274 Anno 10 - n° 2 - Distribuzione Gratuita ATTUALITA’ KI S K ULTURA A INFORMAZIONE 14 Febbraio 2014 SPORT & TURISMO Marino Giuseppe C.so Italia, 96 - ACIREALE IL GIORNALE DEL TERRITORIO DELLE ACI M’incanta il sole d’inverno Che si bagna nello specchio di mare Scintillante di stelle. Lorenzo Marotta Il ricordo di “zia Lina” Ricordare una persona come lei, che ha attraversato con tante sfaccettature settant’anni di vita acese e che per me è stata prima “zia Lina”, dopo forse molto di più, non è cosa semplice; ricordarla sapendo che un bouquet eterogeneo di lettori di un settimanale mi leggerà quasi mi imbarazza. Scrivere, in verità, non è mai stato un dispiacere per me, consapevole della forza della scrittura sulla parola, ma scrivere di lei è decisamente impegnativo, soprattutto se penso – come adesso - a quanti protagonisti del mondo del volontariato e dell’associazionismo l’hanno conosciuta molto più di me: da loro, oggi testimoni della sua azione, ho appreso di una donna forte, leale, decisa, disinteressata, un vero esempio per chi le è stato vicino. Sposò Orazio Pennisi di Floristella credo nel primo dopoguerra, ma la data poco importa: venne a vivere ad Acireale, spostandosi dalla sua Catania. Insieme, Orazio e Lina hanno costituito un riferimento, spaziando nei loro interessi in diversi campi del sociale. UNITALSI, Croce Rossa Italiana, FIDAPA, Rotary, ARI e tanti altri mondi del servizio li hanno visti protagonisti, talvolta insieme, altre volte no, ma sempre uniti in uno spirito di servizio che credo abbia avuto pochi raffronti nell’ultimo scorcio di vita acese. La Democrazia Cristiana, per iniziativa del cugino Nicola Grassi Bertazzi, la cooptò nel Consiglio Comunale, ma il suo mondo era un altro: era attestato nella consapevolezza di poter dare a chi meno aveva, di poter costruire ad Acireale nuovi soggetti organizzati sempre con finalità sociali, Perchè per Aristotele, l'amicizia è necessaria Secondo Aristotele l'amicizia è una virtù indispensabile all'uomo: nessuno sceglierebbe di vivere senza amici, anche se possedesse tutti gli altri beni. Gli amici sono necessari nella prosperità come nel bisogno, nella giovinezza come nella vecchiaia, nella vita privata come nella vita pubblica. Gli amici sono il più grande dei beni esterni. L'uomo è portato per natura a vivere con gli altri e a crearsi amici. All'uomo felice non servono amici utili o piacevoli, perchè ha già i beni che da questi potrebbero venire, ha invece bisogno di amici buoni, cui donarsi, con i quali condividere i discorsi e il pensiero." Saro Faraci In data 8 Gennaio 2014 giunge all’interessato tale comunicazione che siamo lieti pubblicare: Su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con D.P.R del 27 Dicembre 2013 , il prof. Ing. Aldo Scaccianoce è stato insignito della distinzione onorifica di Grande Ufficiale dell’Ordine al “Merito della Repubblica Italiana”. All’Ing. Aldo Scaccianoce giungono le felicitazioni di Akis SICILIA ESOTERICA La presentazione del libro di Marinella Fiume ha visto protagonisti Anna Ruggieri, Anna Pavone, Margherita Cassia, Gaetano Pulvirenti oltre ad un folto pubblico che ha fatto onore all’organizzazione curata dal Cenacolo del Galatea (C.F.C.Galatea di Turi Consoli) e dal Comitato Dame del Nastro Azzurro di Daniela Simon. Tra il pubblico la scrittrice Silvana Grasso. Un fiore bellissimo, la buganvillea, in Sicilia viene chiamata Mungibiddìa dal nome dialettale, Mungibeddu, dato all’Etna. “Infiniti legami di senso” legano questa montagna al territorio siciliano e alla sua Storia. La mitologia, il pensiero filosofico, le credenze ultraterrene si giustificano tra di loro fino a confondersi in un racconto senza fine, che arriva a travasarsi perfino nei racconti per l’infanzia. L’Etna racchiuderebbe il fuoco dell’inferno e sarebbe la dimora dei diavoli. La paura di cadervi dentro come punizione per i propri peccati è arrivata ad inventare pericolose “porte secondarie” di accesso che sarebbero le profonde grotte, in alcune zone dette “cafòli” (o “cavòli”). (v. Salvatore Scalia “Fuori gioco”, Marsilio, 2009). Ma l’esoterismo dell’Etna e delle sue storie è solo il punto di partenza dell’ultimo libro di Marinella Fiume Sicilia esoterica . Alla scoperta dei miti e dei riti arcaici dell’isola del sole (Newton Compton Editori, 2013). “La Sicilia è isola alla deriva” scrive Marinella Fiume, per parlare della natura pleistosismica e non solo, della Sicilia. E racconta, con la penna del cronista, credenze e attività esoteriche o, comunque singolari. Il mago Crowley, attivo a Cefalù durante il regime fascista, era in realtà un disperato, ma forse non trovò mai quello che cercava: un ordine che “sostituisse”, per la propria ribellione, i divieti di qualunque genere. La penna del cronista che, in questi casi, è anche lo storico, impedisce anche la pornografia.Ma tra i maghi ci "Siamo tutti un po' esoterici, quando ci guardiamo dentro, quando superiamo i nostri limiti, quando rompiamo gli schemi delle convenzioni sociali, quando la ragione lascia spazio alla musicalità della vita, quando mettiamo in discussione tutto ciò che abbiamo costruito perché potremmo esserne paghi, quando l'amore per la tradizione non diventa tradizionalismo, quando la routine viene spezzata dall'improvvisazione, quando la provvidenza è accettazione del prossimo, quando ogni status quo viene rotto dal bisogno di rinnovare se stessi e la società, quando gli eccessi sono solo strumenti di rinnovamento culturale, come le provocazioni. Allora l'Esoterismo diventa progresso." (Gaetano Pulvirenti) lavorando sempre silenziosamente, senza mai chiedere nulla agli altri. Ho passato accanto a lei gli ultimi sei anni della sua vita, anni che mi hanno fatto conoscere una zia Lina molto anziana, provata dalla lunga vita trascorsa, ma che mai ha fatto mancare il suo sorriso ed il suo garbo anche a chi certo non veniva a trovarla per conversare: ai medici e agli infermieri che l’hanno accudita non ha fatto mai mancare il suo sorriso e le sue scuse per averli disturbati. Se n’è andata in silenzio, in perfetta aderenza al suo stile di vita sobrio e composto, un po’ dimenticata da parenti ed amici che qualcosa in più avrebbero potuto darle negli ultimi anni della sua vita se solo avessero ricordato quanto lei aveva dato loro. Ma era consapevole anche di questo: e l’accettava con lo stile e la classe che mai, neppure nei momenti più difficili, ha dimenticato di possedere. Indimenticabile, per me. Agostino Pennisi Via Vitt. Emanuele, 35 ACI S. ANTONIO Erika Weinmann sono anche quelli con la testa sulle spalle. Tra di loro i raccoglitori di manna (mannaluòri) delle Madonie. “Tradizionalmente, - scrive Marinella Fiume - è l’intera famiglia del mannaluòru che, nel corso dei tre mesi estivi e fino alle soglie dell’autunno, è coinvolta nelle operazioni di raccolta. Ma in tutte le fasi della lavorazione i compiti di ciascuno risultano chiaramente codificati: al capo famiglia spetta solo quello di intaccare, le donne e i ragazzi partecipano alla raccolta e all’asciugatura, mentre i bambini raccolgono i muddicagghi, le briciole cadute per terra”.E così lontana la magia dalla scienza? Ma allora perché, fino a qualche decennio addietro, e forse ancora oggi, proprietari terrieri istruiti convocavano il rabdomante, con la sua bacchetta di ciliegio in mano, per sapere, prima di iniziare gli scavi, se nel sottosuolo ci fosse l’acqua irrigua, sufficiente ad alimentare il cosiddetto pozzo artesiano? Me lo ricordo ancora il rabdomante che, prima passeggiava sereno, ma poi, improvvisamente, impallidiva e cominciava a tremare, mentre la bacchetta di legno di ciliegio, che teneva in mano, oscillava vertiginosamente. La sotto, in Sicilia, c’era l’acqua irrigua! ph Nuccia Leotta Anna Ruggieri 2 AKIS Venerdì 14 Febbraio 2014 “Curare l'anima" con i fiori Un incontro pubblico organizzato dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese, dalla Fondazione di Club Lions, dalla Diocesi di Acireale e dal Comune di Acireale, si è tenuto nella sala convegni del Credito Siciliano di Acireale, con il supporto e l’indispensabile iniziativa del Lions Club Acireale, sul tema: SOLIDARIETA’ OGGI Le Fondazioni Club Lions e Credito Siciliano a supporto di iniziative concrete di solidarietà della Diocesi e del Comune. Si è svolto nella sala convegni del Credito Siciliano in Acireale un incontro pubblico sul tema “Solidarietà oggi”, organizzato dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese, dalla Fondazione di Club Lions, dalla Diocesi e dal Comune di Acireale. All’inizio l’ing. Tonino Sardo, presidente della Fondazione Club Lions del Distretto 108Yb, ha precisato le ragioni della Fondazione, che non si pone in concorrenza con quella internazionale, la quale si occupa di calamità ed eventi straordinari, né in alternativa ai tanti Club service presenti nel territorio siciliano. Il suo scopo è quello di coordinare le iniziative di solidarietà dando loro continuità nel tempo oltre l’annualità che contraddistingue le cariche e l’operato dei singoli club e collegare i vari club, anche distanti, su temi significativi di interesse comune rinI rimedi floreali cambiano gli stati mentali negativi poichè, secondo E.Bach, " la malattia è la concretizzazione di un atteggiamento mentale". Quindi modificando e modulando le nostre inclinazioni mentali potremmo riuscire a controllare meglio la nostra salute. Bach, considera la malattia un'occasione che il nostro corpo ci offre per comunicarci che stiamo sbagliando direzione. In quest' ottica i fiori di Bach rappresentano una forma di terapia preventiva da intraprendere nei momenti di stress e di cattiva salute. Grazie al consiglio del farmacista, la floriterapia con le sue riconosciute capacità di liberare l'uomo dall'influenza degli stati emozionali negativi, aiuta a riconquistare il benessere interiore! venendo altresì risorse integrative per l’attuazione dei progetti. L’incontro, alla presenza del presidente del Lions Club Acireale, dott. Pietro Antonio Currò, è stato coordinato dal past governatore distrettuale dott. Antonio Pogliese. L’attenzione è stata rivolta agli interventi concreti attuati in Acireale in collaborazione con la Diocesi e il Comune. I relatori che si sono succeduti hanno illustrato le attività svolte e i propositi per un’ulteriore proficua collaborazione con le due Fondazioni organizzatrici nei settori dell’informazione e l’accoglienza degli stranieri, della formazione per l’occupazione, dell’occupazione dipendente ed autonoma, delle risorse territoriali e del microcredito mobiliare ed immobiliare. Mons. Guglielmo Giombanco, vicario generale della Diocesi di Acireale, ha illustrato i molteplici e importanti interventi messi in atto soprattutto dalla Caritas, il sindaco avv. Antonino Garozzo ha esposto le attività nel settore della solidarietà sociale affidate dalla legge all’ente locale che Acireale, come comune capofila, ha sviluppato nel territorio secondo le risorse finanziarie disponibili, ma si è detto pronto a recepire eventuali progetti per l’incremento delle opportunità formative e sociali ad opera della Fondazione Lions o altri enti. Il funzionario del Credito Siciliano dott. Giuseppe Signeri ha esposto le offerte di microcredito mobiliare e immobiliare per agevolare l’impresa e lo sviluppo delle attività produttive nel territorio. L’incontro si è rivelato interessante perché ha fornito una panoramica molto concreta della situazione attuale e delle prospettive di sviluppo, che potranno essere favorite con un’azione sinergica atta non solo a fronteggiare le emergenze, ma a creare condizioni favorevoli per un’azione coordinata e propulsiva in grado di incidere sul tessuto sociale ed economico del territorio. Giovanni Vecchio “Scivolando verso Sud” Le studentesse della IIIB a indirizzo turistico dell’Istituto Superiore “Brunelleschi” hanno realizzato un video dal titolo “Scivolando verso Sud”. Diciotto minuti che hanno consentito di vincere la sezione “Vieni da noi” di un concorso promosso dal Touring Club tenutosi a Trieste. La alunne , l’insegnante Donatella Giuffrida e la preside, prof.ssa Maria Elena Grassi, sono state ricevute a Palazzo di Città e festeggiate dall’amministrazione comunale (foto di Fabio Consoli). I nostri “futuri” lettori! Chiuso il lunedì AKIS Venerdì 14 Febbraio 2014 A lettura ultimata del libro di M.Mazza e A.Urso, Vent’anni e una notte,1993-2013 ,La parabola della destra italiana raccontata dai suoi protagonisti , come mi ero ripromesso di fare, ma cogliendo volentieri l’invito dell’amico Direttore prof. Turi Consoli a pubblicarla su AKIS, presento una riflessione sul testo facendola precedere dal prodromico intervento “a caldo”che ho pubblicato su facebook. <Sabato 18 gennaio u.s. ho partecipato nel la sede del “Palazzo della cultura”alla presentazione del libro di Mauro Mazza e Adolfo Urso Vent'anni e una notte,19932013 etc. con interventi di Nino Garozzo, Sindaco di Acireale e di Antonio Riolo. Coordinava il giornalista Salvo Cutuli. Era assente uno dei due autori, Mauro Mazza che nel panorama culturale e di potere italiano ha avuto un ruolo certamente superiore a quello di D'Urso, anche se quest'ultimo sono certo che si è "focalizzato" maggiormente nella memoria degli italiani per il suo attivismo politico e istituzionale, come sottosegretario al Commercio Estero , e come sfortunato ma sincero e convinto co-protagonista del "folle volo" finiano nel tentativo di ri-rifondare una destra moderna, europea e globale ( emerge in me l’elemento anti –Flaiano del mio carattere che mi fa andare in soccorso non certamente dei vincitori e sbagliando quasi sempre il carro su cui eventualmente salire). Dei contenuti del libro darò conto quando l'avrò letto. Oggi brevemente voglio esprimere a voce alta le mie riflessioni così come le ho anche espresse ieri sera ad alcuni amici della destra che lì ho incontrato. Ho avuto il piacere di esserci perché ci si ritrova di fronte a figure umane e politiche provenienti da forti ideali e impegno politico conseguente, non sempre condivisibile ma sempre da rispettare, e anche perché figlio , Urso, di questa terra, Acireale e dintorni, che indubbiamente ha avuto nella destra una classe dirigente di livello nazionale ( penso a Cristoforo Filetti per tutti) così come in altri partiti e nell'ambito ecclesiastico (e penso a Rino Nicolosi , a Mario Martinez , ai Cardinali Pappalardo, Romeo etc.) : il futuro sarà all'altezza del passato? Il Sindaco Garozzo, nel suo intervento ha voluto, secondo me ingiustamente, evidenziare quasi esclusivamente l'aspetto del "tradimento" nell'operazione "Fini" in cui è stato coinvolto Urso, accostando, pur con alcuni “distinguo”, l’operazione a quella di Dino Grandi e Bottai all’interno del Gran Consiglio, consumatasi appunto in “una notte”, quella del 25 luglio 1943, accostamento che gli è stato offerto dallo stesso libro di Urso che certamente l'avrà affrontato non in maniera superficiale e "vulgata". Adolfo Urso, nella sua conclusiva relazione sulle motivazioni del libro, ha voluto evidenziare due cose fondamentalmente:1) che dalla crisi economica attuale, come da tutte le crisi economiche, si esce con un governo di destra ( la sinistra è più brava a redistribuire il reddito, non a produrlo),2)la soluzione non può essere l'arroccamento nella dimensione strettamente nazionalistica e nell'isolamento economico-politico con la denuncia dell'Europa e la fuga dall'Euro, bensì con un maggiore impegno e una maggiore competitività globale all'interno delle regole attuali perché l'Italia ha le risorse umane, tecnologiche e creative per farcela. Lui stesso svolge attività di "assistenza" alle imprese italiane all'estero in questo campo, forte della sua esperienza ministeriale. Personalmente penso di poter essere d'accordo quasi del tutto sul secondo punto, mentre mi ritrovo a dissentire parzialmente sul primo punto. E' vero che la produzione della ricchezza è legata alla destra, ma Urso ha dimenticato di dire a quale destra, non certamente a quella feudale e populistica, bensì a quella capitalistica e borghese ( vedi il paradosso cinese e "l'esplosione" di tutte le certezze marxiste che avevamo): In questa fase attuale però non v'è dubbio che la crisi è legata a scelte economico- finanziarie di destra, anche perché il comunismo non esiste più e i modelli reaganiani e thatcheriani sono quelli vincenti. Il superamento di questa crisi certamente non può essere la restaurazione del socialismo e del comunismo "tout court", bensì una politica, guarda caso, come quella della capitalistica America obamiana, che veda lo stato come garante di un credito necessario alle imprese, nella certezza che la borghesia ed il capitale non verranno espropriati, bensì aiutati e remunerati nella giusta dimensione, affinché la famiglia che è lo Stato possa riprendersi da questo profondo coma. In questo compito, una collaborazione tra capitale, lavoro e Stato è indispensabile e una destra che abbia queste caratteristiche lo è altrettanto, nella collaborazione di fatto con la sinistra ,per far risollevare l'Italia. Grazie agli organizzatori dell’incontro per avermi invitato.> Il titolo del libro viene suggerito agli autori da quello di Giuseppe Bottai Vent’anni e un giorno in cui uno di quelli che approvarono il fatidico ordine del giorno “Grandi” che “spodestò” Mussolini ,racconta in forma diaristica “la sua storia e le sue scelte” (accusando , la sua parte, il fascismo di aver tradito dopo il 1936 gli ideali rivoluzionari e sociali per cui era nato), e al quale sia Mazza sia Urso pensano nei concitati (per fortuna non drammatici e tragici come quelli del ’43) giorni precedenti la scissione dal PDL del gruppo guidato da Fini, che ha nella Direzione nazionale di quel partito (21 aprile 2010) e “Nel che fai, mi cacci?” rivolto a Berlusconi la sua consumazione, della quale la decisione dell’Ufficio di Presidenza del 29 luglio (mese fatidico) è solo una ratifica :”Fini è incompatibile col PDL)”. L’avere desunto il titolo dall’opera di Giuseppe Bottai è di per sé indizio (confermatomi dalla lettura) che né Mazza né Urso hanno timore di essere acco- stati o accomunati a costui nell’accusa di “tradimento”. La conferma a questa tesi è la conclamata consapevolezza del rischio giocato a carte (forse troppo) scoperte la cui pericolosità viene prospettata ,senza successo, a Fini: “Attento Gianfranco” . “Nella storia ,il passaggio tra chi viene considerato ‘salvatore’ della Patria e ‘traditore’ è sempre molto sottile. Ricordati che il 25 luglio, Ciano, Grandi e gli altri non volevano tradire, ma salvare il fascismo, certamente la Patria e forse anche Mussolini. Poi il giorno dopo, il re, a loro insaputa, fece arrestare Mussolini…”. Sono, queste, parole di Adolfo Urso che offre una esegesi del complotto contro Mussolini che dovrebbe servirci a leggere quello che io ho definito “il folle volo” di Fini nel quale Urso e tanti altri furono coinvolti, attraverso “Generazione Futura” e FLI con esiti singolarmente diversificati ma accomunati da una emarginazione politica e dalla estromissione dalle cariche elettive, grazie anche ad una legge elettorale, il “porcellum” ,poi dichiarata incostituzionale, che attribuiva ai segretari dei partiti il potere di selezionare i candidati e quindi gli eletti. Mazza e Urso ripercorrono la storia del loro impegno politico e della loro formazione che per lunghissima tratta di strada è coincisa con quella di Gianfranco Fini, di Maurizio Gasparri, Ignazio La Russa,Francesco Storace, Gianni Alemanno, Teodoro Buontempo, Mario Landolfi. Fabio Fatuzzo, in ambiti di impegno diversificati , chi al “Secolo d’Italia”o in altri giornali di destra come giornalista o come membro del” Fronte della gioventù” organizzazione giovanile fiancheggiatrice del MSI, prima di Romualdi e di Michelini, poi di Almirante e Rauti, anche se il personaggio che più di tutti ha interpretato e comunicato a questi giovani il senso del realismo e delle scelte opportune è stato Pinuccio Tatarella. Questa che Urso definisce generazione “postmissina” nel senso che le potenzialità presenti in ciascuno di questi giovani si sono attualizzate grazie alla formazione di Alleanza nazionale che su una intuizione di Domenico Fisichella e su guida di Gianfranco Fini, erede “designato” dall’alto, raccoglie,( o cerca di raccogliere appunto in una Alleanza nazionale), tutte le forze che si riconoscono in una destra non più “fascista” ma moderna e “fuori dal ghetto”. “Anima” di AN come dice Urso è Pinuccio Tatarella, anche se Gianfranco Fini ne diventa il leader nel Congresso di Fiuggi (25-29 gennaio 1995). Urso scrive con Gennaro Malgieri i dieci punti dell’ “Appello agli italiani” che è poi il programma di Alleanza nazionale, pubblicato sulla rivista di Marcello Veneziani “L’Italia settimanale”. Per Urso, se il progetto di AN non ha ottenuto l’obbiettivo prefisso, è merito e colpa insieme di Silvio Berlusconi che con la creazione di Forza Italia riesce ad unificare le varie anime del “centro” isolando An e fermandola entro confini molto stretti anche se ha “sdoganato” gran parte della destra post fascista e post missina portandola al governo. Urso e Mazza non risparmiano le critiche a Fini per l’avventatezza e l’intempestività della sua decisione di “rompere” con Berlusconi soprattutto su programmi e parole d’ordine che non erano ancora “digeribili” dall’elettorato di destra, come anche emerge dal Manifesto di Fli di Bastia del 6/7 novembre 2010.Avesse seguito la definizione di leader che dà Edmund Burke, il più grande pensatore conservatore inglese, ( “ il leader è colui che va dietro la massa che lo segue” )Fini non sarebbe corso troppo avanti per poi voltarsi e non vedere nessuno che lo seguiva. Di questa opinione nel complesso, sono sia Mazza che Urso. La ricostruzione storica, acribica ed insieme avvincente e viva, ( incalzante spesso, come ”La congiura di Catilina” di Cicerone)presenta anche qualche notizia inedita o quasi, come quella secondo cui un emissario di Togliatti abbia contrattato con Pino Romualdi, in carcere, l’amnistia per tutti i crimini commessi durante la guerra civile a condizione che gli ex di Salò consegnassero le armi( circa 300 000 militanti), così come poi avvenne. La ricostruzione si chiude con l’auspicio dell’avvento di una destra che vada oltre il berlusconismo, protagonista e non antagonista, patriottica ed europea insieme, non di nicchia e rivolta al passato, “ma solo all’interno di un processo maggioritario, come espressione di un progetto nuovo e ambizioso, proprio perché essa è ormai presente in modo diffuso nella società e nelle istituzioni, ben più di quanto si pensi”. La seconda parte dal titolo LE IMMAGINI (inserto fotografico)presenta circa trenta fotografie che documentano la ricostruzione storica ( dalle foto di Almirante,Rauti, Servello, Romualdi a quella che ritrae Giorgia Meloni, Guido Crosetto, Ignazio La Russa che mostrano il simbolo dell’ultima formazione di destra, “Fratelli d’Italia”). Non esiterei a dire che utilizzando il social network instagram come ha fatto lo scrittore B.J. Novak si potrebbe ricavare una narrazione per immagini sostitutiva della precedente La terza parte dal titolo I FATTI è di tipo compilativo presenta una cronistoria dettagliata dei fatti in successione cronologica, “grandi e piccoli avvenimenti che hanno contraddistinto i venti anni della storia di Alleanza nazionale” ,dal 19 settembre 1992 al 4 ottobre 2013 quando “La Giunta del Senato approva a maggioranza la decadenza di Silvio Berlusconi da parlamentare applicando la legge Severino”. La quarte parte dal titolo LE IDEE, pubblica una corposa silloge di documenti e interventi che hanno contraddistinto le tappe fondamentali della Destra dall’ Appello agli italiani che segnò la nascita del Movimento sociale italiano (26 dicembre 1946),a quello di “Fratelli d’Italia” per le elezioni del 24.25 febbraio 2013 “Le sfide che ci attendono”. Nell’insieme il lavoro di Mazza e Urso, due giornalisti-politici o politici-giornalisti, travalica lo stretto ambito giornalistico e politico e si fa storia, storia contemporanea in cui il vero si converte col fatto e si realizza quanto auspicato da Giambattista Vico, lo “scire per causas” in una caratterizzazione tacitianamente “sine ira”, ma non “sine studio”, perché la passione politica, contenuta,, alimenta e rende viva la ricostruzione storica con un linguaggio chiaro e comunicativo senza rinunciare alla scientificità. ph Fabio Consoli Ignazio Leone Mario Garozzo intervista Michele Di Re 1) Da dove è nata l'idea di candidarsi e di conseguenza del Movimento civico dei "30 per Acireale"? Tutto nasce dall’amore per la mia città e dalla voglia di impegnarmi in prima persona.Diversi mesi fa, chiacchierando con alcuni amici, che avevano realizzato un percorso professionale, analogo al mio, nell’impresa, nella professione, nel commercio, abbiamo pensato che fosse arrivato il momento di porre queste esperienze al servizio della nostra Città; dopo un entusiasmante percorso di crescita e di coinvolgimento di un sempre più vasto numero di cittadini assolutamente liberi da vincoli di partito è nata l’iniziativa civica “30 per Acireale”. 2) Quali i rapporti con le altre forze politiche? Il nostro è un movimento realmente civico, nessuno di noi ha una tessera di partito in tasca. Alle forze politiche che abbiamo incontrato, praticamente tutte, abbiamo chiesto di condividere con noi un metodo, prima che un programma, che passi dal prerequisito dell’assoluta onestà, di una trasparenza cristallina nella compilazione delle liste per il consiglio comunale, di una riduzione intelligente e non demagogica delle spese della politica, perché non si può chiedere ai cittadini di fare sacrifici senza dare per primi il buon esempio. Non è l’antipolitica la risposta alla crisi dei partiti, bensì la Politica con la p maiuscola, la partecipazione, l’assunzione di responsabilità in prima persona. 3) Tanti movimenti civici, secondo lei cosa c'è di vero? Ritengo, come già dicevo prima, che essere civici significa non avere tessere e non dover quindi sottostare alle vecchie logiche partitiche. Ad oggi l'unico movimento realmente civico in tal senso che si è proposto alla città è il nostro. 4) Di cosa ha bisogno Acireale per ripartire? I 3 punti fondanti. Dobbiamo intervenire sul grande disagio che vivono giovani e meno giovani sotto il profilo occupazionale; incitiamo i nostri ragazzi a scommettersi, anche grazie all’aiuto dell’Amministrazione che dovrà svolgere il ruolo fondamentale di facilitatore allo sviluppo dell’imprenditorialità e delle nuove idee di business per i nostri giovani. Riusciremo così a rimettere in moto l’economia cittadina anche puntando sulle risorse naturali e le vocazioni storiche del nostro territorio. La ricerca assidua di fonti di finanziamento per i progetti dell’Amministrazione dovrà essere primariamente rivolta alla vivibilità della città, alla cura del verde, alla sicurezza, alla qualità della vita dei cittadini ed al recupero degli spazi non utilizzati, anche con progetti low cost di rifunzionalizzazione urbana. Ho anche un grande sogno nel cassetto per Acireale un grande ed ambizioso progetto sul Waterfront: riappropriamoci della ss 114 come strada cittadina (spingendo il progetto del tracciato a monte), utilizzare la ex ferrovia come pista ciclabile, valorizzare le chiazzette, Santa Caterina, le terme, la Gazzena, la via dei Mulini, Capo Mulini e tutte le frazioni a mare. Forse ti sei innamorata. O forse è stata una occasione. Forse è stato molto bello o forse è stato deludente. Forse lui è stato gentile, o forse dopo non ha voluto neanche guardarti. Forse dopo, allo specchio, ti sei vista più bella e radiosa, o forse hai provato vergogna. Forse ci sono stati altri incontri o forse lui non ti ha più cercata, oppure tu non hai voluto. Forse, pensando a quei momenti, sorridevi di nascosto o forse cercavi di dimenticare. Sei una donna. E lui un uomo. Niente di nuovo. Nessuno scandalo. Auguri! 4 AKIS Sabato 18 Gennaio 2014 L’associazione culturale “Brunelleschi” ha svolto l’assemblea generale dei soci per il rinnovo del consiglio direttivo ed il rinnovo del collegio sindacale per gli anni sociali 2014-2015. L’assemblea con riguardo al rinnovo del consiglio direttivo ha votato i seguenti soci: dott. Carmelo Strano; . geom. Salvo Scionti; geom. Salvatore Scandurra; prof. Pietro Russo; prof. Luigi Coniglio; sig. Lucio Catanzaro; prof.ssa Maria Elena Grassi (Dirigente scolastico e consigliere di diritto per statuto) L’assemblea con riguardo al rinnovo del collegio sindacale votato i seguenti soci: prof. Eugenio Lizzio; geom. Rosalia Ferlito; sig. Orazio Garozzo; prof. Michele Lanza; prof. Scuderi Mario . Conseguentemente, il Presidente uscente, dott. Strano, ha convocato per giorno 31/01/2014, presso l’istituto F. Brunelleschi” tutti i consiglieri eletti per la nomina del Presidente del consiglio direttivo dell’Associazione e la nomina del Presidente del collegio sindacale. Giorno 31/01/2014 alle ore 16,00 si è riunito il gruppo dei consiglieri eletti nella seduta del 24/01/2014 per la nomina del Presidente ed all’unanimità è stato riconfermato, per gli anni sociali 2014 - 2015, presidente dell’Associazione culturale “Brunelleschi” il dott. Carmelo Strano. Successivamente, Il Presidente ha ringraziato i consiglieri per la stima e la totale fiducia accordatagli ed ha conferito la delega di Vice- Presidente al prof. Luigi Coniglio, la delega di Segretario al geom. Salvo Scionti e la delega di Tesoriere al sig. Lucio Catanzaro. Il nuovo consiglio direttivo è, quindi, composto: Presidente : dott. Carmelo Strano - Vice Presidente : prof. Luigi Coniglio; - Segretario: geom. Salvo Scionti Tesoriere: sig. Lucio Catanzaro; - Consigliere: geom. Salvatore Scandurra -Consigliere: prof. Pietro Russo Consigliere: prof.ssa Maria Elena Grassi (Dirigente scolastico e consigliere di diritto per statuto) Tra le tante argomentazioni intrattenute dal nuovo consiglio direttivo, Il Presidente dott. Carmelo Strano ha tenuto particolarmente ad evidenziare la grande e sinergica “intesa” con il Dirigente scolastico prof. ssa Maria Elena Grassi, “…tutto questo propedeutico per le attività nel programma dell’Associazione Brunelleschi …” Il Presidente dott. Strano, poi, ha invitato i consiglieri eletti nel collegio sindacale a comunicargli "composizione" e "cariche" del collegio sindacale e, dopo breve consultazione, la nomina di Presidente dei Sindaci è stata conferita al geom. Rosalia Ferlito; Il nuovo collegio sindacale è, quindi, composto: Presidente : geom. Rosaria Ferlito; - Sindaco : prof. Eugenio Lizzio , - Sindaco: sig. Orazio Garozzo; Sindaco supplente: prof. Michele Lanza; -Sindaco supplente: prof. Mario Scuderi. Sintesi storica dell’associazione “Brunelleschi” Viene fondata nel 2005 come costola dell’omonimo istituto scolastico. L’associazione è costituita da alunni, personale Ata e docenti che hanno fatto parte o, tutt’oggi, fanno parte del citato istituto scolastico. Prioritario impegno dell’Associazione culturale “Brunelleschi”, è quello di mantenere una costantemente corrispondenza biunivoca di “intenti” con la scuola. (vedi protocolli d’intesa tra l’Associazione e l’Istituto). Giova ricordare che l’Associazione è prevalentemente animata ed impegnata alla promozione di attività “culturali” e “sociali” con particolare riguardo e riferimento alla nostra città e, più in generale, al nostro territorio. (nel senso Urbanistico e Turistico). Gli sforzi del Presidente dott. Strano sono orientati a far considerare l’Associazione “Brunelleschi” come un “laboratorio”: ... un laboratorio di idee, che opera come una “bottega artigiana” … Una bottega artigiana laddove si forgiano pro- getti ed idee, discussioni, seminari, convegni ed altro, il tutto per poi metterlo a disposizione ed a servizio della collettività tutta. La foto: in primo piano da sx: il tesoriere sig. Lucio Catanzaro - il Dirigente scolastico prof.ssa Maria Elena Grassi (consigliere di diritto) - il Presidente dell'Associazione Brunelleschi dott. Carmelo Strano - il componente del collegio sindacale sig. Orazio Garozzo. in secondo piano da sx: il segretario geom. Salvo Scionti - il consigliere prof. Pietro Russo - il presidente del collegio sindacale geom. Rosalia Ferlito - il componente del collegio sindacale prof. Eugenio Lizzio - il consigliere geom. Salvatore Scandurra “Divertiamoci insieme” Il progetto “Divertiamoci insieme”, in coerenza con le priorità annuali del programma Gioventù in Azione, ha avuto come obiettivo principale la promozione di comportamenti sani, in particolare attraverso la promozione di attività all'aria aperta e attività sportive non agonistiche, al fine di favorire la creazione di stili di vita sani, l'inclusione sociale e la partecipazione attiva dei giovani nella società. Il progetto promosso dall’associazione AciGaia ha coinvolto i ragazzi delle classi 4a e 5a elementare e prima media della scuola di S.M.Ammalati, gli incontri hanno visto la partecipazione della squadra di rugby "Acireale Rugby" che attraverso lo sport ha organizzato alcune attività utili al raggiungimento degli obiettivi previsti per il progetto. La giornata conclusiva ha visto la partecipazione della scuola di S.M.Ammalati all’evento “Un Pomeriggio da Leoni”, nel corso del quale all’interno dello stadio Tupparello, insieme a bambini di [email protected] Associazione Culturale “Brunelleschi” Concorso di Fotografia L’Associazione culturale “Brunelleschi” (Acireale via G. Verga,99), in collaborazione con l’Istituto Brunelleschi di Acireale”, organizza la Ia edizione del Concorso Fotografico: ““Acireale e dintorni” … angoli, spazi e luoghi vocati al turismo - peculiarità e caratteri identitari - Il concorso fotografico è inserito all’interno delle attività anno 2014 promosse dall’Associazione Culturale “Brunelleschi” di Acireale. ph Fabio Consoli "Ad alba inoltrata", libro di Cesare Cellini, poeta catanese morto leucemia nel 1993, è stato presentato nel teatro dell'Istituto "Paolo Vasta" attraverso un incontro curato dal professore Sergio Collura, ordinario di Lettere e docente di Antropologia culturale e Filosofia estetica. Nel corso della manifestazione è intervenuta la professoressa Nunziata Di Vincenzo, dirigente scolastico dell'istituto comprensivo "Paolo Vasta". L'incontro è stato allietato dal violinista Angelo Di Guardo e dalla pianista Rosa Greco. ph Fabio Consoli altri istituti scolastici acesi, hanno dato vita ad un vero incontro di rugby. “Chiudiamo con soddisfazione questo progetto, dice Paolo Monaco, che ha visto la realizzazione di numerose attività sul territorio, in particolare nella frazione acese di S.M.Ammalati . Contenti di aver avuto la partecipazione attiva dei più piccoli e delle rispettive famiglie, ci auguriamo che questi incontri avvicinino i giovani allo sport come strumento utile per una sana vita sociale che li renda protagonisti positivi della nostra quotidianità” AKIS Venerdì 14 Febbraio 2014 RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO: Egregio Direttore, le invio la presente lettera aperta anche a nome del Consiglio direttivo dell’Accademia, composto anche dall’ing. Aldo Scaccianoce, dal Prof. Casimiro Nicolosi, dal prof. Giovanni Continella, dall’avv. Felice Saporita e dal prof. Franco Calì. A inizio d’anno, il preside Alfonso Sciacca ha pubblicato su face book uno scritto che ha un esordio stupefacente: “La Regione ha assegnato all’Accademia degli Zelanti di Acireale la somma di 28.000 euro. E sono tanti”. L’affermazione viene corroborata dal fatto che il Comune sostiene, da mezzo secolo, i costi di struttura della Biblioteca, come fanno la Regione siciliana con alcuni musei, l’Università di Catania per l’Accademia Gioenia, l’Università di Messina per l’Accademia dei Pericolanti ecc. Secondo il suo punto di vista, l’Accademia non ne avrebbe diritto. Purtroppo, quelli elencati dal professore sono soltanto una parte dei costi. Esistono anche altri costi fissi, che l’Accademia è chiamata a sostenere in ogni caso, e costi di gestione. I 29.000 euro, assegnatici grazie anche all’interessamento dell’on. D’Agostino, del dott. Giuseppe Cicala e dell’assessore ai Beni culturali, Maria Rita Sgarlata, rappresentano soltanto il 31% della somma richiesta per il 2013. Sono stati tagliati 66.000 euro, che hanno sconvolto le nostre previsioni e ci hanno costretto a rinviare importanti iniziative. La somma assegnata sembra troppo alta. Meglio ridurla ulteriormente o, addirittura, eliminarla del tutto. Tale affermazione sa più di antico livore che di consolidata cultura. Se non conoscessimo la storia del Nostro, farebbe pensare a un tale che si occupa de minimis, mentre la città rotola tra problemi e rischi impensabili e perde pezzi importanti del suo passato, pur di realizzare vendette personali. Al momento del traumatico quanto inatteso taglio – il 31 dicembre -, erano stati pagati i costi che non potevano essere rinviati ( assicurazioni antincendio e antifurto per la Biblioteca, per la Pinacoteca, e per la sede legale; revisione annuale degli impianti antincendio; contratto annuale di controllo dell’impianto elettrico con relativa manutenzione; servizio di Vigilanza notturna e diurna, collegamento con le forze dell’ordine, contratto internet, abbonamento alle Gazzette nazionale e regionale ecc.): costi, questi, che andrebbero comunque sostenuti, anche se il complesso venisse chiuso al pubblico. Inoltre, nel corso dell’anno, erano stati organizzati una conferenza del prof. Carlo Trigilia dell’Università di Firenze, attuale Ministro del Governo Letta; un convegno sul Bosone di Higgs con la partecipazione della scienziata Fabiola Gianotti, che ha diretto al CERN di Ginevra gli esperimenti Atlas, del presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, prof. Ferroni, e di rappresentanti delle tre Università siciliane; il XXXII Convegno nazionale della SISFA, Società italiana degli storici della Fisica e dell’Astronomia (il XXXI si era svolto alla Sapienza di Roma, il XXXIII sarà tenuto all’Università di Firenze); una conferenza del prof. Carlo Blanco dell’Università di Catania; il Ricordo del prof. Ignazio Maria Marino con relazioni di tre docenti universitari (Tignino, Barone e Licciardello); una conversazione dell’arcivescovo di Catania, mons. Gristina, su Papa Francesco; due incontri, rispettivamente con Alfieri Maserati, ultimo discendente della omonima Casa automobilistica, e col prof. Lamberto Maffei, presidente dell’Accademia nazionale dei Lincei; la celebrazione del Bicentenario di Verdi con la partecipazione del prof. Giuseppe Montemagno, docente universitario e consulente dell’Opéra di Parigi, del Teatro alla Scala di Milano e del San Carlo di Napoli, e un concerto di Patrizia Patelmo, mezzosoprano di origine acese, nota in tutta 2 Europa; e, infine, una conferenza dei proff. Alfredo Sgroi, Pinella Musmeci e Salvatore Valastro su Tito Marrone. C’è dell’altro: in sinergia con la Soprintendenza ai Beni culturali di Catania, erano stati poi messi a punto l’organizzazione di una mostra sugli ingg. Carmelo e Salvatore Sciuto-Patti ( due professionisti ben noti in Acireale per avervi realizzato il Teatro Bellini, il Collegio Pennisi, il prolungamento verso est del Palazzo di Città ecc.) e la pubblicazione del Catalogo dei loro 1.554 disegni, facenti parte del Fondo che gli eredi hanno voluto affidare, in comodato, alla nostra Accademia, preferendola ad altre istituzioni accademiche. La mostra è stata inaugurata il 31 gennaio. È la prima che viene organizzata in Sicilia. Sarà seguita dal Catalogo indispensabile agli studiosi per la consultazione dei disegni Per comprendere l’amarezza prodotta dalla disposizione regionale e dalle parole del preside Sciacca va ricordato che, per il 2013, i finanziamenti avrebbero dovuto essere attribuiti sulla base di un punteggio non inferiore a 70/100, assegnato da una commissione di tecnici al fine di bonificare la famigerata Tabella H dalle furfanterie che la infestavano. Ci era stato riferito che il nostro Sodalizio aveva superato la soglia di sbarramento alla grande, cioè col punteggio di 95/100 e risultava tra i primi dieci della graduatoria. Il responsabile giudizio dei tecnici è stato messo tra parentesi. Da qui, il taglio inatteso e ingiustificato, pur nell’attuale congiuntura. All’affermazione iniziale, il preside Sciacca ha fatto seguire altre singolari affermazioni del tipo: “il nostro Comune dà tutto senza ricevere niente”. Dichiarazione piuttosto ardita. In realtà, il Comune riceve l’“utilità” di avere sul suo territorio, al servizio di studenti, docenti universitari, semplici operai e di oltre 200 comitive l’anno, una delle più grandi e attrezzate biblioteche private del Meridione con oltre 100.000 volumi; una Pinacoteca che vanta 379 tele e 750 disegni dal ‘500 ai nostri giorni; le collezioni numismatica, archeologica, naturalistica ecc.; il fondo Cecilia Deni, i due Archivi di Carmelo e Salvatore Sciuto-Patti e, infine, un’Accademia, che, per quanto denigrata dal prof. Sciacca, appare stimata in campo nazionale, se è vero, che 1) ha già ospitato i presidenti dell’Accademia della Crusca, dell’Accademia dei Georgofili e dell’Accademia Nazionale dei Lincei, che hanno rilasciato entusiastici giudizi; 2) ha ospitato due convegni internazionali nell’ultimo biennio; 3) occupa il terzo posto in Italia nella categoria riservata alle Accademie di scienze, lettere e belle arti, preceduta soltanto dall’Accademia dei Filergiti di Forlì – che era stata chiusa nel 1848, ma ha riaperto nel 1982 – e dall’Accademia dei Ricovrati di Padova, conosciuta come Accademia galileiana e risalente al 1599; 4) si appresta ad accogliere la seduta inaugurale dell’anno accademico dell’UNASA, alla quale prenderanno parte il Ministro dei Beni culturali e i consigli direttivi di una ventina di Accademie nazionali. Riteniamo che, senza la nostra Accademia, Acireale sarebbe stata molto diversa. Siamo altresì convinti che le piccole beghe e le conventicole non facciano parte della storia, ma del cortile e risultano, pertanto, inutili e dispersive come tutti i pettegolezzi. Altro quesito malizioso: chi controlla l’attività della Biblioteca?. E uno pensa a un retroterra di manigoldi, incapaci, ignoranti e truffaldini, che arrotondano i loro stipendi in maniera inconfessabile. Una premessa. Il 30 dicembre 1960, in un contesto socio-culturale diverso dall’attuale, venne stipulata una Convenzione tra il Comune e l’Accademia. L’art. 5 di essa stabiliva che “il personale della Biblioteca è sotto il diretto controllo di una Commissione di sorveglianza sulla Biblioteca, composta di cinque membri, quattro di essi nominati dal Consiglio direttivo dell’Accademia, uno dalla Amministrazione Comunale”. La Commissione è competente, altresì, in ordine alla osservanza, da parte dei dipendenti, di un Regolamento che dette “le norme relative al personale, quelle riguardanti la conservazione, la sistemazione, l’incremento e l’ uso pubblico del materiale librario ed artistico”. Perché quattro membri provenivano dall’Accademia? Semplice: perché la Biblioteca appartiene all’Accademia, alla quale è pervenuta in tempi diversi e a vario titolo. Chi meglio dei legittimi detentori delle librerie, delle opere d’arte, delle varie collezioni avrebbe potuto vigilare? E, tuttavia, in considerazione dei buoni rapporti esistenti tra i due enti, qualche anno dopo la firma della Convenzione, l’Accademia acconsentì a ridurre da 4 a 3 i propri rappresentanti, aumentando a 2 quelli nominati dal Comune. Lo fece perché non aveva proprio nulla da nascondere. Di più non poteva certo fare perché il compito principale della Commissione di vigilanza è appunto quello di vigilare sui libri e sui dipendenti e di segnalare eventuali manchevolezze, non quello di gestire il complesso. Per fare ciò, due consiglieri bastano e avanzano, anche perché gli altri tre - che sono il prof. ing. Giuseppe Rossi, docente universitario, il prof. Stefano Figuera, docente universitario, il dott. Agostino Pennisi di Floristella, ricercatore del CNR, cioè tre professionisti di grosso spessore culturale, condividono l’obiettivo di un efficiente funzionamento del complesso. Archiviare 50 anni di storia per invertire il rapporto di forza e consentire a qualcuno di appuntarsi la medaglietta al petto, appare ingiustificato anche alla luce del fatto che la quinta Commissione consiliare ha preso da anni la buona abitudine di venire in Biblioteca, anche più volte l’anno, per vedere, ascoltare e controllare. Oggi la Biblioteca è tra le migliori in campo nazionale. Solo tre anni fa, mancava ancora dell’impianto di climatizzazione , dei servizi igienici – esistevano soltanto due bagnetti di un metro quadrato, il soppalco e la scala della Sala Vigo non erano a norma. Questi e altri problemi sono stati risolti negli ultimi tempi con fondi ottenuti dall’Accademia, la sola, peraltro, a poter interloquire con la Regione, la quale – contrariamente a quanto affermato - non assegna un euro alle biblioteche. Dice: e dell’Archivio storico vogliamo parlare? Si, ma ci limitiamo a una constatazione: fino a oltre venti anni addietro, quando esso si trovava custodito in Biblioteca, offriva ampie garanzie di organizzazione e di funzionamento. Poi ci è stato tolto dal Comune. Oggi rischia di scomparire per sempre. Come temevamo. Ultime due battute: 1) La proposta di rendere pubblici i bilanci dei destinatari di risorse regionali ci trova perfettamente d’accordo. L’Accademia non avrebbe niente da temere e tutto da guadagnare. 2) Auspichiamo vivamente che i monologhi si trasformino in dialoghi aperti a tutta la città; che i dubbi e le insinuazioni siano prima verificati – l’Accademia è a completa disposizione di tutti i concittadini - soltanto così potranno trasformarsi da maldicenza in strumento di crescita. Giuseppe Contarino "Succede che arrivano due ragazzi a chiedere un mutuo per la ristrutturazione della casa, a breve si sposeranno. Entrambi lavorano in un chiosco. Lei solo la mattina, il pomeriggio invece lavora per una società di costruzioni, la notte studia (le manca una materia e la tesi per laurearsi in ingegneria). Questa è l'Italia che mi piace, l'Italia che lavora, l'Italia da prendere ad esempio. La giornata si colora. Commovente." G.P. 5 “ QUELLI DEL 7° ” I parenti non si possono scegliere: quelli ti capitano e quelli devi sopportare. Dal celebre film del Maestro Mario Monicelli, nasce la nuova produzione del Teatro delle Nevi, la rielaborazione adattata ai nostri giorni - e ai nostri luoghi - di una delle commedie più cattive di sempre, dallo humornerissimo: "Parenti Serpenti". E' la vigilia di Natale: intorno agli anziani genitori si raccolgono i quattro figli con le rispettive famiglie. La vigilia trascorre tranquilla: cena, giochi e Messa di mezzanotte. Poi i genitori rivelano ai figli che, in cambio del!' eredità, intendono passare gli ultimi anni della loro vita presso uno qualsiasi di loro. L'inattesa, fredda e crudele soluzione ideata dai figli sarà realizzata la notte di capodanno attraverso un [male ... col botto! Un quadro desolante della borghesia italiana, ritratta ferocemente in tutti i suoi vizi e meschinità, dove le tradizioni sono soltanto folcIore ed esteriorità, la religione è superficiale e dove regna in realtà l'egoismo più spietato. Durante i giorni di festa in famiglia abbondano le grandi abbuffate e gli abbracci, ma serpeggiano risentimenti malcelati e velenosi. Per la regia di Rodolfo Torrisi è stato presentato il primo lavoro del cartellonte teatrale di "Quelli del 7°" Esordio felice malgrado la bruttissima serata invernale carica di nebbia, pioggia e temporali vari. Di buon auspicio? Certamente. Il prossimo spettacolo il 29 Marzo con "Il giornale d'Artagnan " di Domenico Platania, una produzione di "Quelli del 7°"con la regia dell'autore. Da non perdere. ph Nuccia Leotta Simone Di Benedetto nasce a Catania il 09 Marzo 1993.Vive ad ACIREALE e già da piccolo emerge fra i compagni di scuola interpretando sempre ruoli da protagonista nelle recite scolastiche. Crescendo in diversi anni prende lezioni di canto, ballo e recitazione fin quando decide di fare tutte e tre le discipline studiando musical. Diverse partecipazione a concorsi regionali classificandosi sempre sul podio. Partecipa nel 2010 in un concorso in diretta "Rai" presentando il suo primo inedito "Questo è amore". Nel 2012 partecipa a "Sanremo Social" con il brano: "Dentro L'anima" (la trovi sul suo canale youtube)scritta da produttori in collaborazione con le varie case discografiche italiane. Con l'ultimo concorso vinto, Simone ha avuto la possibilità di avere un contratto lavorativo per la durata di un anno con l'organizzazione di serate "Mada Eventi", dandogli la possibilità di cantare nelle varie discoteche e discopub Catanesi. Adesso sta lavorando al suo prossimo inedito, stavolta scritto in inglese, lo potete seguire nella sua pagina ufficiale SIMONE DI BENEDETTO e nelle varie serate organizzate dal gruppo Mada Eventi. Sentiremo parlare molto presto di Simone!! Giuseppe Maesano 6 Venerdì 14 Febbraio 2014 CENTRO D'ASCOLTO "LA GOCCIA" Partecipata la conferenza stampa per la presentazione ufficiale del Centro d'ascolto "La goccia", che è a disposizione dei giovani, dei meno giovani e delle famiglie del territorio diocesano. Il Centro d'Ascolto "La goccia", promosso dall' Associazione Cristo Nuova Speranza, in collaborazione con il Centro Assistenza Famiglia diocesano e l'Associazione Madonna della Tenda di Cristo, nasce dal progetto "Formare...Informando" venuto alla luce nel 2008 e diretto dalla dott.ssa Anna Rosaria Gioeni, che con grande tenacia e sorriso sin- cero ha creduto fin dall'inizio alla realizzazione di una sensibilizzazione capillare su temi scottanti e delicati. I soddisfacenti risultati ottenuti negli anni, nei numerosi incontri itineranti che hanno raggiunto le varie parti della diocesi, sono frutto di un lavoro in rete, dove la competenza di una equipe scientifica e l’entusiasmo dei vari patner sono diventati forza prorompente. Il progetto"Formare...Informando" e' rivolto alle comunita' parrocchiali, alle scuole, alle associazioni ed ai centri di aggregazione, e propone dei percorsi su temi, quali pedofilia, mondo virtuale,comunicazione genitorifigli, educazione alla sessualita', dipendenze e violenza di genere. Proprio la continua richiesta di interventi su casi concreti, ha fatto nascere la necessita' di costituire uno sportello di ascolto e di orientamento, uno spazio dedicato all' ascolto attivo per comprendere i bisogni delle persone, orientandole verso soluzioni adeguate, con la presenza di esperti e consulenti: psicologi, matrimonialisti, assistenti sociali, avvocati e medici (servizio completamente gratuito). Ogni utente potra' usufruire fino a tre incontri di orientamento per essere poi indirizzato verso le strutture pertinenti. AKIS “L’Eccezionale quotidiano” Nell’Aula Magna dell’ Istituto Regina Elena di Acireale, si è tenuto il secondo incontro formativo - informativo del percorso “L’Eccezionale quotidiano” curato dalle socie della sezione Fidapa di Acireale, sociologhe dott.ssa Carmela Borzì responsabile del Servizio Promozione Sportiva del Comune di Acireale e dott.ssa Margherita Matalone funzionario responsabile Ufficio Prevenzione ed Educazione alla salute. I lavori sono stati aperti con il saluto della Presidente Fidapa, Maestra Vera Pulvirenti; quindi con l’intervento del dirigente scolastico Prof. Sebastiano Raciti sono entrati nel vivo dei contenuti. La dott.ssa Margherita Matalone ha sintetizzato gli obiettivi dell’iniziativa già avviata con un primo incontro nel mese di maggio 2013: sollecitare la crescita e la formazione dell’identità personale e della coscienza civile degli studenti di V anno, preparandoli all’ingresso nel mondo del lavoro, attraverso l’approfondimento delle capacità relazionali e lo sviluppo del senso critico, nonché la conoscenza delle norme specifiche. La dott.ssa Carmela Borzì ha intavolato un dialogo con gli studenti sulle istituzioni, il senso di appartenenza alla società, i modelli culturali, la partecipazione dei cittadini alla vita sociale, preceduto questo da un breve questionario che ha tenuto conto delle risposte restituite estemporaneamente. Il prof. Francesco Raneri, docente di Abilità Relazionali e Cerimoniale presso l’Università di Catania, ha coinvolto i ragazzi con riflessioni sulla corretta comunicazione. Infine la dott.ssa Margherita Matalone ha sottolineato l’importanza tra le istituzioni del c.d. terzo settore, che per gli studenti presenti, frequentanti gli indirizzi di liceo socio psico pedagogico, delle scienze sociali ed economico, potrebbe rappresentare una delle principali occasioni di inserimento lavorativo. Il seminario rientra nelle politiche e nel programma di promozione e valorizzazione delle donne e dei giovani che da anni caratterizza le attività del gruppo di lavoro donne e pari opportunità. A cura di : Margherita Matalone Carmela Borzì ASSOCIAZIONE CULTURALE “ARCHIMEDE” tra ex Alunni e Prof. del Liceo Scientifico “Archimede” ACIREALE – Via L. Ariosto, 37 ISTITUTO SICILIANO DI BIOETICA ACIREALE – Via Lilibeo, 2 L’Associazione Culturale “Archimede” e l’Istituto Siciliano di Bioetica invitano la S. V., per venerdì 14 febLa sede del centro si trova in Piazza San Francesco 6, presso il Consultorio Familiare Diocesano ad Acireale. Lo sportello d'ascolto è aperto tutti i mercoledi' dalle ore 16.30 alle 18.30 ed il secondo mercoledi' del mese anche dalle ore 10 alle ore 12. Per informazioni più dettagliate è possibile visionare la pagina “Progetto Formare informando” su Facebook. ph Fabio Consoli Manuela Santanocita braio 2014 alle ore 17.00 nell’Aula Magna “G. Bianca” del Liceo Scientifico “Archimede” di Acireale, a partecipare alla conferenza dell’ex alunna Prof.ssa VALENTINA SCANDURA sul tema dal titolo: “LA VOCE DEGLI INTERPRETI DI GUERRA” Introduce il dott. GIUSEPPE QUATTROCCHI, Direttore Scientifico dell’Istituto Siciliano di Bioetica. Nell’articolo “Il culto di San Sebastiano ad Acireale”, del numero scorso, nell’ultimo capoverso, per mero refuso tipografico viene indicato il signor Grasso come Capo-vara; in effetti è il signor Leotta ad essere “titolare” dell’antica tradizione. Ci scusiamo con l’interessato. Riflessioni teorico-pratiche dopo 13 anni dalla emanazione del D.Lgs.231/2001 I Modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire reati, le connessioni con i delitti di criminalità organizzata e contro l’industria ed il commercio. Il sistema sanzionatorio. 14 Febbraio 2013 – Sala Conferenze – via Sclafani – Acireale -Credito Siciliano Direzione Generale Acireale Organizzato da: Credito Siciliano – Università degli Studi di Catania – Ordine Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Catania – Confindustria Catania All’linizio di questo secolo il legislatore ha introdotto nel nostro ordinamento positivo il riferimento all’etica, lasciando alle associazioni di categoria e ai privati la relativa regolamentazione. Il D.Lgs. 231/2001 costituisce il primo significativo caso. L’esigenza del riferimento all’etica è dovuta all’attuale crisi dei valori con le gravi conseguenze prodotte nei mercati e nella società. Eì sempre più avvertita, in economia, l’esigenza di rispet- Il PRESIDENTE Prof. Mario Pavone Il PRESIDENTE Dott. Luciano Privitera tare non solo la legalità ma anche l’eticità. Il convegno è finalizzato a stimolare le riflessioni sui diversi aspetti e sull’avvertita nuova cultura di legalità etica. Parteciperanno al congresso: il dott. Saverio Continella (Direttore Generale Credito Siciliano), il Rettore dell’Università, prof. Giacomo Pignataro, il Presidente dell’ODEC, dott. Sebastiano Truglio, il Presidente di Confindustria, dott. Domenico Bonaccorsi di Reburdone, il Presidente OdV 2 Credito Sicilia, dott. Antonio Pogliese, il prof. Giovanni Grasso, ordinario di Diritto Penale , il Presidente del Tribunale del Riesame, dott. Maria Grazia Vagliasindi, il prof. Ruggero Vigo, Ordinario Diritto Commerciale, il dott. Ciro Strazzeri, Presidente Sezione Consulenza Confindustria , il dott. Giacomo Casale, dello Studio Pogliese, il dott. Edoardo Della Cagnetta , Presidente Collegio Sindacale Credito Siciliano, il dott. Maurizio Stella, Consigliere ODEC Catania, il dott. Vincenzo Di Cataldo, Ordinario Diritto Commerciale. Il servizio nel prossimo numero Il futuro del Liceo Classico in Italia Che cos’è il Liceo Classico oggi in Italia? Cosa rappresenta nell’odierna Società globalizzata? A queste domande relative alla funzione di questa istituzione scolastica, che sono rimaste sottintese durante la serata, si è cercato di rispondere durante il convegno dello scorso 24 gennaio, svoltosi presso la Sala San Francesco del San Biagio Resort, dal tema “Liceo Classico, identità e futuro dell’Italia”, organizzato dal Liceo “Gulli e Pennisi” in collaborazione con la Biblioteca “Giuseppe Romeo” della stessa Scuola e con la Delegazione acese dell’Associazione Italiana di Cultura Classica. A relazionare sono stati il prof. Alessandro Salerno (docente di Storia e Filosofia al Liceo Classico "Concetto Marchesi" di Mascalucia e Dottore di Ricerca in Filosofia Medievale a Roma Tor Vergata) e il prof. Rocco Schembra (docente di Latino e Greco al Liceo Classico "Gulli e Pennisi" di Acireale, professore di Letteratura Cristiana Antica presso lo Studio Teologico San Paolo di Catania e presidente della Delegazione AICC di Acireale). Dopo l’introduzio- ne del Dirigente Scolastico dell’istituto, prof.ssa Maria Castiglione, il prof. Schembra ha fornito una panoramica del dibattito in corso da alcuni anni in Italia circa la valenza e l’attualità del Liceo Classico. Tanti gli autorevoli (?) commentatori che si sono lanciati in giudizi netti ed irreversibili circa la sostanziale “inutilità” degli studi umanistici, in particolare in una società sempre più tecnologica e informatizzata. Tra questi anche il giuslavorista Ichino, che fa prevalere nelle sue analisi la sua visione prettamente economicista. Nella seconda parte del suo intervento, Schembra, con l’ausilio di slide esplicative, illustra una serie di dati frutto di ricerche statistiche che dimostrano come i diplomati del Classico riescano a laurearsi in tutte le facoltà intraprese, comprese anche quelle ritenute “più scientifiche” come Fisica, Matematica, Ingegneria, Informatica, Architettura. Il Prof. Salerno, dal canto suo, ripercorre a larghi passi la storia degli studi umanistici, partendo dall’istituzione dei collegi ad opera dei Gesuiti, un sistema che ha influenzato l’organizzazione scolastica per tantissimo tempo. La legge Casati del 1859 dello stato sabaudo venne applicata anche nel neonato Regno d’Italia: essa prevedeva una scuola, il Liceo Ginnasio nella quale l’insegnamento del greco iniziava nella classe quarta ginnasiale, gli ultimi tre anni erano di liceo e permetteva, essa sola, l’accesso all’università. Nel 1911 nacque il cosiddetto Liceo Moderno, che si distingueva dal Classico per la mancanza dello studio del greco. Il Liceo Moderno fu l’antesignano del Liceo Scientifico, una sorta quindi di filiazione del Classico. E proprio la dicotomia tra “moderno” e “classico”, inteso questo come “vecchio, datato” è alla base, come fatto rilevare anche in qualche intervento durante il successivo dibattito, dell’odierna suggestione che fa dire erroneamente che il Liceo Classico sia una scuola inutile che non prepara i giovani per la società contemporanea. L’analisi storica è continuata passando per la riforma dell’impalcatura scolastica nel 1923, opera del filosofo siciliano Giovanni Gentile, uno dei maggiori intellettuali del 900 italiano, ed arrivando alle ultime “riforme” scolastiche (Moratti, Gelmini) che hanno sistematicamente “colpito” il Liceo Classico. In ultimo si è articolato un interessante dibattito con parecchi interventi; tra questi quelli del preside Lorenzo Marotta, che conclude affermando che lo studio al Liceo Classico forma ad avere una “mente aperta” e quindi maggiormente pronta e reattiva nella quotidianità, e quello del preside Alfonso Sciacca, che focalizzandosi sul “Gulli e Pennisi” ha affermato che «Acireale ha necessità del suo Liceo Classico e viceversa, perché la rinascita della Città passa dal fatto che ci sia un Liceo Classico attivo ed aperto al territorio». Rodolfo Puglisi ph Fabio Consoli "MEDIO O MEDIOCRE ?” Ho sempre odiato il 5, come voto scolastico. Mi è anche capitato di prenderlo. E mi sono portato dietro questa antipatia nel corso del tempo, facendo fatica a scrollarmela di dosso. Quando invece ho preso 0 in Matematica (alle elementari) e 3 in Italiano (al ginnasio), seppur rosso in volto per la vergogna, per me sono stati voti educativi, che mi hanno dato forza e coraggio per migliorarmi e superare l'asticella della sufficienza. Poi, grazie a Dio, mi sono mantenuto su valori più alti, osando sempre di più laddove mi intrigava mettermi in discussione. Nell'osare ho rischiato anche di scendere giù. La stringente attualità dei classici L’aula magna del Liceo Classico “Gulli e Pennisi”, gentilmente messa a disposizione dal dirigente scolastico prof.ssa Maria Castiglione, ha ospitato la conferenza inaugurale delle attività dell’Associazione degli ex alunni dell’istituto. Una dotta relazione del prof. Giovanni Salmeri dell’Università di Pisa che ha trattato il tema “Leggere i classici oggi: istruzioni per l’uso” ha attirato l’attenzione dei numerosissimi soci intervenuti. Ad introdurre il relatore il prof. Alfonso Sciacca, ex Preside del “Gulli e Pennisi”, Presidente dell’Associazione “Alumni”, che ha affermato come la cultura non sia un modo di sapere, ma un modo di essere. «Essere – ha detto Sciacca – significa agire, testimoniare anche all’interno della propria Città il proprio modo di essere. Bisogna riaprire un dialogo tra la Città e la Cultura classica, che non può assolutamente essere dimenticata». Il prof. Salmeri nella parte introduttiva del suo discorso, memore delle sue origini acesi, ha esaltato lo spirito civico di Acireale, paragonata ad una città del periodo ellenistico, ricordando come negli anni della sua giovinezza sia la Città che il “Gulli e Pennisi” erano presi ad esempio. Salmeri ha voluto ricordare Giuseppe Riggio, autore dell’erbario “Acis Hortus Regius” pubblicato nel 1811 ed illustrato da Emanuele Grasso, e recentemente ristampato da Franco Maria Ricci. Quindi Salmeri, dopo questo omaggio alla Città, entra nel vivo dell’argomento chiedendosi se nel panorama letterario odierno vi fossero dei modelli da seguire. Vista la grande produzione letteraria, facilmente riscontrabile nelle librerie, anche e soprattutto in quelle frequentate da un grandissimo numero di avventori come possono esserlo quelle esistenti all’interno degli aeroporti, non luogo per eccellenza, il modello di riferimento pare essere la Roma Imperiale, che in questo momento storico, sembra essere preferita alla polis greca perché espressione di una civiltà che all’epoca poteva essere riconosciuta quasi come antesignana dell’odierna società globalizzata. Molteplici gli esempi di opere letterarie e cinematografiche citate dal relatore che hanno come ambientamento, o più semplicemente come spunto, Roma o parti del suo Impero. Salmeri poi si sofferma su quattro autori classici, presi a modello. E ne consiglia anche la lettura (o la rilettura) di alcune loro opere; si tratta di Orazio, Marc’Aurelio, Seneca ed Epitteto. Da ultimo, un altro omaggio alla Città, citando alcuni personaggi acesi o che comunque sono stati legati ad Acireale. Inizia col Vescovo Ottavio Branciforte, autore del trattato “De Animorum Perturbationibus”. Prosegue con Alfio Grassi, soldato napoleonico, che combatté per l’indipendenza della Grecia ed a cui è stata intitolata una antica piazza cittadina (u funnacheddu). Cita poi la “Farsaglia” di Anneo Lucano nell’edizione pubblicata nel 1826 e tradotta da Francesco Cassi, nelle cui pagine introduttive sono citati alcuni uomini di cultura che sottoscrissero, quasi sponsorizzarono diremmo oggi, l’operazione culturale, ordinati per Città; la prima Città in ordine alfabetico è Acireale, sotto la cui dicitura erano impressi ben sei nomi tra cui quelli di Camillo Amico, Alfio Grassi e Pasquale Pennisi Cagnone. Questo dimostra come Acireale fosse ben inserita nella cultura nazionale.Il Preside Sciacca nel ringraziare l’autorevole ospite per la dotta conferenza, ha sottolineato come la storia del Branciforte gli fosse ben conosciuta perché un suo professore di Liceo, Giuseppe Cavicchi, ne parlava spesso ed anni dopo scrisse un volume sull’opera del prelato, “Le perturbazioni di un vescovo siciliano del Sec. XVII (Ottavio Branciforte)”. Esempio paradigmatico di come la Scuola con i suoi docenti, ma anche con i suoi metodi ed insegnamenti, deve essere ben radicata nel territorio in cui opera. Rodolfo Puglisi ph Fabio Consoli Odio il 5, perché con l’aggiustamento di un’unità, conduce alla sufficienza, anche quando questa valutazione non è affatto meritata. Detesto il 5 perché, che sia un compito o un'interrogazione, è la sommatoria dei seguenti punti aggiuntivi in ordine di apparizione: la presenza fisica (c’è ed è presente); l’adempimento (quel compito comunque si è fatto); il minimo sforzo (una versione meno nobile della Legge di Zipf); un generico incentivo a fare meglio la prossima volta; la simpatia (siamo tutti essere umani). Odio il 5 perché non è un voto medio, ma mediocre. Eppure sembra che sia il voto più ambito oggi e quello, in fondo, più “politically correct”: dalla Scuola all’Università (dove magari le scale di valori sono diverse), dalla gestione delle aziende (pubbliche o private) al "far politica" nelle istituzioni. Ci manca poco, pochissimo veramente, perché diventi un approdo sicuro anche nella gestione delle relazioni fra persone. In compenso, la virtualità si avvicina al dieci e lode." Rosario Faraci AKIS Sabato 18 Gennaio 2014 Testimonianze di attività lavorative etnee d’altri tempi: le Tacche della Neve Capita talora di imbattersi un una profonda buca scavata dall’uomo spesso contornata di pareti manufatti in pietra lavica al fine di contenere la neve che ad una certa quota sull’Etna cade abbondante nella stagione invernale. Sono queste le tacche delle neve un tempo molto diffuse prima della costruzione dei frigoriferi. Si tratta di neviere che servivano per il commercio della neve attive fino a circa metà secolo scorso quando l’avvento del frigorifero rese inutile questa dura attività lavorativa. Il nevaiolo si alzava alle tre del mattino per raggiungere la neviera a dorso di asino o mulo ed iniziare all’alba il lavoro. In autunno si ripuliva il fondo delle fosse da terra e pietre. Successivamente si rivestiva con fieno, foglie secche e felci. Dopo una nevicata si andava a riempire la tacca con le pale fino a riempirla. A febbraio si batteva la neve con le pale per compattarla al fine di farla diventare ghiaccio e quindi si copriva la neviera con uno strato di foglie secche ed uno di cenere vulcanica per evitare lo scioglimento del ghiaccio. Lo strato di foglie e terra funzionava da perfetto isolante termico e manteneva il ghiaccio fino alla stagione estiva quando i nevaioli con picconi, pale, cunei ed attrezzi vari scolpivano blocchi di circa 90 - 100 chilogrammi che venivano riposti dentro sacchi di iuta contenenti un rivestimento di felci e caricati sui muli per essere trasportati a Catania e negli altri centri abitati. Mentre molte tacche della neve sono lontane dalle ordinarie vie di comunicazioni e richiedono diverse ore di marcia per raggiungerle altre sono invece particolarmente facili da visitare. Ad esempio, la tacca della neve di Fornazzo posta appena più a valle della piazza. Una tacca di particolare fattura e notevoli dimensioni e la neviera posta poco a monte di Pietra Cannone quasi sfiorata dal flusso lavico del 1971, consolidatosi ad una decina di metri dalla neviera, e la cosiddetta Grotta della Neve che si trova molto più a monte sulla Mareneve prima del bivio che conduce a sinistra al rifugio Citelli ed a destra a Linguaglossa. Le Tacche della Neve costituiscono un interessante testimonianza della civiltà contadina dell’area etnea quando il duro mestiere del nevaiolo, oggi scomparso, costituiva fonte di sostentamento per tante famiglie. Foto e testo di Giovanni Tringali 7 HELICOBACTER PYLORI NELLE FECI IN PCR. “La città del futuro. Quali prospettive per Acireale?”. Secondo recenti statistiche 12 milioni di italiani hanno la gastrite e oltre un milione sono portatori di ulcera senza saperlo. La grande novità degli ultimi vent’anni, però, è che non si tratta, come lungamente pensato, di patologie psicosomatiche o da stress dalle cause sconosciute, bensì in oltre il 90% dei casi a provocarle è l’infezione da Helicobacter pylori. Una scoperta di notevole importanza che è valsa a due patologi australiani, Robin J Warren e Barry J. Marshall, il premio Nobel assegnato nel 2005. L’Helicobacter pylori è un batterio che causa la gastrite di tipo B detta anche gastrite antrale cronica attiva. Questo batterio, presente a carattere endemico in tutto il mondo, si trova nella quasi totalità dei soggetti ulcerosi e nel 60% dei soggetti con dispepsie e disturbi digestivi vari, e si trasmette per contatto inter-umano diretto. Se presente l’Helicobacter occorre intervenire con la terapia eradicante la quale associa due antibiotici ed un inibitore di pompa ma questa dev’essere prescritta dal medico. Eradicare il batterio è importante perché l’infezione da Helicobacter pylori, oltre all’ulcera gastrica e alla gastrite antrale, può causare il carcinoma dello stomaco. Nel 1994 l’Helicobacter pylori è stato classificato oncogeno di prima classe per il cancro allo stomaco con una pericolosità pari a quella del fumo di sigaretta per il cancro al polmone. L’insorgenza del carcinoma gastrico, annoverato tra i più pericolosi tumori, avviene nel tempo attraverso la trasformazione metaplastica dell’epitelio gastrico (metaplasia intestinale) e la successiva displasia che precede il tumore. Un volta adeso alla cellula, l’Helicobacter elabora una citotossina (Cag-A) la quale, agendo sulle cellule mucipare dello stomaco causa la formazione di muco anomalo dotato di scarso potere protettivo nei confronti dell’acido cloridrico presente nel succo gastrico. Il metodo con il quale viene eseguita la ricerca dell’Helicobacter pylori nelle feci è la PCR (PCR è l’acronimo di Polimerase Chain Reaction) [1]. Si tratta di un’innovativa tecnica di biologia molecolare molto sensibile e specifica perché dimostra la presenza del DNA del batterio e teoricamente basta una sola cellula batterica il cui DNA viene amplificato per milioni di volte per avere una sicura diagnosi anche se il batterio non è più vitale. Addirittura è possibile anche conoscere la resistenza agli antibiotico cosa questa che, ovviamente, non è possibile fare con il test del respiro. La PCR è quindi molto più sensibile della ricerca diretta dell’antigene fecale effettuata comunemente nei laboratori clinici la quale non riesce a rilevare meno di 200 ng/ml di antigeni batterici. La ricerca degli anticorpi, sintetizzati dall’organismo in risposta all’infezione batterica, non fornisce certezza d’infezione in atto. Pertanto, se dovessero essere presenti gli anticorpi anti Helicobacter occorre eseguire il test in PCR che è superiore anche al cosiddetto “test del respiro” (urea breath test) il quale utilizza l’attività ureasica dell'H. pylori con conseguente produzione di ammoniaca ed anidride carbonica che viene rilevata nell’aria espirata. Il test del respiro, oltre ad essere indiretto, è invasivo perché il C14 talora impiegato in alcuni metodi del respiro è un isotopo radioattivo del carbonio. Patologie associate a helicobacteriosi gastrica: • Anemia sideropenica. vari studi dimostrano che l'eradicazione di Hp determina una rapida e stabile regressione dell'anemia in tutti i pazienti trattati, sia adulti che bambini. • Alitosi. Essa è legata ai processi putrefattivi in ambiente gastrico dell'Hp e la terapia eradicante è sempre risolutiva. • Cardiopatia ischemica. Alcuni studi hanno evidenziato l'esistenza di una correlazione fra infezione da Hp e cardiopatia ischemica. • Prurito cronico. Remissioni complete o solo parziali dopo trattamento eradicante sono state registrate nel 30-73% dei pazienti affetti da prurito cronico, da dermatite nummulare e da "prurigo chronica multiformis". • Artrite reumatoide. L'infezione da Hp è implicata nella patogenesi dell'artrite reumatoide e la sua eradicazione può indurre un significativo miglioramento della malattia per più di 24 mesi. La prevalenza dell'Hp non è più elevata nei pazienti con artrite reumatoide rispetto ai controlli, ma l'infezione da Hp aumenta il rischio di ulcera nei pazienti trattati con farmaci antiinfiammatori non steroidei (FANS); pertanto, la sua eradicazione riduce il rischio di ulcera nei pazienti in trattamento con FANS. • Glaucoma ad angolo aperto. Nei pazienti con glaucoma si è osservata un'alta incidenza di infezione da Hp (88%). E' stato notato miglioramento della pressione oculare media e del campo visivo nei pazienti affetti ad glaucoma cronico ad angolo aperto sottoposti con successo a terapia eradicante per l'Hp. A cura del Dott. Giovanni Tringali Incontro programmato da “CambiAmo Acireale” nell’ottica di intraprendere un percorso destinato ad un’adeguata e costruttiva programmazione di quello che sarà il futuro sviluppo del territorio di Acireale nell’ottica della prossima rivisitazione dello Strumento Urbanistico acese. Argomento dell’incontro: “La città del futuro. Quali prospettive per Acireale?”. L’importante incontro, moderato da Orazio Maltese ha avuto come relatori il prof. Alberto Ziparo (ingegnere e Urbanista dell’Università di Firenze Corso di Laurea di Architettura) ed il dott. Andrea Pidalà (pianificatore territoriale e Urbanista dell’Università di Palermo Corso di Laurea di Ingegneria). Orazio Maltese, dopo i saluti e aver presentato gli ospiti alla platea costituita da circa duecento tecnici, ritiene che per la programmazione territoriale sia necessaria, il più possibile, una politica condivisa, non solo dalle forze politiche ma anche dalla società civile. Sono intervenuti: Roberto Barbagallo, candidato sindaco per CambiAmo Acireale, il quale, dopo i saluti, ritiene che oggi parlare di PRG significa parlare di centro storico e soprattutto di Piano Strategico, per uno sviluppo sostenibile della città senza dimenticare la sua propensione turistica. Nicola D’Agostino considera determinante un preliminare incontro tra tecnici al fine di prevedere non più una città aperta alla speculazione edilizia (ci sono centinaia di vani invenduti), ma una città propensa soprattutto all’attività turistica. Orazio Maltese riprende la parola ricordando al riguardo che la Regione Trentino è la più ricca d’Europa, fondando tutto sul turismo. Andrea Pidalà, il quale ribadisce che purtroppo fino ad oggi la programmazione di un PRG venga approntata con l’uso di leggi anacronistiche, soprattutto nei 390 comuni siciliani. E’ necessario un PRG con valenza strutturale in modo da creare un Documento strategico che tenga conto degli aspetti programmatorio e pianificatorio. Alberto Ziparo, dopo aver elencato le pessime esperienze avvenute con l’intervento straordinario per il Mezzogiorno negli anni ’50 e ’60 attraverso la creazione dei grandi poli industriali tanto che dopo le evidenti conseguenze fallimentari si è avuto uno scollamento territoriale, ritiene sia opportuno adottare definitivamente il Piano Casa, quindi la messa in sicurezza del territorio e la rimessa in utilità del patrimonio edilizio esistente, per fini abitativi quanto per fini commerciali, artigianali e turistico ricettivi, di un turismo sostenibile che si leghi definitivamente al paesaggio. Claudio Patanè, Architetto, il quale ha voluto dare un contributo raccontando la sua esperienza di lavoro a Lisbona. Luca Scandurra (Kalusca) il quale ha il proprio contributo in termini di crescita della città. ph Fabio Consoli CompuTecnica Riparazione computer a domicilio 338 2071014 AK IS IL GIORNALE DEL TERRITORIO DELLE ACI via S. Vigo, 94/98 - ACIREALE Tel./Fax: 095 5942958 www.parafarmaciaviavigo.it [email protected] AKIS: Anno X, numero 2 del 14 Febbraio 2014 - Editore e Direttore Responsabile: Turi Consoli - Autor. n. 22 del 23/05/2005 del Tribunale di Catania - Sede: via M. di Casalotto 68 - 95025 Aci S.Antonio Redazione: via Alliotta, 14 - 95024 Acireale - Tel.- Fax 095 7921059 – 347 5382517 - [email protected] - Tipografia-Litografia: “TM” di Mangano Venera - via N. Martoglio, 93 - S. VENERINA (CT) Tel. 095 953455 - Site: www.akis-aci.com - www.akis-acionline.com - Elaborazione grafica, fotomontaggi e impaginazione: MP Graphic di Maurizio Pagano - Tel. 347 1433135 - Distribuzione e arretrati: 340 7152814 - Gli articoli pubblicati esprimono il pensiero dei rispettivi autori e non rispecchiano necessariamente la linea editoriale assolutamente indipendente della testata. La Direzione si riserva di pubblicare in tutto o in parte le foto, gli articoli e i servizi pervenuti, secondo le esigenze di spazio. Il materiale anche se non pubblicato non sarà restituito. 274 8 AKIS Venerdì 14 Febbraio 2014 Un’immagine di Sicilia, Valverde in bianco e nero di Matteo Donato e Gaetano Bonanno (Valverde 2013) è un libro corale, corale nel senso più pieno del termine, nel senso che vi partecipa tutta Valverde, quella del centro e quella delle contrade, quella del suo popolo di ieri e quella degli abitanti di oggi. Un coro a due voci si potrebbe dire: la voce delle cose e quella delle persone. Da una parte il santuario secolare, la piazza, le case di corso Vittorio Emanuele poste in lunga unica fila, le pochissime ville, i vigneti e le vendemmie, le strade con carretti e dall’altra le famiglie, Torrisi, Cosentino, Spina, Tosto, Finocchiaro, Di Bella, gli uomini e le donne che lavorano, si sposano, i bimbi in chiesa e poi a scuola, le ragazze che frequentano la “mastra”, i giovanotti in piazza, in una Valverde che lentamente si modifica, che alla fine non è più frazione ma comune autonomo. Coro di voci che, dato il piccolo contesto paesano, s’intersecano e ritornano con una certa frequenza, ma che non mancano di vibrare di sfumature sempre diverse, sì che se senti la ripetizione, la avverti come un refrain, un motivo di sottofondo che costituisce quasi un filo musicale conduttore. Sono 358 immagini divise in 12 sezioni con relative sottosezioni: gli autori, infatti, hanno scelto di procedere per temi seguendo all’interno di essi per quanto possibile uno svolgimento cronologico. In buona parte le foto, escludendo le cartoline, sono scatti più o meno occasionali di privati o amatori; relativamente poche quelle di fotografi di professione. La sezione della “vendemmia”, attività che per secoli è stata l’espressione più significativa e vitale della laboriosità valverdese, presenta un buon incremento di immagini, tutte suggestive e sottilmente nostalgiche. Va sottolineato come nelle foto più Un manuale didattico di scacchi Un manuale agevole, pratico e di facile consultazione. Adatto sia per i neofiti del gioco, specialmente i bambini e ragazzi che sono alle “prime mosse”, ma anche a chi voglia perfezionarsi nelle giocate. Stiamo parlando dell’ultimo libro di Santo Daniele Spina, “Centocinquanta esercizi di tattica scacchistica”. Un volume, come spiega l’Autore nell’introduzione, nato dall’esigenza di fornire agli studenti che frequentano corsi di scacchi a livello scolastico un sistematico repertorio di esercizi di tattica. E corsi il Nostro, ordinario di Lettere al Liceo Scientifico-Linguistico “Archimede” di Acireale, ne ha organizzati tantissimi, sia a livello scolastico che non, sfornando tanti piccoli “campioncini” della scacchiera. Moltissimi infatti sono i titoli provinciali e regionali nei Giochi Studenteschi che suoi allievi hanno conseguito negli anni, così come piazzamenti di rilievo a livello nazionale. Un libro quindi che è il frutto di tanti anni di lavoro sul campo, o, per meglio dire, sul tavolino. Spina in quest’opera spiega la nomenclatura, didatticamente importante, che introduce il neofita nel mondo dei tatticismi; ben cinquantacinque sono gli esempi introduttivi di livello elementare , in cui l’Autore propone temi tattici frequenti come l’attacco doppio, l’attacco di scoperta, l’attacco doppio di scoperta, l’inchiodatura, l’infilata, lo scacco perpetuo, l’intrappolamento e altri. Seguono poi i 150 esercizi, tratti da partite realmente giocate, divisi in gruppi di 6, ciascuno dei quali presenta l’indicazione di chi ha il tratto ed il tatticismo proposto. Le soluzioni, la bibliografia di riferimento e il lunghissimo elenco delle pubblicazioni di Spina chiudono il volume. Santo Daniele Spina, Maestro per corrispondenza ASIGC, istruttore giovanile FSI (Federazione Scacchistica Italiana), storico degli scacchi e collaboratore con varie riviste italiane e straniere, è attualmente tesserato della Galatea Scacchi Acireale. Ha fondato l’Associazione Dilettantistica Scacchi Valverde nel 2005, di cui è stato segretario. Curatore dell’Archivio storico del Comitato Scacchistico Siciliano, ha al suo attivo numerose pubblicazioni tra cui l’enciclopedica “Indice bio-bibliografico degli scacchisti attivi in Sicilia” che rimonta al 1500 e che è in costante fase di aggiornamento. Rodolfo Puglisi “Rivolgimenti” o recenti Valverde tenda a perdere l’antico aspetto di “terra di vigneri”. Nuove strade hanno tagliato le sue vigne, mentre i palazzi di cemento (primo per importanza il municipio) hanno modificato l’assetto urbano, indicando nello sviluppo edilizio la maggiore fonte di lavoro del domani. Particolarmente interessante la documentazione in buona parte inedita relativa alla Birra Henninger, il cui stabilimento è stato per alcuni decenni fonte di occupazione e di benessere per decine di famiglie nel momento delicato del quasi irreversibile abbandono della secolare attività contadina. Gli autori sono stati quanto mai vigili nell’evitare il rischio di confezionare un’opera brodolosa nelle immagini ed ammiccante nelle didascalie, rischio insito nelle pubblicazioni che riguardano il “com’eravamo”. Non sono poche le foto veramente straordinarie che danno il clima culturale e sociale del piccolo mondo antico di ieri, quando tutti conoscevano tutti: in esse si ripropone quella sorta di respiro poetico che accompagna il tempo dei nonni o bisnonni. Il volume, che già nella prima edizione aveva varcato il limite della semplice raccolta di fotografie, ci sembra avere rafforzato la sua valenza di pregevole galleria di una sicilianità che il moderno modo di vivere tende a cancellare. L’opera che costituisce per Valverde un vero e proprio evento cittadino, s’inserisce tra i similari inventari siciliani in modo decoroso e sorprendente. Con questo ristampa, che alla fine è più di una seconda edizione e che avrebbe potuto intitolarsi Di Valverde e dei Valverdesi, Donato con la sua esperienza di storico del territorio e Bonanno con quella di fotografo hanno voluto dare un contributo culturale alla Valverde attuale tramite la ricreazione dell’atmosfera della Valverde che non c’è più o, detto più poeticamente e nostalgicamente, della Valverde del tempo che fu. M. D. Un romanzo che coniuga storia locale e valori universali “Rivolgimenti” si intitola la quarta opera storico-letteraria di don Salvatore Coco (A&B Editrice, Acireale-Roma, 2011). L’autore, pur confermando alcune caratteristiche degli scritti precedenti, soprattutto nella cura della documentazione storica e d’archivio, va oltre perché questa volta lo spunto tratto dalla storia dell’Ottocento fa da sfondo ad un vero e proprio romanzo, molto interessante e capace di lasciare tracce significative nella mente e nel cuore del lettore. Egli si avvale, altresì, della propria esperienza pastorale ad Acitrezza, Cosentini e Linera, dove ha avuto la possibilità di conoscere eventi storici e naturali nonché personaggi di ogni ceto sociale. Egli prende spunto dai rivolgimenti e dalle trasformazioni che hanno avuto luogo nei territori sopra individuati instaurando un convincente correlazione tra microstoria e macrostoria relativamente agli avvenimenti che dal 1810 circa si sono succeduti fino al 1880. I rivolgimenti sociali ed economici sono legati al passaggio nell’area acese già dal XVI secolo dalla proprietà feudale e dagli usi civici dei terreni demaniali, alla nascita e all’affermazione di una nuova classe borghese, la quale decide di impegnare buona parte delle proprie risorse finanziarie per la trasformazione del bosco di Aci prevalentemente in vigneti e frutteti, dando così impulso ad una nuova economia e a una ricomposizione inedita dei ceti sociali (proprietari, massari, lavoratori dei campi, artigiani …). L’incremento delle popolazioni produce degli agglomerati urbani, fa nascere i luoghi di culto, strade e piazze dove si ritrovano gli abitanti. Il filo conduttore del romanzo fa capo ad una figura realmente esistita, quella di Don Minicu, vera figura emblematica, che cura con impegno e fedeltà tutti i lavori per la trasformazione delle proprietà appartenenti prima alla famiglia Roncisvalle e poi per lungo tempo e fino alla morte a quella dei Cosentini; è un vero testimone di un grande sforzo migliorativo che dà i suoi frutti e dà una connotazione precisa ad alcune aree territoriali. Quasi tutti i personaggi del romanzo sono realmente esistiti; l’autore con la sua immaginazione ce li presenta in azione secondo il loro ruolo, tutti caratterizzati da una fede sincera e dalla voglia di contribuire al miglioramento sociale e religioso della zona, senza farsi incantare dai pifferi magici delle propagande o da idee sovversive. L’intento altamente meritorio dell’autore è quello di aver dimostrato in forma narrativa come “i veri rivolgimenti sono quelli che partono dall’intimo dell’uomo e magari con fatica si fanno strada, diventano gesti, opinioni, strutture, partecipazione … Il mio raccontare – continua don Coco – è un risvegliare l’attenzione per il piccolo cosmo dei nostri paesi etnei non solo inteso come apprezzamento della microstoria, per quanto si vuole interessante, ma come rilevazione e valutazione di alcuni elementi universalmente validi che permettono i cambiamenti ed il sorgere di nuove aggregazioni umane”. Il libro, che si avvale di un’ottima presentazione di don Giovanni Mammino, è corredato da schede storiche ed immagini rare e si legge agilmente per lo stile misurato e gradevole. Giovanni Vecchio Alla ricerca della casa di Pietro Paolo Vasta nelle campagne di Santa Venerina Una passeggiata lungo la via rurale XXV Aprile a Santa Venerina, in parte basolata in epoca remota per il passaggio dei carretti e in alcuni tratti rimasta con semplice selciato naturale, per esplorare un’area, la contrada Fago, una volta appartenente all’ex Contea di Mascali e che oggi fa da confine tra i Comuni di Santa Venerina e Giarre. Sono in compagnia dell’ing. Leonardo Russo che in quei pressi ,assieme ad alcuni suoi parenti, possiede dei terreni con dei fabbricati e conosce benissimo quel territorio non solo per averlo frequentato, ma anche per aver sviluppato una ricerca storica tramite atti notarili dei passaggi di proprietà in tutto il circondario per ragioni professionali dovendo individuare le particelle e i loro titolari di ieri e di oggi per fini “volturali”. Un’escursione molto interessante perché contribuisce ad integrare la conoscenza dei luoghi e delle vie poco frequentate del territorio comunale e a esplorare altarini ed edifici di alcuni secoli fa. Soprattutto, però, il mio interesse si è concentrato su una casa in mezzo alla campagna, ma non molto distante dalla stradella sopra indicata, di cui fu proprietario il noto pittore acese Pietro Paolo Vasta e successivamente il figlio Alessandro. Da testimonianze scritte e da studi effettuati , oltre che da me, da altri studiosi di storia locale, risultava questa presenza dei Vasta in quest’area che faceva da spartiacque tra le Terre di Aci e l’antica Contea di Mascali, che veniva messa in relazione con la presenza nella Chiesa Madre Santa Venera (edificata nel 1749) di uno dei quadri più belli di Pietro Paolo Vasta, recentemente restaurato, che raffigura la Sacra Famiglia e si trova collocato nel coro a destra dell’altare maggiore; altri due quadri del figlio Alessandro raffigurano l’Immacolata e San’Antonio Abate (anch’essi restaurati), il primo di fronte a quello dipinto dal padre e l’altro in alto sul lato destro dell’ingresso principale della chiesa. Paolo Vasta, da buon acese, volle rendere il suo tributo alla patrona della sua città S. Venera e alla nuova chiesa edificata da acesi al confine tra i due territori, anch’essa dedicata alla santa. La casa si trovava all’interno di una zona “vitata e arborata” ed era funzionale per una vita semplice ma con le “comodità” comuni dell’epoca. La casa mantiene tuttora le sue caratteristiche settecentesche, mentre invece la cantina allocata poco distante ha subito dei rifacimenti in tempi più recenti e il cancello in ferro originario è stato trafugato. Attualmente i due edifici sono condivisi dagli proprietari (Fichera e Pulvirenti) dei due appezzamenti di terreno, i quali hanno provveduto a separare le parti di propria pertinenza. Paolo Vasta, dopo aver dominato la scena artistica per tanti anni affrescando le principali chiese di Acireale, nel 1755 fu colpito da ictus cerebrale e per ben cinque anni rimase paralitico fino alla morte che intervenne all’età di 63 anni il 28 novembre 1760. Aveva avuto sette figli da Isabella Adami, che aveva sposato durante il suo periodo di perfezionamento artistico a Roma tra il 1714 e il 1730. La malattia di cui venne colpito impedì a Vasta di continuare il suo lavoro e si trovò in cattive acque mancandogli le risorse finanziarie per il mantenimento della numerosa prole. Dovette ipotecare i suoi beni, richiedere prestiti e fruire dei frutti del fondo della sorella Teresa. Una testimonianza interessante è quella raccolta nell’archivio storico di Acireale da Gaetano Gravagno il quale riferisce che, con atto del 19 aprile 1745 del notaio Mariano Gambino, ricevettero, lui e Alessandro, unico figlio maggiorenne, un aiuto di venti onze dalla “Venerabile Arciconfraternita S. Maria del Suffragio delle Anime Purganti”, ma dovettero dare in garanzia proprio questo terreno di contrada Fago a Santa Venerina, e nel 1755 il Vasta fu costretto ad assumere nuove obbligazioni per 130 onze per far fronte ai debiti scaduti. Mesta fu l’ultima parte della vita del grande pittore non soltanto per le condizioni economiche, bensì anche per la cattiva condotta del figlio Rosario che gli procurò dolore e ulteriori spese legali. Oggi Vasta è stato finalmente riconosciuto nella sua grandezza e studiosi d’arte autorevoli ne hanno messo in risalto la genialità e le qualità artistiche. La passeggiata in contrada Fago, dunque, mi ha riportato indietro nel tempo perché in quei luoghi si ha l’impressione di trovarsi in un posto ancora incontaminato e l’immaginario si scatena al pensiero che in quel sito figure illustri vi svolgevano parte della loro vita contribuendo allo sviluppo del territorio e lasciando tracce indelebili della loro arte. L’occasione è stata propizia anche per scoprire nella confluente via Napoleone Colajanni, che segna il limite tra S. Venerina e Giarre, un altarino dedicato a San Giuseppe, recentemente restaurato da volontari. In ogni angolo del territorio, infatti, a protezione dei residenti e dei passeggeri, venivano edificati questi altarini con l’effigie della Vergine Maria o di altri santi. Dalla visione degli atti di successione apprendiamo inoltre che in contrada Fago parte dei terreni furono di proprietà di Mariano La Rosa, che fece parte della commissione nominata dal senato cittadino di Acireale nel 1837 per recarsi a Napoli per chiedere al sovrano, tra l’altro, l’elevazione di Acireale a Capo di Distretto e che fu eletto nel 1848 componente del “Comitato provvisorio” per reggere la cosa pubblica in occasione della rivolta che aveva interessato la città. Dunque, un’immersione nel passato per consolidare la conoscenza delle radici storiche di questo territorio. Giovanni Vecchio Cake Rewrite Nell’ambito della manifestazione AciRewrite è andata in mostra, presso il Collegio IPAB Santonoceto e Conservatori riuniti, la rassegna di torte e manufatti in pasta di zucchero dal titolo Cake Rewrite. La manifestazione, organizzata dalla drogheria La Liquirizia di Mario Trovato, sita in piazza Europa 14, ha visto il coinvolgimento di ben 14 cake designer che hanno messo a disposizione di coloro che hanno visitato la mostra i propri lavori, mettendo in risalto il proprio talento e la propria passione. Le cake designer Sara Samperi, Angela Palella, Manuela Pace, Rosi Caramma, Valentina di Maria e Katia Barbuzzi, Marilena Finocchiaro, Alessia e Erica Lo Giacco, Sara Messina, Simona Costanzo, Laura Ferma, Sara Marletta, Francesca Danzì hanno dato prova di grande competenza tecnica nell’utilizzo della pasta di zucchero, ingrediente che oggi costituisce un elemento imprescindibile per ogni torta che voglia essere oltre che buona fortemente scenografica. Ognuna con le proprie inclinazioni ha presentato un manufatto che potesse rappresentare il soggetto che più la caratterizza, spaziando dal modello umano, ai fiori, al mondo dei cartoni, ai confetti decorati. Il successo della mostra che sarebbe dovuta durare solamente una settimana ha visto il prolungarsi per tutti i fine settimana di gennaio. Nell’ambito della stessa mostra il giorno dell’inaugurazione, giorno 6 gennaio, e il giorno della primitiva chiusura della stessa, giorno 11, si è dato vita a due dimostrazioni sul sistema di modellaggio della pasta di zucchero. Nella prima dimostrazione si è creato un fiore in pasta di zucchero e nella seconda un soggetto natalizio sul modello thun. Continua l’opera della drogheria La Liquirizia nella diffusione di una passione quella della pasta di zucchero, del cioccolato plastico e più in generale del cake design che sta avendo in Italia grande diffusione e molti seguaci. Nella foto un momento della dimostrazione inaugurale. 347 1433135 [email protected] AKIS SE QUESTO E'... Considerate Voi se questo è un "Bel vedere". Non lo è, per te, che provenendo dalla statale in direzione sud, t'imbatti visivamente in quell'incredibile scatolone di cemento, depositato lì in alto, come partorito da un cielo malignamente beffardo, dal disegno pretenziosamente avveniristico. Che se poi sali per via Aquilia, ti senti soffocare da un lattiginoso muro che ti fa rimpiangere di non essere writer, tanto pregnante è l'invito a munirti di colorate bombolette spray e scaricarvi sopra i più fantasiosi e intelligenti disegni. Non lo è, di certo, per C. A., un acese trapiantato a Milano per motivi di lavoro, che sulla sua pagina fb testualmente così scrive: "La villa Belvedere è un patrimonio storico e paesaggistico d'inestimabile valore ed è nei ricordi più cari e nei sentimenti di tutti gli acesi. L'opera di riqualificazione in corso ne sta facendo un ignobile scempio sradicando alberi, cementificando in modo selvaggio e stravolgendo edifici storici e luoghi dell'anima." E conclude a mo' di peana, esortando:" Fermiamo tutto questo! Protestiamo almeno una volta, invece di subire sempre." Questo mesi fa. Ma com'è facilmente verificabile quella dell'allarmato concittadino è rimasta la classica vox clamantis in deserto (e peraltro si vede che gli organi di controllo, sovrintendenza in testa, la pensano diversamente). E non lo è fors'anche per il gruppo marmoreo di Aci e Galatea che, se potesse animarsi e parlare, darebbe vita alla seguente patetica perfomance che ci piace immaginare. L'affranta Ninfa, dopo essersi industriata, usando tutti i mezzi che ha a disposizione (il legname non manca), a costruire una robusta lettiga, vi adagia sopra l'amato pastorello. Forti liane assicurano il corpo alle travi, altre servono per la traina. A fatica, attingendo alla soddisfazione di lasciare per sempre quel luogo che non è più per loro, riesce a guadagnare l'uscita. Andranno a posizionarsi altrove. Chissà, magari a piazza Duomo. Gli è che, per becero provincialismo (non c'è ormai paesino che non abbia il suo Anfiteatro. il suo Actor's Studio, il suo Laboratorio Artistico), si sta facendo qualcosa di profondamente stonato. Che ricorda quella famigerata comparsa d'un film mitologico, la quale in impeccabile tunica, sfoggia per sbadataggine un bigigiannante orologio svizzero. E poi, "incubatore di creatività" di artisti, che diavolo vorrà dire. Promesse nate immature e destinate a un'incerta e labile esistenza tenute artificiosamente in vita? Oppure un aggeggio magico che, somministrato per un certo periodo. faccia diventare originale, brillante, intelligente, in una parola "creativo", qualsiasi cretino si trovi? E comunque perché lì? Cosa c'entra tutto questo con un Giardino della seconda metà dell'Ottocento? I legislatori, così bravi a inventarsi reati dai confini fumosi quali lo stalking, la dazione, eccetera, non potrebbero prevedere anche il delitto di "lesa bellezza" o addirittura (ci si passi il neologismo) di "agatocidio"? E, dopotutto, non c'è un assessorato alla cultura? Ma pare che esso non veda, non senta, non parli. E se pensa, pensa che la civiltà, la cultura d' un popolo si compendi nella capacità do manipolare la carta pesta Adesso, considerate Voi se questo Belvedere è un bel vedere! Mariano Antonio Seminara Venerdì 14 Febbraio 2014 RESOCONTO DI UN SOGGIORNO A BUENOS AIRES CITTA’ DEL TANGO E DEL LIBRO Dopo tredici ore di volo mi trovo catapultato dall’altra parte del mondo, nell’Emisfero australe. A Milano ho lasciato il grigiore umido di una giornata di metà novembre. Buenos Aires mi accoglie sotto un cielo che ha un azzurro terso, uniforme, trasparente. L’aria ha la leggerezza calda della primavera inoltrata. Gli alberi sono ricoperti di foglie ed alcuni mantengono ancora intatta la corona di fiori. Il taxi corre dall’aeroporto internazionale Ezeiza verso la grande metropoli che raccoglie milioni di persone. Appena trenta chilometri per vedere scorrere dal finestrino immensi spazi con arterie a più corsie e rigogliosi parchi ai lati. La prima destinazione è San Telmo, uno dei quartieri più antichi di Buenos Aires. L’architettura dei palazzi è di stile coloniale, il tracciato urbano è regolare, con le ampie e importanti strade alberate chiamate Avenide che corrono da un capo all’altro della metropoli, intersecate da altre che prendono il nome da alcune nazioni del Sud America, Perù, Cile, Panama, Uraguay. La strada più caratteristica di Sant Telmo è Defensa. Al mio arrivo mi colpisce la scritta Torquato Tasso. E’ una rinomata milonga dove alla sera mi unisco alla gente per mangiare l’assado, la tipica carne argentina di manzo cotta alla brace ed ascoltare musica. Rimango stupito dalla partecipazione attiva di tanti argentini che seguono, applaudendo, i bravi musicisti che si esibiscono con personali virtuosismi musicali al contrabbasso, al violino, alla chitarra. Tra tutti gli strumenti quello che mi affascina è il bandoneòn, simile alla nostra fisarmonica, fondamentale nell’accompagnare l’intrecciarsi di passi e di corpi dei ballerini di tango e da cui si sprigionano ritmi cadenzati e melodie di struggente intensità che entrano dentro la pelle. La musica ed in particolare il tango è per gli argentini una religione. La si respira nell’aria, la si sente in ogni dove, la si ammira nelle splendide esibizioni dei tanghèri, di giorno e di notte, nelle piazze. Plaza Dorrego è uno dei luoghi più frequentati dagli artisti di tango. Coppie di giovani ballerini che raccontano con le movenze dei loro corpi storie di passione, di amore, di gelosia. Julieta Questa y Rauli Choque sono due bravissimi ballerini che hanno studiato musica. Vengono dal Sud dell’Argentina, dalla città di Calafate. Divido con loro a sera inoltrata un dolce e un bicchiere di vino rosso. Parlano un po’ l’italiano e raccontano la loro passione per il tango. La nonna di Julieta ha origini italiane. Vivono così, ballando nelle piazze, nelle milonghe e partecipando a gare e a festival mondiali di tango. Hanno una milonga a Cordova, dove insegnano e si esibiscono. Si chiama La Sooocial. Sperano di venire in Italia. Io sarò lieto di ospitarli in Sicilia. Loro sorridono. Nei loro sguardi trovo tanta umanità. Nel tango e nella musica è da cercare il cuore argentino. Il sabato, lungo la Defensa di Sant Telmo si svolge il mercato più ricco di Buenos Aires. Un susseguirsi di negozi di antiquariato, di artigianato, di bar, di ristoranti. La strada è animata da gente d’ogni colore. Due chilometri di stand che espongono di tutto. Mi colpisce il culto della memoria, degli oggetti antichi: stampe, cartoline, vecchie foto, legno della Patagonia sapientemente intagliato, lampade, grammofoni. La sensazione è di percorrere la storia all’indietro per respirare l’anima di un passato ancora vivo. Un passato che ha il battito dell’Europa, dell’Italia e della Spagna in particolare. La prima piacevole sensazione è quella di sentirsi a casa, di respirare un’aria europea. La si coglie nella umanità dello sguardo delle persone, nella loro pronta disponibilità a dare utili indicazioni, nella loro parlata spagnola perfettamente comprensibile anche da chi non conosce bene la lingua, dalle insegne dei locali che portano nomi italiani, anche illustri, da gente che ti chiede di quale regione sei. Sono i nipoti di tanti nostri connazionali che nel dopo guerra emigrarono in Argentina, provenienti da ogni parte d’Italia. Veneti, emiliani, toscani, calabresi, liguri, siciliani sbarcati nel porto de la Boca per un sogno tradito. El Caminito mostra ancora le case precarie fatte di latta e di tavole colorate. Colori sgargianti che si susseguono in riquadri di giallo, di rosso, di verde, forse a nascondere o a esorcizzare per i primi arrivati fame e miseria. Alberto, un siciliano di Pozzallo, si guadagna da vivere scattando nella piazzetta foto ai turisti accanto a finti modelli di ballerini di tango in costume. Anche la sua è una vita precaria. Trovo in loro tanta nostalgia dell’Europa, vista come ricca e felice. Una specie di eldorado difficile però da raggiungere e da visitare per via dello scarso valore della moneta argentina. Il pesos ha un cambio ufficiale con l’euro da 1 a 8. Lungo una delle più frequentate strade dello shoping, l’Avenida Florida, dove si trova l’omonima Galleria, uno dei più rinomati ed eleganti centri commerciali di Buenos Aires, per un euro offrono al mercato nero ( loro lo chiamano blu ) 12-13 pesos. Il doppio di quanto viene valutato il dollaro. Bisogna andare all’estero per comprendere il valore della moneta europea. Ma la sorpresa che non mi aspettavo è scorgere la prima sera all’angolo tra due strade, la Defensa e il Cile, il Bar La Poesia, nella cui insegna in marmo leggo “ Bar letterario, café da arte y esquina del encuentro, Declarado sitio de interes cultural”. Entro e alle pareti guardo con curiosità foto di poeti, di musicisti, poesie autografate, dediche, scritti e un soppalco con sedie e scrivanie ricoperte di libri. Non potevo aspettarmi di meglio. Con i giorni scopro che quel bar non è il solo. Buenos Aires è disseminata di caffè letterari, frequentati nel tempo da scrittori e Nell’articolo “Il culto di San Sebastiano ad Acireale”, del numero scorso, nell’ultimo capoverso, per mero refuso tipografico viene indicato il signor Grasso come Capo-vara; in effetti è il signor Leotta ad essere “titolare” dell’antica tradizione. Ci scusiamo con l’interessato. 9 poeti importanti, ancora presenti in cera a conversare tra loro, seduti al solito tavolo con dinanzi una tazzina di caffè. E’ il caso di George Luis Borges e dello scrittore Adolfo Casares che, a grandezza naturale, mi accolgono all’ingresso del bar nell’elegante quartiere di Recoleta. Mi siedo al loro tavolo per una foto. Che meraviglia! Un altro santuario della cultura e dell’arte è il Gran Cafè Tortoni del 1858 in Avenida de Mayo 828. Si fa la fila per entrare. L’atmosfera è raffinata con camerieri pronti a servire invitanti dolci tra cui molto buono la torta foresta nigra. Alle pareti lo sguardo viene deliziato da bellissimi quadri d’autore, da ritratti di scrittori e poeti, da antiche foto di personaggi che hanno reso celebre il locale e da busti di intellettuali di fama internazionale come Luis Borges, Carlos Gardel, Alfonsina Storni e il nostro Pirandello. In fondo, una stanza espone e custodisce preziosi documenti storici, antiche edizioni di libri, lettere autografe, vecchie foto, memorie, reperti. Un insieme di suggestioni culturali che rimbalzano negli occhi e nell’animo di chi, seduto, non si aspettava una Buenos Aires così ricca di un patrimonio librario e culturale di prim’ordine, tale da essere dichiarata dall’Unesco capitale mondiale del libro per il 2011. Ed a ragione, vista la grande attenzione riservata alla divulgazione e alla fruizione della cultura con la Biblioteca Nazionale, Musei storici, Parchi naturali, Teatri, Gallerie d’arte e un numero impressionante di librerie, tra cui famosa El Ateneo, ricavata all’interno dell’antico teatro Grand Splendid nell’elegante Avenida di Santa Fe. Dotata di sistema wi-fi free il visitatore può stare comodamente seduto in poltroncine a sfogliare libri, leggere, consultare riviste, sorseggiare un drink, fare colazione. E’ qui che, tra affreschi, luci, palchi dorati, scaffali zeppi di libri d’ogni genere, trascorro intere giornate, incuriosito ad osservare tanta gente interessata alla lettura e all’acquisto di libri e di musica. Ogni anno si svolge la Feria del Libro, la tradizionale mostra-kermesse editoriale che ospita centinaia di case editrici, con centinaia di presentazioni di novità editoriali, di incontri culturali. Un interesse per il libro che coinvolge settori meno abbienti della città che si occupano di biblioteche popolari come forma di solidarietà sociale. La lettura continua ad essere un appuntamento importante nella settimana per i porteños, come vengono chiamati gli abitanti di Buenos Aires. I preferiti sono i “mostri sacri” argentini, come Jorge Luis Borges, Adolfo Bioy Casares, Ernesto Sabato, Julio Cortazar, Leopoldo Marechal, il premio nobel 2010 per la letteratura Mario Vargas Llosa. Ma anche autori brasiliani come Clarice Lispector, l'ungherese Sandor e autori giapponesi come Banana Yashimoto e Haruki Murakami.Tra gli italiani assai conosciuti Calvino, Buzzati, Pirandello e Dante. A diffondere e sostenere la nostra cultura è l’Istituto Italiano di Cultura che si trova accanto all’Ambasciata d’Italia in via Marcello T. de Alvear 1119. L’Istituto è diretto con passione dalla dottoressa Maria Mazza. Ho piacere di salutarla e mi invita assieme all’ambasciatrice, Signora Teresa Castaldo, ad assistere a un concerto di musica Jazz a la Boca. L’indomani presso la Sala di rappresentanza dell’Istituto vi è una dotta conferenza su Verdi. E’ uno degli ultimi appuntamenti culturali del ricchissimo programma dell’anno, prima delle vacanze estive. Ma vi è un’altra felice sorpresa. Mi trovo coinvolto un pomeriggio presso la grande libreria El Ateneo alla presentazione del libro dedicato a Papa Francesco, appena edito in lingua spagnola, scritto da Elisabetta Piqué, una giornalista de la Naciòn, amica da un decennio dell’ex cardinale di Buenos Aires Mario Bergoglio. Un evento culturale che riunisce in modo discreto intellettuali, studiosi, gente comune, tutti orgogliosi di avere un argentino come Papa. Il libro non tradotto ancora in Italia svela alcuni particolari inediti di come il potere politico e la curia romana osteggiassero in ogni modo Bergoglio per la semplicità francescana della sua vita e per l’attenzione verso i poveri. Una figura di sacerdote quella di Papa Francesco che gode di grande ammirazione tra la gente e che fece storcere il naso per la sua elezione inaspettata alla stessa Cristina Fernàndez de Kirchner, presidente della Repubblica argentina. Durante l’incontro parlo dell’ammirazione dell’Italia per il nuovo Papa Francesco e della sua rivoluzione silenziosa ed efficace della Chiesa romana. Mi colpisce una frase pronunziata da un relatore che è anche emblematica del compito enorme che attende il nuovo Papa. «E’ più facile cambiare il mondo che la curia romana». Ma la fiducia in Papa Bergoglio è tanta. Plaza de Mayo con la Casa Rosada e l’ampia piazza dove rimangono i segni della protesta delle madri dei desaparecidos, scomparsi e uccisi durante la dittatura è una tappa obbligata. Ora sulla Casa Rosada sventola la bandiera, azzurra come il cielo, della democrazia, anche se non del completo riscatto economico della sua gente. Non è difficile vedere persone coricate di notte sotto i ponti, accovacciate sotto qualche portico o semplicemente sui marciapiedi. C’è ancora tanta miseria accanto a tanta ricchezza riservata ad una ristretta cerchia di argentini. Di domenica la Casa Rosada è aperta ai visitatori. Un’occasione da non perdere. A gruppi di venticinque veniamo accompagnati da una brava guida, Mailéne Santoro, anche lei di origine italiana, per le sale affrescate e luccicanti di specchi dorati, di pregiati lampadari, di tavoli intarsiati, di quadri appesi alle pareti, di stanze con il ritratto di Evita Peron, il cui mito è rimasto intatto. Dobbiamo lasciare la macchina fotografica per entrare nelle stanze dove lavora la presidente del governo argentino signora Cristina de Kircher. Qualcuno sorride. Forse non crede che i potenti lavorino. LORENZO MAROTTA Nella foto: Lorenzo Marotta, l’ambasciatrice d'Italia in Argentina dott.ssa Teresa Castaldo,la dott.ssa Maria Mazza, direttrice dell'Istituto Italiano di Cultura, la moglie di Marotta, la signora Nuccia Milazzo. 10 AKIS Venerdì 14 Febbraio 2014 Viagrande ha perso il Suo Re... Nel corso di una simpatica cerimonia svoltasi al Comune di Aci Catena è stato presentato, da parte del sindaco Maesano, il nuovo assessore Agata Maiorca che prende il posto di Maria Grazia Forzisi che ha lasciato l’incarico assessoriale per avvicendamento programmato . ph Franco Barbagallo Molto partecipato il convegno su “Rischio Sismico e Prevenzione – Gli interventi sugli edifici privati con l’Ocdpc 52 del 20 Febbraio 2013” che si è tenuto nell’aula magna del “Galilei Ferraris” (g.c. dal Dirigente Scolastico prof.ssa Patrizia Magnasco), a cura dell’Ordine e della “Fondazione Ordine degli Ingegneri di Catania. Hanno relazionato gli ing.ri Alfio Grassi (Il rischio sismico nell’area catanese), Alfio C a n n i z z o (L’applicazione della Ocdpc 52/2013 sugli edifici privati), Luigi Bosco (La cultura della prevenzione sismica), Giuseppe Torrisi (Interventi sul patrimonio edilizio privato. L’attività del Comune di Acireale). Da registrare anche un intervento dell’ing. Salvatore Maugeri (dell’ass.Ingegneriarchitettiacesi). Nelle foto l’ing. Maugeri e l’ing. Grassi La famiglia di Carmelo Sardella e Veronica Russo è in festa: è giunto a fare compagnia alla sorellina Matteo Giovanni, un bellissimo bambino che per come si fa sentire certamente farà carriera nella professione forense praticata dai genitori. Ci felicitiamo con gli amici e con tutti i nonni e parenti che circondano di felicità e benessere la famiglia della quale siamo ottimi amici. Auguri Matteo Giovanni Con la partecipazione di Nino Zanghì (Presidente di Partecipazione Popolare) ed i relatori Mariarita Sorrentino che ha parlato de “La tutela per l’ambiente: una risorsa per il nostro benessere”, Marcello Monaco su “Il benessere sociale nella città di Acireale: diagnosi e terapia” e Marcella Bonsignore su “Il mondo del lavoro ad un bivio: benessere o malessere”. Su questo tema registriamo alcuni passi dell’intervento della dott.ssa Marcella Bonsignore (medico chirurgo estetico) ringraziandoLa per la cortese collaborazione prestataci. Il benessere legato al mondo del lavoro è correlato a due aspetti primordiali:la salute e l'ambiente. La salute di ogni singolo cittadino è a volte in bilico perché alcuni fattori di rischio possono comprometterla e dar luogo a infortuni, malattie professionali e disturbi vari che possono avere conseguenze a lungo termine. L'ambiente entra in armonia con l'uomo quando si parla di benessere lavorativo. Allo stato attuale il lavoro è succube di una condizione di malessere generale che travolge ogni paese, ogni nazione. Quella che viviamo oggi è un impasse collettiva,una stasi occupazionale che toglie ai giovani la minima e remota speranza che la situazione possa mutare nel giro di pochi anni, dove il sostentamento economico sembra esser diventato un bellissimo sogno,il miraggio di molti e la realtà di pochi. Lavoratori dipendenti e autonomi, partite iva e contratti atipici,dottorandi e docenti precari,trentenni depressi e sessantenni che continuano a finanziare la vita dei propri figli, sperando che un giorno questi li ricompenseranno! La realtà di oggi nella nostra cittadina,mette in evidenza tutti gli aspetti di un sistema politico che a lungo andare ha portato i cittadini ad una condizione di malessere psichico ed economico,dove regna un economia ferma che non riesce più a decollare. La mancanza di lavoro spinge l'uomo a gesti estremi,lo apprendiamo quotidianamente attraverso casi di morti e suicidi di persone che hanno perso il proprio lavoro e, quindi la propria dignità. La città di Acireale vive in una nube di tristezza,di malumore quotidiano;la città delle "cento campane" dove in un tempo remoto si respirava aria di festa,dove tutto sembrava pullulare in un clima di benessere,adesso è una città che non sorride più,dove quasi tutto o meglio tutto si è fermato,dove i nostri commercianti, imprenditori, artigiani, agrumicoltori sono continuamente soppressi dal dismisurar aumento dei tributi. Quei volti afflitti dei negozianti davanti gli ingressi delle proprie attività sembrano rievocar uno stato profondo di amarezza e tristezza. Perché tutto questo? Se il lavoro nobilita l'uomo ed attraverso esso ognuno può esprimere la propria capacità di affermazione ,il proprio modo d'essere, qual è la migliore soluzione? L'economia e il benessere nel lavoro in una città come la nostra,fioriera di risorse dovrebbe essere il frutto di un "connubio" tra iniziativa privata e amministrazione locale. La futura classe emergente politica dovrebbe mirare a migliorare la sicurezza del lavoratore,puntando su 3 obiettivi principali:qualità del posto di lavoro,ambiente psicosociale e fattori organizzativi. L’incontro è stato introdotto e moderato dal giornalista Salvo Fichera. ph Fabio Consoli Buone nuove dal “fronte” ospedaliero La direzione generale dell’ASP di Catania, con un breve comunicato a firma del dr. Gaetano Sirna, fa sapere che si sta già provvedendo ad organizzare l’assistenza al Pronto Soccorso, in modo che un medico si occupi della gestione dell’osservazione breve e sovraintenda, al tempo stesso, al triage infermieristico. Buone nuove, quindi, dal “fronte” ospedaliero e soddisfazione di Cittadinanza Attiva, del Tribunale del Malato e, soprattutto, di Mario Finocchiaro,, consigliere comunale, da anni impegnato a richiedere la massima attenzione sul nosocomio acese. Tutte le sue battaglie, e non solo le sue, alle volte hanno cozzato (continuano a cozzare, secondo noi che in questo caso siamo molto pessimisti!) contro la buro- crazia e sulla pelle del malato. Problemi che potevano essere risolti con un po’ di attenzione in più hanno avuto sempre bisogno di fare scendere in campo politici, cittadini e, soprattutto, ammalati che si sono visti negare l’assistenza dovuta ed hanno dovuto riscontare il caos nei servizi relativi alla salute. Un altro giorno…speriamo di essere smentiti con i fatti. Ma in ogni caso ci sono “paladini” (vedi sopra)che ci sostengono. Nelle fato di Fabio Consoli il consigliere Finocchiaro e da sx. Carmelo Musmeci, Scala ed il sindaco Garozzo durante un recente incontro nei locali dell’IPAB Santonoceto. Passare per Piano Gelsi, il salotto di Viagrande, non sarà piu' lo stesso. Guardarsi in giro, cercando la testa di Perivancu che sovrasta – dall'alto del Suo metro ed ottanta – i capannelli di gente riunita a chiacchierare, sapendo di non vederLo più sarà una fitta al cuore. Ogni volta. Già lo so. Non vederLo sbracciarsi a salutare, accogliente come sempre, dandoTi l'impressione ogni volta di “tornare a casa”...non sarà piu' come prima. Fine della partita. Ma a chi non è di Viagrande, per nascita o di...ritorno (per amore, intendo), voglio raccontare chi è stato Perivancu, al secolo Mauro Giuffrida, classe 1934. Un sovrano senza trono di un pezzetto di terra ridente nota come Viagrande, comune pedemontano di grande tradizione. Quella stessa tradizione che Mauro, ex carrettiere...ex pugile...ex ciclista....(“atleta nel corpo e nell'anima”, come l'ha definito una delle amate nipoti durante i funerali)....ex commerciante di buone sostanze, acquisite in una vita di sacrifici...ha cercato di tramandare anche per iscritto, scoprendosi al tramonto della Sua vita, scrittore di grande appeal. Mauro non era come molti scrittori siciliani che rimestano continuamente nella propria terra perchè non sanno chi sono e cercano delle risposte. Lui sapeva esattamente chi fosse e come fosse la terra che amava. Il Suo unico desiderio era che quel vasto patrimonio di sentimenti e di conoscenza non andasse perso e che diventasse humus per costruire un futuro che odorasse di quel passato, duro e a volte spietato, che tanto aveva amato. Il Suo era semplicemente un modo di gridare il Suo amore per Viagrande. In Lui, dai racconti anche avventurosi che Ti faceva non appena intercettava un Tuo minimo interesse all'ascolto, era rintracciabile quella “corda pazza” di molti siciliani, stravaganti senza volerlo essere. Stravagante, ripeto, non pittoresco come qualcuno, frettolosamente, l'ha voluto dipingere. Eccentrico nelle Sue varie sfumature, distaccato come solo i siciliani riescono ad essere. I migliori, aggiungo. Fino al giorno dei funerali, pensavo che l'ultima stravaganza di Perivancu risalisse ad un paio d'anni addietro quando, per festeggiare le Sue nozze d'oro con la compagna di una vita, al posto delle classiche bomboniere, aveva deciso di regalare un sogno ai propri invitati offrendo biglietti “Gratta e vinci” e riuscendo, effettivamente, a realizzare qualche piccolo sogno. Era una persona colta senza essere istruita nel senso canonico del termine e non aveva timore di soffermarsi a parlare con persone di cultura e di estrazione sociale superiore. Non lo temeva anzi...era uno scambio continuo. Era una persona egocentrata senza averne la consapevolezza. Quante volte, L'ho visto intrattenersi con politici dell'ultima ora...anche di grido...e, mentre c'era chi si sbracciava per farsi notare senza successo, Lui parlava esattamente com'era avvezzo a fare con chiunque e a farsi ascoltare con attenzione e partecipazione. Grande e saggio Mauro! Quando venni ad abitare a Viagrande, certa di avere finalmente trovato il mio “luogo dell'anima”, attratta da qualcosa di karmico che odorava di cose vissute ed amate, chiesi in giro chi potesse aiutarmi a completare e confermare quell'amore viscerale con tradizioni...memorie del paese. Insomma, volevo sapere di chi mi ero innamorata perdutamente.“Perivancu, naturalmente... chiedi di Lui. A Varanni u canusciunu cani ed iatti”. Ed era vero, la prima persona che fermai me lo indicò alto ed imponente a dispetto dell'età. Il Suo aspetto trasudava autorevolezza. L'approccio fu epidermico. Ci “prendemmo”, insomma e nel corso degli anni quel sentimento di subitanea simpatia si è trasformato in affetto. Vero. Prima ancora di me stessa fu Lui a capire che quel posto mi era entrato nel sangue. Senza se e senza ma. Andata via da Viagrande, ogni volta che mi capitava di tornarci il Suo “Comu sì?” veniva completato da un conseguenziale “E come dovrebbe andare...lontano da Varanni, vero?”. Non occorreva che rispondessi, mi leggeva dentro “Uno a Varanni se la porta nel cuore, eh? Ti facisti cunvinta?” Come no, convintissima ma...vedrai che ci tornerò”. Lo dicevo speranzosa e fiduciosa. Sarà felice di sapere che ho realizzato il mio sogno. Peccato che non potrò condividere con Lui la gioia di ripercorrere le stesse viuzze, respirare quell'aria pulita, di perdermi nei colori del nostro bel paese e nelle storie che, mai sazio, amava raccontare. Saputo della Sua morte, ho voluto andare a renderGli omaggio nella Sua casa che, con il tempo, era riuscito a trasformare in una sorta di Museo ricca di testimonianze del passato contadino di Viagrande. L' aveva trasformata, generosamente, in un vero e proprio luogo della memoria, patrimonio collettivo unico ed insostituibile. Il timore era che mi rimanesse impressa l'ultima immagine di quel corpo robusto e possente ormai inerte. Volevo ricordarLo com'era. Sempre alle prese con nuovi progetti. Sempre anziano/giovane giovane/anziano... fucina di racconti al limite dell'inverosimile. Mi sbagliavo...L'ho visto ed ho potuto salutarLo, com'era giusto. E, poi, la Sua visione da morto non aveva nulla di definitivo. Sembrava dormisse pronto a risvegliarsi per cimentarsi in altre mille avventure. Sicuramente, l'avrà fatto da qualche altra parte. Ne sono certa! Mi torna in mente la foto che mi mostrò un giorno in cui, come sempre, era in vena di raccontare... era ritratto, nei colori seppia tipici delle vecchie foto, in tenuta da boxer. Contento, mi raccontò che aveva avuto l'enorme privilegio di conoscere Primo Carnera...lo sguardo, in quell'occasione si era acceso di una luce infantile. Era la Sua la storia di un bambino nato in una famiglia poverissima e che sin da piccolo aveva affrontato la vita da adulto facendo il carrettiere...mi raccontava di viaggi interminabili e pericolosi (erano i tempi dei briganti) da un capo all'altro dell'isola trasportando generi di prima necessità. Rimpiangeva quei tempi, fatti di miseria e di privazioni. Chissà perchè. Forse era la nostalgia dell'infanzia, dell'adolescenza, dei tempi che odoravano di pane fatto in casa, del profumo del mosto, dei grandi amori e delle grandi passioni... Chissà. Non era uno che si piangeva addosso, però. La nostalgia era qualcosa di dolce per Lui e come tale Te la trasferiva. Come accennavo, in età adulta e pur non sapendo scrivere (me ne accorsi al momento di chiederGli, incautamente, una dedica sulla copia del primo libro che acquistai), affidò le Sue memorie prima ad un'insegnante e poi alle Sue adorate nipoti che diligentemente hanno assolto al compito di trasformare in prosa quei ricordi fatti di immagini, sensazioni, di sentimenti veri. E così, furono 4 i libri che portano la firma di Mauro Giuffrida, ai piu' conosciuto come Perivancu. “Peni, lacrimi e gioi...vita di carritteri” dove narra le tante fatiche della vita dei carrettieri ma anche le tante gioie connesse “Quali?” chiesi un giorno sbigottita ed incredula....”Ma hai idea di quanti diversi tipi di paesaggi sia ricca la Sicilia? Passi da un capo all'altro e cambiano i colori, i sapori, gli odori...è na cosa troppu bedda”. Lo diceva ed il Suo sguardo si perdeva in quelle immagini che i Suoi occhi di bambino avevano catturato in tempi lontanissimi. Del carrettiere gli era rimasto l'animo tanto che ad ogni festa di Sant'Alfio nella vicina Trecastagni, raggiungeva il paese sul suo bel carretto addobbato alla maniera siciliana e c'è da crederci che si sentiva un pascià sulla cassetta. Lo stesso faceva in occasione della tradizionale Festa della Vendemmia che, ogni anno, si celebra l'ultima settimana di Settembre a Viagrande. Sempre in testa al Corteo storico, felice come un bambino. Non sarà piu' la stessa cosa senza di Lui. A questo Suo primo libro, seguirono, “Novelle rupestri”...”Memorie sicane” in cui venne fuori il Suo animo delicato e poetico e “Pagine viagrandesi” quest'ultimo pieno zeppo di foto e testimonianze. Un vero atto d'amore per il Suo paese che nell'imminenza della Sua morte, sta dimostrando di piangere uno dei Suoi figli migliori. Il passaggio della carrozza funebre trainata da due magnifici cavalli bianchi, ultima bizzaria di Perivancu...rimasto nell'animo carrettiere, è stata salutata per le strade di Viagrande con un silenzio surreale. Solo pochi si chiedevano interdetti chi stesse passando, forse solo quei “forasteri” come chiamava Lui tutti i viagrandesi dell'ultima ora, tra i quali – e di questo Gli sono grata – non mi ha mai annoverato e che non sapevano che a Varanni ha perso il Suo re e che – nonostante il detto – difficilmente ne avrà un altro. Arrivederci Mauro, a Te il ricordo pieno di affetto e di gratitudine di una viagrandese di...ritorno. Silvia Ventimiglia AKIS Venerdì 14 Febbraio 2014 Club Scherma Acireale Chiavari. Il Club Scherma Acireale è ancora una volta protagonista di una vittoria sonante. La spadista della società acese Giorgia Pometti si è aggiudicata l’oro nell’importante Torneo Under 20. Se infatti l'Italia ha fatto l'en plein ai Campionati del Mediterraneo “Chiavari2014”, ampio merito va dato alla spadista allenata da Mimmo Patti, che è riuscita a dare seguito alle sue recentissime vittorie, e conquistare un’altra medaglia pregiata dopo la vittoria di Ariccia, nella Seconda Prova Nazionale Giovani. INCONTRI SU TEMATICHE DELL’INFANZIA Fra le numerose attività del Kiwanis club Acireale dal mese di novembre 2013 ad oggi si sono svolti incontri su problematiche infantili nei quali i nostri soci conoscitori nei vari settori hanno svolto il ruolo di relatori. Tutti gli incontri, presieduti dal presidente Lodovico Soresi si sono tenuti presso la “ Topolinia School “ della nostra segretaria Agata Pennisi Sacoor . “ IO BAMBINO, LA CITTA’ CHE VORREI “ Relatori: ing. Sebastiano Pulvirenti, ing. Salvatore Di Stefano, ing Salvatore Leonardi, arch. Mauro Sorbello.Essi hanno affrontato le necessità dei bambini dal punto di vista formativo e ludico presentando , con foto descrittive, ciò che è stato già realizzato, in particolare nel comune di Aci Catena e ciò che è in fase progettuale ed in corso d’opera in Acireale. “ IO BAMBINO, HO BISOGNO DI ESSERE PROTETTO “ Relatori: avv. Rosario Leonardi, avv. Francesco Barbagallo. I nostri due professionisti hanno relazionato sulla Legge Reg. Siciliana 10/08/2012 n. 478 ed argomentato sulle problematiche attuali in merito alle “ adozioni e affidamento “ . Sono stati chiariti alcuni punti controversi della normativa e la reale applicabilità di essa nelle variegate situazioni familiari che si vengono a determinare. TANTO PER SORRIDERE... Fuochi …d’arte “AGATINI” Domenica 2 Febbraio, come ormai tradizione, si è tenuta per la dodicesima volta la mostra dedicata a Sant’Agata, organizzata dall’Accademia di Belle Arti di Catania, responsabile dell’evento la Professoressa Liliana Nigro docente di ben quattro cattedre accademiche, tra queste “Costume per lo Spettacolo”. 70 abiti hanno preso vita tra sfilata ed esposizione su manichini all’interno del Museo Diocesano di Catania, dove sono stati premiati i tre abiti che secondo la giuria hanno rappresentato al meglio lo stile, l’idea e la passione per la “SANTUZZA”. Le borse di studio sono state offerte dai “LIONS” di Trecastagni (presidente Rosa Maria Schinocca - foto) e Misterbianco e dal “SACRO ORDINE MILITARE Nemagnico Angelico “IO BAMBINO, HO PERSO UN DENTINO, ASPETTO UN REGALO DAL TOPOLINO E VOGLIO ESSERE GRANDE E FORTE “ Relatori: dr Giuseppe Pulvirenti stomatologo, sign. Salvatore Salanitro odontotecnico, dr.ssa Teresa Gualtieri dietista. Le questioni inerenti la dentizione del bambino,il regolare sviluppo , la prevenzione e gli accorgimenti oggi disponibili per correggere eventuali malformazioni e difetti di occlusione, nonché il ruolo alimentare e nutrizionale sono stati affrontati dai relatori con dovizia di particolari e grazie allo scambio dei ruoli ,non in modo cattedratico e sequenziale , è stata polarizzata maggiormente l’attenzione del pubblico. Le immagini proiettate hanno reso ancor piu’ fruibili i concetti descritti. - IO BAMBINO, HO BISOGNO DELL’AMORE DI MAMMA E PAPA’, AIUTATEMI Paternità e maternità responsabile, coppia stabile e serena Tale argomento rientra in quel percorso sulle problematiche dell’infanzia già affrontate nei tre precedenti incontri. Alla presenza del Governatore del Kiwanis Distretto Italia San Marino Carlo Turchetti i relatori: dott.ssa Maria Francesca Pricoco, Presidente del Tribunale per i minori di Catania, avv. Matteo Calabretta, avv. Lodovico Soresi ed avv. Salvatore Peluso hanno relazionato su alcuni aspetti della tematica in oggetto.In particolare la dr.ssa Maria Francesca Pricoco ha affrontato la questione “ adozione “ e l’iter necessario per il raggiungimento dell’obiettivo desiderato dalla coppia . Ha sottolineato come il Tribunale dei Minori di Catania copre una vasta utenza pari a circa 92 comuni e che a fronte di circa millecinquecento richieste di coppie disponibili la adottabilità di bambini italiani o che vivono sul territorio nazionale è in atto pari a solo cinquanta. La adozione è preceduta dallo “ abbandono “ ed essa rap- 11 E la gallina tornata in su la via …. Chi per turismo, chi per lavoro, tutti dal Nord al Sud conoscevano il gelato “coccodè”. Lo posso testimoniare, perché chi ha visto Acireale nei tempi belli lo ha gustato. I madornali errori e le colpe del passato, a lungo andare si sono evidenziati oggi nel nostro tempo. Il sistema urbano di Acireale gravitava, nell’esplosione economica dei suoi tempi, sul centro e su piazza Duomo. Era giusto che negli anni venti il ristorante Tagliavia desse luogo agli sportelli del Credito Italiano a confine col Municipio in via Ruggero Settimo di Fitalia (non Settimo di numero). Che nel ’30 il Banco di Sicilia avesse sede nelle botteghe di Palazzo Pennisi, vicino alla gioielleria di “Don Mariddu” Mancini e alla cartoleria Trombetta e di fronte i negozi di Consoli, di Gulisano , mentre i soci del “Circolo dei Cittadini”, sotto Palazzo Grassi Bianca, borbottavano sull’obbligo di sorbirsi i bolsi sermoni di “mistica fascista”. E poi sotto Palazzo Modò, i negozi Sardella, Lanzalone, la torrefazione Consoli, i due saloni da barba, e poi il Raci, sede ufficiosa del circolo dei nobili, con le bellissime Lancia ed Alfa Romeo parcheggiate a ridosso del marciapiede. E poi la dolceria di Venerando Grasso, quella del caro cav. Lo Presti e poi , “dulcis in fundo”, “Costarelli” con il “coccodè”, gelato di panna e zabaglione con lo spruzzo di cannella sopra, come il pepe sulle uova fritte. Poi, sventrano Palazzo Pennisi di Floristella, smantellando i saloni con le sue tappezzerie giallo oro e le aquile rosse e gli affreschi di Boccaccini, (oggi tanto rivalutati) per far largo a modesti uffici bancari). Non contenti, il “Caffè Grasso” si trasforma in Credito Italiano e Palazzo Costa Grimaldi, che nel 1714 ospitò Vittorio Amedeo Secondo Re di Sicilia, è sventrato per la Popolare Santa Venera, con in testa al prospetto settecentesco la scritta in bronzo BANCA. L’uso di Piazza Duomo cambia, abbandonati i locali della tipografia Galatea ad angolo tra le due basiliche, chiusa la Fuci sita nel grazioso palazzotto del Decano di San Pietro, la piazza vuota perde la sua funzione originaria e dopo le ore 18 chiude bottega. Pochi negozi, quasi tutti in disarmo, bar/pasticcerie in declino. Di colpo il significato urbano, la sua funzione cittadina scompare, le banche fuggono, “Costarelli” chiude, il piccolo bar limitrofo si atrofizza e l’eroico gestore è costretto a lavorare altrove. Piazza Duomo, il fior all’occhiello del barocco, dove l’escursus storico degli stili architettonici contorna completamente la piazza, resta muto. Una vecchia canzone trentina (molto bella) diceva: ”solo i veci son restà !”. Appoggiati ai muri del Credito Siciliano, i vecchi restano al sole mattiniero, in piedi perchè non ci sono panche, nè buttatoi, nè servizi (sic). La piazza del “Cinque Oro” è sporca, unta di sputi di gomma, degradata nell’uso e nella pulizia. Ma è possibile che nessuno alzi la voce nella totale indifferenza di coloro che sino a pochi giorni fa salivano e scendevano dal palazzo ? Ma veramente si è tutti ciechi ? Intanto l’infezione prende Corso Savoia e già Corso Umberto è sulla sua scia. Non credo sia giusto che la nostra città debba languire così, come un destriero bellissimo che ansima gli ultimi respiri. E noi tutti cosa facciamo ? “Spes Ultima Dea” Aldo Scaccianoce STORIA ZEN - I DUE VASI Costantiniano di San Giorgio e Santo Stefano di Rito Orientale. Ospiti della serata e giurati Ruggero Sardo noto conduttore Siciliano, Fabio Boga noto attore Italiano, Giuseppe Giuffrida cantautore, Giuseppe Lo Presti Fotografo. A far parte dell’organizzazione, oltre, al Direttore dell’Accademia Virgilio Piccari, gli assistenti di cattedra Veronica Maugeri, Stefania Giuffrida, Iolanda Manara ed Eliano Pappallardo, inoltre, l’associazione di moda e spettacolo “Show Business” e l’Accademia “Giani Belebung” per aver offerto a titolo gratuito le modelle. Il tema della mostra è stato il FEMMINICIDIO, poiché chi meglio di Sant’Agata può rappresentare al meglio una donna perseguitata, umiliata e uccisa per aver difeso le proprie idee. Fuochi D’arte di pizzi, merletti, strass hanno voluto ricordare a tutti che Agata… “Fimmina è”. presenta l’aspetto conclusivo di un percorso in cui prevalgono “ i diritti del bambino “ (ONU 1989). L’adozione non né facile, né rapida: il tempo per il bambino non corrisponde a quello dell’adulto, ma deve essere un “ tempo ragionevole “ riferito ad una logica di analisi e di verifica della coppia disponibile e del bambino adottabile. Il giudice attraverso le analisi di “ operatori specializzati “dei comuni interessati ed i consigli e le opportune valutazioni di dieci giudici non togati ( psicologi, ass. sociali, neuropsichiatri infantili, pedagogisti ecc…) esprime un cosiddetto “ giudizio prognostico “ mediante il quale si cerca di far adottare quel bambino alla coppia piu’ idonea. Dal 1998 con la ratifica della Convenzione dell’Aia (1993), si determina la possibilità di essere autorizzati per “ l’adozione internazionale “.Il tribunale, sottolinea il magistrato, cerca di realizzare il “ migliore incontro “ possibile fra coppia e bambino sano o con soggetto con speciali bisogni per patologie psicofisiche o per violenze subite. Alla “ domanda di disponibilità “ della coppia segue quindi un iter, che certamente non sarà rapido come si vorrebbe, ma in rispetto delle norme vigenti a protezione del minore alla fine può portare alla adozione. All’applaudita relazione del giudice Pricoco ha fatto seguito, presentato da Salvatore Peluso, Matteo Calabretta, avvocato cassazionista, past-governatore del Kiwanis, che ha illustrato il suo pensiero in merito alle unioni di coppia alla luce delle nuove aperture progressiste. Il Governatore del Kiwanis Distretto Italia San Marino prof. Carlo Turchetti ha ringraziato ed elogiato la relatrice ed il nostro club , puntualizzato alcuni aspetti che lo hanno colpito e che si sposano bene con la mission kiwaniana. Un'anziana donna aveva due grandi vasi, ciascuno sospeso all'estremità di un palo che lei portava sulle spalle. Uno dei vasi aveva una crepa, mentre l'altro era perfetto, ed era sempre pieno d'acqua alla fine della lunga camminata dal ruscello a casa, mentre quello crepato arrivava mezzo vuoto. Per due anni interi andò avanti così, con la donna che portava a casa solo un vaso e mezzo d'acqua. Naturalmente, il vaso perfetto era orgoglioso dei propri risultati. Ma il povero vaso crepato si vergognava del proprio difetto, ed era avvilito di saper fare solo la metà di ciò per cui era stato fatto. Dopo due anni che si rendeva conto del proprio amaro fallimento, un giorno parlò alla donna lungo il cammino: "Mi vergogno di me stesso, perché questa crepa nel mio fianco fa sì che l'acqua fuoriesca lungo tutta la strada verso la vostra casa". La vecchia sorrise: " Ti sei accorto che ci sono dei fiori dalla tua parte del sentiero, ma non dalla parte dell'altro vaso? È perché io ho sempre saputo del tuo difetto, perciò ho piantato semi di fiori dal tuo lato del sentiero ed ogni giorno, mentre tornavamo, tu li innaffiavi. Per due anni ho potuto raccogliere quei bei fiori per decorare la tavola. Se tu non fossi stato come sei, non avrei avuto quelle bellezze per ingentilire la casa.” Il nostro benessere psicologico dipende dal modo in cui percepiamo noi stessi e gli eventi che ci accadono. Lo psicologo è un “allenatore” che aiuta le persone a prendere consapevolezza delle emozioni e dei comportamenti che mettono in atto e migliorare la qualità della loro vita. Lo “psicologo in farmacia” ti aspetta ogni lunedì pomeriggio, prenota un appuntamento! Dott.ssa Rosa Puglisi Psicologa e psicoterapeuta Tel. 3207171341 12 AKIS Venerdì 14 Febbraio 2014 L'Accademia degli Zelanti e dei Dafnici è lieta di presentare, di concerto con la Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Catania, la prima Mostra di documenti di architettura degli ingegneri Carmelo e Salvatore Sciuto- Patti, custoditi nella sua Biblioteca. Non si tratta di una rassegna antologica. Non sarebbe stato possibile. Il Fondo, infatti, comprende 1554 disegni. L'esposizione riguarda "solo" un centinaio di essi, sufficienti, tuttavia, per un approccio consapevole all'attività dei due professionisti. Seguiranno, di certo, altre iniziative, ma, ormai, la prigionia del silenzio, protrattasi dal 1926, anno della morte di Salvatore, ai nostri giorni, appare definitivamente infranta. Gli studiosi, se lo vorranno, potranno studiare, comprendere, con- dividere l'importante attività dei due ingegneri. Potranno anche proporre le loro osservazioni critiche, ma mai ignorarla con la scusa di non sapere. La stagione socio-economica che stiamo attraversando ha sostituito con brutale violenza le ragioni della cultura e della speranza, con quelle della preoccupazione e del disagio. E, tuttavia, il nostro Sodalizio non ha voluto rinviare questa iniziativa, sia perché offre l'opportunità di una prima ricognizione delle opere degli Sciuto- Patti, sia perché, ci consente di adempiere a un obbligo morale contratto nel 2003 con Alba, Laura, Beatrice, Michelangelo Vagliasindi, eredi dei due Ingeneri, che hanno affidato i loro Archivi in comodato d'uso all'Accademia. Desidero ringraziare in modo particolare la Soprintendente arch. Fulvia Caffo, solerte e sensibile coordinatrice scientifica della attività di catalogazione e curatrice della Mostra, e, insieme con lei, l'ing. Aldo Scaccianoce, promotore del comodato, e l'arch. Vittorio Percolla per la passione dedicata all'iniziativa. Intervista all’Ing Aldo Scaccianoce “Ingegnere, mi dicono che è stato lei a scoprire questi archivi degli ingegneri Sciuto Patti ?” ph servizio Fabio Consoli “Si, è vero. Li seguivo dal 1981, da quando ebbi l’incarico di progettare il completamento del Teatro Bellini che come si sa è opera di Carmelo Sciuto Patti” “E perché, e come è avvenuto?” “Quando si deve fare un restauro di edifici antichi occorre ricercare le fonti storiche, cosa che prima non era stato fatto e intercorrendo una parentela di una mia sorella con gli eredi Sciuto Patti Vagliasindi, mi sono sempre interessato a chiedere di esaminare le carte d’archivio in possesso della vedova del nipote Carmeluccio Sciuto Patti, Margherita Vagliasindi. Dopo varie vicissitudini non solo ho esaminato l’archivio ma ho anche invitato espressamente gli eredi Vagliasindi a cederlo in comodato all’Accademia degli Zelanti, di cui sono presidente della classe di scienze.” “Cosa ne avete fatto una volta affidato a voi accademici ?” “Tramite l’amicizia e la vicinanza professionale con l’Arch. Giovanna Buda della Soprintendenza ai Beni Culturali, proposi l’aiuto alla catalogazione dei disegni che sono oltre duemila e con la nostra bravissima direttrice Maria Concetta Gravagno, con scientifico lavoro, si è catalogato tutto il materiale documentale di scritti e documenti.” “Con quale risultato ?” “Una grande scoperta: conoscevo i rapporti di lavoro di mio padre (costruttore Peppino) con l’ing Sciuto Patti. Cosi mi sono trovato davanti ad un patrimonio artistico e tecnico di notevoli dimensioni e ciò è stata una grandissima soddisfazione sia come ingegnere che come storico di architettura.” “Sono importanti i documenti trovati e che valore hanno dal punto di vista architettonico ?” “Valore storico notevolissimo. Passa per le mani la storia di Catania e della provincia dell’800 dal campanile del Duomo al tracciato ferroviario degli archi della marina e ad Acireale i progetti del Bellini, di palazzo di città del collegio Pennisi, del San Luigi e i disegni della facciata del Duomo, oltre ai lavori in varie cittadine dell’isola e della Calabria. Dal punto di vista prettamente artistico ed architettonico sia Carmelo che Salvatore sapevano il fatto loro. Sempre nell’800 l’eclettismo storicistico impera e loro si adeguano alla tradizione culturale corrente in quel tempo sebbene, a mio avviso è difficile scorgere in quel periodo di tempo slanci artistici che preludano al secessione viennese e quindi al liberty”. “L’Accademia come ha accolto questa sua proposta e come l’ha fatta sua ?” “Grazie e riconoscenza debbono essere date all’accademia, credo da parte di tutti in primis dalla Città di Acireale e dagli istituti universitari in genere e culturali perchè se non fosse stato per il mio tramite e quindi per l’Accademia nella persona del presidente Contarino e del consiglio direttivo e della direttrice Gravagno, forse Catania e noi avremmo perduto un presidio storico di immenso valore per la nostra storia e perla storia dell’architettura e urbanistica. Grati occorre dimostrarsi alla Soprintendente architetto Caffo che in prima persona ha guidato e studiato tutto il complesso grafico degli Sciuto Patti.” “La ringrazio molto e mi complimento con l’Accademia e con la Soprintendenza ai Beni Culturali per quanto continuano a produrre e preservare storia e cultura.” T.C. Giuseppe Contarino
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