che aumenta la quantità, sedativo. Chi viene a contatto con questa sostanza, appena conosciute le proprietà, può cominciare, più o meno consapevolmente, ad assumerla per modulare i propri stati interni, quasi come se si trattasse di uno psicofarmaco di pronto uso, nello specifico di un ansiolitico, assunto per sedare eventuali remore sociali o per anestetizzare ansie ben più radicate. Non a caso la tendenza all’alcolismo correla proprio con quella all’ansia e alla depressione. Non potendo al momento pronunciarmi in merito alla questione del ragazzo, invito lei ad affrontarla così come reputa più idoneo. E, considerato il dato epidemiologico, non cada nell’errore di sottovalutare una problematica giacché diffusa: non si adagi nel “mal comune, mezzo gaudio”, ma si focalizzi innanzitutto sul quel che più le preme, sulla questione di suo figlio. *Psicologo e Psicoterapeuta Scrivete a Alessandro Montrone e-mail: [email protected] E tra 17 aprile 2015 / n.16 Sport Giovani #inseguendounsogno La Juniores dell’HG Sporting, superando a domicilio il Sammichele, si è assicurata la prima posizione del girone e la conseguente possibilità di giocarsi la finale regionale. Parola al Dg Vito Basile che ci apre le porte del pianeta arancionero di Donatello Cito - Foto di Ornella Alliaj P iccole realtà crescono. È proprio il caso di dirlo. In pochi anni sta raccogliendo consensi e sostenitori, inseguendo obiettivi importanti dal punto di vista dell’educazione sportiva e umana dei più giovani. Parliamo dell’HG Sporting e della rapida evoluzione di questa sempre meno piccola realtà che pone le sue basi in Portogallo e introdotta in Puglia –a Martina Franca per la precisione- da Joao Correia. Una causa sposata nel corso delle stagioni da gente preparata, tra cui Vito Basile che sta avendo la possibilità di mettere in pratica gli studi specifici accademici. Ecco un’intervista con il giovane direttore Basile che ci racconta l’evoluzione del progetto HG. Un finale di stagione che conferma l’HG Sporting tra le protagoniste del contesto sportivo cittadino, con la formazione juniores che attende l’ufficialità per ritenersi campione del proprio girone. Direttore Basile, un torneo andato oltre le più rosee previsione in attesa del lieto fine. «Proprio così. Siamo in vetta al nostro girone con tre punti di vantaggio sul Polignano, società su cui pende un ricorso che difficilmente arriverà per tempo. Attendiamo l’ufficialità della nostra partecipazione alla finale che al momento è indicata dalla Federazione. Non sappiamo ancora la data (forse 24 aprile, ndr) della finale che ci dovrebbe vedere protagonisti al co- spetto della vincente dello spareggio tra Bisceglie e Rutigliano». Un ultimo atto del campionato con la bellissima cornice di pubblico realizzata a Sammichele. «È stata una bella pagina di sport, una delle più belle di questa giovane società. Ci hanno seguito in 40 per non perdere l’ultima partita del campionato. Una vittoria è stato il miglior modo per ripagare i nostri sostenitori. Un seguito così importante è insolito per un campionato giovanile, ma il nostro concetto di educazione sportiva concerne anche questo. Siamo una famiglia e lavoriamo per lo sport come aggregazione e socialità, perseguendo qualsiasi obiettivo in maniera sana e lecita». Un progetto in piena evoluzione che con il tempo sta acquisendo consensi e sostenitori. «La pianificazione triennale partita nel 2012 prevedeva l’incremento del numero degli iscritti per avere un gruppo, 27 plasmarlo e nel corso degli anni raccogliere i frutti dal punto di vista sia umano che tecnico. Abbiamo abbracciato la disciplina del calcio a 5 da due anni, non era facile raggiungere subito dei risultati. Ma con volontà di imparare velocemente e tanta abnegazione di dirigenti ed atleti, abbiamo conseguito questo notevole e prestigioso traguardo, per il nostro club e soprattutto per la città». Nella stagione in corso anche la “responsabilità” di essere l’unica società martinese a operare nel futsal a livello giovanile. «Andiamo fieri di quello che abbiamo fatto, molto c’è ancora da fare. I risultati raggiunti acquistano maggior prestigio se consideriamo la presenza nel girone della formazione Juniores del Sammichele, fresca vincitrice del girone E della Serie B e promozione in Serie A2. Obiettivi che possono essere migliorati con la vittoria in finale regionale, con il nostro sogno che potrebbe continuare nello spareggio tra Puglia e Basilicata e il conseguente accesso alla Final Eight nazionale. Rimaniamo con i piedi per terra e ragioniamo passo dopo passo. L’auspicio è che qualche imprenditore locale appoggi la nostra causa e ci sostenga economicamente». Oltre a continuare il discorso-futsal, l’HG Sporting ha in cantiere tante altre idee… «Ci sono molti obiettivi in cantiere sia per la scuola calcio e sia per il settore dilettantistico, con una Serie C2 in rampa di lancio e una squadra di futsal femminile già con un anno di esperienza alle spalle. Siamo in continua crescita». In conclusione, ti senti dover ringraziare qualcuno? «Innanzitutto, il signor Maurizio Calianno: il perseguimento di questo obiettivo è in primo luogo merito suo; ci ha sempre appoggiato, credendo in noi. Colgo l’occasione per ringraziare tutto lo staff dirigenziale, tecnico e tutti gli atleti che vestono e lottano per i nostri colori. In ultimo, ma non per importanza, vorrei sottolineare il notevole apporto di coach Ivan Daprile, tecnico preparato (con brevetto, ndr) che rappresenta una fortuna per il nostro progetto e per la crescita umano/sportiva dei nostri ragazzi». 28 17 aprile 2015 / n.16 Sport IL TARANTO A GROTTAGLIE CON L’ANDRIA NEL MIRINO La bella vittoria sul Potenza che ha consentito alla squadra di Cazzarò di scavalcare i lucani in classifica e conquistare il secondo posto, ha acceso ulteriormente in rush finale di Gabriele Russano I l Taranto vola. L’avvento di Michele Cazzarò sulla panchina ionica ha lanciato i rossoblù con un ruolino di marcia impressionante e che ha galvanizzato l’ambiente, speranzoso nella vittoria del campionato. Tre vittorie su tre partite per il tecnico tarantino, due delle quali sulle dirette concorrenti nella corsa alla Lega Pro, Fidelis Andria e Potenza. Proprio i lucani sono stati l’ultima vittima di Mignogna e compagni nel bigmatch disputato domenica allo “Iacovone”. Davanti a una cornice di pubblico entusiasmante (diecimila gli spettatori sugli spalti), è stata una punizione di Marsili a decidere le sorti dell’incontro e regalare il sorpasso del Taranto proprio sul Potenza, praticamente nullo per tutti i novanta miuti. Il secondo posto conquistato in solitudine consente adesso alla LA REGINA DEGLI SCACCHI (Prima parte) Sul tema di “Piccoli e grandi scacchisti crescono” incontriamo la studentessa sedicenne Alessia Santeramo, Maestra FIDE e donna-bambina prodigio della città di Barletta di Marika Chirulli V iso bellissimo di una donna che sta sbocciando, ma che si afferma soprattutto per la sua smisurata intelligenza e le sue notevoli capacità, doti rare nella gioventù moderna sempre più affascinata dall’avere piuttosto che dall’essere. Ho avuto il piacere di conoscerla un anno fa al CISF e fui colpita dalla sua saggezza ed umiltà. Nonostante fosse conscia della propria superiorità scacchistica, asserì che ogni partita va giocata fino in fondo, poiché il risultato è aperto fino alla fine. Ritengo che ogni commento sia superfluo. Alessia, a dispetto della sua giovane età, ha compreso perfettamente il “senso della vita”, assimilabile al Gioco degli Scacchi. In quale occasione e periodo della tua vita hai scoperto la passione per gli scacchi? Avevo otto anni quando, grazie ad un progetto scolastico, ho conosciuto questo nuovo mondo. La passione è nata un anno dopo. Chi ti ha sostenuto e incoraggiato permettendoti di raggiungere tale traguardo? La mia famiglia, che mi sostiene moralmente ed economicamente, tecnicamente mi segue il MI Federico Manca. Quanto incidono sulle tue vittorie le eccellenti doti intuitive e l’esperienza? L’intuito è fondamentale per non perdersi fra i vari calcoli finalizzati alla ricerca della mossa giusta. L’esperienza invece ha un valore più squadra del presidente Campitiello di mirare la capolista Andria più da vicino, anche se il divario di 5 punti resta, visto il contemporaneo successo dei biancoazzurri sul campo del fanalino di coda Puteolana. Domenica sarà un’altra battaglia per i rossoblù: derby in casa di un Grottaglie in profonda crisi e alla disperata ricerca di punti che possano consentire alla squadra della città delle ceramiche di evitare la retrocessione diretta. Non sarà facile per gli uomini di Pizzonia, vista la determinazione mostrata dal Taranto rigenerato dal cambio di guida tecnica. I rossoblù, dal canto loro, non dovranno prendere sottogamba l’impegno, anzi: servirà una prestazione equilibrata e convinta per continuare a sperare, prima della secon- da trasferta consecutiva che domenica 26 vedrà gli ionici ospiti sul difficile campo del San Severo. Contestualmente, l’ostacolo della capolista Andria si chiama Manfredonia, squadra praticamente già in salvo ma che ha sempre dato del filo da torcere alle big del campionato. Per Prosperi e compagni, dunque, sperare è lecito... universale ed è fondamentale negli scacchi, giacché permette di affrontare al meglio eventuali problemi e di gestire adeguatamente la tensione emotiva. Gli scacchi richiedono anche la capacità di anticipare l’avversario. Sei in grado di “leggere” psicologicamente i tuoi avversari? A volte si! Sarebbe fantastico riuscirci sempre, perché la sfera psicologica a mio avviso ha il suo peso durante una partita. In una competizione importante, mi è capitato addirittura di vincere uno scontro decisivo quasi esclusivamente giocando sulla psicologia. Credi che lo stile di gioco di uno scacchista rispecchi la sua personalità? Un bambino introverso e timido tende ad avere uno stile difensivo, mentre uno vivace cerca subito lo scacco matto! Il livello sale ma lo stile personale rimane lo stesso e il giocatore esperto cerca di adattarlo alle esigenze di posizione. Quale tra le tue competizioni, più di tutte, ti ha resa orgogliosa di te stessa e perché? Lo scorso Campionato Europeo, anche se provo del rammarico perché, se avessi vinto l’ultimo turno, mi sarei laureata Campionessa Europea e sarei stata la prima italiana ad aggiudicarmi questo titolo. Comunque sono stata fra le protagoniste di una competizione importante ed è per me fonte di orgoglio. Come hai conciliato una passione così impegnativa come quella per gli scacchi con lo studio, nel quale riesci peraltro egregiamente? Credo di riuscirci abbastanza bene, semplicemente perché elimino il superfluo. Ovviamente non si può fare tutto e nell’ultimo periodo mi dedico esclusivamente agli scacchi e alla scuola. (Continua) La gara del “D’Amuri” si disputerà alle 16:00, posticipata di un’ora per motivi di ordine pubblico visto l’afflusso massiccio di tifosi rossoblù attesi a Grottaglie (esauriti in poche ore i 500 biglietti messi a disposizione dal club tarantino). Cazzarò per il derby ritroverà in difesa Marino, che ha scontato il turno di squalifica. Mentre sarà assente l’infortunato Tarallo. E tra E tra Registrazione Tribunale di Taranto n. 14/07 del 26 settembre 2007 Direttore Responsabile Rosa Colucci Art Director Carmela Marangella Assistente grafica Elena Colucci Contributor Titty Battista Cosima Borrelli Paolo Carrieri Maria Rosaria Chirulli Salvino Chetta Donatello Cito Vito Pietro Corrente Roberta Criscio Marta Coccoluto Francesca Garrisi Mauro Guitto Antonio Lucarelli Mauro Mari Serena Mellone Alessandro Montrone Oscar Nardelli Pierluigi Rota Gabriele Russano Fabiana Spada Fotografie Donato Ancona Webmaster Problema numero 330 Muove il Bianco Matto in due mosse Francesco Cervino (ATTIVA WEB) Special Guest Benvenuto Messia Diffusione Extra Magazine è un settimanale distribuito nelle province di Taranto, Bari e Brindisi Stampa Martano Editrice s.r.l. Via delle Magnolie Zona industriale, Bari Dove giocare a scacchi A Martina Franca A.D. Scacchi Martinese Sede: Via La San Felice n°36 presso il Villaggio di S.Agostino Telefono: 334-6951781 e-mail:[email protected] www.scacchimartina.com Editore Soc. Coop. Extramœnia Edizioni Direttore Amministrativo Francesco Mastrovito Redazione Piazza Vittorio Veneto 2 - 74015 Martina Franca Tel.: 080.4859850 Fax: 080.4833679 E-mail: [email protected] Web site: www.extramagazine.eu Circolo Scacchi Martina Gli articoli pubblicati, salvo accordo scritto, A.D. Itria Scacchi disegni, anche se non pubblicati, non si restitui- Sede: Viale della Stazione n°9 Presso SERMARTINA Telefono: 392-1605018 e 329-0839659 (ore pasti) e-mail: [email protected] s’intendono ceduti a titolo gratuito. Scritti e scono. Questo giornale rispetta l’ambiente, è stampato su carta riciclata. Chiuso in redazione il 16 aprile 2015 Itria Scacchi A Taranto A.D. Taranto Scacchi Sede: Via Lago di Montepulciano n°1 presso A.B.F.O. Telefono: 339-2695756 Sito:www.tarantoscacchi.it A.D. Taranto Scacchi In copertina Marcello Piras Risultato dell’Es.330 1.Dxh7+ Dxh7 2. Cxf7 # E tra 17 aprile 2015 / n.16 29 30 17 aprile 2015 / n.16 E per finire E tra Fatto per bene Con il cuore per il cuore Tutt in campo per la XIII Edizione del “Triangolare (+1) della Solidarietà”. Festa di sport al “Tursi”, con migliaia di studenti e gli attori del Mudù T orna sabato 18 la festa dello sport e della solidarietà allo stadio “Tursi” di Martina Franca. A partire dalle ore 9:00 avrà inizio la XIII Edizione del “Triangolare (+1) della Solidarietà”, manifestazione a scopo benefico che, come ogni anno, vede la partecipazione degli attori del Mudù e degli studenti degli Istituti di ogni ordine e grado di Martina Franca, i quali saranno presenti sugli spalti del “Tursi” per incitare i propri colleghi in campo e, soprattutto, per contribuire all’acquisto dei defibrillatori destinati agli stessi Istituti Scolastici. “Quest’anno abbiamo voluto consolidare il legame che ci unisce alle scuole e ai propri Dirigenti, investendo il ricavato dell’evento nell’ac- quisto di defibrillatori che verranno a questi consegnati” ha affermato Raffaele Chiarelli, vicepresidente dell’Associazione Arca Promoter. “Purtroppo però, le apparecchiature che saremo in grado di acquistare difficilmente riusciranno numericamente a coprire tutte le scuole. Quindi, l’assegnazione dei defibrillatori – aggiunge Chiarelli - terrà conto della popolazione scolastica e della ubicazione di ogni struttura, con l’auspicio che il prossimo anno si possa completare l’opera e garantire una apparecchiatura per ciascuna scuola.” A questo proposito sarà fondamentale anche il contributo offerto dall’Assessorato Regionale alla Sanità, che garantirà al personale individuato da ciascuna scuola i ARCA PROMOTER 1 - ANGELINI ORONZO 2 - CATAUDELLA ILLUMINATO 3 -PERROTTA UMBERTO LUIGI 4 - PASTORE FRANCESCO 5 - NARDELLI GIANFRANCO 6 - LORUSSO PAOLO 7- NARDELLI PATRIZIO 8 - LACATENA NICOLA 9 - CATAPANO TOMMASO 10 - SPINELLI GIOVANNI 11 - ZAURINO MIMMO 12 - TUCCITO GIUSEPPE 13 - GALASSO ANTONIO 14 - SCHIAVONE GIUSEPPE 15 - RUSSO VITO 16 - SCIACOVELLI ANDREA 17 - CARRIERI DOMENICO 18 - LOPARCO GIUSEPPE 19 - MAGGI ELIO 20 - RUBINO RENZO 21 - MIOLA ALESSANDRO 22 - SPADA FABIO 23 - PASSIATORE ELIO corsi di formazione per l’utilizzo della strumentazione acquistata, potendo anche contare sul contributo degli operatori del 118 e del dottor Francesco Pastore, istruttore nazionale per l’insegnamento delle procedure BLS-D di primo soccorso. L’elevata affluenza allo stadio sarà perciò alla base della riuscita dell’evento, al quale hanno già aderito pressoché tutte le scuole della città, attraverso l’acquisto del tagliando di ingresso tra i propri studenti. Saranno proprio quest’ultimi i protagonisti della mattinata, sia sugli spalti che in campo, dove due selezioni degli Istituti Superiori si contenderanno l’accesso alla finale. Invece, nell’altra delle prime due gare previste, gli attori del Mudù se la vedranno contro una mudù 1- UMBERTO SARDELLA 2 - GAETANO FUNARO 3 - NINO SPINA 4 - GAETANO CARIELLO 5 - MASSIMILIANO GIANCASPERO 6 - GIOVANNI RUTIGLIANO 7 - PIERO TRAVERSA 8 - MASSIMILIANO DIELE 9 - FRANCESCO PANTALEO 10 - GIACINTO LUCARIELLO 11 - ARCANGELO MLLELLA 12 - ERNESTO MARTINELLI 13 - BRANDO ROSSI selezione dell’Arca Promoter, costituita da quelle figure che hanno contribuito ai successi raggiunti dalla stessa Associazione in questo ventennio. La comicità di Umberto Sardella e degli altri attori rappresenterà come ogni anno l’elemento aggiunto di una giornata che si propone tra i propri obiettivi quello di unire il divertimento alla causa benefica. E in tal senso fondamentale sarà anche il contributo economico offerto dagli operatori farmaceutici di Martina Franca coordinati dal dott. Francesco Lembo. Alle ore 9:00 il via sarà dato dalla breve cerimonia di inaugurazione, nel corso della quale gli studenti delle scuole primarie si esibiranno in una serie di attività ludicosportive. Quindi l’inizio ufficiale di questa tredicesima edizione avverrà alla presenza delle Autorità Istituzionali, a cui farà seguito l’inizio delle prima delle due semifinali in programma. L’acquisto del tagliando, il cui costo è di 3 euro, sarà possibile anche ai botteghini dello stadio sin dalle 8:30 dello stesso giorno. ISTITUTI TECNICI liceo Tito Livio 1 - Angelo Albanese 2 - Vito Angelini 3 - Gianfranco Colucci 4 - Alessio Filomena 5 - Raffaele Lazzaro 6 - Walter Rossi 7 - Fabio Palazzo 8 - Mino Solito 9 - Rosario Pulito 10 - Giuseppe Piepoli 11 - Angelo Lisi 12 - Silvano Greco 13 - Manuel Scialpi 14 - Vito Cito 15 - Andrea Vinci 16 - Kejdi Pajai 17 - Giovanni Chiatante 1 - Agostino Zaurito 2 - Alberto Chirulli 3 - Alessandro Carrieri 4 - Andrea Ruggieri 5 - Antonio Marinosci 6 - Carlo Curri 7 - Carola Colucci 8 - Cosimo Cagnazzo 9 - Daniele Caramia 10 - Davide Schiavone 11 - Edoardo Adamuccio 12 - Francesco Ammendola 13 - Francesco Sforza 14 - Giuseppe Ancona 15 - Giuseppe Giliberti 16 - Marco Fornaro 17 - Vincenzo Aquaro 18 - Nicola Villanova E tra 17 aprile 2015 / n.16 31 32 17 aprile 2015 / n.16 E tra
© Copyright 2025 ExpyDoc