STEFANO TRUCCO FIGHT NIGHT ROMANZO BOMPIANI La casa editrice ringrazia Alberto Cristofori e Massimiliano Governi © 2014 Rai Radiotelevisione Italiana Rai Eri Viale Mazzini, 14 – 00195 Roma [email protected] www.eri.rai.it © 2014 Bompiani / RCS Libri S.p.A. Via Angelo Rizzoli, 8 – 20132 Milano ISBN 978-88-452-7811-2 Prima edizione Bompiani novembre 2014 La lotta di tutte le cose è padre, di tutte le cose è re, e gli uni rivela dei e gli altri uomini, gli uni fa schiavi e gli altri liberi. Eraclito PRIMA PARTE IL FIGLIO DEL FACCENDIERE Alessandria, dicembre 201... L’errore fu guardarsi allo specchio. S’erano fermati a un autogrill sull’A26 vicino a Ovada. Era già il tramonto, le nuvole nere premevano verso il basso lasciando solo una striscia di cielo rosso in fondo, faceva freddo – perfetto. Non andavano mica a divertirsi. Erano partiti quasi un’ora prima da Genova con due macchine. Nella Citroën dove il Maestro portava i suoi fighter – Alessandro, Simone e Tania – l’atmosfera era quella giusta, allegra e combattiva. Gianluigi li seguiva insieme a Vanessa con la sua Smart. Nel gabinetto Alessandro si sentiva ancora calmo, quasi euforico. Quella sera avrebbe finalmente combattuto il suo primo incontro di kickboxing e si sentiva in forma, sicuro di sé, pronto a spaccare. Non vedeva l’ora. Quasi un anno di palestra, di allenamento, di disciplina e finalmente il momento della prova era arrivato. Mentre se lo scuoteva per liberare le ultime gocce, la sua fiducia in se stesso toccò il punto più alto. Poi uscì, si lavò le mani e, in un momento di distrazione, senza pensarci, si vide nello specchio sopra il lavandino. Un contatto d’occhi e tutta la sua bella sicurezza cominciò a sgretolarsi. Non per niente era tutto il giorno che evitava di guardarsi. Un momento di distrazione, basta quello... 9 La faccia era tutta sbagliata, tragicamente sbagliata. Gli occhi scuri un po’ allungati, orientali; il naso dritto e deciso; gli zigomi alti; le labbra belle piene; la mascella forte. Insomma, una faccia che aspettava solo di essere frantumata dai pugni senza pietà dell’avversario ancora senza nome. Il resto poi era anche peggio. I capelli biondi e lunghi che gli scendevano sotto le spalle erano un altro segnale di scarsa serietà. Il Maestro gli diceva sempre che l’ultima volta che aveva avuto un pugile con i capelli lunghi era il 1995 e le aveva buscate come un cane. In più era decisamente fuori moda. Perché non si rasava come tutti gli altri, che era anche molto più pratico e igienico? Alessandro non aveva ceduto: era un allievo impeccabile, fisicamente più che all’altezza e si allenava e obbediva con assoluta dedizione. Il Maestro aveva deciso di lasciar perdere, per il momento, limitandosi a prenderlo in giro di tanto in tanto. Ora si sentiva come se avesse un bersaglio disegnato sulla schiena. E poi era bianco, pallido... Era stato giusto smettere l’abbronzatura permanente da tamarro, ma adesso quel bianchiccio malsano poteva passare per paura e il viola dei lividi sarebbe stato più evidente... Per non guardarsi allo specchio quella mattina non s’era nemmeno fatto la barba e ora sembrava un modello che cerca di fare la faccia da duro – credibilità zero... Gli erano venute le orecchie rosse. Con uno sforzo smise di guardarsi e cercò di asciugarsi le mani con uno di quegli stupidi phon a muro. Stava tremando? No, ma se andava avanti così... Dicembre, d’accordo, ma doveva fare proprio così freddo? Istintivamente, gli venne da coprirsi la faccia con le mani. Non fare il bambino! Tanto ti vedono lo stesso! E del chiodo ne vogliamo parlare? No, cazzo, parliamone. Vai a rischiare di romperti il naso, magari una commozione cerebrale oppure... Qualche giorno prima, a Varese, un ragazzo 10 di diciotto anni era morto dopo un incontro di muay thai, aveva pure vinto, poi era svenuto all’improvviso, in coma – insomma, qui si può morire, non è impossibile. E tu vai a rischiare la vita vestito da metallaro? Fai del vintage? Non ti piace nemmeno, il metal! Cos’è, vuoi mandare un messaggio? Che trent’anni fa saresti stato uno con le palle? Quanto c’hai messo oggi a scegliere il colore della felpa col cappuccio? Ti rendi conto che eri già uscito con la felpa grigia e poi sei tornato indietro a cambiartela con quella rosso ruggine mentre gli altri ti aspettavano giù? Cioè, accosti i colori? Ti credi serio? E le All Star? Te le stai andando a cercare, abbi il coraggio di ammetterlo. Non sei altro che un fighetto del cazzo, questa è la verità. Stasera verrai punito, duramente. Il Maestro non mandava nessuno allo sbaraglio; se non ti riteneva pronto, potevi anche implorare e piangere, ma non combattevi. Ma se decideva che eri pronto, allora combattevi sul serio: niente esibizioni o light contact. Aveva deciso che Alessandro era pronto e, fino a un minuto fa, ne era convinto anche lui. Poi... Una sua ragazza (la numero quattordici, forse) gli aveva un tempo fatto notare che ogni volta che incrociava uno specchio si fermava sempre anche solo un attimo a guardarsi. Non era rimasta la sua ragazza ancora per molto. (No, doveva essere stata la numero tredici, quella siciliana.) Ma la verità è che aveva ragione. Respirò profondamente e uscì nel freddo. Quando tornò al bar dagli altri pensava di essersi calmato, ma il Maestro se ne accorse subito, che qualcosa non andava. “Tutto bene, Ale? Hai una faccia... ” “Sì, tutto bene.” “Oh, si vede. Sei entrato in quel cesso che eri Clint Eastwood e sei uscito Woody Allen!” disse Gianluigi, ghignando. (E quello era il suo migliore amico! Grazie tante!) 11 “Niente, mi sono un attimo emozionato... ” Il Maestro si permise un sorriso appena appena ironico. “Così, senza un motivo?” “Sì, tutto da solo.” “È questo il tuo problema, Ale. Troppa sensibilità. Troppa riflessione. Guarda Simone, non un pensiero al mondo, solo emozioni positive – il mio pugile migliore da anni.” Simone, sentendo il suo nome, si girò e spalancò uno dei suoi sorrisi felici pieni di denti enormi. “Dai, mi stavate prendendo per il culo?” “No, l’Ale qui si sta facendo prendere dall’ansia.” “Nooo, dai, eccheccazzo, tu puoi battere chiunque! Dai, guardati!” “Be’, è proprio questo il problema, mi sono guardato... ” “E sei un figo assurdo!!” gridarono assieme Tania e Vanessa, in una passabile imitazione di due bimbeminkia decerebrate. Va bene, sono fra amici, pensò Alessandro. Non li deluderò. “Alessandro, io ce l’ho una certa esperienza in queste cose?” disse il Maestro mettendogli le mani sulle spalle. “Sì.” “Allora ascoltami: tu al primo pugno che prendi ti scateni. Ti si sbloccherà dentro qualcosa di terribile e sarai invincibile. Te lo dovranno togliere dalle mani. Giuro.” “Ok, ci credo.” Gli altri lo applaudirono e lui si fece tutto rosso e rise mentre tutto l’autogrill si girava a guardarli. Forse sarebbe andata bene. Tutto dipende da me, pensò. Gianluigi insistette perché Alessandro andasse con lui nella Smart. Al Maestro la cosa non piacque molto. Temeva, non proprio a torto, che Gianluigi aumentasse la confusione in testa ad Alessandro, un ragazzo dai mezzi fisici fenomenali ma troppo portato a mettersi in dubbio e a crearsi problemi dove non 12 ce n’erano. Ma Alessandro disse di sì e così Vanessa si spostò nella Citroën. “Il signor Maestro si preoccupa che l’intellettuale demopluto-giudaico-massonico-bolscevico – io – gli rovini a chiacchiere il giovane guerriero. Stronzate! Io ti voglio vincente! Io voglio che spacchi vari culi! Io sono orgoglioso, o-r-g-o-g-l-i-os-o!, di averti portato in una situazione dalla quale potresti uscire con una commozione cerebrale o peggio. Il Grande Sceneggiatore Che È Nei Cieli non ci ha fatto incontrare per caso. L’ultima cosa che voglio è deprimerti. Io voglio motivarti!” “Grazie, non mi aspetto di meno da te... ” “E so esattamente cosa ci vuole! Ora, lo sai cosa succede a quelli come te in queste riunioni d’arti marziali periferiche e messe insieme alla come viene viene?” “Quelli come me sarebbero... ? “Quelli belli.” “No, ancora quella storia... ” “Ancora quella storia, assolutamente. È tutto lì, il punto.” La pioggia micidiale rendeva inutili i tergicristalli. La piccola auto infrangeva continui muri d’acqua, guizzando agile fra auto e camion più grandi e veloci. Il mondo esterno era una danza caotica di luci intermittenti che illuminavano a lampi il volto di Gianluigi, l’enorme naso a becco, gli occhiali tondi e i capelli neri che insistevano perversamente a salire verso l’alto, folti come una foresta. Era troppo impegnato a parlare per preoccuparsi più di tanto della guida e toglieva in continuazione le mani dal volante. “Il signor Maestro, tipo spregevole per tutto il resto, le cose che sa, le sa. Onore e rispetto. Sa cosa vuol dire combattere, sa insegnare, sa guidare i giovanotti confusi che decidono di farsi prendere a pugni in faccia per provare a se stessi di essere dei veri uomini. Sa anche che uno come te, sceso in terra fra noi 13
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