SICILIA ESOTERICA Il ricordo di “zia Lina”

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Anno 10 - n° 2 - Distribuzione Gratuita
ATTUALITA’
KI S
K ULTURA
A
INFORMAZIONE
14 Febbraio 2014
SPORT & TURISMO
Marino Giuseppe
C.so Italia, 96 - ACIREALE
IL GIORNALE DEL TERRITORIO DELLE ACI
M’incanta il sole d’inverno
Che si bagna nello specchio di mare
Scintillante di stelle.
Lorenzo Marotta
Il ricordo di “zia Lina”
Ricordare una persona come lei, che ha
attraversato con tante sfaccettature settant’anni di vita acese e che per me è
stata prima “zia Lina”, dopo forse molto di
più, non è cosa semplice; ricordarla
sapendo che un bouquet eterogeneo di
lettori di un settimanale mi leggerà quasi
mi imbarazza. Scrivere, in verità, non è
mai stato un dispiacere per me, consapevole della forza della scrittura sulla parola, ma scrivere di lei è decisamente impegnativo, soprattutto se penso – come
adesso - a quanti protagonisti del mondo
del volontariato e dell’associazionismo
l’hanno conosciuta molto più di me: da
loro, oggi testimoni della sua azione, ho
appreso di una donna forte, leale, decisa,
disinteressata, un vero esempio per chi le
è stato vicino. Sposò Orazio Pennisi di Floristella credo nel primo dopoguerra, ma la data poco importa: venne a vivere ad Acireale, spostandosi
dalla sua Catania. Insieme, Orazio e Lina hanno costituito un riferimento,
spaziando nei loro interessi in diversi campi del sociale. UNITALSI, Croce
Rossa Italiana, FIDAPA, Rotary, ARI e tanti altri mondi del servizio li hanno
visti protagonisti, talvolta insieme, altre volte no, ma sempre uniti in uno spirito di servizio che credo abbia avuto pochi raffronti nell’ultimo scorcio di
vita acese. La Democrazia Cristiana, per iniziativa del cugino Nicola Grassi
Bertazzi, la cooptò nel Consiglio Comunale, ma il suo mondo era un altro:
era attestato nella consapevolezza di poter dare a chi meno aveva, di poter
costruire ad Acireale nuovi soggetti organizzati sempre con finalità sociali,
Perchè per Aristotele, l'amicizia è necessaria
Secondo Aristotele l'amicizia è una virtù
indispensabile all'uomo: nessuno sceglierebbe di vivere senza amici, anche se possedesse tutti gli altri beni. Gli amici sono
necessari nella prosperità come nel bisogno, nella giovinezza come nella vecchiaia,
nella vita privata come nella vita pubblica.
Gli amici sono il più grande dei beni esterni. L'uomo è portato per natura a vivere con
gli altri e a crearsi amici. All'uomo felice non
servono amici utili o piacevoli, perchè ha
già i beni che da questi potrebbero venire,
ha invece bisogno di amici buoni, cui donarsi, con i quali condividere i discorsi e il pensiero."
Saro Faraci
In data 8 Gennaio
2014 giunge all’interessato tale comunicazione che siamo lieti
pubblicare:
Su proposta della
Presidenza
del
Consiglio
dei
Ministri, con D.P.R
del 27 Dicembre
2013 , il prof. Ing. Aldo Scaccianoce è
stato insignito della distinzione onorifica di Grande Ufficiale dell’Ordine al
“Merito della Repubblica Italiana”.
All’Ing. Aldo Scaccianoce
giungono le felicitazioni di Akis
SICILIA ESOTERICA
La presentazione del libro di Marinella Fiume
ha visto protagonisti Anna Ruggieri, Anna
Pavone, Margherita Cassia, Gaetano Pulvirenti
oltre ad un folto pubblico che ha fatto onore
all’organizzazione curata dal Cenacolo del
Galatea (C.F.C.Galatea di Turi Consoli) e dal
Comitato Dame del Nastro Azzurro di Daniela
Simon. Tra il pubblico la scrittrice Silvana
Grasso.
Un fiore bellissimo, la buganvillea, in Sicilia viene chiamata Mungibiddìa dal
nome dialettale, Mungibeddu, dato all’Etna. “Infiniti legami di senso” legano
questa montagna al territorio siciliano e alla sua Storia. La mitologia, il pensiero filosofico, le credenze ultraterrene si giustificano tra di loro fino a
confondersi in un racconto senza fine, che arriva a travasarsi perfino nei racconti per l’infanzia. L’Etna racchiuderebbe il fuoco dell’inferno e sarebbe la
dimora dei diavoli. La paura di cadervi dentro come punizione per i propri
peccati è arrivata ad inventare pericolose “porte secondarie” di accesso che
sarebbero le profonde grotte, in alcune zone dette “cafòli” (o “cavòli”). (v.
Salvatore Scalia “Fuori gioco”, Marsilio, 2009).
Ma l’esoterismo dell’Etna e delle sue storie è solo il punto di partenza dell’ultimo libro di Marinella Fiume Sicilia esoterica . Alla scoperta dei miti e dei
riti arcaici dell’isola del sole (Newton Compton Editori, 2013).
“La Sicilia è isola alla deriva” scrive Marinella Fiume, per parlare della natura pleistosismica e non solo, della Sicilia. E racconta, con la penna del cronista, credenze e attività esoteriche o, comunque singolari. Il mago Crowley,
attivo a Cefalù durante il regime fascista, era in realtà un disperato, ma forse
non trovò mai quello che cercava: un ordine che “sostituisse”, per la propria
ribellione, i divieti di qualunque genere. La penna del cronista che, in questi
casi, è anche lo storico, impedisce anche la pornografia.Ma tra i maghi ci
"Siamo tutti un po' esoterici, quando ci guardiamo dentro, quando superiamo i nostri limiti, quando rompiamo gli schemi delle convenzioni sociali,
quando la ragione lascia spazio alla musicalità della vita, quando mettiamo
in discussione tutto ciò che abbiamo costruito perché potremmo esserne
paghi, quando l'amore per la tradizione non diventa tradizionalismo, quando
la routine viene spezzata dall'improvvisazione, quando la provvidenza è
accettazione del prossimo, quando ogni status quo viene rotto dal bisogno
di rinnovare se stessi e la società, quando gli eccessi sono solo strumenti di
rinnovamento culturale, come le provocazioni. Allora l'Esoterismo diventa
progresso." (Gaetano Pulvirenti)
lavorando sempre silenziosamente, senza mai chiedere nulla agli altri. Ho
passato accanto a lei gli ultimi sei anni della sua vita, anni che mi hanno
fatto conoscere una zia Lina molto anziana, provata dalla lunga vita trascorsa, ma che mai ha fatto mancare il suo sorriso ed il suo garbo anche a
chi certo non veniva a trovarla per conversare: ai medici e agli infermieri
che l’hanno accudita non ha fatto mai mancare il suo sorriso e le sue scuse
per averli disturbati. Se n’è andata in silenzio, in perfetta aderenza al suo
stile di vita sobrio e composto, un po’ dimenticata da parenti ed amici che
qualcosa in più avrebbero potuto darle negli ultimi anni della sua vita se
solo avessero ricordato quanto lei aveva dato loro. Ma era consapevole
anche di questo: e l’accettava con lo stile e la classe che mai, neppure nei
momenti più difficili, ha dimenticato di possedere. Indimenticabile, per me.
Agostino Pennisi
Via Vitt. Emanuele, 35
ACI S. ANTONIO
Erika Weinmann
sono anche quelli con la testa sulle spalle. Tra di loro i raccoglitori di manna
(mannaluòri) delle Madonie. “Tradizionalmente, - scrive Marinella Fiume - è
l’intera famiglia del mannaluòru che, nel corso dei tre mesi estivi e fino alle
soglie dell’autunno, è coinvolta nelle operazioni di raccolta. Ma in tutte le fasi
della lavorazione i compiti di ciascuno risultano chiaramente codificati: al
capo famiglia spetta solo quello di intaccare, le donne e i ragazzi partecipano alla raccolta e all’asciugatura, mentre i bambini raccolgono i muddicagghi, le briciole cadute per terra”.E così lontana la magia dalla scienza? Ma
allora perché, fino a qualche decennio addietro, e forse ancora oggi, proprietari terrieri istruiti convocavano il rabdomante, con la sua bacchetta di
ciliegio in mano, per sapere, prima di iniziare gli scavi, se nel sottosuolo ci
fosse l’acqua irrigua, sufficiente ad alimentare il cosiddetto pozzo artesiano?
Me lo ricordo ancora il rabdomante che, prima passeggiava sereno, ma poi,
improvvisamente, impallidiva e cominciava a tremare, mentre la bacchetta
di legno di ciliegio, che teneva in mano, oscillava vertiginosamente. La sotto,
in Sicilia, c’era l’acqua irrigua! ph Nuccia Leotta
Anna Ruggieri
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AKIS
Venerdì 14 Febbraio 2014
“Curare l'anima" con i fiori
Un incontro pubblico organizzato dalla Fondazione Gruppo Credito
Valtellinese, dalla Fondazione di Club Lions, dalla Diocesi di Acireale
e dal Comune di Acireale, si è tenuto nella sala convegni del Credito
Siciliano di Acireale, con il supporto e l’indispensabile iniziativa del
Lions Club Acireale, sul tema:
SOLIDARIETA’ OGGI
Le Fondazioni Club Lions e Credito Siciliano a supporto di iniziative concrete di solidarietà della Diocesi e del Comune.
Si è svolto nella sala convegni del Credito Siciliano in Acireale un incontro
pubblico sul tema “Solidarietà oggi”, organizzato dalla Fondazione Gruppo
Credito Valtellinese, dalla Fondazione di Club Lions, dalla Diocesi e dal
Comune di Acireale. All’inizio l’ing. Tonino Sardo, presidente della
Fondazione Club Lions del Distretto 108Yb, ha precisato le ragioni della
Fondazione, che non si pone in concorrenza con quella internazionale, la
quale si occupa di calamità ed eventi straordinari, né in alternativa ai tanti
Club service presenti nel territorio siciliano. Il suo scopo è quello di coordinare le iniziative di solidarietà dando loro continuità nel tempo oltre l’annualità che contraddistingue le cariche e l’operato dei singoli club e collegare i vari club, anche distanti, su temi significativi di interesse comune rinI rimedi floreali cambiano gli stati mentali negativi poichè, secondo
E.Bach, " la malattia è la concretizzazione di un atteggiamento mentale".
Quindi modificando e modulando le nostre inclinazioni mentali potremmo
riuscire a controllare meglio la nostra salute.
Bach, considera la malattia un'occasione che il nostro corpo ci offre per
comunicarci che stiamo sbagliando direzione.
In quest' ottica i fiori di Bach rappresentano una forma di terapia preventiva da intraprendere nei momenti di stress e di cattiva salute.
Grazie al consiglio del farmacista, la floriterapia con le sue riconosciute
capacità di liberare l'uomo dall'influenza degli stati emozionali negativi,
aiuta a riconquistare il benessere interiore!
venendo altresì risorse integrative per l’attuazione dei progetti. L’incontro,
alla presenza del presidente del Lions Club Acireale, dott. Pietro Antonio
Currò, è stato coordinato dal past governatore distrettuale dott. Antonio
Pogliese. L’attenzione è stata rivolta agli interventi concreti attuati in
Acireale in collaborazione con la Diocesi e il Comune. I relatori che si sono
succeduti hanno illustrato le attività svolte e i propositi per un’ulteriore proficua collaborazione con le due Fondazioni organizzatrici nei settori dell’informazione e l’accoglienza degli stranieri, della formazione per l’occupazione, dell’occupazione dipendente ed autonoma, delle risorse territoriali e
del microcredito mobiliare ed immobiliare. Mons. Guglielmo Giombanco,
vicario generale della Diocesi di Acireale, ha illustrato i molteplici e importanti interventi messi in atto soprattutto dalla Caritas, il sindaco avv.
Antonino Garozzo ha esposto le attività nel settore della solidarietà sociale affidate dalla legge all’ente locale che Acireale, come comune capofila,
ha sviluppato nel territorio secondo le risorse finanziarie disponibili, ma si è
detto pronto a recepire eventuali progetti per l’incremento delle opportunità
formative e sociali ad opera della Fondazione Lions o altri enti. Il funzionario del Credito Siciliano dott. Giuseppe Signeri ha esposto le offerte di
microcredito mobiliare e immobiliare per agevolare l’impresa e lo sviluppo
delle attività produttive nel territorio. L’incontro si è rivelato interessante perché ha fornito una panoramica molto concreta della situazione attuale e
delle prospettive di sviluppo, che potranno essere favorite con un’azione
sinergica atta non solo a fronteggiare le emergenze, ma a creare condizioni favorevoli per un’azione coordinata e propulsiva in grado di incidere sul
tessuto sociale ed economico del territorio.
Giovanni Vecchio
“Scivolando verso Sud”
Le studentesse della IIIB a indirizzo
turistico
dell’Istituto
Superiore
“Brunelleschi” hanno realizzato un
video dal titolo “Scivolando verso Sud”.
Diciotto minuti che hanno consentito di
vincere la sezione “Vieni da noi” di un
concorso promosso dal Touring Club
tenutosi a Trieste. La alunne , l’insegnante Donatella Giuffrida e la preside,
prof.ssa Maria Elena Grassi, sono state
ricevute a Palazzo di Città e festeggiate dall’amministrazione comunale
(foto di Fabio Consoli).
I nostri “futuri” lettori!
Chiuso il lunedì
AKIS
Venerdì 14 Febbraio 2014
A lettura ultimata del libro di M.Mazza e
A.Urso, Vent’anni e una notte,1993-2013
,La parabola della destra italiana raccontata dai suoi protagonisti , come mi ero ripromesso di fare, ma cogliendo volentieri l’invito dell’amico Direttore prof. Turi Consoli
a pubblicarla su AKIS, presento una riflessione sul testo facendola precedere dal
prodromico intervento “a caldo”che ho
pubblicato su facebook.
<Sabato 18 gennaio u.s. ho partecipato
nel la sede del “Palazzo della cultura”alla
presentazione del libro di Mauro Mazza e
Adolfo Urso Vent'anni e una notte,19932013 etc. con interventi di Nino Garozzo,
Sindaco di Acireale e di Antonio Riolo. Coordinava il giornalista Salvo Cutuli.
Era assente uno dei due autori, Mauro Mazza che nel panorama culturale e
di potere italiano ha avuto un ruolo certamente superiore a quello di D'Urso,
anche se quest'ultimo sono certo che si è "focalizzato" maggiormente nella
memoria degli italiani per il suo attivismo politico e istituzionale, come sottosegretario al Commercio Estero , e come sfortunato ma sincero e convinto
co-protagonista del "folle volo" finiano nel tentativo di ri-rifondare una destra
moderna, europea e globale ( emerge in me l’elemento anti –Flaiano del mio
carattere che mi fa andare in soccorso non certamente dei vincitori e sbagliando quasi sempre il carro su cui eventualmente salire). Dei contenuti del
libro darò conto quando l'avrò letto. Oggi brevemente voglio esprimere a
voce alta le mie riflessioni così come le ho anche espresse ieri sera ad alcuni amici della destra che lì ho incontrato. Ho avuto il piacere di esserci perché ci si ritrova di fronte a figure umane e politiche provenienti da forti ideali
e impegno politico conseguente, non sempre condivisibile ma sempre da
rispettare, e anche perché figlio , Urso, di questa terra, Acireale e dintorni,
che indubbiamente ha avuto nella destra una classe dirigente di livello nazionale ( penso a Cristoforo Filetti per tutti) così come in altri partiti e nell'ambito ecclesiastico (e penso a Rino Nicolosi , a Mario Martinez , ai Cardinali
Pappalardo, Romeo etc.) : il futuro sarà all'altezza del passato? Il Sindaco
Garozzo, nel suo intervento ha voluto, secondo me ingiustamente, evidenziare quasi esclusivamente l'aspetto del "tradimento" nell'operazione "Fini" in
cui è stato coinvolto Urso, accostando, pur con alcuni “distinguo”, l’operazione a quella di Dino Grandi e Bottai all’interno del Gran Consiglio, consumatasi appunto in “una notte”, quella del 25 luglio 1943, accostamento che gli è
stato offerto dallo stesso libro di Urso che certamente l'avrà affrontato non in
maniera superficiale e "vulgata".
Adolfo Urso, nella sua conclusiva relazione sulle motivazioni del libro, ha
voluto evidenziare due cose fondamentalmente:1) che dalla crisi economica
attuale, come da tutte le crisi economiche, si esce con un governo di destra
( la sinistra è più brava a redistribuire il reddito, non a produrlo),2)la soluzione non può essere l'arroccamento nella dimensione strettamente nazionalistica e nell'isolamento economico-politico con la denuncia dell'Europa e la
fuga dall'Euro, bensì con un maggiore impegno e una maggiore competitività
globale all'interno delle regole attuali perché l'Italia ha le risorse umane, tecnologiche e creative per farcela. Lui stesso svolge attività di "assistenza" alle
imprese italiane all'estero in questo campo, forte della sua esperienza ministeriale.
Personalmente penso di poter essere d'accordo quasi del tutto sul secondo
punto, mentre mi ritrovo a dissentire parzialmente sul primo punto. E' vero
che la produzione della ricchezza è legata alla destra, ma Urso ha dimenticato di dire a quale destra, non certamente a quella feudale e populistica,
bensì a quella capitalistica e borghese ( vedi il paradosso cinese e "l'esplosione" di tutte le certezze marxiste che avevamo): In questa fase attuale però
non v'è dubbio che la crisi è legata a scelte economico- finanziarie di destra,
anche perché il comunismo non esiste più e i modelli reaganiani e thatcheriani sono quelli vincenti. Il superamento di questa crisi certamente non può
essere la restaurazione del socialismo e del comunismo "tout court", bensì
una politica, guarda caso, come quella della capitalistica America obamiana,
che veda lo stato come garante di un credito necessario alle imprese, nella
certezza che la borghesia ed il capitale non verranno espropriati, bensì aiutati e remunerati nella giusta dimensione, affinché la famiglia che è lo Stato
possa riprendersi da questo profondo coma. In questo compito, una collaborazione tra capitale, lavoro e Stato è indispensabile e una destra che abbia
queste caratteristiche lo è altrettanto, nella collaborazione di fatto con la sinistra ,per far risollevare l'Italia. Grazie agli organizzatori dell’incontro per avermi invitato.>
Il titolo del libro viene suggerito agli autori da quello di Giuseppe Bottai
Vent’anni e un giorno in cui uno di quelli che approvarono il fatidico ordine
del giorno “Grandi” che “spodestò” Mussolini ,racconta in forma diaristica “la
sua storia e le sue scelte” (accusando , la sua parte, il fascismo di aver tradito dopo il 1936 gli ideali rivoluzionari e sociali per cui era nato), e al quale
sia Mazza sia Urso pensano nei concitati (per fortuna non drammatici e tragici come quelli del ’43) giorni precedenti la scissione dal PDL del gruppo guidato da Fini, che ha nella Direzione nazionale di quel partito (21 aprile 2010)
e “Nel che fai, mi cacci?” rivolto a Berlusconi la sua consumazione, della
quale la decisione dell’Ufficio di Presidenza del 29 luglio (mese fatidico) è
solo una ratifica :”Fini è incompatibile col PDL)”.
L’avere desunto il titolo dall’opera di Giuseppe Bottai è di per sé indizio (confermatomi dalla lettura) che né Mazza né Urso hanno timore di essere acco-
stati o accomunati a costui nell’accusa di
“tradimento”. La conferma a questa tesi è la
conclamata consapevolezza del rischio giocato a carte (forse troppo) scoperte la cui
pericolosità viene prospettata ,senza successo, a Fini: “Attento Gianfranco” . “Nella
storia ,il passaggio tra chi viene considerato
‘salvatore’ della Patria e ‘traditore’ è sempre
molto sottile. Ricordati che il 25 luglio, Ciano,
Grandi e gli altri non volevano tradire, ma
salvare il fascismo, certamente la Patria e
forse anche Mussolini. Poi il giorno dopo, il
re, a loro insaputa, fece
arrestare
Mussolini…”. Sono, queste, parole di Adolfo
Urso che offre una esegesi del complotto
contro Mussolini che dovrebbe servirci a leggere quello che io ho definito “il folle volo” di
Fini nel quale Urso e tanti altri furono coinvolti, attraverso “Generazione Futura” e FLI
con esiti singolarmente diversificati ma accomunati da una emarginazione
politica e dalla estromissione dalle cariche elettive, grazie anche ad una
legge elettorale, il “porcellum” ,poi dichiarata incostituzionale, che attribuiva
ai segretari dei partiti il potere di selezionare i candidati e quindi gli eletti.
Mazza e Urso ripercorrono la storia del loro impegno politico e della loro formazione che per lunghissima tratta di strada è coincisa con quella di
Gianfranco Fini, di Maurizio Gasparri, Ignazio La Russa,Francesco Storace,
Gianni Alemanno, Teodoro Buontempo, Mario Landolfi. Fabio Fatuzzo, in
ambiti di impegno diversificati , chi al “Secolo d’Italia”o in altri giornali di
destra come giornalista o come membro del” Fronte della gioventù” organizzazione giovanile fiancheggiatrice del MSI, prima di Romualdi e di Michelini,
poi di Almirante e Rauti, anche se il personaggio che più di tutti ha interpretato e comunicato a questi giovani il senso del realismo e delle scelte opportune è stato Pinuccio Tatarella. Questa che Urso definisce generazione “postmissina” nel senso che le potenzialità presenti in ciascuno di questi giovani
si sono attualizzate grazie alla formazione di Alleanza nazionale che su una
intuizione di Domenico Fisichella e su guida di Gianfranco Fini, erede “designato” dall’alto, raccoglie,( o cerca di raccogliere appunto in una Alleanza
nazionale), tutte le forze che si riconoscono in una destra non più “fascista”
ma moderna e “fuori dal ghetto”. “Anima” di AN come dice Urso è Pinuccio
Tatarella, anche se Gianfranco Fini ne diventa il leader nel Congresso di
Fiuggi (25-29 gennaio 1995). Urso scrive con Gennaro Malgieri i dieci punti
dell’ “Appello agli italiani” che è poi il programma di Alleanza nazionale, pubblicato sulla rivista di Marcello Veneziani “L’Italia settimanale”. Per Urso, se il
progetto di AN non ha ottenuto l’obbiettivo prefisso, è merito e colpa insieme
di Silvio Berlusconi che con la creazione di Forza Italia riesce ad unificare le
varie anime del “centro” isolando An e fermandola entro confini molto stretti
anche se ha “sdoganato” gran parte della destra post fascista e post missina
portandola al governo. Urso e Mazza non risparmiano le critiche a Fini per
l’avventatezza e l’intempestività della sua decisione di “rompere” con
Berlusconi soprattutto su programmi e parole d’ordine che non erano ancora
“digeribili” dall’elettorato di destra, come anche emerge dal Manifesto di Fli
di Bastia del 6/7 novembre 2010.Avesse seguito la definizione di leader che
dà Edmund Burke, il più grande pensatore conservatore inglese, ( “ il leader
è colui che va dietro la massa che lo segue” )Fini non sarebbe corso troppo
avanti per poi voltarsi e non vedere nessuno che lo seguiva. Di questa opinione nel complesso, sono sia Mazza che Urso. La ricostruzione storica, acribica ed insieme avvincente e viva, ( incalzante spesso, come ”La congiura di
Catilina” di Cicerone)presenta anche qualche notizia inedita o quasi, come
quella secondo cui un emissario di Togliatti abbia contrattato con Pino
Romualdi, in carcere, l’amnistia per tutti i crimini commessi durante la guerra civile a condizione che gli
ex di Salò consegnassero le
armi( circa 300 000 militanti), così come poi avvenne.
La ricostruzione si chiude
con l’auspicio dell’avvento
di una destra che vada oltre
il berlusconismo, protagonista e non antagonista,
patriottica ed europea insieme, non di nicchia e rivolta
al passato, “ma solo all’interno di un processo maggioritario, come espressione di un progetto nuovo e
ambizioso, proprio perché
essa è ormai presente in
modo diffuso nella società e
nelle istituzioni, ben più di
quanto si pensi”.
La seconda parte dal titolo LE IMMAGINI (inserto fotografico)presenta circa
trenta fotografie che documentano la ricostruzione storica ( dalle foto di
Almirante,Rauti, Servello, Romualdi a quella che ritrae Giorgia Meloni, Guido
Crosetto, Ignazio La Russa che mostrano il simbolo dell’ultima formazione
di destra, “Fratelli d’Italia”). Non esiterei a dire che utilizzando il social
network instagram come ha fatto lo scrittore B.J. Novak si potrebbe ricavare una narrazione per immagini sostitutiva della precedente
La terza parte dal titolo I FATTI è di tipo compilativo presenta una cronistoria dettagliata dei fatti in successione cronologica, “grandi e piccoli avvenimenti che hanno contraddistinto i venti anni della storia di Alleanza nazionale” ,dal 19 settembre 1992 al 4 ottobre 2013 quando “La Giunta del Senato
approva a maggioranza la decadenza di Silvio Berlusconi da parlamentare
applicando la legge Severino”.
La quarte parte dal titolo LE
IDEE, pubblica una corposa
silloge di documenti e interventi che hanno contraddistinto le tappe fondamentali
della Destra dall’ Appello
agli italiani che segnò la
nascita del Movimento
sociale italiano (26 dicembre 1946),a quello di
“Fratelli d’Italia” per le elezioni del 24.25 febbraio
2013 “Le sfide che ci attendono”.
Nell’insieme il lavoro di
Mazza e Urso, due giornalisti-politici o politici-giornalisti, travalica lo stretto ambito giornalistico e politico e si fa storia, storia contemporanea in cui il vero si converte col fatto e si
realizza quanto auspicato da Giambattista Vico, lo “scire per causas” in una
caratterizzazione tacitianamente “sine ira”, ma non “sine studio”, perché la
passione politica, contenuta,, alimenta e rende viva la ricostruzione storica
con un linguaggio chiaro e comunicativo senza rinunciare alla scientificità.
ph Fabio Consoli
Ignazio Leone
Mario Garozzo intervista Michele Di Re
1) Da dove è nata l'idea di candidarsi e di conseguenza del Movimento
civico dei "30 per Acireale"?
Tutto nasce dall’amore per la mia città e dalla voglia di impegnarmi in prima
persona.Diversi mesi fa, chiacchierando con alcuni amici, che avevano realizzato un percorso professionale, analogo al mio, nell’impresa, nella professione, nel commercio, abbiamo pensato che fosse arrivato il momento di
porre queste esperienze al servizio della nostra Città; dopo un entusiasmante percorso di crescita e di coinvolgimento di un sempre più vasto
numero di cittadini assolutamente liberi da vincoli di partito è nata l’iniziativa civica “30 per Acireale”.
2) Quali i rapporti con le altre forze politiche?
Il nostro è un movimento realmente civico, nessuno di noi ha una tessera di
partito in tasca. Alle forze politiche che abbiamo incontrato, praticamente
tutte, abbiamo chiesto di condividere con noi un metodo, prima che un programma, che passi dal prerequisito dell’assoluta onestà, di una trasparenza
cristallina nella compilazione delle liste per il consiglio comunale, di una
riduzione intelligente e non demagogica delle spese della politica, perché
non si può chiedere ai cittadini di fare sacrifici senza dare per primi il buon
esempio. Non è l’antipolitica la risposta alla crisi dei partiti, bensì la Politica
con la p maiuscola, la partecipazione, l’assunzione di responsabilità in
prima persona.
3) Tanti movimenti civici, secondo lei cosa c'è di vero?
Ritengo, come già dicevo prima, che essere civici significa non avere tessere e non dover quindi sottostare alle vecchie logiche partitiche. Ad oggi
l'unico movimento realmente civico in tal senso che si è proposto alla città
è il nostro.
4) Di cosa ha bisogno Acireale per ripartire? I 3 punti fondanti.
Dobbiamo intervenire sul grande disagio che vivono giovani e meno giovani sotto il profilo occupazionale; incitiamo i nostri ragazzi a scommettersi,
anche grazie all’aiuto dell’Amministrazione che dovrà svolgere il ruolo fondamentale di facilitatore allo sviluppo dell’imprenditorialità e delle nuove
idee di business per i nostri giovani. Riusciremo così a rimettere in moto l’economia cittadina anche puntando sulle risorse naturali e le vocazioni storiche del nostro territorio.
La ricerca assidua di fonti di finanziamento per i progetti
dell’Amministrazione dovrà essere primariamente rivolta alla vivibilità della
città, alla cura del verde, alla sicurezza, alla qualità della vita dei cittadini ed
al recupero degli spazi non utilizzati, anche con progetti low cost di rifunzionalizzazione urbana.
Ho anche un grande sogno nel cassetto per Acireale un grande ed ambizioso progetto sul Waterfront: riappropriamoci della ss 114 come strada cittadina (spingendo il progetto del tracciato a monte), utilizzare la ex ferrovia
come pista ciclabile, valorizzare le chiazzette, Santa Caterina, le terme, la
Gazzena, la via dei Mulini, Capo Mulini e tutte le frazioni a mare.
Forse ti sei innamorata.
O forse è stata una occasione.
Forse è stato molto bello
o forse è stato deludente.
Forse lui è stato gentile,
o forse dopo non ha voluto neanche guardarti.
Forse dopo, allo specchio, ti sei vista più bella e radiosa,
o forse hai provato vergogna.
Forse ci sono stati altri incontri
o forse lui non ti ha più cercata, oppure tu non hai voluto.
Forse, pensando a quei momenti, sorridevi di nascosto
o forse cercavi di dimenticare.
Sei una donna. E lui un uomo.
Niente di nuovo. Nessuno scandalo.
Auguri!
4
AKIS
Sabato 18 Gennaio 2014
L’associazione culturale “Brunelleschi”
ha svolto l’assemblea generale dei soci per il rinnovo del
consiglio direttivo ed il rinnovo del collegio sindacale per
gli anni sociali 2014-2015. L’assemblea con riguardo al
rinnovo del consiglio direttivo ha votato i seguenti soci:
dott. Carmelo Strano; . geom. Salvo Scionti; geom.
Salvatore Scandurra; prof. Pietro Russo; prof. Luigi
Coniglio; sig. Lucio Catanzaro; prof.ssa Maria Elena
Grassi (Dirigente scolastico e consigliere di diritto per
statuto) L’assemblea con riguardo al rinnovo del collegio
sindacale votato i seguenti soci: prof. Eugenio Lizzio;
geom. Rosalia Ferlito; sig. Orazio Garozzo; prof.
Michele
Lanza;
prof.
Scuderi
Mario
.
Conseguentemente, il Presidente uscente, dott. Strano,
ha convocato per giorno 31/01/2014, presso l’istituto F.
Brunelleschi” tutti i consiglieri eletti per la nomina del
Presidente del consiglio direttivo dell’Associazione e la
nomina del Presidente del collegio sindacale. Giorno
31/01/2014 alle ore 16,00 si è riunito il gruppo dei consiglieri eletti nella seduta del 24/01/2014 per la nomina
del Presidente ed all’unanimità è stato riconfermato, per
gli anni sociali 2014 - 2015, presidente dell’Associazione
culturale “Brunelleschi” il dott. Carmelo Strano.
Successivamente, Il Presidente ha ringraziato i consiglieri per la stima e la totale fiducia accordatagli ed ha
conferito la delega di Vice- Presidente al prof. Luigi
Coniglio, la delega di Segretario al geom. Salvo Scionti
e la delega di Tesoriere al sig. Lucio Catanzaro.
Il nuovo consiglio direttivo è, quindi, composto:
Presidente : dott. Carmelo Strano - Vice Presidente :
prof. Luigi Coniglio; - Segretario: geom. Salvo Scionti Tesoriere: sig. Lucio Catanzaro; - Consigliere: geom.
Salvatore Scandurra -Consigliere: prof. Pietro Russo Consigliere: prof.ssa Maria Elena Grassi (Dirigente scolastico e consigliere di diritto per statuto)
Tra le tante argomentazioni intrattenute dal nuovo consiglio direttivo, Il Presidente dott. Carmelo Strano ha
tenuto particolarmente ad evidenziare la grande e sinergica “intesa” con il Dirigente scolastico prof. ssa Maria
Elena Grassi, “…tutto questo propedeutico per le attività
nel programma dell’Associazione Brunelleschi …” Il
Presidente dott. Strano, poi, ha invitato i consiglieri eletti nel collegio sindacale a comunicargli "composizione" e
"cariche" del collegio sindacale e, dopo breve consultazione, la nomina di Presidente dei Sindaci è stata conferita al geom. Rosalia Ferlito;
Il nuovo collegio sindacale è, quindi, composto:
Presidente : geom. Rosaria Ferlito; - Sindaco : prof.
Eugenio Lizzio , - Sindaco: sig. Orazio Garozzo; Sindaco supplente: prof. Michele Lanza; -Sindaco supplente: prof. Mario Scuderi.
Sintesi storica dell’associazione “Brunelleschi”
Viene fondata nel 2005 come costola dell’omonimo istituto scolastico. L’associazione è costituita da alunni,
personale Ata e docenti che hanno fatto parte o, tutt’oggi, fanno parte del citato istituto scolastico.
Prioritario impegno dell’Associazione culturale
“Brunelleschi”, è quello di mantenere una costantemente corrispondenza biunivoca di “intenti” con la scuola.
(vedi protocolli d’intesa tra l’Associazione e l’Istituto).
Giova ricordare che l’Associazione è prevalentemente
animata ed impegnata alla promozione di attività “culturali” e “sociali” con particolare riguardo e riferimento alla
nostra città e, più in generale, al nostro territorio. (nel
senso Urbanistico e Turistico). Gli sforzi del Presidente
dott. Strano sono orientati a far considerare
l’Associazione “Brunelleschi” come un “laboratorio”: ...
un laboratorio di idee, che opera come una “bottega artigiana” … Una bottega artigiana laddove si forgiano pro-
getti ed idee, discussioni, seminari, convegni ed altro, il
tutto per poi metterlo a disposizione ed a servizio della
collettività tutta.
La foto: in primo piano da sx: il tesoriere sig. Lucio
Catanzaro - il Dirigente scolastico prof.ssa Maria Elena
Grassi (consigliere di diritto) - il Presidente
dell'Associazione Brunelleschi dott. Carmelo Strano - il
componente del collegio sindacale sig. Orazio Garozzo.
in secondo piano da sx: il segretario geom. Salvo Scionti
- il consigliere prof. Pietro Russo - il presidente del collegio sindacale geom. Rosalia Ferlito - il componente del
collegio sindacale prof. Eugenio Lizzio - il consigliere
geom. Salvatore Scandurra
“Divertiamoci insieme”
Il progetto “Divertiamoci insieme”, in coerenza con le
priorità annuali del programma Gioventù in Azione, ha
avuto come obiettivo principale la promozione di comportamenti sani, in particolare attraverso la promozione
di attività all'aria aperta e attività sportive non agonistiche, al fine di favorire la creazione di stili di vita sani, l'inclusione sociale e la partecipazione attiva dei giovani
nella società. Il progetto promosso dall’associazione
AciGaia ha coinvolto i ragazzi delle classi 4a e 5a elementare e prima media della scuola di S.M.Ammalati, gli
incontri hanno visto la partecipazione della squadra di
rugby "Acireale Rugby" che attraverso lo sport ha organizzato alcune attività utili al raggiungimento degli obiettivi previsti per il progetto. La giornata conclusiva ha
visto la partecipazione della scuola di S.M.Ammalati
all’evento “Un Pomeriggio da Leoni”, nel corso del quale
all’interno dello stadio Tupparello, insieme a bambini di
[email protected]
Associazione Culturale “Brunelleschi”
Concorso di Fotografia
L’Associazione culturale “Brunelleschi” (Acireale via G. Verga,99), in collaborazione
con l’Istituto Brunelleschi di Acireale”, organizza la Ia edizione del Concorso
Fotografico: ““Acireale e dintorni” … angoli, spazi e luoghi vocati al turismo - peculiarità e caratteri identitari - Il concorso fotografico è inserito all’interno delle attività
anno 2014 promosse dall’Associazione Culturale “Brunelleschi” di Acireale.
ph Fabio Consoli
"Ad alba inoltrata",
libro di Cesare Cellini, poeta catanese morto
leucemia nel 1993, è stato presentato nel teatro
dell'Istituto "Paolo Vasta" attraverso un incontro
curato dal professore Sergio Collura, ordinario
di Lettere e docente di Antropologia culturale e
Filosofia estetica. Nel corso della manifestazione è intervenuta la professoressa Nunziata Di
Vincenzo, dirigente scolastico dell'istituto comprensivo "Paolo Vasta". L'incontro è stato allietato dal violinista Angelo Di Guardo e dalla pianista Rosa Greco. ph Fabio Consoli
altri istituti scolastici
acesi, hanno dato vita
ad un vero incontro di
rugby. “Chiudiamo con
soddisfazione questo
progetto, dice Paolo
Monaco, che ha visto la
realizzazione di numerose attività sul territorio, in particolare nella
frazione
acese
di
S.M.Ammalati
.
Contenti di aver avuto la
partecipazione attiva dei
più piccoli e delle rispettive famiglie, ci auguriamo che questi incontri avvicinino i giovani allo sport
come strumento utile per una sana vita sociale che li
renda protagonisti positivi della nostra quotidianità”
AKIS
Venerdì 14 Febbraio 2014
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:
Egregio Direttore,
le invio la presente lettera aperta anche a nome del
Consiglio direttivo dell’Accademia, composto anche dall’ing. Aldo Scaccianoce, dal Prof. Casimiro Nicolosi, dal
prof. Giovanni Continella, dall’avv. Felice Saporita e dal prof. Franco Calì. A
inizio d’anno, il preside Alfonso Sciacca ha pubblicato su face book uno scritto che ha un esordio stupefacente: “La Regione ha assegnato all’Accademia
degli Zelanti di Acireale la somma di 28.000 euro. E sono tanti”.
L’affermazione viene corroborata dal fatto che il Comune sostiene, da mezzo
secolo, i costi di struttura della Biblioteca, come fanno la Regione siciliana
con alcuni musei, l’Università di Catania per l’Accademia Gioenia,
l’Università di Messina per l’Accademia dei Pericolanti ecc. Secondo il suo
punto di vista, l’Accademia non ne avrebbe diritto.
Purtroppo, quelli elencati dal professore sono soltanto una parte dei costi.
Esistono anche altri costi fissi, che l’Accademia è chiamata a sostenere in
ogni caso, e costi di gestione. I 29.000 euro, assegnatici grazie anche all’interessamento dell’on. D’Agostino, del dott. Giuseppe Cicala e dell’assessore ai Beni culturali, Maria Rita Sgarlata, rappresentano soltanto il 31% della
somma richiesta per il 2013. Sono stati tagliati 66.000 euro, che hanno sconvolto le nostre previsioni e ci hanno costretto a rinviare importanti iniziative.
La somma assegnata sembra troppo alta. Meglio ridurla ulteriormente o,
addirittura, eliminarla del tutto. Tale affermazione sa più di antico livore che
di consolidata cultura. Se non conoscessimo la storia del Nostro, farebbe
pensare a un tale che si occupa de minimis, mentre la città rotola tra problemi e rischi impensabili e perde pezzi importanti del suo passato, pur di
realizzare vendette personali.
Al momento del traumatico quanto inatteso taglio – il 31 dicembre -, erano
stati pagati i costi che non potevano essere rinviati ( assicurazioni antincendio e antifurto per la Biblioteca, per la Pinacoteca, e per la sede legale; revisione annuale degli impianti antincendio; contratto annuale di controllo dell’impianto elettrico con relativa manutenzione; servizio di Vigilanza notturna
e diurna, collegamento con le forze dell’ordine, contratto internet, abbonamento alle Gazzette nazionale e regionale ecc.): costi, questi, che andrebbero comunque sostenuti, anche se il complesso venisse chiuso al pubblico.
Inoltre, nel corso dell’anno, erano stati organizzati una conferenza del prof.
Carlo Trigilia dell’Università di Firenze, attuale Ministro del Governo Letta; un
convegno sul Bosone di Higgs con la partecipazione della scienziata Fabiola
Gianotti, che ha diretto al CERN di Ginevra gli esperimenti Atlas, del presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, prof. Ferroni, e di rappresentanti delle tre Università siciliane; il XXXII Convegno nazionale della
SISFA, Società italiana degli storici della Fisica e dell’Astronomia (il XXXI si
era svolto alla Sapienza di Roma, il XXXIII sarà tenuto all’Università di
Firenze); una conferenza del prof. Carlo Blanco dell’Università di Catania; il
Ricordo del prof. Ignazio Maria Marino con relazioni di tre docenti universitari (Tignino, Barone e Licciardello); una conversazione dell’arcivescovo di
Catania, mons. Gristina, su Papa Francesco; due incontri, rispettivamente
con Alfieri Maserati, ultimo discendente della omonima Casa automobilistica, e col prof. Lamberto Maffei, presidente dell’Accademia nazionale dei
Lincei; la celebrazione del Bicentenario di Verdi con la partecipazione del
prof. Giuseppe Montemagno, docente universitario e consulente dell’Opéra
di Parigi, del Teatro alla Scala di Milano e del San Carlo di Napoli, e un concerto di Patrizia Patelmo, mezzosoprano di origine acese, nota in tutta
2
Europa; e, infine, una conferenza dei proff. Alfredo Sgroi, Pinella Musmeci e
Salvatore Valastro su Tito Marrone.
C’è dell’altro: in sinergia con la Soprintendenza ai Beni culturali di Catania,
erano stati poi messi a punto l’organizzazione di una mostra sugli ingg.
Carmelo e Salvatore Sciuto-Patti ( due professionisti ben noti in Acireale per
avervi realizzato il Teatro Bellini, il Collegio Pennisi, il prolungamento verso
est del Palazzo di Città ecc.) e la pubblicazione del Catalogo dei loro 1.554
disegni, facenti parte del Fondo che gli eredi hanno voluto affidare, in comodato, alla nostra Accademia, preferendola ad altre istituzioni accademiche.
La mostra è stata inaugurata il 31 gennaio. È la prima che viene organizzata in Sicilia. Sarà seguita dal Catalogo indispensabile agli studiosi per la consultazione dei disegni
Per comprendere l’amarezza prodotta dalla disposizione regionale e dalle
parole del preside Sciacca va ricordato che, per il 2013, i finanziamenti
avrebbero dovuto essere attribuiti sulla base di un punteggio non inferiore a
70/100, assegnato da una commissione di tecnici al fine di bonificare la famigerata Tabella H dalle furfanterie che la infestavano. Ci era stato riferito che
il nostro Sodalizio aveva superato la soglia di sbarramento alla grande, cioè
col punteggio di 95/100 e risultava tra i primi dieci della graduatoria. Il
responsabile giudizio dei tecnici è stato messo tra parentesi. Da qui, il taglio
inatteso e ingiustificato, pur nell’attuale congiuntura.
All’affermazione iniziale, il preside Sciacca ha fatto seguire altre singolari
affermazioni del tipo: “il nostro Comune dà tutto senza ricevere niente”.
Dichiarazione piuttosto ardita. In realtà, il Comune riceve l’“utilità” di avere
sul suo territorio, al servizio di studenti, docenti universitari, semplici operai
e di oltre 200 comitive l’anno, una delle più grandi e attrezzate biblioteche
private del Meridione con oltre 100.000 volumi; una Pinacoteca che vanta
379 tele e 750 disegni dal ‘500 ai nostri giorni; le collezioni numismatica,
archeologica, naturalistica ecc.; il fondo Cecilia Deni, i due Archivi di
Carmelo e Salvatore Sciuto-Patti e, infine, un’Accademia, che, per quanto
denigrata dal prof. Sciacca, appare stimata in campo nazionale, se è vero,
che 1) ha già ospitato i presidenti dell’Accademia della Crusca,
dell’Accademia dei Georgofili e dell’Accademia Nazionale dei Lincei, che
hanno rilasciato entusiastici giudizi; 2) ha ospitato due convegni internazionali nell’ultimo biennio; 3) occupa il terzo posto in Italia nella categoria riservata alle Accademie di scienze, lettere e belle arti, preceduta soltanto
dall’Accademia dei Filergiti di Forlì – che era stata chiusa nel 1848, ma ha
riaperto nel 1982 – e dall’Accademia dei Ricovrati di Padova, conosciuta
come Accademia galileiana e risalente al 1599; 4) si appresta ad accogliere
la seduta inaugurale dell’anno accademico dell’UNASA, alla quale prenderanno parte il Ministro dei Beni culturali e i consigli direttivi di una ventina di
Accademie nazionali. Riteniamo che, senza la nostra Accademia, Acireale
sarebbe stata molto diversa. Siamo altresì convinti che le piccole beghe e le
conventicole non facciano parte della storia, ma del cortile e risultano, pertanto, inutili e dispersive come tutti i pettegolezzi.
Altro quesito malizioso: chi controlla l’attività della Biblioteca?. E uno pensa
a un retroterra di manigoldi, incapaci, ignoranti e truffaldini, che arrotondano
i loro stipendi in maniera inconfessabile. Una premessa. Il 30 dicembre
1960, in un contesto socio-culturale diverso dall’attuale, venne stipulata una
Convenzione tra il Comune e l’Accademia. L’art. 5 di essa stabiliva che “il
personale della Biblioteca è sotto il diretto controllo di una Commissione di
sorveglianza sulla Biblioteca, composta di cinque membri, quattro di essi
nominati dal Consiglio direttivo dell’Accademia, uno dalla Amministrazione
Comunale”. La Commissione è competente, altresì, in ordine alla osservanza, da parte dei dipendenti, di un Regolamento che dette “le norme relative
al personale, quelle riguardanti la conservazione, la sistemazione, l’incremento e l’ uso pubblico del materiale librario ed artistico”.
Perché quattro membri provenivano dall’Accademia? Semplice: perché la
Biblioteca appartiene all’Accademia, alla quale è pervenuta in tempi diversi
e a vario titolo. Chi meglio dei legittimi detentori delle librerie, delle opere
d’arte, delle varie collezioni avrebbe potuto vigilare? E, tuttavia, in considerazione dei buoni rapporti esistenti tra i due enti, qualche anno dopo la firma
della Convenzione, l’Accademia acconsentì a ridurre da 4 a 3 i propri rappresentanti, aumentando a 2 quelli nominati dal Comune. Lo fece perché
non aveva proprio nulla da nascondere. Di più non poteva certo fare perché
il compito principale della Commissione di vigilanza è appunto quello di vigilare sui libri e sui dipendenti e di segnalare eventuali manchevolezze, non
quello di gestire il complesso. Per fare ciò, due consiglieri bastano e avanzano, anche perché gli altri tre - che sono il prof. ing. Giuseppe Rossi, docente universitario, il prof. Stefano Figuera, docente universitario, il dott.
Agostino Pennisi di Floristella, ricercatore del CNR, cioè tre professionisti di
grosso spessore culturale, condividono l’obiettivo di un efficiente funzionamento del complesso. Archiviare 50 anni di storia per invertire il rapporto di
forza e consentire a qualcuno di appuntarsi la medaglietta al petto, appare
ingiustificato anche alla luce del fatto che la quinta Commissione consiliare
ha preso da anni la buona abitudine di venire in Biblioteca, anche più volte
l’anno, per vedere, ascoltare e controllare.
Oggi la Biblioteca è tra le migliori in campo nazionale. Solo tre anni fa, mancava ancora dell’impianto di climatizzazione , dei servizi igienici – esistevano soltanto due bagnetti di un metro quadrato, il soppalco e la scala della
Sala Vigo non erano a norma. Questi e altri problemi sono stati risolti negli
ultimi tempi con fondi ottenuti dall’Accademia, la sola, peraltro, a poter interloquire con la Regione, la quale – contrariamente a quanto affermato - non
assegna un euro alle biblioteche.
Dice: e dell’Archivio storico vogliamo parlare? Si, ma ci limitiamo a una constatazione: fino a oltre venti anni addietro, quando esso si trovava custodito
in Biblioteca, offriva ampie garanzie di organizzazione e di funzionamento.
Poi ci è stato tolto dal Comune. Oggi rischia di scomparire per sempre.
Come temevamo.
Ultime due battute: 1) La proposta di rendere pubblici i bilanci dei destinatari di risorse regionali ci trova perfettamente d’accordo. L’Accademia non
avrebbe niente da temere e tutto da guadagnare. 2) Auspichiamo vivamente che i monologhi si trasformino in dialoghi aperti a tutta la città; che i dubbi
e le insinuazioni siano prima verificati – l’Accademia è a completa disposizione di tutti i concittadini - soltanto così potranno trasformarsi da maldicenza in strumento di crescita.
Giuseppe Contarino
"Succede che arrivano due ragazzi a chiedere un mutuo per la ristrutturazione della casa, a breve si sposeranno.
Entrambi lavorano in un chiosco. Lei solo la mattina, il pomeriggio invece lavora per una società di costruzioni,
la notte studia (le manca una materia e la tesi per laurearsi in ingegneria).
Questa è l'Italia che mi piace, l'Italia che lavora, l'Italia da prendere ad esempio.
La giornata si colora. Commovente."
G.P.
5
“ QUELLI DEL 7° ”
I parenti non si possono scegliere: quelli ti capitano e quelli
devi sopportare. Dal celebre
film del Maestro Mario Monicelli, nasce la nuova produzione del Teatro
delle Nevi, la rielaborazione adattata ai nostri giorni - e ai nostri luoghi - di
una delle commedie più cattive di sempre, dallo humornerissimo:
"Parenti Serpenti". E' la vigilia di Natale: intorno agli anziani genitori si raccolgono i quattro figli con le rispettive famiglie. La vigilia trascorre
tranquilla: cena, giochi e Messa di mezzanotte. Poi i genitori rivelano ai
figli che, in cambio del!' eredità, intendono passare gli ultimi anni della loro
vita presso uno qualsiasi di loro. L'inattesa, fredda e crudele soluzione
ideata dai figli sarà realizzata la notte di capodanno attraverso un [male ...
col botto! Un quadro desolante della borghesia italiana, ritratta ferocemente in tutti i suoi vizi e meschinità, dove le tradizioni sono soltanto
folcIore ed esteriorità, la religione è superficiale e dove regna in realtà l'egoismo più spietato. Durante i giorni di festa in famiglia abbondano le
grandi abbuffate e gli abbracci, ma serpeggiano risentimenti malcelati e
velenosi. Per la regia di Rodolfo Torrisi è stato presentato il primo lavoro
del cartellonte teatrale di "Quelli del 7°" Esordio felice malgrado la bruttissima serata invernale carica di nebbia, pioggia e temporali vari. Di buon
auspicio? Certamente. Il prossimo spettacolo il 29 Marzo con "Il giornale
d'Artagnan " di Domenico Platania, una produzione di "Quelli del 7°"con la
regia dell'autore. Da non perdere. ph Nuccia Leotta
Simone Di Benedetto nasce a
Catania il 09 Marzo 1993.Vive
ad ACIREALE e già da piccolo emerge fra i compagni di
scuola interpretando sempre
ruoli da protagonista nelle
recite scolastiche. Crescendo
in diversi anni prende lezioni
di canto, ballo e recitazione fin
quando decide di fare tutte e
tre le discipline studiando
musical. Diverse partecipazione a concorsi regionali classificandosi sempre sul podio.
Partecipa nel 2010 in un concorso in diretta "Rai" presentando il suo primo inedito
"Questo è amore". Nel 2012
partecipa a "Sanremo Social"
con il brano: "Dentro L'anima"
(la trovi sul suo canale youtube)scritta da produttori in collaborazione con
le varie case discografiche italiane. Con l'ultimo concorso vinto, Simone ha
avuto la possibilità di avere un contratto lavorativo per la durata di un anno
con l'organizzazione di serate "Mada Eventi", dandogli la possibilità di cantare nelle varie discoteche e discopub Catanesi. Adesso sta lavorando al
suo prossimo inedito, stavolta scritto in inglese, lo potete seguire nella sua
pagina ufficiale SIMONE DI BENEDETTO e nelle varie serate organizzate
dal gruppo Mada Eventi.
Sentiremo parlare molto presto di Simone!!
Giuseppe Maesano
6 Venerdì 14 Febbraio 2014
CENTRO D'ASCOLTO
"LA GOCCIA"
Partecipata la conferenza stampa per la
presentazione ufficiale del Centro d'ascolto "La goccia",
che è a disposizione
dei giovani, dei
meno giovani e delle
famiglie del territorio
diocesano. Il Centro
d'Ascolto "La goccia", promosso dall'
Associazione Cristo
Nuova Speranza, in
collaborazione con il Centro Assistenza Famiglia diocesano e l'Associazione Madonna della Tenda di
Cristo, nasce dal progetto "Formare...Informando"
venuto alla luce nel 2008 e diretto dalla dott.ssa Anna
Rosaria Gioeni, che con grande tenacia e sorriso sin-
cero ha creduto fin dall'inizio alla realizzazione di una
sensibilizzazione capillare su temi scottanti e delicati. I
soddisfacenti risultati ottenuti negli anni, nei numerosi
incontri itineranti che hanno raggiunto le varie parti
della diocesi, sono frutto di un lavoro in rete, dove la
competenza di una equipe scientifica e l’entusiasmo
dei vari patner sono diventati forza prorompente.
Il progetto"Formare...Informando" e' rivolto alle comunita' parrocchiali, alle scuole, alle associazioni ed ai
centri di aggregazione, e propone dei percorsi su temi,
quali pedofilia, mondo virtuale,comunicazione genitorifigli, educazione alla sessualita', dipendenze e violenza di genere. Proprio la continua richiesta di interventi
su casi concreti, ha fatto nascere la necessita' di costituire uno sportello di ascolto e di orientamento, uno
spazio dedicato all' ascolto attivo per comprendere i
bisogni delle persone, orientandole verso soluzioni
adeguate, con la presenza di esperti e consulenti: psicologi, matrimonialisti, assistenti sociali, avvocati e
medici (servizio completamente gratuito). Ogni utente
potra' usufruire fino a tre incontri di orientamento per
essere poi indirizzato verso le strutture pertinenti.
AKIS
“L’Eccezionale quotidiano”
Nell’Aula Magna dell’ Istituto Regina Elena di Acireale,
si è tenuto il secondo incontro formativo - informativo
del percorso “L’Eccezionale quotidiano” curato dalle
socie della sezione Fidapa di Acireale, sociologhe
dott.ssa Carmela Borzì responsabile del Servizio
Promozione Sportiva del Comune di Acireale e dott.ssa
Margherita Matalone funzionario responsabile Ufficio
Prevenzione ed Educazione alla salute.
I lavori sono stati aperti con il saluto della Presidente
Fidapa, Maestra Vera Pulvirenti; quindi con l’intervento
del dirigente scolastico Prof. Sebastiano Raciti sono
entrati nel vivo dei contenuti.
La dott.ssa Margherita Matalone ha sintetizzato gli
obiettivi dell’iniziativa già avviata con un primo incontro
nel mese di maggio 2013: sollecitare la crescita e la
formazione dell’identità personale e della coscienza
civile degli studenti di V anno, preparandoli all’ingresso
nel mondo del lavoro, attraverso l’approfondimento
delle capacità relazionali e lo sviluppo del senso critico,
nonché la conoscenza delle norme specifiche.
La dott.ssa Carmela Borzì ha intavolato un dialogo con
gli studenti sulle istituzioni, il senso di appartenenza
alla società, i modelli culturali, la partecipazione dei cittadini alla vita sociale, preceduto questo da un breve
questionario che ha tenuto conto delle risposte restituite estemporaneamente.
Il prof. Francesco Raneri, docente di Abilità Relazionali
e Cerimoniale presso l’Università di Catania, ha coinvolto i ragazzi con riflessioni sulla corretta comunicazione.
Infine la dott.ssa Margherita Matalone ha sottolineato
l’importanza tra le istituzioni del c.d. terzo settore, che
per gli studenti presenti, frequentanti gli indirizzi di liceo
socio psico pedagogico, delle scienze sociali ed economico, potrebbe rappresentare una delle principali
occasioni di inserimento lavorativo.
Il seminario rientra nelle politiche e nel programma di
promozione e valorizzazione delle donne e dei giovani
che da anni caratterizza le attività del gruppo di lavoro
donne e pari opportunità.
A cura di : Margherita Matalone
Carmela Borzì
ASSOCIAZIONE CULTURALE “ARCHIMEDE”
tra ex Alunni e Prof. del Liceo Scientifico “Archimede”
ACIREALE – Via L. Ariosto, 37
ISTITUTO SICILIANO DI BIOETICA
ACIREALE – Via Lilibeo, 2
L’Associazione Culturale “Archimede” e l’Istituto
Siciliano di Bioetica invitano la S. V., per venerdì 14 febLa sede del centro si trova in Piazza San Francesco 6,
presso il Consultorio Familiare Diocesano ad Acireale.
Lo sportello d'ascolto è aperto tutti i mercoledi' dalle
ore 16.30 alle 18.30 ed il secondo mercoledi' del mese
anche dalle ore 10 alle ore 12. Per informazioni più dettagliate è possibile visionare la pagina “Progetto
Formare informando” su Facebook.
ph Fabio Consoli
Manuela Santanocita
braio 2014 alle ore 17.00 nell’Aula Magna “G. Bianca”
del Liceo Scientifico “Archimede” di Acireale, a partecipare alla conferenza dell’ex alunna Prof.ssa VALENTINA SCANDURA sul tema dal titolo:
“LA VOCE DEGLI INTERPRETI DI GUERRA”
Introduce il dott. GIUSEPPE QUATTROCCHI,
Direttore Scientifico dell’Istituto Siciliano di Bioetica.
Nell’articolo “Il culto di San Sebastiano ad
Acireale”, del numero scorso, nell’ultimo capoverso, per mero refuso tipografico viene indicato il
signor Grasso come Capo-vara; in effetti è il signor
Leotta ad essere “titolare” dell’antica tradizione. Ci
scusiamo con l’interessato.
Riflessioni teorico-pratiche dopo 13 anni
dalla emanazione del D.Lgs.231/2001
I Modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire reati, le connessioni con i delitti di criminalità organizzata e contro l’industria ed il commercio. Il sistema
sanzionatorio.
14 Febbraio 2013 – Sala Conferenze – via Sclafani –
Acireale -Credito Siciliano Direzione Generale Acireale
Organizzato da:
Credito Siciliano – Università degli Studi di Catania
– Ordine Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili
di Catania – Confindustria Catania
All’linizio di questo secolo il legislatore ha introdotto nel
nostro ordinamento positivo il riferimento all’etica,
lasciando alle associazioni di categoria e ai privati la
relativa regolamentazione. Il D.Lgs. 231/2001 costituisce il primo significativo caso. L’esigenza del riferimento all’etica è dovuta all’attuale crisi dei valori con le gravi
conseguenze prodotte nei mercati e nella società. Eì
sempre più avvertita, in economia, l’esigenza di rispet-
Il PRESIDENTE
Prof. Mario Pavone
Il PRESIDENTE
Dott. Luciano Privitera
tare non solo la legalità ma anche l’eticità. Il convegno
è finalizzato a stimolare le riflessioni sui diversi aspetti e
sull’avvertita nuova cultura di legalità etica.
Parteciperanno al congresso:
il dott. Saverio Continella (Direttore Generale Credito
Siciliano), il Rettore dell’Università, prof. Giacomo
Pignataro, il Presidente dell’ODEC, dott. Sebastiano
Truglio, il Presidente di Confindustria, dott. Domenico
Bonaccorsi di Reburdone, il Presidente OdV 2 Credito
Sicilia, dott. Antonio Pogliese, il prof. Giovanni Grasso,
ordinario di Diritto Penale , il Presidente del Tribunale
del Riesame, dott. Maria Grazia Vagliasindi, il prof.
Ruggero Vigo, Ordinario Diritto Commerciale, il dott.
Ciro Strazzeri, Presidente Sezione Consulenza
Confindustria , il dott. Giacomo Casale, dello Studio
Pogliese, il dott. Edoardo Della Cagnetta , Presidente
Collegio Sindacale Credito Siciliano, il dott. Maurizio
Stella, Consigliere ODEC Catania, il dott. Vincenzo Di
Cataldo, Ordinario Diritto Commerciale.
Il servizio nel prossimo numero
Il futuro del Liceo Classico in Italia
Che cos’è il Liceo Classico oggi in Italia? Cosa rappresenta nell’odierna Società globalizzata? A queste
domande relative alla funzione di questa istituzione
scolastica, che sono rimaste sottintese durante la serata, si è cercato di rispondere durante il convegno dello
scorso 24 gennaio, svoltosi presso la Sala San
Francesco del San Biagio Resort, dal tema “Liceo
Classico, identità e futuro dell’Italia”, organizzato dal
Liceo “Gulli e Pennisi” in collaborazione con la
Biblioteca “Giuseppe Romeo” della stessa Scuola e
con la Delegazione acese dell’Associazione Italiana di
Cultura Classica. A relazionare sono stati il prof.
Alessandro Salerno (docente di Storia e Filosofia al
Liceo Classico "Concetto Marchesi" di Mascalucia e
Dottore di Ricerca in Filosofia Medievale a Roma Tor
Vergata) e il prof. Rocco Schembra (docente di Latino
e Greco al Liceo Classico "Gulli e Pennisi" di Acireale,
professore di Letteratura Cristiana Antica presso lo
Studio Teologico San Paolo di Catania e presidente
della Delegazione AICC di Acireale). Dopo l’introduzio-
ne del Dirigente Scolastico dell’istituto, prof.ssa Maria
Castiglione, il prof. Schembra ha fornito una panoramica del dibattito in corso da alcuni anni in Italia circa la
valenza e l’attualità del Liceo Classico. Tanti gli autorevoli (?) commentatori che si sono lanciati in giudizi netti
ed irreversibili circa la sostanziale “inutilità” degli studi
umanistici, in particolare in una società sempre più tecnologica e informatizzata. Tra questi anche il giuslavorista Ichino, che fa prevalere nelle sue analisi la sua
visione prettamente economicista. Nella seconda parte
del suo intervento, Schembra, con l’ausilio di slide
esplicative, illustra una serie di dati frutto di ricerche
statistiche che dimostrano come i diplomati del
Classico riescano a laurearsi in tutte le facoltà intraprese, comprese anche quelle ritenute “più scientifiche” come Fisica, Matematica, Ingegneria, Informatica,
Architettura. Il Prof. Salerno, dal canto suo, ripercorre
a larghi passi la storia degli studi umanistici, partendo
dall’istituzione dei collegi ad opera dei Gesuiti, un
sistema che ha influenzato l’organizzazione scolastica
per tantissimo tempo. La legge Casati del 1859 dello
stato sabaudo venne applicata anche nel neonato
Regno d’Italia: essa prevedeva una scuola, il Liceo
Ginnasio nella quale l’insegnamento del greco iniziava
nella classe quarta ginnasiale, gli ultimi tre anni erano
di liceo e permetteva, essa sola, l’accesso all’università. Nel 1911 nacque il cosiddetto Liceo Moderno, che
si distingueva dal Classico per la mancanza dello studio del greco. Il Liceo Moderno fu l’antesignano del
Liceo Scientifico, una sorta quindi di filiazione del
Classico. E proprio la dicotomia tra “moderno” e “classico”, inteso questo come “vecchio, datato” è alla base,
come fatto rilevare anche in qualche intervento durante il successivo dibattito, dell’odierna suggestione che
fa dire erroneamente che il Liceo Classico sia una
scuola inutile che non prepara i giovani per la società
contemporanea. L’analisi storica è continuata passando per la riforma dell’impalcatura scolastica nel 1923,
opera del filosofo siciliano Giovanni Gentile, uno dei
maggiori intellettuali del 900 italiano, ed arrivando alle
ultime “riforme” scolastiche (Moratti, Gelmini) che
hanno sistematicamente “colpito” il Liceo Classico. In
ultimo si è articolato un interessante dibattito con
parecchi interventi; tra questi quelli del preside Lorenzo
Marotta, che conclude affermando che lo studio al
Liceo Classico forma ad avere una “mente aperta” e
quindi maggiormente pronta e reattiva nella quotidianità, e quello del preside Alfonso Sciacca, che focalizzandosi sul “Gulli e Pennisi” ha affermato che
«Acireale ha necessità del suo Liceo Classico e viceversa, perché la rinascita della Città passa dal fatto che
ci sia un Liceo Classico attivo ed aperto al territorio».
Rodolfo Puglisi
ph Fabio Consoli
"MEDIO O MEDIOCRE ?”
Ho sempre odiato il 5,
come voto scolastico.
Mi è anche capitato di
prenderlo. E mi sono
portato dietro questa
antipatia nel corso del
tempo, facendo fatica
a scrollarmela di
dosso. Quando invece ho preso 0 in
Matematica (alle elementari) e 3 in
Italiano (al ginnasio),
seppur rosso in volto
per la vergogna, per
me sono stati voti educativi, che mi hanno dato forza e
coraggio per migliorarmi e superare l'asticella della sufficienza. Poi, grazie a Dio, mi sono mantenuto su valori
più alti, osando sempre di più laddove mi intrigava mettermi in discussione. Nell'osare ho rischiato anche di
scendere giù.
La stringente attualità dei classici
L’aula magna del Liceo
Classico “Gulli e Pennisi”,
gentilmente messa a disposizione dal dirigente scolastico
prof.ssa
Maria
Castiglione, ha ospitato la
conferenza inaugurale delle
attività dell’Associazione degli
ex alunni dell’istituto. Una dotta
relazione del prof. Giovanni Salmeri
dell’Università di Pisa che ha trattato il tema “Leggere i
classici oggi: istruzioni per l’uso” ha attirato l’attenzione
dei numerosissimi soci intervenuti. Ad introdurre il relatore il prof. Alfonso Sciacca, ex Preside del “Gulli e
Pennisi”, Presidente dell’Associazione “Alumni”, che ha
affermato come la cultura non sia un modo di sapere,
ma un modo di essere. «Essere – ha detto Sciacca –
significa agire, testimoniare anche all’interno della propria Città il proprio modo di essere. Bisogna riaprire un
dialogo tra la Città e la Cultura classica, che non può
assolutamente essere dimenticata».
Il prof. Salmeri nella parte introduttiva del suo discorso,
memore delle sue origini acesi, ha esaltato lo spirito
civico di Acireale, paragonata ad una città del periodo
ellenistico, ricordando come negli anni della sua giovinezza sia la Città che il “Gulli e Pennisi” erano presi ad
esempio. Salmeri ha voluto ricordare Giuseppe Riggio,
autore dell’erbario “Acis Hortus Regius” pubblicato nel
1811 ed illustrato da Emanuele Grasso, e recentemente ristampato da Franco Maria Ricci. Quindi Salmeri,
dopo questo omaggio alla Città, entra nel vivo dell’argomento chiedendosi se nel panorama letterario odierno vi fossero dei modelli da seguire. Vista la grande
produzione letteraria, facilmente riscontrabile nelle
librerie, anche e soprattutto in quelle frequentate da un
grandissimo numero di avventori come possono esserlo quelle esistenti all’interno degli aeroporti, non luogo
per eccellenza, il modello di riferimento pare essere la
Roma Imperiale, che in questo momento storico, sembra essere preferita alla polis greca perché espressione
di una civiltà che all’epoca poteva essere riconosciuta
quasi come antesignana dell’odierna società globalizzata. Molteplici gli esempi di opere letterarie e cinematografiche citate dal relatore che hanno come ambientamento, o più semplicemente come spunto, Roma o
parti del suo Impero. Salmeri poi si sofferma su quattro
autori classici, presi a modello. E ne consiglia anche la
lettura (o la rilettura) di alcune loro opere; si tratta di
Orazio, Marc’Aurelio, Seneca ed Epitteto. Da ultimo, un
altro omaggio alla Città, citando alcuni personaggi acesi
o che comunque sono stati legati ad Acireale. Inizia col
Vescovo Ottavio Branciforte, autore del trattato “De
Animorum Perturbationibus”. Prosegue con Alfio
Grassi, soldato napoleonico, che combatté per l’indipendenza della Grecia ed a cui è stata intitolata una
antica piazza cittadina (u funnacheddu). Cita poi la
“Farsaglia” di Anneo Lucano nell’edizione pubblicata nel
1826 e tradotta da Francesco Cassi, nelle cui pagine
introduttive sono citati alcuni uomini di cultura che sottoscrissero, quasi sponsorizzarono diremmo oggi, l’operazione culturale, ordinati per Città; la prima Città in
ordine alfabetico è Acireale, sotto la cui dicitura erano
impressi ben sei nomi tra cui quelli di Camillo Amico,
Alfio Grassi e Pasquale Pennisi Cagnone. Questo
dimostra come Acireale fosse ben inserita nella cultura
nazionale.Il Preside Sciacca nel ringraziare l’autorevole
ospite per la dotta conferenza, ha sottolineato come la
storia del Branciforte gli fosse ben conosciuta perché un
suo professore di Liceo, Giuseppe Cavicchi, ne parlava
spesso ed anni dopo scrisse un volume sull’opera del
prelato, “Le perturbazioni di un vescovo siciliano del
Sec. XVII (Ottavio Branciforte)”. Esempio paradigmatico
di come la Scuola con i suoi docenti, ma anche con i
suoi metodi ed insegnamenti, deve essere ben radicata
nel territorio in cui opera.
Rodolfo Puglisi
ph Fabio Consoli
Odio il 5, perché con l’aggiustamento di un’unità, conduce alla sufficienza, anche quando questa valutazione non
è affatto meritata. Detesto il 5 perché, che sia un compito o un'interrogazione, è la sommatoria dei seguenti
punti aggiuntivi in ordine di apparizione: la presenza fisica (c’è ed è presente); l’adempimento (quel compito
comunque si è fatto); il minimo sforzo (una versione
meno nobile della Legge di Zipf); un generico incentivo a
fare meglio la prossima volta; la simpatia (siamo tutti
essere umani).
Odio il 5 perché non è un voto medio, ma mediocre.
Eppure sembra che sia il voto più ambito oggi e quello,
in fondo, più “politically correct”: dalla Scuola
all’Università (dove magari le scale di valori sono diverse), dalla gestione delle aziende (pubbliche o private) al
"far politica" nelle istituzioni.
Ci manca poco, pochissimo veramente, perché diventi
un approdo sicuro anche nella gestione
delle relazioni fra persone. In compenso, la virtualità si avvicina al dieci e
lode."
Rosario Faraci
AKIS
Sabato 18 Gennaio 2014
Testimonianze di attività lavorative etnee d’altri tempi:
le Tacche della Neve
Capita talora di imbattersi un una profonda buca scavata dall’uomo spesso
contornata di pareti manufatti in pietra lavica al fine di contenere la neve
che ad una certa quota sull’Etna cade abbondante nella stagione invernale. Sono queste le tacche delle neve un tempo molto diffuse prima della
costruzione dei frigoriferi. Si tratta di neviere che servivano per il commercio della neve attive fino a circa metà secolo scorso quando l’avvento del
frigorifero rese inutile questa dura attività lavorativa. Il nevaiolo si alzava
alle tre del mattino per raggiungere la neviera a dorso di asino o mulo ed
iniziare all’alba il lavoro. In autunno si ripuliva il fondo delle fosse da terra
e pietre. Successivamente
si rivestiva con fieno, foglie
secche e felci. Dopo una
nevicata si andava a riempire la tacca con le pale fino
a riempirla. A febbraio si
batteva la neve con le pale
per compattarla al fine di
farla diventare ghiaccio e
quindi si copriva la neviera
con uno strato di foglie secche ed uno di cenere vulcanica per evitare lo scioglimento del ghiaccio. Lo strato di foglie e terra funzionava da perfetto isolante termico e manteneva il ghiaccio fino alla stagione estiva
quando i nevaioli con picconi, pale, cunei ed attrezzi
vari scolpivano blocchi di
circa 90 - 100 chilogrammi
che venivano riposti dentro
sacchi di iuta contenenti un
rivestimento di felci e caricati sui muli per essere trasportati a Catania e negli
altri centri abitati. Mentre
molte tacche della neve
sono lontane dalle ordinarie
vie di comunicazioni e
richiedono diverse ore di marcia per raggiungerle altre sono invece particolarmente facili da visitare. Ad esempio, la tacca della neve di Fornazzo
posta appena più a valle della piazza. Una tacca di particolare fattura e
notevoli dimensioni e la neviera posta poco a monte di Pietra Cannone
quasi sfiorata dal flusso lavico del 1971, consolidatosi ad una decina di
metri dalla neviera, e la cosiddetta Grotta della Neve che si trova molto più
a monte sulla Mareneve prima del bivio che conduce a sinistra al rifugio
Citelli ed a destra a Linguaglossa. Le Tacche della Neve costituiscono un
interessante testimonianza della civiltà contadina dell’area etnea quando il
duro mestiere del nevaiolo, oggi scomparso, costituiva fonte di sostentamento per tante famiglie.
Foto e testo di Giovanni Tringali
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HELICOBACTER PYLORI NELLE FECI IN PCR.
“La città del futuro. Quali prospettive per Acireale?”.
Secondo recenti statistiche 12 milioni di italiani hanno la gastrite
e oltre un milione sono
portatori di ulcera
senza saperlo. La
grande novità degli
ultimi vent’anni, però,
è che non si tratta,
come
lungamente
pensato, di patologie
psicosomatiche o da
stress dalle cause
sconosciute, bensì in oltre il 90% dei casi a provocarle è l’infezione da
Helicobacter pylori. Una scoperta di notevole importanza che è valsa a due
patologi australiani, Robin J Warren e Barry J. Marshall, il premio Nobel
assegnato nel 2005. L’Helicobacter pylori è un batterio che causa la gastrite di tipo B detta anche gastrite antrale cronica attiva. Questo batterio, presente a carattere endemico in tutto il mondo, si trova nella quasi totalità dei
soggetti ulcerosi e nel 60% dei soggetti con dispepsie e disturbi digestivi
vari, e si trasmette per contatto inter-umano diretto. Se presente
l’Helicobacter occorre intervenire con la terapia eradicante la quale associa due antibiotici ed un inibitore di pompa ma questa dev’essere prescritta dal medico. Eradicare il batterio è importante perché l’infezione da
Helicobacter pylori, oltre all’ulcera gastrica e alla gastrite antrale, può causare il carcinoma dello stomaco. Nel 1994 l’Helicobacter pylori è stato classificato oncogeno di prima classe per il cancro allo stomaco con una pericolosità pari a quella del fumo di sigaretta per il cancro al polmone.
L’insorgenza del carcinoma gastrico, annoverato tra i più pericolosi tumori, avviene nel tempo attraverso la trasformazione metaplastica dell’epitelio gastrico (metaplasia intestinale) e la successiva displasia che precede
il tumore. Un volta adeso alla cellula, l’Helicobacter elabora una citotossina (Cag-A) la quale, agendo sulle cellule mucipare dello stomaco causa la
formazione di muco anomalo dotato di scarso potere protettivo nei confronti dell’acido cloridrico presente nel succo gastrico.
Il metodo con il quale viene eseguita la ricerca dell’Helicobacter pylori
nelle feci è la PCR (PCR è l’acronimo di Polimerase Chain Reaction)
[1]. Si tratta di un’innovativa tecnica
di biologia molecolare molto sensibile e specifica perché dimostra la
presenza del DNA del batterio e teoricamente basta una sola cellula
batterica il cui DNA viene amplificato per milioni di volte per avere una sicura diagnosi anche se il batterio non
è più vitale. Addirittura è possibile anche conoscere la resistenza agli antibiotico cosa questa che, ovviamente, non è possibile fare con il test del
respiro. La PCR è quindi molto più sensibile della ricerca diretta dell’antigene fecale effettuata comunemente nei laboratori clinici la quale non riesce a rilevare meno di 200 ng/ml di antigeni batterici. La ricerca degli anticorpi, sintetizzati dall’organismo in risposta all’infezione batterica, non fornisce certezza d’infezione in atto. Pertanto, se dovessero essere presenti
gli anticorpi anti Helicobacter occorre eseguire il test in PCR che è superiore anche al cosiddetto “test del respiro” (urea breath test) il quale utilizza l’attività ureasica dell'H. pylori con conseguente produzione di ammoniaca ed anidride carbonica che viene rilevata nell’aria espirata. Il test del
respiro, oltre ad essere indiretto, è invasivo perché il C14 talora impiegato
in alcuni metodi del respiro è un isotopo radioattivo del carbonio. Patologie
associate a helicobacteriosi gastrica:
• Anemia sideropenica. vari studi dimostrano che l'eradicazione di Hp
determina una rapida e stabile regressione dell'anemia in tutti i pazienti
trattati, sia adulti che bambini.
• Alitosi. Essa è legata ai processi putrefattivi in ambiente gastrico dell'Hp
e la terapia eradicante è sempre risolutiva.
• Cardiopatia ischemica. Alcuni studi hanno evidenziato l'esistenza di una
correlazione fra infezione da Hp e cardiopatia ischemica.
• Prurito cronico. Remissioni complete o solo parziali dopo trattamento eradicante sono state registrate nel 30-73% dei pazienti affetti da prurito cronico, da dermatite nummulare e da "prurigo chronica multiformis".
• Artrite reumatoide. L'infezione da Hp è implicata nella patogenesi dell'artrite reumatoide e la sua eradicazione può indurre un significativo miglioramento della malattia per più di 24 mesi. La prevalenza dell'Hp non è più
elevata nei pazienti con artrite reumatoide rispetto ai controlli, ma l'infezione da Hp aumenta il rischio di ulcera nei pazienti trattati con farmaci antiinfiammatori non steroidei (FANS); pertanto, la sua eradicazione riduce il
rischio di ulcera nei pazienti in trattamento con FANS.
• Glaucoma ad angolo aperto. Nei pazienti con glaucoma si è osservata
un'alta incidenza di infezione da Hp (88%). E' stato notato miglioramento
della pressione oculare media e del campo visivo nei pazienti affetti ad
glaucoma cronico ad angolo aperto sottoposti con successo a terapia eradicante per l'Hp.
A cura del Dott. Giovanni Tringali
Incontro programmato da “CambiAmo Acireale”
nell’ottica di intraprendere un percorso destinato
ad un’adeguata e costruttiva programmazione di
quello che sarà il futuro sviluppo del territorio di
Acireale nell’ottica della prossima rivisitazione
dello Strumento Urbanistico acese.
Argomento dell’incontro: “La città del futuro.
Quali prospettive per Acireale?”. L’importante
incontro, moderato da Orazio Maltese ha avuto
come relatori il prof. Alberto Ziparo (ingegnere e
Urbanista dell’Università di Firenze Corso di
Laurea di Architettura) ed il dott. Andrea Pidalà
(pianificatore territoriale e Urbanista dell’Università di Palermo Corso di
Laurea di Ingegneria). Orazio Maltese, dopo i saluti e aver presentato gli
ospiti alla platea costituita da circa duecento tecnici, ritiene che per la programmazione territoriale sia necessaria, il più possibile, una politica condivisa, non solo dalle forze politiche ma anche dalla società civile.
Sono intervenuti: Roberto Barbagallo, candidato sindaco per CambiAmo
Acireale, il quale, dopo i saluti, ritiene che oggi parlare di PRG significa parlare di centro storico e soprattutto di Piano Strategico, per uno sviluppo
sostenibile della città senza dimenticare la sua propensione turistica. Nicola
D’Agostino considera determinante un preliminare incontro tra tecnici al fine
di prevedere non più una città aperta alla speculazione edilizia (ci sono centinaia di vani invenduti), ma una città propensa soprattutto all’attività turistica. Orazio Maltese riprende la parola ricordando al riguardo che la Regione
Trentino è la più ricca d’Europa, fondando tutto sul turismo. Andrea Pidalà,
il quale ribadisce che purtroppo fino ad oggi la programmazione di un PRG
venga approntata con l’uso di leggi anacronistiche, soprattutto nei 390
comuni siciliani. E’ necessario un PRG con valenza strutturale in modo da
creare un Documento strategico che tenga conto degli aspetti programmatorio e pianificatorio. Alberto Ziparo, dopo aver elencato le pessime esperienze avvenute con l’intervento straordinario per il Mezzogiorno negli anni
’50 e ’60 attraverso la creazione dei grandi poli industriali tanto che dopo le
evidenti conseguenze fallimentari si è avuto uno scollamento territoriale,
ritiene sia opportuno adottare definitivamente il Piano Casa, quindi la
messa in sicurezza del territorio e la rimessa in utilità del patrimonio edilizio
esistente, per fini abitativi quanto per fini commerciali, artigianali e turistico
ricettivi, di un turismo sostenibile che si leghi definitivamente al paesaggio.
Claudio Patanè, Architetto, il quale ha voluto dare un contributo raccontando la sua esperienza di lavoro a Lisbona. Luca Scandurra (Kalusca) il quale
ha il proprio contributo in termini di crescita della città.
ph Fabio Consoli
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AKIS: Anno X, numero 2 del 14 Febbraio 2014 - Editore e Direttore Responsabile: Turi Consoli - Autor. n. 22 del 23/05/2005 del Tribunale di Catania - Sede: via M. di Casalotto 68 - 95025 Aci S.Antonio
Redazione: via Alliotta, 14 - 95024 Acireale - Tel.- Fax 095 7921059 – 347 5382517 - [email protected] - Tipografia-Litografia: “TM” di Mangano Venera - via N. Martoglio, 93 - S. VENERINA (CT) Tel. 095 953455 - Site: www.akis-aci.com - www.akis-acionline.com - Elaborazione grafica, fotomontaggi e impaginazione: MP Graphic di Maurizio Pagano - Tel. 347 1433135 - Distribuzione e
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AKIS
Venerdì 14 Febbraio 2014
Un’immagine di Sicilia,
Valverde in bianco e nero
di Matteo Donato e Gaetano Bonanno
(Valverde 2013) è un libro corale, corale
nel senso più pieno del termine, nel senso
che vi partecipa tutta Valverde, quella del
centro e quella delle contrade, quella del
suo popolo di ieri e quella degli abitanti di
oggi. Un coro a due voci si potrebbe dire:
la voce delle cose e quella delle persone.
Da una parte il santuario secolare, la piazza, le case di corso Vittorio Emanuele
poste in lunga unica fila, le pochissime
ville, i vigneti e le vendemmie, le strade con carretti e dall’altra le famiglie,
Torrisi, Cosentino, Spina, Tosto, Finocchiaro, Di Bella, gli uomini e le donne
che lavorano, si sposano, i bimbi in chiesa e poi a scuola, le ragazze che
frequentano la “mastra”, i giovanotti in piazza, in una Valverde che lentamente si modifica, che alla fine non è più frazione ma comune autonomo.
Coro di voci che, dato il piccolo contesto paesano, s’intersecano e ritornano
con una certa frequenza, ma che non mancano di vibrare di sfumature sempre diverse, sì che se senti la ripetizione, la avverti come un refrain, un motivo di sottofondo che costituisce quasi un filo musicale conduttore. Sono 358
immagini divise in 12 sezioni con relative sottosezioni: gli autori, infatti,
hanno scelto di procedere per temi seguendo all’interno di essi per quanto
possibile uno svolgimento cronologico. In buona parte le foto, escludendo le
cartoline, sono scatti più o meno occasionali di privati o amatori; relativamente poche quelle di fotografi di professione. La sezione della “vendemmia”, attività che per secoli è stata l’espressione più significativa e vitale
della laboriosità valverdese, presenta un buon incremento di immagini, tutte
suggestive e sottilmente nostalgiche. Va sottolineato come nelle foto più
Un manuale didattico di scacchi
Un manuale agevole, pratico e di facile consultazione. Adatto sia per i neofiti del gioco, specialmente i bambini e ragazzi che sono alle “prime mosse”,
ma anche a chi voglia perfezionarsi nelle giocate. Stiamo parlando dell’ultimo libro di Santo Daniele Spina, “Centocinquanta esercizi di tattica scacchistica”. Un volume, come spiega l’Autore nell’introduzione, nato dall’esigenza di fornire agli studenti che frequentano corsi di scacchi a livello scolastico un sistematico repertorio di esercizi di tattica. E corsi il Nostro, ordinario
di Lettere al Liceo Scientifico-Linguistico “Archimede” di Acireale, ne ha
organizzati tantissimi, sia a livello scolastico che non, sfornando tanti piccoli “campioncini” della scacchiera. Moltissimi infatti sono i titoli provinciali e
regionali nei Giochi Studenteschi che suoi allievi hanno conseguito negli
anni, così come piazzamenti di rilievo a livello nazionale. Un libro quindi che
è il frutto di tanti anni di lavoro sul campo, o, per meglio dire, sul tavolino.
Spina in quest’opera spiega la nomenclatura, didatticamente importante,
che introduce il neofita nel mondo dei tatticismi; ben cinquantacinque sono
gli esempi introduttivi di livello elementare , in cui l’Autore propone temi tattici frequenti come l’attacco doppio, l’attacco di scoperta, l’attacco doppio di
scoperta, l’inchiodatura, l’infilata, lo scacco perpetuo, l’intrappolamento e
altri. Seguono poi i 150 esercizi, tratti da partite realmente giocate, divisi in
gruppi di 6, ciascuno dei quali presenta l’indicazione di chi ha il tratto ed il
tatticismo proposto. Le soluzioni, la bibliografia di riferimento e il lunghissimo elenco delle pubblicazioni di Spina chiudono il volume. Santo Daniele
Spina, Maestro per corrispondenza ASIGC, istruttore giovanile FSI
(Federazione Scacchistica Italiana), storico degli scacchi e collaboratore
con varie riviste italiane e straniere, è attualmente tesserato della Galatea
Scacchi Acireale. Ha fondato l’Associazione Dilettantistica Scacchi Valverde
nel 2005, di cui è stato segretario. Curatore dell’Archivio storico del Comitato
Scacchistico Siciliano, ha al suo attivo numerose pubblicazioni tra cui l’enciclopedica “Indice bio-bibliografico degli scacchisti attivi in Sicilia” che
rimonta al 1500 e che è in costante fase di aggiornamento.
Rodolfo Puglisi
“Rivolgimenti”
o
recenti Valverde tenda a perdere l’antico aspetto di “terra di vigneri”. Nuove
strade hanno tagliato le sue vigne, mentre i palazzi di cemento (primo per
importanza il municipio) hanno modificato l’assetto urbano, indicando nello
sviluppo edilizio la maggiore fonte di lavoro del domani. Particolarmente
interessante la documentazione in buona parte inedita relativa alla Birra
Henninger, il cui stabilimento è stato per alcuni decenni fonte di occupazione e di benessere per decine di famiglie nel momento delicato del quasi irreversibile abbandono della secolare attività contadina. Gli autori sono stati
quanto mai vigili nell’evitare il rischio di confezionare un’opera brodolosa
nelle immagini ed ammiccante nelle didascalie, rischio insito nelle pubblicazioni che riguardano il “com’eravamo”. Non sono poche le foto veramente
straordinarie che danno il clima culturale e sociale del piccolo mondo antico
di ieri, quando tutti conoscevano tutti: in esse si ripropone quella sorta di
respiro poetico che accompagna il tempo dei nonni o bisnonni.
Il volume, che già nella prima edizione aveva varcato il limite della semplice
raccolta di fotografie, ci sembra avere rafforzato la sua valenza di pregevole galleria di una sicilianità che il moderno modo di vivere tende a cancellare. L’opera che costituisce per Valverde un vero e proprio evento cittadino,
s’inserisce tra i similari inventari siciliani in modo decoroso e sorprendente.
Con questo ristampa, che alla fine è più di una seconda edizione e che
avrebbe potuto intitolarsi Di Valverde e dei Valverdesi, Donato con la sua
esperienza di storico del territorio e Bonanno con quella di fotografo hanno
voluto dare un contributo culturale alla Valverde attuale tramite la ricreazione dell’atmosfera della Valverde che non c’è più o, detto più poeticamente e
nostalgicamente, della Valverde del tempo che fu.
M. D.
Un romanzo che coniuga storia locale
e valori universali
“Rivolgimenti” si intitola la quarta opera storico-letteraria di don Salvatore Coco (A&B
Editrice, Acireale-Roma, 2011). L’autore, pur
confermando alcune caratteristiche degli
scritti precedenti, soprattutto nella cura della
documentazione storica e d’archivio, va
oltre perché questa volta lo spunto tratto
dalla storia dell’Ottocento fa da sfondo ad
un vero e proprio romanzo, molto interessante e capace di lasciare tracce significative nella mente e nel cuore del
lettore. Egli si avvale, altresì, della propria esperienza pastorale ad
Acitrezza, Cosentini e Linera, dove ha avuto la possibilità di conoscere
eventi storici e naturali nonché personaggi di ogni ceto sociale. Egli prende
spunto dai rivolgimenti e dalle trasformazioni che hanno avuto luogo nei territori sopra individuati instaurando un convincente correlazione tra microstoria e macrostoria relativamente agli avvenimenti che dal 1810 circa si sono
succeduti fino al 1880. I rivolgimenti sociali ed economici sono legati al passaggio nell’area acese già dal XVI secolo dalla proprietà feudale e dagli usi
civici dei terreni demaniali, alla nascita e all’affermazione di una nuova classe borghese, la quale decide di impegnare buona parte delle proprie risorse finanziarie per la trasformazione del bosco di Aci prevalentemente in
vigneti e frutteti, dando così impulso ad una nuova economia e a una ricomposizione inedita dei ceti sociali (proprietari, massari, lavoratori dei campi,
artigiani …). L’incremento delle popolazioni produce degli agglomerati urbani, fa nascere i luoghi di culto, strade e piazze dove si ritrovano gli abitanti.
Il filo conduttore del romanzo fa capo ad una figura realmente esistita, quella di Don Minicu, vera figura emblematica, che cura con impegno e fedeltà
tutti i lavori per la trasformazione delle proprietà appartenenti prima alla
famiglia Roncisvalle e poi per lungo tempo e fino alla morte a quella dei
Cosentini; è un vero testimone di un grande sforzo migliorativo che dà i suoi
frutti e dà una connotazione precisa ad alcune aree territoriali. Quasi tutti i
personaggi del romanzo sono realmente esistiti; l’autore con la sua immaginazione ce li presenta in azione secondo il loro ruolo, tutti caratterizzati da
una fede sincera e dalla voglia di contribuire al miglioramento sociale e religioso della zona, senza farsi incantare dai pifferi magici delle propagande o
da idee sovversive. L’intento altamente meritorio dell’autore è quello di aver
dimostrato in forma narrativa come “i veri rivolgimenti sono quelli che partono dall’intimo dell’uomo e magari con fatica si fanno strada, diventano gesti,
opinioni, strutture, partecipazione … Il mio raccontare – continua don Coco
– è un risvegliare l’attenzione per il piccolo cosmo dei nostri paesi etnei non
solo inteso come apprezzamento della microstoria, per quanto si vuole interessante, ma come rilevazione e valutazione di alcuni elementi universalmente validi che permettono i cambiamenti ed il sorgere di nuove aggregazioni umane”. Il libro, che si avvale di un’ottima presentazione di don
Giovanni Mammino, è corredato da schede storiche ed immagini rare e si
legge agilmente per lo stile misurato e gradevole.
Giovanni Vecchio
Alla ricerca della casa di Pietro Paolo Vasta
nelle campagne di Santa Venerina
Una passeggiata lungo la via rurale XXV Aprile a Santa Venerina, in parte
basolata in epoca remota per il passaggio dei carretti e in alcuni tratti rimasta con semplice selciato naturale, per esplorare un’area, la contrada Fago,
una volta appartenente all’ex Contea di Mascali e che oggi fa da confine tra
i Comuni di Santa Venerina e Giarre. Sono in compagnia dell’ing. Leonardo
Russo che in quei pressi ,assieme ad alcuni suoi parenti, possiede dei terreni con dei fabbricati e conosce benissimo quel territorio non solo per
averlo frequentato, ma anche per aver sviluppato una ricerca storica tramite atti notarili dei passaggi di proprietà in tutto il circondario per ragioni professionali dovendo individuare le particelle e i loro titolari di ieri e di oggi per
fini “volturali”. Un’escursione molto interessante perché contribuisce ad
integrare la conoscenza dei luoghi e delle vie poco frequentate del territorio comunale e a esplorare altarini ed edifici di alcuni secoli fa. Soprattutto,
però, il mio interesse
si è concentrato su
una casa in mezzo
alla campagna, ma
non molto distante
dalla stradella sopra
indicata, di cui fu
proprietario il noto
pittore acese Pietro
Paolo Vasta e successivamente il figlio
Alessandro. Da testimonianze scritte e da
studi effettuati , oltre che da me, da altri studiosi di storia locale, risultava
questa presenza dei Vasta in quest’area che faceva da spartiacque tra le
Terre di Aci e l’antica Contea di Mascali, che veniva messa in relazione con
la presenza nella Chiesa Madre Santa Venera (edificata nel 1749) di uno
dei quadri più belli di Pietro Paolo Vasta, recentemente restaurato, che raffigura la Sacra Famiglia e si trova collocato nel coro a destra dell’altare
maggiore; altri due quadri del figlio Alessandro raffigurano l’Immacolata e
San’Antonio Abate (anch’essi restaurati), il primo di fronte a quello dipinto
dal padre e l’altro in alto sul lato destro dell’ingresso principale della chiesa. Paolo Vasta, da buon acese, volle rendere il suo tributo alla patrona
della sua città S. Venera e alla nuova chiesa edificata da acesi al confine
tra i due territori, anch’essa dedicata alla santa. La casa si trovava all’interno di una zona “vitata e arborata” ed era funzionale per una vita semplice
ma con le “comodità” comuni dell’epoca. La casa mantiene tuttora le sue
caratteristiche settecentesche, mentre invece la cantina allocata poco
distante ha subito dei rifacimenti in tempi più recenti e il cancello in ferro originario è stato trafugato. Attualmente i due edifici sono condivisi dagli proprietari (Fichera e Pulvirenti) dei due appezzamenti di terreno, i quali
hanno provveduto a separare le parti di propria pertinenza. Paolo Vasta,
dopo aver dominato la scena artistica per tanti anni affrescando le principali chiese di Acireale, nel 1755 fu colpito da ictus cerebrale e per ben cinque anni rimase paralitico fino alla morte che intervenne all’età di 63 anni
il 28 novembre 1760. Aveva avuto sette figli da Isabella Adami, che aveva
sposato durante il suo periodo di perfezionamento artistico a Roma tra il
1714 e il 1730. La malattia di cui venne colpito impedì a Vasta di continuare il suo lavoro e si trovò in cattive acque mancandogli le risorse finanziarie per il mantenimento della numerosa prole. Dovette ipotecare i suoi beni,
richiedere prestiti e fruire dei frutti del fondo della sorella Teresa. Una testimonianza interessante è quella raccolta nell’archivio storico di Acireale da
Gaetano Gravagno il quale riferisce che, con atto del 19 aprile 1745 del
notaio Mariano Gambino, ricevettero, lui e Alessandro, unico figlio maggiorenne, un aiuto di venti onze dalla “Venerabile Arciconfraternita S. Maria
del Suffragio delle Anime Purganti”, ma dovettero dare in garanzia proprio
questo terreno di contrada Fago a Santa Venerina, e nel 1755 il Vasta fu
costretto ad assumere nuove obbligazioni per 130 onze per far fronte ai
debiti scaduti. Mesta fu l’ultima parte della vita del grande pittore non soltanto per le condizioni economiche, bensì anche per la cattiva condotta del
figlio Rosario che gli procurò dolore e ulteriori spese legali. Oggi Vasta è
stato finalmente riconosciuto nella sua grandezza e studiosi d’arte autorevoli ne hanno messo in risalto la genialità e le qualità artistiche. La passeggiata in contrada Fago, dunque, mi ha riportato indietro nel tempo perché in quei luoghi si ha l’impressione di trovarsi in un posto ancora incontaminato e l’immaginario si scatena al pensiero che in quel sito figure illustri vi svolgevano parte della loro vita contribuendo allo sviluppo del territorio e lasciando tracce indelebili della loro arte. L’occasione è stata propizia anche per scoprire nella confluente via Napoleone Colajanni, che segna
il limite tra S. Venerina e Giarre, un altarino dedicato a San Giuseppe,
recentemente restaurato da volontari. In ogni angolo del territorio, infatti, a
protezione dei residenti e dei passeggeri, venivano edificati questi altarini
con l’effigie della Vergine Maria o di altri santi. Dalla visione degli atti di successione apprendiamo inoltre che in contrada Fago parte dei terreni furono di proprietà di Mariano La Rosa, che fece parte della commissione nominata dal senato cittadino di Acireale nel 1837 per recarsi a Napoli per chiedere al sovrano, tra l’altro, l’elevazione di Acireale a Capo di Distretto e che
fu eletto nel 1848 componente del “Comitato provvisorio” per reggere la
cosa pubblica in occasione della rivolta che aveva interessato la città.
Dunque, un’immersione nel passato per consolidare la conoscenza delle
radici storiche di questo territorio.
Giovanni Vecchio
Cake Rewrite
Nell’ambito
della
manifestazione
AciRewrite è andata in mostra, presso il
Collegio
IPAB
Santonoceto
e
Conservatori riuniti, la rassegna di torte e
manufatti in pasta di zucchero dal titolo
Cake Rewrite. La manifestazione, organizzata dalla drogheria La Liquirizia di
Mario Trovato, sita in piazza Europa 14,
ha visto il coinvolgimento di ben 14 cake
designer che hanno messo a disposizione
di coloro che hanno visitato la mostra i
propri lavori, mettendo in risalto il proprio
talento e la propria passione. Le cake designer Sara Samperi, Angela Palella,
Manuela Pace, Rosi Caramma, Valentina di Maria e Katia Barbuzzi, Marilena
Finocchiaro, Alessia e Erica Lo Giacco, Sara Messina, Simona Costanzo,
Laura Ferma, Sara Marletta, Francesca Danzì hanno dato prova di grande
competenza tecnica nell’utilizzo della pasta di zucchero, ingrediente che oggi
costituisce un elemento imprescindibile per ogni torta che voglia essere oltre
che buona fortemente scenografica. Ognuna con le proprie inclinazioni ha
presentato un manufatto che potesse rappresentare il soggetto che più la
caratterizza, spaziando dal modello umano, ai fiori, al mondo dei cartoni, ai
confetti decorati. Il successo della mostra che sarebbe dovuta durare solamente una settimana ha visto il prolungarsi per tutti i fine settimana di gennaio. Nell’ambito della stessa mostra il giorno dell’inaugurazione, giorno 6
gennaio, e il giorno della primitiva chiusura della stessa, giorno 11, si è dato
vita a due dimostrazioni sul sistema di modellaggio della pasta di zucchero.
Nella prima dimostrazione si è creato un fiore in pasta di zucchero e nella
seconda un soggetto natalizio sul modello thun. Continua l’opera della drogheria La Liquirizia nella diffusione di una passione quella della pasta di zucchero, del cioccolato plastico e più in generale del cake design che sta avendo in Italia grande diffusione e molti seguaci.
Nella foto un momento della dimostrazione inaugurale.
347 1433135
[email protected]
AKIS
SE QUESTO E'...
Considerate Voi se questo è un "Bel
vedere". Non lo è, per te, che provenendo dalla statale in direzione sud, t'imbatti visivamente in quell'incredibile scatolone di cemento, depositato lì in alto,
come partorito da un cielo malignamente beffardo, dal disegno pretenziosamente avveniristico. Che se poi sali per
via Aquilia, ti senti soffocare da un lattiginoso muro che ti fa rimpiangere di non
essere writer, tanto pregnante è l'invito a
munirti di colorate bombolette spray e
scaricarvi sopra i più fantasiosi e intelligenti disegni. Non lo è, di certo, per C.
A., un acese trapiantato a Milano per
motivi di lavoro, che sulla sua pagina fb
testualmente così scrive: "La villa Belvedere è un patrimonio storico e paesaggistico d'inestimabile valore ed è nei ricordi più cari e nei sentimenti di
tutti gli acesi. L'opera di riqualificazione in corso ne sta facendo un ignobile
scempio sradicando alberi, cementificando in modo selvaggio e stravolgendo edifici storici e luoghi dell'anima." E conclude a mo' di peana, esortando:" Fermiamo tutto questo! Protestiamo almeno una volta, invece di
subire sempre." Questo mesi fa. Ma com'è facilmente verificabile quella dell'allarmato concittadino è rimasta la classica vox clamantis in deserto (e
peraltro si vede che gli organi di controllo, sovrintendenza in testa, la pensano diversamente).
E non lo è fors'anche per il gruppo marmoreo di Aci e Galatea che, se
potesse animarsi e parlare, darebbe vita alla seguente patetica
perfomance che ci piace immaginare. L'affranta Ninfa, dopo essersi industriata, usando tutti i mezzi che ha a disposizione (il legname non manca),
a costruire una robusta lettiga, vi adagia sopra l'amato pastorello. Forti liane
assicurano il corpo alle travi, altre servono per la traina. A fatica, attingendo alla soddisfazione di lasciare per sempre quel luogo che non è più per
loro, riesce a guadagnare l'uscita. Andranno a posizionarsi altrove. Chissà,
magari a piazza Duomo. Gli è che, per becero provincialismo (non c'è ormai
paesino che non abbia il suo Anfiteatro. il suo Actor's Studio, il suo
Laboratorio Artistico), si sta facendo qualcosa di profondamente stonato.
Che ricorda quella famigerata comparsa d'un film mitologico, la quale in
impeccabile tunica, sfoggia per sbadataggine un bigigiannante orologio
svizzero. E poi, "incubatore di creatività" di artisti, che diavolo vorrà dire.
Promesse nate immature e destinate a un'incerta e labile esistenza tenute
artificiosamente in vita? Oppure un aggeggio magico che, somministrato
per un certo periodo. faccia diventare originale, brillante, intelligente, in una
parola "creativo", qualsiasi cretino si trovi? E comunque perché lì? Cosa
c'entra tutto questo con un Giardino della seconda metà dell'Ottocento?
I legislatori, così bravi a inventarsi reati dai confini fumosi quali lo stalking,
la dazione, eccetera, non potrebbero prevedere anche il delitto di "lesa bellezza" o addirittura (ci si passi il neologismo) di "agatocidio"?
E, dopotutto, non c'è un assessorato alla cultura?
Ma pare che esso non veda, non senta, non parli.
E se pensa, pensa che la civiltà, la cultura d' un popolo si compendi nella
capacità do manipolare la carta pesta
Adesso, considerate Voi se questo Belvedere è un bel vedere!
Mariano Antonio Seminara
Venerdì 14 Febbraio 2014
RESOCONTO DI UN SOGGIORNO A BUENOS AIRES
CITTA’ DEL TANGO E DEL LIBRO
Dopo tredici ore di volo mi trovo catapultato dall’altra parte del mondo,
nell’Emisfero australe. A Milano ho lasciato il grigiore umido di una giornata
di metà novembre. Buenos Aires mi accoglie sotto un cielo che ha un azzurro terso, uniforme, trasparente. L’aria ha la leggerezza calda della primavera inoltrata. Gli alberi sono ricoperti di foglie ed alcuni mantengono ancora
intatta la corona di fiori. Il taxi corre dall’aeroporto internazionale Ezeiza
verso la grande metropoli che raccoglie milioni di persone. Appena trenta
chilometri per vedere scorrere dal finestrino immensi spazi con arterie a più
corsie e rigogliosi parchi ai lati. La prima destinazione è San Telmo, uno dei
quartieri più antichi di Buenos Aires. L’architettura dei palazzi è di stile coloniale, il tracciato urbano è regolare, con le ampie e importanti strade alberate chiamate Avenide che corrono da un capo all’altro della metropoli, intersecate da altre che prendono il nome da alcune nazioni del Sud America,
Perù, Cile, Panama, Uraguay.
La strada più caratteristica di Sant Telmo è Defensa. Al mio arrivo mi colpisce la scritta Torquato Tasso. E’ una rinomata milonga dove alla sera mi unisco alla gente per mangiare l’assado, la tipica carne argentina di manzo
cotta alla brace ed ascoltare musica. Rimango stupito dalla partecipazione
attiva di tanti argentini che seguono, applaudendo, i bravi musicisti che si
esibiscono con personali virtuosismi musicali al contrabbasso, al violino, alla
chitarra. Tra tutti gli strumenti quello che mi affascina è il bandoneòn, simile
alla nostra fisarmonica, fondamentale nell’accompagnare l’intrecciarsi di
passi e di corpi dei ballerini di tango e da cui si sprigionano ritmi cadenzati
e melodie di struggente intensità che entrano dentro la pelle. La musica ed
in particolare il tango è per gli argentini una religione. La si respira nell’aria,
la si sente in ogni dove, la si ammira nelle splendide esibizioni dei tanghèri,
di giorno e di notte, nelle piazze. Plaza Dorrego è uno dei luoghi più frequentati dagli artisti di tango. Coppie di giovani ballerini che raccontano con
le movenze dei loro corpi storie di passione, di amore, di gelosia.
Julieta Questa y Rauli Choque sono due bravissimi ballerini che hanno studiato musica. Vengono dal Sud dell’Argentina, dalla città di Calafate. Divido
con loro a sera inoltrata un dolce e un bicchiere di vino rosso. Parlano un
po’ l’italiano e raccontano la loro passione per il tango. La nonna di Julieta ha
origini italiane. Vivono così, ballando nelle piazze, nelle milonghe e partecipando a gare e a festival mondiali di tango. Hanno una milonga a Cordova,
dove insegnano e si esibiscono. Si chiama La Sooocial. Sperano di venire in
Italia. Io sarò lieto di ospitarli in Sicilia. Loro sorridono. Nei loro sguardi trovo
tanta umanità. Nel tango e nella musica è da cercare il cuore argentino.
Il sabato, lungo la Defensa di Sant Telmo si svolge il mercato più ricco di
Buenos Aires. Un susseguirsi di negozi di antiquariato, di artigianato, di bar,
di ristoranti. La strada è animata da gente d’ogni colore. Due chilometri di
stand che espongono di tutto. Mi colpisce il culto della memoria, degli oggetti antichi: stampe, cartoline, vecchie foto, legno della Patagonia sapientemente intagliato, lampade, grammofoni. La sensazione è di percorrere la storia all’indietro per respirare l’anima di un passato ancora vivo. Un passato
che ha il battito dell’Europa, dell’Italia e della Spagna in particolare. La prima
piacevole sensazione è quella di sentirsi a casa, di respirare un’aria europea.
La si coglie nella umanità dello sguardo delle persone, nella loro pronta
disponibilità a dare utili indicazioni, nella loro parlata spagnola perfettamente comprensibile anche da chi non conosce bene la lingua, dalle insegne dei
locali che portano nomi italiani, anche illustri, da gente che ti chiede di quale
regione sei. Sono i nipoti di tanti nostri connazionali che nel dopo guerra
emigrarono in Argentina, provenienti da ogni parte d’Italia. Veneti, emiliani,
toscani, calabresi, liguri, siciliani sbarcati nel porto de la Boca per un sogno
tradito. El Caminito mostra ancora le case precarie fatte di latta e di tavole
colorate. Colori sgargianti che si susseguono in riquadri di giallo, di rosso, di
verde, forse a nascondere o a esorcizzare per i primi arrivati fame e miseria.
Alberto, un siciliano di Pozzallo, si guadagna da vivere scattando nella piazzetta foto ai turisti accanto a finti modelli di ballerini di tango in costume.
Anche la sua è una vita precaria. Trovo in loro tanta nostalgia dell’Europa,
vista come ricca e felice. Una specie di eldorado difficile però da raggiungere e da visitare per via dello scarso valore della moneta argentina. Il pesos
ha un cambio ufficiale con l’euro da 1 a 8. Lungo una delle più frequentate
strade dello shoping, l’Avenida Florida, dove si trova l’omonima Galleria, uno
dei più rinomati ed eleganti centri commerciali di Buenos Aires, per un euro
offrono al mercato nero ( loro lo chiamano blu ) 12-13 pesos. Il doppio di
quanto viene valutato il dollaro. Bisogna andare all’estero per comprendere
il valore della moneta europea. Ma la sorpresa che non mi aspettavo è scorgere la prima sera all’angolo tra due strade, la Defensa e il Cile, il Bar La
Poesia, nella cui insegna in marmo leggo “ Bar letterario, café da arte y
esquina del encuentro, Declarado sitio de interes cultural”. Entro e alle pareti guardo con curiosità foto di poeti, di musicisti, poesie autografate, dediche,
scritti e un soppalco con sedie e scrivanie ricoperte di libri. Non potevo
aspettarmi di meglio. Con i giorni scopro che quel bar non è il solo. Buenos
Aires è disseminata di caffè letterari, frequentati nel tempo da scrittori e
Nell’articolo “Il culto
di San Sebastiano ad
Acireale”, del numero scorso, nell’ultimo
capoverso, per mero
refuso
tipografico
viene indicato il
signor Grasso come
Capo-vara; in effetti è
il signor Leotta ad
essere “titolare” dell’antica tradizione. Ci
scusiamo con l’interessato.
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poeti importanti, ancora presenti in
cera a conversare tra loro, seduti al
solito tavolo con dinanzi una tazzina di caffè. E’ il caso di George Luis
Borges e dello scrittore Adolfo
Casares che, a grandezza naturale,
mi accolgono all’ingresso del bar
nell’elegante quartiere di Recoleta.
Mi siedo al loro tavolo per una foto.
Che meraviglia!
Un altro santuario della cultura e
dell’arte è il Gran Cafè Tortoni del
1858 in Avenida de Mayo 828. Si fa la fila per entrare. L’atmosfera è raffinata con camerieri pronti a servire invitanti dolci tra cui molto buono la torta
foresta nigra. Alle pareti lo sguardo viene deliziato da bellissimi quadri d’autore, da ritratti di scrittori e poeti, da antiche foto di personaggi che hanno
reso celebre il locale e da busti di intellettuali di fama internazionale come
Luis Borges, Carlos Gardel, Alfonsina Storni e il nostro Pirandello. In fondo,
una stanza espone e custodisce preziosi documenti storici, antiche edizioni
di libri, lettere autografe, vecchie foto, memorie, reperti. Un insieme di suggestioni culturali che rimbalzano negli occhi e nell’animo di chi, seduto, non
si aspettava una Buenos Aires così ricca di un patrimonio librario e culturale
di prim’ordine, tale da essere dichiarata dall’Unesco capitale mondiale del
libro per il 2011. Ed a ragione, vista la grande attenzione riservata alla divulgazione e alla fruizione della cultura con la Biblioteca Nazionale, Musei storici, Parchi naturali, Teatri, Gallerie d’arte e un numero impressionante di
librerie, tra cui famosa El Ateneo, ricavata all’interno dell’antico teatro Grand
Splendid nell’elegante Avenida di Santa Fe. Dotata di sistema wi-fi free il visitatore può stare comodamente seduto in poltroncine a sfogliare libri, leggere, consultare riviste, sorseggiare un drink, fare colazione. E’ qui che, tra
affreschi, luci, palchi dorati, scaffali zeppi di libri d’ogni genere, trascorro intere giornate, incuriosito ad osservare tanta gente interessata alla lettura e
all’acquisto di libri e di musica. Ogni anno si svolge la Feria del Libro, la tradizionale mostra-kermesse editoriale che ospita centinaia di case editrici,
con centinaia di presentazioni di novità editoriali, di incontri culturali. Un interesse per il libro che coinvolge settori meno abbienti della città che si occupano di biblioteche popolari come forma di solidarietà sociale. La lettura
continua ad essere un appuntamento importante nella settimana per i porteños, come vengono chiamati gli abitanti di Buenos Aires. I preferiti sono i
“mostri sacri” argentini, come Jorge Luis Borges, Adolfo Bioy Casares,
Ernesto Sabato, Julio Cortazar, Leopoldo Marechal, il premio nobel 2010
per la letteratura Mario Vargas Llosa. Ma anche autori brasiliani come
Clarice Lispector, l'ungherese Sandor e autori giapponesi come Banana
Yashimoto e Haruki Murakami.Tra gli italiani assai conosciuti Calvino,
Buzzati, Pirandello e Dante. A diffondere e sostenere la nostra cultura è
l’Istituto Italiano di Cultura che si trova accanto all’Ambasciata d’Italia in via
Marcello T. de Alvear 1119. L’Istituto è diretto con passione dalla dottoressa
Maria Mazza. Ho piacere di salutarla e mi invita assieme all’ambasciatrice,
Signora Teresa Castaldo, ad assistere a un concerto di musica Jazz a la
Boca. L’indomani presso la Sala di rappresentanza dell’Istituto vi è una dotta
conferenza su Verdi. E’ uno degli ultimi appuntamenti culturali del ricchissimo programma dell’anno, prima delle vacanze estive. Ma vi è un’altra felice
sorpresa. Mi trovo coinvolto un pomeriggio presso la grande libreria El
Ateneo alla presentazione del libro dedicato a Papa Francesco, appena
edito in lingua spagnola, scritto da Elisabetta Piqué, una giornalista de la
Naciòn, amica da un decennio dell’ex cardinale di Buenos Aires Mario
Bergoglio. Un evento culturale che riunisce in modo discreto intellettuali, studiosi, gente comune, tutti orgogliosi di avere un argentino come Papa. Il libro
non tradotto ancora in Italia svela alcuni particolari inediti di come il potere
politico e la curia romana osteggiassero in ogni modo Bergoglio per la semplicità francescana della sua vita e per l’attenzione verso i poveri.
Una figura di sacerdote quella di Papa Francesco che gode di grande ammirazione tra la gente e che fece storcere il naso per la sua elezione inaspettata alla stessa Cristina Fernàndez de Kirchner, presidente della Repubblica
argentina. Durante l’incontro parlo dell’ammirazione dell’Italia per il nuovo
Papa Francesco e della sua rivoluzione silenziosa ed efficace della Chiesa
romana. Mi colpisce una frase pronunziata da un relatore che è anche
emblematica del compito enorme che attende il nuovo Papa. «E’ più facile
cambiare il mondo che la curia romana». Ma la fiducia in Papa Bergoglio è
tanta. Plaza de Mayo con la Casa Rosada e l’ampia piazza dove rimangono i segni della protesta delle madri dei desaparecidos, scomparsi e uccisi
durante la dittatura è una tappa obbligata. Ora sulla Casa Rosada sventola
la bandiera, azzurra come il cielo, della democrazia, anche se non del completo riscatto economico
della sua gente. Non è difficile vedere persone coricate
di notte sotto i ponti, accovacciate sotto qualche portico o semplicemente sui marciapiedi. C’è ancora tanta
miseria accanto a tanta ricchezza riservata ad una
ristretta cerchia di argentini.
Di domenica la Casa
Rosada è aperta ai visitatori.
Un’occasione da non perdere. A gruppi di venticinque
veniamo accompagnati da
una brava guida, Mailéne Santoro, anche lei di origine italiana, per le sale
affrescate e luccicanti di specchi dorati, di pregiati lampadari, di tavoli intarsiati, di quadri appesi alle pareti, di stanze con il ritratto di Evita Peron, il cui
mito è rimasto intatto.
Dobbiamo lasciare la macchina fotografica per entrare nelle stanze dove
lavora la presidente del governo argentino signora Cristina de Kircher.
Qualcuno sorride. Forse non crede che i potenti lavorino.
LORENZO MAROTTA
Nella foto: Lorenzo Marotta, l’ambasciatrice d'Italia in Argentina
dott.ssa Teresa Castaldo,la dott.ssa Maria Mazza, direttrice dell'Istituto
Italiano di Cultura, la moglie di Marotta, la signora Nuccia Milazzo.
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AKIS
Venerdì 14 Febbraio 2014
Viagrande ha perso il Suo Re...
Nel corso di una simpatica cerimonia svoltasi al
Comune di Aci Catena è stato presentato, da parte del
sindaco Maesano, il nuovo assessore Agata Maiorca
che prende il posto di Maria Grazia Forzisi che ha
lasciato l’incarico assessoriale per avvicendamento
programmato . ph Franco Barbagallo
Molto partecipato il convegno su “Rischio Sismico
e Prevenzione – Gli interventi sugli edifici privati con l’Ocdpc 52 del 20 Febbraio 2013” che
si è tenuto nell’aula magna del “Galilei Ferraris” (g.c. dal
Dirigente Scolastico prof.ssa Patrizia Magnasco), a
cura dell’Ordine e della
“Fondazione
Ordine
degli
Ingegneri
di
Catania. Hanno relazionato
gli ing.ri Alfio
Grassi (Il rischio sismico
nell’area catanese), Alfio
C a n n i z z o
(L’applicazione
della
Ocdpc 52/2013 sugli
edifici privati), Luigi
Bosco (La cultura della
prevenzione sismica),
Giuseppe
Torrisi
(Interventi sul patrimonio
edilizio privato. L’attività
del Comune di Acireale). Da registrare anche un intervento
dell’ing.
Salvatore
Maugeri
(dell’ass.Ingegneriarchitettiacesi).
Nelle foto l’ing. Maugeri e l’ing. Grassi
La famiglia di Carmelo Sardella e Veronica Russo è
in festa: è giunto a fare compagnia alla sorellina Matteo
Giovanni, un bellissimo bambino che per come si fa
sentire certamente farà carriera nella professione
forense praticata dai genitori. Ci felicitiamo con gli
amici e con tutti i nonni e
parenti che circondano di
felicità e benessere la famiglia della quale siamo ottimi amici. Auguri Matteo
Giovanni
Con la partecipazione di Nino Zanghì (Presidente di
Partecipazione Popolare) ed i relatori Mariarita
Sorrentino che ha parlato de “La tutela per l’ambiente:
una risorsa per il nostro benessere”, Marcello Monaco
su “Il benessere sociale nella città di Acireale: diagnosi
e terapia” e Marcella Bonsignore su “Il mondo del lavoro ad un bivio: benessere o malessere”. Su questo
tema registriamo alcuni passi dell’intervento della
dott.ssa Marcella Bonsignore (medico chirurgo estetico) ringraziandoLa per la cortese collaborazione prestataci. Il benessere legato al mondo del lavoro è correlato a due aspetti primordiali:la salute e l'ambiente.
La salute di ogni singolo cittadino è a volte in bilico perché alcuni fattori di rischio possono comprometterla e
dar luogo a infortuni, malattie professionali e disturbi
vari che possono avere conseguenze a lungo termine.
L'ambiente entra in armonia con l'uomo quando si parla
di benessere lavorativo. Allo stato attuale il lavoro è
succube di una condizione di malessere generale che
travolge ogni paese, ogni nazione. Quella che viviamo
oggi è un impasse collettiva,una stasi occupazionale
che toglie ai giovani la minima e remota speranza che
la situazione possa mutare nel giro di pochi anni, dove
il sostentamento economico sembra esser diventato un
bellissimo sogno,il miraggio di molti e la realtà di pochi.
Lavoratori dipendenti e autonomi, partite iva e contratti
atipici,dottorandi e docenti precari,trentenni depressi e
sessantenni che continuano a finanziare la vita dei propri figli, sperando che un giorno questi li ricompenseranno! La realtà di oggi nella nostra cittadina,mette in
evidenza tutti gli aspetti di un sistema politico che a
lungo andare ha portato i cittadini ad una condizione di
malessere psichico ed economico,dove regna un economia ferma che non riesce più a decollare. La mancanza di lavoro spinge l'uomo a gesti estremi,lo
apprendiamo quotidianamente attraverso casi di morti
e suicidi di persone che hanno perso il proprio lavoro e,
quindi la propria dignità. La città di Acireale vive in una
nube di tristezza,di malumore quotidiano;la città delle
"cento campane" dove in un tempo remoto si respirava
aria di festa,dove tutto sembrava pullulare in un clima
di benessere,adesso è una città che non sorride
più,dove quasi tutto o meglio tutto si è fermato,dove i
nostri commercianti, imprenditori, artigiani, agrumicoltori sono continuamente soppressi dal dismisurar
aumento dei tributi. Quei volti afflitti dei negozianti
davanti gli ingressi delle proprie attività sembrano rievocar uno stato profondo di amarezza e tristezza.
Perché tutto questo? Se il lavoro nobilita l'uomo ed
attraverso esso ognuno può esprimere la propria capacità di affermazione ,il proprio modo d'essere, qual è la
migliore soluzione? L'economia e il benessere nel lavoro in una città come la nostra,fioriera di risorse dovrebbe essere il frutto di un "connubio" tra iniziativa privata
e amministrazione locale. La futura classe emergente
politica dovrebbe mirare a migliorare la sicurezza del
lavoratore,puntando su 3 obiettivi principali:qualità del
posto di lavoro,ambiente psicosociale e fattori organizzativi.
L’incontro è stato introdotto e moderato dal giornalista
Salvo Fichera.
ph Fabio Consoli
Buone nuove dal “fronte” ospedaliero
La direzione generale dell’ASP di Catania, con un breve
comunicato a firma del dr. Gaetano Sirna, fa sapere che
si sta già provvedendo ad organizzare l’assistenza al
Pronto Soccorso, in modo che un medico si occupi della
gestione dell’osservazione breve e sovraintenda, al
tempo stesso, al triage infermieristico. Buone nuove,
quindi, dal “fronte” ospedaliero e soddisfazione di
Cittadinanza Attiva, del
Tribunale del Malato e,
soprattutto,
di
Mario
Finocchiaro,, consigliere
comunale, da anni impegnato a richiedere la massima attenzione sul nosocomio acese. Tutte le sue
battaglie, e non solo le
sue, alle volte hanno cozzato (continuano a cozzare, secondo noi che in
questo caso siamo molto
pessimisti!) contro la buro-
crazia e sulla pelle del malato. Problemi che potevano
essere risolti con un po’ di attenzione in più hanno avuto
sempre bisogno di fare scendere in campo politici, cittadini e, soprattutto, ammalati che si sono visti negare l’assistenza dovuta ed hanno dovuto riscontare il caos nei
servizi relativi alla salute. Un altro giorno…speriamo di
essere smentiti con i fatti. Ma in ogni caso ci sono “paladini” (vedi sopra)che ci sostengono. Nelle fato di Fabio
Consoli il consigliere Finocchiaro e da sx. Carmelo
Musmeci, Scala ed il sindaco Garozzo durante un
recente incontro nei locali dell’IPAB Santonoceto.
Passare per Piano Gelsi, il salotto di Viagrande, non
sarà piu' lo stesso. Guardarsi in giro, cercando la testa
di Perivancu che sovrasta – dall'alto del Suo metro ed
ottanta – i capannelli di gente riunita a chiacchierare,
sapendo di non vederLo più sarà una fitta al cuore. Ogni
volta. Già lo so. Non vederLo sbracciarsi a salutare,
accogliente come sempre, dandoTi l'impressione ogni
volta di “tornare a casa”...non sarà piu' come prima. Fine
della partita. Ma a chi non è di Viagrande, per nascita o
di...ritorno (per amore, intendo), voglio raccontare chi è
stato Perivancu, al secolo Mauro Giuffrida, classe 1934.
Un sovrano senza trono di un pezzetto di terra ridente
nota come Viagrande, comune pedemontano di grande
tradizione. Quella stessa tradizione che Mauro, ex carrettiere...ex pugile...ex ciclista....(“atleta nel corpo e nell'anima”, come l'ha definito una delle amate nipoti durante i funerali)....ex commerciante di buone sostanze,
acquisite in una vita di sacrifici...ha cercato di tramandare anche per iscritto, scoprendosi al tramonto della Sua
vita, scrittore di grande appeal. Mauro non era come
molti scrittori siciliani che rimestano continuamente nella
propria terra perchè non sanno chi sono e cercano delle
risposte. Lui sapeva esattamente chi fosse e come fosse
la terra che amava. Il Suo unico desiderio era che quel
vasto patrimonio di sentimenti e di conoscenza non
andasse perso e che diventasse humus per costruire un
futuro che odorasse di quel passato, duro e a volte spietato, che tanto aveva amato. Il Suo era semplicemente
un modo di gridare il Suo amore per Viagrande.
In Lui, dai racconti anche avventurosi che Ti faceva non
appena intercettava un Tuo minimo interesse all'ascolto,
era rintracciabile quella “corda pazza” di molti siciliani,
stravaganti senza volerlo essere. Stravagante, ripeto,
non pittoresco come qualcuno, frettolosamente, l'ha
voluto dipingere. Eccentrico nelle Sue varie sfumature,
distaccato come solo i siciliani riescono ad essere. I
migliori, aggiungo. Fino al giorno dei funerali, pensavo
che l'ultima stravaganza di Perivancu risalisse ad un
paio d'anni addietro quando, per festeggiare le Sue
nozze d'oro con la compagna di una vita, al posto delle
classiche bomboniere, aveva deciso di regalare un
sogno ai propri invitati offrendo biglietti “Gratta e vinci” e
riuscendo, effettivamente, a realizzare qualche piccolo
sogno. Era una persona colta senza essere istruita nel
senso canonico del termine e non aveva timore di soffermarsi a parlare con persone di cultura e di estrazione
sociale superiore. Non lo temeva anzi...era uno scambio
continuo. Era una persona egocentrata senza averne la
consapevolezza. Quante volte, L'ho visto intrattenersi
con politici dell'ultima ora...anche di grido...e, mentre
c'era chi si sbracciava per farsi notare senza successo,
Lui parlava esattamente com'era avvezzo a fare con
chiunque e a farsi ascoltare con attenzione e partecipazione. Grande e saggio Mauro!
Quando venni ad abitare a Viagrande, certa di avere
finalmente trovato il mio “luogo dell'anima”, attratta da
qualcosa di karmico che odorava di cose vissute ed
amate, chiesi in giro chi potesse aiutarmi a completare e
confermare quell'amore viscerale con tradizioni...memorie del paese. Insomma, volevo sapere di chi mi ero
innamorata perdutamente.“Perivancu, naturalmente...
chiedi di Lui. A Varanni u canusciunu cani ed iatti”. Ed
era vero, la prima persona che fermai me lo indicò alto
ed imponente a dispetto dell'età. Il Suo aspetto trasudava autorevolezza. L'approccio fu epidermico. Ci “prendemmo”, insomma e nel corso degli anni quel sentimento di subitanea simpatia si è trasformato in affetto. Vero.
Prima ancora di me stessa fu Lui a capire che quel posto
mi era entrato nel sangue. Senza se e senza ma.
Andata via da Viagrande, ogni volta che mi capitava di
tornarci il Suo “Comu sì?” veniva completato da un conseguenziale “E come dovrebbe andare...lontano da
Varanni, vero?”. Non occorreva che rispondessi, mi leggeva dentro “Uno a Varanni se la porta nel cuore, eh? Ti
facisti cunvinta?” Come no, convintissima ma...vedrai
che ci tornerò”. Lo dicevo speranzosa e fiduciosa. Sarà
felice di sapere che ho realizzato il mio sogno. Peccato
che non potrò condividere con Lui la gioia di ripercorrere le stesse viuzze, respirare quell'aria pulita, di perdermi nei colori del nostro bel paese e nelle storie che, mai
sazio, amava raccontare.
Saputo della Sua morte, ho voluto andare a renderGli
omaggio nella Sua casa che, con il tempo, era riuscito a
trasformare in una sorta di Museo ricca di testimonianze
del passato contadino di Viagrande. L' aveva trasformata, generosamente, in un vero e proprio luogo della
memoria, patrimonio collettivo unico ed insostituibile.
Il timore era che mi rimanesse impressa l'ultima immagine di quel corpo robusto e possente ormai inerte.
Volevo ricordarLo com'era. Sempre alle prese con nuovi
progetti. Sempre anziano/giovane giovane/anziano...
fucina di racconti al limite dell'inverosimile.
Mi sbagliavo...L'ho visto ed ho potuto salutarLo, com'era giusto. E, poi, la Sua visione da morto non aveva nulla
di definitivo. Sembrava dormisse pronto a risvegliarsi
per cimentarsi in altre mille avventure. Sicuramente, l'avrà fatto da qualche altra parte. Ne sono certa!
Mi torna in mente la foto che mi mostrò un giorno in cui,
come sempre, era in vena di raccontare... era ritratto,
nei colori seppia tipici delle vecchie foto, in tenuta da
boxer. Contento, mi raccontò che aveva avuto l'enorme
privilegio di conoscere Primo Carnera...lo sguardo, in
quell'occasione si era acceso di una luce infantile.
Era la Sua la storia di un bambino nato in una famiglia
poverissima e che sin da piccolo aveva affrontato la vita
da adulto facendo il carrettiere...mi raccontava di viaggi
interminabili e pericolosi (erano i tempi dei briganti) da
un capo all'altro dell'isola trasportando generi di prima
necessità. Rimpiangeva quei tempi, fatti di miseria e di
privazioni. Chissà perchè. Forse era la nostalgia dell'infanzia, dell'adolescenza, dei tempi che odoravano di
pane fatto in casa, del profumo del mosto, dei grandi
amori e delle grandi passioni... Chissà. Non era uno che
si piangeva addosso, però. La nostalgia era qualcosa di
dolce per Lui e come tale Te la trasferiva.
Come accennavo, in età adulta e pur non sapendo scrivere (me ne accorsi al momento di chiederGli, incautamente, una dedica sulla copia del primo libro che acquistai), affidò le Sue memorie prima ad un'insegnante e
poi alle Sue adorate nipoti che diligentemente hanno
assolto al compito di trasformare in prosa quei ricordi
fatti di immagini, sensazioni, di sentimenti veri.
E così, furono 4 i libri che portano la firma di Mauro
Giuffrida, ai piu' conosciuto come Perivancu. “Peni, lacrimi e gioi...vita di carritteri” dove narra le tante fatiche
della vita dei carrettieri ma anche le tante gioie connesse “Quali?” chiesi un giorno sbigottita ed incredula....”Ma
hai idea di quanti diversi tipi di paesaggi sia ricca la
Sicilia? Passi da un capo all'altro e cambiano i colori, i
sapori, gli odori...è na cosa troppu bedda”. Lo diceva ed
il Suo sguardo si perdeva in quelle immagini che i Suoi
occhi di bambino avevano catturato in tempi lontanissimi. Del carrettiere gli era rimasto l'animo tanto che ad
ogni festa di Sant'Alfio nella vicina Trecastagni, raggiungeva il paese sul suo bel carretto addobbato alla maniera siciliana e c'è da crederci che si sentiva un pascià
sulla cassetta. Lo stesso faceva in occasione della tradizionale Festa della Vendemmia che, ogni anno, si celebra l'ultima settimana di Settembre a Viagrande. Sempre
in testa al Corteo storico, felice come un bambino. Non
sarà piu' la stessa cosa senza di Lui.
A questo Suo primo libro, seguirono, “Novelle rupestri”...”Memorie sicane” in cui venne fuori il Suo animo
delicato e poetico e “Pagine viagrandesi” quest'ultimo
pieno zeppo di foto e testimonianze. Un vero atto d'amore per il Suo paese che nell'imminenza della Sua
morte, sta dimostrando di piangere uno dei Suoi figli
migliori.
Il passaggio della carrozza funebre trainata da due
magnifici cavalli bianchi, ultima bizzaria di
Perivancu...rimasto nell'animo carrettiere, è stata salutata per le strade di Viagrande con un silenzio surreale.
Solo pochi si chiedevano interdetti chi stesse passando,
forse solo quei “forasteri” come chiamava Lui tutti i viagrandesi dell'ultima ora, tra i quali – e di questo Gli sono
grata – non mi ha mai annoverato e che non sapevano
che a Varanni ha perso il Suo re e che – nonostante il
detto – difficilmente ne avrà un altro.
Arrivederci Mauro, a Te il ricordo pieno di affetto e di gratitudine di una viagrandese di...ritorno.
Silvia Ventimiglia
AKIS
Venerdì 14 Febbraio 2014
Club Scherma Acireale
Chiavari. Il Club Scherma
Acireale è ancora una volta
protagonista di una vittoria
sonante. La spadista della
società
acese
Giorgia
Pometti si è aggiudicata l’oro
nell’importante Torneo Under
20. Se infatti l'Italia ha fatto
l'en plein ai Campionati del
Mediterraneo “Chiavari2014”,
ampio merito va dato alla
spadista allenata da Mimmo
Patti, che è riuscita a dare
seguito alle sue recentissime
vittorie, e conquistare un’altra
medaglia pregiata dopo la vittoria di Ariccia, nella Seconda Prova Nazionale Giovani.
INCONTRI SU TEMATICHE DELL’INFANZIA
Fra le numerose attività del Kiwanis club Acireale dal mese di novembre
2013 ad oggi si sono svolti incontri su problematiche infantili nei quali i nostri
soci conoscitori nei vari settori hanno svolto il ruolo di relatori. Tutti gli incontri, presieduti dal presidente Lodovico Soresi si sono tenuti presso la “
Topolinia School “ della nostra segretaria Agata Pennisi Sacoor .
“ IO BAMBINO, LA CITTA’ CHE VORREI “
Relatori: ing. Sebastiano Pulvirenti, ing. Salvatore Di Stefano, ing Salvatore
Leonardi, arch. Mauro Sorbello.Essi hanno affrontato le necessità dei bambini dal punto di vista formativo e ludico presentando , con foto descrittive,
ciò che è stato già realizzato, in particolare nel comune di Aci Catena e ciò
che è in fase progettuale ed in corso d’opera in Acireale.
“ IO BAMBINO, HO BISOGNO DI ESSERE PROTETTO “
Relatori: avv. Rosario Leonardi, avv. Francesco Barbagallo.
I nostri due professionisti hanno relazionato sulla Legge Reg. Siciliana
10/08/2012 n. 478 ed argomentato sulle problematiche attuali in merito alle
“ adozioni e affidamento “ . Sono stati chiariti alcuni punti controversi della
normativa e la reale applicabilità di essa nelle variegate situazioni familiari
che si vengono a determinare.
TANTO PER SORRIDERE...
Fuochi …d’arte “AGATINI”
Domenica 2 Febbraio, come ormai tradizione, si è tenuta per la dodicesima volta la mostra dedicata a Sant’Agata, organizzata dall’Accademia di
Belle Arti di Catania, responsabile dell’evento la Professoressa Liliana
Nigro docente di ben quattro cattedre accademiche, tra queste “Costume
per lo Spettacolo”. 70 abiti hanno preso vita tra sfilata ed esposizione su
manichini all’interno del Museo Diocesano di Catania, dove sono stati premiati i tre abiti che secondo la giuria hanno rappresentato al meglio lo stile,
l’idea e la passione per la “SANTUZZA”. Le borse di studio sono state offerte dai “LIONS” di Trecastagni (presidente Rosa Maria Schinocca - foto) e
Misterbianco e dal “SACRO ORDINE MILITARE Nemagnico Angelico
“IO BAMBINO, HO PERSO UN DENTINO, ASPETTO UN REGALO
DAL TOPOLINO E VOGLIO ESSERE GRANDE E FORTE “
Relatori: dr Giuseppe Pulvirenti stomatologo, sign. Salvatore Salanitro
odontotecnico, dr.ssa Teresa Gualtieri dietista. Le questioni inerenti la dentizione del bambino,il regolare sviluppo , la prevenzione e gli accorgimenti
oggi disponibili per correggere eventuali malformazioni e difetti di occlusione, nonché il ruolo alimentare e nutrizionale sono stati affrontati dai relatori
con dovizia di particolari e grazie allo scambio dei ruoli ,non in modo cattedratico e sequenziale , è stata polarizzata maggiormente l’attenzione del
pubblico. Le immagini proiettate hanno reso ancor piu’ fruibili i concetti
descritti.
- IO BAMBINO, HO BISOGNO DELL’AMORE
DI MAMMA E PAPA’, AIUTATEMI Paternità e maternità responsabile, coppia stabile e serena
Tale argomento rientra in quel percorso sulle problematiche dell’infanzia già
affrontate nei tre precedenti incontri.
Alla presenza del Governatore del Kiwanis Distretto Italia San Marino Carlo
Turchetti i relatori: dott.ssa Maria Francesca Pricoco, Presidente del
Tribunale per i minori di Catania, avv. Matteo Calabretta, avv. Lodovico
Soresi ed avv. Salvatore Peluso hanno relazionato su alcuni aspetti della
tematica in oggetto.In particolare la dr.ssa Maria Francesca Pricoco ha
affrontato la questione “ adozione “ e l’iter necessario per il raggiungimento dell’obiettivo desiderato dalla coppia . Ha sottolineato come il Tribunale
dei Minori di Catania copre una vasta utenza pari a circa 92 comuni e che
a fronte di circa millecinquecento richieste di coppie disponibili la adottabilità di bambini italiani o che vivono sul territorio nazionale è in atto pari a
solo cinquanta. La adozione è preceduta dallo “ abbandono “ ed essa rap-
11
E la gallina tornata in su la via ….
Chi per turismo, chi per lavoro, tutti dal Nord al Sud conoscevano il gelato
“coccodè”. Lo posso testimoniare, perché chi ha visto Acireale nei tempi
belli lo ha gustato. I madornali errori e le colpe del passato, a lungo andare
si sono evidenziati oggi nel nostro tempo. Il sistema urbano di Acireale gravitava, nell’esplosione economica dei suoi tempi, sul centro e su piazza
Duomo. Era giusto che negli anni venti il ristorante Tagliavia desse luogo
agli sportelli del Credito Italiano a confine col Municipio in via Ruggero
Settimo di Fitalia (non Settimo di numero). Che nel ’30 il Banco di Sicilia
avesse sede nelle botteghe di Palazzo Pennisi,
vicino alla gioielleria di
“Don Mariddu” Mancini e
alla cartoleria Trombetta e
di fronte i negozi di
Consoli, di Gulisano ,
mentre i soci del “Circolo
dei
Cittadini”,
sotto
Palazzo Grassi Bianca,
borbottavano sull’obbligo
di sorbirsi i bolsi sermoni di “mistica fascista”. E poi sotto Palazzo Modò, i
negozi Sardella, Lanzalone, la torrefazione Consoli, i due saloni da barba,
e poi il Raci, sede ufficiosa del circolo dei nobili, con le bellissime Lancia ed
Alfa Romeo parcheggiate a ridosso del marciapiede. E poi la dolceria di
Venerando Grasso, quella del caro cav. Lo Presti e poi , “dulcis in fundo”,
“Costarelli” con il “coccodè”, gelato di panna e zabaglione con lo spruzzo di
cannella sopra, come il pepe sulle uova fritte. Poi, sventrano Palazzo
Pennisi di Floristella, smantellando i saloni con le sue tappezzerie giallo oro
e le aquile rosse e gli affreschi di Boccaccini, (oggi tanto rivalutati) per far
largo a modesti uffici bancari). Non contenti, il “Caffè Grasso” si trasforma
in Credito Italiano e Palazzo Costa Grimaldi, che nel 1714 ospitò Vittorio
Amedeo Secondo Re di Sicilia, è sventrato per la Popolare Santa Venera,
con in testa al prospetto settecentesco la scritta in bronzo BANCA.
L’uso di Piazza Duomo cambia, abbandonati i locali della tipografia Galatea
ad angolo tra le due basiliche, chiusa la Fuci sita nel grazioso palazzotto del
Decano di San Pietro, la piazza vuota perde la sua funzione originaria e
dopo le ore 18 chiude bottega. Pochi negozi, quasi tutti in disarmo,
bar/pasticcerie in declino. Di colpo il significato urbano, la sua funzione cittadina scompare, le banche fuggono, “Costarelli” chiude, il piccolo bar limitrofo si atrofizza e l’eroico gestore è costretto a lavorare altrove. Piazza
Duomo, il fior all’occhiello del barocco, dove l’escursus storico degli stili
architettonici contorna completamente la piazza, resta muto. Una vecchia
canzone trentina (molto bella) diceva: ”solo i veci son restà !”. Appoggiati ai
muri del Credito Siciliano, i vecchi restano al sole mattiniero, in piedi perchè
non ci sono panche, nè buttatoi, nè servizi (sic). La piazza del “Cinque Oro”
è sporca, unta di sputi di gomma, degradata nell’uso e nella pulizia. Ma è
possibile che nessuno alzi la voce nella totale indifferenza di coloro che sino
a pochi giorni fa salivano e scendevano dal palazzo ? Ma veramente si è
tutti ciechi ? Intanto l’infezione prende Corso Savoia e già Corso Umberto è
sulla sua scia. Non credo sia giusto che la nostra città debba languire così,
come un destriero bellissimo che ansima gli ultimi respiri. E noi tutti cosa
facciamo ? “Spes Ultima Dea”
Aldo Scaccianoce
STORIA ZEN - I DUE VASI
Costantiniano di San Giorgio e Santo Stefano di Rito Orientale.
Ospiti della serata e giurati Ruggero Sardo noto conduttore Siciliano, Fabio
Boga noto attore Italiano, Giuseppe Giuffrida cantautore, Giuseppe Lo
Presti Fotografo.
A far parte dell’organizzazione, oltre, al Direttore dell’Accademia Virgilio
Piccari, gli assistenti di cattedra Veronica Maugeri, Stefania Giuffrida,
Iolanda Manara ed Eliano Pappallardo, inoltre, l’associazione di moda e
spettacolo “Show Business” e l’Accademia “Giani Belebung” per aver offerto a titolo gratuito le modelle.
Il tema della mostra è stato il FEMMINICIDIO, poiché chi meglio di
Sant’Agata può rappresentare al meglio una donna perseguitata, umiliata e
uccisa per aver difeso le proprie idee.
Fuochi D’arte di pizzi, merletti, strass hanno voluto ricordare a tutti che
Agata… “Fimmina è”.
presenta l’aspetto conclusivo di un percorso in cui prevalgono “ i diritti del
bambino “ (ONU 1989). L’adozione non né facile, né rapida: il tempo per il
bambino non corrisponde a quello dell’adulto, ma deve essere un “ tempo
ragionevole “ riferito ad una logica di analisi e di verifica della coppia disponibile e del bambino adottabile. Il giudice attraverso le analisi di “ operatori specializzati “dei comuni interessati ed i consigli e le opportune valutazioni di dieci giudici non togati ( psicologi, ass. sociali, neuropsichiatri infantili, pedagogisti ecc…) esprime un cosiddetto “ giudizio prognostico “
mediante il quale si cerca di far adottare quel bambino alla coppia piu’ idonea. Dal 1998 con la ratifica della Convenzione dell’Aia (1993), si determina la possibilità di essere autorizzati per “ l’adozione internazionale “.Il tribunale, sottolinea il magistrato, cerca di realizzare il “ migliore incontro “
possibile fra coppia e bambino sano o con soggetto con speciali bisogni per
patologie psicofisiche o per violenze subite. Alla “ domanda di disponibilità
“ della coppia segue quindi un iter, che certamente non sarà rapido come
si vorrebbe, ma in rispetto delle norme vigenti a protezione del minore alla
fine può portare alla adozione. All’applaudita relazione del giudice Pricoco
ha fatto seguito, presentato da Salvatore Peluso, Matteo Calabretta, avvocato cassazionista, past-governatore del Kiwanis, che ha illustrato il suo
pensiero in merito alle unioni di coppia alla luce delle nuove aperture progressiste. Il Governatore del Kiwanis Distretto Italia San Marino prof. Carlo
Turchetti ha ringraziato ed elogiato la relatrice ed il nostro club , puntualizzato alcuni aspetti che lo hanno colpito e che si sposano bene con la mission kiwaniana.
Un'anziana donna aveva due grandi vasi, ciascuno sospeso all'estremità di un palo che lei portava sulle spalle. Uno dei vasi aveva
una crepa, mentre l'altro era perfetto, ed era sempre pieno d'acqua
alla fine della lunga camminata dal ruscello a casa, mentre quello
crepato arrivava mezzo vuoto. Per due anni interi andò avanti così,
con la donna che portava a casa solo un vaso e mezzo d'acqua.
Naturalmente, il vaso perfetto era orgoglioso dei propri risultati. Ma il
povero vaso crepato si vergognava del proprio difetto, ed era avvilito
di saper fare solo la metà di ciò per cui era stato fatto. Dopo due anni
che si rendeva conto del proprio amaro fallimento, un giorno parlò
alla donna lungo il cammino: "Mi vergogno di me stesso, perché questa crepa nel mio fianco fa sì che l'acqua fuoriesca lungo tutta la strada verso la vostra casa". La vecchia sorrise: " Ti sei accorto che ci
sono dei fiori dalla tua parte del sentiero, ma non dalla parte dell'altro vaso? È perché io ho sempre saputo del tuo difetto, perciò ho
piantato semi di fiori dal tuo lato del sentiero ed ogni giorno, mentre
tornavamo, tu li innaffiavi. Per due anni ho potuto raccogliere quei bei
fiori per decorare la tavola.
Se tu non fossi stato come sei, non avrei avuto quelle bellezze per
ingentilire la casa.”
Il nostro benessere psicologico dipende dal modo in cui percepiamo
noi stessi e gli eventi che ci accadono. Lo psicologo è un “allenatore” che aiuta le persone a prendere consapevolezza delle emozioni
e dei comportamenti che mettono in atto e migliorare la qualità della
loro vita.
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AKIS
Venerdì 14 Febbraio 2014
L'Accademia degli Zelanti e dei Dafnici è lieta di presentare, di concerto con
la Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Catania, la prima
Mostra di documenti di architettura degli ingegneri Carmelo e Salvatore
Sciuto- Patti, custoditi nella sua Biblioteca. Non si tratta di una rassegna
antologica. Non sarebbe stato possibile. Il Fondo, infatti, comprende 1554
disegni. L'esposizione riguarda "solo" un centinaio di essi, sufficienti, tuttavia, per un approccio consapevole all'attività dei due professionisti.
Seguiranno, di certo, altre iniziative, ma, ormai, la prigionia del silenzio, protrattasi dal 1926, anno della morte di Salvatore, ai nostri giorni, appare definitivamente infranta. Gli studiosi, se lo vorranno, potranno studiare, comprendere, con- dividere l'importante attività dei due ingegneri. Potranno
anche proporre le loro osservazioni critiche, ma mai ignorarla con la scusa
di non sapere. La stagione socio-economica che stiamo attraversando ha
sostituito con brutale violenza le ragioni della cultura e della speranza, con
quelle della preoccupazione e del disagio. E, tuttavia, il nostro Sodalizio non
ha voluto rinviare questa iniziativa, sia perché offre l'opportunità di una
prima ricognizione delle opere degli Sciuto- Patti, sia perché, ci consente di
adempiere a un obbligo morale contratto nel 2003 con Alba, Laura, Beatrice,
Michelangelo Vagliasindi, eredi dei due Ingeneri, che hanno affidato i loro
Archivi in comodato d'uso all'Accademia. Desidero ringraziare in modo particolare la Soprintendente arch. Fulvia Caffo, solerte e sensibile coordinatrice
scientifica della attività di catalogazione e curatrice della Mostra, e, insieme
con lei, l'ing. Aldo Scaccianoce, promotore del comodato, e l'arch. Vittorio
Percolla per la passione dedicata all'iniziativa.
Intervista all’Ing Aldo Scaccianoce
“Ingegnere, mi dicono che è stato lei a scoprire questi archivi degli
ingegneri Sciuto Patti ?”
ph servizio Fabio Consoli
“Si, è vero. Li seguivo dal 1981, da quando ebbi l’incarico di progettare il completamento del Teatro Bellini che come si sa è
opera di Carmelo Sciuto Patti”
“E perché, e come è avvenuto?”
“Quando si deve fare un restauro di edifici
antichi occorre ricercare le fonti storiche,
cosa che prima non era stato fatto e intercorrendo una parentela di una mia sorella
con gli eredi Sciuto Patti Vagliasindi, mi
sono sempre interessato a chiedere di
esaminare le carte d’archivio in possesso
della vedova del nipote Carmeluccio
Sciuto Patti, Margherita Vagliasindi. Dopo
varie vicissitudini non solo ho esaminato
l’archivio ma ho anche invitato espressamente gli eredi Vagliasindi a cederlo in comodato all’Accademia degli Zelanti, di cui sono presidente della classe di scienze.”
“Cosa ne avete fatto una volta affidato a voi accademici ?”
“Tramite l’amicizia e la vicinanza professionale con l’Arch. Giovanna Buda
della Soprintendenza ai Beni Culturali, proposi l’aiuto alla catalogazione dei
disegni che sono oltre duemila e con la nostra bravissima direttrice Maria
Concetta Gravagno, con scientifico lavoro, si è catalogato tutto il materiale
documentale di scritti e documenti.”
“Con quale risultato ?”
“Una grande scoperta: conoscevo i rapporti di lavoro di mio padre (costruttore Peppino) con l’ing Sciuto Patti. Cosi mi sono trovato davanti ad un
patrimonio artistico e tecnico di notevoli dimensioni e ciò è stata una grandissima soddisfazione sia come ingegnere che come storico di architettura.”
“Sono importanti i documenti trovati e che valore hanno dal punto di
vista architettonico ?”
“Valore storico notevolissimo. Passa per le mani la storia di Catania e della
provincia dell’800 dal campanile del Duomo al tracciato ferroviario degli
archi della marina e ad Acireale i progetti del Bellini, di palazzo di città del
collegio Pennisi, del San Luigi e i disegni della facciata del Duomo, oltre ai
lavori in varie cittadine dell’isola e della Calabria. Dal punto di vista prettamente artistico ed architettonico sia Carmelo che Salvatore sapevano il fatto
loro. Sempre nell’800 l’eclettismo storicistico impera e loro si adeguano alla
tradizione culturale corrente in quel tempo sebbene, a mio avviso è difficile
scorgere in quel periodo di tempo slanci artistici che preludano al secessione viennese e quindi al liberty”.
“L’Accademia come ha accolto questa sua proposta e come l’ha fatta
sua ?”
“Grazie e riconoscenza debbono essere date all’accademia, credo da parte
di tutti in primis dalla Città di Acireale e dagli istituti universitari in genere e
culturali perchè se non fosse stato per il mio tramite e quindi per
l’Accademia nella persona del presidente Contarino e del consiglio direttivo
e della direttrice Gravagno, forse Catania e noi avremmo perduto un presidio storico di immenso valore per la nostra storia e perla storia dell’architettura e urbanistica. Grati occorre dimostrarsi alla Soprintendente architetto
Caffo che in prima persona ha guidato e studiato tutto il complesso grafico
degli Sciuto Patti.”
“La ringrazio molto e mi complimento con l’Accademia e con la
Soprintendenza ai Beni Culturali per quanto continuano a produrre e
preservare storia e cultura.”
T.C.
Giuseppe Contarino