La triade della donna atleta dott. Antonio Sartini Negli ultimi trenta anni è aumentata l’incidenza e, di conseguenza, l’attenzione del mondo medicosportivo e ginecologico, di particolari disturbi psicofisici specificamente associati all’attività sportiva femminile. Nel 1992 in occasione di una conferenza dell’American College of Sport Medicine (ACSM), la commissione medica femminile descrisse per la prima volta “The Female Athlete Triad” una nuova sindrome caratterizzata da tre patologie concomitanti: amenorrea, osteoporosi e disturbi del comportamento alimentare (DCA). Tuttavia, tale definizione fu ritenuta troppo restrittiva perché non teneva conto delle diverse sfumature con cui tale sindrome può manifestarsi. La triade in forma completa si manifesta raramente, pertanto, la definizione fu modificata dal Position Stand dell’ACSM nel 2007. Il termine “amenorrea” è stato sostituito con “disturbi mestruali”, l’osteoporosi con “bassa densità minerale ossea” e “disturbi del comportamento alimentare” con “apporto alimentare insufficiente”. I disturbi solitamente insorgono in maniera silente e insidiosa, possono decorrere inosservati per lungo tempo e, non di rado, il disagio che ne deriva è attribuito a un generico “stress da competizione” quindi sottovalutato. Tuttavia è necessario sottolineare che l’insorgenza dei sintomi non è causata dalla pratica sportiva come tale ma, soprattutto, da uno squilibrio energetico che si viene a verificare tra l’introito calorico (le energie assunte) ed il dispendio energetico (le energie spese in allenamento). La revisione dei criteri, con cui ridefinire la triade, è stata fatta, innanzitutto, per mettere in risalto il ruolo primario del deficit energetico, poi, per includere disturbi ovarici asintomatici e per precisare nuovamente i criteri di osteoporosi e dei disturbi del comportamento alimentare (DCA). La nuova definizione permette di sottolineare che ciascun elemento della triade può essere definito come un continuum, nel quale, le tre patologie sono collegate l’una all’altra e, a secondo dei casi, si possono manifestare con differente gravità. Una riduzione di disponibilità energetica, con o senza disordini alimentari, può condurre a un inadeguato apporto energetico con manifestazioni subcliniche iniziali come le disfunzioni cognitive. L’inadeguato apporto energetico è concausa sia di demineralizzazione ossea sia di disturbi mestruali. Il tessuto osseo può subire una graduale perdita di densità minerale (BMD), con mancato raggiungimento del picco di densità ossea (in età adolescenziale), con osteopenia fino a osteoporosi conclamata. Un normale ciclo ormonale può subire difetti nella fase luteale (LPD), ritardo del menarca, cicli anovulatori, oligomenorrea fino ad amenorrea conclamata. L’irregolarità del ciclo mestruale è il primo campanello d’allarme ed è manifestazione di un disequilibrio dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi. Vengono così a mancare i normali stimoli per la produzione di estradiolo, l’ormone femminile, il cui deficit si associa all’aggravamento della perdita di densità minerale ossea e all’aumento di fattori di rischio cardiovascolari. Quest’ultima condizione vede come manifestazioni subcliniche l’alterazione del profilo lipidico e proteico ematico nonché una diminuita funzionalità del sistema vascolare. Tutte le donne che praticano sport sono potenzialmente a rischio di triade, si tratta di una sindrome in crescita che però non minaccia solo le giovani atlete ma, anche, le cosidette “ patite del fitness”. Le donne che ne sono colpite hanno in comune diverse caratteristiche: • sono giovani (in particolare adolescenti) • hanno una personalità estremamente competitiva, perfezionista ed autocritica • la disciplina sportiva praticata enfatizza la magrezza e la bellezza oppure la categoria di peso • gli allenamenti non consentono un adeguato recupero • vi è una forte pressione da parte dei genitori e degli allenatori riguardo la performance • si dedicano a tempo pieno alla disciplina senza altre attività ricreative Le discipline sportive, potenzialmente rischiose per la triade femminile dell’atleta, sono: 1. Sport in cui è valutata la prestazione individuale (es: danza, pattinaggio artistico e ginnastica artistica). 2. Sport di resistenza che favoriscono partecipanti con un basso peso corporeo (es: corse di lunga distanza, il ciclismo e lo sci di fondo). 3. Sport in cui l’abbigliamento per la competizione rivela la forma del corpo (es: la pallavolo, il nuoto, i tuffi e la corsa). 4. Sport che usano categorie di peso per la partecipazione (es: la corsa dei cavalli e gli sport di combattimento). 5. Sport in cui la forma corporea pre-puberale favorisce il successo (pattinaggio artistico, ginnastica artistica e tuffi ). Lo sport al femminile richiede quindi delle attenzioni e delle attenzioni particolari perché la salute fisica ed emotiva dell’atleta può essere compromessa da lunghi periodi di bassa disponibilità energetica. Riassumendo, la triade è costituita da tre diversi disturbi - apporto alimentare insufficiente, disfunzioni mestruali e bassa densità minerale ossea - che possono manifestarsi contemporaneamente anche con differente gravità. Le conseguenze di tale malattia possono essere drammatiche, con complicanze secondarie che possono interessare diversi apparati: il sistema cardiovascolare, quello endocrino e quello riproduttivo, nonché, l’ apparato gastro-intestinale, quello renale e, infine, quello neurologico. Tra i disturbi del comportamento alimentare (DCA) i più caratteristici sono: l’anoressia e la bulimia. L’anoressia può avere una lunga evoluzione. La mortalità cresce dello 0,5 % per anno di evoluzione, circa 12 volte superiore alla mortalità che ci si può aspettare in certi momenti della vita. Dopo venti anni di evoluzione il tasso di mortalità è del 20 % considerando tutte le cause che concorrono, dal suicidio alle complicazioni somatiche. Il 5 % delle atlete che hanno la DCA ha tentato il suicidio. Se trattate l’83 % delle pazienti anoressiche guariscono più o meno totalmente. Il tasso di guarigione definitiva, con normalizzazione del peso, del comportamento alimentare e del ciclo mestruale, è del 33%. Una delle prime vittime riconosciute della triade fu la ginnasta Christ Henrich deceduta nel 1994 a 22 anni, con un peso di 21 kg, in seguito alle complicanze da DCA. I primi sintomi di DCA iniziarono dopo che fu inserita nella squadra nazionale americana con la quale partecipò ai mondiali di Stuttgart nel 1989. Tra i disturbi che riguardano il sistema riproduttivo, senza entrare nei particolari, una delle conseguenze più gravi dell’amenorrea è l’infertilità, con tutti i problemi relativi che potrebbe causare qualora l’atleta volesse una famiglia propria. Le principali emergenze medico/sportive, conseguenti alla bassa densità ossea, sono le fratture. La perdita di densità ossea è proporzionale al numero dei cicli mestruali perduti. Se il numero dei cicli sal- Zeus mensile di informazione del X Municipio • ottobre 2014 • numero 199 19 tati tra il menarca e l’età di 19 anni oltrepassa i 40, la densità ossea può diminuire fino al 30 % in meno del normale e di conseguenza le ossa sono molto più fragili. L’incidenza delle fratture da stress è nettamente più elevata tra le sportive che presentano disturbi del ciclo mestruale, con un rischio relativo da due a quattro volte più elevato, rispetto alle atlete eumenorroiche (con ciclo normale). Da sottolineare che le fratture vertebrali, o anche femorali, possono bloccare, per diverso tempo se non per sempre, una carriera sportiva. Ovviamente per una trattazione più esaustiva si rimanda alla letteratura specifica. Tuttavia si ritiene doveroso dare alcuni consigli a genitori, amici e allenatori, per imparare a riconoscere i “campanelli d’allarme”, individuando quindi, per tempo, le possibili vittime della triade dell’atleta. I fattori di rischio per la triade dell’atleta sono: - il sottopeso, cioè un indice di massa corporea = IMC o BMI = peso (kg)/altezza2 (m) < 18,5 - comportamenti non salutari per il controllo del peso - insoddisfazione corporea e impulso alla magrezza - disfunzioni mestruali - disturbi del comportamento alimentare (DCA). I fattori di rischio dell’alimentazione disturbata sono: il perfezionismo, eccessiva compiacenza, tendenze ossessivo compulsive, pressioni ambientali per perdere peso e agonismo precoce. I fattori di rischio per le disfunzioni mestruali o di bassa densità ossea sono: l’alimentazione disturbata, attività fisica eccessiva e inizio dell’agonismo in giovane età. I comportamenti che possono far sospettare una 20 vittima della triade dell’atleta sono: • Auto-riduzione delle porzioni • Esclusione dei cibi ritenuti troppo calorici • Saltare i pasti e/o gli spuntini • Rifiutare od evitare di mangiare con gli altri • Andare in bagno subito dopo aver mangiato • Interessarsi troppo e discutere spesso del peso, delle forme fisiche e dell’alimentazione eccessiva • Body checking ( pesarsi troppo spesso, guardarsi in modo anormalmente critico allo specchio, palparsi alcune parti del corpo e fare confronti con altre donne). • Evitare di esporre il corpo, negli spogliatoi, in palestra, al mare o camuffandolo con abbigliamento abbondante. • Fare più esercizio fisico di quello richiesto, specie di tipo aerobico. La triade dell’atleta è un caso in cui il trattamento non può prescindere da un lavoro di equipe. Il primo accorgimento per prevenire, evitare o curare la triade della donna atleta consiste nel consultare un medico, possibilmente specializzato in Medicina dello Sport, facendo seguire l’atleta anche da un nutrizionista con competenze specifiche nella Nutrizione applicata allo Sport. Qualora il medico abbia sospetti fondati o diagnosticasse una DCA, sarà fondamentale l’ulteriore assistenza di uno psicologo specialista nel trattamento dei disturbi del comportamento alimentare. La stretta collaborazione tra queste tre figure professionali permetterà il completo trattamento della malattia, senza il bisogno di precludere l’attività fisica alla giovane atleta e, quest’ultima, potrà collocare nella giusta dimensione la pratica sportiva. Con Universo Formazione studiare una lingua straniera non è più un sogno irraggiungibile ma una realtà. 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