ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA Ufficio stampa Rassegna Stampa 14 aprile 2015 Responsabile: Claudio Rao (tel. 06/32.21.805 – email: [email protected]) 1 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA SOMMARIO PAG. 3 STRAGE TRIBUNALE: Rivolta al tribunale di Napoli avvocati inferociti: “E’ un’umiliazione”. Feriti due agenti (repubblica.it) PAG. 5 STRAGE TRIBUNALE: l metal detector paralizza il tribunale, rabbia e proteste (Il Mattino) PAG. 7 STRAGE TRIBUNALE: In fila un’ora al tribunale di Napoli: avvocati in rivolta (La Repubblica) PAG. 8 STRAGE TRIBUNALE: Sicurezza, a pagare saranno solo i portieri (Il Garantista) PAG.10 L’INTERVISTA: Scuto: “Non c’è bisogno di esasperazioni” (La Stampa) PAG.11 PROCESSO TELEMATICO: Il processo telematico “Non funzione bene fermiamolo per un po’” (La Repubblica – Affari e Finanza) PAG.13 CONCORRENZA: Mariconda: ”Invece che agli avvocati diamo lavoro a giovani vice notai” (La Repubblica – Affari e Finanza) PAG.15 AVVOCATI: Al via tre giorni di lezioni per mille giovani avvocati(Il Sole 24 Ore) PAG.17 L’INTERVENTO/1: Non avvelenate la giustizia - di Massimo Krogh (Il Mattino) PAG.18 L’INTERVENTO/2: Macché sicurezza i giudici rifiutano i controlli di Pietro Senaldi (Libero) PAG.20 L’INTERVENTO/3: Distinguere nella tragedia: l’errore fatale delle toghe di Astolfo Di Amato (Il Garantista) PAG.22 PREVIDENZA: Brevi (Italia Oggi) PAG.23 PREVIDENZA: Ragionieri – Cinque gestori per la Cassa (Corriere Economia) PAG.24 PROFESSIONI: I commercialisti: più trasparenza per gli amministratori giudiziari (Il Sole 24 Ore) PAG.25 PROFESSIONI: Amministratori giudiziari, Cndcec vuole trasparenza (Italia Oggi) PAG.26 PROFESSIONI: Consulenti, arretrato all'angolo (Italia Oggi) PAG.28 P.A.: Più flessibilità con il ddl Madia (Italia Oggi) PAG.30 FISCO: Precompilata, controlli dietro l’angolo (Il Sole 24 Ore) PAG.32 TORTURA: Il significato di tortura evoluzione di una parola (Il Corriere della Sera) PAG.34 CONDOMINIO: Imprese al test-regolamenti (Il Sole 24 Ore) PAG.36 CONDOMINIO: Per i «vizi» denuncia dall’amministratore (Il Sole 24 Ore) PAG.38 CONDOMINIO: Ordinanza lecita solo se c’è urgenza (Il Sole 24 Ore) PAG.40 ESTERI: Gli avvocati temono l’impopolarità. Nessuno si batte contro le nozze gay (Il Corriere della Sera) PAG.41 CASSAZIONE: La svolta della Cassazione. Se si convive si perde il diritto all’assegno di mantenimento (Il Corriere della Sera) 2 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA REPUBBLICA.IT Rivolta al tribunale di Napoli avvocati inferociti: “E’ un’umiliazione”. Feriti due agenti Code agli ingressi dalle sette del mattino. Sfondata una porta a vetri. Identificati due avvocati, responsabili dell'assalto all'ingresso di via Grimaldi. Sospeso il nuovo provvedimento di sicurezza. La polizia sblocca i varchi per allentare la tensione Secondo giorno di caos e rabbia al Tribunale di Napoli. Scatta la rivolta. Tensione altissima. I primi avvocati si sono presentati davanti agli ingressi di Palazzo di giustizia alle sette del mattino, sperando di riuscire ad arrivare in aula in tempo, dopo la giornata infernale di ieri: l'entrata in vigore dei nuovi dispositivi di sicurezza, dopo la strage a Milano, crea infatti code interminabili, perchè è attivo un solo metal detector e i vigilantes devono controllare gli ingressi uno a uno, aprendo borse e controllando tablet e smartphone. Alle 9 i tempi di attesa si aggirano intorno alle tre ore e le file di avvocati si allungano sui marciapiedi tra le auto. Scatta la rivolta. Il clima è elettrico. "Dobbiamo lavorare", gridano gli avvocati, gli assistenti, i praticanti in fila, attaccati ai cellulari per rassicurare clienti e testimoni. La situazione degenera quando la massa di gente in coda comincia a premere contro una porta a vetri dal lato di via Grimaldi. Gli avvocati tentano di 'forzare i controlli' per evitare di arrivare tardi in udienza. Spintoni, urla e la vetrata va in frantumi. Intervengono la polizia penitenziaria e i carabinieri. Due agenti della polizia penitenziaria sono rimasti feriti e sono stati medicati in ospedale. Un legale sviene e viene soccorso dagli operatori del 118. A quanto si è appreso due avvocati, un uomo e una donna, che hanno partecipato all’assalto sono stati identificati dalla polizia penitenziaria ed è probabile che saranno denunciati per lo sfondamento della porta a vetri. I vigili urbani chiudono al traffico via Grimaldi. Gli avvocati sono inferociti: "E' un'umiliazione. Stanno mettendo in ginocchio la professione e la giustizia". 3 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA Le nuove regole per accedere al Tribunale di Napoli sono entrate in vigore ieri dopo la tragedia a Milano. Ma i controlli minuziosi ed accurati anche per avvocati e testimoni allungano fino all'esasperazione i tempi di attesa, arrivando a bloccare anche udienze e atti. La giunta della Camera Penale di Napoli, riunitasi ieri d'urgenza, ha chiesto al procuratore generale in Corte d'Appello "di revocare ad horas il provvedimento in oggetto oppure di voler adottare le misure che riterrà opportune per garantire un normale svolgimento delle attività giudiziarie". Ma la corte di appello ancora non ha risposto. E ora gli avvocati sono pronti all'astensione immediata. Alle dieci, dopo gli incidenti, il procuratore generale della Repubblica di Napoli, facente funzioni, Francesco Mastrominico, dà disposizione, per motivi di ordine pubblico di consentire l'accesso agli avvocati con la sola esibizione del tesserino e non passando per i metal detector. La polizia p apre l'ingresso di via Grimaldi e fa entrare gli avvocati, scorati da un cordone di agenti in divisa. "Sono appena arrivata- spiega il legale, Angela Masecchia, visibilmente scossa- Ho fatto un tentativo da via Grimaldi, ma una collega mi aveva avvisato che c'era stata una rissa. A quanto mi hanno riferito si sono picchiati avvocati e vigilantes. La situazione è assurda. In piazza Cenni è operativo un solo metal detector. All'ingresso di via Grimaldi invece il metal detector è rotto e quindi ci costringono ad aprire le borse una ad una. Dopo la rissa la polizia ha aperto i varchi e ci ha scortati all'interno del Palazzo di Giustizia, come deportati, con un cordone di agenti ai lati. Peggio di Auschwitz" "E' paradossale, non si può cominciare giornata udienze con file di oltre tre ore- si indigna l'avvocato Bruno Von Arx - Deve essere immediatamente indetta per la tutela di tutti, un'astensione dalle udienze. Finchè non sarà regolarizza questa situazione non c'è altra possibilità, per la tutela di tutti". Alle 11 la situazione sembra tronare lentamente alla calma, ma chi arriva in Tribunale si trova davanti a una scena surreale, con agenti in divisa e polizia municipale schierati davanti ai varchi di ingresso e agli incroci stradali. I vigili deviano il traffico in via Lauria. ANNA LAURA DE ROSA e CRISTINA ZAGARIA 4 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL MATTINO Il metal detector paralizza il tribunale, rabbia e proteste Anche gli avvocati costretti ai controlli lunghe ore in fila e udienze a rilento Solo chi si è trovato in mezzo a quel fiume di persone può raccontare lo stupore, poi la rabbia e infine lo scoramento di essere costretti a rimanere li ad aspettare, avanzando di un passetto ogni tanto, guardando mille teste davanti con la consapevolezza di non riuscire a rispettare tempi e appuntamenti. Palazzo di giustizia di Napoli, lunedì mattina; non un lunedì qualunque ma quello successivo alla strage di Milano, quello nel quale s`è deciso di alzare il livello di guardia e di far passare i controlli a tutti, compreso il personale, gli avvocati e i magistrati (anche se questi ultimi, alla fine, sono stati in linea di massima esentati fra le proteste generali). Far passare controlli significa utilizzare i metal detector; utilizzare i metal detector significa mettere infila tutti quelli che entrano nel palazzo e verificare che non siano in possesso di armi: il risultato è che i tempi di accesso si allungano a dismisura, che l`impatto del «popolo del Palazzo di Giustizia» diventa insostenibile e chi arriva per ultimo si trova in coda per oltre un`ora. Il tam tam del disagio è partito di primissimo mattino. Gli avvocati che sono riusciti ad entrare di buon`ora hanno iniziato a diffondere le immagini del disastro annunciato: ripresa dall`alto, la coda infinita di persone al varco del centro direzionale era impressionante, quella dallato di piazza Falcone e Borsellino si snodava come un lungo serpente e arrivava a invadere la strada. In mezzo a quella coda tanti avvocati che hanno immediatamente fatto sentire la loro voce di protesta. Era annunciato che sarebbe stato un lunedì nero ma nessuno si aspettava che il disagio sarebbe stato così clamoroso. Qualcuno s`è sentito male, soprattutto per la tensione di non riuscire a varcare quella soglia in tempo: assieme agli avvocati c`erano anche persone che attendevano un giudizio o che erano chiamate a testimoniare, tutto a guardare l`orologio con la certezza che ogni appuntamento sarebbe stato 5 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA cancellato. Una prima protesta ha visto nel mirino i magistrati che, secondo le norme dettate dall`Avvocato Generale della Procura di Napoli, Luigi Mastrominico, avrebbero dovuto adeguarsi alle nuove norme di sicurezza come tutti gli altri, dai cancellieri agli avvocati: invece i giudici, secondo chi protestava, non si sarebbero sottoposti alla tortura del metal detector e delle lunghe code passando «liberament». Quando, a tardissima mattinata, il caos è leggermente scemato, l`Ordine degli Avvocati ha chiesto un incontro con il presidente del tribunale, Ferrara, per tentare di trovare una soluzione. Per adesso il primo passo, al termine dell`incontro avuto dal presidente del consiglio dell`Ordine degli avvocati Zanchini e dal consigliere delegato al penale Frojo, è stata una circolare inoltrata a tutti i magistrati civili con la quale si chiede di non emettere provvedimenti «in assenza delle parti» fino alle 11,30. Significa, almeno, che nessuno rischierà di vedere naufragare una vertenza perché non è riuscito a presentarsi in aula a causa della infinita coda all`ingresso. E stata anche presentata una proposta dell`Ordine che rischia di suscitare polemiche: il presidente Zanchini ha comunicato ai vertici del Palazzo di Giustizia di essere disposto ad investire per ridurre il caos agli ingressi. La proposta dell`Ordine degli Avvocati è quella di acquistare un numero congruo di «palette metal detector» da offrire (con la formula del comodato d`uso gratuito o della definitiva donazione) al tribunale. Si tratta di quegli aggeggi che vengono utili nati negli aeroporti e che vengono fatti passare a qualche centimetro dal corpo per rilevare la presenza di oggetti metallici eventualmente pericolosi. L`utilizzo di questi apparecchi più agili, secondo l`Ordine degli Avvocati, potrebbe snellire le procedure di accesso. Ognuna delle «palette» costa trecento euro, l`Ordine ne comprerebbe una decina da distribuire ai vari ingressi, ma c`è un grande dubbio: il personale può utilizzarle? E, soprattutto, c`è personale a sufficienza per usare questi oggetti? Nel frattempo la ressa continuerà. Almeno fino a quando la tensione sarà scemata e le maglie dei controlli si allenteranno. Va sempre così, bisogna avere pazienza. Presto tutto tornerà come prima. Paolo Barbuto 6 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA LA REPUBBLICA In fila un’ora al tribunale di Napoli: avvocati in rivolta LA POLEMIC A NAPOLI Una fila lunghissima ieri per entrare al tribunale di Napoli con dipendenti, avvocati e pubblico costretti a passare per il metal detector. Non solo: gli agenti della polizia penitenziaria hanno controllato i tesserini di riconoscimento e perquisito diverse borse. Tanto che per poter entrare in tribunale c'è voluta anche un'ora. Misure che si sono rese necessarie dopo i fatti di Milano, ma che hanno creato polemica. Gli avvocati, civilisti e penalisti, sono già in rivolta. Nelle prossime ore ci sarà un incontro con i rappresentati dell'Ordine e delle Camera penale per la redazione di un documento di protesta. «Sì alla sicurezza ma il Tribunale è casa nostra e questo trattamento è indegno», questo il senso di ciò che sarà comunicato nelle prossime ore. 7 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL GARANTISTA Sicurezza, a pagare saranno solo i portieri In queste ore la società Securpolice, l`azienda di Cinisello Balsamo da cui dipende il personale non armato che ha il compito di presidiare l`ingresso di via Manara del Tribunale di Milano, quello da cui è entrato Claudio Giardiello, è oggetto di un violentissimo sciacallaggio. A lei viene addebitata la responsabilità di non aver impedito che il killer entrasse con una pistola e uccidesse tre persone. Securpolice, in associazione temporanea d`impresa con l`istituto piemontese di vigilanza privata All System, vinse nel 2011 la gara per la sorveglianza del Palazzo di Giustizia milanese. Come è stato abbondantemente scritto, la gara, ad offerta economica più vantaggiosa, prevedeva un dispositivo di vigilanza misto, composto da portieri disarmati e guardie particolari giurate armate. In tempi di vacche magre tale "mix" ha permesso al Comune di Milano, che ha in carico la gestione dell`edificio, di risparmiare ben 2 milioni e 800.000 euro l`anno. Ciò è stato possibile in quanto i portieri hanno un costo orario particolarmente basso. Anzi, per dirla tutta, una paga da fame: il contratto nazionale per i servizi fiduciari prevede uno stipendio di circa 700 euro mensili per 40 ore settimanali. Per la cronaca, la decisione di affidare la vigilanza del Palazzo di Giustizia ad un dispositivo misto di portieri e guardie giurate fu subito contestata dalle associazioni di vigilanza. Secondo quest`ultime, infatti, la professionalità dei portieri non era "adeguata" per gestire un servizio cosi delicato. Ma prima il Tar e poi il Consiglio di Stato hanno bocciato il ricorso. A parte, quindi, le associazioni di categoria, nessuno ebbe mai qualcosa da ridire sulla scelta al risparmio del committente. Non disse nulla il procuratore generale presso la Corte d`Appello, primo responsabile della sicurezza del Palazzo di Giustizia: senza il suo avallo il Comune di Milano non avrebbe potuto procedere alla gara per l`affidamento del servizio. E non disse nulla il Prefetto che, in qualità di responsabile dell`Ordine e della Sicurezza pubblica nella provincia, ha la responsabilità di garantire l`incolumità e la sicurezza dei magistrati, oltre a quella del perimetro esterno delle strutture giudiziarie. E la tanto criticata assenza del metal detector nel varco da cui è entrato armato Claudio Giardiello? Fu decisa dalla Commissione di manutenzione degli uffici giudiziari, formata da rappresentanti della Corte d`Appello, dell`Avvocatura Generale, del Tribunale di Milano, della Procura della Repubblica e a cui partecipano anche rappresentanti del Tribunale dei Minori, del Tribunale di Sorveglianza e del Consiglio dell`Ordine degli avvocati. Fu tale 8 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA Commissione, una sorta di grande assembla di condomino, che decise l`anno scorso di spostare il metal detector, previsto dall`originale capitolato di gara, riservando l`ingresso di via Manara agli "addetti ai lavori", magistrati e avvocati. Che, quindi, potevano accedere al Palazzo senza particolari formalità essendo sufficiente un sommario controllo "somatico". Tutti informati e tutti d`accordo. Nessuno può oggi dire di non sapere. Visto che ci sono i verbali delle riunioni. Sentire l`altro giorno, a caldo, dal vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Giovanni Legnini che "i magistrati non possono essere lasciati soli" o dal presidente dell`Associazione nazionale magistrati Rodolfo Maria Sabelli che "sono fatti che hanno un valore simbolico: rappresentano la solitudine in cui è stata lasciata la giustizia", oltre che "le misure di sicurezza non hanno funzionato a dovere", lascia esterrefatti. E` la classica italica risposta alle tragedie. Un combinato disposto di scaricabarile e di lezioncina morale. Quale avrebbe dovuto essere lareazione di un portiere disarmato, normalmente impiegato all`ingresso dei parcheggi dei supermercati, di fronte a Claudio Giardiello, un killer pronto ad uccidere che si allenava da quattro anni in poligono per compiere la sua mattanza? Doveva controllare, la risposta, il tesserino dell`Ordine avvocati visto che si trattava di un varco a loro riservato! E poi, magari, disarmarlo a mani nude. Ma chi può solo lontanamente pensare che una singola persona riesca a controllare le migliaia di avvocati che entrano continuamente ogni mattina nel Palazzo di Giustizia milanese? Senza contare che ogni Ordine degli avvocati ha un modello di tesserino diverso per forma, colore e caratteri utilizzati. Una confusione unica. Gli Ordini avvocati d`Italia hanno mai fornito i loro modelli di tesserino al personale di Securpolice? Si attende risposta. Su questo ha ragione Di Pietro: per entrare in Tribunale è sufficiente la tessera punti dell`Esselunga. Il finale di questa triste vicenda, purtroppo, è già scritto. Securpolice perderà il contratto, magari anche con delle penali, e licenzierà i portieri. Per qualche settimana davanti al Palazzo ci saranno i militari come se ci trovassimo di fronte al Tribunale di Kandar. L`attenzione sarà al massimo. Passato, poi, lo shock, in parallelo con la scomparsa della notizia dai giornaloni, i signori avvocati e magistrati riprenderanno tranquillamente ad entrare nel Palazzo senza essere controllati o perquisiti. Nel frattempo ci sarà stato un funerale di Stato per delle vittime che sono il frutto, non dell`asserita delegittimazione dei magistrati, ma della poca attenzione con cui si affronta il tema della sicurezza in Italia. Che, va ribadito, non è materia per apprendisti. Giovanni Maria Jacobazzi 9 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA LA STAMPA Scuto: “Non c’è bisogno di esasperazioni” Il presidente dei penalisti di Milano: serve equilibrio MILANO Nei palazzi di giustizia, entrare armati non si può. Alcuni avvocati ieri a Imperia, però, hanno rivendicato il diritto ad avere una pistola per motivi di sicurezza legati alla loro professione. Si possono equilibrare esigenze di sicurezza e accessibilità dei palazzi? Risponde Salvatore Scuto, presidente della Camera Penale di Milano. «Intanto l'idea che un avvocato debba girare armato per esercitare la propria professione fa venire i brividi: facciamo attenzione a non proiettare un clima da Far West nelle aule di giustizia perché così non è. Ciò detto, se nei tribunali non si entra armati, anche i legali si adeguino». Ora tutti invocano maggior sicurezza. «Questa tragedia ha posto un problema che non si può sottovalutare ma non credo si debba pensare di trasformare in fortini blindati i palazzi di giustizia. Sarebbe l'immagine di uno Stato sconfitto in partenza. Ciò che è accaduto a Milano rappresenta l'imponderabile e non ha precedenti. Il vero tema è: quanta libertà siamo disposti a cedere in cambio di maggiore sicurezza? Se l'immagine che si è voluta proiettare finora è di una giustizia al "servizio" del cittadino e non "contro", bisognerà pensarci bene. Non si possono presidiare i palazzi con i carrarmati». Carrarmati no, ma tornelli sì? «Basterebbe utilizzare i microchip nei tesserini di riconoscimento. A Monza funziona già così». Chi si deve controllare? Avvocati sì, giudici no? Giornalisti sì, poliziotti no? «E se poi un agente entra a palazzo, impazzisce e spara? Non c'è soluzione? «Credo non esista una formula magica sulla sicurezza soprattutto nelle aule giudiziarie. Bisogna non farsi prendere dal panico e cercare di non esasperare i conflitti. La giustizia non deve essere vissuta come un corpo estraneo alla società ma uno dei suoi fondamenti». PAOLO COLONNELLO 10 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA LA REPUBBLICA – Affari e Finanza Il processo telematico “Non funzione bene fermiamolo per un po’” MAURIZIO DE TILLA, PRESIDENTE ANAI: "TROPPE INCONGRUENZE, DALL'ATTUALE CAOS POTREBBERO PRODURSI DEI DANNI, LA PARTE INFORMATICA È CARENTE IN TROPPE CITTÀ E C'È DIVERGENZA TRA LE PRASSI" Il processo civile telematico « è nel caos, sospendiamolo per qualche tempo. La situazione è precaria. Ogni giorno emergono inconvenienti e intoppi per la difettosa informatizzazione dell'apparato giudiziario e per le differenti prassi territoriali». A lanciare l'allarme è Maurizio de Tilla, presidente di Anai. L'associazione nazionale avvocati italiani sta infatti ricevendo segnalazioni preoccupanti sull' effettivo funzionamento del nuovo strumento messo a disposizione per snellire le procedure e accelerare i processi. Qualche esempio. <<A Foggia e Salerno l'informatizzazione non esiste ancora, mentre a Milano il sistema sembra essere andato in tilt, con un sovraccarico di linea che ha bloccato l'avvio di 14 mila comunicazioni on-line», E i problemi continuano. Le divergenze tra le prassi adottate negli uffici giudiziari aumentano giorno dopo giorno: alcuni non accettano più atti cartacei, altri invece richiedono depositi con modalità tradizionali, magari accompagnati da supporti, come dischi o chiavette, sui quali caricare il materiale. Secondo Anai il processo telematico comporta, inoltre, decisioni contrastanti, come quelle di alcuni giudici che ritengono sia possibile depositare in via telematica anche gli atti introduttivi della lite: «Cosa succede, poi, se m alcuni uffici mancano gli strumenti informatici per riceverli?», si chiede de Tilla. «È da considerare nullo l'atto depositato - continua - in un formato diverso da quello previsto? È possibile riammetterlo nei termini? Sono questi quesiti che rendono tutto incerto e difficoltoso». A parte i tribunali dove il processo civile telematico non funziona proprio, ne esistono altri che devo no affrontare una lunga serie di difficoltà: il collegamento al sistema giustizia non funziona in determinati orari; vi sono ritardi nell' accettazione dell'atto da parte del personale di cancelleria; fra la consegna e l'accettazione dei depositi di decreti ingiuntivi a volte decorre 11 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA anche un mese; i documenti e gli atti depositati telematicamente nei procedimenti avanti il tribunale non vengono acquisiti dalle Corti di Appello (salvo poche eccezioni). «Insomma - sostiene Maurizio de Tilla - siamo in presenza di un universo normativo a puzzle, spesso indecifrabile, contraddittorio e di difficile comprensione e consultazione. Con il rischio dell'incremento e della desertifìcazione». Per finire con le lacune più paradossali, come sottolinea Anai. Il decreto ingiuntivo si presenta in via telematica ma l'opposizione è cartacea. La citazione e la comparsa di costituzione sono su carta, le memorie istruttorie e finali viaggiano on-line. La sentenza è telematica, ma l'appello è cartaceo così come il ricorso per Cassazione. «Per ottimizzare il sistema non basta modificare la normativa - conclude Maurizio de Tilla - ma occorre dare un migliore assetto all'organizzazione giudiziaria. I mali della giustizia civile sono endemici e hanno radici profonde che riguardano le scarse risorse, il numero ridotto di giudici e di personale, la mancanza di produttività, la fatiscenza delle strutture e, in genere, le estese disfunzioni dell'intero apparato giudiziario». Catia Barone 12 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA LA REPUBBLICA – Affari e Finanza Mariconda: ”Invece che agli avvocati diamo lavoro a giovani vice notai” LA PROPOSTA AL GOVERNO DELL'EX PRESIDENTE DELL'ORDINE DEI NOTAI: "AVVOCATI E COMMERCIALISTI NON DEVONO STIPULARE PERCHÉ NON SONO TERZE PARTI MA FACCIAMO ASSUMERE COME "COADIUTORI" 1.500 PERSONE CHE HANNO SUPERATO ALMENO UNA PROVA AL CONCORSO Il disegno di legge del governo «affida anche ad avvocati (per alcuni atti immobiliari) e a commercialisti (per alcune vicende societarie) la possibilità di stipulare atti al posto dei notai. Ma questa impostazione è del tutto sbagliata perche, volendo risolvere il problema di distribuire la "torta" notarile fra più soggetti, in realtà toglie ai cittadini una garanzia fondamentale, quello della specifica competenza dei notaie del ruolo di terzietà di chi stipula gli atti». Gennaro Mariconda, notaio in Roma ed ex presidente del Consiglio nazionale del notariato a cavallo fra il 1998 e il 2001, va all'attacco ma fa anche al governo una proposta "alternativa": «Allarghiamo effettivamente la platea dei soggetti che possono stipulare atti anche a persone che fanno parte di quella cultura e di quella funzione e mettiamo gli stessi notai maggiormente in concorrenza fra di loro, ma senza togliere le garanzie del sistema». Perché avvocati e commercialisti non sarebbero adatti a stipulare atti, seppur limitatamente? «Perché con le modifiche che il governo vuole introdurre, si attribuirebbero nuove competenze a persone che non hanno studiato per questo scopo. Inoltre, avvocati e commercialisti sononormalmente tutori di interessi di parte, mentre il notaio è terzo rispetto agli interessi in gioco e unico garante del sistema. Gli atti di avvocati e commercialisti consisterebbero soltanto in un'autentica delle firme delle persone, mentre mancherebbero tutti gli adempimenti preliminari e successivi, che sarebbero sotto la responsabilità delle parti anche se il testo del provvedimento da ultimo conosciuto sembra correggere parzialmente le precedenti stesure». E i notai, invece? «Non soltanto i notai non sono parti in causa e quindi sono soggetti terzi, ma svolgono tutti gli adempimenti preliminari e successivi, a maggior garanzia delle parti. Non dimentichiamo che tra gli 13 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA adempimenti a cura dei notai c'è il versamento di rilevanti imposte. Inoltre, i notai sono tenuti a conservare tutti gli atti da loro ricevuti, mentre avvocati e commercialisti non sarebbero obbligati. La conservazione degli atti inoltre è propedeutica ad un accurato controllo della loro piena conformità alle leggi dell'ordinamento, controllo eseguito sotto la cura del Ministero di Giustizia». Però, diciamo la verità: il governo apre la possibilità di stipulare anche ad altri soggetti per immobili non abitativi solo fino a 100 mila euro ... « ... che non sono per niente pochi: 100 mila euro rappresentano il valore catastale: vuol dire che in effetti parliamo di uffici, negozi, capannoni e terreni che valgono sul mercato 4 o 500 mila euro. Di fatto, sono la maggior parte degli atti per immobili non abitativi in Italia. Insomma, alla fine il risultato del ddl del governo non è la semplificazione ma una maggiore complicazione con minori garanzie». Ogni volta che i governi provano a liberalizzare un po', i nota si chiudono a riccio. «Ma no. Diciamo no soltanto alle cose illogiche, alle cose che fanno venir meno le garanzie per i cittadini. E comunque io, almeno, una proposta alternativa da proporre al governo ce l'ho». Ce la spieghi. «Se si vuole allargare la platea di coloro che possono partecipare allo svolgimento della funzione notarile si può fare restando però nell'alveo di tale professione. Per far ciò basterebbe dare maggior vigore e attualità alla figura del "coadiutore" del notaio, figura espressamente prevista dalla legge notarile e invece di dar lavoro agli avvocati lo daremmo a dei giovani, aspiranti notai, che oggi non hanno una possibilità concreta di remunerazione». Questa proposta può forse aprire la strada del lavoro ad alcuni giovanima non rappresenta una maggiore concorrenza. «E allora ecco la seconda proposta: allarghiamo la concorrenza fra i notai non più soltanto a livello regionale, come si è recentemente proposto, ma a livello nazionale, fermo restando l'obbligo di assistenza alla sede per almeno quattro giorni alla settimana». Torniamo al ddl del governo. Davvero, nei fatti, avvantaggerà avvocati e commercialisti? «Solo marginalmente. Chi si avvantaggerebbe davvero sarebbero assicurazioni e banche. Le prime perché tutti gli atti stipulati da avvocati dovrebbero essere assistiti da una garanzia assIcurativa (noi l'abbiamo già). Le seconde perché con questa misura opererebbero sull'intera fìliera, dalla perizia alla stipula passando per il finanziamento, ma con uno svantaggio per gli utenti: i costi non sarebbero inferiori ad oggi ma sicuramente meno trasparenti». Adriano Bonafede 14 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL SOLE 24 ORE Cassa Forense. Con il Sole 24 Ore Al via tre giorni di lezioni per mille giovani avvocati Investire sui giovani avvocati più brillanti. È quanto ha deciso di fare Cassa forense, l’ente di previdenza della categoria. Con criteri meritocratici sono stati selezionati mille neoavvocati che potranno partecipare gratuitamente a tre giornate di approfondimento su argomenti di particolare rilevanza per la professione. Mille giovani potranno arricchire la loro formazione grazie al sostegno di Cassa forense che, in collaborazione con la Business School del Sole 24 Ore, mette a loro disposizione docenti esperti su temi e materie di grande attualità giuridica: dal modello organizzativo previsto dal decreto legislativo 231 del 2001 alle novità del diritto fallimentare, dell’arbitrato e della negoziazione assistita. Le località per questo road show itinerante sono: Milano, Padova, Roma, Pescara e Messina. «La Cassa forense ha cambiato paradigma - racconta il presidente Nunzio Luciano - da un welfare passivo siamo passati a uno attivo e propositivo. Con i consiglieri delegati ci siamo interrogati su cosa mettere in campo come welfare attivo, dove prevediamo di investire 60 milioni. In tema di formazione cominciamo con questo progetto pilota - prosegue Luciano - perché crediamo che una preparazione adeguata sia una carta vincente per presentarsi nel mercato e se i risultati saranno quelli attesi potremmo estendere questa iniziativa in altre parti d’Italia e a un numero maggiore di avvocati». La prima lezione, intitolata: «Modello organizzativo Dlgs 231/2001: dalla normativa all’attività di controllo» si svolgerà domani a Roma, Pescara e Padova dalle 9 alle 18 e il 16 aprile a Messina e Milano. Le altre date, uguali per tutte le località, sono il 13 maggio e il 23 giugno 2015. Cassa forense ha avviato una serie di iniziative di aiuto e supporto agli avvocatii, da una parte abbassando i costi per la professione, operazione possibile grazie alle economie di scala, «sottoscrivere un’assicurazione per 220mila soggetti ha un prezzo molto più competitivo - spiega Luciano - e infatti la polizza grandi rischi e grandi eventi morbosi è gratuita per gli 15 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA iscritti», dall’altra attraverso delibere ad hoc come quella appena pubblicata in Gazzetta Ufficiale (la 84 dell’11 aprile) che consente di riscattare gli anni di università e di praticantato in 10 anni e non più in cinque e con un tasso del 2,75% (si veda Il Sole 24 Ore del 18 marzo). È invece ancora in attesa del nullaosta ministeriale il progetto di una banca dati giuridica dell’avvocatura. «Tra i temi su cui ci stiamo concentrando - dice Luciano - ci sono i fondi europei; ci siamo attivati, costituendo una sezione ad hoc chiamata Cf lab Europa, per affiancare le regioni e aiutarle a intercettare queste risorse, anche presentando loro progetti già elaborati e fare in modo che questi fondi siano un’altra forma di sostegno per i professionisti». Federica Micardi 16 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL MATTINO Non avvelenate la giustizia di Massimo Krogh Nel Tribunale di Milano si è consumata una terrificante tragedia, frutto della peggiore follia, quella capace di premeditare e organizzare il male. Tre morti e due feriti, e poteva per sino essere peggio. Nella emotività provocata da simili eventi è opportuno conservare la freddezza, ovviamente non il distacco, necessaria ad evitare d` introdurre rimedi che piuttosto che risolvere aggiungano altri problemi. Vi è già chi propone di trasformare in aeroporti i palazzi di giustizia. Ciò significherebbe allungare ogni processo di un paio d`ore, o comunque costringere gli operatori, avvocati magistrati e personale, ad arrivare in tribunale un paio d`ore prima della causa, come per prendere l` aereo. I primi effetti si sono visti già ieri con le lunghissime file davanti al Palazzo. La durata dei processi è un cancro italiano che non giova incrementare. Peraltro, è tipico del nostro Paese avventurarsi nelle riforme in avanti per poi restare immancabilmente indietro. In effetti, non esistono regole codificabili per difendersi dall`altrui follia, tutto è rimesso al caso. Difatti, nello Stato di diritto le garanzie giuridiche di tutela sia della collettività che del singolo cittadino non includono i comportamenti del pazzo, il quale può essere dichiarato non punibile. Nella specie, l`orribile tragedia parrebbe dipesa dal fatto che il tesserino mostrato dal Giardiello non sia stato guardato con la dovuta attenzione, nonostante che lo stesso fosse uno sconosciuto. Basterebbe un po` di attenzione in più e magari qualche sorvegliante in più, ma di qui a parlare di porte spalancate, sembra un`esagerazione solo giustificata dall`emozione conseguente alla tragicità dell`evento. Io credo che, oltre agli aspetti dei controlli, giochi qui un ruolo non indifferente il clima di intemperanza ideologica che avvelena da tempo il tema dell`amministrazione della giustizia, cosa che, come si sa, ha reso il rapporto politica/giustizia un`anomalia che distingue il nostro Paese fino a farlo bacchettare dall`Unione europea. Come sempre, il problema è anche culturale, ed è sconfortante che una nazione di grandi tradizioni come l`Italia, anche nel campo del diritto, debba non trovarsi al passo quando si parla di cultura come fenomeno e fermento sociale. Verosimilmente, fa parte delle nostre infinite contraddizioni, che troppo spesso ci lasciano agli ultimi posti, come nella giustizia, o ai primi, come nella corruzione. Per tornare alla sicurezza da cui siamo partiti, vi è da sperare che la infantile voglia di essere sempre più avanti non arrivi a chiudere le porte dei tribunali. 17 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA LIBERO Macché sicurezza i giudici rifiutano i controlli di Pietro Senaldi È augurabile che domani i funerali di Stato dei morti della strage al Tribunale di Milano non diventino un nuovo pretesto per strumentalizzare il dramma di tre famiglie e fame l`estrema occasione per rivendicazioni di casta e dichiarazioni politiche. La morte del giudice Ciampi infatti ha oscurato quella delle altre due vittime, al punto che la moglie dell`ex socio dell`assassino ha rifiutato le esequie ufficiali lamentando che «il mio Giorgio è stato ignorato da tutti, non sono stata invitata neppure alla commemorazione». Meglio così, forse, almeno la donna si è risparmiata l`intervento del presidente dell`Anm, Rodolfo Sabelli, che ha approfittato del luttuoso palco per trasformare i morti nel «simbolo dell`isolamento in cui è stata lasciata la giustizia» e denunciare «la troppa rabbia e le troppe tensioni» che si catalizzano sui magistrati, che meriterebbero «ben altro rispetto». Ma che rispetto cercano gli uomini in toga? E che rispetto riconoscono a chi, per lavoro o sventura, si trova a dover avere a che fare con loro ed entrare nei loro templi? Domande che sorgono spontanee nell`apprendere che quando nel vertice urgente tra esponenti del governo e della magistratura milanese, poche ore dopo la strage, è stata avanzata la proposta per aumentare la sicurezza di introdurre varchi elettronici e badge obbligatorio anche per le toghe, queste hanno rifiutato sdegnate invocando la violazione della loro privacy. Come se per un dipendente pubblico, benché di alto lignaggio come un magistrato, rivelare quando arriva e quando lascia il posto di lavoro sia un`intollerabile intrusione nella vita personale. E la tutela del privilegio di non dover rendere conto sia più importante finanche della tutela della vita altrui, anche di chi in tribunale ci va per rendere un servizio pubblico gratuito, come i testimoni, o perché costretto, come gli imputati, o semplicemente per far valere un proprio diritto. Da oggi chiunque faccia causa è consapevole che oltre ai rischi connessi 18 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA all`aleatorietà dei giudizi e ai tempi della giustizia, si assume anche il rischio della propria vita. Così vuole la casta in toga, e viene naturale pensare male e insinuare che con vista acuta e cavillosa i giudici dichiarino guerra ai badge oggi per timore che domani qualcuno renda pubblici i numeri delle loro presenze; e gli italiani tutti, non solo quelli che bazzicano i tribunali e già lo sanno bene, vengano a conoscenza che con 835mila cause arretrate e una durata media dei processi di 7 anni per il civile e 5 per il penale, la maggioranza dei "vostro onore" si fa vedere in tribunale non più di quattro giorni la settimana, preferibilmente solo di mattina. Sarà anche per questo che, come i cardinali, quasi nessuno vuole mollare fino ai 75 anni. Evidentemente la maggior parte dei magistrati è convinta che, contrariamente a quanto afferma Sabelli, il collega Ciampi sia morto più per la lucida follia di un disperato che per l`odio che giornali e politici hanno montato contro di loro. Altrimenti accoglierebbero i varchi elettronici come un bambino i regali di Natale. O punterebbero l`indice contro loro stessi a cui certo non sfugge quello che il clamore degli eventi ha in parte nascosto all`opinione pubblica, ossia che se Claudio Giardiello è potuto entrare in tribunale mostrando il proprio tesserino da immobiliarista fallito la responsabilità non è solo dei sonnolenti vigilantes che hanno sostituito le forze dell`ordine agli ingressi. La responsabilità è di chi ha in affido dallo Stato la sicurezza del Tribunale e tollera la prassi di avvocati che sfilano ai controlli alla velocità della luce con il cliente in scia e di magistrati e addetti ai lavori con borsoni dentro i quali nessuno può mettere il naso. E questi sono proprio i vertici del Tribunale milanese, a cui nessuno ha osato muovere appunti. 19 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL GARANTISTA Distinguere nella tragedia: l’errore fatale delle toghe di Astolfo Di Amato Alla fine è stato inevitabile. Ha prevalso la strumentalizzazione. Favorita, bisogna riconoscere, dalla mielosa acquiescenza della maggioranza dei commentatori dei grandi giornali. E così, paginate sulla solitudine del magistrato, sul discredito di cui è vittima l`intera categoria, sulla campagna di odio verso i giudici, che ha armato la mano dell`omicida. È stato cucinato un polpettone nel quale sono finiti e sono stati legittimati tutti i motivi di risentimento della categoria: limitazione delle ferie, responsabilità civile, riduzione dei casi di carcerazione preventiva, etc. Vi sono stati alcuni commenti a dir poco imbarazzanti: tutti centrati sulla solitudine del magistrato, dedicano una riga agli altri due uccisi al palese scopo di poter dire che sono stati equilibrati e completi e che hanno parlato di tutti. Del resto, lo stesso Ufficio Comunicazione della Presidenza della Repubblica ha tenuto, anche su questo giornale, a precisare che Mattarella, nel suo intervento al Consiglio superiore della magistratura, aveva citato anche gli altri morti. Trascurando la circostanza che il Presidente ha fatto un preciso riferimento alla campagna di discredito dei magistrati, così implicitamente indicando la causa della tragedia e relegando gli altri morti al ruolo di vittime occasionali e marginali. Anche dal punto di osservazione più elevato, quello destinato a garantire l`unità del Paese, è venuto un messaggio profondamente divisivo. E non è certo di ulteriori divisioni che ha bisogno l`Italia. La tragedia di Milano avrebbe potuto unire. E invece ha diviso. E la ragione della divisione sta proprio in quel fasullo richiamo alla solitudine come causa di beatificazione. Della solitudine del magistrato ha parlato, in uno splendido libretto, Piero Calamandrei (Elogio dei Giudici scritto da un Avvocato). E si è riferito al peso che il Giudice, ogni Giudice, si porta dentro quando deve decidere, po- tendo contare solo sulle sue conoscenze tecniche e, innanzitutto, 20 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA sulla sua coscienza e sulla lealtà verso se stesso. O al peso della responsabilità della decisione e dei dubbi che essa genera anche successivamente. Né tutto questo è alleviato dalla Camera di Consiglio, che, quando è vera e cioè quando si articola in un`autentica dialettica, può fare addirittura aumentare il tormento interiore. Ma può parlarsi di solitudine rispetto a coloro che passano le veline alla stampa? Che cercano spasmodicamente la prima pagina dei giornali? Che trattano la libertà altrui senza alcuna attenzione e rispetto? Essi sono certamente una minoranza tra i magistrati. Ma che è stata capace di scavare un solco profondo tra l`intera magistratura ed il Paese. Il magistrato ucciso a Milano apparteneva a quella maggioranza silenziosa che fa il proprio dovere giorno dopo giorno, vivendo fino in fondo la solitudine di cui parlava Calamandrei. E allora, ci si sarebbe potuti aspettare una presa di posizione della magistratura capace di guardare alla crisi della giustizia senza prospettive corporative, capace di comprendere che le altre morti non sono state né occasionali, né marginali, capace di sentirsi parte del Paese e non la parte migliore. Questo avrebbe unito. Un discorso forte sulla crisi della giustizia, sulle ragioni della sfiducia dei cittadini, sulla necessità di un riequilibrio dei poteri, avrebbe unito. Così come avrebbe unito una pari attenzione agli altri morti, ciascuno, a suo modo, emblema anch`esso di questo momento difficile del Paese. L`imprenditore che affronta la crisi della sua azienda e l`erosione del rapporto con i soci. L`avvocato, il quale vive anch`esso la sua solitudine nell`essere cuscinetto tra le pulsioni della vita e la compostezza del Tribunale. Tutto questo non è stato. La parte migliore della magistratura non ha avuto, ancora una volta, la capacità critica e l`autonomia morale per non farsi trascinare in una autocelebrazione che ha solo scavato ancora di più i fossati. 21 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Brevi Arriva l'ultimo tassello per i nuovi criteri di riscatto della laurea previsti da Cassa forense. È stato, infatti, pubblicato in G.U. n. 84 dell'11 aprile scorso il comunicato di accoglimento della delibera, risalente a dicembre 2014, da parte dei ministeri del lavoro, della giustizia e dell'economia (si veda ItaliaOggi del 18 marzo 2015). Tra le novità più rilevanti, l'opportunità di saldare le somme dovute per riscattare gli anni di studio, di pratica forense e di attività civili e militari in un arco più lungo, esteso fino a dieci anni. Diritto che potranno esercitare gli avvocati iscritti alla Cassa in regola con le comunicazioni reddituali e col versamento dei contributi ma anche chi è stato cancellato dalla Cassa, ma conservi il diritto alla pensione di vecchiaia. Adeguatezza delle pensioni future. Questo il tema all'attenzione della Cassa nazionale di previdenza dei dottori commercialisti nel prossimo. «Abbiamo davanti a noi», ha dichiarato il presidente Renzo Guffanti nel corso di un colloquio con l'Adepp (Associazione degli enti pensionistici dei professionisti), «dieci, quindici anni per preparare una serie di servizi a cui far accedere i nostri iscritti a condizioni migliorative rispetto al mercato, per cui il pensionato che magari percepisce qualche euro in meno di pensione rispetto agli attuali pensionati deve avere una sorta di risarcimento e dobbiamo cercare di salvaguardargli il potere di acquisto». 22 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA CORRIERE ECONOMIA Ragionieri – Cinque gestori per la Cassa Cinque gestori per la Cassa Prove concrete di nuova previdenza. Il Consiglio di amministrazione della Cassa nazionale di previdenza dei ragionieri ha aggiudicato la gara europea per la scelta di cinque gestori ai quali affidare la liquidità da investire in valori mobiliari per conto dell’Istituto. A ogni gestore verrà affidato un patrimonio iniziale di 120 milioni che, nel corso dei tre anni di gestione, potrà raggiungere i 300 milioni. «Siamo soddisfatti del livello dei partecipanti a questa gara, alla quale hanno preso parte tredici concorrenti, tutti di prestigio — ha spiegato Luigi Pagliuca, presidente della Cassa ragionieri —. Il consiglio di amministrazione che si è insediato nel maggio scorso ha optato per un modello diverso di gestione patrimoniale rispetto al passato. Ci siamo dotati di una funzione interna di risk management, e l’abbiamo separata da quella di consulenza. Inoltre stiamo organizzando un’area finanza interna che colloquierà quotidianamente con i gestori». I. TRO. 23 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL SOLE 24 ORE I commercialisti: più trasparenza per gli amministratori giudiziari Rendere trasparenti i criteri di nomina dell’amministratore giudiziario, auspicando la riformulazione dell’articolo 35 del codice antimafia. È una delle proposte avanzate ieri dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili in commissione Giustizia alla Camera, durante l’audizione relativa all’indagine conoscitiva sui progetti di legge che puntano a introdurre misure per favorire l’emersione alla legalità e la tutela dei lavoratori delle aziende sequestrate e confiscate alla criminalità organizzata. «Il Consiglio nazionale dei commercialisti si è fatto parte attiva nell’elaborare proposte emendative al nuovo testo», ha detto Maria Luisa Campise, consigliere delegato alle Funzioni giudiziarie e uffici giudiziari. 24 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Amministratori giudiziari, Cndcec vuole trasparenza Rendere trasparenti i criteri di nomina dell'amministratore giudiziario, auspicando la riformulazione dell'articolo 35 del codice antimafia. È una delle proposte avanzate ieri dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, per bocca di Maria Luisa Campise, consigliere delegato alle funzioni giudiziarie, in commissione giustizia alla camera, durante l'audizione relativa all'indagine conoscitiva sui progetti di legge recanti «Misure per favorire l'emersione alla legalità e la tutela dei lavoratori delle aziende sequestrate e confiscate alla criminalità organizzata». 25 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Dal Consiglio nazionale e dalla Fondazione studi via alla campagna informativa Consulenti, arretrato all'angolo Mediazione fondamentale per smaltire le pratiche civili Consulenti del lavoro protagonisti nella risoluzione delle controversie. Grazie alla mediazione civile e commerciale, infatti, la categoria intende svolgere un ruolo fondamentale in questo settore proprio per la sua esperienza e preparazione professionale nonché per le naturali capacità negoziali che possiede. A distanza di circa due anni dall'Istituzione dell'Organismo di mediazione di categoria, Fondazione studi su mandato del Consiglio nazionale ha varato una campagna di comunicazione finalizzata a sensibilizzare i clienti dei consulenti del lavoro sulle alternative alla giustizia ordinaria di per sé ingolfata da oltre 5 milioni di processi pendenti. Secondo il rapporto Doing Business 2014 della Banca Mondiale, un'impresa operante in Italia per ottenere il pagamento di un credito vantato nei confronti di altra azienda ricorrendo al giudice, deve attendere per un tempo anche triplo rispetto ai concorrenti operanti in altri Paese industrializzati. Si rivela così con evidenza come la lentezza dei procedimenti civili costituisca ostacolo alla crescita economica, oltre a dar vita a sistematiche violazioni del termine di ragionevole durata del processo (Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, ratificata ai sensi della legge 4 agosto 1955, n. 848) e facendo scattare il risarcimento economico (previsto dalla legge Pinto) a spese della collettività. Non solo. Il 17 marzo 2014 è stato pubblicato dalla Commissione Ue lo scoreboard dei sistemi di giustizia nella Ue per il 2014, da cui risulta che, a fronte di una riduzione dell'arretrato di cause in materia civile e commerciale, dovuta sia alla riduzione delle sopravvenienze (nel 2012 rispetto al 2010), sia al costante incremento della produttività dei magistrati italiani (dal 120 al 130% dal 2010 al 2012), i tempi di definizione delle medesime controversie continuano ad allungarsi passando dai 500 giorni del 2010 ai 600 giorni nel 2012. Consapevoli dell'importanza di una adeguata diffusione e promozione, a tutti i livelli, di una cultura della risoluzione del conflitto in 26 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA modo alternativo a quello del giudizio civile, il Consiglio nazionale ha posto molta attenzione ad una informazione mirata sia nei confronti dei dirigenti territoriali di categoria che dei singoli consulenti del lavoro. Molti sono infatti gli eventi e convegni organizzati a proposito dai vari Consigli provinciali che hanno visto la partecipazione del responsabile dell'Organismo, Alfio Catalano. Su tale versante l'informazione appare indispensabile, vuoi per le tante peripezie e i tanti ostacoli che si sono riscontrati nel percorso dell'istituto della mediazione, basti pensare alla soppressione dell'obbligatorietà per un certo periodo di tempo e all'istituzione della cosiddetta negoziazione assistita, vuoi per la presenza di una cultura prevalente nel nostro paese che è quella della lite e quindi della causa, anziché della risoluzione amichevole delle controversie. Il vantaggio di un accordo consiste, oltre che nel risolvere la controversia del momento, a migliorare i rapporti tra delle parti per il futuro anziché comprometterli definitivamente come avviene quando si ricorre ad una causa civile. Senza tralasciare che la strada della sentenza del giudice, essendo un provvedimento non concordato, lascia spesso scontente le parti, mentre la risoluzione amichevole che si può raggiungere con la mediazione, lascia le parti soddisfatte perché esse stesse hanno contribuito a raggiungerla attraverso l'avvicinamento delle rispettive posizioni. Al fine di diffondere questa opportunità, si è provveduto ad intraprendere rapporti di collaborazione con altri organismi di mediazione presenti più da lungo tempo sul territorio per una sinergia sul versante del percorso formativo dei mediatori, dei tirocini cosiddetti assistiti, dell'assistenza e consulenza per le pratiche più complesse. L'Organismo di mediazione si sta diffondendo sempre di più sul territorio attraverso l'istituzione delle strutture amministrative presso i consigli provinciali e in alcune di esse si stanno svolgendo con successo pratiche di mediazione. I mediatori iscritti sono in aumento e la Fondazione studi che è ente accreditato per la formazione in materia di mediazione, organizza periodicamente corsi di formazione per mediatori, sia di base che di aggiornamento. Si tratta perciò di supportare il progetto già avviato e favorire tutte le sinergie possibili per realizzare gli obiettivi prefissati, cioè fornire nuovi strumenti e opportunità di lavoro ai colleghi e svolgere, nel contempo, un ruolo altamente sociale contribuendo a migliorare l'efficienza della giustizia in Italia 27 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Il senato verso l'ok al disegno di legge sulla pa: ecco le norme di interesse per la scuola Più flessibilità con il ddl Madia Possibili nuovi orari, procedimenti disciplinari incisivi In questi giorni l'interesse del mondo della scuola è rivolto oltre che alle vicende legate al disegno di legge di riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione, anche al disegno di legge, presentato dal presidente del consiglio dei ministri di concerto con la ministra della funzione pubblica, Marianna Madia, contenente norme per il riordino della disciplina del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche. Su questo disegno di legge, che da oggi è al voto dell'aula del senato, l'attenzione è concentrata degli articoli 11e 13 così come modificati dalla prima commissione affari costituzionali del senato presieduta dalla senatrice Anna Finocchiaro. L' approvazione del disegno di legge è prevista per la seconda metà del mese di aprile. Anche se nei due citati articoli, così come negli altri quattordici che compongono il disegno di legge, le istituzioni scolastiche e il personale docente ed Ata non vengono espressamente richiamati, è fuori dubbio che le disposizioni ivi contenute debbano trovare applicazione anche nel comparto scuola. Di qui l'interesse suscitato principalmente tra i docenti e il personale Ata con specifico riferimento alle disposizioni contenute nei commi 1 e 2 dell'articolo 11. Tanto la facoltà riconosciuta alle pubbliche amministrazioni( comma 1) di poter adottare misure organizzative per il rafforzamento dei meccanismi di flessibilità dell'orario di lavoro orizzontale o verticale, nonché per la sperimentazione di forme di co-working e smart-working, quanto quella(comma 2) di poter procedere, seppure nei limiti delle risorse di bilancio disponibili, a stipulare convenzioni con asili nido e scuole dell'infanzia e a organizzare servizi di supporto alla genitorialità, aperti 28 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA durante i periodi di chiusura scolastica, sembrano trovare ampio consenso tra il personale scolastico. Altrettanta attenzione il mondo della scuola sembra dimostrare verso i contenuti dell'articolo 13 in quanto finalizzati a rendere possibile un effettivo riordino della disciplina del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche. Un riordino che dovrà essere realizzato mediante una serie di decreti legislativi che dovranno essere emanati riguardanti, in particolare: - una più efficacia integrazione negli ambienti di lavoro delle persone con disabilità; - la riorganizzazione delle funzioni in materia di accertamento medico-legale sulle assenze dal servizio per malattia dei dipendenti pubblici, al fine di garantire l'effettività del controllo con l'attribuzione all'Inps della relativa competenza e delle risorse attualmente impiegate dalle pubbliche amministrazioni per l'effettuazione degli accertamenti; - la semplificazione delle norme in materia di valutazione dei pubblici dipendenti, ri riconoscimento del merito e di premialità; - l'introduzione di norme in materia di responsabilità disciplinare dei pubblici dipendenti finalizzate ad accelerare, rendere concreto e certo nei tempi di espletamento e di conclusione l'esercizio dell'azione disciplinare; - progressivo superamento della dotazione organica come limite alle assunzioni fermi restando i limiti di spesa anche al fine di facilitare i processi di mobilità. È stato invece giudicato inammissibile in commissione l'emendamento che prevedeva di concedere alle amministrazioni la facoltà di promuovere un ricambio generazionale, peraltro da tempo auspicato dal mondo della scuola, mediante la riduzione dell'orario di lavoro da parte del personale prossimo alla maturazione dei requisiti pensionistici. Ai fini del trattamento di quiescenza e previdenza al personale verrebbe garantito il trattamento che avrebbe percepito se avesse continuato a prestare servizio nel regime orario a tempo pieno. Franco Bastianini 29 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL SOLE 24 ORE Dichiarazioni 2015. Il fisco può approfondire anche i dati sulla previdenza complementare comunicati con le certificazioni uniche Precompilata, controlli dietro l’angolo I vantaggi sui controlli per chi accetta la precompilata non cancellano in astratto la possibilità che il fisco possa poi procedere a riscontri sulle condizioni soggettive dei bonus fiscali. Con l’avvio della prima campagna (sperimentale) della dichiarazione precompilata, i contribuenti che si avventureranno nella telematica grazie a Fisconline per gestire direttamente la propria dichiarazione dei redditi saranno chiamati a decidere se accettare o meno la proposta di liquidazione delle Entrate. La posta in gioco è data anche dalla previsione legale di un blocco su alcuni controlli che l’Agenzia pone ordinariamente in essere sulle dichiarazioni presentate. In primo luogo, il contribuente deve sempre verificare la regolarità sostanziale della propria dichiarazione che troverà online. Qualora, infatti, nella precompilata il reddito dovesse essere errato per errori commessi nell’acquisizione dei dati, le Entrate mantengono sempre e comunque la possibilità di accertare il contribuente che accetta la proposta di dichiarazione. Lo scudo dai controlli, quindi, riguarda solo una piccola parte del contenuto della dichiarazione e non può mai riguardare la situazione fiscale sostanziale del contribuente. La preclusione Con l’accettazione della precompilata senza modifiche, al fisco è preclusa la possibilità di effettuare il controllo documentale (articolo 36-ter del Dpr 600/1973) sui dati relativi agli oneri comunicati dai soggetti indicati all’articolo 3 del Dlgs 175/2014. Si tratta, in pratica, degli interessi passivi sui mutui, dei premi assicurativi e dei contributi previdenziali precaricati sul modello online. Resta in ogni caso fermo il diritto di controllo dell’Agenzia sulla sussistenza delle condizioni soggettive che danno diritto a detrazioni, deduzioni e agevolazioni. Inoltre, in caso di accettazione della precompilata, non si applica il controllo preventivo sulla spettanza delle detrazioni per carichi di famiglia in caso di rimborso superiore a 4mila euro, anche se determinato da eccedenze d’imposta riportate dall’anno precedente. Siamo 30 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA quindi in presenza di un blocco sui controlli ben limitato nella sostanza perché riguarda solo una parte degli oneri deducibili che ordinariamente possono confluire nel 730. Il bonus perde ulteriormente di appeal se si considera che per le Entrate lo stop sui controlli non opera per dei costi riportati nella dichiarazione precompilata in quanto comunicati dai sostituti d’imposta nelle certificazioni uniche. È il caso, per esempio, degli oneri 2014 inerenti le forme pensionistiche complementari. Dato che gli enti quest’anno non hanno comunicato alle Entrate i dati inerenti ai contributi versati dai propri iscritti, tali informazioni inserite nella precompilata derivano dalle certificazioni uniche inviate dai sostituto d’imposta entro il 9 marzo scorso. Le modifiche Quest’anno saranno diffusissimi i casi in cui i contribuenti dovranno integrare la precompilata in merito a oneri deducibili e detraibili. Ciò in quanto, in questa prima fase sperimentale, le informazioni acquisite dalle Entrate e precaricate sul 730 online sono una piccola parte rispetto al mondo delle spese che danno diritto agli sconti fiscali. Ogni volta che non si accetta la dichiarazione precompilata perché, ad esempio, si inserisce un onere mancante, si perde ogni bonus sui controlli delle Entrate sulla dichiarazione trasmessa, anche con riguardo ai dati che erano già stati precaricati dal Fisco che, quindi, tornano a essere accertabili. L’intermediario I controlli sulla liquidazione automatizzata ex articolo 36-ter del Dpr 600/1973 dei dati vistati della dichiarazione sono effettuati nei confronti dell’intermediario per chi scegliesse di avvalersene. Più nello specifico, per le Entrate il vantaggio relativo all’eliminazione del controllo preventivo sulla spettanza delle detrazioni per carichi di famiglia in caso di rimborso superiore a 4mila euro è comunque garantito se la dichiarazione – modificata o accettata a questi fini è ininfluente – è presentata tramite un intermediario abilitato. In caso di importi a credito rilevanti, quindi, il fatto di poter fruire immediatamente del rimborso potrebbe essere un buon motivo per spingere i contribuenti a rivolgersi a Caf o professionisti abilitati. Gian Paolo Ranocchi 31 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL CORRIERE DELLA SERA Risponde Sergio Romano Il significato di tortura evoluzione di una parola E così la Corte europea dei Diritti umani ha sentenziato contro l`Italia etichettando ciò che avvenne nell`irruzione alla scuola Diaz di Genova del 21 luglio 2001 come tortura. Deplorando poi il fatto che il nostro Paese non ne contempli il reato. Ma perché chiamare tortura quella che è stata una palese rappresaglia? Perché è di questo che si dovrebbe parlare e condannare. Lo Stato non si doveva abbassare ad un atto del genere sebbene in un contesto di un giorno di follia collettiva. Ma la tortura non è un`altra cosa? Mario Taliani [email protected] Caro Taliani, Salvo errore, una delle prime apparizioni della parola «tortura» nella legislazione internazionale del secondo dopoguerra appartiene alla Convenzione internazionale sui Diritti umani e civili promossa dall`Onu e aperta alla firma degli Stati nel 1966. Secondo l`art. 7, «Nessuno può essere sottoposto alla tortura né a punizioni o trattamenti crudeli, disumani o degradanti. Iri particolare, nessuno può essere sottoposto, senza il suo libero consenso, ad un esperimento medico o scientifico». Il testo è apparentemente chiaro, ma non contiene una definizione della tortura. Da allora, mi sembra capire, il compito di definire la tortura con maggiore precisione è stato lasciato ai tribunali internazionali e in particolare, tra gli altri, a quello del Consiglio d`Europa che si è recentemente pronunciato sulle vicende della Scuola Diaz. Ma non è escluso che altri tribunali giungano a conclusioni diverse e possano dare della tortura altre definizioni. Credo che il problema sia politico e sociale 32 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA piuttosto che giuridico. Gli orrori e i genocidi della Seconda guerra mondiale hanno avuto l`effetto di creare un maggiore sensibilità per i diritti umani e la speranza che un sistema giuridico internazionale, sotto il cappello delle Nazioni Unite, avrebbe costretto gli Stati a comportamenti civili. Quando hanno cominciato a scrivere i testi di quello che sarebbe potuto diventare un codice penale mondiale, i governi, i diplomatici e gli esperti giuridici hanno fatto ciò che accade spesso in molti parlamenti nazionali. Hanno deciso che i vecchi reati, con le loro denominazioni tradizionali, non bastavano a definire i nuovi orrori e hanno deciso di alzare il volume sonoro della indignazione usando parole, come tortura o genocidio, che, in passato, erano state usate in modo più preciso e circoscritto. Usata nel caso della scuola Diaz, la parola «tortura» corre il rischio di perdere il suo significato originale e di banalizzarsi. Alcuni lettori, caro Taliani, mi hanno chiesto di aiutarli a distinguere le competenze del Corte europea dei Diritti umani di Strasburgo da quelle della Corte europea del Lussemburgo. La prima è stata creata dal Consiglio d`Europa nel 1959 e si pronuncia su cause promosse sia dai governi, sia dai singoli cittadini (come nel caso di Genova). Può ordinare ai governi di correggere la propria legislazione e può fissare l`indennizzo che dovrà essere corrisposto al cittadino che è stato privato dei suoi diritti. La Corte di Giustizia europea, invece, è l`organo che vigila sull`osservanza degli impegni e degli obblighi comunitari assunti dai membri dell`Unione europea e dalle loro aziende. È stata creata nel1957, l`anno in cui furono firmati in Campidoglio i trattati per la creazione del Mercato comune. 33 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL SOLE 24 ORE Imprese al test-regolamenti Aprire una attività commerciale in un condominio può essere difficile, ma può anche essere complicato tenerla aperta, quando una delibera assembleare adottata in seguito ne renda di fatto problematica la prosecuzione. In ogni caso, l’avveduto condòmino che voglia porre in essere un pubblico esercizio in ambito condominiale, dovrà ovviamente come prima cosa verificare con molta attenzione se il regolamento condominiale contenga o meno delle limitazioni in tal senso. In ogni caso, solo il regolamento “contrattuale”, cioè approvato da tutti i condomini, possa validamente, prevedere compressioni delle facoltà e dei poteri inerenti al diritto di proprietà dei singoli. Una volta verificata la natura contrattuale del regolamento (se il regolamento non ha tale natura poiché è stato approvato in assemblea il problema non si pone) sarà poi necessario verificare la (molto probabile) esistenza di clausole che si riferiscono alla possibilità di svolgere attività commerciali in condominio. Nel caso tali clausole vi siano, può poi accadere che il divieto previsto dal regolamento non venga espresso in modo molto chiaro, ma ricorrendo a clausole “di stile” (del tipo «sono vietate le attività dalle quali possa derivare danno al decoro o alla tranquillità dell’immobile») che rendano molto difficile stabilire se una determinata attività possa o meno essere svolta all’interno dello stabile. Recentemente, la Corte di Cassazione (sentenza 24707/2014) ha esaminato il caso di un condominio che si era rivolto al giudice ritenendo che l’attività intrapresa da un condomino violasse la disposizione regolamentare che prevedeva «il divieto di destinare gli appartamenti a uso diverso da quello di civile abitazione o di ufficio professionale privato», formulazione che certo non spicca per chiarezza. Invece la Cassazione approvava la decisione della Corte d’appello di ritenere che l’attività (in questo caso di affittacamere) non aveva comportato una modificazione dell’uso dell’immobile da quello di «abitazione o di ufficio professionale privato» consentito dal regolamento, e aveva altresì chiarito che in caso di dubbi si debba ricorrere al principio guida secondo cui eventuali clausole del regolamento condominiale che limitano il diritto dei singoli per essere ritenute applicabili «devono essere 34 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA espressamente e chiaramente manifestate nel testo o, comunque, devono risultare da una volontà desumibile in modo non equivoco da esso». Ad attività iniziata, può poi accadere che il condomino debba ricorrere contro una delibera assembleare che sia ipoteticamente fonte per lui di grave pregiudizio: è il caso esaminato dalla Cassazione con la sentenza 3509/2015, ove il gestore di una autofficina aveva impugnato la decisione del condominio relativa alla chiusura, anche diurna, dei cancelli carrai di accesso alle aree comuni, il che ovviamente, comportava una maggiore difficoltà per i clienti del ricorrente di raggiungere il suo esercizio. Nel caso in questione, deciso questa volta in favore del condominio, la Cassazione aveva (come del resto in casi analoghi) ritenuto lecita la delibera in oggetto in quanto sono vietate, ai sensi dell’articolo 1120, Codice civile, solo quelle modificazioni delle parti comuni che ne alterino l’entità sostanziale o ne mutino la destinazione originaria, mentre sono consentite le modificazioni «che mirino a potenziare o a rendere più comodo (come evidentemente secondo la Corte avveniva nel caso esaminato) il godimento della cosa comune». Per analoghe ragioni (di diritto), era stata ritenuta valida (Cassazione, sentenza 4508/2015) la delibera che aveva approvato l’esecuzione di recinzione del complesso condominiale (che a dire del ricorrente aveva reso poco visibile il suo esercizio commerciale e quindi leso un suo diritto) in quanto il maggior rendimento della cosa comune «non può essere assimilato a una innovazione idonea ad arrecare pregiudizio alla cosa stessa, bensì configura un semplice mutamento della sistemazione od utilizzazione della cosa comune» perfettamente consentito e rientrante, oltretutto, «negli atti di ordinaria amministrazione devoluti all’amministratore». Si ricorda, infine, per venire al momento conclusivo dell’attività commerciale posta in essere in condominio, che recentemente la Cassazione (sentenza n. 4901/2015) ha respinto la domanda di un condòmino nei confronti del condominio per l’arricchimento senza causa che lo stabile avrebbe ricevuto per le opere da lui eseguite (impianto sportivo aperto al pubblico) su terreno condominiale. La richiesta del condòmino, tuttavia, veniva ritenuta illegittima in assenza di «altruità del bene», essendo il ricorrente (osservava la Corte) parte del condominio e non terzo rispetto a esso. Enrico Morello 35 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL SOLE 24 ORE Per i «vizi» denuncia dall’amministratore Sulla denuncia dei «vizi» dei lavori non si scherza. La Cassazione (sentenza 4364/2015) ha chiarito le regole sui suoi contenuti. Dopo che è stata ultimata la ristrutturazione di un edificio condominiale, l’amministratore di questo segnala all’impresa appaltatrice la presenza di ruggine nell’acqua erogata dalla conduttura di adduzione idrica. Viene così espletato un procedimento di istruzione preventiva, che accerta che l’impianto è stato realizzato in acciaio zincato, potendosi presumere, quindi, che l’acqua ricevesse ferro dalla conduttura. Iniziata la causa di responsabilità, l’impresa appaltatrice convenuta eccepisce la prescrizione annuale, ai sensi dell’art. 1669 secondo comma Codice civile, in quanto il Condominio aveva già tre anni prima della notifica della citazione denunciato il difetto costruttivo. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello ritengono prescritta l’azione proposta dal Condominio. La Cassazione, seconda sezione civile, sentenza 4 marzo 2015, n. 4364, cassa la decisione dei giudici di merito, ponendo in evidenza come la missiva indirizzata dall’amministratore, ben prima dell’inizio del processo, non valesse come denunzia dei vizi, idonea a far decorrere il termine di prescrizione. Con quella lettera, osserva la Cassazione, l’amministratore si era limitato a riferire che la qualità dell’acqua utilizzata dai singoli condomini risultava caratterizzata da valori atipici, dovuti molto probabilmente, ma non certamente, ad anomalie relative alle reti distributive interne al fabbricato, senza pertanto individuare in maniera chiara ed inequivocabile le cause del fenomeno denunciato. Così, la Cassazione ribadisce quanto già affermato in sue precedenti pronunce: quando di un contratto di appalto sia committente un condominio, il termine per la denuncia dei vizi e delle difformità delle opere (ai fini delle garanzie e della responsabilità di cui agli articoli 1667 e 1669 Codice civile) decorre solo dal momento in cui l’amministratore, in rappresentanza dell’intero condominio, abbia acquisito un apprezzabile grado di conoscenza obiettiva della gravità dei difetti e della loro derivazione causale dall’ 36 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA imperfetta esecuzione delle opere, mentre nessun rilievo ha la circostanza che di tali vizi e delle relative cause abbiano avuto conoscenza i singoli condomini. Questo perché spetta all’amministratore il compimento degli atti conservativi dei diritti inerenti alle parti comuni dell’edificio (si veda la sentenza della Cassazione 18 maggio 1996, n. 4619). Questa soluzione suppone che i giudici, ravvisando nel condominio in quanto tale, e non nei singoli condomini, la qualità di committente dei lavori sulle parti comuni, individuino in esso un’unica parte contrattuale complessa, cui corrisponde la riferibilità del contratto non a più soggetti, ma ad una posizione unica. Unicità, quindi, del condominio visto come contraente committente, rappresentato dall’amministratore, quale rappresentante a tutti gli effetti dell’ente condominiale, e non quindi mero mandatario collettivo di ciascun condomino; e anche unicità verso l’esterno della prestazione dovuta dal condominio, ovvero unicità dell’obbligazione per il pagamento del corrispettivo delle opere dovuto all’appaltatore. Antonio Scarpa 37 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL SOLE 24 ORE Ordinanza lecita solo se c’è urgenza Il provvedimento del sindaco, con il quale ordina al condominio di ripristinare le condizioni dell’impianto fognario per ragioni igienicosanitarie – a tutela della salute e della pubblica incolumità – deve essere emesso purché sia stato accertato, con ragionevole precisione e determinatezza, l’incombente pericolo di un danno grave alla pubblica incolumità, che non sia possibile prevenire o impedire con il ricorso ai normali mezzi apprestati dall’ordinamento. Con tale principio il Tar Lazio (sezione II di Roma, sentenza del 18 febbraio 2015 n. 2773) annullava il provvedimento con il quale il sindaco aveva ordinato – a due condomini e al nudo proprietario di un bar – di procedere alla esecuzione di lavori necessari al ripristino della rete fognaria privata condominiale e di altre opere edili. Tale provvedimento era stato emesso a seguito di una sollecitazione pervenuta dalla Ausl che aveva ravvisato una problematica igienico-sanitario. I due Complessi edilizi (che avevano in comune la proprietà della rete fognaria) impugnavano il provvedimento del sindaco. Dall’analisi degli atti risultava che non sussistevano i presupposti di gravità né di imprevedibilità e imminenza del pericolo né ragioni che impedivano il ricorso agli strumenti ordinari previsti dall’ordinamento, per cui l’adozione del provvedimento del sindaco si era fondato, a parere del Tribunale, su una mera probabilità del verificarsi di un inconveniente igienico sanitario senza nessun accertamento in concreto della sua entità, della ragionevolezza e verosimiglianza del pericolo. Il Tar, nell’annullare l’ordinanza impugnata, ha precisato, infine, che il presupposto di fatto dal quale scaturisce l’ordinanza è così generico da non consentire neppure di apprezzare l’esistenza di specifiche ragioni che, in concreto, legittimino l’autorità sanitaria locale ad intervenire nel contesto condominiale anche in relazione alle responsabilità tra privati. Luana Tagliolini 38 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL CORRIERE DELLA SERA Gli avvocati temono l’impopolarità Nessuno si batte contro le nozze gay Il 28 aprile la discussione della Corte Suprema Usa sui matrimoni in 4 Stati E i grandi studi legali abbandonano chi li contesta Hanno difeso i produttori di sigarette dall'accusa di aver mentito ai clienti sulla pericolosità di quel che aspiravano. E non hanno negato la loro assistenza a chi voleva che le scuole pubbliche rimanessero luoghi di segregazione razziale. Ma nessuno dei più famosi studi legali degli Stati Uniti si batterà, il prossimo 28 aprile, contro il diritto degli omosessuali a sposarsi. E questo anche se i giudici della Corte Suprema potrebbero richiedere a tutti gli Stati, con una sentenza destinata a entrare nella storia, di garantire ai gay la possibilità di contrarre matrimonio. Il tema è di portata enorme: in 11 anni, gli Stati americani che permettono le nozze omosessuali sono passati da uno (il Massachusetts, nel 2004) a trentasette. Un cambiamento rapido e massiccio. Che però non gode del consenso di ampie fette — circa il 40 per cento — della società americana. Decine di milioni di americani, che non hanno trovato nessun grande studio legale disposto a rappresentarli davanti alla Corte Suprema. Le ragioni A Causare questa disparità - e a sottolineare la sua anomalia —è il New York Times. Ma le ragioni, spiega al Corriere Suzanne B. Goldberg, docente alla Columbia Law School, sono chiare. «C'è la convinzione, diffusa, che non vi siano argomenti legali credibili contro il diritto dei spiega. Ma alla radice della scelta dei partner delle law firm ci sono anche motivazioni economiche: «I grandi studi hanno interesse a creare un ambiente privo di discriminazioni contro gli impiegati, i loro amici o i loro familiari. La difesa di leggi che vanno in direzione opposta li danneggerebbe». In altre parole: apparire bigotti («quasi razzisti», specifica il Times) potrebbe far perdere clienti (oggi) e i migliori studenti delle law schools (domani). I professionisti A dare consistenza a queste spiegazioni c'è il fatto che persino l'avvocato che si opporrà ai matrimoni gay davanti alla Corte 39 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA Suprema, John J. Bursch, sia stato abbandonato dal suo studio, Warner Norcross & Judd. «Questo caso genera emozioni forti per i nostri clienti, il nostro staff e i nostri avvocati», ha spiegato il legale ai vertici dello studio, Douglas E. Wagner. Non è il primo caso: quattro anni fa uno dei principi del foro americani, Paul D. Clement, venne lasciato solo dal suo studio, il prestigioso King & Spalding, in una causa legata ai diritti degli omosessuali. Tanto da spingerlo a dimissioni, che fecero clamore nel mondo legale Usa: «Non si può abbandonare un cliente» scrisse Clement, «solo perché la sua posizione è impopolare». Le critiche Oggi il caso si ripete. E Ryan Anderson, studioso (apertamente anti-matrimonio gay) della Heritage Foundation, vede dietro alle scelte degli studi legali l'imporsi di un pensiero unico destinato a trasformarsi in una mancanza di libertà. «Noi crediamo che il matrimonio sia l'unione tra un uomo e una donna. Ed è un problema se si inizia a ritenere che pensare dice al Corriere. «È questo che i nostri avversari vogliono: che la legge tratti chi la pensa così come razzisti. La risposta, per la professoressa Goldberg, è un chiaro sì: la sentenza della Corte Suprema vincola non chiese e gruppi religiosi, ma entità governative e esercizi commerciali che operano in pubblico. E poi, spiega la docente, i giudici si pronunceranno solo in base a un principio: «Tutti i cittadini devono essere trattati in modo uguale dal loro governo. E nessuno», nemmeno il più grande dei legali, «può strappare loro questa garanzia». Davide Casati 40 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL CORRIERE DELLA SERA La svolta della Cassazione Se si convive si perde il diritto all’assegno di mantenimento Basta una nuova convivenza per far perdere per sempre il diritto a ricevere l’assegno di mantenimento dall’ex moglie o (nella stragrande maggioranza dei casi in Italia) dall’ex marito. Lo stabilisce la sentenza numero 6855 della Cassazione del 3 aprile scorso, equiparando sotto questo aspetto gli effetti delle unioni di fatto a quelle del nuovo matrimonio. Finora la giurisprudenza italiana prevedeva solo una sorta di sospensione, con la possibilità di richiedere gli alimenti all’ex coniuge se il nuovo legame finiva. «E infatti nei tribunali ci troviamo quasi sempre di fronte a convivenze che si “rompono” immediatamente prima del divorzio, quando si deve decidere sull’assegno — dice Monica Velletti, magistrata della prima sezione civile di Roma —. Questa sentenza invece fissa un principio nuovo, da cui è difficile tornare indietro, e riconosce sempre più rilevanza alle unioni di fatto». Mentre un secondo matrimonio per legge fa decadere immediatamente e definitivamente l’obbligo di mantenere l’ex coniuge, con la convivenza non è così. E infatti i supremi giudici scrivono che la giurisprudenza corrente prevede solo «una sorta di “quiescenza” del diritto all’assegno», che riprende nel caso che il nuovo legame finisca. Ma aggiungono anche che è «più coerente» che «una famiglia di fatto, espressione di una scelta esistenziale, libera e consapevole, da parte del coniuge, eventualmente potenziata dalla nascita di figli» debba essere «necessariamente caratterizzata dalla assunzione piena di un rischio, in relazione alle vicende successive della famiglia di fatto, mettendosi in conto la possibilità di una cessazione del rapporto tra i conviventi». Chi sceglie una nuova relazione stabile, in altre parole, deve affrontarne sempre le conseguenze. «È giusto, dopo il divorzio ognuno riprende le redini della propria vita e quindi anche la responsabilità delle proprie scelte — commenta Gilda 41 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA Ferrando, professoressa all’Università di Genova e una dei massimi esperti di diritto di famiglia in Italia —. Finora ci trovavamo di fronte al paradosso che anche dopo una convivenza prolungata si poteva tornare a chiedere gli alimenti all’ex coniuge. Ma se il matrimonio non è indissolubile perché dovrebbe esserci una sorta di indissolubilità economica?». La decisione della Cassazione allinea l’Italia al diritto di altri Paesi europei: in Francia e Spagna è la legge a prevedere espressamente che l’assegno venga meno non solo in seguito a nuove nozze, ma anche con le convivenze. Ma soprattutto la sentenza fa valere in modo nuovo il loro peso: «È un primo riconoscimento dei loro effetti economici — spiega Ferrando —. Un piccolo passo, a cui forse potranno seguirne altri: la giurisprudenza funziona così». È questo, secondo molti osservatori, l’aspetto più interessante del pronunciamento della Suprema Corte: «Non interessa solo rapporti di forza economici — afferma Gian Ettore Gassani, presidente dell’associazione Avvocati matrimonialisti italiani (Ami) —: il messaggio profondo è che si stanno sdoganando le unioni di fatto. La Cassazione incita il legislatore a riconoscere un valore sociale alle famiglie di fatto, soprattutto se con figli». Elena Tebano 42 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected]
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