GLI ANGIOINI CARLO I (1266 1285) INNOCENZO III cerca

GLI ANGIOINI
CARLO I (1266 1285)
INNOCENZO III cerca di dimen care l’incubo guelfo rappresentato da Federico II e appoggia Manfredi in
cambio di tu a una serie di garanzie… Manfredi tradisce gli accordi e si fa proclamare re di Sicilia (1258)
Innocenzo III muore e dopo l’interludio debole di Alessandro IV, diventa papa il forte Urbano IV che
convince i francesi, Luigi IX e Carlo, ad o enere il Regno di Sicilia.
Nel 1266 Carlo viene incoronato a Roma. Il 3 febbraio 1266, nella ba aglia di Benevento, muore Manfredi,
cui è negata la cris ana sepoltura, in quanto scomunicato. La vi oria di Carlo è, fin’ora, una vi oria del
papato.
Corradino rappresenta l’ul mo tenta vo della dinas a sveva e dei ghibellini di riconquistare il regno di
Sicilia. In un primo tempo sembra avere successo ma il suo esercito viene sconfi o grazie alla maggiore
perizia militare di Carlo. Corradino viene decapitato, dopo un processo, il 29 o obre 1268, in quella che poi
sarebbe diventata piazza Mercato. Ha poco mo vo di essere l’agiografia successiva che dipinge Corradino
come il ”buono “: ad es. aveva fa o decapitare, senza alcuna necessità, il vicario di Carlo in toscana…
Carlo risistema la feudalità del regno: a circa se ecento nobili provenzali vengono a ribui altre an
feudi. Anche semplici provenzali vennero premia , come i 140 che vennero manda a Lucera (vicino Foggia)
a controbilanciare la forte comunità saracena os le agli angioini. La feudalità meridionale guelfa rimase al
suo posto.
Gli angioini di Carlo presiedono la lega guelfa, che adesso ha buona parte dell’italia se entrionale. Per l’
espansione in oriente fa sposare i figli con i figli di Bela re di Ungheria. Il fratello, Luigii Ix re di Francia, lo
covince a partecipare alla nuova crociata ma Carlo, con estrema abilità, non intendendo inimicarsi Siria e
Egi o con cui il regno ha storicamente for rappor economici, a acca Tunisi, che aveva aiutato Corradino.
La spedizione ha esito posi vo e Tunisi torna a pagare tribu alla Sicilia. Conquista l’Albania e diventa re di
Gerusalemme ( tolo pres gioso).
La poli ca di espansione costa e le imposte indire e (la collecta) sembrano un po’ rafforzate rispe o a quelle
normanno-sveve, così come le indire e.
La burocrazia è composta ai livelli più eleva principalmente di francesi, ai più bassi di autoctoni, i maggiori
imputabili di corruzione e vessazioni nei confron della popolazione.
Viene sancito defini vamente quel processo di perdita della autonomie ci adine che era iniziato con
Federico II: tranne piccole eccezioni il potere è rigidamente centralizzato.
Napoli viene fa a capitale in luogo di Palermo: giocano a favore la posizione più se entrionale e quindi più
vicina a Roma e provenza.
Vengono fa e nuove costruzioni, che ancora oggi cara erizzano Napoli: il Castel Nuovo, il risanamento e
ampliamento del porto, della cinta muraria… le chiese (le “pie largizioni”) che danno pres gio e
monumentalità alla ci à e a cui gli angoini ca olicissimi tengono par colarmente: San lorenzo Maggiore,
iniziata dai francescani nel 1226 ma ampliata (l'abside) fino alla fine del secolo, Santa Maria la Nova, San
Domenico maggiore, san Pietro a Maiella...
I quar eri di Napoli erano le “platee” (che poi diventeranno “sedili”) ed erano divise tra popolari, nobiliari e
miste: Porta San Gennaro, Nido, Capuana etc… erano 5 nobili e una popolare. Sono alla base della stru ura
amministra va principale di Napoli: i sedili-platee eleggono (i sei ele ) coloro che debbono rappresentare le
istanze della ci adinanza al re. Con al e bassi dureranno per tu o il periodo angioino.
Le comunità straniere, legate ai commerci, presen a Napoli sono quelle dei genovesi, pisani, fioren ni,
catalani, ebrei.
I vespri siciliani nel 1282: il Regno perde la sicilia e il figlio del re viene imprigionato. I vespri siciliani si
concludono con la pace di Caltabello a del 1302. Per vent’anni gli aragonesi creano tensioni nel rreno,
a accando le coste con a di pirateria, arrivando addiri ura a conquistare Capri e Ischia… se a questo si
aggiunge che ben tre figli di Carlo II sono imprigiona a Palermo, si capisce perché Carlo II è stato dipinto
come un re imbelle e troppo “napoletano”, come nel giudizio chiaramente razzista e filorisorgimentale del
Leonard (Carlo De Frede 1969)
Nel 1285 Carlo I° muore.
CARLO II (1289 1309)
Solo nel 1289 Carlo II viene incoronato,dopo una lunga prigonia e a pa o di una umiliante non belligeranza
con gli aragonesi.
Pietro del Morrone, eremita santo amico di Carlo II, è dal ’94 al ‘ 95 papa come Celes no v, fino alla sua
abdicazione. Vive nel Castel Nuovo!
La poli ca “dolce”, diploma ca, matrimoniale , appoggiata da Bonifacio VIII, il successore di Celes no V, di
Carlo II o ene successi sia nel nord della penisola italiana, dove rio ene il piemonte (come Conte), sia in
oriente, dove rinsalda i rappor con l’Ungheria e i Balcani in generale e inoltre con una scaltra poli ca
matrimoniale lega il suo casato a quello degli Aragona.
Rifiuta, come il padre, di comba ere per la crociata: tartari e armeni lo richiedono a gran voce, il re si limita
a mandare in terra santa, in luogo delle armate, un nobile napoletano, Gual ero di Lavandel…
Durante tu a durata della guerra del vespro, Carlo II persegue una poli ca di austerità: è vietato indossare
ves costosi, anche per i solda . Il sistema delle platee si evolve e inizia a diventare una sorta di
parlamento ci adino.
La tassazione era in mano ai nobili ed era abbastanza iniqua. Si ha no zia di varie pe zioni dei popolari a
riguardo,che non ebbero successo …
Accanto allo Studio (università) di Napoli vengono concessi da Carlo II gli Studi di: medicina a Salerno, diri o
a Bari, e vengono ribadi gli Studi di teologia domenicano e francescano, a San Domenico maggiore e a San
Lorenzo.
L’inquisizione viene potenziata da Carlo II, sopra u o contro gli ere ci cris ani piu osto che verso gli ebrei
ma, rispe o a quello che succede nel resto dell'europa, è quasi inesistente: non ci sono né roghi, né caccia
alle streghe, né genocidi di minoranze religiose.
In generale si può dare un giudizio posi vo su Carlo II: malgrado la lunga guerra del vespro Napoli diventa
più florida e moderna e, grazie alla separazione dalla sicilia, nasce quella nozione-dizione di “napoletano”
che rimane fino ad oggi per indicare un po’ tu o il sud peninsulare.
Croce dà un giudizio nega vo su tu o il periodo: dai vespri in poi il Regno è menomato umiliato e quant’
altro… Ilgiudizio nega vo di Croce è stato ribadito fino ad oggi da mol studiosi: la separazione tra Napoli e
la Sicilia avrebbe impedito la formazione di una forte e indipendente realtà nazionale. Come vedremo
l'opinione è assai discu bile e ha purtroppo condizionato nega vamente gli studi sulla storia di Napoli
almeno fino a pochi decenni addietro.
ROBERTO D’ANGIO’ (1309 1343)
Roberto d’angiò viene ele o re nel 1309. La prima prova che deve affrontare è quella del nuovo imperatore
Arrigo VII che rinfocola le speranze ghibelline e decide di scendere in italia per reclamare i diri imperiali.
L'imperatore provoca sia Roberto sia Firenze (che è la più notevole tra le ci à guelfe), minaccia una guerra
con Federico d’aragona re di Sicilia quando muore (pare!) di malaria nel 1313: Roberto è da questo
momento il riferimento per tu gli sta italici. Il guelfismo ha però una ba uta d’arresto nella ba aglia di
Monteca ni, quando angoini e fioren ni vengono sconfi dalle forze ghibelline. Roberto man ene la
poli ca diploma ca e non guerrafondaia del padre e per risolvere il problema dello scontro con l’impero fa
sposare il figlio Carlo con la figlia dell’imperatore Federico d’austria, Caterina. Invece di una guerra un
matrimonio!
Nel 1330 la pace di Pisa me e fine alla guerra con l’impero di Ludovico.
So o Roberto vengono costrui il Castel Sant’Elmo e il monastero cistercense (l’a uale museo di san
Mar no), viene finita la ca edrale, e sora u o viene costruita Santa Chiara, che nella semplicità delle
rifiniture doveva alludere alla povertà francescana.
Napoli ha ormai sessantamila abitan , è ci à cosmopolita:francesi, catalani, greci, bulgari… tu
mercan .
Roberto e Sancia, la regina, difendono i francescani spirituali, entrando in contrasto con il papa, Giovanni
XXII, con nuando in questo l’a eggiamento prote vo di Carlo II verso Arnaldo da Villanova.
Napoli è ormai ci à ricca e benestante: lo sfarzo della nobiltà è imitato dalla borghesia emergente. Si
diffonde anche la moda dei capelli e delle barbe lunghe a imitazione dei fra celli francescani: una moda
mis ca!
Roberto è re mecenate ed egli stesso erudito: Petrarca volle essere esaminato da lui prima di ricevere la
corona d’alloro a Roma che l’avrebbe incoronato poeta!
Muore nel 1343, ves to solo di un saio francescano, circondato dai suoi amici spirituali.
Da notare che la lo a tra guelfi e ghibellini non fu esclusivo appannaggio dei comuni centro-se entrionali
ma ebbe come protagonista principale il regno di Roberto d’Angiò che determinò alla fine il prevalere dei
guelfi (neri) sugli oppositori. Altra dimen canza dei manuali di storia…
GIOVANNA I (1343 1380)
Gli succede, come da sue volontà, la figlia Giovanna , sposata ad Andrea d’Ungheria e per Napoli inizia un
periodo di follie: la regina è debole e, non sempre volontariamente, fomenta tu a una serie di trame per la
presa del potere regio. Il marito Andrea, come da testamento di Roberto, non può esercitare nessun potere
regio ed è scontento , e come lui, i paren ungheresi… aggiungiamo pure che Giovanna pare avesse
innumerevoli aman che in qualche modo ne condizionavano le scelte. Andrea viene ucciso (forse con la
complicità della regina), i napoletani iniziano una rivolta, proprio so o castel Nuovo perchè vogliono
l'uccisione degli assassini. I presun colpelvoli vengono presi e tortura fino alla morte in pubblico.
Il regno di Giovanna è funestato da ben due invasioni di Luigi d’Ungheria, che per mo vi dinas ci ri ene di
avere diri o al regno di Napoli, che costano un peggioramento notevole delle condizioni di vita nel regno.
Infa seppure le spedizioni non hanno successo rimangono le compagnie mercenarie assoldate da Luigi a
esercitare violenze sui regnicoli, a estorcere denaro etc… anche la vita quo diana in ci à peggiora… ai
crimini comuni si aggiungono le violenze tra le platee del Nido e Capuna e le altre: Nido e Capuana
pretendevano di essere “più” nobili delle altre….
I mari di Giovanna sono ben qua ro. Dopo il primo già citato, Luigi di Taranto, che segnò il periodo migliore
del regno di Giovanna anche se pare la tra asse molto male, Giacomo di Maiorca, debole e malato e infine
O one di Brunswick. Tu ques matrimoni hanno mo vazioni diploma che e non certo sen mentali!
Pare che solo con l’ul mo Giovanna andasse d’accordo…
Il regno di Giovanna si conclude tragicamente, rispe ando fino all’ul mo il suo cara ere roman co e
confli uale: nel 1378 inizia lo “scisma d’occidente”, il periodo dei due papi, uno a Roma l’altro ad Avignone.
Giovanna si schiera alterna vamente per l’uno e per l’altro per ben due volte. Quando alla fine si schiera per
Clemente VII, l’avignonese, Urbano VI, che era napoletano del Nido, chiede a Carlo di Durazzo, angioino del
ramo ungherese, di acce are la corona del regno di Napoli la sorte di Giovanna è segnata, abbandonata
anche dai napoletani. Dopo una breve ba aglia Carlo di Durazzo si insedia. Giovanna viene imprigionata e
morirà dopo poco, ufficialmente per mala a, ma pare assassinata perché ormai presenza scomoda.
Da notare che lo scisma d’occidente ha come protagonista il regno di Napoli che, oltre a fornire due papi e
un an papa ”… nel suo sorgere trovò nel regno il suo humus e nella regina Giovana il suo principale
appoggio”(Carlo De Frede 1969)
CARLO III (1381 1387)
Il regno di Carlo III è troppo breve (1381 1387) per poter essere ben definito. E’ cara erizzato da uno stato di
guerra permanente, contro Giovanna I, contro Luigi II che aspira al regno, contro Urbano VI che non acce a
la poli ca di autonomia di Carlo. E’ un periodo difficile per i napoletani, che debbono pagare so o forma di
tasse e gabelle le ingen spese di queste guerre con nue. Importante il tenta vo di Carlo III di prendere la
corona d’Ungheria, voluto anche dai fioren ni in funzione an veneziana. Proprio in Ungheria verrà
assassinato nel 1386. Per un anno reggerà la energica regina Margherita che viene scalzata da Luigi II,
pretendente del ramo francese.
GLI ANNI TRA IL 1387 E IL 1399
Anche negli anni successivi con nua uno stato di guerra ormai permanente nel regno dai tempi di Giovanna.
In assenza di un potere forte il regno è conteso dagli angioini francesi, da quelli napoletani-ungheresi e dal
papa Urbano VI. Quest’ul mo arriverà anche ad a accare il regno con un vero e proprio esercito nonché a
maledire per qua ro generazioni i Durazzo!
LADISLAO (1399 1414)
Ladislao, il figlio di Carlo III, è il vincitore della guerra. Tenta inu lmente di prendere la corona ungherese, su
cui ha qualche diri o, e quindi si dedica a tenta vi espansionis ci in italia: me e al sacco Roma e i territori
della chiesa più volte, e a un certo punto il suo regno arriva fino all’umbria, dopo aver fa o accordi con gli
sta del nord, ma la sua morte, forse per avvelenamento, gli impedisce di con nuare come anche la
resistenza dei fioren ni. Singolare il fa o che benchè sia ogge vamente il primo ad aver tentato di unire l’
italia, sembra che la storiografia ufficiale l’ignori…
GIOVANNA II (1414 1434))
Con il regno di Giovanna II riprende un periodo travagliato per Napoli. La debolezza della regina favorisce la
ripresa della contesa tra aragona e d’angiò e stavolta diventa importante anche l’elemento mercenario:
come nel resto degli sta italiani la guerra è sempre più appannaggio delle compagnie di ventura. A Napoli
vengono chiama i condo eri più for dell’epoca: Sforza e Braccio che ora si alleano con l’uno ora con l’
altro dei contenden in una guerra che spesso diventa gro esca per i cambi repen ni di alleanze, i
tradimen segui da spe acolari pacificazioni. Oltre ad angioini e aragonesi ci sono i baroni, poi la chiesa, i
fioren ni: varie le forze in campo a contendersi il regno di Napoli!
RENATO D'ANGIO' (1435-1442)
Fino al ’38 è imprigionato dal duca di Borgogna. La reggenza l’assume la moglie Isabella (la donna Sabella di
una vecchia canzone…) con piglio energico. Nel ’38 inizia la reggenza effe va di Renato che però dovrà
affrontare l’epilogo della lunga guerra con gli aragonesi di Alfonso V. Dopo un lungo e terribile assedio
iniziato nel ’40, Napoli cadrà nel 1442 nelle mani aragonesi. Finisce così l’esperienza angioina a Napoli.
CONSIDERAZIONI
Qualcosa già l’abbiamo de a. Dalla lo a tra guelfi e ghibellini scompare nei libri di testo completamente la
parte fondamentale, non inferiore a quella di Firenze, avuta da Napoli, cosi come il fa o che il grande scisma
d’occidente nasce e trova linfa proprio nel regno. Che dire poi di Ladislao e del suo tenta vo di unire i vari
sta italiani? Silenzio assoluto nei tes scolas ci… se poi ci aggiungiamo che gli angioini, almeno da
Giovanna I in poi, parlano in napoletano (ci sono pervenute delle le ere scri e dalla regina in questo
idioma!) non possiamo nemmeno più affermare tout court che “Napoli ha sempre subito delle dominazioni
straniere”…
L’economia napoletana è di fa o, almeno da Giovanna in poi, un’economia di guerra. Napoli produce guerra
e si fa finanziare da Firenze. Occorrerebbero degli studi approfondi per capire la diale ca tra le due ci à
ma un fa o è chiaro: lo schema economico è quello del capitalismo nascente, c’è una produzione (la guerra)
e un finanziatore. Questo non può essere compreso se viene u lizzato come unico modello di riferimento e
assoluto parametro di valutazione storiografica lo sviluppo dei comuni dell'italia centro-se entrionale.
APPROFONDIMENTI: GUELFI e GHIBELLINI
Guido Novello, il capo della lega ghibellina di Firenze viene cacciato dalla ci à il novembre del 1266. Il papa
Clemente IV non si fida e chiede a Carlo I di intervenire: il 7 maggio 1267 il re viene ele o podestà di Firenze
per se e anni.
Nel ’68 Corradino di Svevia, è in italia del nord, poi a Pisa, ci à ghibellina, l’intenzione è quella di riprendersi
il regno. I pisani, per preparare la guerra, assaltano le coste rreniche, tra cui Amalfi. Arriva a Roma, dove
viene accolto bene. Intanto nel regno, sopra u o Aversa, cresce l’appoggio a Corradino. La ba aglia avviene
a Scurcola marsicana, vicino l’Aquila, e segna la vi oria di Carlo. Corradino fugge ma viene fa o prigioniero
dopo poco. Lo stesso Clemente IV avrebbe consigliato di ucciderlo:”Vita Conradini mors Caroli, mors Caroli
vita Conradini". Viene giudicato con un “regolare” processo, secondo le leggi federiciane (ironia della sorte)
e gius ziato in quella che poi sarà piazza Mercato a Napoli, il 29 o obre 1268. Pesò nel giudizio sopra u o l’
esecuzione, gratuita, di Braiselve, il vicario di Carlo in toscana.
Sconfi o Corradino, Carlo si ritrova ad essere il capo del guelfismo italiano, anche secondo la volontà della
chiesa. E’ senatore a Roma, podestà a Firenze, e riesce a riunificare, con le armi o con accordi, so o la lega
guelfa quasi tu o il centro-nord italiano.
Carlo II non farà che ribadire la leadership del regno del guelfismo italiano, rafforzando il dominio in
piemonte con una accorta poli ca diploma ca e matrimoniale (come era nel suo cara ere!) mantenendo
o mi e diale ci rappor con Roma e con Firenze.
Roberto, incoronato nel 1309, comba e con l’ul mo eroe del ghibellinismo, Arrigo VII. Ques cerca di
provocare lo scontro in tu i modi: fa accordi con gli aragonesi di sicilia, minaccia Firenze, fino a che si fa
incoronare imperatore a Roma… quasi tu i comuni del centro nord italia a quel punto riconoscono come
loro signore Roberto (1312)… lo scontro sembra inevitabile quando Arrigo VII muore nel 1313. I rappor tra
guelfi e impero verrà risolto poi con l’abile poli ca matrimoniale angioina. La lo a tra guelfi e ghibellini si
avvia così a concludersi con la vi oria sostanziale dei guelfi. Nemmeno la ba aglia di Monteca ni del 1315,
vinta dai ghibellini, minerà l’enorme pres gio che Roberto si guadagna anche con questa vicenda e le lodi
dei contemporanei, in primis Petrarca,ne sono la tes monianza.
LA CULTURA NELLA NAPOLI ANGIOINA
A Napoli c’erano innumerevoli studi appartenen ai vari ordini religiosi, i più importan sono quelli
domenicano e francescano.
A San Domenico dal 1272 insegna Tommaso d’Aquino, chiamato da Carlo a dare lustro allo studio
domenicano che è diventato “studio generale”(in italia ce ne era solo un altro, a Bologna, gli altri: Parigi,
Oxford, Colonia e Montpellier). Purtroppo ci starà solo due anni, prima di morire di mala a. Farà in tempo
ad essere considerato il vero fondatore dello Studio. Notevole il fa o che fece un corso di lezioni
(“colla ones”) nel ’73 sul Pater, sulla salutazione angelica etc… nell’idioma napoletano… Fra Pietro de Andria
lo trascrisse, purtroppo ci è arrivata la traduzione la na!
L’ordine francescano si afferma a Napoli come il più importante al punto che oltre a San Lorenzo Maggiore,
che è anche la sede dello Studio, anche Santa Chiara e Santa Maria la Nova sono dagli angioini fa e costruire
per quest’ordine. La evidente “povertà” archite onica di Santa Chiara è un vero e proprio manifesto di pietra
del francescanesimo! Roberto d’Angiò difende i francescani spirituali anche quando
l’inquisizione aveva
già colpito duramente il movimento (il rogo del Segarelli è del 1300): Roberto nel 1316 protegge Michele Da
Cesena, il ministro generale dell’ordine, dall’inquisizione… ancor più clamorosa la protezione dei “fra celli”
quei francescani spirituali “estremis ” che ves vano malissimo, lasciando par del corpo scoperte, avevano
capelli lunghi e giravano scalzi (diventò anche una moda fra i laici !)… nel 1318 Giovanni XXII fa bruciare sul
rogo a Marsiglia qua ro fra celli mentre a Napoli addiri ura un fratello di Sancia, la regina, è dell’ordine, e
fra’ Roberto da Mileto gira a corte turbando Petrarca (…orribile animale a tre piedi… scappucciato… flaccido
per libidine…) che vi era andato per convicere il re, invano, a “estradarlo” a Roma.
La cultura giuridica napoletana è il fru o della molteplicità di s moli, teorici e pra ci che la ci à produce.
Innanzitu o vi è la singolare coincidenza di innumerevoli tradizioni giuridiche e di costumi che si incontrano:
quella romana, quella gius nianea, quella longobarda, la bizan na e per finire il diri o canonico, il corpus di
leggi federiciano e le consuetudini angioine… i giuris napoletani si trovano a dover, spesso per esigenze
assolutamente pra che, districare non facili brogli o, in altri termini, a dover fare delle opere di mediazione
difficili. Questo determina la peculiarità della cultura giuridica napoletana: una esigenza ermeneu ca che,
seppur già presente nello studio bolognese (Bartolomeo di Capua, Dizionario enciclopedico degli italiani,
Treccani 1964) a Napoli trova linfa e sviluppo e poi una esigenza “pra ca” che altrove, a Bologna, manca
quasi del tu o.
Bartolomeo di Capua è una dei giuris più importan del periodo, oltre che logoteta e ambasciatore di Carlo
II e Roberto: nella sua opera è evidente lo sforzo di conciliare le diverse esigenze, a cominciare dai rappor
tra feudalità e monarchia come pure rige are le pretese imperiali di un Arrigo VII. Delinea quindi un modello
di stato decentrato dove la feudalità oltre al beneficio regio ha anche una funzione giuridico-amministra va,
il feudatario diventa quasi un funzionario dello stato… di contro alle pretese imperiali scatena una notevole
mole di argomentazioni… a lui risponderà Dante con il “Monarchia, contrapponendogli l’idea del monarca
assoluto.
Luca Da Penne scrive i “commentaria “ ai tre libri, gli ul mi del codice gius nianeo, riguardan il diri o
pubblico, abbastanza trascura fino alla sua opera e con ciò ribadendo la mo vazione pra ca degli studi di
diri o napoletani. Scrive inoltre di “ritorno alle fon ” e di autonomia della indagine scien fica dall’e ca, un
vero e proprio primo manifesto dell’umanesimo, nella sua ul ma opera (1362), il commento a Valerio
Massimo.
Bibliografia
Carlo De Frede, Da Carlo d'Angiò a Giovanna I 1263-1382, in Storia di Napoli, società editrice Storia di Napoli
1969
Georges Peyronnet, I Durazzo e Renato d'Angiò 1281 1442, in Storia di Napoli, società editrice Storia di
Napoli 1969
Domenico Ambrasi, La vita religiosa, in Storia di Napoli, società editrice Storia di Napoli 1969
Arnaldo Vendi , Urbanis ca e archite ura religiosa, in Storia di Napoli, società editrice Storia di Napoli 1969
Giovanni Vitolo, L'età svevo-angioina, in Storia e Civiltà della Campania, Napoli 1992
Dizionario enciclopedico degli italiani, Treccani 1964