Domenica • 12 giugno 1966 STORIA CREMONESE LA PROVINCIA - Pagina 7 VICENDE ANTICHEjJjECENTj LEGATE AL TRIBUNALE: DALL'EPOCA AUSTRIACA AL REGNO D'ITALIA ED ALLA REPUBBLICA Il palano di Giustizia di Cremona piNMIHINIIIimiHUUIMI! '"« IHWNIHIHHI MIIMIIIHIÌIIIIII „ „„„ , m m m n m m m „,, Il palazzo alias Pers i e he Ili. costruito nel 1781 dall'architetto Faustino Rodi su commissione del marchese Gif». Batta Stiva. E' costituito dall'insieme di altre due case, quella dei Gadi e degli Ansaldi sero per alcuni anni. Si trattò di un progetto d'impegno che doveva iniziarsi dalle fondazioni. Infatti, secondo gli storici, risulta che nello scavare venissero alla luce numerosi resti di legni appartenenti a barche antiche. Il ritrovamento archeologico m e t t e va a rumore l'ambiente degli studiosi i | quali sostenevano che questa era la prova che in quel punto della città passava l'Adda. Ma l'asserzione doveva essere, in seguito, smentita perchè si trattava del Po che nei pressi, nei secoli passati. I lambiva la città. Faustino Rodi trasformava tutto l'immobile incorporando la vecchia Casa dell'Angelo dei padri somaschi che mantenevano il livello istituito nel 1715. \ Un" livello,, peri frontisti \ I L'Architetto Faustino Rodi o -.*14tltUltllt»ltai«lltltltili:tl41ltlllllMllllUlllllllMUIIIIItllllllllMlllllllMIII11llltlllllltllllltltlttlllt1tlltllllllMIIUIIMIIIIIIIMI||llltllllllllllllllllllllli.~ C2> Questo palazzo, in varie epoche, è stato sotto la parrocchia di S. Lucia, poi in quelle di S. Bartolomeo e di S. P i e tro. P i ù precisamente sotto il titolo di S. Lucia si erano anticamente installati i chierici regolari della congregazione somasca con il loro collegio. I somaschi. che avevano il compito di educare gli orfani dei poverj. avevano il loro collegio proprio ove ora esiste il palazzo di Giustizia. Anche la chiesa di S. L u cia, che aveva la cura delle anime, era stata ceduta, dal prevosto Cristoforo B r u m a n i . ai chierici somaschi che vi r e starono fino ai 1789 come coadiutori, epoca nella q u a l e venivano soppressi. rino Del Vaga, fondatore della scuola pittorica genovese; Agostino Caracci. famosa famiglia di pittori; Correggio; F r a n cesco Bassano; Giuseppe Ribera. detto lo Spagnoletto, pittore ed acquafortista. Reni Guido; Perugino nonché opere dei cremonesi Giulio e Bernardino Campi. Ma q u a n t e delle opere, indicate soltanto con il titolo o con una semplice descrizione sono di celebri pennelli? E dove possono essere andate a finire le opere di questi cinquecentisti? Forse nella casa Stanga o in quella dei Persichelli? Nelle divisioni avvenute, dopo la morte di Gio. Batta, è da pensare che diverse siano espatriate e andate a Milano (5). Faustino Rodi era nato sotto la Cattedrale il 15 febbraio 1751 da Carlo Rodi e Angela Mazzi. A 19 anni entrava nell'Accademia d'arte di Parma quindi in quella romana uscendone a 25 sotto gli insegnamenti del maestro Enemondo Petitot. Dovendosi, nel 1776, effettuare alcune riforme all'ospedale, aveva fatto, per diletto, un progetto. D'ordine governativo si doveva aggregare al vecchio ospedale di S. Maria della Pietà l'area del convento di S. Francesco. Rodi, non aveva partecipato alla gara, ma il suo progetto era stato a p prezzato e prescelto dal R. Governo. Nel 1777 si trasferiva a Genova restandovi, però, soltanto pochi mesi, il tempo necessario per fare dei disegni di uno stabilimento per le pubbliche adunanze e ricreazioni su commissione dell'avv. Guerrini dell'Accademia linguistica genovese. Ritornato a Cremona, progettava il palazzo per il marchese Silva. Secondo il Lancetti (mns. Biografìa d e gli artisti cremonesi) Faustino Rodi ha fatto gli adattamenti ai monasteri di S. Giovanni Nuovo e delle Orsoline, ai locali degli orfani maschili e femminili; ha costruito lo scalone del palazzo Stanga in via Palestro e numerosi locali interni; ha costruito in massima parte il palazzo vescovile; ha progettato e costruito il palazzo Zaccaria del Maino con sale, scalone, facciata riccamente adornate: ha fatto delle costruzioni al Palazzo di città, ha costruito il teatro dei Filodrammatici. Gio. Batta Silva non era il primogenito; la sorella Lucrezia, sposa di Giulio Stanga, era di alcuni anni più anziana, In u n documento notarile del 1715 i ed aveva avuto Teresa, nata il 2 dicempadri somaschi si lamentavano che la bre 1751 e Vincenzo nato il 5 marzo loro casa era molto vecchia e m a l a n 1760 (6). Furono i nipoti prediletti di data dalla q u a l e ricavavano a mala pena Gio. Batta ai quali concedeva le più 20 scudi romani all'anno. Inoltre non amabili attenzioni, specialmente a Vinritenevano di farvi degli abbellimenti cenzo, che sarebbe diventato, per volonperchè troppo costosi. Nel 1700 il collegio fu occupato dai « regi ministri e l tà testamentaria, l'erede di tutte le sue sostanze o, per lo meno, colui che aprefetti degli alloggiamenti per servirvrebbe continuato il casato. Ha anche lavorato a Milano e a Mansene, come hanno fatto fino ad ora, da tova per diversi palazzi. Ha costruito quartiere per diverse truppe francesi e la chiesa di Covo, quella di Romanenspagnole imperiali e ausiliarie da temgo, il palazzo Cattaneo di Sospiro; ha po in tempo ». decorato il palazzo di campagna dei noIl collegio veniva restituito soltanto bili Maggi al Vhó. ha fatto opere nelle nel 1714 e per risanarlo si dovettero facciate del teatro di Villa Picenardi. spendere ben 150 scudi romani. I padri, Ha costruito la easa Carini a Cremona; nell'intento di ricavare una più alta r e n nel 1793 ha ridotto le porte S. Luca ed dita decidevano, in congregazione, di Ognissanti e nel 1820 ha costruito il teadare l'immobile in enfiteusi perpetua per tro di Pontevico. Brevi notizie di lui 26 scudi all'anno. La convenzione v e dà anche Giuseppe Grasselli nel suo niva fatta alla congregazione romana il « Abecedario biografico pittori, sculto14 dicembre 1714 con autorizzazione epiri e architetti » (1827). scopale in data 28 gennaio 1715. Sul colNel 1790. a 39 anni, divenne inselegio, detto dell'Angelo Custode, che congnante al Ginnasio prendendo il posto finava con la casa del conte Giuseppe di Giovanni Manfredini, dopo la sua Maria B r u m a n i . veniva dallo stesso conmorte. La cattedra venne tenuta fino al te, acquisito il diritto di possessione. Il 1815. E' morto il 16 maggio 1833 ed B r u m a n i riattava lo stabile riducendolo aveva 82 anni. a « casa nobile » e aggregandolo al p r o Non siamo riusciti a rintracciare né i prio. Alla sua morte il palazzo passava. disegni, né l'istromento per la costruper eredità, al conte don Sigismondo zione del palazzo Silva. Tuttavia c'è r i B r u m a n i e da questi alle d a m e m a r masta, in un documento del 1803. una chesa Margherita Brumani Gadi e G i u perfetta descrizione del palazzo, deseppa B r u m a n i Crotti figlie e n t r a m b e sunta da un inventario eseguito 111 del conte Sigismondo. novembre 1787 (al n. 299 pag. 132 e E' proprio nel 1781 che il marchese segg.h Dopo la morte del marchese Gio. Gio. Batta Silva acquistava il palazzo Batta Silva, avvenuta il 12 gennaio dalle eredi di Sigismondo Brumani per 1787 il portone era stato sprangato e 47 mila lire moneta di Cremona d o r o posti i sigilli in cera di Spagna sui quali e d'argento riconoscendo anche l'annuo apparivano gli stemmi della casa Silva livello dei 26, scudi d'oro, pari a 400 e Stanga. lire di moneta di Cremona, dovuto ai La descrizione del palazzo è questa: padri somaschi. « Porta principale d'ingresso a mezzoI Silva non e r a n o nobili per antico giorno, atrio successivo con pilastrate privilegio, ma e r a n o tuttavia ricchissidi marmo, et volto superiore, loggiato mi, soprattutto perchè e r a n o e n t r a t e in consecutivo intermedio al cortile, et conquesta famiglia numerose eredità, l'ulli marchese Vincenzi) Stanga, nipote di (.io. tro cortile, e comunicativo rettamente tima delle quali, che era la più cospicua, Batta Silva. Si sposerà con la marchesa all'altra porta opposta alla sopra a c pervenne dalla nobile Emilia Superti, Maria Manfredi della Casta dalla quale avrà cennata, atrio avanti lo scalone princibolognese, che aveva istituito, come e r e Giulio nel 17M, erede per testamento di un pale, cortile di ponente, appartamento de universale dei propri beni, Nicolo a sinistra entrando dalla prima porta, terzo delle sostanze della casa Silva Silva p a d r e di Gio. Batta (3). composto di anticamera, camera da riI Silva erano diventati marchesi col cevere, camera per conversazione, cadiploma dell'imperatore Carlo VI, emesTeresa e Vincenzo costituiranno ì due mera da letto, gabinetto, retro gabiso a Vienna il 28 novembre 1725. Un perni fondamentali delle case Stanga e netto, camera da bagno oltre ai luoghi decreto del T r i b u n a l e araldico conferPersichelli. Teresa, il 20 ottobre 1772, di servizio, cioè una camera di passagmava il marchesato il 28 agosto 1770; andrà in sposa al marchese Ercole P e r - gio, cardenza. camera da pranzo ed alil 4 luglio 1780 con una lettera patente sichelli, Vincenzo sposerà, il 10 ottobre tre due camere successive, abitazione lo stesso T r i b u n a l e araldico conferma1789 a Modena, la giovanissima nobile del Portinaro al piano terreno, mezzava la esistenza e la validità del diploma Maria Manfredi della Casta Da questo nino superiore e caminetto sotterraneo dell'imperatore. Don Giuseppe Nicolo matrimonio nascerà il figlio Giulio il • Succede altro appartamento guggin. Silva era un cavaliere di larghe vedute, 16 novembre 1794. Teresa, invece, avrà ora abitabile, situato pure a destra di umanista, appassionato d'arte e g u e r quattro figli, due femmine Giulia e An- detta porta, q u a l e composto di quattro riero. Grazie ad un matrimonio della figela e due maschi Luigi e Antonio Giu- camere, di un gabinetto e contro gaglia Lucrezia con il nobile Giulio S t a n lio non conoscerà mai il padre perche binetto Tre rimesse, anditello in cui ga, a v v e n u t o il 31 gennaio 1750, e n Vincenzo morirà, all'età di 35 anni, il tromba per esitar acqua per abbeverare trava in parentela con la forte casa 19 giugno 1795. i cavalli e serve anche d'ingresso alla Stanga crescendo di ricchezza e di p r e stigio (4). 11 collegio dei chierici regolari soma- scuderia, ed alla camera per uso dei schi. era, intanto, passato per eredita finimenti, scala che mette piede nel al conte Sigismondo Brumani e, quin- delio anditello per la quale si ascende Il Marchese Gio.Batta Silva di, alle due figlie sue, entrambe sposate, al fienile superiore alla detta scuderia . Altro appartamento a ponente qual marchesa Margherita Brumani Gadi e I Silva avevano, nel contado e nel termarchesa Giuseppa Brumani Ciotti le consiste in tre camere che servono preritorio cremonese, m i milanese, parmiquali vendevano tutto l'immobile al sentemente di Iurlio per I agenzia di quegiano e nello Stato pontificio, numerose marchese don Gio Batta Silva nel 17H0 sta .loMan/a. ed una capella non ultipossessioni; basterebbe, c o m u n q u e a m L a t t o di vendita veniva rogato il I no- mata V. lilialmente l appai lamento u demirare la pinacoteca che possedevi, don vembre 1781 dal quale risulta che il m a r - stra entrando dalla porta di tramontana diviso in rinatilo t.m/e. due me/zani suNicolo e che fu ereditata da Gio. Batta ci, ese acquistava una • MM dn Mobile periori con Maiella pei salii M e lungo per rendersi conto non sollanto della ..ila tn jtfirrocrhin S f.ucu/ c o X i t e i * «In ricchezza ma anche del gusto artistitre (orti rime, lOfftf, •"'"''*'r'•"• ' " ' " ' ' ' udita. "> di questo nobile. L'inventario, rinSECONDO l'IANO r i m e v e , rnru- ramrrr, iantine carriere tracciato tra gli incartamenti di divitaperéori, talea </'•« efcéerid regoUrt <•••' n o n e (notaio Francesco Maria Simoni. che consiste come segue ed a cui si la i •nngregiizinne BMMOM drl ' '"//«(/io ascende per mezzo del scaloni' princi13 M i I M l m 1803. f 7834 n 1411» tra tatto ti titola di s I.IKUI . i coeredi Persichelli. Stanga e Silva, e pale diviso in tre fughe con KI adun •• Gfc) B a t t e m o n o i e v a a n c h e il l i v e l l o ripiani '''•' Più appetibili. Le opere tono a cenrniarolo. balaustra a sinistra d i 400 l u e d o v u t o ai orna < hi e . on tinaia e sfortunatamente soltanto di ala fendente di marmo di Vigni con volt" l autor i n a s t a n e delle confreaazton* rocune sono indicati gli autori. Dei pittori uperiore e sette busti di stucco pn ti mana, effettuava profonde modifiche al più celebri esistevano opere or iemali • opra il cornicione d'ordine ionico. palazzo il cui progetto veniva affidato copie. Appai lamento a sinistra dello stesso all'art bit' ito r au lino Rodi II Rodi iniVi figurano: Marcello Venusti, detto ziava i lavori nel 1781 t h e si p i o t a s - composto di cinque camere, gabinetto e il mantovano della scuola fiorentina, P i a - | minorenne ed Elena Tortorelli Ghirlandi. I pure pupilla, sua nipote, nata dalla priI mogenita Giulia che aveva spesato a Bologna il conte Francesco Tortorelli Ghislandi. E' diffìcile, in questo periodo, seguire i personaggi attraverso i titoli nobiliari che erano stati d'autorità soppressi. Anche nei documenti notarili si citano i nomi premettendo l'appellativo di « cittadino ». Ercole Persichelli si faceva nominare, il 28 marzo 1801. procuratore dei figli per poter continuare la pratica in contestazione, ma il 2 novembre U H il pupillo Luigi moriva e con un atto del notaio di Parma Giuseppe Zappieri si faceva una donazione di tutti i beni a lui spettanti a favore del fratello Antonio. Si giungeva, finalmente, ad una transazione dopo aver minuziosamente valutato gli impegni, i campi, le case, le cascine, le ortaglie, le case di città, i palchi a teatro, le ragioni dell'acqua, i molini. le pile, i torchi per un totale di valore capitale che ascendeva alla prodigiosa somma di 2.277.095.2.10 di moneta cremonese per un perticato a misura di pertiche 10.832.76; inoltre i capitali di censi attivi ascendevano a L. 275.850: ì mutui fruttiferi erano valutati per 1.686.902: i mobili e la biancheria erano stati valutati L. 71.666.16; i livelli ascendevano a 6.433.4.61; ì capitali mutui passivi erano valutati L. 1.810.040: ì capitali vitalizi 157.737.10.5 per un totale complessivo di 4.317.950.11.5 di moneta di Cremona. Dopo la divisione, ai Persichelli erano andati: 3 possessioni: Villa Rapari, Cà de' Lamagni e S. Lorenzo. 3 pezze in Drizzona, la possessione di S. Martino del Lago, tutti i fondi, molino, chiesa ad Azzanello, tutte le case di città e il p a lazzo di contrada Dogana. 2/3 dei mobili, tutti i mutui, parte dei livelli per un valore capitale di 2.636.352.2 di moneta di Cremona; a Giulio, l'unico figlio di Vincenzo Stanga, andavano 2 palchi del teatro, le possessioni ed i molini a Po, S. Zeno, parte dei mutui per, un t o tale di 1.318.176.1 (8). La divisione era avvenuta per 2/3 in favore dei Persichelli e per 1/3 in favore di Giulio Stanga. Tutta la divisione venne iscritta in un atto del 13 dicembre 1803 e stesa in rogito notarile dal notaio collegiato Francesco Maria Simoni (f. 7834 n. 1411). (cyntinua) " Un livello di ferro, con la tavoletta di marmo sulla quale è stata incisa la volontà del marchese Antonio Persichelli. è stato posto per il rispetto del panorama che il nobile aveva di fronte. Il livello risale al 1820, epoca di alcuni rifacimenti del palazzo contro caginetto. Altro appartamento a destra abitato dal segretario composto di tre camere con gabinetto. Due a p partamenti doppi che si estendono a tutto il braccio di mezzogiorno a cui si ha ingresso mediante la gran scala principale e galleria e sono composti dalle rispettive camere da fuoco e da letto con rispettivi gabinetto e contro gabinetto, il tutto inabitabile per mancanza di serrande, pavimenti, stabiliture. Altra scala mezzana verso ponente formata con gradini di marmo, la quale porta all'appartamento di ponente finito composto di cinque camere e camerino che comunica colla detta scala; quattro mezzani ed altre tre canterine nei mezzani di tramontana, altri meziani superiori al detto appartamento composti di sei stanzine e tre granaioli corrispondenti alla terrata soi lata di pietra: belvedere alla sommità ' del detto fabbricato circondato da una J balaustra di cotto, diverse camere ad | uso di guardarobba superiori all'appartamento doppio inabitabile. I Superiormente alle rimesse, scuderie I per uso del cocchiere, due corticelle selciate di bevola, una terrazza superiore ad una delle medesime, un camerino a ponente per le quaglie e camerino verso la strada della Dogana. SOTTERRANEO a cui si accede mediante la scala che ha piede nell'angolo di ponente a tramontana e consiste come segue: cuccina grande con forno, fornelli e altri comodi necessari, dispensa a ponente, lavandino, una camera di comunicazione alli seguenti camerino a levante per uso del vino forestiero, passaggio a levante, legnaro pure a levante dissolato e fatto in volto. Andito che prencipia alla detta scala e si estende da mezzogiorno in tramontana, camera per uso bucateria a ponente in due divise da un pillone di cotto; pozzo e due fornacette di cotto per uso, camera a tramontana della detta bucateria detta il giacciarolo, ghiacciaia sotto al detto giacciarolo alla quale si discende mediante una scala a gradini di cotto con pedali di legno. Sottoscala in faccia all'uscio della ghiacciaia coperto dalla suddetta scala. Altro andito che da ponente si estende a tutto il lato di levante solato e fatto a volto. Camerino a monte per uso del carbone, cantina grande a t r a montana, tirazzara grande in due divisa in detta cantina a tirazzara vi è il r i spettivo pozzolo e pozzo per estrar acqua, altra tirazzara a mezzogiorno in cui trovasi pozzo per cavar acqua, cantina a mezzogiorno et altra a levante ad uso di pollaio, altra cantina ad uso del cocchiere et altra cantina a levante solata e fatta in volto, altro luogo a tramontana che riceve lo sterco dei cavalli. A tutta la sopra detta fabbrica sì fanno coerenze a levante gli eredi Gadi parte con muro divisorio e parte tetto di questa ragione; a mezzogiorno la contrada della Dogana, a ponente la contrada Bassa e a tramontana la contrada del Soccorso. Lo abbiamo stimato, avuto riguardo anche al giudizio del capo mastro Giuseppe Brilli. L. 199.621 soldi 12 e denari 8 corrispondenti a sostanza annuo canone, diciamo livello, ossia L. 400 che pagansi alla nazione fondato sopra una casa addimandata dell'Angelo Custode che trovansi incorporata in detto palazzo come da istromento del notaio apostolico Gio. Batta Scodes e Francesco Maria Bresciani in data del giorno 18 maggio 1715 ». Lo strano testamento di Giovanni Battista Silva Nel 1786 Gio. Batta Silva cadeva a m malato. Rimase a letto per parecchio tempo affidando la cura degli affari al suo segretario e al suo agente particolare. Al padre Pietro Bottigno, del collegio somasco di S. Lucia, aveva confidato le sue ultime volontà. Era accaduto che un editto imperiale, pubblicato il 12 aprile del 1786, aveva proibito la erezione di nuovi fidecommessi sopra beni stabili. Per eludere questa disposizione della legge, il Silva, per non farsi censurare di nullità, dettava al notaio Pisenatti una strana disposizione: indicava come erede universale il figlio secondogenito che sarebbe nato a suo nipote Vincenzo Stanga (colui che nel 1789 si sposerà con Maria Manfredi della Casta). Tale volontà era stata r i portata nel testamento nuncupativo r o gato il 12 gennaio 1787. il giorno stesso della morte (7). Vincenzo sarebbe diventato amministratore di questi beni finti al compimento del 25" anno del nascituro. Vincenzo, perciò, era stato messo nella necessita di sposarsi al più presto ed egli, dopo aver ottenuto dalle superiori autorità la dispensa di poter godere della maggior parte dei frutti sull'eredità. si sposava con la marchesa Maria ManIredi della Casta che aveva 21 anni Nel 17!)4 nasceva Giulio che rimaneva orfano di pHiire il 19 giugno 1795 Vincenzo, pertanto, non aveva ne godui" dell'eredità, ne aveva potuto dure il secondogenito come era stato prescritto drillo /io Silva Alcuni giorni prima della morte, Vincenzo Stanga, con vari codicilli datati 15 giugno 17'l.V faceva dei legati a favore della sorella Teresa, che era sposata al mai illese Ei iole Persichelli. allo stesso Ercole Persichelli e alla loro figlia primogenita Giulia, in parte vincolati ed in parte liberi, e nominava N O T E (3) Donna Emilia Superti era figlia di Cesare e vedova Oldarim Le altre eredita pervennero nel IS5I da Elena Mozzi di Solarolo Monasterolo. nel 1624 da Giovanni Maggi. Le terre di S. Zeno furono acquistate, invece, da Gio Batta l'11 marzo 1786 (4) Il marchese don Giuseppe Nicolò Silva aveva sposato la marchesa donna Ignazia Maria Ariberti della parrocchia di S. Vito. Il matrimonio venne combinato con la mediazione di Don Pietro Aymi Goldon V doni che era vice presidente del Senato di Milano. Il matrimonio avvenne il 31 gennaio 1731 e fu celebrato dal vescovo Ignazio Mafia Fraganeschi. (5) L'inventario della pinacoteca è copiosissimo. Di Francesco Bassano c'era (riportiamo le parole del documento) • quadro dipinto su legno con cornice antica rappresentante la • Nascita di Nostro Signore ». Poi si elencano - Sacra famiglia con S. Catterina » di Pierino del Vaga scolaro a Raffaello, due quadri rappresentanti due sante, del Caracci Agostino, quattro quadri che sono quattro copie dì Giulio Campi, quattro quadri con Susanna. Rachele. Tobia ed altro d'Ubarti detto il fiammingo, un quadro su lastra di rame della scola romana, un quadro La C a r i t i con S putti d'Uberto, due copie pastorali del Bassani. due quadri grandi M e s i del Bassi, un quadro con filosofo del Spagnoletto, un quadro con Diana e sue ninfe su rame della scola veneziana, una Giuditta dipinta a pastello ». E cosi via. C'erano pure quadri ottagonali istoriati in tela. quadri ovali, carte geografiche antiche. Nella pinacoteca della casa di Azzanello c'erano moltissimi quadri che rappresentavano la natura, le bestie, frutti, paesi, vasi di fiori ecc. (6) Lucrezia Silva portò una dote di 108 mila lire di moneta di Cremona. La scrittura del matrimonio fu fatta il 13 gennaio 1751 Ancora una volta interpose i buoni uffici don Pietro Aymi Goldon V doni. Ottenne anche la dispensa per vincolo di parentela in quarto grado canonico. Lucrezia si impegnò di sposare il marchesa Giulio Stanga Carlo Tracco • entro il mese di gennaio o nel prossimo mese di febbraio del 1751 ». Il matrimonio venne celebrato il 31 gennaio 1751. un amministratore, il signor Alessandro Maggi. Il 13 aprile 1798 Teresa Stanga impugnava il testamento contestandone la In un documento notarile (f. TOH. » marzo 1770. validità, poiché Vincenzo era morto sen- no». Francesco Manusardi) si danno di Giulio Stanga za dare il secondogenito; nello stesso questi titoli: marchesa Giulio Carlo Tracco Stanga. patrizio cremonese, cittadino mantovano e reggiano, tempo anche la tutrice di Giulio, Maria conte Palatino e sergente maggiore della milizia Manfredi, e l'amministratore Maggi im- forense della citta di Cremona. Giulio fu di caratpugnavano il testamento affermando che tere vivo ed impetuoso, abilissimo spadaccino, iranella volontà del marchese Vincenzo scibile con i suoi inferiori. Fu anche abile disegnae architetto per cui diresse personalmente i lanon si era chiarito che doveva essere tore vori, nel 1768, che aveva fatto nel suo palazzo in solo ed unico erede il secondogenito, dal S Vincenzo. momento che Vincenzo ebbe un unico Il marchese Giulio mori ab intestato la notte del figlio prima di morire. 3 dicembre 1773. Lucrezia mori il 13 marzo 1783. Vincenzo Stanga era morto agli al(7) Gio. Batta Silva venne sepolto nella chiesa di bori di grandi sovvertimenti politici e S. Lucia. La sua tomba si trovava quasi al centro militari. Un anno dopo, infatti, Napo- i dal>a navata e recava una epigrafe dettala da Vinleone avrebbe iniziata la sua glande cenzo Stanga. La pietra tombale hi levata e trasportata a Milano campagna d'Italia e la Lombardia, dopo ' per timore che andasse perduta per un eventuale riCampoformio, sarebbe entrata nella Re- | tacimerrto del pavimento e murata nella casa degli pubblica Cisalpina che verrà soppressa Stanga in via Guastalla 5. La tomba venne anche nel '99. scoperchiata da Idelfonso Stanga, ma nell'interno Passata la burrasca, le parti in con- si trovò soltanto un sigillo cereo. Nel testamento si trave una lunga serie di lasciti, tesa ritornarono in campo e. con fitti scambi di carte bollate, trascinarono la ma soprattutto un elenco di Iurte le carità. Non ha questione per alcuni anni. Ma la mi- dimenticato nessuno neppure i servitori: il cavallante, il carrozziere. Il maestra di casa, la governatrice. il naccia delle truppe francesi non era cuoco, il sottocuoco, il portinaio, il lacche, il servo stata sventata. Il 7 giugno, infatti, del di camera. Ha voluto che il segretario Giacomo Bas1800. le truppe d'oltralpe rientravano a sani rimanesse fino alla morta ed he disposto che la Cremona portando i loro simboli di roba, i vestiti, la biancheria siano divisi tra il suo uguaglianza e di fratellanza, riscattando agente Massimiliano Macchi e il personale di serla borghesia agricola che, in buona par- vizio. Aveva anche disposto che fossero • distrutte le scritture riguardanti l'affare Otzi riguardo alla te costituita da fittavoli, voleva giustizia tutte di lui nipote Mancini • disponendo inoltre che veverso l'aristocrazia terriera. nisse bruciato • il fascette di confessi di debiti di Il marchese Ercole Persichelli scappa- diverte persone va da Cremona mettendosi al servizio della Regia Corte di P a r m a di Ferdi- »v«v»«>»»e*«»*»«*i^«^»»>»>«>e^e^»v»i^»>»v»>»»»< nando 1 come gentiluomo di Camera e prendendo residenza a Parma sotto la parrocchia di S. Paolo. Le questioni ereditarie sembravano risolversi in via amichevole quando moriva, il 14 marzo 1801. Teresa Stanga, moglie del Persichelli. che non aveva lasciato Cremona. Nel suo testamento nuncupativo aveva istituito suoi eredi ì figli Luigi ed Antonio, ancora pupilli, Angela che era Studio di ELIA SANTORO
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