LA PIANTATA REGGIANA Si tratta della porzione di un ettaro che ricostruisce lo schema della piantata reggiana con la vite maritata all’olmo e che conserva sul territorio il tipico elemento del paesaggio agrario locale ormai al limite della definitiva scomparsa. Fino a pochi decenni or sono, la piantata occupava la quasi totalità dei terreni agrari della nostra Pianura: era un sistema di coltivazione che utilizzava un sostegno vivo per la vite, in particolare l’Olmo campestre. La grafiosi ha portato alla quasi completa scomparsa di questa pianta sostituita da altre specie come l’Olmo siberiano resistente alla malattia o l’Acero campestre (Opi). La potatura, tipica ed unica in viticoltura, è molto intensa ed accurata un anno (pota) e molto più leggera il successivo (frasca). Scrive Emilio Sereni ...nel dominio etrusco il sistema di allevamento consente una coltura promiscua nella quale - alla vite allevata alta maritata all’acero ed all’olmo – si consocia nello stesso campo la coltura dei cereali... Nella metà del XIII secolo Pietro De’ Crescenzi già definiva in modo tecnicamente preciso il paesaggio della piantata parlando di viti allevate ...su grandi arbori, distinte in squadre… e precisava che esse ..Si piantano nelle ripe de’ fossati o sopra le ripe, o per i campi, appresso grandi arbori.... Gli elementi costitutivi della piantata, che è giunta come tale fino a buona parte del Novecento, sono già elaborati nel ‘500 con la divisione della superficie dei campi di forma regolare, con limiti segnati da cavedagne e da fossati, lungo cui corrono i filari di alberi vitati. Le varietà di uve nere qui presenti sono i Lambruschi: Salamino, Maestri, Sorbara, Barghi, Scorza Amara, Malbo Gentile, Picol Ross e le uve Marzemino, Fortana, Fugarina, Ancellotta. Le bianche: Malvasia, Trebbiano, Moscato e Spergola. IL GIARDINO DEI FRUTTI PER NON DIMENTICARE dedicato alla Famiglia Cervi Accanto alla piantata reggiana della vite maritata all’Olmo, è a dimora un filare di nove alberi da frutto: fico, pero cocomerino, melograno, gelso, albicocco rosso, melo, olivo, susina zucchella, ciliegio, con in testa una vite di uva rossa maritata all’Opi, l’Acero campestre. Il colore rosso che accomuna il frutto maturo di tutte le piante, o nella polpa o nella buccia, si carica di valore simbolico con rimando alla vitalità del popolo emiliano, alle passioni, al sentimento, alla vita, al coraggio e al sacrificio, anche della Famiglia Cervi. Si tratta di alberi figli in linea diretta di altrettanti patriarchi da frutto sparsi per la Regione Emilia Romagna, alcuni dei quali sono estinti, ma che ora questo loro fratello giovane ne perpetua il germoplasma e la storia antica. Come sostengono gli antropologi, gli alberi della biodiversità sono opere d’arte create dagli agricoltori. Dietro ad ogni albero coltivato c’è l’uomo con la sua storia, il suo sapere ed è difficile tutelare la biodiversità se non se ne conserva anche la memoria. Attraverso questo filare di frutti sarà pertanto possibile conservare il germoplasma di alcune antiche varietà fruttifere della nostra Regione (L. R. ER 1/2008) che sarà oggetto di studio da parte di una apposita Commissione tecnico scientifica. Inoltre, queste piante saranno monitorate da parte di Arpa Emilia Romagna che, attraverso le fasi fenologiche, stabilirà un confronto con i cambiamenti climatici in atto. Gabriella Bonini – Biblioteca Archivio Emilio Sereni consulenza scientifica Claudio Poletti, agronomo Il Parco Agroambientale delI’Istituto Cervi L’Istituto Alcide Cervi, Incontri tra uomo e ambiente ha realizzato questo Parco Agroambientale in collaborazione con il Comune di Gattatico, la Fondazione Manodori e la Provincia di Reggio Emilia, in una porzione del podere agricolo annesso al Museo Cervi e alla Biblioteca Archivio Emilio Sereni. Per la visita: Il percorso di visita, articolato in più sezioni, si adatta ad approcci tematici diversi: per appassionati e esperti del settore, per scolaresche, per visitatori in genere. Info: • L’accesso al Parco è gratuito. Gli orari di apertura sono gli stessi del Museo Cervi. • E’ possibile accedervi in orari e giorni diversi su prenotazione. • Le visite guidate e gli approfondimenti didattici sono disponibili solo su prenotazione: Museo Cervi, via Fratelli Cervi 9, 42043 Gattatico, Reggio Emilia tel. 0522 678356; fax 0522 477491 [email protected]; [email protected] www.fratellicervi.it Provincia di Reggio Emilia Comune di Gattatico Fondazione Manodori ITINERARIO GUIDATO NELL’AMBIENTE NATURALE E CULTURALE DELLA MEDIA PIANURA PADANA Scopo del Parco Agroambientale è ricreare, nell’ambito del territorio agricolo, spazi naturali, promuovendo pratiche agronomiche rispettose dell’ambiente. Un itinerario che vuole contribuire al mantenimento nel territorio di elementi del paesaggio agrario locale, come la piantata reggiana e gli antichi alberi da frutto, ormai al limite della definitiva scomparsa. Tema centrale è l’analisi delle caratteristiche ambientali della media Pianura Padana, nell’evoluzione storica degli insediamenti antropici connessi in particolare all’utilizzo agricolo del territorio. Il Parco Agroambientale prosegue il racconto storico di Casa Cervi e documentale della Biblioteca Archivio Emilio Sereni, arricchendoli con l’evoluzione del rapporto tra uomo e territorio. IL PERCOSO DEL PARCO AGROAMBIENTALE Il parco Agroambientale ha in sé una forte vocazione didattica: è volto a scoprire l’identità e l’evoluzione del paesaggio attraverso il lavoro dell’uomo e soprattutto dei contadini, come fu quello della famiglia dei Cervi sul podere dei Campi Rossi. Partendo dall’analisi dei caratteri originari del territorio -e delle tracce ancor oggi visibili di questo paesaggio- il Parco intende sviluppare una riflessione sul rapporto dell’uomo con le condizioni naturali della pianura evidenziando le modificazioni apportate all’ambiente nel corso della storia. Una trasformazione che ha consentito lo sviluppo di una delle economie agricole più prospere del nostro paese, dove sono tratti distintivi la centuriazione romana (ancora perfettamente leggibile nel reticolo delle strade e dei corsi d’acqua che contornano il podere Cervi), le imponenti opere di bonifica dei terreni paludosi, la regimazione dei fiumi e la costruzione delle canalizzazioni irrigue che tipicamente caratterizzano l’assetto ambientale e paesistico odierno. Il Parco Agroambientale è stato concepito come parte integrante della visita al Museo Cervi e come corollario alla Biblioteca Archivio Emilio Sereni. 6 Betulla “Passo dopo passo” 7 8-9 5 LA ROSA BELLA CIAO Campi dimostrativi antiche colture (Erba medica) Radar Filare dei Frutti Il 25 novembre 2008, in occasione del 65° anniversario della cattura dei Fratelli Cervi, grazie all’appassionato lavoro del partigiano Giulio Pantoli e alla volontà del Comune di Ravenna, dell’Anpi di questa città e di quella di Reggio Emilia, sul lato est del Parco che introduce al Museo è stata messa a dimora la Rosa Bella Ciao in ricordo dei valori della Resistenza e, sopratutto, delle donne della famiglia Cervi che, come tante altre mogli, madri e sorelle e figlie negli anni della lotta di Liberazione hanno accolto, sfamato, protetto giovanissimi partigiani e soldati allo sbando. 10-11 Piantata di te maritati alla vi Olmi siberiani Biblioteca Archivio ni Emilio Sere LO STAGNO Posto sul lato nord, contribuisce a tutelare e a recuperare un importante patrimonio di diversità biologica. Le piante messe a dimora sono quelle tipiche delle zone umide, come i Salici e gli Ontani. 2 La grande piana alluvionale Il grande Salice Lembi dell’antica foresta planiziale mesofila: le siepi 6 Il fiume e il boschetto igrofilo 7 Le zone umide palustri e i fontanili 10-11 3-4 Filare di Tigli 2 1 ni Filare di Onta AIA Scultura dedicata ai Sette Fratelli AREA PARCHEGGIO ini N Rosmarino Glicine piop pi c ipre ssin i Filare di Tigli Aceri e noci NELLA ZONA DELL’AIA E A CONTORNO DELL’AREA ATTREZZATA: Carpino bianco, Ontano nero, Acero riccio, Acero della Virginia, Noce nero americano, Noce nostrano, Betulla, Bosso, Ciliegio, Albero di Giuda, Metasequoia, Melo, Thuja, L’originaria piantumazione intorno alla casa era ispirata alla Famiglia e prevedeva, per ogni tipo di pianta, nove esemplari di cui sette per i Fratelli, uno rigoglioso (papà Alcide) e uno piangente (mamma Genoeffa) Siepe di Lauro ceraso 12-13 L’antropizzazione del territorio: la piantata L’antropizzazione del territorio: la centuriazione romana Le origini della moderna agricoltura: piantate e porta morta Trasformazione e mercato dei prodotti agricoli La questione agraria Dalla rivoluzione agricola al mercato globale AREA PARCHEGGIO: Casa i Museo Cerv Aula attrezzata all’aperto Filare di Carp Filar e di Sezione naturalistica: i Percorsi della Natura Filare dei Frutti Per non dimenticare 5 8-9 12-13 LA BETULLA PASSO DOPO PASSO Betulla messa a dimora il il 3 marzo 2011 all’interno del progetto Passo dopo passo del Gruppo teatrale Melarancio: un lungo viaggio a piedi, a fianco delle linee ferroviarie, partito da Borgo S. Dalmazzo (Cuneo) con meta Auschwitz – Oswiecim in Polonia (arrivo il primo maggio 2011). In ogni luogo attraversato e dal quale il progetto ha ricevuto ospitalità è stata messa a dimora una Betulla, una delle poche piante che non ha bisogno di passaporto. Ad ogni piantumazione è stata presa una manciata di terra del luogo e insieme sono servite per alloggiare la Betulla di Auschwitz. Il progetto è stato riconosciuto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con il suo personale Premio di Rappresentanza. Pannello introduttivo: 3-4 ticare É posta a contorno di tutto il podere dei Campi Rossi, in doppia fila sul lato ovest, a chiusura dell’area della piantata reggiana. La siepe è un residuo in forma lineare dell’antica foresta planiziale. Costituita da diversi esemplari arborei e arbustivi autoctoni: Nocciolo, Rosa selvatica, Biancospino, Prugnolo, Acero campestre, Fusaggine, Spinocervino, Sanguinello, Ligustro, svolge un ruolo fondamentale nell’equilibrio ecologico del territorio circostante: protegge dal vento, favorisce la formazione di rugiada, serve da rifugio per gli animali, protegge dalle erosioni, produce frutti e legna. La siepe si sviluppa per circa due chilometri. Stagno Siepe planiziale Per non dimen LA SIEPE PLANIZIALE 1 Abeti ornamentali Pozzo Rosa “Bella ciao” Aceri e due querce. Queste dedicate Rosa antica messa a a papà Alcide e dimora da Irnes moglie di mamma Genoeffa Agostino Dedica alla Famiglia dei Cervi Nel lato est: Nocciolo, Ligustro, Opi o Acero campestre, Olmo nostrano, Salice, Tiglio, Gelso, Farnia Nel lato nord: Lantano, Ciliegio, Biancospino, Farnia Nel lato ovest: Nove Gelsi di cui uno piangente, dedicati alla Famiglia Sono piante non autoctone introdotte col baco da seta attorno al XV-XVI secolo Nel lato sud: Sofore di cui una piangente Al centro: Olmi Siberiani Queste piante (ad esclusione dei Gelsi) erano i componenti fondamentali del bosco mesofilo che formava la foresta planiziale dominata dalla Farnia DOPPIO FILARE DI PIOPPI CIPRESSINI Di sagoma snella e slanciata con chioma densa, un tempo il pioppo cipressino era largamente utilizzato nelle strade di campagna e nei viali di accesso alle dimore padronali. Questo doppio filare delimita il perimetro dell’aula didattica all’aperto. IL GLICINE Pianta rampicante dalla dolce e persistente fragranza, rallegra con il suo vivo colore la facciata di molte case contadine; spesso la pianta era destinata su una robusta pergola in legno che forniva al contadino una bella copertura estiva, perfettamente ombreggiante, per una pausa dall’afa, tipica della nostra pianura. IL ROSMARINO Pianta aromatica mediterranea immancabile in tutte le case contadine. Posta a sud, sul muro in corrispondenza del camino della cucina padronale del cui calore si appropriava nel periodo invernale, serviva alla rezdora per aromatizzare un po’ tutti gli arrosti della tavola, unitamente all’aglio. IL GRANDE SALICE Pianta maestosa in solitaria collocazione in un grande prato di Erba Medica. Presso la famiglia contadina i rami flessibili del salice avevano un largo e sapiente impiego: elementi di sostegno nella piantata, legacci per le viti, manici per gli attrezzi, ma anche utilizzate per la fabbricazione invernale di ceste dalle svariate dimensioni e usi: sfogliatura degli olmi, vendemmia, raccolta delle nocciole, delle uova, ecc. IL POZZO Costituisce un elemento fondamentale della casa colonica, serviva sia per attingere acqua destinata all’uso familiare (far da mangiare, lavare), ma soprattutto per abbeverare il bestiame. A Casa Cervi, grazie all’ingegnosità dei Fratelli, già dalla fine degli Anni Trenta, serviva per mantenere l’acqua al giusto livello negli abbeveratoi vicino alla mangiatoia all’interno della stalla. Una sperimentazione unica per la zona, a quei tempi. IL RADAR Radar ad uso meteorologico e idrologico di proprietà dell’Arpa Emilia Romagna. Fornisce in tempo reale una copertura completa dei fenomeni atmosferici in atto nella nostra Regione e rappresenta uno strumento essenziale di lavoro per i meteorologi regionali.
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