Molle lavorate a freddo Materiali, Norme, Processi, Problemi e Soluzioni, Limiti. Adriano Visentin Convegno PROGETTAZIONE, CALCOLO E SCELTA DEI COMPONENTI ELASTICI (molle) mevis Premessa La vastità del titolo e il tempo a disposizione ci obbligano a Molle lavorate a freddo sviluppare il tema per brevi cenni. Attraverso il commento di alcune applicazioni cercheremo di Materiali, Norme, semplificare l'approccio del progettista al settore degli elementi Processi, elastici meccanici, generalmente definiti “molle”. Problemi Le difficoltà da sempre sperimentate da chi affronta queste e Soluzioni, Limiti problematiche sono senz’altro da ascrivere ad una obiettiva carenza bibliografica in materia e ad una letteratura esistente spesso formulata per soli addetti. Un contributo positivo è stato portato dall'UNI che, se pur in ritardo, con la 3823, la 7900 e la 9061 ha messo a disposizione alcuni strumenti sufficientemente utilizzabili. Nel procedere a questa iniziativa anche noi intendiamo avvalerci di definizioni e riferimenti tratti da tali norme contribuendo così anche alla loro diffusione. 1. Molla Elemento elastico in grado di modificarsi dimensionalmente per effetto di un carico o un momento, e ritornare nella condizione iniziale al suo cessare. Può essere anche definita come un accumulatore meccanico di energia in grado di renderla al momento opportuno. Può essere quindi impiegata per assorbire energia proteggendo da urti; per sopportare masse in movimento e isolarle da vibrazioni; per applicare o controllare carichi o momenti. 2 2. Tipi di molle A seconda dell'utilizzo e delle risposte che possono dare le molle Molle lavorate a freddo sono classificate: • molle a compressione; • molle a trazione; • molle a torsione; • molle a flessione; Materiali, Norme, Processi, Problemi e Soluzioni, Limiti • molle a spirale; • molle a tazza; • molle piatte; • barre di torsione. Ad eccezione delle molle a tazza, tutte sono caratterizzate dalla proporzionalità fra carico e freccia, o momento e rotazione angolare. 3. Disegno È da considerare lo strumento più importante. Deve esprimere i dati di progetto e le prestazioni d'uso (Modulo 1 e 2 UNI 7900 Parte 3ª Modulo UNI 7900 Parte 6ª - Modulo 1 e 2 UNI 9061). 4. Materiale Va scelto con molta attenzione fra i vari tipi disponibili in relazione alle condizioni di impiego della molla (temperatura, ambiente corrosivo, frequenza, ecc.) mirando alla condizione ottimale di sfruttamento e ricordando che spesso costituisce più del 50% del costo della molla. Deve sempre essere correttamente indicato a disegno citando la norma specifica. 3 Fra i tipi più comunemente impiegati segnaliamo: • filo di acciaio non legato o legato trafilato e bonificato DIN 17223 Parte 2° (Pretemprato); • filo di acciaio non legato o legato patentato incrudito di trafilatura UNI 3823, oppure EN 150-87, oppure DIN 17223 Parte 1° (Armonico); • filo di acciaio inossidabile incrudito di trafilatura EN 151-86, oppure DIN 17224; Molle lavorate a freddo Materiali, Norme, Processi, Problemi e Soluzioni, Limiti • filo di ottone, bronzo fosforoso e rame al berillio DIN 17682. 5. Fattori della sollecitazione In conformità alle prestazioni d'uso vanno individuati e definiti i fattori che contribuiscono a determinare la resistenza al lavoro: • tipo di carico (statico o dinamico); • stato della superficie della molla; • corrosione; • perdita di carico dovuto alla temperatura; • modifica del modulo di elasticità G ed E con la temperatura; • vibrazioni o urti; • effetti dell'applicazione eccentrica del carico e delle tolleranze; • conoscenza esatta del valore del carico e della sua applicazione; • conseguenze della eventuale rottura della molla; • la sollecitazione unitaria del materiale; • proprietà del materiale impiegato. 4 6. Tipi di carico Molle lavorate 6.1. Carico statico a temperatura normale a freddo Sono considerate soggette a carico statico le molle operanti sotto Materiali, carico costante, o sottoposte a variazioni occasionali di carico tali Norme, Processi, da totalizzare meno di 10.000 cicli nel corso dell'intera vita (2.3.1. Problemi UNI 7900 Parte 2ª - 2.2.1. UNI 7900 Parte 5ª - 3.11.1. UNI 9061). e Soluzioni, È considerata temperatura normale un campo di variazione da 0°C a Limiti 40°C (2.4.1.1. UNI 7900 Parte 2° - 2.3.1.1. UNI 7900 Parte 5° - 3.10.1.1. UNI 9061) Per questo tipo di carico, con il superamento del limite elastico del materiale, più che di rottura, è corretto parlare di cedimento elastico. Infatti con il superamento della sollecitazione massima ammessa, definita come frazione del carico unitario di rottura a trazione R, si ha una perdita di carico dovuta alla modificazione delle dimensioni iniziali: - della lunghezza libera Lo per le molle a compressione; - della lunghezza Lo o perlomeno del precarico Po per le molle a trazione; - della posizione angolare dei terminali delle molle a torsione, a spirale e delle barre di torsione; - dello spostamento del punto di applicazione del carico per le molle piatte e a tazza. Questo scorrimento dei carichi e delle dimensioni è definito con il termine di rilassamento e, come vedremo in seguito, è influenzato, oltre che dal livello della sollecitazione unitaria, anche dalla temperatura. 5 6.1.1. Per prevenirlo sono state introdotte tecniche di assestamento a Molle freddo e a caldo. lavorate Per molle cilindriche di compressione, avvolte a freddo con a freddo successivo trattamento di distensione, viene assunto come Materiali, sollecitazione massima corretta di torsione τk, la seguente Norme, percentuale di R: Problemi • 55% per filo di acciaio non legato o legato trafilato e bonificato e Soluzioni, Processi, Limiti (Pretemprato); • 50% per filo di acciaio non legato o legato patentato e incrudito di trafilatura (Armonico); • 50% per filo di acciaio inossidabile incrudito di trafilatura, • 40% per filo di bronzo fosforoso incrudito di trafilatura; • 40% per filo di ottone incrudito di trafilatura (2.3.1.1. UNI 7900 Parte 2ª). 6.1.2. Per molle cilindriche di compressione, avvolte a freddo o a caldo con successivo trattamento di bonifica, lo stesso limite non deve superare il 55% di R (2.3.1.2. UNI 7900 Parte 2ª). 6.1.3. Per molle cilindriche di trazione, avvolte a freddo con successivo trattamento di distensione, lo stesso limite viene fissato in 5 punti percentuali in meno di 6.1.1 (2.2.1.1. UNI 7900 Parte 5ª). Particolare attenzione, per questo tipo di molla, deve essere posto alla conformazione degli occhielli e alla normale presenza di un precarico Po. 6.1.4. Per molle cilindriche di torsione, sia in acciaio pretemprato che in altri materiali incruditi di trafilatura (acciaio armonico, inossidabile, bronzo fosforoso, ottone, ecc.) la sollecitazione massima corretta di flessione σq non deve superare il 70% di R (3.11.1.1. UNI 9061). 6 Particolare attenzione, per questo tipo di molla, deve essere posta Molle alla concezione dei vincoli e quindi alla configurazione dei terminali: lavorate nel determinare lo sviluppo elastico va tenuta in debita 6.1.5. a freddo considerazione la loro influenza. Materiali, Le sollecitazioni massime citate τ e σ si riferiscono a sollecitazioni Norme, pure di torsione e flessione. Problemi Trattandosi invece, nelle molle ad elica, di sollecitazioni deviate per e Soluzioni, Processi, Limiti la presenza del passo dell'elica, le stesse sollecitazioni vanno corrette moltiplicandole per coefficienti di correzione: • k per le molle a compressione e trazione; • qc per molle a torsione il cui momento tende ad aprire la spira; • qt per molle di torsione il cui momento tende ad aprire la curvatura del braccio di lavoro. Essi sono determinati in funzione del rapporto di avvolgimento c fra il diametro medio dell'elica D e il diametro del filo d, ovvero della dimensione l radiale del piatto, con c compreso fra 3 e 20 (2.1.2. UNI 7900 Parte 2ª - 2.1.2. UNI 7900 Parte 5ª - 3.3.2. UNI 9061). 6.2. Carico statico a temperatura elevata Valgono anche per questo tipo di carico le definizioni di cui al punto 6.1. con la differenza che la elevata temperatura, intesa come superiore a 40ºC, influenza in riduzione i moduli di elasticità G ed E. 6.2.1. L'influenza della temperatura t dell'ambiente nel quale opera la molla è rappresentata dalle formule Gt = G20 [1− r ( t − 20) ] E t = E 20 [1− r ( t − 20)] 7 dove Gt, G20, Et, ed E20 - espressi in N/mm2² - rappresentano i moduli Molle di elasticità tangenziale e lineare del materiale rispettivamente alle lavorate temperature t e 20°C, ed r è un coefficiente il cui valore è: • 0,25 x 10-3 per acciai non legati o legati; a freddo Materiali, • 0,40 x 10-3 per acciai inossidabili, bronzo fosforoso e ottone crudo Norme, Processi, (2.4.1. UNI 7900 Parte 2ª - 2.3.1. UNI 7900 Parte 5ª - 3.10.1. UNI Problemi 9061). e Soluzioni, Limiti 6.2.2. Valori consigliati di G20 78.500 ÷ 81.500 per acciaio non legato o legato avvolto a freddo con successivo trattamento di distensione (Pretemprato e Armonico); 75.500 ÷ 78.500 per acciaio da bonifica; 71.500 ÷ 75.500 per acciaio inossidabile incrudito di trafilatura; 41.000 ÷ 43.000 per bronzo fosforoso incrudito di trafilatura; 34.000 ÷ 36.000 per ottone incrudito di trafilatura (2.4.2. UNI 7900 Parte2ª) Le stesse considerazioni valgono per E20 ricordando che fra G ed E esiste il rapporto 2 G = ⋅E . 5 Questi valori, oltre che dalla temperatura, sono influenzati dall'eventuale assestamento e dalla decarburazione superficiale. Essi hanno, però, carattere pratico immediatamente applicativo, essendo già stata prevista una loro riduzione per una modesta azione di assestamento e, nel caso di molle bonificate, per la presenza di una modesta decarburazione superficiale (2.4.1. UNI 7900 Parte 2ª - 2.3.1.1. UNI 7900 Parte 5ª - 3.10.1.1. UNI 9061). 8 6.2.3. L'esperienza comunque consiglia di limitarsi alle temperature Molle massime di: lavorate 100ºC per acciaio non legato o legato incrudito di trafilatura (armonico); 200ºC per acciaio non legato o legato trafilato e bonificato (pretemprato) in particolare al CrSi; 300ºC per acciaio inossidabile incrudito di trafilatura (AISI 631). Si è avuta esperienza positiva nell’ utilizzo dell'acciaio UNI 3823/C a freddo Materiali, Norme, Processi, Problemi e Soluzioni, Limiti (Armonico - non legato incrudito di trafilatura) a 200ºC adottando nel calcolo un valore massimo τ=180 N/mm²2 e Gt=76.000 N/mm2² , conseguendone, come risulta evidente, un notevole consumo di materiale. 6.2.4. Per temperature oltre i 300°C si consigliano acciai inossidabili ad alti tenori di Cr e Ni che vanno sotto la denominazione di Monel, Inconel e InconelX. Dopo l'avvolgimento a freddo viene previsto uno speciale trattamento di distensione dove la temperatura e il tempo di permanenza vengono tarati in modo da generare una precipitazione degli elementi in lega. Le aziende produttrici del materiale sono in grado di fornire dettagliate informazioni al riguardo. 6.3. Carico dinamico Sono considerate soggette a carico dinamico le molle operanti sotto carico variabile periodicamente fra due valori fissi o sottoposte a carichi variabili in modo saltuario, tali da totalizzare almeno 10.000 cicli nel corso dell'intera vita (2.3.2. UNI 7900 Parte 2ª - 2.2.2. UNI 7900 Parte 5ª - 3.11.2. UNI 9061). 9 6.3.1. I valori massimi ammissibili della sollecitazione di esercizio, tenute Molle in considerazione tutte le condizioni influenti già considerate per il lavorate carico statico (6.1. e 6.2.), si deducono dai diagrammi di Wöhler o di 6.3.2 . a freddo Goodman del materiale che si intende impiegare (2.3.2.1 UNI 7900 Materiali, Parte 2ª - 2.2.2.1. UNI 7900 Parte 5ª - 3.11.2.1. UNI 9061). Norme, Processi, Tali diagrammi non sono sempre facilmente reperibili presso le Problemi acciaierie o le trafilerie. Si consiglia perciò un metodo pratico per e Soluzioni, costruire il diagramma di Goodman. Limiti Figura 1 - Diagramma di Goodman dove: R rappresenta il carico di rottura a trazione; τ rappresenta la sollecitazione statica corretta massima ammessa per molle a compressione, trazione e barre di torsione, per i diversi tipi di materiale; 10 σ rappresenta la sollecitazione statica corretta massima ammessa per molle a torsione e elementi elastici soggetti a Molle lavorate a freddo flessione, per i diversi tipi di materiali; ∆ rappresenta l’ampiezza dell’oscillazione; x rappresenta la sollecitazione minima ideale per ottenere il y Materiali, Norme, Processi, massimo sfruttamento del materiale; Problemi rappresenta la sollecitazione massima ammessa (6.1.1. e e Soluzioni, Limiti segg.). 6.3.3. L'errata progettazione di una molla soggetta a carico dinamico non porta solamente ad un cedimento elastico ma normalmente alla rottura per superamento della resistenza a fatica. Contribuisce notevolmente a questo tipo di cedimento lo stato della superficie, specie in corrispondenza del mantello cilindrico interno che rappresenta la parte più sollecitata. La superficie deve essere liscia, senza segni o incisioni e, possibilmente, senza decarburazione (2.3.2.2. UNI 7900 Parte 2ª 2.2.2.2. UNI 7900 Parte 5ª - 3.11.2.2. UNI 9061). La pallinatura contribuisce in maniera notevole, a parità di tutte le altre condizioni, alla resistenza a fatica. Viene misurata in gradi Almen. 7. Calcolo Il calcolo della molla, in quanto elemento elastico, si differenzia sostanzialmente dal progetto degli altri organi meccanici perché alla soddisfazione delle condizioni di carico, deve in ogni caso corrispondere la soddisfazione della condizione elastica. La risposta alle condizioni di carico si ottiene con la determinazione della sezione; la soddisfazione della condizione elastica con lo sviluppo utile. 11 Sulla base di questi due fattori si può impostare il calcolo di Molle qualsiasi tipo di elemento elastico facendo attenzione: lavorate - a scegliere, per ogni tipo di sollecitazione dominante (torsione, a freddo flessione, ecc.), la relativa relazione della resistenza dei materiali ; Materiali, - a considerare opportunamente i fattori che, come abbiamo visto Norme, (5.), influiscono nell’ottenimento delle prestazioni richieste. Processi, Problemi e Soluzioni, 7.1. Molla a compressione a carico statico Limiti R Figura 2 - Molla a compressione (2.1. e 3.1.2. UNI 7900) E’ da notare come, nella sezione rettangolare, l è sempre la dimensione perpendicolare all’asse ed h è sempre la dimensione parallela all’asse. Il carico F applicato sull'asse genera sul materiale un momento torcente 12 M = F ⋅R = D ⋅F . 2 La risposta del materiale è definita come Molle lavorate a freddo Materiali, M = τ ⋅Wt Norme, Processi, dove Problemi τ τ= k k e Soluzioni, Limiti e dove: τk è la sollecitazione massima corretta ammessa per il materiale (6.1.1.); k è il coefficiente di correzione (Wahl) in funzione del rapporto di avvolgimento c = D (2.1.2. UNI 7900 Parte 2ª); d Wt è il modulo di resistenza a torsione che dipende dal tipo di sezione; Wt = π 3 d 16 2 Wt = l 3 9 per la sezione tonda; per la sezione quadra. Per la sezione rettangolare vedi 2.2.2. UNI 7900 Parte 2ª. È quindi possibile determinare la dimensione della sezione. Nel caso di sezione tonda d : da M = τ ⋅Wt si ottiene D ⋅F π = τ ⋅ ⋅d 3 2 16 e quindi d=3 8⋅F ⋅D π⋅τ 13 insieme a 7.1.1. Molle π ⋅ τ ⋅d 3 F= 8⋅D lavorate a freddo Materiali, Se, come avviene frequentemente, il risultato non è un numero Norme, intero, si procede arrotondando alla dimensione decimale Processi, superiore, o comunque alla dimensione reperibile. Si calcola quindi il valore reale della sollecitazione τr, Problemi e Soluzioni, Limiti corrispondente all'arrotondamento di d, con la formula inversa τr = 8⋅F ⋅D π ⋅d 3 Questo valore dovrà, come vedremo in seguito, essere utilizzato per il calcolo dello sviluppo elastico, ovvero del numero di spire utili i. Dalla proporzionalità fra carico F e cedimento elastico f entro i limiti di proporzionalità del materiale (Hook), Figura 3 - Legge di Hook si definisce la rigidità Rg espressa dal rapporto fra il carico F e il corrispondente cedimento elastico f 14 Rg = F f Molle lavorate a freddo Essa, per definizione, risulta: - direttamente proporzionale alle caratteristiche elastiche a torsione del materiale, espresse dal modulo di elasticità tangenziale G, e dal diametro del filo d alla 4ª potenza; - inversamente proporzionale al numero di spire utili i e al diametro Materiali, Norme, Processi, Problemi e Soluzioni, Limiti medio dell'elica D alla 3ª potenza. G ⋅d 4 Rg = 8 ⋅ i ⋅ D3 7.1.2. e quindi F G ⋅d 4 = f 8⋅ i ⋅ D3 Richiamando la 7.1.1. π ⋅ τr ⋅d 3 G ⋅d 4 = 8 ⋅D ⋅f 8⋅ i ⋅ D3 fornisce 7.1.3. i= f ⋅ G ⋅d π ⋅ τ r ⋅ D2 Dal numero di spire utili i si determina il numero di spire totali it it = i + im dove im rappresenta il numero di spire inattive che non prendono parte al processo di deformazione elastica e varia con la diversa 15 conformazione delle spire terminali. Normalmente il suo valore si Molle colloca tra 1,25 e 1,75. lavorate L'esperienza consiglia di non adottare un numero di spire totale a freddo intero. L’ideale è prevedere sempre la presenza di una mezza spira Materiali, (2.5 UNI 7900 Parte 2ª) Norme, Dal numero di spire totali it si determina la lunghezza del blocco Processi, Problemi e Soluzioni, Lb = ( i t + 1) ⋅ d 7.1.4. Limiti Lb = ( i t + 1) ⋅ h per sezione tonda e rettangolare o quadra e spire terminali non molate Lb = ( i t − 0 , 5) ⋅ d Lb = ( i t − 0 , 5) ⋅ h per sezione tonda e rettangolare o quadra e spire terminali molate (2.6 UNI 7900 Parte 2ª). Si determina inoltre la luce minima di esercizio S 7.1.5. S = s ⋅ i ⋅ ( d + 0 , 5) S = s ⋅ i ⋅ ( h + 0 , 5) per sezione tonda e rettangolare o quadra dove s è fissato in funzione del rapporto di avvolgimento c (2.6.2. UNI 7900 Parte 2°). Si può quindi ricavare la lunghezza libera Lo minima 7.1.6. Lo = Lb + S + f Tutti gli elementi calcolati devono soddisfare le esigenze di ingombro previste dalla prestazione d'uso della molla. 16 Se si deve intervenire in variazione bisogna ricordare che i vari Molle elementi che compongono la molla devono mantenere sempre lavorate l'equilibrio fra: a freddo - la sezione, rappresentata dalla dimensione d o h ⋅ l , Materiali, - lo sviluppo, rappresentato dal numero di spire utili i, e Norme, - la sollecitazione massima τr. Si ricorda poi che il carico F è: Processi, Problemi e Soluzioni, Limiti - direttamente proporzionale alle caratteristiche elastiche del materiale G e alla dimensione della sezione d alla 4ª potenza; - inversamente proporzionale al numero di spire utili i e al diametro medio della spirale D alla 3ª potenza (7.1.2.). Vanno verificati inoltre: • il diametro esterno o interno, in relazione alla sede di alloggiamento esterna o interna, ricordando che con la freccia il diametro tende ad aumentare (2.7. UNI 7900 Parte 2ª); • la stabilità laterale, che si rifà alle condizioni comportamentali del carico di punta (2.8 UNI 7900 Parte 2ª); • il carico traversale (2.9 UNI 7900 Parte 2ª); • i fattori di correzione della sollecitazione e della freccia specifici per sezione rettangolare o quadra (2.2 UNI 7900 Parte 2ª); • la progressività eventuale del carico da ottenere intervenendo sulla conformazione delle spire terminali, con il passo variabile, o con molla conica. 17 7.2. Molla a trazione a carico statico Molle lavorate a freddo Materiali, Norme, Processi, Problemi e Soluzioni, Limiti Figura 4 - Molla a trazione (2.2. UNI 7900) Vale quanto detto per la molla a compressione (7.1). In particolare per questo tipo di molla va tenuto presente: • la sollecitazione τk massima ammessa: ricordare quanto già precisato (6.1.3.); • la presenza del precarico Fo che a tutti gli effetti si somma alla forza F e non può superare certi valori legati al rapporto di avvolgimento c e alla resistenza del materiale R (2.1.4. UNI 7900 Parte 5ª); • la conformazione degli occhielli, che sono da considerarsi il punto più vulnerabile (2.1.6. UNI 7900 Parte 5ª). 18 7.3. Molla a torsione a carico statico Molle lavorate a freddo Materiali, Norme, F Processi, Problemi e Soluzioni, Limiti Figura 5 - Molla a torsione (3.1. UNI 9061) La forza F applicata alla distanza R genera sul materiale un momento flettente M = F ⋅R 19 La risposta del materiale è definita come: Molle lavorate M = σ⋅Wf ovvero σq , dove a freddo Materiali, σ è la sollecitazione massima ammessa quando il momento tende a chiudere la spira. σq è la sollecitazione massima ammessa quando il momento tende Norme, Processi, Problemi e Soluzioni, Limiti ad aprire la spira (fattore di correzione qc) o ad aprire la piega del braccio di lavoro (fattore di correzione qt) (3.3.2. UNI 9061) Wf è il modulo di resistenza a flessione che dipende dal tipo di sezione: Wf = π 3 ⋅d 32 per la sezione tonda Wf = l3 6 per la sezione quadra l 2 ⋅h Wf = 6 per la sezione rettangolare dove l è, in ogni caso, la dimensione perpendicolare all'asse dell'elica. È quindi possibile determinare la dimensione della sezione. Nel caso della sezione tonda d , dalla M = σ⋅Wf si ottiene 7.3.1. M= π ⋅ σ⋅ d 3 32 d=3 32 ⋅ M π ⋅σ e quindi 20 Se, come accade frequentemente, il risultato non è un numero Molle intero, si arrotonda alla dimensione decimale superiore, o lavorate comunque alla dimensione reperibile. Si calcola quindi il valore reale della sollecitazione σr, corrispondente all'arrotondamento di d, con la formula inversa: a freddo Materiali, Norme, Processi, Problemi 32 ⋅ M σr = π ⋅d 3 e Soluzioni, Limiti Questo valore dovrà, come vedremo in seguito, essere utilizzato per il calcolo dello sviluppo elastico Σ, ovvero del materiale che partecipa alla risposta elastica. Da esso si ricaveranno il numero di spire ed i gambi di lavoro. Mentre le spire normalmente partecipano in maniera uniforme alla risposta elastica, i gambi di lavoro, che vincolano la molla al meccanismo, partecipano in maniera triangolare, come per le travi a sbalzo. Al capitolo 3.6.1 della UNI 9061 viene descritto un metodo per calcolare la loro partecipazione all'angolo di flessione. Per nostra esperienza riteniamo una buona approssimazione considerare utile ai fini della risposta elastica metà dello sviluppo dei bracci misurati dal punto di applicazione del carico al punto di tangenza con la spira. Dalla proporzionalità fra momento M e angolo di torsione ω, espresso in radianti, entro i limiti di proporzionalità del materiale (Hook), 21 Molle lavorate a freddo Materiali, Norme, Processi, Problemi e Soluzioni, Limiti Figura 6 - Legge di Hook si definisce la rigidità Rg espressa dal rapporto fra il momento M e il corrispondente angolo di torsione ω : Rg = M ω Essa, per definizione, risulta: - direttamente proporzionale alle caratteristiche elastiche a flessione del materiale, espresse dal modulo di elasticità lineare E, ed al diametro del filo d alla 4ª potenza; - inversamente proporzionale allo sviluppo elastico Σ: π E ⋅d 4 Rg = ⋅ 64 Σ 7.3.2. quindi M π E ⋅d 4 = ⋅ ω 64 Σ e infine 7.3.3. M= π ω⋅E ⋅d 4 ⋅ 64 Σ 22 Molle lavorate Richiamando la 7.3.1: a freddo π ⋅ σ⋅ d 3 π ω ⋅ E ⋅ d 4 = ⋅ 32 64 Σ Norme, Processi, fornisce 7.3.4. Materiali, ω⋅d ⋅ E Σ= 2 ⋅ σr Problemi e Soluzioni, Limiti da cui si può quindi calcolare lo sviluppo elastico corrispondente alla sollecitazione reale sopra citata σr. Dallo sviluppo elastico, tolto metà dello sviluppo dei bracci di lavoro, si calcola il numero di spire i dopo aver definito il diametro D compatibile con l'ingombro permesso e tenendo conto della riduzione di diametro nella condizione di massimo angolo di lavoro: i= Σ− sviluppo bracci 2 π⋅D Fissando la frazione di spira che soddisfa la posizione di lavoro richiesta ai bracci, si ricalcola il diametro reale delle spire Dr con la formula inversa. Si calcola la lunghezza del pacco molla Lp = [ ( i + 1) ⋅ d ] + i ⋅ s Tenendo conto del numero di spire i nella condizione di massimo angolo di lavoro e dell'eventuale spazio richiesto fra le spire s. 23 Tutti gli elementi calcolati devono soddisfare la richiesta di Molle prestazione d'uso. Se occorre intervenire in variazione ricordare lavorate che i vari parametri della molla devono mantenere sempre a freddo l'equilibrio fra: Materiali, - la sezione , rappresentata dalla dimensione d o h ⋅ l , Norme, - lo sviluppo Σ, e - la sollecitazione massima reale σr. Processi, Problemi e Soluzioni, Limiti Si ricorda poi che il momento M è: - direttamente proporzionale alle caratteristiche elastiche del materiale E, all'angolo di torsione in radianti ω ed alla dimensione della sezione d alla 4ª potenza; - inversamente proporzionale allo sviluppo elastico Σ (7.3.3.). Vanno verificati inoltre: • il diametro interno considerando che è sempre opportuno guidare la molla con una spina. Il diametro di tale spina deve avvicinarsi il più possibile alla dimensione del diametro interno della molla nella condizione corrispondente all'angolo massimo di lavoro; • la lunghezza massima del blocco; • l'eventuale spazio fra le spire per il trattamento di protezione superficiale o di pallinatura; • la posizione dei bracci di lavoro a molla libera che soddisfino le necessità di carico e vincolo. 24 7.4. Elementi a flessione a carico statico Vanno analizzati come travi inflesse. Molle lavorate a freddo In considerazione alla vastità dei casi e richiamando quanto già detto per le molle a torsione (7.3.), ci limiteremo ad accennare agli elementi che possono essere ricondotti alle travi a sbalzo. 7.4.1. Elementi a sezione piatta h ⋅ l , dove h rappresenta la dimensione normale alla direzione del carico Materiali, Norme, Processi, Problemi e Soluzioni, Limiti Figura 7 - Elementi a sezione piatta soggetti a carico di flessione Il carico F provoca il momento M = F ⋅L La reazione del materiale si definisce come M = σ⋅ Wf = σ⋅ h ⋅l 2 6 Fissato σ≤ 70%R (6.1.4.) si ricava la dimensione mancante della sezione l: 25 l= 6 ⋅F ⋅L σ⋅ h Molle lavorate a freddo In caso di arrotondamento si calcola la sollecitazione reale σr: Materiali, Norme, 6 ⋅F ⋅L σr = h ⋅l 2 Processi, Problemi e Soluzioni, Limiti Dalla resistenza dei materiali si ricava il cedimento elastico f che risulta: 2 σr ⋅ Σ2 f= ⋅ 3 E ⋅l f= σr ⋅ Σ2 E ⋅l per sezione a larghezza e spessore costanti per sezione a larghezza rastremata e spessore costante Dove Σ è lo sviluppo elastico ed E il modulo di elasticità lineare (6.2.2.) 7.4.2. Elementi a sezione tonda di diametro d Figura 8 - Elementi a sezione tonda soggetti a carico di flessione Il carico F provoca il momento 26 Molle M = F ⋅L La reazione del materiale si definisce come: lavorate a freddo Materiali, Norme, π M = σ⋅Wf = σ⋅ ⋅ d 3 32 Processi, Problemi e Soluzioni, Limiti Fissato σ≤ 70%R (6.1.4.) si ricava il diametro d d=3 32 ⋅ F ⋅ L π ⋅σ In caso di arrotondamento si calcola la sollecitazione reale σr: σr = 32 ⋅ F ⋅ L π ⋅d 3 Dalla resistenza dei materiali si ricava il cedimento elastico f 2 σ ⋅ Σ2 f= ⋅ r 3 E ⋅d dove Σ è lo sviluppo elastico ed E il modulo di elasticità lineare (6.2.2). Ci siamo limitati a questi soli due esempi perché una vastissima gamma di casi può essere ricondotta a questo tipo di sollecitazione, come, ad esempio, anelli sollecitati alle estremità o particolari tranciati e piegati. 27 In ogni caso deve sempre essere verificato, come già Molle raccomandato (7.3.), l'equilibrio fra: lavorate - la sezione, rappresentata dalla dimensione d o h ⋅ l , - lo sviluppo Σ, e - la sollecitazione massima reale σr. a freddo Materiali, Norme, Processi, Problemi 8. Molle a compressione, trazione, torsione e elementi a flessione a carico dinamico e Soluzioni, Limiti Va richiamato quanto analizzato al punto 6.3. e in particolare al punto 6.3.1 sul diagramma di Goodman. Lo scopo fondamentale è adeguare le caratteristiche dei vari tipi di molle al lavoro richiesto dalla prestazione d'uso. Dopo aver attentamente analizzato: - tutte le condizioni che possono influire sulla sollecitazione (5.); - tutte quelle che possono influire sulla resistenza a fatica (6.3.3.); - l'eventuale rischio di risonanza (2.10. UNI 7900 Parte 2ª - 2.7. UNI 7900 Parte 5ª - 3.12.2. UNI 9061) e aver quindi definito la massima sollecitazione ammessa, si procede al calcolo utilizzando quanto già detto per il carico statico (7.1. e segg.). 28 Conclusioni Molle Avevamo premesso che il nostro lavoro, vista la vastità del tema, lavorate a freddo non poteva che risultare necessariamente sintetico. Per chi volesse approfondire i vari aspetti e completare le inevitabili carenze di Materiali, Norme, questa nostra discussione, proponiamo il testo redatto dallo SMI Processi, "Mechanical Springs" di A.M. Wahl che ci è stato di supporto nella Problemi e Soluzioni, nostra ricerca. Limiti Adriano Visentin Nato a Rosà nel 1936, ha conseguito la maturità tecnica all’istituto A. Rossi di Vicenza, e fin da allora si è sempre occupato di molle. Nel 1961 ha fondato la ditta artigianale produttrice di molle dalla quale è nata Mevis, la società per azioni di cui è presidente. Mevis è oggi una realtà industriale, operativa a livello internazionale, specializzata nella produzione di molle e particolari piegati e stampati, in filo o nastro. Mevis è stata socio fondatore dell’ANCCEM, Associazione Mollifici Italiana, di cui oggi Adriano Visentin è vicepresidente. È membro del Consiglio Direttivo della Federazione Europea dei Mollifici (ESF), e ha fatto parte del Comitato CRAFT per la definizione della norma unica europea sulle molle, promosso dalla European Spring Federation. mevis mevis s.p.a. via borgo tocchi, 28/32 - 36027 rosà (vi) tel.: +39 (424) 5844 fax: +39 (424) 581780 internet [email protected] – www.mevis.com 29
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